Il regime fascista e l'autarchia linguistica Anglicismi, francesismi, germanismi e barbarismi. Nel 1940 il fascismo, per legge, considera anti-italiano l’uso corrente di quasi tutte le parole straniere fino ad allora impiegate nella società. Ritiene infatti “opportuno combattere l’incosciente servilismo che si compiace di parole straniere anche quando sono facilmente e perfettamente sostituibili con chiari vocaboli italiani già in uso”. Si sceglie, in forma assai dura, la via della legge: “Divieto di uso delle parole straniere nelle intestazioni delle ditte e nelle varie forme di pubblicità”. In caso di infrazione – anche qui via dura - è previsto l’arresto fino a 6 mesi o l’ammenda fino a lire 5 mila, se non anche la sospensione o la revoca delle stesse. Ma il legislatore del ’40 era scivolato nella classica buccia di banana, tanto che due anni dopo – fascismo ormai morente – si dovette mitigare la portata di questa legge, escludendo del tutto dal suddetto divieto – viste le origini della lingua italiana - le parole di origine latina o greca antica. È la Regia Accademia d’Italia che provvede a fornire l’elenco dei forestierismi banditi suggerendo, inoltre, gli alternativi termini italiani da utilizzare. Si tratta di circa 500 parole “abrogate” di cui di seguito se ne presentano alcune tra le più curiose, con l’avvertenza che esse toccano il mondo della famiglia-cucina (parole prevalentemente francesi), dello sport (prevalentemente inglesi) e dei servizi. Di seguito a ciascuna di esse si elenca la corrispondente parola “italiana consigliata”. brioche: brioscia; carrè (uso gastronomico): lombata; champagne: sciampagna; croissant: cornetto; cyclostile: ciclostilo; dancing: sala da danze; dessert: fin di pasto; embargo: divieto, fermo; extra-strong (uso cartario): extra-forte; film: pellicola; hangar: aviorimessa; krapfen: bombola; hotel: albergo; goulasc: spezzatino all’ungherese; menù: lista; stop: alt; toast (pane tostato): pantosto. Principali parole (inglesi) nel mondo dello sport “abolite”: autogoal: autorete; bob: guidoslitta; bookmaker: allibratore; hockey: disco su ghiaccio; dribbling: scarto, scavalco; raid (aereo): transvolata; sprint: scatto; slalom (negli sport invernali): obbligata; tour: giro; trainer: allenatore. Il fascismo si spinge oltre, modificando persino nella grafia (a parità di pronuncia) alcune parole: alcool: àlcole; bidet: bidè; bleu: blu; casinò: casino; cognac: cògnac; mansarde (mansarda): soffitta; marron (colore): colore marrone; marron glacé: marrone candito; seltz: selz; wafer (biscotto): vafer; walzer: valzer. Ritocca persino due classicissimi termini storici dell’economia monetaria, che certamente largo uso non avevano nella società italiana: gold standard: base aurea; gold exange standard: base di cambio aurea DULCIS IN FUNDO: la lotta all'esterofilia prende le mosse da più lontano, se già nel 1928 a Milano la squadra di calcio dell'Internazionale (attuale Inter) fu "comandata" di chiamarsi "Ambrosiana". Così, sulla stessa linea anticipatrice della lotta all'esterofilia stessa, nel 1933 la rivista femminile "Lei" (che ricordava un francesismo) fu costretta a mutare nome in "Annabella", come tuttora sopravvive. In generale le parole introdotte dal fascismo servivano a sostituire quelle straniere, fino agli eccessi in cui si arrivò perfino a italianizzare i cognomi! I giornali furono i primi a battere il tamburo indicendo talvolta anche dei concorsi per "ripulire la nostra lingua dalla gramigna delle parole straniere che hanno invaso e guastato ogni campo".Tuttavia alcune di queste sono riuscite ad entrare nel vocabolario di tutti i giorni, ad esempio buffet è diventato "rinfresco", garage fu cambiato in "rimessa", sandwich divenne "tramezzino", whisky "acquavite", gangster "malfattore", water-closet "sciacquone", il croissant "bombolone" e via discorrendo... altra cosa le parole inventate ad hoc, come "velivolo" ideato da D'Annunzio... con l'autarchia fascista tutte le parole straniere erano state bandite. Oltre a quelle già viste qui includiamo: Taxi = Tassì Cognac = Arzente Panorama = Tuttochesivede Ferry-boat = Treno - battello pontone ACHILLE STARACE Achille Starace (Sannicola di Bari, 18.8.1889 – Milano, 29.4.1945) fu un militare, politico e dirigente sportivo italiano. Fu, tra le altre cose, segretario del Partito Nazionale Fascista e presidente del Comitato Olimpico Italiano. Starace ha lasciato il segno nella storia d’Italia perché fu lui a stabilire e rendere obbligatorie alcune delle forme con le quali il fascismo si proponeva di caratterizzare la vita pubblica degli italiani. Queste pratiche quotidiane venivano rese obbligatorie e diffuse attraverso i fogli d'ordine del PNF e raccolti nel Vademecum di stile fascista. Una delle più note è la sostituzione della stretta di mano (considerata una «mollezza» anglosassone) col saluto romano, codificato fin nell'angolatura del braccio teso, che doveva ergersi a 170 gradi dal busto, con le dita della mano tesa, unite. La "vecchia" stretta di mano divenne un uso da evitare, e in uno dei suoi innumerevoli fogli scrisse: «"Dedito alla stretta di mano", ecco la nota caratteristica da segnare nella cartella personale di chi persista in questa esteriorità caratteristica di scarso spirito fascista». Seguirono l'uso del «voi» al posto del «lei» nella lingua parlata e scritta e l'obbligatoriet dell'uso della divisa al sabato (il «”sabato fascista”) e alle feste. Starace istituì anche, per i gerarchi del Partito, periodiche manifestazioni ginnico-acrobatiche che prevedevano per i partecipanti l'esibizione in esercizi di agilità come il salto nel cerchio di fuoco. Fu lui a prescrivere che la parola «DUCE» si dovesse scrivere con tutte le lettere maiuscole. Più ancora, suggerì di decorare le facciate libere delle case con scritte riproducenti motti, slogan fascisti (per esempio: Libro e moschetto, fascista perfetto) o il nome del Duce; intervenne anche nella costruzione dei nuovi palazzi del quartiere romano di S. Basilio: voleva che i palazzi avessero una disposizione tale che ripreoducessero la parola DVX, così che fosse leggibile dagli aerei. Propose anche di istituire l'obbligo di concludere tutte le lettere private con la frase «Viva il DUCE», ma Mussolini, ragionevolmente intuendo quale effetto sarebbe potuto scaturire nel caso di lettere non allegre, per esempio in messaggi di condoglianze, oppure di comunicazioni poco gradevoli, categoricamente lo proibì, malgrado le sue insistenze. Fu invece d'accordo nell'iniziativa che prevedeva di lasciare le luci dello studio di Palazzo Venezia accese tutta la notte, così che i passanti potessero immaginare che Mussolini stesse lavorando anche di notte, qualunque ora fosse. Per non affondare nel ridicolo, però, pare che Mussolini incaricò un commesso di spegnere le luci dopo la mezzanotte. Con la fase dell'autarchia, Starace sviluppò il progetto (già abbozzato da altri) di incrementare l'uso dell'orbace, una lana grezza e assai resistente prodotta in Sardegna, al posto dei tessuti tradizionali. La campagna dell'orbace, quanto meno, alimentò utilmente l'economia rurale dell'isola. Di orbace furono infatti le uniformi della Milizia e delle organizzazioni giovanili del regime. Starace promosse inoltre una campagna per l'italianizzazione dei termini stranieri di uso comune. Astrusi sostantivi italiani rimpiazzarono quindi i corrispondenti stranieri, imponendosi per esempio l'uso di «mescita» per bar, di «coda di gallo» per il cocktail, di «pallacorda» per il tennis, di «cialdino» per cachet, «arzente» per cognac e così via. È ovvio indicare in Starace il bersaglio della satira popolare durante il fascismo. Le citazioni della prolifica penna staraciana sono innumerevoli, e la maggior parte di esse sono a sé bastanti per rendere nozione di quanto Starace si fosse allontanato dal senso pratico nel suo perseguire un percorso propagandistico per il regime: «Chissà perché ci si attenda ancora a considerare la fine dell'anno al metro del 31 dicembre, piuttosto che a quello del 28 ottobre. L'attaccamento a questa consuetudine è indice di mentalit non fascista.» L'aneddotica è vastissima. Invitato una volta a un convegno di medici, Starace vi arrivò con un'ora di ritardo e agli innascondibili brontolii dei convegnisti (non si sarebbero potute elevare proteste, dato il suo ruolo) replicò disarmante: «Fate ginnastica e non medicina. Abbandonate i libri e datevi all'ippica». Quest'ultima frase divenne immediatamente un modo di dire assai diffuso, tuttora utilizzato quando si desideri sollecitare qualcuno (ritenuto inadeguato) a cambiare programma o interessi. Galeazzo Ciano spiegava l'odio che gli italiani riservavano a Starace precisando che gli italiani «possono perdonare a chi fa loro del male», ma non «a chi rompe loro le scatole». Si diceva infatti, a proposito del «bestiario» simbolico del fascismo: «La lupa, che è vorace; l'aquila, che è rapace; l'oca, che è Starace». Dopo la sua morte prese a circolare una sorta di filastrocca, che recitava: «È morto Starace, vestito d'orbace, di nulla capace, requiescat in pace». Un'altra variante di questa filastrocca, recitava: «Qui giace Starace / vestito d'orbace / in pace rapace / in guerra fugace / a letto pugnace», che richiama l'esortazione da lui rivolta ai compatrioti, secondo la quale «tutti gli organi del partito funzionano: devono funzionare perciò anche gli organi genitali». La mattina del 28 aprile 1945 Starace, uscito di casa in tuta da ginnastica si apprestava ai quotidiani esercizi quando, credendo di riconoscerlo, alcuni partigiani gli rivolsero la parola mentre si allontanava. "Starace, dove vai?" gli chiesero, per sentirsi rispondere placidamente: "Vado a prendere il caffè". Bloccato, l'ex gerarca venne condotto in un'aula del Politecnico dove venne sommariamente processato e condannato a morte per fucilazione. ************************************************************************************** 1. Secondo la vostra esperienza, quali delle parole tradotte e italianizzate da Starace sono di fatto entrate nell’uso comune e sono quindi ancora in uso? ___________________________________________________________________________________________________ _____________________________________________________________________ 2. Come potreste descrivere il personaggio di Achille Starace? ___________________________________________________________________________________________________ ___________________________________________________________________________________________________ _____________________________________________ 3. Ci sono stati interventi linguistici di questo tipo anche in Cecoslovacchia? Cosa ne pensate, per esempio, delle canzoni tradotte?