■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & > l <5> 4))) 96% M1 Q abc - esteso Gio 14:24 Q, Q ~ • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := aA. ^^^H 4 Arianna a Teseo La donna che tu, malvagio Teseo, hai abbandonato alle belve vive ancora, e tu vorresti accettare questo fatto con indifferenza? Ho trovato ogni specie di fiera meno spietata di te: non avrei potuto essere affidata a nessuno peggio che a te! Ciö che leggi,2 Teseo, te lo invio proprio da quella spiaggia da dove le vele hanno portato via la tua nave, senza di me; su questo Udo il sonno mi ha perfidamente ingannata e anche tu lo hai fatto, che hai insidiato il mio sonno con una azione malvagia. Era l'ora in cui la terra inizia ad essere coperta da un Strato di brina, come di vetro e gli uccelli, al nparo delle fronde, emettono il loro canto lamentoso; non ancora del tutto sveglia, illanguidita dal sonno, sollevandomi appena mossi le mani per toccare Teseo: non c'era nessuno! Ritraggo le mani e riprovo una seconda volta, e muovo le braccia per tutto il letto: non c'era nessuno. La paura scacciö il sonno; in preda al terrore mi alzo ed il mio corpo si precipita fuori dal letto vuoto.3 Subito il mio petto risuonö, percosso dalle mani; mi strappai i capelli cosi com'erano, ingarbugliati dal sonno. C'era la luna; scruto se vedo qualcosa oltre alla spiaggia; ma i miei occhi non riescono a scorgere nulla oltre alla spiaggia. Corro disordinatamente ora qua e ora lä, in ogni direzione. La sabbia fonda ostacola il mio passo di fanciulla. Intanto mentre gridavo per tutta la spiaggia «Teseo!», le rocce dalle loro cavitä mi rimandavano indietro il tuo nome e quante volte ti chiamavo, altrettante il luogo stesso chiamava; anche il luogo voleva recare aiuto a me sventurata.4 C'era un monte; sulla sua cima si vedono cespugli isolati; di Ii si protende uno scoglio corroso dalle onde fragorose. Vi salgo; la volontä mi dava la forza; e cosi misuro con lo sguardo per ampio tratto la profonda distesa del mare.5 Di Ii - anche i venti infatti furono crudeli con me - vidi delle vele tese dal soffio impetuoso di Noto. O le vidi o erano tali che credetti di averle viste; rimasi piü gelida del ghiaccio e semisvenuta. Ma il dolore non mi permette di rimanere a lungo inerte,7 mi ridesta, mi ridesta e chiamo Teseo ad altissima voce «Dove scappi?», grido. «Torna indietro, Teseo scellerato! Volgi la nave! Non e al completo!». Cosi gridavo. Quanto mancava alla voce, lo compensavo col rumore dei colpi al petto; e i colpi si mescolavano alle mie parole. Agitando le mani feci ampi segni perche, se tu non potevi udirmi, mi potessi almeno vedere; applicai poi ad un lungo bastone un candido velo, per richiamare l'attenzione di chi certamente si era dimenticato di me. Ma ormai ti eri sottratto alla mia vista. Allora finalmente piansi: prima le mie morbide guance erano irrigidite per il dolore. Che cosa avrebbero dovuto fare i miei occhi se non piangere sulla mia sorte, dopo aver perso di vista le tue vele? Vagai solitaria con i capelli sciolti come una baccante invasata dal dio ogigio,8 oppure sedetti come di ghiaccio su di una roccia, guardando fisso il mare e, seduta sulla pietra, anch'io rimasi impietrita. Spesso ritorno al letto che ci aveva accolti entrambi e che non ci avrebbe piü offerto accoglienza e tocco - e quello che posso, ora che tu mi manchi - le tue impronte e le coperte che avevano ricevuto il calore del tuo corpo. Piombo sul letto inzuppato dalle lacrime versate e grido: «In due ti abbiamo occupato, facci tornare due! Siamo giunti qui in due, perche non siamo in due ad andarcene?" Letto traditore, dov'e la parte piü importante di noi due?». Cosa fare? Dove andare da sola? L'isola e selvaggia, non vedo segni dell'attivitä di uomini, ne del lavoro di buoi. II mare circonda la terra da ogni lato; da nessuna parte un marinaio, nessuna nave prossima a passare per queste rotte insidiose.11 Mettiamo che mi vengano dati compagni e venti e una nave: perche dovrei seguirli? La terra di mio padre mi nega l'accesso. E se io avessi la fortuna di solcare su di una nave il mare tranquillo ed Eolo12 moderasse i venti, resterö sempre un'esule. Non riuscirö piü a vederti, o Creta, costellata da cento cittä, terra conosciuta da Giove bambino.13 Mio padre, infatti, e la terra governata con giustizia da mio padre, nomi a me cari sono stati traditi dal mio gesto, quando ti diedi il filo che guidasse i tuoi passi, perche tu, vincitore, non trovassi la morte nel tortuoso palazzo.14 Allora mi dicevi: «Giuro su questi stessi pericoli, che sarai mia finche entrambi vivremo». Viviamo, e non sono tua, Teseo, se solo e viva15 una donna, sepoltadall'inganno di un traditore. Avresti dovuto uccidere anche me, malvagio, con la clava con la quäle uccidesti mio fratello!16 La promessa che mi avevi fatto sarebbe stata sciolta dalla mia morte. Ora io mi rafnguro non soltanto ciö che dovrö soffrire, ma tutto quello che puö soffrire una donna abbandonata. Mi si affollano alla mente mille immagini di morte, e la morte e pena minore dell'attesa della morte. Immagino che fra poco arriveranno di qua o di lä i lupi a straziarmi le viscere con denti voraci. Questa terra nutre forse anche fulvi leoni? Chi sa mai che quest'isola ... anche tigri feroci? E si dice che il mare getti sulla riva enormi foche. Chi puö impedire alle spade di trafiggermi il fianco? Soltanto non mi accada di essere legata come prigioniera da una dura catena e di dover filare con mano di schiava grandi quantitä di lana;17 io ho Minosse come padre, come madre la figlia di Febo18 e, cosa che ricordo piü di tutto, fui legata a te da una promessa. Se guardo il mare, la terra, e la distesa della spiaggia, molti pericoli minaccia la terra, molti il mare. Mi restava il cielo; temo le apparizioni degli dei;19 mi sento abbandonata come preda e cibo per le belve voraci. Se degli uomini abitano qui e coltivano la terra, non mi fido di loro; ho imparato sulla mia pelle a temere gli uomini stranieri.20 Oh se Androgeo21 fosse ancora in vita, e tu, terra di Cecrope,22 non avessi espiato le tue azioni scellerate con la morte dei tuoi figli; la tua mano, Teseo, levatasi in alto non avesse ucciso con la clava nodosa l'essere in parte uomo ed in parte toro;23 e io non ti avessi consegnato il filo che ti indicasse la via del ritorno, quel filo via via raccolto dalle tue mani, che lo tiravano a se! Non mi meraviglio proprio se la vittoria sta dalla tua parte ed il mostro, abbattuto, copri la terra di Creta. Un cuore di ferro non poteva essere trafitto dalle sue corna; anche se non ti riparavi, il tuo petto era al sicuro. Tu Ii portavi la selce, Ii portavi l'acciaio, Ii hai Teseo, che vince in durezza le selci. Sonno crudele, perche mi hai tenuta nell'incoscienza? Ma, una volta per tutte, doveva calare su di me il sonno eterno. Anche voi venti crudeli e troppo accondiscendenti e voi soffi pronti a farmi piangere; mano spietata che hai ucciso me e mio fratello e fedeltä, parola vuota, promessa a colei che la chiedeva; il sonno, il vento e la fedeltä congiurarono contro di me: tre cause hanno tradito una sola fanciulla. Cosi, in punto di morte, non vedrö le lacrime di mia madre ne ci sarä chi chiuda con le dita i miei occhi, la mia anima infelice se ne andrä nell'aria verso un mondo sconosciuto e nessuna mano amica cospargerä di unguenti le mie membra esanimi. Gli uccelli marini si poseranno sulle mie ossa insepolte: questa e la sepoltura degna dei miei meriti.24 Entrerai nel porto di Cecrope, e quando, accolto dalla patria, sarai lä in alto onorato dal tuo popolo e racconterai compiutamente l'uccisione del 81 /319 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & > > <5> 4))) 96% M1 Q abc - esteso Gio 14:24 Q, Q ~ • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := aA. ^^^H 4 toro-uomo, del palazzo di pietra, attraversato da corridoi insidiosi, racconta anche di me, abbandonata in una terra deserta: io non devo essere sottratta ai tuoi titoli di gloria! Tuo padre non e Egeo, e tu non sei nato da Etra, figlia di Pitteo;23 ti hanno generato rocce e flutti. Oh, se gli dei avessero consentito che tu mi scorgessi dall'alto della nave, il mio aspetto dolente ti avrebbe commosso. Guardami bene anche ora, non con gli occhi, ma con rimmaginazione, con cui puoi, mentre me ne sto attaccata ad uno scoglio, battuto dal moto delle onde; guarda i capelli sciolti, segno di dolore,2 e la tunica appesantita dalle lacrime, come da pioggia! II mio corpo trema, come le spighe battute dai venti del nord,27 ed i caratteri, tracciati dalla mia mano tremante, sono incerti. Io non ti supplico in nome dei miei benefici, perche hanno ottenuto un cattivo risultato; nessuna gratitudine mi sia dovuta per il mio operato, ma neppure una punizione. Se non sono io la causa della tua salvezza, non c'e tuttavia ragione perche tu sia per me causa di morte. Queste mani stanche di percuotere il mio petto colmo di mestizia, io, infelice, protendo verso di te al di lä del vasto mare; ti mostro, affranta, questi capelli che mi sono rimasti; ti prego, per queste mie lacrime dovute alle tue azioni: volgi la tua nave, Teseo, e torna indietro al mutare del vento; se io sarö morta prima, tu, almeno, raccoglierai le mie ossa. 85 /319 Ü.E3I , Č Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & Z? > l <5> 4))) 96% M1 Q ABC - esteso Gio 14:24 Q, Q ■= • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := 1 Fonte principále dell'epistola ě il carme LXIV di Catullo, che oltre a offrire il taglio narrativo al racconto, come vero e proprio archetipo del lamento della donna abbandonata, presenta tutto un insieme di motivi ai quali Ovidio si ispira, come appare evidente dalla série di corrispondenze e riprese testuali. Tuttavia, come eroina inserita nel mondo della finzione epistolare, 1'Arianna ovidiana si rivela profondamente diversa da quella di Catullo. In un monologo drammatico, dalla struttura piuttosto semplice, Arianna rivive 1'esperienza dell'abbandono attraverso una sorta di sdoppiamento, (cfr. per esempio i w. 10-20 dove prende in considerazione ogni parte del suo corpo, mani, braccia, capelli, occhi, come fosse staccata da sé), con atteggiamento autoriflessivo (1'attacco della narrazione ě segnato al v. 7: tempus erat, con successive riprese ai w. 17 e 25: luna fuň... mons fuít). La fanciulla cretese si offre cosi come paradigma della relicta, accentuando la teatralitä dei suoi gesti e delle sue reazioni: correre faticosamente nella sabbia invocando il nome di Teseo, svenire, gridare ancora, battersi il petto, fare segnali disperati, piangere, vagare come una menade. A questa disperazione fa da contrappunto la descrizione di una natura in cui prevale il senso della desolazione e della solitudine; il terreno ě incolto, la vegetazione scarsa, il mare sconfinato e deserto; di questo paesaggio Arianna, resa come di ghiaccio dall'annientamento della disperazione, finisce per divenire parte, come oggetto inanimato: quamque lapis sedes, tarn lapis ipsa fui (v. 50). Al tema della desolazione e della solitudine (non segni di vita umana, né navi sul mare: w. 60-63) si accompagna quello dei timori, soprattutto sotto forma di animali feroci, ma anche di uomini che la catturino e la facciano prigioniera; questo brano (w. 81-98) ě stato molto discusso, talora ridicolizzato, corretto o addirittura totalmente espunto, perché ritenuto un'amplificazione eccessiva del tema tradizionale dei timori di morte e incoerente con il resto del racconto (vedi la presenza di uomini). Ě stato tuttavia ora chiarito (cfr. A. Barchiesi, Problemi d'interpretazione in Ovidio, cit., pp. 93-102) sulla base dei w. 79-80: Nunc ego non tantum quae sum passura recordor I sed quaecumque potest ulla relicta pati, che Arianna, investita del suo ruolo paradigmatico, offre tutta una serie di casi particolari, in una sorta di reductio ad absurdum, che ne evidenzia il carattere fittizio. II terrore dell'abbandono e della solitudine ě comunque un elemento fundamentale del lamento di questa eroina (cfr. E.A. Schmidt, Ariadne bei Catull und Ovid, in «Gymnasium», LXXIV, 1967, pp. 498-501; H. Jacobson, Ovid's «Heroides», cit., p. 226), che invoca il perfldus Teseo, dal cuore d'acciaio, non solo peramore ferito, ma per essere salvata dalla morte, dalla sua condizione di femina periuri fraude sepulta viri; anche in questo si rivela diversa dall'Arianna catulliana che, travolta dall'amore e posseduta dal furor, passa dal lamento alia maledizione. L'eroina dell'epistola supplica e, pur riconoscendo la crudeltä del traditore (w. 101-109), cerca di attenuarne la responsabilitä: in me iurarunt somnus, ventusque fldesque: I prodita sum causis una puella tribus (v. 118). E, come estremo tentativo di vincere la durezza di Teseo, gli offre un'ultima rappresentazione del suo dolore, ritraendosi mentre, seduta su uno scoglio battuto dal mare, con i capelli sciolti e le vesti inzuppate di pianto, scrive la sua lettera, tutta tremante come una spiga al sofflo del vento. Arianna, figlia di Minosse, fugge da Creta con Teseo, dopo averlo aiutato a uccidere il Minotauro. I due trovano rifugio in un'isola, ma Arianna viene inaspettatamente abbandonata dall'eroe ateniese. Questo verso dovrebbe costituire il vero inizio della lettera: i due distici iniziali non sono da considerare autentici. II litus secondo la tradizione, ehe risale giä a Omero (Odyssea XI 325), é quello dell'isola di Dia (Apollonio Rodio, IV 425; Catullo, LXIV 52); ľisola é identificata con Nasso in Callimaco (fr. 601 Pfeiffer). Arianna, ehe non sa dove si trova (cfr. Ovidio, Ars amatoria I 527: in ignotis harenis), pub solo fare riferimento, in maniera quasi ossessiva (w. 3; 16-17; 19-20), alia riva sabbiosa. 3 II motivo del sonno ingannatore (in particolare rilievo dal momento che il lessema somnus compare ben cinque volte in 11 verši) é presente anche nel carme LXIV di Catullo (fallaci... somno: v. 56). Semisupina: cfr. Ovidio, Amores I 14, 20; Ars amatoria III 788; l'aggettivo si ritiene coniato da Ovidio. Utque erat e somno: l'emistichio compare identico in Ars amatoria I 529, dove il dolore di Arianna é espresso piu sinteticamente (w. 527-540) rispetto all'epistola, per dare spazio all'intervento del dio Bacco. 4 Ovidio sviluppa il motivo dell'eco, che generalmente in letteratura ha la funzione di accentuare il senso di solitudine, di inutilitä del lamento (cfr. per esempio Virgilio, Eclogae VI 44; Georgica IV 527; Properzio, I 20, 49); qui Arianna lo interpreta come un tentativo della natura di aiutarla, quella stessa natura che, subito dopo, le apparirä maligna (v. 29, cfr. w. 113-114) e piena di insidie (w. 84-87). 5 Cfr. Catullo, LXIV 126-128. 6 Lincertezza di Arianna potrebbe essere dovuta al suo stato di profonda angoscia, oltre che alia semioscuritä che la circonda (la scéna é rischiarata solo dalla luna: v. 17), ma il motivo acquista un piú preciso significato se si tiene conto di Catullo, LXIV 227-245: la nave di Teseo issava vele nere! Cfr. in proposito le osservazioni di A. Barchiesi, Riflessivo e futuro. Due modi di allusione nella poesia ellenistica e augustea, in «Aevum antiquum*, V, 1992, pp. 223-226. 7 Per languere cfr. Properzio, I 3, 2: languida Cnosia. 8 Bacco é detto ogigio, cioé tebano (da Ogige, fondatore di Tebe), perché la madre Semele era figlia di Cadmo, re di Tebe e in questa cittä il suo culto era particolarmemte sentito. Arianna é assimilata a una Baccante invasata dal dio anche in Catullo, ove pero non é concita, bensi bloccata nella rigiditä di una statua (LXIV 61: saxea); Ovidio recupera successivamente questa immagine di fissitä, nella raffigurazione di Arianna frigida, seduta su di una pietra, divenuta ella stessa lapis (w. 49-50). 9 Cfr. VI 60, 111-112. 241 /319 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & > > <5> 4))) 96% M1 Q abc - esteso Gio 14:24 Q, Q ~ • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := aA. ^^^H 4 Per perfide cfr. Ovidio, Ars amatoria I 536 e la nota 25 a Eroide II. 11 Cfr. Catullo, LXIV 184-186. 12 Per Aeolus cfr. Ia nota 6 a Eroide XVIII. Creta giä nell'-ffiade (per esempio II 649) era conosciuta come l'isola "dalle cento cittä"; era famosa anche per aver ospitato Giove nella sua infanzia: cfr. la nota 35 a Eroide IV. 14 Padre di Arianna e Minosse, re di Creta. La fanciulla sa che il padre non puö averle perdonato d'aver aiutato Teseo a fuggire con lo stratagemma del filo, dopo l'uccisione del Minotauro, e di averlo seguito (analogo motivo in Catullo, LXIV 180-181). Tecto... recurvo e il labirinto, il palazzo di Minosse: cfr. Catullo, LXIV 114-115. 15 Per una migliore interpretazione del testo ho ritenuto preferibile a vivis del Dörrie, la lezione vivit, che compare in alcuni codici. 16 II frater e il Minotauro: cfr. v. 115 e la nota 29 a Eroide IV. Arianna si sente colpevole per aver causato la morte del fratello, accordando fiducia a Teseo: cfr. Catullo, LXIV 150-151. 17 L'Arianna ovidiana, vantando la sua nobiltä, dichiara di aborrire la condizione servile; al contrario, in Catullo avrebbe accettato di servire umilmente Teseo (LXIV 161-163). 18 Pasifae, madre di Arianna, era figlia del Sole; cfr. la nota 34 a Eroide IV. 19 II verso, come il precedente accenno alle tigri (v. 86), sembra alludere ironicamente al futuro destino di Arianna: colei che ora vede anche negli dei motivo di minaccia, sarä liberata dalla sua solitudine da un dio, Bacco, che verrä su di un cocchio trainato da tigri (cfr. la nota 26 a Eroide II) e la colmerä di onori, facendone la sua compagna ed elevandola al cielo (cfr. la nota 20 a Eroide VI). II termine simulacra secondo A. Barchiesi - Problemi d'interpretazione in Ovidio, cit., pp. 93-102; Id., Postilla (su Ovidio, «Heroides» 10, 89-95), in «Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici», XXIII, 1989, pp. 173-174 -, assumerebbe in questo caso particolare significato allusivo, in quanto usato nel lessico dei catasterismi per indicare la raffigurazione stellare. 20 Arianna passa in rassegna tutti i tipi di pericoli ai quali nella sua situazione poträ essere soggetta, a cominciare dagli animali feroci, ampliando il motivo giä presente in Catullo (LXIV 152-153). La tradizione manoscritta del v. 86 e particolarmente tormentata, tanto da indurre il Dörrie a inserire le cruces. Sui vari tentativi di sanare il testo cfr. E. Cadoni (Notereile ovidiane, in «Sandalion», V, 1981, pp. 191-201), il quäle sulla base di due autorevoli manoscritti propone di leggere: quis seit an et tigres insula saeva ferat? Androgeo e fratello di Arianna, figlio di Minosse e di Pasifae. Fu assassinato dagli Ateniesi, gelosi delle sue vittorie agonistiche (o, secondo un'altra versione, ucciso dal toro di Maratona contro il quale era stato inviato a combattere dal re di Atene Egeo, padre di Teseo). Minosse, per vendicare la morte del figlio, mosse guerra a Atene e invoeö una carestia sulla cittä, che ne fu colpita. In base ad una predizione dell'oracolo, fu imposto agli Ateniesi, per liberarsi dal flagello, di inviare a Creta ogni anno, sette ragazzi e altrettante ragazze da dare in pasto al Minotauro. Solo l'intervento di Teseo, con l'uccisione del mostro, liberö l'Attica dal tremendo tribute. Cfr. Catullo, LXIV 76-85, 105-110. 22 La «terra di Cecrope» e Atene, dal nome del mitico fondatore. 23 La natura mostruosa del Minotauro era dovuta all'innaturale aecoppiamento della madre Pasifae con un toro: cfr. la nota 17 a Eroide IV. 24 II lamento per la privazione delle devozioni dovute ai morti e per la mancata sepoltura e motivo tradizionale e ricorre anche in Catullo, LXIV 153; per il v. 23 cfr. Properzio, III 7, 11; Ovidio, Ars amatoria III 35-36. 25 Su Pitteo, padre di Etra, cfr. la nota 27 a Eroide IV. 26 Nel passo l'espressione lugentis more e ulteriore manifestazione dell'atteggiamento autoriflessivo di Arianna, che si osserva mentre "recita" il ruolo della relicta; cfr. in proposito le osservazioni di H. Jacobson (Ovid's «Heroides», cit., p. 224) e Florence Verducci, che parla di «artificed self-portrait» (Ovid's Toyshop of the Heart, cit., p. 253). 27 Per corpus... horret cfr. Ovidio, Ars amatoria I 553: horruit, ut sterilis agitat quas ventus aristas. La ripresa di Ars amatoria crea una sorta di collegamento fra i due testi, intervenendo a completare il racconto nel punto in cui l'epistola non poteva proseguire (per l'impossibilitä di Arianna di prevedere il suo futuro), con il salvifico intervento di Bacco. 245 /319 50 Garanti 1 /319 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & > l <5> 4))) 96% M1 Q abc - esteso Gio 14:25 Q, Q ~ • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := aA. ^^^H 4 PVBLIO OVIDIO NASONE EROIDI Introduzione, traäuzione e note äi EMANVELA SALVADOR! Garzanti 3 /319 Č Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & Z? > > <5> 4))) 96% M1 Q ABC - esteso Gio 14:25 Q, Q ■= • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := Traduzione dal latino di Emanuela Salvadoři Titolo originale delľopera: Epistulae Heroidum In copertina: Paride e Elena di Jacques-Louis David (1789). Parigi, Musée des Artes Décoratifs. ISBN 978-88-11-13414-5 © Garzanti Editore s.p.a., 1996 © 2006, 2011, Garzanti Libri s.p.a., Miláno Gruppo editoriale Mauri Spagnol www.garzantilibri.it Per essere ínformato sulle novitá del Gruppo editoriale Mauri Spagnol visita U sito www.illibraio.it Prima edizione digitale 2012 Quesťopera ě protetta dalla Legge sul diritto ďautore. Ě vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata. É Adobe Digital Editions File Modifies Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & Z? > > <5> 4))) 96% M1 Q ABC - esteso Gio 14:25 Q, Q ~ • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := INTRODUZIONE La vita e le opere Quando nell'8 d.C. si abbatté su Publio Ovidio Nasone la condanna imperiale che cambiö radicalmente il suo destino, il poeta era all'apice della fama e nulla sembrava poter sconvolgere una vita tranquilla e ripagata dal successo. Egli stesso, in Tristia IV 10 ne ripercorre le tappe fondamentali. Nato a Sulmona il 20 marzo del 43 a.C, da un'agiata famiglia equestre, seguendo la prassi comune ai giovani di buona famiglia si era recato adolescente a Roma, con il fratello Lucio, maggiore di un anno, per frequentare le scuole di retorica, base necessaria per intrapren-dere la carriera forense e quindi quella politica. Ma il giovane, a differenza del fratello, mancato poi prematuramente a vent'anni, dimoströ ben presto maggiore propensione per la poesia e grande precocitä artistica (cfr. Tristia IV 10, 25-26). Dopo il completamento degli studi in Grecia, compi un lungo viaggio di ritorno, che lo portö a visitare alcune importanti localitä dell'Asia, e si concluse con un soggiorno in Sicilia (Epistulae ex Ponto II 10). Rientrato a Roma, Ovidio esercitö alcune cariche minori della magistratura, che abbandonö ben presto per dedicarsi esclusivamente alia poesia, anche sotto l'influsso e gli stimoli culturali che gli provenivano dal circolo letterario di Messalla Corvino. La scelta di Ovidio, la sua dichiarata mancanza di impegno politico (cfr. Amores I 15) non devono stupire in anni in cui si erano ormai assopite le passioni del sanguinoso periodo delle guerre civili e la figura di Ottaviano, che nel 27 aveva assunto il cognomen di Augustus, accentrando sempře piú su di sé ogni potere, dominava la scena politica. II dismteresse per le cariche pubbliche era proprio del resto di altri poeti molto vicini a Ovidio, come Tibullo e Properzio e rientrava nel particolare tipo di approccio alia vita degli scrittori elegiaci, rinchiusi nell'ottica ristretta dell'amore come unica ragione di vita. L'esordio del poeta di Sulmona, incoraggiato dall'amico Messalla (al quale fu sempre riconoscente: Epistulae ex Ponto II 3, 77-78) awenne con la raecolta degli Amores, cinque libri di elegie, che si suppone fosse pubblicata dopo il 20, e che venne successivamente rivista e ridotta in tre libri, in una seconda edizione, molto piú tarda. Con gli Amores Ovidio aderi all'elegia erotica, riprodu-cendo temi e contenuti del genere in una scrittura poetica vivace e brillante; ma la donna amata, Corinna, non si rivela figura cosi importante da costituire il fulcro dell'ispirazione e il poeta si dichiara non insensibile al fascino di altre donne (Amores II 10). Inoltre la personalita di Corinna ě cosi poco definita e vista per lo piú in termini cosi convenzionali da far sospettare che la sua esistenza sia puramente fittizia e che in essa il poeta ricrei le immagini femminili degli elegiaci precedenti. Ovidio tende piuttosto ad allargare il suo punto di vista, a sfuggire dalla soggettivitä e a guardare le cose dall'alto con la coscienza del letterato che si pone in stretto rapporto di intertestualitä con la tradizione elegiaca; questo staeco ě segnato dall'ironia, l'elemento che distingue gli Amores dalle raecolte elegiache precedenti. Nel periodo compreso fra la prima e la seconda redazione degli Amores, Ovidio si eimentö con successo nel genere tragico componendo una Medea, tragedia che non ci ě pervenuta, ma che all'epoca fu molto apprezzata e nelle testimonianze posteriori ě citata come un capolavoro. Tornö poi al metro elegiaco con le Heroides; questo titolo ě quello riportato dai grammatici, mentre Ovidio nel nominare la sua opera parla di epistulae: «Leggi del nostro maestro [Ovidio] gli eleganti carmi [...] o recita, se vuoi, con voce modulata, una sua Epištola: era un genere ignoto e l'ha creato lui» (Ars amatoria III 341-346: trad. E. Pianezzola). L'incertezza fra i due titoli si manifesta anche nella tradizione manoscritta; probabilmente il titolo originale era Epistulae heroidum, cioě Lettere di eroine, abbreviato poi in Heroides, forse per evitare confusione con le Epistulae ex Ponto. Si tratta di 21 epištole delle quali le prime 14 si immaginano scritte da eroine del mito abbandonate o lontane dal loro innamorato, la quindicesima da un personaggio storico, la poetessa Saffo, e le ultime sei costituiscono il gruppo delle epištole doppie, nelle quali alla lettera di un personaggio maschile segue la risposta dell'amata. Poiché il titolo di Heroides non sembra consono a quest'ultimo gruppo di lettere, nelle quali intervengono personaggi maschili, e poiché si sono riscontrate diversitä di struttura e di linguaggio nei confronti delle prime quindici composizioni, si ě ritenuto in passato che non fossero autentiche. Uno studio piú approfondito ha permesso di accertarne la paternita ovidiana: la diversitä non ě altro che il risultato di una maggiore maturazione dell'artista e la ricerca di strutture piú complesse e articolate. Lo stesso problema dell'autenticitä ha riguardato anche l'epistola di Saffo, complicato dal fatto che la lettera ha una tradizione manoscritta autonoma rispetto alle altre Heroides. Ancor oggi il problema non ha trovato soluzione definitiva, benché sia Ovidio stesso a menzionare la poetessa, accanto ad altre eroine delle epištole, in Amores II 18, 26, 34. Anche alle Eroidi, come alle altre opere giovanili di Ovidio, ě molto difficile dare una esatta collocazione cronologica: si ritiene che il primo gruppo (I-XV) risalga al periodo fra la prima e la seconda edizione degli Amores, attorno al 15 a.C, altri scendono piú in basso verso 1'8 a.C. o addirittura al 5-4 a.C; le epištole doppie, piú lunghe e piú elaboráte, si ritengono posteriori e si collocano con un certo distaeco attorno al 4-5 d.C; sarebbero quindi successive alle opere didascaliche che il poeta portö a termine fra l'l a.C. e il 2 d.C: Ars amatoria, Medicamina faciei, Remedia amoris. Per queste ultime Ovidio trovava illustri ed immediati predecessori del genere in Virgilio (Georgiche) e Lucrezio; ma il rifiuto dell'esametro, metro caratteristico della poesia didascalica, e la scelta del distico, proprio dell'elegia, sono un indizio di innovazione, assieme all'inusitato argomento amoroso. Nell'Ars amatoria, in tre libri, il poeta si trasforma in praeeeptor amoris, sviluppando un motivo giä presente in alcune elegie degli Amores (e non estraneo a Properzio e Tibullo), e impartisce consigli, adatti alla societa galante della sua epoca: nei primi due libri insegna agli uomini come conquistare le donne e mantenere il loro amore; nel terzo si rivolge alle donne insegnando loro le teeniche di seduzione. II tutto viene scherzosamente calato nell'austera vestě del poema didascalico, con ricchezza di riferimenti letterari e di exempla mitologici. Largomento del poema con gli inviti alla spregiudicatezza e al tradimento (fallite fallentes: I 645) poteva sembrare una sfida per chi come l'imperatore, stava operando una forte azione di restaurazi j severamente le relazioni extraconiugali (cfr. le severe leggi del 18 a.C.) sufficientemente in conto tutto ciö, con la convinzione di aver semplicemen 5 /319 Č Adobe Digital Editions File Modifies Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & Z? > l <5> 4))) 95% M1 Q ABC - esteso Gio 14:25 Q, Q ■= • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := realtä sociale ormai di fatto molto mutata e lontana dalla severitä dei costumi tradizionali. Completö quindi il ciclo con i Medicamina faciei, di cui rimangono solo 100 verši, dove tratta di cosmesi femminile, e fornisce vere e proprie ricette di bellezza, e con i Remedía amoris. In questo poemetto, poco pití di ottocento verši, il poeta insegna a liberarsi delle infelici esperienze amorose. Giä nel titolo é evidente la negazione di quanta era alia base delľelégia: ľamore inteso come sofferenza, ľamore immedieabile; nel momento in cui si awerte la consapevolezza di poter guarire, uscendo dal chiuso mondo delľamore esclusivo, per dedicarsi ad altre attivitä, con ľabbandono delia nequitia e delľotium desidiosum, si esaurisce e si distrugge la forma delľamore elegiaco. Dopo la varia sperimentazione degli anni giovanili Ovidio é ormai pronto ad affrontare temi piü impegnativi e fra il 2 e 1'8 d.C. compone le Metamorfosi, poéma epico a carattere storico-mitologico in 15 libri, seritto in esametri, opera monumentale alia quale resterä sempre legáta la sua fama. II terna di fondo, quello delia metamorfosi, cioé delia trasformazione di un essere umano in animale, pianta o altre forme, viene variato in una infinitä di modi, non solo puntando sugli effetti spettacolari, ma con grande attenzione anche ai risvolti psicologici. Prendono čosi vita circa 250 vicende, a partire dalle origini del mondo, dal Caos, per giungere fino alľetä contemporanea, con la celebrazione di Augusto, in un mirabile susseguirsi di racconti ehe fluiscono ľuno nelľaltro, ad incastro: costruzioni, talora molto complesse, rieche di rimandi, anticipazioni e allusioni. Piü o meno alio stesso periodo delle Metamorfosi risale la composizione dei Fasti, poéma in distici elegiaci sulle festivitä religiose románe, delle quali viene offerta una pregevole documentazione. Dei dodici libri previsti, uno per ogni mese delľanno, ne furono portati a termíne solo sei (da gennaio a giugno); in essi il poeta risolve felicemente il compito di dare organicitä ad una materia cosi eterogenea, facendo del calendario la struttura portante delľopera e riesce ad evitare ripetivitä e monotonia grazie ad uno stile composito, aperto alle suggestioni dei generi piü disparati. Uno degli stimoli principáli alia composizione dei Fasti fu probabilmente la politica augustea di restaurazione religiosa, intesa alia valorizzazione delle antiche divinitä. Ma questo segno di adesione alia volontä delľimperatore, cosi come ľimpegnativa prova delle Metamorfosi, non valsero a salvare Ovidio dalla condanna alia relegazione nella lontana Tomi, sul Mar Nero, che lo colse alľimprowiso nell'8 d.C. Non si conoscono gli esatti motivi della severa decisione imperiale, né Ovidio ci da sufficienti chiarimenti poiché paria genericamente di carmen et error (Tristia II 207). Ľerror indica forse il coinvolgimento, ma non sappiamo in che termini, nello scandalo derivato dalla relazione adulterina di Giulia Minore, nipote di Augusto, con Decio Giunio Silano, che le costö la relegazione in un'isola delle Tremiti. Per quanto riguarda il carmen si ritiene ormai quasi sicuramente ehe si tratti dell'Ars amatoria, vero e proprio capo d'accusa, anche se a distanza di anni, per il contenuto in aperto contrasto con la politica moralizzatrice di Augusto. La relegazione a Tomi fu un colpo durissimo per Ovidio ehe non volle rassegnarsi e tentö inutilmente e piü volte di commuovere ľimperatore e di convincerlo alia revoca; tuttavia rimase inascoltato, anche quando ad Augusto successe Tiberio. I contatti con Roma, con la famiglia e con gli amici furono mantenuti tramite la poesia, unico conforto, ma ormai troppo condizionata dalla situazione presente e permeata dal tono di rimpianto, di lamento, di supplica. Vennero composti i Tristia, 5 libri di elégie in distici, pubblicati in diverse riprese fra 1'8 ed il 12 d.C, destinati agli amici rimasti a Roma, dei quali tuttavia non veniva dato il nome per non comprometterli. Nelle Epistulae ex Ponto, in 4 libri, al metro elegiaco si accompagna la forma epistolare con la quale nelle Heroides aveva dato voce alle istanze delle eroine ed ora si rivelava duttile strumento alľespressione dei suo dolore. Scrisse inoltre ľlbis, poemetto in distici contro un detrattore, mentre incerta é ľattribuzione al poeta degli Halieutica, poéma in esametri sulla pesca. In amarezza e in solitudine, a contatto con popolazioni barbare, con un ambiente ed un clima ostile, Ovidio trascorse gli ultimi anni della sua vita a Tomi dove si spense nel 17 d.C. Nelľepitafio, ehe egli stesso inviö alla moglie, volle significativamente essere ricordato ai posteri come tenerorum lusor amorum (Tristia III 3, 73), cioé come autore della poesia che riteneva piü consona al suo ingenium e legáta ai felici anni giovanili. Le «Eroidi» «... une Lettre est le portrait de ľäme. Elle n'a pas, comme une froide image, cette stagnance si éloignée de ľamour; eile se préte ä tous nos mouvements: tour ä tour eile s'anime, eile jouit, eile se repose...» C. De Laclos Sperimentalismo e innovazione, tratti caratteristici della poesia ovidiana, non mancano di dare i loro frutti anche in un'opera come le Eroidi, spesso sbrigativamente classificata come monotona e ripetitiva, ma che, ad una analisi piü approfondita, rivela un notevole livello di elaborazione letteraria e riechezza di motivi poetici. Ovidio ne era ben cosciente se afferma di aver dato vita con essa ad un nuovo genere letterario: ...vel tibi composita cantetur Epistula voce; I ignotum hoc aliis ille novavit opus: «...o recita, se vuoi, con voce modulata, una sua Epištola: era un genere ignoto e ľha ereato lui» (Ars amatoria III 345-346: trad. di E. Pianezzola). Si é molto diseusso su come intendere correttamente il senso di novavit, se cioé novare indichi una vera innovazione o piü semplicemente il rinnovamento, lo svecehiamento di un genere giä esistente. A riprova di quesťultima ipotesi si é postulata ľesistenza di modelli ellenistici di epištole ďamore in verši (ehe tuttavia non ci sono pervenute). Si sono portati inoltre esempi di scambi epistolari tra personaggi mitologici e di lettere a carattere erotico, reperiti nella letteratura greca e in quella latina, ma va tenuto presente ehe si tratta per lo piü di seritti in prosa e comunque sempre di singoli componimenti inseriti in un contesto piü ampio, e mai di una raccolta di lettere, come nel caso delle Eroidi. Esiste, é vero, un modello piü vicino ad Ovidio, ľelegia IV 3 di Properzio, una lettera di Aretusa al marito Licota (nomi dietro ai quali si celano personaggi reáli); tra questa elégia e le Eroidi vi sono molte somiglianze di struttura, situazioni e linguaggio, ma la critica é divisa nelľattribuire la priorita alľuna o alľaltra delle due composizioni. In ogni caso, anche Č Adobe Digital Editions File Modifies Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & Z? > l <5> 4))) 95% M1 Q abc - esteso Gio 14:25 q, Q ■= • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := aA. ^^^H 4 accettando, come sembra piú probabile, la priorita properziana, resta ad Ovidio il merito di aver concepito per primo ľidea di una raccolta di epištole in versi: ognuna di esse conserva la propria autonómia poetica, ma la loro successione dä vita ad un insieme unitario. Nel negare originalita alle Eroidi si ě anche molto insistito sul pesante influsso esercitato dalla retorica, vedendo in esse delle suasoriae, delle ethopoiiae o delle prosopopoiiae (esercitazioni scolastiche volte a riprodurre caratteri o situazioni mitologiche) in versi, e delle controversiae (Heroides XX-XXI). Oggi si ě ampiamente dimostrato ehe, pur non potendo prescindere dalla stretta correlazione esistente fra retorica e poesia nel mondo antico, questo bagaglio retorico, ehe faceva certamente parte delia preparazione culturale di Ovidio, esercita la sua influenza senza pregiudicare ľoriginalitä e il valore poetico delľopera. Gli elementi ehe danno una connotazione specifica al gruppo delle prime quindici Eroidi, e in parte anche alle ultime, sono tre: la forma epistolare, la scelta di eroine del mito come autrici delle lettere (alle quali si aggiunge una voce maschile nelle ultime sei Eroidi), la tematica erotica come oggetto delia loro serittura, incentrata in massima parte sul tema delľabbandono o delia lontananza delľamato. Delia forma epistolare Ovidio rispetta, sia pure in maniera discontinua, aleuni tratti caratteristici come la presenza delia superseriptio o saluto iniziale, in cui di solito compaiono i nomi del mittente e del destinatario, e del saluto finále. Quando compaiono, le formule di apertura non sono semplici titoli, elementi formali autonomi, ma costituiscono il vero inizio delia composizione poetica, contenendo segnali indicativi per il lettore sul contenuto delia lettera. Altre volte Ovidio sceglie ľinizio in medias res, ma trova comunque modo di inserire alľinterno delia lettera topoí ad essa connessi come ad esempio le lacrime ehe cancellano lo seritto (il motivo delle liturae torna piú volte con diverse varianti funzionali al contenuto delia lettera), il tremore o la debolezza delia mano. La scelta delia forma epistolare offriva ad Ovidio aleuni vantaggi: non era vincolante dal punto di vista del contenuto, permettendo ľapertura a motivi tratti dai generi piú diversi (tragédia, commedia, elégia); inoltre potevano essere sfruttate le risorse sia del monologo ehe del dialogo (intendendo la lettera come colloquio immaginario con il destinatario o anche come autocolloquio). Per contro ľio ehe vi si manifesta ě sempře solo quello delia protagonista e non vi ě spazio per altre voči, neppure per quella oggettiva del narratore. A questo limite, insito nella tipologia delia lettera, si aggiunge il fatto ehe ad esprimere i propri sentimenti non sono donne sconosciute, ma eroine, le cui vicende fanno parte di un contesto mitologico giä fissato in sede letteraria e i cui sviluppi ed esiti non sono in alcun modo modifieabili (la lettera rivela cosi tutta la sua illusorietä). Eppure Ovidio riesce a ricavare da queste storie, nelle quali tutto ě giä aceaduto, uno spazio per la sua narrazione, cogliendo il momento ehe, per la sua drammaticitä o pregnanza di sviluppi, puô offrire una giustificazione alla serittura delia lettera. Come serive Alessandro Barchiesi, ehe vede fra gli esempi piú significativi di questa tecnica le epištole di Penelope, di Briseide e di Didone, «la spettacolare abilitä del poeta ha qualcosa di chirurgico: sceglie il punto propizio, seziona e richiude senza lasciare traccia di sé» (Narrativitä e convenzione nelle «Heroides», in «Materiali e diseussioni per ľanalisi dei testi classici», XIX, 1987, p. 66). La bravura delľartista risalta maggiormente se si pensa ehe ogni epištola, pur usufruendo delľunica voce dell'eroina, tende a rappresentare il mito intero e quindi anche la conclusione delia vicenda, ehe la protago- nista non puô conoscere: ciô richiederebbe infatti un superamento dei limiti imposti dal tempo di serittura delia lettera, per cui chi serive, puô fare riferimento al presente o al passato, ma non puô avere cognizione del futuro. A parte il caso particolare dell'Eroide IX, in cui Ovidio sperimenta la tecnica delľintervento di fattori esterni (a Deianira, mentre serive, giunge la notizia delia morte di Ercole, ehe la spinge al suicidio), la difficoltä viene superata disseminando ľepistola di una serie di allusioni, di richiami, di premonizioni ehe possono essere correttamente interpretati solo da parte del lettore (il lettore colto, ehe risulta quindi essere il vero destinatario delle epištole) in possesso di una superiore conoscenza dei fatti; per esempio, risulterebbe per molti aspetti incomprensibile e priva di drammaticitä una epištola come quella di Ipsipile (VI), se non si conoscessero gli antecedents ehe vengono appena adombrati, e i futuri sviluppi del tradimento di Giasone con Medea. Oltre ai segnali interní ě dunque molto importante anche cogliere il gioco di relazioni esistente fra le varie epištole, compiuto attraverso ľuso del materiále mitico; in questo senso si puô dire ehe le Eroidi "dialoghino" tra di loro, dando luogo a un ulteriore livello di lettura: Fillide, abbandonata da Demofoonte (II), paragona il suo tradimento a quello del padre Teseo, ehe ha abbandonato Arianna (X); sempre ad Arianna si riferisce Fedra, sua sorella (IV), innamorata del figlio di Teseo, Ippolito. Possono anche essere proposti diversi punti di vista, in base ai quali viene interpretato uno stesso fatto mitico: ad esempio le imprese di Giasone viste attraverso gli occhi di Ipsipile (VI) e di Medea (XII), il rapimento di Elena visto da Enone (V) o da Aconzio (XX). In questo gioco di relazioni, di allusioni inerociate, lo scarto esistente fra la competenza del lettore, depositario del mito nella sua interezza, e la voce dell'eroina, ehe ne dä una visione parziale e soggettiva, genera irónia, ora con esiti tragici (Medea, Laodamia), ora liberatori (Penelope, Arianna); e questa irónia altro non ě ehe un mezzo dell'autore per far sentire la propria voce, al di sopra di quella dell'eroina, attraverso la quale tuttavia egli si esprime. Uno degli aspetti ehe permettono di evidenziare meglio lo scarto ironico ô la funzione persuasiva delľepistola, il fatto cioě ehe la protagonista proponga una interpretazione di sé e dei fatti aceaduti, tutta volta a riconquistare ľamato o comunque a riaverlo vicino; nascono cosi diver-genze, e talora distorsioni nei confronti dei modelli, da quello omerico per Penelope, a quello euripideo per Fedra o quello virgiliano per Didone, ehe hanno fatto pensare talora a corruttele del testo o a fraintendimenti ovidiani delle fonti, ma trovano invece giustificazione nella particolare ottica dell'eroina, ehe ě quella elegiaca. La riereazione soggettiva degli awenimenti narrati, la centralitä del tema amoroso, con lo sfruttamento dei topoi ad esso collegati, indicano chiaramente gli stretti légami delle Eroidi con il mondo elegiaco, al quale rinvia anche il motivo conduttore di quasi tutte le epištole, la querela, cioě il lamento delia donna abbandonata (relicta) o forzatamente separata dalľamato, al quale non vuole in alcun modo rinunciare (significativamente espresso in I 7-8: non ego deserto iacuissem frigída lecto, I non quererer tardos ire relicta dies), con il contorno di disperazione e di lacrime al quale si adatta perfettamente ľuso del distico: flendus amor meus est; elegi quoque flebile carmen (XV 7). Questo largo spazio dato a linguaggio, motivi, situazioni propri delľelegia ha indotto a riconoscere in questo genere la "prospettiva unificante" delle Eroidi. Ľelemento di novitä ě ehe il codice elegiaco venga applicato a personaggi tratti dalľepica, dalla tragédia o Č Adobe Digital Editions File Modifies Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & Z? > l <5> 4))) 95% M1 Q abc - esteso Gio 14:25 q, Q ■= • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := aA. ^^^H 4 dalla letteratura ellenistica, e ehe Ovidio, operando un taglio elegiaco sul materiále mitologico, attui un adeguamento al gusto letterario, alla morale, alla vita sociale dei suoi tempi. Ció porta talora ad esiti inattesi (vedi la rilettura di personaggi come Penelope, Fedra, Didone o Elena), ma ľautore non compie tuttavia un'azione superficiale di svilimento nei confronti di personaggi e awenimenti consacrati dalla sublimitä delľepos o della tragédia, cerca piuttosto di trasporli in una dimensione diversa, in cui é la visione delľeroina quella ehe conta: il mito viene interiorizzato, diviene un mondo di proiezioni psichiche, di emozioni e di ricordi, rappresentato dal fluire dei pensieri di queste donne in un momento particolare della loro vita. Nella loro mente la memoria svolge un ruolo importantissimo, ma i fatti ricordati non si presentano secondo un ordine logico, in quanto su di essi interferiscono le esigenze del presente, i timori e le speranze del futuro. La serittura della lettera é anche un tentativo di gratificazione psichica, di sfogo (cfr. le parole di Medea: Est aliqua ingrato meritum exprobrare voluptas: XII 23), come lo sono le lacrime e i lamenti; é un modo di riempire il vuoto di attese interminabili con i ricordi, trovando in essi un surrogato della presenza delľamante: si spiega čosi il ricorso al sogno, con il suo piacere effimero, come awiene per Ero e per Saffo, ehe cerca un contatto con ľamante ormai lontano, anche attraverso ľimpronta lasciata dal suo corpo sulľerba, o per Arianna, ehe erede di cogliere nelle coperte ancora il calore delľamato. Ancor piú significativo, in questa direzione, é ľesempio di Laodamia, ehe confessa non solo di inseguire "sogni ingannevoli", ma di possedere anche un ritratto la cui immagine plus est quam quod videatur (XIII 153): si tratta di una materializzazione del ricordo, il simulacro le restituisce il marito lontano, con esso dialoga, ma non é ehe un dialogo con se stessa e ľeroina resta rinchiusa ancora una volta nel suo mondo. Su questo mondo Ovidio indaga analizzando ľanimo di tutte le protagoniste con grande finezza e una attenzione alla psicologia femminile, in cui si sente l'apporto delľesperienza euripidea, offrendo caratterizzazioni sempre varie. Ogni eroina ha una personalitä ben deŕinita, sulla quale fanno sentire la loro influenza légami familiari, condizioni sociali ed esperienze passate. Su Ermione, ad esempio, pesa dolorosamente il rimpianto di un'infanzia perduta nella quale la figúra materna (Elena) era completamente assente; Briseide, ehe ha subito il trauma delľannientamento della sua famiglia e della schiavitii, trova in Achille ľunico ehe le puô restituire dal punto di vista affettivo, quanto egli stesso ha distrutto; Canace, una delle personalitä piú delicate e commoventi delľintera opera, ereatura fragile e inesperta, si trova ad affrontare la morte del figlioletto e la propria a causa delľoppressiva volontä paterna. Va pero tenuto presente ehe, se si considerano in particolare le prime quindici Eroidi, le eroine, pur variamente caratterizzate, manifestano molte analógie nei loro gesti e comportamenti, legáti al loro ruolo di relictae: piangono, si disperano graffiandosi e strappandosi i capelli, svengono, hanno sogni e ineubi notturni; imprecano contro il perfldus ehe le ha tradite, invocano patti non mantenuti; cercano un contatto con la nátura ehe raramente é partecipe del loro dolore, mentre spesso appare fredda, malinconica o addirittura ostile; vagano per le spiagge, luogo di speranza e di dolore, dove si sono consumati gli addii e dove si resta in attesa di scorgere una vela ehe non apparirä; salgono su rocce scoscese, a picco sul mare ehe rimbomba minacciso. Anche le situazioni si ripetono, sono state anzi individuate delle vere e proprie costanti (ľabbandono delľamato, gli ostacoli ehe si frappongono al ricongiungimento, il rifugiarsi nel passato e il doloroso ritorno al presente) ehe condizionano ľandamento della lettera. Questa ripetitivitä secondo aleuni ingenera monotonia; in realtä Ovidio se n'é servito per dare alle Eroidi uno schéma compositivo unitario, alľinterno del quale sviluppa la sua arte della variatio. Questo é possibile perché i motivi comuni sono sempre presentati con particolari diversi (non esistono, per fare un'esempio fra i casi piú ricorrenti, due scéne di partenza ehe siano identiche), anche a livello stilistico e verbale e soprattutto perché, come si é visto, ľautore approfondisce e differenzia il carattere delle sue protagoniste. II criterio della variatio sembrerebbe aver condizionato anche ľordine in cui si susseguono le prime quindici epištole, per le quali sono stati proposti vari tipi di disposizione; aleuni si basano sulle fonti, altri sullo sfondo del mito rappresentato (ad esempio la guerra di Troia) o sulľesito finále (vita o morte delľeroina). In realtä, se ľordine voluto da Ovidio é veramente quello a noi giunto, si direbbe ehe ľautore abbia voluto tenere separati temi simili, secondo il criterio seguito anche nel gruppo delle ultime sei lettere, dove le due epištole di corteggiamento, con le relative risposte, sono separáte dalľepistola di Ero e Leandro, di contenuti e toni completamente diversi. Per quanto riguarda ľepistola di Saffo, la cui posizione alľinterno del testo varia nella complessa tradizione manoseritta (cfr. la Nota al testo), la sistemazione al quindicesimo posto, al termine del primo ciclo di Eroidi sembra trovare piena giustificazione se si pensa ehe ľopera, aperta con la mitica figúra di Penelope, viene a concludersi con un personaggio storico particolarmente significativo in quanto, secondo le intenzioni ovidiane, incarnerebbe la figúra del poeta innamo-rato, ehe paria del proprio amore; al tempo stesso verrebbe čosi confermata la consuetudine di utilizzare ľultimo componimento della raccolta per esprimere le proprie idee in ambito poetico (cfr. Ovidio, Amores 115; III 15). II passaggio dal mondo del mito (Penelope) a quello della storia (Saffo) prelude inoltre alľanalogo procedimento ehe verrä utilizzato da Ovidio nelle Metamorfosi. Ľesperienza ovidiana delle Eroidi non era tuttavia conclusa e, probabilmente a distanza di anni, Ovidio ne riprese la stesura. Pur consapevole dei limiti imposti dalla forma epistolare e della necessitä di rendere piú aperti e articolati i suoi monologhi, ritenne di poter ancora perfezionare il genere ehe egli stesso aveva ereato. Nascono čosi le epištole doppie, cioé una serie di sei lettere nelle quali alla missiva delľuomo fa da contrappunto la risposta della donna. Forse ľidea di aggiungere le risposte venne ad Ovidio dalľamico Sabino, ehe ne compose aleune (non ne conosciamo pero né numero, né contenuto), secondo quanto leggiamo in Amores II 18: «Come é tornato presto il caro Sabino dal suo viaggio intorno al mondo, portando le lettere di risposta seritte dai piú diversi luoghi! La casta Penelope ha riconosciuto il sigillo di Ulisse; Fedra ha letto la lettera inviata dal figliastro Ippolito; ormai il buon Enea ha risposto alľinfelice Didone e, purché sia ancora viva, anche Fillide avrebbe qualcosa da leggere. A Ipsipile é giunta una lettera da parte di Giasone, e Saffo, ricambiata ďamore, consacra a Febo la Hra ehe gli aveva promesso in voto» (Amores II 18, 27-34: trad. di F. Bertini). In realtä si é osservato ehe le prime quindici epištole, pur essendo lettere in senso proprio, sono concepite in modo da non richiedere risposta: il lettore sa ehe non avranno alcun effetto e ehe, come spesso affermano le eroine, sono "parole gettate al vento". Con le epištole doppie la situazione si modifica: innanzitutto la possibilitä di offrire il duplice punto di vista della coppia di protagonisti amplia il campo del racconto; inoltre la lettera, pur non potendo modificare il corso 14 /319 Č Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & & & Z? > > <5> 4))) 95% M1 Q ABC - esteso Gio 14:25 Q, Q ■= • O Adobe Digital Editions - Eroidi Adobe Digital Editions - Eroidi •* Libreria H := finale degli eventi, assume un ruolo nel loro svolgimento, trovando cosi precisa giustificazione: ě il mezzo con cui Paride convince Elena a seguirlo (XVI) e quello stesso con cui Ero fara prendere a Leandro la decisione che gli sarä fatale (XIX). Un po' diverso e il caso delľultima coppia di lettere, quelle di Aconzio e Cidippe, nelle quali Ovidio riesce ad inserire una serie di elementi ehe le rendono molto piú rieche e articolate delle altre, e dove, cosi come nelľepištola di Saffo (XV), ehe concludeva un ciclo, vengono inseriti, con abile allusivitä, elementi di riflessione sulla poesia elegiaca e sulle intriganti implicazioni relative alia funzione delia serittura. Nella lettera di Aconzio (XX) non solo lo scambio epistolare ě giustificato (il giovane non potendo parlare direttamente a Cidippe, malata e sotto stretta sorveglianza, riesce tuttavia servirsi delia conscia nutrix per la consegna dei messaggi), ma, a ereare movimento, viene introdotta nel discorso una lunga apostrofe al rivale (w. 145-172); quesťultimo finisce per diventare quasi un secondo destinatario delľepistola, tanto ě vero ehe Aconzio deve scusarsi di questa intrusione e tornare a rivolgersi a Cidippe: ad te, Cidippe, littera nostra redit. Nella risposta delia fanciulla (XXI) Ovidio, sfruttando il procedimento giä sperimen-tato nell'Eroide IX, fa intervenire un awenimento esterno, la consultazione delľoracolo di Delo, ehe tronca ogni indugio, influenzando in maniera decisiva il suo comportamento; a questo fatto si aggiunge poi ľinserimento delia confessione di Cidippe alla madre, ehe segna un'altra intro-missione di episodi, intervenuti durante la stesura delia lettera. La verosimiglianza dei fatti ě comunque rispettata in quanto Cidippe, a letto ammalata, afferma di serivere la lettera a piú riprese; ciô giustifica ľaprirsi dei varchi temporali. Ľepistola mostra cosi le sue potenzialitä a divenire un racconto sempre piú articolato e complesso: non a caso nelľesperienza ovidiana delle epištole doppie, si ě visto il germe dello sviluppo del romanzo epistolare moderno, dove si inerociano piú voči e ogni scambio di lettere, motivato dalľincedere degli awenimenti, dä a sua volta luogo al successivo sviluppo, fino a ereare una narrazione completa. La vitalita delle Eroidi ě inoltre testimoniata non solo dalla fortuna del testo nel corso dei tempi, ma anche dal fatto ehe in autori a noi contemporanei sono presenti motivi e tematiche, ehe ad esse appartengono, sia pure in forme e con esiti diversi. Si possono cosi citare ad esempio i discorsi-monologo di Christine Brückner (Ungehaltene Reden ungehaltener Frauen, Hamburg 1983) e, ancor piü significativa perché in ambito diverso come quello musicale, la composizione Va lettera felice del maestro Girolamo Arrigo (rappresentata a Roma nel dicembre 1993), ispirata all'epistola di Leandro a Ero. EMANUELA SALVADOŘI 17 /319