í.AIMTOLOI I )||Mtíi principj; disc iissione la qua-|(. ,„, upnu probabilmciitc mi hi ion tcrzo di questo , apitólo, II lettore < hc lo sil polra sahaře aleune pagi-,„ pei riprenclere íl filo della storia: e per nu- lo eonsi-Klio di řai cosi: gíaeche le parole ehe mi sento sulla [.mílii dellii peniiíi .ono lali da annojarlo o anche da líiiyji vím lir la imilla al naso. Lil (li',< ussionc vit ne all'o( (asione della osservazio-tli leguente < hc mi la nn personaggio ideale. I protagonisti di quest a sloiia,- dicegli -sono due .....umorati; promessi al pnulo di sposarsi, e quindi se- l,;|nni violi-iiiciiiciiic dalle circostanxe condotteda una volouiii perversa. La loro passione ě qnindi passata per '""Iii sladj, «• |h-i .|uelli prineipalmente ehe le danno pccaiionc di maniíestarsi e di svolgersi nel modo pin ""'" ilc L, h h ani o non si vede nulla di iutto cio: ho tacÍUtp Im..m nu quando si a niva ad una separazione íccc*»digiuna, concisa < < une quella ehe si trova nella íi-"''i'1'1 < "íipilolo passalo non posso laseiare di fa rvi una ľ"'"'"',:>: Questa vostia sloiia nou rieorda nulla di 4ueUo.chfi gl9infelici giovani hanno semito, non deseri- f*j t"111« ipj, gli aumenti, le eomuniea/ioni del loroal-" 111 "íi n in nou li dimostra innamorati? - 172 Fermo e Lucia Fermo e Lucia II, I 173 _ Perdonatemi: trabocca invece di questc a,s, deggio confessare che sono anzi la parte la pi,, ^ rata dell'opera: ma nel trascnvere, e nel rif are. ,„ saho tutti i passi di questo genere. - Bella idea! e perche, se v'aggrada.' - Perche io sono del parere di coloro i quali dK()no che non si deve scrivere d'amore in modo da far con. sentire l'animo di chi legge a questa passione. - Poffare! nel secolo decimonono, aneora simili idee! Ma i vostri riguardi sono tanto piü strani, in quanto l'amore dei vostri eroi e il piü puro, il piu lc. gittimo, il piü virtuoso; e se poteste descriverlo in podo di eccitarne il consenso, non fareste che far co-| municare altrui ad un sentimento virtuoso. - Armatevi di pazienza, ed ascoltate. Se io potes: fare in guisa che questa storia non capitasse in man ad altri che a sposi innamorati, nel giorno che Hanno detto e inteso in presenza del parroco un si delizioso allora forse converrebbe mettervi quanto amore si potesse poiche per tali lettori non potrebbe certa mente aver nulla di pericoloso. Penso perö, che sarebbe inutile per essi, e che troverebbero tutto questc amore molto freddo, quand'anche fosse trattato da tutt'altri che dal mio autore e da me; perche quale e 10 scritto dove sia trasfuso l'amore quale il cuo^ dell'uomo pud sentirlo? Ma ponete il caso, che sta storia venisse alle mani per esempio d'una vergib non piü acerba, piü saggia che avvenente (non mi * rete che non ve n'abbia), e di anguste fortune la qu*1 le perduto giä ogni pensiero di nozze, se ne va ^"J pucchiando, quietamente, e cerca di tenere occupy] 11 cuor suo coll'idea dei suoi doveri, colle consol^ m del a innocenza e della pace, e colle speranze chM mondo non puö dare ne torre; ditemi un po c cconcio potrebbe fare a questa creatura una sto-he 'e venisse a rimescolare in cuore quei senti-!>i \\ che molto saggiamente ella vi ha sopiti. Ponete f "so che un giovane prete il quale coi gravi uficj del ministero, colle fatiche della caritä, con la premiers, con *° stuc*io' attencJe a sdrucciolare sugli an-ni pericolosi che gli rimangono da trascorrere, po-nendo ogni cura di non cadere, e non guardando troppo a dritta ne a sinistra per non dar qualche stra-mazzone in un momento di distrazione, ponete il caso che questo giovane prete si ponga a leggere questa storia: giacche non vorreste che si pubblicasse un li-bro che un prete non abbia da leggere: e ditemi un po' che vantaggio gli farebbe una descrizione di quei sentimenti ch'egli debbe soffocar ben bene nel suo cuore, se non vuol mancare ad un impegno sacro ed assunto volontariamente, se non vuole porre nella sua vita una contraddizione che tutta la alteri. Vedete quanti simili casi si potrebber fare. Concludo che 1 amore e necessario a questo... mondo: ma ve n'ha quanto basta... e non fa mestieri che altri si dia la bri-ga di coltivarlo; e che col volerlo coltivare non si fa al-ro che farne nascere dove non fa bisogno. Vi hanno to sentimenti dei quali il mondo ha bisogno, e che P scrlttore seconcj0 je sue forze puö jiffonciere un ne,g^ amrni; come sarebbe la commiserazione. e lode o „SC st,esso: on di questi non v'ha mai eccesso; irioV pross*mo' *a dolcezza, l'indulgenza, il sa- po' ^e8h scrittori che cercano di metterne un come vi A C°Se ^ questo mondo: ma dell'amore to'SeiCe 1CCVa' VC n'^a' facente, si aecorö, perdette la sua pace ad ogni critica Cfte sentiva fare delle sue opere: tormentato e tor-^"tatore pei meschini interessi della letteratura, e l 3 SUa ^tteratura. Questi ě quel Giovanni Racine rime d'amore. la Su3 |ro> viveva ritirato tranquillamente nel seno del- iň aln}enoami8^a: SC n°n si auontarK) affatto dai potenti, tempi)0 An ^ ^ ^CaS° rar°' qUaSÍ Un'C° qUCi d0VlJto Je miserie degli uomini che essi avrebbero Piü gl,° SoUevare, o non creare: non solo non cereava arnici apYausi> non solo non provoeava le lodi degli Vellav'a^d SCntiva con dolore: non solo non si arro-vocatoja f0gni critica; ma quando un uomo non pro-la8nö, e° e Se8no ad un pubblico insulto, non se ne lnvece di ricevere scuse, rispose con ringrazia- 176 Yermo e Lucia menti1 Egli che era stato cortigiano nella sua giovine2. ■ za rifiuto di sedere alia mensa di un principe per non I privare i suoi figli della sua compagnia. In pace con Se, col genere umano, e coi letterati, egli trascorsc Ven' t'anni libero da quelle passioni che avevano agitata la sua prima eta, e non si puo proprio dire per questo che fosse rimbambito, poiche scrisse «Atalia». Questi e quel Giovanni Racine che si pentiva di avere scritte rime d'amore. Che di questi due uomini il debole Fosse il secondo, si puo certamente dire, se ne dicono tante! ma per me, non posso persuadermene. 8 - Dunque secondo voi, aveva ragione di pentirsi: dunque se non fosse rimasto che un esemplare delle tragedie amorose di Racine, se questo esemplare fosse stato in vostra mano, se Racine ve lo avesse chiesto per abbruciarlo, per privare la posterita d'un tale mo-numento d'ingegno, voi avreste...? non ardisco quasi interrogans. 19 - Io glielo avrei dato subito perche quel brav'uomo potesse aver la soddisfazione di gettarlo sul fuoco. j Come! voi credete che si sarebbe dovuto esitare a to-gliergli dal cuore questa spina? Gliel avrei dato subito, perche il dispiacere ragionato, serio, riflessivo, no-i bile di Racine era un sentimento piu importante, che; non sia stato e non sia per essere il piacere che hanno dato e che sono per dare le sue tragedie fino alia con-sumazione dei secoli. Fermo e Lucia II, I 177 bl^i10VanlGeBUita prese a dimostrare in un discorso clem;■ stZT CHM Radne non era ^ "istiano ne poeta. I Gesu.t, b* R c neTUe"a'nsolen^, e per mezzo di Boileau feccro ^ R ne vaVrebbC S0ddis^°ne. Ecco un passo della risP^I P K^k P°VVeZ aSSurer 1« Pere Bouhours que. ^ J i&«etTK(k r6gem a tant deelame eontre P'.^ si| bonne JZ ? T qUC [ettori; e che se avrebbero potuto essere "TLia sa il cielo se li conterete a dozzine? Voi mi ci fate pensare; ma, a dir vero, non arnvo asentire la forza di questo inconveniente. _Ma voi volete privarvi volontariamente dei mezzi piu potcnti di dilettare, di quei mezzi che anche in mano della mediocrita possono talvolta produrre un grande effetto? - Se le lettere dovessero aver per fine di divertire 2 quella classe d'uomini che non fa quasi altro che di-vertirsi, sarebbero la piu frivola, la piu servile, 1'ultima delle professioni. E vi confesso che troverei qual-che cosa di piu ragionevole, di piu umano, e di piu degno nelle occupazioni di un montambanco che in unafiera trattiene con sue storie una folia di contadi-m: costui almeno puo aver fatti passare qualche mo-menti gaj a quelli che vivono di stenti e di malinconie; e e qualche cosa. Ma, per non ingannarvi, awertite ^k"1 tUttC queste ciarle che abbiam tatte finora, non stiorTv ett° nUUa ° qU3Si nulhl SU1 f°nd° ddla qUl" ris j n°n '° avete toccato; ed io sono rimasto, 22 kiarn" ei^OV'' *n quella sfera dove vi siete posto: ab- dern^u0 di ^uori' come si usa- ^'ie se vo'ete ve" ^iaUa cosa sul fondo della quistione, andate di pure p3 CJUe^i scrittori di cui abbiam fatto cenno; o -p Sateci un po' seriamente voi stesso. ?e? Sapry.^ Per 8iungere a queste belle conseguen-dal0 e J- e C^e' a porre insieme le idee di un Van- ^Wllnci.d0nniCCiu0la-- '» e torniamo alia storia. 178 Fermo e Lucia 4 Dove siamo? II nostra autore non lo dice, anzi pro. testa di non volerlo dire. Abbiam giá awertito die delle due classi fra le quali era divisa la societa al suo1 tempo, di circospetti cioě e di facinorosi, d'uomini che avevano, e d'uomini che facevano paura, egli ap] parteneva alia prima. La sua timida discrezione rad-doppia pero a questo punto della narrazione: e il pro-gresso della narrazione stessa ne fa vedere il motivo. Le avventure di Lucia nel suo novello soggiorno si trovano implicate con intrighi tenebrosi, rematicij misteriosi, terribili, di persone che deggiono essere state potenti, e imparentate assai: e l'autore si scopre impacciato tra il desiderio di raccontare quello che sa, e il terrore di offendere di quelle famiglie il mor-morare contra le quali era un peccato punito in que-25 sto mondo. Quindi egli va col calzare del piombo, e narrando i fatti, sopprime tutte le indicazioni che po-| trebbero servir di filo a trovar le persone, e fra questeB indicazioni anche quella del luogo. Ma in questa par* te almeno egli non ě stato destro abbastanza, e noj possiamo annunziare senza timore ďingannarci W luogo dove si ě fermata Lucia: poichě l'autore senzj awedersene ci ha dato un filo che condurrebbe aW * scoperta anche un ragazzo. Egli dice in un passo dej suo racconto che Lucia giunse ad un borgo nobile jL antico al quale di cittá non mancava che il nome: J trove parla del Lambro che vi scorre: altrove ancoj" Fermo e Lucia II, I 179 dice che vera un arciprete: con queste in dicaz rivn non v ha in Europa uomo che sappia leggcre e sc re il quale tosto non esclami: Monza. , „ La madre e la figlia si trovavano dunque. doj* partenza di Fermo, solette in una osteria di A senza aleuna pratica del paese, senza aleuna cojj scenza, non avendo in cosi alto mare altra buss> ra del Padre Cristoforo. La lettera era diretta al p d^Guardiano dei Cappuccini. Agnese chiese con-del convento alia moglie delľalbergatore; la quale non lo diede che dopo aver tentata ogni via per avere un pagamento anticipato di un cosi picciol servizio, in taňte informazioni, sul nome e sulla qualita delle donne, sui motivi del loro viaggio, sugli affari che po-tevano avere col Padre Guardiano. Ma le donne alle 28 quali era stato dal loro protettore raccomandata la discrezione, seppero ingannare le ricerche della ostessa, la quale fu obbligata di insegnar loro gratuitamente la via del convento. Si mossero quindi tosto benchě do-vessero risentirsi del travaglio della notte e del giorno antecedente: la lepre cacciata non sente la stanchezza chequando ha trovato un ricovero. Agnese a cui ľaspetto di Monza non era nuovo per- 29 *e vera passata molti anni addietro, ně imponente Perchě aveva soggiornato a Milano, camminava fran-wmenteguidando e incoraggiando Lucia, la quale an- viaTadenteÍl mUr°tUtta sosPettosa- (;''ando di via in 1 °gni rivolta di canto trovando ancora vie e ca- se. non so quale3 fUCÍa C°^pita ^a una maraviglia mista di SentirrT C*" Vec*e una brutta grandiositä. Ma il a°n led"10 ^rec^orn'nante di accoramento e di terrore Vava.néď3 Cam^)0 ^ esprimere quello che allora pro-alla Porta'd ri°Varl° distintamentc e con forza. Giunte Portinaj0 , convento, tirarono il campanello, e al n°a' quale C SOpravvenne chiesero del padre guardia-^°^ncia vld VeVan° Una ^ettera da consegnare. Quan-SCľelTiPaes Ctonaca cappuccinesca le pane di es- ?írdian0noC°nOSCÍUtO' e si riebbc alMuanta11 Pat,rc t ettera j »n si ^ece aspettare, salutô le donne, preše '^con 6 mani di A8nese, e veduta la sopraserit-na voce che annunziava la compiacenza: 180 fermo e Lucia , Padre Cristoforo.» II Padre Cristofc «Oh! il mio raarc u^-- - - — ^l,s^roroeraL stato suo collega nel noviziato; e d allora in poi J avevano contratta una amicizia da chiostro, vogli0 dij una amicizia cordiale, intima piú che fraterna, similej quelle che si narrano di qualche pajo ďuomini dcU'an. tichitá, di quelle che si formano in tutte le societa sepa| rate con vincoli particolari dalla societa universale del 2 gli uomini. Queste frazioni, questi crocchj creano tra tutti i membri che li compongono un vincolo particoJ lare ďinteressi, di amor proprio comune e di benevol lenza, vincolo talvolta debole assai e che non bašta al impedire odj accaniti e mortali, ma forte pero abba-J stanza per contenere gli odj nelFinterno della picciolJ societa, e per dare a quegli stessi che si odiano una apJ parenza, e una condotta da amici ogni volta che essisl 33 trovino in contrasto cogli estranei. Quando poi unl conformitá di sentimenti e di inclinazioni, crea tra dui individui di queste societa una benevolenza particolaj re, ella é tanto piú forte quanto piú essi si sono sceltiuj un picciol numero giá separato dal resto degli uominiJ 34 H padre guardiano aperse la lettera, e di tempo uj tempo alzava gli occhj dal foglio e guardava Lucia eM madre con aria di compassione e ďinteressarnenKj Quanďebbe terminato, crolló alquanto il capo, PenS°J passó la mano sul mento barbuto, e quindi sulla troj te, e disse, come chi spera di aver trovato quello d>c 1 aveva bisogno: «Non c e altri che la Signora: se laj 35 gnora vuol pigliarsi l'impegno...» Fece quindi a o j| voce ad Agnese alcune interrogazioni alle quai' J soddisfece, indi domandó: «Volete seguirnW l^t 1 dl aver trovato ove collocare in sicuro questa J ragazza.» Le donne si disser pronte a far tutto dl 1 Sarebbe da lui suggerito: e il padre: «venite co> disse; e; < raccomandatevi alia sua protezione, ri- sar^ et^ con semplicitá alle interrogazioni ch'ella fare a r 3rv*' e ^ando non siete interrogate, lasciate d nie.» sta di Lucia stáváno in grande aspettazione, mi- v> n°n ardi3023' C ^ Pensiero di questa Signora: ma fosse: prr1 Piede sulla soglia del parlatorio, si gua-> «1 omo per vedere dove fosse la Signora a cui si J«*l ZL n°' 6 n°n ^orgendo persona, stav. c*j nW ' qUand° ^servando 5 padre che an 1 Wto verso una parte, e Agnese che lo seguiva, g^t0| „,-rrnöio alto la metá ďuna finestra, e largo vide un PenuS_____ ,_____,_ _ .,. 0 i it jedi e le s'inchinö profondamente come avevano giá řattoglialtridue. L'aspetto della Signora, ďuna bellezza sbattuta, 44 sfiorita alquanto, e direi quasi un po' conturbata, ma singulare, poteva mostrare venticinque anni. Un velo nero teso orizzontalmente sopra la těsta scendeva a dritta e a manca dietro il volto, sotto il velo una ben-da di lino stringeva la fronte, al mezzo; e la parte che si vedeva diversamente ma non měno bianca della benda sembrava un candido avorio posato in un niti-do foglio di carta: ma quella fronte liscia ed elevata si wrrugava di tratto in tratto quando due nerissimi so-pracigli si riawicinavano per tosto separarsi con un rapido movimento. Due ocehi pur nerissimi si fissa- 45 |jano talvolta nel volto altrui con una investigazione nunatrice, e talvolta si rivolgevano ad un tratto co-^eper fuggire: v'era in quegli ocehi un non so che che e di erratico, una espressione istantanea CondjtnUnfC|ua^c'ie cosa di piú vivo, di piú relé par°j tal^°lta di opposto a quello che suonavano guanCe u f. 1uegh sguardi accompagnavano. Le Cllrva dol me> ma delicate scendevano con una COlne quelT ^ egua^e ad un mento rilevato appena "!e' ^olce ° statua £reca- Le labbra regolarissi- 40 fUtl fosec?1611^ prominenti' benchě colorate appena >oti° tenUe' sPiccavano pure fra quel pallore; e i v'' P'en^cl3110' COme 1uem' degii ocehi, vivi, inaspet-j.'^a.irjg esPressione e di mistero. Una gorgiera °"° biaric^espata lasciava intravedere una striscia di e tornito: la nera cocolla copriva il rima- 184 fermo e Lucia nente delľalta persona, ma un portamento disinvolto risoluto, rivelava o indicava ad ogni rivolgimento f0J 47 me di alta e regolare proporzione. Nel vestire stesso v'era quä e lä qualche cosa di studiato, o di neglettj di stranio insomnia ehe osservato in uno colla espres' sione del volto dava alla Signora ľaspetto di una mo-naca singolare. La stoffa delia cocolla e dei vcli cra piú fine ehe non s'usasse a monache, il seno era suc-J cinto con un certo garbo secolaresco, e dalla benda usciva sulla tempia manca ľestremitä ďuna ciocehet-ta di nerissimi capegli; il ehe mostrava o dimenticanza o traseuraggine di tener secondo la regola, sempře mozze le chiome giä recise nella cerimonia solennd 4s delia vestizione. Questa stessa singolaritä si faceva os-j servare nei moti, nel discorso nei gesti delia Signora. S'alzava ella talora con impeto a mezzo il discorso, come se temesse in quel momento di esser tenutá, d passeggiava pel parlatorio; talvolta dava in risa smoj derate, talvolta levando gli ocehi, senza ehe se ne inj tendesse una cagione, prorompeva in sospiri; talvolta dopo una lunga e manifesta distrazione, si risentivaj ed approvava con negligenza ragionamenti ehe la su* mente non aveva awertiti. 4» Queste cose non si facevano scorgere a Lucia M awezza a scernere monaca da monaca, e nepp»re \ Agnese: ľocchio del padre guardiano era cerumen Piu esercitato, ma perciô appunto era avvezzo ^ °! servare sen2a maraviglia nei grandi sempře q^'lc" cosa d. straordmario; e quindi s'era giä da molto * Po addomestieato alľabko e ai modi delia S*"f Ma ad un v.aggiatore ehe ľavesse veduta per <> ^ J volta ella avrebbe potuto parere non molto d<] P raľ ST' ardimentosa, di quelle ehe nei P»* Paratl daUa unione cattolica facevano le P Fermo e Lucia U, i 185 aca in quelle commedie dove i riti cattolíci erano "°!etto di beffa e di paródia caricata. In quel momento ella era, come abbiamo detto, ritta 50 inpiedi, presso la grata, appoggiata ad essa mollemen-iecon una mano, intrecciando le bianchissime dita nei forj di quella, e colla faccia alquanto eurvata osservan-doquelli ehe si presentavano, e specialmente Lucia. «Reverenda madre, e signora illustrissima,» disse il 51 padre guardiano colla fronte bassa, e con la destra te-sa sul petto; «ecco quella innocente derelitta, per la quale imploro la valida sua protezione.» E sulle ulti-me parole accennava alle donne ehe accompagnasse-rocon atti e con inchini la sua supplicazione; la povera Agnese dopo ďaver fatto al padre un cenno del volto ehe voleva dire: - so quel ehe va fatto - raddop-Piava gľinchini, ranniechiandosi, e risorgendo come « una molia interna la facesse muovere, e Lucia s'in-enuio pure, da inesperta, ma con una čerta grazia ehe abellezza, la giovinezza, e la puritä delľanimo danno ^tu"i i movimenti. La Signora eurvô leggermente il 52 (je||0 Verso ^ Padre guardiano, ťece alle donne cenno plirrľ man° clle nastáva, e ch ella gradiva i loro com-pre r^ntlj ^ece a tutti cenno di sedersi, sedette e sem-antenať ^ ^ Pac^re' "sPose: «Ho appreso dai miei meriti- ' 3 ne§are ^a mia protezione a chiunque la lieta ch ° n°n ^° da essi ereditato ehe il nome; e son ^auľ ancne, questo possa almeno essere buono a u'e COSa P 1 -i renders • .' una buona ventura per me il potere 53 nUQu 0/1210 a' nostri buoni amici i padri cappucci-S°Cne ad ^ P>aro^e fur°no accompagnate da un sorri-ľ a'tr' di avreDrj>e potuto parere di compiacenza, rgra2je rno- H Padre guardiano si faceva a ren-COrílPlirnen ^ ^ Slgnora lo interruppe: «Non miea *> Padre guardiano; i servigj fatti agli ami-