1. Introduzione * L'Historia si pub veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gl'anni suoi prigionieri, ami gia fatti cadaueri, li richiama in vita, Ii passa in rassegna, e li schiera di nuovo in battaglia. Ma * Ne7/'Introduzione 1'autore espone la genesi della sua opera. Quesía sarebbe nata dallinteresse che un giorno il M. provb nel leggere, da un « dilavato e graffiato » autograf o del Seicento, čerti « fatti memorabili» accaduti a gente del popolo, « genie tnecca-niche, e di piccol affare». Si era proposto, in un primo tempo, di trascrivere quella sto-ria perché gli era parsa «bella», «molto bella »; ma poi la difficoltá di decifrare čerti «scarabocchi» e il disgusto per quello stile barocco, tanto ricerčato e noioso quan-to sguaiato e scorretto, lo avevano indotto a prendere dali'Anonimo secentista sóltanto «la série dei fatti» e a rifarne di suo «la dicitura ». L'Introduzione, dunque, ě costituita di due parti: la prima ě la trascrizione delVini-zio del supposto « scartafaccio »; la seconda é 1'esposizione del ragionamento delVauto-re, insieme con la scherzosa allusione che, in fondo, la storia del manoscritto ě tutta un'invenzione. Si pud dire che queste pa-gine introduttive costituiscono la presenta-zione, in una sintesi ironica e insieme ragio-nata, dei principi essenziali a cui s'ispirerá la poetka de I Promessi Sposi: quale storia narrare, quale posizione tenere di fronte al Seicento, quale forma di scrittura usa-re: tutto nella visione cristiana della vita, sentita come eterno dramma di lotta tra il bene e il male, e misterioso intervento del-1'azione redentrice della Provvidenza. 1. L'Historia si puo...: in questa prima pagina, composta dal M. in perfetto stile secentesco, I'Anonimo viene ad esprimere i seguenti concetti: « La storia b come una guerra contro il tempo, in quanto chiama a nuova vita fatti ed eroi del passato. Ma gli storici non si curano che delle piü splendide gesta e dei piü grandi personaggi. Ad altezze di tal genere io non penso di poter-mi sollevare; e perciö, avendo avuto noti-zia di cose memorabili accadute a gente umile, di queste io intendo fare il racconto. Si ass ist era ad azioni portentose, di malva-gitä e di virtu: ad atti di bontä angelica si vedranno opposte operazioni diaboliche. E dawero, pensando agli illustri personaggi che governano le nostre terre, dal re Catto-lico nostro Signore al Governatore ai Sena-tori ai Magistrate che tutti insieme si ado-perano a vantaggio dei sudditi, non si po-trebbe trovare altra causa di tante malva-gitä e sevizie che l'intervento del demonio. Ora, nel trascrivere questi fatti, accaduti al tempo della mia giovinezza, per comprensi-bili motivi tacerö nomi di personaggi e di localitä. Questo niente toglierä alia comple-tezza del racconto, essendo i nomi ' se non puri purissimi accidenti...' ». 2. gl'anni... cadaueri: e una delle immagi-ni tipiche dello stile del Seicento, tutto ba-sato su ampollositä e concettini, su figure stravaganti ed espressioni frondose, su an-titesi ricercate e ritmi solenni: il repertorio barocco, dunque, al gran completo. Inf atti, non ví manca neppure la precisa grafia di allora: h iniziali {Historia, horrori), t per z {Relatione), v_ per u e viceversa {cadaueri); raddoppiamenti di consonant! {deffinire) e di yocali {occhij)\ uso frequentissimo e ingiustificato di maiuscole {Arringo, Palme, Allori...) ecc. ecc. Nella perfezione di questo rifacimento dello stile del Seicento ě la prima nota polemica del romanzo: la condanna di quanto di sfarzoso, di vuoto, di retorico c'era in quella civiltä, e in primo luogo in quella letteratura, che al M. appare, per stile e idee, l'opposto della vera mfSi( Ji '- fAUon. ,„ J *mHi" '"""y III-" <"il-J™m'*'»0 •"' lor„ 1 ,£ľ e /'<'/<•»«,,„, <■ M rbr l°rm<>»'> i,., INľmNI ■MM - .4//«" ■X** Reh"'""' NeUé quale ,. Tr»te*mC. iP *v"mi '" • i.mcrj rwwce, I« qu«le del resto non rt, ^ sol., dice trapontare i fill, mentrc j^JUbe dire traponttre coi fili. perche /,j íu»/jri- significa ' ricamare . 8 «11« ««■« dcbolczza: nuov.i ironu oV! M (non cerio dell'Anonimo!) che si finge ..... 'mat** di íiuníCK « cosi sublimi vette mr propne d« <«> »«rttruc»ne, >l Piů «mw j i ,MltójyMWn!Aijjfr^1 *lwU birinti de' Politici m.neggj: g|in. tríghi polit*.. - Oridchi: trombe di guer r» //: « I cronisti del medioeyo r»c-conf«no per h piů i soli «wnimenti prin-cip«li e straordiníri, e f.nno li ston« del sofo popolo conquisrttore, e qu«khe roltt dei soli re e dei person^tgi primiri di quel popolo». E igpiunge ♦ un'immens« molti-tudine ďuomini, un. serie di genenuioni, die piss, sullt lern. suli. sul terra, im» serv.u. sena l«sci.rci traccii. e un triste m. impornnte fenomeno» Col sentire nel popoJo un protugonistji essenzi.Ie delli stolil, e col chitnurlo . prottgonista del suo romtruxi storico, il M. di inirio ad un nuo-vo cor» delia letterarura italiana, rimasta fin dalle sue origini sostanzialmente arisro-cratica e lontana dalla pairecipazione al mon-Jo dei mt'seri e dei vinti. Poi, anche in virtu delfa řondamentale influenza dei Pronesši Sposi. questo grande terna di un roman ti-cisrno realistico e cristiano trover! la sua fiontura piO rigogliosa nel verismo del se rondo Ottocento. - fuino messe di Palme e dAllon: raggiungono tanta gloria L'iro-™: ií wi che manifesta. e sempře Ironico resteri atteggiamento delľautore per tutto il passo serentesco. řa!°Leparo'c solenni e sonore « il rimbom bo de' bellici Oricalohi» farmo un endeca sillabo e nascondono un sorriso. Nel roman zo non mancheranno pagine di operazioni belliche e di maneggi politici: nelle une c nelle altre 1'arte del M. non sara inferiorc a quella delle pagine, tanto piú numerose e gradite al poeta, che racconteranno le viecn-de della pověra gente. 13. schietta e genuinamentc: schtettamen-tc e genuinamentc; 1'uso di coppie di av-vcrhi con una tola desinenza in -mentt i va'cJcg4nza spagnolck-a queste fornic .u verbiaíi, difTuse dappřTrha in tutte le lingue romanze, erano scomparse dtlCitaliano dopo il Duecento. Anche subito dopo c'i un'al-tra eleganza barocca in quel pomposo arro-tondamento del periodo ottenuto con l'inu-tile sinonimo: «ouuero sta Relatione ». É naturale che tutte queste eleganze, nelle maní del perřetto imitatore dello stile se-centesco. si risolvano in altrettunti motivi caricaturah deilo spagnolismo vuoto e bo-noso. Éníus,° Ttttm h Lombardií, spa-zo ctrtamente « angusto » a paragone degli •Ttn .mmensi domini del re di Cgna Ii K,,,nJi.".i. it"i tntermexi il'lmprrsr viriumt <■ buoiitä i/»gf/«'0<\ opp<">f •'">' Operation! Jmbolhhe. V. renimcnte. amsi.lcr.inJo che quetli rnntrichmi »'!»<» sollo lampjro Jet Kc Cjtlolico noslro Sonore, che e ./ucl Sole the «x» Ira «tont*, e che sopra Ji essi. con ri/lcsso Lume, ^ual Imiu .«uw.it ahnte, n splenJa l'Heroe Ji nohil ProstpU che pro icrnrnirc mc- tiene le suc pjrii e 2V fl'Amptissimi Senator, come sl SUQ, dj a da questo ddavato e grarSato autografe, e _ alla k«« troverá po. cht dun a f .Q d j declfrare uno sca Questa nflessione dubitat.va spender la copía, e pensar pju £ Mo che veniva dopo accident', rn tece d h u sc ri.meme a quelJo che converse d ^ dj e, sca KirrÄ^ «1« Tope- II buon secent^ 45 ví o"Ů P~ me.tere in mostn a sua v.rtu; ma po,, ne corse dell, „a a2°onc e talvolta per Junghi tratti, lo sfle camm.na ben p,u naturale c PTp,ano. SI; ma com'edozzinale! com'e sguaiato! com ě scorretto! Id.otism, Jombardi a iosa, irasi della lingua adoperate a sproposito grammatica arbi-traria, periodi sgangherati. £ poi, I^khe eleganza spagnola seminata qUa e 50 Já; e poi, ch e peggio, ne' luoghi piú terribili o piu pietosi della storia, a ogni occasione d'eccitar maraviglia, o di far pensare, a tutti que' passi insomnia che richiedono bensl un po' di rettorica, ma rettorica discreta, fine, di buon gusto, costui non manca mai di mewerci di quella sua cosl fatta del proem io E allora, accozzando, con un'abilita mirabile, le qualitá piu opposte, trova la maniera di riuscir rozzo insieme e afTettato, nella stessa pagina, nelló stesso periodo, nello stesso vocabolo. Ecco qui: declamazioni ampollose, composte forza di solecism! pedestri, e da per tutto quella goffaggine ambiziosa ch e '! proprio carattere degli scritti di quel secolo, in questo paese. In vero' non i 55 suta portata in campo addirittura la sapien-za dei (ilosofi E s'interrompe con un termine famoso, « accidenti», tipico dl quella íilosoíia aristotelica che imperava nel Sei-cento, e col quale si indicavano elementi pu-ramente esceriori e transitori, in contrappo-sizione alle «sostanze » (Vedi la n. 325 del Cap. XXXVII). La parodia di quel mondo culturale é giá condotta con uno spasso ví-vissimo e aceresciuta dalla maliziosa inter-ruzione. Senza dire che il termine «accidenti » implica scherzosamente anche ben altro senso: un senso che fa tutťuno con la noia che quel manoseritto ha incomin-ciato a dare allautore e al lettore! 37-38 questa ttoria da... autografo: questo espediente del manosetitto antko, che serve da fonte storica, e piuttosto comune finse di aver tradotto dall'immaginario ara-bo Cide Hamete BenengeIi._J 47-49. com'e dozzinale... sgangherati: c'ě qui, e piü avanti si riprende e si com-pleta, un commento delle due pagine se-centesche. II M., per merito dell'Anonimo, si fa dunque eritico dell'opera sua o, me-glio, fa la eritica alia letteratura del Sei-cento. — Idiotismi: espressioni particola-ri. — frasi della lingua: frasi italiane. 51. eccitar maraviglia: in questo stava l'essenza dell'arte per gli serittori del Sei-cento. Giambattista Marino, il piü celebre poeta del secolo, aveva cantato: «Ě del poeta il fin, la maraviglia ». 52. rettorica discreta: cioe, non 1'ampol- losa oratoria e la vacua dec'lamazione ma f****^ fa^'STSe da™!0™8 ^ hU°" *USt° che 53 di tale trovata si era servito, fra gli altri 21 w Um^° alla scena e armonia mu-Walter Scott, il (moso mLn,;l „„' slcale a" espressione. Cioe un'arte letteraria spontanea e controllata ad un tempo. famoso tomanziere scoz-zese, grande diffusore del romanzo storico. In Italia, alcuni decenni prima del M., si erano appellati a manoscritti antichi Vin-cenzo Cuoco nel P/a;o»e in Italia, e Alessandro Verri nelle Avventure di Safo poe-lessa di Lesbo. Forse piu degli autoti quasi contemporanei, influirono sulla determi-nazione del M. due poeti lontani, ma spriz-zanti di fantasia e d'ironia: l'Ariosto, che per il suo Orlando Farioio diceva di aver trovato le testimonianze di Turpino, e il Cervantes, che per il suo Don Chhciotte [uesto paese: in Lombardia. Non che il resto dell'Italia fosse molto diverso da questa tegione (anche se altrove hanno vissuto e scritto un Galileo, un Sarpi, ecc.); ma il M. pone l'accento sulla Lombardia per l'influsso dannoso che egli attribuisce alla dominazione spagnola nei riguardi della cultura italiana. Osserviamo che il g'u' dizio tamo negativo che il M. da della letteratura e della civiltä interna del '600 e conforme all'interpretazione critica che di quel secolo dette in generale la storiogra- introduzione cosa da presentare a lettori ďoggigiorno: son troppo ammaliziati, troppo di-60 sgustati di questo genere di stravaganze. Meno male, che il buon pensiero m'é. venuto sul principio di questo sciagurato lavoro: e me ne lavo le mani. — Nell'atto pero di chiudere lo scartafaccio, per riporlo, mi sapeva male che una storia cosl bclla dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta; perché, in quanto storia, puó essere che al lettore ne paia altrimenti, ma a me era parsa bella, 65 come dico; molto bella. — Perché non si potrebbe, pensai, prender la série de' fatti da questo manoseritto, e rifarne la dicitura? — Non essendosi pre-sentato aleuna obiezion ragionevole, il partito fu subito abbracciato. Ed ecco 1'origine del presente libro, esposta con un'ingenuitá pari all'importanza del libro medesimo. 70 Taluni pero di que' fatti, čerti costumi deseritti dal nostro autore, c'eran sembrati cosi nuovi, cosl stráni, per non dir peggio, che, prima di prestargli fede, abbiam voluto interrogare altri testimoni; e ci siam messi a frugar nelle fia romantica dell'Ottocento. II De Sanctis, osservi comunque la sorridente modestia del-per esempio, che di tale interpretazione lo serittore: bella la «storia» finché si sarebbe stato il massimo esponente, seris- vuole, ma « in quanto storia ». Come trase, fra 1'altro, che il mondo secentesco ě ma e soluzione dei fatti, vuol dire: non co-« un mondo ipoerita e inquisitoriale, dove me libro, che su quella storia egli riuscirá a la vita religiosa e sociále fuori della co- comporre. scienza é meccanizzata e immobilizzata in 66. la dicitura: lo stile; e quindi, in pri-forme fisse e inviolabili », un mondo quin- mo luogo, la lingua. La questione della lin-di in cui « 1'arte intisichisce », perché mon- gua, il problema cioě di quale lingua doves-do « mantenuto nelle apparenze, rimbom- sero usare i letterati italiani, fu, com'é noto, baňte nelle frasi, non sentito, non medi- una delle piů dibattute del primo Otto-tato, non ventilato e rinnovato. [...] II tar- cento. lo della societa era 1'ozio dello spirito, una 68-69. con un'ingenuita... medesimo: in-assoluta indifferenza sotto quelle forme abi- genuita qui ha il senso di sinceritá. Perció, tuali religiose ed etiche. [...] La letteratura siccome il M. nella sua modestia valuta ben era a quella immagine, vuota ďidee e di poca, o nulla, l'importanza del libro, vuol sentimenti, un giuoco di forme, una sem- dire che nulla é la sinceritá dell'origine che plice esterioritá » {Storia della letteratura ha qui deseritta. Quindi: tutto é stato una italiana, 1870-71). Naturalmente il giudizio malizia, un'invenzione. Un modo garbato e sul Seicento ora ě notevolmente mutato per sorridente per dirci di non credere a tutto 1'apporto di nuovi e piú approfonditi studi; ciň che fin qui ci ha raccontato: e per dir-ma dell'interpretazione ottocentesca occorre ci anche che quelle due pagine secentesche sempře ricordarsi nel seguire la lettura del sono opera sua. — Nonostante 1'impegno romanzo. del M. a farci capire che i Promessi Sposi 58-60. In vero... stravaganze: il tono iro- sono invenzione sua e bašta, piu volte nel nico ricopre una veritá di grande importan- passato si é cercato di rintracciare la ge-za: la condanna delle malizie e del mánie- nesi del romanzo in opere dei secoli prece-rismo di tanta parte della letteratura contem- denti. Ma si ě trattato di tentativi di scar-poranea e antecedente. II M. ebbe la co- so o nessun valore. Recentemente G. Getto scienza di contribuire all'aflermazione di un ha scoperto numerose analogie fra il ro-gusto poetico nuovo, basato sulla coneretez- manzo del M. e quello del secentista vicen-za dei fatti e sulla chiarezza dell'espressione. tino Pace Pasini, Historia del cavalier peřin queste parole, quindi, si é sentita giusta-. duto (Venezia, 1644), ed é giunto a sup-mente 1'eco di un pensiero famoso della porre che proprio il Pasini possa essere Lettre a M. Chauvet: « l'essenza della poe- 1'Anonimo autore da cui il M. dice di ave-sia non consiste nell'invenzione degli episo- re attinto la sua storia (In « Lettere italia-di, perché tale invenzione é ció che di piú ne», aprile-giugno 1960). Ma altri eritici facile e volgare esiste nella vita dello spi- eseludono ogni correlazione, se non proprio rito » (1820). con la trama dei fatti, con l'identitk del se- 63-65. in quanto storia... molto bella: per- centista; e quindi per loro 1'Anonimo del ché, come vedremo, non si tratterá solo di M. resta tale. vicende dei poveri uomini, ma di misterio- 72-73. frugar nelle memorie...: incontre-si, decisivi interventi della mano di Dio. Si remo sempře un M. attento indagatore del i promessi SPOs, memorie d prameňte il mondo camminasse alio,; ^ ner chiarirci se vera . j (,bi: a ogm passo ci al, ^.»JK^^ifTe uuello che ci parve " a™ modo. Una ä COse Pm ^'^"qüali non avendo ^ b.'««*»C0Se Ä ti alcum ^"0onaeSrga';amoqin dubbio se fossTr'o ner procacciar rede aire • 80 rebbe piu lent*. * ne«äV„bik 1« dcl n°Str° """"^ ^ dici' u. rifiutando come intollcraoiic Ma, rifiutando come ... ,bbiam noi sost.tuita? Qul «« iura vi a S 5 n^pato s'intromette a rirar 1 opera altrui, s espone Chiunque, senza esser preplo. ^ ^ con(fae jn certo modo l'obbli-a tendere uno stretto conto del a s .^^ ^ ^ nQn pretendjam ;gola di tatto c ^ ^ ^ K ^ avevam ^ punto i 90 95 100 a renaere u>«j ------ . , di dintto, ana qumc K'^icnuiani gazione: ě questa una regoia ui , j; buon gtad0> avevam pro. punto di sot.rarci. Ana, per '^^Jd* di scrivere da noi tenuto; " £,s,o di dar qui ^T^Zf^ del lavoro, cercando d'indo-' a questo fine. ««no «J« . * « » ^enzjone di ribatterle tutte an- onor" vero, nond si presen.ô alia mente una crmca, ehe non le ve-„ssc msieme-una nsposta trionfante, di quelle risposte che non dico r.so -von le question!, ma le mutano. Spesso anche, mettendo due cntiche alle mani tra loro, le facevam battere l'una dall'altra; o, esaminandole ben a fon-do, riscontrandole attentamente, riuscivamo a scoprire e a mostrare che, cosi opposte in apparenza, eran pero d'uno stesso genere, nascevan tutt'e due dal non badare ai fatti e ai principi su cui il giudizio doveva esser fondato; e, mcssele, con loro gran sorpresa, insieme, le mandavamo insieme a spasso. Non ci sarebbe mai stato autore che provasse cosi ad evidenza ďaver fatto bene. Ma che? quando siamo stati al punto di raccapezzar tutte le dette obiezioni e risposte, per disporle con qualche ordine, misericordia! venivano Seicento. uomini, vicende, usi, costumi, con-dizioni sociali, ccc. saranno sempře oggetto di coscienziose indagini in conrormita del gusto squisitameme storico del narratore «Io lo quello che posso per penetrarmi del-lo spirito dcl tempo che devo descrivere ,*J7,isoi«»' in una lettera allami-co Claudio Fauriel nel 1822. Tutto questo aV rlhTs slř1Perfet,ame"te rispondente W> reálií. Sarebbe stato impossibile, per-ché e ricostmzione artistica V poedca «• ^^Tht^á^ in mod° desttnate a , procacd™ ed,Q , C,la2Íoni> mbuiranno a dare„ ■ aUe co* », con a)'Vra; Ia\Í%m ^ «>I.dita sic™, "-u c, ad un tempo, rappresentazione vera e trasfigurazio ne řantastica. . 8*"90 suun° andati... anticipatamente: il M. fu sempře attento studioso della lingua, specialmente negli stessi anni in cui com-poneva la prima stesura del romanzo (1821-''ie,J£\ me,ntre PreParava la prima edi-zione (1827) e la seconda (1840-42). Gene-ralrnente s. e pensato che qui il M. voglia a ludere a libro Senlir messa, pubblicato sol-tanto molt, anni dopo la sua morte. II sM ľl i«/he d Sentir me"a fu comP°-ad ,?„i -6' i*"53 Ae «I M. si riferisca ma Zl f"U0, Precedente, messo insieme e andaľo ľ1""3*0 fra 11 ^ e " 1824 89 I,?" d'-trUtt0 con a'tre "rte. «n ceno sTU: eventuali: con n>odľa8rgľtľveiWdUe Ctjtich£- a sPasso: Per cos! dír° T™?T che Personificando, ri« ďironia 'su Ä' "versa tutta la ca: wntrastano e si 2' he tant0 sPcsso s! combattono con argomentt introduzione: Scheda critica 9 a fare un libro. Veduta la qual cosa, abbiam messo da parte il pensiero, per due ragioni che il lettore troverá certamente buone: la prima, che un libro impiegato a giustificarnc un altro, anzi lo stile ďun altro, potrebbe parer i ■ i i J ' ' - f,' ■ ' — p---------■ «" »>" "«| M11I.I IV i 1 I 1 v Ví Uli .Ulili, ^/\J [7(11 v,i ossero 105 cosa ridicola: la seconda, che di libri bašta uno per volta, quando non ě ďavanzo. j »re sa- a non finirc e col risultato di ncutralizzarsi a vicenda. 102-106. Veduta... ďavanzo: Ylnlroduzio-ne finisce cosi con un discorso serio e ncllo sicsso tempo garbatamente scherzoso. 11 suo tono pacato avvia pianamente alla lettura della «bclla» storia. Ma giá conosciamo non poco di questo libro e del suo autore: una visione pensosa del mondo, un impegno storico attento, una polemica pronta e vi-vace, una saggezza serena, uno stile sem-plice e armonioso. — Nella « Appendice Prima ». costituita da un'antologia di pagi-ne del Fermo e Lucia, ě riportata parte della prima Introduzione che il M. serisse per questo romanzo; in nota si danno anche al-eune notizie sulle altrc Iníroduztont che fu-rono successivamente composte dalPAutore. Scheda critica L'espediente del ricorso a una presunta fönte storica scritta od orale, inteso a resti-tuire un fondamento di venta e credlbilltá al-I'invenzione letteraria, era antico e diffuso nella tradizione novellistica (almeno dal Boccaccio in poi) e in quella del poema narrati-vo (dall'Ariosto e dal Tasso ai loro tardi imitátori ed epigóni) ed era stato ripreso con spirito diverso dagli autori del nuovo genere di romanzo in voga, che appunto ambiva a presentarsi con la qualifica di «storico» (per esempio, da Walter Scott). II Manzoni lo fa proprio, ma lo trasforma. Infatti egli non si limita a dichiarare I'esistenza della fonte, ma la fa vivere e la pone, per cosi dire, sotto gli occhi del lettore, in una pagina riprodot-ta con sorprendente facoltá mimetica, con tutte le sue precise connotazioni ideali e for-mali, dalla retorica moralistica all'ampollosi-tá cortigianesca fino agli artifici dello stile metaforico barocco, fino addirittura alle pe-culiaritá di una grafia obsoleta. Vero é che, con la sua maliziosa imitazione portata fino ai limiti della interpretazione parodistica sen-za cadere tuttavia nella caricatura, lo scrit-tore mostra subito di essersi calato appieno nella realtá dell'epoca che si propone di rap-presentare, e vi allude richiamandosi per in-ciso alle vere fonti della sua non sommaria informazione («abbiamo voluto interrogare al-tri testimoni»); e intanto fin dal principio ri-crea I'atmosfera tipica di una stagione, indi-viduando a uno a uno gli idoli polemici che gli forniranno un bersaglio nel corso del suo racconto, la retorica appunto del linguaggio e la falsitä del costume, il decoro e la ma-gniloquenza apparenti e il vuoto interiore. All'abilissimo pastiche, giá di per sé ricco di allusioni e di implicazioni, si contrappone in maniera nettissima la seconda parte di questa introduzione, con la sua «modernitä» di stile e di contenuto, proponendo il proble-ma di «rifare la dicitura» dell'Anonimo, che non sará, ben inteso, un mero restauro formale, ma un modq nuovo di coltocarsi di fronte ai fatti e ricostruirli nella loro veritä e giu-dicarli. In due precedent! stesure il Manzoni s'era, a questo punto, addentrato a fondo in una serie e in un nesso di problemi che gli stavano a cuore, nell'ambito della sua poetica moderna e romantica, puntando nella prima essenzialmente sulla giustificazione del genere, nuovo specie in Italia, del romanzo, e nella seconda sulla scelta di un linguaggio aperto e vivo e comunicativo da inventáre al di fuori di tutta una tradizione aulica e pretenziosa: problemi e scelte intorno ai quali egli si era a lungo travagliato nella fa-