Da M. Antonioni, La malattia dei sentimenti Rifiuto delle forme tradizionali di racconto, dilatazione del tempo e narrazione “fluida” “Ho eliminato tutti quelli che potevano essere i nessi logici di racconto, gli scatti da sequenza a sequenza per cui l’una faceva da trampolino alla successiva; proprio perché m’è sembrato che oggi il cinematografo debba essere piuttosto legato alla verità che alla logica. La verità della nostra vita quotidiana non è meccanica, convenzionale o artificiale come in genere le storie, così come sono costruite al cinema, ce lo mostrano. La cadenza della vita non è equilibrabile, è una cadenza che ora precipita, ora è lenta, ora è stagnante, ora invece è vorticosa. Ci sono dei momenti di stasi, ci sono dei momenti velocissimi e tutto questo credo che si debba sentire nel racconto di un film, proprio per restare fedeli a questo principio di verità. (…) il cinema moderno è un cinema che non tiene tanto conto di quelli che sono i fatti esterni che accadono, quanto di quello che ci spinge ad agire in un certo modo piuttosto che in un altro. Perché questo è il punto importante: i nostri atti, i nostri gesti, le nostre parole non sono che le conseguenze di una nostra posizione personale nei riguardi delle cose di questo mondo”. Gusto pittorico nelle inquadrature (…) All’osservazione di Verdone, a cui sembra di avvertire nei film della trilogia una particolare sensibilità per l’arte contemporanea (citazioni dirette, tipo di inquadratura astratta etc.), Antonioni così risponde: Io sono un amante della pittura. È una di quelle arti che, con l’architettura, vengono per me subito dopo il cinema, come scala di interessi. Quindi, io credo che tutta questa sensibilità io l’abbia un po’ assimilata”. Da altri articoli Fisionomia della figura femminile (confronto tra i vari personaggi) “C’è un film che vorrei fare, Identificazione di una donna, per esprimere attraverso il rapporto d’un uomo con tante donne tutto il mio amore e il mio interesse per il personaggio donna: filtro molto più sottile della realtà, più inquieta e molto più capace dell’uomo di sacrificio e di sentimento d’amore”. Testimonianza di M.Antonioni « 1962. A Firenze per vedere e girare l'eclisse di sole. Gelo improvviso. Silenzio diverso da tutti gli altri silenzi. Luce terrea, diversa da tutte le altre luci. E poi buio, immobilità totale. Tutto quello che riesco a pensare è che durante l'eclisse probabilmente si fermeranno anche i sentimenti. È un'idea che ha vagamente a che fare con il film che stavo preparando, una sensazione più che un'idea, ma che definisce già il film quando ancora il film è ben lontano dall'essere definito (...). Avrei dovuto mettere nei titoli di testa di "L'eclisse" questi due versi di Dylan Thomas:"... qualche certezza deve pure esistere, se non di amare bene, almeno di non amare" (...). Avrei voluto girare due versioni di "L'eclisse", un film visto dalla parte di lei e l'altro dalla parte del giovane operatore di borsa. Avevo fatto una proposta ai produttori di farne due proprio per la questione del denaro: chi vive in borsa guarda la vita attraverso il biglietto di banca, di conseguenza anche i sentimenti vengono in gran parte filtrati attraverso la ragnatela che il denaro crea intorno alla mente di chi se ne occupa e che non vede altro tutto il santo giorno. Avrei voluto raccontare la stessa storia vista da lui. Ma i produttori hanno preferito fare un solo film». Elementi di riflessione 1) Che cosa si intende per “neorealismo interiore”a proposito del cinema di Antonioni? 2)Quale classe sociale analizza il regista? 3) Qual è il ruolo della musica nei film di Antonioni? 4) Analizza lo spazio e il suo rapporto con il personaggio