io.7- La nuova poesia io.-j.i. La Urica del Nov e cento. In questo capitolo si seguirä il definitivo affermarsi di una nuova dimensio- Al di la ne della poesia, che svincola la lirica da ogni residua continuitá con le forme deUa tradizione della tradizione, da legami funzionali con la comunicazione sociale, da rappor-ti e interferenze con altri generi. Si tratta di esperienze che in modi diversi prendono atto di quelle dell'inizio del secolo di cui si ě parlato nei capitoli precedent! (specialmente in 9.8 e in 10.3): esse si confrontano con la caduta del-ľimmagine del poeta-vate propugnata ancora da D'Annunzio e dallo stesso Pascoli, con la crisi del linguaggio e del rapporto con le cose vissuta dai crepu-scolari, con la distruzione degli schemi tradizionali messa in atto dai futuristi, con la spinta verso il frammento morale e autobiografico operata dai vociani. Da questo confronto sorge, giä intorno agli anni Dieci, una lirica nella quale ci si ě poi abituati a identificare i caratteri dominanti della lirica del Novecento. Questa lirica tende a porsi come voce di un soggetto solitario e assoluto, n soggetto che assume entro di sé un'esperienza carica di significati e non sente la realtä circostante come qualcosa da riprodurre direttamente, ma come ľorizzonte su cui si proietta la sua interioritä. II soggetto poetico abbandona i modi della tradizione classica e romantica, il repertorio consueto delle immagini e dei term culturali e storici. Esso non ha piú di fronte a sé una realtä organica e compatta; libera la sua voce da contenuti giä organizzati e codificati, crea rapporti üben tra le immagini, si svincola da una troppo rigida organizzazione sintattica, cer-ca nuove possibüitä metriche e ritmiche, preferisce concentrarsi in misure ore- ^ Astrazione delľio Purezza e intensita della voce 244 Epoca io Guerre e fascismo (1910-1945) Esin diveni 10.7.2. L'ultimo «maledelto»: Ditto Campana. fi?rľ,T de'Novecento e insieme ultima, disperata incarnazione della Z aľnTlT del* POeta maled«to». Intorno aUa sua biografia e alia sua naľza m w reSt° U" Ver0 e ProPno mito> che ha avuto particolare riso-oriS Telí ľT r ľClnľ r mit0 che "Propone, anche se in modi divers! e SSÄÍWld P°fta <:______.„L:l_____ morte. Le cose Stesse, i sentimenti, i gesti, sembrano negarsi nell'atto stesso in cui vengono nominati. La stessa persona del poeta si stacca dalla sua parola, si scinde e si fissa in allucinanti figure di estranei, in ombre, cadaveri, immaginidi «altri» (un solo esempio: «Non seppi mai come, costeggiando torpidi canali, midi la mia ombra che mi derideva nel fondo»). Per Campana il mondo e un Una poaia xriru metallico e limaccioso teatro dell'alienazione, della perdita di se, che puö esse-re detto solo da una scrittura allucinata e senza coscienza, scritta con «il sangue 1 alle dita». con «ü sangue io.7.3 La tensione morale di demente Rěbora. Tensione morale e ricerca di veritä caratterizzano tutta la vita e ľopera di Una morale Clemente Rěbora, legato alľinquieto moralismo e alľesigenza di rapportarsi *»"*■■■» alia realtä propri della tradizione lombarda. Nella sua poesia ľio si impegna in un confronto acceso con la totalita, in una ricerca ostinata e sofferta ehe appro-da alia veritä «totale » della religione. Vicino inizialmente alia « Voce », Rěbora era pero assai lontano dalle ambizioni di protagonismo intellettuale, dalľesal-tazione della forza della soggettivitä, dalle ideologie del «negativo >> presenti nella rivista: il suo moralismo aspirava all'umiltä, a una riduzione del valore dell' io, a una dedizione a umili compiti quotidiani. Con la sua vicenda umana egli mostra quanto forte ed essenziale possa essere ancora un'autentica espe-rienza religiosa, di fronte alia rumorosa distruttivitä del mondo moderno e alle erfimere mitologie da esso prodotte. . La sua poesia ha una fortissima capacitä di creare azioni e reazioru tra le co-: 1 11 • s •/________ ti r,r^ri<-rt Hi Rchora sot- K J le immagini, le parole, le entita piú astratte. II lavoro poetico di Kebora sot-topone ogni senso e ogni segno a una martellante e ostinata spoliazione, scava •ntorno alle cose e alle parole con evidenti modi espressionistici. Si tratta di un esPressionismo che agisce in profonditä, non sugli aspetti grammaticali del 1m-f*W°, ma sui rapporti sintattici e sulla successione delle immagini, sempre der>se, vorticose, cariche di peso intellettuale (tanto da far pensare, come sug-fer' Boine, aUe canzoni di Dante, cfr. 2.1.5); notevoli pero sono anche alcuru lnt«ver«i sui verbi, piegat. a sensi nuovi, costretti ad assumere forme e combi-"az'oni assolutamente inedite («Mi scardasso la vita*, «11 sol sch.occando s. campana*, ecc). Nato a Miláno nel 1885 da famiglia borghese di tradizion. risorg.memaĽ Clc-mente Rěbora ebbe un'educazione laica e compí stud, let.eran e tuosofici, Uurcan- Una poetica espressiomstica La vita La convrownc U8 Epocaio Guerre efascismo(i9io-i94J) dosi nel 1910 con una tesi su Romagnosi (dr. 7.1.9); si presto con dedizione all'inse gnamento in istituti tecnici e in scuole serah popolari. Collaboró alia « Voce» per leedizionidellaqualeapparvenel 1913 ullbrodel frammentilirici. Ebbetrail i9I. e il '19 una relazione con la pianista russa Lidia Natus; partecipo alia grande guerra come ufficiale di fanteria, e riportó un grave trauma nervoso in seguito a un'esplc.. sione. Negli anni Venti s'impegno in attivitá educative e culturali, compí alcune tra-duzioni dal russo e si occupo di vari aspetti della storia religiosa. II suo inquieto bi-sogno di fede e di verita lo porto a una conversione al cattolicesimo, maturata nel 1929. con un conseguente abbandono della poesia e un ingresso nel Collegio Ro-smini di Stresa: nclla casa rosminiana di Domodossola fu ordinato sacerdote nel 1956. Svolse intcnsamente il suo ministero rcligioso, vivendo nelle case dell'ordine rosminiano. Negli anni Cinquanta, su invito dei suoi superioři, torno parzialmente alia poesia; colpito da grave malattia, fu costretto a una lunga degenza, fino alia morte. awenuta a Stresa il 1" novembre 1957. Eustmzr mptx I Frammenlt lirici sono costituiti da settantadue pezzi, legati tra loro da 1 hammrnii tma rapporti interni, alia ricerca di una parola esterna all'io, dove la voce poetica, spinta da un «impeto rosso », dalla forza del grido, possa uscire da sé e ritrova-re una coscienza collettiva. Questa ricerca ě pero complicata da ostacoli e co-strizioni imposte da una realtá insidiosa e difficile, da un mondo cittadino «senza amore», in cui tutte le esistenze restano inviluppate e prigioniere: a questo mondo malsano e oppressive si oppone la campagna, che suscita spesso visioni positive di nátura salutare e serena. Ma piú in generále tutta la vita sem-bra spezzarsi e aggrovigliarsi in una condizione sospesa, come se non riuscisse a essere se stessa e fosse sempre diversa da come dovrebbe essere: l'esistenza ě costretta a negare le proprie autentiche potenzialitá, pur lasciando balenare squarci di qualcosa di diverso, pur vivendo nell'attesa di qualcosa di piú vero. M n. 10 S1 KPnme in Primo Iu°8° attraverso ció che non sa, si muove in una conti- ' nua mterrogazione del non detto, di cose essenziali che restano taciute; rischia ill rnoltiphcarsi m mille facce di se stesso e di annullarsi nelle forme esteriori delle cose. La poesia (sul cui valore si pongono insistenti domande) si giustifica soprattutto per cio che non dice: «poesia di stereo e di fiori», essa rinvia al do-■ore protondo di «00 che non s'esprime», anima il mondo ma non riesce a sa-E S1,.R"lhcat11.' asP.ira "Isilenzio ma ě prigioniera del rumore. La ricerca di ' m f "a Venta *,di amore'si risolvono in tragica verifica (appoggiata umrJe aSSm nCCa d'temi e di "™™gini) della difficoltá di affermare e di 10.7. La nuova poesia 249 su d comunicare neltito rdaoli nr t dei Qmtia^nimi (1922) vuole uscire, anche labilima;icurZ P ^ Voce individuale, e seguire il «bisbiglio»,le L'orrort altissimol.veliolu* U"aVfntachesian™ncianelrapportoconglialtri.D| ^ *™ distinguono alcun;TnrS'e ' ^ prose liriche scri"e trail 1913 e il 1927: « *! 'mmagini poenche AM* a°menti au^biografici e alcune delle piu essenziali figured] Cln?f dell'insensatezza, dellorrore deUa guerra: percorrono un paesa™i j U" b'S°8no '"eludibile di salvezza e speranza 1916, incuilefogliedV? 6 svuotato (come nella beUissima Vanno del nabissarsi insensato Ae„\\T° 8000 lmmag'ni di un « croUo del tempo*, dell I-g" u°mini nella morte). Interesse molto limitato hanno poesie e testi di deyoz.one, sen , dopo a -^0^« nie Se ma il ritorno di Rebora alia poesia negl. ult.m. anm della.sua vua fflS ad alcune delle piü autentiche espress.on. di rehg.os.ta deUa let-i" iura Sana d. questo secolo: il Curriculum vitae, del 1955, un autobiogra-a ürnile e discreta, in cui la voce Urica ripercorre la strada della pro-ona^arnificazione, deUa propria rinuncia a se stessa e della propna Lberaz.o-ne dalle contraddizioni terrene, e i Cantidell'infermita scntti tra d i955 e d 56, m cui l'adesione al volere di Dio si esprime in una parola semplice, con una for-la che scava entro se stessa, privandosi di peso, nella dimessa accettazione del dolore, del povero disfarsi deUe tracce del corpo e deU'io («Inerte e informe giaccio con me stesso», «L'umiliante decompormi vivo»). 10.7.4.11 mondo deserto e frantumato di Camillo Sbarbaro. Nell'opera di Camillo Sbarbaro, nato a Santa Margherita Ligure nel Crisi 1888 e mono a Savona nel 1967, trova compimento la crisi del linguaggio poeti- in un esistere privo di eventi, poiche «il mondo e un grande / deserto», ove non si puö far altro che contemplare la propria arida esistenza (« Nel de-^erto/ io guardo con asciutti occhi me stesso»), sotto cui si nasconde un diffici- •ntreccio familiäre (molti i richiami ai rapporti con il padre e con la sorella). 2JO Epoca io Guerre e fascismo (1910-1945) Segaaone Con un verso dal ritmo stanco (che a ogni momento si costringe a rinunciare a semínvohí una spinta interna alia musicalitá e alia dolcezza), questa poesia attraversa frammentari momenti della vita urbana (vista pulsare soprattutto negli angoli piú oscuri della cittá, tra řumosi interní di caffě e di osterie, vicoli equivoci fi-gure di solitari e di emarginati), e sembra voler portare l'io indifferente a iden tificarsi e a perdersi in mezzo alle esperienze piú degradate, confuse e distorte delle vie cittadine. In una specie di odissea di dimensioni ridottissime, l'io mira a privarsi di se stesso («io non sono piú io, io sono un altro»), seguendo i mo-delli della grande poesia « maledetta », in primo luogo Rimbaud, ma rinuncian-do del tutto alio spirito eroico e ribelle che caratterizzava quclla poesia. Altrc raccohe A Pianissimo seguirono pochi altri versi, dalla misura piú distesa, rivolti in pri- mo luogo a fissare le immagini del paesaggio ligure e raccolti solo nel 1955 in Rima-nenze, dove spiccano per intensita di ispirazione e novitá i Versi a Dina, poesie d'a-more di dclicata cssenzialita. Ma la scrittura di Sbarbaro si rivolse poi con paziente continuitá alia prosa, con l'elaborazione di brevi testi che, pur accompagnandosi negli anni al gusto per il frammcnto dominantě prima nell'orizzonte della « Voce », poi in quello della « Ronda », rivelavano la misura tutta originále del suo linguaggio, la sua personále cifra stilistica: la prima raccolta, col titolo Trudoli (1914-1918) ap-parve nel 1920 c ad essa ne seguirono altre (Lujuidazione, 1928; Fuochifatui, 1956; Scampoli, i960; Gocce, 1963; Quisquilie, 1967; ecc), i cui titoli sempře sottolineava-no il caratterc marginale, residuale, prowisorio, frammentario di questa scrittura. Nei Trudoli il mondo si presenta come un « susseguirsi di figure e di immagini discontinue, prive di causalitá o temporalitá o prospettiva o punto di vista » (G. Bár-beri Squarotti): periodi brevi ed elementari definiscono la realta al grado zero, nei suoi contorni piú secchi, liberandola da ogni effetto o significato superiore o segre-to, in una levigata concretezza da cui sprigiona a tratti un'immobile e fulminante crudeltá. Andando avanti negli anni, questi frammenti sembrano appianare le loro puntc piu aspre e penetranti: si accumulano con la tranquilla metodicitá del colle-zionista, acquistano una misura ancora piú pacata, si addolciscono a tratti in un te-nue classicismo (originato da soprassalti di acre e lucido disinganno), nel ricono-scere la realta come fissata da sempre in un ordine sicuro e stabile, ma comunque mspiegabile. Truaoit 10.7.5. Tra ricerca e tradizione. Arturo Onofn AAI]" espenenze che appaiono ai margini del percorso storico della nuova lirica ľrJ ^°ľnnCn° ema"ten.Son° Pi" stretti légami con la tradizione, é m primo piano, vorfr.T C' C Ven,V' 5-ueUa del romano Ar™™ Onofri (1885-1928), che la-che raľcnľJ.mpI^a,° aUaCro« R"«a. Nel .9l2 Onofri fondô la rivista « Lirica: IV Rn^rT a 8,OVan, SCrÍtt0rÍ °Pera™ » Roma; collaborô poi alla « Voce» 1 IX Kobertis, dove espresse n mnHi „..„„„„t:_______• j.ii. iľ.:. r- "v ¥C,U1> queua del romano Arti voro come imp,egato alla Croce Rossa. Nel 1912 1 Dc rXvT i 8'°VanÍ Scrittori °Pe"nti a Roma; coílaborô poi alla «Voce» dl menYo P^tá eSPreSS!,lV, m°dí personaIi una della liricita c del ľan da urTaaoJ™b,Z10S° e daUf vena f<*ondissima (espressa in moltissimi volurm), smľe le esDeri,ľ rC Pascollana * dannunziana, ma sfiom anche il crepuscolar.-med^uXS 1ľ PT VOCÍanÍ NeUo stesso tcmP° miró a recuperare le for-varnc s ľnlľ.caf "ÍD ,radlz'onCJ' USandole in una Prospettiva simboliľta, per nca-tica la sUá cľo' Pr°f°ndi 6 posklvi- Per affermare la forza deUa voce poe- sua capaata di entrare m contatto con i valori piú autentici della natura e della storia. Nonostante la sua adesione al frammentismo, mirô sempre «alla gigan-tesca costruzione, alla architettura complessa e completa», con un vero terrore Una ideológia tardo-simbolista «deÜa pagina bianca, del libro non seritto, deUa parola non pronunziata» (A. Dol fi)- e la suggestione delľestetismo di fine Ottocento (e in primo luogo di Wagner) e dcíle teorie di Rudolf Steiner (1861-1925) lo porto a formuláre il «disegno di una poesia cosciente», mirante alla «costruzioned'un Uomo Universale». Espose un'i-deologia tardo-simbolista, legáta a un'esaltazione della funzione conoscitiva e quasi magica della poesia, nel volume Nuovo rinasrímento come arte delľio (1925): e a questa ideológia coUcgô un ambizioso e torrenziale ciclo poetico in cinque parti, inaugurato dal volume Terrestritä del sole (1927), che trovô poi notevole risonanza presso i poeti ermetici (cfr. 10.7.17). U suo proposito di porsi come un «innamorato di parentele, uno seopritore di relazioni», si perde nel vonice di un verseggiare di-sordinato, che pretende di abbracciare in sé in ogni momento il senso globale e di-vino dell'essere: ma ne vengono fuori sorprendenti immagini di «oltranza», asso-ciazioni eccessive di simboli che squarciano gli stessi equilibri piú tradizionali alla base del suo linguaggio. A Onofri e alla rivista «Lirica» fu legato ľaltro romano Giorgio Vígolo Giorgio Vígolo (1894-1983), finissimo critico musicale, studioso di Belli, traduttore dal tedesco, nelle cui raccohe poetiche (a partire da Conclave deisogni, 1935) si sente un forte le-game con la grande tradizione romantica, da cui si svolgono intense evocazioni di simboli e di fantasmi: momenti e visioni del passato storico e dell'immaginario cul-turale vengono rielaborati e combinati con un sontuoso vigore barocco. Ancora piú appartato, rispetto alle tenderize della lirica novecentesca, ě il vene- Diego Valen to Diego Valerj, nato a Piove di Sacco nel 1887 e mono a Roma nel 1976, traduttore e studioso di letterature straniere, che nelle sue numerose raccohe si pone come « un poeta dell'oggertivazione» (L. Baldacci), che disegna con classica nitidezza le immagini di una natura del tutto estranea alle tracce del presente, con soluzioni di assoluta perfezione, ma con un rischio sempre presente, che si accentua sempre piú negli ultimi anni, di ripetitivitä e di leziositä. In modo piú netto e meno originale Francesco Chiesa si colloca sulla linea di un classicismo di tradizione ottocentesca un poeta come lo svizzero Francesco Chiesa (1871-1973), che comunque nella sua lunga attivitä contribuí in modo determinante alia promozione di una specifica cultura delia Svizzera italiana. 10.7.6. Umberto Saba: una vita fra tenerezza e angosáa. La vicenda personale di Umberto Saba, la sua figura intellettuale, la sua Lomano dalla °Pera hanno caratteri del tutto particolari, che lo pongono assai lontano dalle p0"'» «pu"» tendenze dominanti nella cultura italiana di questo secolo: la sua poesia non Puo essere in nessun modo ricondotta alla linea « moderna » che seguiamo in questo capitolo e sembra piuttosto inaugurare una linea alternativa della lirica novecentesca, rivolta a un piú diretto interesse alla vita e alla realta, estranea a ur>a ricerca di linguaggio «puro» e assoluto. La posizione appartata di Saba trova una delle prime motivazioni nelle sue Un ebreo hadici triestine ed ebraiche (ai margini degli orizzonti culturali italiani e neUo tnestino esso tempo con un'apertura europea), che lo awicinano a Svevo, di vent'anni P'u vecchio (cfr. 10.5.1). Umberto Poli (che solo nel 1910 assume lo pseudo- Epocaio Guerre e fascismo (1910-1945) nimo di Saba divenuto poi anche suo cognome anagrafico) nacque a Trieste il - marz0,883 da madre ebrea e da padre convertitosi all ebraismo solo per p0. ter sposarsi e che abbandonö la famiglia e la religione ebraica in coincidenza con la nascita del figlio: questi fino ai tre anni fu affidato a una balia slovena, moglie di un macellaio, di religione cattolica, la Peppa, nella cui casa riconob-be piú tardi una specie di «paradiso», perduto al ritorno nella casa materna. Qui, con la madre, donna dal carattere aspro, ossessionata dalle difficoltä ceo-nomiche, e con due zie, visse gran parte dell'infanzia c dell'adolescenza (il padre l'avrebbe conosciuto solo nel 1905). In questo difficile nucleo familiäre, dove i contrasti psicologici e i modelli di vita si intrecciavano a contrasti di «razza» e di religione, il piccolo Umberto subí moltcplici traumi e angosce, che produssero piú tardi nell'uomo maturo una grave forma di nevrosi, con fa-si di insopportabile sofferenza, sempře piú dure negli ultimi anni. (ili stud, Dopo aver compiuto a Trieste gli studi ginnasiali, accompagnati da letture t li vocuione appassionatc, ebbe un breve impiego e strinse le prime essenziali amicizie in-icttcrtm tei]ettua]j (tra cuj queUa con [\ filosofo Giorgio Fano, 1885-1964): deciso a occuparsi di letteratura, cominciö a seguire gli studi universitari a Pisa nel 1905, anno in cui ebbe un primo grave attacco di sofferenza psichica, senten-dosi minacciato da un «pensiero coatto», assurdo, distruttivo e angoscioso, che sorgeva dall'interno del suo io. Tra il 1905 e il 1906 fu a Firenze, cercando di mettersi in contatto con le forme piú vive della letteratura italiana, ma sen-tendo una fundamentale estraneitä per gli ambienti letterari della cittä. Come cittadino italiano (nonostante l'appartenenza di Trieste all'Impero austriaco) compi il servizio militare in Italia, tra Firenze e Salerno, nel 1907-908. In tutta la sua esperienza si sentiva spinto verso un bisogno di comunicazione tenera e affettuosa con il mondo, di partecipazione alia vita collettiva, ma ostacolato da un senso angoscioso della propria diversity, dalla minaccia della sua nevrosi, dall effetto di un vuoto che sentiva aprirsi dentro di sé. Riemrato a Trieste, si costrui un nido familiäre e un'esistenza «normale», sposando all imzio del 1909 Carolina Wölfler (chiamata « Lina»), che conosce-w gia da alcuni anni e da cui ebbe una figlia, Linuccia, e vivendo come nego-ziante d. apparat. elettrici. Alia fine del 1910 faceva intanto uscire a Firenze a v2T T*' USrf d° per la p"ma volta U n°me di Umberto Saba, il suo primo ce »Tri VCrS 1 °"'e'che ottenne scarsa risonanza. Negli anni in cui« La Vo-rione ?1™ I.6"3 Culturale-la P°«'a di Saba appariva un frutto fuon sta-pZrinTT "i*"**™ nuov, contatti con alcuni scrittori vociani1 e S g"Í i^d7"'della nvista pubblicava nel 1912 il suo secondo libit, i St1711Ä d,,VenUt0 P°' T™te e «»* donla (cfr. dat,, tav. ^ ^ i Srn "ide CrÍSÍ nd loro raPP°"'. Saba e la moglie, con la bamb^ euZlAT nd «9'3 a Bologna e nel '14 a Milano. Con lo scoppio della 'tare lontano dal fronte, con varie 10.7. La nuova poesia 25Í 1. nordio (Werra mondiale ec i ľ 3 V***" e nel' ma"sioniammmiMrat,vP ľ 'T*2'0 müit; ste, finalmente itaLana 1™ ^mbardia e a Roma; finita la guerra, tornô a Tne-13 sua gestione, guardandn 1° Una Ľbreria äntiquaria e oceupandosi del-questa a^ľlf lando come da lontano al mondo intellettuale .taliano: ui nUTM, i . o™1 UdlJQQ ^p^neapp^ ^glianrudel fascismo, continuando pero a pi#- hlicare i suoi verši in varie riviste e raccolte (tra cui la príma edizione AdCanzo- rr nel io2i lo stesso anno in cui morí la madre). Una critica piú intelligente Riconoscimemo "sensibile (e in primo luogo G. Debenedetti e E. Montale) andava intanto rico- ™t.ca noscendo il valore delľopera di Saba, che suscitava notevole attenzione neJ-ľambientedi «Solaria». La malattia nervosa spingeva nel frattempo lo senttore aíla terapia psicoa- Ľespcnenza nalitica, da lui iniziata a Trieste nel 1929 con Edoardo Weiss. Nacque cosí il bi- psicoanaJitica sogno di approfondire la conoscenza delľopera di Freud che, insieme a quella di Nietzsche, gli apparirä sempre uno strumento essenziale per capire la realtä della condizione dell'uomo. Negli anni successivi, mentre la sua poesia trovava una nuova vitalita sotto la spinta delí'esperienza psicoanalitica, la sua esistenza diveniva sempre piú inquieta per il precipitare della situazione mondiale: col-pito dalle leggi razziali, dovette affidare la libreria al fedele commesso Carlo Le leggi razziaJi Černe, pur continuando a occuparsi della sua gestione. Da Trieste compiva vari viaggi a Milano, dove strinse un'inquieta e complicata amicizia (che avrä il suo momento piú intenso tra il 1946 e il 47) con il giovane poeta Federico Al-mansi, poi colpito da malattia mentale. Dopo 1'8 settembre dovette fuggire con la famiglia da Trieste, nasconden- Firenze e Roma dosi a Firenze, cambiando continuamente casa, confortato solo dalle visite di pochi amici, tra cui Montale. Nel gennaio del '45 si trasferí a Roma, vivendo una breve fase di entusiasmo per le prospettive di rinnovamento che sembrava-no aprirsi con ľuscita dalla guerra e dal fascismo: si accostô al partito comuni-sta, con cui ebbe un rapporto di attrazione e di diffidenza, avanzando molte ri-serve sul dogmatismo dei militanti e ricordando la necessitä di tener conto, per una vera liberazione dell'uomo, delle condizioni esistenziali e affettive e dei rapporti conereti tra le persone. Alla fine del '45 (anno in cui apparve la nuova Miláno edizione del Canzoniere) si trasferí a Milano, cercando di vivere col lavoro edi-toriale; e in questa fase si impegnô particolarmente nella serittura e nella siste-mazi°ne di aleune opere (tra cui Scorciatoie e raccontini, 1946, e Storia e croni-storia del Canzoniere, 1948). La situazione di Trieste, sottoposta a oceupazione di • tarei C°' r'scn'° di trasformarsi in un luogo di scontro tra paesi e interessi s> ľjSn PreoccuPava tremendamente; e fortissima fu la sua delusione per ľe-suo delle elezioni del 18 aprile 1948 (cfr. 11.1.3) eperla sconfitta del Frontepo-fonoT nat? a nieste nel maggio del '48, ebbe varie amarezze che aggrava- Gli ultimi «nni ma (H3 ma ne' 'P'0 iniz'ô una lunga serie di ricoveri in clinica, a Ro-alliet 0V^,era curato da Giovanni Bollea), Trieste e Gorizia. Non bastavano ad Linc^ľ POCta ' r'conoscirnenti pubblici, come il premio dell'Accademia dei renza' TL • 'aurea honoris causa alľuniversitä di Roma (1953). La soťfe-rnanzo6^ m'nata da sempre piú rari barlumi di poesia e, nel 1953, dal ro-apnar° "maSt° mcomPÍut°. Ernesto, che egli considerava «scandaloso» e che moglierrPOStUm° "el I975' Uscí ľultirna voIta daIla clinica Per i funerali della travano t * m°n 3 Go,rizia " 25 a8ost° '957- Le ultime raccolte di poesia en-mentre 3 I Pafte deU'edizione postuma del Canzoniere, apparsa nel 1961. re>>, ch 11963 usciva. a eura di Carlo Muscetta, Y Antológia deUCanzonie-egli aveva a lungo progettato, ma non era riuscito a pubblicare. ĽemoMone . Ii■'. .i poctia ,,4 Epocíio Gutrreefascismo(i9io-i945) 10.7.7. Poesta e cultura di Saba. Nella pocsia e nella cultura italiana di questo secolo Saba incarna il rifiuto di ogni legamc tra poesia e «modernita»: egli sente la parola poetica come vo-ce della «vita» e del sentimento, segno di veritä e di autenticita, espressione dclla gioia c del dolore, rapporto con le cose e con gli altri, abbandono totale alle tonne e alle facce del mondo e dcll'esistenza. Saba ě lontanissimo sia dall'a-spirazione dcllc avanguardie a immergersi nel tlusso dclla storia, che dalla ri-cerca di una poesia « pura» e assoluta, sottratta alio scorrere del tempo: per lui in ogni momcnto la poesia ě emozione che parte dalle occasioni dell'esistenza degü uomini comuni, dagli incontri della vita cittadina, dai rapporti familiari, dall'aspirazione ad amare e a capire lc ragioni della gioia e del dolore. La sua li-..... rica si riferisce semprc ad esperienze concrete, si appoggia su fatti e vicende prrvxuk rCali, SConfina nel racconto: le sue raccolte poetiche suggeriscono episodi, incontri, sorprese, accumulano le trame di un «romanzo» personale Un «romaruo I colon dcllc co«. il dolore c 1! sciihinrnti. Tcncrezia dclla vila (•onveniioni c (omuniia/ionc del quondiano Egli trova i propri modelli nella grande letteratura e mira a tradun-e in parole la musica ehe sente palpitare in ogni momento dell'esistenza, ad esaltare i colori delle cose, a seguire le drammatiche tortuositä del sentimento, a offrire agli altri le lacerazioni di un «cuore» sempře aperto e disponibile. Saba difen-de un'immagine delia poesia come voce sincera del cuore: un'immagine « sem-plice», lontana da complicazioni intellettuali, ehe ha le sue radici nel mondo dclľadolescenza e si oppone con forza agli artifici, agli equivoci, al formalismo eaasperato di tanta letteratura contemporanea. Piú la poesia moderna si distan-zia dallasemplice «vita», cercando realtä artificiali e preziose o immergendosi nel vorticoso movimento della modernita, tanto piú Saba rivendica, fino all'e-Kttmo, una poesia diretta e naturale, «onesta» perché vicina alle cose, lontana da ogni aggressiva pretesa di guidare il cammino della storia, come da ogni n-cetet di perfezione astratta e assoluta: questa sua posizione controcorrente e da lui espressa nel modo piú chiaro giä in un articolo inviato nel 19" alla «Voce» e ritiutato dalla rivista, Quello che resla da fare ai poeti. In questa passione per la « víta » c e qualcosa di tenero, di dolce, di indifeso, di« femminile ». Sia-mo ber, d.stant. sia dalle ideologie vitalistiche e irrazionalistiche delľinizio del secoio sia, sul versante apposto, dalľironia dei erepuscolari. n„nnľntranamente a,8ran Parte della Poesia del suo tempo, quella di Saba s. Rone m un rapporto di continuitä con la tradizione: le forme convenzionala del 1 mu^o poeuco italiano costituiscono per lui la base necessaria di ogni • un ľn ; "''í-'6 rÍpCterle S18nifica in^nrsi entro una forma collettiva, par-u 1 hííTu ' lntern° di una convenzione sociale. Saba é convinto ehe sob ■•entito comp «U».. 1 •■■ ""onu uiiľuíMun inu i-'....... la comunSbZ '^ possa darsi ľespressione piú autentica degl» affctt> quotidiano. íontancwirPla 6 cordlale- " Poeta ě per lui come un da octni attegg^foad0^.Sacralita. ^ano da ogni " ix iimit: un artigiano m funzione spettac "one d, dpSEf vate e ««rdote (siamo agli antipodi di ogni conce-P simboUsta): per questo la sua hrica non cerca di forzare i Umiti del 10.7. La nuova poesia 2J5 linßuaggio deUa tradizione, ma preferisce ridurlo alle sue forme piu semphci, intrccciandolo con il linguaggio piü familiäre, comune e quotidiano. Molti so-no i poeti italiani di cui si sentono gli echi nella poesia di Saba: ma la sua prere-renza va ai grandi autori tra Settecento e Ottocento (in primo luogo a Leopar-di) e in genere al linguaggio del melodramma, a cui egli riconosce la capacita di esprimere gli affetti piü autentici attraverso il massimo di convenzionalitä e di popolaritä (egli giunge a sostenere che un verso dell'Er«*»«/'di Verdi, cfr. 8.7.5, «Uditc tutti del mio cor gli affanni», vada ritenuto uno dei piü belli dell'intera lettcratura italiana). La sovrapposizione tra linguaggio letterario e linguaggio comune, quotidiano c familiäre, puö dare spesso luogo a stridori, a improwise cadute di to-no, percepibili con particolare evidenza nella fase iniziale della scrittura di Saba: gli squilibri e le ingenuitä costituiscono un aspetto essenziale di questa poesia, che sembra cercare un tono alto e sublime, ma come trasponendolo in una dimensione infantile. Nei momenti piü alti il suo linguaggio si svolge come qualcosa di assolutamente semplice e diretto, come svuotato di peso, leggeris-simo e carico di sfumature, capace di dire nel modo piü spontaneo le cose piü concrete e angosciose, di colpire nel profondo con un'assoluta naturalezza, sempre sorretta da una musicalirä elementare, quasi sospesa. Una delle ragioni della grandezza di Saba, della sua eccezionalitä nel panorama del nostra secolo, sta proprio nella ricerca di una dimensione «infantile»: per il poeta triestino la poesia e come una voce che mette in scena desideri etensioni i quali riconoscono nelTinfanzia la loro radice. Ma siamo lontani dal «fanciullino» di Pascoli: il richiamo all'infanzia comporta qui l'aspirazione a una felicitä «calda» e concreta, fatta di desideri e di istinti, affidata a una spontanea e libera sensualitä. Nello sguardo del bambino Saba ritrova un possible mondo leggero e cordiale, liberato dall'angoscia e dall'oppressione, aperto verso la comunicazione e la gioia: un mondo che si oppone con forza a quello cupo e distruttivo della realtä contemporanea, che nella vita difende comun-que ingenuamente e disperatamente, la bellezza e l'amore. La sinceritä e la spontaneitä di Saba, il candore e l'immediatezza della sua poesia, si complicano perö in rapporto agli irrisolti nodi psicologici che grava-no tortemente sul suo carattere e sulla sua esistenza: in tutta la sua opera si av-verte quel fondo di dolore, di sofferenza lacerante, di insormontabile inquietu-a>ne che risulta dalla sua nevrosi. Dietro la parola si affacciano i lampi di un ale sotterraneo: in ogni gesto si coglie un «connubio di sinceritä impulsiva e 1 segretezza» (G. Debenedetti); nelle manifestazioni di sentimenti e affetti si sensce un elemento di finzione, di invenzione, di «favola». II suo desiderio «vivere la vita / di tutti, / d'essere come tutti / gli uomini di tutti / i giorni» ^asconde il baratro di un'angoscia tremenda, la condanna a una insuperabile ^•versitä: la sua passione per la vita e la ricerca di affetto si scoprono minacciate a una contraddizione, da una colpa che lo porta lontano, che richiama losses-°"e dei traumi dell'infanzia, che gli rivela la faccia negativa del mondo. La P°esia appare allora una forma di difesa da un «abisso», un'operazione para-°ssale che mira ad estrarre bellezza e gioia dal male piü intollerabile: e finisce Linguaggio letterario e linguaggio comune La dimensione infantile Un malessere sotterraneo Difeoderji eon la poesia 256 Epoca io Guerre e fascismo (1910-1945) per oscillare tra un'affermazione positiva del valore del mondo e una negazio-Rjdicaliti ne radicale e senza speranza. La poesia di Saba raggiunge i risultati piú scon-e spenm* volgenti quando piú fortemente fa sentire queste contraddizioni e oscillazioni-si fa allora voce di un'intollerabile angoscia, trascina il lettore in un baratro ma con una leggerezza e una delicatezza impensabili, che sono all'opposto della aggressiva violenza tipica di tante espressioni contemporanee della sofferenza psichica. Si offre con tenerezza indifesa, con una disarmante disposizione a co-municare da vicino, a dire tutto al di la di ogni schermo: e nello stesso tempo si chiude e si riawolge in un narcisismo esasperato, che suscita nel lettore un sen-so di disagio e di distanza. U oiltun Saba ě in contatto con il « negativo» con spontaneita e immediatezza, ma dd attune anche grazie a una COScienza culturale di respiro europeo, che risale alle forme piú avanzate dell'arte «negativa» della prima metá del secolo (cfr. 10.1.8), ri-fiutando sia lo storicismo idealistico che gli atteggiamenti delle avanguardie. Dalla grande cultura europea lo scrittore triestino ricava una tensione essenzia-le ad andare a fondo nelle contraddizioni che sono alia base del comportamen-to dell'uomo, dei suoi sistemi mentali e della sua vita psichica. Partendo da Uopirdi, un'iniziale formazione tutta letteraria e dalle esigenze di «vita» autentica che eFrctd sP"Rionavano dalla sua particolare condizione e dalla sua idea della poesia (ma essenzialc fu in primo luogo la lezione di Leopardi), Saba si accostó nel corso degli anni a due autori che poi, a partire dagli anni Trenta, consideró i suoi grandi numi tutelari, Nietzsche e Freud: in essi vide coloro che piú avevano sa-puto trarre alia luce gli istinti segreti che condizionano ogni comportamento dell'uomo, non solo quello degli individui, ma anche quello dei gruppi, delle masse, dell'intera societa; da essi ricavó la ricerca di una vita libera, in cui gli istinti repressi non operassero in modo distruttivo sui rapporti tra gli uomini, ma fosscro liberati e controllati in vista di uno sviluppo razionale delle facolta •n.i.M umane. La stessa esperienza della psicoanalisi lo porto ad approfondire il senso ' della poesia, del suo legame con i desideri e con la vita psichica profonda: e di tone intcresse ě un suo articolo su Poesia, filosofie e psicanalisi, scritto nel 1946. in polemic* con Croce, che aveva negato la rilevanza della psicoanalisi per la poesia e per la filosofia. «1 !™Z Un° SguardP comPlessivo alia formazione imcUettuale di Saba mostra co-M\. p<™ me cssa "on S1 chl"da mai in uno spazio istituzionale, ma si intrecci immediata-mentc alia sua poesia. Poesia e cultura sono in lui strumenti autentici di cono-scenza, mod. profondi di coscienza del proprio soffrire e affermazione di speranza ,n un mondo « buono*. in una vita fatta di comprensione, di « amiciz.a >>. di.arietta Off rendo tutto se stesso ai lettori, fragile e disarmato, ma sicuro nella dttesadi un fondo «umano» che resiste al di la dei valori delle societa costitui-e Saba porta, contro il movimento distruttivo della storia contemporanea. una km,„h,„,ail2a lrriduciblle del k tfa vi( ja_ dcerca dl felicity , Crma neUo,stess° tempo l'irrilevanza della poesia, legata a CO* , on n , C 31 TT!.deUa S,oria'e la sua importanza, come ricerca delle ra za nei « " T,'?he deU:«ist^", ultima difesa dell'uomo nella sua debolez za, ne. suo, desider, e affetti piú semplici e concreti. 10.7. La nuova poesia 257 10.7.8. Genesi e struttura de II canzoniere. Dopo aver pubblicato le sue prime raccolte di versi neJ 1910 e neJ '12, giá Un opera intorno al '13 Saba pensó di raceogliere tutta la sua poesia in un opera unitaria, un/tana in cui fosse evidente 1'intreccio tra vita e creazione artistica, in cui tutta la sua esperienza si svolgesse come un «romanzo». Egli cominció allora a Javorare sulla sua ricca produzione precedente, che in aleuni casi ricordava solo a me-moria o aveva affidato a fogli sparsi circolanti presso gli amici. Scelse e riorga-nizzó i vari testi, modificandoli; neUo serivere molte delle nuove poesie (che in-tanto riuniva in raccolte parziali), pensó al posto che avrebbero preso in quel-1'opera globále che doveva riassumere il senso della sua vita. Attribuí a questo Heine libro il titolo di Canzoniere, pensando in primo luogo al libro di uno scrittore c P«rarc« romantico da lui molto amato, Heine (cfr. 8.1.10), che egli conosceva in una traduzione italiana uscita nel 1866 proprio col titolo Canzoniere: ma con quel titolo intendeva porsi anche al punto estremo della tradizione italiana, rove-sciando 1'immagine del« canzoniere» tradizionale, sottraendosi alJo splendore e alla «purezza » del modelJo del Canzoniere di Petrarca. Dal libro di Petrarca era nata una poesia che aveva distillato e allontanato la realtá, che aveva attutito i conflitti e i contrasti e si era posta come modello di superiore comunicazione sociále: Saba mirava ora a un libro in cui si depositassero i segni della « vita »in Impunta tutta la sua «impuritá», nel suo miscuglio di gioie e dolori, nelTemergere di dc"* una realtá quotidiana moltepbce e frantumata; l'io del poeta non cercava mo-delli di bellezza assoluta, ma cercava la bellezza e la gioia nelle occasioni piú semplici, in un mondo fatto di cose, persone, sentimenti quotidiani. // canzoniere si formo cosi dalla successione delle diverse raccolte, disposte in I m *cadute» e * stridor! improwisi del linguaggio di Saba, le zone oľwl A I140"13 PO€Sia' contribuiscono in realtä a costruire questa specie di odissea del«ritorno » a qualche cosa di perduto; sono le scorie e le imperfezio- 10.7. La nuova poesia 261 ni nccessarie che la vita trascina con sé e che una poesia che vuol essere voce della vita non puô in nessun modo cancellare. Ma qui possiamo solo seguire sommariamente lo sviluppo della poesia di Saba, soffermandoci su alcuni momenti essenziali. In primo luogo ricordiamo che nelle poesie giovanili é giä evidente un fortissimo legame tra scrittura e situazioni del quotidiano, con un mondo cittadino e campestre guardato con un occhio adolescenziale, nei suoi colori piú semplici, nella sua spontanea musica-litä: totale appare ľaderenza alle forme piú tradizionali e convenzionali, con aspetti candidamente scolastici, come in un linguaggio formatosi sui classici studiati a scuola. Ma insieme e'e una volontä di canto dispiegato, una ricerca di abbandono illimitato alia piena dell'affetto e del dolore (per esempio nella poesia A mamma). Saba tornerä con ostinazione su questi primi testi, riducen-done la presenza nel Canzoniere, ma elaborando variamente i loro temi e i loro stessi titoli. I primi grandi esiti della poesia di Saba sono dati pero dalle raccolte Casa e campagna e Trieste e una donna. Nella prima si celebra la vita familiare come un porto di salute e di dolcezza: in un sereno orizzonte campestre la figúra della moglie riassume in sé i caratteri benígni di un mondo animale, visto con occhi infantili e primigeni (celebre la poesia A mia moglie, che si svolge con una serie di paragoni tra la donna e le femmine dei «sereni animal 1 / che awicinano a Dio»). Queste immagini celano un risvolto ambiguo e minaccioso, che risale, come ha mostrato Lavagetto, a una serie di fantasie, affetti, traumi dell'infanzia di Saba. La raccolta Trieste e una donna é dominata da disagio e sofferenza, volontä di cantare un amore che accetta il tradimento e la menzogna, che rivendi-ca la propria purezza proprio per le difficoltä del rapporto, le incomprensioni, la non comunicazione. Tra disperazione ed esaltazione, sinceritä e inganno, sullo sfondo di una cittä « che in ogni parte é viva », di un mondo le cui presen-ze hanno qualcosa di familiare, di dolce e di minaccioso, Saba costruisce qui il « romanzo» di una crisi familiare, che porta a un'affermazione di amore piú profondo e difficile, che accetta piú totalmente la donna proprio perché appare fuggitiva, menzognera e irraggiungibile. Lina rivela un senso di «santitä» nel suo stesso tradire e mentire, nel suo errare e sottrarsi; ha in sé un fascino elementare e disarmante, che ritorna tanto piú forte quanto piú il poeta tenta di scacciarlo lontano (e nel gruppo di quindici poesie raccolte sotto il titolo di Nuovi versi alia Lina il nesso tra tensione dolorosa e tenerezza arriva a un'in-tensitä straordinaria). Nelle raccolte successive questa tensione sembra attcnuarsi: come sottrat-|osi a un baratro, il poeta cerca una voce piú « serena », che vuol trarre alia luce il «bene» che vive nella realtä, inseguendone le forme piú leggere. come na-scondendosi dalla violenza distrurtiva degli anni della prima guerra mondiale e del dopoguerra. La sua parola cerca un'aerea leggerczza, i suoi versi vogliono sornigliare a «bolle di sapone», vogliono guardare a cose e figure che hanno il dono divino di non consistere in nessuna forma definitíva: e nella raccolta Cose kggere e vaganti si affaccia l'immagine della figlia e di altre figure infantili egio-v»nili (a cui si collega quella stessa del poeta bambino). A queste figure e aŕfida Sempliciti del quotidiano Abbandonarsi ai sentimenti Casa e campagna Trieste e una donna. una crisi familiare Ricerca della leggerezza Cose teuere r vaganti 262 Epoca io Guerre e fascismo (1910-1947) PrrluJm e ctmonette Autr>t>toxra/u e Ftnaulle C.uor mortturo: I'mfanzta to il supremo valore della «leggerezza», che Saba sentiva ora con forza anche in seguito alia lettura di Nietzsche, e nel segno della leggerezza sono anche le Ltmorou ipi>u poesie de L'amorosa spina, che cantano l'amore per una inafferrabile e mutevo-le adolescente di nome Chiaretta. Un diretto confronto con il linguaggio e gli schemi della tradizione melodrammatica (in primo luogo la forma della canzo-netta, cfr. generj e tecniche, tav. 12?) si ha in Preludio e canzonette, in cui si esalta la «Beatitudine» del poeta, che sa affermare, pure in mezzo al dolore, la bellezza di tutta la realtä («tanto in cuore / aver d'amore / da dire: Tutto ě hello; / anche l'uomo e il suo male, anche in me quello / che m'addolora»), Nei quindici sonetti di Autobiografia Saba ritorna piú direttamente alle proprie vicende personali, ripercorrendo tutta la sua vita, ma come allontanan-dola da sé, dandole «suono come di una voce d'altro mondo» (G. Debenedet-ti). Sul motivo della leggerezza, in forme forse troppo stilizzate, si appoggiano ancora i testi di Fanciulle, galleria di figure di adolescenti, la cui fascinazione acerba viene opposta ai segni negativi che il poeta scorge ora nella donna adul-ta, legata al movimento di creazione e distruzione della natura, al ciclo della ri-produzione, che la porta a tessere «la fila eterna abbominanda / di nascite e di morti». Una svolta essenziale ě rappresentata, a questo punto, da Cuor mortturo, in cui, per la prima volta, la poesia di Saba evoca il« paradiso» dei primissimi an-ni passati presso la nutrice Peppa (si ricordi La casa della mia nutrice, in cui tutta la poesia di Saba si riconosce come tentativo impossibile di entrare in contat-to con quel «tempo felice», di additare quel luogo semplice e assoluto): e, in modo significativo, la raccolta si chiude con una Preghiera alia madre, in cui, in un groviglio di rimpianti e di sensi di colpa, si riaffaccia l'immagine della madre morta e poco amata, il desiderio di raggiungerla («Ma giungere / vorrei dove sei giunta, entrare dove / tu sei entrata»), annullandosi nella terra e nella mořte. Preludio efughe tenta di costruire una poesia aperta in un gioco di intrecci, echi, sospensioni tra voci diverse,«care voci discordi», che vorrebbe tradurre in parole l'effetto delle «fughe» musicali: il gioco si svolge sul fondo di un m-quieta e insolubile riflessione, addensa e fa sparire musiche e profumi sulk la-cerazioni dell'io («Quante rose a nascondere un abisso»). L'esperienza della psicoanalisi agisce in modo decisivo su //piccolo Berto, in cui il richiamo all in-tanzia perduta si da attraverso una serie di drammatiche scissioni, sdoppia-menti, confronti, tra l'io attuale del poeta, l'immagine di se stesso bambino, tre immagini di bambini del presente e del passato, altre immagini «doppie»-come quella delle due madri da lui avute (la nutrice e la madre vera). Nell arte tuosa nitidezza del linguaggio di Saba, l'appassionato richiamo alia caldagioia dell'infanzia si stravolge e si carica di sensi minacciosi, diventa allucinata regi strazione di una sofferenza psichica, invasione di fantasmi che sconvolgon l'integrita dell'io (tremendo tra tutti il componimento Berto, conversazion sottile, semplice ed elementare solo in apparenza, tra il poeta e l'apparizione sc stesso bambino). Nelle due raccolte seguenti, Parole e Ultime cose, Saba sembra cercare una piu concisa essenzialitä, che gli fa sfiorare quei caratteri della «lirica moderna » 10.7. La nuova poesia 263 Preludio efuthe L'esperienza unalit ica // piccolo Berto Parole Ultime cote che si imponevano negli anni Trenta: si sente qui la suggestione di Ungaretti e soprattutto di Montale. In Parole domina una ricerca di paesaggi precisi, di movimenti piú rapidi e sintetici, come se ora il poeta avesse una minore fiducia nello svolgersi libero e musicale della sua parola. Nell'awicinarsi della vecchiaia Saba scopre un effetto di ariditä e di solitu-dine, che in Ultime cose sembra togliere ogni trasparenza alle cose, awolge il discorso nell'ombra: le parole si rivolgono a un destinatario sfuggente, un fan-ciullo amico, un tu che ě oggetto d'amore e insieme immagine della propria giovinezza perduta, che ě la «reincarnazione degli adolescenti di Saba e del lo-ro archetipo, il piccolo Berto» (M. Lavagetto), verso cui il poeta aspira a porsi nel ruolo di madre e di figlio alio stesso tempo. Questa figura domina ancora in Meiitemnee Mediterrranee, dove si proietta in nomi di personaggi mitici, che percorrono paesaggi marini incontaminati: lo sguardo verso un mondo originario (in cui il poeta ritrova le immagini della propria adolescenza) sembra annunciare la possibility di una nuova gioia, di una tarda felicitä, ma in un nuovo groviglio di am-biguitä, censure, sensi di colpa. Le amarezze che si accumulano negli anni del dopoguerra introdueono Eptgnfe una definitiva lacerazione, che agisce con forza distruttiva nella raccolta Epi-grafe, che risale al 1947-48, ma che il poeta destinö alla pubblicazione postuma, come chiusura del Canzoniere: sentendosi preeipitare in un «tempo triste», sia per la situazione personale che per quella storica, Saba affida al suo «triste ita-liano» la confessione di un difficile e per lui inconfessabile rapporto umano; offre se stesso «morto» a un «popolo di morti». Ma la sua ultima stagione, nell'aggravarsi della malattia, ha un ultimo delicato momento nelle poesie di Uccelli e Quasi un raeconto, che alle delusioni del mondo e dei rapporti umani oppongono un colloquio con il piccolo e limitato mondo degli uccelli: la vita degli uccelli (e in primo luogo quella degli uccelli in gabbia, compagni dei bambini) annuncia l'utopia di un mondo infantile, di una calda immobile feli-cita, di una «Grazia» che afferma un essenziale «bisogno d'amicizia». Ma il linguaggio nitidissimo ed elementare ě agitato da qualcosa che Io corrode dal-interno: mentre rappresenta la dolce ripetitivitä della vita degli uccelli, il poe-ta e assediato da un senso di motte e di colpa; sembra negare la propria stessa parola, sentire «vergogna» per il fatto stesso di parlare ancora. 10 7-10. Gli scritti in prosa. . Negli scritti in prosa di Saba la parola si svolge con una nitidezza assoluta, G.ungere che nomina direttamente le cose, sostenendo un pensiero sempre s.curo dei Propri obiettivi, del proprio legame con l'esperienza della vita: qui egli tocca . P'u compbeati nodi psicologici, i piu ardui problem! letterari e cu turali con u"a chiarezza quasi elementare, con una leggerezza e una grazia talmente ec-cessive da apparire allucinate. Per lui la « profonditá » e lo spessore della niles-s'one non possono appoggiarsi su forme sintattiche tortuose e complicate, su schemi astratti e intellettualistici: il suo stile mira senza esitazione a «giungere Rtcnrdi Racconti c ta ealltna Swrcutoit r racmntim 264 Epoca 10 Guerre e fascismo (19101945) al cuore delle cose, al centro arroventato della vita»; gli basta «mostrare» se stesso per toccare come per incanto nodi essenziali, che altri riuscirebbero a LcpwoUno raggiungere solo dopo lunghi sforzi di awicinamento. E per questo ě lacerante la confessione personále nelľepistolario, ancora disperso; cosí l'interesse della Storta e cronistoria del Canzoniere va molto al di la di quello di una semplice cronaca e riflessione di poetica (cfr. 10.7.8). Ncgli anni Dieci il rivelarsi della nuova poesia di Saba fu accompagnato da alcu-ni testi narrativi, apparsi poi nel 1956, insieme ad altre prose successive, nel volume RicordiRacconti: si tratta di cinque « ricordi» del mondo ebraico triestino (sotto il titolo complcssivo Git ebrei), risalenti al 1910-12 e dedicati nel 1952 alia memoria della zia Regina, e di Sette novelle risalenti al 1912-1 3 e allora pubblicate su riviste c giornali. Particolarmente suggestive sono le novelle, la cui scrittura ě collegata in pane alia crisi familiare rappresentata in Trieste e una donna. In esse, entro un mondo dai caratteri leggerissimi e quasi aerei, si svolgono vicende « maligně », con sto-rie di rapporti familiari che si disgrcgano nclľequivoco e nel risentimento, tra le piú aspre e malsanc tensioni psichiche (particolarmentc suggestiva la novella autobio-graiica La gallina). Nel volume del 1946 Scorciatoie e raccontini, testi scritti quasi tutti a Roma nel 1945 (salvo poche « scorciatoie», risalenti al 1934-35), Saba mira a risolvere l'espres-sione in prosa in momenti di riflessione e in piccoli racconti in miniatura. Una parola scmplicissima c quasi (iabesca si apre qui a una comunicazione «leggera », che ad-densa il massimo di veritä nel massimo di brevitä. Le « scorciatoie » sono circa due-cento aforismi, sottesi anche da una leggerissima ironia, sulla letteratura, la cultura, la politica, il costume: in modo candido e sicuro, sotto il segno di Nietzsche e Freud, Saba rivendica qui una conoscenza radicata nelle cose e nelle situazioni concrete, lontana da semplificazioni ideologiche, attenta alle forze oscure che agiscono sugli uomini e al loro inestinguibile e sempře insoddisfatto bisogno di felicitä. II romanzo incompiuto, in cinque «episodi», a cui egli lavorô nel 1953 in una pausa del suo male, Ernesto (pubblicato postumo nel 1975), appare come un ultimo confronto del vecchio poeta con la propria adolescenza, in una sinceritä esasperan-tc e « scandalosa », che guarda agli eventi del passato col proposito di non nascon-dcrc nulla, di andare al di la di quel taciuto e non detto che aveva costituito il segre-to e la forza della poesia del Canzoniere. Con una narrazione in terza persona che sliora dclicatamente la realtä, con ampi momenti dialogici in cui si inserisce il vivace e nmdo dialetto triestino, viene rappresentata una iniziazione, quella dell'adole-sccntc Ernesto (evidente figura autobiografica), al sesso e alia vita. La vicenda pren-dc awio da un incontro omossessuale, poi superato dal giovane protagonista ma ri-masto nel fondo della sua coscienza: le cose piú scabrose vengono qui dette con una innocenza assoluta, come se il vecchio poeta riuscisse, in questa scrittura estrema, a ncondurrc ogni esperienza e ogni aspetto delľesistere a un valore « positivo », natu-ralc, autentico. Ma dietro la rapprescntazione cosí diretta e positiva, in cui ogni atto e ogni rap-pono sembrano legarsi a una disarmante volontä di «bene » e di dolcezza, si agita-no ancora tortuosc contraddizion,, sottili identificazioni, deformazioni minacciose: nell apparentc leggerezza di Ernesto non c e unesaltazione della naturalitä dell e-ľ^nľ' T anC°ra VO,,a la reg««razionc di una sofferenza. di un'angosc.a del" ad 1 it,raVCrso lo s«uardo del vecchio si riverbera sulle immagini lontane lmzia/Kmc di un adolcKcmc di una *»tfercnza Un simbolismo moderno 10.7. La nuova poesia 10.7.11. Giuseppe Ungaretti: la vita. Alia fiducia di Saba nella capacitä della parola di esprimere l'io e le cose, nel suo saper « cantare » direttamente la vita e i sentimenti, si oppone con Giuseppe Ungaretti la ricerca di una forma poetica assoluta ed essenziale, a par-tire dal vuoto e dalla consunzione del linguaggio. La sua poesia prende origine da una constatazione dell'esaurimento di tutte le tradizionali possibilitä della parola, si apre una strada a partire dal silenzio e dal« segreto »: e per questa via giunge a una esaltazione quasi mistica della parola, che scopre un nuovo rap-porto con gli aspetti piú preziosi e oscuri della tradizione. Ungaretti inserisce, per la prima volta in modo coerente e integrale, la poesia italiana entro le pro-spettive del simbolismo europeo (cfr. parole, tav. 193); trovando un punto d'incontro tra avanguardia e tradizione, la porta a un pieno possesso della modernita, fino ad apparire il poeta « moderno » e novecentesco per eccellenza. Anche le origini di Ungaretti sono decentrate rispetto all'orizzonte della La formazione cultura nazionale: egli non ha dietro di sé nemmeno un omogeneo retroterra imcrnazionale cittadino (come era la Trieste di Saba), ma si forma in un crogiuolo di razze e di culture diverse, di esperienze internazionali dominate dalla letteratura e dal-l'arte francese dell'inizio del secolo. Nato, come Marinetti (cfr. 10.3.11), ad Alessandria d'Egitto, il 10 febbraio 1888, egli apparteneva a una famiglia emi-grata dalla zona di Lucca: il padre, che gestiva un forno e lavorava come ope-raio al canale di Suez, moří in seguito a un infortunio quando egli aveva due anni. La sua passione per la poesia nacque negli anni della scuola e si sviluppö grazie a intense amicizie, nella vivacissima cittä egiziana: essenziale l'incontro, awenuto nel 1906, con il conterraneo Enrico Pea, da poco emigrato in Egitto (cfr. 10.6.2), che lo awicinö a tendenze di tipo anarchico. In difficoltä econo-miche , visse facendo vari mestieri. Nel 1912 si trasferi a Parigi, dove frequento Apollinaire e vari artisti d'avanguardia: li conobbe anche Papini, Soffici, Palaz-zeschi, chelo invitarono a collaborare a «Lacerba» (cfr. 10.3.1), dove nel 1915 apparvero le sue prime poesie. Trasferitosi a Milano nel 1914, fu acceso inter-ventista e all'entrata in guerra parti come soldato semplice nel 19" reggimento di fanteria: combatté sul Carso e durante questa dura esperienza compose le poesie apparse nel suo primo libretto, // Porto Sepolto, fatto stampare a Udine nel dicembre 1916, a cura dell'amico Ettore Serra. Nella primavera 1918 il suo feggimento passö a combattere in Francia, nella Champagne: e alia fine della guerra egli rimase a Parigi, come corrispondente del giornale fascista «II Popo-lo d'Italia» e poi come addetto all'ufficio stampa dell'ambasciata italiana. Nel '919 usciva Allegria di naufragv, nel 1920 sposava Jeanne Dupoix, da cui ebbe i "gli Ninon e Antonietto. Nel 1921 si trasferiva a Roma, per lavorare presso il Ministero degli Esteri. u°po la vita giovanile irregolare e awenturosa, gli anni Venti rappresentarono Per lui un ritorno all'ordine, sia dal punto di vista privato che da quello cultura-e: sua piena adesione al fascismo si accompagno intorno al 1928 una vera e Dr°pria conversione religiosa. Svolgeva una varia attivitä in giornali e riviste In Italu Ritomo all'ordtiK 266 Kpoca 10 Guerre e (ascismo (1910-1945) l.itnvua italiani e francesi, compiva giri di conferenze in Italia e alľestero e o ígcv un viaggio nelSud America, chiamato a insegnare letteratura itaľiana pubbhc* conoscimcnti ufficiali di vario tipo. La sua fama di poeta raggiungevad™ 1 ne con la pubblicazione, nel 1933, di Senttmento del tempo. Nel 19 56, durante versitä di San Paolo del Brasile, decise di trasŕerirsi lä con la famiglia, rimane dovi poi fino al 1942: questi anni furono amareggiati dalla perdita del fratelľo (1937) e da quella del figlio Antonietto (1939), eventi ehe trovarono cco nei versi de U dobre, pubblicati in volume nel 1947. Rientrato in Itália nel 42, fu no-minato aceademico ďltalia e professore di letteratura italiana moderná e con temporanea all'universita di Roma. Con il crollo del fascismo, seppe adattarsi al nuovo clima del dopoguerra, ponendosi come grande vecehio delia letteratura italiana, rispettato e stimato da tutti, poeta ufficiale ma pronto a prestare attenzione e simpatia alla nuova letteratura e a ripercorrere con sapienza le forme piú diverse delia tradizione poetica. Oltre a pubblicare nuove raccolte e vo-lumi, compí numerosi viaggi ed ebbe una intensa presenza nel mondo lettera-rio: premi, conferenze, letture di poesia (ehe svolgeva con una sua dizione as-Gli uhimi anm sorta e inconfondibile). La sua inesauribile vitalita fu turbata dalla morte delia moglie, awenuta nel '58. Festeggiato in tutto il mondo, dopo ľuscita nel 1969 delia raccolta completa dei suoi versi, Vita d'un uomo (con un fítto apparatodi note e varianti), compí un ultimo faticoso viaggio a New York all'inizio del 1970, e morí a Miláno la notte tra il i° e il 2 giugno di quelľanno. 10.7.12. Poetica e cultura di Ungaretti. SimbolUmo La poesia di Ungaretti nasce nello stesso tempo da un senso di «av-' *u,or"°*"»« ventura*, e da un senso opposto di spaesamento, da un'adesione all'esperien-za distruttiva delle avanguardie di inizio secolo e da una nostalgia per valori re-sistenti e costanti. Alla base delia sua formazione c'č ľesperienza del grande simbolismo europeo (soprattutto francese): ma i rapporti con la cultura espres-sionistica degli anni ehe precedono la prima guerra mondiale arricchiscono il suo simbolismo di una forte esigenza autobiografica. Egli cerca una poesia sot-tile e ricca di sfumature ehe rechi le tracce di un'esistenza conereta, ehe sia an-che immagine delia «vita ďun uomo» (un uomo dotato, per giunta, di una vitalita aggressiva e invadente, in čerti tratti addirittura «violento»). Questa immagine di umanitä deve pero emergere dal silenzio e dal vuoto, in un «grido», ehe afferri il senso profondo, segreto, non definibile in termini razionali, delia condizione naturale. Manca a questa ricerca autobiografica quella spinta polemica contro i valori sociali ehe caratterizza il vero e proprio espressionismo: la persona del poeta si presenta come «un grido unanime», una forza ehe raceoglie in sé il senso del tempo, i valori collettivi, lo spirito di un popoWPeHJngaretti la poesia ě testimonianza assoluta dell'uomo, ha m se qualcosádisacrpeheresisteatutteledistruzionieviolenzedeliastoria: inquesta s.iĽralIra, Tindividuo si^fa voce di tutto un «popolo » (anche nella tragica u.ndizione delia guerral, eercando |xrô di ridurre la parolaalľessenziale, tr0' * U n gndo 10.7. La nuova poesia vando, per sé e per quel popolo, unjiuovo linguaggio scarnificato ed essenzia-lc. un linguaggio « moderno » ehe non ha nulla a ehe fare con quello delia reto-rica dannunzíana. Tutta ľesperienza di Ungaretti ě dominata da uoa poetica delľanalógia, ehe Una poetica non subisce reáli modificazioni, ma si definisce in due momenti e modi molto ■■« MíĽiizio non con- duce Ungaretti a una cntica della poesia e della storia, ma a una concentrazione delia poesia in mi puiito assoluuvchc sprigiona la sua íor/.a da poche franťu mate parole the affermäno la tragica vitalita delľio, della storia, dcll universo Vcrso forme piú distese ■ Approŕondirc lontananzc» Un In it;n if-yi" analogico 10.7.14. Sentimento del tempo e I'ultimo Ungaretti. Nei componimenti successivi alia guerra (e giá nell'ultima sezione dell'/l/-legria), un « nulla / d'inesauribile segreto» si offre a Ungaretti in forme meno scarnificate, piú distese e composte. Egli si riallaccia di proposito alle varie ten-denze per un « ritorno all'ordine » che dominano la cultura europea all'uscita dalla guerra: abbandona le soluzioni piú audaci e appariscenti deWAllegria (re-staurando parzialmente versi tradizionali, come lendecasillabo, e tornando anche alia punteggiatura); si immerge nelJ'immenso repertorio di forme e di immagini della poesia del passato. La sua nuova poesia si sviluppa nei testi che confluiscono poi nella raccolta Sentimento del tempo, apparsa nei i9_3j_e in forma ampliata nei 1 y 36 1 nei '43 apparirá la redazione definitiva, artirolata in sette parti: Prime, hi Tine dt Crono, Sognie Accordi, Leggende, Inni, La mortemedi-tata, L'amore). La sua parola mira ora ad «approfondire lontananze», a muo-versi verso veritá e profonditá assenti dalla percezione della vita comune. Due sono le esperienze di base a cui essa si riferisce: in un primo momento il fascino del Barocco e di Roma, cittá barocca per eccellenza, in cui il poeta sperimenta 1'orrore del vuoto e il ricostituirsi vertiginoso dello spazio, in una violenta bra-ma di creativitá; in un secondo momento l'^sperienza religiosa, legata alia «conversione ». che lo mette pin direttamente in rapporto con la suggestione della poesia religiosa medievale ě barocca, per compiere un percorso di inizia-zione, come in una pratica cerimoniale e rituále). Gli effetti analogici sono portati qui all'estremo, con tessuti di immagini trasco-loranti l'una nell'altra, sovrapposizioni continue tra effetti sensoriali, audaci com-binazioni tra gli aspctti piú lontani dell'espericnza. Uno dei componimenti piú ca-ratteristici, Le stagioni (1920), suggerisce esplicitamente che questa poesia intende svolgersi come un «arcano dialogo» tra voci diverse ricavate dal fondo della nátura il gioco di voci confonde i rapporti tra il concreto e l'astratto, sommerge la parola sono una invasione di metafoře. L'« anima » ricava i piú intricati« riflessi» da immagini di segreta e sfuggente sensualitá, proietta se stessa in forme c figure del mito antico, riprende esemplari temi barocchi (e barocco ě lo stesso motivo del «tem-po», del suo scorrere minaccioso, che domina tutta la raccolta). II lettorc ha lun-prcssionc di un ricamo perfetto intorno a segreti e a forme che tendono a nobilitare inmodo astrauo I'esperienza del presente, che ne nascondono i segni reali, 1? cop-cretelu crazioni ic anche per questo la poesia ermetica si sviluppo in primo luogo 10.7. La nuova poesia 271 proprio dai modclli diS^nti^ntpJ^lXempsLl componimenti migliori sono in real-tá quclli in cui, pur nelle nuove forme piú ampie c distese, la parola di Ungaretti si libera del peso di eccessivi riflessi e analogic evita di muovere intorno a inafferrabi-li segreti, si interroga sulla nuda solitudine dell'uomo di fronte al male e alia morte, sulla vanitá della propria voce e del proprio stesso esistere: si hanno cosi risultati as-sai alti, radicati nella nuda sofferenza di un « uomo ferito », come La madre (1930) e La pieta. La successiva poesia di Ungaretti approfondisce alcuni caraneri di Sentimento del tempo, senza aspetti di grande novitá, in forme di perfezione assoluta, che hanno qualcosa di eccessivo e di sovraccarico, in una maniera splendida ma assoluta-mente chiusa in se stessa. La passione per 1'analogia e per la metafora si allarga fino al tentativo di proiettare tutta la propria esperienza umana in un orizzonte mitico e simbolico, che riauraversa varie forme mitologiche, tra allusioni e segreti, seguen-do lo schema del viaggio verso la «terra promessa », che per Ungaretti ě viaggio insieme verso la fine (la morte e 1'aldilá) e l'origine (il mondo dell'infanzia). A questo tentativo il poeta lavora a lungo, fin dagli anni Trenta, elaborando un poema^Ld Terra Proměna ije cui pani sono pubblicate in volume nei 1950), che procede per frammenti, restando incompiuto per la sua stessa ambizione di trasfigurare la nátura «in motivi di riflessione metafisica sulle condizioni dell'uomo nell'universo» (notevole in questo senso il Recttatwo di Palinuro, in cui il poeta si pone come « piloto vinto d'un disperso emblema»). La poesia di Ungaretti ritrova una vera forza quando affonda piú direttamente nell'esperienza personále: dalla sventura e dalla desolazione nasce la raccolta // Do/ore\pubblicata nei 1947, con poesie composte a partire dal '37 per la morte del fratello e soprattutto per quella del figlio, e con altre composte a Roma nei '44 durante I giorni dell'occupazione nazista. Qui, specialmente nelle poesie per la morte del figlio (e in modo assoluto nei frammentario diario in versi intitolato Giorno per giorno), il verso (soprattutto lendecasillabo) si modula in un discorso disteso, accorato ed essenziale, costruendo un « amaro accordo» musicale, in cui le immagini analogiche appaiono come relitti minac-ciosi e inquietanti, residui di un'esperienza distrutta. In altre raccolte successive (Un Grido epaesaggi, 1952; // Taccuino del Vecehio, 1960) e in brevi pubblicazioni poetiche (come i versi scambiati con la giovane poe-tessa Bruna Bianco, Dialogo, 1968, e la poesia scritta nei capodanno del 1970, L'im-pietrito e il velluto) il vecehio Ungaretti mostra altri momenti di accesa vitalita: ma raggiunge risultati ancora molto alti quando si afferra al proprio dolore, risolvcndo tutta la propria esperienza in una perdita c in un vuoto. In Un Grido e paesaggi, ol-tre a un testo che riprende in parte la tematica de // Dolore, si distingue l'ampio Mo-nologhetto composto alia fine del '51 per una trasmissione radiofonica. In quest ultimo testo la parola ripercorre alcuni frammenti di realtá, evocando un viaggio in Corsica e ricordi del carnevale brasiliano. e vedendo tutta la vita trascorsa sotto il segno del mese natale del poeta, febbraio: nello snodarsi dei ricordi si nconosce un tristc segno di vecchiaia, l'eco di un vuoto che nei cammino dell'esistenza si e cerca-to invano di colmare sotto le «mascherc» della poesia. Ma in una terra in cui non c e altro «che un barlume di vero / e il nulla della polvere*. « iUusiom e «mirag-»», si afferma ancora, come al tempo dcWAllegrta. la resistenza di una vitalita, che si scopre assurda ma incoercibile. La solitud dell'uomo La Terra Proměna II Dolore Le raccolte successive Le « maschei della poesia 272 Epoca to Guerre c tascismo (1910-1945) 10.7.15. Altre stradě per una Urica moderna. Sc«v«rc Attravcrso i risultati raggiunti da Ungaretti (e, in modo diverso, da Montane! l.nuu. L'ultima Quasimodo scmbra voler trasmettere una sorta di quintessenza assoluta e senza j-i.-l •••"•»• tempo, mitica e sacralc della liricitä: e ciö ě evidente anche nelle sue versioni dei Li-crmetismo rla gTecj (1940), che furono seguite da un vario lavoro di traduttore. Nel dopoguer-e neorralismo n^ Jj fronte a[]a mutata situazione polit u.a. il poeta si senti chiamato ad arricchire la propria poesia con una attenzione alia realtä sociale, nell'ambizioso proposito di collaborare, con i valori cterni della parola, a «rifare l'uomo» (ricordiamo le rac-colte Giorno dopo giorno, 1946; La vita non ě sogno, 1949; La terra impareggiabtle, 1956): ma i risultati furono modesti e contribuirono piuttosto a creare un rapporto diretto tra queUa scrittura di tipo ermetico, assorta e sacrale (legata a una rivendica-zione umanistica del valore supremo della poesia), e gli orizzonti del neorealismo (ma cfr. 11.2.19). 10.7.17. L'ermetismo a Firenze. Em. c rcugkwu Un vero e proprio gruppo « ermetico »(cfr. 10.7.15) si formö a Firenze nel-la seconda metá degli anni T renta, con l'elaborazione di una poetica che si rifa-ceva direttamente alia grande tradizione simbolista europea. Per la maggior parte degli esponenti di questo gruppo furono fondamentali una inquietudine religiosa e una tensione morale, maturate nell'ambito del cattolicesimo mili-U lezionc tante, e in particolare intorno alia rivista «II Frontespizio» (cfr. 10.6.10): oltre dl"FT-^Un°* a.1ueua cattolicesimo tradizionalista, in un intreccio di rapporti ed espe-** rienze, essi sentirono la suggestione della « modernita» di« Solaria», dellerivi-ste che la seguirono e delle Stesse tensioni contraddittorie del fascismo di sinistra. Tra i poeti piú vicini, i punti di riferimento essenziali furono dati da Unga-retti, da Quasimodo, dal mistico e religioso Onofri; l'attenzione alle contem-poranee culture straniere (specie per il contributo di due eritici come CaRL° Bo, nato nel 1911, e Oreste Macrí, nato nel 1913) permise inoltre di guardare ad aleune delle piú vitali esperienze europee di quegli anni, come il surrealisme e il nascente eststenzialtsmo (cfr. parole, tav. 251). La scelta di uno stUe difficile, chiuso nella ricerca dell'analogia, nelTappro-fondimento di un'inquieta ma segreta esperienza interiore, costitui per gli er- metici fiorentini una risposta alle difficoltá e alle contraddizioni della situazio- Distacco ne nresente: si lego aU'aspirazione a una religiositá non compromessa con I a- f^ku" niverso politico, «pura» nelle sue motivazioni esistenziali. 11 rifiuto dell impe-Kno diretto nella vita sociále, di cui gli ermetici furono variamente accusati in seeuito, in quel momento segno un profondo distacco dalla cultura fascista: e vari del resto furono gli scambi tra gli ermetici e altri giovani intellettuali di estrazione non cattolica, che allora operavano in Firenze, e che maturarono posizioni antifasciste, come Bilenchi, Vittorini, Gatto, Pratolini. Maturato sulle pagine del« Frontespizio», il gruppo di base deU'ermetismo fio- Letteratura rentino si staccó dalla rivista cattolica nel 1938, dopo la pubblicazione del saggio di come vita Carlo Bo, Letteratura come vita, un vero e proprio manifesto ideologico, in cui si propugnava una letteratura «come eterno confronto della nostra anima con il sen-so totale della veritá*, identificando il tempo della poesia «nel mistero», la sua esperienza « nell'ansia, nell'aspcttazione di una veritá ». I fuoriusciti dal « Frontespizio* trovarono ospitalitá su altre riviste fiorcntine, tra cui «Campo di Marte» che, nella sua breve vita, assunse quasi la fisionomia di rivista ufficiale deU'ermetismo (cfr. ancora 10.6.10). Pur con posizioni diverse, si affermó cosi una poesia in L'oscunti cui il gusto della sfumatura sottile si svolgeva, in modi assorti e inquieti, in un lin- come scclta guaggio pieno di allusioni, trasalimenti, segreti, sospensioni, interrogazioni: l'oscu- esistcnziale ritá, tra foreste di simboli e lampi di analogic si poneva essenzialmente come una scelta d'esistenza e di coscienza. Solo in parte puó essere considerato vicino a questo gruppo il piú anziano Be- Alcum poeti tocchi, uno degli animatori del« Frontespizio », che dará i suoi risultati poetici piú alti nel dopoguerra; mentre soluzioni di tipo nuovo e diverso, partendo da questa esperienza ermetica, troverá piú tardi il piú giovane Luzi (ma di Betocchi e di Luzi si parlerá in 11.4). Rappresentano piú direttamente i caratteri originari deU'ermetismo fiorentino, oltre a Gatto (su cui cfr. il par. seguente), poeti come Luigi Falla-cara (1890-1963), Alessandro Parronchi (nato nel 1914K Piero Bigongiari (nato nel 1914), attivo quest'ultimo anche come critico (insieme ai giá ricordati Bo e Macrí egli pona anche neUa critica il gusto ermetico deU'aUusione, deUa sfumatura sottile, del turbamento esistenziale, deU'oscurita al limite deU'indecifrabile). 10.7.18. Alfonso Gatto. Nato a Salerno nel 1909, Alfonso Gatto visse cambiando continuamentc me- La vita stiere e spostandosi tra cittá diverse, senza raggiungere mai una vera stabilita, fino aUa morte awenuta presso Grosseto in un incidente stradale nel 1976. Militante an-tifascista, subi sei mesi di carcere nel 1936 e partecipo attivamente aUa Resistcnza, nmanendo vicino fino al '51 al partito comunista; svolse anche una varia attivitá di pittore. Nella sua esperienza poetica (inaugurata nel 1932 col volumetto hola, se- DallVrmetumo guito nel 1937 da Morto at paesi) l'adesione aU'ermetismo rappresenta un fatto al n«.rc.u.roo spontaneo e naturale, motivato da una disponibilita a seguire libere analogie tra le immagini piú varie, con una musicalita tencra e sospesa, libera da ogni troppo stret-to vincolo strutturale. Convimo nel valore « sacro » deUa voce poetica, egli si muove con libera curiosita tra le svariate forme deUa vita, una vena di malinconia. sospesa a un «labile suono», in alcuni momenti sfiora leggeri toni melodrammatici. in altri da luogo a giochi di associazioni verbali simili a quelli del surrealtsmo. In lui domi-