LORENZO IL MAGNIFICO Non e questa la sede appropriate per portare un giudizio storico sulla pcrsona-politica di Lorenzo di Piero di Cosimo de' Medici, detto per antonomasia il ^jggO-.signore in fatto di Firenze dall'eta di vent'anni (dicembre 1469:'; era nato il podanno del 1449) alia morte. Ma non se ne dUrniriuisce la certo ragguardevole sta-tura sottolineando come la risonanza ne sia state ampliata dal costume mecenatesco (costume quindi proseguito dai papi medicei, suo figlio Giovanni, poi Leone X, e fino aun certo segno suo nipote Giulio, figlio postumo di Giuliano, poi acmentc VII); e soprattutto come la data della sua fine sia state proclamata funestamente decisiva per la storia d'ltalia dai due supremi ingegni politici della storiografia cinquecentcsca, il MacWavellLe il Guicciardini. L'inizio del capolavoro guicciardiniano, quasi uncinandosi alia fine delle Stone fiorentine del maggiore arnico, rinnova infatti l'omaggio d'un testi-mone concittadino al responsabile della maggior fortuna diplomatica fiorentina nei tempi della loro adolescenza o infanzia. Che Lorenzo abbia avuto la sorte di scomparire prima del disastro d'ltalia con rintervento delle grandi potenze straniere, non implica nessuna delle due oppostamente immaginarie tesi dell'eventuale adeguatezza o inade-guatezza del Magnifico alia mutate situazione. Nel dirlo e il rimpianto d'un'antica « fe-lidta* di cose simbolicamente concentrata in una figura adatta a quella situazione precedente. ---*- Scrive il Guicciardini {Storia d'ltalia, 1. I, c. I), enunciando la famosa definizione « «ago della bilancia d'ltalia »: """- trill'^C"aj^Ua^C ^c^.c^ [d'ltalia], acquistata con varic occasioni, la conservavano moltc cagioni: ma Medici116 * c?nscnt*mcnto comunc, si attribuiva laudc non piccola alia industria c virtu di Lorenzo dc' si itao C,tta<^"1° tan*o cminentc sopra '1 grado privato nclla citta di Firenze chc per consiglio suo "omkdCVan°/e S°r" ^ queUa repubblica, potente piu per l'opportunita del sito, per gli ingegni degli C0Q c a P'ontezza de' danari chc per grandezza di dominio. E avendosi egli nuovamente congiunto cr» Per ^ ° c ^dotto a Pfcstare fede non mediocre a' consigli suoi Innoceriz3_Q$tajEQ,pontefice romano, ^do K * grande il suo nome, grande nellc deliberazioni dene cose comuni l'autorita. E cono-teotatj a r^* fePubuca fiorentina e a s6 proprio sarebbe molto pericoloso se alcuno de' maggiori po-si mant"1^ -SSC *a 8ua Potcn2a> procurava con ogni studio che le cose d'ltalia in modo bilanciate della cncssino che piu in una che in un'altra parte non pendessinoj il che, senza la conservazione non potaCC' c sen2a vegghiare con somma diligenza ogni accidente benche minimo, succedere B!W(c. II): PesaU in Cra lo stat° delle cose, tali erano i fondamenti della tranquillita d'ltalia, disposti e contra-8ettutar ™°do che non solo di alterazione presente non si temeva, ma n£ si poteva facilmente con-■>d mcs^ 7? jicato^io^^ l'alternanza di guerra 417 e riconciliazione con Sisto IV s con Innoccnzo VIII (il prilno f Ptttzi, in cui perl suo fratcllo Giuhano ma Lorenzo si salVo Jsi.U Cq^. (//Am jbratów, 1. VIII, c. ult.) anticipa quel giudizio sulU mott?' 'jfiiS Ní moři mai aleuno, non aolamente in Fircnzc, ma in Italia, con tanu f "^gOl^ tanto alia sua patria doleaie. E conic dalla sua mortc ne dovcesc nascerc Ktwuh"'' ''' ^den/"^ il cielo molti cvidentissinii segni [...|. Dolfonal aduiiqur della sua mortc i,,",',1 V'1**, priadpl .li Italia [...Ji Ma se quelli avessero Tlgionc giusta di dolcrsi, 1„ dL*"0'ci,'«din/ effetto [,..J. ^^^^^^^^^^ Pofn ,|'v i Ma gli fa precedere unjungo ritratto, in cui, riassuntc la politic* din • niale di Lorenzo e le sue provvidcnzc urbanistichc c militari, cosi trattcgg'aQ Tenne ancota, in questi tempi pacifici, sempře la patria aua in fcsta;-dove sne sentazioni di fatti c irionfi antichi si vedevano; e il fine suo era tenerc l.i'citta ~i-l-^-gio>tfe t tw-polo c la nobilta onorita. Amava maravigliosamentc qualunque era in una arte eTc^l*' llni'" terati, JI che messer Agnolo da Montcpulciano, messet Cristofano I nrsdttií c , ° ''' ÍCalcondila) ne possono rendere ferma testimonianza; onde che il come GiovaijnVTpmi'ITlSSal dola, uomo quasi che divino, lasciatc tutte l'altre parti di Europa che cgli aveva r>ci ' muniíiccnzia di Lorenzo, pose la sua abitazionc in Fircnzc. Delia architettura dd[ poejia maravigliosamentc si dilcttava; e moltc composizioni poetich '.,,„ tate ancora da lui appariscono. V. pcrchc la gioventu liorcntina p.ncsse ncgli studí dcHe tarai, aperse nella citti di Pisa uno studio, dove i pin ccccllcnti uomini chc all condussc, . c patrii U mcctn H Jdi, ^ Maw aoi or> 'n lulu roan, La punta tuttavia di qucsto profilo per qualchc parte convenzionale e la caratterb. zione psicologica: La quale reputazionc ciascuno giorno, per la prudenzia mm, crcsccva: perchc era ncl diicortot le cose eloquente e arguto, ncl risolverle savio, nello csequirle presto c atiirnoso. Nc di quclloiif* sono addurre vizi che maculasscro tante sue virtu, ancora chc fussc ncllc cose vencrce mat.ivigliouaB involto, e che si dilcttasse di uomini faced e mordaci c di giochi pucrili piü che a unto uomoM pareva si convenissc: in modo che moltc volte fu visto, intra i suot figliuoli c figliuolc, intra i lorotnwi mescolarsi. Tanto che, a considcrarc in qucllo c la vita leg»'."-" (voluttw .sa) c la grave, si vedert mH esscrc due pcrsone diverse quasi con impossible coniunzronc congiuntc. Questa genuina o parventr conyddJMQiif si riflcttc, nell'opera, quale contnsto fra 11 rcnertorio ftfm » ^Wr\ |i~«»?nr - g..nll.. pi0 o idealistic... i frattanto,.^mcsso in rilievo, esso pure, piuttosto dai contemporanel, particolarm«»' dal Rohzianömclla sua «sylva» Nutricia: «II Poliziano ricordava di Lorenzo g" .' guti sali cd i vecchi descritti in satira beoni ed i canti fatti pe' i cori festosi e «L mare lc qucrule corde' e meravigliava che qucgli stcsso potessc pur ' rappresen» ozi pastorali d'una vin fM^.,;n° . i t: & L:__u*\ ,iaH'ardore dene ^-v.^.i. wutuc c meravigliava chc qucgli stcsso potessc pui "ft-" ,, ^ ozi pastorali d'una vita tranquilla e i travagli cittadini stimolati dall'ardore dene ^ sioni, per poi rifuggirsi al cielo e toccare la mčta estrema del bene 1» JÍ --.r.____ 1859); »ncn «MS» wrenzo il magnifico - iiSSpo. usando a chiesa e nel,e ha^SLľatľi ^Äputa«""' ana.lemul.e, corrotto e corruttore. (...) M.neggiava d d let,r, ,™^\?T *** J«nna»» » P°P°lo> UtC,a,0,, ?Cn"c d" chi comprenderlo e second1 i qUtll, f'- ľTtendenie. Chi comprende ľuomo, t padrone delľuomo ''° 'U0 catlt- .«ii . auato sugu aspetti edificanti dclla fine di Lorenzo, assists - - d nvcCC , crit del R£órgimento non insiston tutt,aItf0) ?u questo ^ sociazione c d. crisi. II Carducci, in quel suo scritto giovanile, arriva a sc „ľ'uľ" ,la f^ne • ballo a rinfocol 1 run ir le lascivie; trovô le pompe de'ilS^ jJiwK ritual a ZSS '"^í0, ' ÍnebrÍ"e " ^h di «1*™«*» $° 'n^' mľccrazionľrnonZf I Sp,f,tl.e nut«« "ei piú timorosi cd austeri ľamorc allc «P,'f(JoV'e '1 f" S ľsľeľcľche sol- 1 * ^ ,n e lasdvi che la g" asccttc. che aolamctc guardassero alia patria del cielo, potessc egli s.euro e solo questo ritratto in cui sotto ľimpassibiJitä scientifica trapcla ľanupa«» «« 418 „„'interpretazione politica comunquc pm aggiornau si puö almcno dare dclla t> ' lingu,.tica di Lorenzo. 1, intanto del fa.,o che. contemporaneo c familiäre d. tfunuru'U (fu allievo del L^dinc.dell cllemsta Giovanni Arg.ropulo, del Ficino), Inzo neUo scriverc non st d.parta dal volgare: c da un volgarc chc, per quanto arti-aj mal pecca per ecccssi di csprcss.vn.t vcrnacola. Osscrva un cccellcntc conosci-; ;c toscano quattroccntesco, Ghino Ghinassi {llsperimenti di Hnguaifjo rusticate a MM in Q.MttT0 Cinelutctnt0' nc&Yi Att» del Convegno linceo [1968) su « La poesia rJiucan> nel Rinascimento »), che, benche nulla sia cosl lontano dal Magnifico c dal |J0 collaborator Poliziano come il « purismo grammatical », C, (uttavia ncH'aria un desiderio di riordinare, oltre che di riabilitarc, il volgarc. [...] Lorenzo stesao, nieidire il capo dcllo stato fiorentino, assume la paternita del recupero [dclla tradizione lctteraria vol-ptj, preTslentemente toscana e anzi fiorentina], c prcsenta ai principi italiani del suo tempo questa ticca .jlorioss tradizione come qualcosa di ancora vivo e virale, in feconda maturazione e in picno movimento ,3» il futuro.1E forae — alee Lorenzo nel prologo al Comtnto [di alcuni suoi sonettij — saranno anal Kritte in questa lingua cose sottili cd important! e degne d'esserc lctte; massime insino ad ora si rwb dire euere l'adolescenzia di questa lingua, perche ognora piü si fa elegante c gentile. E potrebbe inlnente nella gioventü ed adulta eta sua venire ancora in maggiorc pcrfczionc; e tanto piü aggiungen-taiqualche prospero successo ed augumento al fiorentino impcrio...'. — Dietro queste parole stanno, naeechiaro, sottintesi e disegni politici, probabilmente piü precisi e mcno distratti di quanto non ap-xi 1 prima vista. Fircnzc, nella scconda meta del Quattrocento, dominava ormai la quasi totalita della 'xit* c ambiva a un posto di sempre maggior prcstigio nel quadro politico della penisola italiana. Si 11 chc la ptospettiva di un ' augumento al fiorentino imperio' rimase allora e in seguito poco piü che a'ijpiruione. Ma a noi [...] interessa sottolinearc [.'..] che, in un ambito piü ristretto, all'intcrno di -:!''imperio' gia costituito, la penetrazione del volgare fiorerjtino, progettata e augurata da Lorenzo, *J«»« euere cominciata da tempo, e non solo a livello letterario. [...] II volgare, elaborate e affinato a.licapitate politica, viene a poco a poco promosso a lingua ufficialc dello suto, e con ciö tende ad acquire sempre maggiorc uniformiti e compattczza, a divenire da volgare municipalc lingua regionale. lliecupero della tradizione toscana ha un organo illustre nella Raccolta Aragonesc, ^c%»ne di rime anüche e moderne mandata a Federico d'Aragona probabilmente 'M cui nella prcmcssa al Poliziano). 1 .'originale e pcrduto, ma si ricostruisce j ? e di copie che si integrano mutuamente; e lo apriva una lettera scritta in nome ; Lorenzo, ma che ormai si ritiene del Ppliziano (nella cui sezionc per conscguenza WPi ^ 41 ^ualc e verosimUe si debba ugualmente rassestamento filologico. La inT* tot»va attorno «JW» ütolare della prima se/mnc [VitgJhm c alcunc rime, >precedut0 dal Sec^ndoCompcndio della ^^^djj^c^^^ *ftrT « mentc prÄe come troppo accesslbile in testo autonzzato); a^Dante i„ ,Guittonc. Cavalcanti Gno; tencvano dictro rimatori tre- c quattrocen-^Tr P^eccHi duccendsti, ultimo .1 Notaio; chiudevano la silloge alcun. iS*0™ e Vallate di Lorenzo Stesse. Questi si prescntava dunque come .1 proprio LSl ^ dci maggiori. dai cui ricordi il suo sincrctismo di autore n^Pjff^ K a? í^^friľ^ W dd gen« líďco, si verificava anche nel Poliziano tJiuiL rJ Č™»Jvřrso lo Stil Nuovo. La bilancia pende nso- Uf'i'i^11*^* con for« inclinazioni verso .---------- S ^ lato di Dante (e, per ci6 che e dello stile prosasuco del Bo acc.o SiT^J^rulT^l ,1 « Bcstito in parallelo ^ ZBt •CCpra « suoi sonetti. 11 £^9^SJ^S^ ? verso uno stilnovismo di ritoino. V 419 POESIA VOLGARE TOSCASA Maxsjlio Ficino interviene in prima persona a dissertare De Summ laurenziano chiamato neue antiche stampe Alttrta&nr. un'opcrctt/ f"°0tl Po*, ternaxi comc quelli della Commtdig, che vi traspare in remota filigran ,'Sa in ^ avvertito che il xapholo dantesco aveva giá inLdato la sua sccoLr j ■ * pCfo? allerorico-erudite nei Trinnfi „ . e dlmin,,,- ľoppliraw^ne a «vjsioni.» allegorico-erudite- nei Trionji e nella h Vision:, e a. materia, bucolica fin dal boccaccesco ^rneto; addiritrura C„acce,c« ismné^ocosírparodistica di cm un casó^stremo ě il Be \?r\8i»c5 2fl Jo di villa in citta. Che se la tradizione in cui Lorenzo s'innesta e dunque, oltre che dant [esca, boccaccesca, al Boccaccio bucoWcp'TrTtrFiu nma e 'al Boccaccio pr!oljrjlS cnesca boccaccesca, al Boccaccio bjic^ip. teř^aoa e al Boccaccio pr^g I7?/* iitm0'** in quanto poeu italiano, Poliziano; il quale dopo tutto si produsse altresi in gptfg popolaieggianti, come le canzoni a ballo, a cui si possono accostare quelle del W£ (che peraltro, figlio della pia laudista Lucrezia Tornabuoni, oppone alia zoru a ballo una serie di laude). CIS che differenzia piü radicalmcntc ^olc!a°Z0: elJ'oltranza espressiva, specialmentc in senso gergale e-P" ^ ido URO che e a Nencia da liarbtr.no nella sua redazione originaria, scope**«■ # quest,, sccolo Errata indubbiamcnte ncll'ambicntc laurenziano, anche « , uneStTfa/appartCnCn2a a,la mano st«« di Lorenzo, la Nencia solo y _ superficiale (comDr«n „.,.n„ j: _____ . ^ -—"time ^"^r\%Jf>\ nziano e assenza dcll'oltranza espressiva, specialmentc in senso ge*»— '!in(JI)C!t We, pur non mancando in alcune sue scdi screziature vernacole. L'estremo direzione e costituito (a parte il Simposio) dalla poesia « nengiJCJ» (teItaf Zp** , forse col suffissodi Nittfalt), o piü csattamente ^^^o* m mano stessa di Lorenzo, ^"^ýJ^^ luperficialc (compreso quello di stampatori cinquccentcscnij pK ^ Lajgj, a ^ dano: basu raftrontarle il těsto nencialc elaborato nella sua s ^ artenen» ď da Dicomano, per riconoscere 1'equilibrio, la finezza, il garbo - .^ente. P|U rusticamcnte parodico come pur é la prima Nencia. ^T^^^ quello del Pulci, la Nencia va nosia sotto il segno del ttf>ccacC -5^ dil*1*1* avevano viato, pur attraver — su piü ^chľorme^r50"0 " 420 LORENZO IL MAGSIFICO il Roscoe e il Carducci r.tmicamente, l'incisionc in Stli. Oflto^"^"1! daJ Po'awio, non la cantenna a cui , nf" f r,,22a ' otta« 2^fun elegante dilettante quale f„ Lorenzo cerchi „T m puja e inevi" ^ f-Tnon « vuol dire accademica. ' P'U SaJdj aPP!gl' nella parte j^etfJiL.---:— ~-- fcsendo ruttora molto intricate e discusse ic question! Hi A,t, JS ^ riPr«a e dii ri£acimento. la parca sceltl qTprefenuu'sel?^ ^ic0, cominciando dalla Nencia (di cui Domenico R k gL Un crlterio ^egPer il teste si e prowisoriamente ricorsS a^ellfS oLZT^piCl £Shfm 2 volJ., Bari, Laterza, 2» ed. del 19391 °^wa Cura dl Attllio oreeevole stampa di Si e fatta ecce- ^ nendice alia biografia per William Roscoe (1799); una pregev * m* «tau approntata da Emilio Bigi (Torino, U.T.E.T., 1955). Í fctti jcelti l stau appronta gdoe per VUccellagione (cfr. nota) e per le A«, di cui si puó qui riprodurre la Je bok eritica allestita da Mario Martelli per insigne cortesia del curatore, valentissimo ipťcáljjta di Lorenzo aJ quale giá si devono 1'edizione eritica del^Jjapasia (Firenze Olschki, 1966) e dei Restauri preliminari al těsto vulgáto [del Comento] (in « Rinasci-otato* di dicembrc 1967), da cui si é preso norma. II piů recente libro ďinsieme ě la ten' di André Rochon, La jtimesse de Laurent de Médicis {1449-1478) (Paris, 1963), anche k intenzionalmente si ferma alla congiura dei Pazzi. i LA NENCIA DA BAR te-ic- Quel^hesegue č la redazioj ?" wo se ne conosce una mate 'XI c'?iue«ntesche assegnat<_ iostenut °SSI> dal Simioni ecc, clWéssa "šla "11011 un leíto SoUItViaTU (LUMil pui avieube u o il Patetta, scoprendo un'altra redazione di íunghezza intermedia), bensl ľori-^p> preyale ormai presso i eritici ed é stau conforuta dalle argomentazioni interne iJoto U °.SI: Part'colarmente autorevole il Fubini. Ě debito tuttavia ricordare che n'«tttore*{!0i!Ip"e ě Stato da due altri itaIianisti> Cniari e iJ Marchetti, attribuito al ' ^reažo's ° ■ ?Ctnwdí/^^0,nel]'equilibrata grazia della redazione Volpi, la Nencia e, non giá il caricato 0,iti. ,ui ľ1 Un «"adino in derisione dei villani, ma una parodja, non pnva di affet- ■ i> - ------!;„,, T' ■■' "'— f»rma che ,,J0!iti A 1 ľ un d«adino in derisione dei villani, ma una ľ""^, r_ forma che Cürio4Ph/4mCmo d'amure fatta nĽ1 ranni d'Un r0" h rnrrľe nome a uno un P°'«Se rÍC«da U rustico billlra •bod.'. aPP^.o anchc ~™ Convegno ctlt0] »ftnte.o grullo [cfr. Teresa Pogg. Salám. pp. 2.V *. deg 1 Att^ Vl ««la la sua non ricambiata passione per una Nencia (Lorenza -- 421 LORENZO IL MAGNIFICO ' j-oipc Titormva. alia sua tana '^ntt c sPariřa Díana *• f;)fse saria suto b scoperto. [Cjjl ia solkciu viJJana ^pecore c' porci ľuscio apctto; Ifta cti itóa, fresca c cristaJÜna, spenr buon dl per Ja manina; 12 16 ate SS Ŕ ni. OHí festa ca ,_»_ zi > I r, jUando io fo' desto da čerti romori ibuon* sonagli e aUettar • di cani: - Or su, andianne presto, uccellatori, xrché 'gli ě tardi e' luoghi son lontani. E '1 canattier sia il primo ch'esca fuori, -- li • • • acciö che e* pié de* cavalli stamani ion d guastassi di can' qualchc paio: áeh! vanne innanzi, presto, Cappellaio — 20 24 D4 « CANTI C ARN AS CI ALES C HI» CAN20NA DI BACCO Ojej J^ÖsßoJklciLdeJ_^^ anche un certo numero di componi- gaaJaao^^ír^P-^^eggiante destinati allanuisica (e fra gli auton_dj^e_melodie si sein ^tgďoj,Lgartolomeo Squarcialupi, detto ^r^QJo^de^li^^r^axji-perché" orga- _ r-perché orga-a trenodia del Po- msta jn o U1 jjartoiomeo aquarcijuupi, utnu « < ZTr Maria deI Fi°^, e Arrigo Tedesco, di tCKie dei cani).. 429 POESIA VOLGARE TOSCANA LORENZO IL MAGNIFICO nrincipio delia caducitä dclla vita dcsumc ľinvito a godcrla. Metricamcm zellctta, cioé una ballata in tutti ottonarl con npresa xyjx c stanza „b I U,U **» e l'x comuni alia riprcsa c alia volta dclla stanza prcscntano identita non h^' Gli ma di parola-rima, ordinatamente Mtavia « scmprc » (tranne, sc non c'é $» strofa finale, dove si anticipa sia), sia, certea^a. Quanťč bclla giovinczza, chc si fugge 1 tuttavia I ", Chi vuol esser lieto, sia:'y di doman non e'e certezza. / Qucsťc Bacco c Aríanna *, ' \ belli, c ľun dclľaltro ardenti: perchc '1 tempo ŕugge e inganna, sempře insieme stan contend, h Queste ninfe cd altre genti • sono allegre tuttavia. {y Chi vuol esser Ľeto.^Mi;^ di doman non c'c certezza. y Questi Ucti satiretti, delle ninfe innamorati, per caverne e per boschetti han lor posto cento agguati; or, da Bacco riscaldati, ballon, salton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non e'e certezza. Queste ninfe anche hanno caro , da lor essere ingannate: non puô* fare a Amor riparo se non gente rozze e ingrate: ora, insieme mescolate, suonon, canton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'c certezza. Questa soma*, ehe vien drieto sopra ľasino, c Sileno: 12 16 20 24 28 1 Con Ttlore medio (oggi solo fHuirttm). i ebbro e beto, ťJS*c ďannl pl?no; r pUÓ surritto, almeno !Íeg<* tuttavia. tri***"0' m: * oman non ťé certezza. 'ida'vien drieto a costoro: .^tocca, oro diventa. : che giova aver tesoro, 0 poi non si contenta? dt dolcezza vuoi che senu chi ha sete tuttavia? Chi vuol esser lieto, sia: jj doman non c'c certezza. Ciiícun apra ben gli oreechi, í doman nessun si paschi; '.ggi sian, giovani e vecehi, ognun, femmine e maschi; . i tristo pensier caschi: átciím festa tuttavia. li vuol esser lieto, sia: í doman non c'e certezza. Donne e giovinetti amanti, '"»Bacco e viva AmoreI J^suoni, balli e cantil •J* di dolcezza U corel ícř*'non doiorei n. 01 » csser, convien sia, «ser lieto, «: ^ non c'e certezza. » « RIME » precedente il »oggetto (dere plurále, m» »*' « cu»«* cbfi»1' 4 «C.rko». Anche nel I delle si conclude suli* dimo.traz.one d 1 fc- er. .«.o d.,o .. re f*. d. B~» in rico^ * ^ ~ Krv»«> » Baccö fttto prigloniero. ché li zitelli e grandi s'innamoran di maggio. — (Poliziano, Ben venga maggio, in Rjme cit. 5« PP. 1444« yWisi de\ těsto Questo componimento cra dcstinato a tm uso ilovcva cssere cantato, al suono dcl limo o ddla viola, da compugnie di «T*'* („nciullc che. per íesteggiarc il maggio c la primavera, portavano in trionfo*"" d,rdj finriti, giostravano schctzosamcntc c acwropagnavano, su un catro«u''' rico, il signore ddla testa, Amore, ricoprendolo di řiori. *® Ě un componimento, quindi, che riprenckjm.otivi tradizionali, giullarcschic polarcggianti. Poliziano tuttavia interpreta il tema folkloristico dcl maggiott la primavera alla luce delle filosofie naturalistiche riscoperte dagli umanisti e d, lui stesso, nel suo lavoro di f ilologo e lettore dei classici (di qui ľidca delia vitalite nascosta della natura, che si esprime nell'erba che si rinnovella: v. 17, che ricordi anche le teorie neoplatoniche della natura di cui abbiamo parlato). Eglirivesit inoltre il motivo tradizionale di UD-lia^uafigio BKZ.ioso e raííinato, utilizzaink motivi suggeriti dai poeti classici e anche dagli stilnovisti del Due c Trcccnto IJuimoč molto veloce, rapidi icambiamenti di scetuo soggetto, svcltclckc:. di dialogo, e divienc sempře piti incalzante avvicinandosi alla tine [£seraaij Ci sono molte corrispondenze (nei motivi trattati, nei personalit cose rappresentati, negli stessi vocaboli usati) fra questo těsto, quello precedertc CTUaj e il bráno delle Stanze che abbiamo riportato piu indietro (T57). Fíttaw rassegna di tutte le corrispondenze. frMM flfím-nmni di J........de Media— Quanťebdlagiovinezwt, che si hjggt tuntvia! Clü^lesserlieto.sia: J" domin non c e certezza. QuesťěBaxxoeArianna, ^eľimddl'altroardenti: P^ltenpofogg, eingab, Chi a, be! Amore; che condoutmenre. v « Amnm. questi -«vo. BYYX. 10 xhem* XYYX, B«xo en U d» del vino e *»• "EJL.**^ cW.; Amnn. er*l. fiíM* ,1 M<> ehe. dopo «ve aiuwto Tesro • v>* ^ e- ' „ sena perdeni nd Ubirinto- tu»» ' ______ir:_L. Ai N*s»\ bandonata ndľisol* di N*** ehe ne feor U propria comp*»:"* k triem, ardenti damore ;AMORI; to 40 ILCORIH), LA IAMIGL1A sempře insieme stan contenti. Queste ninfe ed altrc genti sono allcgre tuttavia Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'i Questi licti sat: delle ninfe innamor: per caverne e per bosdictli han lor posto cento agguati; or da Bacco riscaldati, ballon, salton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'ě certezza. Queste ninfe anche hanno caro da lor esser ingannate: non puó fare a Amor riparc. se son gente rozze e ingrate: ora insieme mescolate suonon, canton tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'ě certezza. Questa soma, che vien drieto sopra 1'asino, ě Sileno: cosi vecehio h eBBroe lieto, giá di carne e ďanni pieno; se non puó stár ritto, almeno ride e gode tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'ě certezza. Mida vien drieto a costoro: ciř> che tocca, oro diventa. E che giova aver tesoro, s'altri poi non si contenta? Che dolcezza vuoi che senta chi ha sete tuttavia? Chi vuol esser lieto. sia: ^ľ'1""* ""noři. che r»ppresenuv»no neUa aTT""*** W föne eletnemari dclli natu«. . um - «eKta^"*' divinu* minori, di caríttere istintivo e J*ru Jľ"*owcehie. coma, coda, piedi caprini. e • ■ Mttvutr, Rieste mntc »w *n- figur, «„»»na • d»l vino. ' .^XM, »- » —. kIV >l. Hill.» ■ -- i wii^ľ * C**TT "eS" VJívií" tesi d*i **tiri contenti di insi(ii*rle). e Poteo^ m^Ur< soltanto le jenii revue e sjfM-J "^T*5 "«»Mere u nchiami di Amore -■lOooiMr, unite nel e*nto e nelU atom «samt 29 ju^,, peso, pet inücue . *-H<(>- -KW }, pí iwwv orroai nf»- - corp.11 «^n" "if",. _ jjlv>fctiBW*"*1* W chet B~v««.o«««*'11 *~ *Xsa*» ,■,cty,'l tent» 686 LE AREE TEMATICHE di doman non c'e certezza. j5 Ciascun apra ben gli orecchi, di doman nessun si paschi; oggi sian, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi; ogni tristo pensier caschi: 50 facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'e certezza. Donne e giovinetti amanti, viva Bacco e viva Amore! 55 Ciascun suoni, balli e canti! Arda di dolcezza il core! Non fatica, non dolore! Go ch'ha a esser, convien sia. Chi vuol esser lieto, sia: 6o di doman non c'e certezza. (Lorenzo de' Medici, Quanťě bella giovinezza, in Opere cit., pp. 108-10) Analisi del testO Anche questa composizione, come la precedente di Poli-ziano, ě strettamente legáta alľoccasione sociále, quella di una festa di carnevale. II těsto accompagna e descrive la_comparsa di un carro trionfale, che presenta una scéna allegorica: un baccanalc. cioq ují rrinnfn di Bacco e del suo corteggio (Arianna, satire e ninfe, Sileno, Mida, ecc). Anche qui il ritmo ě veloce, íorte-gaente marcato dagli accenti dei versi e dal gioco delle rime. La velocita del ritmo, tuttavia, sembra strettamente funzionale a un terna che ě tipko di questa, e di altre poesie di Lorenzo, scritte in quegli anni estremi della sua vita: la fuggevo--kzzadic^gioy.ejitú.eJ^Äž^sií:lje dietro ľapparente allegria si sente un tóno malinconico, un'accorata consapevolezza della caducitkdi ogni pur trionf ante ricerca del piacere. La poesia petrarcheggiante ďamore come palestra raífínata di compoť tamenti e come sistema della comurúcazione sociále Preso a modello, come imponeva il principio ďimitazione. il lingjiaggiQ poetico di Petrarca {Soc. urbana, pp. 1289-92), questo si trasformó ben presto in uncodice 1 amplissima circolazione, che trovó applicazione e sostegno: — nella vita mondana e nei riti sociali delle corti, con il frequente intreccio di rap porti e giochi sentimentali fra dame e, c,avfl1ieri; — nella teoria delVamore e della bellezza vlatonici. formulata dai filosof i e divulg3' ta dai trattatisti del comportamento sociále, che riscriveva la vicenda interiore di ™e' 46. di doman ... si paschi, nessuno si nutra del pen-siero del domani. 47. sian, di una sillaba, siamo, congiuntivo esorta- tivo. 58. Ciô ... sia, bisogna che accada (e percio lasciam0 che accada) cio che per necessitä deve accadere.