í*6 Epoc*9 Unuova Italu (1861-19"» La vtthczza del termíne veno libero faisí ehe spesso lo s. nferisca a qualun m* forma delia poesú contemporanea D MengaJdo suggerisce d, l,rrmar7H. ľuso alľambiro delia versificazione e propone d. parlare, a un livcllo P,u ,,„ nio di metnea Uberá, quando si venficano simultancamente lc seguenti cond, ,ioni perdita di funzbne delia rima; libera mescolanza di verši di misura rego-l»rc e di verši irregolari; mancanza di regolantä nclla strurtura delle strote 111), Gfafr™ cipprnsce di distinguere le seguenti forme di libena rm-trica i [„,1, metru luso di verši di misura diversa); 2. irregolantá nel numero tlellt- sillaK-dei verši; y riadattamento delia metnea barbara; 4 verši costnim non m,I nu mero delle sillabe, ma su una particolare successione di accenti. s verši varu bUicr«seguonoUritnxjdiuiuiÉr«sesintattica;6. verši «linean». la cui misuu é determinata solo dalla linea tipografica. Va comunque tenuto presente ehe la poesia moderna oscilla tri t,.? metnea libera ehe si basano su leggi interne e trovano liberi principi di codih cazmne, e forme assolutamente apene, in cui la scansionc dci verši sc-gue solo il ritrno del pensiero, delľemozione, del proeedere casuale delia parola La stessa condizione delia metrictéqualcosa di ambiguo e di alcatorio le misure c 1 nt mi de. verši possono spesso esserc sentiti e interpretati secondo punti di vista loko spesso il ritmo puô essere affidato soltanto al caso. a rumon e ,i terni, ma spesso la presenza di verši tradizionali o di misure ehe ai! iano serve a costituire criteri di organizzazione anche per le strutture vanal conte essist piú apene e irregolari possibile la vita insulsa di quel mondo di profirtatori: ma quando Lueini. in aha-poesie della raccolta, tenta di fare « storia positiva », di commemorare ed esaltarciin tono eonunosso tutti colore che. dal passato piú lontano, hanno lottato per la line razione dell'uomo, il suo Iinguaggio cade in una retorica esteriore, in una verbosita ripetitiva, rivclando nettamente la sua incapacity di operare scelte tra matenaü inversi e il suo scarso rigore stilistico. Questi limiti vistosi si sentono anche ne l-a solitt canzone del Melibeo (1910), in cui la polemica contro il mondo contemporaneo >i esprime in modi affcttati, riifacendosi alia tradizione arcadica e classicistica (non \ d'aitra parte dimenticato che Lucini ebbe sempře un culto singolare per il Carduc-ci a cui dedicö il libretto Ai mam di Giosue Carduca, 1907). 9-8.6. La poesia come scoperta della crisi: il crepuscolarismo Lo spirito di rivolta di cui si ě parlato in 9.8.2, basato sul vitalismo e sujl |r razjonalismo individualistico, tende ad esaJtare il ruolo deU'intellettuak c * scnttore visto come promotore del movimento della storia, come creators «• le torze dell awenire: ma neglt stessi anni si svolgono, in ambienti diversi, ac neesper.enzepoet.che che, al contrario, svalutano la funzione del poeta. ^ candola raarglnale, non colltmante con i grand, valori e disegn. collett.v.. !*>n 9.8. L ^rienze che si ě solit, md.care con .1 termine crcpuscolansmo (cfr. parole S^Xe che muoyono in primo luogo da un rihuto radicale di quel compito cřvile, pubbhco della poes.a che in modi divers, era stato affermato da Socci, D'Annunzio, Pascoli: a produrre questo atteggiamento concorre la di coscienza del logoramento della tradizione e del classicismo a cui i tre P suddetti continuavano a r.manere fedeli. condizionc ilella poesia viene ora analizzata e conřrontata con i caratteri ^ dd mondo moderno: 1 nuovi poeti, di origine borghese o piú spesso pic-^T^ghese, riconoscono íl carattere illusorio di ogni uso ufficiale. celebrati-" vitalistico della parola, awertono una frattura totale tra gli alti raggiungi-^ntidcll'arte e la vorticosa accelerazione del mondo moderno; ma non cre-jono nemmeno piú che 1'arte possa attribuirsi la missione di combattere con-„oil mondo borghese e suggerire valori alternativ! e assoluti. Cercano un lin- íuaggio dle non falsifichi 1'esperienza presente, ehe non la mascheri sotto for- me del passato ormai consunte: ma nello stesso tempo evitano ogni parteci-pgoooe al movimento del mondo. ogni proiezione costruttŕva verso il futuro; jnoolontanissimi dal magniticare le forze della « vita » e non eredono piú ehe la poesia debba assurgere ' come pretendeva il D*Annunzio delle Laudi) a guida per k conquista di un nuovo mondo umano. Ipoeti cosiddetti« erepuscolari» 1 le cui prime esperienze si svolgono pro-prionegli anni della pubblicazione delle Laudi) rendono quindi conto nel mo do piú coerente di una condizione di « crisi» della poesia e delľarte nel mo- parole tav. 2is Crepuscolarismo i Dprimo a usare il termine come categona eridca ťu Giuseppe Antonio Bor-gese (cfr. 10.3.16), in un articolo apparso su « La Stampa» il 1° settembre 1910, Poesia crepuscolare, dedicato a raccolte poetiche di Mořeni. Manini e Chiaves Scegliendo la metafora del crepuscolo per indicare una siuiazione di spegni-■eMoedideclino, il predominio di toni smorzati e attenuati. il eritico parlava OHtlirici che sannoiano e non hanno che un'emozione da cantare: la torp-■Mcciosa malinconia di non aver nulla da dire e da fare*. Borgese vedeva in Ruesta poesia « una voce crepuscolare, la voce di una glonosa poesia che si spe-ne indicava le distanze dalla poesia precedente e riconosceva sue essen-0«i ascendenze nel D'Annunzio del Poema paradisiaco e nel Pascoli. Nel 1911 ^Pio Slataper (cfr. 10.5.2) riprendeva dal testo stesso della Signonna FeUala «Goaano l'espressione « perplessitä crepuscolare ». II termine prese cosi su-°!t0 a cfrcolare ampiamente nella critica e diventd abituale per dehnire un f"PPo di poeti che non costit uivano peraltro una vera e propna «scuola »,ma r"? c°Uegati da temi e scelte linguistiche e da un comune ntiuto di ogni tor-a & Poesia eroica e sublime modernita Arte, nu, mu f uplila Una rivoluzjonc ■ ii!i -in .i Veno il pulato «s Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) mento di maggiore accelerazione della modernita: a questa crisi ťssj spondono con una ribellione veemente (come, in un contesto tuttľi diM tttTtitttokSatpigliatura), ma con una coerente scelta linguistica c pôr^T' attenzione a realtá dimesse, elementari, di breve respiro. Si pongono luon "1 ľ le grandi direttrici storiche e intellettuali, tendono a mettersi tra p-irnii-guardando alle piccole cose (ma senza attribuire ad esse quei valori segr! 1 ľ vicocava il Pascoli), a frammentarie presenze, agli oggetti umili „ dinu-ntican a situazioni banali, alla «grigia» quotidianitá. Nel 1904, in una lettera a Lucini, Corrado Govoni, uno dei primi pocti i repu scolari (cfr. 10.5.14), offre un esemplarc clena) di temi di questa poesia ,. K los, tristi, la musica girovaga, i canti ďamorc cantati dai vecehi nelleosterie, le preflu, re dclle suore, i mendicami pittorescamente stracciati e malati, i convalesecnti, $ WMHniWniTWnwnnfcipfeni (H nddii, lc primavere nei collegi quasi limorose, le cam pagne magnetiche, le chicse dove piangono indiťferentemente i ceri, le rose chc si sfogliano su gli altarini nei canti dellc vie deserte in cui cresce l'erba...». 11 rifiuto dei valori piú vistosi del mondo borghesc e delle forme piú rumorose della moder niti si traduce in adesionc agli aspetti« minori » di quelJo stesso mondo borghese. a tuno ció che nella vita di ogni giorno apparc incerto o secondario, alľorizzonte ap-partato delia provincia. II poeta si sente vicino a questa realtä proprio perché annulla il peso del propnu 10 (ncl qualc ďaltra parte sente venir meno ogni vitalita) cd ě sospeso Ira teira nu linconia c distaccata ironia; 1'arte stessa ě sentita come qualcosa di precano, di ar bitrario. di futile: spesso essa ě segno di malattia (ma della malattia non si la roman tica cd estetizzante esaltazione), indice di debolezza e fragilita ed espressionc ih víte precaric (c molti furono i poeti crepuscolarí che morirono in giovane eta) Questa autoemarginazione del poeta eselude espliciti programmi cd elaborazio ni tcoriche: il crepuscolarismo non č un movimento o un gruppo compatto. nu un MM di autori accomunati in primo luogo dal rifiuto dei clamori e delle anibrzio-ni della poesia ufficiale e dalla non partecipazione alla battaglia intellettuale con-temporanea. Ma, su questa base, esso opera una vera rivoluzione stilistica. danu uno sbocco reále a quella esigenza di nuovo che percorreva la poesia tra la,I,K l'Ottocento e ľinizio del Novecento; con i pocti crepuscolari la rotlura ion ^ guaggio poctico della tradizione ě totale: vengono definitivamente abbandona^ forme auliche e classicistiche (che persistevano ancora entro il tessuto purLOil ^ vo della lingua di Pascoli), si immettono nella poesia materiali e toni di tip" ľ stico.Sitrattadi norninano»anc guaggio della pt^o, útteoM, M soitopone a una trasformazionc che la della prosa, del comu"^,|.'nn,m Muoiidiann, una propna forza interna, capace addirittura di produrre nuo^ calitä Questo desidcrio di prosa porta a una piena affermazione del n ^iim.llU-(clr (.fnkri ■ TKNiciii., tav. 214) e agisce anche quando vengono cslc ' iiiiei""'1"'' Alle radiči di questa nvoluzione « crepuscolare » stanno van l,rlť!11-1 jm|xi|isn>" poesia di fine Ottocento, in primo luogo aleune tendenze del tjirdo s| , rrancese c fiammmgo, che avevano insistito proprio su immagini di ^ |iu"(]1, t u su un mondo minuto e stumato, malinconicamcntc ripiegato su se stesst^ I nnxlcUi puscolari ricavano temi e spunti da poeti come Francis Jamnns, 1 W"s iiiri 9-8. Ľalba del nuovo secolo 539 aMaeterlinck, 186Z-1949,JulesLaforgue, 1860-1887) maderermi„ . • • ■■ £riroento ad a.cuni aspett, della Scapigliatura 'WratZoTSS" 1 defle Myriow c dei Canti di Castelvecchio. v mco' gjjpetto ai loro modelli i crepuscolari«»nquistan« una «pacta tutta nuo- n tlsclD0 rtdi&r parlare e respirare le scniplic i o ise. sen/a hü si riunirono alcuni amici poeti roman, (come Fausto Maria M«™ ■93.). a cui s, aggiunsero altri crepuscolari che rfeMoreuiÄgnoprec^eesÄ «M serie di piecoli volumi di poesie, tra. quali D^^J£mMmk mche. >906), Elegia (1906). Libro per Li sera JelLi ernenn (1906I. spen ^ fc ^ "■modo audace e coerente, il verso libero. La sua biograha, ta ^(maaä0i ck ddl. — "»le e dalľattc-sa della morte, lo pone in una ^Ä™^„emplare cheil ^PDma la sua voce con la prossima fine: ma egii rU,u'a j |IVL.]lt, della viia P«cou- artribuiva al suo «fanciullino». mette la sua u chepjange». eben-^ »onplice e ordinana, come quella di« un piccoto wna r^soLaone jel *"»ünome stesso di« pocta» («lo dice la sua po«**W ^ abband.; poeta sentmn-HUle). Egli sembra voler espnme^ ^ ^ Ci]Ui-^ a un ptanto dire.to ed elementare: ma '"T^^ndizionc. in un » .^hacreduto) in unosguardodisperatoalla PÄell4<,viw»come-**nwico; la sua a.tesa della morteranebe un nftwd ^f&^ »^P«tacolo, ě panecpazione aU'essere p.u «^rnune ^ ^ ^ ^ta. **Wemplazione delle « povere piccole cose » v ****ineterribilmcme pertetta del Null-«" 54° Epoc*9 La nuova Italia (1861-1910) ii Mini. I" el La poesia di Corazzini coglic il vuoto ehe si annida nelle cose, nel u„,,„, nella parola: sembra volersi svolgere in assenza di pubblico, nella nmsica ,1, MI1 «organo di Barberia» (figura assai amata dal crepuscolari) che «ncssum, ascolta»; cerca un coUoquioe una comunione di «anime» che si dia ml silcn zio, ehe riesca a vivcre cntro la negazione della vita («la bella / Vita imagines mo in una chiara / morte»). In poche essen/.iali immagmi (iorazzini inscguc questa vita che vive fuori di sc, queste voci inascoltate: vecchie canzoni di cui si ě perso il ricordo e il senso, speechi che sembrano conservare la traccia di pre senze svanite, sere domenicali piene di stanca tristezza, luoghi abitai 1 da malati che attendono la morte (come in Toblack, gruppo di componimcnti sulla citta dina tirolese di Dobbiaco, che řungcva da ospedale e sanatoriu I I 1 ra le ptcghc ili questa poesia del silenzio e delľassenza afňora a tratt i qualche haleni> pni se greto, qualche frammento di un allucinato colloquio simbolico. 9.8.8. Guido Gozzano: vita e opere Guido Gustavo Gozzano (che si řece poi chiamare soltanto Guido) nac que a Torino il 19 dicembre 1883 da buona famiglia borghese, che possedeva ville nella zona di Agliě, nel Canavese, dove egli soggiornö a piú riprese. Si iscrisse alia facoltä di legge, ma non giunse mai a laurearsi e preferí interessarsi di Icttcratura, seguendo aU'universita di Torino i corsi di Arturo Grál (ctr. 9.7.11), insieme ad alcuni giovani, che costituirono con lui il gruppo dei crepu-scolari torinesi (GiuLio Gianelli, 1879-1914, e Carlo Chiaves, 1883-1919. a loro furono vicini anche il milanese Carlo Vallini, 1885-1920, e un altro tori nese, Nino Oxilia, i 889-1917, che cercö di adattare il nuovo linguaggioelabo-rato dagli amici a una esaltazione delle macchine e della societa moderna . db Gozzano, che era di salute malferma e non ebbe mai un vero lavoro, partecípo letto.no alla vjta cultUrale e mondana della Torino di inizio secolo; dopo aPPassK'n. / j via del nfufto letture di Schopenhauer e di Nietzsche e dopo alcuni tentativi in versi ^ ^ pronta dannunziana, rivelo la sua nuova poesia nel 1907 con il vo'umett°,sja un del rifugio: il titolo indicava giá chiaramente come egli cercasse nella poes ^ ^ « rifugio » dal turbině delle passioni e delle aspirazioni mondane, uno sp' ^ margini, fuori da ambiziose prospettive storiche e intellettuali. ^a lgu, t)t-. Pocu poeta vi appariva sotto il segno della rinuncia alla vita (un «gioco atta f su. .nuna, gn0 Ji viluperi0)>) e una sospensione dei desideri (« Un desiderio. * ^ pino nel trifoglio / e vedo un quatrifoglio / che non raccogliero»), *Pt!j ^ jei accenti fortemente patetico-sentimentali; ma vi si trovavano anche c ^ ^ componimenti piú origináli di Gozzano, Le due stradě e Uamica Jl ""^ N'c.||0 ranza, che dovevano confluire nella piú importante raccolta succcSS1,V'/>lMAi ia stesso 1907 iniziô la sua inquieta relazione con la serittrice torinesi ^ ( Guguklminetti (1881-1941; sono moko interessanti le lettere c u ^ scambiarono), e vide aggravarsi, in seguito a una pleurite, i scgni iu • h ., colosi, che doveva condurlo alla morte. Alla vita torinese fu costretu „, nare sempře piú frequentemente i soggiorni di eura al mare (sop«« ! a mulattu 9-8- Lalba del nuovosccolo 54' Liguria) e in montagn Nel 1911 apparve K oltrc che nella prediletta villa del Meleto ad Aaliě il suo libro piu importante, /colloam i niiZZ. g gOO disposti, secondo „n P,c ,s„ d,s,..... .....,. ^ ^ ZSZZ (^preSenta<*™ minimi >> diventa uno sguardo struggetite al-g,J2*Ua Poesia, alia sua tnut.lita e alia sua deÜcatezza, minaccuta dali < ^te» natura artificialc costruita dall'uomo moderne Gon II viaojno in Indu (.ollahorízjoni »II«TI1.1I1 c I IVISlť Cíli iillinii um ftrféUe: 'Hli IľllUK'IK- ddla n hum 1j ddicilczzl oVIUpociú coniro b \viaaA ili-ILi Horu mentre infuriava la Huesto tentativo com' sommesso c «inattuale», JJä^w mondiale, Gozzano chiudeva la sua vita lasciandoci imnug.n CS^0 CercatorĽ di f^alle: era un «gesto» che lo ponev. lonuno da fc^Poranea tendenza letteraria (G. Spagnoletti), un tenerog«* ^^üeresistenzaallaviolenzamassicciaetmpUcabile della stona,^ rrne delia distruzione di massa. 54i Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) 9.8.9. La poesia dei Colloqui. u raccolu A parte la suggestiva prova, incompiuta, delle Farfalle, la poesia cit (iozza no resta affidata ai Colloqui, nel cui organismu si dispongono ventiquattro componimenti in metri diversi, legati tra loro da una comune tematU .1 e l)n ritmo narrativo e colloquiale. La voce del poeta non si abbandona qui a una di retta effusione lirica, bensí discgna (quasi sempře parlando in prima persona una ideále biografia intellettuale, costellata di figuře in movimento, di luoghi Ľ di vicende, che restano pero quasi sospese, inaťferrabili. 11 rtmironio AUa radiče di questi versi c'ě uno struggentc ed elementarc loudo romanu ■ 0,1 i nxxlelli co, un giovanile desiderio di felicitä e di amore, di comunicazione appassionata e vitale, di bellezza, di dolcezza, di contatto col mondo řemminile. Ma questa esuberanza giovanile ha dovuto fare molto presto i conti con i modelli danntin ziani, con le immagini estetizzanti della poesia, della gloria, della conquista, dell'eros, dominami alľinizio del secolo: la formazione di Gozzano č stata sc-gnata (anche a livello stilistico) dal dannunzianesimo, con il quale egli continua a confrontarsi anche dopo averne awertito il carattere tittizio. La sua poesia piú autentica nasce quindi da un « dannunzianesimo rientrato» (E. Sanguine ti): dopo essersi formato sulla poesia delle sensazioni trionfanti, della vitalita onnivora, Gozzano scopre invece la presenza quotidiana della malattia, della delusione, della incomunicabilitá amorosa, della menzogna e della malincoma. che lo spinge a guardare non verso un futuro da conquistare, ma verso un pas Rovnciamcnu. sato fatto di esistenze fragili, marginali e irrilevanti. I romantici sogni iniziah m del i.iWimc trasřormano cosi in passione per tutto ciô che si perde e si cancella, per le víte appartate e ombrose, per i quieti interní casalinghi, per le stampe d altri tempi. per le « buone cose di pessimo gusto»; alľenergia conquistatrice egli oppone una «giocosa / ariditä larvata di chimere»; alla pretesa di porsi al centro e presente, nel punto piú alto della storia, oppone il gusto per la provincia. p^ un'umanitá che vive un'esistenza banale e ripetitiva. Desideroso di immerg ^ nella dimensione « borghese » piú incolore, egli sostituisce alla figura er0ica. , poeta-vate, del superuomo, un esile soggetto umano, «un coso con due ga^ detto guidogozzano», che arriva a vergognarsi «ďessere un poeta », amori per donne fatali, attrici e principesse (ne ě inquietante immagme a^ na che pattina sul ghiaccio incrinato, incurante del pericolo, in Invernat. | ^ oppone gli « amori ancillari», i rapporti privi di sentimento concuoc ^ mcriste »,« crestaie » o i sogni di quieti affetti con donne troppo da lut< Ľ incapacity dl VITU Kel ane. Questo rovesciamento del sublime poetico contemp^^^ v'erarneniť '«» so e spettacolare, ě pero carico di ambiguitá. nessuna scelta r nenime definitiva e consolante per il poeta. Egli non si identifica tino 1» ^ tro,i no con quelľuniverso umbratile in cui sembra poter trovare « ' r* nza; in ognl te a ogni situazione egli prova un senso di perdita, di "gP^SS^ gesto awerte 1'insidia della menzogna, scopre le tracce delia sU'entatjvo Ji111,11 «esteta gelido», di «sofista»; si sente sempře altrove, nel vano ^ ^ ai r|Vt r' essere piú se stesso («Ed io non voglio piú essere io!»); e tu 9 8. L'alba del nuovo secolo jOÚ a fare delle vere scelte, si lascera sempře trasportare dal tlusso indifierentc delle cose, nnunciando a intcrvenirvi, a trasformarle "lainerente Tutta la poesia di Gozzano si costru.sce cos, su un confronto, carico di am-b^ui nsvolt., tra l.velli dtvers.: anche per quanto riguarda la lingua egli non crea un discorso dircttamente pr«,saico. ma. come ha notáto Montalc' rLiun-ae grandi nsu tat. proprio «faccndo cozzarc laulico col prosaico ». pi'egando il finguaggio della tradizione piu aha a toni da conversazione quotidiana intrec-ciandoloa modi banalmente « borghesi... a termini del lessico piú gngio. A tale scopo si serve spesso di citazioni da classici (in primo luogo Dante c Petrarca I per ricavarne fiasi assimilabili alla piú pedestre comunicazione di tutti i giorni; io Stesso intervento egli opera sulla metrica, sottoponendo le sue forme chiuse e tradizionali a variazioni moltcplici. tra voluta monotonia, momenti di falset-l^improvvise cadute verso il «basso», spezzatureegiochi preziosi (eGozza-no sa trarre effetti eccezionali anche dall'uso straniante della rima, come nel ce-lebre caso camiae-Ntetzscho. I La compresenza di diversi livelli stilistico-linguistic! ě al tempo stesso com-ptesenza e confronto tra diverse possibilita di vita: per questa via si costruisce Yirorna di Gozzano, che corrode tutto il suo mondo poetico, le Stesse figure «buone» (verso cui sembra andare la sua partecipazione sentimentale), la stes-M figura del poeta, i suoi gesti, le sue parole. L'accento piú singolare di questa poesia sta proprio nell'inscindibile legame che essa istituisce tra il momento dďapartecipazione affettiva, del rimpianto per ciö che si perde, per la Iragilitá ^HpXnee delle esistenze, e il momento dell'ironia (che assume anche toni SCOStanri, ingrati, traducendosi in diíesa dal rischio del sentimentalismo). m I componimenti piú belli dei Colloqui ben manifestano questo confronto tnpatetismo e ironia. In Le due strade, 1'incontro del poeta, che passeggia insane a una « Signora scaltra», con un'adolescente in bicicletta genera un ím-mediato confronto tra opposte immagini della temminilita. tra la donna matu «%«da troppo tempo bella, non piú bclla tra poco», e la giovane «forte bella WBtte bruna», da cui traspare il miraggio di un'inafferrabile felicita. Su un «"fronto tra presente e passato si regge L arnica di normaSperanza che pren-«lespunto dalTamore del poeta per le vecchie stampe e le vecch.e toto per 1 w **re appassionatamente U mondo borghese di meta Cjttocento e la dote 5* «romantica» deU'adolescente Carlotta. sfiorata da un ^posaibüeva-ftaggiamento (ma nello stesso tempo quella realtä ě oggetto d. un *staccato *tt»o, che si rivela in modo piu esplicito in un componunento esclus [ f,.. - .----" Scontro tra .mlico 1 c prcnaico Com- Lironugo Le due limit C«otumunasortadig.ocochc\^i jncordodiuna«cau> )ncti'amo *)• Ancora un confronto con i\ passau . ( una dtch.ar •^Wtadura^tel'mfarfliasiham^'" *^le rose non colte, per «le cose d*g» .Ucttual, dive u «* . U confronto si da spesso tra hvell. s, cuj con eh nc n . Mundesiderio di comun.carc con ciocn ^ o*** "^^iche (e'e add.nttura un Elogto J«i 544 Epoca 9 L ,a hah* (1861-1910) more, appena sfiorato, vissuto nella reticenza e nclla d i borghese, «quasi brutta, priva di lusinga», dai modi ttkati m, con una raga2?a , 1 •. 1 1 ozonu casalinghi c tamihan: ce ne paria u celebre poemetto in šestine di cndecasillabi La sign, ľeliata owero La Feltcttä (1909), ehe ha come sfondo le campagne dcl (au w seed ě ambientato in una vcechia villa (Vill'Amarena) piena di oggetti banali 1 di presenze medioeri. Nel rapporto con la figura femminile, proiettato nell 1 « malincoma » del ricordoe del distacco, il poeta manifesta tutto il suo dcsulc rio di fuggire da se stesso, trasformandosi in un sorta di « uomo ďaltri tempi un buono / sentimentale giovane romantico*; ma la sua ě soltanto una recita-zione appassionata, ehe non instaura aleuna reale comunicazione con la «si-gnorina», ehe lo rende ancora piú estraneo a quel piecolo mondo borghese (una passione altrettanto straniata impronta un componimento non compreso Ľipoifíi nei Colloqui, Ľipotesi, 1908, una specie di preludio alla Signortna Felicita, in cui il poeta vagheggia una futura tranquilla vita borghese di sposo delia stessa Felicita, in una «villa remota del Canavese*, nel lontano 1940). E ancora su un confronto tra il mondo moderno e un'antica, monotona vita dai limitati oriz Tonm> zonti, si fonda il fascinodi Tonno: nelľatmosfera delia cittä, insieme provincia-le e internazionale, il poeta vede le radiči delia propria esistenza, i segni slab brati di una sua «anima borghese e chiara e buia». Le contraddizioni e le ambigue «recitazioni» ehe hanno origine dal con vergere di diversi livelli di realtä trovano una sorta di desolata pacil icazione nel ľultima sezione dei Colloqui, dove campeggia il protagonista del componimen • li rumrm to Toto Merumertt (1911, presente anche nel lavoro In casa del sopravvissuto), cioé il «reduce», figura delia «rinuncia», il «sopravvissuto» all'amorc e alla morte, ehe é stato capace di fare il vuoto attorno a sé, ehe sa non sentirc e non amarc, e ha scelto di vŕvere in silenzio, nellinettitudine e nella sconfitta, nell in^ ditferente attesa delia morte, «con una madre inlerma, / una prozia canuta eu una zio demente». Anche qui ľaccettazione di una « vita piecola e borghese» e corrosa dall'ironia, da un senso di separazione e di non appartenenza. Ma (so-prattutto in Pioggta ďagosto, pubblicato nel 1910 col titolo Verso lafede) la na tura, con le sue forme pni semplici e minuté, sembra promettere un SPn:OT,x^ autentico e una diversa poesia (quella ehe Gozzano tenterä poi nelle Farfa <■ 9.8.10. Un poeta ehe non ha «nulla da dire»: Marino Moretti ^'ormiiiu Men tře 1 SU" Abandon« di qualunoŮe vT U COS"uisce su ""a sorta di vuoto totale "ormakápiud^ ["Z^*' suJJ ^ttazione incondiziomta delt. 2 T de,,le P* rappreseml " ^POCt,Ca .d'' M°re"'- d°po esscrsi P08" C°' chiuderstall-inizjo^™^1^ cd «emPjan del crepuscolansmo. sembro — .v. ľ^Pj^^moodkle, sosúJ, da un. ampia st.rlt- j, i-----o--------------* «- ■ i opere narrative, di seritti di memoria e di divagazione, ma negli anni. ente produzione in versi che si rjaJi« retti il crepuscolarismo manitesta 1. i vece vaal P 9-8- Lin» *i nuovo secob pŇlunga vita. la propna s.ngolare, sotterranea soprawivenza. ^25ÄSÄ £ « SSa p,ccoU ******^ - proprio scarsc amtiwiini drammatichc. si accostó .ill. renze tii qucgli anni c puhhlico subito novcllc Ij nifTitrvi 11'jttrviu lmliHcrrnza jIU rrKxlcmita 1 difficili amiozia. Accortosi ben presto ďdíc osto alla vrvace vita culturale ddla Fi _c ,~, íeTCR,;^'905risalelaraca>liaDm<>inaspettaiamcnuairatliviiá poeti nerohe ca con quattro racwltc: /. 'ultima estate (196»)), J re anni e un giomo (19711, i-r pove ■ Mae. Diano a Jue voci i 197}), Diano senza le date (1974) íjr La poesia di Moretti nasec da una condizione di totalc inappanenenza cd eatrtneitá ai modelli culturali vigenti, al febbrile universo letterario della mo dernitá, con il quale, da giovane provinciale. si trovo a contnmtarsi nclla Fircn Mddl'inizio del secolo. lígli inizió guardando soprattuno a Pascoli. cercando, •ttttvcrso di lui, un linguaggio deH'intimita, delle cose- concrete c hmitate; ma ■00 tento aleuna idealizzazione delle piccolc awe, aleuna ncerca dl scnsi na •ami e segreti, ed eluse qualunque nchia.no dcl classicismo. Nellc tre raccoltc N*licate tra il t9i 1 e il'. 5 riuscí a dare voce a una condizione P«^ol«cse- p«™ •Wadal non avere, dal non saperc, dal non essere: Moretns. ^F^fP". Prioperche non partecp.. al dibatt.toculturale, ««>P«««^™?™d \| «P«itádi vita, non ha ne «rcmo» ne « al. -n ha kl'^^'^^ «(*Aver qualcosa da due ncl mondo a * J, quoU „„, » veramente / perchc io non ho nulla da dire.)■ ^ ^^ ^ s,„ pobabUntcnte non esiste nemmeno .1 poeta chc ^ M ^ ,| wacheeglinonsappianemmenodieststere).auq ^xms ™oesilissimo di una mal.nconia dolcee rasscgnau.. dc|icaU, egoistic*e «»«o», con una mus.ca tener... nello s.esso .e.np< ^. . , p t^^^r^unM^ •t^^:»n.....asp,,d.r.,,nZa,,,ca.unrcS 546 Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) Una dimensione vitale « minima » L'ultima produzione «...10 sono quel che sono » «II nuovo non esiste» duo attaccamento alia vita, che ě solo « una parola o un nome / breve di tro lettere», ma che fa comunque emergere affetti (esseri2iale il tema del^ra" porto con la madre), ricordi (come quelli della scuola), sensazioni elementar" situazioni e immagini da cui ě sparito ogni colore (e non ě un caso che a tra< ciarle sia il lapis, col suo « color che non ě piú colore »). Emerge cosi una « mini IBA» dimensione vitale, in cui si affacciano le figure tipiche del repertorio cre-puscolare e i luoghi dove la vita appare fascinosamente sospesa (come scuole conventi, stazioni) e in cui si afferma, comunque, la sotterranea autenticita di ciö che tace e non fa rumore. Tornando alia poesia nella vecchiaia, Moretti ripropone quell'atteggiamento «minimo» attraverso una insistente conversazione musicale, in cui l'io del poeta sembra emergere miracolosamente fuori del tempo, e afferma una soprawivenza che ě continua sorpresa: il vecchio sembra scoprirc se stesso proprio grazie alia sua condizione marginale e appartata («Grande scoperta: io sono quel che sono»). in cui tutte le cose si negano e insieme si riconoscono, in cui si svela la natura aleatoria del rapporto tra essere e non essere, tra sapere e non sapere, tra partecipare e non partecipare. La sua voce ě cosciente di svolgersi «nonostante tutto», conoscei pro-pri limiti e le proprie mancanze; e questa coscienza conquista una giocosa liberta da ogni costrizione stilistica, da ogni necessitä di farsi vedere dal pubblico secondo esemplari precostituiti; si anima di sottili malizie, di improwisi sberleffi, di ricordi lontani che si sovrappongono al presente, come se il tempo fosse cancellato. Egli abita dentro le cose e le parole avendone annullato ogni spessore ideologi-co; ha visto che il tempo ha smentito infiniti programmi, progetti, illusions tinendo per dare ragione proprio a chi non aveva « nulla da dire»; e da ciö puö ora ncavare una Serena allegria, sapendo che «il nuovo non esiste» e che vani erano i clamon della modernita che hanno attraversato il nostro secolo. Seguendo il motto « in casa mia scrivo come mi pare», il vecchio Moretti ha prodotto, in anni pieni di teonee manifesti, una grande poesia che meriterebbe un'attenzione molto maggiore quella che ha ricevuto: una poesia che trova la sua forza proprio nella sua inattu tá, nella sua indifferenza al divenire.