REE TEMat ĽESPERIENZA DELLA STORIA E LE DIMENSIONI DEL TEMPO 887 ie II contc di Qu '.l,manon stesa mzo. A moke di - simultaneamen-rre due odi su te. Degnato nella ste-• storiograf ica sui Lpitoli di Vermo e amavano in parte l'idea che V opera er questo una íin-e di Goethe, alle \ Staěl, "Benjamin - degli amici fran-;tin Thierry e Viele opere in questo l'esplorazione dei ito principalmente teile liriche che na: ite- Manzoni assu-dňi.taloraiu-royc- nchegliKleahcl; -na principále er ^ sereizio del potere, all'uso della violenza che esso comporta) converge nelJ'ode piü cele-bre, scritta per la morte di Napoleone, //cinque maggio, e nelle due tragedie-In entrambe il nucleo conflittuale, tragico, consiste in questo: grandi personaggi politici, che vorrebbe- _ ro agire secondo giustizia, sperimentano — a proprio danno — che il ruolo storico a essi assegnato non lo consenfp II cinqüe maggio Ode composta in pochi giorni (Mtf af 2" lurjia 1871}, qunvdr Manzoni ebbe notizia a Brusuglio della morte di Najmkatier-avvenuta iljjnamajxe-cedente. La censura nonhe autoňzzô la stampa; ma ne circolarono ugualmente vane copie che la resero subito nota anche fuori ď Italia (a Goethe, per esempto, e in Francia). Tgentequ , o tidicrisi neu icJata rivo... aJe — una posizione no aU'indipendenza a parte di Federico itare che la Lornbar-ismo per i:nendente' '.cpto ndipeu r:nte^'ei nj chiesto 1 l0oCCas^. v uneste oc ütf: zione di ente ttes 1 immmeis. ditaxite». ma che ep- ssi contribution^ c£T n segno neue v«ri'*g intern m Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto Spiro, cosi percossa, attonita 6 la terra al nunzio sta, muta pensando all'ultima ora dell'uom fatale; ne sa quando una simile orma di pie mortale la sua cruenta polvere 12 a calpestar verrä. Lui folgorante in solio vide il mio genio e tacque; quando, con vece assidua, cadde, risorse e giacque, di mille voci al sonito 18 mista la sua non ha: vergin di servo encomio e di codardo oltraggio, sorge or commosso al subito sparir di tanto raggio; e scioglie all'urna un cantico T103 Schema metrico: ode in strofe doppie di sei set-yqgUaascuna parte e legata'aü'altrrdajnil-ima dck tr?°jjjpk * tronco~ ^^^^^-««^ajaMda salma di Napoleone, esa-fiima U resP'ro' giacque inerte, privata di un'a-f\f 3 ant° 8rar|de> cosi gli uomini restano attoniti e rnziosl Per l'improvvisa notizia. [.■J44*, mandate dal destino ,.10- "na similé ■'onale. U mortale, un altro uomo cosi i ■ Cr"^ta, insanguinata dalle guerre. V '"l S0.''0, su' suo tron° imperiale. ""Ogenio, l'io poetico (soggetto). ssive Ii»1 , na^n^itico Jl'a^ep 15. con vece assidua, con incalzante avvicendarsi di event i. 16. cadde, risorse e giacque, allude alia sconfittajj T.i- | -* jjgiaeall'esilio dell'Elba (cadde) ^i cento giorni (risor-sc}. ajJa disratta Hi'Tfftiei'lim ť alia relegazione a San- ^'Flsni'—~~__— 17. sonito, il frastuono degli osanna e dei vituperi. 19-20. vergin ... oltraggio, non macchiato di adulazio-ne servile per il potente, nc di vile oltraggio per il ca-duto. 21-22. subito ... raggio, la repentina scomparsa di un uomo tanto grande. 23. uma, sepolcro. LE AREE TEMATlUil L'ESPERIEN'ZA DELLA STORIA E L 42 48 54 che forse non morra. — DalTAlpi alle Piramidi, dal Manzanarre al Reno, di quel securo il fulmine tenea dietro al baleno; scoppio da Scilla al Tanai, , ^ dall'uno all'altro mar. Fu vera gloria? Ai posteri l'ardua sentenza: nui chiniam la fronte al Massimo Fattor, che voile in lui del creator suo spirito piu vasta orma stampar. La procellosa e trepida gioia d'un gran disegno, l'ansia d'un cor che indocile serve, pensando al regno; e il giunge, e tiene un premio ch'era follia sperar; tutto ei provo: la gloria maggior dopo il periglio, la fuga e la vittoria, la reggia e il tristo esiglio: due volte nella polvere, due volte sulTaltar. Ei si nomo: clue secoli, I'un contro l'altro armato, sommessi a lui si volsero, come aspettando il fato; ei fe' silenzio, ed arbitro s'assise in mezzo a lor. E sparve, e i di nell'ozio chiuse in si breve sponda, 25-26. Dall'Alpi... al Reno, dalle Campagne d'ltalia, 1796 e 1800 (Alpi), alia campagna d'Egitto, 1798-99 (Piramidi); dalla campagna di Sjjagna,- 1808-809 {Manzanarre ě il piccolo fiume che bagna Madrid) alle Campagne di Germania, 1805-806, 1809, 1813 (Reno). -' 27-28. di quel securo ... baleno, l'effetto pratico del-l'azione seguiva immediatameiífe la lolgorante conce-zione di quell'uomo ťiduciosó Bella propria S6rté- V quando Napoleone, am ancor-ii potere. Allude a qu^yy-r- 41-42. e il giunge ... sperar, eToTgB. una ricompensa che sembravafoUia* fl f 44 maggior dopo ilperiglio, piu grande l0C0rS°- bastö che pronunciasse ilsu° (W0 60 66 72 78 84 90 SI-68-- c° M 1! segno d'immensa im e di pietä profonda, d'inestinguibil odio e d'indomato amor. Come sul capo al 1 ľonda s'avvolve e pe ľonda su cui del mise alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a seen prode remote invan; tal su quell'alma il delle memorie scese! Oh quante volte ai po narrar se stesso impre: e sull'eterne pagine cadde la stanca man! Oh quante volte, a morir d'un giorno iner chinati i rai fulminei, le braccia al sen conser stette, e dei di che furc I'assalse il sovvenir! E ripensô le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de' manipoli, e ľonda dei cavalli, e il concitato imperio, e il cekre ubbidir. Ahi! jorse a tanto str cadde fe spirto anelo, e disperó; ma valida venne una man dal cielo e in piu spirabil aere pietosa il trasportö; e l'avviö, pei floridi sentier delia speranza, ai campi eterni, al prem 2 , 7o„ ľ1" ^e 0rSe^chetrÍna"ano di eventi merr r*' suiia auJ cap0 al f,au/ra&° ••■ scese- c ^Pprimaa °S8Uardodel povero nauf rag ?eU'aPprodo°StenurSi Per discerr»ere di lont, 5!Ü2* di M S1 a,bbatte 'níine sul suo cape ^^^fe^vinto si abbatte ľc civiltä in tutto^cemmstanu »IfEijgft^- ; zione, illuminismo e ro^nuexsmo,. - - -—T-irzZ.**}nnt> a una ci»'. zione, liiuiuiinoiiiv^^i—---rone11 sumendoli in sé li costrínge a una 55. E sparve, e tuttavia anche un scomparve dalla scena della storia^ & S,< 56. m si breve sponda, nella piccoi na. £ ^^^rminabill) *»ti. ^«^aCner2Ia 78 'sow, 'e*'', la abbassati gli oc memoria. MATie HE L'ESPERIENZA DELLA STORIA E LE DlMfcNMuíM »^ 889 I 60 66 72 segno ďimmensa invidia e di pieta profonda, ďinestinguibil odio e ďindomato amor. * Come sul capo al naufrago 1'onda s'avvolve e pesa, Tonda su cui del misero, alta pur dianzi e tesa, scorrea la vista a scernere prode remote invan; tal su quelTalma il cumulo delle memorie scese! Oh quante volte ai posteri narrar se stesso imprese, e suU'eterne pagine cadde la stanca man! Oh quante volte, al tacito morir ďun giorno inerte, chinati i rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette, e dei di che furono Tassalse il sovvenir! E ripensó le mobili tende, e i percossi valli, e il lampo de' manipoli, e Tonda dei cavalli, e il concitato imperio, e il pekre ubbidir. I Ahi! lorse a tanto strazio caddcío spirto anelo, e disperó; ma valida venne una man dal cielo e in piú spirabil aere pietosa il trasportó; e Tavvió, pei floridi sentier della speranza, ai campi eterni, al premio ^-68 Come sul capo al naufrago ... scese, come l'on-j3, .a quak lo sguardo del pověro naufrago riusciva ^aPprima a sostenersi per discernere di lontano la riva e approdo, si abbatte infine sul suo capo; cosi sul-|ammd dj Napoleone vinto si abbatte 1'onda deTTe nTenione con il suo peso angoscioso. ^^/'intraprese.-*- J f eterne, perché narrano di eventi memorabili (e „trastanti ^'^r^fa^A 7?* sono interminabili). ° "r^aOtic^oci^M li- ^ trascorso neirinerzia. 78 84 90 indo Napoleony # «0« ie se sembravatol» doPo granc il5' 5uavolonta. nto f 3ast6 cl doMan^;,;; tstar»Íi.\-li cos I . iecon tuttavia ar* . ■fonda, nella V 1« ranti^Waí' ' fulminei' abbassati gJi occni fol8°' 78- H sovvenir, la memoria. 80. /' percossi valli, le trincee battute dal fuoco delle artiglierie. 81. il lampo de' manipoli, il lampeggiare delle armi della fanteria. 82. l'onda dei cavalli, la carica della cavalleria. 83. il concitato imperio, 1'incalzarsi degli ordini. 86. lo spirto anelo, Panimo angosciato dai ricordi 87-90. ma validit ... trasportó, ma nella disperazione gli giunse \\nia$d£_2QC£aii&(valida ... man) dal cielo: •a^gdji^che lo-traspoxto. piernsamentc in una smma dimensione di speranza^w piú spirabil aere). Vl. jlortdt, tioriti; che i desiděri avanza, dov'e silenzio e tenebre la gloria che passó. Bella Immortal! benefica fede ai trionfi avvezza! Scrivi ancor questo, allegrati; ché piú superba altezza al disonor del Golgota giammai non si chinó. Tu dalle stanche ceneri V/Y^Me sperdi ogni rja parola: il Dio che atíerra e suscita, che affanna e che consola sulla deserta coltrice accanto a lui posó. (A. Manzoni, 11 cinque mamo, in Tutte le opere cit., I, pp. 103-6) AnďlSí del těsto Nel těsto si avvicendano momenti di rappresentazione epica (vv. 25-30, «Dall'Alpi alle Piramidi», ecc; w. 37-54, «La procellosa e trepida», ecM vv. 79-84, «E ripensó le mobili», ecc.) e momenti discorsivi, di intervento e commen-to delTautore; nei primi, l'economia del linguaggio, il ritmo concitato, carattenzzato spesso dal succedersi di brevi sintagmi simmetrici (vv. 25-26, 29-30; vv. 43-48; vv. 79-84), i tempi verbali (v. 43, «tutto ei provó»; v. 49, «Ei si nomó»; v. 53, «ei fe si- 1 lenzio»; v. 54, «s'assise»; v. 55, «E sparve») danno una visione del tempo storico cajj me rapido svolgersi di eventi segnati dal protagonismo dell'individuo. (Una visi ní del tempo, dunque, diversa da quella che si attuó poi nel romanzo, dove la des. ine analitica diede risalto alia vita della piccola gente e al ritmo lento della quotidianitj II tenia delFode é una meditazione sul potere, visto in due prospettive. NeiTuna. pofi" tico-storica, la vicenda di Napoleone appare sorprendente per la vertiginosa ^ "v-eZ" za dell'ascesa e la repentinitá della caduta: questo motivo ě sviluppato nella prima pfl te del componimento (vv. 1-54) e si articola, fin dalla prima strofa, in un quadro di oP" posizioni tra chi esercita il potere e chi lo subisce, subendone anche il fascino i v ^" a terra»; v. 11, «la sua cruenta polvere» calpestata; v. 14, «il mio genio»; v. 17. «mly voci»; vv. 31-32, «Ai posteri... nui»; v. 49, «due secoli»). Sul significato storicoajB 1'opera di Napoleone il poeta non esprime un giudizio (v. 31, «Fu vera gloria - ■ rl'-I . nunciando a quella condanna del potere come intrinsecamente iniquo che egli P°neV* I invece al centro delle tragedie. Nell'altra prospettiva, che si puó definire st°rlLT I teologica, la vicena^dil^okojae^^ di un «esempio», consent111 | un cohfronto tra la gloria temporale e quella eterna, tra 1'altezza superba deH'^,nU',: / il suo abbassarsi di fronte a Dio, tra il suo sogno di potere e il bisogno di tede cli1-' L| avverte nella sconfitta. Questo motivo, oltre ad essere enunciato esplicitanu-ntc i ] due strofě finali), ě sviluppato attraverso analogie e rispondenze lessicali molto f'1' di cui diamo qualche cenno. 93-94. al premio ... avanza, alia ricompensa celeste agli occhi del mondo). che supera la misura del desiderio^iřiaňo:-103 Tu la Fede 99. Scrivi ancor queslo, registra anche questa fra le 104. sperdi... parola, allontana ogni imprecazi"ne tue vittone. tra i 100-102. chi piú superba altezza ... si chinó, ché mai lof^oí' sulla deserta coltrice... posó, gli fu P^sS°Sl uomo piu eccelso e superbo piego il capo al mistero letto solitario di mořte, della Croce (un supphzio che e disonore e vergogna 'E AREE TEMat ^ 1 l'ESPERIENZA DELLA STORIA E LE DIMENSION! DEL TEMPO rappresentazione epica Dcellosa e trepida», ecc; di intervento e commen- oncitato, caratterizzato 6, 29-30; vv. 43-48; w. nomö»; v. 53,«eifc** me del tempo storicoco- individuo. (Una visione anzo, dove la descry lento della quotidian** ospettive-NeU-un,^. erlavertiginosag^" ,iluppatonellapr^op. ancheUfascmo^-^e mio genio>>;Vefor'ico^' ul signiiicato to v l,«Fu vera glv, Jl^isognodi e (n .ciato espl^tj1 denze lessic^ * [lontana oltrice ogni . posö, 0* ***** ^ 891 Napoleone — nella dimensione terrena e oolitica — h* in „ i • • 37) di un grande disegno; spera in un preítZ JZ^^*™?0? ^ (vv. 4T-42);loottiene infine (e lo pedel La ^ na per mdtcare le memone da cui egli ě sopraffatto, tanto da ^ (v. 87) ^ " sta Benvenuto Terracini, che d, quesfode ha svolto una analisi Stilist ca, cosi h a sp " gato la simdnudmc centrale (vv. 61-68): «A tutta prima la comparaziorie nón aTe svolgere una delle metafoře piu comuni: 1'onda schiacciante dei ricordi; cosi pare íae-ciano volentien , grandi poeti: nel Mamoní é un segno di quella frateria facilitá, con cm ama nvolgersi al prossimo senza mostrar di uscire dai limiti del buon senso c< ne. Ne da quei kmitl, a una prima lettura, pare uscire la ripresa immediata 1'onda su cmdelmisero In realtä il sottilissimo Manzoni va qui per conto suo: 1'onda che schiacaa il naufrago si alterna con quella che, portandolo in alto, gli avevalatolTfu-gace íllusione di una remota possibilita di salvezza. II tipo di doppia comparazione ě in sostanza identico a quello della comparazione del Coro di Ermengarda 'ICome nigiada al reTitP "1 ^ rfn^ ™„ j jue suoi termini un delicato mutamento deU'anirno . Analnpn ne ě anche lo spirito: in un caso e neJTaltro si tratta della drammatica poesia del ricordo. Ma dove nel corso piü mite e disteso del Coro, l'alterna vicenda dell'erba prima ristorata e poi inaridita ě pienamente svolta, nel Cinque Maggio, piu arido e denso, il semplice pur dianzi.hasla a indicare il palpjto di una alterna vicenda: al ricordo che illude succede il ricordo che schiaceja. Ora per quella lucida simmetria che distingue la poesia del Manzoni, accade che egli riprenda e svolga i due momenti, ma invertendoli: prima pone 1'accento sul motivo dell'il-lusione, poi su quello del cumulo schiacciante dei ricordi. Delle due immagini di Napoleone a SanťElena, quella diligentemente, calligrafica-mente svolta delTeroe al termine del giorno inerte, a ben vedere, ě meno suggestiva della prima col quadro appena accennato di Napoleone in atto di serivere le proprie memorie, cioě di narrare se stesso. [...] Napoleone, per una sorta di sdoppiamento, sta scoprendo se stesso: per lo meno le sue memorie, nell'atto che si accinge a scriverle, gli appaiono come in uno speechio, nebulose, prive di significato... Bisogna quindi rico-noscere anche nelle "eterne pagine" una premiante polivalenza semantica. Sonopagi-ne interminabili, angosciose, come interpretano i eritici piü recenti — e del resto sug-geriscono 1'accoppiamento con la stuttea man e, piu calzante ancora, il riferirnento alle prode remote invan. [...] Cosi preparata si fa innanzi finalmente 1'immagine della mano valida che viene dal cielo: il motivo della "buona mořte". Annunziata da un ma forse troppo forte e improvviso nella delicata sintassi dell'Ode, l'immagine non e svduppa-ta e rimane un poco grezza, come accade pure di akre. L'effetto tuttavia e efficace, non tanto per la descrlzione un tantino enfatica del nuovo ambite al quak.Napoleone ě condotto quanto per 1'impressione di un moto hev.ss.mp evocante tutt 1 agevo-lezza di un attodivino che proviene dal tat to semplicissimo che e l avvtosr allinea sm-tatticaZte su Z-ö -on un semplice scambio del soggetto conchiude, e a un winenrcsuf«»/* w-™*»2 NaDoleone — ne 11a dimensione, questa volta, as-tempo capovolge, la vita dell eroe» . ^one ^ che fc tale da anda. soluta e tf»n noirü_ottiene dl nuovo la speranza \\. ;<->, r uta e teologica omen ^ eternltá che sl oppone a re oltre qualsiasi ímmaginazione c desiaeno \ww. i, quella vanamente cercata nella serittura (v. 93, «campi et ^eterne pagine», v. 71). ;terni» con'trapposti alle opaste Jiletturaericerc» attirato l'attenzione D. De Robert« (ne aggo z ^ ^ ^ re, ora in Carteďidentita, Milano, Ii Saggiatore, cne g ro di quello leopardiano (a p. 300, in part.colare). F. Fortini ha Ved B. Ter aVanti' Tl05- "acini, // cinque Maggio, in Analisi stilistica. Teoria, storia, problem,, Milano, Feltrinelli, 1966, pp. 263-65. ---— i j-iviA 1 1ĽHE delia Pentecoste, ponendole in rapporto con le vicende politiche ehe culminarono nei fatti del 1821: «Quando, il 26 setterobre del 1822, Manzoni riprende ľinno, tre anni decisivi sono passati. [."..] Manzoni sta facendo i conti con la storia profana, ha misu-rato la forza delia reazione, la debolezza dei liberáli, la impossibilitä, per il Papa, di es. sere solo "signor delle preci" [...]. Scrive il romanzo e si chiude in se stesso» {Ľuenote pergli «Inni», in «Paragone», 286, 1973, in particolare p. 9). Le correzioni ehe furono dalľautore apportate all'Adelchi sono state inquadrate nel contesto politico da G. P. Bognetti, Manzoni giovane, a eura di M. Cataudella, Napo-li, Guida, 1972 (in particolare pp. 135-64). Una bella lettura átWAdelchi ha fatto G Lonardi, eurandone una nuova edizione (Venezia, Marsilio, 1992, commento e note di P. Azzolini). Sul problema delia storia e la teória tragica: A. Di Benedetto, Dante e Manzoni, Salerno, Laveglia, 1987. 2. Okre alľanalisi di B. Terracini (in Analisi stilistica. Teória, storia, problemi, Miláno, Feltrinelli, 1966, pp. 253-82) potete leggere su llcinque maggio ľinterpretazione di C. F. Goffis (in La Urica di Alessandro Manzoni, Firenze, La Nuova Itália, 1964, pp. 203-29) e aleune osservazioni (ehe abbiamo tenuté presenti nel nostro commento) di C. Varese (inL'originaleeilritratto. ManzonisecondoManzoni, ivi, 1975, pp. 108-13). Ha svolto un'analisi stilistica del Cinque maggio (e del coro di Ermengarda, Tl05b) anche G. Bärberi Squarotti (in Teória e prove dello stile di Manzoni, Miláno, Silva, 1965, pp. 50-55) notandone tra ľaltro aleune incertezze stilistiche: per esempio «la metafora delľ"onda" viene assunta a indicare, in similitudine, ľaceumulo delle me-morie, con un senso di soffocante e disperante annullamento, e, subito dopo, a espri-mere [...] ilcolore meraviglioso delľazione, culmine delia contemplazione fantastica e delľ ammirazione: "Come sul capo al naufrago / ľonda s'avvolve e pesa..." e "ľonda dei cavalli"» {ibid., p. 72). Sulla religiositä del linguaggio delľ ode, derivato — attraverso gli serittori del Seicen-to francese — da fonti bibliche, patristiche e liturgiche, si sofferma S.S. Nigro, nel saggio Alessandro Manzoni, in LIL, VII/1, pp. 532-43. rapporto tra poesia, storia, storiografía Alla stesura delle tragedie Manzoni affiancó seritti teorici (la Prefazione al Contedi Car-ignola e la Lettre ä M. Chauvet) e storici (le Notizie premesse ai testi e il Discorso sopra al-m punti delia storia longobardica in Itália) ehe attestano come il suo avyicinamento ajle iejomantiche e al nuovo genere drammatko (argomento storien: rinuncia alle im npo, luogo, aaiflrtť; narticolare funzione dei «coŕi») avesserágíôní'anche moraji é «e^e come inoltre i suoi interessi si orientassero via viä verso una concezione delia sto-tJpBEa volontä di rappresentazione tali da non trovar posto, infine, nei limiti delia«tr* dia» e da doversi risolvere nella scelta delia forma narrativa. LzLettre,2i cui riportian10 íalcbe passo (Tl04a e Tl04b), benché onginatad' co. 1 ESPERIENZA 1 * Ja una polemica occasionale, raccog ^le^siomche riguardano non il teatro soltanto, ma la natura in fíenere delia poesia_g> visostienequestätesi: postochesol1'"1 i^ľ^ rendere su- ^^rľ?^^ di stgmlsj^gŽ.^' ^^^^^^^^^^tla-^^^^^S^^ , QO. Con questa » za, che era quel esercizio gratuii — dell'io) editj to profondo (la< responsabilita dt Anche nelle q faceva valere arg Nell'accingersi a giuTJTzTo negatlvo va suoi maestri (] ideologico che gli hanno in mente la vevole, comejl ror e cffnecessitale sus la rappresentazion rmojio, che sfugga z gli spettatori a cone tico. II Discorso, J'ultii za teatrale, e prima c riodo mal noto dellV zoni intraprendeva c ma di interpretare ii nel caso che lo intere< — di quella figura di confhtti tra moraleT °ra verso gli aspetti d verso la vita delle mas soggetti attivi: la pagfF. Ccresse che si accompa, fatti uno spostamento c giogella poesiaa quelle Co>N_dal modo epicoT ^rminando la trag vembre 1821, insoddis mente nelle Notizie sto naggio, quale_e presentai gqidj Adelchi. i «=.mt omt lnVentato di pianta.ejnt. e dalpiu malevolo lettore ~ era infatti nella sua §arsi: nella successiva Jett f- ell'invenzione),\a dove si yer° (deviner e la parola > r^to si corregge: «ou, po '23). Ansioso di legarsi Si I A. M. anzoni, Notizie storiebe b i. i i i i \ \ \ i > i ^—i— Capitolo iv L'ultima metamorfosi p Dniuovoi/cinquema^io. Che, pervasivo, siespandenel romanzo. E che del romanzo ě anzi il seminario. Entro cui una vicenda storica di trionfi e di poJvere, e di sangue ver-sato, trascende nell'agone tragico di una folie smodatezza e diuncimento impari con le prerogative di Dio. Tra caducitá e stabilita. Tra l'arroganza della bestemmia e della sopraffa-zione arbitraria, da una parte, e l'amore del sacrificio dall'al-tra. Tra^polp^ e redenzione. In una tessitura etica e teologi-ca resa disponiblíe alia "favola" di un romanzo e ai caratte-r* in azione dei suoi attori. II confronto tra la «superba ^gzga»__ejl «disonor del Golgota», non ě un mdTřiěTTnr-i 0<^e napoleonica. k il suo etimo. La sottotraccia, che la *°nda e l'attraversa. Sin dall'inizio: Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore orba di tanto spiro, cosi percossa attonita la terra al nunzio sta [...]. Un involucro irrigidito e vuoto, ostaggio e premio della ch 0ccupa della propria sterminata solitudine la terra; lUtta S1 scuote' «Percossa>> e «attonita» alia notizia del ■••J subito I sparir di tanto raggio». L'universale comrao-Sc ne a8giorna, dalle Metamorfosi di Ovidio, la repentina c. .Ssa di spavento che l'orbe fa gemere all'annuncio dell'uc-0rie di Cesare: «attonitum tanto subitae terrore ruinae I tragei :atro Bossue i france Ateatro Ho spett dirsi fall a altern» re le an; I ,egli scrit tto un saj p medioev-ateralmeO nso delia Iv a). 11 Dis noria) nelu gl passato t ] äse cl •neser ňačhe ripn agna alia pr a dai fatti pC ■flö delia pr a que lío ce agedia, Mai disf atto del storiche lo s sentj;to_in_avi y, gx„A\7.\ suji i, e intruso fra lettore non si ;lla sua poetica siva lettera Su, , ia dove si conce la parola cTíeM j e: «ou, pour mi ji Ifg-jrgLll HVfJ' La tabacchiera di don Lisander humanum genus est totusque perhorruit orbis »7' La «percossa», come altre volte nelle Metamotfosť\ ě noľ^ dalla forza latina di «attonita» (cioě raggiunta dal fragore del tuono) a rivivere il sussulto ancestrale dei giganti delia Stien za nuova di Vico alia prima scarica e al primo urto di fulmi-ni e tuoni, dopo il diluvio; di quei giganti ehe sono figure me-tonimiche delia madre Terra, nella mitologia classica: «[. ] il cielo finalmente folgorô, tuonô con folgori e tuoni spa-ventosissimi [...] quivi pochi giganti [...] spaventati ed atto-niti dal granďeffetto di ehe non sapevano la cagione, alza-rono gli ocehi ed awertirono il cielo»78. Per via di metafore, Manzoni simula un cataclisma, un similterremoto; ehe reinscena il «terra mota est» del Van-gelo di Matteo (27, 50), dopo ehe Cristo ebbe «dato» sulla croce «il mortal sospiro» («emisit spiritum»): «Tale al to-nante annunzio I [...] tréma la terra e sta», suona una variante del Cinque maggio ehe traduce alia lettera il «terra tremuit et quievit» del salmista (76, 10)". Nelľorazione funebre per "ovidio,Metamorphoseonlibricit., I, w. 202-3, p. 14: «attonito, percosigr ^ spavento di subita sciagura, stette il genere umano, e sussulto d'orrore n e ^ mondo intero» (traduzione nostra). Luciano Bottoni cita due versi (I, 762' * ,.. luuuuo iniero» vtraauzione nostraj. Luciano DOttoru cua uuc ,- ' stualiz-Pmmeleo di Monti: «[...] A te dinanzi attonita I tace la terra [...]», deconie vol zandoli (11 teatro dell'" Adelchi". la parola e il gesto romantico, in Teatro'tatu , ^ I, a cura di P. Carriglio e G. Strehler, Roma-Bari 1993, pp. 135-48)-11 cosa la terra dinanzi al «vigor» del «campion» (non certo alia sua rnorte), yenzio» del E, nella letteratura di argomento napoleonico, ben prima dell'«ei te s ^ Cinque maggio, era stato introdotto (con un accenno alia perpetuazio ^ conien. genda di Alessandro) da Vincenzo Cuoco: «Se tu ["simile alia J"1^1* ^ j pari di ti della sola gloria di conquistatore, mille altri troverai, i l^ý1}^ n j'P id., Sit te, tacer la terra al loro cost gio storico sulla rivoluzione t ia di conquistatore, mille altri troverai, i quail han ta ^ ^ ^f i al loro cospetto» (v. cuoco, Lettera dell'autore a ^ ^ reprjnt rivoluzione napoletana del 1779, a cura di F. Nrcolirul 19 v.., Ma„. zoni lirico lavorava sulle fonti classiche, c£r. v. di benedetto. (1987), 5, PP- 570-80. Cfr. 0VTDI0, Metamorphoseon libri cit., VI, v. 80, p. 80. ^ ^ Qpcrt, '' G. b. vico, Scienza nuova (1774), Sezione prima, cap. 1, 377. cura di A. Battistini, Milano 1990, t. I, p. 571. ojniD 7utte ^ "tat a. manzoni, II cinque maggio, primo getto, w. 17 e .'l,,„je'4lIlciii4ue. en., I, p. 107. Per il testo cfr. a. mazzarino, ConsideraziomsuU MesSin«»-gio», in «Nuovi Annali della Facolta di Magistero dell'Uruversii 1983, t. I, pp. 527-89. Parte seconda 127 1 „ nrrte di Chiuso, Manzoni dice ehe i parrocchiani si buon preč u 11. ju colti attorno al «cadavere» del loro curato e si aspet-che «il mondo dovess'esser commosso, poiché un gran ne era partito»80. Napoleone ě morto, dopo essersi B'miÍiáto javanti al Golgota sussultante per la morte del Giu-sto e la terra si ě "commossa" per lui. Per il trionfo del «di-sonor del Golgota* sulla «superba altezza». Manzoni ha sovrapposto le sacre scritture alle Meta-motfosi di Ovidio. Il linguaggio religioso a quello gentilesco. H si ě conquistato la scena primaria entro cui capovolgere le apoteosi figurative del classicismo imperiále dell'era napo-leonica nei trionfi cristiani della Fede. La morte di Cesare preludeva, nell'opera di Ovidio, al catasterismo finale dell'eroe che «doveva esser fatto dio»81: alia trasvolata; all'as-sunzione in cielo sotto forma di stella cometa; all'ultimo e supremo mito culminante in metamorfosi. Manzoni svilisce il carro_cUNapoleone-Sole nella carretta incendiaria di Fe-tonte82. Risolve il volo in caduta. E, neil'umiliazione della caduta, lascia čEe intervenga la mano pietosa di Dio: a tra-sportare Napoleone «[...] pei floridi I sentier della speran-za»"; ai «campi» non piú marziali; al «premio» che avanza ů «[•••] premio I ch'era follia sperar». Lá dove l'astrolatria deUa gloria si spegne nelle «tenebre». E il rumore del "no-me sprofonda e si inabissa nel «silenzio». "ornn"7^" e Lucia cit-' (- m> caP- P- 333 (corsivo nostra). etat [...]» °'Metamc"pboseon libri cit., XV, vv. 761, p. 328: «ille deus faciendus " Q li>« " I du 1COno8ra"a di Fetonte cfr. p. greenaway, Le bruitdes nuages, Paris 1992. "Venture Ji Ta* rovesciano i« floridi sentieri delle fallaci delizie» del romanzo Le S°ff°. inrD 7 Alessandro Verri-lib 11 • caP-IV:cfr- A vERRi,Lřflwe»ía«<í' ■■ romanzi, a cura di L. Martinelli, Ravenna 1975, P- J4°- T ^ \V\ \\\\ Appendice I Promessi Sposi e il modello epico tassiano1 «non c'e per l'errore nessun posto piú incomodo, e dove possa meno fermarsi, che vicino alia verita» (Manzoni, Del romanzo storied) Inun saggio di qualche anno fa dedicato all'evoluzione storica della forma romanzesca {Magical Sarratives: Romance as Genre),2 il critico marxista americano Fre-dric Jameson^propone i Promessi Spoil come opera esemplare di una trasformazione di "modi narrativi conseguente al processo di rinnovamento e di secola-rizzazione attraversato dal romance medievale. La persistenza del "modo romanzesco" attraverso i secoli solleva l'interrogativo storico di che cosa in cir-costanze mutate, in epoche diverse, interviene a rim-Piazzare le forme man mano obsolete, superandole e trasformandole ma senza cancellarle completamente. Esse soprawivono, piuttosto, sedimentate nella strati-grafia della nuova forma, un modello sincronico den- 1 Ri a ques^o>lavla ^Carano per ^ 8eneroso contribute) che ha voluto Snn°°i975rSO inizialmente su "New Literary History", vol. 7, au-^vi^iticaFn' ^'163 epoi, parzialmente modificato, nel volume i diversh n^omciom- Narrative as a Socially Symbolic Act, Cor-\\\ico-il te\t rCSS' IthaCa 1981' pp- 103-150' trad L'inconscio stj •0 1981 ne di tipo realistico-mimetico. svil uppatasi con il j Mllanzo borghese sette'-ottocentesa !r" U qwle si risolve ,a Sere P^sata come mondo proiJr^c;, atuna o aii M'- . volontä di bene si afferma sul male riemcrpon. ^^ • ^ che nozioni animistiche di mágia bianca t' .011 ra; infíne, ľevento miracoloso delia con ^ serva dietro le nuove legittimazioni psí J.:psJ,on,, carattere, ancora relativamente esterrio. . chia" cheprende il posto del veccW cavalleresco. ■ ^°>m'^ Ĺ di La particolare struttura compo a ,sl, prowede i dispositivi formali adatn ^ eparJZI,.H questíarcaicicontenutiricmcrgcnii. ■ \ppendice. I "Promessi Sposi" c il modcllo epia, tasstano jei due amanti da luogo a due direttrici di raccorS r-tinteefra loro alternate che di fatto costituiscono due j ä narrazione assai differenti, ma che nel loro origi-"Jje montaggio conferiscono al romanzo manzoniano Una esemplare ampiezza prospettica. Da un lato, il se-ieStro di Lucia fornisce la materia per un "romanzo ,,nc0" in cui si consumano ijnßlh^säeTa vertu. In 5u^to settore del testo Manzoni ha a disposizione uno vtrumento modale per sviluppare la sua visione del male orientando la meditazione sui misteri della vita interiore esul destino dell'anima. DaH'altro,.Kenzo attraversa il mondo della politica e della storia e si confronta col terra della giustizia. Le sue disavventure di Candide con-tlaWTpermettono di registrarc sul testo una ben diver-sa esperienza della realtä esteriore grazie a un codice narrativo speeifico, che e quello del Bildungsroman. Ma la nozione di reale che egli sperimeVta si intreccia con una visione trascendente dentro cui i temi epici della guerra e della sommossa, della fame e della peste, sono riletti alla luce di una grandiosa metafora religiosa del C22!^° e purifieazione. Nella prima zona l'analisi "lanzoriiana si muove sul piano interiore della coscienza "laividuale, che persevera nel suo rifiuto di Dio o si ri ^nera attraverso l'evento della conversione; nella se-Conda, essa si situa piuttosto sul piano della coscienza j°,|,ettiva, che ribadisce la sua colpa nell'esercizio . 3Duso feudale o si rigenera nella "conversione"'del-e^ituzioni politico -sociali. jajja temPo la critica manzoniana, soprattutto stimolata dei di -e ^ Bachtin, ha puntato all'individuazione ^iygr^codi^arrativi che confluiscono nell'organi-^|^MTU_ario_del romanzo. La prospettiva di Jameson raffin°S1 3pparire un P°' schematica rispetto ad altri piu una JU esercizi di scomposizione, capaci di inglobare aJ]egrUr^.ita di codici che si richiamano in vario modo Sehe «p* tradizioni narrative europee settc-ottocente-ne" '« Komanzo di awenture", "romanzo di edueazio-r°rrian2oncro" e "raeconto filosofico" comergono -<-' lasso in ori ■■■■iinnnnnf ilejtro ľ unita n' rando con relativa autonómia nspetto all, ^tmľsľ^" di romanzo storico", die di per se p,W, lmj I ibnda della compagine romanzesca. Se č senz'altro ľ | dunque, che esiste una ramificazione piü comply e profonda del sistema dinamico di forme e di modi che si genera intorno alio schema tradizionale degli "amanti di-visi'V tuttavia la proposta di Jameson ha il vantaggSof privilegiare gli aspetti della genealógia su quelli del sistema combinatorio, orientando la prospettiva critica a una lettura ^trat^ic^" del teste* dentro la quale i di\ < dfe si articolano secondo gerarchie riconoscihili. »PromessiSposi» eil modelte epxata. Un'antipatia sospetta Ipotesi cosí generáli pongono con urgenza il problém, delia loro venŕica in sede di mediazione storico-lettera-ria. II tentativo di riserittura secolare di Manzoni é, in primo luogo, un'operazione condotta conesidlwiW-giodeUa tradizione di un genere, ^íeílo epico-srorico. cui egli esplicitamente si riallaccia nel suo dhavwDtl Romanzo storico (parte II), scútto subito ôopo la pub-"Blicazione dei Promessi Sposi.4 Ricostruendo una conti-nuitä di forme letterarie con Vintento PKC,P™*^ gnalare i caratteri origináli del nuovo ^nca'' .j',j'ro-fornisce una sorta di legittimazione istituzio ^ ^ manzo appena concluso, di cui, pure, c it „ f-,p sMtátepng^Ajjraverso quel ling**!" eq^ f Cod E. Raimondi riferendosi al saggi«» cíi./.inio"'' .; ; lanea distudiin onore di Vittore Branca, vol. A t"'"1^ nismo e Romanliásmo), Olschki, Firenzc 198), p ' ■ „^alľ 4 Com'ě noto, ú breve trmato QdBtmLBBfím^-^kt- — ->Q .Interrottoe-sutcc» bfc, 4 Com nreso, venne reu* i 185i> /[ppendice. I il cui destino storico sta per compiersi, si trasrrlH m-ideológia "morta", o, per meglio dire, converts in See in figura: quindi non propriamente mor-"rma "superata"; rifíutata certo, ma capace ancora di |mprevedibili soprawivenze Niente puô illustrare megho questa dialettica di ŕor-mc delle riserve ehe Manzoni stesso aveva espresso q*ualche anno prima contj^u^ojjeHa^ terna privilegiato della polemica anticlassicistica, nella Let t í'-rdsulRomanticisrno? La mitologia ě divenuta estranea alia sensibilita moderna ed e pertanto destinata fatal-mente a scomparire dalla prassi artistica; né vale ľobie-zione ehe, eliminando le favole antiche, si dovranno parimenti bandire dal linguaggio corrente quelle espressioni ehe ne serbano ľimpronta, quali forza ercu-lea, aspetto marziale, auguri sinceri: Aquesto era facile il rispondere ehe ľistituzioni, ľusanze, 1 opinioni ehe hanno regnato lungo tempo in una o piú societa, lasciano ordinariamente nelle lingue, delle Jracce_ dellabra> esistenza passata,e ci soprawivono con un senso acquistato per mezzo delľuso, e reso indipendente dalla •oro ongine: la stessa risposta ehe si darebbe a chi venisse fiuaSn Tt Ín TOK ľastrol°8«. o bandité dal lin-SSSiľ? 'r 'nflUSSO' asc™de» Castro, e altri de-•vati dalla stessa fonte. (p. 165) col tempo a .emanciparsi dalle idee ehe E 5 sare La Letten fu indirizzata come risposta privata al marchese Ce-^ändon!uuv settembre del '23 e restô inedita fino al 1846, mer° del „i™, i • Sfn2a U conser|so delľautore, sul primo nu-N^ost^°Ä";«?««e;L'Ausonio" (Parigi, anno I, pp. 21 „.). ^ veneziana P/Jma Stam,pa italiana a 0rv'eto, seguita da solo „ei 1 Sá MaT0nÍ dÍede pr°PrÍO assenso alla P"b- solo nel iR7fi C " Pr°Pno assen«o alia pub lano dal Recb V- Per, rlstamPa delle Opere varie, curata a Anch« Pe KS« ma SOl° d°P°,una revisione personale del te-deUen-,ine fa rii^:!:!om5 per.■' ^manzo stance, l'indicazione 7\ Pa«iné fa -"f^"™' come per .1 Romanzo storio 31 51 3417 63 31 f atti nel loro significa- [0 pi Ungut vava trt annale) attes 1 romanj a quelli ita dalla! rhiarato, Adelchi. autocriti< manc a afl e inclinaz srici, con 1 "vŕvament nbieuo (su to, nei piü a la f acoltg. : che evidei 238 Vombra del Tasso II ^ricorso alla autorita del Tas -nterbenevolodiCr:;:!ľt Gerusalemme: qui invece, e come vel ^ trove, tnvesuto di una autentica dig^p^ La cosa non solo mette in sospetto, ma ťôrnisce 2 indicazione preziosa a chi awerta la necessitä di anco-rare le ipotesi di Jameson sul terreno vivo delia tradi-zione letteraria. II nome di Tasso suggerisce una rispo-sta, valida nei limiti del caso specifico, alla problemat-ica di ordine generale messa in campo dal critico ame-ricano: un luogo ďinchiesta verosimilmente fruttuoso, se é vero che, come giä asseriva il parallelo desanetisiano,10 si tratta del poeta che piú di due seco-li prima di Manzoni aveva affrontato la medesimaim-presa di una narraZ1one religiosa fondata su a stoná, si era confrontato, tanto in sede teória d -con difficoltä che il suo successore stesso r.cono.c stanzialmente analoghe.^^^^^^^^ slanci pobuccu i „ Ulm „, c 11 „i la senaa d. unm , t4t he perí»• „,„ JJ Fenomeno non_nU e volendc^/gjggÄ^^1* «tun» come cnu ji*^ ; tácfl5^ Tu*0 jj^íVce / "Promessi Sposi " e il modcllo epico tassia Mon stupisce allora che l'immagine del Tasso sia ?„ nnto soesso negli scritti manzoniani, e che 1 at-SSSSSJLe ambivalente dt Manzoni ettore e interprete della sua opera sia stato oggetto dl estimonianze biografiche e abbia accumulato su dl se una piecola letteratura critica.11 II primo passo verso la ricostruzione obbiettiva del rapporto Manzom-Tasso deve partire proprio di Ii, dall'esame delritto dossier documentario cresciuto sulle memorie dei contempo-ranei e arricchito con le indagini di etä positivista. Ma non si tratta che di un punto di partenza, certo opera-tivamente necessario ma insoddisfacente negli esiti, dal punto di vista che e il mio, s'intende: lo scopo di queste pagine e appunto quello di colmare una lacuna che mi sembra caratterizzare uniformemente quei lavori. Pun-tualissimi nel registrare tutte le possibili tracce tassiane dentro Manzoni, essi si disperdono nella pratica scru-polosa ma frammentaria delle agnizioni testuali o nella rassegna dei singoli giudizi d'autore, spesso inficiati aalle incertezze della memoria e dalla scarsa attendibi- 'ta di testimonianze di seconda mano. Trascurano, co-0. pw decisivi e globali confronti: quelli cioe che con-^entono di nlevare il legame strutturale fra due opera-^ i artistiche coneepite su presupposti non dissimili, form/™1 C at° dl riconoscere in trasparenza nella ^ a romanzesca moderna il runzionamento di un eo PaFadign™ ' "clla CcrmaU'»»>«'jl *"» speeifi- iatan?n8li SCHtti dd TasSO c°mpaiono nell'espe-a , ^^oniana attraverso: b. le dtfl? nferiti da ami« e biografi; «tazioni e i rinvii diretti- "••nock • ' PP- 303^10 sľ-,'7' Uudl '»"»zontani, Annoni : i destii videnza a ricera ;va atto a i granc au, u n p present; ) di lascu done ma endosi n -i ti che dirt done, c d solo quest osizione t ia rivelaj^ irivilegiati i trovava t cnza stori TI 04c)atn i del romai tari a quell izz.ua d all: 240 Vo>«bra delTasso t" l? reminiscenze testuali La antipatia" di Manzoni attestar, 1 & come un Eatto certo non bÄSS? ^ nsvolti cunosi, tali da gencrare, SSÉCT** sione d, una singolare amb.valetua. S e ""^ voce per primi quegli studiosi delia sc„ 2^ sulla base di una piú attenta ricognizione deľtesľ e non solo delle testimonianze, sfumano la disistbw manzoniana in un piú equilibrato dosaggio di ricono-scimenti e di riserve.'jStando al Cantú,15 si dovreBEe infatti parlare senza meno di un "disprezzo" (vol. II. p. 14), rivolto tanto alľuomo idolatrato dai poeti romantici fino a farne soggetto di dramma (Goethe, Byron) quanto alľopera, "il piú grande soggetto ďepopea íivi p. 197) colpevolmente "impiccinito" dal Tasso dizi, questi ;a anticonf( si considera che, al cu la ai ogm i proprio il Tasso poeta e teorico .pW7ns9tnente "collaboratore o quanto an Opera, n piu granue soggeuo u epupca (ivi, p. 197) colpevolmente "impiccinito" dal Tasso. Giudizi, questi manzoniani, che rivelano tutta la loro carica anticonformistica e lievemente provocatoria, se si considera che, al di lä di ogni facile mito biografico proprio ü Tasso poeta e teorico era statt, pioctan* ;cherzosamente «collaboratore onorar.o del tonet letteratura itahana XXIU, 1«> ia curiosa, un an*>P'■» & ni pel Tasso (se « ^ foj" anripostc belle«e>,al punt permettevadi »mmirarnciep v (p 242 .■ kh propriarsele e mgenimarne uo ^ „Giornalc,n SCX, 1»*' t;. • troromanu-- aiY"-" \ňata e continuaw». »■ - Mü«"0 u C. Cantu, /í"íMB sostanzialm'-"1 ^ tí„c "".<,. f--„„ 11 7 Confermano sos Fabris, -romn^yij *- /[ppendice. I "Pronesši Sposi" e il modello epico tassianb i4 dagH amici e compagni di militanza politico-let-l0rC ia del Manzoni, con ciô riconoscendogli esphcita-ICrnte come anni dopo fara, lo si ě visto, lo stesso Manzoni, un ruolo di autorevole precursore nella loro httaglia in nome della modernita. Ma qualcosa di strano ě da riconoscere anche nell'accanimento con cui Manzoni avrebbe indotto il Grossi a deporre ľamore perla Gerusalemme, che "sapeva tutta a mente" (Cantú, vol. II, p. 16), e a ingaggiare con i suoi Lombardi una sorta di sfida al modello venerato. Quel che risulta certo ě che il Tasso ě un nome vivo ecircolante all'interno del gruppo manzoniano, a tal puntofamiliare da presentarsi come prontuario tli ci-tazioni e riserva di battute per gli usi della conversazione o dello scambio epistolare.15 C'ě anzi un mo- \ II n. 27 del "Conciliatore" (3 dicembre 1818) riporta il passo antimitologico tass'ano (ma la citazione ě tolta dai maturi Discorsi M poema eroico, anziché dai giovanili Discorsi delľ art e poetka) sot-toil molo Parere ďun gran Poeta suWuso della mitologia. Si tratta di tleJlír mmunicato al Conciliatore dal sig. Torquato Tasso au-MtoaT msalemme neráta, e da lni rrstampato nel libro secondo e cop ľ,tat°™1 Poema eroico. In Venezia, appresso Stefano Monli G.to"j°i\r C°" ílcenza de' superiori-e proibizione de' pedan-"48 vnl i J'L,oncil'atore", a c. di V. Branca, Le Monnier, Firenze "Cfr 1 |P all'ottobreai807ia 31 FaUxel (SCnZa data' ma che^' editori assegnano Brunelasua i'" CUI Manzoni commenta la morte del poeta Le ní0riaqualvisse/raZ,One alľenfasi retorica: «Moriva Argante. c tal i^'cciava di'/Ty.nd?C,"°n lan*uia» (sostituisec recitava 5«. dove si soľ, ' 7; e la lettera a Ci.Cattanco del 9 marzo ;!7^one dľí0Pľ,Sta: <"- quotidiano. dei versi *//e.ÍSan«» Untroduz7,T ^ ľídísPrezz"- comc gia obiettava al Ä TBasti ricädaäche Farnson,vľírľnzc '954' p'1 (-LX1X-V-i^Tassoecomr,!; C,nc,Lrmcs VlsconI'- non meno severo Nfcf er^diodicH'Cľ de^' "tacehi man.on.an, detin.va "su- U0Df11 ' * i,?™-*, £Ý rrwv"/í' d<-'l Michaud ne) "( bnei- 13 »ugno 1819, vol. II, cit., pp. 711-720). ťicLnziune aei tatti nel loro sigmifica- te i destini /videnza») :o, come e ia ricerca < eva at to U lá i grandi au, un pei utoľťvole. o, Cornell 'present a li dilasciarlt -ndosi non laggi, ma< lie diretti ie, e di cr: > questo.. ione delí .'a tract ria» ttesta romanzo. i quelli del ta dalla me íarato, in ^delchi. St itocritico: i-afíalt inclinazioni ici, con una ívamente se guo (su cui nei piů tare i facoltä di ii ie evidenten cevoir, le sah L-v a in 242 Uombra del Tasso mento in cui il Tasso assurge agli onori di una picco,. querelk letterana che nelľestate del '17 div t amici della cameretta" portiana e di via del Moro* su opposti tronti polemici: Grossi, Porta e Rossari da una parte, Manzoni e Visconti dalľaltra."' La dišputa matura in un clima di burla goliardica il suo docu-mento piíi singolare: la paródia del canto XVI della Gerusalemmc, lirmata a quattro niani cla Man/oni c. Visconti.17 T .o "scherzo di conversazione" o "dram Tria quasi improwisato per celia". come lo intitolaro-no i due autori,'8 provoca la replica immediata del partito avversario, che scende in campo prima con una "catilinaria in terza rima" del Grossi, successiva-mente trasformata in una "cantata milanese , e po. ^YAwrizia,, ^/todeLPorta, le cm ulume stro- 16 dell 11a indica nellepisodio la prima prova doc«m«.urU :i" fra i due sodalizi (Porta e Manzoni, in / Lombardi m audi, Torino 1984, pp. 181-185). . p „ Z T.,„P In nnere di A. Manzoni, a c. di A.^nia D. Isella indie; "osmosi" ' rivolta, Einaudi, Torino 1984, pp. l»1"18"-. „ a Si legge in Tulle le opere d, A. Manzon. *- m Ghisalberti, vol. I, Poeste e tragedie, A. Mondador 224-237, da cui cito. PP mi a jalberti, vol. I, Poesie e tragedie, a. mu..—, 224-237, da cui cito. 8 e A. Stopp»«»': Cfr. N. Tommaseo opat., ,an0 1874, P- m„, di Alessandro Mamom, Bernardon ^ ^ ^ l.l- . _ . ., „..kWicata su , perqualche tempo furono attribuite, per un equi\ «co, a Manzoni stesso.20 Distanza parodica e consenso teorico 1 a riscrittura del XVI2' ě in primo luogo la dimostra-zionedi una perfetta familiaritä con lo Stile e la maniera tassiana, di cui Manzoni intuisce le possibilitä di svi-luppo melodrammatico e di riduzione ironica. Svöl-gendo dal patetico tassiano le potenzialitá~3i opera buffa, Manzoni persegue un intento di doppia paro-dizzazione^Ja presa in giro ě inlatti porťatä tanto su] "inenuto narrativo che sulla forma metrica, dove le ^oleiini ottave tassiane si sciolgono in intermezzi e ariette metastasiane, seguendo peraltro un percorso giä tracciato dall'iconografia settecentesca.22 E quanto alhnguaggio, Manzoni impugna le armi razionalistiche icr2er!!,uľPOnÍm^nto P°rtiano, sollecitato dal Grossi (vedile let-to in eni „ • dal SaIv,ioni>. "mase incompiuto al v. 98, nel pun-u" boscheľiľefne ncordata l'eziologia: il Tasso appare al poeta in r°na desľrľ," f W1 e Remiti sinistri> lamentando la sua "co-L-1™ÄS 'Í i6 <<0n talManzon,/on tal Ermes Viscont ľ'- a c di D S? a C?ľ' T lhan stras™da!» (C. Porta, Poe-nse8uitoa,m . ■ Mondado«. Milano 1975, pp. 894-899) 128-129 s Ta lun1'™"',3*123 frrVÍante dd Fabri. top.«/, pp! da un SS V qr ÜTě stata deflniti vamen* ,u Uaa'ne dellM ci docun iata (com 'ijiuc may 'a traccia i Utesta^la f nanzo. (G iclli della~\ in una Stamr. itico: t affatto di riazioni, tu. on una infe ente sentit;*. (su cui egli 3iú tardi saj li interp en temenu ; sairis et \ i pero a mi 244 Uombra del Tasso di Galileo* per matere m ridieoloiknRUorU,, tali c, soprattutto, la concettositä tassiana cr^T al grado zero del senso, nvelerebW mua la sua",„^1-di pensiero e le sue incongruenze logiche (RinaP*1 «Scusa se in geroglifico io favello,/amahiW tanci la,/per dire il vero, anch'io nc intendo nulW, attol, 106-108). La misura che egli applica e queüaste» base a cui condanna il Tasso ■, w I .«Pwla stcssain un ). I la k-.la , - — M. lij oase a cui condanna il Tasso Derawr«m grande soggetto di epopea: gino settecentesco, annoiato ncgli oni di AH111i]a dalla sohtudine, dal caldo e dagli ozi di gtíerrlero imbelle, la missione religiosa per cui viene richiamatoě ridottaad uno "spaccar legna" nella selva incantata (atto II, v. 185), secondo un generale abbassamento dei moventi e dei fini epici che va a colpire proprio il cuore del "meraviglioso eristiano" voluto dal Tassoqualc.pumo di volta della sua narrazione: il canto XIII, con la dva abitata dai démoni, la siccita, l'-P^^lt a decidere, il suo ncorso allr di volta delia sua narrazione: ľcan'toXlTl, čonlaselv abitata dai démoni, la sicciú, ľimpotenza di Goffredo a decidere, il suo ricorso alía preghiera, e inline il pre-mio ddla pioggia ristoratrice (Ubaldo: «Diro. Venne un'arsura/che diseceô ogni (onte, ed ogni roggia»./-Ri-naldo: «Oh Dio! com e finita?"-Ubaldo: "Collapiog-gia./Il pio Goffredo la lasciô cadere/affrettandola un po' colle preghiere», atto II, w. 158-162). Appare chiaro ehe far cozzare il manierismo tassian? cpn il Iibrettismo areadico e qui soprattutto im rno^ per prendere romanticamente le distanzeda UIKK"ir(). rajpassata ehe Manzoni tornera non per casť.al diáre nella figúra di clor. Ferrante, il quäle I* 11 stlma il poeta delia Gcrusalcmnie c nnion- " ^ e'roe di Metastasio.. Certamente nei due lu<■•' •'• " jj.iní". ť il Manzoni, in "Giornaie storico delia letteratura ita *.or(Jji / XXXVIII, 1901, pp. 122-127. Lo Stampa (c/>.c//., P- .' ,„rt. n"" J ehe Manzoni «trovava giuste le critiche dcl C •alilco (ehe p era un'oca)». cnnú" e il modello epko ,dice l "Promesst Spost t o messiSposidove si paria delia Gcnmlcmnic (cK^ •'Saíleresca alla tavola di don Rodng^apT^ fiäfife didonFerrante, cap. X^OTľp^rtibi-•&ngWmo,slu.i)atoě qui ormai solo obhqua-nteironico, delľattacco giovanile. In realta, come Lltfl ben evidente, la degradazione delia Gcrma-l,Wix manuále di cavalleria24 vuole soprattutto col-,v sjli stravolgimenti di una cultura fondata su vacui nresupposti formalistici. Ťuttavia resta dawero singo-läŕé il destino di quesťopera nelle pagine manzoniane: essenon si contentano di parodiarla e diminuirla diret-[amente, ma vi aggiungono la beffa di un'esaltazione chesuona come obbiettivo esautoramento dei suoi va-iori poetici nel momento stesso in cui la promuovono ad autorita di una "scienza" obsoleta. Eruttavia un indizio testuale della riserittura riman-aaduna veqianosa triangola,innP ri^A*. a ^„ ^en8ardache d, nuovo riseopre, tra paródia e subli-SSh—^f^^ ha acutamente Ä^S2s^?r Ia.bel,a donna'e ai Ub. All, 69, forse il verso piú feli- 24 Come per primo segnaló il Horoni, la dišputa é «reminiscenza lella dišputa storica e famosa a cui il Tasso e il suo furioso Argante J«teroluogo. Infatti nella lettera del 25 febbraio 1585 diretta a Cur-z'oArdizioin Mantova, il Tasso era costretto, tra ľaltro, a difendersi a"a seguente critica: «Mi pare ancor degno di qualche considera-z'°ne il costume rappresentato ne la persona di Argante come am-äsciatore, facendolo violare la ragione delle genti con diventare di «co^'er° n'm'co- e face"do a la prúdenie risposta di Goffredo repli-alc°" n?j! a\ senza ch'appaia indizio ch'egli avesse di ciô ordine "entep volesse difenderlo come cavaliero iracondo, impa- knd0 j'P^Mtore, avrebbe pot da aceusare il re d'Egitto; ilquale es-Po'eva tem°S° ^'J3"™' mm doveva fare lezione di persona, da cui si >"1lile a au\\gm dhturho>> La comicitä ďuna tal dišputa par tanto r'°nI>otersia k>1CCanVSSÍma del caP'tolo V dei Promessi Sposi, da ?ne di qu«! e'', 11 ricordo di *uclh abbia suggerito la erea-cilManzonf' rl'cLva,infatti dal Discorso sul Romanzo Ste RoisiTnlT1* le critichc mntc* oi i---- crni conobbei cXhe m scorrTsul Ro^n- sto lc< relic' / a icticj StampancioJ " ('".ni, ""/<> ,7,. •'"'•''«".., . "l"/'n.i„t. noa ill I c. ito 246 f-'<"»WrfT,,„„ no in cui EmaJS'**l*»,jJ mento di pica e di pÄt^Sffí"** 25 Oscilland no m cm Ermengarda affidá adlAn mento d, pieta e di perdono peTcaru ca:/senZa rancor passa Ermengarda"í o sconsacrazinn. . riconaarr,^ t ^T^F&o rra I due «1?»^ morale e del sdfnZio;trovand<, »lina vi. <1, J p ,! messo nel nutihzzare quel linguaggio delia passione tassiano e raciniano, in due "lormc del maline'' Lipa' rodia (íl Canto XIV del Tusso) e íl delirio (qudlo ap-punto di Adelchi, atto IV). La solitudine di 1 ermengarda riprende quella delľArmida tassiana. pmpri .....,sl(, ■ COnticon il Tasso, Manzon, c > ^ h-se é vero ehe la Gerusalenwe I ( (|| „........■ ,,,/,,,-h- letteraria fin dai prím. '■'«'»',,,,,,,«M> a^iaHascuoladeipad^^ 1991, icrittufi ii«lľMK'"K ,u, s.I.i.-i.Í.-I. •■■lK" Magii"'- N"!'"1'' ^pwK&fc ' "PromessiSposi" e il modello epico t .ereproposto anche per fini didattici cla questi "zel. ltori"26 del poeta eristiano della ControriforA. f avversionc che Manzoni hen presto manifesto ver^^ conten.iti e i metodi dell'insegnamento scolastico gio-^ vanile spiega a sufficienza il fastidio maturato per quel těsto allora canonico. Del resto, non si puö fare a meno di pensare, con ironia postuma, che spesso un destino analogo verrä riservato proprio ai Promessi Sposi dalla didattica della scuola dell'Italia unificata. Chi ricorda quante "antipatie" ha attirato su Manzoni tale pratica, puö ben comprendere quel ripudio istintivo giovanile; ma nemmeno deve sorprendersi della presenza tenace diuna "memoria" tassiana che pervade tutto l'arco della produzione letteraria di Manzoni. dai versi d'esordio al capolavoro romanzeseo auli scritti teorici.'7 Di questo Tasso entratogli nel sangue giovinetto, Manzoni non si ě mai potuto veramente liberare, tanto chela voce e l'immagine del "nemico" riaffiorano osti-nate quanto piů vorrebbe cancellarne le tracce. Dun-que, un'avversione che non puö fare a meno del suo °ggetto polemico e gli lascia la parola piu di quanto "on dicano (o non nascondano) le parodie beffarde, le condanne esplicite, le citazioni dissimulate. Anche sue ĽTĽSSloni-' č' cli A. Tortorcto (cit., p. 305), il quale fonda Ic iw T sull'ĽSÍS'cnza, nella Hibliotcca ( avica "Angelo Mní" di »lumrfj'lr /ľ" Ľcli/ioni tlclla Cemsalemme l.ibcnita, a eura dcgli t;0|j ■'"''K'" <-"tť" cli (:<.m<», diretto dagli stessi Somaschi clcl "»,„,. i" manz<>"»»><> cli Meratr. Anchc la Bil.liotcca Ambrosiana, f"'-'M,//,',l"""l<);Ka'";"v' l""S11^ •"<""< cdi/iom i.iMigalc- della Inl-j (c '""'■."'( '/'/Collixii) Culila di ( ; omo: la prima risalc al l,n,llli;:i'l,r;'lll: < <>mo), la seconda č del '33, la terza č del '95. Si puô lígittima" '■ 1,1 *«•<'»«'« <• tU-l **, la Ut/.i <• ,|«-| '.)■>. Si pii(1 PO del Man»' St,,,,V""'''"',;,lt" did«llicoviKcssc «in al letu • 1 iĽ«>l'"<» Ulili indicazioni sull'arKonicni<> si trovano tlsaKKÍ(>di-l ľ I \\" m,li,„n suli argomcnlo si trovano """to,,/, / Mt,rc.M<''c<> lenioiio, Studiu sul Matnom ncl culíc uiu i, " I li'.',II!., Ié. \! I It " ii.'■(, '' '"'......'■■»■'•■■■".■Id.lli.ll.^.,,//),......,/,tt(„ !■]'• »02-J0.I ",llľ f'"'''; o della letteralura ilaliana", XXIV, 1899 ' ■ri-„,..i. • 1 „quello (' 1 "Oítreúí'^''''0' '" Nľl"">"<■ di I una. ( lo.iio l'wi, pp 7 50 Tvc-n! "rí" (Udlezza, lioroi.i, , icc.rcliaino un „I pp. I II). ■ st a prese 248 ť'ombta del Tusso ndlWso romany etS»' quella ch lont citä storica te invece ^^™V^^«^r^.....ea le si nserva per solito ai padri c „ ^ni piuttosto ehe aflicKcasH>nalu-(,:, da e che insomma, nel caso di Manzoni Tsľ piu forte e dura sia la lotta quanto piu grande ii S to. Čosi che mi pare contenere un indizio di risposta la formula con cui il Bosco compendia incisivamente il paradosso di una antipatia londata snila "prcsuntaaf-Hnitá" e diretta própŕio conťro' colui che aa stalo "il piu čättolico dei pocti" c piíi romantico cici prero mantici", Negli stessi riconoscimenti in positivo delľopcra tas-siana, Manzoni sente sempre la necessitä di farseguire qualche riserva, variamente motivata; come quando, nel trattato sul Komanzo storico, riconosce un ruolo importante alla Gerusalemme nella moderna tcncicn/ alla storia, ma non manca di segnalare 1 autorevolc senso di Galileo: Quesťepopea, che nonepmľe]^ e neppure data, secondo voi, da Lucano n^-~nt0 d* *»\ resuscitata dal Trissino; quest epop a U ^ ^ le, sempre secondo voi, 1« la fávolosa di VirgÜio;q^'ff°f£lio Italic«, c do voi, da Lucano, r^"^* alio spirito solo L1lll Jeľtempo' P^ÍV3^^ /^í Uberata; cioc un 1-^^. L,,>, non ammirato e gustato da, dott. c daneP..... u„aki ďItalia,madelmondo,menopochee^ 28 U. Bosco, op."/., PP . 15-26. /[ppendice. I "Promessi Sposi" e il modello epico tassiano insigne bensi, come sarebbe il Galileo, ma sempre ecce-Xne.(PP-250-251) II eiudizio ammirativo si stempera nelloggettivitá |el consensus omnium e nel sospetto di una qualche komplicita con il partito delle "insigni eccezioni". Ma aualunque sia 1'opinione personále sul valore intrinse-codell'opera, per tutto il trattato Tasso ě visto da Manzoni come Pultimo grande, e certo il piu importante, per obbiettivo rilievo storico e per altezza di risultati artistici, esempio italiano cli narratore epico e cristiano, colui che chmele con atto liquidatorio la stagione delle belle favóle romanzesche. II che non toglie, owiamen-te, che Manzoni provi fastidio per le mollezze amorose cperquegli eccessi di "romanzesco", appunto, che ancora ne pervadono 1'opera; ma ě lo stesso fastidio, in un certo senso, che prova per 1'opera di un proprio personále passato e dal quale, in parte, scaturisce la ra-clicale revisione^del Fetmo e Lucia. Anzi, proprio que-sta prossmmVdiesi^ienze^splega, oltre ogni idiosin-crasia ideologica o morale, come egli rifiuti inconscia-mente di accordare la sua solidarietá a un uomo chc, due secoli e mezzo prima di lui, aveva percorso un iti-nerario certo piu drammatico, ma non dissimile, di pa-tlrnenti e di perplessitá di fronte ai compiti altissimi a creazione artistica. Come non pensare a un con-^ntimento con il poeta indotto dalle insoddisfazioni Ptoprie e dalle censure altrui "a quelFinfelicissima de-l^nuiazione di rifare il suo poema" (p. 659) da parte s conosce il tormento dell'autocritica e della revi- ;,ll'jlĽ,^no a| punto di autoimporsi il silenzio artistico No"°^ain- ^ uno straordinario successo? ^.orie>v K* ------- tUre . e Dlsogno del resto di ricorrere a mere conget- o impi-1C0.°81cne- Basta leggere i riferimenti, manifesti >^ . Cltl> a' Tasso vittima delle regole, che sono cli- 5?* «che costrizioni mentali, nelle occasioni in cui ú sferra il suo attacco contro i precetti del siste-° (Lettre ä M. Chauvet e Lettera sul Romari-ärgomenta ľimpossibilitä intrinseca, per leg- rnaci " 1 \o n pensa íorevoíc ^ liasciarIoin( "'adic//. deJľ nc 'n una lettert Stampandola ): «11 carattei ii, tutto il cai a infelicitä, ch entita come h egli non cess di saggi Del n tterpretare e q teňte non lo so: :5 et le rendre» ) ammettere c, gi di Ha Gi lC^ren^ logica, dd V ^ ' "Prom'S" S/'°W ť ^ m"(i('H" ''/'"" lawwno 251 • asticita della formula man/oniana ricalca i Sloduli prescrittivi del Tasso: ~ lo o i cU 1J Azegho j/v- 'h-otitr,,,, I • „rSrioione, econdiziom chegiudiziosopoeta suoi tcrmini perché non ľ >Vev" ancoraP-" doveva scopdňZy conosceva, e il gemo Per ciô ehe riguarda iJ /Jow giá unost(J. dioso dl eta positivista, il Fioroni, segnalava ipurni^ contatto teonci con i Discorsi ijssnuv amáuicndo ehe "il programma ďuna letteratura ehe avesse peJ soggetto il vero, per fine ľutile e per mezzo J'interes j šante", Ja famosa formula manzoniana del '23.pP°' lanticismo, p. 608). 31 M. Fioroni, opat.,p. 12. deve nella tn ^ quanto s'é detto) sono queste: ľautto-brCVj Ftoria la veritä della religione, la lieenza del fin- rit? , 'S lita'íle' tempi aceomodati, c la gran Jezza e no terc. la qualita cii. i ^.clcgliawc-nnn.n,.. r,n ehe invece va subito messo in rilievo sono le net-í fferenze ehe il Romanzo storico stabilisce in mento Jle forme letterarie specifiche ehe hanno interpretato questo programma comune. Manzoni, infatti, a partire dal riconoscimento di una continuitä stonca di forme, si preoceupa di distinguere nátura e fini del genere mo-derno rispetto alľantico:_ Venendo finalmente al paragone tra ľassunto comune all'epopea e alla tragédia, e ľassunto del romanzo storico, e facile vedere ehe la differenza essenziale sta in questo, cne il romanzo storico non prende il soggetto principale dajlajtori^per trasrormarlo con un intento poetico, mlT s^WSfltaLcomeil componimento dal quale ha preso il no-">e, e del quale é una nova forma [...] Ho detto: differen • gedľaSľZTle; '"f3"'' n°n é' C°me nelľeP°Pea e nella tra" nell'infa Tf6 qUelIa finzione grossolana, ehe consiste "'mentc-aí °lc avvenimento vero, e di piú awe-NelromanznStre'e PC,rCÍÔ necessariamente importante. toteT^tTr^^gli^ principale é tutto delľau- 6soggetto, e tut /rt0re é dÍ rendere' Per quamo Puô> ľenteaJtemPoin " ' a2f10ne' tanto verosimile relativa-fe,U°m^diVelterne flnta',che fos*e potuta parer tale l0ro- (PP. 279 2^PO' Se Ú roma^o fosse stato seritto «cor s'dell arte Poetka, c»., pD. 1 \-\.1 252 Vombra del Tasso Questa serie di rierv^* ■ ■ 49, stranamente dimcnticit-i ,1, V , dl' stione, in cui chiede ľ X ,> ZŤ » Lesa la sua copia dei ft£iÜ''""«««4 T-T 'iituniK, durar per servirsene nte la revisione a stampa delsuo trattato » ^io conterma documentariamente la supposizione cne 8V scrittl teoricMTianzonjani siano in piu punti la ^t^crizione dl un complesso^oblematko giä affron-tato dal poeta dnquecentcsco nel dcfinire la sua via al poema efofco moderno. \Ton e il caso di npcrcorivrc oräTlÖrhrlotoTTnee generali quelle che appaiono,l'una a confronto dell'altra, oltre che due poetiche storica-mente connotate, due teorie della letteratura fondate su presupposti filosofici e ideologici assai diversi. Ba-sterä ricordare che, riguardo alla questione della natura e dei fini dell'arte, Manzoni si pone in termini non dissimili dal suo predecessore il problema del rapporto utile/diletto romanticamente e cristianamente r.visit to, con tutte le implicazioni di carattere etico-ideolog co pertinent! alia moralita della lazione col "vero". Ma, per quel che concern pi cificamente il mio discorso, l'attenzwne a* P ^ piuttosto ^J^S^SS^^;^ nel forme di narraz.one stonca che Manzen P suo trattato, dove non per case ^erus^ ^ «Tun ruolo eminente. Tal r leostx ia/irlVC zionejll^°mffi^VeVa largamente trattato nc -- con"c" i discor» sul J1 Appendice. I "Pronesši Sposi" e il modello epico tassian ei i Il rilievo dato da Manzoni all'opera del pensiero tas •Jano c se£no & un atteggiamento in qualche modo controcorrente, perché tende a privilegiare ľuomo del raziocinio sulľimmagine vulgáta del "poeta folie": una presa di posizione implicitamente provocatoria n~: confronti dei fratelli romantici, che si dichiarano ered spirituali della sentimentalita poetica tassiana e sem-brano invece dimenticarsi del teorico e del prosatore, che ne ha precorso aleune delle posizioni piú significative. E, analogamente, Manzoni si discosta dalla prassi dei colleghi serittori di romanzi storici: questi si rivol-gono generalmente al Tasso, cosi come all'Ariosto, quale cantore di un epos cavalleresco caro al gusto da poco rinnovato di un Medioevo awenturoso e pittore-sco, e utilizzano i luoghi della Gerusalemme e del Fu-rioso in funzione prevalentemente patetico-romanze-sca.34 Manzoni, invece, suljpresupposto cli quella continuity fra poema epico e romanzo storico che era largamente diffusa nella coscienza artistka e nel dibattito eritico contemporaneo, sviluppa coerentemente il suo interesse per lo serittore dei Discorsi che reca il suo conťributo teorico e propone le sue soluzioni pratiche al problema dei "compor^enti pisti". É sulla base di questo intento e "dí quKTO 'HČ^Ss^meTito che Manzo-ni recupera il pensiero tassiano come arma polemica I corso della battaglia anticlassicista. in cui la nuova eratura, volendo darsi una traclizione, cerca le pro-j^"e£B£toritate$ e l,e propne legittimazioni. Fanto piú autorita non ě sospetta, come nel caso delľaristote-° asso: un nome che, al solo pronunciarlo, metteva ataceregh avversari. CaPitoloSa^e pi['v''e8'ata ě quella dellc epigrafi premesse a ciascun n°. ha väu^'i?" asscnza di titolo, la citazione, sulľescmpio scottia-" vaiore di ■-■ ■ ni senso dellalntonaz'one tematica del racconto. (Questo almeno i del "oen(ľ ^ľ8a un'izzazione di Tasso e Ariosto in alcuni campio-(l829) di Cr come 11 caslellr> J> Trw> 118271 c // f ala, Jclla rupe Bazzon'. cLaSibilla Odalcta (1831) di C. Varese. ncfi tň Pensí 55a 254 líl L'ombta del Tasso co in cui Manzoni assegna alla GerusalemZT'2 importante nell'evoluzione del cosiddetto sial Concluso l'esame dell'epica antica, Manzoni rilc' I va la condizione isolata ed esemplare dell'opera tassia-na neli'etä moderna, unico monumento di un progctto narrativo che si confronta apertamente con i problemi del vero storico e, perciö. unico possibile termine di ri Terimento per la pratica contemporanea. La Cerus* lemme, come si ricorderä, e definita come il prodotto "reougna apertamente alla scienza e allo sp.nto del (n ASSI Manzoni non attacca 1 ope-tempo presente (p. 655ganzen ra, ma 3 genere; tanto e vero ch:t ten™ m cui esprime üsuo »^"^T^Ufa-d. ■ltä al vero stonco nspcuv — , e allTHc^Tcleila ^W^g TTTÖZisalemtn rappre con — fe sue pretese di v^rnaTlaJerusalem senta una tappa fondamentale neüevoluzione del genere dal particolare punto di vista manzoniano chce quello del suo tendere alla storia ■: court, proprio perché rende drammaticarnentL co~h~sape\ole Ja con-traddizione conjhniovo spirito storico che si \a attcr tnando. Riproponendo oggi. dopo piü di due secoli-cjuel medesimo assunto, il romanzo storico restaur* — n^J frattempo da un piü m*tun] ; ormai sottrae La fortuna che anecua <, "^Sjf, salemme non ě affarto una prova delta • Im " ma epico, argomenta Manzoni. perent Appendice. I "Promessi Sposi" e il modello epico tassiano -o di un'opera non ha niente a che vedere con l'esauri Inento storico del genere cui appartiene: II Tasso medesimo, prescrivendo che "il soggetto del poema eroico si prenda da storia di secolo non molto remota", intese forse di levar dal numero de' poemi vivi l'Eneide, il soggetto della quale ě preso da tempi favolosi, cioě molto remoti anche per Virgilio? No, dawero: non parlava di ciö che si fosse potuto fare in passato, ma di ciö che si potesse far di novo. Cosi, dall'avere il pubblico europeo mantenuta in grand'onore la Gerusalemme, non mi par che si possa concludere che abbia voluto mantenere in attivitä l'epopea. Anzi mi par di vedere che, dopo la Gerusalemme, abbia proibito severamente di far piü poemi epici. Ip. 251-252) Mentre osserviamo soltanto di passaggio che la pre-scrizione tassiana calza perfettamente con la scelta manzoniana di un periodo storico "intermedio" quale "1 Seicento,35 per il nostro proposito merita piü ampio nlievo l'argomentazione di Manzoni secondo cui lodierna proibizione di comporre poemi epici nasce cläL^tiue cioe dalle difficoltä pratiche di realizzare °P2re^ucuil'esigenza storica ha posto "dazi enormi". on Qo non si vuol negare che esistano delle eeeezioni eche, anche in epoca moderna, malgrado l'esperienza ln qualche modo conclusiva del Tasso. non si siano poemi epici. Ma pur sempre di eeeezioni si trat-non pensare att'Henriade di Voltaire, opera che a caso si ě circondata di precauzioni. avvertenze. co^promessi. form T3 coscienza manzoniana del progresso delle eletterarie, che si nutre di spunti vichiani e illumi- qucT medesimo assun^,^^ ^ _ Nig^^-, ^ ^ Vimpasse, aggravata n che orn,ai ■ ,Vo«^ora iare n ro-an rio invece del Medio. orto con la scienza storic , omodo d tanu ,ctteratura ro£Jlcal e abbastanza Ion- j^MßTjSÜÜi? all'autore la liberta necvssaria aüa finzionc .'ftlŠíir lfP"ndro Manzoni, in La Lctleratura italiana. Sto- I977 voIl P. 594) ^> 1, // primo Ottocento, Laterza. Roma-Bari fKerca di r, a atto (e J, Krandi"mt Un pensa rev'o'e. Se 1SciarJoinc !a di die ettarrient dicriticad AJcen ^-grrj- l sta/aprese^ Jna Jetteraj ''""Pandola "°: «1'wrattcj iUt0t,i fondair ""•'""oilcH 1111 '"felicita, cf( se,"'ta come U UI egli non cess ,rt,,s«ggiD,./,v ",u''rrc(:ll, u'im'"on ios; ' I'MnieUore •! W6ra del Tas nistici, pluttosto che Tasso e la sua opera come S3 ,1; a * b, Ed ecco quindi, in sede d sibilita attuale finizioneprecisaeinesorabilcdcin. 1 d£^ejna_ejjico^ Inclinerei dunque a - difficolta specialissima del a intri„s^ - a, s(, to che si ha in^^^aepi«^"rli^.^ medesima. Si ch.amj^ ffitfiU, ,,crd ■ ,,tll, luzioneinescog.tabilnH.ii credere che ^'^X I aquadratura del cuco> ^ ^ 3rodurrc un uomo . « _______,«^'flwenimentoi . .....bent a produric u teungrand'avvenrmento^ come faraun uomo- . 1 „ ni,nento, travisandolo. U —. fin- Cfr. il rccciitc ........... ..... Append, 'ice I "PmmemSposf e il modello cpico tassiano Ouesta formulazione, come si puo osservare, suon* • cnlarmente vicina a quella celebre con cui, nella prima narte del trattato, Manzoni aveva conclusivamente Sato la contraddizione che caratterizza la forma mo-derna del "genere misto": il romanzo storico. Questa e appunto la nostra tesi. Volevamo dimostrare, e crediamo d'aver dimostrato, che [il romanzo storico] e un componimento, nel quale riesce impossibile do che e ne-cessario; nel quale non si possono conciliare due condizioni essenziali, e non si puo nemmeno adempierne una, essendo inevitable in esso e una confusione repugnante alia materia, e una distinzione repugnante alia forma; un componimento, nel quale deve entrare e la storia e la fayola, senza che si possa ne stabilire, ne indicare in qual proporzione, in quali relazioni ci devano entrare; un componimento insom-ma, che non c e il verso giusto di farlo, perche il suo assunto e intrinsecamente contradittorio (p. 210). ^impasse tassiana e messa drammaticamente a nudo da quell'impossibile tentativo di soluzione che e il rifa-cimento della Liberata: arricchendo il suo poema di elementi storici a svantaggio della libera invenzione, mso ha pagato con un delitto artistico il prezzo con ?eVlt^e ten°enza alia storia. Egli ha precorso " suo talhmento il destino di scacco cui va incon- .IWtt^ttcabilita intrinseca, qualsiasi narrazione insiemc Vero c [iuii:io> viene "icno ^^SSt0na,:ipcrchc ^'"Ptomette la sua natura I, v c dunque ,1 suo line di conoscenza; ove invecc Qui^tf'catal.un"anarrativa. fe delle indie .I"61 SUD1 Discom«iovanili cerca di da-P>^onc Znr'fnCCCSSi!riamCntC Va«hc' sulla Kiusta l" Suihb^' n lUlVa d' storii> c d'invenzione, per C : faVO- della "el piu tardoQ'tt-^^^^.^.""-voltaj'-abe™ 'imbroglio dell'assunto' ' un Pensa wevole. Sc asciaHoin< ^Qzemii :'> ma di di< 258 :ttament dl critica d j document; iiSPpe.ele i^££Ílnejr£ !a Presen (Con iJ r ;sco7anza~c' J°a Ietter£ ™ta come ]«; egli non cess! isaSgiDe/n :erPretare c r enfei'on/OSl C et Je rendre* aminettereg| L'<»"bradelTasso aMessemessaněLrlentrar,emolt' senza sdegno,cheěunleva^^ prender sul seno una sua aben^*^^ compliee delle eritiche S V?^™^ ^Wno,tonne^ razione del suo ingeeno lascin U m\» pl u m^no, lascio la mia osservazione nella penna (pp. 256-257). Come di sen-quella Come si puó osservare, il rispetto per la grandezza e per il tormento del predecessore ě esplicito fino a giun-gere alle soglie di una identificazione: tanto piú che la ragione vera che Manzoni vorrebbe tenere nella penna ě una con cui aveva dovuto fare i conti lui stesso. Non furono tanto le eritiche altrui a spingere il Tasso a dar maggior spazio alia storia nel suo poema nformata qJL a realizzare, Mando una rivala a e cr della crociata", che la storia, per ^^Jt. profondimento e di ^^J^^aoSeinu-gittimamente il posto ^g^^ autocritica di Manzoni suli AdFerrore ^teraaFaunelt^novembrcjM appro^aztone^ ^oA^^ lorsquemontravau nK-ntc-'-M^' :\UklorooP: ,nll,o^U / "PromessiSposi" e Umodello epico iass* ■ : .torico 1'argomento scelto (D/W ^/frr* /wj? vista storico^l ^.^^ yisto da Manzonl nel ruolo il vidma di condizionamenti extra-artistici qui in-ece i W presentato come 1'assertore dell auto-V2^&^^-^che nd seno deUa sua tej oTtTInlíerTe^erí^ cognizione dl se stessa (ibid.) e non deve ricorrere dunque all aiuto di artinci estrinseci. L'argomento tassiano viene rivolto polemi-camente contro la pratica di Voltaire, che ha sentito il bisogno di premettere alla sua Henriade delle disserta-zioni storiche in prosa come puntelli informativi; ma non puó sfuggire che la condanna ha ancora una volta come bersaglio indiretto Manzoni stesso, che ha adot-tato la medesima prassi nelle tragedie. Nel consentire col suo autore, dunque, Manzoni riconosce tuttavia che "0 punto sta nel non aver bisogno di simili aiuti" (p. 657), perché ció che il Tasso biasima con ragione ě un male necessario di questo tipo di opere. Dawero in una vasta zona del Discorso manzoniano il Tasso appare come un interlocutore di notevofe rilievó. ^tatsegno il suo pensiero impronta "dialogicamente" argomentazione manzoniana che ě possibile riscon-trarne 1'influenza anche lá dove questa non ě esplicita-mente dichiarata. Alludo a un altro nodo centrále, toc-^ato dal saggio, che si presenta come "un altro granďim-Pccio dell epopea storica" (p. 622): la legittimitá del fayigiioso enstiano". Nei suoi scriftřdi teoria létté- ' Perear,^,550 3^^""0 necessari° il meraviglioso eroi^^ ^rnitVUCSt0 mcravÍřilioso non J«veva piú essere ^itu^SrTdei "Giofe degli "AP°m"- nUÍ ha da íondl~- q Carattere dÍ Verká relÍSÍosa su Ur raria carattere di veritá religiosa larsi necessariamente la fabula poetica ^asseelarnreVeCeU? ^^^5^!^^ chele-da una trPí52íSLíy4^^^^oirgia a par- T^^ut^ŽV0flSfc Nf,.meraviglioso eristiano 3Va 11 te-rr-en" d mcontro per le opposte "fandíme U* l?n Pensa '«revolc. Se l,asciarJoinč dil-ettamentl eaicritica d, ^o.AlCeni ^deJJ'4^ iiliSpme cic ". i ^ciajTelir .nzo- ÍConiJ n !i!l£!gan2a; in«na Jettera • itafnpandola ' >(,í'»ndam nfeJicitá, cŕ] Senf»a eome ]t' ľ,egJi «on cess, ,ntť''prerareca ?mcntc "on/o* -roani"-etterecJ Ľombra del Ta sso istanze della storia e della n™»š messo che solo consent ST"*" ^^rdandoii1?iilccrcdrll:;:;;;*" f ;1 verita Attribuisca il poeta aleune operazioni, che di KI,n I, cedono .1 poter degli uomini, a Dio, a ,1i questa podesta, quali sono i santi, i maghj e le fate Ouanto dunque il meraviglioso che portanc, seco a ÄpoUini sia scompagnato da ogni probabilita, da ognT fisimilitudine, da ogni credenza, da ogni grazia e da ogni autorita ciascuno di mediocre giudizio se ne potra facilmente awedere leggendo i moderní scrittori; ma ne' poeti antichi queste cose deono esser lette con altra considerazione e quasi con altro gusto, non solo come ricevute dal volgo, rna come approvate da quella religione, qualunque ella fosse. Ě chiaro che il relativismo tassiano va a colpire solo le motivazioni della "falsa religione", e altro non ě, in certo senso, che la conseguenza di un punto di vista manicheo.59 D'altra parte esso consente di conciliare, attraverso un gioco di sostituzioni nominali, I'ortodos-sia del poeta con il suo gusto letterario, cosi che, pi ú cheľastuzia compromissoria ("Puô essere dunque una medesima azione e maravigliosa e verisimile"), si intu-isce una tenace resistenza, nonostante tutto, a calpesta-re i diritti della liberta artistica. Nell'affrontare il medesimo terna ("Ci deve o non ci dev'essere questo maraviglioso in un poema epico?", p. 662) e nei vagliarlo con esempi storici e strumenti con-tettuali analoghi, Manzoni si pone tuttavia da un punto oi yista in qualche modo opposto: per lui l'istanza di venia deve fare aggio comunque su qualsiasi interpolazio-e poetica. Egli osserva che la questione della legittimitä ľJreľfraV1-8 n°n si pone Per ľeP°Pea primitiva che gibs 1 S°8gettÍ daÍ SCCoIÍ eroici' nei (iuali U meravi- era per cosi dire innato. Ma "fu dalľaver ľepopea 0rigine- i tempi storici, ch ebbe oSnPer S°88etti awenimenti di tempi storici, _ ste Cín11"13 questione" e altrenn° mess,0,ln camP° ragioni artistiche e teori-rettanto val'de. Ľerrore sta nei pretendere una „ " Cfr Q50'D»'^« del poema eroico, cit., p. 94 lí^olem 4©^.^'« Ic vrais. 38 emblable dam la m Communications". XI, 1968, p. 7. 262 Vo"bra del Tasso continuitá fra 1'epopea mitica e vZ se quella ehe voCesser k«^5*- > per storia, e quella che, senza otteneío n L ? prcsa contraffa una storia, fossero ía^í conda ha imitate delle formě estrinseche Seífe (p. 663). Un punto dl vista, questo, non dissimileda quello tassiano, perché guarda allepopea storica non gia sul presupposto di una continuitá istituzionalc che porta facilmente a scambiare "i cominciamenti d'un'artc per i principi dell'arte medesima", ma tiene a distinguere fra una storia un tempo creduta per tale c una slona ricono sciuta oggi per falsa. Quanto al soprannaturale eristiano, se questo ě tnuto dell'invenzÍone del poeta, Manzoni esprime sulla „ista che il soprannaturale ^a toa ,««» per far nflettere *e ^ inconve„,em= 0 t pi4 un'altra mamera, dtonel KnK) p,r s«« rfacunentiď una srona*!«». tenza divina. la o* la trova ne IP 2" se, e neue qualsi^1 rprenď» sto in la F Appendice. I "Promessi Sposi" e il modello epico tassiano simile il meraviglioso di tradizione. Ció che ě assente nel ragionamento tassiano, e caratterizza invece forte-mente la posizione manzoniana, ě una filosofia della storia dentro cui mira a ris.olvexsi Tesperienza soggerti- >fflíŠb^t0*anc:nc Pcr 4ucst0, c non so'° Pet I impron ta gíanscnistica del suo cattolicesimo, Man/oni apparc sospettoso c poco disposto a espedienti che dovevano sembrargli gesuitici compromessi, controriformistici sotterfugi:40 si guarderá bene in ogni caso dal teorizza-re che i miracoli offrono una possibilitá, o piuttosto un alibi, di reintrodurre quel meraviglioso che vuole defi-nitivamente bandito dalla poesia storica. Ma siamo proprio sicuri che la soluzione tassiana gli sia del tutto estranea? che non esista per lui un "meraviglioso eristiano', da rappresentarsi ovviamente con altri strumenti e in altre lorme, chiamato a riempire lo spazio lasciato vuoto dal meraviglioso tradizionale? che il vero-simile tassiano, degradato a favola e magia in quel pro-cesso storico e culturale di cui aveva fatto le spese prece-dentemente 1'antica mitologia, non torni ad essere legit-tímato da una nuova e piu alta forma di veritá? che, infí-ne. lo scrupolo docujne^taristico e storiografico di Manzoni (ma anchetTasso si difende mettendo avanti continuamente 1'autoritá delle cronache della Crociata)41 40 H '^u^vigliosa£xisuano"-íapprcserita, com e noto un terna fondamentale della polemica antigesuitica di Port Royal. Vedt in Proposito il classico libro SiTTBémčhoíir^orales du grand stecte, Gallimard, Paris, 1948, trad. it. Morali del 'Grand Sthle". Cultura e societa nelSeicento/rancese, il Mulino, Bologna 1990; in particolare. caP- III: La metafisica del Giansenismo. . 41 Tale protesta caratterizza moltc dcllc letterc ai tevison roman, che cwsurano soprattutto oltrc agli episodi "amorosi", quclli "meraviglto- Vedi per esempio la lettera del 30 marzo 1576 a Silvio Antoniano, severo guardiano dellortodossia controriformistica: «Sappia ancora. ene ne gli incanti e ne le maraviglie io dico non molte cose le quali non siano somministrate da Tistorie, o almeno non mc ne sia porto alcun che sparso poi ne' campi dc la poesia producc qnelli alben che ad aleuni paiono mostruosi [...]. Questo solo a mc pare di poter dire senza ^ganza, ch'essendo 1'istoria di questa guerra motto piena di miracoli. °on conveniva che men mirabile fosse il poema». 1. pp 144-145. 264 Vombn del Tasso non sia anrhc U *, spetto del vero'stnri -e w^ tón ' '7 Un paradigma epico per il romanzo Per rispondere a queste domande mi pare utüe proce-dere a una verifica dei modi della presenza della Gm,-_ iemme nei PromessiSposi. La strada che intendo per-correre non sarä tuttavia quella iudicata l'in qui dagli Studiosi del rapporto Manzoni-Tasso, tanto docurrien-tata sul versante biografico e analitico quanto carente nella prospettiva globale; né, d'altra parte, mi pare proficua quella di un confronto isolato e parziale di ar-chetipi narrativi comuni a una tradizione religiosa for-temente conservatrice e bloccata sui suoi presupposti ideologici. Questa mi pare piuttosto la condizione del!'opera dantesca, reeepita nel romanzo corne > rilettura attenta che Manzoni la del T-^^rdisMnza nzum La u>-*---- Jistanzü. etaTČon la sua dialettica di ^nÍe^^ subli-sef&ra.avallare l'ipotesi che „on■ rsing o ^ ^ ,.(, Funzipnato per dello occulto de romanzo mocie - cristiane rivelano singou« -•risi e «de della uut - i - •lamirapi-I- Hin lsm«"-- i,, ničí"1- progSmmal iebe nc n on ent epico q^ . ,,, ,,■ 4eUa caduta, převis ° vcrso la f necessarto al ^m^Ä^r^ ,c „sl,h-> e dallo scenano cU stor « Ml p,re to «carestia-sommossa i tee l -PromessiSposi e ilmodeüo epico tasstanö rhe emergono dal confronto intertestuale siano t*k A ÍutoXare l'ipotesi di una manzon.ana ti1;:;: i' enttura Ä",döPoqueiraParodica del cantoXVI),Piuttos lontaria o di una coincidenza casuale £onsideri, Per cominciare, la ca jncll'economia narrativa deB^^salemme^tí gfrodi questa singola unitä Tasso concentra unawi-cendamento diegetico di vaste proporzioni: qui si con-dude tutto il ciclo del maleficio e del soprawento dia-bolico, e, dall'epilogo di una crisi morale e militare del-le Förze cristiane giunta al suo punto piü basso, scatu-risce l'inversione cli tendenza che le condurrä Per tappe fatalmentc progressive all'espugnazione di Ge-rusalemme. Conviene dunque scomPorre questo spa-zio testuale nei suoi segmenti narrativi Per metterne in rilievo la partitura strutturale e tematica: 1. ottave 1-51. Incantamento magico della selva di Saron da parte dei demoni, evocati dal mago pagano Ismeno, che con le loro apparizioni sinistre atterrisco-no i crociati, impedendo loro di procurarsi la legna ne-cessaria a proseguire l'assedio. 2. ottave 52-69. Soprawenire di nuovi mali: una lun-ga siccitä, aggravata dall'inquinamento doloso dei cor- d acqua Esaurimento progressivo delle forze fisiche e morah dei crociati. klio*Te70~fine- PrCghiera di Goffredo che invoca ristoratrtee. Dio la concede, dichiarando in- ^ZlZ nOVC l0 °rdin di COSe'' ^««ta di ener- P' f" D Tasso spetto alla rnisura perfect. delľep^tE^, XIII.< Questo canto, cui vicne conferito un ol strutturale pnmario dentro la macch.na narraiiva.S ^^^meraviglioso" (p. 97) c. come talc, c fra quellí ehe piu destano i dubbi del pocta stesso e dei suoi giudici románi per la particolare concentrazione di elementi magici e diabolici a stento legittimabili dal-la teória del "meraviglioso cristiano".44 I numerosi contatti testuali e strutturali riscontrati col modello in-ducono il Raimondi a credere ehe "la selva incantata delia Gcrusalemme voglia essere ľanalogo delia silva dei morti nel sesto ddV-Eneidt? (p. 102);conseguente-mente, bisogna interpretare il XIII «non solo come il luogo dove il racconto ha una svolta, un mvers.one di rotta, ma anche come il cardine, ľasse centrále de po-erfi.), dove i crociati oom^Q una cat*- ap dSTquella di Enea. La selva d, Sarop e ns.ern feräTtel^rtieda dimora delle potenze l- ^ 1 "awentura dei eavalieri cr.st.an. nel misterc ombre equivale a una "diseesa a,h . ten npro. Questo ciclo deserittivo e tematteo m. P n ponga in forme opportunamente muSpoS!, gritä delle sue articolaziont, dentr^ ^ contribuendo a strutturare una^^.cj delia narrazionemanzomana. or n 1 ( ^0 „I fronto i tre elemenJLíísLsi^ .89. 4« Cfr. la lettera a Scipione Uonz g ylppťWór. / 'WW <■ d modello epwo tasúano 2(J vd "infernalej; sLacjtie ayvejejjamenti); prcghiera e píojgiä pjjflfifatriccj con il blocco narrativo ehe si svi-iTjTjpaíungo ľasse delia vicenda milanese delia carestia e dejlarpeste. I .a prima osservazione neeessaria e ehe la ^quenza tematica condensata nel poéma nel punto di volta strutturale del XIII trova una ejiversa distribuzio-ne funzionale nei modi istituzionalmente piú aperti e narrativamente dispiegati del romanzo. Ma pure in questa forma piu sciolta non perde la sua nátura di bloCCO ideologico neeessitante. Cio ehe piu sorprende tuttavia é ehe la fictio romanzesea, da Manzoni auten-ticata sul controllo serupoloso delia storiogratia dell'epoca (e con ľocchio attento alla riflessione con-temporanea sulľattualitá brueiante delia "rivoluzio-ne"), sembra obbedire, non meno ehe allc- lonti dichia-ratamente seguite, ai canoni di un modello narrativo e al suo codice retoriro. Ma desumendo i modi. Manzoni desume con essi un corredo di signitieati ideologiei e di connotazioni simboliche ehe ľassunzione del modello tassiano inevitabilmente eomporta. Questo modello proietta uno schéma interpretativo sul resoconto storiografico prove'niente dagli serittori seeenteschi, "perando nella "stratigrafia" narrativa come una pre ser>za massiecia ehe e tanto piu condizionantc quanto ^S^áscop.er.ta. La eritiea manzoniana ha ripetuto in P1" occasioni ehe i due attraversamenti milanesi di ^■Bt^secondo in particolare. sono una sorta d. "di *Kn*&W inlen", secondo lo schéma epico-religioso raPassato nci rňochili romanzeschi.45 I passaggi di c^nzo ín Miláno sollevata per lame prima, e invasa dal ml!!3810 Pestilenziale poi. si caratterizzano tematica-elľnte PCr ^a Presenza di un progressivamente mareato i^ľl^^'^bolicÄ''. I capitoli XI-XVII íanno da ;^lud»o al gra„dÄ infernale di XXXT-XXXVI, c rrc ncordare ehe la revisione ventisettana spezza P %ío/I/,' SU° ?ara"ere di sintesi origin.... cit., pp. 592-604 ,ale, vedi sulľargomento S. "^'"clim( (;,;e^e. Se, ' ,asciSota •jas dg ,;l Wesen; • Mai"Pandola rCO: Semiřacomer fd,Saggi P"o nel rilievo dato ai ca uté *° 'V) ĚP"> mossa che Manzoni espnine i deUa so™ politico meglio che at suo8lu^io moralee hone Nel furore cieco con cui la folia distrugge ■ lorni e tenta di impiccare il vicario di prowisione, il narrato-re rappresenta e condanna I estremismogiacobino della nvoluzione e sembra scolpire il suo giudizio nell'im-magine luciferina del "vecchio malvissuto". II secondo ingresso in Milano, quando la citta e ormai sconvolta dall'epidemia, ě per Renzp, eroe viaggiatore (o meglio, crisdanamente, "pelTegrino"), una dantesca traversata del regno dei morti, con i monatti a far la parte dei dia-voli. IIjmodello epico della "catabasi" ě qui esplicita-mente richiamato, e appunto tramato di reminiscenze dantesche; su quello sfondo mitico, che ridisegna i contorni di un affresco storico grandioso, Manzoni proietta l'awentura di un eroe cercatore che deve ridi-scendere all'inferno per concludere la quete della don- na amata. . . Ucmittu- Questi due blocchi narrativi costituisconoles ru re portanti di una vasta rappresentazione che r. ^ ne integralmente i passaggi della/to tassian^j della privazione, del languorc, dell esaun ! |](|tl, • . ■„prmrrp »rojzressivamcnte, com della privazione, .....- -. rorn'ěnoio- energie vítali, percorre progress.vamenc tuťto il romanzo, dalla passegg.a a d, padá ^ nel IV capTtolo alle pagine final. fPf*l jt0. ^presenLzione piü diretta e ^n^. s, loXXVIII, appena prima che urnt^u> profili sulla scéna narrativa a «^^„.e n-««. rali ed aggravati dalla respons Appendia: I "PromessiSposi" <■,/„„Mio epico lawiam, ,el "ritratto doloroso" della carestia sottolineo solo '„chi passaggi: ,| contrasto fra vigore antico e attuale prostrazione nei lavoratori smunti, spossati, rabbrividiti dal íreelelo c dalla fame ne' panni logori e scarsi, ma che in molti serbavano ancora i se gni ďun' antica agiatezza; come ncll'inerzia e nell'awili-mento, compariva non so quale indizio ďabitudini operose efranche. (XXVIII, 479);* lo sfinimento della natura nelle creattire piü deboli: E diversamente, ma non meno doloroso cli questo aspetto di vigore abbattuto, l'aspetto d'una natura piü presto vinta, ďun languore e ďuno sfinimento piü abbandonato, nel sessoenell'etä piü deboli (XXVIII, 481); la nuova umilta dei nobili e dei prepotenti: Si vedevano i nobili camminare in abito semplice e dimes-so, o anche logoro e gretto; [... I Que' prepotenti odiati c nspettati, soliti a andare in giro con uno strascico di bravi, andavano ora quasi soli, a capo basso, con visi ehe pareva-no offrire e chieder pace. (XXVIII, 485) A-ggravandosi l'indigenza e i pericoli del contagio Co arrivo dell'estate, i langtienti vengono ammassati " lazzeretto, ma il cibo e scarso e adulterato, 1'acqua P°caetorbida: i ísse allora, come troviamo nelle memorie, che il pane nut erett° *°Sse a'terato con sostanze pesanti e non rienti: ed ě purtroppo credibile che non fosse uno cli qua1 UnY-ntÍ !n aria- D'acqua persino e'era searsitä; d'ae-! esseH ° VÍVa e saIuhre: Pozzo comune, doveva r a gora che gira le mura del recinto, bassa, lenta. « Q ~" j-----.__■--- |.0L Q'tom^!1ied,Í2Á0ne critica stabilita cla A. ( Üiiari c- I . ( íhisalbt-rti. ^cazion. i . Prom"«'Sposi, A. Mondadori, Milane 1954. a.n °nedelcaPitoloe della patina m. ?/íc»á, c/J a cOírie j| nori cess ägi De/,.,,, ,í)0n^o"Š( 'e refidrp 270 terasa* Ed ecco aggiungersi alle cause di mortalita; una gran perversita della stagione: piogge ostinate , da una siccitä ancor piú ostinata, Lr^Tclľo^ cipato e violento. (XXVIII, 489) Bastano questi elementi per veder riaffiorare un gua-dro di tassesca memoria, dove dominano. propri'o come nella scéna manzoniana,47 gli accordi armonici del lanj^uore e della iujcnmtd: Vedi le membra de' guerrier robuste, cui né camin per aspra terra preso, né ferrea salma onde gír sempre onuste, né domô48 ferro a la lor morte inteso, ch'or risolute e dal calor aduste giacciono a se medesme inutil peso; e vive ne le vene occulto foco ehe pascendo le strugge a poco a poca Langue il corsier giä si feroce, e ľerba ehe fu suo caro cibo a schifo prende, vadila il piede infermo, e la superba cervice dianzi or giú dimessa pende; memoria di sue palme or piu non serba, né piú nobU di gloria amor 1 accende: levincitrici spoglie e i riechí fregi Vedl ancora: «in cent'altre parti, aJtri cadevano, languivmioo ancne spiravano, senza aiuto, senza refrigerio» (p. 482): «le maJn a I zaváno e facevan veder da Jontano i bambini piangenri, ma! rin»J /at!i«» % Cenciose- e "piegati per languorc nelle low .».">'" (p.4S5;. Quest area semamu■;, del "languorc" assume la stessa valen za di leit-muitv che ha, marcalaMéftfé, nella sequenza anaforica ď Lib. XIII, 62-64. 48 Ancbe doma re e verbo manzoniano, ricorrendo sia nella ^>l" zionc dei lavoratori «esitanti tra il bisogno e una vergogna non any' ra domata» (p. 479), sia riferito ai bravi che "cioma/i dalla fame ■ rassegnano a chiedere pane trascinandosi «per le stradě che ave* rassegnano a erneuere pane i.<»^».--—-r) ^ per tanto tempo passeggiate a testa aha» i p 4m. par che quasi vil soma odii e dispregi.49 Languisce il fido cane, ed ogni cura del caro albergo e del signor oblia, giace disteso ed a I'interna arsura sempre anelando aure novelle invia; ma s'altrui diede il respirar natura perché il caldo del cor temprato sia, or nulla o poco refrigerio n'have, si quello onde si spira ě denso e grave. Cost languia la terra, e 'n tale stato egri giaceansi i miseri mortali, e '1 buon popol fedel, giä disperato di vittoria, temea gli ultimi mali; (ott. 61-64, w. 1-4) Nella situazione analoga dei ProwessiSposi'il popolo cristiano ha ormai spento, alľaltezza dei capitoli esami-nati, qualsiasi velleitä di ribellione politica, perché, come ricorda il narratore, «noi uomini siam in generale fatti čosi: ci rivoltiamo sdegnati e hiriosi contro i mali mezzani, e ci eurviamo in silenzio sotto gli estremi; sop-poniamo, non rassegnati ma stupidi, il colmo di ciô che da principio avevamo chiamato insopportabile» (XXVIII, 484). Ma non si puô traseurare il fatto che il nesso fame-sedizione era stato attivato in precedenza: il tumulto di san Martino era nato come risposta alla ca-restia incipiente e il popolo aveva individuato i suoi ne-mici nelľautoritä politica e nei presunu incettatori. Qualcosa del genere aceade nel canto tassiano, dove la voce del popolo (i franchi, i greci) si leva contro Goffre-do aceusato di un'iniqua giustizia distributiva («e veg-gendo a noi secehi i fonti e '1 rio,/per sé ľacqua condur fa del Giordano,/e fra pochi sedendo a mensa Iie-ta/mescolar ľonde fresche al vin di Creta», ott. 67). dc-terrninando, piuttosto che aperta insubordinazione, fu-ghe notturne e diserzioni di massa dal campo cristiano. 1 M bas '"ariW5ni sembra trasferirc in ambito "sociale" li nobili a capo fcssia ,cond'2Íone "naturale" di awilimcnto del nobile corsiero no («la superba/cervice dianzi or giu dimessa pende»). 1 ""'^ ■/<•/ I.m,, Nel cap. \\\\ guemlo rUuuM,u0 Ji r. 0,0ll">.'i>u.,,„ '«>■•■> .>,,„.*. .,,,,1, i,,,„. SOIC, prtUldu.chespa.gova uuo.no., sc un Ivnlunu-1...... c stuinato. c ptovcv.i ,u\ Cttlorc mono c pcsanto iV.m tanto, na nuv/o al ron/io continuo di qucll., amlus., noltltucline, si sentiva un borhottar Ji tuo„>, pioioiuln. come tronco. inosoluio | ...| Non s, vodová, nollc t.in, pagne ďintorno, muoversi un rámo ď.ilU-ro. m cello iitularvisi a posaiv, o siaccarsenc I I lim quc' tempi lorieri della biirrasca, in cui In náturu. Come immota al di ťuori, e agiiata da u„ u.i\.i!'j'» "u>'' no, par clu- opprima ogni vivente, c .,>:.»•.>,i'1!''1 IU"' S1> quale grave//a a ogni opcra/ionc, nHo/.io. .iIU-msku. jjloisa. (XXXV. oOS ,>0"i Jellacalui.io.pl'" un iu ni uno ili Non dissimile lo seenario tassiano mentě: Spontaědcl cieloogni lvnigiu lamp-', signoreggiano in lni cmJeli stolic, onde piove viriuchinťorma estamp.i Taria ďimpression maligně e lelle. Crescc lardor nocivo, e sempre avanipu piu mortalmente in questo páru o m <-llK a giorno reo notte piu rea suecede. e di peggior di lei dopo lei vede. Non esce il sol giamai, chasporso. n di sanguigni vapori entro e ďintorno non naostři ne la fronte assai distinto město presagio ďinfelice giorno; non parte mai che in rosse macchie un non minacci egual noia al suo ntorno. /I/'/"' tnon iuttapH i m''« N«»llrrii ilnnui .......,rt»tcmii»li!iiHiriiilliiMMi; Mmiirliriiw»ip«»i«liilioili!l(iiHU'. i|lulll|„ diniomo ocelilo morlal si gmi, „černi i liori e impalliilii Iclmndc, U\W laními IVil.e miuii.i, I (tnderHi lil lomí c scemar 1'ondc, ognlcoHii Jel cicl soggctla a 1'ira, I [e itcrill nubi in urin spaise ,n icmblnn/.u tli liumnic nllrui mosiiaisc. Sembra ,1 (iel ne 1'aspeiio utru lornnce né cosu uppnr clie gli ocel,i almen rislauiv:1" ne le ipclonehe sne /elito ia, o, e 'n luilo ě Kin,o il vancggiar de r.iuie; solo vi soflin (c par vumpu di Ince) vento chc muove da l'aiei,e maure, che, gravoso e spiacente, e seno e gole CO1 densi fiuti ad or ml or percote. Non hn poscia la notte ombre piu liete, na del caldo del sol pniono impresso, C dl trovi di loco e di comele eďnltii fregi aiilenti il velo iniesse Ne pur, ntisei.i lerra, .i la m.i sele SOn da 1'avara luna nlinen eoncesse »ue rugindose stille, e 1'erbe e i liori bramano indnrno i lor vitali uniori. (ott. *> * *>7). Comune a entrambi i lesii ě anche 1'iininagine anlro lí«n\p_rlica della naiura inlerma, rappiescni.tla in dne 'nnnient, diversi del proťčssó patologico: da Man/oni ■lella lase agonica che presagisec soltanto il risolviinen t0 della burrasca ("la naiura, come iminota al ili luori. *agitata da un travaglio interno"), da Tasso nei primi Mntonu di ripresa vitale apportata dalla pioggia ristora nice: ta- 1 ?V Kenzo non >.i Jmi posare lo sgnardo ili Ironii- allo lpěl s'ci° ?.n"ormcmcn,c iloloroso del la/.zeretto: «!' andaiulo non la Id 'V ?P,l,re '"torno; ma di tempo in tempo era loMivllo .1 ritirare ri s^iardo contristato, e come al.hagliaio ila lanle piaghe. Ma dove "°lKťr,°- d»»vo riposatlo. clu- sopra aluv piaghe>» (XXXV, 608). grandi >eau, un pensa autorevole. Se íto, Corneille e ppresenta le pa > di lasciarlo inc •ióne manzonja mdosi non di f a naggi, ma di dis Vie direttamenti ne.edi criticadt ■) questo. Al cen» úone delVAde/c» ■pla liifljtfj— ne :giata (comejele. vva traccia nelle , ta^a"doJa, Olk/; «III ť«'« non : e' Je, '«Ulli,. 274 l(»»bra del Tasso ed inferma somiglia a cui vitale succo le interne parti arse rinfresca, e disgombrando la cagion del male, a cui le membra sue fur cibo ed esca, la rinfranca e ristora (ott. 79) Con questa similitudine siamo giä dentro ľultimo at-to del dramma cristiano ehe il modello epico suggeri-sce alla rivisitazione romanzesca. In efietti questo risol vimento conclusivo si svolge per tratti assolutamente coincidenti. Goffredo ottiene con la preghiera ľinter-vento diretto di Dio, čosi ehe lapioggia, ehe scende co piosa a riereare le membra del corpo cristiano, segna dichiaratamente la ce^azioriedei^malj, vale a dire del - Abbia sin qui sue dure e perigliose aversitä sofferte il campo amato, e contra lui con armi ed arti ascose siasi ľinferno e siasi il mondo armato Or cominci novello ordin di cose, e gli si volga prospero e beato. Piova; e ritorni ii suo guerríero invitto, e venga a glória sua ľoste d'Ľgitto. -(ott. 73). Un nuovo corso nelle sorti della guerra si deve aller mare, assecondando i fini di un disegno pro\ \ idenziale ehe prevede anche la residua opposizionc paganaqu.i le tappa verso il fatale "Iieto fine" della preša di Uj'^ salemme. Kinahlo satá sottratto alle malie di An,1"ljl|l) ľesercito egiziano eonlrasleia per ľultinia volia qi" cristiano, ma solo per olírire alľeroe giovineiio sionedi un prestigioso tiionlo ("a glória sua > í.^ Dorale, ehe inayjmru il "novello ordin di cose ■ , lá ,ioi.. del ,,.,,.1.....-m.m.o. cl,0 rironosev .1 ^ diymo e si abhnndona von infantile e rmmm*. tôn/at al nfflno ristoraiorc: __ eost gridando, la eudcnic piova I lu- Ii dettra del < ad pictosn wisa, Appcndicc. I "Promesst Sposi" e il modello epico tassian^ lieti salutan questi; a ciascun giova (a chioma averne non ehe il manto aspersa: chi bee ne' vetri e chi ne gli elmi a prova, chi tien la man ne la fresca onda immersa, chi se ne spruzza il volto e chi le tempie, chi scaltro a miglior uso i vaši n'empie. (ott. 77) Nel capitolo XXXVI dei PromessiSposi, a breve di-stanza di paginc ritroviamo un'analoga sequenza: la predica del padre Felice, seguita dalla processione ac-compagnata da preghiere e canti di invocazione e di ringraziamento; subito dopo, i primi segni delľimmi-nente burrasca («il tempo s'era andato sempre piú rab-buiando, e annunziava ormai čerta e poco lontana la burrasca», XXXVI, 635), che esplode puntualmente alľ inizio del capitolo successivo. A riceverla con infantile allegria e a goderne gli effetti benefici qui é rappre-sentato un solo personaggio, Renzo: Appena infatti ebbe Renzo passata la soglia del lazzeretto e preso a diritta, per ritrovar la viottola di dôvera sboccato la mattina sotto le mura, principiô come tma grandine di goccioloni radi e impetuosi [...] Renzo, in vece ďinquic-tarsene, ci sguazzava dentro, se la godeva in quella rinlre scata, in quel susurrio, in qucl hrulichio delľciba e ilelle lo glie, tremolanti, goceiolanti, rinvcnlitc, lustre; metteva čerti Kspironi larghi c pieni; e in quel risolvimento delia natura sentiva eomo piü lilvramente e pni \ ivamente qucllo ehe sern fatio nd SUo desiatu" (XX.W'II. c-l.1). Anche qui il personaggio awertc il carutterc sirnbo- '.leo tlelľevento e, se cglt lo i ilei ist e soggellivaiuenle ,il Kopiio deslino, non eosi l.i il n.in,Uoie Jie si picoct u P^di guanlaie a destihj r>Íň eollettivi: M.i u quanio piu schient) e hnem saľoM>e state i j 11<---t *» senti "Uaiitt, se |ua\ .i \ i,i il > .hu.iri,>. (X X XVI. (..|.n "toni "(•.sc,, -Hi qu 276 Ľ umbra del Tasso Questa informazione M lo - ton la tine de ~~6i«j ,- - ma non meno scoperto ě il risvolto simbo lico che il contesto fa assumere a n«»«« |az,one con la fin «° temporale m— o c contagio-j'i ma non ° rd infernale" e instaura un "novelnľ ?acchiri^ne do^e regele del ^äS^ In i secon- 1 qucsto tratto risolntivo ic' 1 '■! I 1 rici negativi e delia vi™>«^o a ■ Dlocco dl evcnti sto- nc//g//,w//.- delľevento storico, e tra-mite queka fünzidne tende ad attrarre entro la stessa chiave di lettura escatologica l'intera componente sto-riografica dei Promessi SposL Ma nello stesso tempo il personaggio immaginario riduce e in qualche modo mi-metizza la figuralitä che propone, perche il "npvello ordinal cose" presunta due diversi statuti di veritä a se-conda che sia applicato alla storia collettiva o alia storia privata: per la prima, la fine della peste é la cancéTIazTo-" ne di un male estremo e non la soluzione positiva (ma tutťal piú solo la necessaria premessa) degli altri mali rappresentati nel romanzo; per ľaltra, la fine di un male collettivo permette la soluzione globale dei mali pri-vati. In questa interferenza, che produce, insieme alľassunzione del modello cpico, la sna negazione par ziale tramite dne spostamenti ulalla rappresentazione alla figuralitä edaUa collettivitä al pri vato) si coglie la presenza ambivalente e la funzione ancipite del modello tassiano nei Proi/tcssi Sposi. Questa modalita ambivalente del riusoě riscontrabi le anche, in termini diversi, ossia pmscmplilicati, sul piano della rappresentazionc narrativa. Un episodio esemplare ě dato nel cap. XVII, allorche Kenzo, higgi-to da Miláno dopo il tumulto di san Martino, attraversa jQygco in riva all'Adda, in quella ehe si pud eonside fare lá" ridrndone realistku e "bassa" delia seka mean tata della (ieritsalenimc. II racconto dei suoi spaventi notrurni e della sospirata liberazionc oltrc il confine hergamasco ě un assoluto acquisto narrativo delľedi-z'one a stampa rispetto al Yermo e Liata. II ritrovamen-to dell'Adda dopo una notte vissuta fra gli ineubi di una selva tenebrosa c sinistra ě raccontato dal narrato-TG e percepito dal personaggio come un sofferto trion-fo della razionalitä, riacquistata con le luci dclľalba, -~«*ui di coere «randi m( yn pensa ^»voJe. Se sentaJeßa ,SciarJoinc »lanxonia • di dis r«tament Ji cn'tica d 3. A/cen WAdele, na Jetterg ^Pando/a i^carattei cii 'ondam feWcilaTcjl "a come J h n°n cess, P'ctarcCq '■enoniolc^ re»dre»\ LerecJ 'ulut*», Maněni 278 L'ombra del Tasso forze della r vT ='"^ , , (>lse pel o k Sue low. ■ .. XXAi4' i,. pe-l1"' pianio sgomc def to:» M slloanmH..appenanavuu. ...,.„,...;, XXIV, 410). . ]dj u „*,///«'«■ '(,,,<• I1""' S/O«* U1 A A. V — Appendice. I "Promessi Sposi" e il modello eptco tassuno noscia sorride, e fra se dice: «0h vane ^mbianze! e folle chi per voi rimane!» (XVIII. 38); uale, dicevo, all'atteggiamento di Renzo che. rin-francato dalle luci dell'alba. Passa i campi, passa la sodaglia, passa le macchie, attraversa il bosco, guardando in qua e in la, eridendo e. vergognan-dosi nello stesso tempo, del ribrezzo che vi aveva provato poche ore prima; (XVII, 298) Dicevo che l'episodio mi pare sintomatieo dell'uso che Manzoni fa del mqdcllo.tassiano: il ripudio di quc-stocome stacfio arcaico e regressivo di una narrazione storico-rehgiosa non ne esclude la presenza. ma ne fa-vorisce un diverso impiego tunzionale. Nell'atto con cui Renzo riconosce la vanitä infantile dei suoi terrori otrasferisce la realtä dei fantasmi "tassiani" nelle allu-cinqzJQpi del sogno, egli opera uno scatto di luciditä in tellettuale che non a caso coincide simbolicamente con '1 ritorno della luce e il sentimento di una libertä ritro-vata: il personaggio consuma in corto circuito il peren-torio distacco che il narratore segna nei confronti di un'ideologia divenuta oggetto della sua polemica ra-"onalista. La realtä tassiana dell'operate di potenzeso-^J^naturali, di forze magiche e diaboliche, vien com mutatl1 dal römanziere cristiano in superstizione re ^CSs|va, trasposta in un immaginario jiopol.ue giudi ^..^jn>ines()rabile superiorita illuminista. Pldell ''"U';'!'ilK' manzoniana stille cause e gli svilup-j- 'apestee notoriamenle improntata a una polemi-n^^!)lle ia/ionalista, mitigata appena dal compati-"celeb C^flano degli umani errori. Nel clima di quel te, Venrefdelifio", fatto di congiure diaboliche presun sp'acciae 1C1 e unzioni sospette, malic e allucinazioni l,"aTae P»Cr inecluivocabili certezze. le apparizioni 'L' 'K-||e.SS° trovario un terreno lecondo per proli.ica-^Rio ^n convoke: bast, pensare al "gran perso-°n una faccia fosca e iniocata, con gli occhi ,Wd,««UKfi'mo C,td,w«icade •qUesto-A/cent ttCsí^pre^T2 iiilfvita quc í"UnaWra! íond-im ",ľdg',nonce^ Uüi,ÄerjerecJ 282 accesi, coi capelli ritti e il l 11 müanese della v1Cenda a un p£zIT*?0 tCStin^ 5 J esse, fantasime sedute ÄT"66^ del lettore andrebbe forse all 2.', U memori* se non facesse fede la cm«™ A ('™ g congiun/ione di Satur.no. a Giove», XAA , & Hätfricordiam«, del resto la sublime uscita d.t don Ferrante che anche sul letto di ^^poco-mia il ridicolo ai suoi awersan: «La cpn I se possono, quella fatale cong.unz.one di SJ» Giove" (XXXVH, 655). Appendice. I "Promess,i Sposi" c il modello ep,co tassian} Meraviglioso cristiano e Prowidenza 1 tuttavia non possiamo evitare di osservare ehe, se c e bensi una visioae "demoniaca" a carico dei personag-gi ridicolizzata o compátitä a seconda dei casi, ce n'é nóndimeno anche una a carico del narratore. Depurata di ogni aspetto di "pagana" esterioritä e spiritualita, la dimensione del "meraviglioso cristiano" continua a operare nel modello romanzesco moderno. A chi ap-partiene infatti quella^dantesca visione della cittä dei morti con i cadaveri ammonticchiati alla rinfusa sui carri, arpionati dai monatti ehe hanno fatto della cittä desolata il proprio regno e del pubblico lutto un'occa-sione di festa? E chi mette, s'intende figuralmente, sot-to il segno delle operazioni diaboliche la sommossa mi-lanese identificando nella folla il viso "da indemonia-to" (XIII, 227) del rivoltoso, lo sguardo luciferino del "vecehio mafvissuto" (XIII, 226)," ehe vanno ideal-mente ad aggiungersi a quella galleria di apparizioni infernali ehe popola le menti sconvolte degli ignoranti? Si sarebbe tentati di dire ehe il meraviglioso cristia-QP. SQprawiva spostato e convertito in tiguralitä an-Ľhe nella prospettiva del narratore, e ehe questi tra-dlsca una sorta di complicitä regressiva con i perso-"a8gi di cui impietosamente condanna il pregiudizio. j£neipromessi Sposi si paria tanto di magia e di de-Jl0> di diavoli e di superstizione, e lo si fa natural-voTlVl^ ^a^uardo iUuministico di chi prende irre-carrľ nte lc distanze da un pensiero razionalisti-,.lirĽ^teTSOrpassato' cio avviene anche perché, come rati e-'ameson> i modi del passato, sconťitti e supc-^opravvivono nella "non sineronicitä" del modo —S*Jlche signifiea, nel caso specifico del ro- tu 'm»niaca" e ĽonsUĽto seudo delia fonte, perché ľespansione en^alvissut0"Uít" 3 Caric° tld r'serittore, che trasfomia nel "vec (qc1*v6s feren " senc.x" ripamontiano "malleum secum et funem -KlPainonti n t(í,Ue dic,»ans vellc sc- foribus affigere vicarium" ' UeľesteMediola>n, Pirrotta, Miláno 1841, p. -12). *3 * . ■ :*/LC0"e8ano, aJ,'quesrr Ľombra del Tasso Abbondio,chetoccadipronunciarc biie battuta: ultim a memora- una non E stataun gran flagello questa peste- ma é an k «SQfi> spazzato via čerti soggetti chľfilZ X *** ce ne liberavamo piú: (XXXVI0 660) * ^ Siamo proprio sieuri ehe persino a don AKk i non tocehi di dire almeno unl paneVÄ^t ralmente al suo modo solito, ehe é quello di screditarl nel momento stesso in cui la dice... Se dal piano dei destini storici delia societä umana c delia loro interpretazione in chiave prowidenziale si dirige ľattenzione su un piano individuale, internoalla coscienza e ai suoi misteri imperserutabili, é possibile registrare ancora ľuso del "jiieraviglioso cristiano" in termini di prudente spostamento. Che la conversiune delľlnnominato sia un "miracolo" Manzoni lo lascia dire prima al cappellano crocifero ("haec mutatio dex-terae Excelsi"), e poi al sarto, la cui cultura e tutta fon-data su testi scientificamente attendibili eome il Leg-gendario de' Santi e i romanzi cavallereschi (ma i Wealt di Francia, non la Gerusalemme, che é per i dotti): non ho mai trovato che il Signore abbia cominciato un rm racolo senza finirlo bene; ma son contento di vedeni Povera giovine! Ma é pero una gran cosa ďaver nce\ u miracolo! (XXIV, 412). Affermazione ribadita con tale convincimento da <-<■ stringere il narratore a scendere in campo c° spon. sueto cauto disimpegno, che dedina di tatto ^x sabilitä nel momento in cui, con sottile iron ,^ ..^ piú inconfutabilmente tale defíntzione per razione popolare e leggendaria del tatto: Né si ereda che fosse lui il solo a qualificar c°*^tW ,1 rf nimento, perché aveva letto il Leggendario y tln ese e per tutťi contorni non se ne parlo con a ^ ^ (rMc che ce ne rimase la memoria. E, a dir la ve Appendice. I "Promessi Sposi" c il modello epico tasstanoWl che vi s'attaccarono, non gli poteva convenire altro nomB (XXIV, 412). Proprio il motivo delia conversione fornisce lo spun-to per segnalare altre possibili soprawivenze e trasfor mazioni di modelli areaiei, dovc risulta talora operante lamedTazione tassiana, ma che in generale risalgono a piú remoti paradigmi, mutuati da una tradizione epica e religiosa secolare di cui anche Tasso é interprete. Do qui soltanto brevi cenni, che non hanno aleuna pretesa esaustiva e generalizzante, ma intendono solo suggeri-re~qúalche prospettiva dal punto di vista che ha orien-tato sin qui la mia analisi. Se confrontiamo ITnnominato, durante la sua dram-matica notte, con uň eroe tassiano nella condizione analpga Hi penitente, e cioé Rinaldo, possiamo misura-re, tnsieme con la dístanža raggiunta, la resistenza op-posta dal modello. Ľatto di espiazione del cavaliere cristiano segue gli schemi di una pratiea rituale a lui imposta da Pier ľEremita, e la metamortosi spirituále si manifesta attraverso una fenomenologia di purifica-zione dalle scorie mondane tutta tisíca e materiále. Rinaldo "passa pensoso il di, pensosa e mesta/la notte" e "pria che sia ľalba aceesa" indossa le armi e, sopra queste, una soprawesta eolor cenere, eome si addice a un penitente. Poi sale sulla cima del monte Oliveto ad attendere ľalba in preghiera. Quando il sole sorge, la Grazia divina piove materialmente su di lui lavando via la "caligine del mondo e de la carne" e facendo risplen-dere di un rinnovato candore la veste "d'estranio eolor": La rugiada del ciel su le sue spoglie cade, che parean cenere al colore, e si l'asperge che '1 pallor ne toglic e induce in esse un lucido candore; (XVIII. 16) Rinaldo depone čosi ľantiea spoglia (e il naturalismo aelľevento é accentuato dalla similitudinc con il ser- Lombra Jel Tas pente che muta pelle, in chiusura ďottava) n tro di sé IWc antice («<1 mio ££*'jg»** 14); poi muove i passi verso la foresta ' °U Anche per 1'Innominato l'alha, dopo „na notte , dubbi angosctbsr ě il memento attesoe invc^deŽ risoluzione; ed e "appunto sull'albcggiare" (XXI, S uno scampanio festoso, a in che riconosce il suono di nuncio della venuta di chi scioglierá^e sue uli plessitá. Non indossa 1'ahito color cenere del peniten te, né su di lui piove materialmente la grazia cli Dio che muta il colore spento della vestě in luce radiosa. Ma non per questo Manzoni abbandona completamente il suo modello; piuttosto, pratica lazione consueta, quella che, s^nyan^xpire Tasso, lo converte in simbolo. Colora cosi il paesaggio di luce penitcnziale ("il cielo, piuttosto che nuvoloso, era tutto una nuvola cenero-gnola", XXI, 367), che progressivamente vince le tene-bre, in sintonia con il processo di purificazione interiére delluomo, e lascia via via distinguere, come a Rinaf do le divine bellezze del firmamento (XVIII, 12), U "mobile spettacolo" del popolo eristiano in festa. " La giá menzionata relen^de^^ aate, eriticando il maechinismo estenore del a G «^ cava aleune soluzioni al probtoa.de;! mcrau*li. ^,„., r-m* éšaSm^^^^ P°} ,nfSlg f apposto cla (oW J zione delle potenze infernah a ogn. '''"I cantesimo. In una P^^P^f^^ř^íonáň al P°ct''' ta sarebbe disdicevole, o fnvolo La ««^g^eMti dall^o.- <, demo opportuna matena di tutt a tr, ocUg 1 tl „ ,r. venuto maggtore di se stesso,ů ^^ío - * [...] laODMt^tVPU^^^^i^íi pocta k Jc re pe' Crociati vittone diff cíli, iltta"L '' dcj]L. mmagi'>' r1', .,, come illusioni, ed ^ppih^^j^ M sl - ,, snettacolo de' traviamenu del pensiero....... i s. era Appendice. I "Promessi Sposi" e il modello epico tasí. D'altra parte, non si puó faře a meno di osset che 1'istanza conflittuale che oppone all'interno del cosejenza delFlnnominato un uomo antico e un uomo nuovo attualizza le formě ailcgoriche di una "psicoma-chia". E se ě senz'altro vero che qui le vestigia del modello arcaico si mimetizzano quasi completamente dentro il processo cli razionalizzazione psicolqgica, non ě un caso che quel tanto di artificio e di esteriontá residua abbia disturbato qualche lettore.58 Questo ef-fetto di drammatizzazione ě poi meno eccezionale e isolato di quanto si potrebbe credere, perché Manzoni vi ricorre in altri luoghi del romanzo dove ancor meno, apparentemente, si giustifica. E il caso della celebre analisi della folia in tumulto: qui la serittura manzonia-na polarizzaTe diverse componenti che muovono la massa umana nelle due anime nemiche che si fronteg-giano disputandosi il possesso, cioě la volontá, di quell'informe «corpaccio»: Ne' tumulti popolari c'ě sempre un certo numero ďuomini che [...] fanno di tutto per ispinger le cose al peggio [...] Ma per contrappeso, c'ě sempre anche un certo numero ďaltri uomini che, con pari ardore e con insistenza pari, s adoperano per produr 1'effetto contrario [...] In ciaseuna di queste due parti opposte, anche quando non ci siano concerti antecedenti, 1'uniformitá de' voleri crea un con-certo istantaneo nelToperazioni. Chi forma poi la massa, e quasi il materiále del tumulto, č un miscuglio accidentale d uomini, che, piu o meno, per gradazioni indefinite, ten-gono dell'uno o dell'altro estremo [...] Siccome pero que-sta massa, avendo la maggior forza, la puó dare a chi vuole, cosi ognuna delle due parti attive usa ogni arte per tirarla dalla sua, per impadronirsene: sono quasi due anime nemiche, che combattono per entrare in quel corpaccio, e farlo movere. (XIII, 228-230) 8 Vedi M. Fubini, Ancora sull'lnnominato: dubbie quesiti, in Tre °'e manzoniane, Locschcr, Torino 1977 (in particolare pp. 55-58). Sgl ******* ítíesřo ■ st»tc i affuava-n 290 l'ombra del Tasso La psicomachia non ě che il «m„l« i. ovyero di quella fon^u!^ k. :MTlacľ(:dl ', re , particolan suggestioni sembra offrire a Manzoni la lunga sene di duelli che si concludono con ľuccisione del guernero pagano, il quale, in punto di morte, si converte e chiede il battesimo al suo vincitore cristia-no. Si tratta di un antico motivo che vive le sue mani-festazioni piü memorabili nel duello fra Orlando e Agricane neAYlnnamorato (libro I, canto XIX) e in quello fra Tancredi e Clorinda nella Gennalemme (canto XII). Nelľatto rituále i due nemici, scoprendosi fratelli spirituali o amanti, annullano in un punto la di-stanza che li divido, e ľanima cristiana, at traversu la morte delľ"altro" pagano, trionfa simbolicamente stille ombre delľerrore e le impuritä del peccato. Nei Promessi Sposi il duello ottiene singolari traslor-mazioni di modi e di esiti, sempre conservando tutta\ ia il suo carattere di strumento occasionale di conversio-ne nei casi di personaggi cd episodi in cui sopravvivc j La metamoriosi nonii- memoria della situazione epica. nale e spirituále di Ludovico in Cnstotoro avw--čom e noto, in seguito a un duello: dove nota ^ l'awersario ucciso a venir guacTagnato alla ™™Jcr0 ma proprio la morte di questo, e quell■t de^ sacrificato, diventano occasione di __Aa. jconosciuti" ( o, che sostitu-l^cacqstl.nn (Kl Perdon^ritual^li un Je vtene meno alla sua natura di bancop c>lll mutano le valenze »P««*" * inSie . •„ /TV 63) Nel roves' sentimenti ancora sconosciuti u v, ™>- epjc0 mento manzouiano, che sostnuisce ^Al^.0Il0n stino, anche se la vittoria dell'iqjfclfl Sllfl flUl me la sua occasione di grazia, ovvu^. , r. piü sublimeriSoria. Nelle sue nuove ves enen-stoforo eoncede una replica di ^"^J dialoglca, te alla preistoria sua e del romanzo. la "a viso a viso", con don Rodrigo. Questa scéna segue immediatamente la dišputa conviviale del cap. V, dove il frate ě stato provocato come esperto di duelli, per dare un giudizio che chiama direttamente in causa il suo passato "rimosso", sintomaticamente collegato con quel "rimosso" romanzesco che ě il luogo tassiano su sfide e duelli (Gerusalemme, VI) che ha acceso la di-scussione. Ma non ě il solo caso di ripresa del motivo cavalleresco. Anche Renzo, discepolo di padre Cristo- ^ foro, coltiva per tutto il romanzo la speranza di un in-contro "a viso a viso" per vendicarsi del suo antagoni-sta sopraffatore. Come sempre accade al termine di ogni quěte a lieto fine, ľeroe ritrova la donna amata e vorrebbe misurarsi con il rivale che gliela contende. Ma ritrova sulla sua strada anche il frate, che a questo codice ha pagato il suo drammatico tributo, e ehe solo, quindi, puô vincere in lui la tentazione di una giustizia sommaria nel nome di un'etica superiore. Cosi, la vittoria che voleva celebrarsi sulľestinzione del nemico, sulla negazione delľaltro, si celebra altrimenti, facendo delľaltro lo strumento di redenzione per ľio che vince in sé la propria nátura "pagana".39 Non sorprende che in tutti i casi di "conversione" abbia tanta intensita e risonanza drammatica ľimmagi-ne agonistica, che giunge ťino ad assumere, per 1'Inno-minato, i contorni di un letterale duello fra le due identita che si sdoppiano. Del resto. ogni conversione nei Prowessi Sposi b piuttosto correzione delľenergia 'pa-gana' primitiva che non totale aholizione Jelľuomo antico: ognuno continua a portarsi dentro il fantasma di ciô che ě stato. Proprio come la serittura manzoniana, chc appare costantemente memore della sua arcaica matrice. Anche ľesercizio di virtú di Lucia dopo la pronuncia del " Sulľepisodio esemplari 1c papinc cli li. Raimondi. // romanzo tenza idillio, cit., pp. 271 ss. orale ?)íel hra- 292 L'ombra del Tasso voto non ě in ciô dissimile da altri "duelli" con un fantasma interiorizzato e senza tregua risorgente: La povera Lucia, sentendo che il cuore era li li per pentirsi ritorno alla preghiera, alle conferme, al combattimento, dal quale s'alzô, se ci si passa quesťespressione, come il vinci-tore stanco e ferito, di sopra il nemico abbattuto: non dico ucciso. (XXIV, 411) "Se ci si passa quesťespressione": ancora una volta il duello ě diventato metafora e similitudine. II linguag-gioepico soprawive nella iorma romanzesca moderna "come un linguaggio morto". Bibliografia I testi Accetto T., Deila disstrnukzione e Nolan, Genová 198*. 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