Capitolo 5 Sintassi Analisi in costituenti immediati Passiamo ora al successivo importante strato o livello di analisi della prima arti-colazione, la sintassi. La 'sintassľ (dal greco sýnta.xis, da syn "insieme" e tás-sein "ordinäre, disporre") ě il livello di analisi ehe si occupa della struttura delle frasi, riguarda cioě come si combinano fra loro le parole e come sono organizza-te in frasi. La frase e quindi il costrutto che fa da unitä di misura per la sintassi. Purtroppo, come la nozione di parola, ě anch'essa tutt'altro che facile da definire in maniera non controversa: qui ci accontenteremo di inquadrarla molto appros-simativamente come l'entitä linguistica che normalmente funziona da unitä che costituisce un messaggio o blocco comunicativo autosufficiente nella comunica-zione linguistica, cioě nel discorso, e che contiene una predicazione (cioě. al-I'incirca, un'affermazione riguardo a qualcosa, l'attribuzione di una qualita a un oggetto). Poiché normalmente il valore di predicare qualcosa ě affidato ai verbi. in genere ogni verbo autonomo coincide con una frase; vi possono perö essere frasi senza verbo (dette 'frasi nominalľ). come per esempio buona. quesra torta, che funzionano da messaggi autosufficienti e contengono pur sempre una predicazione. Problemi anche rilevanti sorgono quando si tratti di individuare quan-te e quali frasi ci sono in un discorso o testo: un criterio, non sempre solidissimo ma comunque utile, sarä, in base a quanto osservato, che e'e una frase quando e'e una predicazione. Le parole non si combinano in frasi per semplice giustap-posizione casuale, ma secondo rapporti e leggi strutturali a volte anche molto complessi (si veda par. 2.10). II principio generale impiegato per ľanalisi delle frasi ě anch'esso basato. come per i livelli di analisi inferiori. fonologia e morfológia, sulla scomposizio-ne o segmentazione. A un livello elementare, ě molto usato un tipo di analisi che 66 Capitolo 5 costituenti immediati': cssa individua diversi sottolivelli di analisi, e i costi-tuenti che si isolano a ciascun sottolivello 'costituiscono immediatamente' (= senza passaggi ulteriori) LI (costituente del) sottolivello di analisi superiore. II criterio mediante il quäle attuare la scomposizione, e quindi effettuare i 'ta-gli' che individuano i costituenti di ogni sottolivello. e anche in questo caso quel-lo deila prova di commutazione (si veda par. 4.1). Data una fräse, il primo taglio si attua confrontando la fräse con un'altra piü semplice raa che abbia la stessa struttura: questo ci consente di individuare i costituenti immediati della fräse stessa; confrontando i costituenti cosi individuati con altri della stessa natura ma piü semplici possiamo via via motivare i succes-sivijagli, sino ad arrivare alle parole, termine ultimo minimo di pertinenza della sintassi e a cui quindi di solito l'analisi in costituenti immediati si arresta. Data la fräse - intendendo qui per fräse una proposizione, fräse semplice - mio cugino ha comprato una macchina nuova, confrontiamola con. per esempio. Gianni legge, che ha intuitivamente la stessa struttura pur se e formata da due sole parole. Quest'ultima evidentemente ha come costituenti immediati Gianni e legge; dal che si ricava che la fräse di partenza ha come costituenti immediati mio cugino, che svolge rispetto al resto della fräse lo stesso ruolo che ricopre Gianni rispctto a legge (ed e dunque con questo commutabile), e ha comprato una macchina nuova, che ha lo stesso ruolo di legge. Lo stesso ragionamento si ripete con mio cugino, confrontandolo per esempio con il gatto (e individuando cosi i costituenti di questo sottolivello mio e cugino: siamo giä arrivati. per questo pezzo di fräse, al termine den'analisi); e con ha comprato una macchina nuova, confrontandolo con, per esempio. legge un libro (o mangia una mela), il che ci permette di individuare come costituenti ha comprato (che ha lo stesso ruolo di legge in legge un libro, o di mangia in mangia una mela) e una macchina nuova (che ha lo stesso ruolo di un libro, ecc). Esistono motu diversi per rappresentare schematicamente F analisi di una fräse nei suoi costituenti: diagrammi o grafi ad albero, bo.xes (scatole o caselle), pa-rentesi, pjjreTnpi indicizzate o etichettate. ecc. Ecco un esempio di analisi attra-verso/Scatole) (che puö risultare utile per illustrare praticamente il metodo): Sintassi 67 mio cugino ha comprato una macchina nuova mio cugino mio cugino ha comprato una macchina nuova ha comprato una macchina nuova mio cugino ha comprato una macchina nuova II metodo di rappresentazione piü diffuso, e il piü utile, ě comunque quello degli alheri etichettati, che meglio permette di rcndere visivamente la struttura della hase e i rapporti gerarchicl tra i costituenti. Un alberoě un grafo costituito da nodi da cui si dipartono rami; ogni nodo rappresenta un sottolivello di analisi della sintassi. e reca il simbolo defia categoria a cui appartiene il costituente-di quel sottolivello. Un albero del genere, come quello esemplificato sotto per Gianni legge un libro, é ľ" indicators sintafnnatico' della frase. Gianni legge un libro Le sigle stanno rispettivamente per: F = frase (in inglese, S, da sentence), SN = sintagma (o gruppo) nominale o anche GN (si puö trovare anche NP, con lo stesso valore, dall'inglese noun phrase), SV = sintagma (o gruppo) verbale (o anche GV. e VP (si veda sopra)), N = nome, V = verbo. Art = arti-colo. Ogni nodo. col relativo simbolo di categoria, 'domina' i nodi delle rami-ficazioni che si dipartono da esso: F domina SN e S V, SN domina Art e N, ec-cetera. Ecco ora l'indicatore sintagmatico di mio cugino ha comprato una macchina nuova: "öeT • Aul* 3j'vi11*0. mio cugino ha comprato una macchina niiuva 68 Capitolo 5 Sintassi 69 Nclla rappresentazíone di questa frase troviamo alcuni aspetti giä piú com-plessi. Anzitutto, nuovi simboli di categoria: Det = determinante (categoria che puô comprenderc gli articoli, gli aggettivi possessivi. gli aggettivi dimostrativi. ecc: cioě tutti gli elementi. parole funzionali, che svolgono la tunzione di deter-minare il referente indicato da un nome1), Aus = ausiliare. PP = participio passa-to, Agg = aggettivo. Poi, vediamo che compare due volte lungo la stessa ramificazione. e quindi a due sottolivelli diversi, uno stesso simbolo di categoria. SN: una macchina nuova ě analizzato prima in {{una (marching nwvg)) e poi in (((una)){otto il nodo SN invece che da una ramificazione binaria con introduzione di due nodi SN a diverso livello gerar-chico (quindi. come 'Art + N + Agg' invece che come 'Art + SN' e 'N + Agg'); questa seconda notazione ě tuttavia piú precisa, ed ě fra I'altro permessa dalla ri-corsivitä della lingua (si veda par. 2.7). II SN dominato direttamente dal nodo F e la posizione tipica del soggetto delia frase; tale posizione puô anche non essere riempita da materiále linguistico, ma va in ogni caso rappresentata nella struttura dell'albero; una frase minimale comďcorráavrä per esempio come indicatore sin-tagmatico: Un rcquisito fondamentalc per la corretta rappresentazíone della struttura del-Ic frasi con un indicatore sintagmatico é che, rispettando la successione lineare dei costiiuenli, sia dato conto degli effettivi rapporti sintattici esistenti fra essi: ogni costituente deve comparirvi al rango gernr,'hi''" in cui interviene a contri-buire al valore generale delia frase. Particolare attenzione richiedono a questo propositi) i sintiigmi (o gruppi) preposi/ionali (SPrep), il cui contributo al sen- lj2s goran piacere. (2) Gianni ha letto un libro con la copertina bin, (3) Gianni ha letto un libro per tutta la none, vediamo che i tre sintagmi preposizionali che compaiono in ultima posizione hanno funzioni sintattiche chiaramente diverse: in (1) con gran piacere specifica il modo in cui e avvenuta l'azione di leggere, cioe determina il sintagma verbale (e il 'complemento di modo o manie-ra' dell'analisi logica tradizionale) e va quindi fatto dipendere dal nodo SV; in (2) con la copertina blu determina o modifica il libro (ha cioe la stessa funzione che avrebbe un aggettivo) e va quindi attaccato al nodo SN; in (3) per tutta la notte si riferisce all'intero evento della lettura di Gianni rappresentato nella fräse, ne inquadra la cornice temporale, cioe determina o modifica la frase, e va dunque attaccato al nodo F direttamente. Avremo allora (in rappresentazione ab-breviata e semplificata): SN ^JSV^^ SN V SN SPrep V SN SPrep Formulazione piu precisa, con ramificazioni binarie: SN ^SV^ SPrep ^SV^ SPrep SN ^SV^ V SN V SN 1 In ilcugmo, uncugino, miocugino, questocugino, ecc, il primo elemento del sintagma nominale ha appunto questo molo di identiticazione; gli articoli sono una sottoclasse dei determinant, e sono i determinant! piü comuni, per cui quando vi sia un articolo nell'albero possiano usare sia il simbolo Det che quello Art. ' Per rappresentare la struttura interna di costrutti non molto complessi e in genere sufliciente la pa-runtesizzazione: ogni parentesi aperta e chiusa corrisponde a un sottolivello di analtsi sintattica. Le parentesi possono anche essere, per maggior precisione, numerate, o etichettate con gli opportuni simcoh di categoria: per esempio, {^unäi^^macchinäi^nuov^)^, ^Giann/i^corre)). 70 Capitolo 5 Sintassi 71 Delia frase (2) diamo a mo' d'esempio l'indicatore sintagmatico dettagliato: Gianni ha letto un libro con la copertina hlu Questa rappresentazione presuppone che il SPrep abbia qui l'identica funzio-ne che avrebbe un aggettivo e operi quindi all'interno del sintagma nominale di cui ě un costituenle, alio stesso sottolivello. "Ě perahro accettabile anche la rappresentazione alternativa seguente, piü semplice: (...) SN Art N Prep SN (...) un libra con la coperlina bin II triangolino sta a indieare che il ramo porta a un costituente che, essendo la sua struttura non pertinente per il fenomeno che si vuole illustrare, non viene unali/./.alo nella rappresentazione. II principio generale retrostante alle corrette rapprcsentazioni sintagmatiche e che, in un albero, ogni clcmcnto che sta sul ramo di dcstra di un nodo modifica 1'elemento (o gli elementi, presi assieme) che sta (o stanno) alia sua sinistra sotto lo stesso nodo (cioe, agganciato/-i alia stessa ramificazione). 5.2 Sintagmi Abbiamo visto come I'analisi in costituenti immediati individui tre diversi sotto-livelli di analisi sintattica: sottolivello delle fxäüj. dei sintagmi, delle singole en-trate lessicali (= parole). II piü importante di questo sottolivelli. per quanto ri-guarda il funzionamento della sintassi, ě il livello dei sintagmi (o gruppi). Cosi come una parola ě la minima combinazione di morfemi usabile come unitä lessi-cale autonoma, un 'sintagma' ě detlnibile come la minima combinazione di parole (costituita da almeno un parola) che funzioni come un'unitä della struttura frasale (o, piü genericamente, della sintassi). I sintagmi sono costruiti attorno a una 'testa', da cui prendono il nome. 'Těsta' ě la classe di parole che rappresenta il minimo elemento che da solo possa costituire sintagma, funzionare da un determinato sintagma (é quindi l'elemento eliminando il quäle verrebbe meno la natura di sintagma di quel tipo dei segmen-to considerato: se. per esempio, nel SN la copertina bin eliminiamo la o biu o tutťe due, abbiamo ancora sempře un SN, la copertina e copertina biu; ma se eliminiamo copertina rimane la biu. che non ě un SN, a meno che non 1'interpre-tiamo come un sintagma ellittico - si veda. per 1'cllissi par. 5.5 -, equivalente a auella biu. in cui la abbia valore pronominale). Un sintagma nominale č quindi un sintagma costruito attomo a un nome: N ě la testa di SN3. II sintagma nominale minimo č un N (o un Pro), il sintagma nominale massimo puo avere una struttura assai compjessa, anche se le combinazioni di elementi permesse nel SN va-riano da lingua a lingua: in italiano. un SN massimo (o 'massimale') potrebbe averc la seguente struttura lineare: (Quant) + (Det) + (Poss) + (Num) + (Agg) + N + (Agg) v> (es.: tutti i/uei miei quattro bei polti graSSÍf AI posto di Agg si puö trovare un sintagma preposizionale che funga da mo-dificatore del nome (si veda sotto). Testa di SV ě V, testa di SPrep ě Prep, anche se quesťultima assegnazione pone dei problemi sui quali non possiamo qui soffermarci. Potremmo anche par- 5 Si noti che i pronomi, Pro, possono sostituire in tutto un nome, e quindi possono essere loro la testa di un sintagma nominale, che necessariamente in questo caso non conterrä un N. 4 Le abbreviazioni e sigle che non sono autoevidenti valgono: Quant, quantificatore, Poss, possessivo Si noti che l'Agg, sia in posizione prenominale che in posizione postnominale, e ricorslvo: quindi si possono avere sintagmi nominali con piü aggettivi pre- e/o postnominali Le parentesi tonde indica-no gli elementi facoltativi od opzionali, cioe quelli che possono ma non necessariamente devono es sere presenti nel sintagma. Si not' altresi che l'ordine reeiproeo in cui compaiono gh element qu.in do oecorrono, e quello previsto dalla struttura sopra rappresentata: apparent! controesempi, come per esempio gli amlci tutti, con ordine Det + N + Quant, vanno considerati come trastorma/ioni still sticamente marcate dell'ordine normale, tutti gli amici, Quant + Det + N. 72 Capitata 5 Sintassi 73 lare, a livelli piú dettagliati di analisi, di sintagmi aggettivali, che hanno per tesia un aggettivo (per esempio, molto bello), e di sintagmi avverbiali, che hanno per testa un avverbio (per esempio, abbastanza rapidamente). Assai piú delicato é stabilire quale sia la testa di F: ai nostri fini elementari - e ammesso che la frase possa essere ritenuta un sintagma testa di F pu6 essere considerate SV5.1 sot-tocostituenti dei vari tipi di sintagmi che possono attaccarsi alia testa, e che quin-di dipendono da questa, possono dare luogo, come si é accennato, a sintagmi an-che assai complessi, dotati di una strutturazione interna a vari sottolivelli. Nel quadro delia grammatica generativa (si veda oltre, par. 5.4), il terna della struttu-ra interna dei sintagmi é stato particolarmente approfondito, sotto il nome, un po' straniante, di 'teória X-barra'. che indivídua i diversi ranghi di complessita di un sintagma (X) con ľindicazione di opportune 'barre' (piú propriamente, li-neette sovrapposte al simbolo) o, piú sempliccmente, con apici (X\ X", ecc). Ogni eventuale lineetta o apice indica un sottolivello di crescente complessita interna del sintagma. Con questo accorgimento (che peraltro applichiamo qui in maniera estremamente grossolana e semplificaia) possiamo rappresentare come segue un sintagma nominale complesso, per esempio lurti quei miei polli grassi (si veda sopra): SN'" N Agg tutti quei miei polli grassi Piú sono gli apici (o le lineette sovrapposte) che indicizzano il simbolo di ca-tegoria (qui, SN), piú complesso e dotato di piú sottolivelli ě il sintagma interes-sato: che per5 fun/.iona sempře alio stesso modo all'interno del costrutto frasale di cui é pane: SN"', SN", SN' hanno, o possono avere, tutti il ruolo sintattico che ha un SN. nč piú né meno. Dal punto di vista pratico. si noti che si puo. per mag-gior precisione, usare tale notazione tutte le volte che ci sia lo stesso simbolo di ,J Ma la cosa pone molti problemi. Negli sviluppi della grammatica generativa (si veda par. 5.4), la fra-se e vista come un SV; oppure, basandosi sul fatto che se e'e un verbo questo tendera ad apparire come (orma flessa, e che la flessione portata dal verbo e cio che caratterizza una frase attualizzata. cloe dotata del pieno statuto di frase, la frase e vista come un IP, inflectional phrase "sintagma fles-sionale", avente come testa I, Inflection "flessione", cioe gli elementi flessionali marcati sul verbo. categoria in due nodi successivi diretti (cioe, per esempio. SN si trovi sia all'ini-zio che al termine di un rámo). Un SN puo contenere al suo interno uno o piú SPrep. Proviamo a rappresentare a mo' di esempio con alberi a ramificazioni binarie due SN contenenti cia-seuno due SPrep. Si abbia un libro difavole di Fedro, in cui il secondo SPrep, di Fedro, funziona da specificatore o modificatore del SPrep contiguo, difavole: Prep N i//? libro di favole di Fedro Si abbia ora un libro difavole di Marto: si noti che questo sintagma ammette due interpretazioni, una in cui Marco ě 1'autore delle favole. 1'altra. presumibil-mente piú frequente, in cui Marco e invece chi possiede il libro; rappresentiamo qui sotto la struttura corrispondente alla seconda interpretazione (la stmttura corri-spondente alla prima interpretazione ě ovviamente uguale all'albero precedente). libro difavole di Marco 5.3 Funzioni sintattiche, strutturazione delle frasi e ordine dei costituenti II modo in cui i diversi costituenti si combinano nel dare luogo alte frasi ě gover-nato da princípi piuttosto complessi. che interagiscono fra di loro nel determina-re, a seconda del significato del messaggio da trasmettere e del contesto pragma- 74 Capilolo 5 Csŕv* 0< G»~l>,l* <~ & f<$~ pMi«.p [ tirn in r ni pssa^iene trasmesso, ľordine in cui si susseguono gli elementi, e a conferire alle frasi la struttura sintattica con cui queste ci appaiono. Occorre di-stinguere chiaramente a questo proposito tre ordini o classi diversi di princípi, ri-conducibili a piani diversi che intervengono nel determinare il funzionamento delia sintassi. La prima fundamentale classe di princípi ě interna alla sintassi stessa: si tratta delle 'funzioni sintattiche' (giä introdotte nel par. 4.4 a proposito delia marcatu-ra morfologica del caso). Le funzioni sintattiche riguardano il ruolo ehe i sintag-mi assumono nella struttura sintattica sequenziale delia frase, in cui, essenzial-mente, i sintagmi nominali possono valere da soggetto o (complemento) oggetto, i sintagmi preposizionali possono valerc da oggetto indiretto o da complemento. i sintagmi verbali possono valere da predicato. Una definizione rigorosa delle diverse funzioni sintattiche non ě facile da dare. Soggetto (tradizionalmente defi-nito come 'chi fa ľazione'), predicato verbale (tradizionalmente deťinito come 'ľazione') e oggetto (tradizionalmente deťinito come 'cht subisce ľazione'6) sono comunque le tre funzioni sintattiche fondamentali. Piü adeguato sarebbc definire le funzioni sintattiche in termini di relazione dei sintagmi nominali con le valenze dei verbi, cioě con le posizioni sintattiche ehe questi implicano: cor-rere peresempio ě un verbo 'monovalente', o 'a un solo posto", o 'a un solo ar-gomento' (= implica solamente qualcuno ehe corra), lodare ě un verbo 'bivalente' o 'a due posti' o 'a due argomenti' (implica due valenze: qualcuno ehe lodi e qualcuno o qualcosa ehe venga lodato), dare ě un verbo "trivalente' o 'a tre posti' o "a tre argomenti' (implica qualcuno ehe dia, qualcosa ehe venga dato e qualcuno a cui si dia), eccetera. II soggetto si potrcbbe allora definire come la prima va-lenza o posizione sintattica di (o: richiesta da) ogni verbo (ľunica, ovviamente, nel caso di verbi monovalent7), ľoggetto come la seconda valenza o posizione sintattica, ľoggetto indiretto (= per lo piü, complemento di termine, nella terminológia tradizionale) come la terza valenza o posizione sintattica. Possono costi-tuire valenze del verbo anche altri fra i tradizionali complementi delľanalisi logica: per esempio, un complemento di luogo sarä la seconda valenza di un verbo di movimento come andare (ehe richiede o implica, oltre a qualcuno o qualcosa ehe vada, anche un luogo verso cui ci si sposti). Per lo piü, tuttavia, i tradizionali complementi (di luogo, nelle loro varie sottospecie: di tempo; di modo o maniera; di mezzo o strumento; ecc.) costituiscono dei 'circostanziali' o 'avverbialľ, ehe, non essendo direttamente implicati dal significato del verbo ma appartenen-do per cosi dire alla cornice degli eventi, su cui aggiungono informazioni, non rientrano nelle configurazioni di valenza dei predicati verbali e quindi non fanno parte delle funzioni sintattiche fondamentali. ma funzionano da modificatori8. Sintassi 75 Ě da notáre che le funzioni sintattiche sono spesso marcate morfologica-mente'l Facendo riferimento alia configurazione dell'indicatore sintagmatico di una frase o proposizione 'normále', possiamo altresi definire il soggetto come il SN dominato direttamente da F, e l'oggetto come il SN dominate direttamente da SV. II secondo ordine di princípi che intervengono nella costruzione ed interpreta-zione di una frase ě dato da principi sémantici, che concernono propriamente il modo in cui il referente di ogni sintagma (I'entita che il sintagma indica) contri-buisce e partecipa all'evento rappresentato dalla frase. Per individuare i 'ruoli sémantici' - detti nella grammatica generativa (si veda par. 5.4) 'ruoli tematiď, con possibile confusione terminologica con la nozione di 'terna' appena sotto il-lustrata - occorre dunque spostarsi dalla considerazione della frase come mera struttura sintattica, concatenazione di sintagmi govemata da regole grammatica-li, e guardare invece la frase come rappresentazione di una scéna o un evento, in cui i diversi elementi presenti hanno una cena reiazione gli uni cogli altri in termini di che cosa succede nella scéna. La frase, in altri termini. non ě piú vista dalla prospettiva del significante, come sequenza di connessioni e dipendenze sintagmatiche, ma piuttosto dalla prospettiva del significato, per cui appunto la frase si configura globalmente come una sorta di scéna (che rappresenta un evento) nella quale attori o personaggi o entita presenti interpretano delle parti (i ruoli sémantici). Categorie che vengono usate per designare i ruoli sémantici sono per esempio: 'agente' (il ruolo semantico deU'entita animata che, nell'evento o scéna rappresentato dalla frase, si fa parte attiva che provoca cio che accade), 'paziente' (il ruolo semantico deU'entita che, nell'evento o scéna rappresentato dalla frase, subisce o ě interessata da cio che accade, o che si Irova in una čerta condizione), 'sperimentatore' (o 'esperiente', i! molo semantico deU'entita toccata da, o che prova, un certo processo psicologico), 'beneflciario' (il ruolo semantico deU'entita a vantaggio della quale va a ricadere quanto succede nell'avvenimento), 'strumento' (o 'strumentale', il ruolo semantico deU'entita inanimata mediante la quale awiene cio che accade, o che interviene neU'attuarsi dell'evento), 'de-stinazione' (il ruolo semantico deU'entita che costituisce 1'obiettivo o la meta di uno spostamento), eccetera. II ruolo semantico di, per esempio, la poria rimane lo stesso in tre frasi con struttura sintattica diversa come (I) Gianni ha aperto la porta, (2) la porta si ě aperta e (i) il vento ha aperto la porta, nonostante che la sua funzione sintattica sia di oggetto in (/) e (i) ma di soggetto in (2): si tratta sempře del 'paziente'; mentre in (/) Gianni é 'agente' e in (i) il vento ě 'strumento'"'. Tra funzioni sin- 6 Queste definiíioni a base semantica sono tuttavia largamente fuorvianti: si veda oltre. ' Chiamando 'argomenti', in senso logico, le valenze, potremmo anche dire che il soggetto é ľargo- mento verbale piú saiiente. 8 Si badi che aleuni complementi tradizionali, per esempio il complemento di specificazione, funziona- no da modificatori non a livello della frase nel suo complesso, bensi a livello del sintagma nominale 8 In particolare, dalla morfotogia di caso; ma anche dalla morfologia di aecordo: in molte lingue, inclu-so l'italiano. il soggetto e individuabile (anche e soprattittto) per il fatto che e il sintagma nominale con cui si aecorda il verbo. 10 Si noti per esempio che (,3) e parafrasabile con /a porta sie aperta per/'/ vento/a causa de! vento, ma (1) non e parafrasabile con */a porta si e aperta per/a causa di Gianm. 76 Capitata 5 Sintassi 77 tattiche e ruoli sémantici" ci sono rapporti preferenziali (per cui per esempio l'a-gente in struttura semantica tende a corrispondere al soggetto in struttura sintatti-ca, il paziente tende a corrispondere all'oggetto. ecc): ma non c'e corrisponden-za biunivoca, appunto poiché si tratta di nozioni che operano su piani diversi. In una fräse passiva (per esempio Paolo ěpicchiato da Gianna). rispetto alla corri-spondente attiva (Gianna picchia Paolo), ě infatti diversa la distribuzione del rapporto fra ruoli sémantici [Gianna. agente; Paolo, paziente) e funzioni sintatti-che: l'agente, che normalmente fa da soggetto, ě mandato a. appunto, comple-mento d'agente, mentre il paziente diventa soggetto12. Infine, a govemare la strutturazione delle frasi vi b, oltre il piano sintattico e il piano semantico, quello dellorganizzazione pragmatico-informativa. Dal punto di vista delta strutturazione deirinformazione veicolata, una fräse puo es-sere vista come un'affermazione fatta attorno a qualche cosa. Di qui, un'impor-tante distinzione fra la parte della fräse che identifica e isola il qualcosa sul quäle verte raffermazione e la pane della fräse che rappresenta l'affermazione fatta, l'informazione propriamente fornita: cioě, fra 'tema' e 'rema'. II 'terna' é ciö su cui si fa un'affermazione, l'entitä attorno a cui si predica qualcosa; piü tecnica-mente, isola il dominio per cui vale la predicazione; il 'rema' ě invece la predica-zione che viene fatta, l'informazione che viene fornita a proposito del tema13. Un'opposizione che spesso viene considerata sinonimica a tema/rema, quella I ra dato' e 'nuovo', concerne invece un altro punto di vista ancora da cui ě pos-sibile considerare le frasi, relativo al rapporto col contesto precedente e alle co-noscenze condivise presupposte di parlante e ascoltatore; 'dato' e infatti l'ele-mento della fräse da considerare noto o perché precedentemente introdotto nel discorso o perché facente parte delle conoscenze condivise, 'nuovo' ě l'elemento portato come informazione non nota. II dato spesso coincide con il tema, ma non necessariamente: in un gatto grigio sta giocando nel tuo giardino, per esempio. detta da A a B di fronte al giardino medesimo, un gatto ě tema ma ě anche nuovo. il dato b /'/ tuo giardino11. In il gatto insegtie il topo, il gatto ě il tema, e insegue il topo il rema; in stanotte ha tirato un forte vento, stanotte b il tema, e ha tirato un forte vento il rema. Poiché rappresenta in un certo senso il punto di partenza del-l'affcrmazione compiuta nella fräse, il tema normalmente sta in prima posizione. Nelle frasi non marcate, soggetto, agente e tema lendono spesso a coincidere sullo stesso costituente frasale, quello in prima posizione. Cosi, in il gatto inse- " A volte detti casi profondi', perché non si riferiscono alia struttura della frase cosi come ci appare nella sua forma immediata e non sono visibili in superficte - sulla quale sono invece 'visibili' le funzioni sintattiche -, ma. appunto, si riferiscono alla 'scéna' ehe vi sta dietro. Iř Anche fra i predicati, cioě i verbi, possono essere distinfi diversi tipi sémantici, come 'processo' (fra-sformare, fiorire. imecchiare), 'azione' {correre, picchiare), 'stato' (esistere), ecc. " Sinonimi di terna (dal greco théma "ció ehe é posto") e rema (dal greco rhěma "verbo, parola, discorso") sono. rispettivamente, topice comment. " 'Tema', in questi contesti, non ha ovviamente nulla a che fare con 'terna' usato in morfológia come sinonímo di 'radiče lessicaíe1: si veda par. 4.2. gue il topo (che ha un ordine lineare SVO: soggetto+verbo+oggetto), il gatto b contemporaneamente soggetto. agente, tema. Le lingue possiedono pero disposi-tivi per separare le tre nozioni e mutare o invertire 1'ordine non marcato dei co-stituenti; in italiano. per esempio. possono svolgere tale compito le costruzioni note come dislocazioni a sinistra', con le quali si puó mandare a tema 1'ogget-to (che di solito ě rematico), o un altro complemento rematico. e mandare a rema il soggetto (che. come abbiamo detto. di solito ě tematico15): il topo lo insegue il gatto tema Un'altra funzione rilevante in termini di struttura informativa della frase é quella di 'focus': per focus si intende il punto di maggior salienza comunicativa della frase, 1'elemento su cui si concentra maggiormente l'interesse del parlante e che fomisce la massima quantitá di informazione nuova. In genere il focus fa parte del rema ed ě contrassegnato da una particolare curva intonativa enfatica: in Carla al manino prende il caffé. il caffé ě ú focus (a meno che non vi siano al-tri elementi della frase sottolineati intonativamente). II focus ě altresi 1'elemento della frase che puó essere contrastato (Carla al manino prende il caffé, non la cioccolata!). Le lingue possiedono inoltre mezzi particolari per evidenziare i\ focus, quali per esempio la 'frase scissa' (ě Gianni che ha rubato la marmellata, con Gianni a. focus), o particelle o avverbi deputati a introdurre il focus, e detti quindi 'focalizzatori' (come anche. solo, addirittura, ecc). In conclusione, possiamo allora (o, in determinati casi, dobbiamo) analizzare sintatticamente una frase secondo quattro diverse prospettive, quattro punti di vista che interagiscono fra loro e ci permettono di comprendere appieno, in tutti i suoi aspetti, la struttura della frase: a. la prospettiva configurazionale, relativa alla struttura in costituenti; b. la prospettiva sintattica propriamente detta, relativa alle funzioni sintattiche; c. la prospettiva semantica, relativa ai ruoli sémantici; d. la prospettiva pragmatico-informativa. relativa aH'articolazione in tcma/rema (ed eventualmente in dato/nuovo, ecc). I 15 Si noti che un effetto analoge di far diventare tematico l'oggetto, e proprio anche della costruzione passiva - si veda sopra - (qui, il topo e inseguito dal gatto), la quäle perö muta anche, nspetto alla frase non marcata, la correlaztone fra ruoli semantici e funzioni sintattiche: in;/ topo lo insegue il gatto, il gatto, che e agente, e sempre soggetto, mentre in I topo e inseguito dal gatto soggetto diventa il topo. che e paziente. 78 Capitolo 5 Esemplificando sulla frase elementarissima Gianni corre, avremo: a. Gianni corre sn + sv c. Gianni corre agente+azione b. Gianni corre sogg + fred verb d. Gianni corre tema + rema 5.4 Elementi minimi di grammatics generativa Nella linguistica degli ultimi trenťanni ha acquistato sempře maggiore impor-tanza un'impostazione teorica particolare dello studio della sintassi, nota come 'grammatica generativa', legata al nome del grande linguista americano Noam Chomsky. La trattazione generativa della sintassi, che si innesta su una concezione del linguaggio verbale umano come di un s i sterna cognitivo speci-fico e innato, presenta un grado molto elevato di tecnicitä, per cui in questa sede non potremo che limitarci a introdurre in maniera largamente ingenua ai-cune nozioni utili per potersi avvicinare solo in primissima approssimazione alia grammatica generativa. Anzitutto, la nozione stessa di grammatica generativa. Una g.g. č una grammatica che intende predire in maniera esplicita e formalizzata le frasi possibili di una lingua (escludendo contemporaneamente le frasi agrammaticali. mal formate). 'Generativa' si rifa quindi al senso logico-matematico del verbo generare, che vale "definire ed enumerare esplicitamente" (ě all'incirca il senso in cui si dice che la formula '«2 = nx n' genera tutte le potenze al quadrato. permettendo di ricavare il quadrato di qualunque numero n). Essa (almeno nelle sue prime formulazioni, che ne costituiscono peraltro tuttora per molti la vulgáta) ě fonda-mentalmente costituita - detto in maniera molto grossolana - da un lessico (cioě, parole con il loro significato e le lore proprieta) e da una lista di regole che go-vcrnano i diversi aspetti della grammatica e descrivono formalmente il mcccani-smo di formazione dclle frasi. 'Regole' vanno qui intese non come 'norme di corretto comportamento' né come ieggi', bensi come "istruzioni' da applicare nella generazione di un determinate prodotto16. Le regole sono spesso regole di riscrittura a struttura sintagmatica, cioě han-no la forma 'X -> Y + Z', dove X, Y e Z sono simboli di categoria (o anche ele- 16 Nella grammatica generativa, che presuppone ľesistenza di una 'competenza linguistica' (si veda par. 2.13) come conoscenza implicita (inconscia) e innata, facente parte del nostro bagaglio mentale geneticamente fissato, da studiare in relazione a un parlante nativo ideale, le regole sono parti o pez-zetli costitutivi d i tale conoscenza. Negli sviluppi recenti della teória, gran parte del ruolo delle regole viene pero ad essere assunto da 'principi e 'parametri', affermazioni di carattere molto generale che definiscono cid che vi ě di universale e comune nella struttura delle lingue (i principi) e ció che pub variare (i parametri): un esempio di prineipio potrebbe essere: tutti i sintagmi hanno una testa'; ed il relative parametro 'la testa sta in prima oppure in ultima posizione del sintagma'. Sintassi 73 menti singoli appartenenti a una categoria), Y e Z sono i costituenti immediati di X in un indicatore sintagmatico (diagramma ad albero: si veda par. 5.1), e la fŕeccia orientata a destra vale 'e da riserivere come' (il tutto ě da intendere come: costruendo un indicatore sintagmatico nei suoi sviluppi progressivi a partire dal nodo iniziale, scindere una categoria X nelle due categorie di sottolivello succes-sivo Y e Z). Le regole possono essere ricorsive (si veda par. 2.7): una regola ě formalmente 'ricorsiva' quando nelľuscita della regola (a destra della freccetta) ě contenuto di nuovo il simbolo di categoria che rappresenta 1'entrata della regola (che sta cioě a sinistra della freccetta): per esempio, ě ricorsiva la regola 'SN -> SN + SPrep', che genera sintagmi nominali complessi del genere di /'/ Uhro di Gianni, un uovo di struzzo al padeilino, il cantante col cappello di paglia di Fi-renze, eccetera17. Le regole ricorsive rendono molto potente la grammatica. con-sentendo di formare costrutti anche con un alto gjado di incassatura, cioě di elementi dello stesso sottolivello inseriti gli uni dentro gli altri (frasi dentro frasi. sintagmi dentro sintagmi, ecc). A mo' di esercitazione semplificata, possiamo provare a costruire grossolana-mente un piccolo frammento di g.g., tale che generi un'unica frase, poniamo la ragazza legge il libro. Ecco le regole di riscrittura necessarie: (/)F->SN + SV (2)SN->Art + N (5) SV -> V + SN I il!_[+Masch.] (4)kn->\lal_[.Masch., (5)N-> ragazza [ libro (6)V-> !egge/[+Vm. Ed ecco il lessico: ragazza = libro N +Um. -Masch. N -Um. +Concr. +Masch. legge = V +Trans. I ' La possibilitá di incassatura interna di sintagmi ě teoricamente illimitata: se e quasi Impossibilo tro vare nelluso della lingua sintagmi nominali che arrivino a contenere al loro interno piu di trn. o al massimo quattro, sintagmi preposizionali, ció dipende dalla limitatezza deirutente. e non dalla nátura del sistema. 80 Capítolo 5 Sintassi 81 Per la lettura e la comprensione delle regole e delle specificazioni del lessico sopra date occorre tener prcscnti alcune convenzioni. Le parentesi a graffe indica-no alternative di riscrittura: le regole che le contengono valgono pertanto 'riscrive-re la categoria a sinistra della freccia come o Tuno o 1'altro (o 1'altro ancora, ecc. se sono piů di due) degli elementi che stanno a destra deUa freccia'. Le regole che contengono una barra obliqua sono 'regole contestuali'. che si possono applicare solo nei contesti specificati da quanto viene formalizzato dopo la barra; la linea orizzontale indica il contesto locale, cioe la posizione in cui sta la categoria interes-sata dalla regola, le specificazioni contenute prima e/o dopo della linea indicano le caratteristiche o proprieta che devono avere gli elementi che stanno prima e/o dopo tale posizione perché la regola si possa applicare. La regola (6) 'V -> legge/[+Um.]_' ě contestuale e si legge: 'riscriverc V come legge nel contesto in cui V sia preceduto da un elemento contencnte la proprieta [+Umano] (cioě si ri-fcrisca a un essere umano; si veda par. 6.3)'. Tra parentesi quadre stanno appunto le proprieta, o tratti, di ciascun elemento rilevanti per la grammatiea, che possono essere o tratti grammaticali o sintattici, riguardanti proprieta morfosintattiche degli elementi (per esempio, [+Masch.], che vale "di genere maschile", [+Trans.], che vale "transitivo" - e che potrebbe piú formalmente essere riformulato 'SN_SN], ecc. -. oppure tratti sémantici (si veda oltre, par. 6.3), riguardanti aspetti inerenti del significato delle parole (per esempio. [+Um.J. che denota la proprieta di essere un ''essere umano", [+Concr.], che denota la proprieta di essere un "oggetto concreto", ecc.}. Insiemc. tali tratti costituiscono le cosiddette sottocategorizzazioni. che dánno luogo a 'restrizioni di selezione'. Applicando ordinatamente le sei regole sopra formulate - come lo studente ě caldumente invitato a fare a mo' di esercizio, operando all'incirca come se si trattas-se di procedere in un programma di computer o di sviluppare e risolvcre un'espres-sione in algebra; ogni regola corrisponde alio sviluppo di un sottolivello o ramifica-zione dell'indicatore sintagmatico -. si otterrď la frase la ragazza legge il libro, e solo quella. Le restrizioni di selezione, e le regole contestuali che le esprimono, sono infatti necessarie per evitare la generazione di frasi agrammaticali o prive di senso: se non formulassimo le regole 'di inserzione lessicale' (4), (5) e (f)) come regole contestuali con restrizioni di selezione. il nostra microframmento di g.g. gene-rcrebbe infatti anche le frasi */7 libro legge la ragazza, o *il ragazza legge la libro, che invece dobbiamo escludere dal cam po di predizione della grammatiea. Ogni frase di una lingua ha quindi assegnato un indicatore sintagmatico che ne rappresenta la struttura e ne determina il significato globale. 1'interpretazione Sorge perö a questo punto un problema. Vi sono infatti frasi che pur mante-nendo la stessa identica forma ammettono due (o anche piů) interpretazioni diverse, come per esempio (a) Vinterpretazione di Gramsci era sbagliaia, che puö voter dire "l'interpretazione che Gramsci ha fatto (di qualcosa) era sbagliata" op-pure "rinterpretazione che qualcuno ha fatto di Gramsci era sbagliata", o (b) ho fatto spedire una lettera a Gianni, che puö significare che "Gianni ě il destinata-rio di una lettera, che ho fatto spedire da qualcuno" oppure "ho fatto spedire da (li.mni una leitera (per qualcuno)"; e d'altra parte vi sono frasi diverse, con una struttura sintagmatica chiaramente differente. che hanno perö la stessa interpretazione, vogliono dire la stessa cosa, come per esempio (c) a Lucia piacciono le balene/Lucia ama le balené, o (d) il gatto insegue il topo/it topo ě inseguito dal gatto (si vedano. sopra, par. 5.3, i cenni su forma attiva e forma passiva). Per risolvere questo problema, e permettere di assegnare biunivocamente indi-catori sintagmatici a frasi, ě stata introdotta dalla g.g. una distinzione molto im-portante, fra struttura superficiale' e struttura profonda . La prima ě la forma sintattica della frase cosi come appare, in superficie, la seconda ě la struttura che la frase ha a un livello soggiacente, retrostante la forma di superficie, che ě quello a cui avviene la reale interpretazione della frase. Piü precisamente. la struttura profonda ě Porganizzazione strutturale astratta che sta dietro a ogni frase pos-sibile prodotta con una certa struttura superficiale e rappresenta gli effettivi rap-porti sémantici e sintattici che danno conto della sua interpretazione: ě il luogo astratto in cui vi sono tutti gli elementi necessari e sufficienti per l'assegnazione del corretto significato alle frasi. La prima coppia di frasi sopra esemplificate, frasi ambigue. dovrä quindi vedersi assegnate due diverse strutture profonde per ogni frase, ciascuna delle quali darä conto di una delle interpretazioni. Si tenga presente che la questione non va confusa con quella di frasi ambigue a cui sia perö possibile assegnare due diverse strutture superficiali, e che quindi sono di-sambiguabili giä a livello di analisi in costituenti immediati: un esempio classico ě sono Imitate lulle le ragazze e le signore col cappellino. che puö essere inter-pretata come (a) (({(sono invitate)))(((tutte))((le ragazze) e (le signore col cappellino)))) oppure come (b) ((((sono invitate)))(((tutte))((le ragazze) e (le signore))((col cappellino)))). Con indicatori sintagmatici. rispettivamente: le ragazze e le signore col cappellino le ragazze e le signore col cappellino Tornando allora alle frasi (a) e (b) sopra esemplificate, dovremmo avere per (<>rdinu/.ione quando vi ě un rapporto di dipendenza tra le frasi, in quanto una lease si peesenta conic gerarchicamente inferiore ail nn'alira (la 'frase prin-' "L'.lk'l <■ l.i peesiipponc. (Ill elenienli che evenlualmente reali/vano i rapporti ■ li ninidiiu/uuiu (i subordina/.ione tra le frasi sono spesso chiamaif^conneTtP íjTo "Jonňěftori\(sijltedapar. 6.5). I.o feasi Mihouliiialc, dipendenti. si possono distingucrc in tre principali cate-gmie ;i sceoiula del modo sirutturalc in cui si agganciano alia frase principále: i-iii'hoiio pttipomhili (ne esistono altre) per Ic tre categorie sono avyert] Sintassi 85 completive' e 'relative'. Le frasi avverbiali sono frasi subordinate che modifi-cano l'intera frase da cui dipendono: ess., esco, benché piova: mentre Luivi man-fljti le fraeole. Carta gioca a ramino. Le completive sono subordinate che sosti-tuiscono un eostituente nominale maggiore (cioe, il soggetto o ľoggetto, o anche il prcdicato nominale o ľoggetto indiretto) della frase: ess., sembra che faccia bel tempo: Giorgio dice che Chomsky ha raeione: penso a come risolvere il problému. Le relative sono frasi subordinate che modificano un eostituente nominale della frase: es., non ho piú visto lo studente a cui ho data il libro1". La subordi-nazionc e quindi in parte considerevole un prodotto della ricorsivitä della lingua, in quanto nei casi dellc completive e delle relative abbiamo un nodo F inserito sotto le ramificazioni di un altro nodo F piú alto, o al posto di un SN. o alľinter-no di un SN. Al di sopra delľunitä 'frase' bisogna riconoscere, dunque, un altro livello di analisi della sintassi, che puô essere chiamato il livello de i testi'. Dal punto di vista linguistico, un těsto ě definibile grosso modo come una combinazione di frasi (costituita quindi da almeno una frase) piu il contesto in cui essa funziona da unitä comunicativa. Per 'contesto' si deve intendere sia il contesto linguistico, vale a dire la parte di comunicazione verbale che precede e che eventualmen-te segue il testo in oggetto21, sia il contesto extralinguistico, la situazione specifi-ca in cui la combinazione di frasi ě prodotta. Entriamo qui nell'ambito della linguistica testuale' e della 'pragmaiica lin-guistica'. su cui non possiamo in questa sede soffermarci. Converra tuttavia no-tare che vi sono elementi e fenoméni appartenenti alia struttura sintattica di una frase il cui comportamento non ě spiegabile né descrivibile se non uscendo dalla sintassi della frase e facendo riferimento. appunto. al cotesto oppure al contesto situazionale (si veda anche oltre, par. 6.5). Un caso di questo genere ě solitamen-te la pronominalizzazione, cioě ľimpiego e il comportamento dei pronomi, in particolare i pronomi cosiddetti personali22. Riprendiamo I'esempio dello schema precedente, ampliandolo per passare dalle unitä del livello piu alto, le frasi, a quelle del livello ancora superiore, i testi: TESU // cane abbaia. Maria si affaccia alia finestra. Lo vede tutto infuriato (...) Nel pezzo di testo esemplificato, ě impossibile spiegare 1'interpretazione di lo rimanendo alľinterno delle strutture delle singole frasi: occorre infatti rife- 2" Esiste dunque un certo parallelismo fra il modo in cui le subordinate si agganciano alla frase principále e i tre diversi nodi di ramificazione a cui si possono agganciare, all'interno di una frase, i sintag-mi preposizionali: si veda par. 5.1. " II contesto linguistico ě spesso chiamato piú tecnicamente 'cotesto'. a Si badí en passant che nella struttura sintagmatica di una trase il pronome (Pro) ha la stessa natura e svolge gli stessi compiti di un sintagma nominale, funziona come un SN. 30 Capitolo 5 rirsi al contesto precedente, che ci permette di ricuperare che il pronome lo ri-prende il cane di due frasi prima e Lo rappresenta nella struttura dclla terza fra-se. Fenomeni di questo genere, vale a dire la presenza di elementi per la cui in-terpretazione ě necessario far riferimento al contesto linguistico precedente, si chiamano tecnicamente anafore' (dal greco aná "indietro" e phéro "porta-re")23. Le anafore individuano elementi 'coreferenti', cioe che rimandano a un identico oggetto designato; per indicare le coreferenze si possono utilizzare appositi indici: /'/ cane, ahhaia. Maria^ si affaccia alia finestra. Lot vede. tutto infuriato (...). 1 pronomi hanno in effetti o valore anaibrico (o cataforico), come nel caso precedente, o valore 'deittico', quando per la loro corretta interpretazione oc-corra far riferimento al contesto situazionale: col termine di 'deissi' (dal greco deixis, da deiknymi "indicare") si designa infatti la proprieta di una parte dei segni linguistici di indicare, o far riferimento a, cose o elementi presenti nella situazione extralinguistica e in particolare nello spazio o nel tempo in cui essa si situa, in maniera tale che 1'interpretazione spccifica del valore del segno di-pende interamente dalla situazione di enunciazione. Non posso identificare, per esempio. chi sia tu o a che giorno specifico si riferisca ieri o quale luogo indichi la, se non facendo riferimento ad uno specifico contesto situazionale in cui tali parole vengono utilizzate. Ieri puó cssere il 12 marzo 1996, il 23 fcb-braio 1865, il 7 settembre 1998, o qualunque altro giorno: dipende da quando dico ieri; ieri vuol infatti dire "il giorno prima di questo (in cui parlo, o scri-vo)". Sono altresi deittici molti avverbi di tempo e di luogo, verbi come anda-re e venire, dimostrativi e possessivi, le persone verbali, ecc; molti di questi elementi possono peraltro anche essere anaforici. Un altro fenomeno che puó essere tipicamente spiegato solo superando i confini dclle singole frasi ě la cosiddetta 'ellissi' (dal greco élleipsis "mancan-za, omissione"), consistente nella mancanza od omissione. in una frase, di elementi che sarebbero indispensabili per dare luogo a una struttura frasale com-pleta, e che sono appunto ricuperabili, per l'interpretazione della frase, dal contesto linguistico. E il caso normále, per esempio, di coppie domanda-rispo-sta, in cui la risposta solitamente ě ellittica, data l'immcdiata ricuperabilitá de-gli elementi omcssi, come in A - dove vai? B -a casa, dove il frammento a casa ě automaticamente integrato nella struttura frasale fornita dalla frase precedente, (vado) a casa24. a II fenomeno simmetrico e contrario, per cui occorra far riferimento al contesto linguistico seguente, si chiama catafora'. " in un certo senso, anche la frase piú completa vado a casa sembra ellittica rtspetto a to vado a casa; si noti tuttavia che in italiano, a differenza per esempio che in francese. inglese, tedesco, ecc, e come in spagnolo, lespressionedel soggetto non ěobbligatoria; ed anzi,quandoessodovrebbe essere costi-tuito da un pronome, é normale che non sia espresso, a meno che non assuma valori particolan. per Sintassi 87 Un ruolo rilevante nella strutturazione dei testi e non riportabile alia sintassi frasale ě poi svolto dai cosiddetti segnali discorsivi', quegli elementi estranei alia strutturazione frasale che svolgono il compito di esplicitare l'articolazione interna del discorso, come anzitutto, allora, senti, cosi, no?, insomma, infine, bašta, eccetera. Meccanismi anaforici e segnali discorsivi contribuiscono, assieme ad altri dispositivi ancora, a conferire 'coesione' al testo, istituendovi una rete di collegamenti al di la dei confini delle singole frasi. esempio di contrasto: a colazione prendo sempre il caffé, ma a cotazione Carla prende la cioccolata. to prendo sempre il caffé. Dal punto di vista tipologico (si veda par. 7.1) si ďice quindi tecnicamente che ľitaliano é una lingua 'a soggetto nullo', o anche - nella terminológia della linguistica generatjva, per la quale (si veda par. 5.4) ľobbligatorietá o meno della presenza dei soggetto pronominale é uno dei parametri della sintassi - una lingua PRO-drop.