Eugenio Montale La speranza di pure rivederti La speranza di pure rivederti m'abbandonava; e mi chiesi se questo che mi chiude ogni senso di te, schermo d'immagini, ha i segni della morte o dal passato è in esso, ma distorto e fatto labile, un tuo barbaglio: (a Modena, tra i portici, un servo gallonato trascinava due sciacalli al guinzaglio). (da Le occasioni, 1937) Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino. Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio. Il mio dura tuttora, né più mi occorrono 5 le coincidenze, le prenotazioni, le trappole, gli scorni di chi crede che la realtà sia quella che si vede. Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio non già perché con quattr'occhi forse si vede di più. 10 Con te le ho scese perché sapevo che di noi due le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue. [da Satura] Umberto Saba La capra Ho parlato a una capra. Era sola sul prato, era legata. Sazia d'erba, bagnata dalla pioggia, belava. Quell'uguale belato era fraterno al mio dolore. Ed io risposi, prima per celia, poi perché il dolore è eterno, ha una voce e non varia. Questa voce sentiva gemere in una capra solitaria. In una capra dal viso semita sentiva querelarsi ogni altro male, ogni altra vita. [da Casa e campagna, 1909-1910] RITRATTO DELLA MIA BAMBINA La mia bambina con la palla in mano, con gli occhi grandi colore del cielo, e dell'estiva vesticciola: "Babbo - mi disse - voglio uscire oggi con te". 5 Ed io pensavo: Di tante parvenze che s'ammirano al mondo, io ben so a quali posso la mia bambina assomigliare. Certo alla schiuma, alla marina schiuma che sull'onde biancheggia, a quella scia 10 ch'esce azzurra dai tetti e il vento sperde; anche alle nubi, insensibili nubi che si fanno e disfanno in chiaro cielo; e ad altre cose leggere e vaganti. [da Cose leggere e vaganti, 1920] La linea anti-novecentesca: Sandro Penna e Giorgio Caproni Sandro Penna La vita...è ricordarsi di un risveglio triste in un treno all'alba: aver veduto fuori la luce incerta: aver sentito nel corpo rotto la malinconia vergine e aspra dell'aria pungente Ma ricordarsi la liberazione improvvisa è più dolce: a me vicino un marinaio giovane: l'azzurro e il bianco della sua divisa, e fuori un mare tutto fresco di colore. (Poesie, il testo risale al 1932) Le porte del mondo non sanno Le porte del mondo non sanno che fuori la pioggia le cerca. Le cerca. Le cerca. Paziente si perde, ritorna. La luce non sa della pioggia. La pioggia non sa della luce. Le porte, le porte del mondo son chiuse: serrate alla pioggia, serrate alla luce. Giorgio Caproni INTERLUDIO E intanto ho conosciuto l'Erebo -l'inverno in una latteria. Ho conosciuto la mia Proserpina, che nella scialba veste lavava all'alba i nebbiosi bicchieri. Ho conosciuto neri tavoli-anime in fretta posare la bicicletta allo stipite, e entrare a perdersi fra i vapori. E ho conosciuto rossori indicibili-mani di gelo sulla segatura rancida, e senza figura nel fumo la ragazza che aspetta con la sua tazza vuota la mia paura. (da Il passaggio d’Enea, la poesia risale al 1956) PREGHIERA Anima mia, leggera va’ a Livorno, ti prego. E con la tua candela Timida, di nottetempo fa’ un giro; e, se n’hai il tempo, perlustra e scruta, e scrivi se per caso Anna Picchi è ancora viva tra i vivi. Proprio quest’oggi torno, deluso, da Livorno. Ma tu, tanto più netta di me, la camicetta ricorderai, e il rubino di sangue, sul serpentino d’oro che lei portava sul petto, dove s’appannava. Anima mia, sii brava e va’ in cerca di lei. Tu sai cosa darei se la incontrassi per strada (da Il seme del piangere, la poesia risale al 1954)