Il friulano Il linguaggio parlato in Friuli appartiene al complesso delle lingue derivate dal latino volgare, e fra queste, al gruppo delle celto-latine. In comune con le altre parlate neolatine presenta: - una maggioranza di voci tratte dal lessico latino medievale - una struttura morfologica analoga a quella latina ma semplificata nelle flessioni - una sintassi legata alla latina nella sua forma piu popolare In comune con altre parlate celto-latine specialmente oltremontane presenta - troncamenti desinenziali con uscite consonantiche - la conservazione della s finale nei plurali e nelle seconde persone dei verbi - gruppi consonantici formati da una muta piu --l- (gl,bl,cl,pl,fl) - voci derivate dall´antico celtico A differenza delle lingue celto-romane accoglie numerosi voci d´origine germaniche estranee da altre lingue del gruppo e circa un centinaio o piu voci derivate dallo slavo. Il friulano assume, quindi, una fisionomia individuata a distinta da altre parlate. 1. La storia della regione Il friulano e la continuazione ed evoluzione del latino aquileiese, che non e soltanto quello della citt`a di Acquileia, una colonia militare e poi un grande emporio commerciale, ma di tutta la regione linguisticamente romanizzata. Il sostrato rappresenta la lingua dei Carni (il Friuli prima ebbe il nome di Carnia, Korutany), che era un ramo della famiglia celtica distinta da quello dei Galli. La colonia dei Carni si chiamava l´Akileja e nel 181 av. C. divenne una colonia romana, ma fu per secoli un punto d´incontro fra varie stirpi e diverse lingue e cio spiega anche la posizione del friulano fra altre lingue neoromanze. Dal 4. secolo proviene un commento dei Vangeli da parte del vescovo Fortunazio in "lingua rustica", cioe nel particolare latino degli Acquileiesi, cio significa che il popolo non era piu capace d´intendere sufficimente il latino comune della scuola e degli atti ufficiali. Seguirono le invasioni e Acquileia distrutta cesso di essere centro d´influenza sulla regione. I nuovi popoli da Oriente (Greci, Slavi ecc.) influirono sul territorio effetivamente latinizzato. Particolare impartanza nell´evoluzione della lingua ebbe la dominazione longobarda, cio causa un ulteriore distacco dal mondo latino. Friuli divenne Ducato abbastanza indipendente e con Cividale un notevole centro di una nuova civilt`a. In questo tempo e durante la successiva dominazione carolingia avenne l´evoluzione del latino rustico aquileiese in un linguaggio che possiamo chiamare oramai friulano. Nei secoli X-XIII il friulano accolse un certo numero di voci germaniche, nei secoli successivi dal veneto e dell´italiano. Le grave perdite territorriali furono inflitte ai friulani da parte di Venezia e del veneto (nella citt`a di Trieste fino a poco piu di un secolo fa si parlava ancora friulano). L´attuale confine linguistico segue all´ingrosso il corso del fiume Isonzio, dal mare a Gorizia poi serpeggia sulle Prealpi Giulie alla foce del fiume Tagliamento. Il numero delle persone che parlano friulano tocca circa ad un milione, piu alcuni centri di Argentina fondato nel secolo IXX da emigrati friulani. 2. I tratti caratteristici 2.1. La grafia Il friulano ha alcuni suoni consonantici che non sono rappresentabili con i segni dell´alfabeto comune (soprattutto le palatali e le sibilanti). Il fatto fonetico si riveste per di piu del valore morfologico: la parola vôs, per esempio, puo essere sia singolare che plurale secondo la diversa sfumatora della s finale; ciale puo significare o "cicala" oppure "guardia" secondo la pronuncia della c iniziale. Ne deriva un grande numero delle omografie, aggiunto al grande numero delle omofonie (ciâr vuol dire "carne", "carro", "caro"). Consonanti: il friulano non conosce suoni consonantici raddopiati a parte della ss e della zz, non esiste nemmeno la liquida prepalatale (-glie, -glia, -glio) e quindi si scrive semplicemente biliart, acolienze. Si usa l´apostrofo similmente come nell´italiano con qualche eccezione. Si usano spesso aggetivi e avverbi troncati: ch´e vadi, ch´o sai, ch´j dissi. L´apostrofo si usa qualche volta anche all´inizio della parola, con le spiranti o palatali: ´Sef (Giuseppe), ´zurâ (giurare) 2. 2. La fonetica (alcuni tratti) La situazione fonetica del friulano dal punto di vista dello sviluppo storico anche da quello dello stato presente e talmente complicata e finora ancora non del tutto studiata. Il lavoro su cui si basa e quello del G. Ascoli: I saggi ladini. Io menziono solo alcuni tratti che sono importanti e che si legano al testo. 2. 2. 1. Vocali - l´a (e anche altre vocali) tonica di penultima sillaba si allunga in monosillabo o in sillaba finale: flât (fiato), veretât (verita), clamâ (chiamare) - o breve che da esiti piu diversi si chiude in u lunga in monosillabo o in sillaba finale: fuc (focu), sur (soror, sorella), cur (cuore X v básni c´our), al dul (dolet, duole) X ma abbiamo omp (uomo), bon (buono) Alla u della koine friulana corrisponde nella zona sul basso Tagliamento il dittongo ou: sour (sorella), fouc (fuoco) Davanti ad r+consonante da luogo al dittongo organico u`a: muart (morto) - dittongo tonico au si conserva: aur (auru), laude (lode) - la caduta delle iniziali vocali atone e frequentissima: soprattutto l´a del verbo habere: ´o vin (abbiamo), ´o vevi (avevo) - adesione dell´iniziale all´articolo: la morôse (l´innamorata), la ligr`ie (allegria) - dilegui della proposizione ad nei composti: bandonâ (abbandonare), bajâ (abbaiare) - caduta della e iniziale (prep. latine e, ex..): strani (estraneo), sperienze (esperienza) e altre vocali iniziali -- talian (italiano), m`aine (immagine), scolt`a (ascoltare) - e protonica della sillaba iniziale si riduce in a: par (per), praparâ (preparare) o in i: dist`in (destino) - la u protonica si oscura spesso in o: murî (morire), cun (con) - la u protonica resiste meglio che in italiano: cuss`i (*eccu -- sic, cos`i) - la desinenza --io dei verbi di 3. e 4. classe ´o fâs (facio) e la desinenza --it: al fâs (facit) cade - la conservazione della --is della 2. persona degli stessi verbi: tu duarmis o tu duârs - la desinenza --o nella prima persona dell´indic. pres. dei verbi di 1. classe latina o assimilanti si muta in --i: ´o domandi, volti, mangi 2 . 2. 2. Consonanti - la c a volte digrada nella gutturale sonora: l`agrime (lacrima) - la c intervocalica si lenisce in --j, giungendo fino al totale dileguo: pajâ (pacare, pagare), pleâ (plicare, piegare), amî (amico) - la palatale sorda è si conserva in principio di parola o in segito di una consonante: èercli (circlu, cerchio), riè (riccio) - tra vocali la dentale sorda --t- diventa sonora: fradi (frater), disperada - la b intervocalica digrada in --v- in uscita si riduce a --f: ´o vevi (habebam) - vari esiti di j complicata: jevâ (levarsi), nem`ai (animali) - i nessi tipo cl, pl... a volte si conservano: clamâ, plomp (plumbu, piombo), flum (flume) - prestito dal veneziano : vecjo (veclu) pùv. viéli (vet[u]lu, vecchio) - caduta: pí (plus, piu) - -rr si scempia: cjere (terra) - la v cade nella flessione del verbo ole (*volere) - in uscita scoperta la v come tutte le sonore si assordisce: vîf ( vivo) - la m finale dilegua costantemente anche nella coniugazione: ´o soi (sum) 2. 2. 3. Accidenti generali Aferesi: scoltâ, splorâ, scur Epitesi: la caduta dei suoni finali: omp (uomo) 2. 3. Composizione delle parole - con in- e frequente: insumi`at (sognato) - diminutivi e vezzeggiativi: con il suffisso --in: verdul`in (verdolino), lat. -- olus, -ola: m`amule (ragazza, fantesca) - accrescitivi con suffisso-on: mangión (chi mangia molto), voglón (chi ha occhi tropo grossi), polentóne (colei che mangia molta polenta), grandón (molto grande), bielône (assai bella) - peggiorativi: con il suff. --`at: femen`ate (donaccia) 2. 4. Morfologia (alcuni tratti) - un terreno poco esplorato - l´assenza di una lunga e stabile tradizione letteraria - molte varianti dei dialetti locali Articoli: fem. plur. -lis (las, les, li´) preposizionali: ta la (nella), da la/de (della) Sostantivi: il plurale formato da il singolare piu --s: li disgrassiis, rap-raps Pronomi: jo (io), a mi (mi), il pleonastico davanti al verbo: jo / koine friulana ´o / varianti j´-´a (jo ´o rît) Che quella, chel quello, chista/ cheste (questa) Verbi: - coniugazione fondamentale assertiva X la coniugazione interrogativa-ottativa: o´vent (vendo) x vendio? (vendo?) -- collocazione del pronome pleonastico - ind. prés. ´o feveli (parlo), tu fevelis (parli), o´fevel`ais (parlate) - pass. pross. ´o sói stat Preposizioni -cum ridotto a cun, per a par Interiezioni - tartaifil (ted. Der Teufel, diavolo!), ocjo! (venezianismo, attenzione!), cungiô (con Dio, addio), Sacrabolt! (Sacro Volto!) 2. 5. Il lessico - 2/3 del vocabolario dal latino medioevale, 1/3 residui celtici conservati nel latino aqileiese, le infiltrazioni tardo-greche, i prestiti germanici e slavi, adozioni veneziane e italiane, voci francesi e arabe, neologismi tecnici Il latino acquileiese: agar (brázda, rýha, lat. aquariu -- kanál), nuviz-nuvizze (¾enich, nevìsta, lat. novitiu-nový, nastávající) Voci greche: la crisme (il sacro crisma), attraverso italiano magari (mac`arios -- beato) Residui celtici: nomi di paesi e fiumi (Tagliamento), bragons (pantaloni, celt. latinizzato bracae) Voci germaniche: infiltrazione dei germanismi nel latino medievale anche negli altri periodi molto forte: borc (quartiere, germ. Burgs -- vilaggio); bussâ (baciare), cartufule; mism`as (miscuglio, confusione, nìm. Mischmasch) Voci slave: col`az (ciambella, slov. kolaè), cocôsse (gallina, slov. koko¹), crizzâ o cricâ (slov. krièati o krikati), ´zime (temperatura rigida, slov. zima), babe (donna pettegola ,slov. baba, babièka, ¾enská), daj! (interiez. suvvia!, slov. dai) Apporto italo-veneto: ocjai (occhiali), vecjo (detto di persona) e vieli (detto di cosa) Voci arabe: sofa, bufét Galicismi: zardin, buró 3. La letteratura Le prime tracce del friulano le troviamo nei documenti notarili dal 1000 in poi: si tratta dei nomi o soprannonmi o frequentemente toponimi sempre con le desinenze latine, ma contenenti le soluzioni (rozpory) fonetiche proprie del friulano. Al ´200 risalgono poi i primi saggi nel linguaggio ibrido, per lo piu veneto.friulano, di composizione poetiche, come laude. Nel ´500 si comincia ad usare correntemente in friulano il sonetto e l´ottava rima, per lo piu in versificazioni di carattere giocoso e satirico ed in versioni o travestimenti di cose italiane. Il primo poeta robusto appare nel ´600 ed e il Conte Ermes di Colloredo. Un´abbondante fioritura di poesie friulane nacque da una raccolta dei udinesi come Paolo Fisturalio, Plutarco Sporeno, Girolamo Missio. Si tratta soprattutto delle poesie amorose e giocose. L´800 e dominato dal personaggio di Pietro Zorutti, il piu facile e fecondo dei poeti friulani, il quale fra 1821 e 1867 pubblico nel suo almanacco "Il Strolich Furlan" (L´astrologo friulano). Dall´ambito della prosa spicca soprattutto Caterina Percoto. Sulla traccia di Zorutti e Percoto procedono autori come Bonini, Michelino, Nardini e nel secolo scorso i migliori dell´ultima generazione: Vittorio Cadel, Enrico Fruch, Ugo Pellis, Giovanni Lorenzoni ed altri che si strinsero intorno alla Societ`a Filologica Friulana sorta nel 1919 che e attiva fino questi giorni. 4. Proverbi Al prim ton di marz al sarpint al ven fur dal balz. Al primo tuono di marzo il serpente esce dalla tana (dal letargo invernale). Friuli Venezia Giulia Aghe passade no mas`ane plui. Acqua passata non macina piu. Quando una cosa e passata e inutile rivangare. Friuli Venezia Giulia L'aghe ruvine i puinz e il vin il cjat. L'acqua rovina i ponti e il vino la testa. Friuli Venezia Giulia Co starnudin i muss al ven bon timp. Quando starnutiscono gli asini viene bel tempo. Friuli Venezia Giulia Nadal in place e Pasche in cjase. Natale in piazza e Pasqua in casa. Friuli Venezia Giulia El sol magna le ore. Il tempo passa veloce. Friuli Venezia Giulia Viva l`a e po' bon! Vada cos`i e basta! Simile nel contenuto al modo di dire: "chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato". Friuli Venezia Giulia Tante confidenze 'e fâs pierdi la riverenze. Troppa confidenza fa perdere il rispetto. Friuli Venezia Giulia Ancje la regine `a vut bisugne da vissine. Anche la regina ha avuto bisogno della vicina. Friuli Venezia Giulia Gioldi fin che si po, si `a simpri timp di patî. Godere fin che si puo, c'e sempre tempo per patire Friuli Venezia Giulia Il prin pecj`at al prepara il secont. Il primo peccato prepara il secondo. Friuli Venezia Giulia Tres robis impussibilis:f`a sta férs i fruts, f`a cori i viei e f`a tasé lis feminis. Tre cose impossibili: far star fermi i bambini, far correre i vecchi e far tacere le donne. Friuli Venezia Giulia Bori sar`a che noi no saremo. Soldi ce ne saranno anche quando noi non ci saremo, vale a dire spendili e goditeli finché c'e vita. Friuli Venezia Giulia