tu che avcsti per amico m l'organo di Barberia che dona al cuore mendico un soldo di nostalgia; tu che dimeni la coda alle mie lorde calcagna quasi ch'io fossi una cagna, una eagnetta alla moda, tu che cerchi d'annusarc le mie scarpe tratto tratto perché vuoi loi dimandare 40 quanti chilometri han fatto. 62. A Cesena [d* Po"IE «*rm col um, 19101 quesÄaVnc dS'^ £ ! T"™ aI,'inizio « * * * i^'lS, nc,lll,IM""" 11 d»ma. l'aimosfcr. che la domina L'i» gioso amb.entc p.ccolo-borghcse della cittä di provincia con la sua ni uu C rron1otona Routine c visto dal poeta come attraverso una gripn nebbia che lo ovatta e lo distanzia. Qucsto mondo piecolo borgbr* c provinciale che nella poesia crepuscolarc o c idolcggiato come rifugK sereno o e ironizzato nclla sua monotona medioerita t qui rapprrxr, tato con un atteggiamento di estrancitä che rende la lirica forsc piii complessa di quanto a prima vista non sembri: forsc non si tratta wo di estraneitä a •im IIa vita, ma alla vita. ■ Mktrica i. srii.i. Terzine di cndecasillabi con rima ABA CW- >■ primo verso e cscmplare: spezzato dallc due cesurc riducc lendcu>j-labo a livello di parlato; tutta la lirica si manterr» su quesio tono scorsivo c prosastico mediante le frequenti cesure (v. 7, 19 ecc. enjambements (4-5, 7-8, ccc). Piove. £ mercoledi. Sono a Cesena ospitc della mia sorella sposa, sposa da sei, da sette mesi appena. Batte la pioggia il grigio borgo, lava 3 la faccia delle case senza posa, schiuma a pie delle gronde come bava. Tu mi sorridi e io sono triste. Forae triste I per te la pioggia cittadin« il nuovo amore che non u soecorse, ,„ il sogno che non tW^f^Pi che guardi mc con occh.o che si a dirmi bella la tua vita; bella, il. «mn é U SU00"0 dabbcnC - ^ "ifläuTo pasto i sonnolento lc sorridi e vuoi » c -^VnúrvuoT'cí-iole sorrida, ŽSřrSrS' mici viaggi, C PC C b poi siamo soli (oh con* piovc!) SdtôSScS non so che sfida ľorsa ieri tra voi. e d,c, dove, Parli ďuna cognata quasi avara chc vienc spesso per casa co íigho c non sai se tcmerla o averla cara; parli del nonno ch'e quasi al tramonto, il nonno ricco del tuo Dino, e dici: « Vedrai, vedrai se lo terrô da conto »; parli della cittä, delle signore u che giá conosci, di giorni felici, di liberta, ďamor proprio, ďamore... Piovc. E mercoledi. Sono a Cesena sono a Cesena e mia sorella ě qui tutta di un uomo ch'io conosco appena, ■■<■'"> manca di una sillaba; »' dist.co 9-10 e irregolare nella rima interna ecc. ecc). La varieta delle cesure c degli enjambements dá ai versi un andamento discorsivo e dimesso sottolineato anche dai versi zoppicantt o co-munque anomali: ne deriva una čerta trasandatezza coltivata w"1 senza civetteria. Ě il « letteratissimo superamento delia letteratur«» di cui paria la critica. ,. PA il busto ďAlfieri, di Napoleone, w*° *Í3*ibuone cosc di pessimo gusto)' 1 ^ ^ no' tetro le scato\c senza confetti, i^iMx°Sn^protctti dz\k campane di vetro, .Ue raro balocco, gli scr.gn. fátu d. valve, ' gTí«'c°' monit0'sdve' °' noc' cocco' v' ia ritratta a musaici gli acquarelli un po' scialbi, l stampe. i cofani, gli albi dipinti d anemoni arcaici, |t tele di Massimo d'Azeglio, le miniature, j dagherottipi: figure sognanti in perplessitá, il gran lampadario vetusto che pende a mezzo il salone e immilla nel quarzo le buone cose di pessimo gusto, il cúcu dell'ore che canta, le sedie parate a damasco chěrmisi... rinasco, rinasco del mille ottocento cinquanta! II I fratellini alia sala quest oggi non possono accedere che cauu (hanno tolte le federe ai mobili. Ě giorno di gala) fttíSSTSSifrotta,Ě giunta'é «iunta in —« » ^peranza con la compagna Carlotta! I. Loreto: h il tipico nome del pappagallo. „„.„to l buone... tuuo: 1'espressione e diventata giustamente famosa tfcacemeiue dehmsce la disposizione gozzaniana verso questo m0"00 « , loaitrte e lo respinge. ne seme lingenuo e sprovveduto . 1 aggmngere un .... cetchl° »11, il cerchio ampissimo increspa la gonna a rose t u Piu snella da la crinoline emerge la vita di vespT Entrambe hanno uno scialle ad arance a fiori a ucolV divisi i capelli in due bande scendenti a mezzo le guar!^ * Han fatto l'esame piii egregio di tutta la classe. Che affann© passato terribile! Hanno lasciato per sempre il collegio Silenzio, bambini! Le amiche — bambini, fate pian piano! — le amiche prováno al piano un fascio di musiche amiche. Motivi un poco artefatti nel secentismo fronzuto 30 di Arcangelo del Leíito e d'Alessandro Scarlatti. Innamorati dispersi, gementi il core e iaugello, languori del Giordanello in dolci bruttissimi vers GUIDO GOZZANO -caro mio ben credimi almen, senza di te languisce il cor! II tuo fedel sospira ognor cessa crudel tanto rigor! scniude alia breve romanza di mille promesse la vita h^?,****!**'**"" Sommt- comrapporr* i due termini equivalc • s-"!l>: ""W^10 «bhu>dono *"« riev-ccatione del passato P" P«fta none posabde: la conapevoleaxa del poet* che la S*"*5!ř oei * una momm quando eglt rtevoca qucsto nxvxio. lo ■aPe*or 2 .íí JÍT'**0 *»* U termine us.ro COB sussiejpwo cwnp**.-"*'*- da •enuon e parcon? ^A^T**" StmU"'J cit*a twne auror. esempjari della >™^V^ 2 ~ un ***** ifnerico - si mette in luce 1 ««**«• * cercareoa l.řnrrrmfa) U. CaWawfla. socnnnaane dW tvcnposurore del Setrecento GrusepP* tea le cut romanie sono j rich'esse da insert re tra U trneme W * , p ciä nell'animo ascoso ;USsurro! t gw { Principc Azzurro, iUna iefmesso: il Principe O margherite in collegio III i 7io signore virtuoso, di molto riguardo, Gm?nlio al Lombardo-Veneto. all'Imperatore; - I. 7ia ben degna consorte. molto dabbene, , f;r^«"'-bbene amante dcl Rc di Sardcgna- . Baciate la mano alii Zii! » — dicevano il Babbo e la Mamma, t alzavano il volto di fiamma ai piccolini restu. «E quesu ě Tamica in vacanza: madamigella Carlotta Capenna: l'alunna piii dotta, l'amica piú cara a Speranza ». - Ma bene... ma bene... ma bene... » — diccva gesuitico e tardo lo Zio di molto riguardo — « ...ma bene... ma bene... ma bene... Capenna? Conobbi un Arturo Capenna... Capenna... Capenna... Sicuro! Alia Corte di Vienna! Sicuro... sicuro... sicuxo... ». • Gtadiscono un po' di moscato? ». « Signora Sorella magari » • t con un sorriso pacato sedevano in bci conversari. « -ma 1« Brambilla non seppe... ». — Ě pingue gii per ' U ** non ha piu soprani... - . Che ven. ^SÍZ [Giuseppe ». "il^aTr £ fc« *U« Fenice. rnhan d«to, u Ki«o/e«o. St p«rla d\in capolavoro ». * -Aaurri si kngif ». « E questi orecchini? 1u«ti cammei [Che bei la gran novita di ParigL. ». qu*nw m*i evidente irorúco alia reaiti r»i> non si tratteri * -**•%> Ma chc> ' Bovine Re d| T*** * Ě certo , arde ármi, e8na é GUIDO GO belle? » IPlr,S insonne , 1 mol, Gli a gic - aUT " Oimě! IV non P^äi ÄÄpÄlf^. wÍSÔnľ.mnbal'UStri le amirhe e 8Uardano ■ 'ago sognando I amore presago nei loro bei sogni trilusui. « Ah! se tu vedessi che bei denti! ». — « Quanťanni?...». _ D _ [«Ventotto». w « ťoeta.-> ». — « Frequenta il salotto delia Contessa Mafiei!. Non vuole morire, non langue il giorno. S'accende piii ancoia di porpora: come un'aurora stigmatizzata di sangue; si Spenge infine, ma lento. I monti s'abbrunano in coro: il Sole si sveste delľoro, la Luna si veste ďargento. 85 Romantica Luna fra un nimbo leggero, ehe baci le chiome dei pioppi, areata siecome un sopracciglio di bimbo, il sogno di tutto un passato nella tua eurva non sorta sei da una stampa del Novelliere lüustrto. Vedesti le case deserte di Parisina la ^j1^ Werther? » Non forse non forse sei quella amata dal giovan« 67. la pace... regno: h ľunica cosa ehe imeressa alio zio di molto riguanfc, Iigio al passato. 72. volano- una palla di sughero munita di penne ehe serviva per unJ specie di rudimentale gioco di tennis. 78. trilustri: cit. nota 10. ... ^ 80. salotto. . Maffei: famoso luogo ďincontro fra letterati e politici Miláno del tempo. p.^n. 85-90. Romantica... Werthtr dichiarata derivazionc, il v 86, £ nunzio (cfr. Lungo ĽAffkico, n. 39); l.i storia di Pansina ( f[t„ Nicold III d'Este fatta detapitare col figliastro suo jj'Bvron w1 varie volte trattata dagli artisti romantici (un celebre Poer" t^e*™**' 1816, un'opera di Donizetti nel 1833); I dolom del giovane • __ « II lago s e fatto venire! ». — M . míh! Sogň di lá da ven.re: ,.------D. _« .ehe pensi? » — « ...Non penso ». — « m *iK ' [piacerebbe morire? ». JU — « Pare ehe il cielo riveli piú stelle nelľacqua e piú [lustri. Inchlnati sui balaustri. sognamo cosi, tra due cieli... ». . «Son come sospesa! Mi libro nelľalto... ». — « Conosce [Mazzini... ». _ «E ľami?... ». — « Che versi divini! ». — « Fu lui a do- [narmi quel libro, ricordi? che narra siecome, amando senza fortuna, un tale si uccida per una, per una che aveva il m'io nome ». Carlotta! nome fine, ma dolce che come l'essenze m resusciti le diligenze, lo scialle, la crinoline... Arnica di Nonna conosco le aiole per ove leggesti i casi di Jacopo mesti nel tenero libro del Foscolo. Ti fisso nell'albo con tanta tristezza, ov'e di tuo pugno la data: ventotto di gtugno del mille ottocentocinquanta. ■ Stai come rapita in un cantico: lo sguardo al cielo profondo e l'indice al labbro, secondo l'atteggiamento romantico. Quel giorno — malinconia — vestivi un abito rosa, per farti — novissima cosa! — ritrarre in fotografia... Ma te non rivedo nel fiore, arnica di Nonna! Ove sei 0 ^ cne» forse, potrei amare, amare d'amore? poi m suto un « testo esempUre » del romanucismo. I r,f"im" S" »no qui troppo ostentati ma appunto perche ; poeta ™te"ae " gioere sul temTdella romantica luna da cartohna illusttala luogo »mune di romamiche storie (la citazione del Novelliere Illustrator HM Werther nel romanzo goethiano si uccide perche WC* g» Sfeu 11 suo amore Per Carlotta. Quanto suggestiva, per 1« romantica , gule Carlotta, quesia omonimia!... um,.° d'amore cosciente della sua incapacita di »t*"*"1- d££ ^«»«o e lucido ironizzatore delle ingenuita della tomantica Carlotta Ooz «* Li con»Pevole che non potra mai amare d'amore. quel föne e consapevolezza di quanto di velleitario ci sia in questo vagheggia Kmo d amore. 64. La s,'gnori na Felicita del Poeta - una f 0YVer° la c . - na f°toot^ .. 18 Fe|ici l» i guido alk.._ 110 a'bum f, X SUa dimes. ,N ___ — i unU. 'Ii gli e Jetterano — qui c ě complessitä di atteggiamenti; senu nui dT vamente prevaJere ľuno sulľahro, sincero desiderio di ibbuxte:: consapevolezza ormai ineliminabile degli ostacoli ehe impedúccoc i abbandono qui si íronteggiano in un sapiente equilibrio, si confo: trano. Deriva da questa piú complcssa disposizione veno Ii u:.: deseritta ľarcicolata varieta del componimento ehe íssume un ak mento narrativo nel quale c c posto per la distesa rappresemiaoot« paesaggi e di ambienti, di ŕigure umane e di stati danimo. - Metrica. Šestine di endecasillabi con nm. ABBAABn* ^ pero rispettata. Per la civettena d. certe ^gfS.jfc*. Yoma, camicie con Hkmcbe, sofista con f***»» stile delia lirica precedente. Signorina Felic.ta scende la sera ne ^ delia tua casa. Nel! «» cu^ ^ scende iJ ricordo í■ " ^ 5 e Ivrea rivedo e Ja cerulc» e qucI dolce paese che non ---------'^Tv-*f8^ wn ě pnva di »r bilmente A#» «« Felicita, ě il tuo jßf A quest ora tI il cafte diríonde intorno? te. ^UCÍ i S che nön f. Woo? jll'avvocato cn ^ pensa a E ľ„i d-un autunno addietro, Pensa i be- ^^"dclľascesa VilľAmarena ^ ^ sua MarcheSa «" SU0' C ľo to dal profumo tetro trtaóe cici innurneri di vetro Ĺa tua čas" ehe veste una corttna di „ranoturco fino alla cimasa: come una dáma secentista, myasa dal Tempo, che vestl da contadina. Belľedificio triste inabitato! Grate panciute, logore, contorte. Silenzio! Fuga delle stanze morte! Odore ďombra! Odore di passato! Odore ďabbandono desolato! Fiabe defunte delle sovrapporte! Ercole furibondo ed il Centauro, le gesta delľeroe navigátore, Fetonte e il Po, lo sventurato amore d'Arianna, Mtnosse, il Minotauro, bj^JJľSflí P P0*1* " cra laureato in giurisprudenza e questo e proba-swdini' 1 l"° ■ S? Cui s'Knorina Felieita lo chiamava. Bisogna pero 15-16 M csnc,re di troppo precisi riferimenti autohiografici la poesia. ^«*no o cuoio con una punta & napcĚSo -TrtíZ^Y^ř" dini architcttonid «S) ' neoclassici (corinzio č uno dei ire oř dei NovJcnu" Car"lina °,erü (1868-1953), ballerina famosa fino ai pň™ SíL^r**^^- V'"a- prima mbiPľU ev'dentc si m ',Crnc V "tratto della signorina Felicita, il bráno leru'. vicende c' man,{fs,a ,a Polemica contro le estetizzanti situazioni • ■ «.c.) che ricorrevano nella produzionc dannunziana WIDO GOZZANO GUIDO GOZZ Ria smarrito nei sooni ni„ r sul ntmo cguale dell'acciotol!0. Sotto ľimmcnsa canna ,1,1 (in mc rivivc l'animľ dín Cam'n° »«- •iiiiui.] cl un cuoco forte...) godevo il sibilo del S.. im la canzone d un grillo canterin mi diceva parole, a poco a ixko e vedevo Pinocchio c il mio destino.. Vedevo questa vita che m'avanza: chiudevo gli occhi nei presagi grevi; tos aprivo gli occhi: tu mi sorridevi, cd ecco rirloriva la speranza! Giungevano le risa, i motti brcvi dei giocatori, da quell'altra stanza. IV fk-llezza riposata dei solai no dove il rifiuto tccolare dorme! In quella tomba, tra le vane forme di ciö ch e stato c non sará piü mai, bianca bella cos) che sussultai, la Dama apparvc nclla tela enorme: n" « I. quella ehe lascio, per infortuni, la casa al nonno di mio nonno... E noi la confinammo nel solaio, poi ehe porta pena... Ľhan veduta alcuni lasciare il quadro; in čerti noviluni 120 s'ode il suo passo lungo i corridoi... »• II nostro passo difíondeva ľeco tra quci rottami del passato vano, c la Marchesa dal profile greco, altocinta, lun piede ignudo in mano, la ti riposava alľombra duno speco arcade, sotto un bel cielo pagano. «*a« 102. vedevo Pinocchio: allusione alľepisodio del Gliflo P*' VfcNTI ľh di Pinocchio del Collodi , (Btó** 118. porta pena « b di cattivo augurio, presagio di *ven'"^ del f* Squarotti. Jacomuzzij: ma ci sembra prefcribUc 1 interpreta tronio « sonV la pena delia sua dannazione ». . (Urt so«° ' 124. altocmla. abbigliata secondo lo «tilc impero, con I« cU1 ,, . . rideva iH"sa Intorno« e piecolo-borghese, ehe egli contrappone ione delia Marchesa come una divinitá an-tá ehe esso compie (evidente nel neoclassi-») si rivela illusoria davanti alla legge i, la dissoluzione » (M. Pazzaglia). S" in Urŕu hq*f"r) iV'S,° atIravcrso ve,to éelVabbaino sec J?. Pr°«pettiva irr I Íl PaesaRr'o, il Canavese assume una c 10. Nellrj ..^ 1 CilVenta ffia rl:»Knrn7trinr arti^tim- come ^terária omento m cui si accosta alb realtä Gozzano non puo sP"5l,a dj »uRgestioni e trasfigurazioni di denvazione arti-c cioe quanto era gis awenuto nci w. 5)-54. — pensavo — questa e ,., con due gamtx L'Eguagliatrice numera le fosse, opposte, intcsi all'odio e alle percossc-cosi come ci son formiche rosse, cosi come ci son formiche nere... Schierati al sole o all'ombra della Croce, 170 tutti travolge il turbine dell'oro; o Musa — oime! — che puo giovare loi il ritmo della mia piccola voce? Meglio fuggire dalla guerra atroce del piacere, dell'oro, dell'alloro... its L'alloro... Oh! Bimbo semplice che fui, dal cuore in mano e dalla fronte aha! Oggi l'alloro e premio di colui che tra clangor di buccine s'esalta, che sale cerretano alia ribalta ik per fax di se favoleggiar altrui... « Avvocato, non parla: che cos'ha? ». « Oh! Signorina! Penso ai casi miei, a piccole miserie, alla cittá... Sarebbe dolce restar qui, con Lei!... ». — « Qui, nel solaio?... ». — « Per 1'eternita! ». — « Per sempře? Accetterebbe?... ». — « Accetiera » -162. * cosi... gam b e »: autocitazionc dalla lirica Hemes' C^1^Ĺ -.„•;-. i J...~ ___u________> a ,.„„ « i. ridotio u super»~~ no; * Wmmml A che cosa si e m qUCul Chc inv^rC?°/° Che hanno una concezione arm* c rt* Megt,o futetre A ombra) professano A CrislUnesimo *"wufdita del vivere t H ff3 Lm ™W» e acc.dios, const.*** £ucst° e ,| tono """""one al di Lri della « **uente e^li ten(a , "°°e'!>t P"«ia goaamana. Quando, come nelli 'orzato (vv. 178-J79; * ' Suoi vcrei ccndiamo; e 1'ora della cena! ». — « Guardi, guardi il iramonto, la... Come di fuoco!... Restiamo ancora un poco! ». — • Andiamo, e tardi! ». « Signorina, restiamo ancora un poco!... ». as Le fronti al vetro, chini sulla piana, seguimmo i neri pipistrelli, a frotte; giunse col vento un ritmo di campana, disparve il sole fra le nubi rotte; a poco a poco s'annuncio la notte m sulla serenita canavesana... •Una stella!... _ « Tre stelle!... _ „ Quattro •Cinque stelle! .. - , Non sembra di Jgnare?" I Ma t. levasti su quasi ribelle 187. i tul d tik sung sa tartalla notturna. detta anche ali si puo scorgcre un teschio. mono » perché ■nc alla famiglia In- ■ —c yzi quesio al v. 195 il pocta lo denniri sfinge in pena "uiuct ncll'idillio — con la sua presenza — un indefinibile, misterioso stn» di mone. ?jVafc, Stmáimmí-. belle, tutta lultima parte (vv. 181-2161 é tra W piii ľľz j ,,P0fmc,,° L'ansia della fuga e di evasion* sfocia nel vagheggia- ? colto assai telicf c » Jfondo piu adatto w "^^le del n.^,, c vato nclla pt - U nolle I ntolineare la < al solito — ě risposie delta ecc. — il lor icnte dcll'ispiiazionc pero incombc i pena; ana — : senti- Felicua >ralisnK> nana ^^^ne 1 mserimcnto in quel mondo puo es&ere solo un moraenuneo alia nerplessitä crepuscolare-zu « Scendiamo! Ě tardi- ^ ' vi Tu m'hai amato. Nei bcgli occhi fermi luceva una blandizic fcmminina; tu civcttavi con sottili schermi, 2» tu volevi piaccrmi, Signorina; e piü d'ogni conquista cittadina mi lusingö quel tuo volcr piaccrmi! Unire la mia sorte alla tua sortc per scmpre, nella casa ccntenaria! a» Ah! Con te, forse, piccola consorte vivace, trasparentc come l'aria, rinnegherei la fede letteraria che fa la vita similc alla morte... Oh! questa vita sterile, di sogno! » Megliu la vita ruvida concreta dcl buon mercante inteso alla moneta, meglio andarc sferzati dal bisogno, ma viverc di vita! Io mi vergogno, t), mi vergogno d'cssere un poeta! 2M Tu non fai versi. Tagli le camicie per tuo padre. Hai fatta la seconda classe, t'han detto che la Terra c tonda ma tu non credi... E non mediti Nieuscn« Tu ignori questo male ehe s'apprende in noi. Tu vivi i tuoi giorni modesti, tutta hcata nellc tuc faccende. m mici versi tuoi, non mi comprenderesti ed a fne piate chi non mi comprende. Ed io non voglio piú c»»erc io! Non piú 1 estéta gelido, il sofista, m vivere nel tuo borgo natio, so mi viverc aíía piccola conquista mercanteggiando píacido, in oblio come tuo padre, come il farmacista... Ed io non voglio p/u essere io! [...] vín degli addii Nc ,imo porw -„vedere la tua villa Z mTrtTdeirestate craJ^nquiHa in quel mattino ch.aro che sain tra i vigneti gia spogli, tra t pendu gia trapunti di bei colchici hlla. m Forse vedendo il bel fiore malvagio che i fiori uccide e semina le brume, le rondini addestravano le piume al primo volo, timido, randagio; e a me randagio parve buon presagio w accompagnarmi loro nel costume. • Viaggio con le rondini stamane... ». « Dove andra? ». — « Dove andro? non so... Viaggio, viaggio per fuggire altro viaggio... Oltre Marocco, ad isolctte strane, ** ricche in essenze, in datteri, in banane, perdute nell'Atlantico selvaggio... Signorina, s'io torni doltremare, "°n sara d'altri gia? Sono sicuro d' ritrovarla ancora? Questo puro JTS nostro «*ti laltare? » f v'di la tua bocca sillabare ' P<*o a poco le sil]abe: giUro 25J- & <0 in>- i chj ,jn' ■ ■ r'P«izione non i casuale: ě un P"Ac«tivi Der i 'iU,u I""14 »e»la parte del comr. i una epigrafica con ■W al guadagno. assai »i-lativo, per «aiura e dclli poesia non piii vista — come da D'An-» del LtoNAtuo — come trasfigurazione e sublimazione ■mpedimento a vivcre la vita. P*anta i cui nori color lilla sono vclenoii (v. 260 fiore m autunno (v. 261 iemtna le brume). " li al soprawenire dell'autunno »i pre-icta. Ua « Lei dev quelle ter in un pal m tra pochi !e ri G e 2e x che an( iaro senza fine, tempi, quando • e in crinoline, M app deJ Pr per ** cd come in un cantico ante l'abbandono II' \ -1„_. \{-r\ • men taii tempi, un buono :Ine romantico... Quell n rhp hn igo d'essere e non sono? *«ondo un JLff. ^"»anda f/*,» rfwor^ e fl - puna* prvoJnicnre SJ attJcnT°",° *--nr/menraJe romantico al quak tf . finS COsi anch* DcrT^^cJ"^"'0 di uns • stamp* » « ™*'»nc quc| **f vv. 296-306) e tmtsvis ,1 suo a/uroo si oW" »' Barheru. ,.™tUx> «cs'o d'educanda ha pure un suo /a*"10 ms.''*' spoilt iunzh, chl'Mccndono. divisi da una srrim'«"1"'