LA FESTA DELLA SENSA (ASCENSIONE) Le origini della Festa della Sensa affondano le radici nella storia di Venezia, e più precisamente nell'episodio che vede il doge Ziani fungere da mediatore tra il Papa Alessandro III e l'imperatore Federico Barbarossa. La leggenda vuole che il Papa, a suggello e ricompensa dell'azione diplomatica svolta dalla Serenissima, e culminata nella pace di Venezia del 1177, grazie all'incontro tra papa e imperatore avvenuto a Venezia proprio il giorno dell'Ascensione, abbia conferito alla città numerosi privilegi, tra cui anche la facoltà di "sposare il mare" , come segno di dominio e investitura ufficiale del predominio che di fatto la Repubblica già esercitava sui mari. Lo sposalizio tra Venezia e il mare Con questo articolato rito il Serenissimo Doge voleva dimostrare il fondamento giuridico del dominio del golfo. Il doge, con il seguito, si imbarcava sul Bucintoro. Superata l'isola di S. Elena, il Bucintoro veniva raggiunto da un'imbarcazione col Patriarca che, salito a bordo, benediceva il mare. Immediatamente dopo il doge gettava un anello d’oro in acqua, a suggello del matrimonio. Il Bucintoro era seguito da un folto e colorato corteo di barche ornate a festa, con i rappresentanti dei mestieri e delle principali corporazioni cittadine. Il Bucintoro Era l'imbarcazione di rappresentanza della Serenissima ed evocava, coi suoi addobbi sfarzosi, il fasto e il prestigio della Repubblica. Era utilizzata nei cortei acquei per accogliere le ambascerie e le più alte personalità dell'epoca, nelle feste e principalmente nel giorno dell'Ascensione. Aveva due piani: quello inferiore era per i rematori; quello superiore, coperto da un baldacchino, che formava una grande sala rivestita in velluto rosso con 90 seggi e 48 finestre, era riservato alle massime autorità della Repubblica e culminava a poppa con il fastoso trono del Doge. FESTA DEL REDENTORE La Festa del Redentore, che cade la terza domenica del mese di luglio, è tra le festività più sinceramente sentite dai veneziani, in cui convivono l'aspetto religioso e quello spettacolare, grazie al fantasmagorico spettacolo pirotecnico che, la notte del sabato, attrae migliaia di visitatori: sull'inimitabile palcoscenico del Bacino di San Marco giochi di luce e di riflessi tracciano un caleidoscopio di colori che si staglia dietro le guglie, le cupole e i campanili della città. La tradizione vuole che al tramonto le imbarcazioni, perfettamente addobbate con frasche e palloncini colorati e ben illuminate, comincino ad affluire nel Bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca. In barca si consuma un'abbondante cena a base di piatti della tradizione veneziana in attesa dello spettacolo pirotecnico, che inizia alle ore 23.30 e dura fino a mezzanotte inoltrata. La tradizione del Redentore risale al 1577 e ricorda la fine di una terribile pestilenza, festeggiata con l'edificazione dell'omonima basilica del Palladio sull'isola della Giudecca. Il Senato, il 4 settembre 1576, deliberò che il Doge dovesse pronunciare il voto di erigere una chiesa dedicata al Redentore, affinché intercedesse per far finire la pestilenza. Ogni anno la città avrebbe reso onore alla basilica, nel giorno in cui fosse stata dichiarata libera dal contagio. Per consentire l'afflusso diretto alla basilica del Redentore viene allestito ancor oggi un ponte provvisorio su barche (lungo 330 metri) che attraversa il canale della Giudecca. LA REGATA STORICA La Regata storica è ancor oggi uno dei momenti più spettacolari, pittoreschi e coinvolgenti della vita cittadina. Un corteo storico - una sfilata di imbarcazioni tipiche cinquecentesche, con in testa il caratteristico Bucintoro, la barca di rappresentanza della Serenissima - rievoca l'accoglienza riservata nel 1489 a Caterina Cornaro, sposa del Re di Cipro, che rinunciò al trono a favore di Venezia. Segue la competizione vera e propria, a cui gli spettatori partecipano appassionatamente con grida di incoraggiamento rivolte ai propri beniamini. Alla Regata Storica partecipano imbarcazioni di vario tipo: il gondolino, la caorlina, la mascareta, il pupparin, e, naturalmente, la gondola, la barca veneziana per antonomasia. LA FESTA DELLA SALUTE La Festa della Salute è sicuramente quella dall'impatto meno "turistico", e che evoca un sincero sentimento religioso popolare. Anche questa festività, come quella del Redentore, ricorda un'altra terribile pestilenza, quella del biennio 1630-31, e il conseguente voto pronunciato dal Doge per ottenere l'intercessione della Vergine. La progettazione della chiesa fu affidata al giovane architetto Baldassarre Longhena. Il suo progetto rispondeva alle esigenze di grandiosità richieste dalla Serenissima: una chiesa che doveva esaltare la Vergine e al tempo stesso la Repubblica. La basilica fu consacrata nel 1687. A tutt'oggi migliaia di cittadini sfilano il 21 novembre davanti all'altare maggiore dell'imponente Chiesa della Salute a perpetuare il secolare vincolo di gratitudine che lega la città alla Vergine Maria. LA STAGIONE REMIERA Da aprile a settembre Ogni anno da aprile a settembre a Venezia e nella sua laguna si svolgono più di 120 regate, oltre alla famosa Regata Storica che ha luogo la prima domenica di settembre, nel caratteristico stile detto "voga alla veneta". Molte di queste regate coincidono con feste e sagre tradizionali nelle quali un tempo la competizione rappresentava un'occasione di autentica gloria popolare ma anche istituzionale. CARATTERISTICHE DELLA GONDOLA Innanzitutto è asimmetrica, dato che il lato sinistro è più largo di quello destro di 24 cm e, quindi, naviga sempre inclinata su un fianco. Ha il fondo piatto che le consente di superare anche fondali di pochi centimetri. Per la sua costruzione sono adoperati otto diversi tipi di legno e sono ben 280 le parti che la compongono. Può essere condotta da uno o due rematori che vogano alla veneta, cioè rivolti verso la prua. Il lungo remo è manovrato appoggiandolo ad una sorta di scalmo libero denominato fórcola, che si inserisce in un'apposita fessura e viene sfilato dopo l'uso. L'asimmetria serve a semplificare la conduzione a un solo remo. I soli elementi in metallo sono: il caratteristico "fèro"(ferro) a sei denti di prora (davanti), la cui forma a S dovrebbe simboleggiare………………………, mentre la lunetta o arco, posta sotto uno stilizzato…………………., rappresenterebbe il ponte di…………………..; i sei denti alluderebbero ai …………………….. Secondo alcuni la barretta rivolta all’indietro rappresenterebbe un’altra parte di Venezia, la ……………………….. e il "risso"(riccio) di poppa (dietro), che dovrebbe simboleggiare l’isola della Giudecca. Dove si costruivano e si costruiscono ancora le gondole? Un tempo venivano costruite e custodite in piccoli cantieri detti squèri, come ad esempio lo squero di San Trovaso, ancora esistente. La tradizione degli squeri è antica quanto Venezia. Il loro nome deriva da uno strumento di lavoro, la squadra, detta in dialetto veneziano "squara". Inizialmente lo squero era il luogo in cui venivano costruite e riparate ogni sorta di imbarcazioni, dalle galere alle gondole, dalle grandi navi ai sandaletti. L'attività degli squeri, pur rimanendo importante, venne limitata dalla costruzione dell'Arsenale dove si concentrò gran parte dell'attività cantieristica veneziana. Nel corso degli anni molti squeri sono scomparsi e altri sono stati trasformati a causa della notevole diminuzione dell'uso delle barche a remi. La costruzione di una gondola può richiedere parecchi mesi e comporta circa 500 ore lavorative. Considerando che una gondola dura mediamente 20 anni, si può stimare che a Venezia servono circa 20 gondole l'anno.Lo squero è caratterizzato da un piazzale inclinato verso il canale o il rio per l'accesso delle barche, con alle spalle una costruzione in legno, detta tesa, ed è recintato su due lati. La tesa assicura un luogo di lavoro protetto dalle intemperie e serve anche da camerella (deposito degli attrezzi di lavoro). Spesso la zona contigua o anche la parte superiore dello squero è adibita ad abitazione del capo mastro squerarolo o del proprietario. Lo squero della Cooperativa Daniele Manin a San Trovaso è il più famoso, almeno come struttura. Nella forma, isolata dal contesto dei canali, ricorda un quadretto alpino, sottolineando come le più antiche e rinomate famiglie di squeraroli siano di origini montane (Cadore e Val Zoldana). L’ARSENALE DI VENEZIA L'Arsenale di Venezia costituisce una parte molto estesa della città e fu il cuore dell'industria navale veneziana a partire dal XII secolo. Esso ha anticipato di secoli il moderno concetto di fabbrica, intesa come complesso produttivo in cui maestranze specializzate eseguono in successione le singole operazioni di assemblaggio di un manufatto, lungo una catena di montaggio e utilizzando componenti standard. Rappresenta l'esempio più importante di grande complesso produttivo a struttura accentrata dell'economia preindustriale. È attualmente utilizzato solo in piccola parte, come una delle sedi espositive della Biennale di Venezia, per alcune attività di piccola cantieristica ed altre. Il termine Arsenale deriva dall'arabo daras-sina'ah, cioè "casa d'industria". Il termine, noto ai Veneziani tramite i loro frequenti contatti commerciali con l'Oriente, sarebbe passato al veneziano darzanà, poi corrotto nel tempo nella forma arzanà, quindi, attraverso arzanàl e arsenàl, alla forma finale di arsenàle. La forma darzanà e poi dàrsena è invece rimasta ad indicare gli specchi d'acqua interni dell'Arsenale, e da tale uso è derivato il significato odierno del termine darsena. L’entrata dell’Arsenale (Canaletto, 1732)