3. Testi in trascrizione fonetica 3.1. Italiano ab'bjamo 'visto , ,dopo 'sekoli d irjkubat'tsjone, appa'rire nel nove'tjento ses'santa la 'prima ^estimo'njantsa di un 'nwovo vol'gare, contrap'posto a k'kwella kef'fino al'lora era 'stata la ,lirjgwa s'kritta per ettfel'lentsa del 'mondo ,ottfidenltale ; 'poi per ,due 'sekoli e m'meddzo ab'bjamo tro'vato doku'menti ,relativa'mente 'skarsi e spo'raditfi. ma k'kwando nel due'tjento la ,nwova 'lirjgwa si ko'min-tja (a) adope'rare 'kwazi a g'gara kon le ,due 'lirjgwe lette'rarje di 'frantja , e Ue'zempjo 'dato daj sitji'ljani e d,dai bolon'nesi vjene ak'kolto a ffi'rentse, 'essa si ma- -ni'festa d3a 'alta e mma'tura , korj 'kwelle ke ssa'ranno per 'sempre le 'sue karatte'ristike essen'tsjali : e d'dante ne ^roklame'ra in teo'ria e nne dimostre'ra ppoe'tando 1 atti'tudine a ddiyen'tare la 'lirjgwa di 'tutta 1 i'talja. (Trascrizione fonetica di N. F. O.). Abbiamo visto, dopo secoli d'incubazione, apparire nel 960 la prima testimonianza di un nuovo volgare, con-trapposto a quella che fino allora era stata la lingua scritta per eccellenza del mondo occidentale; poi per due secoli e mezzo abbiamo trovato documenti relati-vamente scarsi e sporadici. Ma quando nel Duecento la nuova lingua si comincia a adoperare quasi a gara con le due lingue letterarie di Francia, e l'esempio dato dai Siciliani e dai Bolognesi viene accolto a Firenze, essa si manifesta giä alta e matura, con quelle che sa-ranno per sempre le sue caratteristiche essenziali: e Dante ne proclamerä in teoria e ne dimostrerä poetando Tatti-tudine a diventare la lingua di tutta l'Italia. (B. Migliorini, Storia della lingua italiana, Firenze 1962, p. 697>: