378 Antológia it tttíi 20 Chi sono? II saltimbanco delľanima mia. 10.2. Gozzano: «lnvernale» Ě una delle piú notevoli poesie di Gozzano, se non forsc delle sue piů tipiche. Si guardi, oltre che alia sovrana abilitá dclla costruzione narrativa in forme chiuse, al gioco stretto e splendido dei richiami fonici; vediamo cosi in disordine: p.es. nella 4a strofa tct&bbňvídii»-«vidi»-«\widi», «sogg/)/gno» coi «g/>/accio» che precedono e seguono; le rime al mezzo di [3], [5] e [38]; le varie iterazioni verbali come «viya»-«vivi», w. 2-8, «sola»«solo», w. [31-32] e nella 5a strofa il piú stretto: «Lc elita liberai da quelle dita», preceduto sempře da dita in rima al mezzo, la coppia di versi similari, quasi-refrain, ai w. [17-18]; il gioco degli sdruccioli, per lo piú sinistri, come stridulo, e via dicendo. Ma tanťaltro sullo stile di questo piccolo capolavoro si dovrebbe aggiungere: la proprieta delľaggettivazione in [1-2] («ľincrinatura...stridula e viva», ecc), le terne calzanti in «gia re supini lividi sepolti», v. [23], e soprattutto nelía splendida che lancia il paragone, v. [35]: «e bella ardita palpitante come...», col come dannunzianamente in punta di verso, ma qui quasi a trat-tenere un attimo la spaziositä delľimmagine. E cosi via. In sette šestine narrative (endecasillabi ABBAAB) Gozzano mette in scéna, oltre al consueto - e mirabilmente tracciato -squarcio cli vita di societa (in una delle sue espressioni "mo-clcrne"), un rapporto uomo-donna che invece non ě abituale in ui. Di solito (v. soprattutto Un rimorso e La Signorina Felicita) 1 uomo-Gozzano ě o si sente (psicologicamente o socialmente) superiore alia donna, e perciô puô esercitare il gioco delľab-bandono o delia rinuncia nella forme di un'azione sadica. Qui, al contrario, e superiore (per coraggio) la donna, che invita I uomo a una sfida alia morte cui questi alia fine si sottrae, e in conseguenza di ciô passa da donna attingibile a donna inattm-flbile, come sottolineato nei versi appropriatissimi sul suo vol-teggiale sok sopra il pericoloso ghiaccio: salvo che rieada an-™e su di 1«, oltre che sul protagonista, ľironia implicita nel voter lei per prima incarnare, con qualchc'ritardo e in un am-biente cost borghese, la congiunzione romantica Amore-Morte-. sl«n'f'cattvo che una scéna del tutto analoga si svolga nel p>u foeUa 379 moderno tra i romana del grande narratore tedesm U a Fontáne, Unwtederhrmglich, 1888 (= Senia ril• i ?dor bile): certo si deve pensare a poligenesi ° Delia straordinaria tessitura di questa lirica fa parte una ore senza, forsc ma. cos. notevole, di echi dalla Omrnedk dan es a' naturalmente abbassat. o spostati di tono, ma senza parod.a Ne' lord.ne, agg.ungendo qualcosa al commento di Sanguincti (Guido Gozzano, Poesie... Revisione testuale, introduce e commento d. Edoardo Sanguineti, Torino, Einaudi 1973 Pp 100-102) e a Casella 1982: passim: eriech, w. [1,17]'e [18]' cfr Inf. XXXII, 30 anche per 1'orlo, w. [17,18,24], quindi in sinergia con la parola precedente; «disperse la brigata fuggitiva», v. 6 ri-pete 1'atto di Catone ntW'Antipurgatorio, fra II e III; il folie volodi Ulisse (non senza forse incrocio con l'episodio di Paolo e France-sca) risuona qui, divaricato, ai w. [11] e [15]; le larghe rote del v. [16] saranno quelle di Gerione, Inf. XVII, 98; forse, dato il signifi cato, anche^c/rOj ivi, rimanda a Dante. ////. XXXII (ancora!),24 e XXXIV, 12; «vidi i nostri volti/giá risupini lividi sepolti», w. [22-23], cfr., sempře nei soliti paraggi, Inf. XXXII, 34 e anche 37 ecc; «crosta malsicura», v. [4] risentirá di «fredda crosta» Int. XXXII, 109; nei w. [7 ss.] ecc. risuona forse. sempře del canto di Ulisse, «ma misi me per l'alto mare aperto.../...da la qual non tui diserto», per non dire delta risonanza, nelle parolette bre\'i della fancauTá che (per il momento) convincono 0 protagonista a ri schiare con lei, dellorazion picciola ancora di Ulisse; la rima in ■olti dei w. [19-22-23] ě come quella di Inf. XXXII. 101 ss.; «ella sola restó» ě da confrontare col «Soli restammo» sempře dei canto di Francesca; finalmente, v. [38], «stuolo gaictto temm.-nile» va con «fiera a la gau-tta peUe». Inf. 1.42, restando .ncerio se il nostro ha inteso correttamente laggettivo come macuhito . *a riopinto' o non invece come diminutivo d.j^oj* (e v. in u lettera «gaietto sciame blasonato»). Ecc. Mi pare che I ent.ta «i richiami, spesso parlanti, a Dante, suggerisca che in zano ha impostato Invernak sul contrasto di dui^ tonum h della commedia borghese e quella, se si potesse dire datoi ^ . protagonista ě femminile, superomistica, deciclenon ^ nietzscheanamente e anti-dannunz.anamentc, di „ AMn —J.-. u_„u— P mi n*rc anche che C^ -~ .-.a- della medieta borghese. E mi pare anctie ,"Je Gozzano tende che ě giá chiaro a una semplice lettura, coe ^. ^m Jei a interpretare il volteggio sulla crosta mals.ci 380 Antológia di testi volo, cosi sublimando il primo. All'interno di Gozzano interešsánte ehe il testo chc presta piu riscontri sia sĽ StĽSS() Ľ le due stradě, e si capisce data la duplice situazione °» ehe la costituisce: una giovinetta sportiva ehe domina i 83 dolo, il protagonista (e forse ľeguale allegoria di un laffiS!0" di depressione, ben erepuscolare, per il proprio esser bordi 'ľ Mi limito a citare i passi delle Due strade: «la gran ch disfatta nel tocco da fantino», forse, come in Invernalc, daíívT delchi manzoniano, v. [24], «la bambina ardita», v. [19] e v. [20], Morte: sorte, w. [31-32], «sotto ľaperto ciclo», [41] «batter d'ali», v. 81. Fonte: Guido Gozzano, Tutte le poesie. Testo critico e note a eura di Andrea Rocca, Introduzione di Marziano Guglielminetti, Miláno Mondadori 1980, pp. 149-50. Rinvii interní: cap. X, 1. Invernale «.... cri.... i.... i.... i.... i.... icch....» ľinerinatura il ghiaccio rabesco1, stridula e viva. «A riva!». Ognuno guadagno la riva disertando la crosta malsicura. «A riva! A riva!...». Un soffio di paura disperse la brigata fuggitiva. «Resta!». Ella chiuse il mio braccio conserto, le sue dita intrecciô, vivi légami, alle mie dita. «Resta, se tu m'amü». E sullo specchio subdolo e deserto soli restammo, in largo volo aperto, ebbri d'immensitä, sordi ai richiami. 10 15 Fatto lieve cosi come uno spetro2, senza passato piú, senza ricordo, m'abbandonai con lei, nel folle accordo, rabesco: disegnö al modo di un arabesco. fine •800' spetro (in rima): la forma ridotta, per la rima, ě comun ^ SanpUinel ■ primi '900 (esempi di Camerana e Pascoli nel Commento cu-^ ^ [3-4J'-in Gozzano stesso v. tetro: vetro in L'amica di Nontia Sper 25 30 Tem di larghe rote disegnando il vetro DaUorlod ghiaccio fece cricch, piü tetro dall orlo il ghiaccto fece cricch, piü swdol Rabbrividii cosi, come chi ascolti 20 lo stridulo sogghigno delia Morte, e mi chinai, con le pupille assorte, e trasparire vidi i nostri void giä risupini1 lividi sepolti.... Dall'orlo il ghiaccio fece cricch, piü forte.... Oh! Come, come4, a quelle dita awinto, rimpiansi il mondo e la mia dolce vita! O voce imperiosa dell'istinto! O voluttä di vivere infinita! Le dita liberai da quelle dita, e guadagnai la ripa, ansante, vinto.... Ella sola restö, sorda al suo nome, rotando a lungo nel suo regno solo. Le piacque, alfine, ritoccare il suolo; e ridendo approdö, sfatta le chiome, 35 e bella ardita palpitante come la procellaria' che raccoglie U volo. Non curante6 ľaffanno e le riprese7 dello stuolo gaietto femminile, mi cereô, mi raggiunse fra le file 40 degli amici con ridere cortese: «Signor mio caro, grazie!». E m. protese la mano breve", sibilando: - Vüe. - poetm 381 ' risupini: normale in Gozzano Per 1KSlipl"V „ i . 4 Movimento probabilmente leopard.ano A anche in P**>' . ' procellarta. palmipede marino. uccello deUe Virginia, v. [1111 [Sanguined]. . M„„ cllrando» . , 6 Non Lnt, con valore vcrbalc. q"^^ ,, verbo. ' riprese: rimproveri (piu comune in q ,brcvemcnic 8 breve: con probabile valore awerb.aie, Capitolo decimo La lingua della poesia 1. I crepuscolari Sia che si considerino i crepuscolari come continuatori dei tardo-scapigliati e realisti del secondo '800, sia che si metta l'accento sulla loro novitá, fondamentale ě in loro lo stretto rapporto fra una poetica antiprofessionale delle piccole cose, del quotidiano, del celamento e abbassamento dell*io - e il loro linguaggio. Un linguaggio dunque ^liricato ed umile, almeno tendenzialmente: se Pascoli aveva messo in scena separatamente il basilico e la cedrina, Gozzano rincara la dose e inula un verso tutto di realia umili come «di_basilico d'aglio di cedrina» (poco piú sotto, ancor piú programmaticamente: «in me rivive I'anima d'un cuoco»). E altrettanto naturalmente, in una poetica del "j^cokr, s'incrementano i diminutivi e vezzeggiativi: alhenno, soliceltoTanimula, timidetta, vestina, cagnuolo, visuzzo, tistcuzzo, omettino (Altieri [Biagi] 1968: 131; Coletti 1975: 424-25); oppure il diminutivo ě ottenuto «per via di riduzione lessicale» (Coletti 1975: 425), con equazioni come casa = capanna, podere = orto, stanza = bugigattolo. Questo sliricamento comporta anche un impoverimento Ies-sicale rispetto alia grande triade di fine Ottocento. Nelie due prime raccolte, quelle crepuscolari, di Palazzeschi. Cavallt bian-chi (1905) e Lanterna (1907), non si troverá nessuno del latini-smi di cui gronda Alcyone - ma invece trancesismi della vita mondana, entro un passo fortemente narrativo (Oiiapi'i-.iii.i 1951: 25, 27); e forse, come osscrvato acutamente da Mncli-NKTi 19772: 92-93, la parola-immagine piu tipica v. el impcrso-nale, anonimo gate. Dalle C.oncnrdanzc di (.ora/zim M < 1987b) risulta che le parole "piene" piú frequent, del poett sono nellordine cuore, dolce, morire, amma, piccolo, ti ^ "orte, piangere, solo, forse, cosa. Cosa ě un po come & 196 U lingua italtana Mt prima guerra mondial? ad oW nalazzeschiano (ed i particolarmente frequente anche in Goz-zano - il quäle ha pure coso: CoLi-rn 1993: 410); forse - che č la sorpresa di questa lišta - dice l'inccrtezza di giudizi c senti menti; piccolo ě aggettivo tipico dell Understatement crepusco líre; e cóšTvíá, con la possibilita di costruire campi sémantici pertinenti. Quasi certamente c e un rapporto tra la nduzione lessicale dei crcpuscolari_eJa loro řrequente inclinazione alle forme della j^yzjpnc: Ta vecehia tendenza della selettiva poesia italiana s^zvanátio ě messa fra parentesi, e ďaltra parte (Coletti 1993: 415) ě anche attraverso la ripetizione che il poeta crepu-scolare perviene alla sua operaTli dissolu/.ione sémantici. In una Concordanza dei Colloqui gozzaniani (SAvoc.A 1970) nelle parole fra A e G si trovano non meno di 47 casi di ripetizione: come sarebbero «'Per sempře? accetterebbe?...' - 'Accetterei!'», «Da troppo tempo bella, non piü bella tra poco», «...quella bocca tanto, tanto/diversa dalla bocca di mia Madre», «La cosa tutta piena di quei lcosi'», ecc. E tutta tramata sulle varie forme di iterazione ě una poesia-insegna come la Desolaztone del pověro poeta sentimentale di Corazzini; per non dire delle iterazioni.e dei ntornelli di Moietti. D'altra parte lo sliricamento crepusco-]*?.KjCca, si capisce, anche la sintassi, tirando il collo allo stile penodico tradizionale: si tende a un fraseggiare a membri sem-pUci e brevt, coordinati fra loro e autosufficienti. Come esem-pio emblematico di questo tipo di sintassi citero un notissimo •'napa d, Moretti: «Piove. Ě mercoledi. Sono a Cesena/...», pe-aJ ro anttepato dal solilo Pascoli in questo attaeco: «L'al-sua fon.e/° Tlu°: V lontano,/a Messina, col tifo», e dalla Sst dl lníubb,la-,il Rodenbach di «Tristesse! je suis seul; «Onniss^nrTn pleuvine>>; nonché affiancato dal govoniano ^ aCasne e CrePUSC°lo/PÍOve>> (COLETTI 1993: 411). st»ri, del diW SOn° caratteri salienti, e antitradizionali-prosa-^rnenti Pat ■ °,-CrepUS,cnlaa' la dialogická e la riechezza di st0 crepuscoläre attUaUzza^rL.(Coletti 1993: 411-12). II te- Ma e evidente I00!* dire> si mescola fra la 8ente-ícl1* sintassi) di ai carattere Piü specifico del lessico (e lamento «uam T POesia non e tanto 11 suo generale ab-morfologici'4 ?;° 11 iSU0 Ästo con elementi - piü tono- ^ che vi si infiltr0 ~ * °Pposta natura> letteraria e pr§ ano o vi si conservano in dosi notevoh. Ia lingua dfIL poriitf 197 puö pensare che questi possano avere tre funzioni. a) Di sem-plici residui automatic! della lingua poetica tradizionale, come sarä il caso di desto o terna in Moretti, che peraltro usa p.es. bar (1* attestazione), fornello, tegame e il dialettismo piada (v. Coletti 1975: 424 ss.), e soprattutto di molti elementi morfo-nologici quali ei, sorrideva 1* pers., facean, spirto, nova, il numero delle apocopi ecc. (v. Girardi 1989: 62 ss.). b) Come mezzo per riequilibrare e rialzare un discorso poetico che altri-menti scivolerebbe verso il basso (ipotesi forse meno probabile - o meno comprensiva). c) Come oggetto cli contrappunto e paródia contestuale, che ě ľipotesi piú interessante. Qui an-dHňnó subito sistemati i composti classicheggianti di Gozzano tipo acropungenti, altoriversa, cerulo-bionda, altoreggendo e via dicendo, cosi come, nello stesso poeta, le inversioni fořti: «gli accesi dal veleno biondissimi capelli» e le giunture letterarie come «tempo edace» o «luce aurina» (Altiľri [Biagi] 1968: 138-40). Fermiamoci su quesťultimo punto, e sul suo luogo privilegiato, la rima che per semplicita chiameremo dissonante, che mette a vistoso contrasto, quasi in cortocireuito («perche ľironia che awicina gli opposti deve consumarsi in luoghi esposti e dichiarati»: Coletti 1993: 408L. parole trite, banaUo addirittura clisfemiche con parole di caratura ělevata, rare ecc.: queste sono a loro volta divisibili in tre categorie tondamentali, e cioě le parole poetiche, i tecnicisnu e i iorestierismi (tra i quali spiccano gü orientalismi - specie nipponismi - e i latini smi, ma piü che classici ecclesiastici, secondo una nota tendenza "decadente", semiblasfema, a giocare coi simboli del cat-tolicesimo; infine i nomi propri stranieri). Questa teenica della rima dissonante, che avrä larga risonanza nel '900, p.es. in Montale, va anche messa in rapporto con una generale alacrita «} crepuscolari nelľ uso della rima non owia, come si ve uaüe molte sdrucciole e dalľassunzione da Pascoli della cosid-c 4.m,a jpermetra (petali: segreta...). Sara mtant'o interessante notare che ľunico dei maggion «epuscolari privo o quasi di rime dissonanti, ě Corazzini, cioe u Poeta della "scuola" meno fornito ďironia e gusto parodico. queUo anche che meno di tutti scrive poesia contro quella di 1 Moretti costruisce una sua ottava alternando versi c°sa come i sonetti semiliterati del Medioevo. italiani e latini: qual- 198 Li Unm »