Un pezzo di città restituito all'Aquila La fontana simbolo della città torna a vivere grazie ai privati venerdì 18 marzo 2011 | Chiara Mazzanti A quasi due anni dalle terribili scosse che hanno sconvolto l’Abruzzo, la città dell’Aquila si sta tentando lentamente di tornare alla normalità: nel dicembre scorso, uno dei monumenti simbolo della città, la fontana delle novantanove cannelle, è stato riportato all’originaria bellezza grazie al restauro promosso dal Fondo ambiente italiano (Fai). Un monumento pubblico interamente restaurato grazie alla partecipazione dei privati Per far fronte all’emergenza, il Fai ha deciso di offrire il proprio contributo, puntando sulla rinascita culturale e civile dell’Aquila. Ha “adottato”, per la prima volta, un bene pubblico e ha scelto questa fontana per il suo grande valore storico-artistico, come se la rinascita della città dovesse iniziare proprio da quel monumento che ricorda la sua origine mitica. Infatti, le novantanove cannelle (o meglio i mascheroni) rappresentano, secondo la leggenda, i novantanove signori dei castelli che contribuirono nel XII secolo alla fondazione della città. Proprio perché si tratta di un bene pubblico, il Fai ha agito diversamente dal solito, nominando un coordinatore, la dott.ssa Sofia Bosco, quale interlocutore unico davanti sia alle istituzioni territoriali, alla Protezione civile e al Ministero per i beni e le attività culturali (Mibac) sia ai professionisti che hanno preso parte al restauro. Un impegno “diversamente attivo” I soggetti pubblici coinvolti hanno avuto un atteggiamento che si potrebbe definire “diversamente attivo”, nel senso che hanno appoggiato l’iniziativa, stipulando un accordo speciale tra Protezione civile, sindaco dell’Aquila, Mibac e Fai per il restauro in concerto con la Soprintendenza locale, e sono rimaste al fianco del Fai per tutta la durata dell’iniziativa, ma non hanno stanziato risorse economiche né hanno messo a disposizione risorse umane, a causa della grave situazione di emergenza in cui, purtroppo, ancora versano. Il Fai ha portato avanti autonomamente il progetto, lanciando una campagna nazionale, “Sos Monumenti Abruzzo”, per reperire i fondi necessari (oltre 750 mila euro) al restauro di questa fontana: svariati soggetti privati hanno risposto generosamente a questo appello, facendo sì che nel gennaio 2010 si aprisse il cantiere. Il restauro “partecipato” Durante la prima fase del restauro, si è provveduto a consolidare e a mettere in sicurezza il monumento, a ricucire le parti danneggiate, a risanare le perdite d’acqua, a consolidare il muro e la porta d’ingresso alla città e a impermeabilizzare i pavimenti; durante la seconda, si è proceduto al restauro degli elementi decorativi, alla pulitura dai licheni e dalle macchie presenti sul rivestimento lapideo e sulle vasche. Un contributo importante è stato immediatamente dato da Borsa italiana e da Assosim, che hanno assicurato la prima fase del restauro, e anche dall’Associazione Abruzzo nel cuore, istituita dal pilota di Formula1 Jarno Trulli. Lo Studio di architettura Selvatici-Ripa Di Meana di Perugia ha offerto pro bono la progettazione e la direzione dei lavori di restauro, svolti, in parte gratuitamente, dall’Edimo restauri e dalla Eugeni Pericle; i materiali specifici per il consolidamento, il rinforzo strutturale e l’impermeabilizzazione sono stati offerti dalla Mapei. Infine, un solido e decisivo aiuto è arrivato dagli iscritti Fai e da tutti i cittadini italiani, che hanno donato più di 190 mila euro. I privati e il futuro dei beni culturali Promuovendo e coordinando questa cordata solidale di aziende e privati cittadini, il Fai, ancora una volta, si è distinto nella sua opera di salvaguardia del patrimonio storico-artistico italiano. Il caso dell’Aquila ha trovato un forte sostegno dell’opinione pubblica e ha messo in evidenza di come ci sia bisogno anche dell’apporto dei privati per far funzionare la “macchina della cultura”, la speranza è che azioni civili di questo genere si possano replicare non soltanto in casi tragici e di emergenza.