Libreria Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ® W ^») 100% 1H> Q ABC - Gio 21:02 Q, © ;= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Indice Nota redazionale Epoca 1 LE ORIGINI Introduzione alľEpoca 1 1. Lc Origini delia lettcratura in volgarc 2. Conlesli. lemi o ideologie delia poesia dclle Origini 3. La realtä delia prosa Capitolo 1. Le prime testimonianze poetiche 1. Tracce di tradizioni sommerse 2. I rilmi arcaici 3. La prima poesia ďamore Bibliografia Capitolo 2. Dalla Sicília allaToscana. La tradizione lirica nel Vaticano Latino 3793 1. Dai documenli alia sloria. dalla storia ai document! 2. Storia c prcistoria delia poesia italiana 3. Tracce di poesia siciliana e il problema delia lingua 4. Un manoscriito nella sloria 5. La Scuola siciliana: coordinate storiche 6. Giacomo da Lcntini. poeta c «Notaro» 7. II dibattito sulľamore (ncgli altri manoscrilti) 8. II registro «umile» Q. Dalla Sicilia alla Toscana Bibliografia Capitolo 3. La centralitä di Guittone d'Arezzo. II Laurenziano Redi 9 1. D punto di vista di Dante 2. Un poeta «impegnato» Bibliografia Capitolo 4. II «dolce stil novou: il nuovo canone del Chigiano L VIII305 1. Un manoscrillo del Trecento 2. Una delinizione problematica 3. Tra anlico e moderno: Guido Guinizzclli 4. Guido Cavalcanli: il poeta e il filosofo 5. Gli altri stilnovisti: Cino da Pistoia e Lapo Gianni 6. Verso Dante e Petrarca Bibliografia Capitolo 5. La poesia comko-realistica 1. Poesia comica e genere lirico 2. Ľesperienza poetica di Cecco Angiolieri Bibliografia 15 15 lis r 18 20 23 27 3D 32 45 52 59 65 "ŠI /737 3 o Ô 2 f É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 3 o Ô ■1 f Capitolo 6. La poesia allegorico-didattica in area settentrionalee inToscana: dal codice Saibante al Tesoretto 70 1. La poesia didatlica in area sellenlrionale e il codice Saibante 70 2. La poesia allegorico-didattica in Toscana 71 Bibliografia 75 Capitolo7. La poesia religiosa delle Origini 76 1. Poesia sacra e profana 76 2. La poesia delle crealure 76 3. Religione e politica in lacopone da Todi 79 Bibliografia 83 Capitolo 8. Le forme delia prosa 84 1. Volgarizzare e tradurre 84 2. Scrivere lettere 87 3. Scrivere la storia 88 4. Scrivere la scienza 89 5. Scrivere novelle 89 Bibliografia 91 Epoca 2 LE TRE CORONE E LA CULTURA DEL TRECENTO Introduzione all'Epoca 2 95 1. Ľavvio di un'etä aurea 95 2. Fuori da Firenze, tra latino e volgare 96 3. «Fiorentinilä trascendentale» 98 4. Boccaccio e la mediazione tra culture diverse 99 Capitolo 1. Dante Alighieri 101 1. Un poeta che fa «parte per sé stesso» 101 2. Gli anni giovanili e gli studi (1265-1295) 102 3. Lamicizia con Guido Cavalcanti 103 4. Le rime del lempo delia Vila miova 106 5. La Vila mimu 109 6. L'impegno politico e ľesilio (1295-1308) 119 7. Le rime delia maturita 120 8. UConvivio 123 9. De vulgari eloquentia 128 10. Gli anni delia Commedia (1308-1321) 132 11. LaCommedia 135 Bibliografia 159 I Classici Vitanuova 160 Braňo 1 XIX, Donne chavete inlellello ďamore 160 Commedia 164 Braňo 1 Inferno XXVI 164 (737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Braňo 2 Ptirgatorio XXVI Braňo 3 Paradiso XVII Capitolo 2. Francesco Petrarca Petrarca alľorigine delia coscienza moderna Un'autobiografia ideále La giovinezza: incontri c autori fondamentali I miti delia giovinezza Le prime opere latine, tra poesia ed erudizione La svolta morale: Ira soegettivitä e trattntistica Petrarca, ľltalia c la peste del 1348 II Secretum Le opere delľintrospczione: le Familiares e le Epysiole 10. Le scelte e le opere delia maturita: le Seniles e il De remediis Un umanesimo cristiano: le polemicľie Petrarca tra latino e voleare I Rerum vulgarium fragmentu I Tri u n ipli i Bibliografia I Classic Rerum vulgarium fragmenta Braňo 1 Erailgiorno c f ťal sol si scoloraro (Rvf3) Braňo 2 Lasso me, ch'i' non so in qualparte piegfii (Äv/70) Braňo 3 Cfiiarc, fresche et dolci acqtie (/ív/126) Braňo 4 Italia mia, benché 'I parlarsia indarno (/řv/128) Braňo 5 Che debb'io far? ehe mi consigli, Amore? (Äv/268) Capitolo 3. Giovanni Boccaccio Un autore tra due culture Due cil t á Le prime sperimenla/.ioni napoletane Teseida ed Elégia di madonna Fiammetla Le matrici lelterarie del pri mo Boccaccio Ritorno a Firenze La svolta di melä secolo: l'arrivo della peste La svolta di melä secolo: I'incontro con Petrarca II Decameron Le opere in latino II Corbaccio 12. Un progetto con due teste Bibliografia I Classic Decameron Brano 1 Novella II 4 Brano2 Novella IV5 Brano 3 Novella VI 9 Brano 4 Novella 1X3 IN') 192 201 205 208 210 211 225 228 230 246 249 25i) 25* 27h :si 283 289 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo4. La poesía del Trecento 301 1. Come comincia una nuova slagionc poctica 301 2. Persistenza dello Stilnovo: can one e maniera Ira Veneto e Toscana 302 3. Eťfetto Commedia: la poesia allegorico-didallica 306 4. Tra realismo e corlesia: nuove forme delia lirica trecentesca 309 5. La Iclicralura ncllc piazze: poesia per musica c cantari 314 Bibliografia 317 Capitolo5. La prosa del Trecento 318 1. Un nuovo pubblico per la letteralura in volgare 318 2. La novella dopo Boccaccio 319 3. Scrivere la storia 324 Bibliografia 328 Epoca 3 LA STAGIONE DELL'UMANESIMO Introduzione all'Epoca 3 331 1. Una nuova epoca culturalc: caratteri generáli 331 2. II recupero delľanlicľiilä e il senso delia dislanza storica 332 3. Dalla grammatica alia relorica: la nuova scuola degli umanisti 333 4. 11 problema delia lingua e dello stile 335 5. Ľinizio dcll'Umancsimo ira Padova e Firenze 337 6. L'organizzazionc culturalc 338 Capitolo 1. Alla seoperta degli antichi 341 1. 11 ritrovamento dei codici antichi 341 2. Renovatio c restauratio 344 3. Lin sislemn di comunicazione 345 Bibliografia 347 Capitolo 2. Poesia e prosa latina del Quattrocento 348 1. La scuola di Salulati e il primo Umancsimo a Firenze 348 2. Leonardo Briini e Poggio Bracciolini 350 3. Le grandi scuole e gli ideali dell'Umanesimo 354 4. Esperienze umanistiche a Miláno e Venezia: Francesco Filelfo 356 5. Ľ Lima ne si mo a Roma: Biondo Flavio ed Enea Silvio Piccolomini 358 6. Lorenzo Valia 360 Bibliografia 364 Capitolo 3. Leon Battista Alberti 365 1. Alberti. «gcnio universale" 365 2. Un'esperienza sovramunicipale 365 3. Latlivilä lelteraria del periodo fiorentino 367 4. II capolavoro delle Iritcrcenales 369 5. Alberti nella Roma di Niccolô V 371 6. Ľullima opera: il De iciarchia 372 Bibliografia 374 91 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo 4. Prosa e poesia volgare del Quattrocento 375 1. Prosa 375 2. Poesia 385 Bibliografia 388 Epoca 4 LA CULTURA DELLE CORTI Introduzione all'Epoca 4 393 1. Un nuovo cquilibrio politico (1454-1494) 393 2. La cullura delle corti c il nuovo ruolo del volgare 393 3. Geografia e storia delia cultura cortigiana 394 4. Oltre la corte: le aceademie e il mondo delia tipogralia 396 5. I generi letterari delia lelleratura volgare 396 Capitolo 1. II passaggio dal manoseritto alia stampa 398 1. Una mirabile invenzione 398 2. Dalla Germania alľltalia 399 3. Slampe c manoseritti 401 4. Una svolta cpocale 402 Bibliografia 404 Capitolo 2. Ľambiente laurenziano 405 1. 1469-1492: II pročetlo culturalc di Lorenzo de' Medici 405 2. La tradi/ione popohnu fiorenlina e ľesperienza dei Pulci 411 3. La grande traďizione filosofica: Marsilio Ficino 416 4. Un genio alia ricerca di sintesi; Giovanni Pico delia Mirandola 420 5. Angelo Poliziano: poeta e intcllcttuale mediceo 421 Bibliografia 426 I Classici Stanze per la giostra All Braňo 1 Incontro di lulio e Simonetta (I 1-4,8-13,40-45) 427 Capitolo 3. Ľambiente ferrarese e Boiardo 433 1. La Ferrara estense: politica e cultura 433 2. Matteo Maria Boiardo 436 Bibliografia 450 I Classici Ľinamoramento de Orlando 451 Braňo 1 // Fiume del Riso (III, vn, 1-37) 451 Capitolo 4. Ľambiente napoletano 459 1. ĽUmanesimo alia corte di Alfonso 1 (1442-1458) 459 2. La stagione del Panormita 460 3. La novella alia corte arugonese: Masuccio Salcrnitano 462 4. II magistero di Giovanni Pontano 464 5. La Urica a Napoli tra latino e vulgare: MaruUo e Cariteo 467 Bibliografia 469 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo 5. La lírica volgare tra Quattro e Cinquecento 1. Ttí passalo e futuro: la Raccolia argonese 2. Legloga in volgare. La raccolia delle Bucotiche i-legtintissimarnenie composie 3. La poesia cortigiana del secondo Quattrocento Bibliografia Epoca S ILRINASCIMENTO Introduzione all'Epoca 5 1. Lacrisi polilica ilaliana u la culiura del Rinascimcnlo 2. La questione delia lingua 3. Le forme pluráli del classicismo moderno 4. I riflessi delia erisi Ira teória politics, storiograľia c letteratura 5. II mestiere del letteralo Capitolo 1. Pietro Bembo 1. Bembo e la nascita del Rinascimento 2. Tri educazione umanislica ed editoria 3. Gli Asolani e la canzone in morte del fralello Carlo 4. Le esperienze cortigiane di Urbino e Roma 5. Ľattuazione di un progetto: le Prose delia volgar lingua (1525) e ľedizionc delle Rime (1530) 6. L'incarico di storiografo c il cardinalato Bibliografia Capitolo 2. lacopo Sannazaro 1. II percorso letterario c interiore di un umanista «sinccro» 2. Ľinfanzia e la formazione umanislica nella Napoli aragonese 3. Prime prove in latino e in volgare. La preistoria deWArcadia 4. Dalľltalia alia Francia 5. \JArcadia 6. II ritorno a Napoli Bibliografia Capitolo 3. Ludovico Ariosto 1. II valorc delia poesia 2. La formazione nella Ferrara estense 3. Ariosto cortigiano 4. Sodalílä ed esperimenti poetici; il cantiere delle Rime 5. Tri Ferrara c Roma: teatro e diplomazia 6. II primo Furioso (1516) 7. Lacesura del 1517: le Satire tra biografia e letteratura 8. Lautunno delľArioslo. tra Garfagnana e Cinque canti 9. II secondo tempo del teatro 10. Ľedizione definitiva del Furioso Bibliografia 4711 470 472 473 476 4^'J 4^J 4X11 4'IN 498 499 5111 503 503 508 511 515 516 ~ŤT1 ,737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria I Classic Orlando f arioso Braňo 1 L'avvio delia macchina narrativa (I 8-23) Braňo 2 U fantasma di Angelica (XII8-16,20-29) Braňo 3 // valore delia poesia (XXXV 11-30) Capitolo 4. Baldassarre Castiglione 1. Un modello per le corti d'Europa 2. La nascita mantovana e la formazione milanese 3. U sogeiorno urbinate (1504-1513) 4. Dalľltalia alia Spagiia 5. // Libro del Cortegiano (1528) Bibliografia I Classic // Libro del Cortegiano Braňo 1 La nobiliá de! cortigiano (I. XIV) Braňo 2 // comportamento del cortigiano: il-bon giudicio* e la sprezzatura- (I.XXVI) Capitolo 5. Niccolô Machiavelli 1. La regola e la mutaziDiie 2. Formazione ed esordio 3. «A studio delľarte dello stalo»: seerelario c legnlo (1448-1512) 4. Posl res perditas (1513-1520) 5. "Voltolarc un sasso»: al servizio dci Medici (1520-1527) Bibliografia I Classic // Principe Braňo 1 // mito di Césare Borgia Braňo 2 Vinú e fortuna Capitolo 6. Francesco Guicciardini 1. Politics c serittura. crisi c conoscenza 2. Formazione ed esordi fiorentini 3. La Icgazionc e i «ghiribizzi» spagnoli 4. Al fedele servizio dei Medici e delia Chiesa 5. Ultimc occasioni politiche e la Storia ďltalia Bibliografia I Classic / Ricordi Braňo 1 Sul libro Braňo 2 La diserezione Braňo 3 La storia Braňo 4 Cause e conseguenze Braňo 5 La fortuna Braňo 6 Valtitare e decidere Braňo 7 Ambizionc 548 54') 554 560 dl 13 Mih dlh 616 617 his d:i h in 630 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (Š# ^ ^ > $ <5> 4))) 100% S 0ABC-esteso Gio 21:02 Q, Q \= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo 7. II teatro del Cinquecento 1. La nascita di una civiliá icatrale 2. Le forme del teatro alla fine del Quallrocento 3. Le forme del comico: la commedia 4. La tragédia Bibliografia Capitolo 8. La poesia del Cinquecento 1. Un inodello europeo 2. La lirica e il nuovo classicismo volgare 3. La lirica spirituále 4. Levoči femminili 5. Leragioni delia gntvihis 6. U petrarchismo meridionale Bibliografia Capitolo 9. La poesia comica del Cinquecento 1. Ľereditá del secolo precedente (Burchiello. Pulci, Pistoia) 2. Francesco Berní 3. Giovanni Delia Casa 4. Tcofilo Folenjío Bibliografia Capitolo 10. Le forme delia prosa del Cinquecento 1. Introduzionc sullc forme di novella c dialogo 2. Pictro A retino: la penna e il potere 3. Matteo Baiidello c la novella 4. Delia Casa e la traltalistica sul comportamento Bibliografia Capitolo 11. Le seritture ďarte fra Quattrocento e Cinquecento 1. Le nuove parole sulľarte: la trallatistica e le biografie 2. Dal Quattrocento al primo Cinquecento: i testi classici c quclli toscani 3. Giorgio Vasari 4. Benvenulo Cellini Bibliografia Indice dei nomi 638 643 649 650 650 651 654 657 659 670 672 677 678 678 fi7*J 694 694 695 699 702 705 Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto 4 100% H QABC-esteso Ven 10:40 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf I Trecento fiorentíno Con la sequcnza di capolavori dovuti prima a Dante e poi. a distanza appena di una generazionc, a Petrarca e Boccaccio, il Trccenlo rappre-senta una stagione eccezionale nella tradizione letteraria, un momento nel quale la nascita in contemporanea di alcune opere slraordinarie {Commedia, Secretam e Rerum vulgárním fragmentu, Decameron e Genealogie) pone le basi per una nuova cultura. di foggia moderna, in Italia prima e poi in Europa. Negli scritti delle Tre Corone, e in quelli di un ventaglio di autori minori. si realizza anzi tulto una sintesi della tradizione letteraria del Duecento. e insieme un suo superamento; una dinamica che conserva al centro. in modo diretto o indiretto, la citta di Firenze, polo ideale cui tendere o cornice concreta della piii importante elaborazio-ne letteraria. Se i decenni precedents dopo il iramonto della corte di Fe-derico II. avevano visto il concorso di centri quali Bologna e Padova, o delia cultura religiosa umbra, c in questa stagione. del primo e pieno Trecento, che viene ribadila la centralitä di Firenze e di tutta la Toscana in un panorama ilaliano che rimane frazionato in molti centri. La parabola di Dante, da questo punto di visia, č esemplare. Di poco pití giovane di Cavalcanli, e prossimo alia generazione di Guinizzelli, Dante interpreta subito gli stimoli della piü avanzata cultura fiorentina e. con la Vilu nuova. gía nelľultimo decennio del Duecento realizza un'o-pera ehe determina uno scarto profondo nella tradizionale concezione delľamore e nel ruolo della Urica. Dalľinlerno di una poesia ehe ě sempře congiunta con una lucidissinia tensione erilica. nel libello Dante si confronla con gli altri protagonisti della poesia del suo tempo; attraverso la vicenda di vita e morte di Beatrice intraprende un cammino piü ambi-zioso. di proiezione verticale della passione amorosa su un orizzonte tra-scendente. che sorprende per ľeccczionalc precocitá. e insieme per la lungimiranza della mossa con cui il libello si chiude. rinviando a un'altra 1101/737 • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf 1®^Q*1BI •HOaSid:^ TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:40 C\ Q IE Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - 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I testimoní principáli, ehe si distribuiscono in due rami, sono, da una parte, il Chigíano L VIII 305 (Biblioteca Apostolíca Va-ticana), fiorentino, risalente agli anni Quaranta del Trecento, e il Toledano (Biblioteca Capitolare di Toledo), copiato da Giovanni Boccaccio intorno al 1350; dalľaltra, il Martellí 12 (Biblioteca Laurenziana di Firenze), prodotto nelľarea di Gubbio nei primi decenni del Trecento, e lo Strozziano (Biblioteca Nazionale di Firenze), pure collocabile attorno alla metá del XIV secolo. Il testo delia Vita nuova é stato garantito per quasi un secolo dalľautorítä di Michele Barbi, ehe ne euro un'esem-plareedizionecritica nel 1907 (poi rivista nel 1932). II lavo-ro di Barbi, decisivo non solo per la ricostruzione del testo dantesco ma per i futuri sviluppi dello stesso metodo fi-lologico, é ancora oggi valido nei suoi risultati di fondo. Negli ultimi due decenni si sono tuttavia avute tre nuo-veedizioni critíche del líbello: quella a eura di Guglíelmo Gorni (1996), ehe tende a distanziarsi dalla testimoníanza del Chigiano, anche linguisticamente; I edizione eurata da AriĹ ~Q 1 Stefano Carrai (2009), ehe invece recupera la lezione del jjk J*1 Chigíano, tanto per la sostanza del testo quanto per la ■BHU^J^ veste formale; e infine quella eurata da Donato Pirovano T^^i^r^^^^^ (2015), eheconsiste in un'accurata revisione del testo Bar-Figura i ^ Pure ,=onc'al:a 5U"a valon'zzazione del Chigiano. Miláno, Biblioteca dell'Archivio Storico e Trivulziana, ms. Trivulziano 1080, XIV secolo. Brano 1 XIX, Donne ch'avete intelietto ďamore Ě il capitolo inaugurale della nuova poetica della lode, che ha il suo manifesto nella canzone Donne ch'avete inteiletto ďamore. Nel capitolo precedente, attraverso il colloquio con una donna gentile, Dante ha compresc come, perduta ogni possibility di riacquistare la benevo-lenza di Beatrice, la sua poesia sia ormai caduta nella vuota e ripetitiva denuncia della propria sofferenza, da cui puó uscire solo mediante la maturazione di un amore e di una poesia diversi, che trovino nella lode incondizionata di Beatrice il proprio fondamento e la propria inesauribile beatitudine; «E pero propuosi di prendere per matera del mio parlare sempre mai quello che fosse loda di questa gentilissima; e pensando molto a cio, pareami avere im- 175 I /737 1®r^Q*la »»08iiR TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice preša troppoalta matera quantoa me, siehe nonardia dicominciare;ecos[dimorai alquanti dl con disíderio di dire e con paura di cominciare* (cap. XVIII). La realizzazione di un propo-sito tanto arduo, che puö essere solo frutto di una superiore ispirazione («la mía lingua parlö quasi come per se stesso mossa»), é la canzone Donne ch'avete intelletto d'amore, primo, altis-simo, tentativo di espressione delia lode disinteressata e infinite di Beatrice, con cui la poesia dantesca supeta deňnitivamente la logica cortese del guidetdone e diviene autosufficiente, aprendo cosl nuove possibility alľintero genere lirico. Nella canzone la stessa lode di Beatrice va ben oltre i parametri e le íperboli cortesi: la celebrazione della sua trascendenza, affidata a un discorso rivolto alle donne dotate di una superiore intellezione amorosa, é ambientata in un'inedita dimensione celeste, al cospetto di Dio stesso, e arriva ad ammettere, per bocca di un angelo, I'idea ai limiti dell'eterodossia che il Cielo stesso non puö essere perfetto finché non accoglierä ľanima di Beatrice. Nella Commedia, giunto quasi sulla vetta del Purgatorio, Dante, al momento di ridefinire la sua esperienza dí poeta d'amore, vorra, attraverso le parole di Bonagiunta, identificare sé stesso e la novitä della sua lirica ancora con la canzone in questione: »Ma dl s'i' veggio qui colui che fore / trasse le nove rime, cominciando / Donne ch'avete intelletto d'amore» [Purg. XXIV, 49-51), ribadendone cosl, dopo tanti anni, I'assoluto rilievo. XIX. [1] Avvcnnc poi che passando per un cammino lungo lo quale sen gia un ri-vc chiaro molto1, a me giunse lanta volontade di dire, died io incominciai a pensare lo modo ch'io tenesse:; e pensai che patlare di lei non si convenia ched io facesse. sed io non parlassi a donne in seconda persona, e non ad ogni donna, ma solamente a colore che sono gentile e ehe non sono pure femine1. [2] Allora dico ehe la mia lingua parlö quasi come per se stesso mossa4. e disse: «Donne ch'avete intelletto d'amore». [3] Queste parole io ripuosi ne la menle con grande letizia. pensando di prenderle per mio cominciamento^ onde poi, ritornato a la sopracletta cittadc". pensando alquanti di. cominciai una canzone con questo cominciamento. ordinata nel modo che si vedra di sotto ne la sua divisione'. La canzone comincia: Donne ch'avete. [4] Donne ch'avele inlelletto d'amore*. Í' vo' con voi de la mia donna dire. non pcrch'io crccla sua lauda finirc", ma ragionar per isfogar la mente10. [5] Io dico che pensando '1 suo valore. 5 Amor si dolce mi si fa scntirc, che s'io allora non perdessi ardire. farei parlando innamorar la gente. 1. sen... molto: 'scorreva un fiume molto limpidj'. 2. lo modo... tvitesstr. 'come pokssi thru seiuiilo a laid in ten to'. 3. ma solamente... femine: "ma sollanto a quelle che soiio di aninio nobile e non semplicemenle di sesso femmioile'. 4. quasi... mossarcame se si muovessedi propria iniziaiiva". 5. per mio cominciamento: 'come inizio di una nuova poesia'. 6. la... allude: I-'iri'ti/c. 7. divisione: le »divisioni» sono i luoghi in cui Dante spiega i propri componimenli dividondoli in parti. 8. inielleiio d'amore: 'intelletto amoroso", e quindi una superiore capacila di comprendere amore. 9. sua lauda fiuire: 'di poter esaurire la sua lode'. 10. ma... mettle: 'ma con I'intenlo di parlarne per dare sfogo ai miei seotimenti'. 176 /737 «»OSii^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (4^^ $ ^ 4> 100%Pl> 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 162 Le Tre Corone e la cultura del Trecento [6] E io non vo" parlar si altamenle", ch"io divenissi per temenza12 vile: ma tratterö del suo stato gentile'" a respetto di lei legge ra me me14, donne e donzelle amorose, con voi. che non e cosa da parlarne altrui. [7] Angelo clama in divino intelletlo15 e dice: «Sire. nel mondo si vede maraviglia nell'atto1" che proccde d'un'anima che 'nfin quassü risplende». Lo cielo. che non ha altro difetto che d'aver lei", al suo segnor la chicdc. e ciascun santo ne grida merzede1*. [8] Sola Pielä nostra parte difende. che parla Dio. che di madonna intende1": «Diletti miei, or sofferite2" in pace che vostra speme21 sia quanto mi piace lä dov'e alcun che perder lei s'attende". e che dirä ne lo inferno23: - O mal nati, io vidi la speranza de' beati -». [9] Madonna e disi'ata in sommo cielo: or vöP di sua virtü farvi sapere. Dico qual vuol gentil donna parere23 vada con lei. che quando va per via-"*. gitta nei cor villani Amore un gelo27, per che ogne lor pensero agghiaccia e pere:s e qual soffrissc di starla a vcdcre diverria nobil cosa o si morria2". [10] E quando Irova alcun che degno sia di vcdcr lei. quci prova sua vertute1", che Ii avvien. ciö che Ii dona, in salute11, 11. st altamente: "in modo tanlo elcvato' (cioe adeguato alia sua altczza). 12. per temenza: "per timore' (detlato dall'ccces-siva nobilta della material. 13. del., gentile: "della Mia condizione virtuosa". 14. a respetto... leggerainente: in modo licve ri-spetto a quanlo nieriterebbe". 15. clama... intelletto: "pretyj iieirinielletto divino': si rivolge a Dio. 16. maraviglia nell'aito: un miracolo iacarnato". 17. non ha... lei: 'non ha aliro difello se non il fatto che non la possegga". 18. ne grida inerzede: implora la grazia di averla". 19. di madonna intende: rilerendosi a madonna' (Beatrice). 20. sofferite: "sopporlale'. 21. vostra speme: "la vostra speranza". 22. perder lei s'txiciuie: 'aspella di pcrderla per 23. dira ne lo inferno: puo ritorirsi alio stesso Dan-le. ma senza alcana allusione alia Commedia, non ancora concepila. 24. vói: 'voglio'. 25. qual... parere: "ogni donna die voglia far ap-parirc la propria virlii'. 26. va per via: "cammina per slrada". 27. gitta... gelo: "Amore raggela i cuori vili*. 28. íii>gli!ttL-ciii e pere: 'agLihiaccia e muore". 29. e qual... morria: v clii riuscisse a reggere la sua vista o diverrebbo li i i cssero nobile o morirebbe'. 30. íjttei prova síta vertute: "costui sperimenla i benefiei della sua virtu'. 31. ché... salute: poiebé eiú che lei gli dona divie-oe perfelta beatitudine". 177 /737 1®^Qal® •»OBiái,Ki' IP® ne U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice e si I'umilia, ch'ogni offesa obblia,;. Ancor l'ha Dio per maggior grazia dato che non pö mal finir chi l'ha parlato". [II] Dice di lei Amor: «Cosa mortale come esser pub si adorna e si pura?»14 Poi la reguarda, e fra sc stesso giura che Dio ne 'ntenda di far cosa nova'5. Color di perle ha quasi"1, in forma quale convene a donna aver, non for misura: ella e quanto de ben pö far natura17: per essemplo di lei bieltä si prova1*. [12] Degli occhi suoi, come ch'clla li mova. escono spirli d'amore infiammali. che feron li occhi a qual che allor la guatP. c passan si che '1 cor ciascun rctrova41': voi le vedete Amor pinto41 nel viso, la ove non pote alcun mirarla fiso42. [13] Canzone, io so che lu girai4' parlando a donne assai. quand'io t'avrö avattzata44. Or t'ammonisco. perch'io f ho allevata per figliuola d'Amor giovane e piana4\ che lä ove giugni tu diche4" pregando: «Insegnatemi gir. ch'io son mandata a quella di cui loda so' adornata»47. [14] E se non vuoli andar si come vana4S. non restare ove sia gente villas4": ingegnali, se puoi. d'esser palcse^11 solo con donne o con omo cortese'1. che ti merranno la per via tostanai:. Tu Irovcrai Amor con csso lei*"; raccomandanii a lui come tu dei54. 7(1 32. f... ohblia: 'e gli inl'onde lanta bcinlä che di-DiL'iiliL',1 tiyiii iiücsa'. 33. Ancor l'ha... parlato: 'inoltre Dio le ha dato una tale grazia che non puö essere dannato chi le ha parlato', 34. «Cosa mortale... pura'.'": 'una creatura mortale conie puö essere tanto hella e perfett a?'. 35. cosa novo: un essere straordinario, 36. Color di perle ha quasi: 'II suo incarnato e quasi dei color della perla', 37. quanto... natura, 'la massinia perfezione che puö raggiungere la natura'. 38. per... prova: 'costituisce il modello assoluto della bellezza'. 39. feron... gtiaii: 'colpiscono gli occhi di chi la 40. e... retrova: e penet rLiyL'umycrc il cuore, 41. pinto: 'dipinto'. 42. la... fisorlk dove 43. girai: 'andrai'. 44. uianzata: 'inviata'. 45. plana: 'affabile'. 46. diche: 'dica', 47. a quella... adornata: no adornata'. 49. villana: 'vile, ignobile 50. d'esserpaiese: 'di rive 51. omo cortese: 'di cuort 52. It.. Aostana: 'ti indicherani 53. con esso lei: "assieme a lei' 54. come tu dei: 'come tu devi puo guard aria fisso'. biL'\ 1781/737 1®r^Q*la »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 164 Le Tre Corone e la cultura del Trecento I CLASSIC! Commedia LA STORIA DELTESTO E LE EDIZIONI Non ci ě pervenuto I'originale autografo della Commedia, né abbíamo notizie certe circa la sua pub-blicazione e prima divulgazione. La tradizione manoscritta del poema, i cui esemplari piti antichi risalgono agli anni Trenta del Trecento (quindi circa un decennio dopo la morte di Dante), ě costi-tuita da circa 800 testimoni. I manoscritti che formano la cosiddetta «antica vulgáta* {ante 1355), si distribuiscono in due famiglie principali: una di area toscana e una di area settentrionale, che vero-similmente, essendo Dante morto a Ravenna, fu la prima area di diffusione del poema. Fra i codici toscani piO importanti ci sono il Martini (conservato a Milano, Biblioteca Nazionale Braidense), che, trascritto da Forese Donati intorno al 1330, ci é giunto grazie alia collazione fattane dal forentino Luca Martini nel 1548 su un esemplare del'Aldina della Commedia del 1515; e il Trivulziano 1080 (conservato a Milano, Biblioteca deH'ArchivioStoficoCivicoeTrivulziana) trascritto a Firenze nel 1337 da Francesco di ser Nardo da Barberino. Fra i codici settentrionali si segnala almeno I'Urbinate latino 366 (Citta del Vaticano, Biblioteca Apostclica Vaticana), di area romagnola,che, copiato nel 1342, contiene un testo che ě parso tra i meno corrotti. Nella tradizione della Commedia fanno da sparti-acque le copie firmate dal Boccaccio intorno alia meta del Trecento. Tali copie, benché caratterizza-te da un testo poco affidabile, hanno fortemente influenzato, per I'autorevolezza del copista, la tradizione successiva, contribuendo alia formazione di una vulgáta che, passata nell'edizione a stampa curata da Pietro Bembo e impressa da Aldo Manuzio a Venezia nel 1502 (I'editioprinceps della Commedia era stata stampata a Foligno nel 1472 da Numeister), ha resistito fino all'Edizione Nazionale del 1921 a cura di Giusepper Vandelli. L'edizione critica curata da Giorgio Petrocchi, pubblicata nel 1967, costituisce ancora oggi per molti il testo di riferimento, anche per la completezza dei dati e degli apparati. Petrocchi ha limitato la sua collazione ai ventisette manoscritti precedenti il 1355, anno della prima copia trascritta da Boccaccio. Fra le edizioni recenti, ricordiamo quella pubblicata da Federico Sanguineti nel 2001, che riproduce, limitandosi a correggerne gli errori manifesti, la lezione dell'Urbinate, e I accurata revisione critica del testo di Petrocchi operata da Giorgio Ingleseper la sua edizionecommentata (2007-2016). Brano 1 Inferno XXVI II canto si apre con un'amara invettiva contro Firenze (vv. 1-12), che fa riferimento a quanto narrato nel canto precedente. Agli occhi di Dante si rivela quindi il terribile spettacolo dell'ot-tava bolgia, in cui sono puniti i consiglieri fraudolenti (vv. 13-42). I peccatori appaionocome lingue di fuoco, completamente avvolti dalla fiamma che li brucia, figura dell'ardore dell'in-gegno che indirizzarono al male. Dante insiste per parlare con due anime unite in un'unica fiamma, che si rivelano essere dueeroi omerici, Ulisse e Diomede, puniti per gli inganni per-petrati durante la guerra di Troia: il furto del Palladio e la costruzione del cavallo (vv, 43-84). Ulisse - noto a Dante attraverso le testimonianze degli scrittori latini, a partire da Virgilio -racconta che, lasciata I'isola di Circe, gli affetti familiari non seppero vincere il suo desiderio di conoscere; cosl, messosi in mare con i compagni di un tempo, percorse I'intero Mediter- 1791/737 1®^Qal® «»OSii^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria Commedio 165 ► Indice raneo, fino ad arrivare di fronte alle Colorne d'Ercole, che costituivano il limite invalicabile del mondo noto (vv. 85-111). Qui I'eroe, richiamando i compagni, ormai vecchi e stanchi, ai supremi valori umani della virtü e della ccnoscenza («Considerate la vostra semenza: / fatti non foste a viver come bruti, / ma' perseguir virtute e canoscenza», vv. 118-120), Ii persuase a oltrepassare temerariamente tale confine («dei remi facemmo ali al folle volo», v. 125). Dopo cinque mesi di navigazione nell'oceano dell'emisfero meridionale, apparve ai loro occhi in lontananza un'enorme montagna, che il lettore capirä essere quella del Purgatorio, ma prima che se ne potessero rallegrare un violento vento di tempesta abbatte la nave, lasciandola risucchiare nelle profonditä oceaniche, «com'altrui piacque» (vv. 127-142). A lungo la critica ha dibattuto sulla figura d Ulisse, divisa tra il riconoscimento del suo magna-nimo desiderio di conoscenza e la condanna della sua superba volontä di trasgredire i limiti divini. II racconto di Ulisse, cui Dante assiste senza intervenire ne giudicare, e emblema dello stesso limite naturale del desiderio di conoscere dell'uomo, che non puö essere soddisfatto con i soli strumenti della ragione, se non a prezzo di risultare folle, cioe 'temerario, sconsiderato', quindi contrario alia stessa ragione. A differenza del pagano Ulisse, Dante, al principio del suo viaggio oltremondano, ha saputo invece trattenere il proprio ardore di conoscenza (e ancora si Sforza di farlo: «quando drizzo la mente a clö ch'i' vidi; /e piti lo 'ngegno affreno ch'i' non so-glio», w. 20-21), in cui comuque risiede la piü alta dignita umana, domandando alia sua guida se tale proposito non fosse folle: «Per che, se del venire io m'abandono, / temo che la venuta non sia folle« {Inf. II, 34-35), e solo dopo aver appreso che a tale impresa partecipava la grazia divina, si e messo per il «cammino alto e silvestro*. Godi. Fiorenza1. poi che sě si grande che per mare e per terra batti l'ali. e per lo 'nferno tuo nome si spandc! Tra li ladron trovai cinque cotali tuoi cittadini onde2 mi ven vergogna, e tu in grande orranza non ne sali1. Ma, se presso al matin del ver si sognaJ, lu sentirai. di qua da picciol tempo\ di quel che Prato, non ch'altri. t'agogna". E. s'e' giä fosse, non saria per tempo7: cosi foss'ei. da che pur esser dee"! che' piů mi graverä. com' piü m'attcmpo". Noi ci parlimmo, e sü per le scalee che n'avea fatlo ibórni a scender prialu. rimontö "1 duca mio c trasse mee; 1. Codi. Fion-nza: apostrofe sari 'tide, 'che da loro'. i contro dire altri. li ;uiEur;i'. 7. E... tempo: 'e se giä accadesse ora. sarehhe co-munque lardi', i grande 8, cosi., dec: 'che accada allora. giacehé deve ac-cadcre! sono ve- 9. clt'e'... attemper 'puichC pni mi peserá. quanlo 5. di qua... tempo: 'di qui a poco lempo", 6. quel... t'agogna: 'quel male chc Prato. per n :chio' u per le slesse scale che prima alto impallidire'. 180 /737 1®r^Q*la »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice 166 Le Tre Corone e la cultura del Trecento e proseguendo la solinga via, tra le schegge e Ira ' rocchi delo scoglio11 lo pie sanza la man non si spedian. Allor mi dolfi, e ora mi ridoglio quando drizzo la mente" a ciö ch'i' vidi: e piü lo 'iigegno affreno ch'i' non soglio:4. pcrche non corra che virtü no '1 guidi'^: si che. se Stella bona o miglior cosa m'ha dato 'I ben. ch'io stessi no 'I m'invidi11' Quante17 il villan ch'al poggio si riposa. nel tempo che colui che 'I mondo schiara la faccia sua a noi tien meno ascosa'\ come la mosca cede ala zcnzara'". vede lucciole giü per la vallea20, forse cola dov'e' vendemmia e ara: di tante fiamme tutta risplendea Poltava bolgia, si com'io m'accorsi tosto che fui lä've '1 fondo parea21, E qual colui che si vengiö con li orsi--vide "1 carro d'Elia al dipartire-?, quando i cavalH al cielo erti levorsi. che no '1 potea si con li occhi seguire, ch'el vedessc altro che la fiamma sola, si come nuvolelta. in sü salire. tal si move ciascuna per la gola del fosso-"4. che nessuna mostra il furto;\ e ogni fiamma un peccator invola26. Io stava sovra 'I ponte a veder surto27. si che, s'io non avessi un ronchion preso:\ cadulo sarei giü sanz'esser urto. E 'I duca. che mi vide tanto atteso2". disse: «Dcntro dai fuochi son li spirti: catun si fascia di quel ch'egli e inceso»1". 11. e tra... scoglio: o tra gli spuntüiii della roccia'. 12. lo pie... spedia: i piedi non proceclcvano scnza l'aiuto delle mani'. 13. quando drizzo In meiitc: 'quando ripenso". 14. epiü... soglio: "e tratiiingo il mio ingegno piü di quanlo non sono solilo laiv'. 15. perche... guidi: perche non corra Iroppo in avanti senza la guida dulla virtü". 16. siehe... m'imidi. "cosi die se una buona Stella o qualcosa di supuriorc mi ha donalo tale bene, non sia proprio io a privarmene'. 17. Outintc: si rileriscc a <.lucciule» dol v. 21. 18. nel tempo... ascosa: 'ntlla slagione estiva, quando il sole mostra piü a lungo il suo volto". 19. come... zenzanr. al tramonto. 20. vallea: 'vallata'. 21. lä... parea: 'lä dove si vedeva il fondo' (della bolgia). 22. eolai... orsi: Elisco, che. schernito. tu vendi-calo da duc orsi. 23. vide... dipartire: vide il carro levarsi in volo eon Elia. II profela Elia tu rapito al cielo da un carro infuocafo. 24. tal... fosso: allo siesso modo ogni Gamma si muove nella gola dcl fosso'. 25. che... furto: ciö che sollrae alla vista. 26. invola: 'nasconde'. 28. un ronchion preso: 'afferraia una sporgenza'. 29. atteso: 'attento'. 30. cn/HH... inceso: 'ciascuno e avvoltodalla fiam- 181I/737 «»OaSi^ TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Commeóio 167 «Maeslro mio - rispuos'io - per udirti11 son io piü certo; ma giä m*era viso ch'e' cosi fosse, e giä voleva dirti: chi ě in quel foco ehe vien si diviso. di sopra12, ch'e' par surger dela pira;: dove Etiöcle col fratel fu miso34?». Rispuosc a me: «La dentro si martira Ulisse e Diomede, e cosi insieme ala vendetta vanno come all'irai?: e dentro dala lor fiamma si geme''' I'agualo del caval'7 ehe fé la porta onde usci de' románi '1 gentil seme!N. Piangevisi entro Parte1" per che. morta. Dei'damia ancor si duol d'Achille4", e del Palladio41 pena vi si porta». «Sei posson dentro da quelle faville parlar - diss'io - maestro, assai ten prego e riprego. che '1 priego vaglia mille. ehe non mi facci dell'attender niego42 fin ehe la fiamma cornula qua vegua: vedi che del disio ver' lei mi piego!» Ed elli a me: «La tua preghiera ě degna di molta loda. e io pero l'accetto. Ma fa ehe la tua lingua si sostegna4': lascia parlar a me, ch'i' ho concetto44 ciö che tu vuo"; ch ei sarebbero schivi. perch'e' fuor greci, forse del tuo detto»4\ Poi ehe la fiamma fu venuta qui v i dove' parve al mio duca tempo e loco, in questa forma lui parlar audivi: «O voi ehe siete due dentro ad un foco. s"io meritai di voi mentre ch'i" vissi, s'io meritai di voi assai o poco 31. per udirti: per il íalio ehe le lo sento dire'. 32. ehe vien... supra: 'che avanza con la cima di-visa in due". 33. dela pirn: "dal rogo'. 34. Eliácte... miso: i fratelli Eleocle e Polinice. dopo ehe si uccisero a vicenda. furooo hruciaii assieme, ma le funíme si divisero. 35. insieme... tra: "vengono punili insieme cosi come insieme suscitarono ľira divina". 36. si geme: "si piailge. si sconla". 37.1'aguato del cava!: il cavallo di Troia. 38. 'I genii! seme: "la nobile progenie". 39. Piangevisi entro ľane: 'lä denlro si piange I'astuzia'. 40. DeYdamia... Achille: Achille abbandono Dei-damia per andare a combattcre a Troia. 41. del ľalladio: il furto del Palladio. la slatua di Alena custodila nella rocca di Troia. perpelralo dai due eroi greci. 42. die... niego: 'ehe non mi neghi di aspeltare'. 43. Ma... sostegna: 'ma trailieni la tua lingua". 44. ch'i'ho concello: 'ho capito che cosa vuoi'. 45. ch'ei... delto: 'altrimenti forse sdegnerebbero le lue parole' (i greci erano considerati superbi). 182 I /737 »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © :S • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 168 Le Tre Corone e la cultura del Trecento quando nel mondo li alti versi scrissi""1. non vi movete: ma Pun di voi dica dove per lui perduto a morir gissi»47. Lo maggior conur" della fiamma antica comiticio a crollarsi4" mormorando, pur come quella cui vento affatica; indi la cima qua e la menando. come fosse la lingua che parlasse, gittö voce di fuori e disse: «Quando mi diparii da Circe, che sottrasse me piü d'un anno la presso a Gaeta5", prima che s\ Enea la nomasse'1, ne dolcezza di figlio, ne la pieta del vecchio padre, ne 'I debito amore" lo qual dove a Penelope far lieta. vincer potero dentro a me Pardore'1 ch'i' ebbi a divenir del mondo esperto e delli vizi umani e del valore; ma misi me per l'alto mare aperto. sol con un legnoiJ e con quella compagna picciola dala qual non fui diserto''. L'un Hto e l'altro" vidi infin la Spagna. fin nel Morrocco. c l'isola d'i sardi, e l'altre che quel mare inlorno bagna. Io e ' compagni eravän vecchi e tardi57 quando venimmo a quella focc strctta^ dove Ercule segno li suo' riguardi* acciö che l'uom piü oltre non si metta""; dala man deslra mi lasciai Sibilia"', dall'altra giä m'avea lasciata Setta"2. "O frati"1. - dissi - che per cento milia perigli"4 sielc giunli aPoccidente"5, a questa lanto picciola vigilia 46. li alii iersi scrissi: 47. l'un... gissi: 'uno di lura. sc ne ando a moi 48. Lo maggior con (Ulisse). 49. crollarsi: "agitarsi". 50. Circe... Gaela: la u trattenne per piii di ur 51. prima... nomasst autrice Caieta, dando cosi origine al nomc del 52. 7 debito amore: lamorc dovuto alia moglie Penelope, chc per tanlo lempo lo aveva attcso. 53. vincer... ardore: "potcrono vinccre denlro di me ParJl'iUlJ elesiderio". ifenmenlo nW'lJicidc. voi mi dica dove, alia ven- o: 'il corno piü grande' aga Circe, che lo amö c lo Enea seppelli li la sua 54. sol con un legno: "con una sola nave". 55. e con... diserlo: 'c con quel piccolo gruppo di compagni da cm non fui mai ahbandonato". 56. L'un lilo e I'allro: '1'una e I'altra sponda' del Meditcrranco. 57. vecchi e tardi: "lemi per la veechiezza'.endiadi. 58. quella foce siretlu: lo slretto di Gibilterra. dove erano le colonne d'Ercole. 59. segno li suo' riguardi: "misc i suoi segnali". 60. accid... menu: 'ulfuiehe 1'iiomo non vada ollrc". 61. Sibilia: "Siviglia'. 62. Sella: "Septa", oggi Ceuta. 63. frali: "fratelli'. n4. pcrii>li: "pcricoli'. 65. occidente: ai coiil'ini i>eeidentali del mondo. 183 /737 1®^Qal® «»OaS^ TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <šS *č t ^ 100% m - esteso Ven 10:42 Q, © !E€ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ► Indice Commedia 169 d'i noslri sensi ch'e del rimanente66 non vogliate negar I'esper'ienza, di retro al sol"7, del mondo sanza gente. Considerate la vostra semenza"": fatti non foste a viver come brutiň", ma ' perseguir virtute e canoscenza". Li miei compagni fec'io si aguti7". con quesla orazion picciola71, al cammino ch'a pena poscia li avrei ritenuti7:; e. volta nostra poppa nel matino, dei remi facemmo ali al folle volo. sempře acquistando dal lato mancino7'. Tutte le stelle gia dell'altro polo'4 vedea la notte. e 'I nostro tanlo basso, che non surgea fuor del marin suolo"; cinque volte racceso e tante casso7" lo lum'era di sotto dala luna77, poi che 'ntrati eravam nelPalto passo7ii. quando napparve una montagna7", bruna per la distanza: e parvemi alia tanlo quanto veduta non avea alcuna. Noi ci allegrammo. e tosto torno in pianto: che della nova terra un turbo*1' nacque e percosse del legno il primo canto". Tre volte il fé girar con tutte I'acque82; ala quarta. levar la poppa in suso e la prora ire in giu. com'altrui piacque1". infin che '1 mar fu sopra noi richiuso». 67. di retro al sol: 'al seguilo del sole". 68. semenza: 'origine'. 69. brttti: "bcsiio". animal: privi di ragiono. 70. si aguli: desiderosi di metlersi in viaggio («al 71. con... picciola: 'mil ijucslo breve discorso". 72. ch'a... ritenuti: "che ii f:itica poi li avrei trat- 73. sempře... 75. e 7 nostro... suolo: il eiclo dell'cmisfero set-U'litnoiiak non ora pit] visibik. 76. casso; "spenlo". 77. lo him'... lanu: la hkv del sok' sulla taceia infc- ••tei- at). 74. dell'iiltro pólu: IVmisfurn meridkmak. riore della luna' (erano quindi passati cinqi 78. nelťaltopasso: 'arduo canimino". 79. tma montagna; il monle del Purgalor 80. turbo: vortice'. 81. tlel legno il primu canto: 'la parte della nave\ 82. con tutte lact/tte: 'in un gorgo'. R3.com'allruipiacque; a Dio, la cui superiore lonta ě sulo iniuila da Ulisse. 184 /737 «»08^ IP® ne É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 170 Le Tre Corone e la cultura del Trecento ► Indice Braňo 2 Purgatorio XXVI II canto ě stato da sempře letto come uncapitolodi autobiografia letteraria, ín cui Dante chiude i conti con i suoi trascorsi di poeta ďamore, riprendendo un discorso iniziato nel canto XXIV, dove un altro poeta delia generazione precedente, Bonagiunta da Lucca, era stato chiamato a legitti-mare la novitä dello StJlnovo (vd. par. 11.10). Di qui la forte tensione retorico-stilistica, il lessico ri-cercato, i neologismi e i rimanti rari, le similitudini desuete e le metafore brucíanti, ľintenso dialo-go intertestuale ehe caratterizzano il canto. Tra i lussuriosi, accompagnatodai due massimi poeti epici latini, Virgilio e Stazio, Dante íncontra coloroche riconosce come i grandi maestri delia lirica d'amore in volgare: Guido Guinizzelli e Arnaut Daniel. II primo, dopo essere stato onorato come «padre» letterario, addita Arnaut come iUmiglior fabbro»delľintera letteratura volgare, sminuen-doinveceil ruolodi altridue poeti celebrati daicontemporanei, Giraut de Borneil eGuittonedÄ-rezzo. Fra le ŕiamme delľultima cornice Guinizzelli e Arnaut espiano una colpa non biografka ma letteraria: quella delia poesia d'amore laica, colpevole di non essere stata capace, nonostante ľec-cellenza artistica, di andare oltre la sublimazione di un desiderio terreno e sensuale. Tutto ciô lo spirito di Arnaut lo sa bene. Le sue parole, pronunciate - fatto eccezionale nella Commedia - nel volgare materno di cui era maestro, il provenzale, sono, al contrario delia sua raffinatissima poesia, umili e semplici, e non sfiorano nemmeno la questione del primato letterario, anzi liquidano tuttaquelľesperienza come nspassada follor», 'passata follia'. Per íl«migliorfabbro»ogni attrattiva terrena é ormai superata, compresa quella per la sensualita delia parola lirica. Per quel ehe riguarda il peceato in sé, i lussuriosi sono divisi in due schiere, eterosessuali e omo-sessuali, le qualí procedono tra le fiarnme delia cornice in senso inverso e quando si inerociano si scambiano un často bacio. Dante equipara dunque la colpa omosessuale a quella eterosessua-le: la lussuria viene infatti condannata come contra náturám di per sé, poiché in ogni sua forma comporta ľabbandono delia norma razionale propria delľuomo («perché non servammo urna-na legge»), cioé la sottomissione del a ragione al desiderio sessuale («che la ragion somettono al talento*, aveva giä detto dei peceatori carnali in Inf. V, 39), degradando cosi ľuomo a bestia («se-guendo come bestie ľappetito»), come dimostra la scelta emblematica del turpe vizio di Pasife, ehe letteralmente si ridusse a bestia per soddisfare il suo desiderio carnale. Menirc che si per l'orlo1. uno innanzi allro, ce n'andavamo (e spesso il buon maestro diceami: «Guarda: giovi ch'io ti scaltro»2), feriami '1 sole in su 1'omero destro1, che giá, raggiando. tutto 1'occidente mutava in bianco aspetto di cilestro4: e io facca con 1'ombra piíi roventc parer la fiamma': e pur a tanto indizio vidi molte ombre, andando. poner mentě. 1. per l'orlo: il mart! i no eslĽmo della cornice. 2. Guarda: giovi ch 'io li scahro: "stai altento, gio-vati dci miei awertimenti', 3. feriami... destro: -il sole mi balleva sulla spalla 4. mutava... lileslro: "muta dentale da celeste a bianco'. Siamo quasi al tra- S.iti... fiarnma: l'ombra di Danle. proietlala sulle fiamme. le fa apparire di colore piii vivo. 185 /737 1®^Qal® • nosila TP® ms É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:42 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Commeóio 171 Questa fu la cagion ehe diede inizio loro a parlar di me; e cominciarsi a dir: «Colui non par corpo fittizio» Poi verso me, quanto potéan farsi. čerti si fero7. sempre con riguardo di non uscir dov'e' non fosser arsi. «O tu ehe vai, non per esser piíi tardo*. ma forse reverente, alli altri dopo. rispondi a me che in sete e in foco ardo. Né solo a me la tua risposla č uopo": ehe tutti questi n'hanno maggior sete ehe ďacqua fredda indo o etľopoll,. Dinne" come che fai di tc parete al sol. pur come tu non fossi ancora di morte intrato denlro dala rete»i:. Si mi parlava un d'essi: e io mi fora giä manifesto11, s'io non fossi atlesoIJ ad altra novitä che parse allora. che per lo mezzo del cammino acceso venne gente. col viso incontro a questa. la qual mi fece a rimirar sospeso11. Li veggio d'ogne parte farsi presta1" ciascun'ombra e basciarsi una con una sanza restar17. contente a brieve festa: cost per entro loro schiera bruna s'ammusa l'una con l'altra formica, forse a spiar lor via e lor fortuna1*. Tosto che parton l'accoglienza amica. prima che 'I primo passo Ii trascorra, sopragridar ciascuna s'affatica19; la nova gente2": «Soddoma e Gomorra!»; c ľaltra: «Nella vacca entra Pasifc perché 'I lorello a sua lussuria corra»:i. 6. non par corpo fittizio: 'non sembra avere un corpo privo di consislen/_a\ come cjucllo depli 7. si fero: "si fecero'. 8. non per esser pi ú tardo: 'non perché sei piú pigro". 10. d'acqua... eťlopo: 'ehe ľindiaoo o ľetiope di acqua fresca". 11. Dinne: "dicci". 12. pur come... reie: "come se tu non fossi ancora caduto nella rete delia morte". 13. furaj-iá manifeslo: 'sarei giä rivelato', 14. non fossi alteso: 'non avessi rivolto ľatten-ziooe*. 15. mi fece... sospesc: che mi fece rimanere as-sorto a guardare'. 16. farsi presta: "affrettarsi". 17. sanza restar: "senza fermarsi'. 18. cosl... fortutta: "allo stesso modo, dentro la loro fila scura. le formiche si toccano Tun l'altra con il muso, forse per domandarsi la slrada e l'e-sito della ricerca". \9.prima... s'affatica: ogni schiera si Sforza di su-perare l'altra gridando. 20. la novo gente: "la seconda schiera". 21. Nella vacca... corra: si riferisce al mito di Pasife, che. introdottasi in una vacca di legno costruita da Dedalo, si congiunse con un toro generando il Minotauro. »»08iiR TP® ms É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^j. 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice 172 LeTre Corone e la cultura del Trecento Poi. come grue- ch'ale montagne Rife;; volasser parte, e parte inver' l'arene24. (queste del gel, quelle del sole schife2*). Puna genie sen va, l'altra sen vene; e tornan. lacrimando. ai primi canti e al gridar che piu lor si convene2"; e raccostarsi a me, come davanti, essi medesmi ch'e' m'avean pregato, altenti ad ascoltar nei lor sembianti. Io, che due volte avea visto lor grato27. incominciai: «0 anime sicure d'aver. quando ch'e' sia. di pace slato. non son rimasc acerbe ne mature le membra mie di la2N. ma son qui meco col sangue suo e con le sue giunture. Quinci sii vo per non esser piu cieco2": donna e di sopra che m'acquista grazia:fl, per che '1 mortal11 per vostro mondo reco. Ma. se la vostra maggior voglia sazia losto divegna'"2 si che '1 ciel v'alberghi ch'e pien d'amore e piu ampio si spazia. ditemi. acrid ch'ancor carte ne verghi". chi siete voi e chi e quella turba che se ne va di retro a' vostri terghi;4». Non altrimenti stupido" si turba lo monlanaro. c rimirando ammuta", quando rozzo e salvatico s'inurba17, che ciascun'ombra fece in sua paruta'": ma, poi che furon di stupore scarche-'", lo qual nelli alti cuor losto s'altuta4". <«Beato te! che delle noslre marche41 -ricomincio colei che pria m'inchiese -per morir meglio, esperienza inibarcheJ2. 22. come grue: le due schiere di penilcnti vengo-no paragonate alle gru che, divise in due stormi, migrano in direzioni opposle. 23. montagne Rife: i monli Rifei. collocati all'e-sLivmo confine setlentrioilalc dell'Europa. 24. / 'arctic: le sal'l'ie dei deserli africuni. 25. schife: 'schive'. 26. tornan... convene: "ricominciano a canlare i salmi e gli esempi di caslita piü adatti alia loro condizione". 27. lor grato: che gradivano di sapere. mal ura me nie. in giovetuii, né lardi. nellavecchiaia". 29. esser piü cieco: la cecitä é metafora Iradizio-nale del peccato. 30. ilonnn... gratia: Beatrice. 31. 7 mortal: il mio corpo mortale". n JllV/.io 32. la vostra... divegna: 'che il vostro piu grande desiderio (quello di salire al eielo) sia preslo 33. carte ne verghi: io 34. che... terghl: che s< sia. allc voslre spalle. 35. stupido: 'stupili 36. ammuta: "rimane senza parole". 37. s'imirba: 'viene per la prima volta ii 38. in sua parma: "nel suo aspetio". 39. scare he: "libere". 40. lo qual... s'attuta: lo stupore dura spegne presio) negli animi elevati. 41. marche: 'comrade, terre". 42. per morir... imbarche: "acquisisci . za, in modo da morire in una miglio zione'(al fine della salvezza). 187 I /737 1®^Qal® «»OB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 C\ © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice Commedia 173 La gente che non vien con noi offese di ciö per che giä Cesar. Inunfando. "regina" contra sc chiamar s'intese4-"; perö si parton ""Soddoma!" gridando. rimproverando a se com'hai udito. e aiutan l'arsura vergognando44. Nostra peccato fu ermafrodito"; ma. perche non servammo umana legge seguendo come bestie l'appetito, in obbrobrio di noi per noi si legge4", quando partinci. il nome di colei che s'imbestiö nelle "mbestiate schegge47. Or sai nostri atti c di che fumnio rei: se forse a nome vuoi saper chi semo. tempo non e di dire, e non saprei. Farotti ben di me "1 volere scemo: son Guido Guinizzelli4*. e giä mi purgo per ben dolermi prima ch'alo stremo4"». Quali ne la tristizia di Ligurgo si fer due figli a riveder la madre?", tal mi fec'io, ma non a tanto insurgoM, quand'io odo nomar se slesso il padre mio e delli altri. mici miglior", che mai rime d'amor usar dolci e leggiadre; e sanza udire e dir pensoso andai lunga Rata rimirando lur\ ne. per lo foco. in lä piü m'appressai. Poi che di riguardar pasciuto54 fui. tutto m'offersi pronto al suo scrvigio con l'affermar che fa credere altrui5'. 43. La genie... s'intese: 'la gente che cammina in direzione opposta alia nostra si macchio di quel peccalo per cui Cesare durante il suo Irionfo si senti chiamare «regina»' (con sarcastico riferi-menlo a una sua relatione con Nicomede. re di Bilinia. riferila da Svetonio), 44. aiutan l'arsura vergognando: accrescono la loro pena con la vergogna'. 45. ermafrodito: 'etcrosessuale'. con riferimenlo al milo di Ermafrodito. che si congiunse con la ninfa Salmace formando con lei un unico corpo, 46. per noi si legge: 'da parte nostra si grida'. 47. it nome... schegge: il nome di Pasife. che si degrade alio stalo besiialc fingendosi una be-stia {le schegge alludono al legno della slatua} c unendosi a una beslia. 48. Guido Guinizzetli: pocta bolognese della generazione precedente (vd. Epoca 1. Capilolo 4). riconosciulo da Danle e dagli allri slilnovisli pentilo prima di 5«. Quali... madre: Dante paragons il suo senti-mento a quello dei due giovani figli di [psipile. quando, dopo molli anni di lontananza. trovan-dosi a Tebe. riconobbcro e corsero ad abbraccia-rc la madre Ira i soldali del re Licurgo. il quale poco prima voleva condannarla a morte. 51. ma non a tanto insurgo: 'ma non arrivo a tan-to' (a gcttarmi tra 1c fiammc). 52. delli altri... ntiglior: 'e di coloro che sono sla-ti migliori di me', cioe dcgli altri slilnovisli (con opportuna professionc di modestia). 53. lunga... Itti: 'guardandolo a lungo senza par- 54. pascittto: 'sazio'. 55. con... altrtti: con qucN'affermare che appa-rc affidabile perche sostenuto da promesse e giuramcnli". 188 /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © ■=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 174 Le Tre Corone e la cultura del Trecento Ed elli a me: «Tu lasci tal vestigio"'. per quel chV odo. in me e tanto chiaro. che Letě no '1 puö törre né far bigio17. Ma, se le tue parole or ver giuraro^. dimmi che ě cagion per che dimostri nel dire e nel guardare avermi caro». E io a lui: «Li dolci detti vostrP. che, quanto durerá 1'uso moderno''0, faranno cari ancora i loro incostri*1». «O frate"2, - disse - questi clťio (i černo"1 col dito - e additö un spirto innanxi -fu miglior fabbro del parlar materno"4. Versi ďamore e prose di romanzi soverchiö lulti: e lascia dir li stolti che quel di Lemosi credon chavanzi"": a voce piti ch'al ver drizzan li volti, e cosi ferman sua oppinione prima chartě o ragion per lor s'ascolli"\ Cosi fer"7 molti antichi di Cuittonc^. di grido in grido pur lui dando pregio*'1, fin che l*ha vinto il ver con piü persone7". Or. se tu hai si ampio privilegio che licito ti sia 1'andarc al chiostro nel quale ě Crislo abbate del collegio71. fali per nie un dir ďun paternostro. quanto bisogna a noi di questo mondo dove poter peccar non ě piü nostro». Poi. forse per dar luogo altrui. secondo che prcsso avea. disparvc per lo foco. come per 1'acqua il pesce andando al fondo. Io mi feci al mostrato innanzi un poco e dissi chal suo nome il mio disire appareechiava grazioso loco72. 56. wsligio: 'impress mpronta nella i 57. che Letů... bigio: "che neppurc il Lete pi canccllarc o sbiadire". 58. giuraro. "giurarono". 59. Li... vostri: "la doleezza delle voslre poesie 60. quanto durerá 1'uso moderno: "finché duře la poesia volgarc". 62. frate: 'fralello'. 63. ci mgh. e arleficc della li 64. /» gua volgare". 65. lascia dir... cli avtmzi: lascia parlare gli slolti che pensanoche sia superiore Girant de Borneil' (Irova-lore limosino altivo all'inizio del XII seculo). 66. fermat)... s'ascolli: lormuliino la loro opinio- ns senza aver prima aseollalo le leggi dcll'arlc e il giudizio della ragione'. 67. /er: fecero". 68. Guiitone: Guillone d'Arez/o ivd. Epoca I. Ca-pilolo 3). allro gründe poela della generazione pre-cedente ma inviso a Dante e agli allri slilnovisli, al quäle lo stesso Guimzzelli uveva indirizzato il sonetto O caro padre ineo. de vosira laude, in ap-parenza defercnlc. ma prohabilmenie sarcastico. 69. di grido... pregio: 'ripeleiidiine la lode di boc-ca in bocca' (ma senza accerlarla|. 70. fin che... persone: "iiiiehe la veritä non ha pre-valso gra/ic ai inolli poeli a lui sllperiori'. 71. al chiostro... coltegio: il Paradiso e paragonato a un monasiero («chiustru») di eui Cristo e l'abate. 72. ch'al suo nome... loco: 'che il mio desiderio preparava al suo nome una dimora gradila'. 189 /737 1®r^Q*la »»08iiR TP® ms É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Commeóio 175 EP comincio liberamente a dire: «Tan m'abeliz vestre cortois deman che ieu no-m puos ni vuoil a vos cobrire: ie sui Arnaul. che plor e vai cantan: consiros vei la spassada follor. et vei jausen lo joi qu'esper denan. Ara vus preu. per aquella valor che vus guida al som del'escalina. sovegna vos a temps de ma dolor74». Poi s'ascose7^ ncl foco che li affina. 73. El: Arnaut Daniel (seamda mela del XII seco- celare a voi. Io s lo). uno dei massimi irov;iUiri. emulalo da Dante, canlando. Afflitt in parlicolare nelle rime pelrose. per la sua rat- gioioso. innanzi í finála lecnica poetica del irobar car. Si rivolge a prego, per qttella Dante nel vulgare ma terno, il prove nzale. delia scala, vi sov 74. Tan... dolor: "tanlo mi piaee la vostra cor- (Roncaglia). tese domanda. ch'io non mi posso né voglio IS.s'ascose: 'sinascose io Arnaldo. ehe piango e vo vedo la passata follia. e vedo ne. il giorno ehe spero. Ora vi iriii ehe vi conduce al summu Ľiiga a tempo delia mia pena' Brano3 Paradiso XVII Terzo e ultimo canto dedicato all'incontro con ľavo Cacciaguida, nel cielo di Marte. Se nei due precedenti il dlscorso si ě focallzzato soprattutto sulla cittä di Firenze, rimpiangendo-ne il passata di onesta armonia civile ed esecrandone il presente di corruzíone e violenza, ora si sposta sullo stesso Dante, sul suo destino di esule e sulla sua missione di poeta. Co-nosciute le origini delia sua famiglia, Dante vuole sapere del suo futuro, delle «parole gravi» sulľesílio udite durante il viaggio oltremondano (vv. 1-30). Non perché tema il proprio destino (di fronte al quale si dice «tetragono», metafora geometrica delľuomo che resiste ai rovesci delia Fortuna), ma per essere piů pronto a sopportarne i colpi (v. 27 «saetta previa vien piů lenta»), Cacciaguida, dopo aver ricordato come le vicende mondäne siano inscribe nell'eterna prowidenza divina, annuncia a Dante il prossimo esilio, rimarcandone, giä mediante il paragone classico con Ippolito, la natura ingiusta e quindi le responsabili-tä della corrotta Chiesa di Roma (v. 51 «la dove Crista tutto dl si merca»), ossia di Bonifacio VIII, intervenuto a sostegno dei Neri fioreitini (vv. 46-54). Le successive parole dell'avo fis-sano i momenti e le conseguenze cruciali dell'esilio. II rimpianto per la perdita degli affet-ti e l'amarezza di dover mendicare ospitalitä (vv. 55-60) lasciano presto il posto alle ferite e alle disillusion! politiche: il risentimento verso la «compagnia malvagia e scempia» degli altri fuoriusciti Bianchi, «che tutta ingratc, tutta matta ed empia» accusô Dante di viltä e tradimento, quando íl poeta si rifiutö di sostenere la temeraria spedizione militare che cul-minerä con la disfatta della Lastra {presse Firenze, nell'estate del 1304}, e decise cosi di fare «parte per sé stesso» (vv. 61-69). Segue il sincero tributo agli Scaligeri, signoři di Verona e vicari imperiáli (vv. 70-93): prima «il gran lombardo», Bartolomeo, che diede ospitalitä a Dante prima della sua definitiva rottura con i Bianchi, e quindi, alľaltro estremo cronologi-co dell'esilio, dopo il naufragio del sogno imperiale di Arrigo VII, Cangrande, baluardo delle speranze ghibelline, presso il quale Dante troverä riparo, all'incirca, dal 1315 al 1319, dedi-candogli - come si legge nelľepistola XIII - il Paradiso. Nella parte finale del canto, Dante espone jn ultimo, fundamentale, dubbio, che concerne la sua stessa missione di poeta: riferire tutte le aspre verita che ha appreso e quindi rischiare di 1901/737 »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © ■=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria A ■ 1. ^^^H ■ ► Indice 176 Le Tre Corone e la cultura del Trecento perdere le poche protezioni rimaste, oppure essere, piCi prudentemente, *al vero [...] timido amico», ma compromettere cosl il proprio nome presso i posteri? La risposta di Cacciaguida, ossia di Dante-autore, non lascia acito a dubbi: la sua missione e rivelare all'umanitä tutto ciö che ha visto. senza curarsi della malafededei suoi accusatori: «rimossa ogni menzogna, / tutta tua vision fa manifesta/e lascia purgrattardov'elarogna»(w. 127-129). E la confermadi un'in-vestitura profetica che, anticipate da Beatrice nel Paradiso terrestre {Purg. XXXII, 103-105), sarä infine solennemente ratificata da szn Pietro nel cielo stellato {Par. XXVII, 64-66). Qual vennc a Climině, per accertarsi di cio ch'avea inconlro a sé udito, quei ch'ancor fa li padri a' figli scarsi1; tal era io, e tal era sentito e da Beatrice e dala santa lampa' che pria per me avea mutato silo. Per che mia donna «Manda fuor la vampa del tuo disio! - mi disse - si ch'ella esca segnala bene della interna stampa4: non perché nostra conoscenza cresca per tuo parlare, ma perché ťausi? a dir la sete si che l'uom ti mescaV "O cara piota" mia che si ťinsusi11 che. come veggion le terrene menti non capere in triangul due ottusi". cosi vedi le cose contingenli anzi che sicno in sc. mirando il punlo a cui tutti li tempi son presenti111- mentre ch'i era a Virgilio congiunlo su per lo monte che lanime eura e discendendo nel mondo defunio. dette mi fuor" di mia vita futura parole gravi, avvegna ch'io': mi senta ben tetragono ai colpi di ventural!; per che la voglia mia sana contenta ďintender qual fortuna mi s'appressa. che saetta previsa vien piii lentaN». 1. Qual... scarsi: 'cosi conic si recö dc.lla madre Climciic per accertarsi che fosse veto ciö che aveva udilo su di sc colui (Felonie) che ancora oggi induce i padri a essere reslii alio richieste dei figli'. 11 Sole per convincere Fetonlc che era veramcnte suo figlio aveva acconsentilo che gui-dassc il suocarro. determiiiandone cosi la niorle. 2. sania lampa: la viva luce di Cacciaguida. 3. Manda... disio: lascia uscire la fiamma arden-te del tuo desiderio' (di parlare). 4. della interna stampa: 'il seniimeiilo slampalo S.ť 6. l'uom ti mesca: 'li si possa dare da bere" (uotii ě soggelto inipersonalc). 7. piota: radiče', nel senso di antenato. 8. t 'insttsi: Tinnalzi lanlo". 9. due ottusi: "due angoli otuisi'. 10. tint! li tempi sen presenii: Dio. al quale ogni lempo ě presente. 11. dette mi fuor: 'mi furono dette'. 12. avvegna cli'io: "benehé io". 13. ben tetragono... Ventura: 'saldo (come un cu-bo) di fronle ai colpi della sorle'. 14. saetta... lenta: "la freccia aliesa giunge con minore violcnza". 191 /737 1®^Qal® «»OBi^' TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © :S • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Commedia 177 Cosi diss'io a quella luce stessa che pria m'avea parlato; e. come voile Beatrice, fu la mia voglia confessa. Ne per ambage1', in che la gente folle gift s'inviscava1" pria che fosse anciso l'Agnel di Dio che le peccata tolle17, ma per chiare parole c con preciso latinls rispuose quello amor paterno. chiuso e parvente del suo propio riso:": «La contingenza. che fuor del quaterno dela voslra malera non si stende, tutta e dipinta nel cospetto etterno-": necessitä perö quindi non prendc. se non come dal viso in che si specchia nave che per corrente giü discende21. Da indi". si come viene ad orecchia dolce armonia da organo, mi viene a vista il tempo che ti s*apparecchia'!. Qual si partio Ipolito d'Atene per la spietata e perfida noverca24. tal di Fiorenze partir ti convene: questo si vuole e questo giä si cerca e tosto verrä fatto a chi ciö pensa la dove Cristo tutto di si merca25. La colpa seguirä la parte offensa in grido. come suoP"; ma la vendetta fia testimonio al ver che la dispensa27. Tu lascerai ogne cosa diletta piü caramente: e questo e quello stralc che 1'arco dello essilio pria saella2S. Tu proverai si come sa di sale lo pane altrui. e come e duro callc]" lo scendere e 'I salir per 1'altrui scale. 15. N6 per ambage: 'noo • (degli oracoli). 16. In che la genle falle giä genti pagane rimanevano invischiate 17. l'Agnel... lotle: Cristo. 18. laiin: linguaggio, 19. chiuso... riso: 'nascosto e insiem della sua letizia". 20. La contingenza... etterno: 'le cos ti. che non vanno al di lä della snno scriite nella mente divina' 21. necessitä... discende. 'ma n> caralterc di necessitä. come la r hingt) la corrente non e mossa i ise conti ngen-liä materiale, ie deriva loro i che discende 22. Du imli: dalla mente divina. 23. che ti s'apparecchia: 'che ti si prepara'. 24.Ipo/ilo... noverca: Ippolilo. falsamerite accusa-to dalla malrigna Fedra di averla voluta sedurre. fu esiliatoda Atene. 25. lä dove Cristo tutto disiinerca: 'nel luogo dove ininterrottamente si fa mercato di Cristo', la curia roniana, 26. La colpa... suol: "la colpa come sempre sarä imputata alla parle offesa dall'opinione comu- 27. ma... dispensa: 'ma la vendetta sarä testimo-ne della verilä che la impartisce', 2S.pria saelta: 'scocca perprimo'. 29. calle: 'strada'. 192I/737 «»OB^ TP® ms U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © ■=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 178 Le Tre Corone e la cultura del Trecento E quel che piü ti graverä le spalle. sarä la compagnia malvagia e scempia'" con la qual tu cadrai in qucsta vallc;i: che tutta ingrata, tutta matla ed empia si fara conlr'a te: ma. poco appresso, ella. non tu. n'avrä rossa la tempia". Di sua bestialita il suo processo farä la prova"': si ch'a te fia bello14 averti t'atta parte per le stesso. Lo primo (uo rcfugio c '1 primo ostcllo;i sarä la corlesia del gran lombardo'" che 'n su la scala porta il santo uccello!~; che in te avrä si bcnigno riguardo, che del fare e del chieder, Ira voi due, fia primo quel che tra li altri ě piü tardo1*. Con lui vcdrai colui che mpresso fuc. nascendo, si da questa Stella forte che notabili fier l'opere sue"'. Non se ne son le genti ancora accorte per la novella etä. che pur nove anni son queste rote intorno di lui torte4"; ma. pria che '1 Guasco41 l'alto Arrigo4: inganni. parran faville de la sua virtute in non curar d'argento né d*affanniJ\ Le sue magnifkenze conosciute saranno ancora. si che ' suoi ncmici non ne potran tener le lingue mute44; a lui ťaspetta e a' suoi benefici"": per lui fia trasmutata molta gente, cainbiando condi/ion ricchi e mendici4": 30. la compagnia mulvagia e scempia: gli allri fuiiriuscili Hianclli, or;jani//alisi assiome. 31. in questa valte: "in queslo hiogo di disgrazia". 32. tťavrá rossa tu tempiu: di sangue. Allude alla sconfitta della Lastra. 33. Disuu... la prova: 'la suacondolta sarii prova della sua empieta'. 34. fia bellu: 'sará molivodi onore'. 35. ostello: 'dimora ospilale". 36. gran lombardo: Bartolomeo della Scala, signore di Verona, presso cui Dante travó ospiia-lita nell303. 37. 'n su la scala porta il santo uccello: 1'aquila imperiále su una scala ě l'insegna della casata. 38. tra voi... tardo: fra voi due. al contrario di quanto accade agli altri. il fa re precederá il chiedere'. 39. Con lui... sue: "assieme a lui vedrai colui che alla nascita lu tanlo segnalo dalTinflusso di que- • U> pianola \akiro-o che lo sue imprese saranno memorabili": si riferisce a Cangrande della Scala, presso il quale Dante rimase dal 1315 al 1319. 40. pur now anni son queste rote intorno di lui lorte: •solo per nove anni queste sfere celosti hanno giralo inlorno a lui.' Nol 130(1 Cangrande aveva 9 anni. 41. 1 Guasco: papa elemente V. che prima si moströ favorevole alla discesa in llalia di Enrico VII, ma poi ne ostacolo lazione. 42.1'alto Arrigo: I'imperatore Enrico VII. 43. non curar... affanni: il disprezzo delle ric-chezzee delle faiiche. 44. non... mule: 'non potranno fare a meno di 45. a lui... benefici: 'rivolgi le tue aspetlative a lui e ai suoi benefici', 46. per lui... mendici: grazie a lui molta gente cambierä condizione. da poveri a ricchi e vice- 1931 /737 1®^Qal® «»OB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:43 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Commedio 179 e portera'ne scrilto nella mcnte di lui. e no! dirai...»: e disse cose incredibili a quei che fier presented Poi giunse: «Figlio. queste son le chiose4S di quel che ti fu detto; ecco le 'nsidie che dietro a pochi giri son nascose. Non vo' pero che a' tuoi vicini invidie4". poscia che s'infutura5l) la tua vita via piu la che 'I punir di lor perfidie»si. Poi che lacendo si moslro spcdita" Panima sanla di metter la trama in quella tela ch'io le porsi ordita. io cominciai. come colui che brama, dubitando, consiglio da persona che vede e vuol dirittamente e ama: «Ben veggio. padre mio. si come sprona lo lempo verso me. per colpo darmi tal che piu grave e chi piii s'abbandona-; per che di provedenza'4 e buon ch'io m'armi. si che, se "1 loco m'e tolto piu caro°\ 10 non perdessi li altri per miei carmi"". Giu per lo mondo sanza fine amaro57. c per lo monte del cui bel cacume,s 11 occhi de la mia donna mi levaro, e poscia per lo ciel, di lume in lume1". ho io appreso quel che, s"io '1 ridico, a molti fia sapor di forle agrume1*: e s'io al vera son timido amicow lemo di pcrder vivcr tra coloro che qtiesto iempo chiameranno antico»":. La luce in che rideva il mio tesoro"' ch"io trovai li. si fe prima corusca, quale a raggio di sole specchio d'oro; 47. a quel che fier presente: 'per quelli die vi as-sistcranno". 48. le chiose: 'le spicgazioni". 49. che a' tuoi vicini invidie: che lu porti invidia ai tuoi concittadini 511. s 'in futura: -i prolimghera nel futuro'. 51. pill la... perfidie: 'ben ollre il eastigo della lo-ro perfidia'. 52. tacendo si mostro spedita: 'liberata dal com-pito di rispondermi". 53. che piti... s'abtnindona: tanlo piu grave quan-to piii uno lo subisce senza reagire. 54. provedenza: "previdenza". 55. 7 loco in 'ě lotto piii caro: Firenze. 59. di lume in lume. "di luce in luce': il Paradiso. 60. a molti... agrume: 'per molti sarh molto c nel dire la veritä". d'altra parte, s a Ian 62. lemo... antico. 'sara compromess ma (la futura sopra\ \ iwn/a) presso i posteri". 63. La luce in che rideva it mio lesoro: lo spirito di Caceiaguida. 194 /737 «HOB^ TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ► Indice Le Tre Corone e la cultura del Trecento indi rispuose: «Coscienza fusca64 o della propria o dela allrui vergogna pur scntira la tua parola brusca"\ Ma nondimen. rimossa ogni menzogna' tutta tua vision fa manifesta e lascia pur grattar dov e la rogna: che. se la voce tua sara molesta nel primo gusto, vital nodrimento lascera poi. quando sara digest a"". Questo tuo grido fara come vcnto. che le piu alte cime piu percuotehS; e cio non fa donor poco argomento'1". Pero ti son mostrate in questc rote, nel monle e nella valle dolorosa, pur Panime che son di fama note". che l'animo di quel ch'ode non posa ne ferma fede per essempro ch'aia la sua radice incognita e ascosa. ne per altro argomento che non paia;i». ; ■mai.'diiaLi. a dure le 69. i 65. semira la tua parola brust lue parole". motivo d: 66. rimossa ogni menzogna: 'respinta ogni men- 70. pur 1' zogna'. se". 67. che, se... digesta: il poema. alt'inizio sgradito, poi. una volta assimilato e compreso. dara un nu-trimento viiale alle coscienze. 71. che fanir, ascolta non s: mpi ignoti e Lie piii alle cime pit) percuole: "colpbce lecime menti che non siano oggetlivi". "perche l'animo di chi ne crede per mezzo di e per mezzo di argo- 195 I /737 . 10(^0*•» »»08iiR TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © !=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © !=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © !=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf 1®^Q*1BI »»08iiR TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W^SV $ ^ * 100%» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Sono gli stcssi anni in cui Petrarca scopre Paltro grandc aucior che indirizzerä la sua vita: Agostino. Nel 1333 infalti incontra il inonaco Dionigi da Borgo Sansepolcro che gli dona un manoscritto «tascabile». di piccolo formalo, dclle Confessiones, a cui Petrarca sarä legatissimo c che porterä sempre con se. L'autobiografia disegnala da Agostino nelle Confessiones. incentrata su un percorso di perdizione e conversione, co-stituisee l'esempio ideale in cui Petrarca puö far rispecchiare la propria personale esperienza di ravvedimento. II 26 aprile di quest'anno compie. in compagnia del fratello Ghe-rardo. la famosa ascesa sul montc Ventoso. Di questa avventura parla in una letters che finge di aver scritto appena tomato a casa, ma che in realtä compone solo molti anni piü tardi, nel 1353. La lettera apre il IV libro delle Familiäres, e indirizzata a frate Dionigi e ha al centro proprio la lettura delle Confessiones agostiniane. Petrarca raeconta la vi-cenda della salita al monte attribuendo a tutto ciö che accade un tra-sparente valore metaforico. Mentre il fratello Gherardo - che nel 1343 sarebbe entrato nell'ordine dei frati certosini - si dirige di buona lena verso la vetta, Francesco e fiaccato dalla salita. cerca scorciatoie ma si disperde tra i sentieri. e piü volte tentato dal rinunciare. Giunto falico-samente in eima, si ferma ad ammirare il paesaggio intorno. La sco-perta del paesaggio. lo spettacolo dell'altezza lo spinge a medilare sul suo passato e sui peccati che lo hanno segnato. confessando di non sentirsi ancora affrancato dalle passioni terrene che. come fantasmi deH'anima. non gli danno pace. Un modello di vita: Agostino Ripensare la propria vita: lavventura sul monte Ventoso 200, /737 «»OB^ TP® ffla • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W^SV $ ^ * 100% m« -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Sono gli stcssi anni in cui Petrarca scopre Paltro grandc auctor che indirizzerä la sua vita: Agostino. Nel 1333 infalli incontra il monaco Dionigi da Borgo Sansepolcro che gli dona un manoscritto «tascabile». di piccolo formalo, dclle Confessiones. a cui Petrarca sarä legatissimo c che porterä sempre con se. L'autobiografia disegnala da Agostino nelle Confessiones. incentrata su un percorso di perdizione e conversione, co-stituisee 1'csempio ideale in cui Petrarca puö far rispecchiare la propria personale esperienza di ravvedimento. II 26 aprile di quest'anno compie. in compagnia del fratello Ghe-rardo. la famosa ascesa sul montc Ventoso. Di questa avventura parla in una leltera che finge di aver scritto appena tomato a casa, ma che in realtä compone solo molti anni piü tardi, nel 1353. La lettera apre il IV libro dclle Familiäres, c indirizzata a fratc Dionigi e ha al centro proprio la lettura delle Confessiones agostiniane. Petrarca raeconta la vi-cenda della salita al monte attribuendo a tutto ciö che accade un tra-sparente valorc metaforico. Mcntre il fratello Gherardo - che nel 1343 sarebbe entrato nell'ordine dei frati certosini - si dirige di buona lena verso la vetta, Francesco e fiaccato dalla salita. cerca scorciatoie ma si disperde tra i sentieri. e piü volte tentato dal rinunciarc. Giunto falico-samente in eima, si ferma ad ammirare il paesaggio intorno. La sco-perta del paesaggio. lo spettacolo dell'altezza lo spinge a medilare sul suo passato e sui peccati che lo hanno segnato. confessando di non sentirsi ancora affrancato dalle passioni terrene che. come fantasmi deH'anima. non gli danno pace. Un modello di vita: Agostino Ripensare la propria vita: I awentura sul monte Ventoso 200, /737 1®r^Q*la »»08iiR TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto V $ ^ 100%m -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf II motivo della loita interiore non ě nuovo alla letteratura, ma ě ine-dito questo modo di rappresentarlo. Lautore non si limita a dichiarare di esscre prcda di passioni contrastanti, ma imprime nella scrittura le perturbanti oscilla/ioni delsuoanimo mediante un continuo andirivieni di affermazioni che si smentiscono reciprocamente. La linea retta che per Agostino o per Dante discgnava l'itinerario dell'uomo cristiano verso Dio si rivela per Petrarca intermitlente. sussultoria. E a questo punto che gli sovviene il ricordo delle Confessioni. Francesco prende il libro e lo apre su una pagina a caso. Ě il punto in cui Agostino rimprovera gli uomini che spendono il proprio tempo ammi-rando le cime dei monti e le altre itnmensitá della natura, e non si guar-dano dentro. trascurando cosi sé stessi. Ecco le conclusioni di Francesco, che rivela piii esplicitamentc l'allegoria del racconto: Libním ciatisi, trains michimet quod nunc etiam lerrcstria mir ar er, qui iampridem ab ipsis gentium philosophic discere debuissem nicliil preter animum esse mirabile, cui magno nichii est magnum. /.../ Totius lectio-nis Icrminus fait, in silentio cogilanli quanta inortalibus consilii esscl inopia, qui, nobilissima sui parle neglean, diffundaniur in plurima et inanibus spectaculis evanescant, quod intus inveniri poierai, querenies extrinsecus. (Farn. IV 1,205-208:228-232) [Chiiisi il libro, sdegnato con me stesso deU'ammirazione che ancora provavo per cose terrene quando giä da tempo, dagli stessi filosofi pa-gani. avrei dovuto impararc che nicnte č da ammirare tranne l'anima. di fronte alla cui grandezza non c'e nulla di grande. [...] Raccolsi tutta la leltura in quelle parole che ho riferito, riflettendo in silenzio quanta fosse la stoltezza dcgli uomini i quali. trascurando la loro parte piü nobile, si disperdono :n mille strade e si perdono in vani spetlacoli. cer-cando all'esterno quello che si potrebbe trovare all'interno. (trad. Dotti, pp. 374-377)) II paesaggio Le «mille sirade» in cui gli uomini si disperdono sono le false scor-dello spirito ciatoie che Petrarca intraprende; i «vani spetlacoli» sono il paesaggio estcriore in cui la sua vista si smarrisce. Ciö che l'autore vuole mcttere in scéna ě invece la scoperta di un paesaggio interiore: i problemi della co- 201,/737 •iOíii'1' TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © !=: Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» -esteso Ven 10:43 Q, © ~ Adobe Digital Editions - 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Anche se alcuni componimenti hanno sicuramente conosciuto una circolazione isolata, la vicenda testuale del libro comincia quando é possibile riconoscere un progetto di raccolta e organizzazione dei testi perseguito con coerenza, e testimoniato da successive forme redazionali, a partire dagli anni 1348-1350. Di alcune di queste redazioni sono conservati i testimoni che le riportano: il piů importante ě il codice Chigiano LV176 della Biblioteca Apostolica Vaticana, vergato da Giovanni Boccaccio nel 1363. Di altreě possibile ricostruire la struttura interna grazie alle informazioni che Petrarca stesso fornisce nel cosiddetto «codice degli abbozzi». Si tratta del ms. autografo Vaticano Latino 3196, composto da una ventina di fogli sciolti, in cui si alternano stesure di primo getto, redazioni intermedie, co-pie in pulito e numerose postille in latino che informano sulle date di trascrizione e talvolta quelle di registra-zione «in ordine» all'interno dell'edizione definitiva che a partire dal 1366 Petrarca andava allestendo. Questa redazione ne varietur ě conienula nel ms. iciografo Vaticano Latino 3195,compilato in parte da un copista, in parte dallo stesso Petrarca, che comunque sovrintende alllntera operazione. Alla mano del přímo sono assegnate le rime 1-190 (a eccezione di 121 e 179) e 264-318; all'autore, oltre ai testi saltatí dal copista, le serie 191-263 e 319-366. Non eescluso che anchequesta forma potesse subíre ulteriori revisioni, ma senza dubbio essa rispecchia l'ultima testimonianza della volon-tä dell'autore. Come tale ě stata ricevuta da Pietro Bembo, che nel 1501 ne ricava la prima edizione a stampa, pubblicata a Venezia da Aldo Manuzio e destinata a rimanere il principále vettore di tra-smissione dell'opera, non solo in Italia. La prima edizione critica moderna risale al 1949 ed ě curata da Gianfranco Contini (Tallone, Pari-gi), ristampata con alcune migliorie nel 1964 (Ei-naudi, Torino). Essa ě fondata sostanzialnente sul codice idiografo Vaticano Latino 3195, "erma restando la discussione in nota di alcune piü significative varianti superate nel processo di ela-borazione. Naturalmente, trovandosi di fronte alla scrittura di Petrarca, l'editore conserva la veste graüco-formale registrata nel codice (ad esem-pio, le grafie latineggianti), considerando di in-teresse generale la conoscenza degli usí grafici, e dunque delle abitudini linguistiche, di uno dei padri dell'italiano letterario. II testo critico procu-rato da Contini e alia base delle piü recenti edizio-ni commentate, che lo riproducono apportando solo qualche lieve ritocco: quella a eura d Marco Santagata («I Meridiani», Mondadori, Milano, Figura 1 1996), che qui viene seguita fedelmente, e quella Andrea del Sarto, Domo colpetrarchino, 1528 ca.; acuradi Rosanna ßettarini (Einaudi,Torino, 2005). Firenze, Galleria degli Uffizi. 244, /737 »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 C\ © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria A ■ 1. ^^^H ■ 230 Le Tre Corone e la cultura del Trecento ► Indice Brano 1 Era il giorno ch'al sol si scoloraro (Rvf3) Dopoil proemioe il son. 2 chedescrive il primo assaltodi Amore,qiii per la prima volta compare Laura, che da inizio alia vera e propria «storia» narrata nel Fragmenta. II primo tassello del racconto coincide con la celebrazione del giorno deH'innamoramento, fissato qui in un generico venerdl santo, giorno della Passione di Cristo. La data del 1327 sarä esplicitata solo nel son. 211, vv. 12-13: «Mille trecento ventisette, a punto/ su I'ora prima, il di sesto d'aprile,/ nel laberinto intrai...». E il 6 aprile e anche il giorno della morte di Laura, come riportato da Petrarca stesso in piü luoghi. La ccincidenza delle date del primo incontro e della morte di Laura con quella della morte di Cristo ha un potente valore simbolico, che, sovrapponendo amore divino e amore terreno, col oca immediatamente la vicenda dentro una prospettiva provvidenziale in cui e messo in gioco il desiderio di salvezza e redenzione per il poeta In-namorato di Laura. L'accostamento di dimensione sacra e profana si mostra da subito nei termini di una contrapposizione, o quantomeno di un corto circuito: mentre i raggi del so* le impallidiscono per la pietä di Dio per la morte di Cristo, gli occhi della donna splendono e incatenano impietosamente l'amante (vv. 1-4). L'insistenza sul fatto che I'io lirico sia stato colto impreparato dal sentimento amoroso (vv. 3,5-7,9) serve proprio a rimarcare il rapporto ambiguo di convergenza-opposizione tra il dolore universale per la morte di Cristo («commune dolor», v. 8) e la pena personale di chi, proprio nel giorno consacrato alia penitenza, si trova «disarmato» di fronte agli assalti di Amore. L'innamoramento e descritto nei termini del processo topico della lirica cortese. secondo cui la passione aggredisce il cuore attraverso la vista (v. 11), cosl come topico e il motivo per cui solo l'amante si ritrova catturato, mentre la donna rimane illesa grazie alia sua virtü (v. 14). Questi elementi convenzionali vengono pe-rö inscritti in un quadra ideologico del tutto nuovo, che vede l'cerrore» deirinnamoramen-to (si ricordi il «primo giovenile errore» di Rvf], 3) realizzarsi nei termini di una «distrazione» dell'io lirico dalla pietä cristiana, implicata nel giorno della Passione. Abbandonando i «rai» del «Factore», su cui sovrastano gli socchi» della donna, il poeta si lascia sedurre dalla bellez-za terrena, commettendo quel peccato che marchta fin dal principio la sua vicenda amorosa. Metro: sonetto con schema di rime ABBA ABBA CDE DCE. Eni il giorno ch'al sol si scoloraro per la pietä del suo Factore i rai. quando i' fui preso, et non nie nc guardai. che i be' vostr'occhi. donna. mi legaro. Tempo non mi parea da far riparo contra' colpi d'Amor: perö m'andai secur, senza sospetto; onde i miei guai nel commune dolor s'incominciaro. L si scoloraro: 'impallidirono" come, secondo il racconlo evangelico, nel giorno della crocifis-sione si oscurö il sole e avanzarono le tenebre. 2. pietä: il dolore di Dio per la morte di Cri-slo: Factore: 'Dio": rar. raggi'. 3. preso: 'catturalo'; non nie ne guardai: 'non me ne accorsü 4. mi legaro: 'mi lecarono. mi imprigionaroncL 5-6. Tempo... d'Amor: 'non mi sembrava ne-cessario premunirsi contro i colpi di Amore'. perche nel giorno della Passione sono i sentimenti di dolore e penitenza a occupare l'animo del cristiano:perö: 'perciö'. 7. guai: 'Iribolazioni'. 8. commune dolor: il dolore di lulla la cri-slianitä per il sacrificio di Cristo. 245,/737 ms U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ßerum vulgarium fragmenta 231 ► Indice Trovömmi Amor del tutlo disarmato. et aperta la via per gli ocelli al core, che di lagrime son fatti uscio et varco: perö. al mio parer. non li fu honore ferir me de saetta in quello stato. a voi armata non mostrar pur l'arco. 9. lYovommi: 'mi trovd'. 10. et aperta... core: (Amorc) trovo aperla la strada che attravcrso gli occhi (cioc attravcr-so la vista della bdlezza ddla donna) conduce al cuore (facendo nascere la passione). 11. che di lagrime... varco: "i miei occhi sono diventati porta e passaggio di lacrime'. pro- dottc dal dolore di im amorc non corrispo-sto. come dice subito dopo. 13. in quello stato: incrme. 14. armata: in conlrapposizione con I'io lirico «disarmato» (v.ü), la donna ě abbastan/.a virtuosa da non essere. non solo colpita. ma nem-meno minacciata da Amorc:/»/»': 'neppure'. Brano 2 Lasso me, ch'i' non so in qua I parte pieghi {Rvf 70) La cosiddetta ccanzone delle citazioni» ě caratterízzata dal fatto che ciascuna delle cinque stanze di cui ě composta si chiude con Vinciplt di una canzone di illustri poeti del passato: Arnaut Daniel {cosl riteneva Petrarca, ma la canzone é oggi assegnata ad altro autore), Guido Cavalcanti, Dante, Cino da Pistoia, Petrarca stesso. Si tratta di un omaggio alia tradizione del-la lirica volgare e nel contempo di una presa di distanza, dal momento che il testo contrad-dice di fatto la concezione dellamore che in quella tradizione si riflette e che Petrarca stesso ha coltivato nella prima parte del Canzoniere. Le tappe piu significative della sua personále formazione poetica vengono rípercorse attraverso versi che, nel nuovo contesto semantico, assumono un significato antitetico rispetto ai testi da cui provengono. Le prime tre stanze esprimono un'idea sensuale e pessimistica deHamore, irrealizzabile per-ché impossible é I'incontro con I'amata che ha il «cor di smalto» (v, 23) e perché il desiderio dell'amante ě puntualmente frustrate Irrompe nella quarta stanza la consapevolezza dell'ir-razionalita di questo sentimento che priva il soggetto della sua liberta e conduce alia morte delle sue facolta vítali e intellettuali. II desiderio che nelle prime stanze era stato proiettato verso I'esterno (la donna che non corrisponde all'amore e il destino ostile) adesso viene inte-riorizzato. Il discorso si sposta sulla responsabilita dell'io lirico, che riconosce il proprio pecca-to (nla sua propria colpa», v. 48) nell'aver rivolto il suo amore verso I'apparenza esteriore della donna (aspettandone un ritorno), e non verso la vera bontá della sua anima. La sua angoscia non va dunque imputata né al destino ně alia durezza del cuore di lei, ma unicamente al fatto che la sua passione é imperfetta, percid colpevole. Muta cosl anche il ruolo dell'ama-ta, che da fiera nemica diventa strumento di elevazione spirituále («angelica beltade», v. 49) per chi non si lascia abbagliare dalla bellezza terrena ed e in grado di discernere I'elemento virtuoso che da Dio viene e a Dio deve ricondurre. II giudizio negativo su una stagione della lirica di ascendenza cortese a cui Petrarca stesso aveva partecipato si esplicita nell'afferma-zione della liberta e della responsabilita morale del soggetto, che deve liberarsi dei fantasmi dei sensi (e si notino a questo proposito i punti di contatto con il Secretum, di cui la canzone ě coeva) e rivolgersi unicamente al «vero splendors (v. 45) di cui la donna puo essere tramite. Metro: Canzone di cinque stanze senza congedo. Ciascuna stanza ě formata di dieci versi endecasillabi e settenari con schema di rime ABBA AccADD. fc titolo U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 232 LeTre Corone e la cultura delTrecento Lasso me. ch'i* non so in qual parto pteghi la spěme, ch'ě tradita omai piti volte: che se non ě chi con pieta m'ascolte, pcrché spargcr al cicl si spessi preghi? Ma s'egli aven ch'anchor non mi si nieghi finir anzi T mio fine queste voci meschine. non gravi al mio signor perclťio il ripreghi di dir libero un di tra 1'erba e i fiori: Drez. e! rayson es qtťieu ciant e' m demori. Ragione ě ben ch'alcuna volta io canti, pero ch'ó sospirato si gran tempo che mai non incomincio assai per tempo per adequar col riso i dolor' tanti. Et s'io potcsse far clťagli occhi santi porgesse alcun dilecto qualche dolce mio detto. o me beato sopra gli altri amanti! Ma piú quanďio diro senza mentire: Donnii mipriegha, per elito voglio dire. Vaghi pensicr' che cosi passo passo scorto nťavele a ragionar tanťalto, vedete che madonna á 1 cordi smalto. si forte ch'io per me dentro nol passo. Ella non degna di mirar si basso che di nostre parole .. picghi: : iiiiiiiiu: 'fruMrata' dai ri m cc elii mi ascolli pie- 1. Lasso tue: ahime': i che parle rivolgere' 2. la sperne: 'la speranz fluti della donna. 3. diese... m'ascoliers tosamente. Allude anc< 4. spessi preghi: frequenti preghicre". 5. Ma s'egli... nieghi: "ma sc non mi venissc nega-lo.se mi dovessc cssere conecsso". 6. miofine: la mia morle. 7. iwi tneselüne: 'parole di dolore', "lameiili". 8. non gravi: "non sia di peso'; mio signor. Amore: ripreglii: lo preghi ancora una volta. 9. tlir.si riferisce al caniare.al 'dirc'della pnesia. 10. Drez... demori: 'ho diriilo e ragionc di canlare e di rallegrarmi! £ l'itteipit di una canzone :he Fttrar-ca credeva di Arnaul Daniel.ma in realU: di reeenle atlribuila al irovalore Guilhcm de Sainl Gregori. Riclalvrala m italiano nel verso sllccessiui. 13-14. che mai... tanti: "non eomincerei a rallegrar-mi c a canlare mai troppo presto per pareggiare («adequar») con il riso gli innumerevoli dolori'. 15. far: 'fare si": ocelli sunti: di Laura, per la prima volta nel libro accostata al concetto di sanliia. 16. alcun dileeto: "una qualche gioia". 19. Mapiti: ancora piii healo: senza mentire: senza tenia di smentita. sicuro di dire la vcrita. 20. Donna... dire: incipil della canzone caval-cantiana sulla teoria dcH'amorc. II senso del verso e pcro profondamente modificato. Nel tc-slo originario Cavalcanli dice di csscre invitato da una donna a dire cosa sia 1'amorc (definilo poi in termini tragici): qui I'io lirico si chiede se polra mai cssere prcgalo da Laura a poelare 21. Vaglti: 'crranti' di sogno in sogno. 22. scorto: 'guidato. condolto': ragionar tant'alto: parlare di cose com sunlimi e irivali/zabili. 23. cordi sinalto: cuore di pielra'. 24. si forte... pa$s<>: 'cosi rosistcnte che non sono in grado di irapassarlo con le sole mie forze" 25. non degna: "non si degna': ntirar: 'guardare' 26. nostre parole: le parole poeliche. appartenenti lanto al soggetto quanlo ai suoi pensieri. 247 /737 «HOB^ TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:44 C\ © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Rerum vulgarium fragmenta 233 curi, ché '! ciel non vole. al qua! pur contrastando i" son giä lasso: onde. come nel cor m'induro e 'naspro. čosi nel inio parlar voglio esser aspro. Che parlo? o dove sono? e chi m'iiiganna. altri ch'io siesso e 'l desiar soverchio? Giä s'i' trascorro il ciel di cerchio in cerchio. ncssun pianeta a piangcr mi condanna. Se mortal velo il mio veder appanna. che colpa e de le stelle, o de le cose belie? Meco si sta chi ďi et notte m'afianna. poi ehe del suo piacer mi fe' gir grave la dolce visia c 7 bei gitardo soave. Tutte le cose di che 'I mondo é adorno uscír buonc de man del mastro eterno; ma me. che cos, adenlro non discerno, abbaglia il bei che mi si mostra intorno; et s'al vero splendor giä mai ritorno, ľocchio non puô star fermo čosi ľä fatto infermo pur la sua propria colpa. el non quel gioriio ch'i' volsi inver' ľangelica beltade nel dolce tempo de la prima etude. n.ché 'I ciel non ľ>/<':'perché il deslino non vuole. ■•i eppt >])•.■'. 28. alqual... lasso: 'contro il quale (destino) ho giä combaUulo tanto chc sono slancol 29. come nel cor... naspro: 'čosi conic mi indurisco e mi inasprisco nel cuore. nci sentimenti" 30. čosi... aspro: é Vincipit di una dclle canzoni petrose di Dante. di cui Pelrarca riprende fedd-mente il dettato. fondato sulla coincidenza tra ľasprezza dcl cuorc delia donna amala c quella delia poesia a lei ispirata. 31-32. chi m'inganna... soverchio'.': 'chi mi ingan-na se non io siesso e il desiderio eecessivo?'. 33. s'i' trascorro... cerchio: se mentalmente per-corro il cielo in lutta la sna esiensionc. atlraver-sando tulte le spere di cui e composto'. 34. ncssun pianeta... condanna: il concetto ehe in-tende esprimere e ehe ľamore non dipendedaalcun influsso aslrale: non e eioé determinato dal deslino. 35. mortal velo: il corpo'. il vc[o delia bellczza mor-tale e Tiniia: il mio veder tippuntia: 'non consente allo sguardo di andarc okre le apparenze lerrene'. 37. de le cose belie: il riferimento e a Laura. incol-pevole se ľamanie non é in grado di ben direzio- 38. Meco si sta: "sla con mc. nel mio cuore': öd... m affanna:Tidea della domia k>.mgosciasenzasosta. 39. poi che. 'da quando': dcl suo piacer. 'della sua bellezza'; gir grave: 'andare aggravalo' appesanti-lo lino all'oppresMone dal deMdeno di lei. 40. la dolce vista... soave: ineipit di una canzonc di Cino da Pistoia. diventata celebre probabilmenlc dopo esser slala aecolta qui da Pelrarca. Anche in questo caso il sigmliealu di parienza e rovescialo. poiche nel tcslo di Cino la sofferenza d'amorc di-pende dalla lonlaiianza IKiea della donna. mentre qui appare cosliimiva della aalura peceaminosa proprio di un semimenu) ehe dipende da circoslan-ze esternc e non si niilre invece dell'unico bene. 42. uscir: 'uscirono'; mastro eterno: Dio. 43. adentro non discerno: 'non sono in grado di guardare nella veritä profonda dellc cosel 44. il bei... intorno: la lisicitä delle cose terrene. 47.1'ä fatto infermo: "lo ha reso malato. lormenta-to'. L'oggcllo e il me del v. 43. 48. pur. solol 50. nel dolce... etade: c Vincipit della canzonc 23. dclta •-delle metaiiiorfosi-. mamfesto di una con-cezione dell'amore sensuale e alienantc chc Petrarca iniende qui superare delinilivamenle. 248 /737 i®r^Q*ia •iOíli'1' TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 234 LeTre Corone e la cultura del Trecento Brano 3 Chiare, fresche et dolciacque (Rvf 126) La piu celebre delle canzoni petrarchesche per dolcezza e solennita del tono ruota intorno all'immaginazione e alia memoria che sostanziano I'espeiienza deiramore. Al centro vi e I'e-vocazione della natura della valle della Sorgue in Valchiusa, trasfigurata nel ricordo in una sorta di Paradiso terrestre reso sacro dalla presenza di Laura. Le acque, i rami, il prato fiorito e l'«aere sacro» (v, 10) sono gli element! naturali che riaffiorano alia memoria del soggetto per-ch£ sono venuti a contatto con il corpo della donna e in piu sono stati lo scenario del primo incontro e del suo innamoramento («Amor co' begli occhi il cor m'aperse», v. 11). La secon-da e la terza stanza ospitano una struggente proiezione nel futuro in cui il poeta immagina che Laura si rechera alia tomba del poeta piangendo e pregando pet lui. Alia quarta stanza subentra improvvisamente il ricordo della prima apparizione di lei, presentata in termini vi-sionari e quasi mistici, come di una santa, seduta «humile in tanta gloria» (v. 44), sovrana del regno di Amore, su cui cade una pbggia di fiori. L'immagine e fissata come in un attimofuori dalla realta, tanto che I'effetto che provoca sul soggetto e di completo smarrimento, di fuo-riuscita dal tempo («carco d'oblio*, v. 56) e dallo spazio («Qui come venn'io.o quando?», v. 62). II legame esclusivo con quei luoghi («Da indi in qua mi piace/questa herba si, ch'altrove non 6 pace», vv. 64-65) appare dunque come il frutto di una totale interiorizzazione dell'espe-rienza amorosa, vissuta attraverso il sentimento del tempo: la scrittura trattiene nel presen-te immagini provenienti dal passato (la memoria dell'abbagliante apparizione di lei) e visio-ni del futuro (la visione di un ricongiungimento possibile solo dopo la morte). II presente e il tempo di mezzo tra il ricordo di jn momenta di oblio, dove I'io lirico immagina di essere «in ciel» (v. 63), e la proiezione verso il futuro della morte. II soggetto cioe, a ben guardare, e sempre «assente», cosl come assenti sono i dati di realta, emblemi della memoria piii che oggetti della natura, e la stessa Laura appare come una presenza fantasmatica piu che come una persona in carne e ossa. Tutto viene trasfigurato attraverso I'immaginazione e il lettore si trova catturato dentro un paesaggio interiore che e I'unico autentico scenario dell'espe-rienza amorosa, tanto che la stessa canzone, cioe I'atto linguistico di chi dice «io», non sara in grado probabilmente di «uscir del boscho» (v, 68), che e quello della mente. Metro: Canzone di cinque stanze e un congedo. Ciascuna stanza e composta di 13 versi tra endecasillabi e settenari, con schema di rime abC abC cdeeDfF. Lo schema del congedo e in-vece AbB. Chiare, fresche et dolci acque. ove le belle membra pose colei che sola a me par donna; gentil ramo ove piacque (con sospir' mi rimembra) a lei di fare al bel fiancho colonna; herba et hor' che la gonna leggiadra ricoverse co Pangelico seno; I. Chiare... acque: sono quelle della Sorgue. che passa altraverso Avignone. 3. pose, 'immerse'; sola a me par donna: "che ě Tunica per me degna di essere chiamala signora, padrooa (del mio cuore)'. 5. con sospir' mi rimembra: "ancora sospiro (sot-fro) mentre mi riaffiora nella memoria'. 6. di fare... colonna: "di appoggiare il suo bel 'ricoprirono' (la gonna e il petto angelico). 249 /737 1®r^Q*la »»08iiR TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © :S • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Rerum vulgarium fragmeola 235 aere sacro. sereno. 10 ove Amor co' begli occhi il cor irfapc rse: date udienza insieme a le dolenti mie parole extreme. S'egli e pur mio destino e 'I cielo in cio s'adopra, 15 chAmor quest'occhi lagrimando chiuda. qualchc gratia il mcschino corpo fra voi ricopra, et torni Palma al proprio albergo ienuda. La morte (ia men cruda 20 se questa spene porto a quel dubbioso passo: che lo spirito lasso non poria mai in piu riposalo porto ne in piu tranquilla fossa 25 fuggir la carne travagliata et Possa. Tempo verrit anchor Corse ch'a Pusato soggiorno torni la fera bella et mansueta. et la 'v'clla mi scorsc 30 nel benedetto giorno. volga la vista disiosa et lieta. cercandomi; et. o pieta!. gia terra in fra le pietre vedendo. Amor Pinspiri 35 in guisa che sospiri si dolcemcnte che merce m'impetre. el faccia forza al cielo. asciugandosi gli occhi col bel velo. 10. aere sacro; luogo (per metonimia) sacralizzato 21. spene; 'speranza'. dalla present di Laura. 22. didihiiisii /iii.yki: "pissa^io pauroso, incerto'. 11. it cor m'aperse; 'mi apri il cuore', mi fece in- 23. lasso: "affannalo". namorare. 24. non porta: 'non polrebbe! 12. dale udXenza: 'preslate ascolto'. 28. astiio soggittrno: dimora abituale'. 13. parole extreme; 'ultime parole' Anlicipa/uiac 29. la fera hello el mansueta: immagine ossimorica del pensiem della niorle del poela. ehe cosliluiscc per designarc Laura, liera crudele verso le speran- il nucleo delle due successive stanze. ze dciramanlc.chc pero nella sua lanlaslicheriadi- 15.s'adopra;'s.\ impegna'. venla prodigiosamenie buona e accomodanle. 16. ch'Amor... chiuda; 'che Amorc mi faccia mo- 30. la 'v'ella mi scorsc: 'in quelle slesso luogo dove rire a for/a di lacrime". eioe ehe muoia per le peae mi vide per la prima volta' d'amore. 32. disiosa. 'desiderosa'. 17-18. qualche gralia... ricopra; 'concedetemi 34. giä... pietre: ridollo gia m polvere tra le pielre per grazia che il mio corpo sia -eppellilo qui Ira (del sepolcro): voi (gli element! natural] evocati nella prima 36. In guisa che; 'in modo che'. stanza)'. 37. merce hmw/»('fiv:'olk'riga per me gra/ia dal cielo! 19. al propria alhergo: il cielo; igmtda: del eorpo. 38. faccia forza al cielo: 'vinca la giustizia divina 20./ra:-sara: (con il suo pianto)'. 250 /737 «»OB^ TP® • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <£8 t ^ * 100% ■» - esteso Ven 10:44 Q, © ~ ► Indice Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf 236 Le Tre Corone e la cultura del Trecento Da' be' rami scendea (dolce ne la memoria) una pioggia di fior' sovra 'I suo grembo: et clla si scdea humile in tanta gloria. coverta gia de l'amoroso nembo. Qual fior cadea sul lembo. qual su le treccie bionde, ch'oro forbito et perle eran quel di a vederle: qual si posava in terra, et qual su l'onde; qual con un vago errore girando parea dir: - Qui regna Amore. - Quante volte diss'io allor pien di spavcnto: costei per fermo nacque in paradiso. Cosi carco d'oblio il divin portamento e '1 volto e le parole e 'I dolce riso m'aveano, et si diviso da 1'imagine vera. ch'i' dicca sospirando: Qui come venn'io. o quando?; credendo esser in ciel. non la dov'era. Da indi in qua mi piace questa herba si, ch'altrove non 6 pace. Se tu avessi ornamenti quant'ai voglia. poresti arditamcntc uscir del boscho et gir in fra la gente. K'l ricordo". richianiii: i nembo: la mine di fiori che 46. lembo: dclla ve^ie. 4S. furbiio: ■splendenlo". 50. l'onde: del flume Sorguc. 51. vago errore: 'volleggio leggiadro'. 54. spavenlo: 'sgomenlo. sbigoltimenlo; 56. carco d'oblio: dipen.dc dal «m'aveano» del v. 59: 'mi avevami laiio dimenticare ogni cosa'. 59-60, si diviso... vera: 'scparalo dalla vera imma-gine fisica che avevo davanli'. 62. Qui come venn 'io: came sono arrivalo qui'.1; 64. Da indi in qua: da quel giorno in poi". 66. ornamenti: si riferisco alia lostruzione relorica della canzone. 67. ardiiamenie: 'sen/a esilazione! 68. c/r:'andare'. 251 /737 1®^Q*1BI •HOaSid:^ TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 C\ © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria A 1= i. ^^^H ■ ► Indice Rerum vulgarium fragmenta 237 Bráno 4 Italia mia, benché 7parlar sia indarno (fívf"128) La piů celebre delle tre canzoni di argomento politico incluse nel Canzoniere (ínsieme a 28 e 53) ě stata un punto di riferimento per non pochi intellettuali ítaliani, come Machiavelli, che ne cita la penultima stanza a chiusura del Principe, o Leopardi, che la prende a esempio per lesue canzoni patríottiche. La composizioie rísale con ogni probabilita al secondo soggior-nodi Petrarca a Parma. Dal 1343 Petrarca ěospitedi Azzoda Correggio, maěpoi costrettoa fuggire quando la cittä viene ceduta al signore di Ferrara Obizzo III ďEste contro il volere dei Visconti e dei Gonzaga, che nel febbraiodel 1345 la cingono ďassedio. Gli inserti non amorosi del libro svolgono soprattutto la funzíone di integrate rautobiografia dell'io lirico dando voce agli interessi e agli atdori politici ecivili che ne restítuiscono il profilo sin-golare. Rívolgendo un accorato appello ai signoři ďltalia perché pongano fine alle rivalita e alle lotteche insanguinano la penisola, e si impegnino cosi a costruire una nuova forma di conviven-za civile e pacifica, Petrarca completa il suo autoritratto, svelando aspetti della sua personalita umana e intellettuale che trascendono quella del poeta-amante. L'obiettivo polemico fundamentale sono le truppe di mercenari teutonid, di cui i potentí ďltalia sono soliti servirsí per soste-nere le loro imprese belliche, e di cui invece dovrebbero liberarsi perché si tratta di popoli rozzi e insolenti, cheerano stati vinti da Roma e ora indegnamente riabilitati, inaffidabili perché devoti solo al denaro. Nelle ultíme due stanze e nel congedo, il tono si fa, da aspro e polemico, piu accorato nella celebrazione della patria «benigna et pia» (v. 85) in cui sono custodite le nobili origini del popolo italico che i potenti sono chiamati ad amare e rispettare; nellesaltazione dell «antiquo valore» (v. 95) italiano contro il «furore» tedesco (v. 93); nell'invito ai signoři perché acquistino con-sapevolezza della fugacitä dell'esistenza e della necessitä di prepararsi alia vita eterna abbando-nando le controversie che li separano e difendendo la pace. «Pace» é la parola con cui si chiude il componimento, ripetuta per ben tre volte, a ribadire perentoriamente queH'amore naturale per il suolo natio che dovrebbe indirizzare 1'azione politica di chi ha in sorte di governarlo. Metro: Canzone composta da 7 stanze di 16 versi tra endecasillabí esettenari. Lo schema di rime delle stanze ě AbCBaC cDEeDdfGfG; quello del congedo ě aBCcBbdEdE. Italia mia. benché '1 parlar sia indarno a le piaghe mortali che nel bel corpo tuo si spesse veggio. piacemi almen che' miei sospir' sian quali spera "ITevero et lArno, e '1 Po. dove doglioso et grave or seggio. Rcttor del ciclo. io cheggio che la pietä che Ti condusse in terra Ti volga al Tuo dilecto almo paesc. 1. i n dar n o: 'vano'. 2. piaghe: 'ferile'. 3. spessez'fMc. ni 4- 5.piacemi... spera: mi consola erederc ehe i mi lameiili siano quelli ehe sli iialiam spórami! 5- 6. 7 Tevero... Fo: il Teverc. lArno e il Po soni tre principáli fiumi ďltalia c alludono qui alľi tera estensionc della penisola e al suo popolo. 6. dove... seggio: 'dove ora mi trovo. addoloralo e pensoso^ 11 pocta dichiara di trovarsi a Parma, nclla regione bagnata dal Po. 7. Rettor del cielo: Dio: cheggio: "ehiedo". 8-9. che la pietä... paese: 'quella stessa misericordia che li spinse a incamarti in Cnsio (per salvarc l'u-manilä) adesso lu rivolga al tuo paese prcdiletto e nobile'. Che I'ltalia sia il paese prcdilelto da Dio lo 252 /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto (4^^ ^ ^ 4> 100%H' 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 238 LeTre Corone e la cultura delTrecento Vedi. Segnor corlese. di che lievi cagion' che crudel guerra; e i cor', che 'ndura et serra Maric superbo et fero. apri Tu. Padre. e 'ntenerisci et snoda; ivi fa che '1 Tuo vero. qual io mi sia. per la mia lingua s'oda. Voi cui Forluna ä posto in mano il freno de le belle contrade. di che nulla pieta par che vi stringa, che fan qui taňte pellegrine spade? perché 'I verde terreno del barbarico sangue si depinga? Vano error vi lusinga: poco vedete, et parvi veder molto. ché 'n cor venale amor cercate o fede. Qual piti gente possede, colui ě piii da' suoi nemici avolto. O diluvio raccolto di che deserti stráni, per inondar i nostri dolci campi! Sc da le proprie maní questo n'avene.or chi fia che ne scampi? [-i Non č questo T terren chV tocehai pria? Non ě questo il mio nido ove nudrito fui si doleemente? dimostra.sccondo Petrarca.che 1'abbiasccltocome sedü del Papato e diniijue cenlro della erislianilá. 11. di che lievi... guerra: "quale guerra erudele per ragioni tanto inconsislenti'. 12-13. / coť... fero: 'i euori ehe Mane (dio della guerra) superbo e feroce rende duri e ehiusi alla 14. upři Tu: riferito a «cor*» del v. \2;snoda.'váo^í, 15. ivi: nei cuori: Tuo vero: la verilä ehe Diu incar-na e rappreseala. 16. qual io mi sta: "per quello che io valgo'; per... 5'oda:'venga ascollaia atlraverso questo mio parole! 17-18. Voi... coiurude: 'voi, signoři nelle cui matli la Forluna ha fflosso il govcnlo delle belle rogioili (ďltalia): 19. di che... Stringa: "per le quali non sembrale pra vare nessuna compassione' 20. pellegrine spade: "armi slraniere". cioě per me-lonimia 'snídali straniori'. 21-22.perehe... si dcpiitgtt; 'perehe il vordc suolo it; lico venga sporcato di sangue slranioro?: 23. Vano error: I'erTorc di credere che i ri siano disposti a sacrificarsi per gli i popoli d'ltalia. 24. poco... molto: vi illudoio di guardare lontano, 25. cite... fede: 'perehe eorealo amore e fedella in eaori pro/./olati. ehe si ollrono per donaro'. 26-27. Qual... avolto: 'chi dispone di piii uomini, costui in realla si circonda di piii nemici' 28-29. O diluvio... strani: 'lerribilo calamila ricava-Li da quali esolici desorli (quelli della Germania)" 31-32. He... scampi'.'; 'So ei procilriamo t|uesla sor-le con le nostre proprie mani. chi mai ce ne potra libera re?'. 81. chT tocchai pria: letl. 'che toccai per primo', cioe 'dove io nacqui'. 83. nudrtto:'allevato: 253 , /737 «HOB^ TP® ffla U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> 3 ABC - esteso Ven 10:44 0; © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice flerum vulgarium fragmenta 239 Non e questa la patria in ch'io mi fido. madre benigna el pia, che copre I'un el I'altro mio parente? Pcrdio. questo la mente talor vi mova, et con pietä guardate le lagrime del popol doloroso. che sol da voi riposo dopo Dio spera; et pur che voi mostriate segno alcun di pielate, verlü contra furore prenderä l"arme, et fia "1 combatter corto: che 1'anliquo valore ne ritalici cor" non e anchor morlo. Signor'. mirale come '1 tempo vola. cl si come la vita fugge.et la morte n'e sovra le spalle. Voi siete or qui; pcnsatc a la partita: che Palma ignuda et sola conven ch'arrive a quel dubbioso calle. Al passar questa valle piacciavi porre giü l'odio et lo sdegno. venti contrari a la vila serena: el quel che 'n altrui pena lempo si spende, in qualche acto piü degno o di mano o d'ingegno, in qualche bella lode, in qualche honcsto studio si converta: 84. in ch'io mi fido: "in cui trovo fiducia.; 86. cite copre:'in cm e seppelliio":/wre«/e: genilore: 87. questo: 'questo pcnsiero", I'attaccamento alia patria in cui sono le noslre origini. 90-91. cite sol... spera:'che,ollre che in Dio.soloin voi spera di trovare screnitä: 91. pur che voi: 'solo che voi: 93-94. vertu... t'arme: "la virtü (degli italiani) in-sorgerä conlro la Ixirbane (dei ledeschi)': et tia .. corto: 'il combattimento sarä breve'. 95-96. I'antiquo... mono: "nei cuori del popo-lo italiano non c ancora morlo 1'antico valore (quello che gli deriva daU'esscre eredi dclla civillä romana)'. Per qucslo gli italiani facilmenle la meglio sui barbari i sconfllti piü volle dai Romani (come rieordato nclle stanze III e IV). 99. n'e sovra le spalle: 'ci sta addosso.ci sovrasta'. 100. qui: in terra:partita: la partciiza dalla vita, la 101-102. talma... caile:"t giunga al pauroso passaggio (la morte) da sola, nuda del proprio eorpu. II poeta ricorda ai potenti la lugaeila del tempi) e la neee-sila di hberarsi del-le passioni chc ostaeolano la serena prcparazionc alia vila elcrna. 103. valle: immagtiie bibliea per designarc la vita siilla terra. 104. piacciavi: vi piaceia. voghale":porre git't: dc- 106-107. quel the... spende: il tempo speso per rc-eare dolore agli altri" 108. di mono o d'ingegno: (opera) relaliva all'atli-vila manuale o intellcttualc. 109. bella lode: 'cosa lodevole: 11(1. v conwihl: dipeildenle dul soggelto -quel-al v. 106. 254,/737 1®r^Q*la »»08iiR TP® ffla U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:44 Q, © !=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice 240 Le Tre Corone e la cultura del Trecento cosi qua giu si godc. et la slrada del ciel si Irova aperla. Canzone, io t'ammonisco che tua ragion cortesemente dica. perche fra gente altera ir ti convene. et le voglie son piene gia de l'usanza pessima et antica. del vcrsempre nemica. Proverai tua ventura fra' magnanimi pochi a chi 'I ben piace. DP lor: - Chi m'assicura? I' vo gridando: Pace. pace. pace. - 111. qua gilt: in terra; si gode: degna'. 112. ia slrada... aperla: 'si prcpara la slrada verso la salvezza! 114. Ilia ragion:'\c tue argomcnlazioni: 115. genie altera: "persone super he", i signori ila-liani destinatan della canzone: ir li convene: 'devi and are. rivolgcrli: 116. le voglie: imen/ioni malvagie'. 117. l'usanza pessima el antica: quella dcll'adula-zionc. lipica dei rapporli di potere. 119. Proverai tua Ventura: 'sperimenterai la tua 120. fra' magnanimi... piace: tra i pochi magnanimi (uomini dall'ainmo vuloroso) -.eguaci del bene: 121. Chi m'assicura?: chi mi protegge?: Brano 5 Che debb'io far? che mi consigli, Amore? {Rvf268) E la prima canzone sulla rnortedi Laura, cheerastata solopreannunciataa partire dalla canzone 264, I'm pensando, nello snodo che inaugura la seconda parte del libra. II componimento rlen-tra nel genere lirico del planctus (di lunga tradizione nella poesia volgare), il lamento per la morte della donna amata. Il codice degli abbozzi documenta piu fasi di elaborazione, che vanno dalla prima stesura nel 1349 (un anno dopo la morte) alia trascrlzione tin ordine» nel 1356. II modello piu prossimo e la canzone della Wfo.iuovoscritta in morte di Beatrice, Liocchidolentiperpietddel core. Da qui Petrarca riprende i temi intorno ai quali ruota il componimento: il desiderio di mo-rire inseguendo la donna in Paradiso, lo stato di vedovanza che accomuna I'amante, Amore e il mondo intero, rimasto «orbo» (v. 20) per la perdita della sua creatura piu bella, I'apostrofe alle al-tre donne che, in quanto testimoni cella sua bellezza celeste, compatiscano il poeta. La stanza finale riporta le parole di Amore che sono I'invitoe la principalegiustincazione a continuare il libra, a scrivere cioe anche dopo la morte dell'oggetto d'amore. Non solo Amore ricorda all'amante che la possibility di salvare la sua an ma passa necessariamente attraverso la rinuncia a un desiderio smodato: ma lo informa che la donna stessa, viva in Paradiso, «prega» (v. 75) il poeta perche il canto d'amore prosegua anche dopo la morte, perche continui a perpetuarne la gloria sulla terra. Comincia a profilarsi I'idea, che sara sviluppata lungo tutta questa seconda parte del libra, secondo cui proprio dall'assenza dell'oggetto d'amore, dalla sua perdita irrimediabile, la scrittura poetica riceve la sua piu alta legittimazione in quanto celebrazione del sentimento fedele anche oltre la morte e in quanto presa di consapevolezza del destino inesorabile che attende I'io lirico che, per salvarsi, dovra passare attraverso I'elaborazione di questa perdita al mondo. Metro: canzone di 7 stanze di 11 versi tra endecasillabi e settenari piii un congedo. Lo schema delle rime e AbCAbC cDdEE, mentre il congedo riprende lo schema della sirma. 255 , / 737 1®r^Q*la .»08iiR TP® Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <šS *č t ^ 100% m - esteso Ven 10:44 Q, © ■= Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ► Indice Rerum vulgarium fragmenta 241 Che debb'io far? che mi consigli, Amore? Tempo ě ben di morire, et ó tardato piú ch'i' non vorrei. Madonna c morta. ct a seco il mio core; el volendol seguire, interromper conven quesťanni rei, perché mai veder lei di qua non spero. et 1'aspettar m'ě noia. Poscia ch'ogni mia gioia per lo suo dipartire in pianto ě volla. ogni dolcezza de mia vita ě tolta. Amor. tu '1 senti. onďio teco mi doglio. quanťě '1 damno aspro et grave; e so che del mio mal ti pesa et dole, anzi dcl nostro. pcrch'ad uno scoglio avem rotto la nave, ct in un punto n"ě scurato il sole. Qual ingegno a parole poria aguagliare il mio doglioso stato? Ahi orbo mondo ingrato. gran cagion ái di dever pianger meco. ché qucl bel ch'era in tc. pcrduto ai scco. [■■■] Donne. voi che miraste sua beltate ct Tangelica vita con quel celeste portamento in lerra. di mc vi doglia, ct vincavi pietate. non di lei. ch'ě salita 3. ô tardaio... vorrei: 'ho tardato a quanto non desiderassil /i pumo: 'nollo si 4. ,1 Ní Jilm ľ ddn, insiomc alia donna. 5. volendul: ciu,i>. -core- 6. interromper conven anni rei: "anni iristi. dolorosi'. 8. di qua: nel mondo terreno: Vaspettar •aspetlare (di morire) mi affligge'. 9. Poscia che: "dopo the'. 13. quant'e... grave: dipendenle da «tu 'I v. precedenle. 'Quanlo la perdila sia dolorosa • irre para bile'. 15. ad uno scoglio: •contra lo siesso scoglio'. L'a mante e Amore condividono lo siesso stato d lutto e ai naufragio dell'uno corrisponde quelh deiraltro. 18-19. a parole... stato: "con quali parole potrebbe csprimcre la mia soflerenza?' 20. orbo mondo ingrato: il mondo siesso e cieco (perché ha perso la sua luce) c ingrato (perché in- capaco di riconoscere lo splcndore di Laura). 22. ché... seco: 'cio che e'era di bello in le {net mondo), lo hai perduto con la sua moriek 56. Donne: ľapostroíe alle donne, testimoni dclla bellezza e dclla virlii dell'amala, č un lopos dclla poesia stilnovista e dantesca. 57-58. angelica vita... celeste portamento: sono i segni eccezionali che rendono la donna amala tra- mile perla divinitá. 59. di me vi doglia: "addoloratevi per me. per il 256,/737 1®^08|® «»OSii^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (s« ^ $ 4> 100% H> gABC-esteso Ven 10:45 © ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 242 LeTre Corone e la cultura del Trecento a lanta pace, et m'a lassato in guerra: lal che, s'altri mi serra lungo tempo il camin da seguitarla. quel chAmor meco parla sol mi riten ch'io non recida il nodo. Ma e' ragiona dentro in cotal modo: - Pon' freno al gran dolor che ti trasporta; che per sovcrchie voglie si perde '1 cielo.ove '1 tuo core aspira. dove e viva colei ch'altrui pur morla, et di sue belle spoglie seco sorride, et sol di te sospira; et sua fama.che spira in molte parti anchor per la tua lingua. prego che non extingua, anzi la voce al suo nome rischiari. se gli occhi suoi ti fur dolci ne can. - Fuggi '1 sereno e '1 verde, non t'apprcssare ove sia rise o canto, canzon mia no. ma pianto: non fa per Ic di star fra genie allegra. vedova sconsolala in veste negra. 61. guerra: "affanno'. 62-63. s'altri... seguitarla: 'se ancora a lungo il de-stino o la natura (ullri) mi sharrano la slrada che mi consentirebbe di seguirla: 64-65. quel... il nodo: "solo ciö che mi dice Amore mi trattiene dal recidem il nodo (della vita)'. 66. ragiona dentro: 'parla denlro di me'. 67. Pon' freno: 'modera': ti trasporta: 'ti Iravolge". 68. soverchie voglie: 'desiderio eeeessivo: Si Iratta qui del desiderio di raggiungere Laura.dunque di morire. 69. si perde 'I cielo: 'si perde la possibility della salvezza' 70. altrui: 'agli allri. alia genie'. 71-72. di sue... sorride: "sorride delle sue membra terrene'. Amore invita I'amante a ridiinensiona-re la sua solieren/a. perclie cio che a lui appare come un'orribile perdita (il corpo della donna) e in reallä abbandonalo volenlieri da lei. che ora gode della gloria celeste: sol di te sospira: 'sospira. piange solo per le (e non per il corpo rimaslo in terra)'. 73-75. et sua puna... extingua: 'e (lei) prega che tu non spenga la sua fama che ancora si diffonde [spira) in molli luoghi del mondo grazie alle tue poesie (la tua lingua)'. 76. anzi... rischiari: '(prega) che renda ancora pill illustre la gloria del suo nome'. 77. tie: 'o' eon v.ilore disgiunlivo. 79. non t'appressare: "non accostarti'. 80, canton... pianto: 'non can/.one, ma pianto; Esplicita dichiara/ione del genere del componi- mentii. 257 /737 «»OB^ TP® ma • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <§8 3? t ^ * 100% Hi QABC-esteso Ven 10:45 Q, © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf 1®^Q*1BI »»08iiR TP® ffla • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <§8 3? 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II těsto ci ě giunto incompleto (mancano tre fascicoli e la prima carta), rra contiene preziose annotazioni di Boccaccio e suoi disegni raffiguranti novellatori e protagonisti delle novelle. Soprattutto e importante la disposizione grafica del testo, ehe risponde a precise strategie «editoriali». riguardanti il tipo di serittura impiegata, ľorga-nizzazione delia pagina su due colonne e le dimensioni del codice; aspetti ehe riflettono i caratteri del libro medievale di tipo scientifico-universitario.Una simile forma-libro presupponeva un pubblico di espertí intellettuali, capaci di comprendere ľarchítettura delľopera e di riconoscere le fonti letteraríe e filosofiche di cui ě intessuta- Le division e i diversi piani narrativi delľopera sono inoltre evidenzia-ti attraverso un sistema di iniziali maiuscele di varia misura ehe rappresenta una guida alla lettura del libro gíacché vi si distingue ľigorosamente tra le parole del Narratore esterno, lo spazio dedicate alia brígata e ľinizío delia novella (i tre cerchi di cui abbiamo parlato). Altri manoseritti importanti sono il Parigino italiano 482 e il Laurenziano 42 1: il primo realizzato quan-do ľautore era ancora in vita, il secondo assaí piü tardo, ma esemplato da un copista molto attento, il fiorentino Francesco ďAmaretto Mannelli. Tra glí aspetti piü significativi delia tradizione manoserit-ta occorre sottolineare ehe - a giudicare dai codici soprawissuti - il Decameron fu letto e apprezzato non solo negli ambienti mercanteschi, ma anche tra íl pubblicoaristocratico. II fatto ě rilevante anche sotto il profilo ideologico, giacehé mostra ehe il capolavoro boccacciano non fu sentíto come rappre-sentazione esclusiva del mondo dei mercanti, ma, al contrario, come forma esemplare del codice cor-tese, di matrice aristoeratica. Peril testo moderno, si ricorda ľedizionecrítícadel 1976 eurata da Vittore Branca a partire dalľautogra-fo berlinese, Piü di recente Maurizio Fiorilla (2013) ha proposto di correggere i numerosi errori presen-ti nelľautografo ricorrendo alľinsieme de la tradizione manoseritta antíca. Qui si segue il testo fornito dallo stesso Fiorilla per ľedizione commeitata apparsa nella BUR nel 2013. Braňo 1 Novella II4 La storia del mercante Landolfo Rufolo raccontata da Lauretta ě ambientata nel Mediterra-neo Orientale, tra le acque di Costantinopeli, il mar Egeo e l'Adriatico. partendo dal marTirre-no, sulle cui coste si trova la cittadina di Ravello, dove ancor oggi esiste una Villa Rufolo. Do-po due sequenze piü brevi (la fallimentare spedizíone ďaffarí a Cipro e la píratería: §§6-10), la terza sequenza racconta il difficile rítorno a casa del protagonista. La scansione narrativa si regge sulla logica economica seguita dal protagonista; la vicenda si apre infatti col desi-derio di Landolfo di raddoppiare le sue riechezze (§5), progetto ehe fallisce col commercio regolare (§7) e ehe ínvece riesce con ľattMtä piratesca (§10). La terza sequenza raddoppia lo schema delle precedenti, col naufragioe ľinattesa seoperta delle pietre preziose: tomato finalmente a Ravello, Landolfo constate infatti di essere «il doppio piü ricco ehe quando partito s'era» (§29). Una simile costruzione narrativa mette in rilievo i due principi propulsori contrapposti della vicenda: la cupidigiadel protagonista e la forza imprevedibile della Natura. Puressendocaratte-rizzatodalla capacitä di ponderare le situazionie di agire solodopo aver riflettuto (cfr. §§6,10, 298, /737 1®^Qal® «»OB^ TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria A 1= i. ^^^H ■ ► Indice 284 Le Tre Corone e la cultura del Trecento ecc), Landolfo ě tuttavia soprattutto preso dalla smania di arricchirsi. Lo mostra la stessa co-struzione del racconto, tramata da un sistema di associazioni sernantiche profonde: Landolfo, dopo aver cercato di allontanare la cassa piena di pietre preziose, vi si avvínghia saldamente (§22); lo stesso protagonista, ricevuta la cassa dalla sua salvatrice, dopo il dispiacere per averla sentita troppo leggera, resta diffidente, e aspetta, per aprirla, il momento in cui «la buona fe-mina [non si trova] in casa» (§26). La novella appare dunque incentrata su due assí principáli: la geografia delle rotte mediterranee e il carattere del protagonista, ehe in conclusione decide di abbandonare la troppo pericolosa mercatura. Il meceanismo narrativo é evidenziato anche dalla rubrica, dove la complessa peripezía di Landolfo é racehiusa nei due estremi delľimpo-verimento e delia riechezza (§1: cfr. «impoverito» vs. «ricco si torna a casa sua»). [1] Landolfo Rufolo, impoverito, divien corsalé e da' genovesi preso rompe in mare e sopra una cassella di gioic carissimepiena scampa2; e in Gurfo ricevuto da una femina3, ricco si torna a casa sua. [2] La Lauretta appresso Pampinea sedea: la qual, veggendo lei al glorioso fine della sua novella, senza altro aspettare a parlar cominciö in cotal guisa4: [3] Graziosissime donne\ niuno atto della fortuna, secondo il mio giudicio, si pub veder maggiore che vedere uno d'infima miseria a stato reale elevare''. come la novella di Pampinea n'ha mostrato essere al suo Alessandro adivenuto. [4] E per ciö che a qualunque della proposta materia da quinci innanzi novellerä7 con-verrä che infra questi termini dicas. non mi vergognerö io di dire una novella, la quale, ancora che miserie maggiori in sé contenga, non per ciö abbia cosi splendi-da riuscita". Ben so che. pure a quella avendo riguardo. con minor diligenzia fia la mia udila1": ma altro non potendo sarö scusata. [5] Credesi che la marina da Reggio a Gaeta sia quasi la piii dilettevole parte d'ltalia; nella quale assai presso a Salerno č una costa sopra il marc riguardantc". la quale gli abitanti chiamano la costa d'Amalfi. piena di picciole cittä. di giardini e di fontáne e d'uomini ricchi e procaccianti in atto di mercatantia si come alcuni altri1-. Trallc quali cittadettc" n'c una chiamata Ravello, nella quale, come che og-gi v'abbia di ricchi uomini. ve n'ebbe giä uno il quale fu ricchissimo. chiamato 1. corsale: 'corsaro'. 2. scampa: 'si salva'. 3. in Gurfo... da una fen una semplice donna". 4. La Lauretta... guisa: v e qui rapprcsenlat scorcio la dinamica che regola il «gioco del rare»: si rispetta il turno, e al contempo si e «pre-sti», cioe veloci e pronti nel prendere la parola. 5. Graziosissime donne: per convenzione, i nar-raiori. maschi o femmine (come in quesio caso) che siaiio. si rivolgono sempře alia cimpiincn-le femminile della brigata; cosi come del reslo femminile ě il pubblico cui sarebbe rivolto il Decameron. 6. niuno alio... rea/e elevare: 'la grande/.za della fortuna si vede bene quando ria di un uomo che passa dalla nullatenenza alia coilili/ioilc principe sea <> regale' (com ha lathi Pampinea nel suo precedente racconlo). 7. della proposta... novellerá: racconlera una novella seguendo il tenia imposto per la giornata. 8. converrá.. diea: dovra lenersi enlro quesli li-miti'. 9. spkndida riuscita: Landolfo. infatti. non di-veiila né principe oé re alia line della sua storia. 10. pure a quella... udita: 'considerando la novella precedente, la mia sara seguila con minore attenzione'. 11. riguardante: 'affacciata'. 12. procaccianti... altri: "molto atlivi nei com- 13. citladelte: "piccole citla. 299, /737 1®^Qal® «»OBi^' TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Decameron 285 Landolfo Rufolo; al quale non bastando la sua ricchez/a. di^iderando di radop-piarla. venne presso ehe fatto di perder con tutta quella se stesso11. [6| Costui adunquc. si come usanza suolc esser de' mercatanti. fatti suoi avvi-si'\ compero un grandissimo legno e quello tutlo. di suoi denári, caricö di varie mercatantie e andonne'" con esse in Cipri. [7] Quivi. con quelle qualitä medesime di mercatantie che egli aveva portate. trovö essere piü altri legni venuti17; per la qual cagione non solamente gli convennc far gran mercato'* di ciö che portato avea, ma quasi, se spacciar1" voile le cose sue, gliele convenne gittar via2": laonde egli fu vicino al disertarsi-'. [8] E portando egli di questa cosa seco gravissima noia--, non sappiendo ehe farsi c veggendosi di ricchissimo uomo in brieve tempo quasi povero divenulo. penso o morire o rubando ristorare i danni suoi. acciö che lä onde ricco partito s'era povero non tornasse2!. [9] E trovato comperatore del suo gran legno. con qucgli denári c con gli altri che delia sua mcrcatantia avuti avea compero un legnelto sottile da corseggiare:4 e quello d'ogni cosa oporluna a tal servigio anno e guerni" ottimamente, e diessi a far sua della roba d'ogni uomo'" e massimamcnte sopra i turchi. [10] Al qual servigio gli fu mollo piü hi fortuna benivola che alia mercatantia stata non era. Egli. forse infra uno anno:7. rubô e prese tanti legni di turchi. che egli si trovö non solamente averc racquistato il suo che in mcrcatantia avea perdu to ma di gran lunga quello aver raddoppialo. [11] Per la qual cosa, gastigato-s da] primo dolore della perdita, conoscendo che egli aveva assai, per non incappar nel secondo-' a se medesimo dimostro'" quello che aveva. senza voler pru. dovergl stare: e per ciö si dispose di tornarsi con esso a casa sua. [12] E pauroso della mercatantia. non s'impacciô" ďinvestire altrameiiti i suoi denári, ma con quello le-gnetto col quale guadagnati gli avea. dato de' remi in acqua. si mise al ritornarei:. [13] E giä ncll'Arcipclago venuto, levandosi la sera uno scilocco1'. il quale non solamente era contrario al suo cammino ma ancora faceva grossissimo il mare, il quale il suo picciolo legno non avrebbe bene potuto comportare!4. in uno seno di mare55, il quale una piecola isolctta faceva da quello vento coperto. si raccolsc, quivi proponendo ďaspettarlo'-" migliore. [14] Nel quale seno poco staňte due gran eocehe di genovesi'7. le quali venivano di Costantinopoli. per fuggir quello ehe Landolfo fuggito avca:\ con fatica pervennero: lc genti dclle quali:". veduto il Ic- 14. venne... stesso: 'fu quasi sul punto di perdore le sue ricche/.ze e anche la vila'. 15. fotu suoi awisi: 'dopo aver ben fatto i suoi piani'. 16. andonne: "se ne ando'. 17. Quivi... vemni: 'scopn che tanti altri mercanti si crano recali a Cipro con lc slcssc mercanzie', IS. Jih vinu mereaio: 'svendere'. 19. spacciar: 'vendere'. 20. convenncgillarvia: 'darle a bassissimo prezzo'. 21. disertarsi: 'ridursi in rovina'. 22. noia: 'dolore', 23. acciô che... lornasse: 'per non tornare povero in quel luogo dal quale era partilo ricco'. 24. da corseggiare: 'per fare attivitä di piratena' ai danni di lutti*. 27. infra uno anno: 'in meno di un anno'. 28. gastigato; 'indoitrinalo', 29. per noil incappar nel secondo: 'per no: vare il dolore di una seconda perdila'. 30. a se medesimo dimostro: ragiono Ira st 31. s'impaccio: 'si preoccupo', 32. si mise al rilornare: 'prese la via del riti 33. scilocco: 'scirocco', 34. comporlare: 'sopportare'. odin ia»). 25. guemi: 'riforni'. 26. diessi... uomo: -si dicde all'attivita di rapin; 36. -In: si ri ferisce al «venlo», 37. due gran cocche di genovesi: 'due grandi navi genovesi'. 38. per fuggir... avea: 'per rifugiarsi dalla stessa tcmpcsia die aveva preoccupato Landolfo'. 39. le genii delie quali: 'i cui marina imbarcati sulle due "gran cocche»). 300 /737 1®^08|® «HOB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ;=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice 286 Le Tre Corone e la cultura del Trecento gnetlo e chiusagli la via da potersi partire. udendo di cui ogli era e giä per fama co-noscendol ricchissimo. si come uomini naturalmenle vaghi di pecunia e rapaci40 a doverlo aver si disposero4'. |15] E messa in terra parte della lor gente con balcstra e bene armata, in parte la fecero andare che de" lcgnetto neuna persona, se saetta-to esser non volea. poteva discendere42: e essi. fattisi tirare a' paliscalmi4' e aiutati dal mare, s'accostarono al picciol legno di Landolfo e quello con piccola fatica in picciolo spazio. con tutta la ciurma senza perdernc uomo, cbbero a man salva44: e fatto venire sopra Tuna delle lor cocche Landolfo e ogni cosa del legnelto lolta. quello sfondolarono lui in un povero farsettino ritenendo4\ [16] II di seguenle. mutatosi il vento, le cocche ver Ponentc vegncndo fer vela""1 e tutlo quel di prosperamente47 vennero al lor viaggioi ma nel fare della sera si mi-se un vento tempestoso. il qual faccendo i mari altissimi divise le due cocche ['una daHaUm4*. 117| E per forza di questo vento addivenne che quclla sopra la quale era il misero e povero Landolfo con grandissimo impeto di sopra all'isola di Ci fa Ionia percosse in una secca4". e non altramenti che un vetro percosso a un muro tutta s'aperse e si stritolow: di che i miseri dolentr' che sopra quella erano, essendo giä il mare lutto pieno di mercatantie che notavano e di casse e di tavole, come in cosi fatti casi suole avvenire. quantunque obscurissima notte fosse e il mare grossissi-mo e gonfiato. notando quegli che notar sapevano. s'incominciarono a appiccare a quelle cose che per Ventura lor si paravan davanti52. [18] Intra li quali il misero Landolfo. ancora che>! molte volte il di davanli'4 la morte chiamata avesse, seco eleggendo1' di volerla piü tosto che di tornare a casa sua povero come si vedea, vedendola presta?h nebbe paura: e, come gli allri, venuta-gli alle mani una tavola. a quella s'apicco. se forse Idio"7. indugiando"* egli I'affogare. gli mandasse qualche aiuto alio scampo suo1": e a cavallo a quella. come meglio poteva, veggendosi sospinto dal mare e dal vento ora in qua e ora in lä, si sostennc in-fino al chiaro giorno. [19] II quale veiiuto, guardandosi egli da torno, niuna cosa al-troche nuvoli e mare vedea e una cassa la quale sopra Tonde del mare notando"" tal- 40. rapaci: avidi di prcda': era un topos riferilo ai genovesi. 41. doverlo aver si disposero: 'si prcpararono a prendersi le sue ricchezze'. 42. in parte... diseeiutere: i genovesi tengono sot-to lirodi freccia la leggera imlxircazionc di Landolfo per impedire ehe qualeuno possa dicendcr- 43. paliscalmi: 'bardie ; eon maggior sicurezza di ve del protagoiiiMa). 44. cbbero a man salva: "st 45. e fatto venire... ritenendo: fanno affondare I'imbarcazione e imprigionano Landolfo che la-scianocon addosso una semplice üiacca Iceeera (fzrMlmc). 46. le cocche... vela: "le r verso Ponentc". 47. prosperamente: 'con buon favore dei vcnli'. 48. si mise... dall'alira: "si alzö un vento impe-tuoso che divise le due imharcazioni a causa del mare assai violento". 49. quella sopra la quale... secca: "la nave su eui e ' (che la pieeoL e impadi ,i genovesi leeero vela stato imbarcalo Landolfo eolpisce eon la chiglia il fondale basso di una secca". 50. non altramenti... si slriiolo: si fece in mille pezzi. come un bicchiere che venga scagliato cootro iin muro'. 51. i miseri dolenli: "i povcri mercanti spaventa-ti'. 52. notando quegli... davanti: quelliche sapevano nuotare si lanciarono verso le casse c i rot-lami ehe galleggiavano nel mare in tempesta e si affcrraroiio (appiccare) a quel che gli capitava davanti'. 53. ancora die: sebbene'. 54. il di davanti: 'il giorno prima' (cioc prima della none del naufragio). 55. la morte... eleggendo: "avendo deciso di sce-gliere la morte piutlosto ehe di tornare povero 56. vedendola presia: "vedendo la morte vicina'. 57. se forse Idio: "nella speranza che Dio'. 58. inilugianilo: 'ritardando". 59. alio scampo suo: 'per la sua salvezza'. 60. notando: 'galleggiando'. 301 /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Decameron 287 volta con grandissima paura di lui gli sappressava. lemendo non"' quella cassa forse il percotesse per modo che gli noiasse"2; e sempre che presso gli venia''', quando po-tea con mano. come che poca forza n'avessc, la lontanava. [20| Ma come che il fatto s"andasse. adivenne che"4 solulosi subitamente nell'aere un groppo di vento"' e per-cosso nel mare si grande in questa cassa diede e la cassa nella tavola sopra la quale Landolfo era. che. riversata"". per forza Landolfo lasciatala andö sotto 1'onde e ritornö suso notando. piii da paura che da forza aiutato, e vide da sc molto dilun-gata la tavola. Per che. temendo non potere a essa pervenire. s'appressö alia cassa la quale gli era assai vicina. e sopra il coperchio di quella posto il petto, come me-glio potcva. con le braccia la reggeva dirilta. [21] E in questa maniera. gittato dal mare ora in qua e ora in la, senza mangiare. si come colui che non aveva che. e be-vendo piti che non avrebbe voluto"7, senza sapere ove si fosse o vedere altro che mare, dimorö tutto quel giorno e la notte vcgnente"s. [22] II di seguente appresso. o piacer di Dio o forza di vento che 'I facesse, costui divenuto quasi una spugna. tenendo forte con ammendune le maní gli orli della cassa a quella guisa che far veggiamo a coloro che per affogar sono quando prendono alcuna cosa6*, pervenne al lito dell'isola di Gurfo7". dove una pověra feminetia per ventura71 suoi stovigli con la rena e con 1'acqua salsa lavava e facea belli72. La quale, come vide costui avvicinarsi. non conoscendo in lui alcuna forma", dubitando e gri-dando si trasse indietro'4. [23] Quesli non potea favellare e poco vedea. e per ciö Diente le disse; ma pur. mandandolo verso la terra il mare, costei conobbe la forma della cassa. e piti sottilmente guardando e vedendo conobbe primieramente le braccia stese sopra la cassa, quindi appresso raviso la faccia e quello esser che era s'im-maginö7\ [24] Per che. da compassion mossa. fattasi alquanlo per lo mare7", che giä era tranquillo. e per Ii capelli presolo. con tutta la cassa il tirö in terra e quivi, con fatica le mani dalla cassa sviluppalegli" c quella posta in capo a una sua figliolcttaT* che con lei era. lui come un piccol fanciullo ne portö nella terra71': e in una stufa80 messolo. tanto lo stropicciö e con acqua calda lavö, che in lui ritornö lo smarrilo ca-lorc c alquante dcllc pcrdute forze. E quando tempo le parve trattonelo*1, con al- 71. per ventura: 'per caso". 72. suoi slovigli... belli: la povera donna slava ri govern a ndo le sloviglie di casa I'acqua di mare. 73. non conoscendo... forme Landolfo scnibra addirillura 74. dubitando... indietro: 'spaventala (dubitando). si tirö indietro gridando'. 75. costei conobbe... s'immagino: osservando con attenzione. la donna alia fine figura e il volto di un uomo affcrrato : 76. fattasi... mare: 'entrata un po' in a 77. le mani... sviluppalegli: 'sciolte le 61. lemendo non: costruzione latineggianle del verbum lintendi. Oggi noi dieiamo: «temendo che». 62. //percotesse... noiasse: lo colpisse malamenlc'. 63. sempre che presso gli venia: 'ogni volta clie 64. adivenne che: formula, insieme a «avvenoe che», tipica con cui Boccaccio segnala il passag-gio alia Spaltung narraiiva. cioě al momcnto de-cisivo del racconto. 65. tin groppo di v i la sabbia e visto da lontano a esse re privo di n colpo di vento". : rimprovvisa forte fo-issa eolpisea effettiva-mente 1'asse a cavaleioni della quale Landolfo si ě messo in salvo, faeendola rovesciare. 67. senza mangiare... voluto: Landolfo non manuta nieiile. ma ogni lanlo la lompesta lo costringe a bere acqua di marc. 68. la notte vegnentc: "la notte sueeessiva'. 69. tenendo forte... cosa: Landolfo stringe forte i manin della cassa. eome íanno tulii quelli clie, essendo in pericolo, si afferrano alla possibile fonte della loro salvczza. 70. Gurfo: 'Corfů'. li Jall.i 78. posta in capo u una sua figlioletta: affidata alla figlioletta' (ma aiiehe leiieralmenle: 'la bam-bina trasporta la cassa sulla testa'). 79. ne porto nella terra: 'lo porto in braccio al vil-laggio (la terra): SO.stufa: "linozza di acqua calda'. 81. tempo... tratlonelo: "fattolo uscire fuori dalla vasca quando gli sembro opportuno'. 302 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (Š» ^ ; ä 4) 100% r^j. 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ;=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Le Tre Corone e la cultura del Trecento quanto di buon vino e di confetto": il riconforto, e alcun giorno come pote il meglio il tenne*'. tanto che esso. le forze recuperate, conobbe la dove era*4. [25] Per che alia buona femina parve di dovergli la sua cassa rendere. la qual salvata gli avea. e di dir-gli che omai procacciasse sua ventura1*5: e cosi fece. [26] Costui. che di cassa non si ricordava. pur la prese. presentandogliele la buona femina. avvisando quella non potere si poco valere. che alcun di non gli fa-cesse le spese*"; e trovandola molto leggicra assai mancd della sua speranza"7. Nondimeno, non essendo la buona femina in casa. la sconficcoMN per vedere che dentro vi fosse: e trovo in quella molte preziose pietre e legate e sciolte delle quali egli alquanto s'intendea*", le quali vcggendo e di gran valor conoscendole. lodando Idio che ancora abbandonare non I'aveva voluto, lutto si riconforto"". [27] Ma si come colui che in piccol tempo fieramente era stato balestrato dalla fortuna"1 due volte, dubitando della terza"-. penso convenirgli molta cautcla avcre a volcr quelle cose poter conducere"' a casa sua: per che in alcuni stracci. come meglio pote. ra-voltele"4. disse alia buona femina che piii di cassa non aveva bisogno, ma che. se le piacesse. un sacco gli donasse e avessesi quella95. [28] La buona femina il fece volentieri: e costui, rendutele quelle grazie le quali poteva maggiori del beneficio da lei ricevuto"". recatosi suo sacco in collo"7. da lei si parti: e montato sopra una barca passo a Brandizio"". e di quindi. marina marina"", si condusse infino a Trani, dove trovali de' suoi cittadini. li quali eran drappieri1"", quasi per l'anior di Dio fu da lor rivestito1"1. avendo esso gia lo-ro tutti li suoi accidenti narrati fuori che della cassa; e oltre a questo prestatogli cavallo c datagli compagnia. infino a Ravcllo, dove del tutto1"- diceva di voler tornare. il nmandarono"11. [29] Quivi parendogli esser sicuro. ringraziando Idio che condotto ve lo avea, sciolse il suo sacchetto: e con piii diligenzia cercata ogni cosa che prima fatto non avea"4. trovo se averc tante e si fattc pietre, che. a con- 82. confetto: 'cibi ripicni' (dal lalino ccnfeclus). 83. alcun... lenne: 'lo assisieite per aieuni giorni il meglio che poté'. 84. esso,., era: Landolfo. ripresosi un po', capisce finalmente di essere slato tratto in salvo, 85. procacciasse stia Ventura: 'se ne andasse'. 86. avvisando... spese: Landolfo considera {avi-sd) che la eassa. per quanlo povera, pul) pur sempře consenlirgli almeno di sostenersi per qualche giorno. 87. ť irovandola... speranza: 'ma, a causa della leggerezza della cassa. perde gran parte {assai mancó) tlelIc sne ini/iali spernnze', 88. la sconficcô: 'la apri'. 89. molie preziose... s'inlendea: 'melte pietre preziose. sia monlate in un monile sia sciolte. che eeli poleva ben valulare perché se ne inten-deva'. 90. si riconforió: riprese coraggu). 91. balestrato dalla fortuna: 'colpito dallc frecce della fortuna". 92. dubitando della lerza: 'lemendo polesse ac-cadere una terza volla', 93. conducere: condurre. porlarc". 94. in alcuni s 'olie/e: 'nascoste it 95. un sacco gli donasse e avessesi quella: Landolfo scambia la cassa con un sacco, rilenendo piu sicuro portare via i gioielli cosi. 96. rendulele quelle grazie... ricevuto: 'ringra-ziandola di averlo salvalo' (é queslo il beneficio). al collo'. 98. Brandizio: 'Brindisi', sulla cosla Orientale della Puglia, dove si Irova pure Trani, 99. marina marina: iipica locu/ionc anlica. espri-menle il «molo rasenle luogo»; 'camminando lungo la linea cosliera'. 10(1. drappieri: 'mercanti di sloffe'. 101. f u da hr rivestito: gli diedero gratuitamenle dei nuovi abiti'. 102. del ititlo: "assolulamenle'. 103. it rimandarono: i mercanti campani consen-toooa Landollodi lurnarea K:nJ.-» : un cavallo e assicurandogli un accompa e nature. 104. con piů diligenzia... avea. sutluponendo ad anabsi le pietre preziose meglio di quanto non ■wane [alto prima 303 /737 1®^Qal® «»OB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; i 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, Q ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice Decameron 289 venevole pregio vendendole e ancor menolíl?. egli era il doppio piú ricco che quando partito sera. [30] E trovato modo di spacciar11"' le sue pietre. infino a Gurfo mando una buona quantita di dcnari. per merito del servigio ricevuto"1", alla buona femina che di mare Pavea tratto. e il simigliante fece a Trani a coloro che rivestito 1'aveano; e il rimaneiile. senza piú voler mercalare. si ritenne, e ono-revolemente visse infino alla finellls. 105. vendendole e ancor n prezzo giusto c anche a mon 106. spacciar: 'vendere'. 107. per merito del servigio biare la povera donna delľaii per ncam-clie gl i aveva dala'. 108. e onorevolemente visse infino alla fine: LandoliO abbandomi il mesliere del inereante e decide di vivere in maniera elegante e signorile (onorevolemente). Brano2 Novella IV 5 Lazione si svolge nel mondo del mercanti toscani attivl In Meridione. II sistema dei perso-naggi e ben delineate: da un lato e'e la protagonista Elisabetta; dall'altro ci sono i tre fratel-[i, custodi della ricchezza e dell'onore famigliare; tra loro si colloca Lorenzo, il giovane pisa-no amato dalla fanciulla e ucciso per vendetta dai tre mercanti. Questo sistema si articola in una coerente logica degli spazi, sviluppata sull'opposizione tra interno ed esterno: a ogni sequenza corrisponde un'ulteriore divaricazione tra i due col progressivo isolamento della protagonista, in un climaxdrammatico. II «disaventurato amore» di Elisabetta rientra nel tema della quarta giornata, qui interpretato come monomania amorosa, la cui intensifcazione procede, con I'avanzare del racconto, dal pensiero fisso dell'amante perduto (§11) alla cura ossessiva del testo («vaso») di basilico in cui la giovane ha nascosto la testa di Lorenzo, fino al tragico delirio conclusive, quando la donna muore in lacrime continuando a chiedere, invano, la restituzione della sua pianta (§23). II fascino del racconto e in questa complessa interrelazione di motivi folklorici, ideologic! e psicologici, ulteriormente arricchita dalla presenza del fantastico: elementi diversi ma risolti in una struttura narrativa essenziale e tragicamente lineare (un bell'esempio di lettura plu-rima si deve a Lavagetto). Ne viene esaltato il progressivo isolamento della protagonista, splendida eroina dell'azione delirante, sia quando agisce con fermezza, tagliando la testa al cadavere dell'amato (§16), sia quando resta in contemplazione della reliquia, come se fosse il corpo santo nel tabernacolo (§18). La novella e tutta risolta dentro la sfera del linguaggio: a livello tematico, testuale, interte-stuale, Al primo livello, Elisabetta chiede ripetutamente notizie dell'amante e, poi, del testo, chiudendosi progressivamente nella lingua del delirio; al secondo vi e il tessuto stilistico e metaforico attraverso cui si realizza il racconto; al terzo e'e la potente invenzione boccaccia-na di proporre la novella come etiologia di una ballata assai celebre ai suoi tempi. In questo modo, la narratrice Filomena produce un' nterferenza tra il mondo della cornice (dove vive la brigata) e il mondo della realta storica (dove viviamo «noi lettricb), che non manca di ave-re effetti perturbanti: le ascoltatrici trovano la novella «carissima» perche, avendo ascoltato tante volte la canzone, hanno adesso potuto scoprire «quale si fosse la cagione per che fosse stata fatta. (IV 6,2). 304, /737 1®r^Q*la »»08liR TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^j. 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice 290 LeTre Corone e la cultura del Trecento [1] / fititelli d'Ellisabetta uccidon I'amante eli lei: egli I'appurixce in sogno e mo-strale dove s'ta sotterrato; ella occttltanienle' disotterra la testa e mettela in tin testo1 di bassilico, e quivisit piagncndo ogni diper una grande ora'\ i fratelli gliele tolgo-no, e ella se ne nuiore di dolor poeo appresso1. [•■•] [4] Erano adunque in Messina tre giovani fratelli c mercalanti, e assai ricchi uomini rimasi dopo la morte del padre loro. il quale fu da San Gimignano; e ave-vano una loro sorella chiamata Elisabetta. giovane assai bella e costutnata\ la quale, chc che se ne fosse cagionc\ ancora maritala non aveano. [5] E avevano ol-tre a cio questi tre fratelli in un lor fondaco7 un giovinelto pisano chiamalo Lorenzo, che tutti i lor falti guidava e faceva; il quale, essendo assai bello della persona e leggiadro mollo, avendolo phi volte Lisabelta gualato, avvenne che egli le inco-mincib stranamenle" a piacere. Di che Lorenzo accortosi e una volta e altra, simil-mente, lasciati suoi altri i nna mora men ti di fuori". incomincio a porre I'animo a lei: e si ando la bisogna1" chc. piacendo 1'uno all'allro igualmente. non passb gran tempo che, assicuratisi", fecero di quello che piii disiderava ciascuno. [6] E in questo continuando e avendo insieine assai di buon tempo e di piacere. non seppero si segretamente fare, che una notte. andando Lisabetta la dove Lorenzo dormiva. che il maggior de' fratelli. senza accorgersene ella. non se ne accorges-sei:. II quale, per cio che savio giovane era. quantunque molto noioso gli fosse a cio sapere1'. pur mosso da piu onesto consiglio4. senza far motto o dir cosa alcuna. varie cose fra se rivolgendo intorno a questo fatto'\ infino alia mattina segucnte trapas-so1". [7] Poi, venuto il giorno. a' suoi fratelli cio che veduto aveva la passata notte d'E-Hsabetta e di Lorenzo raccontb: e con loro insieine, dopo lungo consiglio. dilibero di qucsta cosa. accib chc ne a loro ne alia sirocchia alcuna infamia ne seguisse. di pas-sarsene tacitamente e d'infignersi del tutto d'averne alcuna cosa veduta o saputa17 infino a tanto che tempo venisse nel quale essi, senza danno o sconcio di loro. que-sta vergogna. avanti che piu andassc innanzi. si potcssero torre dal visoIK. [8] E in tal disposizion dimorando1". cosi cianciando2" e ridendo con Lorenzo come usati erano. avvenne che, sembianti faccendo d'andare fuori della citta a di- I. occttltanienle: "di nascosto'. 3. per una grande ora: 'per mollo lempo". 4. poeo appresso: "poeo dopo". 5. costttmata: "beneducata". 6. che che se ne fosse eugione: "per ur.a qualche ragionc che non si sa". 7. fondaco. 'magaz/ino'. 8. slranamente: 'in modo slraordinario'. 9. iasciali... fuori: non curandosi piii dellc relazio-ni chc aveva stabilito con allre ragazzc. ''di fuori», cioc al di fuori dcllo spa/io del ■■fondaco- (si noli qui l'inizio della logica contrapposilivadegli spazi). 10. bisogna: faccenda. II. assicuratisi: rassicurati del loro amorc reci- 12. it maggior... accorgesse: uno dei fratelli si accorge dell'inconlro tra la sorella e Lorenzo: Elisabelta invece non si accorge di essere slata ••coper la. 13. mollo noioso gti f os se a ció sapere: "gli dispia-cesse molto scopnre la rela/ione della sorella'. 14. piu onesto consiglio: pensiero piíi opportuno' (si íaccia caso alla d i verša aece/ione della parola onesio/-a anlica nspetlo al significato odierno). 15. fra sé... fatto: 'pensando tra sé o sů a quanto 16. infino alla ntatiina seguente trapassô: aspet-tó ľarrivo della matlina segucnte". 17. di passarsene... saputa: "di meltere la eosa a tacere. faecndo finla di nulla'. 18. infino... viso: 'in atlcsa della buona occasionc per togliersi questo disonorc dal viso': ě la tipica modalita delle cosiddette societa della vergogna. in cui un'eventuale manean/a nei confronti delle regole comuni viene a\ vodila eome una dimnui-zione del proprio onore. 19. in tal disposizion dimorando: 'avendo malu-ratu quesla docisiono". 211. cittiiciimdo: 'parlando Jel piil e del meno'. 305 /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 0, Q ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Decatneion 291 letto tutli e tre, seco menaron Lorenzo-': e pervenuti in un luogo mollo solilario e rimoto. veggendosi il destro". Lorenzo, che di cio niuna guardia prendeva. ucciso-no e sotterrarono in guisa che niuna persona se n'accorse. |9] E in Messina torna-tisi dieder voce d'averlo per loro bisogne mandalo in alcun luogo-'; il che leggier-menle24 creduto fu, per cio che spesse volte eran di mandarlo da torno usati. [10] Non tornando Lorenzo, e Lisabetta molto spesso e sollecitamente i fratei domandandone, si come colei a cui la dimora1' lunga gravava. avvcnne un giorno che. domandandone ella molto inslantemente2*. che l'uno de' fratelli disse: «Che vuol dir questo? che hai tu a far di Lorenzo, che tu ne domandi cosi spesso? Se tu ne domanderai piu, noi ti faremo quclla risposta che ti si convicne». [11] Per che la giovane dolente e trista. temendo e non sappiendo che27. senza piu domandarne si stava e assai volte la notte pietosamente il chiamava2* e pregava che ne venisse; e alcuna volta con molte lagrime della sua lunga dimora si dolcva c senza punto ral-legrarsi sempre aspetlando si stava20. [12] Avvenne una notte che. avendo costei molto pianto Lorenzo che non tor-nava e essendosi alia fine piagnendo adormentata, Lorenzo l'apparvc nel sonno, pallido e tutto rabbuffalo1" e co" panni tutli stracciati e fracidi11: e parvele che egli dicesse: [13] «0 Lisabetta. tu non mi fai altro che chiamare e della mia lunga dimora t'atristi e me con le tue lagrime fieramente accusr:; e per cio sappi che io non posso piu ritornarci. per cio che Pultimo di che tu mi vedesli i tuoi fratelli m'uecisono". E disegnatole" il luogo dove sotterato Paveano. le disse che piu nol chiamasse ne l'aspettasse. e disparve. [14] La giovane, destatasi e dando fede alia visione14. amaramente pianse. Poi la mattina levata. non avendo ardire di dire alcuna cosa a* fratelli. propose di volere andare al mostrato luogo e di vedere se cio fosse vero che nel sonno ['era paruto. [15] E avuta la licenzia" d'andarc alquanto fuor della terra"1 a diporto'7. in compagnia d'una che altra volta con loro era stata e tutti i suoi fatti sapeva'N. quanto piu tosto potew la se n'ando; e tolte via foglie secche che nel luogo erano, dove men dura le parvc la terra quivi cavb4": ne ebbe guari cavato41, che ella trovo il corpo del suo mi-sero amanle in niuna cosa ancora guasto ne corrotto42: per che manifestarnente4' co- 21. sembianti... Lorenzo: ■facendo finta di voler andare in gita fuori citta. portarono Lorenzo 22. veggendosi il destro; 'vedendo la huona oc- 23. dieder voce d'averlo per loro bisogne man-ůato in alcun luogo: 'dissero di averlo mandato lonlano per delle loro necessita'. 24. leggiermenle: 'facilniente', 25. la dimora; '1'attesa", 26. molto instantemente: 'eon niolta insistenza. 27. la giovane... che: bella nolazione psicologica: Elisabetta s'inipaurisce per la risposta dei fratelli. ma non sa nemmeno di che cosa precisamentc 28. la notte... cluamava: 'la notte lo chiamava con 29. senza punto rallegrarsi... stava: "era sempre in attesa senza mai provare un attimo di allegrczzii'. 30. pallido e tut!" ruhhui'ldin: gonfio e in disor- e fracidi: 'laceri e macchiati". 32. eon le tue lagrime fieramente accuse, 'crudel-mente mi dai la culpa'. 33. disegnatole: 'indicatole', 34. dando fede alia visione: 'crcdendo nel sogno'. come indicazione veritiera, 35. avuta la licenzia: 'ottenulo dai fratelli il per- 36. terra: 'cittä'. 37. a diporto: 'per svago'. 38. in compagnia... sapeva; 'in compagnia di una fantesca che era al corrente della sua rela- 39. quanto pit) losu-poté: quanto piu vcloccmen-te poté". 40. cava: -scavo'. 41. né ebbe guari cavato: 'non ebbe scavalo a 42. il corpo... ni corrotto: il corpo era ancora in- 43. manifestarnente: 'senza ombra di dubbio". 306 /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 0; Q ~ • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice 292 Le Tre Corone e la cultura del Trecento nobbe essere stata vera la sua visione. [16] Di che piü che altra femina dolorosa44, conoscendo che quivi noil era da piagnere. se avesse potuto volentier lulto i I corpo n'avrebbe portato per dargli piü convenevole4' sepoltura: ma veggendo che ciö csser non poteva. con un coltello il meglio che pote gli spiccö dallo "mbuslo la testa4", e quella in uno asciugatoio inviluppata47. e la terra sopra 1'altro corpo gitlata. mes-sala in grembo alia fanle, senza essere stata da alcun veduta. quindi si diparti e tornossene a casa sua4". [17] Quivi con quesla testa rella sua camera rinchiusasi, sopra essa lungamente e amaramenle pianse. tanto che tutta con le sue lagrime la lavö. mille basci dando-le in ogni parte. Poi presc un grande c un bei testo. di questi ne' quali si pianta la persa4" o il basilico. e denlro la vi mise fasciata in un bei drappo'"; e poi messavi su la terra, su vi piantö parecchi piedi di bellissitno bassilico salernetano*1. e quegli da niuna altra acqua che o rosala o di fior d'aranci o delle sue lagrime non innaffiava giammai52. [18] E per usanza aveva preso di sedersi sempre a questo testo vicina e quello con tutto il suo disidero vagheggiare. si come quello che il suo Lorenzo tene-va nascoso5!: e poi che molto vagheggiato l'avea, sopr'esso andatascne cominciava a piagnere. e per lungo spazio, tanto che tutto il basilico bagnava. piagnea54. [19] II basilico. si per lo lungo e continuo studio, si per la grassezza della terra procedente dalla testa corrotta che dentro v'era". divenne bellissimo e odorifero molto; e servando la giovane questa maniera del continuo1". piü volte da' suoi vicin fu veduta. [20] Li quali. maravigliandosi i fratelli della sua guasta bellezza e di ciö che gli occhi le parevano della testa fuggiti. il disser loro'7: «Noi ci siamo accorli che ella ogni di ticnc la cotal maniera»1*. II che udendo i fratelli e accorgendosenc. avendonela alcuna volta ripresa38 e non giovando, nascosamente da lei fecero por-tar via questo testo""; il quale non ritrovando ella con grandissima instanzia"1 molto volte richiesc, c non essendole renduto"-", non ccssando"" il pianto e le lagrime. infermo"4, ne altro che il testo suo nella infermitä domandava. [21] I giovani si ma- 44. piü che altra femina dolorosa: 'addoloran-dosi piii di quanio non abbia mai provato una donna'. 45. convenevole: 'degna' (Lorenzo non e sepol-lo in terra consaerala: Glisabella, se potesse, lo dissotterrerebbe tutto per dargli una degna sepoltura). 46. gli spiccö dallo 'mhuslo la testa: 'gli staccö via la testa dal busto'. 47. inviluppata: 'avviluppata'. 48. si diparti... casa sua: 'parti di lä e se ne tornö a casa sua'. 49. persa: 'maggiorana'. 50. la vi mise fasciata in tin bei drappo: Elisabetta avviluppa ia lesia in un bei panno. 51. bassilico salernelano: una tipologia di basilico: piii avanti si legge »selemontano», che e una qualiki pin pregiala della -lessa pianla. 52. da niuna... innaffiava giammai: la giovane in-naffia la pianta con le sue lacrime □ con acqua pro-fumaia da rose o fiori d'arancio. 53. con tutto ii suo disidero... nascoso: guardarlo fissamente con amore. giacche dentro vi era na- 54. e per lungo... piagnea: 'piangeva cos! a lungo da bagnare tuna la pianta'. 55. // basilico... dentro vera: il basilico cresce forte e odoroso sia per le cure di Elisabetta sia perche la terra e arricchila dalla decomposizione del la lesia del giovane amato. 56. del coniinuo: 'sempre'. 57. Li quali... il disser loro: i fratelli si stupiscono per I'aspello gravemenle seiupalo della sorella. E allora i vicini rivelano il comportamento bizzarre della giovane. 58. «Noi... maniera»: la batluta in discorso diret-lo e una formulazione scorciata: «Abbiamo vislo che ogni giorno fa cosi e cosi...». 59. ripresa: 'rim prove rat a'. 60. nascosamente... testo: i fralelli. pensando di polerla liherare dalla sua fissazione. fanno portar via il vaso di iiascosln. 61. instanzia: insisienza. 62. non essendole renduto: 'non essendole resli-tuito' (il vaso). 63. cessando: 'smettendo', 64. irtfermo: 'si ammalö'. 307 I /737 1®^Qal® •HOITiid:^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Decameron 293 ravigliavan forle di questo adimandare. e per cib vollero vedere che dentro vi fosse: e versata la terra, videro il drappo e in quello la testa non ancora si consumata, che essi alia capellatura crespa non conoscessero lei essere quella di Lorenzo''5. [22] Di che essi si maravigliaron forte e temettero non questa cosa si risapesse: e sotterrata quella, senza altro dire, cautamente di Messina uscitisi e ordinato come di quindi si ritraessono. se n'andarono a Napoli"". [23] La giovane non restando"7 di piagncre c pure il suo testo adimandando, piagnendo si mori. e cosi il suo disaventurato amore ebbe lermine. Ma poi a certo tempo"* divenuta questa cosa manifesta a molti, fu alcun che compuose quella canzone la quale ancora oggi si canta, cioe: [24] Qual esso fu lo malo crisliano, che mi furo la grasta, ct cetera™. i fratelli svuota- 65. versata la terra... Lorenzo: i no il vaso e vi irovano dentn pulrefatta, di cui pero s capelli ricci del giovane Lorenzo, 66. ordinato... Napoii: dalo ordine di trasferire il loro conimercio. caulamenlc i Ire fratelli se ae vanno a Napoli, Brano3 Novella VI 9 67. restando: 'smettendo'. 68. certo tempo: 'dopo un certo lempo', 69. Qual esso... et cetera: ispirato dalla Iriste vi-cenda. un anonimo canlorc popolare la Irasferi-sce in musica, L'incipit qui cilalo da autentico: ve ne sono diverse variant icali del Medioevo, L'episodio dell'incontro di Guido Cavalcanti con la brigata di Betto Brunelleschi, pur breve e líneare nella struttura narrativa, ě ricco di riferimenti alia cultura del tempo. Lo stesso nome di Guido rimanda alia sua attivita Doetica, ispirata alia rappresentazione dell'amo-re come perdita di se e sofferenza, e tesa a una riflessione filosofica di matrice averroista. Elissa, la Narratrice, chiarisce quest'aspetto parlando di lui come di un loico e di un «filo-sofonaturale»(§8). A Guido si contrappone la brigata di Betto Brunelleschi (personaggio storico che fu effetti-vamente in rapporti col poeta e con Dante Alighieri): il sistema dei personaggi non si limita dunque alia polarizzazione tra Guido e Betto, cioé tra il motteggiatore e il «sottile e inten-dente cavaliere» (§15), ma riguarda anche gli amici che vanno in giro per la cittá a cavallo. Questo ě uno dei centri sémantici della novella: lo si evince dal ricordo nostalgico delle «bel-le e laudevoli usanze» di quando i ňorentini ispiravano il loro comportamento al codice si-gnorile, prima che Yavarizia prendesse il sopravvento (§§4-6). Oltre che un'esaltazione del poeta, dunque, la novella mette in scena I'antico splendore di una cittá la cui elite non era ancora guidata dalla sola «ragion di mercatura*. La prospettiva fiorentina ě palese nel trattamento assai preciso della topografia urbana, cui si sovrappone una densa íntertestualítá anch'essa basata sullo spazio. La descrizione di Guido che, giunto alle porte della cittá, cammina tra i monumenti funerari, ě infatti ispirata al canto X deW'inferno, in cui Dante procede *tra 1 muro della terra e li martlri* (v. 2), cioé tra le mura della cltta (terra) di Díte e le arche infuocate da cui emergono Farinata degli Uberti e il padre di Guido Cavalcanti. II riferimento cantesco ě chiarito anche dall'allusione all'interes-se di Guido per l'«oppinione degli epicuri» (Dante aveva infatti scritto che «suo cimitero da questa parte hanno/ con Epicuro tutti suoi seguaci*: Inf. X, 13-14). Ma la novella va oltre la posizione dantesca. II Cavalcanti decameroniano appare infatti un elegante eroe dell'intelletto, la cui prestezza nel dire e leggerezza nel fare si contrappongono alia lentezza nel comprendere e alia staticitá degli avversari. Se questa contrapposizicne era 308, /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^j. 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice 294 Le Tre Corone e la cultura del Trecento giä presente nella fonte remota (un passaggio dei Dialogi di san Gregorío), ripresa anche da Petrarca nei Rerum memorandarum, Boccaccio sembra qui prendere posizione nel dibattito sulla natura del filosofo e sul valore delia speculazione intellettuale. Ľambientazione fiorenti-na non é dunque la semplice scénografia di una scenetta divertente, ma riattiva una discus-sione fondamentale sul rapporto ťa poesia e f losofia. [1] Guido Cavalcanti dice con un motto onestamente viltania' a ccrti cavalier fiorentini li quali soprapreso Vaveano. [•■•] [4] Dovctc adunque sapcre chc nc' tempi passati furono nella nostra citta assai belle e laudevoli usanze, delle quali oggi niuna ve n'e rimasa, merce della avarizia cite in quella con le ricchezze e cresciuta, la quale tutte l'ha discacciate:. [5] Tralle quali n'era una cotale. die in diversi luoghi per Firenze si ragunavano' insieme i gentili uomini delle comrade e faeevano lor brigale di eerto numero. guardandodi mettervi tali che comportare potessono acconciamente le spese. e oggi l'uno, do-man l'altro. e cosi per ordine tutti mettevan tavola. ciascuno il suo di. a tutta la bri-gataJ; e in quella spesse volte onoravano e gentili uomini foreslieri, quando ve ne capitavano. e ancora de' cittadini: [6] e similmente-" si veslivano insieme almeno una volta I'anno, e insieme i di piu notabili" cavalcavano per la citta e talora ar-meggiavano7, c massimamcnte per le feste principali o quando alcuna beta novella di viltoria o d*altro fosse venuta nella citta. [7] Tralle quali brigate n'era una di messer Betto Brunelleschr\ nella quale tnes-ser Betto e' compagni s'erano molto ingegnati di tirare Guido di messer Cavalcante de' Cavalcanti, e non senza cagione": [8] per cio che. oltre a quello che egli fu un de' miglior loici'" che avesse il mondo e ottimo filosofo naturale" (delle quali cose poco la brigata curava). si fu egli leggiadrissimo c coslumato c parlantc uom molto1- c ogni cosa che far voile e a gentile uom pertenenle seppe meglio che allro uom fare: e con questo era ricchissimo. e a chiedere a lingua sapeva onorare cui nell'animo gli capeva che il valcssc". [9] Ma a messer Betto non era mai potuto venir fatlo d'avcrlo14. e cre-deva egli co' suoi compagni che cio avvenisse per cio che Guido alcuna volta specu- 1. dice con un mono oiwslamciiie villnnia: insul-lare »oneslamente», cioe manlenendo il decoro delle regole reioriche e sociali: si faccia caso all'uso dell'avverbio. centrale nel sistenia ideolo-gico del Decameron. 2. merce... discaeciate: dunque ['avarizia ha scac-ciato tuite le laudevoli usanze. 3. ragunavano: 'radunavano": i gentiluomini si riunivano in «compagnie». selezionandosi in base alia ricchezza. cosi da poler offrire a turno a lullo il gruppo di sodali. 4. oggi l'uno... la brigata: a turno imhandivano banchetti per lutta la brigata. 5. similmente: "alio siesso modo'. 6. / dipiil notabili: 'i giorni di festa\ 7. armeggiavano: 'faeevano giosire". 8. Betto Brttnellesctti: guelfo nero. ucciso nel 1311, ebbe parte importanle nella vila politiea del tempo. Qui viene rieordalo anche perché mi-lilava nello siesso gruppo di Cavalcanti. 9. cagione: 'motivo': giustamente la compagnia di Bello lenlava di coinvolgere Guido. 10. loici: 'logici'. 11. filosofo natitrale: "studioso di scienze natu- mo... molto: •uomo molto elegan-e capace di esprimersi adeguala- 12. leggiadrissi le. beneducaio menie'. 13. a chiedere... valesse: -E parlando franca-mente ("a chiedere a lingua': GDLI) sapeva fare il debito onore a chiunque pensava che lo meri-lasse- (Ouondam). 14. non era mai potuto venir fatlo d'averlo: 'non era mai riuscilo ad averlo tra i suoi". 309 /737 «»OSii^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © ■= • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ 1. ^^^H ■ ► Indice Decameron 2 95 lando molto abstratto dagli uomini divenia1^: e per ciö che egli alquanto tenea della oppinione degli epicuri"'. si diceva tralla gente volgare che queste sue speculazioni erano solo in cercare sc trovar si potesse che Iddio non fosse17. [10] Ora avvenne un giorno che. essendo Guido partilo d'Orto San Michele e ve-nutosene per lo Corso degli Adimari infino a San Giovanni1", il quale spesse volte era suo cammino. essendo arche grandi di martno:". che oggi sono in Santa Reparata-0. e molte allrc dintorno a San Giovanni, c egli essendo trallc colonne del porfido che vi sono e quelle arche e la porta di San Giovanni, che serrata era. messer Betlo con sua brigata a caval venendo su per la piazza di Santa Reparata, vedendo Guido lä Ira quelle sepolturc, dissero: [11] «Andiamo a dargli briga»:i; c spronati i cavalli. a guisa d'uno assallo sollazzevole22 gli furono, quasi prima che egli se ne avvedesse, sopra e cominciarongli a dire:': «Guido, tu rifiuti d'esser di nostra brigata; ma ecco, quando tu avrai Irovato che Idio non sia. che avrai fatto?*24. [12] A' quali Guido, da lor veggendosi chiuso, prestamente disse:i: «Signori. voi mi potele dire a casa voslra ciö che vi piace»2"; e posta la mano sopra una di quelle arche. che grandi crano, si come colui che leggerissimo era, prese un salto e fusi gittalo dall'allra parte-, e sviluppatosp da loro se n'andö. [13] Costoro rimaser lutti guatando Tun l'allro2". e cominciarono a dire che egli era uno smemorato"1 e che quello che egli aveva risposto non veniva a dir1 nulla, con ciö fosse cosa che quivi dove erano non avevano essi a fare piü che lutli gli al-tri cittadini!:. ne Guido meno che alcun di loro. [14] Alli quali messer Betlo rivolto, disse: «Gli smemorati siete voi, se voi non l'avete inteso: egli ci ha onestamente^ e in poche parole detta la maggior villania del mondo'4. per ciö che. se voi riguarderele bene:\ quesle arche sono le case de' 15. Guide... divenia: 'Guide per I'ei flcssione. finiva con I'astrarsi dalla compagnia dclle altre persone'. 16. alquanto tencu dclhi oppinione degli epicuri: si pensava chc fosse erclico giacche. come Epicu-ro. ncgava I'esistenza ded'ainma. 17. si diceva... non fosse: "le persone comuni ri-tenevano die lulte le riflcssioni di Cavalcanli fossero rivolle a ragionamenli sull'esistenza c I'incsistenza di Dio". 18. d'Orto San Michele... San Giovanni: in termini odicmi. il percorso e da Orsanmichelc al Baltistero di San Giovanni passando per via ce" Cal/aiuoli. 19. essendo arche grandi di inarmo: alia fine eel XIII sccolo nello spa/io die separava il Battiste-ro dalle mura cilladine e'era lo spazio del cinii-tero. dove appunlo s'innalzavano le arche per la sepoltura. 20. Santa Reparata: oggi il Duomo di Santa Maria del Fiore. 21. "Andiamo a dargli !>riga»: '■■Andiamo a pro-vocarlo»\ 22. if guisa d'uno ttssalto sollazzevole: "faeendo finta di volerlo aggredirc. ma con alleggiamento 24. "Guido... fatto?': la brigata provoca Guido sulla sua presunla c< chiuso, prestamente disse: vi-i rcazione di Guido e veloce iaccia easo. ancora una volla. egli avverbi nclla prosa boc- 25. veggendi slosi bloccalo. (prestamente: s all'imporlanza 26. -Signori, voi... piace". la baltuta vicne spie-gala al §14 da Betto Brunelleselii. 27. prese un salto e fttsi gittato dad'altra parte: con una piroetla vola dall'allra parte dell'arca chc gli impediva la fuga". 28. sviluppatosi: "liberatosi". 29. ritnaser tutti guatando t'un laitro: rimascro a bocca aperla guardandosi I'un 1'altro'. 30. smemorato. "pazzo". 31. non veniva a dir. "non significava". 32. con cio fosse... cittadini: 'giacche quella non era casa loro piii di quanlo non lo fosse degli allri fiorcntini'. 33. onestamente: ancora 1'avvcrbio: le parole di Guido sono onesle perelie la provocazionc, pur grave, non e slata rivolta loro in modo da ledeme 1'onorabilila. 34. detta la inaggior i Mania del mondo: 'ci ha ri-uihu I'nlsll llo mauuiore ehc m possa Lire'. 35. je voi riguarderete bene: 'se considerate eon 310 /737 1®^Qal® «HOB^ TP® É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (Š» ^ ; ä 4) 100% r^). 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © ~ • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria ► Indice 296 Le Tre Corone e la cultura del Trecento morti. per cio che in esse si pongono e dimorano i morti; le quali egli dice che son nostra casa. a dimoslrarci che noi e gli altri uomini idioti e non letlerati siamo. a comparazion di lui e dcgli altri uomini scicnziati. pcggio che uomini morti. e per cio, qui essendo, noi siamo a casa nostra-'V [15] Allora ciascuno intese quello che Guido aveva voluto dire e vergognossi, né mai piu gli diedero briga, e tennero per innanzi tnesser Betto sottile e intenden-tc' cavaliere37. i similitudinc tr. a vivente ě un topos polcr 36. noi e gli altri... gnorantc e U dclla filosofiíi averroisla: idioti: privi di specified compclen/e letterarie. Bráno 4 Novella IX 3 37. Lastim: in quaiito v: :i coiifronti di B run c I lese h i ai .e considerato «sottile c inteiidenle», preiidere le battute piü oseure. Calandrino, pittore fiorentino, subisce una beffa organizzata dal suoi colleghi e persecutori Bruno e Buffalmacco, alleati con un altro compagno ďarte, Nello, e con un medico, maestro Simone, a sua volta vittima nella precedente novella VIII 9. La situazione di partenza, con Calandrino che rifiuta di dividere con gli amici la piccola somma che ha ereditato (§§4-5), vie-ne rovesciata nella scena finale col quattro beffatori che cenano a spese del beffato (§31). II rovesciamento procede attraversc tre sequenze successive: 1) Bruno e Buffalmacco fanno credere a Calandrino che egli stia male (§§9-16); 2) i beffatori coinvolgono maestro Simone (§§17-19); 3) il medico rivela a Calandrino che egli ě incínto e gli procura un rimedio efficace (§§20-32). II successo ě sottolineato dal parallelismo: mentre i compagni si godono i capponi estorti all'amico, questi ingurgita un inutile medicinale (§§31-32). La comicitä del testo risulta, oltre cie dalla sapiente costruzíone diegetica, dalľíntroduzione del punto di vista della vittima. Ciô avviene sia, piú blandamente, accennando al compiaci-mento con cui Calandrino racconta di essere stato perfettamente curato (§33), sia, e soprat-tutto, con la presentazione in discorso diretto della reazione del protagonista (§§21-24). Si tratta di un aspetto particolarmenie gustoso della tecnica narrativa boccacciana, che sfrut-ta con arguzia lo sfondo antropologico delle credenze popolari. Quando apprende la noti-zia di essere incinto, Calandrino prende infatti sul serio la situazione, interpretandola secon-do il proprio orizzonte culturale e addossando la responsabilita del fatto alia moglie, che lo avrebbe costretto a un rapporto sessuale tenendolo sotto di sé. Si osservi che il Narratore ě ben attento a collocarequesta interpretazione in u n sistema culturale preciso: mentre infatti il protagonista illustra la sua conclusione, la moglie, abassata la fronte», va via in silenzio, ver-gognandosi del fatto che siano stati svelati dettagli cosl intimi della sua vita sessuale (§22; e cfr. anche §33). Ě in questi particolari I'arte di Boccaccio, che non si limita a riprendere dalla tradizione narrativa o dal patrimonio folklorico una storia o un terna, ma ríadatta i materlali dentro un nuo-vo orizzonte di valori e di senso. Lo stesso Autore sottolinea questo aspetto, spiegando che il divertimento della brigata nasce dalle aparole da Calandrino dette della sua moglíe» (IX 4, 2):il risocollettivoědovutoal partcolare della posizione sessuale, che qui noneunsempli-ce dettaglio piccante, ma ha la funzione di rivelare il mondo interiore del protagonista, i suoi sentimenti e le sue convinzioni piu profonde. 311 I /737 1®^Qal® • nosila TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 Q, © !=: • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice Decameron 297 [I] Maestro Simone a instanzia' di Bruno e di Bttffalnutcco e di Neilo fa credere a Calandrino che cgli ě p regno1: il quale per' medicine dá a' predetti capponi e de-nari, c guerisce senza partorirc4. [■■■] [4] avvenne che una zia di Calandrin si mori e lasciogli dugento5 lire di piccioli contanti: per la qual cosa Calandrino cominciö a dire che egli voleva comperare un podere, e con quanli sensali aveva in Firenze, come se da spendere avesse avu-ti diecemilia fiorin d'oro. teneva mercato. il qual sempre si guastava quando al prezzo del poder domandato si perveniva^. [5] Bruno e Buffalmacco. che queste cose sapevano. gli avean piu volte delto che egli farebbe il meglio a goderglisi con loro insieme. che andar comperando terra come se egli avesse avuto a far pallotto-le?; ma, non che a queslo. essi non l'aveano mai potulo conducere che egli loro una volta desse mangiare". [6] Per che un di dolendosene. e essendo a ciö sopravenuto" un lor compagno che aveva nome Nello, dipintore. dilibcrar1" tutti e tre di dover trovar modo da ugnersi il grifo" alle spese di Calandrino. E senza iroppo indugio darvi, avendo tra sé ordinato quello che a fare avessero. la seguente mattina appostato quando Calandrino di casa uscisse12, non essendo egli guari andato". gli si fece incontro Nello e disse: «Buondi, Calandrino-. [7] Calandrino gli rispose che Idio gli desse il buondi e '1 buono anno. Appres-so questo Nello. rattenutosi un poco14. lo 'neomineiö a guardar nel viso: a cui Calandrin disse: «Che guati tu?»15. [8] E Nello disse a lui: «Haiti tu sentita stanotte cosa niuna? Tu non mi par desso»16. [9] Calandrino incontanentc cominciö a dubitarc'7 e disse: «Oime! come? che ti pare egli che io abbia?». |10] Disse Nello: «Deh! io nol dico per ciö. ma tu mi pari tutto cambiato: fial!i forsc altro»: e lasciollo andare. [II] Calandrino tutto sospettoso, non sentendosi per ciö cosa del mondo1", an-dö avanti; ma Buffalmacco. che guari non era lontano, vedendol partito da Nello, gli si fece incontro c salutatolo il domandö se egli si sentisse nicnte-". Calandrino 1. a instanzia; 'su richiesta', 2. che egli é pregno; "che sia incinto', 3. per. 'in cambio di'. 4. guerisce senza partorire; si potrebbe parlarc di una particolare «pillola del giorno dopo». 5. dugento; duecenlo. l/eredilá. modesta. assom-ma a circa 5000 denari. 6. Calandrino cominciö... perveniva; lo stupido Calandrino s'illudc di aver ereditato chissa clic somnia. siechě. dopo aver inlavolato trattative di compravendita per proprieta consistenti. la facienda si bloeca per il coslo dell'immobile. 7. pallottole; 'palic di fango'. 8. non... mangiare: 'nienťaltro ehe a fargli meliere lulta la somma a dispnsiziouc: non erano riusci-ti nemmeno a larsi invilare una volta sola a cena', 9. an di dolendosene. e essendo a cid sopravenuto: "essendo arrivato nel momenlo in cui ne stáváno disculendo con amarezza (dolendosene)'. W.diliberar: 'decisero'. 11. ugnersi il grifo: 'ungersi il umso'; «mangiare». 12. appostato... uscisse: essendo di guardia in at-tesa che Calandrino uscisse, 13. non essendo egli guari andato; 'non essendosi qucgli mollo (guari) allontanato'. 14. rattenutosi un poco: "fermatosi". 15. "Che guati tu?»; '«Che guardi'V. 16. "Haiti tu... desso»'. '«Ma sei slato bene stanol-tc? Non mi sembri lu aH'aspeito■•'. 17. incotuaneiue cnmitició a dtibitare: 'subito ini-ziö a preoccuparsi", 18. /i«:-..ri,'. 19. sentendosi... del mondo: 'senlendosi perö be- 20. ma Buffalmacco... niente: dopo Nello. questa volta č Buffalmacco che si rivolgc preoccupato a Calandrino: «reseeuzione del piano převede questa staffetta ansiogena» (Quondam). 312 /737 1®^Qal® «»OB^ TP® U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ^ ; \ 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 Cl Q ;= • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria ► Indice 298 LeTre Corone e la cultura del Trecento rispose: «Io non so. pur teste-' mi diceva Nello che io gli pareva tutto cambiato; potrebbe egli essere che io avessi nulla?23». [12] Disse Buffalmacco: «Si, potrestu aver cavelle. non che nulla: tu par mezzo morto»". [13] A Calandrino pareva gia aver la febbre: e ecco Bruno sopravenire. e prima che altro dicesse disse: «Calandrino, che viso e quello? E' par che tu sie morto: che ti senti tu?». [14] Calandrino. udendo ciascun di costoro cosi dire, per certissimo ebbe seco medesimo d esser malato24. e tutto sgomentato gli domando: «Che fo?». [15] Disse Bruno: «A me pare che tu tc nc torni a casa e vaditene in su il letto^ e facciti ben coprire. e che tu mandi il segnal tuo:" al maestro Simone. che e cosi nostra cosa come tu sai-7. Egli ti dira incontanente cio che tu avrai a fare, e noi ne verrcm Icco e. se bisogncra far cosa niuna. noi la faremo». [16] E con loro aggiuntosi Nello. con Calandrino se ne tornarono a casa sua; e egli entratosene tutto affaticatoJ" nella camera disse alia moglie: «Vieni e cuopri-mi bene, che io mi sento un gran male». [17] Essendo adunque a giacer posto, il suo segnale per una fanticella mando al maestro Simone, il quale allora a bottega stava in Mercato Vecchio alia 'nsegna del mellone2"; e Bruno disse a' compagni: «Voi vi rimarrete qui con lui. e io voglio andare a sapere che il medico dira, e. se bisogno sara, a menarloci30». [18] Calandrino allora disse: «Deh! si. compagno mio. vavvi e sappimi ridire!l come il fatto sta, che io mi sento non so che dentro». [19] Bruno, andatosene al maestro Simone. vi fu prima che la fanticella che il segno portava e ebbe informato maestro Simon del fatto!2; per che, venuta la fanticella e il maestro, veduto il segno, disse alia fanticella: «Vattene e di a Calandrino che egli si tenga ben caldo. e io vcrrb a lui incontanente c dirogli cio che egli ha e cio che egli avra a fare». [20] Lli fanticella cosi rapporto. nc sloltc guari che il medico e Brun vennero; e postoglisi il medico a sedcre allato, grincomincid a toccare il polso", e dopo al-quanto. essendo ivi presente la moglie, disse: «Vedi. Calandrino, a parlarti come a amico, tu non hai altro male se non che tu se pregno». [21] Come Calandrino udi questo. dolorosamcntc comincib a gridare e a dire: «Oime! Tessa, questo m'hai fatto tu, che non vuogli slare altro che di sopra: io il ti diceva bene!»M. 21. teste, or ora'. 22. potrebbe egli essere che io avessi nulla?: 'puó essere che ho torse qualche malanno?'. 23. "Si, potrestu... morto*: "«Polresti avere un malore come allri mille. Sembri un morto*.. La batlulariecheggia la parallela beffa in VIII 3. 17. 24. per certissimo.,, d'esser malato: 'si considero ormai sicuramente malato". 25. vaditene in su ii letto: 'te ne vada a letto'. 26.i7segnal tuo: "la tua urina'. per lanalisi, 27. maestro Simone... tu sal: Bruno e Buffalmacco hanno infatli sotloposto maestro Simone a una beffa degradanle nella novella VIII 9. 28. tutto affattcato: 'affannando'. come se siesse davvero male. 29. mellone: il ■■mellone" ě ulili/zato solo due volle nel Decameron: in entrambi i casi e insegna metaforica per iodicare la scempiaggine proprio di maeslro Simone. Ecco un esempio di come 1'arte delta parola comica boccaeciana agisca an-che al livello microtesiuale. 30. menarloci: 'condurlo qui'. 31. vavvi e sappimi ridire: 'vacci e poi rif er i sei mi'. 32. Bruno... fatto: Bruno anticipa la servella che porta I'urina di Calandrino e avverte il medico del la beffa in corso, 33. (7 medico... polso: il medico si siede di fian-co a Calandrino, che ě steso nel letto. e procede all'auscullazione. 34. «Oime!... bene!-; ecco la battula con la quale Calandrino riconduce alia sua prospeltiva cultu-rale I'evento impossihile di essere incinlo: se la 313 /737 U Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ ; \ <5> 4> 100% wm< 3 ABC - esteso Ven 10:46 C\ © ;=: • o • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * ■ i. ^^^m ■ ► Indice Decameron 299 [22] La donna, che assai oncsta persona era. udendo cosi dire al marito tutla di vergogna arrosso; e hassata la I'ronle sen/a risponder parola s"usci della camera;?. [23] Calandrino. continuando il suo ramarichio"". diceva: «Oime. tristo me, come faro io? come partoriro io queslo figliuolo? onde uscira egli? Ben veggo che io son morlo per la rabbia di questa mia moglie. che tanto la faccia Idio trista quanto io voglio esser lie-to: [24] ma cosi fossi io sano come io non sono. che io mi leverei e dare'le tante busse" che io la romperei tutta, avvegna chcw egli mi stca molto bene, che io non la doveva mai lasciar salir di sopra. Ma per cerlo. se io scampo di questa. ella non sapra si bel giuoco fare che mai piu l'avvenga. ella se ne potra ben prima morir di voglia:"». [25] Bruno e Buffalmacco e Nello avevano si gran voglia di ridere che scoppia-vano, udendo le parole di Calandrino, ma pur se ne lenevano: ma il maestro Scim-mione rideva si squaccheratamente. che tutti i denti gli si sarebber potuti trarre4". [26] Ma pure, a lungo andare. raccomandandosi Calandrino al medico e prcgan-dolo che in questo gli dovesse dar consiglio e aiuto. gli disse il maestro: "Calandrino. io non voglio che tu ti sgomenti41. che. lodato sia Idio. noi ci siamo si tosto ac-corti del fatto4-. che con poca fatica c in pochi di ti dibbcrer^; ma conviensi un poco spendere4V [27] Disse Calandrino: «Oime! maestro mio. si. per l'amor di Dio. Io ho qui da dugento lire di che io volea comperare un podcre: se tutti bisognano. tutti gli to-gliete45, pur che io non abbia a partorire, che io non so come io mi facessi: che io odo fare alle femine un si gran romore quando son per partorire. con tutto che el-le abbiano buon cotal grande donde farlo. che io credo, se io avessi quel dolore. che io mi morrei prima che io partorissi'V [28] Disse il medico: «Non aver pensiero. Io ti faro fare una certa bevanda stil-lata4" molto buona e molto piacevole a here, che in tre mattine risolvera ogni cosa, e rimarrai piu sano che pesce; ma farai che tu sii poscia savio c piii non incappi in queste sciocchezze4*. [29] Ora ci bisogna per quella acqua tre paia di buon capponi e grossi. e per altre cose che bisognano darai a un di costoro cinque lire di piccioli, che le comperi, c fara'mi ogni cosa recarc alia bottega: e io al nome di Dio doniat- posizione nalurale e con luomo supra e la donna sotlo. che ne viene fecondata. evidenlemenle la posizione inversa non puo che condurre alia fe-condazione del maschio da parle della femmina. 35. bassata la (route scn:a risponder parola s'u-ici della camera: si faccia caso alia delicate/.za della reazione di Tessa, che e anche uno squarcio di psicologia femminile: la donna non puo sop-portare che la sua vita intima e il suo desiderio sessuale siano presentali in pubblicci. 36. continuando il suo ramarichio: 'continuando a lamentarsi'. 37. dare'le tante basse: 'le darei tante bolte'. 38. avvegna che: 'benche. 39. Ma percent'... voglia: Calandrino si ripromtt-te. se riuscira a rimediare alia siluazione, di non soddisfare mai piu la moalie nel suo desiderio. 40. squaccheratamente... trarre: qui non si nota solo la differenza di abilita tra i tre amici pit-tori e il medico, ma viene anche soltolineala la stupidita di quest'ulUmo. che ride in maniera sguaiata. con la bocca tutta apcrta (la medesima espressione si trova una sola altra volla in tutta 1'opera, con riferimento alia brigata femminile. in VI Introduzione 11): squaccheratamente. 'sconciamente'. AX.sgomenti: spaventi Iroppo'. 42. ci siamo... del fatto: xi siamo accorti della cosa in tempo". 43. ti dilibererö: "Ii liberero'. 44. ma conviensi un poco spendere: 'ma e'e un po' da spendere', 45. tutti gli logliete: espressione diretlamente su base latina: 'prendeteli tutti*. 46. chi io... partorissi: Calandrino ragiona co-si; se le donne si lamentano tanto per il dolore qnaiulo parloriseoiio. nonoslanle ahbiano un «cotale». cioö un luogo atlraverso il quale il fi-glio puo passare, che cosa accadra a lui. che e un 47. una ccrta bevanda villain: 'un distillate'. 48. ma fand... sciocchczze: ma poi dovrai com-porlarti saggiamente e non incorrere piii in que- 314 /737 • Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto W <šS *č t ^ 100% m - esteso Ven 10:46 C\ © ~ Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ► Indice 300 Le Tre Corone e la cultura del Trecento tina ti manderó di quel beveraggio4" stillalo. e comincera"ne-