Ritocco infinito La medicina ha coniato una nuova patologia: la sindrome della bruttezza immaginaria. La cura? Il bisturi. Perché chi lo fa non riesce più a fermarsi (e non si accorge che si trasforma nella maschera di se stesso)? Alicia Douvall e Sheila Hershey. Trentenni, inglese la prima, brasiliana la seconda. Entrambe carine, di professione modelle, entrambe «malate» di chirurgia al punto da trasformarsi in fenomeni da baraccone. La prima, nota soprattutto per le sue storie d'amore (da Mickey Rourke al cantante Mick Hucknall), ha fatto ricorso al bisturi per la prima volta a quindici anni e poi ha continuato, spietatamente, con altri 14 ritocchi al naso, al mento, agli occhi. E, ovviamente, al seno. La seconda, da tranquilla casalinga texana, si è trasformata nella donna con il seno più grande del mondo (ben quattro litri di silicone e una taglia inclassificabile, la 13°?), martirizzandosi con 18 interventi; l'ultimo realizzato in Brasile perché negli Stati Uniti nessuno accettava di operarla ancora. Il risultato estetico? Impressionante: la prima ridotta a una bambola gonfiabile, la seconda, una donna cannone. Il finale? Devastante: Alicia l'anno scorso, stremata dall'ossessione del bisturi, si è ricoverata al costosissimo Passages Addiction Center di Malibù, famoso per liberare da qualsiasi dipendenza e ha confessato pubblicamente di essere «drogata» di chirurgia estetica. Ancora più drammatica la storia di Sheila: nel luglio dello scorso anno, in seguito all'ultimo intervento, le sue protesi si sono infettate ed è stato necessario rimuoverle; non solo, l'infezione si è propagata al tessuto mammario con conseguente asportazione di una sua buona parte. Dalla 13° taglia di reggiseno a, praticamente, zero: una devastazione che l'ha portata, nel febbraio scorso, a tentare il suicidio. La medicina, bravissima a coniare nuove patologie, soprattutto in campo psicologico-psichiatrico (con immediato «rimedio» in pillola: chi non ricorda quella contro la timidezza?) ha subito sfornato una malattia dedicata: la sindrome della bruttezza immaginaria o, termine più difficile, dismorfofobia (dal greco dis-morphé-phobos, la fobia che nasce da una visione distorta del proprio aspetto). Dovuta al solito, consumato, cocktail di predisposizione genetica (qualche gene «squinternato» si trova sempre), traumi infantili, vuoti o squilibri affettivi. Sorge, però, il dubbio che questi comportamenti così deviati siano solo la punta estrema di una male profondo (e diffuso) nella nostra società, lo stesso per cui abbiamo visto sul red carpet dell'ultimo premio Oscar tanti volti mummificati sui quali il botulino e il bisturi hanno infierito senza pietà. Eppure quelle facce appartengono ad attori: l'espressività, per loro, dovrebbe essere condizione necessaria per lavorare. Ma anche per strada vediamo vittime della chirurgia estetica ripetuta fino all'ossessione, donne non più giovani e ancora giovani, ridotte a maschere. Tutte dismorfofobiche? Per Elena Pulcini, che insegna filosofia sociale all'Università di Firenze, questi comportamenti sono frutto di un culto dell'immagine portato all'esasperazione, di un'esteriorità che si sta trasformando in patologia sociale. «Il mondo dello spettacolo e dei talk-show televisivi offre un modello degradato di corpo, ridotto a carne - continua la docente, della quale è appena uscito per Il Mulino, Invidia, la passione triste, - e, in quanto tale, mercificato; non a caso, i giornali scrivono in continuazione di prezzi e tariffe più o meno agevolate per il ritocco del naso, del seno, della bocca e quant'altro. La valorizzazione del corpo come "cosa" nasconde la paura profonda di addentrarsi nella scoperta di un proprio modo di esistere, di crescere, e, di conseguenza, d'invecchiare. Meglio diventare la propria maschera: è un meccanismo mimetico rassicurante. Il problema è che non offre via di uscita. Si può solo andare avanti». Che oggi dilaghi un conformismo che trova nella mercificazione del corpo uno dei suoi punti fermi è convinto anche Marco Villamira, professore di Psicologia generale e della comunicazione all'Università Iulm di Milano. Che in questo processo intravede anche un'altra responsabilità: «Oggi, rispetto al passato, si dà una grande importanza al mercato come regolatore e fonte d'ispirazione dei desideri, se non della felicità. In questa visione, il corpo "cosa" bella ha un suo valore di mercato, diventa, apparentemente, un modello vincente». Siamo di fronte, in sostanza, a un riduzionismo che, con la sua spietata omologazione, «rischia di farci perdere di vista quel percorso interiore indispensabile per costruire qualcosa dietro lo specchio» sottolinea Chiara Lalli, docente di Epistemologia delle scienze umane all'Università di Cassino. L'antidoto alla corsa verso il bisturi devastante? Nicla Vassallo, docente di filosofia teoretica all'università di Genova, e autrice insieme a Concita De Gregorio della prefazione di Sul Velo della sociologa Marnia Lazreg (Il Saggiatore) è convinta (e non è la sola) che una certa scorta di cultura sia l'unico vero antidoto alla ricerca di inquietanti e improbabili rotondità. «Se non fosse altro perché aiuta a ripristinare quell'autoironia che è indispensabile per accettare le varie stagioni della vita. Non c'è niente di più mortificante di voler nascondere di aver vissuto». Il Corriere della Sera, Franca Porciani 09 aprile 2011 Esercizi 1) Spiega il senso delle parole e/o espressioni sottolineate. 2) Cerca qualche articolo sul problema della chirurgia estetica (soprattutto per quanto riguarda i giovani o addirittura gli adolescenti). 3) Che ne pensi degli interventi di chirurgia estetica? Sei a favore o contro queste pratiche? 4) Che ne pensi della legge che vieta in Italia determinati interventi di chirurgia estetica sui minorenni? 5) Cerca delle informazioni sulla percentuale di giovani (e meno giovani) che nel tuo Paese ricorrono alla chirurgia estetica; cerca inoltre qualche informazione sulla legislazione vigente. 6) Quali sono, secondo te, le cause di questo fenomeno e quali i possibili antidoti? La chirurgia estetica e i giovani di sunny93 (Medie Superiori ) scritto il 15.10.10 Usa, 14 aprile 2010, la cantante, stilista e attrice Heidi Montag, di appena 23 anni, ha sfoggiato le sue nuove curve dopo ben 10 operazioni chirurgiche: zigomi, labbra, orecchie, mascella, naso, seno, glutei, interno ed esterno coscia e liposuzione. Ma cosa porta a tutto questo? Perché si ricorre sempre più frequentemente agli interventi estetici? Secondo alcune statistiche il 17% delle giovani italiane ricorrerebbe alla chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto, il problema è legato al fatto che si vuole sempre di più assomigliare alle donne proposte sugli schermi televisivi e cinematografici e si cerca di imitarle nei modi, ma soprattutto nell’aspetto fisico. Sono sempre di più le ragazzine che al posto del motorino o di una nuova automobile, chiedono ai genitori come regalo di essere accompagnate dal chirurgo plastico. Proprio per questo l’11 dicembre 2009 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che prevede il divieto di effettuare interventi chirurgici ai minorenni (approvato dal Consiglio dei Ministri nel luglio del 2010). Le reazioni dei chirurghi a questo sono state molto differenti; c’è chi è stato favorevole perché gli interventi comunque potrebbero portare delle complicazioni e per quanto riguarda l’operazione chirurgica al seno dovrebbe essere controllata ogni 8-10 anni e molto spesso avviene la rimozione delle protesi; altri medici invece sostengono che per l’ottima riuscita di un intervento più si è giovani e meglio è. Molto spesso ci si pente di ciò che si è fatto e proprio la nostra bellissima Heidi ha affermato che molto presto comincerà il processo opposto, cominciando dalla rimozione delle protesi al seno!