TRIESTE, CITTÀ DI FRONTIERA FRONTIERA E INTERPRETAZIONI n Il concetto di frontiera, con riferimento a Trieste e Gorizia, fu elaborato all’inizio del Novecento da intellettuali come Piero Gobetti, Gaetano Salvemini, Scipio Slataper, per poi essere continuamente messo in discussione, nei suoi vari aspetti, dagli scrittori e uomini di cultura appartenenti non solo a questo spazio, tra i quali si distinguono Giuseppe Ungaretti, Elias Canetti, Milan Kundera, Ervino Pocar, fino a n Claudio Magris, Fulvio Tomizza, Angelo Ara, Joseph Zoderer, Alois Rebula, Franz Tumler, Camillo Medeot, Celso Macor. Da Comune chiuso oligarchico a emporio statale cosmopolita n n La moderna Trieste nasce nel 1719, con l’istituzione del portofranco (Carlo VI). n La città diventa nodo dei traffici dell’impero asburgico, centro urbano, città emporiale e poi porto di transito. n Si verifica una notevole immigrazione. I PROTAGONISTI DELL’IMMIGRAZIONE ØInurbamento di italiani e sloveni provenienti dalle zone limitrofe (manodopera impegnata in attività portuali) ØAustriaci e tedeschi di varia provenienza (burocrati, funzionari, uomini d’affari etc.) ØEbrei di varia provenienza (svolgono un ruolo essenziale nella formazione di un ceto borghese triestino) Ø LA MULTINAZIONALITÀ TRIESTINA ØIncontro tra culture diverse in un ambiente essenzialmente italiano ØFunzione unificatrice della lingua italiana (anche del dialetto triestino), che diventa elemento di assimilazione culturale ØChiusura verso la lingua e la cultura slovena ØInflusso della lingua e della cultura tedesca ed ebraico-tedesca (cultura medico-scientifica, filosofica, commerciale, finanziaria; presenza di scuole tedesche e di istituzioni culturali tedesche) IL SENTIMENTO DI ITALIANITÀ NEL PRIMO OTTOCENTO Ø ØIntellettuali come Rossetti e Kandler predicano l’autonomia e il richiamo alla tradizione italiana Ø ØRiviste come “La favilla” rivendicano una linea anticentralistica ed enfatizzano l’italianità di Trieste, vista comunque come luogo di incontro e mediazione tra popoli e culture diverse) Lo sviluppo economico di Trieste Ø Ø ØAttività commerciali e finanziarie ØCreazione delle Assicurazioni Generali, della Riunione Adriatica di Sicurtà e della prima sezione del Lloyd austriaco ØIncentivi e appoggio statale alla navigazione e all’industria ØPotenziamento delle infrastrutture (1857, ferrovia tra Vienna e Trieste) 784px-Triest_1885 L’emergere della “minaccia slava” e la difesa dell’italianit ØNel 1860 Trieste ottiene l’autonomia comunale, le attribuzioni politiche provinciali (il Consiglio Dieta) e si rompe dopo il 1866 il legame con il Veneto e il mondo culturale italiano ØSi rafforza il sentimento di identità italiana forse per reazione alla “minaccia slovena” (risorgimento sloveno), contro cui si propugna il principio della difesa della tradizione italiana ØL’irredentismo politico-territoriale è ancora un fenomeno limitato (Oberdan, Timeus) I partiti politici ØPartito liberalnazionale: diffonde il principio della difesa nazionale (Il Piccolo) ØPartito Nazionale Sloveno: rivendica Trieste come una città binazionale ØPartito Socialista: internazionalista, ispirato alle tesi del Congresso di Brno (1899), per cui l’Austria doveva trasformarsi in uno stato federale delle nazionalit Il dibattito sull’identità di Trieste tra Otto e Novecento ØLinea di ispirazione socialista anti-irredentistica (riaffermazione del legame tra Trieste e il bacino balcanico-danubiano) ØIrredentismo aggressivo (R.Timeus), che sostiene la supremazia dell’Italia nel Mediterraneo, propugnando la lotta contro gli slavi e l’Austria (mito di Roma), e identificando l’italianità con l’irredentismo Øla posizione dei vociani (Slataper e i due fratelli Stuparich), che guardano a Firenze come patria culturale, diffondono la cultura tedesca e considerano Trieste come “crogiolo e propagatore di tre civiltà”. Mappa dell’Austria-Ungheria nel 1914 Austria1914physical LA GRANDE GUERRA ØLa difesa dell’italianità adriatica sembra possibile alla maggioranza della popolazione italiana di Trieste solo con l’unione politico-territoriale della città all’Italia ØFase di unificazione delle varie anime (Slataper, Timeus, l’irrendentismo nazionalista, il vago irredentismo liberalnazionale, una parte del movimento socialista) ØFenomeno del volontarismo triestino Ø IL DOPOGUERRA Ø3 novembre 1918: distacco di Trieste dal mondo asburgico ØRottura del legame con l’hinterland balcanico-danubiano, base della prosperità economica di Trieste ØAbbandono di Trieste da parte di funzionari e insegnanti di lingua tedesca ØAttenuarsi della fisionomia cosmpolita di Trieste e radicalizzazione del conflitto tra italiani e slavi ØPerifericità di Trieste, ora diventata provincia italiana IL FASCISMO n nIl fascismo appare l’erede del vecchio partito liberalnazionale, l’interprete della tradizione e del sentimento della patria ØPersecuzione di sloveni e croati ØChiusura delle scuole slovene e croate ØToponomastica e insegne monolingui ØItalianizzazione dei cognomi slavi ØLeggi razziali (1938) Narodni_dom_triest Dall’aprile 1941 all’8 settembre 1943 nLa seconda guerra mondiale, con la sua estensione alla Jugoslavia nell’aprile 1941, dilata la lotta italo-slava. Nella prima fase la vittoria tedesca e italiana determina le seguenti conseguenze: ØFormazione del regno di Croazia, annessione all’Italia di parte della Slovenia e della Dalmazia, inoltre delle Bocche di Cattaro ØRepressione violenta della polizia italiana del movimento sloveno clandestino ØAspra lotta armata tra le truppe italiane e il movimento partigiano slavo nella Venezia Giulia e nei territori sloveni e croati occupati (foibe soprattutto in Istria) L’occupazione della Jugoslavia Croatia-41-45 Dall’8 settembre all’occupazione jugoslava ØTrieste e la Venezia Giulia occupate dai tedeschi, creazione dell’Adriatisches Küstenland ØLa Germania hitleriana rispolvera la tradizione austriaca dell’inserimento di Trieste nel sistema pangermanico, ma si tratta solo di un fragile paravento ØSi realizza a Trieste l’unico campo di sterminio in territorio italiano ØPersecuzione e deportazione di ebrei e oppositori italiani e sloveni ØSi fanno sempre più chiare le rivendicazioni jugoslave su Trieste, a cui aderiscono anche i comunisti triestini, rendendo più debole la posizione dell’antifascismo triestino Ø Immagine della Risiera di San Sabba Risiera-S Dall’occupazione jugoslava all’occupazione anglo-americana nIl 1 maggio 1945 le truppe di Tito entrano in città e occupano la maggior parte del territorio giuliano ØProcesso di trasformazione politico sociale ØViolenza anti-italiana (foibe) ØPressione internazionale su Tito affinché le sue truppe abbandonino Trieste ØArrivo in città degli anglo-americani (12 giugno 1945) La creazione del TLT ØSoluzione provvisoria (accordo delle grandi potenze nel 1947): creazione di un territorio libero, diviso in una zona A (Trieste e alcuni piccoli comuni), soggetta all’amministrazione militare anglo-americana, e di una zona B (sottile fascia costiera dell’Istria), sotto l’amministrazione militare jugoslava ØEsodo dall’Istria della popolazione italiana n Territorio_libero_di_Trieste_carta “I GIORNI PIÙ AMARI” nDal 1945 Trieste è solo una pedina sullo scacchiere internazionale: n“Erano i giorni più amari di Trieste e della Venezia Giulia, quando i potenti del mondo giocavano col nostro piccolo destino” (G.Stuparich) nDa sottolineare la rottura tra Stalin e Tito nel 1948: la Jugoslavia, paese non allineato, non rappresenta più una minaccia per gli interessi occidentali. nLa situazione a Trieste diventa nel frattempo sempre più tesa, con incidenti di piazza, e raggiunge il suo apice nel 1953, con un escalation nazionalistico da entrambe le parti n Dal Memorandum di Londra agli Accordi di Osimo ØGennaio 1954: si apre a Londra una fase negoziale in tre fasi, all’ultima delle quali partecipano direttamente sia l’Italia che la Jugoslavia ØOttobre 1954: sottoscrizione del Memorandum di intesa, che prevede la spartizione del territorio libero tra Italia e Jugoslavia secondo la linea di demarcazione esistente tra le due zone, con compensi di limitata entità territoriale per la Jugoslavia nella zona A. ØLa diplomazia italiana fa passare il principio della provvisorietà dell’accordo, almeno sul piano formale (si parla di amministrazione delle zone contese e non di sovranità su di esse), al fine di contrastare le accuse di cedimento alla volontà degli alleati e di tradimento della causa istriana ØSecondo esodo degli istriani ØNei decenni successivi attenuarsi delle tensioni e dialogo più sereno tra sloveni e italiani ØNel 1975 gli accordi italo-jugoslavi di Osimo sanciscono la fine del regime almeno formalmente provvisorio e intendono rafforzare la cooperazione economica tra i due Paesi, ma suscitano malcontento e proteste a Trieste La spartizione del TLT secondo il Trattato di Osimo 381px-Trattato_di_Osimo Territorio_libero_di_Trieste_carta cartina Paprskový diagram ponte identit limite Frontiera Organizační diagram LETTERATURA E IDENTITÀ Letteratura come luogo dell’identit Topos dell’antiletteratura Letteratura della crisi Letteratura dell’esilio Identità per sottrazione Trieste città di carta Scipio Slataper, Il mio Carso n“Vorrei dirvi: Sono nato in Carso, in una casupola col tetto di paglia annerita dalla piove e dal fumo. C’era un cane spelacchiato e rauco, due oche infanghiate sotto il ventre, una zappa, una vanga, e dal mucchio di concio quasi senza strame scolavano, dopo la piova, canaletti di succo brunastro. nVorrei dirvi: Sono nato in Croazia, nella grande foresta di roveri. D’inverno tutto era bianco di neve, la porta non si poteva aprire che a pertugio, e la notte sentivo urlare i lupi. Mamma m’infagottava con cenci le mani gonfie e rosse, e io mi buttavo sul focolaio frignando per il freddo. nVorrei dirvi: Sono nato nella pianura morava e correvo come una lepre per i lunghi solchi, levando le cornacchie crocidanti. Mi buttavo a pancia a terra, sradicavo una barbabietola e la rosicavo terrosa. Poi son venuto qui, ho tentato di addomesticarmi, ho imparato l’italiano, ho scelto gli amici fra i giovani più colti; ma presto devo tornare in patria perché qui sto molto male. nVorrei ingannarvi, ma non mi credereste. Voi siete scaltri e sagaci. Voi capireste subito che sono un povero italiano che cerca d’imbarbarire le sue solitarie preoccupazioni” LETTERATURA DELLA CRISI ØCultura mitteleuropea (Schopenhauer, Nietzsche, Freud e la psicanalisi) ØCultura ebraica ØItalo Svevo (critica della società borghese, dissoluzione del soggetto) ØUmberto Saba (l’onestà letteraria, “il poeta che lavora con la scrupolosa onestà dei ricercatori del vero”, “amai la verità che giace al fondo,/quasi un sogno obliato, che il dolore/riscopre amica) ØBobi Bazlen Ø La statua di Joyce a Ponterosso n 800px-James_Joyce_Trieste_002 Salute/malattia, La coscienza di Zeno Ø«Io sto analizzando la salute [di Augusta], ma non ci riesco perché m'accorgo che, analizzandola, la converto in malattia. E scrivendone, comincio a dubitare se quella salute non avesse avuto bisogno di cura o d'istruzione per guarire» Ø La catastrofe inaudita nLa vita attuale è inquinata alle radici. L'uomo s'è messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l'aria, ha impedito il libero spazio. Può avvenire di peggio. Il triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V'è una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirà una grande ricchezza... nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarà occupato da un uomo. Chi ci guarirà dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco! nMa non è questo, non è questo soltanto. nQualunque sforzo di darci la salute è vano. Questa non può appartenere che alla bestia che conosce un solo progresso, quello del proprio organismo. Allorché la rondinella comprese che per essa non c'era altra possibile vita fuori dell'emigrazione, essa ingrossò il muscolo che muove le sue ali e che divenne la parte più considerevole del suo organismo. La talpa s'interrò e tutto il suo corpo si conformò al suo bisogno. Il cavallo s'ingrandì e trasformò il suo piede. Di alcuni animali non sappiamo il progresso, ma ci sarà stato e non avrà mai leso la loro salute. nMa l'occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori del suo corpo e se c'è stata salute e nobiltà in chi li inventò, quasi sempre manca in chi li usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l'uomo diventa sempre più furbo e più debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolezza. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni del suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l'ordigno non ha più alcuna relazione con l'arto. Ed è l'ordigno che crea la malattia con l'abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge del più forte sparì e perdemmo la selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati. nForse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alla salute. Quando i gas velenosi non basteranno più, un uomo fatto come tutti gli altri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventerà un esplosivo incomparabile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po' più ammalato, ruberà tale esplosivo e s'arrampicherà al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potrà essere il massimo. Ci sarà un'esplosione enorme che nessuno udrà e la terra ritornata alla forma di nebulosa errerà nei cieli priva di parassiti e di malattie.” Enzo Bettiza, L’esilio n“Io sono infatti un esule nel più completo senso della parola: un esule organico più che anagrafico, uno che si sentiva già in esilio a casa propria, molto prima di affrontare la via dell’esodo effettivo nella scia delle grandi migrazioni che, verso la fine della seconda guerra europea, dovevano stravolgere la carta etnica e geografica dell’Est europeo. Fin dai tempi in cui ero stato costretto a spostarmi di continuo fra il confino scolastico di Zara e l’ambiente nettamente più slavo e più familiare di Spalato, mi sono trascinato addosso il disagio di un ragazzo bilingue, sdoppiato, spesso quasi estraneo a se stesso. Un ragazzo che non sapeva mai bene a chi e a che cosa appartenere; sempre in bilico perplesso e interrogativo fra genitori, nonni, zii, cugini, amici, amiche, nutrici, servi di diversa nazionalità; sempre precario in una terra nella quale, soprattutto dopo il crollo dell’Austria, i risentimenti e i contrasti nazionali erano diventati l’acido pane quotidiano di cui si nutrivano i suoi irrequieti abitanti n L’immagine di Saba nHo attraversato tutta la città. Poi ho salita un'erta, popolosa in principio, in là deserta, chiusa da un muricciolo: un cantuccio in cui solo siedo; e mi pare che dove esso termina termini la città. nTrieste ha una scontrosa grazia. Se piace, nè come un ragazzaccio aspro e vorace, con gli occhi azzurri e mani troppo grandi per regalare un fiore; come un amore con gelosia. Da quest'erta ogni chiesa, ogni sua via scopro, se mena all'ingombrata spiaggia, o alla collina cui, sulla sassosa cima, una casa, l'ultima, s'aggrappa. Intorno circola ad ogni cosa un'aria strana, un'aria tormentosa, l'aria natia. La mia città che in ogni parte è viva, ha il cantuccio a me fatto, alla mia vita pensosa e schiva."