[la «donna tiqre» del suo fnllimor,w~ Igli rappresenta ritraendo ve °TS^T^ ^ ^ 6 VÍ,tde ? qUe"a t passione lo fa maldestramente e lanS ' °nd° P°' sPerimenta la «9'ovenJu» e la vecchio Iii vecchio che Kl trag,Camente' a ProP"e spese, come potrebbe farlo un Ate ttttrc ÄffiSnon ane,ava p,ü di ucc,dere ma si Jni iní •« J í * ?° '? f°SÍ dell'ePis°dio, scandendole sulla base dei mulo menti interior, d. Em.lio. S, mdividuino, sulla base delle analisi da noi condotte per questo e per I episodic precedente, le implicazioni di ciascuno stato ďanimo del protagonista. I i>. descnva a tecn.ca di analisi del vissuto interiore di Emilio adottata da Svevo in questo episoaio (e nell mtero romanzo). Prefazione e Preambolo La senilitä, come condizione metaforica, di Emilio Brentani diventa in Zeno Cosini, l'ul-timo e maggior "inetto" sveviano protagonista delia Coscienza di Zeno, una condizione reale, se pur accompagnata dalla medesima "malattia "morale che affligge i precedenú personaggi. Zeno é ormai vecchio e decide di mettersi in cura da uno psicoanalista (segno giä questo delle decisive componenti culturali che ora intervengono a precisare le intuizioni psicologiche di Svevo), che gli chiede di stendere le proprie memorie, oggetto delVopera che si finge pubblicata dallo psicanalista stesso «per Vendetta» quando Zeno interrompe la cura... La prefazione e il preambolo che qui riproduciamo pongono sin da principio alcuni dei temi fondamentali del romanzo. /La coscienza di Zeno/ 1. PREFAZIONE Io sono il dottore di cui in questa novella si parla talvolta con parole poco lusin-ghiere. Chi di psico-analisi s'intende, sa dove piazzare ľantipatia che il paziente mi dedica.1 Di psico-analisi non parlerö perché qui entro se ne parla giä a sufficienza. Deb-bo scusarmi di aver indotto il mio paziente a scrivere la sua autobiografia; gli Studiosi di psico-analisi arricceranno il naso a tanta novitä.2 Ma egli era vecchio ed io sperai che in tale rievocazione il suo passato si rinverdisse, che ľautobiografia fosse un buon preludio alla psico-analisi. Oggi ancora la mia idea mi pare buona per-10 ché mi ha dato dei risultati insperati, che sarebbero stati maggiori se il malato sul piu bello non si fosse sottratto alia cura truffandomi del frutto della mia lunga paziente analisi di queste memorie. 1 Chi di psico-analisi... il paziente mi dedica: ľantipatia di Zeno verso il dottor S. si colloca «nella componente aggressiva, di ribellione e autodife-sa, che caratterizza l'atteggiamento del paziente verso ľanalista, e che normalmente si accompa-gna a un'altra, opposta, di abbandono e dipen- denza» (Benvenuti). 2 arricceranno il naso a tanta novitá: la pratica psicoanalitica reputa valido ai fini della terapia esclusivamente il rapporto ehe si instaura fra paziente e analista, escludendo ogni altra forma di autoanalisi. i < iassk i 1.0 pubblico per vendetta e spcro gli dispiaedt. Sapp.a pero ch .» sono pronto di dividere eon lni i lauti onorarii ehe ncaverô da questa pubbl.caz.one a patto egli ,s riprenda la eura. Se.nb.ava tanto eurioso di se stesso! Se sapes.se quante sorprese potrebbero risultargli dal eommento delle taňte veritá c bugie ch egli ha qin accu- mu,ate!" Dottor S.> 2. PRKAMBOl.O 20 Vedere la mia infanzia? Piü di dieci lustri me ne separano e i miei occhi presbiti forse potrebbero arrivarei se la luce che ancora ne riverbera non fosse tagliata da ostaeoli dogni gencre, vere alto montagne: i miei anni e qualche mia ora. II dottorc mi raecomandö di non ostinarmi a guardare tanto lontano. Anche le eose recenti sono preziose per essi e sopra tutto le immaginazioni e i sogni della 25 QOtte prima. Ma un po' dordine pur dovrebb'esserci e per poter cominciare ab ovo, appena abbandonato il dottorc che di questi giorni e per lungo tempo lascia Trieste, solo per facilitargli il compito, comperai e lessi un trattato di psico-analisi. Non £ difficile d'intenderlo, ma molto noioso. Dopo pranzato, sdraiato comodamente su una poltrona Club, ho la matita e un 30 pezzo di carta in mano. La mia fronte £ spianata perchd dalla mia mente eliminai ogni sforzo. 11 mio pensiero mi apparc isolato da me. Io lo vedo. S'alza, s'abbassa... ma e la sua sola attivitä. Per ricordargli ch'esso £ il pensiero e che sarebbe suo compito di manifestarsi, afferro la matita. Ecco che la fronte si corruga perche ogni parola £ composta di taute lettere e il presente imperioso risorge ed offusca il 35 passato. Ieri avevo tentato il massimo abbandono. L'esperimento finl nel sonno piü profondo e non ne ebbi altro risultato che un grande ristoro e la curiosa sensazio-ne di aver visto durante quel sonno qualche cosa d'importante. Ma era dimentica-ta, perduta per sempre. 40 Merc£ la matita che ho in mano, resto desto, oggi. Vedo, intrawedo delle imma-gini bizzarre che non possono avere nessuna relazione col mio passato: una loco-motiva che sbuffa su una salita trascinando delle innumerevoli vetture; chissä dondc venga e dove vada e perche sia ora capitata qui! Nel dormiveglia ricordo che il mio testo asserisce che con questo sistema si puö 45 arrivar a ricordare la prima infanzia, quella in fasce. Subito vedo un bambino in fasce, ma perch£ dovrei essere io quello? Non mi somiglia affatto e credo sia inve-ce quello nato poche settimane or sono a mia cognata e che ci fu fatto vedere quale un miracolo perche ha le mani tanto piccole e gli occhi tanto grandi. Povero bambino! Altro che ricordare la mia infanzia! Io non trovo neppure la via di awi-50 sare te, che vivi ora la tua, dell'importanza di ricordarla a vantaggio della tua in-telligenza e della tua salute. Quando arriverai a sapere che sarebbe bene tu sapessi mandare a mente la tua vita, anche quella tanta parte di essa che ti ripugnerä? E intanto, inconscio, vai investigando il tuo piccolo organismo alia ricerca del piace-re e le tue scoperte deliziöse ti awieranno al dolore e alia malattia cui sarai spinto 55 anche da coloro che non lo vorrebbero. Come fare? £ impossibile tutelare la tua culla. Nel tuo seno - fantolino! - si va facendo una combinazione misteriosa. Ogni m.nuto che passa vi getta un reagente. Troppe probabilitä di malattia vi so-- per te, perche non tutti i tuoi minuti possono essere puri. Eppoi - fantolino' - no J Dottor S.: la sigla forse allude a Sinmund Freud al Hntínr Qt»b»i n t stesso o forse ill'intor- |c,kmih c. V Stekel> un ^laboratoře d Freud perso sttsso o torse all autoa (Schmitz-Svevo) o ancora nalmente conosciuto da Svevo. sei consanguineo di persone ch'io conosco. I minuti che passano ora possono an-che essere puri, ma certo, tali non furono tutti i secoli che ti prepararono.4 Eccomi ben lontano dalle immagini che precorrono il sonno. Ritenterd do-mani. * / minuti.., prepararono: «ci6 che il narratore, e lautore dictro a lui, pensano in realta, al di la e al di fuori di ogni ammiccamento a Freud, e che il bambino sara chiamato a soffrire di una malattia che appartiene alia vita stessa, destinato percid a scontare, insieme alle proprie, le colpe piu gravi, secolari, dei padri. £ piu che mai manifesto, qui, il carattere di anticipazione che il Preambolo rive-ste in rapporto alle conclusioni di cui si fara cari-co l'ultimo capitolo del romanzo» (Benvenuti). Sui primi capitoli del romanzo proponiamo alcune osservazioni di Giovanna Benvenuti: La Prefazione non riveste affatto, come alcuni hanno affermato, «un valore soltanto for-male, di giuoco letterario», ma si costituisce invece parte integrante di un sistema che vuol essere, per sua natura, per scelta delľautore, intensamente problematico. Individuati in-fatti, nello spazio breve di una pagina, alcuni tra i motivi piu importanti del romanzo, quello della malattia, della scrittura a scopo insieme conoscitivo e terapeutico, della resi-stenza che Zeno oppone alia cura (e del suo «antagonismo» quindi con il dottor S.), il rac-conto fa capo a una voce narrante che appare per molti aspetti inattendibile, che instaura da subito quel clima di dubbi, di incertezze, di interrogativi sempre aperti che presiederä poi all'autobiografia di Zeno. E il lettore virtuale, esterno al testo, esplicitamente evocato dal dottor S., non solo viene delegato a sciogliere di suo l'enigma di Zeno ma anche ha la sensazione, fin dall'inizio, di assistere a una schermaglia fra i due personaggi, di cui ě chia-ramente chiamato a far da arbitro, senza che ľautore ľorienti, preliminarmente, a favore delľuno o delľaltro. Tanto piu che appena dopo, nel Preambolo, sará Zeno stesso a con-trattare con lui le modalita di fruizione del testo, in uno sdoppiamento della frase proe-miale che non ha precedenti facilmente riscontrabili e che denuncia, giä in sé, ľintenzio-nale anomália del racconto, la sua profonda ambivalenza, la sua disponibilita a molteplici e diverse chiavi di lettura. A carattere insieme espositivo (in quanto illustra le finalitä e i criteri del narratore) e narrativo (in quanto racconta le prime giomate di autoanalisi), il Preambolo offre una ri-sposta immediata, puntuale, alle aspettative suscitate dalla Prefazione. 11 dottor S. aveva al-luso a un suo rapporto difficile, controverso, con il paziente: e Zeno conferma, pur senza parere, di avergli sempre disobbedito, di aver nutrito nei suoi confronti, fin dall'inizio, una sorta di sottile oscura diffidenza. Consigliato di attenersi, per cominciare, ai ricordi piu recenti, punta subito di propria iniziativa alia meta piu ambiziosa (vedere ľinfanzia); insoddisfatto delle cognizioni che il medico gli ha trasmesso, compera e legge un trattato di psicoanalisi, non giä per farílitargli il compito, é lecito supporre, ma per mettersi in gra-do, piuttosto, di gestire da sé la propria cura. Il dottor S. aveva detto che il malato si era mostrato tanto curioso di se stesso, e che stranamente pero si era sottratto, alľimprowiso, alia terapia: e Zeno spiega, a proposito dei suoi primi tentativi di autoanalisi, come sia mosso da un sincero desiderio di vedere, di ricordare, e come tuttavia, vedendo e ricordan-do, non possa fare a meno di giudicare inattendibili, involontariamente bugiarde, le immagini evocate. Ancora oltre, dalla «visione» di un bambino in fasce, in cui stenta a rico-noscere se stesso e identifica invece il nipotino appena nato, trae spunto per una lunga ri-flessione sul rapporto che intercorre fra salute e malattia, addebitando quesťultima non tanto a un fatto clinico, privato, quanto a una condizione esistenziale, collettiva, intrinse-ca alia vita stessa per come gli uomini, nei secoli, ľhanno foggiata. E non ě un caso che ľe-sclamazione Altro che ricordare la mia infanzia! si leghi molto da vicino a quella che chiu-de, quasi, ľottavo e ultimo capitolo del romanzo, Altro che psicoanalisi ci vorrebbe! [Cit. di G. Benvenuti da I. Svevo, La coscienza di Zeno, Principato, Milano 1985, pp. 4 e 7-8] Tll4 II fumo La coscienza di Zeno procede per nuclei tematici: Zeno vecchio nella sua autoanalisi ri-corda motivi ed episodi delta propria vita, liberamente scavando nella propria memoria. II capitolo terzo, immediatamente successivo al Preambolo e alia Prefazione, e dedicato alfumo, il vizio da cui egli per tutta la vita ha cercato vanamente di liberarsi. Ne ripor-tiamo il passo in cui piu esplicitamente quello del fumo assume il valore di motivo esem-plare, pienamente rivelatore della "malattia" del protagonista. /La coscienza di Zeno J Ma allora' io non sapevo se amavo o odiavo la sigaretta e il suo sapore e lo stato in cui la nicotina mi metteva. Quando seppi di odiare tutto ciö fu peggio. E lo seppi a vent'anni circa. Allora soffersi per qualche settimana di un violento male di gola accompagnato da febbre. II dottore prescrisse il letto e l'assoluta astensione 5 dal fumo. Ricordo questa parola assolutal Mi feri e la febbre la colori: un vuoto grande e niente per resistere alPenorme pressione che subito si produce intorno ad un vuoto. Quando il dottore mi lasciö, mio padre (mia madre era morta da molti anni) con tanto di sigaro in bocca restö ancora per qualche tempo a farmi compagnia. 10 Andandosene, dopo di aver passata dolcemente la sua mano sulla mia fronte scot-tante, mi disse: - Non fumare, veh! Mi colse un'inquietudine enorme. Pensai: «Giacche mi fa male non fumerö mai piü, ma prima voglio farlo per l'ultima volta». Accesi una sigaretta e mi sentii su- 15 bito liberato dall'inquietudine ad onta che la febbre forse aumentasse e che ad ogni tirata sentissi alle tonsille un bruciore come se fossero State toccate da un tiz-zone ardente. Finii tutta la sigaretta con l'accuratezza con cui si compie un voto. E, sempre soffrendo orribilmente, ne fumai molte altre durante la malattia. Mio padre andava e veniva col suo sigaro in bocca dicendomi: 20 - Bravo! Ancora qualche giorno di astensione dal fumo e sei guarito! Bastava questa fräse per farmi desiderare ch'egli se ne andasse presto, presto, per permettermi di correre alla mia sigaretta. Fingevo anche di dormire per in-durlo ad allontanarsi prima. Quella malattia mi procurö il secondo dei miei disturbi: lo sforzo di liberarmi 25 dal primo.2 Le mie giornate finirono coll'essere piene di sigarette e di propositi di non fumare piü e, per dire subito tutto, di tempo in tempo sono ancora tali. La ridda delle ultime sigarette, formatasi a vent'anni, si muove tuttavia.5 Meno violento e il proposito e la mia debolezza trova nel mio vecchio animo maggior in-dulgenza. Da vecchi si sorride della vita e di ogni suo contenuto. Posso anzi dire, 30 che da qualche tempo io fumo molte sigarette... che non sono le ultime. Sul frontespizio di un vocabolario trovo questa mia registrazione fatta con bella scrittura e qualche ornato: 1 Ma ailoTcc quando era bambino e fumava di na-scosto i rest i dei sigari lasciati dal padre. II roman-zo presenta una continua oscillazione tra diversi tempi (dal passato a cui si riferisce l'episodio spe-eifico in esame al presente in cui Zeno scrive, at-traverso, talora, vari momenti intermedi richia-mati alla memoria per associazione mentale, per analógia, contrasto o altro) e diversi stati del protagonista. Nelle righe che seguono da quell'epoca si trascorre a quella dei suoi vent'anni. 2 Quella malattia... dal primer, il primo disturbo é il vizio del fumo (non il mal di gola, «malattia» contingente); il secondo il tentativo perennemen-te fallimentare di liberarsi dal fumo, di cui so-prattutto si discorre nel seguito. Entrambi i disturbi, ma soprattutto il secondo, sono per Zeno indizio della sua malattia morale. 3 5i muove tuttavia: prosegue ancor oggi. «Oggi, 2 sigaretta!!» 35 Era un'u compagnar no dalla vit cio.4 Quell' nuale) e di 40 Per sfugg nai alia legg garetta di ci mi rassegna migliori pro 45 to poco idon avrei potuto Adesso ch( bia amato tai cita? Chissa 50 spettavo?9 Fc do di vivere ipotesi per sp Adesso che sc sigaretta a pr 55 propositi? Co dopo di esser Una volta, spese le paret quella stanza 60 e non credev Penso che tre hanno un dal sentimento forza e di sal 65 sta la propria tano. un matraccio-. chimica. 5 sereno pensiero ^ute psichica e m J115) che Zeno ha Per sfuggire... rit chimica ritorna a delľincostanza del che chiameremmo complicazioni... s condo il narratore e JUca. lo studio del Come avrei potu da Zeno giovane (q viene riferito: cfr. no cyi liberarsi, in quan sintomo) delia propr Adesso... m'aspett, Presentato il punto dornande che Zeno Puramente retoriche 'a prova, come daw |0 ľlil linuli llil.i Muao Ha .....|,,( ,,,,,,, . . ..........ii. Mr...... II ,M,I""'.h.I. Mlllirdf, imii |, -..UftAUf*- *h* \ »I i n v,.i . ......v.. .Ii «liriMii - .inonno <>»• mi (,..»«-/., lanto lont,, iu i • l.l 11 'i Vllil í .Olli v< ) .111 ,| •,. 11 11 / i , „„ ,4 . i . i .11'.. In... . • 111 .. n i V,,', h' rwlntla ir. im m-.tr..* (l|M)linlllllllll.l m^l|ľ||,i m»||| |, w .......ii. c* , * i..............V' . V'* J ""I" '" 'I *l« Milí no r<<,'' AdrsHO tbc -.ono (|.n, ,i<| .,„..h//arini, VM1Í, ,„|„, u„ ŕj,lt>|,10 ,,„. „, forv. if/ |„, ,ii..H«. l.mlo l.i sigaieiia ,„., ,MlU., , ,v,,„)f,. n, ,|, ma |a ^jpa ^ ff)M |f|, CÍlflí ( ;lllSS.i SC « rSHilllflo dl dl.,,..,< m, -..„e, (|IVeutato ľuofílO ideale e fort/- r |,e ff, „ V) speli,vo'' I <.r. I,, lale dubino < hr tm lepo al rnío vi/.io prr< h/- o rnodo r„fr,o do di viv.ic qurllo
  • , «vAU„, \A\(, ipolc-.i per hpiegarr l.i im, dcbolry/a giovanilc, ma vii/;i iif,;, de, „)Í|V|, , Ailtsso ehe sono vccchío c che nessuno eiíge qualchc co*a da nur, pa**o tottatffl da ligarettď .i proposilo, «■ .1, piopo-ato , Mgaretbi. c .hr \»-//at>: -i rrue spese le p.ueli delia slan/a pere bé |e av<-vo (operte r]i (),)t< Pr'>l>al>ilrri'-ritc lavciai quella Man/a proprio pcrchécssa er.i divenuta il cirnitero dci rruei buorn propositi e non (redevo pn'i po-.-.ibilc di forfnartn- in quel luogo dcglí altri. Pento che la -.i^aretla abbia un gusto piú íntcnso (juanďe ľultíma. Anche le al-trehannoun loro gusto spr< íale, ma meno intenso. I/ultima aequi'.ta il ,uo ,apor«: dal scnlímciHo della vitloria hu ne ste«>ho c la speran/-a di un prossimo ŕuturo dí for/a c di salute. 1^- alt re banno la loro ímportanza perché acccndendole %í protc-W itl la propria liberta e il íuturo di forza e di salute permanc, ma va un po' piu Ionian,,. M) vrlro, HMfO »" * un wwirMiiiir. mi f< ipi<""' (Iiiiiik .. |0 %tato <1> M ľ,) ■ I,.-/r..., I... prrM-K"""»"'1 j, H,„.li di ""'i|»li<«zi(»rii... twr. «l'i»WVn" j1cmCiitc if" "'ii'lo il luiMiof •• m M,,.„v.l..l"l ni(< U, M,„|,„ ,Irl diriU'. <.<•«""'""' f „iiulifütn 'Wnuiá, u. (|.»4i»n» tau*« (ma allc r •"'»((.in.., .icll;i Moprfi ínettítuJín*. ..„.-nva t ľ'^nuio .1 pusto di vi»ta di /*'»" v ^,n0 P«"«mcnu retorkhr potehé «|»l •• • .„w*- wnuto per lui una torta di alibi, e c/me afrrni í •uoŕ rcali o prrtunh (allimcnti, qudJa che chiama la »ua incuf/tuila, non tun« efíetto, certamente, del *uo vi/ú; de) íuirm* ŕBenvenulu. ''' latmtr. che fw/n *í reali//a in ametett). " Adetto... úptretta. anche Zeno vecch'u>, ntmt> «lanle che ora fumí molie piu ««garette che non v.no le ultime (come ha detto «opra; e quindi *u piu indulgente con «e *te*v>, ripropone or.fir.ua n.' n" íl rituále -Ml ultima »igaretU. Ix> Zeno vecchio che qui »crive nr/n ha »nun» maturito le convi tolo) au m~m~m---- contínuo conřronu> fra diver« momenti della íonvín/umí che I/* porteranno (ndluhirntt capj-toloj ad abhandonare la p%ícoinaÍí%í. Ohre al u cftnironto fra díverú momenti della vntpria etiMen/a, e quíndí ŕra divertí Zeno, U Mr u t tura del roman»/ převede che anche il narra lore, k/ Zeno vecchio appunto, %ia un per*ona§-jýo dtnamico che muU prtßjpetuvamcntc net u n %o della Leutra detie tue memor'te (lo Zeno vecchio dei primi capiuttt non e, in ahri termini, lo %te*%o Zeno vecchio degfi uhimi captuAt). 8653 iclasski Le date sulle pareti della mia stanza erano impresse coi colori piú varii ed anche ad olkx II proponimenta riíatto con la tede piú ingenua, trovava adeguata espres-sione nella torza del colore che doveva far impallidire quello dedicato aJ proponi- ?9 mento anteriore. Certe date erano da me preferite per la concordanza delie cifre. Del seoofe passato ricordo una data ehe mi pane dovesse sigillare per sempře la bara in cui volevo menere il mio vizio: «Nono giorno del nono mese del 1899. Signiťicativa newero? II secolo nuovo nfapportö delJe date ben altrimenti musi-cali: «Primo giorno del primo mese del 1901*. Ancora mi pare che se quella data "5 potesse ripetersi, io saprei iniziare una nuova vita. Ma nel calendario non mancano le date e con un po' ďimmaginazione ognuna di esse potrebbe adattarsi ad un buon proponimento. Ricordo, perché mi parve contenesse un imperativo supremamente categorico, la seguente: "Terzo giorno dd sesto mese del 1912 oře 24». Suona come se ogni cifra raddoppiasse la posta. SO Lľanno 1913 mi diede un momento ďesitazione. Mancava ü tredicesimo mese per accordarlo con ľanno. Ma non si creda che occorrano tanti accordi in una data per dare rilievo ad un'ultima sigaretta. Molte date che trovo notate sui libri o quadri preferiti, spiccano per la loro deřormitá. Per esempio, il terzo giorno del secondo mese del 1905, oře sei! Ha un suo ritmo quando ci si pensa, perché ogni 55 singola cirra nega la precedente. Molti awenimenti, anzi tutti, dalla morte di Pio IX alla nascita di mio figlio, mi parvero degni di essere festeggiati dal solito ferreo proposito. Tutri in tamiglia si stupiscono della mia memoria per gli anniversarii lieti e tristi nostri e mi credono tanto buono! Per diminuirne ľapparenza balorda tentai di dare un contenuto filosofico alla 90 malartia delľ ultima sigaretta. Si dice con un bellissimo atteggiamento: -mai piú-V Ma dove va ľatteggiamento se si tiene la promessa? Ľatteggiamento non é possi-büe di averlo che quando si deve rinnovare il proposito. Eppoi il tempo, per me, non ě quella cosa impensabile ehe non s'arresta mai. Da me, solo da me, ritorna." n Eppoi il tempo— ruormc «3 tempo cui si rif cti- tuno rúorna sempře, uguale e diverse nspetto a sce Zeno ě quello cbe ■( nella sua coscienza, oo cbe ě suto* | Benvemiti). dcwre il passato si confoode con il presente, dove Tempo e pe'sc-cco'c. Una derte caratterisíiche sírulturali salienti della Coscienza di Zeno ě la moheplkitá dei ptáni temporali che si intersecano di continuo nerto svolgersi del rocconlo e che, essendo soprattutto riferití a differenh stati di coscienza del protagonista, danno luogo a una continua dialettica tra i diversi - non sempře coerenti - uomini che Zeno é stalo ed ě nela sua vita, una dialettica insomma tra i tanti Zeno che il romonzo ci oř-rre. Questa espediente strutturale con sen te di operare con efficacia per cosi dire didascaii-ca quella dissoluzione del personoggio unitario (ottocentesco) e quella probiematizzaztone e inleriorizzazione del tempo che sono tra le caratteristiche salienti delb narrativa novecen-tesca (cfr. Prohlo, 6.6). In questa come in affri passi ne sono una spia, ohre alľesplicíta di-chiarazione condusiva {cfr. rr. 92-93), i ríferimenti al presente della scrittura, che si stoglio-no sul passato o sui diversi passati rievocati dalla memoria (cAllora io non sapevo se ama-vo o odiavo la sigaretta.... b seppi a venťanni... Adesso che son qui, od analizzarmi...>). Ě poi da nota re che i riferimenti al presente sono spesso vekoli di riflessioni problematiche e che, come si é antícipato alla nota 11, b stesso Zeno vecchio che scrŕve e commenta non ě un personoggio monolitico, ma dinamico e mutevole, perché 1'atto stesso delb scrittura si immogina awenuto in successřvi momenti {b Zeno vecchio dei primi capitoli occetta b terapia psicanalihca, quelb delľultimo b rifiuterá avendo maturato alcune convinzioni rebtrve alb "mabttia*: cfr. Tl 16). 692 MtlIulllU ■ IlUltlU »»» HlItMVH.....,MMll fllHi.tllMmilll «1...........1 .....„||.......,........|, /•*»♦♦ »»|I«HH lil iliMMiltl.....m i|„| |w||m|,ngg|......IImHm h||mmjmI«Mm |„ I.......|,. mi,m.»i>U,,i|u • l¥l!»|«|w«M. h I.. I.......II, 11 ,|h|| Ih.llllu.IlM. , I,. 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E vedendomi stupito, Augusta mi diceva: - Ma perché ti sorprendi? Non sapevi che il matrimonio ě fatto cosi? Lo sapevo pur io che sono tanto piú ignorante di te! Non so piú se dopo o prima dell'affetto, nel mio animo si formö una speranza, 15 la grande speranza di poter finire col somigliare ad Augusta ch'era la salute perso-nificata. Durante il fidanzamento io non avevo neppur intravista quella salute, perché tutto immerso a studiare me in primo luogo eppoi Ada e Guido. La lampa-da a petrolio in quel salotto non era mai arrivata ad illuminare gli scarsi capelli di Augusta. 20 Altro che il suo rossore! Quando questo sparve con la semplicitä con cui i colori dell'aurora spariscono alia luce diretta del sole, Augusta batté sicura la via per cui erano passate le sue sorelle su questa terra, quelle sorelle che possono trovare tutto nella legge e nell'ordine o che altrimenti a tutto rinunziano. Per quanto la sapessi mal fondata perché basata su di me,2 io amavo, io adoravo quella sicurezza. Di 25 fronte ad essa io dovevo comportarmi almeno con la modestia che usavo quando si trattava di spiritismo. Questo poteva essere e poteva perciö esistere anche la fe-de nella vita.3 Pero mi sbalordiva; da ogni sua parola, da ogni suo atto risultava che in fondo essa credeva la vita eterna.4 Non che la dicesse tale: si sorprese anzi che una volta 30 io, cui gli errori ripugnavano prima che non avessi amati i suoi, avessi sentito il bisogno di ricordargliene la brevitä. Macché! Essa sapeva che tutti dovevamo mo-rire, ma ciö non toglieva che oramai ch'eravamo sposati, si sarebbe rimasti insie-me, insieme, insieme. Essa dunque ignorava che quando a questo mondo ci si univa, ciö aweniva per un periodo tanto breve, breve, breve, che non s'intendeva 35 come si fosse arrivati a darsi del tu dopo non essersi conosciuti per un tempo infi-nito e pronti a non rivedersi mai piú per un altro infinito tempo. Compresi final-mente che cosa fosse la perfetta salute umana quando indovinai che il presente per lei era una veritä tangibile in cui si poteva segregarsi e starci caldi.5 Cercai di esservi ammesso e tentai di soggiornarvi risoluto di non deridere me e lei, perché 40 questo conato" non poteva essere altro che la mia malattia ed io dovevo almeno guardarmi dall'infettare chi a me s'era confidato. Anche perciö, nello sforzo di proteggere lei, seppi per qualche tempo movermi come un uomo sano. Essa sapeva tutte le cose che fanno disperare, ma in mano sua queste cose cam-biavano di natura. Se anche la terra girava non occorreva mica avere il mal di ma- 45 re! Tutt'altro! La terra girava, ma tutte le altre cose restavano al loro posto. E queste cose immobili avevano un'importanza enorme: l'anello di matrimonio, tutte le gemme e i vestiti; il verde, il nero, quello da passeggio che andava in armadio lattia psicosomatica) che si manifesta dopo un imbarazzante colloquio con la madre di Ada e Augusta e che si accentua ogni volta che Zeno e in imbarazzo. 2 perche basata su di me: basata cioe esclusiva-mente sulla felicita che deriva ad Augusta dal matrimonio con Zeno. 3 Questo poteva... la fede nella vita: «riluttante a condividere le convinzioni, le aspettative di Augusta, Zeno sentiva tuttavia di non poter esclude-re a priori che la sua fede nella vita avesse in qualche modo ragione di essere. Cos! come, positivi-sta dichiarato, ammetteva lo spiritismo, quale tentativo comunque lecito di verificare, chissa mai, 1'esistenza di un al di la» (Benvenuti). 4 credeva la vita eterna: credeva che o si compor- tava come se la vita durasse in eterno, non doves-se avere mai fine. 5 Compresi finalmente... caldi: la perfetta salute ě, dunque, vivere interamente Tattimo tuggente senza porsi interrogativi né sul passato, né sul fu-turo, né sul senso dell'esistenza; é non essere tor-mentati, come Zeno, dalla coscienza e dal dub-bio; ě l'incoscienza di chi accetta che le cose siano come sono ed esaurisce se stesso interamente nel-l'agire pratico. L'affermazione prelude al dubbio, nel finale di questo passo, e alia certezza, nel finale del romanzo, che una salute simile non csista per I'uomo e nel mondo. 6 questo conator. «quello per cui Zeno avrebbe da ridire, e molto, sulle ccrtezze di Augusta» (Benvenuti). svf.voti15 quando si arnvava a casa e quello di sera che in nessun caso si avrebbe potuto in-dossare di giorno, né quando io non rnadattavo di mettermi in marsina. E le oře 50 dei pasti erano tenuté rigidamente e anche quelle del sonno. Esistevano, quelle ore, e si trovavano sempře al loro posto. Di domenica essa andava a Messa ed io ve ľaccompagnai talvolta per vedere co-me sopportasse ľimmagine del dolore e delia morte. Per lei non c'era, e quella visita le infondeva serenitä per tutta la settimana. Vi andava anche in čerti giorni fe-55 stivi ch'essa sapeva a mente. Niente di piú, mentre se io fossi stato religioso mi sa-rei garantita la beatitudine stando in chiesa tutto il giorno. Cerano un mondo di autorita anche quaggiú che la rassicuravano. Intanto quella austriaca o italiana che prowedeva alla sicurezza sulle vie e nelle case ed io feci sempre del mio meglio per associarmi anche a quel suo rispetto. Poi v'erano i 60 medici, quelli che avevano fatto gli studii regolari per salvarci quando - Dio non voglia - ci avesse a toccare qualche malattia. Io ne usavo ogni giorno di quelľautorita: lei, invece, mai. Ma perciô io sapevo il mio atroce destino quando la malattia mortale m'avesse raggiunto, mentre lei credeva che anche allora, appoggiata solidamente lassú e quaggiii, per lei vi sarebbe stata la salvezza. 65 lo sto analizzando la sua salute, ma non ci riesco perché nťaccorgo che, analiz-zandolajjaconverto in malattia. E scrivendone, comincio a dubitare se quella salute non avesse avuto bisogno di eura o ďistruzione per guarire. Ma vivendole ac-canto per tanti anni, mai ebbi tale dubbio. 7 Io sto analizzando... dubbio: mano a mano che analizza la salute di Augusta la converte in malattia e cioe scopre che le certezze di Augusta sono illusorie e quindi che la sua stessa salute e illuso-ria. E allora dubita che ad avere bisogno di cure e di istruzioni (per vivere) sia piuttosto Augusta che non iui. Ma questo dubbio gli sorge ora che ě vecchio, mai lo aveva sfiorato prima. La linea di demarcazione fra salute e malattia é insomma messa in discussione, anche se Zeno per ora si limita a formuláre il pensiero in termini dubitativi e a velare ďironia tutto il passo. Di queste pagine proponiamo l'analisi compiuta da Sandro Maxia: L'ironia haj^..] una funzione essenziale nel romanzo, perché sopporta, per cosi dire, tutto il peso del piano del giudizio. Essa é lo strumento retorico del quale lo scrittore si serve per afferrare in un giudizio complessivo di condanna il protagonista e il mondo nel quale é inyischkto. La scelta del piano unico di narrazione si rivelä~cöli7riön solo unäleti-cissima invenzione stilistica, ma una necessitä strutturale. Grazie ad essa l'ironia-giudizio non si accampa fuori e al di sopra del romanzo, irrisolta come tutti i propositi parenetici, ma é calata e fusa con la narrazione, sicuro possesso della coscienza imparziale, che attra-verso di essa misura e colma nello stesso istante il dislivello tra il mondo scombinato e di-lettantesco nel quale Zeno ha vissuto stupefatto, ma forse ancora capace di reazioni mora-li, e la "saggezza" dello Zeno che racconta, la quale ha indubbiamente eliminato la stupe-fazione, per sostituire ad essa il piü limpido e disincantato cinismo. Del resto Svevo ebbe perfetta coscienza dei risultati conseguibili attraverso il suo lin-guaggio ironico. In un passo della Coscienza il protagonista parla dei suoi rapporti con la moglie e cerca di mettere ordine nelle proprie idee circa la sua vita coniugale. Ne viene fuori un ritratto di Augusta che ě di estremo interesse per l'intelligenza complessiva del romanzo, in particolare del nesso salute-malattia sul quale esso é tutto fondato. Zeno comincia con lo scoprire che Augusta era la «salute personificata». Durante il fidan-zamento non ci aveva fatto caso, perché in quel periodo era tutto intento a studiare se stesso. Ma dopo il matrimonio si accorge con stupore della grande sicurezza della moglie [...]. A tutta prima questo ritratto sorprende non poco. Sembra che esso risulti da un cumu-lo di confuse impressioni sul modo di vedere le cose proprio di Augusta che Zeno ha registrar in passato e che ora tornano alla memoria alla rinfusa, giustapponendosi Tuna al- svi.vo 1116 siu» tedo nel presente, ed ora sa che la tcntazione che talvolta ne ebbe «non poteva essere jltro che la sua malattia*. Egli doveva guardarsi dal comunicare la sua disperazione per 1'instabilita delle cose a chi fondava gran parte della sua sicurezza su di lui. Agli occhi di Augusta egli era il patriarca, e detto poche righe piu sotto, uno dei pilastri del sistema di certezze da lei posseduto con tanta cieca tede. [...] Zeno in realta ha gia giudicato quella salute semplicemente col portarla a livello cspres-sivo, e lo sa pertettamente («analizzandoIa la converto in malattia»). Ora che e vecchio, Coniincia a dubitare se non sarebbe stato il caso di guarire Augusta da quella salute, ma per tanti anni, fino a quando la psicanalisi non lo indusse a ridiscutere il passato, mai ebbe tale dubbio. La scaltrezza dello scrittore ha veramente raggiunto uno dei suoi vertici. Con un solo ironico, paradossale accoppiamento (guarire d.alla salute!) egli riesce a stringere contemporaneamente il fatto e il suo giudizio ed a comunicarci il senso di una realta che e pertettamente ambivalente. E in effetti il romanzo svolge il nesso salute-malattia verso la perfetta ambivalenza dei due termini. [S. Maxia, LetUira di I. Svevo, Liviana, Padova 1965, pp. 146-147 e 149-152, cit. da // caso Svevo. Guida storica e critica, a c. di E. Ghidetti, Laterza, Bari 1984, pp. 109-1131 La vita e inquinata alle radici Quella che ora riproduciamo e la pagina conclusiva dei romanzo. I capitoli fino al settx-mo sifingono scritti da Zeno tra il 1913 e il 1914; Vottavo ed ultimo, dopo sei mesi di te-rapia psicanalitica, si finge scritto a piü riprese, in forma di diario, tra il 1915 e il 1916. Lo spazio di tempo intercorso ha maturato in Zeno le convinzioni che lo inducono a so-spendere la terapia e a formulare queste ultime drastiche riflessioni. [La coscienza di Zeno] La vita attuale e inquinata alle radici. L'uomo s'e messo al posto degli alberi e delle bestie ed ha inquinata l'aria, ha impedito il libero spazio. Pud awenire di peggio. II triste e attivo animale potrebbe scoprire e mettere al proprio servizio delle altre forze. V'e una minaccia di questo genere in aria. Ne seguirä una grande ricchezza... nel numero degli uomini. Ogni metro quadrato sarä occupato da un omo. Chi ci guarirä dalla mancanza di aria e di spazio? Solamente al pensarci soffoco! Ma non e questo, non e questo soltanto. Qualunque sforzo di darci la salute e vano. Questa non puö appartenere che alla io bestia che conosce un solo progresso, quello dei proprio organismo. Allorche la rondinella comprese che per essa non c'era altra possibile vita fuori dell'emigra-zione, essa ingrossö il muscolo che muove le sue ali e che divenne la parte piü considerevole dei suo organismo. La talpa s'interrö e tutto il suo corpo si conformö al suo bisogno. II cavallo s'ingrandi e trasformö il suo piede. Di alcuni l5 animali non sappiamo il progresso, ma ci sarä stato e non avrä mai leso la loro salute. Ma l'occhialuto uomo, invece, inventa gli ordigni fuori dei suo corpo e se c'e stata salute e nobiltä in chi Ii inventö, quasi sempre manca in chi Ii usa. Gli ordigni si comperano, si vendono e si rubano e l'uomo diventa sempre piü furbo e piü !0 debole. Anzi si capisce che la sua furbizia cresce in proporzione della sua debolez-za. I primi suoi ordigni parevano prolungazioni dei suo braccio e non potevano essere efficaci che per la forza dello stesso, ma, oramai, l'ordigno non ha piü alcu-na relazione con l'arto. Ed e l'ordigno che crea la malattia con l'abbandono della legge che fu su tutta la terra la creatrice. La legge dei piü forte spar! e perdemmo la 1 CLASSli i 25 selezione salutare. Altro che psico-analisi ci vorrebbe: sotto la legge del possessore del maggior numero di ordigni prospereranno malattie e ammalati. Forse traverso una catastrofe inaudita prodotta dagli ordigni ritorneremo alia salute. Quando i gas velenosi non basteranno piu, un uomo fatto come tutti gli al-tri, nel segreto di una stanza di questo mondo, inventera un esplosivo incompara- 30 bile, in confronto al quale gli esplosivi attualmente esistenti saranno considerati quali innocui giocattoli. Ed un altro uomo fatto anche lui come tutti gli altri, ma degli altri un po' piu ammalato, rubera tale esplosivo e s'arrampichera al centro della terra per porlo nel punto ove il suo effetto potra essere il massimo. Ci sara un'esplosione enorme che nessuno udra e la terra ritornata alia forma di nebulosa 35 errerk nei cieli priva di parassiti e di malattie. (jiiidj all analhi A parte ogni considerazione sullo spirito profetico di questa pagina conclusive? del ro-manzo, pure impressionante per molti versi, ora importa notare le conclusioni cui perviene il narratore. Nella pagina che immediatamente precede questa, Zeno afferma di essere guarito e che a guarirlo e stato il commercio, e cioe la decisione di comperare, proprio durante la guerra, qualunque cosa fosse in vendita. II successo commerciale gli ha dato la fi-ducia e la convinzione della salute che prima gli mancava («Nel momento in cui incassai quei denari mi si allargö il petto al sentimento della mia forza e della mia salute»). Ma per I'appunto si tratta di una mera convinzione (soggettiva e illusoria, come soggettiva e illuso-ria era la convinzione della salute di Augusta), e Zeno ormai ne e conscio: «Da lungo tempo io sapevo che la mia salute non poteva essere altro che la mia convinzione e ch'era una sciocchezza degna di un sognatore ipnagogico [che nel sogno si rende conto di sognare] di volerla curare anziehe persuadere». Perche - e veniamo alia pagina riprodotta - e la vita stessa ad essere "malattia", nell'accezione che al termine Zeno ha sempre dato. Solo gli animali, privi di coscienza, e capaci di adeguarsi ai bisogni del presente possono godere di una salute integrale. L'uomo ne ha forse goduto nel suo stato primitivo, ma il progresso -e con esso la coscienza, la tecnica, la cultura, la civiltä - lo ha sempre piü allontanato da questa condizione. Ogni ipotesi di recupero di una salute integrale (e cioe di sconfitta della nevrosi) deve pertanto passare attraverso I'annullamento dell'uomo e attraverso la distruzio-ne della civiltä e della terra medesima. 698