Il 2 giugno 1946 gli italiani scelsero a suffragio universale, con un referendum popolare, la forma della repubblica (2 giugno: festa della Repubblica). Ci fu un’altissima affluenza alle urne, intorno al 90%: la repubblica ottenne 12.717.923 voti contro i 10.719.284 totalizzati dalla monarchia, soprattutto al sud. Il 28 giugno fu proclamata la repubblica e dieci giorni dopo il giurista e uomo politico napoletano, Enrico de Nicola, fu nominato dall’Assemblea Costituente capo provvisorio dello stato. Venne inoltre eletta l’Assemblea Costituente, con l’incarico di redigere la Costituzione del nuovo stato, che sarebbe entrata in vigore il 1 gennaio 1948. ASSEMBLEA COSTITUENTE (Italia, 1946-1948). Eletta a suffragio universale maschile e femminile il 2 giugno 1946, lo stesso giorno del referendum popolare che vide la sconfitta della monarchia, e composta da 556 deputati, in grandissima maggioranza appartenenti ai partiti di massa (Dc, Pci e Psiup), delegò a una commissione composta di 75 membri la redazione della Costituzione della Repubblica. I lavori iniziarono nell'estate del 1946 e terminarono nel febbraio 1947. A differenza delle costituzioni liberali, che tutelavano soprattutto i diritti di libertà, i costituenti si impegnarono a garantire anche i diritti sociali, che trovano posto nella prima parte della costituzione, la parte cosiddetta "programmatica". Fu soprattutto su tali argomenti, oltre che sui rapporti familiari ed economici, sul decentramento e sulla laicità dello stato, che si ebbero i momenti di più aspro e alto dibattito. Nonostante le lacerazioni e i conflitti politici (nel maggio del 1947 le sinistre vennero escluse dal governo), l'Assemblea portò a termine il suo mandato: la Costituzione entrò in vigore il 1° gennaio 1948 e con le elezioni politiche del 18 aprile ebbe inizio la prima legislatura del nuovo stato repubblicano.