10 15 20 25 30 35 - E fin dove arriva? - Non arriva da nessuna parte. - Ma allora perché 1'hanno fatta? - Non l'ha fatta nessuno, ě sempře stata li. - Ma nessuno ě mai andato a vedere? - Sei una bella těsta dura: se ti diciamo che non c'ě niente da vedere... - Non potete saperlo, se non ci siete mai stati. Era cosi ostinato che cominciarono a chiamarlo Martino Testadura, ma lui non se la prendeva e con-tinuava a pensare alla strada che non andava in nessun posto. Quando fu abbastanza grande da attraversare la strada senza dare la mano al nonno, una mattina si alzó per tempo, use! dal paese e senza esitare imboccó la strada misteriosa e andó avanti. A destra e a sinistra si allungava una siepe, ma ben presto cominciarono i boschi. I rami degli alberi si intrecciavano al di sopra della strada e formavano una galleria oscura e fresca, nella quale penetra-va solo qua e lá qualche raggio di sole. Cammina e cammina, la galleria non finiva mai, la strada non finiva mai, a Martino doléváno i piedi, e giá cominciava a pensare che avrebbe fatto bene a tornarsene indietro quando vide un cane. II cane gli corse incontro scodinzolando* e gli leccó le mani, poi si avvió lungo la strada e ad ogni passo si voltava per controllare se Martino lo seguiva ancora. - Vengo, vengo, - diceva Martino incuriosito. Finalmente il bosco cominció a diradarsi, in alto riap-parve il cielo e la strada terminó sulla soglia di un grande cancello di ferro. Attraverso le sbarre Martino vide un castello con tutte le porte e le finestre spalancate, e il fumo usci-va da tutti i comignoli, e da un balcone una bellissima signora salutava con la mano e gridava alle-gramente. -Avanti, avanti, Martino Testadura! - Toh, - si rallegró Martino, - io non sapevo che sarei arrivato, ma lei si. Spinse il cancello, attraverso il parco ed entró nel salone del castello in tempo per fare Tinchino alla bella signora che scendeva dallo scalone. Era bella, e vestita anche meglio delle fate e delle princi-pesse, e in piú era proprio allegra a rideva: -Allora non ci hai creduto. -Ache cosa? - Alla storia della strada che non andava in nessun posto. - Era troppo stupida. E secondo me ci sono piú posti che stradě. - Certo, bašta aver voglia di muoversi. Ora vieni, ti faro visitare il castello. Cerano piú di cento saloni, zeppi di tesori ďogni genere, come quei castelli delle favole dove dor-mono le belle addormentate. Cerano diamanti, pietre preziose, oro, argento, e ogni momento la bella signora diceva: - Prendi, prendi quello che vuoi. Ti presteró un carretto per portare il peso. * muovere la coda per la gioia da Favole al telefono, di Gianni Rodari, Einaudi ed. 2 Leggete di nuovo e indicate le informazioni presenti. 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Nessuno aveva mai seguito quella strada. Martino ascoltava con diffídenza la storia della strada. La strada era diventata un'ossessione per lui. Un giorno decise di esplorare la strada da solo. Era una strada molto larga. II cane che incontrô sapeva parlare. Quando arrivarono al castello era ormai notte. La donna che lo accolse sapeva che sarebbe arrivato. Lo porto in giro per il castello. La donna gli disse di portarsi dietro quanti piú tesori possibile. 32