Glossario 1 Glossario A A secco. Tecnica costruttiva in uso presso le principali civiltà antiche (Egizi, Greci, Etruschi). Le murature vengono realizzate con massi squadrati sovrapposti, senza nessuna sostanza che li cementi fra loro. La staticità è dunque resa possibile dalla sola forza di gravità. Àbaco. 1. Dal greco àbax, tavola, basamento. Elemento superiore del capitello (v.), a forma di parallelepipedo basso. 2. Dal latino àbacus, tavoletta. Tavoletta che gli antichi usavano per eseguire i calcoli. Nel Medioevo stette a indicare un libro di aritmetica e geometria (v.) elementari. Abbreviatore apostolico. Colui che presso la cancelleria papale riassumeva le suppliche ricevute e scriveva le lettere del papa. Aberrante. Dal latino aberràre, composto di ab, da, ed erràre, vagare. Vuol dire allontanarsi dalla normalità. Abnorme. Dal latino abnòrmis, fuori dalla norma, strano, mostruoso. Àbside. Dal latino àbsis, giuntura, volta. Parte terminale della navata (v.) centrale di una basilica, di forma semicilindrica. Àcanto. Dal greco àkantha, spina. Pianta erbacea perenne con grandi foglie frastagliate, assai diffusa tra la flora mediterranea. Le foglie di acanto caratterizzano il capitello corinzio (v.). Accademia di Francia. Accademia di Belle Arti che aveva, tra gli altri scopi, quello di formare giovani artisti francesi che, con una borsa di studio, potevano trascorrere quanche tempo a Roma e studiarne le antichità. Accademia di San Luca. Accademia romana di Belle Arti. Fondata nel 1577 a imitazione di quella fiorentina, ne venne scorporato l’Istituto di Belle Arti nel 1874. Accademico. Un’opera, un movimento, un artista, si dicono accademici, volendone accentuare negativamente le caratteristiche di scrupolosa osservanza alle regole stabilite da una scuola. Accademie. Esercitazioni eseguite per apprendere i princìpi dell’arte del disegno nel modo corretto in cui venivano insegnati nelle Accademie d’arte. Acciaio. Lega metallica con eccezionali capacità di resistenza ottenuta mediante la rifusione della ghisa in speciali convertitori, portando la percentuale di carbonio al disotto del 2%. Acciottolàto. Insieme di ciòttoli che costituisce lo strato inferiore della strada romana (v.); funge da compatto e solido piano basamentale e impedisce che l’acqua ristagni. Acéfala. Dal greco a (alfa) privativo, con significato di senza, e kephalè, testa, cioè priva di testa. Si dice quasi esclusivamente in riferimento ai resti di antiche statue giunteci senza testa. Achèi. Nome con cui si distinguono i Dòri stanziatisi nel Peloponneso che dettero origine alla civiltà micenea. I Dori sono una delle tre stirpi greche assieme agli Eòli e agli Iòni. Nei poemi omerici con «Achei» vengono invece designati tutti i popoli greci. Achille. Eroe mitologico cantato nell’Iliade e nell’Odissea da Omero (v.). Figlio del re Pelèo e della dea Teti, fu reso invulnerabile dalla madre che lo immerse nell’acqua dello Stige, il fiume infernale. Rimase vulnerabile solo nel tallone, il punto dal quale la madre lo teneva per immergerlo. Guerriero glorioso e implacabile, prese parte a fianco dei Greci alla guerra di Troia partecipando ad alcune delle azioni più cruente e spettacolari. Venne ucciso da Apollo in persona che riuscì a colpirlo nel suo unico punto debole. Acquaforte. Tecnica di incisione (v.) che rientra nella categoria dell’incisione indiretta. Ciò perché, contrariamente al bulino (v.), lo strumento – detto punta – incide solamente uno strato di vernice (composta da cera, bitume e mastice) steso sulla lastra metallica. Quest’ultima, invece, viene sottoposta a morsura (v.) per immersione in un acido (solitamente l’acido nitrico, anticamente detto acquaforte) che la intacca e la incide lì dove la punta ha asportato la vernice durante l’operazione di disegno. La morsura è controllata direttamente dall’artista che determina il tempo di immersione poiché da ciò dipende la maggiore o minore incisione della lastra. Caratteristica dell’acquaforte è il segno dall’intensità di nero continua (dipendendo dalla profondità dei solchi), benché i bordi dei tratti siano leggermente slabbrati e irregolari. L’acquaforte, inoltre, dà effetti pittorici poiché consente un’infinita gradazione di nero (dal grigio chiaro al nero profondo) in dipendenza dei tempi di morsura. Infine, è possibile anche la velatura, cioè pervenire a una sorta di acquerellatura (v.) pulendo una sola volta la lastra inchiostrata, lasciando, quindi, delle tracce d’inchiostro anche sulle superfici non intaccate dall’acido: tale operazione è fattibile pure tamponando l’inchiostro sulla lastra prima della stampa. Acquatinta. Tecnica di incisione su lastra di metallo, analoga all’acquaforte (v.), ma in cui la lastra, prima di essere incisa e poi immersa nell’acido, viene cosparsa di una polvere protettiva granulare, che conferisce alla stampa così ottenuta un delicato effetto di chiaroscuro (v.). Acque amare. Nell’antica tradizione ebraica bevanda con il potere miracoloso di provare la verità di un’affermazione, soprattutto nel caso di sospetto adulterio. Sono note diverse ricette, a base di acqua santa con disciolte al suo interno, a seconda delle necessità, terra del Tempio, limatura di inchiostro con il quale erano stati precedentemente scritti particolari versi della Bibbia, sale. In caso di esito positivo la donna che si sottoponeva alla prova ne usciva più bella, nel caso di esito negativo ne moriva o ne recava qualche segno deturpante e indelebile. Acquerellatura. Tecnica mediante la quale con un pennello inumidito si sfumano i contorni a penna o a matita di un disegno al fine di ammorbidirne il tratto. Acquerello. Tecnica pittorica che impiega i pigmenti (v.) colorati diluiti in acqua con aggiunta di gomma arabica avente la funzione di fissare i pigmenti sul supporto (ad esempio carta) dopo l’evaporazione dell’acqua. Acròpoli. Dal greco àkros, estremo, e pòlis, città. Nella Grecia antica, parte della città posta più in alto e generalmente difesa da mura. Acrostico. Dal greco àkros, estremo e stìchos, verso. Parola di senso compiuto formata dalle iniziali di altre parole di senso compiuto. Acrotèrio. Dal greco akrotèiron, sommità. Termine che definisce sia le statue (o altri elementi decorativi) sia i piedistalli che le sostengono, posti alle sommità e al vertice del frontone (v.) del tempio greco. Glossario 2 Ambrato. Color dell’ambra (v.). Ambulàcro. Sinonimo di deambulatorio (v.). Amìgdala. Dal greco amygdàle, mandorla. Utensile caratteristico dell’industria litica del paleolitico (v.) inferiore, consistente in un ciottolo a forma di mandorla, appuntito all’apice e tagliente ai bordi, ricavato da frammenti di pietre particolarmente dure (come basalto o selce) e utilizzato come pugnale o ascia a mano. Amore e Psiche. Secondo la favola, Psiche è amata da Amore (o Eros) che si congiunge a lei nel buio della notte e con l’ordine di non essere guardato mai in viso. Una notte Psiche, aizzata dalle sorelle invidiose, contempla lo sposo divino dormiente al lume di una lanterna. Da questa una goccia d’olio cade sulle spalle di Amore che, destatosi, fugge via dicendo a Psiche che non lo avrebbe mai più rivisto. Venere (o Afrodite) viene a conoscenza degli amori del figlio e costringe Psiche a essere sua schiava sottoponendola a numerose prove. Una di queste consisteva nel recarsi nell’Ade da Proserpina (o Persefone) che le avrebbe consegnato un vasetto con un po’ di bellezza, vasetto che Psiche non avrebbe mai dovuto aprire. La curiosità però spinge la fanciulla ad aprire il vaso da cui si sprigiona un sonno profondo. Psiche cade svenuta. Amore, non resistendo alle pene amorose e al desiderio di rivedere la giovane amata, va da lei e la ridesta pungendola con una delle sue saette. Infine Zeus, mosso a pietà da Amore, dona a Psiche l’immortalità ammettendola fra gli dei come sposa eterna di Amore. Amuléto. Dal latino amulètum. Piccolo oggetto, talvolta realizzato anche con materiali stravaganti o preziosi, al quale si attribuisce il potere di allontanare magicamente gli influssi negativi preservando chi lo indossa da malanni e sciagure. Anadiòmenos. Emergente, dal greco anadyomai, emergere. Anastilósi. Dal greco anastelèin, ricostruire. Tecnica di restauro secondo la quale si ricostruiscono antiche strutture architettoniche (soprattutto templi) utilizzando esclusivamente i resti originali, che, sulla base di studi archeologici e testimonianze storiche, vengono riassemblati nel modo che si ipotizza essere il più vicino possibile a quello ori­ ginale. Androcéfalo. Dal greco andròs, genitivo di anèr, uomo e kephalè, testa. Avente una testa con fattezze maschili. Aneddòtico. Dal greco anèkdotos, inedito. Basato su aneddoti, cioè narrazioni marginali e spesso fantasiose relative a un determinato evento. Anfipròstilo. Dal greco amphì, da ambo i lati, e prostilo. Raddoppiamento del tempio pròstilo (v.), quindi con due colonnati, uno anteriore e uno posteriore. Anfiteàtro. Composto dal greco amphì, da ambo i lati, e teatro. Si tratta del “raddoppiamento” della struttura del teatro, in modo da ottenere un’altra struttura, circolare (nel caso di un teatro semicircolare) o ellittica (da un teatro semiellittico). Ànfora. Vaso dalle forme e dalle dimensioni più varie, con corpo globulare allungato con strozzatura al piede e al collo, dotato di due anse (v.) simmetriche verticali od oblique. Veniva impiegato indifferentemente come che si sarebbe salvato anche senza l’aiuto degli dei, Poseidon percosse lo scoglio con il tridente e Aiace annegò. Aiace Telamonio. Personaggio omerico (v.). Sconvolto per non aver ottenuto le armi di Achille (v.), impazzisce e compie atti che, una volta rinsavito, lo fanno vergognare a tal punto da suicidarsi, trafiggendosi con la propria spada. Al secolo. Si dice in riferimento alle consuetudini della vita civile, in contrapposizione a quelle della vita conventuale o, comunque, religiosa. Ala. In latino, «ala». Nella casa romana (v.), locale di servizio che affiancava il tablìno (v.). Pl. alae. Alabàstro. Dal greco alàbastron. Particolare roccia sedimentaria a struttura fibrosa, con tenui venature colorate (dal grigio-azzurro al giallo-bruno), di aspetto traslucido, usata solitamente per la realizzazione di vasellame e piccoli oggetti ornamentali. Alàbastron. Piccolo vaso, originariamente in alabàstro (v.), da cui il nome, simile, per forma, dimensioni e finalità d’uso, all’ary`ballos (v.). Albumìna. Sostanza chimica ricavata dall’albume delle uova e presente anche nel sangue. Miscelata con l’acqua assume una consistenza vischiosa ed è pertanto facilmente spalmabile. Una volta essiccata assume invece consistenza cerosa. Alfabeto cirìllico. Basato sull’alfabeto greco maiuscolo del IX secolo d.C., prende il nome da San Cirillo di Tessalònica (ca 827/828- 869) che, secondo la tradizione, ne introdusse l’uso presso molti popoli slavi tra i quali i Russi, gli Ucraini, i Bulgari e i Serbi. Allegorìa. Dal greco àllos, altro e agorèuein, parlare. Si dice di un discorso o di una raffigurazione che, pur rappresentando un certo soggetto, vuole di fatto significare qualcosa d’altro. Altàna. Dal latino àlere, allevare, sviluppare verso l’alto. Loggia o terrazza coperta e praticabile posta sul tetto di un edificio. Altoriliévo. Rilievo (v.) scultoreo inciso tanto profondamente da dare l’impressione che alcune parti di esso, le più importanti, siano addirittura staccate dal fondo. Amàzzoni. Dal greco amazòn, composto da a (alfa) privativo, e da mazòs, mammella, cioè, letteralmente, «senza mammella». Mitiche donne guerriere che abitavano sulle rive del Termidónte, in Asia Minore. Solitamente venivano rappresentate armate con arco, lancia e scudo a mezzaluna e prive del seno destro per poter usare meglio l’arco. Amazzonomachìa. Rappresentazione di una delle tante battaglie sostenute dalle Amazzoni (v.). Ambiénte. Dal latino ambìre, andare intorno, circondare. In contesto architettonico indica i locali di una costruzione. Ambóne. Dal greco àmbon, sporgenza. Sorta di balconcino sopraelevato e recintato adibito alla lettura delle Sacre Scritture, sul quale si saliva tramite una scala. Ambra. Dall’arabo ànbar. Particolare resina fossile di conifere, di colore variabile dal giallo intenso al bruno aranciato. Di facile lavorabilità, ha una consistenza lucida e compatta e fin dall’antichità fu utilizzata per la realizzazione di preziosi monili e di amuleti o statuette votive. Àditus màximus. Nel teatro romano (v.), parte degli itinera (v.) che sfocia nell’orchestra. Pl. àditi màximi. Adorazione dei Magi. Rappresentazione del momento in cui i Re Magi arrivarono dinanzi alla capanna della natività e offrirono al Bambin Gesù i loro doni. Dai Vangeli Apocrifi (v.) conosciamo anche i nomi dei tre re: Gàspare, Melchiòrre e Baldassàrre. Àdyton. Voce greca con il significato di sacrario. Nei templi antichi piccola cella centrale, all’interno del naos (v.), nella quale si collocavano l’altare o le statue più sacre degli dei. Aerògrafo. Apparecchio consistente in una speciale penna collegata a un piccolo serbatoio di colore liquido che, tramite un compressore, nebulizza il colore stesso in particelle finissime, in modo da realizzare sfumature ed effetti impossibili da ottenere con il semplice pennello. Affiche. Voce francese che sta per manifesto, cartellone pubblicitario. Henri de ToulouseLautrec fu uno dei primi artisti a dedicarsi a questo nuovo tipo di attività, alla quale l’affinamento dei processi di stampa tipografica aveva consentito un incremento di qualità e di diffusione prima assolutamente impensa­ bili. Affrésco. Tecnica che consiste nel dipingere su una parete «a fresco», cioè quando l’intonaco che la riveste non è ancora del tutto seccato. In questo modo i colori, amalgamandosi con l’intonaco stesso, ne diventano parte integrante e, una volta asciugatosi quest’ultimo, entrano stabilmente a far parte del muro. Affrésco aiutato. Tecnica che consiste nel mantenere artificialmente umido l’intonaco su cui l’artista realizza l’affresco (v.), in modo da poter dipingere anche su stesure di intonaco molto vaste (troppo vaste per una giornata di lavoro). Agamennone. Personaggio omerico (v.), figlio di Atrèo, re di Micene e fratello di Menelào. Quando il troiano Paride rapì Elena, moglie di Menelao, Agamennone convinse gli Achei (v.) a ingaggiare una guerra contro Troia ed egli stesso si mise a capo della spedizione. Tornato da Troia fu assassinato da Egìsto, amante di sua moglie Clitennèstra. Àggere. Dal latino àgger, cumulo di terra. Argine artificiale, fortificazione perimetrale in terra. Aggettare. Sinonimo di sporgere. Aggètto. Dal latino adièctum, participio passato di adìcere, aggiungere. La parte sporgente di un elemento architettonico rispetto alle parti adiacenti di una struttura. «In aggetto» si dice generalmente l’elemento sporgente. Agglutinànte. Dal latino glùten, colla. Sostanza collosa che viene mescolata ai pigmenti (v.) per ottenere i colori. Agnus Dei. Letteralmente «Agnello di Dio». È locuzione tratta dalle parole con le quali Giovanni Battista si rivolge a Gesù: «Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie i peccati del mondo» (Giovanni, I, 29). Àgon. In greco, «gara». Agorà. Piazza principale della città greca. Aiace. Figlio d’Oileo, re della Locride (regione della Grecia), dopo aver combattuto con gli Achei contro Troia fece naufragio per desiderio di vendetta di Athena che lo aveva in odio. Poseidon lo mise in salvo su uno scoglio. Tuttavia, poiché Aiace aveva gridato Glossario 3 dell’archeologia che studia le civiltà preistoriche sulla base dei reperti pervenutici; si parla, in questo caso, di paleoarcheologia. Archétto pénsile. Motivo decorativo costituito da un archetto che non appoggia né su una colonna né su un pilastro, ma è semplicemente sospeso. Solitamente si parla di archetti pensili perché il motivo decorativo viene sviluppato in successione. Archiacùto. Formato da un arco a sesto acuto (v.), tipo di arco composto, a sua volta, dall’intersezione di due archi di circonferen­ za. Archiepìscopus. In greco archiepiskopòs. Vescovo di una diocesi metropolitana. Architràve. Elemento architettonico orizzontale in legno o pietra che poggia su due elementi portanti verticali (piedritti (v.)). Archivòlto. Parte esterna dell’arco (v.), detta anche ghiera (v.). Arco. Struttura ad asse curvilinea, generalmente in muratura, posta a copertura di una luce (v.) di porta, finestra, ponte, con funzione statica di scaricare sui piedritti (v.) il peso della struttura sovrastante. piano alle reni concio di chiave concio giunti luce o corda in tradosso e stradosso piano alle reni piano d’imposta spessore 60° Arco a chiglia. Arco (v.) sagomato come la chiglia di una nave. Geometricamente si tratta di due rami uguali di circonferenza raccordati mediante due altri brevissimi rami di circonferenza di curvatura opposta, quasi a formare una sorta di cuspide (v.). Arco a sesto acuto. Arco (v.) con sesto (v.) composto dall’intersezione di due archi di cerchio. Arco a sesto ribassato o scemo. Arco (v.) con sesto (v.) composto da una porzione di cerchio la cui corda (v.) è inferiore al diametro. Arco a tutto sesto. Arco (v.) con sesto (v.) se­ micircolare. Arco cieco. Si dice così quando l’arco (v.) non costituisce un’apertura, ma è chiuso da una parete. Arco di Trionfo. Struttura ad arco (v.) edificata allo scopo di onorare, glorificare e ricordare qualcuno e le sue gesta. Fu molto utilizzato nella Roma imperiale: in particolare, per l’Imperatore Augusto ne vennero edificati ben 17. Arco trionfale. È l’arco (v.) che congiunge la navata (v.) centrale al transetto (v.); in mancanza di quest’ultimo, per arco trionfale si intende la porzione di parete che rimane attorno all’innesto dell’abside (v.). Arcuàto. Dal latino àrcus, arco (v.). Leggermente ricurvo, a forma di arco. Aréna. Nell’anfiteatro (v.) indica lo spazio più basso, dove si svolgevano gli spettacoli. La superficie era coperta di sabbia, in latino arena. Argìlla. Dal greco àrghilos, creta. Particolare roccia sedimentaria, di aspetto terroso, impermeabile, ricca di silicati di alluminio, di consistenza molle e grassa che, imbevuta d’acqua, dà una massa plastica, compatta e facilmente modellabile. Àrgo. Essere mostruoso, dotato di forza straordinaria e di molti occhi su varie parti del corOggetto o atto che, secondo le antiche credenze, serviva ad allontanare o ad annullare gli interventi degli spiriti maligni. Aquisgràna. Città tedesca, indicata anche col nome tedesco di Aàchen o con quello francese di Aix-la-chapelle, che fu sede della corte di Carlo Magno. Ara. Altare sacrificale. Arabésco. Decorazione con motivi propri della tradizione e della cultura arabe: basata soprattutto su foglie e rami intrecciati, animali, ghirigori geometrici, campiture di colore. Il termine viene usato per indicare ogni tipo di decorazione che, in qualche modo, ricordi quella arabeggiante. Aràldico. Dall’antico franco hariwàld, impiegato nell’esercito. Che si riferisce all’araldica, cioè allo studio e alla realizzazione degli stemmi nobiliari. Qui soprattutto con riferimento agli animali rampanti (vale a dire con le zampe anteriori protese in aria) in segno di coraggio e di potenza. Aràzzo. Particolare tipo di tessuto nel quale i fili colorati della trama (talvolta anche in oro e argento) sono disposti in modo da formare ornamenti e figure secondo una tecnica di lavorazione perfezionata nel XIII secolo nella cittadina francese di Arras (da cui il nome). Arca. Dal latino àrcere, contenere. Cassa in pietra o marmo, che anticamente svolgeva la funzione di contenere le spoglie di un defun­ to. Arcàdia. Regione storica dell’antica Grecia, posta al centro del Pelopponeso. In seguito assunse il significato allegorico di luogo incontaminato e felice, ove era possibile vivere in armonia, dedicandosi alle arti e alla bellez­ za. Arcàngelo. Secondo la tradizione cristiana gli angeli, esseri spirituali aventi la funzione di lodare Dio e di essere suoi messaggeri, si dividono gerarchicamente in tre ordini, ognuno dei quali si compone di tre cori («cori angelici»), che sono (in ordine discendente da Dio all’uomo): Serafìni, Cherubìni (v.), Troni; Dominazioni, Virtù, Potestà; Principati, Arcangeli, Angeli. Nell’iconografia cristiana, i Serafini vengono rappresentati con sei ali, i Cherubini con quattro, i Troni sono visti come ruote di fuoco alate oppure seduti in trono, con in mano uno scettro e una corona. Tutti gli altri cori angelici sono genericamente rappresentati come giovinetti alati. In particolare, gli Arcangeli vestono come dignitari della corte bizantina; l’Arcangelo Gabriele solitamente reca in mano un ramoscello d’ulivo (simbolo di pace), l’Arcangelo Raffaele, vestito come un pellegrino, reca dei pesci; l’Arcangelo Michele è sempre armato e viene di solito raffigurato in atto di pesare le anime. Arcàno. Dal latino arcànus, chiuso in un’arca, nascosto. Si dice di cosa strana e misteriosa. Arcàta. Parte costitutiva di un ponte (v.), corrispondente all’arco (v.) teso tra una pila (v.) e l’altra. Arcàta epigàstrica. Rilievo che disegna la porzione superiore dell’epigastrio – dal greco epì, sopra e gastèr, ventre – (regione addominale posta fra quella ombelicale e gli ipocòndri) in corrispondenza della parte inferiore della gabbia toracica. Archeologìa. Dal greco archaiòs, antico e lògos, parola, concetto. Letteralmente significa capacità di parlare con cognizione degli avvenimenti antichi. Nello specifico è quel settore contenitore di liquidi, di sfarinati e di solidi. Animìsmo. Dall’inglese animism, a sua volta derivante dal latino ànima. Prima forma di ritualità religiosa dei popoli primitivi, tendente ad attribuire un’anima e una sensibilità autonome agli oggetti del mondo esterno, sia naturali (pietre, piante), sia realizzati dall’uomo (idoli, sculture simboliche). Anìmula. In latino, letteralmente, piccola anima. Nella tradizione iconografica cristiana greco-orientale è la rappresentazione simbolica dell’anima del defunto e assume solitamente le sembianze di un innocente bambinello in fasce. Ankh. Voce egizia che identifica la croce ansata, nodo magico simbolo di vita e prosperità. Annuàrio. Pubblicazione periodica a scadenza annuale. Annunciazione. Rappresentazione della scena evangelica in cui l’Arcangelo Gabriele annuncia a Maria la sua prossima gravidanza e la futura nascita di Gesù. Ànsa. Manico di anfora (v.) o cratere (v.). Antefìssa. Dal latino ànte, davanti, e fìxus, conficcato. Nel tempio greco, elemento in terracotta o pietra, modellato con motivi geometrici o floreali, che ferma i singoli filari di te­ gole. Anténna. Dal latino antèmna, lungo palo di le­ gno. Antéo. Figlio di Poseidon e di Gea (la Terra). Crudele gigante mitologico, signore di parte della Libia, che traeva la propria invincibilità dal contatto con la terra, grazie al quale poteva permettersi di sfidare e uccidere qualunque avversario. Antitético. Dal greco antitèthemi, contrapporre. Opposto a qualcosa o a qualcuno. Antoniàni (o Antonìti). Congregazione di monaci ospedalieri (in relazione al fatto che si prendevano solitamente cura dei malati di peste) approvata da Urbano II fin dal 1095. Vestivano un saio nero con una grande tau greca sul petto (simbolo del bastone da eremita di Sant’Antonio). In seguito confluirono nell’Ordine degli Agostiniani. Antonio e Cleopatra. Marco Antonio (83-30 a.C.), nipote e luogotenente di Cesare, formò con Ottaviano e Lèpido il primo triumvirato. Nella spartizione dell’impero che seguì alla sconfitta di Bruto e Cassio ottenne l’Oriente, ove regnava la regina Cleopatra VII (69-30 a.C.). I due, per ragioni di cuore e di politica, unirono le loro forze per creare una monarchia indipendente da Roma, ma furono sconfitti da Ottaviano nella battaglia di Azio (31 a.C.). In seguito a tale disfatta, dopo essersi rifugiati ad Alessandria d’Egitto, si uccisero (30 a.C.). Antropocèfalo. Dal greco ànthropos, uomo e kephalè, testa. A forma di testa umana. Antropofagìa. Dal greco ànthropos, uomo e phagèin, mangiare. Il cibarsi di carne umana. Apocalìsse. La tradizione cristiana attribuisce i libri profetici dell’Apocalisse all’Evangelista Giovanni che li avrebbe scritti, per diretta ispirazione divina, nell’isola egea di Pàtmos, durante l’esilio al quale l’imperatore Tito Flavio Domiziano l’aveva costretto (I secolo d.C.) per impedirgli la predicazione. Apodytèrium. Nelle terme (v.) romane era lo spogliatoio. Apoteòsi. Dal greco apotheòs, innalzare tra gli dei, deificare. Apotropàico. Dal greco apotrèpo, allontanare. Glossario 4 mondane. L’ascetìsmo è un insieme di pratiche mortificatrici del corpo (digiuno, flagellazione, solitudine, silenzio, veglia) tese a conseguire la purificazione interiore. Asse. Dal latino àxis. Retta immaginaria che nella geometria (v.) passa per il centro di una figura, piana o solida, dividendola in parti tra loro simmetriche. Assénzio. Pianta medicinale dalla quale si ricava un liquore, di sapore amaro, dal caratteristico colore verdastro, che stimola la digestione e le funzioni del fegato. Essendo molto alcolico e poco costoso, ebbe però una larghissima diffusione quale sostituto povero dell’acquavite. Verificatene le disastrose qualità tossiche, le autorità francesi lo tolsero dal commercio. Assonometrìa. Dal greco àxon, asse e mètron, misura. È un procedimento geometrico che permette di rappresentare su un piano (bidimensionale) delle figure spaziali (tridimen­ sionali). Astànte. Dal latino àdstans, participio presente di adstàre, stare accanto. Vuol quindi indicare colui che è presente in un luogo. Astragàlo. Modanatura (v.) del capitello ionico (v.) e del capitello corinzio (v.). Può essere liscio oppure con decorato con elementi alternati, di solito perline (ovali allungati) e fusarole (a forma di fuso, di solito a coppie). Astrazione. Dal latino abstràhere, tirare fuori, astrarre. Atto della mente che ci permette di analizzare gli elementi casuali della realtà quotidiana e raggiungere di essa una visione teorica. Astronomìa. Dal greco àstron, oggetto splendente, stella e nèmein, governare, guidare. Scienza che studia il moto degli astri e le leggi fisiche che lo governano. Àsty. In greco, città bassa, attorno all’acropoli (v.), dove si trovavano le abitazioni, i magazzini e le botteghe artigiane. Atelier. Voce francese. Locale o serie di locali nei quali lavorano artigiani specializzati (sarti, liutai, decoratori) ma soprattutto artisti (pittori, scultori, fotografi). Athena Alea. Cosiddetta dal nome della città di Alea, nell’Arcadia, sede di un antichissimo culto della dea della sapienza. Atmosfera controllata. Nella storia dell’arte si riferisce alla qualità dell’aria che, all’interno delle tombe ricostruite, viene artificialmente mantenuta a temperatura e umidità costanti, in modo da preservare al meglio le delicate pitture. Atréo. Figlio di Pélope e Ippodamìa, mitico re di Micene. Atrio. Nella casa romana (v.), spazio di forma quadrata posto all’ingresso della casa, subito dopo il corridoio; l’atrio era di solito aperto in alto, con un tetto a falde inclinate verso l’interno (compluvio (v.)) per consentire la raccolta delle acque piovane. Àttico. La porzione superiore di un qualunque edificio, sia decorativa sia abitabile, posta al di sopra della cornice (v.). Attribuìto. Si usa questa espressione quando non v’è certezza sull’autografia di un’opera. L’attribuzione è un giudizio critico che mette in confronto l’opera con dati stilistici, opere certe, caratteri, principi e metodi di un artista, scuola o ambiente artistico. Àugure. Dal latino àugere, accrescere. Presso le antiche popolazioni italiche e presso i Romani colui che sapeva interpretare il volere fulgurali (in etrusco truntvt) erano convinti di poter risalire alla divinità che li aveva prodotti e di interpretarne di conseguenza il vo­ lere. Artéfice. Dal latino ars, arte e fàcere, fare. Chi esercita con perizia e ingegno un’attività manuale. Anche con il significato generico di colui che realizza un determinato manufatto. Artèria. Dal greco artèria, vaso sanguigno. Si usa anche con il significato figurato di via principale di una città. Arti liberali. Erano le arti proprie degli intellettuali (grammatica, retorica, poesia, musica, giurisprudenza, astrologia e filosofia), alle quali si aggiunsero nel Cinquecento anche pittura, scultura e architettura, precedentemente considerate arti meccaniche (v.). Arti Maggiori e Arti Minori. Le Arti Maggiori sono le più ricche e potenti. Ad esse fa capo l’intera gestione dell’economia di una città. Esse rappresentano i gruppi artigianali e mercantili e le varie professioni. A Firenze, ove partecipano in modo particolarmente attivo alla vita pubblica, sono inizialmente sette: Mercatanti (mercanti), Giudici e Notai, Cambio (banchieri e cambiatori di valuta), Lana (lavorazione della lana), Seta (lavorazione della seta), Medici e Speziali (speziale = farmacista, erborista), Vaiai (vaiaio = conciatore o venditore di pellicce pregiate di vaio, un piccolo roditore simile allo scoiattolo) e Pellicciai. All’Arte dei Medici e Speziali facevano capo anche i pittori. Le Arti Minori sono le meno ricche e potenti, costituite dagli addetti ai vari mestieri. A Firenze sono inizialmente venticinque. Dal 1281 cinque di esse passarono a far parte delle Arti Maggiori: Beccai (macellai), Calzolai, Fabbri, Maestri di pietra e legname, Linaioli e Rigattieri (rigattiere = tappezziere o venditore di mobili). Molte delle altre Arti Minori si fusero fra loro e ne restarono nove: Vinattieri (osti e venditori di vino), Albergatori, Oliandoli (venditori di olio d’oliva e pizzicàgnoli), Galigài (conciatori di pelli), Corazzai e Spadai (artigiani specializzati nella realizzazione di corazze, spade e armi in genere), Chiavaioli, Ferraioli e Calderai (specializzati nella realizzazione di chiavi, serrature, catene e recipienti metallici), Correggiai (specializzati nella realizzazione di cinghie, cinture e accessori in cuoio), Legnaioli, Fornai. Arti meccaniche. Erano tutte quelle attività per svolgere le quali era richiesto l’uso delle mani; tra queste nel Medioevo erano comprese anche pittura, scultura e architettura, e l’artista era quindi considerato un artigiano. Aruspicìna. Da una voce, forse etrusca, hàru, viscere e dal latino spècere, osservare. Arte di interpretare il volere divino «leggendo», secondo complessi rituali, le viscere (e soprattutto i fegati) degli animali sacrificati. I sacerdoti che la praticavano si chiamavano aruspici (in etrusco nètsvis). Ary`ballos. Piccolo vaso con corpo espanso, collo stretto e corto, bocca con labbro largo e appiattito, dotato di un’unica ansa (v.) verticale. Veniva usato per contenere soprattutto profumi e unguenti preziosi. Ascensione di Cristo. Secondo i Vangeli, Cristo, dopo la resurrezione, apparve ad alcuni suoi discepoli e quindi salì (ascese) direttamente al cielo (Luca, 24, 50-53). Ascéta. Dal greco asketès, impegnato. Colui che per ispirazione religiosa esercita le virtù spirituali rinunciando a tutte le tentazioni po. Protettore degli abitanti dell’Arcadia e devoto a Era, teneva prigioniera una giovenca che, in realtà era la bellissima Io, così trasformata da Zeus che, in tal modo, avrebbe potuto amarla all’insaputa della moglie. Fu ucciso da Ermes per ordine dello stesso Zeus. Argòlide. Regione storica della Grecia, nel Peloponneso nord-orientale, antica culla della civiltà micenea. Tra le città che vi sorgevano ricordiamo Argo, Asine, Lerna, la stessa Micene, Midea, Nemea e Tirinto. Ariànna. Figlia di Pasifae e di Minòsse, il mitico re di Creta, fu trovata da Dioniso (Bacco) nell’isola di Nasso, ove era stata precedentemente abbandonata dall’eroe ateniese Teseo. La tradizione non ci spiega il perché di questo abbandono, in quanto i due giovani si amavano follemente e Teseo doveva la propria vita ad Arianna che, grazie al celebre stratagemma del gomitolo, gli aveva permesso di ritrovare la via d’uscita dal labirinto all’interno del quale egli era penetrato al fine di uccidere il mostruoso Minotauro. Tra le ipotesi più verosimili vi è quella che Teseo abbia dovuto rinunciare al proprio amore per assecondare la bizzarra volontà di Dioniso che, nel frattempo, si era invaghito di Arianna. Ariàno. Relativo all’arianèsimo. Quest’ultimo è una forma eretica del cristianesimo molto diffusa nel IV e nel V secolo, soprattutto fra le popolazioni barbare (v.). Armatóre. Dal latino armàre, preparare, allestire. Colui che assume l’esercizio di una o più navi finanziandone la navigazione e la manutenzione in cambio dell’affitto o di una quota percentuale sui carichi trasportati. Armatùra. Insieme delle centine (v.) e di altri elementi lignei che tengono un arco (v.) all’altezza voluta durante la costruzione. Arménti. Dal latino armèntum, indica un gregge di animali domestici di grandi dimensioni (pecore, mucche, cavalli). Armi di Francia. Si tratta del giglio d’oro in campo azzurro. Armi di Gerusalemme. Grande croce centrale potenziata da quattro croci greche uguali. I cinque simboli rappresentano le cinque piaghe di Cristo (due alle mani, due ai piedi, una al costato). Arredo fisso. Tutto ciò che, pur facendo parte dell’arredamento di un immobile, non è tuttavia movibile. Arrìnga. Dal germanico hring, cerchio. Discorso importante e solenne davanti a una folla o a un tribunale. Il richiamo al cerchio ha origini medioevali, quando, per ascoltare un oratore, ci si riuniva in un luogo detto «aren­ go». Arroccaménto. Termine militare derivante dalla parola rocca (castello, fortificazione), con il quale si intendono tutte le manovre e i movimenti di truppe necessari per passare da una postazione fortificata (o comunque strategica) all’altra. Arsenàle. Voce di origine araba. Indica l’insieme delle darsene, dei canali e degli edifici portuali destinati alla costruzione, alla manutenzione e alla riparazione delle imbarca­ zioni. Arte fulguràle (o fulguratoria). Dal latino fulgère, lampeggiare. Pratiche e riti connessi all’interpretazione dei fulmini. Attraverso l’osservazione dell’intensità, del colore e della provenienza del fulmine, i sacerdoti Glossario 5 Berretto frìgio. Copricapo morbido con una punta piegata in avanti, assunto come simbolo dell’idea repubblicana durante la Rivoluzione Francese nel 1789. Usato dagli antichi Persiani, esso fu considerato caratteristico dei popoli barbari (v.) dai Greci (la Frigia è una regione della penisola anatolica, o Asia Minore). I Romani lo facevano indossare dagli schiavi affrancati (liberati): da allora fu considerato simbolo di libertà. Bestiàrio. Trattato medioevale che descrive, generalmente con scopo allegorico, qualità e comportamenti (veri e presunti) di animali, soprattutto esotici e spesso mostruosi. Béton brut. Dal francese, calcestruzzo (v.) a vista. Da qui il nome della corrente architettoniche del New Brutalism. Betsabèa. Secondo la narrazione biblica era la bellissima moglie di un ufficiale ittita, della quale il re David si innamorò perdutamente dopo averla scorta nuda al bagno. Approfittando del suo potere commise adulterio con lei dopo aver comandato al marito di andare in guerra in prima linea. Alla morte di quest’ultimo la sposò e ne ebbe quattro figli, tra i quali il celebre Salomone. Biàcca. Carbonato di piombo. Costituisce il colore usato dai pittori come bianco. Con essa si esegue la lumeggiatura, che consiste in tocchi di colore chiaro che danno luce a un disegno o a un dipinto. Bibémus. Antiche cave romane sul versante occidentale della montagna Sainte-Victoire. Bìfora. Finestra a due luci divise da un’esile colonnetta centrale. Bipénne. Dal latino bis, due volte e pènna, ala. Ascia metallica con doppia lama tagliente utilizzata soprattutto nei lavori agricoli e, in epoca storica, anche per sacrifici rituali. Bìstro. Pigmento marrone ottenuto dalla bollitura di fuliggine del legno di faggio. Si stendeva a pennello in sospensione acquosa. Usato solitamente per ombreggiare disegni a penna e a inchiostro. Bistrot. In Francia, piccolo e modesto caffè con mescita di vino e di liquori. Bizantìno. Il termine deriva da Bisànzio, l’antico nome di Costantinòpoli, ora Istànbul, la capitale dell’impero romano d’Oriente. Bohémien. «Zingaro», da Boemia, paese che si riteneva originario degli zingari. Individuo che conduce una vita libera, disordinata e anticonformista, tipica dei giovani artisti ottocenteschi, con pochi soldi e molte speran­ ze. Bombàrde. Rudimentali cannoni dalla canna corta. Borbóne. Importante dinastia francese le cui origini, collegate a un ramo secondario dei Capetingi, risalgono al X secolo. Il nome deriva dall’antico castello di Bourbon, nella Francia centrale. A partire dal XVIII secolo, grazie a un’accorta politica di alleanze e matrimoni, la famiglia dei Borbone estese la sua influenza anche alla Spagna (dove ancor oggi regna un discendente di questa dinastia) e a molti Stati italiani (Ducati di Parma, Piacenza, Guastalla e Regni di Napoli e di Si­ cilia). Borghesìa. Dal latino tardo bùrgum, poi passato al tedesco Burg, castello, città fortificata. Spesso con il significato originario di abitanti di una città, soprattutto in contrapposizione con contadini (abitanti del contado, cioè della campagna). Baluàrdo. Grande bastione di una fortificazione. Per «bastione» si intende una struttura a scarpa (cioè inclinata) di mattoni o pietra, che riveste una grande massa di terra, collocata agli angoli della cinta di mura posta a difendere una fortezza o una città. Può assumere il significato figurato di difesa. Banchetto di Erode. L’episodio, tratto dal Nuovo Testamento (Matteo, 14), narra della morte di San Giovanni Battista che il re Erode fa decapitare per compiacere l’amante Erodìade, moglie di suo fratello Filippo. La figlia di questa, la bellissima Salomè, aveva danzato in onore di Erode che l’aveva così tanto apprezzata da prometterle di esaudire qualunque suo desiderio. È in quest’occasione che la fanciulla, su istigazione della madre, chiede che al termine del banchetto le venga portata su un vassoio la testa mozzata del Battista. Bàrbaro. Dal greco bàrbaros, straniero. Nome con cui i Greci chiamavano chiunque non fosse stato di cultura e di origini elleniche. Bàrberi. Si dicono tali i cavalli da corsa. Il nome deriva da Barberìa (termine con cui si designavano i territori dei Bèrberi, cioè il Marocco, l’Algeria, la Tunisia e la Libia), terra da cui provenivano gli animali migliori. Istituita da papa Paolo II nel 1465, la corsa dei barberi si svolgeva a Roma lungo il Corso (l’attuale fine di Via Flaminia) per concludersi in Piazza San Marco (l’attuale Piazza Venezia), dove i cavalli, che correvano liberi, cioè senza fantino, venivano ripresi. Bardo. Dal latino bardus, di origine celtica. Nome con cui si indicano gli antichi poeti-cantori dei popoli celti. Base àttica. Base di colonna dell’ordine ionico (v.), composta di tre elementi: due tori (v.) e una scozia (v.) (o tròchilo (v.)). Gronda (sima) Timpano Frontone Fregio continuo Architrave tripartito Abaco Echino a volute Fusto scanalato a spigoli smussati Toro Trochilo (o scozia) Toro TrabeazioneBase Cornice (geison) Voluta d'angolo Capitello Ovoli e dardi Voluta Basilèus. In greco, re. Bassorilievo. Tecnica che consiste nell’incidere una lastra di pietra in modo che la parte figurata abbia un certo rilievo (v.) (basso, in questo caso; più marcato nel caso dell’altorilievo (v.)) rispetto al fondo. Battistéro. Edificio riservato al rito del battesi­ mo. Beccatèllo. Mensola (v.) in pietra o in legno, a volte sormontata da un archetto, che sorregge una parte di edificio a pianta maggiore di quella sottostante. Belle époque. Voce francese, con il significato letterale di «bella epoca», individua il periodo compreso tra gli ultimi decenni dell’Ottocento e l’inizio della Prima guerra mondiale. La definizione fa riferimento al benessere economico e alla vita spensierata che caratterizzava la classe borghese del tempo. Bellóna. Chiamata presso i Greci Ènio, sorella (e secondo alcuni miti sposa) di Marte (presso i Greci Àres), dio della guerra, è a sua volta la dea della guerra e delle battaglie. Benedettìni. Antichissimo ordine religioso fondato da San Benedetto da Norcia (ca 480-ca 546) nel 529. I monaci che vi aderiscono vivono comunitariamente in povertà e castità assolute secondo il celebre precetto Ora et labòra (Prega e lavora). degli dei. Per estensione «sacerdote, indovino». Ha anche con il significato di celebrante di riti funebri. Àulico. Dal greco aulè, corte. Indica uno stile di corte, nobile, illustre, colto ed elevato. Aurèlia. Antica strada romana (v.), iniziata nel II secolo a.C., che univa Roma con Arelate (oggi Arles, in Francia) lungo la costiera tir­ renica. Auspìcio. Pratica di divinazione (v.) consistente nello studio delle viscere degli animali. Australopithécus afarénsis. Dal latino austràlis, australe (cioè situato nell’emisfero meridionale della Terra) e pìthekos, scimmia. Antica specie di scimmia con caratteristiche strutturali simili a quelle umane. Oltre al tipo afarensis (verosimilmente vissuto da 3,7 a 2,9 milioni di anni fa) è stato poi rinvenuto (1994) anche un tipo più antico detto anamènsis (vissuto tra 4,2 e 3,8 milioni di anni fa). Autòctono. Dal greco autòs, stesso, e chtòn, terra. Originario della stessa terra. Autògrafo. Dal greco autòs, stesso e gràphein, scrivere. Significa scritto dalla propria mano oppure, nel campo artistico, disegnato dallo stesso artista, cioè originale. Autoportànte. Capace di sostenersi da sé durante la costruzione, senza richiedere l’aiuto delle armature di legno. Avancòrpo. Dal francese avant-corps, parte anteriore del corpo: parte di una struttura architettonica che sporge dal corpo della struttura stessa caratterizzandone la pianta o il prospetto con un evidente aggetto. Aventìno. Uno dei sette colli di Roma. B Bacio di Giuda. Rappresentazione della narrazione evangelica della cattura di Cristo a seguito del tradimento di Giuda Iscariota. Questi lo baciò, secondo un accordo, in modo da farlo riconoscere ai soldati. Badéssa. Dal latino abbatìssa. Madre superiora in un convento di monache. Baldacchìno. Drappo quadrangolare ornato di nappe e fregi pendenti, sostenuto da quattro o più aste, sotto il quale si porta in processione il Santissimo Sacramento. Per estensione, qualsiasi tipo di decorazione o costruzione posta a copertura di un altare, di un trono o di un letto monumentale. Balloon frame. Letteralmente «struttura a pallone». È una tecnica costruttiva inventata da George W. Snow (1797-1870), impresario edile e commerciante di legname attivo a Chicago, dove ricoprì anche cariche tecniche all’interno dell’amministrazione municipale. Il balloon frame, che deve il proprio nome all’estrema leggerezza che lo contraddistingue, consiste in un semplice telaio di legno realizzato con travicelli prefabbricati tra loro equidistanti, aventi una sezione variante da circa 5 x 10 centimetri (per le pareti) a circa 5 x 20 centimetri (per i solai). Questa struttura è poi rivestita, all’interno e all’esterno, da un doppio strato di tavole (spesse circa 2,5 centimetri) che ne garantiscono l’indeformabilità. L’assemblaggio è semplicissimo (solo incastri e chiodi). La produzione dei travetti e delle assi, stante l’estrema standardizzazione delle dimensioni, consente forti economie di scala e, conseguentemente, prezzi più che accessibili. Glossario 6 sformava in un unico blocco, avente la stessa consistenza e resistenza della pietra. Calcestruzzo armato. Molto più noto con il nome improprio di cemento armato, è un materiale da costruzione composto da calcestruzzo (v.) (miscela di cemento, sabbia, ghiaia e acqua) nel quale vengono affogate, quando è ancora di consistenza semifluida, delle armature di acciaio (v.) opportunamente disposte e sagomate. A essiccazione avvenuta acciaio e calcestruzzo diventano un tutt’uno e collaborano a sostenere le sollecitazioni esterne. Il calcestruzzo armato, infatti, riunisce in sé tutte le migliori caratteristiche dell’acciaio (che è molto resistente agli sforzi di trazione) e del calcestruzzo (che è invece resistentissimo alla compressione). Calco. È l’impronta di una scultura per trarre, dalla forma così ottenuta, un’immagine in un altro materiale, solitamente gesso, o anche una copia dell’originale. Calefactòrium. Dal latino calefactare, rendere incandescente. Si trattava dell’unico locale riscaldato all’interno dei monasteri cistercensi (v.), attorno al quale si trovavano gli scriptoria. Calendario repubblicano. Già adottato dal 22 settembre 1793, il 5 ottobre 1794 venne reso obbligatorio e restò in vigore fino al 31 dicembre 1805. Le date di inizio e fine d’ogni mese (ognuno di 30 giorni) mutarono, così come i nomi che furono: vendemmiàio, brumàio, frimàio, nevoso, piovoso, ventoso, germìle, fiorìle, pratìle, messidòro, termidòro, fruttidòro. Calidàrium. Nelle terme (v.) romane, sala con vasche d’acqua molto calda. Calligrafìsmo. Tendenza a dipingere secondo regole ben codificate, precise e ricorrenti. Calòtta. La porzione di superficie sferica ottenuta sezionando con un piano una sfera. Per estensione, il termine indica un volume simile alla calotta sferica. Calvàrio. Detto anche piede (v.), è la parte inferiore del crocifisso ligneo (v.), nella quale si trovano a volte riferimenti figurativi al supplizio di Cristo. Calzaiuòli. Artigiani specializzati nella produzione e nella vendita di calze di panno. Camaldolési. Ordine monastico del ramo benedettino, fondato nel 1012 circa da San Romuàldo (ca 952-1027) a Camàldoli (Arezzo). Camàuro. Copricapo papale a forma di cuffia ricalante fino alle orecchie. Camera ottica. Sorta di antenata, per certi versi, dell’odierna macchina fotografica, tramite un sistema di lenti mobili (obiettivo) proiettava al proprio interno l’immagine del soggetto sul quale viene puntata. Cammèo. Incisione a rilievo operata su una pietra solitamente di forma ovoidale. Le pietre più comunemente impiegate sono quelle dal colore cangiante, perché è possibile sfruttare questa proprietà per consentire effetti di contrasto cromatico. Campagna di scavo. Ricerca archeologica circoscritta al ritrovamento di reperti specifici. Nel corso di una campagna di scavo viene setacciato minuziosamente un territorio nel quale si ha motivo di credere che possano esistere testimonianze materiali, cioè tracce interessanti di civiltà antiche (storiche o preistoriche che siano). Ogni fase dello scavo viene rilevata e fotografata con accuratezza e ciascun oggetto ritrovato è misurato, gran baldacchino rosso, sul quale si ergeva il pennone della bandiera con le insegne del Leone di San Marco. Nel 1798, per sanzionare definitivamente l’annientamento della potenza veneziana, i Francesi lo distrussero per spregio, dopo averlo depredato delle statue e dei principali rivestimenti d’oro. Bucrànio. Motivo decorativo a forma di cranio di bue. Bugnàto. Paramento murario realizzato con pietre squadrate in modo più o meno sommario (bugne, appunto) aventi la faccia esterna volutamente più sporgente. Bulìno. Strumento metallico dotato di punta acuminata usato nella tecnica dell’incisione (v.) per incidere la matrice (v.). C Cabaret. Locale d’intrattenimento notturno, solitamente di piccole dimensioni, nel quale si esibiscono attori comici, cantanti e ballerini accompagnati con musiche dal vivo. Cabìri. I Cabiri erano divinità ctonie (v.) venerate specialmente nelle isole del mar di Tracia. A Samotracia si compivano in loro onore dei riti misterici (cioè d’iniziazione a culti segre­ ti). Cabochon. Nome che si dà alle pietre preziose o semi-preziose tagliate secondo superfici curve che ne mettono in risalto le qualità di lucentezza. Caccia con il falcone. Questo tipo di caccia, molto diffuso tra la nobiltà medioevale, consiste nell’addestrare un grosso falco a cacciare la selvaggina (quaglie, fagiani, lepri) e a riportarla al padrone (chiamato falconiére) senza cibarsene. L’abbigliamento di quest’ultimo è caratterizzato da uno spesso manicotto di cuoio sul quale il rapace può aggrapparsi senza ferirgli il braccio con gli artigli. Cacciata di Adamo ed Eva. L’episodio, tratto dall’Antico Testamento (Genesi (v.), 3), fa riferimento alla cacciata di Adamo ed Eva dall’Eden, rei di aver colto il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male. Caditóia. Botola che si apriva tra un beccatello (v.) e l’altro, dalla quale era possibile, in caso di assedio, gettare pietre e olio bollente sui nemici. Caducèo. Dal greco kery´keion, a sua volta derivante da kèrix, araldo. Verga alata con due serpenti attorcigliati che si baciano, attributo di Mercurio. È un simbolo di pace. Café-chantant. In francese, letteralmente, «caffè cantante». Caffè concerto, ovvero locale alla moda ove si esibiscono orchestre e cantanti di musica melodica. Calafatàre. Dal latino calefàcere, riscaldare. Impermeabilizzare lo scafo di un’imbarcazione lignea spalmandovi sopra pece o catrame. Càlato. Dal greco kalathos. Elemento del capitello corinzio (v.), a forma di tronco di cono. Calcareo. Dal latino càlx, calcio. Roccia o terreno contenente una forte quantità di carbonato di calcio, al quale si deve una caratteristica colorazione giallastra. Calcestruzzo. Materiale da costruzione, costituito da un impasto di sabbia, ghiaia e pietrisco con calce (oggi generalmente sostituita dal cemento) e acqua. I Romani lo componevano con malta (v.) a cui aggiungevano ghiaia o scaglie irregolari di pietra o di mattone. Dopo l’evaporazione dell’acqua, si traBorsìsta. Colui che riceve una «borsa di studio», cioè una somma di denaro che lo aiuta negli studi. Bottéga. Nel Medioevo è il luogo nel quale l’artista affermato lavora con i propri assistenti e allievi. Solitamente l’espressione «bottega di» seguita dal nome di un artista o anche «opera di bottega» indicano che una determinata opera è stata eseguita sotto il controllo dell’artista nominato (o, nel secondo caso, non nominato) ma non da lui personalmente. Boulevards. Caratteristici viali alberati parigini. Bovìndo. Dall’inglese bow-window, finestra (window) ad arco (v.) (bow), cioè finestra (o insieme di più finestre) che sporgono dal profilo della facciata, come uno sporto, un avancorpo, a pianta poligonale, o anche semicircolare. Molto diffuso soprattutto nei Paesi del Nord, consente un comodo affaccio sulla via anche d’inverno, senza necessità di sporgersi dalle finestre. Braccia fiorentine. A Firenze, come in tutti gli antichi Stati italiani, erano in uso proprie unità di misura. Quelle lineari erano espresse in braccia, soldi e denari. Un braccio equivale a 20 soldi e un soldo a 12 denari. Un braccio fiorentino è pari a 58,2636 centimetri. Brayda. Termine che nella bassa latinità indicava un terreno incolto. Brayda si trasformò, col passar del tempo, in Brera. Broccàto. Dal latino bròccus, sporgente. Pregiata stoffa di seta tessuta con fili in rilievo formanti preziosi disegni geometrici o flore­ ali. Brolétto. Dal latino tardo brògilum, prato, con riferimento al luogo di riunione (originariamente un campo o una piazza) delle prime assemblee cittadine. Per estensione identifica anche l’edificio che in diversi Comuni dell’Italia centro-settentrionale (ad esempio a Como, Brescia, Milano, Monza, Piacenza) accoglieva – fin dal Duecento – il palazzo pubblico e le magistrature a esso relative. Bronzétto. Piccola scultura di bronzo (v.). Bronzo. Lega di rame e stagno. La tecnica della scultura in bronzo consiste nel realizzare preventivamente un modello in argilla (v.) che viene poi ricoperto di un leggero strato di cera. Successivamente il modello viene racchiuso da un grande involucro, anch’esso d’argilla, detto «stampo». Facendo colare nello stampo il bronzo fuso, il calore scioglie la cera e il metallo la sostituisce circondando completamente il modello. È per questo motivo che tale tecnica prende il nome di «fusione a cera persa». Raffreddatosi il bronzo e spezzato lo stampo, si procede alle necessarie rifiniture. Bùcchero. Particolare tipo di ceramica (v.) di colore grigio-nerastro, a superficie lucida, di fabbricazione complessa. Fu molto utilizzata dagli Etruschi. Bucintòro. Forse da buzo, antica nave da guerra a due alberi, d’oro. Grandiosa imbarcazione da parata usata dai dogi veneziani per le sfarzose feste pubbliche. Il primo a disposizione della Repubblica fu varato nel 1311, mentre l’ultimo è proprio quello rappresentato nella tela del Canaletto e risale al 1729. Costruito dall’ingegnere navale Michele Stefano Conti, misurava 35 metri di lunghezza e 7,50 metri di larghezza. Spinto da 21 remi per fianco, ciascuno mosso da quattro uomini, per un totale di 168 vogatori, era ornato da sculture in legno dorato e coperto da un Glossario 7 Capitèllo dòrico. Capitello (v.) caratteristico dell’ordine dorico (v.), formato da due elementi sovrapposti, l’echino (v.) (inferiore) e l’abaco (v.) (superiore). Capitèllo iònico. Capitello (v.) caratteristico dell’ordine ionico (v.), formato da un echino (v.) convesso decorato a ovoli e dardi, da due volùte (v.) e da un abaco (v.). Capocróce. La parte terminale di una chiesa, che si estende oltre il transetto (v.) comprendendo il coro (v.), le absidi (v.) e le eventuali cappelle radiali. Cappèlla Sistìna. Si trova in Vaticano ed è così detta dal nome di papa Sisto IV, che la fece erigere tra il 1473 e il 1480 in sostituzione della Cappella Palatina. Capriàta. Dal latino càper, capro. Robusta struttura lignea a forma triangolare usata per sorreggere i tetti a due falde. Càpsule semìfere. Dal latino capsa, cassa. È il frutto secco di alcune specie botaniche entro il quale sono contenuti più semi. Carboncino grasso. Si ottiene immergendo il carboncino in olio. Cardo. Dal latino càrdo, cardine, elemento principale. Nelle nuove città etrusche di pianura e, successivamente, anche in quelle romane, è la strada principale (orientata da Nord a Sud) che taglia in due l’abitato. Caréna. Dal latino carìna. Nelle imbarcazioni è quella parte dello scafo che rimane immersa nell’acqua. Cariàtide. Statua, rappresentante una figura femminile, utilizzata come colonna. Carmelitàni Scalzi. Ordine religioso approvato nel 1593 da papa Clemente VIII che lo rese autonomo rispetto all’ordine originario dei Carmelitani detto anche Ordine della Vergine Maria del Monte Carmelo. Il fondatore di questo antico ordine fu il prete crociato Bertoldo di Calabria che eresse un primo eremitaggio sul monte Carmelo, in Palestina, ricevendo (1226) anche l’approvazione di papa Onorio III. Carnet de voyage. In francese «taccuino di viaggio». Venivano così chiamati gli album di schizzi che i colti viaggiatori del passato tenevano a testimonianza dei luoghi che avevano visitato. Caròla. Dal francese carole. Antico ballo medioevale che si effettuava in circolo, tenendosi per mano, saltellando e cantando a ritmo di musica. Carovaniéra. Dal persiano karwàn, carovana. Strada sterrata tracciata attraverso il deserto lungo la quale transitano le carovane di cammelli per il trasporto delle merci. Carpenterìa. Dal latino carpèntum, carro. Originariamente arte di costruire i carri ma, in senso più generale, insieme di elementi lignei necessari a rinforzare un’altra struttura. Carpentiére. Dal latino carpèntum, carro. Originariamente artigiano specializzato nella costruzione dei carri ma, in senso più generale, operaio che, utilizzando il legno, realizza ponteggi, scale, impalcature e altre strutture necessarie a un cantiere edile. Carreggiàta. In un ponte (v.) o una strada, indica la parte effettivamente percorribile. Carri coperti. Si tratta di carri da guerra a trazione animale opportunamente armati e di­ fesi. Carta da parati. È una carta decorata usata per rivestire mobili e pareti. Introdotta in Europa dalla Cina, si cominciò a produrla nel Vecante, stipiti (v.). Il nome deriva dal tipo di ornamentazione, che richiama dei candelabri stilizzati, impreziositi con motivi vegetali, floreali e allegorici. Cangiànte. Si dice in particolar modo di tessuti che hanno la proprietà di mutare colore nelle pieghe. In pittura tale effetto (cangiantismo) si ottiene usando colori diversi per definire ombre o luci delle vesti. Canòpo. Vaso panciuto in terracotta che deriva il nome dalla città di Kànopos, in Basso Egitto, nella cui necropoli ne sono stati rinvenuti moltissimi. I canopi egizi potevano avere il coperchio sia a forma di testa umana (antropocèfalo (v.)) sia a forma di testa animale (zoocèfalo (v.)). In essi venivano conservate le viscere dei defunti destinati all’imbalsamazione. Nella tradizione etrusca, invece, i canopi hanno coperchi esclusivamente antropocefali e svolgono la funzione di semplici urne cinerarie. Cantière. È lo spazio circostante a un edificio in costruzione comprendente i macchinari, i materiali, i laboratori, le strutture provvisorie, i modelli necessari per la costruzione stessa. Per organizzazione del cantiere, oltre alla regolamentazione degli spazi, si intendono anche i coordinamenti delle varie operazioni che compongono il ciclo costruttivo (dall’arrivo dei materiali alla loro conservazione, ai lavori preparatòri). La complessità del cantiere e della sua organizzazione è proporzionale all’importanza e alla difficoltà dell’opera da realizzare. Cantorìa. Dal latino cànere, cantare. Specie di balcone in pietra o legno posto all’interno di una chiesa, nel quale salgono i coristi per cantare. Caolìno. Da Kao-ling, località cinese dove è stato impiegato per la prima volta nel XVII secolo. Particolare tipo di argilla (v.) utilizzata soprattutto per la produzione di porcellane pregiate. Capitèllo. Dal latino càput, testa. In analogia con il corpo umano, elemento con cui termina superiormente una colonna. Capitèllo a toro. Si tratta di un capitello (v.) che ha la forma di un solido a pianta circolare con le pareti laterali convesse (a profilo semicircolare). Capitèllo corìnzio. Capitello (v.) caratteristico dell’ordine corinzio (v.), formato da un nucleo tronco conico (kàlathos, calato (v.)) attorno al quale si dispone una duplice serie di foglie di acanto (v.). Tra queste sopravanzano degli steli (caulicoli (v.)) terminanti con otto paia di volute (v.) in corrispondenza degli spigoli e della metà del lato dell’abaco (v.). Queste ultime sono più piccole delle prime e si chiamano elici (v.). Occhio o goccia Astragalo Digitazione Foglietta o lobe Caulicolo Stelo Elice Labbro del calato Fiorone o fiore d’abaco Foglia d’acanto Prima corona Seconda corona Calice Pistillo Voluta Abaco Baccello Nervatura assiale Calato catalogato e descritto fin nei particolari più minuti, facendo attenzione anche all’esatta collocazione e alla stratificazione di ogni elemento, cioè alla profondità alla quale è stato rinvenuto. A profondità di ritrovamento diverse, infatti, corrispondono quasi sempre anche periodi differenti: più antichi quelli a profondità maggiore e progressivamente più recenti quelli posti in prossimità della superficie. Per risalire al periodo di una determinata stratificazione gli archeologi studiano l’esatta datazione di alcuni manufatti di riferimento (soprattutto vasi ceramici o, per la preistoria, utensili litici), al fine di poterne poi estendere i risultati, con verosimile approssimazione, a tutti gli altri reperti appartenenti allo stesso livello di scavo (definito anche unità stratigrafica). Le tecniche di datazione possono essere di vario tipo. Le più diffuse sono quelle storico-comparative, che consistono nel confrontare il reperto rinvenuto con altri, di data certa, simili per materiale, fattura e provenienza. In epoca storica importanti informazioni vengono fornite sia da eventuali iscrizioni sui reperti stessi, sia da notizie che ne descrivono le caratteristiche tipologiche. Spesso, soprattutto in assenza di altre fonti, possono essere di grande aiuto anche alcune moderne tecniche scientifiche, la più nota delle quali è quella del radiocarbonio o carbonio 14 (in sigla 14C). In ogni organismo vivente (animale o vegetale) è presente l’isotopo radioattivo del 14C, cioè un atomo di carbonio avente le stesse caratteristiche chimiche degli altri, ma un numero atomico diverso. Poiché la produzione di tale isotopo cessa con la morte dell’organismo stesso, essendo noto il periodo di decadimento (la radioattività del 14C si dimezza infatti ogni 5730 anni) è sufficiente misurare la radioattività residua del reperto per stabilirne l’età, con un margine d’errore dell’ordine di un accettabile 5-10%). Ogni datazione così ottenuta, comunque, va poi attentamente riverificata anche attraverso il metodo storico-comparativo, affinché la possibile presenza di residui organici di epoche differenti non induca a misurazioni falsate e, conseguentemente, a conclusioni paradossali sul piano della verità storica. Campàta. Nella volta a crociera (v.), porzione di spazio quadrato coperto dalla volta stes­ sa. Campi Elìsi. Il luogo dove, secondo la mitologia greca, gli uomini buoni trascorrevano la loro esistenza ultra-terrena. Campionése. Originario del Comune di Campione d’Italia, oggi in provincia di Como, che nel Medioevo era famoso per l’abilità delle sue maestranze (soprattutto scalpellini, tagliatori di pietra e architetti). Campo di Marte. Vasta area (circa 22 ettari) riservata alle manovre militari, posta nei quartieri occidentali della città di Parigi. Trasformato in giardino nel 1908-1928, è ora percorso da ampi viali ornati di aiuole, fontane e cascatelle artificiali. Dal 1867 fu sede di varie Esposizioni Universali, e in particolare di quella per il centenario (1889) e dell’ultima, nel 1937. Candelàbra. Dal latino candelàbrum, candelabro. Composizione ornamentale, detta anche candelièra, dipinta o scolpita a bassorilievo (v.), che in età classica e rinascimentale era posta a decorare pilastri, lesene (v.), Glossario 8 Caudàto. Dal latino càuda, coda. Dotato di co­ da. Caulìcolo. Elemento decorativo a forma di stelo, tipico del capitello corinzio (v.). Cavalieri dell’Ordine di Malta. Il Sovrano Militare Ordine Gerosolimitàno di Malta è un prestigioso ordine cavalleresco di origine medioevale inizialmente chiamato Ordine di San Giovanni di Gerusalemme o degli Ospedalieri. L’Ordine, laico, ma cristiano, fu infatti fondato a Gerusalemme (da cui l’aggettivo di gerosolimitano) intorno all’XI secolo, quando alcuni mercanti amalfitani costruirono un primo ospizio-ospedale con finalità benefiche. Al tempo delle crociate l’Ordine assunse caratteristiche militari e dal 1530 al 1798 la sua sede principale fu nell’isola di Malta. Attualmente la sede dell’Ordine, retto da un Gran Maestro eletto a vita, è a Roma e i suoi aderenti conservano il diritto di potersi fregiare del titolo di Cavaliere. Càvea. Nome latino del Kòilon (v.). Cavédio. Dal latino càvum, cavo, vuoto e aèdes, edificio. Letteralmente cavità della casa. Si dice in genere di corti interne, solitamente anguste e buie. Caverna artificiale. Detta anche camera seminterrata. Resti importanti di tale tipologia insediativa sono stati rinvenuti in varie località dell’Europa centro-settentrionale e specialmente in Scandinavia, Scozia, Alsazia e Alvernia (Francia). Cellophane. Nome commerciale di un materiale sintetico trasparente (incolore o colorato), ottenuto mediante la laminazione della viscosa. In fogli è usato soprattutto per incartature e imballaggi. Celti. Antica e fiera popolazione preromana di stirpe indoeuropea presente fino dall’età del ferro nell’area a Nord delle Alpi compresa tra la riva sinistra del Reno, i rilievi a Sud del Meno, la riva sinistra del Danubio e le propaggini occidentali dei Carpazi. Tra il VII e il VI secolo a.C. colonizzarono gran parte dei territori corrispondenti all’attuale Lombardia, tentando in seguito di spingersi anche verso le fertili coste tirreniche, ma venendo definitivamente fermati dai Romani che li annientarono nella battaglia di Talamone (225 a.C.). Cenòbio. Dal greco koinòs, comune e bìos, vita. Luogo in cui i monaci svolgono in comune attività spirituali e pratiche. Questa forma di vita monacale ebbe inizio con San Pacòmio (292-346) in Egitto (ca 320) per poi passare in Palestina, in Siria, in Asia Minore e a Roma intorno alla metà del IV secolo. Cenotàfio. Dal greco kenòs, vuoto, e tàfos, tomba. Si tratta di una «tomba vuota», di un monumento sepolcrale in onore di un defunto illustre. Centàuri. Esseri mitici e mostruosi, aventi corpo e zampe di cavallo e tronco e testa umani. Li si credeva abitatori della Tracia, regione storica, oggi posta al confine tra Grecia e Turchia. Cèntina. Struttura utilizzata in fase di costruzione di un arco (v.), per poterlo sostenere fino al momento della messa in opera del concio di chiave (v.). Solitamente costruita in legno, viene realizzata prima dell’arco e ha anche la funzione di dargli la forma desi­ derata. Centinàto. Si dice delle aperture quando i loro stipiti (v.) sono sormontati da un arco (v.). ma con Luni, nell’Etruria settentrionale (oggi in provincia di La Spezia). Castèllo. Dal latino càstrum, accampamento, luogo fortificato. Tipica costruzione medioevale consistente in un ampio e massiccio edificio munito di mura e di torri di guardia. Al suo interno vi sono l’abitazione del signore feudale, la guarnigione dei soldati, uno o più pozzi d’acqua e varie strutture produttive come botteghe artigiane, stalle, magazzi­ ni. Càstore e Pollùce. Vedi Diòscuri (v.). Catacómbe. Luoghi sotterranei usati dai cristiani dei primi secoli per le sepolture. Il termine viene dall’espressione greca katà kùmbas, vicino all’avvallamento, con cui anticamente si indicavano solo le catacombe romane di San Sebastiano, che erano appunto collocate in un simile tipo di configurazione del terreno. Catafàlco. Dal greco katà, sotto e dal latino fala, torre di legno. Struttura lignea per l’esposizione dei defunti. Cataràtta. Affezione degli occhi, consistente nell’opacamento del cristallino, che impedisce di vedere. Càtari. Dal greco katharòs, puro. Setta eretica medioevale che predicava all’interno del Cristianesimo un esasperato dualismo tra bene e male, condannando tra l’altro il matrimonio, la proprietà privata e la guerra. Catino absidàle. Quarto di sfera che sormonta il semicilindro dell’abside (v.). Càttedra. Dal greco kàthedra, sedia. Qui inteso come seggio di pontefici e vescovi. È simbolo dell’autorità ecclesiastica. Cattedrale gotica. La cattedrale è la chiesa principale di una diocesi, in cui ha sede la cattedra (v.) vescovile. Tipico delle cattedrali gotiche è il loro accentuato verticalismo, cioè l’essere molto sviluppate in altezza, con archi a sesto acuto (v.), archi rampanti (v.), pinnacoli (v.) e ogive (v.). Pinnacolo Archi rampanti Doccione Contrafforte Chiave di volta Finestre Arco diagonale (costolone) Arco trasversale a sesto acuto Claristorio Triforio (finto matroneo) Navata centraleNavata laterale Vele Arco a sesto acuto (o ad ogiva) Pilastro a fascio (o polistilo) Cattività avignonese. Dal latino captìvus, prigioniero. Viene così chiamato il periodo in cui i pontefici subirono l’influenza dei re di Francia. Nel 1309 Clemente V (1305-1314), eletto papa a Perugia e incoronato a Lione, aveva trasferito, infatti, la sede pontificia da Roma ad Avignone. chio Continente (specie in Francia, Inghilterra e Italia) a partire dal XVIII secolo. Carta preparata. Carta che viene colorata in modo uniforme prima di essere disegnata. Sulla carta preparata bianca si disegna solitamente con la penna e il pennello; su quella di altri colori, con la matita, il carboncino, il pastello o le punte di metallo. Cartellonìstico. Relativo alla cartellonistica, l’arte di realizzare cartelloni e manifesti pubblicitari a quattro o più colori. Cartìglio. Elemento decorativo lavorato come se fosse un rotolo di carta (dalle forme più svariate) in parte svolto. Cartóne. Disegno preparatorio per un dipinto di cui ha la stessa dimensione. Cartonnage. Voce francese che indica il materiale ottenuto irrigidendo con lo stucco delle bende di lino o dei fogli di papiro, in modo da ottenere maschere funebri resistenti ma leggere, economiche e facilmente decorabi­ li. Casa in linea. Tipologia di edificio a più piani, composto da vari alloggi (da due a quattro per piano) serviti da un corpo scale in comune e con le due pareti laterali senza finestre, come nelle case a schiera in modo da poter ripetere più volte in pianta lo stesso modulo. Casa romana. La domus, cioè la casa romana come siamo abituati a identificarla, era in realtà l’abitazione tipica dei ricchi patrizi; la plebe viveva infatti nelle insulae, cioè in quelli che oggi si chiamerebbero condomini. Nella figura si mostrano i diversi ambienti di cui era composta la domus. 6 1 65 7 9 10 1 2 6 8 9 10 1. Vestibulum 2. Fauces 3. Atrium 4. Impluvium 5. Cubiculum 6. Ala 7. Triclinium 8. Tablinum 9. Peristylium 10. Exhedra 4 Sezione AB A B 432 8 Case a schiera. Abitazioni contigue, identiche (che ripetono, cioè, lo stesso schema distributivo e hanno medesime caratteristiche costruttive e di finitura) e, di solito, monofamiliari. Il termine deriva, per similitudine, dalla terminologia militare (ad esempio: schiere di un esercito allineato). Case chiuse. Sinonimo di postribolo. Caseìna. Dal latino càseus, formaggio. Sostanza organica derivante da una particolare lavorazione del latte, caratteristica per la forte azione adesiva. Casìno. Diminutivo di casa. Casa signorile di campagna o, all’interno di proprietà più grandi, magari con parchi o giardini, piccola residenza solitamente destinata agli svaghi (caccia e pesca) o all’ozio. Càssia. Antica strada romana (v.) che univa Ro­ Glossario 9 Chitóne. Tunica, tipica della Grecia antica. Chòmai. In greco, villaggi agricoli in cui vivono contadini e pastori. Chopper. Dall’inglese to chop, spaccare. Rudimentale strumento da taglio paleolitico (v.) consistente in ciottoli con margine reso tagliente mediante percussione con altre pie­ tre. Chòra. In greco, campagna circostante la città. Christus patiens. In latino, Cristo sofferente. Tipologia di crocifisso ligneo (v.), maturata sul finire del XII secolo, in cui Cristo viene rappresentato morto, con il capo reclinato e gli occhi serrati. Christus triùmphans. In latino, Cristo trionfante. Tipologia di crocifisso ligneo (v.), risalente agli inizi del XII secolo, in cui Cristo viene rappresentato ancora vivo, con il capo eretto, gli occhi aperti e i piedi leggermente di­ varicati. Cibòrio. Dal greco kibòrion, ricettacolo fruttifero (in particolare delle fave) e, nell’uso ecclesiastico, tabernacolo. È una struttura solitamente sorretta da quattro colonne posta a protezione dell’altare. Nelle basiliche paleocristiane esso era dotato di veli che in alcune occasioni venivano tesi per celare l’alta­ re. Ciclòpi. Esseri mitologici dotati di grande forza e di un solo occhio. Nel caso dei cosiddetti «ciclopi costruttori» il mito fa riferimento ad un intero popolo di tali esseri venuto dalla Licia (Asia Minore), al quale i Greci attribuivano l’edificazione di tutti i monumenti preistorici, in specie micenei. Ciclopico. Relativo ai Ciclòpi (v.). Cimàsa. Decorazione che corona la sommità di un muro, di un mobile, di una cornice (v.). Nel crocifisso ligneo (v.), ingrossamento della parte superiore della croce, che reca spesso la scritta Jesus Nazarenus Rex Iudeorum (Gesù Nazareno Re dei Giudei). Cimatóri. Artigiani della lana specializzati nel cimare, cioè orlare e ritagliare le pezze di lana (pannilàni), rifinendole, tirandole e pulendole da tutte le imperfezioni della precedente tessitura. Cimiéri. Dal francese cimier. Ornamento o fregio posto sulla sommità dell’elmo. Cinghiale Calidonio. Si tratta di un feroce cinghiale che, secondo la mitologia greca, venne inviato dalla dea Artemide per punire il re di Calidóne, città all’imbocco del golfo di Corinto. Ne seguì una drammatica caccia, nella quale furono impegnati, tra gli altri, gli eroi Meleagro e Peleo, conclusasi con l’uccisione dell’animale, non dopo che questo avesse comunque seminato ingenti lutti e distruzioni. Cìnico. Dal greco kyon, cane. Cinismo è detto quello stile di vita professato dai filosofi che predicavano il dominio sulle passioni. «Cane» fu chiamato per primo Diogene di Sìnope, seguace della filosofia cinica. L’ideale del cinico è di vivere in modo tale da disprezzare il piacere e nel rifiuto di tutto quello che pare portare un accrescimento dei bisogni e, quindi, rifiuto della cultura, della civiltà, della religione tradizionale, delle istituzioni sociali. Il cinico viveva, perciò, ai margini della società civile, ostentando la sua cercata e ottenuta libertà individuale, ma quasi in modo animalesco. Attualmente il termine «cinico» ha assunto un significato molto diverso indicando un atteggiamento sprezzante nei do per impermeabilizzare la ceramica (v.) rendendola resistente agli agenti atmosferici. Essa veniva realizzata applicando alle terrecotte dipinte una vernice a base di silice e piombo che, una volta cotta, si vetrificava diventando lucida e compatta. Ceramisti. Dal greco kèramos, argilla (v.). Coloro che si dedicano alla produzione di oggetti in ceràmica. Ceramografia. Dal greco kèramos, argilla (v.) e gràphein, scrivere, dipingere. Arte consistente nel dipingere vasi, anfore e altri manufatti di terracotta. Cèrcine. Dal latino cìrcinus, cerchio. In origine panno avvolto a ciambella che le donne utilizzavano per portare in equilibrio sulla testa vasi e altri pesi. Si trova anche con il significato di acconciatura decorativa. Certosìno. Ordine religioso fondato dal monaco tedesco San Bruno (o Brunone) da Colonia (ca 1030-1101) nel 1084. Il nome deriva da Chartreuse, presso Grenoble (Francia), dove venne costruito il primo monastero dell’ordine. Cèrvide. Dal latino cèrvus. Famiglia comprendente varie specie di ruminanti generalmente caratterizzati dalle grandi corna più o meno ramificate. Cesellare. Scolpire un metallo molto finemente, con molta cura. Lo strumento che viene adoperato è il cesèllo (dal latino caesèllum, derivante, a propria volta, dal verbo caedere che vuol dire «tagliare»), un’asticciola di ferro avente un’estremità foggiata in varie maniere dipendenti dall’uso che se ne deve fare, ad esempio: tagliare, schiacciare, rialzare, incidere. Cherubìni. Dall’ebraico kerubìm, coloro che pregano. Spiriti celesti appartenenti a una delle nove gerarchie angeliche, convenzionalmente rappresentati come fanciulli di straordinaria bellezza e soavità. Chiaroscuro. Il grado intermedio di un colore, fra una tonalità chiara e una scura. In pittura solitamente sta a indicare il passaggio sfumato dalla luce all’ombra. È sinonimo di mezza-tinta. Chiàsso. Dal latino clàssis, sezione, quartiere. Vicolo lungo e stretto tipico delle città medioevali. Spesso serviva a collegare due vie parallele più importanti. Chiave di volta. Elemento centrale, alla sommità dell’arco (v.), che ne chiude staticamente la struttura. Chierico. Dal greco clericòs, a sua volta derivato da clèros, sorte, eredità, poi parte scelta dei fedeli, da cui il latino clèrus e clèricus. Religioso che, pur non essendo un monaco, vive secondo le regole monacali dedicandosi soprattutto all’insegnamento e alla predicazione. Quale segno di avviamento al sacerdozio, al chierico veniva praticato sulla sommità della testa un taglio circolare dei capelli – detto appunto chièrica o tonsùra – a perpetuo ricordo della corona di spine imposta a Gesù dai soldati romani nel Pretorio di Gerusalemme dopo la flagellazione. Chintz. Dall’indostano chint, variegato. Particolare tessuto da arredamento stampato a vari colori o in tinta unita, reso lucido e cangiante da un particolare trattamento a base di sostanze gommose. Chiòstro. Dal latino clàudere, chiudere. Loggiato a pianta quadrangolare che circonda il cortile interno di un monastero. Centrìfugo. Composto da centro e dal verbo latino fugàre, allontanare. Letteralmente vuol dire «che si allontana dal centro». Centripeto. Composto da centro e dal tema del verbo latino pètere, dirigersi verso. Significa «che tende verso il centro». Centuriazióne. Divisione del territorio effettuata dai Romani. Il territorio veniva diviso in appezzamenti regolari (centuriae) secondo linee parallele e linee perpendicolari alle strade principali e secondarie. Questa suddivisione è tuttora ben visibile sul territorio italiano. Cera persa con modello salvo. Il metodo della fusione «a cera persa con modello salvo» prevede la realizzazione e l’impiego di un calco negativo del modello (a) che viene, perciò, salvato (e non distrutto, come la semplice «cera persa» richiede). In tal modo esso può essere reimpiegato nel caso in cui la fusione presentasse dei gravi difetti. Dal modello in argilla (v.), pertanto, si ricava la forma di gesso in negativo, secondo il processo dei tasselli cavi (b), cioè forme parziali da assemblare in un secondo momento (c). Si passa, quindi, a rivestire di cera il negativo (d). Successivamente si riempie di terra tutto il resto della forma. Tale terra costituisce l’anima della forma. Eliminati i tasselli si perviene ad un manufatto con un’anima di terra rivestita di cera. Ricoperto di terra refrattaria – cioè materiale resistente alle alte temperature (dal latino refractàrius, ostinato, caparbio) – che reca i canali per il deflusso della cera e lo sfiato del metallo fuso (e), tale manufatto viene infine cotto in forno. Durante questa operazione la terra solidifica e la cera si scioglie lasciando un’intercapedine che, in seguito, viene occupata dal bronzo (v.) fuso. Si rompe, allora, l’involucro esterno e si elimina anche la terra di riempimento passando, alla fine, ai ritocchi e alle rifiniture a freddo della statua bronzea (f). a b c d e f Ceramica. Dal greco kèramos, argilla (v.). Terracotta decorata con la quale si realizzano vasi, piatti, ciotole, statuine votive (cioè da offrire agli dei). Ceramica invetriata. L’invetriatura è un meto­ Glossario 10 dazione di una nuova colonia varia nel tempo in rapporto alla ricchezza, all’estensione territoriale e all’organizzazione della polis colonizzatrice. Per la città dorica di Sparta, ad esempio, è di circa 9000 unità, mentre il celebre filosofo ateniese Platone (427-347 a.C.) teorizzerà una particolare formula matematica secondo la quale il massimo numero di abitanti di una polis ideale deve essere di 5040, valore ottenuto da: 1 x 2 x 3 x 4 x 5 x 6 x 7 = 5040. Colonna Vendôme. Posta al centro dell’omonima piazza quadrangolare, una delle più vaste e celebri di Parigi, la colonna fu fatta erigere nel 1810 in onore di Napoleone. Alta 43 metri e mezzo, ha un fusto composto da 98 blocchi (v.) di pietra. A imitazione dello Colonna Traiana, è decorata con un bassorilievo spiraliforme, realizzato con il bronzo (v.) ottenuto dalla fusione di 1200 cannoni austriaci catturati nella battaglia di Austerlitz, che esalta le imprese napoleoniche tra il 1805 e il 1807. Courbet propose di smontare la colonna e di ricoverarne i vari pezzi nel complesso monumentale degli Invalides. Il suo abbattimento fu invece deliberato il 12 aprile 1871 dal governo rivoluzionario della Comune di Parigi (v.). Fu ricostruita nel 1873. Colonne binàte. Colonne accoppiate. Colore puro. Colore utilizzato prelevandolo direttamente dal vaso o dal tubetto, senza prepararlo o miscelarlo preventivamente sulla tavolozza. Colori caldi-Colori freddi. I colori caldi (fra cui il rosso, il giallo e l’arancione) sono così detti perché suggeriscono l’idea di calore e sono detti anche colori salienti (v.); quelli freddi (fra cui il verde, il blu e il viola), al contrario, sono detti tali perché suggeriscono l’idea di freddo, e sono detti anche colori rientranti (v.). La sequenza dei colori viene indicata, in modo convenzionale, mediante un grafico circolare diviso a spicchi che prende il nome di cerchio cromatico. In esso ai tre colori primari (cioè quelli dalla cui combinazione derivano tutti gli altri) azzurro, giallo e rosso, si oppongono quelli secondari (ottenuti dalla composizione, in pari proporzione, di due colori primari), cioè verde (azzurro+giallo), viola (azzurro+rosso) e arancione (giallo+rosso). Tra gli uni e gli altri trovano posto altre tinte (o miscele) date dalla combinazione dei colori primari e di quelli secondari. Si chiamano colori terziari quelli ottenuti dall’unione di due dei tre colori secondari. I colori che risultano opposti nel cerchio cromatico si dicono complementari e se vengono accostati in un dipinto si esaltano l’un l’altro, sembrando più intensi. COLOR ICALDI COLORI FREDDI Colori complementari. Si chiamano complementari due colori che mischiati insieme danno teoricamente il bianco. Nella pratica pittorica il bianco assoluto non può ottenersi e la miscelazione di due complementari forma quel colore bianco-grigiastro che Clèruchi. Dal greco klèros, clero ed èchein, avere. Colono greco membro di una cleruchìa, forma particolare di colonizzazione – ideata soprattutto per il controllo di un dato territorio – in cui non si perdeva la cittadinanza della polis d’origine. Clìpei. Dal latino clìpeus, scudo. Cluniacénsi. Ordine di monaci benedettini. Il nome deriva dalla località di Cluny in Francia, sede del loro primo monastero. Còclide. Dal greco koklís, chiocciola, e per estensione, a forma di chiocciola. Aggettivo che definisce un tipo di colonna (come la Colonna Traiana) avvolta da un nastro scolpito, che si avvolge formando una spirale. Codice Atlantico. Uno dei codici leonardiani messo assieme dallo scultore Pompeo Leoni (1533-1608) riunendo materiali eterogenei. È conservato a Milano alla Biblioteca Ambrosiana ed è detto «Atlantico» per le sue grandi dimensioni. Codice Hammer. Codice leonardiano, già di proprietà di Lord Leicester, che il petrioliere americano Armand Hammer si aggiudicò a un’asta nel 1980. Nel 1994 il codice, messo di nuovo all’asta, fu acquistato dall’industriale americano Bill Gates per l’equivalente dell’esorbitante cifra di 24 milioni di euro. Codificare. Dal latino còdex, libro manoscritto. Dare un ordine razionale e sistematico a una materia (o a una serie di materie) vaste e complesse. Coke. Dall’inglese kouk, di etimologia incerta. Particolare tipo di carbone di consistenza porosa, di colore grigio, privo di sostanze volatili, capace di sviluppare un altissimo potere calorico. Si ricava dalla lavorazione della litantràce, una qualità di carbone fossile di consistenza compatta e di colore bruno- nerastro. Collages. Dal francese, incollaggi. Tecnica inventata da Pablo Picasso, simile ai papier collès, ma con l’aggiunta di materiali eterogenei quali stoffa, paglia, gesso o legno. Collarìno. Elemento di raccordo tra capitello (v.) e fusto. Così chiamato in analogia con collo, come capitello richiama la testa e fusto il busto. Collezionismo eclettico. Il collezionismo è la tendenza a collezionare degli oggetti. Per «collezionare» (dal latino collìgere, riunire) si intende la riunione di vari oggetti in un insieme ordinato. Eclettico, (dal greco eklektikòs, atto a scegliere, derivato dal verbo eklèghein, cogliere fuori) denota l’eterogeneità della scelta. L’espressione indica dunque un insieme di cose attinenti a più discipline. Collocazione. Ciò che regola i rapporti di posizione fra le varie parti del tutto e fra questo e l’ambiente destinato a ospitarlo. Colmàta persiana. Espressione con la quale si identificano convenzionalmente le macerie di quanto i Persiani avevano distrutto, tra il 480 e il 479 a.C. nell’Acropoli di Atene, e su cui, a partire dal 478 a.C., furono fondate le nuove fortificazioni ateniesi. Tale materiale venne seppellito pietosamente dagli Ateniesi negli avvallamenti rocciosi dell’Acropoli stessa. Colòbio. Tunica sacerdotale lunga e senza maniche, che si ritrova in alcune immagini del Cristo crocifisso. Colonia. Dal latino colònia, città fondata da individui provenienti da un altro luogo. Il numero limite degli abitanti che richiede la fonconfronti degli ideali e degli umani senti­ menti. Ciòppa. Forse dall’alemanno schope, giubba, veste. Ampia sopravveste femminile in uso nel XV secolo, spesso foderata in seta, con larghe maniche terminanti in stretti polsini, fermata da una cintola appena sotto i seni. Circonfùso. Dal latino cìrcum, intorno e fùndere, spargere. Completamente immerso nella luce. Cirro. Dal latino cìrrum, ricciolo. Nube filamentosa, a strisce o a chiazze bianche e di lucentezza serica, costituito da cristalli di ghiac­ cio. Cistercénsi. Monaci benedettini riformati. La loro Regola, che imponeva la stretta osservanza delle norme fissate da San Benedetto, era molto austera. Il nome deriva da Cistèrcium, la traduzione latina di Cîteaux, località francese sede della loro casa-madre. Citarèdo. Dal greco kithàra, cetra e aoidòs, cantore. Presso gli antichi Greci cantore che si accompagnava con la cetra o anche, più semplicemente, suonatore di cetra. Cittadino. Dal latino cìves, abitante della città. Presso gli antichi Greci potevano fregiarsi dell’ambìto titolo di cittadini soltanto coloro che nascevano in una determinata polis da genitori a loro volta nati in quella città. Se anche uno solo dei genitori fosse stato straniero (e per essere tale era sufficiente provenire anche da una polis vicina), il figlio sarebbe diventato metècio, cioè membro di una sorta di classe intermedia collocata tra i liberi cittadini e gli stranieri. In ogni caso il diritto di piena cittadinanza si acquisiva solo a diciotto anni, con la maggiore età, e ne rimanevano comunque esclusi gli schiavi e le donne, anche qualora fossero nati nella polis. Fra i cittadini, infine, erano definiti completi (o assoluti) solo coloro che partecipavano alle funzioni di governo e alle cariche pubbliche. Questo, in linea di massima, avveniva in base al censo, vale a dire all’appartenenza a famiglie ricche (solitamente proprietari terrieri), che potevano permettersi di dotare i propri figli di una adeguata istruzione e delle necessarie rendite economiche. In questa luce il concetto stesso di democrazia, che pur nacque in Grecia, non va assolutamente inteso in senso moderno, cioè come forma di partecipazione di tutti al governo del bene pubblico. Nella stessa Atene, ad esempio, che nel V secolo a.C. rappresentò il momento di massimo e mai più ripetuto splendore della democrazia antica, la possibilità di rappresentanza, che pur era concessa anche a talune classi popolari, continuava comunque a essere negata a meteci, stranieri, schiavi e donne. Clàmide. Dal greco klamys, mantello. Caratteristico mantello corto, anticamente in uso presso i Greci e i Macedoni, costituito da un semplice panno di lana di forma rettangolare, sagomato con un’incavatura a semicerchio al centro del lembo maggiore. Veniva portato sopra il chitone (v.) fermandolo con una fibbia (fibula (v.)) sotto al collo o sulla spalla destra. Presso i Greci era un indumento militare che veniva consegnato ai giovani, quando raggiungevano i 18 anni (età efebica). Il termine è impiegato generalmente per indicare il manto imperiale. Cleopatra. Regina d’Egitto della dinastia dei Tolomei, amò Giulio Cesare e Antonio. Glossario 11 che non necessari, i quali vengono proposti e assunti come simboli di prestigio sociale. Contraffòrte. Struttura muraria di rinforzo, che serve a bilanciare una spinta. Contraffòrte a voluta. Contrafforte (v.) così detto perché si conclude con un elemento a forma di nastro arrotolato (voluta (v.)). Contrappósto. Bilanciamento delle masse corporee che hanno subito una torsione (v.) attorno a un asse. Convèrso. Dal latino convèrtere, convertire. Laico che, in un convento, provvede a servizi e lavori manuali vestendo l’abito religioso senza aver preso i voti. Convésso. Dal latino cum, con e vexàre, opprimere, spingere. Di un oggetto o di un elemento architettonico che presenti un rigonfiamento curvilineo verso l’esterno. Il suo contrario è cóncavo (v.). Coppo. Dal latino cùpa, recipiente, tino. Tipo di tegola dal profilo ricurvo. Corda. In un arco (v.), distanza fra i piedritti (v.). È detta anche luce (v.). Corétto. Diminutivo di coro (v.). Corinzieggiànte. Si dice di capitello (v.) che, pur presentando tutti i principali elementi dell’ordine corinzio (v.), non ne rispetta in modo assoluto le regole. Corìnzio. V. ordine corinzio (v.). Cornice. Nel tempio greco, elemento aggettante che protegge i bassorilievi (v.) del fregio (v.) sottostante. È detta anche gèison. Corno dell’Abbondanza. Detto anche cornucòpia (dal suo nome latino cornu copiae), è l’attributo di cui i Romani dotavano l’Abbondanza. Esso simboleggiava il corno della capra Amaltèa che aveva nutrito Zeus e veniva raffigurato ripieno di fiori e frutta. Coro. Nell’architettura religiosa sta a indicare lo spazio (solitamente attorno all’altare maggiore) ove si riunisce il clero per recitare o cantare l’ufficio divino. Coroplàstica. Dal greco chòra, terra e plàtto, modellare. Arte della lavorazione di statue, altorilievi (v.) ed altri elementi decorativi in terracotta, ad esclusione dei vasi. Corpo di fabbrica. Sinonimo di blocco o porzione, quando un edificio è formato da più elementi riconoscibili. Corréggia. Forse dal latino tardo corrìgia. Sottile strisciolina di cuoio utilizzata nell’antichità come legaccio. Cortése. Significa «relativo alla vita di corte». Questo il primo significato dell’aggettivo al quale, in seguito, si aggiunse quello attuale di «gentile» o «garbato», proprio in relazione all’eleganza e alla raffinatezza di quel modo di vivere. Cosmatésco. Relativo ai Cosmàti, celebre famiglia di marmorari romani, attivi tra XII e XIII secolo. Essi erano specializzati nella realizzazione di preziose tarsie con marmi e altre pietre colorate. Cosmopolìta. Dal greco kosmopolìtes, composto di kòsmos, mondo e polìtes, cittadino, quindi, letteralmente «cittadino del mondo». Per estensione, chi non restringe i propri interessi ai luoghi natii, ma li estende alle altre nazioni e agli altri popoli. Il cosmopolita ha, pertanto, una formazione culturale interna­ zionale. Costolonàto. Formato da costoloni (o nervature (v.)), cioè da archi in pietra sporgenti dalla muratura, secondo una tipologia molto diffusa soprattutto in epoca gotica. rio è convesso (v.). Concinnitas. Come scrive l’Alberti è la «qualità risultante dalla connessione e dall’unione di tutti questi elementi», cioè numero, delimitazione e collocazione. Possiamo interpretare il termine concinnitas come «armonia». Cóncio. Dal latino còmptus, elegante, acconciato. Pietra squadrata in vista del suo impiego in una struttura architettonica. Per analogia anche laterizi sagomati, con la medesima funzione. Concio di chiave. Concio (v.) situato nella parte più elevata dell’arco (v.). È detto anche serraglia (v.). Concrezione. Dal latino concrèscere, coagularsi. Aggregazione naturale di sostanze cristalline di varia forma e colore, originata dalla lenta, ma continua precipitazione di gocce d’acqua che depositano progressivamente le componenti minerali in esse disciolte. Di solito assumono la forma di stalattìti (se pendenti dall’alto) e di stalagmìti (se sporgenti dal suolo). Il termine in concrezione si usa anche per indicare quegli elementi costruttivi realizzati in calcestruzzo (v.). Condotte forzate. Nelle centrali idroelettriche (cioè azionate dalla forza dell’acqua) sono gigantesche tubature nelle quali viene immessa l’acqua proveniente da un bacino artificiale posto più in alto. Per la forza di gravità e il progressivo restringersi delle condotte l’acqua, che non è comprimibile, assume una pressione enorme, tale da azionare in continuazione delle grandi turbine a loro volta collegate a dei generatori di corrente. Conflitto angolare. Situazione che si verifica in prossimità dello spigolo di un tempio di ordine dorico (v.), quando diventa impossibile rispettare contemporaneamente le due regole dell’ordine: assialità del triglifo (v.) rispetto alla sottostante colonna e necessità di avere due triglifi concomitanti sullo stesso spigolo. Confratèrnita. Dal latino medioevale confratèrnitas. Associazione di laici dediti a opere di bene e a pratiche di culto finalizzate all’elevazione spirituale di ciascuno dei membri. Coniare. Realizzare una moneta o una medaglia imprimendo sul metallo una data immagine tramite il cònio, un punzone su cui è incisa, al rovescio, l’immagine stessa. Consèsso. Dal latino consèssum, derivato a sua volta da consìdere, star seduto. Un’adunanza di persone importanti. Consiglio dei Dieci. Istituito temporaneamente nel 1319, diventò in seguito una delle magistrature più importanti e temute della Repubblica di Venezia. Costituito da dieci membri elettivi in carica per un anno, oltre che dal Doge e da sei consiglieri, svolgeva funzioni che oggi potremmo definire di controspionaggio e di polizia politica. Console. Termine francese che indica un mobile a forma di tavolo modanato, ma con un lato piatto in modo da poter essere addossato a un muro. Consòrte. Dal latino cum, con e sòrs, sorte, che segue la stessa sorte. Nella società medioevale membro di famiglie che avevano stretto tra di loro legami di solidarietà e di interes­ se. Consumismo. Dal verbo consumare. Spinta esagerata, tipica delle società economicamente più avanzate e rafforzata anche dalle tecniche pubblicitarie, a un uso di beni anprende comunemente il nome di tinta neutra. Poiché qualsiasi colore esistente in natura ha un suo complementare, la gamma di questi ultimi può dirsi praticamente infinita. Le tre coppie principali di colori complementari sono pertanto: giallo (primario) e violetto (secondario dato da rosso + azzurro); rosso (primario) e verde (secondario dato da giallo + azzurro) e azzurro (primario) e arancio (secondario dato da giallo + rosso). Rosso Arancio Giallo Verde Blu Viola Colori rientranti. Sono i colori freddi, che sembrano recedere, spingersi indietro rispetto al piano del quadro. Colori salienti. Sono i colori caldi, che danno l’impressione di venire in avanti rispetto al piano del quadro. Colori spray. Colori sintetici, solitamente a base di derivati dell’azoto, contenuti in bombolette metalliche sotto pressione. Colorista. È quel pittore che tende a sfruttare e a sviluppare in sommo grado gli effetti del colore. Colòsso. Dal latino colòssus. Indica una statua avente dimensioni gigantesche. Commentarii. Plurale del termine latino commentarium, commentàrio. I Commentarii sono libri di memorie in cui si narrano avvenimenti storici. Commissione. Dal latino commìttere, mettere assieme. In genere con il significato di incarico di realizzare un’opera d’arte. Commistione. Dal latino commìxtus, participio passato di commìscere, composto da cum, con e mìscere, mescolare, letteralmente mescolare assieme. Committente. Dal latino commìttere, mettere assieme, affidare. Colui che commissiona un’opera d’arte obbligandosi a sostenerne i costi. Complesso plàstico. Oggetto artistico proposto dai futuristi nel manifesto Ricostruzione futurista dell’universo, costituito con i materiali comuni più diversi e creato per colpire tutta la gamma dei sensi. Complùvio. Dal latino compluvium. Tetto a falde inclinate verso l’interno. Composizione. Dal latino compónere, comporre. È l’arte di disporre i personaggi e gli altri elementi di un dipinto in modo armonico, creando tra di essi una relazione di equili­ brio. Comune di Parigi. Proclamata il 18 marzo 1871 dal popolo in rivolta, si proponeva di instaurare in tutta la Francia un ordinamento democratico e repubblicano costituito dalla autonoma federazione di tutte le Comuni del Paese. Venne repressa nel sangue dal 2 aprile al 28 maggio, quando Adolphe Thiers, capo provvisorio del neonato governo repubblicano, scatenò una devastante guerra civile che vide oltre 17 000 comunardi uccisi e più del doppio rinchiusi in carcere. Cóncavo. Dal latino cum, con e càvus, incavato, e si dice in relazione a un oggetto o a un elemento architettonico la cui superficie si presenti incavata a chi la guarda. Il suo contra­ Glossario 12 senso di veste liturgica dalle ampie maniche e aperta ai lati, propria dell’abbigliamento dei diàconi. Damàsco. Prezioso tessuto di seta caratterizzato dal contrasto di lucentezza fra il fondo e il disegno. Originariamente prodotto e importato dalla città di Damasco in Siria. Deambulatòrio. Ambiente di passaggio fra la parete esterna e l’anello di colonne che circonda il vano principale. Il termine viene dal latino tardo deambulatòrium, galleria, portico in cui si passeggia, derivante, a sua volta, da deambulàre, passeggiare. È detto anche ambulàcro. Decalcomanìa. Si ottiene premendo un foglio su un altro precedentemente dipinto o colorato. L’immagine che ne risulta è altro da quella di partenza. Decàstilo. Dal greco dèka, dieci e sty´los, colonna. Tempio con dieci colonne sul fronte anteriore. Decumàno. Dal latino dècimus, in riferimento al numero dieci, «X», della numerazione romana. Nelle nuove città etrusche di pianura e, successivamente, anche in quelle romane, è la strada perpendicolare al cardo (v.) (orientata da Ovest a Est) che si interseca con esso pressoché al centro dell’abitato. Dedicatòria. Lettera di dedica che spesso precede un’opera. Dèi etruschi. Nonostante la diffusa presenza di dei autoctoni (v.), spesso legati alle forze della natura, e di spaventose divinità infernali, gli dei principali, soprattutto a partire dalla prima metà del VI secolo a.C., sono spesso influenzati dalla tradizione ellenica (v.). Delimitazione. L’aspetto visivo dell’opera, cioè come essa appare nel complesso. Dentèllo. Motivo decorativo della cornice (v.) classica costituito dalla sequenza di piccoli parallelepipedi sporgenti. Dépliant. Voce francese che indica uno stampato pubblicitario, solitamente piegato in due o in quattro, nel quale si mettono in rilievo le qualità di un determinato prodotto grazie a slogan e immagini particolarmente accattivanti. Deposito. Una forma di affidamento che implica la custodia e la tutela di un’opera d’arte. Non ne costituisce possesso. Deposizióne. Soggetto artistico che raffigura il momento in cui il Cristo viene staccato (deposto) dalla croce. Desinénza. Dal latino desìnere, terminare. Terminazione che si aggiunge al tema di una parola per precisarne la persona o la forma (se si tratta di un verbo), il numero o il caso (se si tratta di nome o di pronome), la qualità (se si tratta di un aggettivo). Destriéro. Dal latino dèxtrier, dèstro. Cavallo da battaglia o da torneo, così chiamato perché lo scudiero lo conduceva con la mano destra. Destrórsa. Dal latino dextròrsum, rivolto a destra. Che va da sinistra verso destra. Diacònicon. Dal greco bizantino diakonikòn, appartenente al diacono. Nelle basiliche bizantine, ambiente che affianca sulla destra l’abside (v.), adibito alla conservazione del pane e del vino consacrati. Diàpason. Rapporto numerico di 1:2 (uno a due). Diapènte. Rapporto numerico di 2:3 (due a tre). Cromàtica. Teoria empirica (cioè desunta per via sperimentale) che fissa i criteri per la classificazione dei colori. Si devono a Chevreul i termini, che ancora usiamo, di tinta, tono e luminosità. Cromàtico. Dal greco chròma, colore. Relativo al colore e ai suoi effetti. Cròmlech. Dal gallese crom, ricurvo e lech, pietra. Costruzioni megalitiche (v.) consistenti in blocchi di monoliti (v.) conficcati al suolo in cerchio, in modo da delimitare particolari aree forse destinate a riti magici o a cerimonie di culto. Il più celebre è quello di Stonehenge in Inghilterra. Cronìsta. Dal greco krònos, tempo. Scrittore di cronache e memorie che descrivono la vita, gli usi, i costumi e gli avvenimenti del tempo. Ctònio. Dal greco chtòn, terra. Della terra o del sottosuolo, generalmente riferito a divinità. Cubìculum. Nella casa romana (v.), la camera da letto. Pl. cubìcula. Cùbito. Dal latino cùbitus, gomito. Unità di misura in uso presso gli Egizi, corrispondente a circa 44 cm. Culto dei morti. L’uomo del neolitico (v.) e della prima età del bronzo (v.) ha un profondo rispetto, oltre che un sacro timore, della morte. I cadaveri, a seconda delle usanze e delle credenze magico-religiose, sono seppelliti in luoghi che possono essere sia al coperto sia all’aperto, lontano dai villaggi. Tra la fine del III e l’inizio del II millennio a.C. si diffonde il rito della cremazióne (dal latino cremàre, bruciare), con la raccolta delle ceneri in appositi vasi di terracotta. Il consolidarsi del culto dei morti e anche il sorgere delle prime tematiche religiose relative all’aldilà conferma lo sviluppo intellettivo che l’uomo ha ormai conseguito. Cultura antiquaria. È propria di coloro che si interessavano di ogni aspetto dell’Antichità classica, raccogliendo e collezionando oggetti antichi, ma anche, e soprattutto, studiando la letteratura, la storia e l’arte anti­ che. Cùneus. Nel teatro romano (v.), settore in cui è diviso il maenianum (v.). Cùpola. Geometricamente è una superficie detta di rotazione poiché si genera facendo ruotare un semicerchio attorno a un asse. Essa, vera e propria invenzione romana, viene solitamente utilizzata per coprire ambienti a pianta circolare o quadrata. Cùpola a cipolla. Cupola (v.) a forma di bulbo, con corpo tondeggiante e sommità cuspidata (v.), tipica dell’architettura nordica e orientale. Curator viarum. Al plurale curatòres viarum; locuzione latina che vuol dire curatore delle strade. Funzionario preposto alla sorveglianza e alla manutenzione delle strade. Cursóre. In questo caso, la guida che sorregge un tendaggio. Cuspidàta. A forma di cuspide (v.), cioè a pun­ ta. Cùspide. Dal latino cùspis, punta di lancia. Elemento architettonico che termina a punta, solitamente alla sommità degli elementi di una facciata. Comune nell’architettura gotica. D Dalmàtica. In latino significa originaria della Dalmazia. Ricca veste imperiale diffusasi in Dalmazia a partire dal II secolo d.C. Qui nel Costruzione abbreviata. Procedimento per l’esecuzione della prospettiva (v.) dovuto a Leon Battista Alberti. Deve il suo nome al fatto che Alberti semplificò le lunghe operazioni per la costruzione della prospettiva ideate da Filippo Brunelleschi, rendendole molto più veloci. Cottage. Da una radice germanica kóte, capanna. Piccola villetta di campagna, o di periferia urbana, realizzata in stile rustico o eclet­ tico. Cratère. Dal greco kratèr, vaso da méscita, affine al verbo kerào, mescolare. Grande vaso con corpo a bicchiere e bocca larga, dotato di due anse (v.) simmetriche generalmente orizzontali, ma talvolta anche oblique e verticali. Veniva usato per mescolare l’acqua e il vino da bere durante i banchetti. Crepidòma. O crepìdine, dal greco krepìs, fondazione. Massiccio basamento, costituito da tre o più gradini, che nel tempio di ordine dorico (v.) ha la funzione di sopraelevare l’edificio, separandolo così simbolicamente la residenza degli dei dal livello del terreno. Criptopòrtico. Dal greco kriptòs, nascosto. Si tratta cioè, di un portico chiuso, talvolta interrato. Solitamente fungeva da opera di sostegno per terrazze, peristili, giardini pensili, portici colonnati. Crisaòre. Dal greco chrisòs, oro e àor, spada. Letteralmente «uomo dalla spada d’oro», è figlio, come Pegaso, di Medusa e di Poseidon. Cristallo di rocca. Quarzo incolore e trasparente, anticamente considerato una meravigliosa curiosità naturale in quanto ritenuto composto di ghiaccio che mai fondeva. Croce commìssa. Nella tipologia a croce latina (v.), si ha quando il transetto (v.) è posto in fondo al corpo longitudinale; è detta anche «pianta a T» (tau). Croce di Sant’Andrea. Sant’Andrea, fratello di Simone (San Pietro), fu uno dei dodici Apostoli di Gesù. Secondo la tradizione venne crocifisso in Grecia, a causa della sua predicazione, su una croce con due bracci uguali a forma di «X». Croce greca. Tipologia di basilica con i bracci del transetto (v.) uguali alle navate (v.), a cui si innestano nel loro centro (tipologia più diffusa nell’Oriente cristiano). Croce immìssa. Nella tipologia a croce latina (v.), si ha quando il transetto (v.) è posto a 2/3 del corpo longitudinale. Croce latina. Tipologia di basilica con i bracci del transetto (v.) più corti delle navate (v.) (tipologia più diffusa in Occidente). Crocifìsso lìgneo. Rappresentazione su tavola di legno della crocifissione di Cristo. Terminale Piede (o calvario) Cimasa Scomparto Glossario 13 (Vesta), dea vergine del focolare domestico e protettrice della casa, sorella di Zeus. I dodici dei omerici, pur intervenendo spesso nelle vicende umane, vivono sul monte Olimpo e si nutrono di ambròsia, il miracoloso nettare che li rende immortali e sempre giovani. Divulgare. Dal latino divulgàre, composto di dìs-, prefisso che vuol dire disperdere, spandere e vulgàre, derivante da vùlgus, folla. Letteralmente, il termine ha il significato di spandere tra la folla. Vuol dire, quindi, far conoscere a tutti una qualche cosa. Dogàto. Dal veneziano dòse, dòge, a sua volta derivante dal latino dux, condottiero. Periodo durante il quale il doge, suprema magistratura della Repubblica di Venezia, esercitava il proprio potere. Dòlmen. Dal bretone antico dol, tavola e men, pietra. Strutture megalitiche (v.) costituite da due o più elementi verticali (veri e propri pilastri) sormontati da un enorme lastrone di pietra. Doppiamente in àntis. Tipologia di tempio greco che presenta sul retro della cella un secondo pronao (v.), uguale a quello anteriore, chiamato opistodomo (v.). Dòrico. V. ordine dorico. Dormeuse. Voce francese, dal verbo dormir, dormire. Divano dallo schienale rialzato da una sola parte. Dormizione. Dal latino dormìtio. Nella tradizione cristiana greco-orientale corrisponde all’Assunzione cattolica. In pratica la Vergine viene rappresentata circondata dagli angeli e dagli apostoli dolenti, mentre Gesù stesso interviene portandone in cielo l’anima sotto forma di innocente bambinello in fasce. Dottori della Chiesa. Uomini o donne che si sono particolarmente distinti per dottrina, sapienza e santità. Il titolo viene conferito direttamente dal papa, con un proprio decreto, o in seguito a un concilio. I più celebri Dottori della Chiesa sono San Basilio (329- 379), San Gregorio di Naziànzo (ca 330-ca 390), Sant’Ambrogio (ca 334/40-397), San Giovanni Crisòstomo (ca 344/347-407), Sant’Anastasio (559-599), Sant’Antonio da Padova (1195-1231), San Tommaso d’Aquino (1225-1274), Santa Caterina da Siena (1347- 1380), Santa Teresa d’Ávila (1515-1582), San Francesco di Sales (1567-1622) e Santa Teresa di Lisieux (1873-1897). Dottrina della Trinità. Il più grave dei motivi che, nel 1054, aveva portato allo scisma d’Oriente, alla divisione, cioè, della Chiesa greca da quella romana, consistette nella diversa maniera di intendere il dogma trinitario. Mentre, infatti, i Latini ritenevano che lo Spirito Santo «procedesse» dal Padre e dal Figlio, i Greci affermavano che la terza Persona trinitaria «procedesse» solo dal Padre (la parola scisma viene dal greco schìzein, separare). Dripping. In inglese significa «sgocciolante, bagnato fradicio». Duomo. Dal francese dôme, cupola. Oltre al consueto significato di edificio di culto, indica anche, nelle locomotive a vapore, quella caratteristica cupola posta tra la cabina di guida e il fumaiolo e che serve ad accogliere il vapore saturo. Dùttile. Dal latino dùcere, condurre, modellare. Si dice di metallo o di altro materiale facilmente lavorabile. lanciare. Lanciatore del disco. Disegnativo. Il disegno è un modo convenzionale di rappresentare un determinato oggetto. Esso si realizza grazie alla linea di contorno. Ma poiché in realtà gli oggetti non sono affatto delimitati da una linea di contorno, appare chiaro che il disegno è un’invenzione dell’uomo, cioè della sua razionalità. Per disegnare occorre prima pensare; ogni attività disegnativa, anche quella apparentemente più elementare, presuppone pertanto un grande sforzo di sintesi da parte del nostro cervello. Disegno preparatorio. Disegno non fine a se stesso, ma che presuppone la sua traduzione in altra tecnica artistica. In esso sono indicati i contorni, la luce, l’impianto prospettico e gli eventuali colori. Disvalore. Valore negativo che, in momenti particolari o in determinati contesti sociali, può arrivare a costituire un aberrante punto di riferimento. Ad esempio: la violenza. Dite. La città prende il nome dal suo re e racchiude i gironi (suddivisioni dell’Inferno dantesco) dal VI al IX. Dite (o Plutone) era il nome con cui i Romani designavano Ade, il dio degli Inferi. Dante lo identifica con Lucìfero. Dìttico. Dal greco dìptychos, piegato in due. Coppia di tavolette votive dipinte o scolpite (in legno o avorio), incernierate al fine di potersi richiudere come un libro. Divina Provvidenza. Dal latino providèntia, previdenza, prudenza. Secondo la dottrina cristiana manifestazione nelle vicende del mondo e della storia della suprema volontà divina, la quale manifesta la propria benevolenza secondo logiche che sfuggono alla comprensione immediata degli uomini. Divinazione. Insieme di pratiche (arte fulgurale (v.), auspicio (v.), libanomanzia (v.), aruspicina (v.)) che consentivano ai sacerdoti di comprendere i segni degli dei. Divinità greche. Gli dei omerici (cioè ricordati dal poeta Omero (v.)) sono dodici, ma in realtà la mitologia greca riconosce anche numerose altre divinità minori. Di queste, talune hanno rilievo generale, mentre altre sono onorate a livello locale. Padre e sovrano di tutti gli dei è Zeus (Giove per i Romani). Figlio del titano Crono (Saturno) e di Rea (Magna Mater), è re degli uomini e padrone del cielo, sul quale signoreggia simbolicamente con la potenza dei suoi fulmini. Vi sono poi Era (Giunòne), dea della terra e della famiglia, che di Zeus è contemporaneamente sorella e moglie; Posèidon (Nettuno), dio del mare e delle acque, fratello di Zeus; Demètra (Cèrere), dea materna della fertilità e dell’agricoltura, sorella di Zeus; Apollo, dio della luce e del diritto, custode delle arti, dell’eloquenza e della medicina, figlio di Zeus e di Latòna, una delle sue numerose amanti; Artèmide (Diana), dea vergine della caccia e della fecondità, sorella gemella di Apollo; Ares (Marte), dio della guerra, figlio di Zeus ed Era; Afrodìte (Venere), dea della bellezza e dell’amore, figlia di Uràno, nata dalla spuma del mare, moglie di Efèsto e amante di Ares; Hèrmes (Mercurio), messaggero degli dei e protettore di viandanti e mercanti, figlio di Zeus e della ninfa Màia; Atèna (Minèrva), dea vergine della saggezza e dell’intelletto, nata dal cervello di Zeus; Efèsto (Vulcano), dio del fuoco e della metallurgia, figlio di Zeus ed Era e infine Hestìa Diàspro. Varietà di silice compatta di colore variante dal rosso al giallo, al verde, all’ocra. Diatèssaron. Rapporto numerico di 3:4 (tre a quattro). Diàzoma. Nel teatro greco (v.), piano che divideva orizzontalmente le gradinate. Pl. diazò- mata. Didascalico. Dal greco antico didàskein, insegnare. Dicesi di un’opera o di un’azione avente come scopo principale quello di trasmettere un insegnamento. Dieta. Dal latino medioevale dièta, derivante da dìes, giorno. Si tratta di un’assemblea dei dignitari del Sacro Romano Impero. Quella di Mantova del 1459 aveva come obiettivo l’organizzazione di una crociata contro i Turchi che, nel 1453, avevano occupato Costan­ tinopoli. Dinamìsmo. Dal greco dy´na, forza. Attitudine caratteriale verso una particolare intraprendenza e rapidità nel portare a termine azioni o progetti. In arte, capacità di esprimere o accentuare il senso del movimento. In filosofia, modo di concepire la realtà come totalmente animata da un flusso ininterrotto di energia. Dinastìa. Dal greco dynastèia, potenza, potere. Serie di sovrani (imperatori, re, principi) di una stessa famiglia o di famiglie affini che si tramandano ereditariamente il potere e il titolo nobiliare. Diorìte. Dal greco diorìzein, dividere. Tipo di roccia di formazione vulcanica, di colore nerastro e di consistenza durissima. Il nome di derivazione greca fa riferimento alla struttura divisa dei cristalli che la formano. Diòscuri. Dal greco Diòs kouroi, letteralmente figli di Zeus. Si tratta dei gemelli Càstore (il guerriero) e Pollùce (il pugilatore), i leggendari eroi nati dall’unione della principessa Leda e da Zeus che, per amarla, dovette assumere le sembianze di un cigno. Trasformati da Zeus, che non volle dividerli neanche dopo la morte di Castore, nella costellazione dei Gemelli, furono molto venerati in tutte le colonie doriche italiote e siceliote e il loro culto fu poi ripreso anche dai Romani, che dedicarono loro feste, statue e templi. Dìptero. Dal greco dìs, doppio e pthèros, alato, leggiadro. Tempio greco circondato da un doppio colonnato. Dipylon (o Doppia Porta). Dal greco dìs, due volte e py`los, porta. Porta monumentale a doppia entrata, costruita negli ultimi decenni del IV secolo a.C. e posta all’ingresso nord-occidentale di Atene. Essa conduceva al quartiere dei vasai (detto Ceràmico) e nei suoi pressi alcuni scavi archeologici del 1871 hanno portato alla luce una necropoli, con sepolture risalenti al IX-VII secolo a.C. Diritto. Dal latino dirìgere, guidare. Complesso ordinato di norme e leggi che una comunità si impone per regolare e armonizzare la propria convivenza. Disàrmo. Operazione di smontaggio dell’armatura una volta finito di costruire un arco (v.). Disciplina. Dal latino disciplìna, ordine, regola. Per estensione, complesso insieme di rituali, norme, prescrizioni e nozioni di carattere magico, religioso, matematico e astronomico al quale i sacerdoti etruschi facevano ricorso per interpretare il volere degli dei nella risoluzione di qualsiasi questione. Discòbolo. Dal greco dìskos, disco, e bàllein, Glossario 14 no così detti i figli dei Sette che combatterono contro Tebe. Dieci anni dopo la sconfitta dei padri i figli vollero ripetere l’impresa per vendetta: Tebe fu sconfitta e saccheggiata. Epìgrafe. Dal greco epì, sopra, e graphèin, scrivere; letteralmente «scrivere sopra». Ogni iscrizione con una frase commemorativa. Epistìlio. Sinonimo di architrave (v.). Epitàffio. Dal greco epì, sopra e tàphos, tomba. Letteralmente «sopra la tomba». Iscrizione celebrativa posta sui sepolcri. Presso i Greci anche orazione in onore di un defunto. Eptàstilo. Dal greco hèptà, sette e sty´los, colonna. Tempio con sette colonne sul fronte anteriore. Equidistànti. Le rette si dicono equidistanti quando la loro distanza reciproca è sempre la stessa (sono, quindi, rette parallele). Il termine equidistante viene dal latino tardo aequidìstans, composto di aequus, uguale e distans, distante. Significa, quindi, letteralmente «ugualmente distante». Èracle. Ercole per i Romani. Mitico eroe, figlio di Zeus e Alcmèna. È noto per le dodici «fatiche», consistenti in altrettante prove di forza e di eroismo, impostegli per scontare la colpa dell’omicidio dei propri figli. Ermafrodìto. Figlio di Hermes e di Afrodite. La sua grande bellezza fece innamorare la ninfa della fonte Salmace che ottenne dagli dei di poter fondere il proprio corpo con quello dell’amato. Ermafrodito diventò così un essere perfetto e unico, partecipe della natura maschile e di quella femminile. Esàstilo. Dal greco hèx, sei e sty´los, colonna. Tempio con sei colonne sul fronte anteriore. Esautorazione. Dal latino exauctoràre, composto di ex, con valore privativo e àuctor, autore. Letteralmente «sciogliere da una autorità». Privare una persona di una carica che le compete. Esèdra. Dal greco exèdra, sede esterna. Indica uno spazio esterno porticato, per intrattenersi a conversare. Più in generale indica un qualunque spazio a emiciclo, anche interno. Nella casa romana (v.), ambiente destinato alla conversazione e al soggiorno. Esonartéce. Dal greco èxo, fuori. Nartece (v.) posto all’esterno dell’edificio sacro. Esorcìsmo. Dal greco exorkìzein, scongiurare. Particolare rito magico-religioso avente principalmente lo scopo di allontanare gli spiriti maligni. Esordio. Dal verbo latino exordìri, iniziare, cominciare. Si adopera per indicare l’inizio dell’attività di un artista. Esotismo. Dal greco exoticòs, straniero. Predilezione per oggetti e usanze stranieri, in particolar modo orientali. Espropriare. Dal latino medioevale expropriàre, derivante da pròprius, proprio. Privare qualcuno della proprietà di qualcosa al fine di conseguire un’utilità pubblica. Estàtico. Dal greco ekstatikòs, che è in estasi, cioè fuori dai propri sensi. Riferito all’atteggiamento di chi, rapito da una visione soprannaturale, resta in estasi davanti al soggetto della sua visione riuscendo ad astrarsi dalle cose terrene. Estético. Dal greco aisthetikòs, relativo alle sensazioni. Che riguarda il senso del bello. Estradòsso. Dal latino èxtra, all’esterno, e dòssum, dorso. Linea che delimita in alto un arco (v.). Estraniànte. Che estrania. Nel caso specifico Èlice. Dal latino hèlix, elica. Ciascuna delle volute minori del capitello (v.) dell’ordine corinzio (v.). Ellènico. Dal greco Ellenikòs, degli Elleni o dell’Ellade. Il termine deriva da Ellèno (v.), il mitico fondatore della stirpe greca. Ellèno. Eroe leggendario della mitologia greca che diede il nome alla stessa stirpe greca (o ellènica). Figlio di Decaulióne, si unì alla ninfa Orsèide, dalla quale ebbe tre figli, a loro volta capostipiti delle principali stirpi elleniche: Doro (Dori), Xuto (Achei e Ioni) ed Eolo (Eoli). Questo personaggio con tale nome venne creato dopo Omero (v.), quando il termine Ellàs, Èllade, stette ad indicare la Grecia intera ed Ellènes, Ellèni, erano detti tutti i Greci. Ellìsse. Dal greco èlleipsis, mancanza. Figura geometrica simile a un cerchio schiacciato. L’ellisse ha un asse maggiore e uno minore. Sull’asse maggiore stanno due centri detti «fuochi». In modo semplice l’ellisse si traccia con il cosiddetto «metodo del giardiniere». Fissati due pioli a terra (nei punti corrispondenti ai fuochi), si assicura loro una fune, lunga quanto si vuole. Un terzo piolo scorre lungo la fune, tenendola sempre ben tesa, e disegna così l’ellisse. Ellìttica. A forma di ellìsse (v.). Emancipàrsi. Forma riflessiva del verbo emancipàre (dal latino ex, da e mancipàre, alienare): estensivamente significa liberarsi da un vincolo, da un legame, da una soggezione. Embricàto. Dal latino imbricàre, ricoprire con émbrici. Indica un motivo decorativo a foglie che come gli embrici (le tegole) sono disposte le une parzialmente sulle altre. Emulazione. Dal verbo latino aemulàre, imitare. Desiderio e tentativo di uguagliare o superare qualcuno in qualcosa. Emulsione. Dal latino emùlgere, mungere. Sostanza gelatinosa contenente componenti chimici sensibili alla luce. Più in generale, l’emulsione è la sospensione, sotto forma di minute goccioline, di un liquido in un altro liquido, senza però che i due liquidi si amalgamino (come ad esempio l’olio e l’acqua). Encàusto. Dal greco enkàio, riscaldare. Tecnica pittorica già elaborata da Greci e Romani, consistente nel diluire i pigmenti (v.) in cera d’api fusa (encausto a caldo) o diluita (encausto a freddo), da applicare a pennello su tavola o su intonaco asciutto. I dipinti eseguiti con questo procedimento presentano colori saturi e brillanti. Endonartéce. Dal greco èndòn, dentro. Nartece (v.) posto (in parte o del tutto) all’interno dell’edificio sacro. Enfatizzare. Dal greco emphàinein, manifestare. Tendenza a esprimersi in modo vivace e spesso esagerato, al fine di sottolineare l’importanza di un determinato concetto. Enìgma. Dal greco àinigma, enigma, derivato dal verbo ainissomai, parlare copertamente. Ennàstilo. Dal greco ennèa, nove e sty´los, colonna. Tempio con nove colonne sul fronte anteriore. Èntasi. Dal greco èntasis, gonfiore. Rigonfiamento presente nelle colonne del tempio greco, a circa un terzo dell’altezza, con lo scopo di correggere la percezione ottica della colonna stessa che da lontano sembrerebbe troppo sottile. Epìgoni. Dal greco epìgonos, nato dopo; composto da epì, dopo e gígnestai, nascere. So­ E Ebe. Personificazione dell’eterna giovinezza, figlia di Zeus e di Era, è la coppiera degli dei dell’Olimpo, cioè colei che versa da bere durante i banchetti. Eblaìta. Inerente alla città di Ebla (nell’attuale Siria), alla sua società e alla sua cultura. Ecatombe. Dal greco ekatòn, cento e boùs, bue. Letteralmente, quindi, cento buoi. Il termine indica il sacrificio di cento vittime, non necessariamente buoi. Ecce homo. Locuzione latina che vuol dire «Ecco l’uomo». La frase è attribuita a Pilato nel mostrare il Cristo dopo la flagellazione ai Giudei: «Pilato intanto uscì di nuovo, e disse loro: “Ecco ve lo conduco fuori, affinché sappiate che io non trovo in lui nessuna colpa”. Gesù dunque uscì fuori, portando la corona di spine e il manto di porpora. E Pilato disse loro: “Ecco l’uomo!”. Ma visto che l’ebbero i grandi Sacerdoti e le guardie, gridarono “Crocifiggilo! Crocifiggilo!”» (Giovanni, 19, 4-6). Echìno. Dal greco echìnos, riccio di mare. Elemento inferiore del capitello (v.) a forma di catino circolare dal profilo convesso. Eclèttico. Dal greco eklektikós, atto a scegliere. È riferito a un artista la cui formazione e i cui interessi spaziano in molteplici settori del sapere. Per estensione indica una costruzione o un’opera d’arte realizzata fondendo armoniosamente insieme stili e linguaggi diversi. Eclettìsmo. Dal greco antico eklègein, cogliere fuori, mettere in evidenza. Tendenza a ispirarsi a fonti artistiche anche di epoche diverse, operando una scelta degli elementi ritenuti migliori. École des Ponts et Chaussées. Letteralmente «Scuola di Ponti e Strade», corrisponde all’attuale facoltà di Ingegneria civile. Ecuménico. Dal greco oicumenikòs, aggettivo di oicumène. Il termine, che significa «universale», se riferito a un Concilio ecclesiastico indica che a esso sono presenti tutti i vescovi della Chiesa cattolica. Edificànte. Dal latino aedificàre, costruire. Spesso con il significato figurato di atto che induce al bene. Effetto luminìstico. Realizzazione di un effetto di luce tramite il contrasto fra la luce e l’ombra. Nel caso di Leonardo, non tanto il contrasto quanto il passaggio graduale dalla luce all’ombra. Effìmero. Dal greco èpi, sopra e hemèra, giorno, che dura un solo giorno. Si dice soprattutto di atteggiamenti, manifestazioni e sentimenti transitori, fuggevoli e, a volte, anche superficiali. Ègida. Dal greco aigìs, pelle di capra. Si tratta della pelle della capra Amaltea che aveva nutrito Zeus da bambino e che il padre degli dei prese dopo la morte dell’animale. Applicata al suo miracoloso scudo, la pelle ne amplificava ulteriormente le straordinarie proprietà protettrici. Veniva spesso affidata ad Apollo e, soprattutto, ad Atena. Quest’ultima la indossava cingendosene il petto e le spalle. Elettrice Palatina. Titolo nobiliare spettante alla consorte dell’Elettore Palatino. Questi era uno dei quattro principi che, insieme ai tre arcivescovi di Magonza, Treviri e Colonia avevano il diritto, dal 1257 al 1806, di eleggere l’imperatore del Sacro Romano Impero. Glossario 15 Filosofia neoplatonica. Dottrina di pensiero rinascimentale mirante a conciliare il platonismo con il cristianesimo e, quindi, paganesimo e cristianesimo, filosofia e teologia. Finestra crociata. Si dice di finestra monumentale ripartita al suo interno in quattro settori da una struttura in pietra a forma di croce. Finestra di scarico. Nei ponti (v.), apertura avente lo scopo di alleggerire la spinta delle acque nel caso di piena. Finiménto. Dal latino finìre, completare. L’insieme della bardatura del cavallo, composta principalmente da redini, morso, sella e staf­ fe. Fiordo. Dal norvegese fjòrd, approdo. Insenatura lunga e stretta, tipica dei mari del Nord, dovuta alla sommersione di valli modellate dall’azione erosiva dei ghiacci. Fisionomìa. Dal greco phy´sis, natura e gignòskein, conoscere. Aspetto caratteristico di una persona. Fìttile. Dal latino fìngere, modellare. Si dice di manufatto realizzato in terracotta, cioè modellando la creta e facendola poi cuocere in apposite fornaci. Vasi, anfore e altri contenitori, in particolare, vengono realizzati con l’utilizzo del tornio (v.). Flabèllo. Dal latino flàbrum, alito di vento. Grande ventaglio rituale con il quale nell’antichità si faceva fresco ai potenti scacciando nel contempo gli insetti. Flagellazione. Termine con cui si indica la rappresentazione iconografica del supplizio inflitto a Cristo con il flagello, una frusta (o sfèrza) dotata di funicelle, recanti nodi, o di strisce di cuoio. Flegias. Personaggio mitologico che Dante trasforma in demone simbolo dell’ira. Flegias era figlio di Marte e di Crise. Per vendetta contro Apollo che gli aveva sedotto la figlia Corònide, incendiò il tempio di Delfi. Flora. Una delle Ore, figlie di Zeus e di Temi, divinità che aprivano e chiudevano le porte del cielo da cui entravano e uscivano le stagioni. Le Ore facevano parte del seguito di Afrodite. Fluidità. Dal latino flùere, scorrere. Attitudine dei corpi liquidi e aeriformi a scorrere con estrema facilità. Per estensione, si dice di una linea dolcemente ondulata, tale da ricordare le onde marine. Fluorescènte. Dal sostantivo fluoro, relativo a un corpo che, colpito da una luce intensa, conserva parte della luminosità acquisita anche dopo che la sorgente originaria è venuta a mancare. Föhn. Vento tipico delle zone alpine. Esso spira secondo due direzioni: da Nord per le regioni a Sud delle Alpi e da Sud per quelle poste a Nord. Fondàle. Nel teatro, parete di fondo della scena, solitamente dipinta o fatta di tendaggi o elementi mobili. Fondiario. Dal latino fùndus, possedimento, terreno. Relativo ai terreni agricoli e, più in generale, all’intero patrimonio dei beni im­ mobili. Fondo oro. Particolare tipo di dipinto su tavola, proprio della pittura duecentesca e trecentesca. Poiché non era d’uso rappresentare sfondi o paesaggi naturalistici, tutte le figure erano contornate da un fondo uniforme realizzato con sottilissime lamine d’oro. Queste venivano applicate grazie a uno speciale collante (detto bòlo) a base di argilla nome e i titoli del defunto, raffigurante appunto una porta avente la funzione simbolico-religiosa di consentire al defunto di lasciare l’aldilà per raggiungere la sala del banchetto, dove i vivi depositavano le loro offerte. Fantésca. Nella società cinquecentesca, cameriera e domestica personale di una ricca si­ gnora. Faraòne. Dall’egiziano antico per-a’a o par’oh, grande casa, con riferimento alla reggia in cui abitava. È il nome con il quale si designavano gli antichi sovrani d’Egitto, ritenuti figli carnali di Horus, il dio falco padrone degli sconfinati spazi celesti. Farsa. Dal latino farcìre, riempire. Genere teatrale risalente al XV secolo, avente carattere comico e burlesco, a volte anche volgare. Fastìgio. Parte più elevata di una costruzione, solitamente decorata. Fauces. Nella casa romana (v.), corridoio che conduceva all’atrio. Fauves. In francese, belve. Termine con cui il critico Louis Vauxcelles definì i pittori che esponevano al Salon d’Automne (v.) del 1905. L’intento dispregiativo fu ribaltato dagli stessi pittori, che trovarono così nel termine una sorta di segno di riconoscimento, una parola che li raggruppava sotto un’unica bandiera. Fede, Speranza e Carità. Secondo la dottrina cristiana le sette Virtù sono le tre teologali (cioè riferite a Dio), Fede, Speranza e Carità e le quattro cardinali (cioè le più importanti dell’agire umano), Prudenza, Giustizia, Fortezza e Temperanza. Felùca. Dall’arabo falùk, nave. Nella tradizione nautica mediterranea piccolo veliero biàlbero armato con vele latine (triangolari). Ferìno. Dal latino ferìnus, derivato da fèra, fiera, bélva. Si dice di ciò che è proprio degli animali feroci. Festóne. Motivo decorativo a forma di fascio vegetale, intrecciato con frutti e fiori e sospeso alle estremità tramite due nastri. Fiandre. La regione che comprende l’attuale Belgio e alcuni territori della Francia settentrionale e dell’Olanda meridionale. Fìbula. Dal latino fìbula. Sinonimo di fibbia, fermaglio. Filigràna. Lavoro di oreficeria realizzato con filamenti d’oro o d’argento uniti da punti di saldatura. Filoaccadémico. Parola composta dal prefisso greco phílos, amico, e accademico (v.). Si dice di comportamento o ideologia particolarmente vicini a quelli degli ambienti accade­ mici. Filoellénico. Amante di tutto ciò che è greco. Dal greco phílos, amico, ed ellenikòs, dell’El­ lade. Filoimperiàle. Dal greco phílos, amico. Significa pertanto vicino alle posizioni dell’impera­ tore. Filopapàle. Dal greco phílos, amico. Significa pertanto vicino alle posizioni del papa. Filosofia. Dal greco philèo, amare e sophìa, sapienza. Letteralmente, dunque, la parola significa «amore per la sapienza». Filosofia morale. È quella che verte intorno ai problemi della vita pratica, per stabilire norme morali e di comportamento. Filosofia naturale. Con tale espressione nel Medioevo e nel Rinascimento si intendeva ciò che noi oggi facciamo rientrare nella fisica. che tende a far fuggire dalla realtà e dai suoi problemi, proponendo modelli di vita falsi e ingannevoli. Età del bronzo. Ha inizio presso le prime civiltà storiche vicino-orientali (ca 3000 – XI-X secolo a.C.) e arriverà a svilupparsi in Europa solo a partire dal II millennio a.C. Il bronzo (v.) è una lega metallica con la quale è possibile realizzare utensili perfezionati (asce, falcetti, vasi) e armi sempre più efficaci sia per l’offesa (spade, pugnali, punte di lancia), sia per la difesa (elmi, scudi, corazze). Età del ferro. Costituisce l’ultima e più raffinata fase di sviluppo dell’industria dei metalli (ca XIII secolo a.C. – ca VI-V secolo a.C.). Anche in questo caso è nel Vicino Oriente (forse presso gli Ittìti) che se ne mette a punto la difficile tecnica di estrazione, resa ancora più complicata dall’impossibilità, con le conoscenze di allora, di ottenerne la completa fusione. In Europa questo nuovo metallo non fa la sua comparsa prima del X secolo a.C. e, almeno all’inizio, il suo utilizzo, stante il perdurare delle difficoltà di lavorazione, è limitato alla creazione di monili e di altri oggetti preziosi. Solo in seguito, con l’affinamento delle metodologie produttive, si riescono a ottenere armi e utensili capaci di sfruttare a fondo le eccezionali doti di resistenza del materiale. E ciò tanto in tempo di pace, grazie alla possibilità di realizzare aratri e asce bipenni (v.), quanto in guerra, dove le micidiali armi di ferro avrebbero consentito a chi le avesse possedute di imporsi con grande facilità su tutte quelle popolazioni ancora ferme all’utilizzo del bronzo (v.). Età del rame. O eneolìtico (ca 4000 – 3000 a.C.), dal latino àes (rame, bronzo). Rappresenta la fase più arcaica della metallurgìa (v.). Il rame è infatti il primo metallo a essere conosciuto dall’uomo e il suo utilizzo si diffonde a partire dall’area del Vicino Oriente, per poi estendersi, attraverso il Mediterraneo, anche all’Europa. Le prime tecniche di estrazione erano comunque tanto rudimentali da non consentire mai l’ottenimento di rame puro, cioè privo di scorie di vario tipo. Ciò rendeva il prodotto scarsamente resistente e dunque inutilizzabile per la realizzazione di grandi strumenti da taglio (asce), ma adattissimo per armi e utensili di piccole dimensioni (punte di freccia, coltelli) e per oggetti decorativi (bracciali e altri monìli (v.)). Etimasìa. Dal greco hetoimasìa (tou thrònou), preparazione (del trono). Nella pittura orientale è la rappresentazione del trono su cui sono posti la corona e la croce, simboli della regalità di Cristo. Nel culto cristiano serviva a evocare Cristo aniconicamente, cioè senza rappresentarlo in modo figurativo. Evangeliàrio. Libro liturgico, spesso riccamente miniato, contenente le perìcopi (dal greco perikiòptein, tagliare intorno), cioè i passi dei Vangeli che i diaconi dovevano leggere nel corso della messa. Ex novo. Espressione latina che significa «di nuovo», «di sana pianta». F Falda. Forse dal latino medioevale fàlda, piega. Ciascuna delle superfici piane inclinate che costituiscono un tetto. Falsa-porta. Nella mastaba (v.), stele recante il Glossario 16 le dal giallo non vivo all’aranciato. Proveniva, di solito, dall’Africa settentrionale. Giardini pénsili. Dal latino pendère, pendere; in questo caso con il significato di sospesi in aria. Secondo gli antichi storici si trattava di giardini costruiti su terrazze sorrette da robuste colonne di pietra, realizzati da «un re siro per compiacere una sua concubina» di origine persiana che «ne aveva grande desiderio, essendo tale l’usanza della sua patria». Giàsone. Capo degli Argonauti, allevato dal centauro Chirone. Sulla nave Argo Giasone si mise alla ricerca del vello d’oro, la pelliccia preziosa di un ariete alato, consacrata ad Ares e sorvegliata da un drago. Gigantomachìa. Dal greco ghìgantes, giganti e màche, battaglia. Mitica lotta dei giganti (figli di Gea, generati dal sangue di Urano) contro gli dei per la definitiva conquista dell’Olimpo. Tutti i giganti vennero annientati dagli dei grazie anche al decisivo aiuto di Eracle. Ginnàsio. Dal greco gymnàzein, eseguire esercizi fisici. Palestra nella quale, in origine, i giovani greci praticavano esercizi fisici. In seguito divennero strutture più complesse, volte anche all’insegnamento e all’intrattenimento, ove si tenevano riunioni, lezioni, cerimonie, banchetti e conferenze. Giocattoli futuristi. Come gli animali metallici, i paesaggi artificiali e i fiori magico-trasformabili, i giocattoli futuristi costituiscono alcune delle stravaganti proposte futuriste, che ipotizzano la creazione di oggetti sorprendenti e fantastici, quali ad esempio i pupazzi geometrici e i teatrini di Depero o le scene teatrali semoventi progettate da Bal­ la. Giochi Ìstmici. Si svolgevano a Corinto ogni due anni d’estate in onore di Poseidon. Giochi Nemèi. Si svolgevano nella Valle Nemea, in Argolide, ogni tre anni, in onore di Zeus. Giochi Pìtici. Si svolgevano nella pianura di Crisa ai piedi del monte Parnaso in onore di Apollo Pìzio (o Pìtico). La loro cadenza era, in origine, ogni otto anni (simboleggianti il tempo dell’esilio di Apollo presso gli Iperbòrei), ma successivamente furono celebrati ogni quattro anni. Gioco del toro. Più propriamente si parla di taurocatàpsie (sostantivo plurale), dal greco taurokathàpsia, composto da tàuros, toro e kathàptein, afferrare. Giove Pluvio. Dal latino plùere, piovere. Pluvio è uno dei molti attributi del padre degli dei e indica la sua signoria sugli elementi atmo­ sferici. Giubilèo. Dal latino iubilàre, gridare, cantare in coro. Festa di origine ebraica, poi ripresa anche dai cristiani, durante la quale venivano fatte solenni celebrazioni e veniva concessa l’indulgenza plenaria (cioè totale) dei peccati a tutti i pellegrini che si fossero recati a Roma. Originariamente si celebrava ogni cinquant’anni, attualmente ogni venticinque. Giuda. Secondo i Vangeli l’Apostolo Giuda Iscariòta tradì Gesù in cambio di trenta monete d’argento (sìcli) (Matteo 26, 15). In base a quanto pattuito con i sommi sacerdoti e gli anziani del popolo egli avrebbe reso possibile l’arresto di Gesù baciandolo pubblicamente e consentendo così alle guardie di identificarlo (Matteo 26, 48-50; Marco 14, 44 e Luca 22, 47). Delfi, ma i Greci li avevano costretti a deviare verso l’Asia Minore. Accordatisi con il re di Bitinia, si stanziarono in una zona centrale della penisola anatolica, che, più tardi, avrebbe preso il nome di Galàzia. Galilèa. Dal nome della regione della Palestina ove Gesù trascorse gran parte della propria esistenza. Particolare tipo di nartece (v.) a sviluppo longitudinale che in molte chiese conventuali cluniacensi (v.) precedeva l’ingresso all’aula liturgica vera e propria, con funzione di filtro tra esterno e interno. Gas nervino. Dal latino nèrvus, nervo. Particolare tipo di gas venefico, impiegato per la prima volta nel corso della Prima guerra mondiale, che agisce intaccando il sistema nervoso e provocando terribili convulsioni seguite quasi sempre dalla morte. Gèison. Sinonimo di cornice (v.). Geisha. Danzatrice, composto da jei, arte e sha, persona. Si tratta di una istituzione della società giapponese. Le geishe hanno la funzione di intrattenere gli ospiti con la conversazione, il canto, la musica, la cerimonia del te. Non necessariamente fra le loro attività è compresa la prostituzione. Genesi. Dal greco gìgnesthai, nascere. È il primo dei 46 libri di cui è composto l’Antico Testamento, secondo la tradizione cattolica e ortodossa. In tale libro si parla del mistero della creazione dell’universo, del mondo e dell’uomo. Genetlìaco. Dal greco genèthlios, natalizio. Termine solenne per indicare il giorno natale, il compleanno. Gèntibus. Dal latino gèns (plurale: gèntes, ablativo: gèntibus, gentili, cioè pagani). L’Ecclesia ex gentibus incorona Paolo che predicò il Vangelo presso i pagani. Geometria. Dal greco ghè, terra e mètron, misura. Significa letteralmente «misura della terra» e consiste in quella parte della matematica che tratta delle figure e delle loro proprietà. In particolare la geometria piana studia le figure bidimensionali, mentre la geo­metria solida si interessa dei corpi tridi­ mensionali. Geranomachìa. Dal greco ghèranos, gru e màche, battaglia. Mitico combattimento tra gru e pigmei. Geràrchico. Dal greco hierarchikòs, composto da ieròs, sacro e àrchein, essere a capo; indica il rapporto di subordinazione e supremazia fra enti o persone. Gerarchìe angèliche. Sono: Serafini, Cherubini, Troni, Dominazioni, Virtù, Potestà, Principati, Arcangeli, Angeli. Getto. Colata di metallo fuso con cui si realizzano le sculture in bronzo (v.). Ghiéra. Parte esterna dell’arco (v.), detta anche archivòlto (v.). Ghisa. Lega metallica con ottime capacità di resistenza ottenuta mediante la semplice aggiunta, nel corso del processo di fusione del ferro, di carbonio in opportuna proporzione (dal 2% al 4%). Giacobìni. Appartenenti a un’associazione politica sorta nel 1789 e così detti perché erano soliti riunirsi nell’ex convento parigino dei Domenicani (in francese antico Jacobins) di Rue Saint-Honoré. Di idee monarchico-costituzionali si indirizzarono verso idee più radicali specie sotto l’influsso di Marat e di Robespierre che ne fu capo indiscusso. Giallo antico. Marmo antico dal colore variabi(v.) e albume. Una volta appoggiate sulla superficie della tavola, le lamine d’oro venivano fatte aderire tamponandole con morbide pezze di lana e poi brunìte (cioè levigate lucidandole quasi a specchio) usando spatole d’avorio, solitamente ricavate da denti di cane o di lupo. L’oro, per la sua preziosità e lucentezza, conferiva ai dipinti un senso di astrattezza e spiritualità, come se emanassero una luminosità propria, in sintonia con le scene sacre che essi rappresentavano. Fonte. Vena d’acqua a getto perenne. Può essere intesa come «origine». Nelle discipline storiche, sta a indicare una testimonianza scritta contemporanea agli avvenimenti che si stanno studiando. In filologìa, è un testo da cui un certo autore ha tratto materia o ispirazione per la propria opera. In campo storico-artistico il termine «fonte» è usato nel significato filologico. Fòrcipe. Dal latino fòrceps, tenaglia. Per estensione, può sottolineare l’esistenza di due estremità concave, come in una tenaglia. Fòrnice. Dal latino fòrnix, portale. Grande apertura (soprattutto ad arco (v.)) in mura cittadine o archi di trionfo (v.). Frau. In tedesco donna. Premesso a un nome proprio, invece, vuol dire «signora». Freccia. In un arco (v.), distanza verticale fra il piano di imposta (v.) e il punto più elevato della linea di intradosso. È detto anche saetta (v.) o monta (v.). Frégio. Parte della trabeazione (v.) tra l’architrave (v.) e la cornice (v.), solitamente deco­ rata. Frigidàrium. Nelle terme (v.) romane, grande sala cruciforme che ospitava vasche con acqua fredda. Frontóne. Dal latino fròns, fronte. Insieme del timpano (v.) e delle cornici che lo contorna­ no. Frutto proibito. Frutto che, nel racconto biblico, venne offerto da Eva ad Adamo. Varia è la rappresentazione che, nei secoli, gli artisti hanno dato a questo frutto simbolico. Secondo la tradizione medioevale si tratta di un fico, in seguito sarà anche rappresentato come una mela, un’arancia e una melagra­ na. Fuga in Egitto. Rappresentazione della narrazione evangelica secondo la quale, per sfuggire alla persecuzione di Erode, la Sacra Famiglia (il Bambin Gesù, la Vergine e San Giuseppe) si recò in Egitto per ordine di un angelo apparso in sogno a Giuseppe. Fusaròla. V. astragalo (v.). Fusto. Dal latino fùstus, tronco, bastone. Parte della colonna compresa fra base e capitello (v.). Fusto fascicolàto. Non liscio, ma formato da un fascio di elementi verticali semicilindrici, a imitazione dei tronchi di una pianta. G Gabelliére. Dall’arabo gabàla, tassa, imposta. Colui che nell’antichità aveva il compito di riscuotere le imposte. Oggi diremmo esatto­ re. Gàlati. Da Galàtoi, nome con cui i Greci indicavano i Galli. Nell’uso romano indica solo quei Galli (popolazione celtica) che nel II secolo a.C. avevano abbandonato la Gallia per stanziarsi in Asia Minore. Nel 279 a.C., infatti, essi avevano minacciato il santuario di Glossario 17 triche orizzontali e di una terza verticale. Veniva usato per contenere l’acqua (in greco hy´dor) e anche i voti nelle assemblee. Hammuràbi. Re di Babilonia tra il 1792 e il 1750 a.C. circa. Salito al trono appena venticinquenne, attua grandi riforme amministrative e istituzionali riunificando la Mesopotamia. Gli articoli del suo codice costituiscono una delle prime e più interessanti raccolte di leggi. In esso sono contemplate le punizioni relative a vari delitti, diverse in relazione allo stato sociale di chi li commette, le norme per ottenere prestiti, per salvaguardare le proprietà, per sottoscrivere contratti e quant’altro possa servire per la corretta gestione di uno Stato in cui agricoltura, artigianato e commercio sono ormai così sviluppati da richiedere precise norme di rego­ lamentazione. Happening. In inglese, accadimento. Azione scenica, spesso veloce e provocatoria, nella quale l’artista coinvolge il pubblico in un’esperienza totalizzante e liberatoria, dove realtà e rappresentazione finiscono per confondersi. Harem. Dal turco harem, luogo inviolabile, destinato, nella cultura musulmana, alle donne e ai bambini. Himàtion. In greco, mantello di lana. Hi-Tech. Abbreviazione per High-Technology (Alta Tecnologia). Homines novi. Voce latina che significa uomini nuovi, cioè appartenenti a una classe nuova, dinamica e spregiudicata: la borghesia, ap­ punto. Hòrtus. Nella casa romana (v.), giardino inter­ no. Hospitàlia. Nel teatro romano (v.), porte laterali della scenae frons. I Ìbrido. Dal latino hybrida, bastardo. Indica l’individuo prodotto da un incrocio. Icóna. Dal greco eikòn, immagine. Immagine sacra tipica dell’arte bizantina. Iconoclastìa. Dal greco eikòn, immagine e klàein, rompere. Dottrina sorta in seno alla chiesa bizantina nell’VIII e IX secolo, che vietava ogni sorta di culto per le immagini sacre e ne impediva la realizzazione. La repressione venne aperta dall’imperatore Leone III l’Isàurico nel 726 e sospesa nel 787, ma cessò definitivamente solo nell’843. Iconografìa. Dal greco eikòn, immagine e graphìa, rappresentazione. Letteralmente «rappresentazione dell’immagine». Iconòstasi. Dal greco tardo eikonostàsion, reliquiario. Nelle antiche chiese cristiane e, ancor oggi, in quelle ortodosse è un tramezzo divisorio, spesso decorato con statue, dipinti, cancellate e drappi, atto a separare il presbiterio (v.) (riservato ai sacerdoti) dalle navate (v.) (riservate ai fedeli). Icosaédro tronco. Poliedro archimedeo (formato da 20 esagoni e 12 pentagoni) generato dal troncamento dei vertici dell’icosaedro. Idìllio. Dal greco eidìllion, bozzetto. Presso gli antichi Greci componimento poetico di sereno argomento campestre. Per estensione, stato di vita puramente ideale, improntato alla perfetta armonia fra gli uomini e con la natura, nella più assoluta mancanza di con­ trasti. Idràulica. Dal greco hy´dor, acqua. Significa let(espulsione dei Girondini dalla Convenzione Nazionale) al 27 luglio 1794, caduta di Maximilien Robespierre (Arras, 1758-Parigi, 1794). In tale periodo il potere fu accentrato nella persona di Robespierre e dei suoi più stretti collaboratori. La Convenzione Nazionale era l’Assemblea legislativa chiamata a dotare la nuova repubblica francese di una costituzione. I Girondini erano un gruppo politico, in seno alla Convenzione, raggruppato attorno ai deputati della regione della Gironda, caratterizzato da un forte radicalismo e da un acceso sentimento antimonar­ chico. Grazie. Figlie di Zeus e di Eurìnome, facevano parte del corteggio di Venere. I loro nomi erano: Thalìa, Aglàia ed Eufròsine. Nel Rinascimento erano diventate simbolo della castità, della bellezza e dell’amore. Greca. Motivo decorativo molto diffuso in ambiente ellenico (v.) consistente nel succedersi di segmenti paralleli uniti tra loro da altri segmenti uguali, ma ruotati ad angolo retto. Grifóne. Uccello mitico dal corpo di leone, ali possenti e testa terminante con un becco d’aquila. Grisàglia. Dal francese grisaille. Tecnica pittorica a monocromo, solitamente grigio, che finge degli stucchi spesso su fondo oro (o su finto mosaico di tessere d’oro). La grisaglia è usata anche nelle vetrate e negli smalti. Grisaille. Dal francese gris, grigio. Sostanza ottenuta da un miscuglio di polveri di vetro e di vari ossidi (ferro o rame) finemente macinati e impastati con acqua, aceto e resine vegetali, utilizzata nelle vetrate. Veniva spalmata uniformemente sui vari pezzi di vetro colorato e, una volta essiccatasi, li rendeva completamente opachi. A questo punto con un pennello o uno stilo di legno si graffiava la grisaille riportando alla luce la trasparenza del vetro, permettendo così la realizzazione di dettagli anche minuti. Grottésca. Tipo di decorazione fantastica realizzata con intrecci bizzarri di fiori, frutti, teste e figure di uomini, animali e mostri. Il nome deriva da grotta, poiché durante il Rinascimento le prime grottesche sono state rinvenute proprio in ambienti romani interrati. Per estensione il termine indica tutte le decorazioni che combinano elementi decorativi umani, animali e vegetali. Gruppo. Rappresentazione figurativa di più personaggi. Guazzo. Termine italiano per gouache (v.). Guerre d’Indipendenza. Guerre attraverso le quali l’Italia risorgimentale riuscì a conseguire la propria unità affrancandosi dal dominio straniero. La prima fu combattuta nel 1848 dai Piemontesi contro gli Austriaci, che però ebbero ancora la meglio. La seconda (1859) vide il parziale prevalere della coalizione franco-piemontese, con la riconquista della Lombardia, mentre nella terza (1866) il neonato Regno d’Italia e la Prussia sconfissero definitivamente l’Austria, garantendo all’Italia anche la riconsegna del Veneto. Gùglia. V. pinnacolo. H Hydria (o ìdria). Grande vaso con corpo svasato (talvolta ovoidale), piede basso, collo più o meno alto e stretto, bocca con ampio labbro circolare, dotato di due anse (v.) simmeGiudìtta. Eroina biblica. La sua storia è narrata nel Libro di Giuditta. In occasione di un assedio della sua città, Betulia, da parte degli Assiri di re Nabucodònosor, la giovane donna si recò splendidamente abbigliata nel campo nemico. La sua bellezza colpì il generale Oloferne, comandante delle truppe assire, il quale si invaghì di lei. Un giorno, mentre Oloferne, ubriaco, dormiva, Giuditta gli recise la testa portandola in città avvolta in un panno. I suoi concittadini riuscirono allora, approfittando dello scompiglio nel campo nemico, a sconfiggere gli assedianti. Nel corso dei secoli la storia ha affascinato molti artisti, che l’hanno rappresentata fin dal Ri­ nascimento. Giudizio Universale. Rappresentazione del ritorno di Cristo sulla terra, alla fine dei tempi, per giudicare ogni uomo, premiarlo o punir­ lo. Giunti. Linee radiali che, in un arco (v.), separano i conci (v.). Giuntìna. Si dice di edizione stampata a Firenze dagli editori Giunti, fra i più importanti d’Europa nel Cinquecento. Giuseppe d’Arimatèa. L’uomo che, secondo i Vangeli, avrebbe chiesto a Pilato di poter dare sepoltura a Gesù offrendo, a tal fine, il proprio sepolcro privato. Giustapposizióne. Accostamento senza sovrapposizione. In pittura sta a indicare la tecnica consistente nel disporre una accanto all’altra pennellate di colori diversi in modo che non si mescolino tra loro sporcandosi a vicenda e perdendo quindi la purezza e la brillantezza iniziali. Gliptotèca (o glittoteca). Dal greco glyphein, intagliare e thèche, custodia. Museo in cui si conservano pietre incise e cammei. Globulàre. Dal latino glòbus, globo, sfera. Di forma assimilabile a quella di una sfera. Si dice soprattutto in riferimento a vasi o anfore. Gocce. Elementi decorativi a forma di tronco di cono o tronco di piramide che ricordano le gocce d’acqua (gùttae in latino) e che pendono dalla regula (v.). Gòlgota. Dall’aramaico gùlguta, teschio. Antico nome del Calvàrio di Gerusalemme, la località presso la quale venne crocefisso Gesù Cristo e che deve il macabro nome alla conformazione della sua sommità rocciosa, assimilabile a quella di una calotta cranica. Gonfaloniére. A Firenze era il capo del governo, colui che aveva in consegna il gonfalóne (il vessillo, la bandiera) della città. Gouache. In italiano, guazzo. È essenzialmente un acquerello coprente. Il tono opaco, infatti, viene reso con l’aggiunta del bianco (bianco di zinco o di china). Grafìte. Minerale di carbonio, untuoso al tatto, morbido. Lascia un segno nitido color piombo (grigio scuro). Noto agli artisti del XVI secolo, il suo uso si diffuse nel XVII, soprattutto per il disegno architettonico. Veniva usato entro bastoncini di legno o cilindretti di metallo per non sporcare la mano. Grana. Indica la grandezza relativa dei grani, cioè delle minime parti di cui si compone un corpo compatto. Granàto. Per similitudine con granàto, nel senso di melograno. Nome comune del piròpo, minerale metallico di colore rosso acceso, usato in oreficeria come pietra dura. Grande Terrore. Indica quel periodo della Rivoluzione francese che va dal 31 maggio 1793 Glossario 18 Interclusióne. Dal latino interclùsio, derivante dal verbo interclùdere, composto da ìnter, fra, e clàudere, chiudere. Si dice per indicare lo stato di qualcosa che si trova chiusa fra altre. Intercolùmnio. Distanza intercorrente fra gli assi (v.) di due colonne. Intersecare. Dal latino intersecàre, composto di inter, tra e secàre, tagliare. Significa «attraversare», «tagliare attraverso». Interventista. Aderente all’Interventismo, movimento d’opinione favorevole all’intervento di una Nazione in una guerra che altri Stati stanno già combattendo. Intradòsso. Dal latino intra, all’interno, e dòssum, dorso. Linea che delimita in basso un arco (v.). Si chiama anche sesto (v.). Inumazione. Dal latino inhumàre, interrare. Cerimonia di sepoltura di un cadavere sotto terra. Invàso. Dal latino vasum, vaso, conca. Avvallamento naturale o artificiale atto a contenere una grande quantità d’acqua. Per estensione, vasto spazio concavo. Invetriatùra. V. ceramica invetriata (v.). Io. Secondo la tradizione la bellissima Io, una giovane principessa della città di Argo, sacerdotessa di Era (Giunone presso i Romani), fu appassionatamente amata da Giove che, per possederla all’insaputa della moglie, prese il sembiante di una nuvola. Iònico. V. ordine ionico (v.). Ipétro. Dal greco ypathros, a cielo aperto. Derivante da ypò, sotto e àithra, cielo. Ipocàusto. Nelle terme (v.) romane era lo spazio sottostante alle pavimentazioni sospese (suspensùra (v.)), in cui si trovavano i focolari che servivano al riscaldamento dell’ac­ qua. Ipogéo. Dal greco hypò, sotto e ghè, terra. Relativo a ciò che si trova sotto il terreno. Ipòstilo. V. sala ipostila (v.). Ipovedénte. Dal greco hypò, sotto. Individuo che, a causa di malattia o trauma, ha una vista fortemente indebolita, in certi casi quasi prossima alla cecità. Ìride. Dal greco ìris, arcobaleno. È quel fenomeno della rifrazione dei raggi solari che, in particolari condizioni meteorologiche, ci fa apparire i sette colori fondamentali contenuti nella luce bianca, che sono nell’ordine: rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, indaco e violetto. Ìris. Messaggera degli dei e personificazione dell’arcobaleno. È figlia di Taumante (un essere umano) e di Elettra, una oceanina (personificazione delle sorgenti e delle fonti) figlia di Oceano e di Teti. Irredentismo. Movimento di carattere politico e culturale che ha per obiettivo la difesa o la riconquista dell’integrità del territorio nazionale contro un’occupazione straniera. In particolare in Italia tale movimento si è sviluppato all’indomani del 1866, per i territori italiani del Trentino e della Venezia Giulia rimasti sotto il dominio austro-ungarico. Irrìguo. Dal latino irrigàre. Terreno con grande disponibilità di acque e, quindi, assai fertile e produttivo. Isòdomo. Dal greco ìsos, uguale, stesso. Si dice in riferimento a un muro composto da blocchi della medesima altezza e del medesimo spessore disposti a filari orizzontali. Issare. Dallo spagnolo izàr, alzare. Sollevare qualcosa di pesante, spesso anche con fatinatore (o i donatori) raffigurati in basso e dal solo busto in su, o dalle spalle in su. In àntis. Tipologia di tempio con due pilastri rettangolari (ànte) al termine del prolungamento murario dei due lati maggiori del naos (v.). Incarnàto. Nei dipinti, parte nuda di un corpo. Incastonatùra. Tecnica che consiste nell’applicare delle pietre preziose tramite gli alveoli. I bordi rialzati di questi creano degli alloggiamenti che accolgono le pietre e che, una volta ribattuti contro di esse con un martelletto, le trattengono. Incisióne. Tecnica di stampa consistente nell’incidere con uno strumento metallico dotato di punta acuminata (bulino (v.)) una lastra (detta matrice (v.)), solitamente di rame. I solchi, che determinano il disegno, vengono poi riempiti d’inchiostro. Successivamente sulla lastra viene premuto un foglio di carta morbida precedentemente bagnata. Su questa l’inchiostro dei solchi determinerà i neri; la parte di lastra non incisa, invece, darà i bianchi. Con l’incisione si perviene a una grande variazione di gradazioni di nero (dal grigio al nero più cupo), che conferisce all’opera elevati valori chiaroscurali e di plasticità (o volume). Incordare. Derivante da corda. Fornire di una o più corde. Solitamente in riferimento ad archi e a strumenti musicali. Incoronazione di Maria. Tema molto trattato dagli artisti nel corso dei secoli. È una delle ultime storie riferite dai Vangeli Apocrifi (v.) che narrano della vita di Maria. Dopo la morte (o dormizione o trànsito) della Vergine e dopo la sua assunzione al cielo (anima e corpo), ella prese posto alla destra del Figlio e venne incoronata Regina del Cielo. Incunàbolo. Dal latino incunàbula, fasce, in riferimento al fatto che si tratta delle opere a stampa più antiche (quando l’arte tipografica era ancora in fasce, appunto), tutte anteriori al 31 dicembre 1500. Indennizzare. Versare a qualcuno il corrispettivo in danaro del valore del bene di cui è stato privato. Indoeuropéo. Relativo a popolazioni aventi lingue riconducibili a origini comuni, anche se diffuse in un’area vastissima, compresa tra India, Asia occidentale ed Europa (da cui il nome). Indùstria. Dal latino indùstria, attività. Per estensione, insieme di attività svolte dall’uomo preistorico per la fabbricazione di utensili d’uso. Infànta. Titolo nobiliare che, a partire dal XIV secolo, spettava di diritto ai figli e alle figlie legittimi non primogeniti (e dunque non eredi al trono) del re di Spagna. Il titolo veniva esteso anche alle eventuali mogli degli in­ fanti. Ìnsulae. Nell’edilizia romana, i vari fabbricati che costituivano la casa di tipo «condomi­ niale». Intàrsio. Dall’arabo tàrsi, incrostazione. Tecnica artistica consistente nel realizzare composizioni decorative utilizzando lamine di vari materiali (soprattutto legni di diverse essenze, pietre dure e altri materiali rari) sagomate e giustapposte secondo un preciso disegno. Interagire. Agire reciprocamente. Si dice di due o più fenomeni che si influenzano a vi­ cenda. teralmente «inerente all’acqua». Scienza che studia le proprietà dei liquidi, le leggi che ne regolano il movimento e il loro impiego. Ieracocèfalo. Dal greco ièrax, sparviero e kephalè, testa. Con testa di falco. Ifigenìa. Figlia del potente re greco Agamennone. Secondo la tradizione Artemide, dea della caccia, aveva imposto ad Agamennone di sacrificarle la giovane figlia al fine di fargli orrendamente scontare un torto che la dea aveva da lui precedentemente subìto. Il re inizialmente rifiuta tale odioso comando, ma in seguito, incalzato dagli eventi, è costretto a cedere. Mentre però la giovane sta per essere immolata sull’altare, Artemide è mossa a pietà e fa miracolosamente apparire una cerbiatta che viene sacrificata al posto della ragazza. Igloo. Dall’inuit iglù, casa. Abitazione invernale inuit a forma di cupola, costruita con blocchi di neve pressata. Ilioupersis. Poema derivante dal mitico racconto della guerra di Troia, detta anche Ilio. Illìria. Dal greco Illyrìa. Antica regione storica comprendente gran parte dei territori adriatici della penisola balcanica, grosso modo corrispondenti a Croazia, Bosnia-Erzegòvina, Repubblica Federale di Iugoslavia e Albania. Illuminìsmo. Movimento di pensiero che, sviluppatosi a livello europeo intorno alla metà del XVIII secolo, tenta di sottoporre alla verifica della ragione tutta la realtà, naturale e storica. Il termine deriva da lumi, cioè luci, in quanto fa simbolicamente riferimento a come la luce della ragione possa illuminare le tenebre dell’ignoranza e delle supersti­ zioni. Immatricolazione. Nel Medioevo ogni lavoratore doveva essere immatricolato (cioè iscritto e registrato) presso un’Arte al fine di poter esercitare la propria attività. Ciò valeva anche per i pittori che, solitamente, si immatricolavano presso l’Arte dei Medici e degli Speziali, in quanto la necessità di prepararsi artigianalmente i colori con sostanze minerali e vegetali li imparentava ai farmacisti e agli erboristi, allora chiamati speziali. Imoscàpo. Diametro di base della colonna. Imparruccàti. Secondo la moda settecentesca gli aristocratici e i cavalieri portavano i capelli tagliati molto corti. Per presentarsi in pubblico e nelle cerimonie ufficiali, però, indossavano ricche parrucche bianche in segno di eleganza e distinzione. A misura della complessità dell’acconciatura, spesso ornata di boccoli e di nastri di raso, si era talvolta in grado di valutare addirittura il rango sociale di appartenenza. Implùvio. Dal latino impluvium, vasca in cui veniva raccolta l’acqua piovana. Impressióne. Dal latino in, sopra e prèmere, schiacciare. Disegno a rilievo provocato in un supporto da un punzone che reca incisa un’immagine. L’impressione può essere anche eseguita (specie sul cuoio) riscaldando il punzone medesimo. Impressionìsta. Relativo al movimento dell’Impressionismo, sviluppatosi a Parigi a partire dal 1874. Nello studio del colore i pittori impressionisti furono fortemente attratti dal tonalismo veneto e, in particolare, dalla guizzante vivezza della luce del Tintoretto. In abisso. È la locuzione impiegata per indicare una tipologia pittorica che, a partire dalla seconda metà del Quattrocento, vede il do­ Glossario 19 pie gradinate abbraccianti in parte l’orchestra (v.) e che si dispongono a raggiera seguendo l’andamento del terreno. Nel teatro romano (v.) tale spazio si chiamerà càvea (v.). Kòre. Nella scultura greca, tipologia che rappresenta una giovane donna vestita con chitone (v.) e himàtion (v.), in posizione stante, con la testa eretta, i piedi uniti, un braccio steso lungo il fianco a reggere la veste e l’altro (solitamente il destro) ripiegato sul petto in atto di recare un vaso o un piatto con delle offerte. Pl. kòrai. Koùros. Nella scultura greca, tipologia che rappresenta un giovane uomo nudo, in posizione stante, raffigurato con la testa eretta, le braccia stese lungo i fianchi, i pugni serrati e la gamba sinistra leggermente avanzata. Pl. koùroi. Kylix. Specie di coppa con bocca larga su un alto piede, dotata di due anse (v.) simmetriche orizzontali od oblique. Veniva usata per bere durante i banchetti. L Labirìnto. Dal greco làbris, doppia ascia (o bipènne (v.)), strumento sacro per i Cretesi e più volte dipinto sulle pareti del palazzo di Knossòs. Il termine divenne sinonimo di costruzione intricata, quella, per l’appunto, del palazzo di Minosse. Lacca. Dall’arabo làkk. Resina lattiginosa ricavata dall’incisione della corteccia di una rara pianta orientale. Il processo di laccatura consiste nello stendere numerose mani successive di tale resina su una superficie di legno (solitamente mobili o rivestimenti) fino a ottenere una superficie perfettamente lucida e liscia, simile al vetro. La lacca asciuga molto lentamente diventando impermeabile e resistente alla maggior parte dei solventi naturali. Originariamente incolore, dunque trasparente, può essere colorata (solitamente in rosso o nero) con l’aggiunta di pigmenti (v.) naturali. La tecnica della laccatura, importata in Europa attraverso i commerci con l’Estremo Oriente, si sviluppò molto soprattutto nel periodo rococò. Lacònicum. Nelle terme (v.) romane, locale destinato a sudatorio o ai bagni di vapore. Lacunàre. Elemento che viene ripetuto più volte nell’intradosso di un arco (v.), di una volta (v.) o di una cupola (v.). È costituito da uno spazio che rientra nella muratura. Un soffitto (elemento orizzontale di copertura) a lacunari può essere anche in legno formante dei riquadri. Lamech. Quinto discendente di Caino, figlio di Matusalemme e padre di Noè (Genesi (v.) 4, 18-24), introdusse la poligamia e si distinse per le sue efferate vendette. Laminàre. Dal latino làmina, lastra. Compresso a caldo con l’uso di sostanze impregnanti che aumentano la resistenza e il peso specifico del materiale. Lanterna. Dal latino latèrna. Struttura conclusiva della cupola (v.), con funzione di ornamento e di illuminazione. A seconda della sua pianta, che può essere circolare o poligonale, la lanterna avrà una copertura a cono o a piramide. Tale copertura può chiamarsi anche cartòccio o pergamèna della cu­ pola. Lanzichenécco. Voce tedesca arcaica, da Land, accosta loro in umiltà, come già aveva fatto un tempo Gesù. La scena dell’Annunciazione è un’aggiunta di Piero che intende in tal modo giustificare la storia della croce in funzione della venuta del Salvatore. K Ka. Secondo la religione egizia l’uomo è immaginato composto da cinque elementi, due dei quali inerenti al suo corpo mortale (il nome e l’ombra) e gli altri tre intesi come principi spirituali immortali: il ka, il ba e l’akh. Il ka, che significa propriamente «potenza vitale», è legato all’esistenza fisica del corpo o semplicemente a un’effigie del defunto. Nei geroglifici è raffigurato come braccia. Il ba, forse l’elemento più assimilabile al nostro concetto di anima, è la parte spirituale d’ogni individuo, a lui intimamente legata nel corso della vita ma del tutto autonoma dopo la morte. Rappresentato nei geroglifici come un grosso uccello (forse una cicogna nera) e, a partire dal XVI secolo a.C., anche come un volatile androcefalo, il ba non necessita più del proprio corpo ma ne conserva comunque le caratteristiche e la personalità, errando senza meta fra i luoghi che gli furono cari in vita. Il ba abbandona il corpo dopo la morte, tornandovi a imbalsamazione avvenuta. L’akh, infine, è quella parte dell’animo umano che, appena abbozzata nel corso della vita, giunge a perfetto compimento solo dopo la morte. Esso è rappresentato di solito come un ibis crestato, il cui segno geroglifico rimanda – non a caso – alla radice del verbo «brillare», essere efficace. In contrapposizione al corpo, appartenente alla Terra, l’ahk appartiene al Cielo, dove abita insieme agli altri spiriti, in una collocazione intermedia tra gli uomini e gli dei. Kalasìris. Voce egizia che identifica una tunica di lino lunga, sottile e aderente, spesso anche plissettata (cioè increspata con pieghe lunghe e fitte), comunemente indossata dalle donne. Kardiophylax. Termine greco derivante da kardìa, cuore e phylakè, protezione. Letteralmente «paracuore, pettorale». Kerkìs. Nel teatro greco (v.), uno dei settori cuneiformi in cui sono divise le gradinate. Pl. kerkìdes. Khmer. Antica popolazione del Sud-Est asiatico. Presente fin nella regione dal III secolo, raggiunse il suo massimo splendore nei secoli XI e XII con capitale Angkor (situata nell’attuale Cambogia), dove si può ancora ammirare il loro più significativo complesso di architettura sacra. Kilogrammo. Secondo le convenzioni internazionali in vigore dal 1 gennaio 1990, la dizione chilo o chilogrammo è sostituita, anche nella lingua italiana, con quella di kilogrammo (kg). Kilometro. Secondo le convenzioni internazionali in vigore dal 1 gennaio 1990, la dizione chilometro è sostituita, anche nella lingua italiana, con quella di kilometro (km). Klaft (o nemes). Voce egizia che identifica il copricapo del faraone, consistente in una pezza di tessuto, spesso a righe, ricadente con larghe pieghe rigide dietro alle orecchie. Klìne. In greco, letto. Pl. klìnai. Kòilon. Nel teatro greco (v.), spazio a forma di semicerchio destinato al pubblico, con amca, per depositarlo in un luogo più alto. Italiòta. Dal greco Italiòtes, abitante della Magna Grecia. Relativo alle colonie greche in Magna Grecia. Itìnera. Nel teatro romano (v.), accessi laterali al maenianum (v.). Iùgero. Dal latino iùgum, giogo, antica unità di misura di superficie in uso presso i Romani (dove corrispondeva a un rettangolo di circa 2520 metri quadrati). Corrisponde alla superficie di terra che una coppia di buoi attaccata allo stesso giogo (iugum, appunto) poteva arare in una giornata. Iùta. Dal sànscrito jùtha, treccia. Robustissima fibra tessile derivata da una particolare pianta delle Tigliacee, che serve soprattutto per fare cordami, sacchi e materiali da imballag­ gio. J Jacopo da Varàgine (ca 1228-1298). Domenicano, compose la Legenda sanctòrum (Leggenda dei santi) o Legenda aurea (Leggenda d’oro) in una data che viene fatta oscillare tra il 1255 e il 1266. L’opera è un insieme di storie narranti, in maniera favolosa e ingenua, le vite dei santi. Ebbe molta risonanza fino a tutto il Seicento. Nelle Storie della croce, che viene ripresa da Piero della Francesca, si narra che in punto di morte Adamo ricorda che l’Arcangelo Michele gli aveva promesso un olio miracoloso e invia il figlio Seth a richiederlo. A questi viene dato, però, un ramoscello che avrebbe guarito il padre non appena avesse fruttificato. Al suo ritorno Seth trova il padre morto e pianta il ramoscello nella bocca di lui. Cresciuto e divenuto albero possente, viene fatto tagliare da re Salomone che lo fa gettare sopra il fiume Sìloe perché funga da ponticello. La regina di Saba giunta dinanzi a esso ha una premonizione: su quel legno sarebbe stato crocifisso il Redentore. Invece di calpestarlo si inginocchia per venerarlo e profetizza a Salomone che la morte del Cristo avrebbe causato la distruzione del regno di Israele. Il re comanda perciò che il legno venga sotterrato perché la profezia non si avveri. Il legno ricompare quando diviene necessario per costruire la croce. Anni dopo, prima della battaglia di Ponte Milvio, l’imperatore Costantino ha una visione: un angelo gli comunica che con il vessillo crociato avrebbe vinto l’usurpatore Massenzio. Dopo la vittoria Costantino invia sua madre Elena in Palestina alla ricerca della croce. Un ebreo di nome Giuda sa dove essa è stata nascosta, ma non vuole rivelarlo; viene fatto calare perciò in un pozzo dove è tenuto per diversi giorni senza acqua né cibo. Alla fine egli decide di parlare, ma dalla terra vengono riportate alla luce tre croci. Per conoscere quale sia quella del Cristo, la vera croce, tutte e tre sono accostate a un giovane morto che, venendo a contatto con quella del Redentore, risuscita miracolosamente. L’imperatrice madre, allora, riconduce solennemente il sacro legno a Gerusalemme. Tre secoli dopo, il re persiano Còsroe lo ruba, ma, sconfitto da Eràclio imperatore d’Oriente, viene decapitato. Eraclio riconduce la reliquia al Santo Sepolcro di Gerusalemme, tuttavia le porte della città si aprono per prodigio solo quando l’imperatore, dismessi gli abiti regali, si Glossario 20 composto da un impasto di olio di lino, polvere di sughero e altri componenti chimici, pressati su un robusto supporto di tela. Lirìsmo. Caratteristica della poesia lirica, consistente nell’esprimere le sensazioni e gli stati d’animo dell’autore. Nel linguaggio pittorico il termine identifica una composizione nella quale prevalgono la dolcezza, la grazia e l’armonia. Liste di proscrizione. Dal latino proscríbere, composto da pro, avanti, e scribere, scrivere, pertanto «notificare». Liste di proscrizione sono elenchi di persone esiliate. Litografìa. Dal greco lìthos, pietra e gràphein, scrivere. La tecnica, messa a punto a Monaco nel 1796 da Alois Senefelder (1771-1834), si basa sulla proprietà dei grassi di non mescolarsi con l’acqua. La matrice (v.) è costituita da una pietra calcarea molto porosa e a grana fine sulla quale, una volta resa lucida, si disegna con una matita litografica o con una penna contenente un inchiostro grasso. La pietra viene inizialmente bagnata e, pertanto, quando su di essa si versa dell’inchiostro (anch’esso grasso), questo viene assorbito e trattenuto dal solo tratto disegnato con la penna o con la matita, mentre viene respinto dalla parte bagnata. Dopo che il disegno su pietra ha subìto ulteriori passaggi ed è stato sottoposto a procedure di fissaggio, si può trasferire il disegno su carta ponendo la pietra su un torchio e premendo sul foglio con la racla (un legno ricoperto di pelle). Litostròto (o litostràto). Dal greco lìthos, pietra e strònnymi, ricoprire. Mosaico (v.) che ricopre un pavimento. Litùrgico. Dal greco leitourghikòs, servizievole. Relativo ai riti e alle cerimonie che caratterizzano un determinato culto religioso. Loggia dei Lanzi. È così detta la Loggia della Signoria a Firenze (realizzata tra il 1376 e il 1382 da Simone Talenti e Benci di Cione), poiché il granduca Cosimo I vi tenne una guardia di lanzichenecchi, cioè di soldati mercenari tedeschi. Loggia di Davide. Si trova a Palazzo Te a Mantova. Così detta per le decorazioni ad affresco (v.) con storie della vita di Davide che vi sono. Loop. In inglese, anello. Nel 1894 Chicago, che già disponeva della più lunga rete elettrificata di trasporti al mondo, si dotò – come Vienna – anche di una circonvallazione tranviaria sopraelevata che circondava come un anello il mezzo miglio quadrato del suo centro. Il termine Loop, da allora, è diventato sinonimo del centro stesso. Loricàto. Dal latino loricàtus, armato di lorìca. La lorica (derivante dal latino lòrum, striscia di cuoio) è la corazza dei legionari romani. Inizialmente di cuoio, fu, in seguito, ornata e rinforzata con elementi di corno e metallici. Il tipo più evoluto è completamente di metallo. Si tratta di un’armatura conformata in modo da proteggere il petto e il ventre, mentre risale in corrispondenza dei fianchi. Loros. Plurale lòroi. Sorta di lunga stola ricamata, spesso trapunta di perle o pietre preziose, che gli imperatori bizantini si appoggiavano sulle spalle facendone ricadere una falda sul petto e raccogliendone l’altra su un avambraccio. Losànga. Dal francese losange, rómbo. Quadrilatero con lati uguali e diagonali fra loro perservazione di come il fumo dell’incenso, collocato su appositi bracieri, si orienta salendo al cielo. Librarsi. Dal latino libràre, pesare, tenere sospeso. Tenersi sospeso, equilibrarsi. Libro dei sette sigilli. Nell’Apocalisse (v.) di Giovanni (5,1) rappresenta il rotolo miracoloso nel quale sono profetizzate le visioni celesti relative alla fine del mondo: «E vidi nella mano destra di Colui che era assiso sul trono un libro a forma di rotolo, scritto sul lato interno e su quello esterno, sigillato con sette sigilli». Licénza. Dal latino licèntia derivante dal verbo lìcere, esser lecito. Viene impiegato nel senso di arbìtrio, abuso di libertà, deviazione. Limo. Dal latino lìmus, fango. Fanghiglia finissima di colore bruno-nerastro depositata dal Nilo nel corso dei suoi ciclici straripamenti. È ricco di sali minerali e di sostanze fertilizzan­ ti. Linea alba. Linea pressoché verticale che dalla regione ombelicale alle clavicole delimita due settori del torace. Linea dell’orizzonte. Linea orizzontale sul piano prospettico (v.) passante per il punto di fuga (v.). Lineare A e lineare B. Tipi di scrittura presenti nell’isola di Creta. La lineare A è più antica, ed è coesistita per un certo periodo con una scrittura geroglifica. La lineare B, più recente, è stata da poco decifrata e si è rivelata essere un adattamento della lineare A alla lingua greca dei conquistatori achei. Linee cadenti. Nelle riprese fotografiche architettoniche, fenomeno di deformazione ottica a causa del quale se si fotografa un edificio dal basso tutte le linee verticali appaiono convergere verso l’alto. Per evitare questo sgradevole effetto, comune anche oggi a qualsiasi ripresa fotografica non professionale, occorre poter disporre di un apparecchio nel quale l’obiettivo possa essere decentrato (cioè spostato parallelamente al piano della pellicola) e basculato (cioè ruotato intorno al proprio asse), in modo indipendente dal piano stesso della pellicola che, al contrario, deve sempre rimanere parallelo alla facciata dell’edificio da riprendere. Nel XIX secolo gli Alinari già disponevano di obiettivi decentrabili e basculabili, il che permetteva loro di correggere in modo perfetto le linee cadenti, facendole apparire sempre rigorosamente verticali. Linguadòca. Dal francese Languedoc. Antica provincia storica della Francia meridionale, confinante in parte con la Guascógna (a Ovest), con l’Alvèrnia (a Nord), con la Provenza (a Est) e, per un lungo tratto, con il mare Mediterraneo (a Sud). Lingue romanze (o neolatine). Dal francese antico romans, a sua volta derivante dal latino romànice (lòqui), parlare latino. L’insieme di lingue moderne di derivazione latina sviluppatesi a partire dal Medioevo. Fra di esse ricordiamo l’italiano, il rumeno, il ladino, il francese, lo spagnolo, il portoghese, il cata­ lano. Linoleografìa. Incisione (v.) effettuata su una piastrella di linòleum. Quest’ultimo è un materiale sintetico, assai resistente ed economico, inventato negli anni Sessanta del Novecento e impiegato soprattutto nelle pavimentazioni. Di consistenza morbida e gommosa, può assumere varie colorazioni ed è terra, paese e Knécht, servo, vale a dire «servo della patria». Nello specifico i Lanzichenecchi erano dei contadini tedeschi di fede protestante arruolati dall’imperatore Carlo V per le sue campagne di guerra in Italia. Essi si sono resi tristemente famosi per le orribili nefandezze compiute durante il Sacco di Roma (1527) e dopo la caduta di Firenze (1530). Lapicìda. Dal latino làpis, pietra e caèdere, tagliare. L’artigiano che eseguiva rilievi ed epigrafi incidendo la pietra e il marmo. Lapìdeo. Dal latino làpis, pietra. Di pietra. Lapislàzzuli. Dal latino làpis, pietra e dall’arabo làzuward, azzurro. Pietra dura e compatta di caratteristico colore azzurro oltremare, utilizzata fin dall’antichità anche per la fabbricazione di monili e amuleti. Lapìta. Appartenente al popolo dei Lapiti, leggendari abitatori dell’antica Tessaglia, regione montuosa della Grecia centro-orientale. Laràrio. Luogo della casa romana (v.) destinato al culto dei Lari, divinità del focolare domestico, geni benigni della casa. Laterìzio. Dal latino làter, mattone crudo. Termine generico con il quale si identificano tutti i materiali da costruzione realizzati in argilla (v.) cotta. Laurenziano. Dal latino Laurentius, Lorenzo. Dedicato o attinente a San Lorenzo. Lauves. Collina poco fuori Aix-en-Provence sulla quale Cézanne aveva uno studio che si era fatto costruire su un terreno appositamente acquistato nel 1901. Lavis. Inchiostro stemperato in acqua. Legenda aurea. V. Jacopo da Varàgine. Leggende ossianiche. Relative a Òssian, mitico guerriero e vate irlandese di epoca altomedioevale. Le sue imprese, tramandate dalla tradizione orale, vennero riprese in vari canti e ballate, a loro volta preziosa fonte di ispirazione per molti poeti romantici. Lèkithos. Vaso con corpo cilindroide, piede piccolo, collo lungo e bocca svasata, dotato di un’unica ansa (v.) verticale. Veniva usato per conservare olio, unguenti e profumi. Lenóne. Dal latino leno, mediatore di amori, sinonimo di ruffiano. Leonardéschi. Termine con il quale si designano quegli artisti che gravitavano nell’ambito di Leonardo da Vinci o che di lui erano stati interpreti, imitatori o semplicemente copisti. Lésena. Risalto verticale sul muro che assomiglia a un pilastro di poco spessore. Essa ha essenzialmente carattere decorativo. Lestrìgoni. Popolo mitico abitante in Sicilia o in Sardegna. Omero (v.) li descrive primitivi e cannibali, tanto che distrussero la flotta di Ulisse e ne divorarono gli equipaggi. Levi. Nel Vangelo di Luca (5, 29) si narra di un pubblicano (cioè un esattore delle imposte pubbliche) di nome Levi che, abbandonati i suoi affari per seguire Gesù, lo ospitò in casa propria offrendo un banchetto in suo ono­ re. Lezióso. Dal latino tardo deliciósus, piacevole, voluttuoso. Indica un comportamento pieno di frivolezze e smancerie. Libagióne. Dal latino libàre, versare goccia a goccia. Nella religione greca offerta sacrificale di sostanze liquide (vino, latte, miele) in onore di dei e defunti. Libanomanzìa. Dal greco lìbanos, incenso e mantèia, predizione. Divinazione (v.) praticata, in Grecia ed in Etruria, attraverso l’os­ Glossario 21 Màstaba. Tomba monumentale egizia del periodo protodinastico (v.). Màstio. Elemento del castello (v.), edificato al centro, nel luogo più elevato. È costituito da un torrione, nei casi più semplici di forma quadrangolare, all’interno del quale nel periodo feudale vivevano il feudatario e le guardie addette alla sua sicurezza. Matrìce. Lastra, solitamente di rame, usata nell’incisione (v.), oppure lastra di pietra usata nella litografia (v.). Matronèo. Dal latino matròna, signora. Termine latino medioevale che indica un loggiato interno che, negli edifici paleocristiani e, successivamente, anche in quelli romanici e gotici, era riservato alle donne. Mausoléo. Edificio funerario eretto per una personalità. Il termine viene da Màusolo, re di Caria, per il quale, dopo la morte, la moglie fece erigere un immenso edificio alla memoria. Mausoléo di Adriano. Si tratta di Castel Sant’Angelo a Roma. Il mausoleo, costruito per l’imperatore Adriano, conservò le ceneri degli imperatori romani fino a Settimio Severo. Aveva un basamento quadrato sormontato da un corpo cilindrico. Nel X secolo divenne abitazione e fu restaurato e fortificato nel Rinascimento. Durante il pontificato di Benedetto XIV (1740-1758) venne coronato con l’angelo che rinfodera la spada, ricordo di un’apparizione miracolosa avvenuta durante una processione nell’anno 509 annunciante la fine di una pestilenza. Divenne prigione in età napoleonica, quando i Francesi occuparono Roma. Meàndro. Dal latino meàndrus, curva. Motivo ornamentale consistente in uno o più segmenti che, variamente intrecciati fra loro, producono un disegno geometrico armonioso e ripetitivo. Meccànica. Dal greco mechanikè, meccanica. Studio del moto dei corpi e del loro equilibrio. Nel Quattrocento rientrava nell’ambito della meccanica anche la costruzione di strumenti come gru e argani (per sollevare pesi). Meccanomòrfo. Dal greco mechanè, macchina e morphè, forma. Che assume la forma o l’apparenza di una macchina. Medaglióne. Accrescitivo di medaglia. In architettura sta a indicare un particolare tipo di ornamento di soffitti (o pareti) consistente in un dipinto (o in un bassorilievo (v.)) con cornice circolare (o ellittica (v.)). Medioevo. Età di mezzo. Periodo compreso convenzionalmente tra il 476 d.C. e il 1492. Si fa un’ulteriore suddivisione parlando di Alto Medioevo, per i secoli a noi più lontani, e di Basso Medioevo, per quelli che ci sono più vicini. Medioevo greco. Periodo intermedio compreso convenzionalmente tra la fine della civiltà minoico-micenea e l’età storica (VIII-VII secolo a.C.). Medusa. Insieme a Steno ed Eurìale era, secondo la mitologia, una delle Gorgoni, figlie del dio del mare Forco e del mostro marino Ceto, tramutate anch’esse in esseri mostruosi, per punizione, da Atena. Medusa – che aveva il potere di pietrificare chiunque la guardasse – veniva rappresentata alata, con lunghi denti, capelli di serpi, occhi fiammanti e sbarrati, lingua ciondoloni. Megalìtico. Dal greco mègas, grande e lìthos, pietra. Costruzione o struttura realizzata mepolazioni colonizzatrici, tanto che talune colonie sono poi diventate, a loro volta, fondatrici di nuove città. Magniloquénte. Da magniloquenza, dal latino magniloquentia, composto da màgnus, grande, e lòqui, dire. Letteralmente significa parlare o dire le cose in modo solenne, ma allo stesso tempo ridondante. Malta. Composto formato da un legante (di solito calce) e da uno o più aggreganti (sabbia o pozzolana (v.)) e da acqua. Mammùt. Dal russo mamònt. Mastodonte preistorico simile a un grosso elefante peloso con robusta proboscide e lunghe zanne ricurve. Ne sono stati rinvenuti resti soprattutto in Siberia e in Alaska. Mandorla. Nell’iconografia (v.) medioevale, sorta di aureola schiacciata, formata da rami di palma, che sta a simboleggiare la maestà e la gloria divine. Maniéra. Secondo Vasari, sinonimo di stile, di modo specifico in cui l’arte si manifesta. Manifatturiero. Dal latino medioevale manu fàcere, fare a mano. Relativo a una manifattùra, cioè a un prodotto artigianale, realizzato a mano o con pochi e rudimentali stru­ menti. Manifesto. Scritto contenente l’ideologia e il programma di un determinato movimento culturale, artistico o politico. Manuale. Un volume che può essere tenuto in una mano. Con esso si vuole alludere all’agevolezza della consultazione di un testo che, pur in piccole dimensioni, racchiude nozioni complete su argomenti vasti attinenti a una specifica disciplina. Marchionale. Dal latino màrchio, marchese. Marciàno. Dal latino Màrcus, Marco. Dedicato o riferito a San Marco. Marémma. Regione geografica estesa tra l’Antiappennino tosco-laziale e la costiera tirrenica. Costituita da una serie di vaste pianure separate fra loro da sproni rocciosi direttamente protesi verso il mare, costituisce a tutt’oggi una delle aree naturalisticamente più suggestive del nostro Paese. Terra un tempo paludosa e malarica, è ora intensamente coltivata, ricca di allevamenti bovini e ovini e assai frequentata dai turisti. Margèlla. Parapetto cilindrico in pietra scolpi­ ta. Marmo cipollìno. Particolare e pregiato tipo di marmo a grana compatta, di colore biancastro, con tenui venature giallognole, verdoline o ambrate. Marmo di Gassino. Particolare tipo di pietra calcarea di color grigio-biancastro proveniente dalle cave di Gassino Torinese. Marmoràrio. Dal latino marmor, marmo. Nome con il quale, soprattutto nel Medioevo, venivano designati quegli artigiani che, lavorando il marmo e altre pietre, sapevano creare opere di scultura, architettura e tarsia (v.) anche di notevole pregio artistico. Martìrium. Dal greco martyrion, testimonianza. Costruzione a pianta circolare o poligonale edificata sul luogo del martirio di un santo o sulla sua tomba. Chiamata anche memoria (v.). Pl. martyria. Mascalcìa. Dall’antico maliscalcìa, derivante da maliscàlco o maniscàlco. Indica l’arte del maniscalco, cioè quella di curare e ferrare i cavalli e, un tempo, anche di curarli. Il termine viene dalla lingua franca markskalk, da skalk, servo e mark, addetto ai cavalli. pendicolari. La losanga incassata (o scalata) è una particolare decorazione rómbica incavata nel piano della muratura, al fine di creare effetti di luce e di ombra. Lotto. Dal germanico hlàuts, porzione. Appezzamento di terreno, per lo più regolare, in cui viene suddivisa un’area edificabile. Su ciascun lotto possono essere costruiti più edifici allineati o anche un unico grande edificio che lo occupa interamente, in questo caso spesso dotato di cortile interno. Luce. In un arco (v.), distanza fra i piedritti (v.). È detta anche corda (v.). Luciano di Samosata. Scrittore greco, tra i maggiori dell’Ellenismo, nato a Samosata, in Siria, e morto, con ogni probabilità, in Egitto (ca 120-post 180). Fu apprendista scultore in giovinezza, dedicandosi, successivamente, alla letteratura, alla retorica e alla filosofia. Fra le sue opere più note i Dialoghi (con numerose notizie inerenti alla storia dell’arte) e la Storia vera. Il giudizio sull’Afrodite Sosandra è nel dialogo intitolato Eikònes (Le immagini). Lucumóne. Voce di origine etrusca, dal latino lùcumo. Re, capo supremo, sommo magi­ strato. Lucumonìa. Città retta da un lucumone (v.). Ludìco. Dal latino ludus, ludo, gioco. Relativo a un’attività attinente al gioco. Lunàto. Che ha forma curva, assimilabile a quella che assume apparentemente la luna al primo e all’ultimo quarto. Lunétta. Porzione di parete a forma di mezzaluna determinata dall’intersezione della parete stessa con la volta. Lunigiàna. Regione fisica e storica dell’entroterra ligure-toscano. Deve il nome all’antica lucumonia (v.) di Luni, che ne fu l’importante capoluogo in epoca preromana. Lupercàle. Raffigurazione del ritrovamento di Romolo e Remo allattati dalla lupa. M Macchinista. Che imita o si ispira ai meccanismi di una macchina. Maddalena. Maria Maddalena fu tra le pie donne che assistettero all’agonia di Gesù crocifisso. Di lei parla l’Evangelista Luca (36, 50) descrivendola come una prostituta che, essendosi pentita e umiliata ai piedi di Cristo, viene da questi assolta da tutti i suoi pecca­ ti. Madonna Rucellai. Attribuita con certezza a Duccio solo in epoca recente, questa celebre tavola, commissionata dai Laudesi di Santa Maria Novella (i cui membri si riunivano per cantare le laudi), deriva il proprio nome dal fatto di essere stata conservata a lungo nella Cappella Rucellai all’interno della Chiesa di Santa Maria Novella. Maeniànum. Nel teatro romano (v.), livello in cui è divisa la cavea (v.). Pl. maeniàna. Maglia. Dal latino màcula, macchia, lacuna, buco. Assume il significato figurato di insieme di regole geometriche secondo le quali si organizza un tessuto urbano. Magna Graecia. In greco Megàle Ellàs, italianizzato in Magna Grecia. Insieme di colonie greche nell’Italia meridionale (attuali Calabria, Campania, Puglia, Basilicata e Sicilia). Gli aspetti geografici, simili a quelli della madrepatria, hanno reso il territorio dell’Italia meridionale una meta prediletta delle po­ Glossario 22 la monda del riso, estirpando le erbe infe­ stanti. Monìle. Dal latino monìle, collana. Oggetto d’ornamento (bracciale, collana, anello, spilla) solitamente realizzato in materiale pregiato (oro, argento, avorio), talvolta (comunque non in epoca preistorica) con l’utilizzo anche di perle e di pietre dure o preziose (soprattutto granati, ametiste e rubini). Monòcròmo. Dal greco mònos, unico, solo e chròma, colore. Tipo di pittura realizzato con diverse sfumature del medesimo colore, al fine di imitare il modellato di un bassorilievo (v.) o di una scultura a tutto tondo. Monoculàre. Dal greco mònos, unico o solo, e dal latino tardo oculàris, oculàre (derivato da òculos, occhio). Significa quindi «relativo a un solo occhio». Monòfora. Dal greco mònos, solo e dal latino fòris, apertura. Finestra il cui vano non è suddiviso da alcun elemento. Monogràmma. Dal greco mònos, uno solo e gràmma, segno, lettera, figura. Insieme di più lettere o parole riunite a formare un solo carattere o una sola figura. Indica, solitamente, il nome di una persona. Monolìte. Dal greco mònos, solo, unico e lithos, pietra. Blocchi di pietra costituiti di un unico pezzo di grandi dimensioni sagomato a parallelepipedo. Monomanìa. Dal greco mònos, solo e manìa, follia. Il termine, oggi inusuale, indica quel disturbo della mente caratterizzato dal concentrarsi su un’idea fissa. Monòptero. Dal greco mònos, solo e pthèros, alato, leggiadro. Tempio greco di forma circolare e circondato da una sola circonferenza di colonne. Monoteìsta. Dal greco mònos, solo e theòs, dio. Relativo a una religione che ammette l’esistenza di un solo dio. Monta. In un arco (v.), distanza verticale fra il piano di imposta (v.) e il punto più elevato della linea di intradosso (v.). È detto anche saetta (v.) o freccia (v.). Monteròzzo. Detto anche montaròzzo, con il significato di montagnola, piccola collinetta. Morale. Dal latino mòs, costume, comportamento. Relativo al comportamento nella vita pratica, implica una scelta consapevole tra ciò che è bene e ciò che è male. Morsura. Dal latino morsu, morso. Nell’incisione (v.), operazione che consiste nell’intaccare la lastra metallica con un acido (detto mordente) per asportare le parti non deside­ rate. Mosàico. Dal latino medioevale musàicus, a sua volta derivante da Musa. Le Muse venivano infatti onorate in grotte artificiali, costruite nei giardini romani, decorate con motivi ornamentali costituiti da piccole pietre colorate variamente accostate. Moschéa. Dall’arabo màsgid, luogo di adorazione, a sua volta derivante dal verbo sagiàd, prosternarsi. Edificio dedicato al culto islamico. Esso si ispira all’abitazione di Maometto (570-632) a Medina, nella quale il Profeta riuniva i propri fedeli per discutere e per pregare. Mòtta. Da un’antica voce preromana. Piccolo rialzo collinare, talvolta realizzato anche artificialmente per costruire torri di avvistamento o parti di fortificazioni. Mozzétta. Corto mantello con cappuccio. Ms. A, f. 93r.. Codice leonardesco di contenuto tà. Originariamente con il senso di città-madre, fondatrice di altre città (colonie). Oggi il termine significa «città di grandi dimensioni», importante sia dal punto di vista economico sia da quello artistico e culturale. Mezzaluna fertile. Area compresa tra l’Africa Settentrionale e il Vicino Oriente la cui conformazione geografica ricorda approssimativamente un arco di cerchio. I grandi fiumi della zona, grazie ai loro straripamenti stagionali (circa da metà luglio a metà novembre), rendevano fertili i territori nelle loro immediate vicinanze, favorendo agricoltura e allevamento. Mezza-tinta. Sinonimo di chiaroscuro (v.). Microlìte. Dal greco micròs, piccolo e lìthos, pietra. Utensile in pietra scheggiata di piccole dimensioni e di accurata fattura (soprattutto lame, punteruoli, punte di freccia). Mina di piombo. Detta anche «grafìte inglese», si caratterizza per la sua friabilità. Nel 1790 il francese Conté aggiunse dell’argilla (v.) alla polvere di grafite e portò i due elementi così uniti a cottura, dando origine alla grafite che troviamo nelle attuali matite (matite Conté). In base al grado di cottura e alla percentuale dei due componenti, il materiale risultante è più o meno duro. Minaréto. Dall’arabo manàra, faro. Alta torre, per lo più cilindrica, annessa alla moschea. Dal minareto il muezzìn (dall’arabo mu’adhdin, colui che pronuncia l’invito alla preghiera), addetto a varie incombenze religiose, chiama cinque volte al giorno, con un canto rituale, i fedeli alla preghiera. Miniatùra. Dal latino mìnium, minio, il particolare pigmento (v.) di colore rosso intenso, a base di ossido di piombo, usato inizialmente per delineare o campire le iniziali di pagina, dette anche capilèttera. Mistilìneo. Formato dal succedersi di profili retti e curvi. Mitico. Relativo alla mitologia. «Mitologia» viene dal greco mythologhìa, racconto favoloso, composto da mythos, favola e loghìa, racconto. Mobiles. Opere scultoree costituite da strutture sospese e suscettibili di movimento realizzate da Alexander Calder. Modanatùra. Dal latino mòdulus, modulo, misura. In un’architettura, elemento decorativo sagomato, soprattutto con funzione di raccordo tra due altre parti della struttura. Modellàto. Dal latino mòdulus, misura, norma. Rilievo di un’opera scultorea. Modernolatrìa. Idolatria della modernità. Modularizzazione. Dal latino mòdus, misura. Suddivisione in moduli (v.). Modulo. Dal latino modus, misura. Misura ripetuta sempre uguale, al fine di scandire meglio lo spazio. Anche con il significato di unità di misura di base, corrispondente convenzionalmente al diametro (o, talvolta, al raggio) di base di una colonna, mediante la quale si proporzionano tutti gli altri elementi dell’architettura, in modo che tutti risultino armoniosamente multipli o sottomultipli del modulo di partenza. Modulor. Sistema elaborato dall’architetto francese Le Corbusier che, sulla base delle proporzioni del corpo umano, individua una serie di multipli e sottomultipli geometrici in base ai quali dimensionare le costruzioni. Mondìne. Dal latino tardo mundare, pulire. Operaie che, nelle risaie, si occupavano deldiante blocchi di pietra squadrati di dimensioni colossali. Mègaron. Dal greco mègas, grande. Nei palazzi micenei, si tratta dell’organismo più vasto e più interno. Meleàgro. Secondo la mitologia, figlio di Eneo, re di Calidone. Per ostilità nei riguardi di Eneo, Artemide aveva inviato un terribile cinghiale che mieteva vittime nelle contrade. Meleagro uccise il feroce animale ma, a sua volta, rimase vittima di chi ne pretendeva la pelle. Memoria. Costruzione a pianta circolare o poligonale edificata sul luogo del martirio di un santo o sulla sua tomba. Chiamata anche martìrium (v.). Pl. memoriae. Mènade. Nome delle seguaci di Dioniso, il dio dell’ebbrezza. Sono anche dette baccanti (da Bacco, nome con cui i Romani indicavano Dioniso), tiadi e bassàridi. Mendicanti. Sono così detti gli ordini religiosi ai quali la Regola impone la povertà personale e quella dei conventi. I monaci vivono di elemosina o del proprio lavoro. I più importanti ordini mendicanti sono quelli dei francescani e dei domenicani. Menhìr. Dal celtico men, pietra e hir, alto, lungo. Grandi monoliti (v.) sagomati in modo da assumere una forma aguzza e slanciata. In italiano si chiamano anche pietre fitte. Ménsola. Elemento che sostiene una trave o una cornice. Mercatùra. Dal latino mercàri, commerciare. Anticamente, l’esercizio del commercio. Merlo ghibellino. Merlo sagomato a coda di rondine. Merlo guelfo. Merlo squadrato. Mesolìtico. Dal greco mèsos (medio) e lìthos (pietra), è l’età della pietra di mezzo (ca 8000 – 6000 a.C.). Si tratta di un periodo di transizione (v.) durante il quale l’uomo affina le proprie tecniche di lavorazione della pietra producendo, tra l’altro, microliti (v.) da taglio sempre più efficaci (soprattutto lame e punte di freccia). In questa fase egli incomincia anche ad addomesticare gli animali e a coltivare la terra e, in conseguenza di ciò, deve abbandonare le caverne naturali e costruirsi i primi ripari artificiali nei luoghi che ritiene più idonei. Méta. Presso i Romani indicava una qualunque costruzione, e perfino un monte, la cui forma fosse piramidale o conica. Metafisica. Dal greco metà, oltre, e physikà, natura. Nella distinzione degli scritti di Aristotele, definisce il gruppo di opere il cui contenuto va “al di là della fisica”, e che in un certo senso le è superiore. Metallurgia. Dal greco mètallon, metallo ed èrgon, lavoro. Tecnica che si occupa dell’estrazione a caldo dei metalli dai minerali, dei processi di fusione e di raffinazione e della produzione di manufatti o semilavorati me­ tallici. Metamòrfosi. Dal greco metamorfoun, trasformare. Spesso con il significato figurato di cambiamento estremo e radicale. Mètopa. Dal greco metà, fra e opè, apertura, foro. Nel tempio greco, lastre poste a chiusura degli spazi quadragolari che nei primissimi templi arcaici venivano a crearsi tra le travi lignee che, appoggiate all’architrave (v.), avevano a loro volta il compito di sorreggere il tetto. Metropoli. Dal greco mèter, madre e pòlis, cit­ Glossario 23 ne dell’opera. Ninfèo. Solitamente con questo termine si designa un luogo destinato al culto delle Ninfe, ma può indicare anche una fontana monumentale munita di vasca con relativo specchio d’acqua. Niòbidi. Figli di Nìobe, il cui numero varia a seconda del mito, da un minimo di cinque a un massimo di venti. Vantatasi di essere superiore a Latona, madre solo di un figlio, Apollo, e di una figlia, Artemide, si vide uccidere tutti i figli (tranne due) dalle due divinità su richiesta della madre offesa. Nirvàna. Secondo le credenze buddiste è, dopo la morte, l’annientamento, durante la vita il superamento del dolore. Nolare. Dal latino medioevale nola, campana. Dicesi in generale di torre campanaria ma, più specificatamente, soprattutto nelle chiese abbaziali cluniacensi (v.) e cistercensi (v.), sta a indicare il tiburio (v.) turrito posto all’intersezione delle navate (v.) con il transetto (v.). Non finito. Si definisce così lo stile secondo il quale parti di una statua o di un dipinto vengono lasciate volontariamente allo stato di abbozzo, in modo che dal contrasto tra parti finite e non finite scaturiscano il fascino e l’intensità dell’opera. Nota contabile. Scrittura nella quale si elencano entrate e uscite, ad esempio, elenchi di prodotti agricoli, di capi di bestiame o di altre proprietà di valore. Notazione. Dal latino notàtio, nota, annotazione. Per estensione, sottolineatura, eviden­ ziazione. Notturno. Indica la rappresentazione di una scena che avviene di notte. Numero. Secondo l’Alberti la giusta misura delle varie parti in relazione al tutto. Si tratta, cioè, delle caratteristiche geometriche delle singole parti che compongono un’opera architettonica. Nuràghe. Da una voce sarda preromana. Costruzione megalìtica (v.) tipica della Sardegna, di forma tronco-conica avente, a seconda delle dimensioni e della disposizione, varie funzioni: di difesa, di riunione, di deposito e, forse, di abitazione. Gli enormi massi squadrati che lo compongono sono sovrapposti in modo progressivamente aggettante (cioè sporgente) verso l’interno, al fine di formare una rudimentale pseudocupola, soluzione architettonica in tutto simile a quella che successivamente sarà utilizzata anche nelle costruzioni tombali micenee (thòloi (v.)) ed etrusche. Pl. nuraghi. O Oblàto. Dal latino oblàtus, offerto. Chi, spinto dalla fede o dal bisogno, entra in età adulta in un convento e, pur rimanendo laico, si sottopone in tutto alla rigorosa regola mo­ nastica. Obsoléto. Dal latino obsolèscere, cadere in disuso. Vecchio, superato, caduto in disuso. Occhio di ponte. Nei ponti (v.), apertura avente lo scopo di alleggerire la spinta delle acque nel caso di piena. Odìno. In tedesco Wuotan o Wodan, divinità germanica che, secondo la leggenda, possiede una lancia miracolosa che dopo ogni lancio ritorna sempre nelle sue mani. È anche dio della tempesta e signore della guerra. Natura morta. Composizione con soggetti inanimati, generalmente fiori e frutta. Naturalistico. Dal latino nàsci, nascere. Tendente a rappresentare in campo artistico la natura, dunque la realtà, nel modo più verosimile e oggettivo possibile. Naumachìa. Dal greco naumachìa, composto da nàus, nave, e machè, battaglia. Spettacolo consistente nella simulazione di battaglie navali. Navàta. Dal latino nàvis, nave. Ambiente interno a sviluppo longitudinale, delimitato da muri o colonne, nel quale si dividono edifici di grandi dimensioni (soprattutto templi, basiliche e chiese). Necròpoli. Dal greco nekrós, morto e pólis, città. Letteralmente «città dei morti», nell’antichità erano i luoghi di sepoltura. Neoclassicìsmo. Movimento artistico diffusosi a partire dalla seconda metà del Settecento e conclusosi, grosso modo, alla fine del secondo ventennio dell’Ottocento. Neòfita. Dal greco nèos, nuovo e phyein, piantare. Colui che, avendo da poco abbracciato la fede cristiana, solitamente in età già adulta, si appresta a essere battezzato. Estensivamente si dice anche di chi ha da poco abbracciato alcune idee. Neolìtico. Dal greco nèos (nuovo) e lìthos (pietra), è l’età della pietra nuova (ca 6000 – 4000 a.C.), cioè della pietra perfettamente levigata, indizio della grande abilità ormai acquisita e delle tecniche di lavorazione sempre più raffinate e progredite. Divenuto ormai stabilmente agricoltore, l’uomo del neolitico sa già realizzare delle rudimentali capanne che, riunite insieme, formano anche i primi villaggi. Neopalaziale. Nella datazione della civiltà cretese, il «periodo neopalaziale», o dei nuovi palazzi, va dal 1700 al 1400 a.C. Neorealismo. Letteralmente «nuovo realismo». Con tale definizione si identifica solitamente il periodo dell’immediato dopoguerra (anni Cinquanta e primissimi anni Sessanta) durante il quale la cultura e l’arte italiane, alfine liberatesi dall’ubriacatura ideologica fascista e dalla conseguente retorica nazionalista, vogliono riscoprire la realtà del proprio paese. Nerèidi. Mitiche divinità marine figlie di Nerèo e di Dòride. Erano in tutto cinquanta, abitavano gli abissi del mare sedute su troni d’oro e cavalcavano delfini o erano trasportate da Tritoni (v.) su dei carri. Celebrate da artisti e poeti per la loro bellezza, personificavano spesso, con i loro lunghi capelli, le onde del mare. Nervature. Spessi e ben riconoscibili ricorsi regolari di mattoni disposti lungo i meridiani di una calotta (v.). Nèstore. Mitico re di Pilo. Combatté a Troia. Nel suo palazzo si recò Telemaco a chiedere notizie del padre Ulisse. Nicodémo. Discepolo che tentò di difendere Gesù davanti al Sinedrio. Prese parte alla sua deposizione e alla sua collocazione nel sepolcro. Il Sinedrio era, presso gli Ebrei, il massimo organo giurisdizionale ed ebbe vita sino al 70 d.C. Nìmbo. Probabilmente dal latino nùbes, nuvola. Aureola circolare che nell’iconografia (v.) cristiana viene rappresentata intorno (o sopra) la testa di santi e beati. Qualora di forma quadrangolare, essa identifica un personaggio vivente al momento della realizzazioomogeneo che fu scritto nel 1492 (si legge «manoscritto A, foglio 93 recto»). Le pagine dei codici solitamente sono numerate solo da una parte – quella che troviamo sempre a destra aprendo un volume – cosicché occorre distinguere il recto (la pagina con la numerazione) e il verso (la facciata retrostante). La lettera che talvolta segue le diciture r(ecto) e v(erso) – ad esempio r-a – è specifica dei manoscritti di Leonardo per distinguere i diversi frammenti che spesso sono stati incollati su una stessa pagina di un codice miscellaneo, cioè composto di materiale di diversa provenienza come, ad esempio, il Codice Atlantico (v.). Mummificare. Dall’arabo mùmiyya. Si differenzia in processo naturale – mummificazione – e artificiale – imbalsamazione. Quest’ultima, introdotta per la prima volta proprio dagli Egizi, è un complicato processo grazie al quale i cadaveri, una volta evisceràti (cioè svuotati delle viscere e delle parti molli) e avvolti in bende intrise di oli e unguenti speciali, potevano conservarsi senza decomporsi. Tale processo era favorito, oltre che dall’accurata preparazione, anche dal clima molto secco e dalla quasi assenza d’aria all’interno dei sarcofagi e nei sepolcreti (v.) sotterranei. Munìto. Dal latino munìre, armare. Dicesi di città, edificio o castello (v.) ben fortificato. Muràle. Dallo spagnolo murales. Grande dipinto a vivaci colori, realizzato in genere sulle facciate esterne degli edifici, anche da più persone contemporaneamente, al fine di illustrare scene particolarmente significative della vita sociale e politica di una determinata comunità. Muse. Sono le nove figlie di Zeus e di Mnemòsine. Esse sono le divinità che presiedono alle arti e alle scienze: Clio alla storia. Talìa alla commedia, Melpòmene alla tragedia, Tersìcore alla danza, Polìmnia agli inni, Èrato alla mimica, Callìope alla poesia epica, Urània all’astronomia, Eutèrpe alla lirica monodica. Musìvo. Tutto ciò che è relativo al mosaico (v.). N Naiskos. Diminutivo di naos (v.), dal greco nàio, abitare. Edicola a baldacchino a forma di tempietto privo di peristasi (v.). Nàos. In greco significa cella. Elemento del tempio dove veniva custodito il simulacro della divinità a cui il tempio stesso era dedi­ cato. Narrazione. Dal latino narràre, raccontare. La serie di storie dipinte che compongono un determinato ciclo (solitamente di affreschi (v.)). Nartèce. Dal greco nàrthex, scrigno. Porzione di porticato che corrisponde alla facciata di una basilica. Natàtio. Nelle terme (v.) romane, piscina sco­ perta. Natività della Vergine e Presentazione al Tempio. Eventi narrati dai Vangeli Apòcrifi (v.). Maria, nata miracolosamente da Anna e Gioacchino, che si credevano ormai sterili, venne consacrata al servizio del Signore. All’età di tre anni venne condotta al Tempio e lì dimorò fino ai dodici anni, quando venne data in sposa a Giuseppe. Natività. Rappresentazione della nascita di Gesù secondo la narrazione evangelica. Glossario 24 scanalature con spigolo smussato) e capitello (capitello corinzio, v.) troncoconico ornato da foglie di acanto (v.). Il termine trae origine da Corinto, città dove l’ordine nacque. V. anche tempio corinzio. Ordine dorico. Ordine architettonico (v.) impiegato nell’antica Grecia. Si tratta del più antico degli ordini architettonici greci, originario del Peloponneso e diffusosi poi nelle colonie. È caratterizzato da una colonna senza base, poggiante sullo stilobate (v.), con fusto (v.) scanalato a spigoli vivi, entasi (v.) e capitello (capitello dorico, v.) con abaco (v.) ed echino (v.). V. anche tempio dorico. TrabeazioneAntefissaAcroterio Gronda (sima) Timpano Frontone Metopa Architrave Abaco Echino Collarino Fusto scanalato a spigoli vivi Stilobate Crepidoma Triglifo FregioCapitello Cornice (geison) Gocce Regula Tenia Ordine gigante. Tipica invenzione michelangiolesca consistente nell’abolire la consueta partizione orizzontale delle facciate e nel sostituirvi un ordine architettonico che percorre verticalmente l’intera altezza dell’edificio. Ordine ionico. Ordine architettonico (v.) impiegato nell’antica Grecia. Originario dell’Asia Minore, è caratterizzato da colonna con fitte scanalature, poggiante sulla base mediante due tori (v.), e capitello (v.) a doppia voluta (v.) decorato con ovoli (v.). V. anche tempio ionico. Gronda (sima) Timpano Frontone Fregio continuo Architrave tripartito Abaco Echino a volute Fusto scanalato a spigoli smussati Toro Trochilo (o scozia) Toro TrabeazioneBase Cornice (geison) Voluta d'angolo Capitello Ovoli e dardi Voluta che significa. Ad esempio tintinnìo, bisbigliare ecc. Opalìno. Si riferisce all’opàle, una pietra color perla o lattiginosa. Opera omnia. Locuzione latina formata dai termini plurali òpera, opere, e òmnia, tutte: letteralmente «tutte le opere». Indica la raccolta completa delle opere di un determinato autore. Opistòdomo. Dal greco òpistha, dietro, e dòmos, casa. Nel tempio doppiamente in antis (v.), sorta di secondo pronao (v.) che stava dietro al primo, identico a esso per forma e dimensioni, ma che non aveva scopi funzionali; esso veniva aggiunto solo per conferire simmetria ed equilibrio al tempio. Opus incèrtum. In latino, opera incerta. Nell’architettura romana, muro realizzato con pietre piccole e di forme svariate. Opus mìxtum. In latino, opera mista. Consiste nel raggruppare nello stesso lavoro vari tipi di muratura. In generale, però, si usa il termine «opera mista» quando vengono usati contemporaneamente pietre e mattoni. Opus quadratum. In latino, letteralmente, «opera quadrata». Apparecchio murario (cioè struttura di un muro) realizzato con grossi massi squadrati a forma di parallelepipedi di dimensioni pressoché uguali. Opus reticulàtum. In latino, opera reticolata, da retìculum, reticella. Nell’architettura romana, muro composto da elementi (solitamente in tufo e, comunque, di pietra) approssimativamente piramidali affogati nel calcestruzzo (v.), dei quali rimanevano in vista solo le basi quadrate. Opus spicàtum. In latino, opera a spiga, da spica, spiga. Le pietre sagomate o i mattoni vengono disposti inclinati di circa 45° invertendo la loro inclinazione – ora verso destra, ora verso sinistra – a ogni filare. Opus testàceum. In latino, opera di mattoni, da tèsta, mattone cotto. Si dice di ogni tipo di muratura che faccia esclusivo uso di mattoni, e fu il paramento murario di cui i Romani si servirono con maggior frequenza. Opus vermiculatum. Tecnica consistente nell’impiegare minutissimi pezzi di pietre colorate disposti secondo linee ondulate o arcuate, virgolettate o circolari, a mo’ di vermi, in latino vèrmis, da cui l’aggettivo vermiculatum. Opus vittàtum. In latino, opera listata, da vìtta, nastro, benda. Tecnica che consiste nel disporre piccoli blocchi lapidei, parallelepipedi e tutti della stessa altezza, in filari orizzontali. Òrafi. Coloro che si dedicano alla produzione di monili, fibbie e oggetti decorativi realizzati con metalli preziosi (soprattutto oro e argento) e pietre dure. Orànte. Dal latino oràre, parlare, pregare. Che è in atteggiamento di preghiera. Orchèstra. Dal greco orchèisthai, danzare. Nel teatro greco (v.), spazio destinato al coro che accompagnava l’azione con danze, canti e recitazioni, muovendosi attorno alla thymele (v.). Ordine architettonico. Serie di regole geometriche e matematiche mediante le quali le dimensioni di ogni edificio sono costantemente messe in rapporto tra loro e con le dimensioni dell’edificio nel suo insieme. Ordine corinzio. Ordine architettonico (v.) impiegato nell’antica Grecia. Si tratta del più tardo degli ordini architettonici greci, caratterizzato da una colonna (solitamente a 24 Oecus. Nella casa romana (v.), sala per i ricevimenti. Pl. oeci. Officina. Si usa nel senso ampio di bottega (o insieme di botteghe) all’interno della quale uno o più maestri lavoravano collettivamente alla realizzazione di un importante manufatto artistico. Ogivàle. L’aggettivo viene dal sostantivo ogìva, termine derivante dal francese antico augive (forse dallo spagnolo aljibe, a propria volta proveniente dall’arabo al-giubb, pozzo) e indicava, originariamente, le nervature (v.) diagonali delle volte a crociera (v.) romaniche e gotiche. È comunemente usato per indicare la forma acuta o affusolata di un arco (v.) o di una volta, senza riferimento, perciò, alla presenza o meno delle nervature. Oinochòe. Specie di brocca con corpo espanso, piede piccolo, bocca trilobata o a beccuccio, dotata di un’unica ansa (v.) verticale. Veniva usata per versare il vino (in greco òinos) nel rhyton (v.). Oligarchìa. Dal greco olìgoi, pochi e archìa, potere. Forma di governo in cui il potere è gestito da un ristretto gruppo di privilegiati, soprattutto nobili e ricchi. Olio. La pittura a olio si basa sull’impasto dei pigmenti (v.) colorati con olio di lino o di noce e con essenza di trementina, un olio che rende meno vischioso e più diluito il composto. L’olio permette di fondere i colori sul dipinto stesso e, impiegando tempo ad asciugare, dà all’artista la possibilità di correggere o modificare il già fatto a distanza di giorni. Alla fine del lavoro si aggiunge una vernice protettiva che rende lucidi i colori. La tecnica della pittura a olio ebbe origini fiamminghe, come narra il Vasari che, impropriamente, ne attribuisce l’invenzione al grande Jan van Eyck. Il termine «fiammingo» viene dal latino flamìngus, cioè abitante delle Fiandre (v.). In senso storico-artistico è termine esteso a tutti i Paesi Bassi. òlpe. Vaso simile all’oinochòe, con corpo leggermente espanso, collo quasi cilindrico, bocca circolare, dotato di un’unica ansa (v.) verticale. Veniva usato per attingere e versare liquidi in genere. Omérico. Relativo alle opere di Omero (v.), Iliade e Odissea. Oméro. Il più grande dei poeti greci. Lo si ritiene autore dell’Iliade (racconto della guerra degli Achei contro Troia) e dell’Odissea (racconto del viaggio di Odìsseo, o Ulìsse, da Troia a Ìtaca). Si pensa che Omero sia vissuto in un periodo, non noto, tra l’XI e l’VIII secolo a.C. Già in età ellenistica si dubitò che le due opere fossero frutto di una sola mente, ma oggi la maggior parte degli studiosi ritiene fondata l’esistenza storica di Omero. Òmphalos. Termine greco che significa «ombelico». I Greci ritenevano che l’ònfalo della Terra fosse a Delfi, dove era segnalato da una pietra di notevoli dimensioni. L’onfalo delfico era raffigurato come un sasso avente la superficie superiore arrotondata, ricoperto da bende formanti una rete. Onda corrente. O «can corrente» o «fregio undato» o «fregio vitruviano». Si tratta di un motivo decorativo ondulato, genericamente a forma di «S», simile al rincorrersi delle onde del mare con la cresta che si avvolge. Onomatopèico. Dal greco ònoma, nome, e poièin, fare. Vocabolo che riproduce o suggerisce acusticamente l’oggetto o l’azione Glossario 25 Pànico. Dal greco panikòs, del dio Pan. In generale si usa con il senso di improvviso, intenso, sconvolgente al limite del sopranna­ turale. Pannéggio. La resa delle pieghe di una stoffa, del materiale di cui è costituita, del modo in cui si adatta al corpo sottostante. Pantocratòr. Dal greco pàs, tutto e kratèin, governare, dominare. Pantocratòre, signore di tutte le cose, onnipotente. Attributo con il quale i Cristiani d’Oriente erano soliti indicare Cristo fin dal periodo bizantino. Papier collés. Dal francese, carte incollate. Tecnica inventata da Georges Braque che consiste nell’applicare sulla tela ritagli di giornale e di carte da parati di varie qualità e colori. Papirifórme. A forma di papiro. Si dice di quelle colonne il cui capitello (v.) è a forma di campana rovesciata, come una pianta di papiro aperta, o di bocciolo, come una pianta di papiro chiusa. Paradossàle. Dal greco paràdoxos, composto di pàra, contro e dòxa, opinione, col significato, quindi, di ciò che va contro l’opinione comune. Equivale a strano, inaspettato, inu­ suale. Parànco. Dal greco phàlanx, tronco, bastone. Attrezzo meccanico a ingranaggi, simile a un grosso cric, che, mediante l’azionamento di una manovella, consente con poca fatica il sollevamento anche di grossi pesi. Paraskènia. Parasceni. Nel teatro greco (v.), parti avanzanti della scena (v.) che delimitavano sui due lati il proskenion (v.). Paràsta. Lesena (v.) che assume anche funzione strutturale. In questo caso c’è effettivamente un pilastro inglobato nella muratura da cui sporge soltanto per una piccolissima parte. Pàride. Figlio di Prìamo, re di Troia, e di Ècuba, da giovinetto venne invitato a fare da giudice in una gara di bellezza fra Era, Atena e Afrodite. Paride scelse Afrodite alla quale venne dato in dono un pomo aureo di Èris (la Discordia). Parietàle. Dal latino pàries, parete. Realizzato su una parete. Pàrodoi. Nel teatro greco (v.), passaggi laterali che separano l’orchestra (v.) dal koilon (v.), usati dal coro per le entrate e le uscite e, in un periodo più tardo, dal pubblico. Passatìsmo. Termine dispregiativo per indicare l’atteggiamento di chi è legato a una tradizione culturale e di pensiero del passato. Passione di Cristo. Raffigurazione di alcuni degli avvenimenti narrati dai Vangeli e riferentisi alle sofferenze di Cristo, dall’agonia nell’Orto degli Ulivi sino alla crocifissione. Patèna. Dal latino patèna, piatto. Piccolo disco di metallo pregiato atto a coprire il calice e a contenere l’ostia consacrata. Paténte. Dal latino patère, essere aperto. Documento che autorizza a esercitare una determinata attività. Nel Medioevo le lìtterae patèntes (lettere patenti), venivano trasmesse aperte. Pàtera. Coppa usata per versare liquidi sugli altari durante i sacrifici. Patetìsmo. Dal greco pàthos, sofferenza. Tendenza a introdurre in una rappresentazione artistica caratteristiche ed elementi patetici, cioè tali da indurre alla commozione e al coinvolgimento emotivo. Pàthos. Termine greco che significa letteralÒvoli e dardi. Dal latino òvum, uovo e dal fràncone dard, freccia. Nelle modanature classiche motivo decorativo consistente nel ripetuto e proporzionato alternarsi di elementi tondeggianti (a forma di mezze uova) e lanceolati (come punte di freccia). P Paggio. Forse dal greco pathikòs, giovinetto effeminato. Nel Medioevo giovane nobile al servizio di un signore di rango superiore. Più in generale giovinetto al servizio di un nobile o a scorta di una dama. Paiòlo. Dal latino medioevale pàrium, caldaia. Grosso recipiente in rame di forma tondeggiante, munito di un manico di ferro con il quale è possibile appenderlo sulla fiamma del focolare. Pala d’altare. Grande tavola lignea (preferibilmente in pioppo) posta sopra l’altare, sulla quale vengono dipinte o scolpite rappresentazioni di soggetto sacro. Palafitte. Costruzioni realizzate su una serie di pali conficcati nel fondo di laghi, fiumi o paludi, nei pressi della riva, tipiche del neolitico (v.). Paleolìtico. Dal greco palaiòs, vecchio e lìthos, pietra. È l’età della pietra antica (circa 1800000 – 10000 anni fa). In questo enorme arco di tempo l’uomo impara lentamente a lavorare la pietra scheggiandola con altre pietre più dure. Si ottengono in questo modo i cosiddetti chopper (v.), utilizzati sia come arma, sia come strumento per tagliare le pelli e raschiare il legno. In seguito l’industria lìtica (cioè della pietra) giunge a un elevato grado di specializzazione, con una ricca produzione di amigdale (v.) e di altri utensili da taglio e da incisione, tutti realizzati con scheggiature bifacciali, cioè su entrambe le facce delle sottili lamine di pietra impiegate. L’età della pietra è stata suddivisa, per facilità di studio, in tre fasi distinte: paleolitico inferiore (circa 1800000 – 120000 anni fa), paleolitico medio (circa 120000 – 35000 anni fa) e paleolitico superiore (circa 35000 – 10000 anni fa). Paleontologìa. Dal greco palaiòs, antico; òn, participio presente di eimì, essere e lògos, parola, concetto. Scienza che, attraverso i ritrovamenti fossili, studia i vegetali (paleobotànica) e gli animali (paleozoologìa) vissuti in epoca preistorica, ricostruendone le caratteristiche e i processi evolutivi. Paliòtto. Dal latino pàllium, drappo. Paramento di stoffa ricamata, legno intarsiato o dipinto, marmi colorati, avorio o altro materiale prezioso che si applica sulla parte anteriore dell’altare, quella rivolta verso i fedeli. Lo stesso che dossàle o antepèndium. Pallàdio. Letteralmente, sacro a Pàllade Athena, la dea della Sapienza. Pàllio o palla. Dal latino pàllium. Abito di origine greca, molto in uso presso gli antichi Romani, che spesso lo preferivano alla toga. Indossato sopra la tunica, consisteva in un rettangolo di stoffa (solitamente bianca) che veniva drappeggiato intorno alle spalle. Panegìrico. Dal greco pas, tutto e àgyris, adunanza. Originariamente discorso solenne che presso i Greci veniva pronunciato di fronte a tutto il popolo. Più in genere discorso volto a lodare, spesso anche esageratamente, una persona o un’idea. Ordine tuscànico. Da Tuscia, nome con il quale fin dal I secolo a.C. venivano chiamati i territori ormai romanizzati dell’antica Etruria. Ordine architettonico (v.) impiegato dagli Etruschi. Simile all’ordine dorico (v.) arcaico, presenta tali e tanti elementi di diversità da indurre Vitruvio a classificarlo come ordine a parte. Le colonne sono lignee, prive di scanalature e, spesso, anche vivacemente policrome. A differenza di quelle doriche, esse non poggiano direttamente sullo stilobate (v.), ma su una massiccia base formata da un plinto (v.) a pianta quadrata sormontato da un toro (v.) solitamente della medesima altezza. Il fusto (v.), pur essendo rastremato (v.) verso l’alto (il diametro al collarino, infatti, è 3/4 di quello alla base), risulta completamente privo di entasi (v.). Il capitello (v.) è assai più modesto e meno massiccio di quello dorico. L’abaco (v.), che non sporge dall’echino (v.), è a sua volta sormontato dalle travi lignee che costituiscono la trabeazione (v.). Il tetto, molto spiovente, è del tipo a due falde e ricalca, nella forma come nei materiali, quelli delle abitazioni etrusche. Unici motivi decorativi del tempio etrusco sono gli acroteri (v.) e le antefisse, solitamente realizzati in terracotta dipinta. Orditùra. Dal latino ordìri, iniziare a tessere. L’insieme delle travi e degli altri elementi portanti di un tetto. Oro zecchìno. Dall’arabo sìkka, zecca (v.). Oro purissimo, lo stesso che veniva usato per coniare gli zecchìni, un’antica moneta vene­ ziana. Orografìa. Dal greco òros, montagna e gràphein, scrivere. Parte della geografia fisica che studia e descrive i sistemi montuosi di una determinata regione. Ortodòsso. Dal greco orthòdoxos, composto di orthòs, dritto, corretto, esatto e dòxa, opinione. Vuol dire «esatta credenza», quindi vera fede. Ossidiàna. Dal latino obsiàna pètra, pietra che secondo Plinio il Vecchio fu scoperta da un tale Obsio. È termine che indica qualunque tipo di roccia eruttiva formata, per la maggior parte, da una pasta vetrosa. Ostentare. Dal latino ostèndere, mostrare. Mostrare con orgoglio, mettere in evidenza, porre fortemente in risalto. Ottagonale. A otto lati. È la pianta tipica dei battisteri (v.), in quanto rimanda simbolicamente al patto di alleanza che Dio impose tramite Abramo al popolo ebraico, consistente nel circoncidere tutti i neonati maschi l’ottavo giorno dopo la nascita (Genesi (v.) 17, 10-12). Ottàstilo. Dal greco oktò, otto e sty´los, colonna. Tempio con otto colonne sul fronte ante­ riore. Ottomàni. Da Othman, capostipite della dinastia turca che fondò l’impero ottomano, lo Stato turco musulmano, che ebbe durata dal 1300 circa al 1923. Ottone. Forse dall’arabo làtun, rame. Robusta lega metallica dal caratteristico colore giallo lucente composta di rame e zinco. Nell’antichità, non essendo ancora noto lo zinco metallico, la si produceva aggiungendo al bronzo (v.) la calamìna, un minerale a sua volta ricco di silicato basico di zinco. Ovàto. Da uovo. Dicesi di apertura a forma ellittica (v.), ricavata specialmente in siepi e pergolati ornamentali. Glossario 26 periferia orientale di Firenze. A partire dal 1861 in «questa terra esiliata dalla città ma già cittadina» incominciarono a ritrovarsi assiduamente alcuni Macchiaioli (soprattutto Giuseppe Abbati, Odoardo Borrani, Raffaello Sernesi, Telemaco Signorini e Silvestro Lega, che vi aveva anche lo studio). Essi vi dipingevano all’aria aperta, ispirandosi alla natura e alla sua poetica mutevolezza stagionale. Dal luogo presero poi il nome di Scuola di Piagentina. Pianéta. Dal greco planàn, andare errando. Antico mantello da viaggio che, nella liturgia cristiana, è diventata la sopravveste che i sacerdoti indossano durante la celebrazione della messa. Piano di imposta. Piano da cui si comincia a costruire l’arco (v.). Piano prospettico. Piano, immaginato come trasparente (e corrispondente al supporto su cui si disegna, ad esempio il foglio da disegno), sul quale si vede in prospettiva (v.) l’oggetto da rappresentare. È detto anche quadro prospettico (v.). Pianta libera. Grazie ai solai in calcestruzzo (v.) armato, sorretti da pochi pilastri, la pianta libera permette al progettista di organizzare gli spazi di ogni piano senza dover ricalcare quelli dei piani sottostanti. Piede. Sinonimo di calvario (v.). Piedritto. Ciascuno dei due elementi verticali (detto anche stipite (v.)) che delimitano una porta o una finestra sorreggendone l’architrave (v.). Pietà Rondanini. Cosiddetta perché acquistata dai marchesi Rondanini nel 1744. Pietra di Finale. Particolare tipo di arenaria semidura caratteristica di Finale Ligure (Savona). Di grana compatta e di un caldo colore rosato, venne impiegata fin dall’Antichità soprattutto per rivestimenti, modanature (v.), rilievi scultorei e decorazioni architettoni­ che. Pietra fitta. V. menhir. Pietra forte. Particolare qualità di pietra da costruzione (macigno), consistente in una roccia sedimentaria a grana fine, compatta e resistente, di colore grigio-giallastro, molto diffusa nell’Appennino. Pietra serena. Arenaria di colore grigio-azzurrognolo di largo impiego negli edifici toscani, specie in quelli fiorentini. Pieve. Dal latino plèbs, popolo. Nel Medioevo, chiesa isolata, spesso in mezzo alla campagna, che costituisce un importante punto di riferimento sociale e amministrativo, oltre che spirituale, per tutti gli abitanti del contado. Il pievàno (questo il nome del sacerdote preposto a una pieve) svolge anche mansioni non religiose in quanto è incaricato di annotare su appositi registri le nascite, i matrimoni, le morti e, spesso, tiene anche un’elementare contabilità di ciò che i contadini producono. Pigménto. Dal latino pigmèntum, colore, tintura. Polvere colorata di base (minerale, vegetale o – al giorno d’oggi – chimica) di cui sono composti i colori. Pila. Struttura verticale di un ponte (v.), con fondazioni – solitamente consistenti in pali di legno infissi nel terreno – entro l’alveo del fiume. Sono protette dai rostri (v.). Pilastro compòsito. Pilastro con sezione complessa, data dalla varia combinazione di forme quadrate e tondeggianti. Tale pilastro è trici della famiglia e dello Stato. Pennacchi. Porzioni triangolari di sfera che raccordano la pianta (in questo caso quadrata) all’imposta circolare. Più in generale, sono elementi strutturali che permettono di passare dalle piante poligonali a quella circola­ re. Pentèlico. È il nome sia di una catena montuosa a Nord-Est di Atene, sia della sua vetta più alta. Da tali monti si estraeva il marmo bianco con cui furono realizzati molti edifici dell’Attica. Peplo. Dal greco pèplon. Tipico abito femminile in uso nell’antica Grecia fino alla seconda metà del VI secolo a.C., quando fu quasi ovunque sostituito dal chitóne. Consisteva in un rettangolo di stoffa di lana, spesso anche vivacemente ricamato, ripiegato in due e fermato sulle spalle da due fibbie (dette fibule (v.)), stretto alla vita da una cintura e solitamente aperto lungo il fianco destro. Performance. Voce inglese, a sua volta derivante dal francese parformer, compiere. Nello specifico, forma di espressione artistica basata spesso sull’improvvisazione, sul coinvolgimento del pubblico e sull’utilizzo di tecniche ed effetti scenici particolari (luci, allestimenti, suoni). Pergaména. Supporto scrittorio costituito dalla pelle opportunamente trattata di alcuni animali (soprattutto vitelli, pecore e capre), in modo da ridurla in fogli ben spianati e lisci. Secondo quanto afferma Plinio il Vecchio, il termine deriva da Pergamo, città dell’Asia Minore ove tale materiale fu impiegato per la prima volta. Perìptero. Dal greco perì, intorno e pthèros, alato, leggiadro. Tempio greco circondato da colonne per tutto il perimetro. Perìstasi. Dal greco perìstasis, recinto. Portico colonnato che, nei templi greci e romani, circonda perimetralmente il naos (v.). Peristìlio. Dal greco perì, intorno, e sty´los, colonna; letteralmente, circondato da colonne. Nella casa romana (v.), ambiente aperto e porticato. Perizòma. Dal greco perizoma, derivato di perì, intorno e zònnymi, cingere. Fascia o corto drappo che cinge i fianchi. Persèfone. Dea degli Inferi e compagna di Ade che la rapisce per amore. Costretta contro la propria volontà ad abitare negli Inferi ottenne, grazie al favore di Demetra, sua madre, di rimanervi solo quattro (secondo alcuni sei) mesi all’anno. I Romani la onoravano con il nome di Prosèrpina. Pèrseo. Eroe mitico, nato da Zeus e Dànae, figlia del re di Argo. Dopo aver sconfitto Medusa, giunto al paese degli Etiopi a cavallo di Pegaso, liberò Andròmeda – poi divenuta sua sposa – mentre stava per essere divorata da un mostro marino. Pervasìvo. Dal latino pervádere, penetrare. Composto da per, attraverso, e vadere, andare. Che tende a diffondersi ovunque. Peschiéra. Grande vasca avente la duplice funzione di vivaio per i pesci e di ornamentazio­ ne. Pètaso. Dal greco pètasos, derivato da petànnumi, io apro, slargo. Copricapo a larghe falde per proteggere il viaggiatore dal sole. Pezzatùra. Da pezzo. Divisione in pezzi e dimensione degli stessi. Piagentìna. Detta anche Pergentina, secondo un’antica dizione. Località ortiva all’allora mente «sofferenza». Sta a indicare la capacità di un’opera d’arte di suscitare un’intensa emozione e una grande commozione con la potenza drammatica che contiene. Patriàrca. Dal greco patriàrches, capostipite. Nell’ordinamento cristiano è il maggior dignitario di una comunità ecclesiastica, con poteri e prerogative superiori a quelle dei vescovi. Patrimonio di San Pietro. Con questa denominazione si indicano quei territori dell’Esarcato di Ravenna, della Pentapoli (estesa dalla costa romagnola e marchigiana fino a parte dell’entroterra umbro) e del Lazio che Pipino il Breve donò a papa Stefano II nel 757, dopo averli sottratti ai Longobardi. Essi costituiscono il primo, importante nucleo omogeneo di quello che sarà il futuro Stato Pontifi­ cio. Patriziàto. Dal latino pàtres, padri, senatori. Originariamente riferito alla classe aristocratica dell’antica Roma, identifica – più in generale – un ceto sociale elevato e raffinato, formato da nobili e, nel caso di Venezia, anche da ricchi mercanti. Pàtroclo. Eroe omerico (v.), fu amico inseparabile di Achille (v.). Combattente valoroso, venne ucciso da Ettore che lo scambiò per Achille del quale indossava le armi. Achille, straziato dal dolore, vendicò la morte dell’amico uccidendo a sua volta Ettore, in alcune delle pagine più belle dell’Iliade. Dopo la morte di Achille le ceneri dei due amici vennero raccolte in un’unica urna, a suggello della loro unione. Pauperìstico. Dal latino pàuper, povero. Relativo alla povertà intesa come fenomeno economico e sociale diffuso. Pavonazzétto. Breccia calcarea composta da frammenti di marmo bianco e materiale cementante paonazzo, cioè viola scuro. Pedagògico. Da pedagogìa, a sua volta proveniente da pedagògo (dal greco paidagògos, composto di pàis, fanciullo e àghein, condurre; letteralmente «colui che conduce i fanciulli»). La pedagogia è la teoria dell’edu­ cazione. Pedùcci. Mensole aggettanti dal muro. Solitamente hanno la forma di semicapitelli con la funzione di sostenere le imposte di archi (v.) e volte (v.). Pelìke. Tipo di anfora (v.) dal corpo rigonfio al di sotto delle anse (v.), fin quasi al piede. Pelle abbronzata. Mentre ai giorni nostri l’abbronzatura è sinonimo di salute e di agiatezza, tanto che spesso si arriva a procurarsela artificialmente, nel Cinquecento era indice di povertà e di bassa estrazione sociale. Abbronzati, infatti, erano solo i servi e i contadini, costretti a esporsi al sole nel lavoro dei campi, mentre il bianco incarnato dei signori era la conseguenza di una vita trascorsa all’ombra dei palazzi o nella frescura dei giardini. Le dame, in particolare, usavano accentuare ulteriormente il proprio pallore usando ciprie e altre polveri biancastre. Péltro. Lega metallica d’aspetto simile all’argento anche se di minor valore e lucentezza. È costituito da stagno misto a piombo e antimonio o, in alcuni casi, anche a zinco e mercurio nonché da una bassa percentuale d’argento (1%). Viene comunemente usato per la realizzazione di stoviglie e suppellettili decorative. Penàti. Nella religione romana, divinità protet­ Glossario 27 po la morte dell’autore. Postùra. Dal latino pónere, porre. Posizione, modo abituale di atteggiare il proprio corpo. Pòthos. Secondo i Greci, una delle tre forme del sentimento amoroso. Le altre due forme erano: Èros, l’amore attivo e Imèros, il desiderio verso l’oggetto d’amore vicino. Pozzolàna. Sabbia vulcanica molto comune nella zona di Pozzuoli, usata dai Romani per comporre la malta (v.). Prado. Il museo più grande di Spagna, e uno dei più importanti del mondo, è ospitato nell’omonimo palazzo neoclassico, al centro di Madrid. Praecìnctio. Nel teatro romano (v.), corridoio di disimpegno del maenianum (v.). Pl. prae- cinctiònes. Prepalaziale. Nella datazione della civiltà cretese, il «periodo pepalaziale», o antecedente alla costruzione dei palazzi, va dal 2500 al 2000 a.C. Preraffaellìti. Esponenti di un movimento artistico sorto in Inghilterra, alla metà del XIX secolo, attorno alla figura di Dante Gabriel Rossetti (Londra, 1828 – Birchington-on-Sea, 1882). Essi si prefiggevano lo scopo di recuperare un’arte spontanea che individuavano nell’opera di artisti del passato precedenti a Raffaello, comprendendovi anche quest’ulti­ mo. Presbitèrio. Dal latino tardo presbytèrium, collegio dei preti o degli anziani. Negli edifici sacri, luogo riservato al clero, posto in fondo alla navata (v.) principale di fronte all’abside (v.). Presentazione al Tempio. Raffigurazione del momento in cui il piccolo Gesù viene portato al Tempio secondo la legge giudaica, che prescriveva che ogni primogenito maschio fosse consacrato al Signore. Primato spirituale, primato temporale. Per primato spirituale si intende il ruolo di principale guida religiosa, mentre per primato temporale (dal latino tèmpus, tempo, quindi qualcosa di legato al trascorrere delle cose terrene) si intende il ruolo di supremazia politica e militare. Il primo è solitamente prerogativa del papa e il secondo dell’imperatore. Primo stato. Le stampe possono essere modificate nel tempo prima di pervenire alla resa definitiva. Le copie che vengono tratte da diversi momenti e condizioni dell’incisione si chiamano «stati». Priori. Nel Medioevo, i Priori e i Capitani del Popolo erano dei rappresentanti delle Arti eletti per un certo periodo (solitamente un anno) tra le famiglie più ricche della città. A loro venivano collegialmente affidati il governo della cosa pubblica, l’amministrazione delle leggi e la difesa. Prioria. Dal latino prìor, primo. Nella Firenze medioevale era una chiesa di una certa importanza, avente le stesse funzioni di una moderna parrocchia. Ogni prioria reggeva un determinato rione (chiamato popolo) ed era diretta da un sacerdote avente funzione di parroco (chiamato prióre). Priorità. Dal latino prior, precedente. Significa l’essere anteriore, antecedente, precedente rispetto a qualcuno o a qualcosa. Profàno. Dal latino profànum composto di pro, davanti e fànum, tempio, letteralmente: «che deve stare fuori del tempio». Tutto ciò che non è sacro, ma terreno, mondano. Proiezione. Dal latino proièctio, derivato dal poliedri semiregolari sono tredici, mentre quelli regolari sono solo cinque: il tetraèdro (piramide le cui quattro facce sono triangoli equilateri), l’ottaèdro (due piramidi opposte aventi in comune la base quadrata e le cui otto facce sono triangoli equilateri), l’esaèdro o cubo (avente sei facce quadrate), l’icosaèdro (formato da venti triangoli equilateri) e il dodecaèdro (formato da dodici pentagoni regolari). Polifònico. Dal greco poly`s, molto e phonè, suono. Il termine è usato estensivamente a indicare l’unione di più voci, di più contributi indipendenti, ma volti al medesimo obiet­ tivo. Polimatèrico. Si dice di un lavoro eseguito con vari materiali scelti in base alla loro diversa natura (legno, spago, metallo, vetro), al loro colore e alle sollecitazioni suscitate dal tipo di superficie (lucida, opaca, liscia, ruvida, ondulata). Polìttico. Dal greco, poly´ptychos, che ha più piegature. Pala d’altare (v.) dipinta o scolpita suddivisa in più scomparti. Se gli scomparti sono tre, si definisce trìttico. Politùra. Dal latino polìre, levigare. Tecnica mediante la quale si rifinisce una scultura asportandone i residui della lavorazione, levigandone la superficie e curandone opportunamente i dettagli. Pont Neuf. Il più antico dei ponti (v.) di Parigi. Voluto da Enrico III nel 1578 fu inaugurato da Enrico IV nel 1606. Esso si compone di due tronchi che collegano l’Ile de la Cité con le opposte rive della Senna. Ponte. Costruzione tramite la quale una via di comunicazione può superare un corso d’acqua, una vallata, una via preesistente. Spalla Archivolto Finestra di scarico Carreggiata Parapetto Pila Rostro Contrafforte Arcata Timpano Estradosso dell’arcata Spalla Centina Palo di fondazione Cappuccio Popolo grasso. Nell’Italia dei Comuni, quella parte delle famiglie artigiane che, pur avendo maturato una certa floridezza economica, sono ancora escluse dal governo della città. Popolo minuto. Quella parte della popolazione urbana dedita ai lavori più umili e meno retribuiti, la quale, pur costituendo la maggioranza, vive ancora in condizioni di grande povertà e arretratezza. Populismo. Atteggiamento politico favorevole al popolo, ma in maniera generica e, spesso, intenzionalmente superficiale. Pòrfido. Il porfido rosso, una pietra compatta e molto dura, si estraeva dalle cave egizie di Gebel Dokhan. Postpalaziale. Dal latino post, dopo. Nella datazione della civiltà cretese, il «periodo postpalaziale», o successivo ai palazzi, va dal 2000 al 1700 a.C. Pòstumo. Dal latino post, dopo. Pubblicato doparticolarmente robusto, idoneo a sopportare le spinte della volta a crociera (v.). Pinacotéca. Dal greco pinakotèke, composto da pìnas, quadro e thèke, deposito. Deposito di quadri o, meglio, il luogo in cui vengono conservati ed esposti dei quadri. Pinnàcolo. Elemento costitutivo della cattedrale gotica, con funzione estetica e allo stesso tempo statica: aggiungendo peso, raddrizza la spinta obliqua che proviene dagli archi (v.) e dagli archi rampanti rispettivamente ai piloni e ai contrafforti (v.) sui quali è posto. È detto anche guglia. Pira. Dal greco pyrà, derivato da pyr, fuoco. Catasta di legno per la cremazione dei cada­ veri. Piramide visiva. Nella prospettiva (v.), insieme dei raggi visuali che partono dall’occhio dell’osservatore, cioè dal punto di vista (v.). Pìsside. V. pyxìs. Pìthos. Termine greco che indica un vaso di terracotta a forma di tronco di cono rovesciato e fornito di una larga apertura. Pittura di genere. Pittura con prevalenza di scene a carattere naturalistico e agreste. Pittura parietale. Pittura sulle pareti. Pittura tonale. Detta anche tonalismo, consiste nell’uso delle diverse tonalità di colore (calde e fredde), giustapposte in modo da dare all’osservatore l’illusione della profon­ dità. Planimetrìa. Dal latino plànus, piano e dal greco mètron, misura. La parte della geometria (v.) che insegna a misurare e a rappresentare le figure piane. Per estensione assume il significato di rappresentazione grafica della pianta di un edificio. Plàstica. Dal greco plastikè (tèchne), (arte) del modellare. Termine inizialmente riferito all’arte del dare forma alla terra, alla creta, alla cera, allo stucco. Oggi è impiegato anche per indicare, più in generale, una qualsiasi opera scultorea. Plebe. Dal latino plèbs, moltitudine, plebe. Presso i Romani era la parte della popolazione non ammessa a godere di tutti i diritti civili. Per estensione assume il significato di parte più povera e culturalmente arretrata di una popolazione. Plìnto. Dal greco plinthìos, mattone quadrato. Parallelepipedo di pietra molto basso, posto al di sotto della base di una colonna allo scopo di rialzarla. Plùteo. Dal latino plùteus, riparo, spalliera. Recinto in marmo, intagliato o traforato, che solitamente rialza e separa il presbiterio (v.) dalla navata (v.). È detto anche transènna (v.). Podio. Dal greco pòdion, base. Alto e massiccio basamento, preferibilmente in muratura, sul quale si ergevano i templi etruschi. È spesso l’unica parte della costruzione che è riuscita a sottrarsi all’azione dissolvitrice del tempo. Policromìa. Dal greco poly`s, molto e cròmos, colore. Colorazione con diverse tinte. Polìcromo. Dal greco poly`s, molto e cròmos, colore. Dipinto con colori diversi. Poliédri regolari. Solidi le cui facce sono costituite da poligoni regolari fra loro uguali. Da essi discendono i semiregolari (o archimedèi): quelli, cioè, che hanno la superficie composta da poligoni regolari non tutti uguali fra loro e che il siracusano Archimede (287-212 a.C.) aveva studiato per primo. I Glossario 28 Pùlpito. Dal latino medioevale pùlpitum. Specie di piccolo balcone, realizzato solitamente in pietra o in legno, posto all’interno delle navate (v.) centrali delle antiche chiese in prossimità del transetto (v.). In certe occasioni vi salivano i predicatori per spiegare e commentare le Sacre Scritture. Pùlpitum. Nel teatro romano (v.), parte del proscaenium (v.) dove si svolge l’azione. Pulvinato. Dal latino pulvìnus, guanciale, cuscino. Il fregio (v.) si dice pulvinato quando, invece che piatto, è convesso. Pulvìno. Dal latino pulvìnus, guanciale. Elemento architettonico caratteristico dell’architettura bizantina, posto al di sopra del capitello (v.) e avente la forma di un tronco di piramide rovesciato. Punizione di Tizio. Per aver tentato di violentare Latona, madre di Apollo e Artemide, Zeus condannò il gigante Tizio ad essere eternamente incatenato agli Inferi, dove due aquile gli divoravano il fegato, che sempre si rige­ nerava. Punta d’argento. Strumento che rientra nella categoria delle punte di metallo. È costituito da un’asticciola d’argento che dà un segno leggero, lucente e sfumato. Si usa di solito su carta preparata. Punta di metallo. Strumento metallico in ottone o argento usato per disegnare. La punta di metallo lascia una traccia visibile solo su carta preparata. Puntasecca. Particolare tipo di incisione (v.) nel quale la matrice (v.) è ottenuta incidendo la lastra di rame direttamente con una punta d’acciaio a secco, cioè senza impiego di aci­ di. Punto di fuga. Punto sul piano prospettico (v.) nel quale convergono tutte le linee a esso perpendicolari. Corrisponde alla proiezione sul piano del punto di vista (v.). Punto di vista. Nella prospettiva (v.), punto che corrisponde all’occhio dell’osservatore. Pupo siciliano. Particolare tipo di marionetta di grandi dimensioni azionata dall’alto mediante fili e tiranti metallici. Realizzati solitamente in legno dipinto e vestiti in modo ricco e ricercato, i pupi costituiscono una delle più importanti tradizioni del teatro popolare siciliano. Tramite essi, infatti, i pupari narravano, nei teatrini periferici o nelle piazze dei paesi, le avventure fantastiche dei paladini di Francia o altre narrazioni storico-mitologiche di loro invenzione. Purista. Aderente al Purismo, movimento artistico italiano che si rifà alla pittura dei Primitivi (da Cimabue al primo Raffaello), recuperandone il rigore morale e la solida semplicità compositiva. Da non confondersi con il Purismo di Ozenfant e Le Corbusier. Puttìno. Piccolo putto, dal latino pùtus, con lo stesso significato di pùer, fanciullo. Pyxìs (o pìsside). Contenitore solitamente di forma cilindrica, molto basso, dotato di coperchio spesso decorato con motivi zoomorfi (v.). Veniva usato per conservare balsami e altre sostanze rare. Q Quadrettatura. Tecnica di riporto su legno o su muro consistente 1) nell’eseguire una quadrettatura nel foglio su cui si è disegnato; 2) nel riprodurre il disegno in scala maggiore, ma in proporzione, servendosi di una maglia scono il graduale passaggio dagli uni agli altri. È alla base della pittura tonale (v.) dei Veneti. Pròstilo. Dal greco prò, davanti, e sty´los, colonna. Tipo di tempio con quattro o più colonne davanti al naos (v.). Proteifórmi. Da Pròteo, divinità minore dell’Olimpo greco. Aveva il dono della profezia e poteva assumere la forma di un qualunque animale o elemento. Proteiforme, quindi, viene usato per indicare qualcosa che può assumere diversi aspetti. Pròtesis. Dal greco bizantino protithèmai, porre avanti. Nelle basiliche bizantine, ambiente che affianca sulla sinistra l’abside (v.), adibito alla conservazione delle suppellettili e per la preparazione delle funzioni liturgiche. Pròtiro. Dal greco pro, davanti e thùra, porta, ingresso che precede un portale. Piccolo atrio a pianta quadrangolare, coperto generalmente a volta, posto a protezione dell’ingresso di una chiesa. Proto. Dal greco pròtos, primo. Titolo che a Venezia veniva attribuito all’architetto capo di una determinata magistratura, preposto alla supervisione degli edifici di maggior prestigio e al coordinamento di tutti i più importanti interventi edilizi che da quella magistratura dipendevano. Protodinàstico. Dal greco pròtos, primo. Relativo alle prime due dinastie faraoniche. Corrisponde all’epoca arcaica della civiltà egi­ zia. Protomàrtire. Dal greco pròtos, primo e màrtyr, testimone. Primo martire del Cristianesimo. Pròtome. Dal greco protèmnein, tagliare anteriormente. Elemento decorativo costituito da una testa (talvolta con l’intero busto) umana o animale, spesso di fisionomia bizzarra. Protopalaziale. Dal greco pròtos, primo. Nella datazione della civiltà cretese, il «periodo protopalaziale», o dei primi palazzi, va dal 2000 al 1700 a.C. Protostòrico. Dal greco pròtos, primo. Relativo alla prima e più antica fase della storia di un popolo, spesso ancora a cavallo tra mito e realtà. Protòtipo. Dal greco protòtypos, composto da pròtos, primo e typos, tipo; vuol dire «primo modello». Protovangelo di Giacomo. Testo del II secolo d.C., noto anche come Storia della Natività di Maria, che, pur non essendo riconosciuto tra i libri sacri, fu comunque tollerato dalle gerarchie cattoliche ed ebbe larga diffusione popolare in epoca medioevale. Provenzàle. Relativo alla Provenza, regione storica e amministrativa della Francia sud- orientale. Pseudodìptero. Edificio diptero (v.) semplificato. L’unico colonnato che circonda la cella è posto a una distanza tale che la peristasi (v.) ha l’ampiezza di due intercolumni. Pseudoperìptero. Edificio «falso periptero» (v.). Il colonnato sembra circondare tutta la cella, ma in corrispondenza dei suoi due lati maggiori manca la peristasi, in quanto si hanno solo delle mezze colonne addossate alle pareti della cella stessa. Psyktèr (o psictère). Vaso di terracotta a forma di anfora (v.) con doppio fondo o a forma di fungo con alto piede, al fine di essere collocato all’interno di un cratere pieno di acqua gelata. Veniva generalmente usato per tenere in fresco il vino. verbo proìcere, gettare avanti. Con tale termine si intende l’operazione consistente nel congiungere i vari punti costituenti l’oggetto proiettato con un centro di proiezione. Si chiama proiezione anche la figura risultante sul piano di proiezione. Pròlogo. Dal latino pròlogus, a sua volta derivante dal greco pròlogos, composto di pro, avanti e lògos, discorso. Letteralmente, ciò che precede un’opera, cioè il discorso introduttivo o introduzione. Prònao. Nel tempio greco, spazio porticato antistante il naos (v.). Propaganda Fide. La Sacra Congregazione di Propaganda Fide (espressione latina che vuol dire per la propagazione della fede) è un collegio cardinalizio che governa l’attività missionaria cattolica nel mondo. Dal 1641 essa incorpora il Collegio urbano de Propaganda Fide per l’istruzione dei giovani. Propàggine. Dal latino propàgo, propagare. Parte estrema. Propiziatòrio. Dal latino prò, a favore di, e pètere, dirigersi, rivolgersi. Eseguito al fine di favorire magicamente la riuscita di una determinata azione. Proporzioni. Dal latino pro portione, secondo la porzione. Corrispondenza di misura fra due o più parti in stretta relazione tra loro. Pròpylon. Dal greco prò, davanti e py`los, porta. Propilèi, ingresso monumentale (all’acropoli (v.) o anche alla città stessa). Proscaènium. Nel teatro romano (v.), prosce­ nio. Proskènion. Palcoscenico. Nel teatro greco (v.), luogo dove si svolge l’azione. Prospettiva. Dal latino perspìcere, vedere distintamente. Insieme di proiezioni (v.) su un piano prospettico (v.) (a due dimensioni) di oggetti (a tre dimensioni), tale che quanto è stato disegnato corrisponda agli oggetti reali come li vediamo nello spazio. 90° 90° P (punto di fuga) LO (linea dell’orizzonte) D1 (punto di distanza) V (punto di vista) D PIANO PROSPETTICO O QUADRO Linea di terra Raggiovisuale principale V1(punto di stazione) PIANOTERRAO PIANO GEOMETRALE Prospettiva aerea. Prospettiva (v.) che tiene conto anche delle variazioni di colore e di forma delle cose vedute causate dalla presenza dell’atmosfera. Con l’aumentare della distanza tra ciò che si vede e i nostri occhi cresce anche la concentrazione dell’aria e del pulviscolo che vi è in sospensione, tanto che le cose appaiono sempre più indistinte, sfocate e tendenti all’azzurro. Fu teorizzata da Leonardo da Vinci alla fine del Quattro­ cento. Prospettiva cromatica. Prospettiva (v.) ottenuta con i soli mezzi del colore. È tipica della pittura di Giovanni Bellini, il quale disponeva in primo piano i colori caldi (v.) (o colori salienti (v.)), nell’ultimo i colori freddi (v.) (o colori rientranti (v.)) e nelle posizioni intermedie quei colori che, ben dosati, costitui­ Glossario 29 Rifrazione. Dal latino refrìngere, spezzare. Fenomeno fisico in virtù del quale un raggio di luce bianca, quando attraversa la superficie di separazione tra due mezzi di densità diversa dall’aria (ad esempio acqua o vetro) tende a deviare dalla linea retta mutando anche di intensità. Rilevare. In senso architettonico, misurare un determinato edificio esistente e disegnarlo in opportuna scala al fine di averne una rappresentazione grafica perfettamente aderente al vero. Rilievo. Tecnica che consiste nell’incidere una figura su un supporto di pietra precedentemente levigato. Se l’incisione (v.) è eseguita asportando completamente lo sfondo e lasciando in risalto solo il soggetto e le scene principali, si ha il cosiddetto bassorilievo (v.). Se viene scolpito solo il contorno delle figure, invece, e queste mantengono quindi la stessa sporgenza dello sfondo, abbiamo il cosiddetto rilievo inciso. Rinascimento. Il termine Renaissance compare nell’Histoire de France (Storia di Francia), in specie nel titolo della prima parte: Des Origines à la Renaissance (Dalle origini al Rinascimento), sette volumi apparsi tra il 1833 e il 1844, e in quello della seconda: De la Renaissance à la Révolution (Dal Rinascimento alla Rivoluzione), undici volumi pubblicati tra il 1855 e il 1867. Rinettàre. Ripulire con il cesello (v. Cesellare) dalle imperfezioni della fusione. Rinfiànco. Aggiunta di materiale sui fianchi delle cupole (v.) o delle volte (v.) avente la funzione di rinforzarle. Riporto diretto. Tecnica mediante la quale il disegno preparatorio (v.) veniva riportato direttamente dal cartone sulla parete seguendone i contorni con una lama o una punta in grado di incidere l’intonaco da dipingere. Ritrattistica. Arte di eseguire ritratti, siano essi dipinti, disegnati, incisi o scolpiti. Riva destra. Secondo le vigenti convenzioni geografiche si dà l’attributo di destra o sinistra alla riva di un fiume, immaginando di osservarlo ponendosi con le spalle alla sor­ gente. Ròcchio. Dal latino ròtulus, rotolo. Singolo elemento costitutivo dei fusti delle colonne in pietra o in marmo. Rombicubottaedro. Uno dei 13 poliedri archimedei formato da 18 quadrati e da 8 triangoli equilateri. Romboide tronco. Solido generato dal troncamento di due vertici del romboide (solido formato da sei rombi). Rosa-Croce. Antico ordine mistico di origine egiziana che ha per simbolo una croce con una rosa al centro. Rosóne. Dal latino rosa. Grande finestra circolare che, nell’architettura romanica e gotica, dava luce agli edifici sacri. Il nome allude alla decorazione, spesso basata su colonnine, lobi, archetti e altri trafori simmetrici, che suggeriscono l’idea della corolla di un fiore circondata dai suoi petali. Rostro. Elemento protettivo di una pila (v.) di ponte (v.), solitamente a pianta triangolare, sia a monte (avambécco), sia a valle (re- trobécco). Rupèstre. Dal latino rupe, roccia scoscesa. Associato a pittura e graffito, indica un’attività artistica eseguita su una parete rocciosa. strare. Usato anche con il significato di fascia decorata. Règula. In latino, assicella. Corto listello in pietra che corre sotto ogni triglifo (v.). Reliquiàrio. Dal latino relìquiae, resti, avanzi. Contenitore di varia forma che custodisce, solitamente, i resti di un santo. Renovatio imperii. Locuzione latina che significa letteralmente Restaurazione dell’impero e allude all’ideale, più volte vagheggiato nel corso della storia, di ripristinare – pur se adattata ai nuovi tempi – la perduta grandezza dell’impero romano. Repèrto. Dal latino reperìre, reperire, ritrovare. Termine generico con il quale si designa un qualsiasi oggetto appartenuto a civiltà passate, venuto alla luce sia casualmente, sia – soprattutto – nel corso di scavi e ricerche. Repertorio stilistico. Insieme di conoscenze e di esperienze desunte dall’osservazione e dallo studio delle realizzazioni di diversi arti­ sti. Repubblica romana. Dopo le conquiste napoleoniche (Campagna d’Italia) il Direttorio (organo composto da cinque membri aventi il potere esecutivo, creato a seguito della nuova costituzione datasi dai Francesi dopo la morte di Robespierre) fece in modo che si creassero in Italia delle repubbliche sul modello francese. Nel 1798 nacque quella romana, sotto il controllo indiretto della Fran­ cia. Repubblica. Dal latino rès, cosa e pùblica, pubblica, letteralmente «cosa pubblica». Dalla Rivoluzione francese (1789) in poi, forma di governo di carattere rappresentativo. I reggitori del potere sono eletti direttamente dalla popolazione tutta che, quindi, rappre­ sentano. Restaurazione. Ripristino, a seguito del Congresso di Vienna (1815), del cosiddetto Ancien Régime (antico regime), cioè dell’assetto politico antecedente alla Rivoluzione francese, favorendo anche la riunione degli Stati minori all’interno di aggregazioni nazionali più vaste (come nel caso del Regno di Prus­ sia). Retinatura. Processo tipografico mediante il quale i toni di grigio e le sfumature di colore vengono resi con aree omogenee puntinate più o meno fittamente, quasi si trattasse di una fittissima rete. Revival. Dall’inglese revive, rivivere. Improvviso e diffuso ritorno di attualità di motivi, tendenze e correnti appartenenti al passato, soprattutto nel campo della moda, del costume e della produzione artistica o lettera­ ria. Rhytòn. Specie di boccale per il vino in terracotta o metallo, con bocca larga, corpo tronco-conico e piede appuntito, spesso modellato con motivi zoomorfi (v.), dotato di un’unica ansa (v.) verticale. Riaccorpamento. Operazione edilizia consistente nel riunire porzioni di immobili vicini, dando origine a un edificio del tutto nuovo che, comunque, comprenda al proprio interno – in tutto o in parte – quelli preesi­ stenti. Ricomposizione retinica. Fenomeno per il quale, accostando due sottili stisce (ad esempio due fili di lana) di diverso colore e guardandoli da una certa distanza, essi appaiono dell’unico colore dato dalla somma dei due colori distinti. di quadrati di ugual numero di quelli del foglio, tracciati sul supporto pittorico. Quadrifrónte. Tipo di arco (v.) che presenta quattro facciate uguali (per esempio l’arco di Settimio Severo a Leptis Magna). Quadrilobàto. O quadrílobo, munito di quattro lòbi, cioè di quattro parti sporgenti di forma tondeggiante (dal greco lobòs, baccello). Tale forma è detta anche «compasso gotico». Quadripòrtico. Spazio di forma pressoché rettangolare, con un porticato posto su tutti e quattro i lati. Quadro prospettico. V. piano prospettico. Quadrùplici. Quattro colonne disposte agli angoli di un quadrato di base. Quincunx. Disposizione sfalsata in cui di cinque elementi quattro sono collocati secondo gli angoli di un quadrato, il quinto al cen­ tro. Quinte. Diaframmi verticali inchiodati direttamente sul palcoscenico e posti lateralmente per inquadrare e delimitare la scena prospetticamente. Il termine «quinta» dipende forse dal fatto che in origine erano girevoli e formati da cinque facce dipinte. R Ràdica. Radice di alcune piante (solitamente noce o ulivo) o di alcuni arbusti (rosa, mirtillo), con la quale, soprattutto nel XVIII secolo, si rivestono mobili, pareti e pannelli decorativi. Questo procedimento, che prende il nome di impiallacciatura, consiste nel selezionare vari pezzi di radica con venature simili e di incollarli a pressione sulla superficie da impiallacciare. Rispetto alla venatura di un legno normale quella della radica è assai più decorativa. La ricercatezza del suo impiego sta anche nella rarità delle materie prime necessarie e nell’estrema laboriosità della lavorazione. Raggiàte. Disposte schematicamente secondo raggi convergenti verso un unico punto. Rampante. Da rampa, zampa. Dicesi solitamente di un animale che si appoggia sulle zampe posteriori e inarca il corpo verso l’alto. Indica anche un arco (v.) che parte da un pilastro laterale e si appoggia a un muro, con funzioni di contrafforte. Rarefàrsi. Dal latino ràrus, raro e fàcere, fare. Diminuire di densità o di numero. Rastrematùra. Restringimento del diametro delle colonne dall’alto verso il basso. Ratto della Sabina. Ricorda un evento mitico della storia di Roma, quando i Romani, per popolare la loro città, rapirono le donne ai Sabini, una popolazione laziale. Ready-made. Dall’inglese, prefabbricato, pronto all’uso. Tecnica elaborata da Marcel Duchamp che consiste nell’impiegare in campo artistico (quindi fuori dal loro abituale contesto) oggetti della vita quotidiana, la cui vista e il cui uso ci sono da sempre fami­ liari. Recumbénte. Dal latino recùmbere, giacere. Che giace semisdraiato su un fianco. Refettòrio. Dal latino reficere, nutrire. Ampio locale nel quale si riuniscono per mangiare i membri di una determinata comunità. Reggicortìna. Intento a reggere il tendaggio (la cortina, appunto) che funge da sfondo ai personaggi sacri e che serve per isolarli dal contesto. Registro. Dal latino regèrere, riportare, regi­ Glossario 30 nio che va dal 1860 al 1880. Il nome deriva dal titolo di un romanzo di Cletto Arrighi (1862) nel quale si rappresenta la vita irregolare e zingaresca di taluni artisti del tempo. Questi non elaborarono una vera poetica, ma vollero soprattutto essere scrittori di avanguardia, ribelli nell’arte e nella vita. Il movimento non coinvolse solo la letteratura, ma anche le arti figurative, la musica e gli stessi costumi sociali. Gli Scapigliati rifiutarono la società in cui vivevano e oscillarono nelle loro opere fra rappresentazioni realistiche e crude fino all’orrido e l’evasione nell’irreale e nel sogno fiabesco, prefigurando il bisogno di una poetica vera ed esente da finalità pedagogiche. Scarsèlla. Termine fiorentino antico che significa «borsa». In architettura identifica un’abside (v.), solitamente di piccole dimensioni, a pianta rettangolare o quadrata. Scena. Dal greco skénè, tenda fondale. Fondale architettonico (colonnato o pilastrato a partire dal III secolo a.C.) indispensabile per lo svolgimento dell’azione. Schiniére. Da un’antica voce germanica skìna, osso. Elemento delle antiche armature, realizzato in cuoio o in metallo, che proteggeva la parte anteriore della gamba, fra il ginocchio e la caviglia. Scienza delle costruzioni. Disciplina che studia i meccanismi di azione delle forze all’interno dei materiali continui quali la ghisa e l’acciaio, consentendo il dimensionamento degli elementi costruttivi in base a precisi calcoli matematici. Sciti. Antichissima popolazione nomade di stirpe iranica, proveniente dalle steppe settentrionali dell’Asia Centrale. Erodoto li descrive come feroci guerrieri di costumi barbarici. Scompàrto. Allargamento alle estremità laterali del crocifisso ligneo (v.). Scòzia. Dal greco skotìa, tenebra, oscurità. Modanatura (v.) architettonica concava a forma di canale, posta tra i due tori (v.), nella colonna a base attica (v.). È detta anche trochilo (v.). Scrigno. Cofanetto ligneo riccamente decorato, adibito a contenere monili e altri oggetti pre­ ziosi. Scriptòrium. Luogo del monastero in cui i monaci si dedicavano alla miniatura (v.). Pl. scriptòria. Scrittura fonetica. Dal greco phoné, suono, voce. Tipo di scrittura che abbina a ogni simbolo ideografico un suono che rimanda a sua volta a un determinato concetto, che figurativamente può anche non avere nulla a che vedere con l’ideogramma che lo iden­ tifica. Scrittura ideografica. Da idea e dal greco graphèin, scrivere, disegnare. Tipo di scrittura che si basa sulla corrispondenza fra determinati simboli convenzionali e gli oggetti a cui tali simboli fanno esplicito riferimento. Scrittura lineare. V. Lineare A e lineare B. Scuola. Con questo termine a Venezia si designavano fin dal Medioevo le confraternite laiche. Esse, oltre a organizzare corporativamente i vari mestieri, avevano finalità umanitarie quali la pubblica assistenza e il soccorso gratuito dei bisognosi. Sempre protette dalla Repubblica, esse annoveravano fra i propri confratelli anche molti benestanti e, grazie alle loro donazioni, riuscirono a diventare tanto ricche e potenti da samento dell’imperatore Napoleone III al quale tutti gli artisti esclusi dal Salon (v.) ufficiale si erano rivolti per reclamare il proprio diritto a non dover soggiacere agli arbìtri della commissione giudicatrice. San Sebastiano. Secondo la storia leggendaria del martirio, visse nel III secolo. Soldato romano, venne condannato a causa della sua fede a essere trafitto dai suoi stessi compagni. L’iconografia lo mostra giovane, seminudo, legato a un tronco o a una colonna e colpito dalle frecce. Poiché queste stavano, da epoca remota, a simboleggiare la peste, San Sebastiano viene anche considerato protettore contro questa terribile calamità. Sansone. Secondo la narrazione biblica, è uno dei giudici (i capi voluti da Dio per liberare il suo popolo) che ha il compito di liberare gli Israeliti dalla dominazione dei Filistei. Santa Caterina d’Alessandria. I suoi attributi sono la palma del martirio e la ruota con cui venne torturata e martirizzata. Santa Sindone. La reliquia più famosa di tutta la cristianità. È costituita da un lenzuolo funebre (sudàrio) che reca impressa l’immagine di un corpo martoriato. Ritenuto il sudario di Cristo, l’immagine dell’uomo sarebbe quella di Cristo stesso. La reliquia, di proprietà dei Savoia, costituiva il simbolo della nobiltà e dell’eccellenza di quel casato. Santa Teresa. Nasce ad Àvila, in Spagna, nel 1515 e muore presso Salamanca, sempre in Spagna, nel 1582. Discendente di una nobile famiglia, visse intensamente il periodo della Controriforma, incarnando la volontà di quella parte della Chiesa che avrebbe voluto tornare alla purezza di fede delle origini. Entrata ventunenne nell’ordine delle Carmelitane dell’Incarnazione, fu fondatrice di numerosi monasteri e lasciò importanti scritti di carattere mistico. Fra questi, particolare importanza rivestono le appassionate descrizioni delle sue èstasi. Fu canonizzata sotto il pontificato di papa Gregorio XV, nel 1622. Sasànidi. Nome con cui si indicano i Persiani nel periodo in cui furono guidati dalla dinastia Sasànide (dal 226, cioè dalla caduta del regno partico, a circa il 640, anno della conquista araba). Sàtiro. Nella tradizione mitologica classica, dèmone della natura raffigurato con zampe equine (o caprine) e busto umano. A seconda dei casi i satiri sono dotati di orecchie pelose e appuntite, di piccoli cornetti e di folta coda equina. Sono simbolo della potenza fecondatrice della natura. Sàtrapo. Dal greco satrapès, governatore. Savonaròla. Tipo di sedia, spesso pieghevole, molto comune nel Rinascimento. Realizzata con listelli di legno sagomati a forma di «X» aveva braccioli intagliati e schienale di legno o cuoio. Sbalzo. Tecnica di lavorazione dei metalli che consiste nel batterne la superficie interna con dei punzoni (utensili dotati di una punta più o meno stondata), in modo da avere sulla superficie esterna un’opera a rilievo. Sbozzàto. Da sbozzare, dare la prima e approssimativa forma alla materia da scolpire. Scaènae frons. Nel teatro romano (v.), parte del proscaemium (v.) che contiene il fondale architettonico. Scapigliatùra. Movimento letterario e artistico che vede il suo esordio a Milano nel venten­ S Sabaudo. Relativo alla famiglia principesca dei Savoia, che regnò per circa un millennio sulla contea (poi ducato) di Savoia e in Piemonte, sul Regno di Sicilia, sul Regno di Sardegna e infine, dal 1861, anche sul Regno d’Ita­ lia. Sacèllo. Dal latino sacèllum, recinto sacro. Antico altare a cielo aperto, circondato da un recinto circolare o quadrangolare (in legno o pietra). Consacrato a una o più divinità, poteva essere luogo di culto o anche di pelle­ grinaggio. Sacra conversazione. Rappresentazione di una scena sacra in cui la Vergine e il Bambino sono attorniati da angeli e santi. Sacrificio di Isacco. L’episodio, tratto dall’Antico Testamento (Genesi (v.), 23), narra di come Abramo si appresti a sacrificare a Dio l’ignaro figlioletto Isacco, avuto in tarda età per dono soprannaturale. Ciò gli è richiesto da Dio che in questo modo intende mettere alla prova l’obbedienza e la fede del vecchio patriarca. Nel momento in cui Abramo, sconvolto dal dolore, ma comunque intenzionato a non sottrarsi alla volontà del Creatore, sta per immolare il figlio, un angelo divino appare miracolosamente a fermare la sua mano. Saétta. In un arco (v.), distanza verticale fra il piano di imposta (v.) e il punto più elevato della linea di intradosso (v.). È detto anche freccia (v.) o monta (v.). Sàio. Dal latino sàgum, mantello. Lunga tonaca di tessuto ruvido (solitamente ricavato dalla tessitura delle fibre delle piante di canapa o di iuta) usata dai primi monaci me­ dioevali. Sala del Capitolo. Luogo dove i frati si riunivano per prendere le decisioni più importanti relative alla gestione del convento. Sala ipòstila. Dal greco hypò, sotto e sty´los, colonna. Sala con copertura piana sorretta da colonne. Sàlico. Dal latino tardo sàlicus. Relativo alla stirpe germanica dei Franchi Salii, stanziatasi fin dal IV secolo in talune regioni dei Paesi Bassi. Salomònica. Salomone, figlio di David, fu il re di Israele al quale si deve l’edificazione del primo Tempio di Gerusalemme (più volte danneggiato, distrutto e ricostruito nel corso dei secoli). Salon. Letteralmente «salotto». Così erano chiamate le grandi esposizioni d’arte che nel corso dell’Ottocento venivano annualmente organizzate a Parigi sia per far conoscere al grande pubblico i nuovi artisti sia, soprattutto, per consentire a quelli già affermati di esporre la propria produzione più recente. Solo chi esponeva a un Salon poteva sperare di inserirsi nel mercato e di vendere le proprie opere. Salon d’Automne. Al Salon (v.) ufficiale, controllato da una giuria formata da docenti dell’Académie des Beaux-Arts, si affiancarono presto il Salon des Indépendants, che si teneva negli Champs-Élysées in primavera ed era privo di giuria, e il Salon d’Automne, che si teneva in ottobre e la cui giuria era composta da artisti, intenditori d’arte e col­ lezionisti. Salon des Refusés. Letteralmente «Salone dei Rifiutati». Questa era l’esposizione alternativa organizzata nel 1863 per diretto interes­ Glossario 31 dunque, letto) senza manomettere il piombo stesso. Siléno. Mitico abitatore dei monti e delle fore­ ste. Simbolismo. Corrente artistica francese manifestatasi intorno alla seconda metà degli anni Ottanta del XIX secolo in stretta connessione con analoghe esperienze in campo filosofico e letterario. Alla base del gusto simbolista vi è il netto rifiuto dell’Impressionismo e di ogni altra forma di pittura naturalistica, in quanto l’arte viene intesa come espressione di un’idea astratta, frutto della fantasiosa fusione di esperienze sensibili e di stati d’animo interiori. La pittura che ne deriva è estremamente raffinata, ricca di simbologie mitologico-religiose, e si propone di esplorare quelle suggestive regioni della coscienza umana, all’affascinante confine tra realtà e sogno, che fino ad allora erano rimaste sempre escluse da qualsiasi indagine artistica. Simpòsio. Dal greco sympòsion, composto di syn, con, insieme e pìnein, bere. Seconda parte del banchetto, presso Greci e Romani, in cui si beveva secondo le regole stabilite dal simposiàrca, colui che veniva eletto a presiedere il simposio. I partecipanti erano detti simposiasti. Simulàcro. Dal latino simulàre, imitare. Statua che raffigura la divinità. Per coloro che l’adorano essa non è una semplice immagine, ma la materializzazione stessa del dio. Simulare. Dal latino sìmilis, simile. Vuol dire «fingere, imitare». Sinagòga. Dal greco synagoghè, adunanza. È il luogo in cui gli Ebrei si radunano per pregare e leggere i testi sacri. Sindacalmente. Secondo quanto previsto dai sindacati, dal greco antico syndicos, rappresentante di una comunità. I sindacati, infatti, sono degli organismi elettivi dei lavoratori, grazie ai quali questi possono rivendicare unitariamente i propri diritti, contrattando i salari e le condizioni di lavoro con i propri datori di lavoro. Sinecìsmo. Dal greco synoikèo, coabitare. Nell’antichità, formazione di una nuova città per allargamento e progressiva fusione di preesistenti insediamenti vicini. Sinédrio. Dal greco synèdrion, assemblea. Presso gli antichi Ebrei, supremo organo legislativo e giurisdizionale. Sinistrórsa. Dal latino sinìster, sinistro e vèrsus, direzione. Scrittura che si sviluppa da destra verso sinistra, al contrario della nostra che va da sinistra a destra. Sinònimo. Dal greco synònymos, composto di sy´n (particella che esprime identità) e ònoma, nome. Letteralmente «stesso nome» ovvero «dall’identico significato». Sintonìa. Dal greco syntonìa, accordo di suoni, composto di sy´n, con, e tònos, tòno. Significa armonia, coerenza. Sinuosamente. Dal latino sìnus, seno, insenatura. In modo sinuoso, cioè con un armonioso alternarsi di curve ora concave e ora con­ vesse. Sinusoide. Curva matematica rappresentativa della funzione trigonometrica seno. Skyphos o scìfo. Coppa con corpo a tronco di cono rovesciato, pareti leggermente bombate e bocca larga, dotata di due anse (v.) simmetriche oblique. Skyline. Termine inglese composto da sky, ciepoteva disporre di loro alla stessa stregua degli animali o di qualsiasi altro bene di sua proprietà esclusiva. Sesto. Linea che delimita in basso un arco (v.). È detto anche intradosso (v.). Sette contro Tebe. Titolo di una celebre tragedia di Eschilo e locuzione che identifica i sette eroi corsi in aiuto di Polinice di Tebe, escluso dal potere dal fratello. In quell’occasione i Sette avrebbero cinto d’assedio Tebe dalle sette mura, combattendo ciascuno con un tebano. Sette meraviglie del mondo. Secondo la tradizione si tratta delle sette opere più straordinarie dell’antichità, la cui fama leggendaria è stata tramandata per secoli quale esempio della grandezza e dell’ingegno dei loro realizzatori. Esse sono: le Piramidi d’Egitto, i Giardini Pensili di Babilonia, la Statua di Zeus a Olimpia, il Tempio di Artemide a Efeso, il Mausoleo di Alicarnasso, il Faro di Alessandria e il Colosso di Rodi. Sezione. Sezionàre (dal latino secàre, tagliare) una struttura vuol dire immaginarla tagliata per illustrarne la composizione. Il taglio avviene tramite un piano variamente disposto. In particolare un piano verticale genera una sezione, uno orizzontale, una sezione in pianta o una pianta. Il disegno di una sezione prevede, che dopo aver tagliato una struttura in due parti se ne rimuova mentalmente una e si rappresenti ciò che si vede di quella restante. Sfera armillare. Antico strumento astronomico composto di anelli (armille, dal latino armìlla, bracciale o cerchio di ferro), ognuno dei quali rappresenta una delle sfere celesti secondo l’antica concezione tolemaica che vedeva la Terra al centro dell’universo e i pianeti, il Sole e le stelle inglobati in sfere trasparenti e ruotanti attorno alla Terra. Sfinge. Dal greco sphìnx, mostro mitologico che presso gli Egizi aveva corpo di leone e testa d’uomo (androcefala (v.)) o, a volte, anche di ariete (criocèfala). Statue di sfingi (spesso colossali) venivano poste simbolicamente a guardia delle piramidi o dei tem­ pli. Sfumato. Indica sia il passaggio graduale e impercettibile dall’ombra alla luce, ottenuto sfumando il segno del carboncino, sia la perdita graduale della precisione dei contorni, che non sono più netti e continui ma delineati da infinite linee spezzate. Sfumino. Utensile da sfregare sul disegno per ammorbidirne i contorni. In origine consisteva in un piccolo rotolo di pelle, ma oggi si utilizza un rotolo di carta con un’estremità appuntita. Sibìlla. Dal greco Sìbylla, nome con cui gli antichi Greci chiamavano le donne ritenute capaci di predire il futuro. Nella tradizione cristiana esse impersonavano l’attesa del Cristo nel mondo pagano. Siceliòta. Dal greco Sikeliòtes, abitante della Sicilia. Relativo alle colonie greche in Sicilia. Sifìlide. Malattia infettiva a trasmissione sessuale che colpisce diffusamente l’organismo, spesso anche con gravi ripercussioni sul sistema nervoso. Sigillatùra. Operazione eseguita con l’apposizione di piccole fasce di piombo. Queste, schiacciate con speciali pinze sui nodi delle stringhe che legavano i rotoli, davano la garanzia che nulla potesse essere riaperto (e, potersi dotare di sedi prestigiose, decorate dai migliori artisti. A Venezia vi sono state sei Scuole Grandi e ben cinquantacinque Scuole Minori. Sdolcinatùra. Atteggiamento languido, stucchevole, esageratamente lezioso e, spesso, anche fasullo. Secessióne. Dal latino secèdere, ritirarsi. Ritiro, abbandono. Per estensione, allontanamento di un gruppo dal movimento artistico o letterario di cui faceva parte. Secondo dopoguerra. Si intende il periodo della Ricostruzione (circa 1946-1955) successivo alla Seconda guerra mondiale. Sede di Sapienza. Sedes Sapientiae è uno degli attributi con i quali Maria viene onorata dalla Chiesa. Sedentarietà. Dal latino sedère, sedére. La capacità, acquisita dall’uomo del neolitico (v.), di abitare stabilmente in un luogo, senza dover più migrare seguendo la selvaggina. Selce. Dal latino sìlex, pietra dura. Particolare tipo di roccia sedimentaria silìcea (cioè ricca di minerali contenenti silìcio), di colore bruno o grigiastro che, grazie alla sua durezza, veniva impiegata dall’uomo preistorico per ricavarne armi e altri utensili. Seminàrio. Dal latino seminàrium, semenzàio, derivato di sèmen, seme. È l’istituto ecclesiastico dove il clero riceve l’educazione più adatta a svolgere il proprio compito. Semìtico. Relativo a quelle popolazioni del Vicino Oriente la cui origine è attribuita a Sèm, figlio, come è narrato nella Bibbia, del patriarca Noè (Genesi (v.) 5, 32; 10, 21; 10, 31). Sepolcréto. Dal latino sepelìre, seppellire. Stanza spesso sotterranea, o comunque di difficile accesso, dove venivano sepolti i personaggi di maggior riguardo. Seràpe. Capo di abbigliamento messicano, poi diffusosi anche tra i Nativi americani, costituito da una coperta multicolore indossata solo dagli uomini. Serliàna. Motivo architettonico a tre aperture di cui quelle laterali sono trabeate e quella centrale è sormontata da un arco a tutto sesto (v.). Il termine è entrato nell’uso perché il motivo architettonico a cui si riferisce, benché conosciuto e impiegato fin dall’epoca romana, venne descritto per la prima volta nel trattato d’architettura di Sebastiano Serlio. Serpentino. Tipo di marmo di colore verde intenso (da cui il nome, in analogia alla pelle di taluni serpenti), particolarmente adatto come materiale da costruzione e da rivesti­ mento. Serràglia. Concio situato nella parte più elevata dell’arco (v.). È detto anche concio di chiave (v.). Servi di Maria (o Serviti). Ordine religioso sorto a Firenze nel 1240 a opera dei cosiddetti Sette Santi Fondatori, sette nobili cittadini ai quali il 15 agosto 1233 sarebbe apparsa in visione la Beata Vergine. La Regola, derivata da quella agostiniana, fu definitivamente approvata nel 1304. Essa prevede un culto mariano particolarmente intenso e una forte opera di apostolato, evangelizzazione e mis­ sionariato. Servitù della gleba. Letteralmente: servitù della terra, condizione servile per la quale, nel corso del Medioevo, i contadini erano obbligati a vivere e a lavorare alle dipendenze del signore feudale che possedeva la terra e che Glossario 32 dai rappresentanti del clero, della nobiltà e della borghesia. Statóre. Questo appellativo vuol dire «colui che ferma la fuga». Statuale. Dal latino status, condizione, posizione. Relativo allo Stato inteso come entità giuridica e politica. Stele. Dal greco stèle, cippo. Lastra di pietra o di marmo, decorata con incisioni (v.), bassorilievi (v.) o scritte, infissa verticalmente nel terreno a ricordo di un personaggio o di un evento particolarmente significativi. Stemperare. Sinonimo di diluire. Per similitudine, rendere più fievole, meno rigida l’impeccabile geometria. Stendàrdo. Presso i Sumeri, pannello ornamentale a doppio fronte, cioè decorato sia davanti sia dietro, rappresentante cerimonie di corte, parate militari, riti religiosi e scene di vita quotidiana. Stereoscòpica. Da stereoscopìa, composto dal greco stereòs, fermo, solido e skopìa derivato da skopòs, bersaglio. È la percezione del rilievo di un oggetto (del suo essere solido, tridimensionale) che si ha dalla visione binoculàre (determinata, cioè, attraverso i due occhi). Stereotipàto. Deriva da stereòtipo (dal greco stereòs, fermo, solido e ty`pos, stampo, per estensione «riprodotto col metodo della stampa»). Si usa soprattutto in senso figurato, per indicare qualcosa che viene mantenuto per abitudine senza un autentico valore espressivo. Stile. Col termine «stile», in pittura, intendiamo un certo modo particolare di dipingere di un determinato artista (o di un dato gruppo di artisti detto anche «scuola»), che rende le sue opere distinguibili da quelle degli altri. Possiamo adoperare questo termine anche in relazione alle caratteristiche e ai modi della pittura di un preciso e individuabile periodo (ad esempio: «stile romanico», «stile go­ tico»). Stilobàte. Dal greco sty´los, colonna e bathus, profondo, cioè «basamento della colonna». Parte superiore del crepidoma (v.) che costituisce il piano orizzontale su cui poggiano le colonne. Stilòforo. Dal greco sty´los, colonna e phoròs, portatore, portatore di colonna. Scultura a forma umana o animale avente la funzione di sorreggere una colonna. Stìmmate. Dal greco stìzein, imprimere segni. Le cinque piaghe del corpo di Cristo inferte alle mani, ai piedi e al costato durante la crocifissione. Secondo la tradizione cristiana esse si sono miracolosamente trasmesse anche a San Francesco. Stìpite. Dal latino stìpes, palo. Ciascuno dei due elementi verticali (detti anche piedritti (v.)) che delimitano una porta o una finestra sorreggendone l’architrave (v.). Stòla. Dal greco stolè, abito. Veste lunga fino ai piedi, chiusa da una fibbia su ogni spalla. La si portava con una cintura al di sotto del seno e una all’altezza delle anche. Storicismo. Ripresa di stili costruttivi e aspetti formali propri di epoche storicamente lonta­ ne. Storicistico. Analisi, indagine, metodo o riflessione che tenga conto dello svolgimento dei vari avvenimenti storici, rapportando rigorosamente ad essi ogni deduzione e ogni con­ clusione. Speleologìa. Dal greco spèlaion, spelonca, caverna e lògos, parola, concetto. Scienza che studia la formazione, le caratteristiche e lo sviluppo di grotte e caverne naturali. Sperequazione. Dal latino peraequàre, pareggiare. Con suffisso «s», negativo, sta a significare una differenza ingiusta. Spigolatrìce. Dal latino spica, spiga. Colei che spigola, cioè che raccoglie le spighe di grano rimaste a terra dopo la mietitura. Spina. Nel circo romano, struttura che divideva in due parti longitudinali uguali l’intero complesso risevato alle corse dei carri. Spinapésce. Tecnica di costruzione che consiste nel disporre dei ricorsi di mattoni verticalmente di seguito ad altri collocati di piat­ to. Spoglio. Dal latino spoliàre, portare via i resti. Materiale edilizio ricavato dalla spoliazione di altri edifici preesistenti. Spólvero. Tecnica che consente di riportare un disegno su un supporto pittorico (tavola, muro) forandone i contorni con la punta di uno spillo e poi tamponandolo con polvere di carbone; questa, passando attraverso i forellini, lasciava una traccia del disegno sulla superficie da dipingere. Sporto. Dal latino exporrìgere, estendere. Parte di un edificio, solitamente corrispondente a una stanza o a una porzione di essa, che sporge dalla superficie della facciata verso la via, sorretta da travi a sbalzo o da mensole (v.) in pietra. Con l’impiego degli sporti si incrementa la superficie utile senza necessità di sopraelevare l’edificio. Squillante. In analogia con il significato musicale, indica colori vivaci o accostati in modo tale da mettersi in risalto a vicenda. Stabiles. Opere scultoree costituite da strutture fisse e immobili, realizzate in acciaio da Alexander Calder. Stabiles-mobiles. Opere scultoree realizzate da Alexander Calder, costituite dalla combinazione di stabiles (v.) e di mobiles (v.). Staffa. Voce di origine longobarda che indica ciascuno dei due arnesi di ferro pendenti dalla sella, nei quali si mette il piede salendo a cavallo o ve lo si tiene appoggiato nel cavalcare. Di conseguenza lo staffato, nel linguaggio equestre e militare è colui che è rimasto impigliato nella staffa. Stàmnos o stàmno. Vaso assai capace con corpo piriforme, strozzatura al piede e bocca larga, dotato di due anse (v.) simmetriche orizzontali od oblique. Stampa a caratteri mobili. Tecnica di stampa secondo la quale ciascun carattere è realizzato singolarmente in piombo e unito agli altri in modo da comporre le varie frasi del testo. Una volta stampate le copie volute i diversi caratteri possono essere riutilizzati per comporre altri testi o, se deteriorati, fusi per ricavare altri nuovi caratteri. Stampa serigrafica. Procedimento meccanico di stampa anche a più colori realizzato utilizzando matrici in tessuto di seta. Con speciali colle si ricoprono le parti che non devono essere colorate, poi si spruzza il colore sulla tela così trattata. Il colore passa uniformemente, attraverso le fibre della seta, sul sottostante foglio di stampa, mentre le parti trattate, essendo divenute impermeabili, rimangono bianche. Stati Generali. Assemblea consultiva formata lo, e line, linea (letteralmente, linea del cielo). Indica il profilo all’orizzonte di un oggetto, in particolare di una città. Lo skyline di una città può essere misurato sommando il numero di piani di tutti gli edifici superiori a una certa altezza. Slavàto. Dal verbo lavare. Anche nel senso figurato di sbiadito, pallido, smorto. Smalto. Tecnica decorativa che accoppia le paste vitree ai metalli. Il sistema più antico di applicazione è quello detto cloisonné (tramezzo) consistente nel riempire piccoli alveoli (spazi limitati da paretine metalliche dette cloisons) con lo smalto (vetro polverizzato misto a piccole quantità d’acqua). Per fusione la pasta aderisce alle pareti e al piano della lamina. L’effetto complessivo è quello di una minuscola decorazione a mosaico (v.). I supporti possono essere di rame, bronzo (v.), argento e oro. La pasta vitrea non aderisce al platino. Socialismo scientifico. Così definito perché i principi su cui si basava venivano fatti derivare dall’analisi scientifica dei rapporti economici. Da questa prendeva le mosse la programmazione rivoluzionaria che avrebbe dovuto portare il proletariato a rovesciare la borghesia instaurando un sistema sociale senza più privilegi né classi. Socialismo utopistico. Fu così chiamato per l’irrealizzabilità delle sue proposte in quanto tese non tanto all’emancipazione di una particolare classe sociale (quella del proletariato), ma di tutta l’umanità. Solàrium. Dal latino sol, sole. Terrazza attrezzata, protetta da sguardi indiscreti e adibita ai bagni di sole, a fini curativi o di relax. Sommoscàpo. Diametro del collarino (v.) della colonna. Sonno. Per i Greci il Sonno, in greco Hypnos, era una divinità. Era figlio della notte e gemello di Thànatos, la Morte, con cui abitava. Il Sonno era una divinità benigna che portava ristoro all’uomo col riposo facendogli dimenticare il dolore. Sórdido. Dal latino sòrdes, sporcizia. Sporco, sudicio; anche nel significato figurato di turpe, corrotto, moralmente indegno. Sorriso arcaico. Viene così definito il sorriso misterioso che increspa appena le labbra di molte statue greche del periodo arcaico. Sostruzióne. Dal latino substrùere, costruire sotto, sottofondare. Massicce strutture coperte con volte a botte, in parte interrate e in parte fuori terra, che avevano originariamente la funzione, in presenza di terreni scoscesi, di sostenere i piani sovrastanti. Sovradimensionamento. Dal verbo sovradimensionare, costruire con dimensioni eccessive, superiori alle reali esigenze statiche. Sovrano temporale. Sovrano di uno stato terreno. Deporre il pontefice come sovrano temporale voleva dire distinguere fra potere temporale e potere spirituale (derivante al papa dall’essere vicario di Cristo in terra e capo della Chiesa Cattolica e Apostolica Ro­ mana). Spaesaménto. Termine che indica il disagio e l’imbarazzo di chi si trova al di fuori del proprio ambiente. Spalla. Struttura di appoggio di un ponte (v.). Speculare. Dal latino spèculum, specchio. Che mostra perfetta simmetria, come se si trattasse di un’immagine riflessa in uno spec­ chio. Glossario 33 bula, tavola. Nella casa romana (v.), ambiente di rappresentanza. Tappezzerìa. Viene intesa non solo come tendaggi e rivestimento di elementi di arredo (seggiole, troni, letti), ma anche come rivestimento di pareti, in alternativa agli arazzi. Tarsìa. Dall’arabo tarsi, incrostazione. Decorazione realizzata con pezzi di marmo (o di legno) di diversi colori, sagomati in modo da incastrarsi perfettamente fra di loro secondo un determinato disegno. Tavolétta. Dal latino tàbula, tavola. Supporto in argilla (v.) di forma quadrata o rettangolare sul quale si incidono gli ideogrammi con uno stìlo (stecco appuntito) di canna. Successivamente la tavoletta viene fatta essiccare al sole e talvolta anche cotta, al fine di renderne indelebili le incisioni e di consentirne l’agevole archiviazione in appositi scaffali di legno. Tavolòzza. Supporto su cui i pittori preparano i colori. Per estensione indica la gamma dei colori di cui un artista fa uso. Teatìni. Ordine religioso fondato nel 1524 da San Gaetano di Thiene e da Giampietro Carafa (papa col nome di Paolo IV), vescovo di Chieti, da cui l’appellativo di Teatini (Tèate è il nome latino di Chieti). Teatro greco. Luogo all’aperto in cui si svolgevano le rappresentazioni teatrali, commedie e tragedie, con grande partecipazione di un pubblico attento ed esigente. Caratteristica del teatro greco era la collocazione dello spazio destinato al pubblico, il koilon (v.), poggiante contro il declivio di una collina. 7 7 1 5 5 6 8 4 3 2 1. orchèstra 4. kerkìdes 7. paraskènia 2. koilon 5. pàrodoi 8. proskènion 3. diazòmata 6. scena Teatro romano. Luogo all’aperto in cui si svolgevano le rappresentazioni teatrali, commedie e tragedie. A differenza del teatro greco (v.), quello romano presenta la cavea (v.) poggiante su una struttura muraria. Tecnica mista. Tecnica pittorica che consiste nell’uso, nello stesso dipinto, di tecniche diverse (ad esempio tempera (v.) e acquerello (v.)). Tela cerata. Particolare tipo di tessuto impermeabile che, quando non erano stati ancora inventati i materiali plastici, veniva impiegato nella confezione di impermeabili, tende e tovaglie da esterni. L’impermeabilizzazione avveniva mediante bagni in sostanze a base di paraffina o cera, da cui il nome. notte di vento, una tormenta di neve), quando le sensazioni che ne derivano «tendono a colmare l’animo di un orrore dilettevole». Nella sensibilità romantica il sublime si pone dunque all’estremo limite superiore della percezione del bello. Dove perfezione, grazia e armonia confinano con lo smarrimento della nostra mente, incapace di percepire razionalmente sensazioni così intense e assolute, là si affaccia il sublime, che è nel contempo piacere e dolore. Sublime Porta. Altro nome con cui veniva designato l’impero ottomano. Suburbano. Dal latino sub, sotto e urbs, città; vuol dire «nelle immediate vicinanze della città». Possedere una villa suburbana – in aggiunta al palazzo cittadino – era, nel Cinquecento, indice di particolare potenza e di­ stinzione. Suffragio universale. Dal latino suffragàre, votare. Forma di elezione che prevede la partecipazione di tutti i cittadini maggiorenni aventi diritto di voto, a prescindere dalla classe sociale di appartenenza e dalle ricchezze possedute. Nel caso specifico non si trattava di vero e proprio suffragio universale in quanto le donne erano ancora escluse dal diritto di voto. Suntuàrio. Dal latino sumptus, lusso. Relativo a produzione di oggetti di pregio e sfarzosi. Suppedàneo. Panchetto poggiapiedi. Susanna e i Vecchioni. Secondo l’Antico Testamento (Daniele, 13) la bellissima Susanna, moglie del ricco babilonese Ioàchim, era una giovane di grande virtù e purezza. Accadde che due vecchi giudici, invaghitisi della donna, si fecero rinchiudere nel giardino del suo palazzo quando ella, credendosi sola, si era spogliata per fare il bagno. Dopo averla a lungo spiata si fecero avanti per possederla, ma, poiché Susanna non aveva voluto accondiscendere alle loro turpi voglie, fu da questi vendicativamente accusata di essersi intrattenuta in segreto con un amante. Poiché il marito e il popolo credettero alla falsa versione dei giudici la giovane venne condannata, secondo la barbara usanza del tempo, alla lapidazione. Solo il provvidenziale intervento del giovane profeta Daniele fece emergere la squallida menzogna dei due vecchi giudici che, a loro volta, vennero giustiziati. Suspensùra. Nelle terme (v.) erano le pavimentazioni sospese sotto le quali si trovavano gli ipocàusti (v.), spazi che contenevano i focolari che servivano al riscaldamento dell’ac­ qua. Svàstica. Da suàsti, che in sànscrito significa «felicità». Simbolo geometrico antichissimo consistente in una croce a bracci eguali che presenta, alle quattro estremità, dei prolungamenti disposti ad angolo retto. Originariamente (e ancora oggi per molte religioni dell’India) simbolo solare di luce e di gioia, ha assunto un tetro significato di morte da quando Adolf Hitler la scelse, negli anni Trenta del secolo scorso, quale emblema del nazionalsocialismo. T Tabernàcolo. Vedi Ciborio. Tableau-vivant. Espressione francese. Coreografia con più personaggi in posa a formare una sorta di quadro vivente. Tablìno. Dal latino tablìnum, diminutivo di tàStrada romana. Le strade romane, che mettevano in comunicazione Roma con le altre città italiane e, successivamente, con le altre città dell’Impero, sono fra le opere che più hanno resistito al trascorrere del tempo. La strada era larga in media 3 metri e si componeva di tre strati: quello inferiore di ciottoli, quello intermedio di sabbia e ghiaia, e infine la pavimentazione superiore, formata da ciottoli arrotondati e da lastre più o meno grandi di pietra. P 1. Ciottoli 2. Sabbia e ghiaia 3. avimentazione 1 2 3 Strage degli Innocenti. Rappresentazione del racconto evangelico secondo cui Erode, per essere certo della morte di Gesù, fece trucidare tutti i bambini di Betlemme al di sotto dei due anni (gli innocenti, appunto). Strale. Dal longobardo stràl. Voce letteraria che significa «dardo, freccia». Strappare. Poiché l’affresco (v.) è dipinto direttamente sulla parete, quando questa si deteriora a causa del tempo o dell’umidità anche la pittura ne soffre. Si esegue allora il cosiddetto strappo (o distacco) dell’affresco. Si tratta di una complessa tecnica consistente nell’incollare l’affresco a una robusta tela e di strapparlo dal muro assieme all’intonaco allo stesso modo in cui, premendo del nastro adesivo sulla pagina di un giornale e tirando bruscamente, lo scritto rimane attaccato al nastro adesivo. Grazie a speciali diluenti, la colla usata per lo strappo viene poi sciolta e l’affresco ricomposto su una superficie solida che può essere un altro muro o, più spesso, uno speciale supporto ligneo. Strigilatùra. Lavorazione a scanalature arcuate, simili allo strigile (v.). Strìgile. Dal latino strìgilis, derivante dal greco stlegghìs. Strumento metallico composto da un manico dritto e una parte terminale curva. Veniva fatto passare sugli arti per detergerli dopo un bagno o dopo una gara. Stucco. Impasto colloso e facilmente modellabile formato da calce, sabbia, polvere di marmo e acqua. Sublìme. Secondo la definizione di Edmund Burke (1729-1797), scrittore e uomo politico inglese, il sublime consiste in quel misterioso e affascinante insieme di sensazioni che è possibile provare solo di fronte a certi grandiosi spettacoli naturali (un tramonto infuocato, una tempesta impetuosa, una Glossario 34 Téssere. Elementi costitutivi del mosaico (v.). Si tratta di pietre dure, terra cotta (anche colorata) e ciottoli di forma parallelepipeda. Tetramòrfo. Dal greco tèttares, quattro e morphè, forma. Tetràstilo. Dal greco tèttares, quattro e sty´los, colonna. Tempio con quattro colonne sul fronte anteriore. Thòlos. Sala circolare costituita da una pseudocupola ogivale, caratteristica delle tombe micenee. Thymèle. Nel teatro greco (v.), altare attorno al quale si muoveva il coro. Tibùrio. Dal latino medioevale tibùrium, grotta. Struttura di copertura esterna di una cupola (v.), avente anche lo scopo di contenere le spinte. Tìmpano. Dal greco ty´mpanon, timpano, strumento musicale a percussione, anticamente di forma triangolare. Elemento triangolare formato dalle due falde del tetto, in corrispondenza dei lati minori del tempio greco. L’altezza è pari a circa un ottavo della base. Tintóre. Dal latino tìngere. Colui che tinge le pezze di lana e di seta acquistate allo stato grezzo al fine di renderle più belle e preziose. I colori impiegati erano di origine vegetale o minerale e i particolari procedimenti di lavorazione, gelosamente tramandati di padre in figlio, resero famosi in tutto il mondo le stoffe e i broccati italiani (soprattutto di Firenze, Lucca e Venezia). Questa attività fu, fin dal Medioevo, una delle più importanti e remunerative. Tirannide. Dal greco ty´rannos, tiranno, signore assoluto. Forma di governo in cui il potere è nelle mani di una sola persona che lo esercita in modo dispotico. Tocchi virgolati. Pennellate brevi e veloci date depositando sulla tela linguette di colore aventi forma simile a piccole virgole. Toga. Mantello di forma semicircolare che i Romani portavano sopra la tunica. Tomba a dado. Tomba etrusca ipogea (v.) con un ingresso monumentale di forma cubica in tufo. Tomba a edicola. Dal latino aedìcula, tempietto. Tomba che ha la forma di un tempietto in miniatura, di piccole dimensioni e composta per lo più di una sola camera. Tomba a tumulo. Tomba che, una volta costruita, viene ricoperta da un tumulo di terra, in modo da formare una sorta di collinetta arti­ ficiale. Tonalismo. V. pittura tonale. Topografia. Dal greco topographìa, composto di tòpos, luogo e graphìa, scrittura. Rappresentazione grafica su un piano di un dato territorio. Torah. In ebraico legge. I cinque libri della legge ebraica corrispondenti al Pentateuco (dal greco pénta, cinque e téuchos, astuccio; letteralmente «contenitore dei cinque libri della legge»). Si tratta, più precisamente della Genesi (v.), dell’Èsodo, del Levìtico, dei Nùmeri e del Deuteronòmio. Tórnio. Elementare macchina utensile costituita da un piatto girevole, mosso solitamente con i piedi, sul quale il vasaio può lavorare qualsiasi pezzo in modo veloce e uniforme Tòro. Dal latino tòrus, cordone attorcigliato. Modanatura (v.) architettonica convessa a forma di grosso disco a profilo semicircolare, nella colonna a base attica (v.). Tòrques. Collare metallico ritorto tipico delle Tempio ionico. Nell’antica Grecia, tempio costruito secondo i dettami dell’ordine ionico (v.). Tènia. Dal greco tainìa, nastro, benda. Nell’ordine dorico (v.), elemento che separa l’architrave (v.) dal fregio (v.). Tensostruttura. Struttura di copertura fissa rea­lizzabile in materiali vari (soprattutto metallo e plexiglas), tenuta in opera da tralicci e tiranti di acciaio ancorati al suolo, quasi a formare un’enorme tenda solida. Viene impiegata soprattutto per la copertura di grandi impianti o di spazi a scala urbana. Teorizzazione. Enunciare i principi di una certa scienza e metterli assieme, riunirli. Teosofìa. Dal greco Theòs, dio, e sophìa, sapienza; letteralmente scienza che concerne Dio o le cose divine. Attualmente indica la dottrina e il movimento a carattere religioso propugnati dalla Società Teosofica, fondata a New York nel 1875 da E.P. Blavatskij. La teo­sofia ritiene che tutte le religioni derivino da un’unica verità divina conosciuta solo da alcuni grandi iniziati e di cui, nel corso dei secoli e in base alle condizioni culturali del tempo, sono state divulgate alcune parziali idee. In base alle credenze teosofiche il fine dell’uomo è il ricongiungimento con l’Uno dal quale deriva lo stesso Creatore che ha dato origine all’universo. Le verità più profonde possono essere raggiunte non per mezzo della sola ragione, ma per il tramite della meditazione, delle esperienze mistiche e dello stile di vita. Tepidàrium. Nelle terme (v.) romane, piccolo ambiente riscaldato in cui si trovavano vasche con acqua tiepida. Tergàle. Da dietro, posteriore. Dal latino tèrgum, dorso. Terme. Dal greco thèrmai, sorgenti calde. Nell’antica Roma con tale termine si indicavano i grandi complessi bagni pubblici (e non, come oggi, impianti che sfruttano acque dai poteri curativi). Terminale. Allargamento alle estremità dei bracci del crocifisso ligneo (v.). Terra di Lavoro. Dal latino Terra Lebòriae, antico territorio che si estendeva a settentrione dei Campi Flegrèi (Napoli). Termine geografico con il quale si designa l’attuale provincia di Caserta. Terramàre. Capanne sopraelevate poste sulla terraferma, diffuse soprattutto nella Pianura Padana tra il XIV e il XII sec. a.C. Sing. ter­ ramàra. Terre colorate. Materie prime naturali utilizzate per la preparazione di pigmenti (v.). Anticamente i colori più usati erano il rosso (estratto da argille ricche di ferro), i bruni e i gialli (a loro volta estratti da particolari terre del deserto). A ciò si aggiungevano il nero (ricavato dal nerofumo o dal manganese) e il bianco (carbonato di calcio). Rarissimi erano invece il verde e il blu (ottenuti dalla polverizzazione di miscele segrete a base di lapislazzuli, malachìte e minerali di rame). Oggi si usano anche materie prime di origine sin­ tetica. Tesoro. Il Tesoro (dal greco thesauròs, tesoro, plurale thesauròi) è un piccolo sacrario eretto in prossimità di un importante santuario destinato alla conservazione di preziosi oggetti donati da una singola città alla divinità. Generalmente ha in pianta la forma di un tempio in antis (v.). Telefo. Figlio di Eracle e di Auge, figlia del re di Alea. Auge, consacrata ad Atena perché non si compisse un oracolo, fu violentata da Eracle ubriaco. Nato il bambino, la madre venne abbandonata alle acque del mare e il bimbo fu esposto sul monte Partenióne dove, allattato da una cerva, ebbe salva la vita. Teléro. Dipinto su tela, di grandi dimensioni da applicarsi alle pareti o soffitti in sostituzione dell’affresco (v.). I vantaggi rispetto a questo erano molteplici. Innanzitutto potevano essere impiegati colori a olio, più brillanti. In secondo luogo l’opera poteva essere realizzata a bottega e senza la preoccupazione di non poter correggere gli errori. Infine, soprattutto a Venezia, dove furono molto usati dal Quattrocento in poi, i teleri si dimostrarono meno sensibili degli affreschi ai guasti provocati dall’umidità e dalla salsedine. Tèmenos. Nel tempio romano, recinto sacro. Temerità. Atteggiamento di chi affronta un pericolo senza badare alle conseguenze connesse, con eccessiva audacia, ovvero da in­ cosciente. Temìstocle. Uomo politico e generale (Atene, ca 528 a.C.-Magnesia al Meandro, ca 462 a.C.), dal 493 al 492 a.C. fu arcónte, cioè supremo comandante militare di Atene. Uomo di grande intuito politico, contribuì alla vittoria di Salamina battendosi, in seguito, per il primato di Atene su Sparta. Inviso a parte dell’oligarchia ateniese, fu però allontanato dalla sua città (ca 471 a.C.) e morì esule presso la corte di Artasèrse I. Tèmpera. Dal latino temperàre, mescolare. Tecnica pittorica che consiste nella miscelazione di pigmenti (v.) con una sostanza agglutinante (v.) a base di acqua, lattice e albume d’uovo. Tempera su tavola. Particolare tipo di pittura a tempera (v.) realizzata su tavole di legno appositamente sagomate (di solito a forma rettangolare o a croce) e preparate con un idoneo sottofondo liscio in gesso o stucco (im­ primitùra). Temperanza. Dal latino temperàre, moderare. È la capacità di comportarsi con saggezza ed equilibrio, senza lasciarsi andare ad alcun eccesso. Tempio corinzio. Nell’antica Grecia, tempio costruito secondo i dettami dell’ordine corinzio (v.). Tempio dorico. Nell’antica Grecia, tempio costrui­to secondo i dettami dell’ordine dorico (v.). 18 17 27 19 12 11 26 25 5 7 6 2 3 4 1. Rampa di accesso 2. Peristasi 3. Pronao 4. Cella (naos) 5. Stilobate 6. Grappe in bronzo 7. Rocchio 8. Fusto di colonna 9. Collarino 10. Capitello 11. Architrave (epistilio) 12. Fregio 13. Tenia 14. Trìglifo 15. Regula con gocce (guttae) 16. Metopa 17. Tetto 18. Capriata lignea 19. Tegole 20. Frontone 21. Timpano 22. Gronda (sima) frontale 23. Cornice (geison) orizzontale 24. Cornice (geison) obliqua 25. Antefissa 26. Acroterio angolare 27. Acroterio terminale 26 13 10 9 8 20 21 22 24 18 17 27 19 12 11 26 25 5 7 6 2 3 4 14 16 23 15 1 1. Rampa di accesso 2. Peristasi 3. Pronao 4. Cella (naos) 5. Stilobate 6. Grappe in bronzo 7. Rocchio 8. Fusto di colonna 9. Collarino 10. Capitello 11. Architrave (epistilio) 12. Fregio 13. Tenia 14. Trìglifo 15. Regula con gocce (guttae) 16. Metopa 17. Tetto 18. Capriata lignea 19. Tegole 20. Frontone 21. Timpano 22. Gronda (sima) frontale 23. Cornice (geison) orizzontale 24. Cornice (geison) obliqua 25. Antefissa 26. Acroterio angolare 27. Acroterio terminale Glossario 35 Trompe-l’oeil. Termine francese che significa «inganna l’occhio» (da tromper, ingannare). Indica una pittura che, in base a espedienti illusionistici, induce l’osservatore a credere di stare guardando oggetti reali. Tufàceo. Costituito di tufo (dal latino tòphus). Il tufo è un tipo di roccia derivante dall’accumulo di detriti vulcanici e di frammenti calcarei e silicei. Ha colore giallastro e struttura porosa. Ha una buona resistenza e un’ottima lavorabilità, che lo rendono anche un eccellente materiale da costruzione. Tumulazione. Dal latino tumulàre, seppellire sotto un tumulo. Seppellimento di un cadavere in un sarcofago disposto entro camere funerarie appositamente costruite o in nicchie scavate nella roccia. Turiferàrio. Colui che regge il turìbolo (dal latino tus, incenso e fero, porto), contenitore spesso in argento e, comunque, sempre riccamente decorato e sospeso a delle catenelle. Serve a spargere l’aroma dell’incenso durante le celebrazioni liturgiche. Turrìta. Dal latino tùrris, torre. Significa «ricca di torri». Tutankhamon. Faraone morto poco più che adolescente, dopo appena nove anni di regno, intorno al 1345 a.C. La sua straordinaria notorietà è legata al fatto che la sua tomba ipogea (v.), unica fra tutte le altre sepolture faraoniche, è stata rinvenuta praticamente intatta e non saccheggiata, nel 1922, dall’archeologo inglese Howard Carter (1874-1939). Nell’anticamera e nelle altre tre camere della tomba si è trovato l’intero corredo funebre del defunto, che oggi riempie più di una sala del Museo Egizio del Cairo. Tutéla. Dal latino tùtus, sicuro. Termine generalmente inteso come protezione e difesa. U Uas o was. Voce egizia che identifica lo scettro regale del potere, attributo simbolico di dei e faraoni. Underground. In inglese significa sotterraneo. In questo contesto assume il significato metaforico di innovativo, controcorrente, speri­ mentale. Unìsono. Rapporto numerico di 1:1 (uno a uno). Unìvoco. Dal latino tardo unìvocus, letteralmente «chiamato solo». Che ha un significato o una relazione soli e ben determinati. Urbanìstica. Dal latino ùrbs, città. Attività inerente allo studio, alla creazione e alla sistemazione dei centri urbani. Urbanistico. Dal latino urbs, città. Relativo all’urbanistica (v.). Urbanizzazione primaria. Insieme di infrastrutture e servizi indispensabili alla residenza (oggi: strade, fognature, rete idrica ecc.). Ùro. Dal latino ùrus. Diffusissimo bovino preistorico simile a un grosso toro dalle possenti corna ricurve. Usùra. Dal latino uti, usare. L’imprestare denaro a interessi eccessivi, strozzinaggio. Utopìa. Dal greco ou, non e tòpos, luogo, cioè «luogo che non esiste». Termine coniato dal filosofo e santo inglese Thomas More nel 1516 con la pubblicazione del suo libro Utopia, dove si parla di un paese ideale. «Utopia» si adopera per indicare un ideale, un sogno, un’aspirazione, un qualcosa che non può avere una pratica attuazione. Travata ritmica. Si ha in corrispondenza di una variazione regolare della scansione metrica delle campate. Tre quarti. Nei ritratti, la testa si dice disposta «di tre quarti» quando è raffigurata leggermente ruotata su un lato. Trìade. Dal greco triàs, tre. Insieme formato da tre elementi. Nella fattispecie è riferito a tre delle principali divinità egizie. Trìbunal. Nel teatro romano (v.), tribuna sovrastante l’aditus maximus (v.). Pl. tribunàlia. Tribunale dell’Inquisizione. Fu istituito nel 1542 da papa Paolo III per giudicare sulle materie di fede. Occorre distinguere tale Inquisizione sia da quella medioevale (nata tra la fine del XII e l’inizio del XIII secolo per combattere l’eresia valdese e càtara) sia da quella spagnola (voluta nel 1478 dai reali di Spagna per combattere gli ebrei spagnoli). Tribùto. Dal latino tribùere, ripartire fra le tribù, attribuire. È ciò che si dà per adempiere a un obbligo. Triclìnio. Dal latino trêis, tre e klìne, letto, divano. Insieme di tre divani che, disposti attorno a un tavolino, costituivano costituivano il «tavolo da pranzo» di Etruschi e Roma­ ni. Triclìnium. Nella casa romana (v.), la sala da pranzo. Tricónco. Dal greco trèis, tre e kònche, conca, abside (v.). Costruzione con pianta a croce che si sviluppa attorno a un vano centrale, per lo più quadrato, su tre lati del quale si aprono tre absidi uguali, definendo una forma triabsidàta (o trilobàta) detta anche trìcora. Trìfora. Finestra a tre luci divise da due esili colonnette centrali. Trifòrio. Nelle chiese, galleria praticabile costituita dal succedersi di più trifore (v.) uguali. Trìglifo. Dal greco trèis, tre e glyphè, incavo, scanalatura. Elemento decorativo del tempio di ordine dorico (v.), che serviva a proteggere le teste delle travi lignee. Il motivo decorativo è costituito da quattro scanalature verticali; le due centrali sono tra loro uguali; le due laterali, equidistanti dalle prime, sono la metà delle altre. Trilìtico. Dal greco tri, tre, e lìthos, pietra. Principio architettonico che si basa su tre soli elementi; nel caso dell’architettura greca, l’architrave (v.) e due sostegni verticali. Trinitàri. Ordine mendicante, detto anche della Santissima Trinità, istituito da San Giovanni di Matha (1160-1213) e San Felice di Valois (ca 1127-1212) a Cerfroid (Meaux), allo scopo di riscattare i cristiani fatti schiavi dai musulmani. L’Ordine fu approvato da papa Innocenzo III nel 1198. Tripùdio. Dal latino tripùdium, danza ritmica. Qui con il significato figurato di insieme di esuberanti manifestazioni di vita e di gioia. Trìstilo. Dal greco trèis, tre e sty´los, colonna, cioè «formato da tre colonne». Tritóni. Divinità marine della mitologia antica, nate dal dio Tritóne (metà uomo e metà pesce), figlio di Poseidon e di Anfitrìte, una nereide (v.). Erano rappresentate metà uomo e metà pesce. Trìttico. V. polittico. Tròchilo. Dal greco trochilìa, carrucola, ruota incavata. Modanatura (v.) architettonica concava a forma di canale, posta tra i due tori (v.), nella colonna a base attica (v.). È detta anche scozia (v.). popolazioni galliche. Si ritrova nella scultura del Galata morente. Torre del Mangia. Campanile del Palazzo comunale di Siena. Secondo la tradizione l’appellativo deriva dal soprannome di un certo Giovanni Ducci, che fu il primo campanaro della torre. Egli, infatti, veniva chiamato dai Senesi «Mangiaguadagni» o, più semplicemente, «Mangia», in quanto era solito sperperare l’intero stipendio in osteria con gli amici. Torre di Babele. Secondo la tradizione biblica (Genesi (v.), 11, 1-9) tale torre, innalzata al fine di raggiungere Dio, fu da questi distrutta per punire la presunzione degli uomini. Quale ulteriore punizione per la superbia dimostrata, Dio confuse i linguaggi dei costruttori, condannandoli alla reciproca incomprensione. Con questa narrazione le Sacre Scritture spiegano l’origine delle diverse lingue. Babele, infatti, deriva dall’ebraico bàlal, confondere, che ha la stessa radice di bàbilu, babilonia, cioè confusione. Torre scalare. È una torre che ospita esclusivamente le scale. Torrentiniana. Edizione così detta perché edita a Firenze da Lorenzo Torrentìno, nome italianizzato del fiammingo Laurens Leenaertsz van der Beke (?-1563), stampatore ducale dal 1547. Torsióne. Rotazione secondo due sensi oppo­ sti. Tòrtile. Dal latino torquère, tòrcere. Di colonna ritorta, avente cioè forma di spirale. Trabeazione. Dal latino tràbea, trave. Insieme di tutti gli elementi strutturali e decorativi che appoggiano sui capitelli (v.). Tràlice. Forse dal latino trìlix, composto da tre fili. Di traverso, obliquamente. Transénna. Dal latino transènna, grata, inferriata. Recinto in marmo, intagliato o traforato, che solitamente rialza e separato il presbiterio (v.) dalla navata (v.). È detto anche plùteo (v.) (dal latino plùteus, riparo, spallie­ ra). Transètto. Dal latino trans, oltre, e saeptum, recinto. Navata (v.) che taglia trasversalmente le navate longitudinali. Transizione. Dal latino transìre, transitare. Passaggio tra due condizioni, due epoche, due modi di vita, due situazioni. Trasfigurazione. Il rivelarsi di Cristo quale essere divino. L’episodio è narrato dai Vangeli. Trash. In inglese immondizia. Nel gergo dello spettacolo e della comunicazione indica prodotti o personaggi che, nonostante uno scarsissimo livello artistico e culturale, riescono ad avere comunque un alto (anche se effimero) gradimento di massa. Traslùcido. Dal latino translùcidus, che splende attraverso, composto di tràns, oltre, e lùcidus, lucido. Traspòrto. Metodo drastico per riparare ai danni che il supporto ligneo potrebbe portare (o ha già portato) al dipinto, a motivo delle sue pessime condizioni che ne impediscono il salvataggio con una qualunque tecnica restaurativa. Il trasporto consiste nella distruzione progressiva della tavola (operando dal retro, ovviamente) fino a vedere la pellicola pittorica che, in precedenza, è stata assicurata a una superficie di sostegno che ne segue perfettamente l’andamento. La pellicola pittorica viene poi fissata a una tela e liberata del sostegno provvisorio. Glossario 36 due volte a botte (v.) le cui direttrici stanno sui quattro lati dell’ambiente da coprire. Volta a padiglione. È ottenuta dall’intersezione di due volte a botte (v.) che hanno le linee di imposta sui lati opposti dell’ambiente da coprire. Volta a schifo. Dal germanico skif. È ottenuta tagliando con un piano orizzontale la parte superiore di una volta a padiglione (v.) o di una volta a botte (v.) con testate di padiglione. Quest’ultimo tipo di volta composta (cioè formata da più volte semplici) è costituita da una volta a botte alla quale sono state innestate due falde di padiglione in corrispondenza dei lati brevi dell’ambiente da coprire. Volta anulare. È un particolare tipo di volta a botte (v.) che ha le generatrici (muri su cui si imposta) costituite da due cerchi concentri­ ci. Voltare. Da volgere, girare. Vuol dire coprire gli edifici con una volta (v.). Volumi tecnici. Tutti gli spazi che, in un fabbricato, sono dedicati ad accogliere macchinari o impianti necessari alle esigenze della resi­ denza. Volùta. Dal latino vòlvere, girare. Elemento del capitello (v.) (in particolare del capitello ionico (v.)) la cui forma ricorda un moto rota­ torio. W Westwerk. In tedesco, «opera occidentale». Struttura di ingresso alle costruzioni sacre costituita da un vestibolo sormontato da una cappella affacciata sulla navata (v.), dalla quale la corte imperiale poteva assistere alle funzioni liturgiche. X Xilografia (o silografìa). Dal greco xy´lon, legno e gràphein, scrivere, disegnare. Antica tecnica di incisione su legno per realizzare tavolette (dette matrici) stampabili a pressione su carta, pelle o stoffa. Le matrici devono essere ricavate da essenze particolarmente dure (pero, bosso, èbano ecc.) tagliate nel senso delle fibre e la loro incisione avviene tramite sgòrbie, sorta di scalpelli con punta metallica tagliente a sezione semicircolare o a «V». In questo modo le parti incise non verranno inchiostrate e, quindi, una volta stampate appariranno bianche. Viceversa, le parti che resteranno a rilievo riceveranno l’inchiostro e imprimeranno un segno (linee, contorni, tratteggi ecc.) sul supporto di stampa. Xòanon. Al plurale xoana. Dal greco xèo, scolpire. Antichissimi idoli pre-ellenici ricavati direttamente da un tronco d’albero. Y Yellow Kid. Letteralmente «Bambino Giallo». Creato dallo statunitense Richard Felton Outcault (Lancaster, 1863-Queens, 1928), rappresenta un bambino con le orecchie a sventola e un accattivante sorrisone sdentato, sempre vestito con un caratteristico camicione giallo che gli arriva fino ai piedi scalzi. È protagonista o testimone di ingenue avventure sullo sfondo di una periferia urbana povera. a fabbricarlo sono stati forse i Sumeri, già alla fine del terzo millennio a.C. In epoca medioevale il vetro veniva realizzato con la tecnica della soffiatura. Dopo aver fatto fondere in uno speciale recipiente (detto «crogiòlo») una sabbia silìcea (ricca cioè di cristralli di sìlice e di quarzo) si ottiene una specie di pasta incandescente che, grazie all’aggiunta di terre e òssidi metallici, può assumere diversi colori (colorazione in pasta). A questo punto si immerge un tubicino metallico nell’impasto e vi si soffia dentro. Il vetro si modella quindi come un sottile globo sferico che, essendo ancora morbido, viene poi schiacciato su un piano di marmo ottenendo un disco colorato e trasparente. Tali dischi, una volta raffreddati, vengono poi tagliati e lavorati secondo le necessità. Vilipéso. Dal latino vìlis, di poco valore e pèndere, pesare. Trattato o considerato con di­ sprezzo. Villanoviàna. Dall’abitato di Villanova, presso Bologna. La civiltà villanoviana è una delle prime civiltà italiche. Virginàle. Dal latino virgo, vergine. Dicesi di comportamenti o atteggiamenti propri di una vergine, cioè improntati alla purezza e all’ingenuità. Viridàrium. Dal latino vìridis, verde: nelle case e nelle ville patrizie dell’antica Roma giardino principale, circondato dal peristilio colonnato, spesso decorato da aiuole, pergolati e fontane. Virtuosìsmo. Perfezione tecnica di un artista, qualità che consente di superare grandi difficoltà esecutive. Visìr. Dal persiano vezìr, sovrintendente, cancelliere. La più alta carica amministrativa dell’antico Egitto, consistente nell’attuare le direttive del faraone rendendone esecutivo il volere. Presso gli Egizi, che ne istituirono il ruolo intorno al 2680 a.C., veniva definito tjaty. Visitazione. Rappresentazione della scena evangelica dell’incontro fra la Vergine Maria e la cugina Sant’Elisabetta. La prima avrebbe dato alla luce Gesù, la seconda Giovanni, il futuro Battista. Vittoria (o Nike) di Samotracia. Celebre statua marmorea di epoca ellenistica, datata circa 220-190 a.C., attualmente al Museo del Louvre di Parigi. Rappresenta una figura femminile coperta da agitati panneggi e dotata di due grandi ali, simbolo della Vittoria (in greco Nìke) che avanza. Fu rinvenuta nel 1863 nell’isola greca di Samotracia (da cui il no­ me). Vizi Capitali. Secondo la dottrina cristiana i sette Vizi Capitali, cioè tali da precludere lo stato di grazia, sono: Superbia, Avarizia, Lussùria, Ira, Gola, Invidia e Accìdia. Volta. Elemento architettonico che si basa sullo stesso principio dell’arco (v.), rispetto al quale però copre una superficie molto maggiore. Risulta composta da tanti conci affiancati che trasmettono alle imposte il peso proprio e quello di tutto quanto sta loro so­ pra. Volta a botte. È un tipo di volta (v.) che si può immaginare generata da un arco a tutto sesto (v.) (direttrice) che si muove lungo due rette parallele. È la più semplice tra le coperture in muratura e si usa soprattutto per coprire spazi di forma rettangolare. Volta a crociera. È data dall’intersezione di V Vallo. Dal latino vàllum, protezione, trincea. In senso proprio palizzata che gli antichi Romani costruivano a rinforzo di una fortificazione. Si può intendere genericamente come argine difensivo. Vàlva régia. Nel teatro romano (v.), porta centrale della scenae frons. Vangeli Apòcrifi. Dal greco apòkryphos, tenuto nascosto. Antico gruppo di scritti di argomento sacro, ricchi di aneddoti fantasiosi. Pur avendo incontrato vastissima diffusione nell’immaginario popolare, vennero comunque esclusi dal novero delle Sacre Scritture del Nuovo Testamento. Vascolare. Dal latino vas, vaso. Inerente ai vasi, alla loro fabbricazione e alla loro decora­ zione. Vedutìsmo. Genere pittorico nel quale si rappresentano vedute prospettiche di paesaggi o città. Vedutìsta. Si dice di pittore specializzato nella rappresentazione di vedute. Si tratta di un tipo di rappresentazione prospettica particolarmente diffuso nel XVIII secolo. I soggetti preferiti sono i paesaggi campestri o, soprattutto per quel che concerne il vedutismo (v.) veneziano, scorci realistici di architetture cit­ tadine. Vela. Scomparto triangolare della volta (v.). Velario. Copertura di stoffa che serviva a proteggere gli spettatori del Colosseo dal sole e dalla pioggia. Venere. Nome latino della dea greca Afrodìte, mitica divinità femminile della bellezza, dei giardini e dell’amore. Ventiquattro Vegliardi. Si tratta di dodici Patriarchi e altrettanti Apostoli, secondo quanto narra l’Apocalisse (4,4): «Attorno al trono erano altri ventiquattro troni e sopra questi vidi seduti ventiquattro vegliardi, vestiti di bianche vesti e sulle loro teste corone d’oro». Ver Sacrum. In latino, letteralmente, primavera sacra. Rivista “ideologica” della Secessione, il cui titolo allude a un’antica cerimonia romana durante la quale, in occasione di particolari calamità, venivano offerte in sacrificio le primizie della primavera successiva. Verosimigliànza. Dal latino veri similis, simile al vero. Dicesi di riproduzione artistica realizzata in modo da apparire quanto più possibile fedele alla realtà. Versailles. Cittadina a sud-ovest di Parigi, fu per oltre un secolo (1682-1789) sede della corte di Francia. Luigi XIV commissionò la maggior parte dei lavori di ampliamento e ricostruzione che trasformarono una preesistente palazzina di caccia in uno dei più grandiosi palazzi del mondo. A degno complemento di tale opera fu anche costruito (1661-ca 1668) un parco di circa cento ettari, arricchito da padiglioni, boschi, laghetti, fontane e cascate artificiali. Per la monumentalità e la magnificenza di questi interventi Versailles resta la testimonianza più alta e completa della potenza e dello sfarzo francesi prima della Rivoluzione. Versùrae. Nel teatro romano (v.), ali laterali della scenae frons. Vestìbolo. Dal latino vestìbulum. Lo spazio che precede una sala. Vestigio. Dal latino vestigàre, seguire le tracce di qualcuno. Assume al plurale (vestigia) il significato di ruderi e di rovine. Vetro. Materiale di origine antichissima. I primi Glossario 37 Z Z Zarìna. Imperatrice russa o moglie dell’imperatore, a sua volta definito zar. Zecca. Tesoreria e luogo in cui si coniavano le monete. Zèfiro. Personificazione del mite vento primaverile che soffia da ponente. Secondo la mitologia greca era figlio di Astrèo e di Èos (personificazione dell’auròra). Zèusi e Parràsio. Scrive Plinio al capitolo 36 del libro XXXV della sua Naturalis Historia: «Si racconta che Parrasio venne a gara con Zeusi; mentre questi presentò dell’uva dipinta così bene che gli uccelli si misero a svolazzare sul quadro, quello espose una tenda dipinta con tanto verismo che Zeusi, pieno di orgoglio per il giudizio degli uccelli, chiese che, tolta la tenda, finalmente fosse mostrato il quadro; dopo essersi accorto dell’errore, gli concesse la vittoria con nobile modestia: se egli aveva ingannato gli uccelli, Parrasio aveva ingannato lui stesso, un pit­ tore». Zìggurat. Dette anche zìqqurat. Enormi palazzitempli sumeri, a pianta quadrangolare, costituiti da più piattaforme sovrapposte, ciascuna accessibile da quella inferiore mediante scalinate esterne e rampe porticate. Alla sommità si trova la cella del tempio contenente le statue degli dei. Nelle piattaforme sottostanti vi sono sale di rappresentanza, luoghi di riunione e di culto, appartamenti reali e a volte, al piano terreno, botteghe e magazzini. Zoocefalo. Dal greco zòos, animale e kephalè, testa. A forma di testa d’animale. Zoser. Noto anche con il nome di Neterikhet (o Netjerirkhet), chiamato indifferentemente Djèser, Dòser o Giòser, fu il maggior faraone della terza dinastia (2657-2589 a.C.). La grafìa dei nomi dei faraoni e delle loro dinastie deriva dalla trascrizione alfabetica delle iscrizioni geroglifiche. Ciò significa che non vi è concordanza assoluta e che in altri testi è possibile trovare trascrizioni diverse degli stessi nomi. Analogamente, anche le date dei diversi periodi possono essere riportate con alcune sfasature. Ciò nulla toglie alla loro sostanziale veridicità, soprattutto se si tiene conto di quanto esse siano remote e di come nessun’altra civiltà del periodo ci abbia tramandato una quantità di testimonianze così documentate e precise.