Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^») 100% H)> □ ABC - Gio 22:03 Q, © Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Epoca 3 Introduzione 1. Una nuova epoca culturale: caratteri generáli In apertura al suo celebre libro inlitolalo Ľautunno del Medioevo (1919). lo slorico olandese Johan Huizinga (1872-1945) ulilizza una splen-dida immagine per rendere ľidea del passaggio dal Medioevo alľepoca successiva. Egli deserive le onde del mare die divenlano mano a mano piú brevi, lambendo un tralto sempre piú stretlo di spiaggia. finchc, all'im-provviso. si passa dall'alta alia bassa marea. senza che nessuno possa dire esattamente in quale momento quel passaggio sia avvenuto. Qualcosa di analogo, aggiungc lo studioso, accade coi fenoméni culturali, giacehé si, č possibile riconoscere il modificarsi di alcuni aspetti. il mutare delle abilu-dini. dei comportamenti. dei modi di concepire la vita; ma nessuno po-trebbe mai affcrmare con assoluta certezza che un episodio concrcto e specifico sia il responsabile assoluto di quel mutamento. Se questo ě senz'altro vero ě pero sempre possibile individuare con buona approssi-mazione i caratteri principáli che contraddistinguono le diverse epoche culturali. Ciô vale anche per ľUmanesimo, i cui dementi piii tipici, quan-do li consideriamo singolarmente. trovano riscontro anche in altri mo-mcnti della cultura italiana. ma. quando invece li osserviamo nel loro complesso. illustrano in modo appropriato il periodo che corre tra gli ulti-mi decenni del XIV secolo e la tine del XV secolo. fino alia indiscutibile svolta del 1494. quando. con l'invasione di Carlo VIII re di Francia e il crollo del sistema politico italiano. si realizza una situazione diversa. Due gli element! che vanno subito annoverati tra quelli caratleristici di questa nuova stagione. II primo riguarda le forme che gli intellettuali individuano per la loro azione culturale. che č un'azione sentita come fortemente collettiva. II secondo riguarda invece I'attrazione nei con-fronti dei detentori del potere realizzata dagli umanisti, che. pur restan-do sempre subordinati rispetto ai Signoři e ai potcnti del loro tempo, ac-quistano pero una autonómia di azione che si trasforma a volte addiritlu-ra in capacitä di indirizzo politico. Un'ambiguitä questa. tra separatezza della vita culturale e coinvolgimcnto nella gestione del potere, che segna in profondita questa import ante stagione della cultura italiana. 3461 /737 1. Una nuova epoca culturale: taratterl generáli 2.1 recupero delľantichitä e il senso della distanza storita 3. Dalla grammatica čila retorica: li nuova scuola degli umanisti 4. I problema della lingua edello stile 5. Uinizio dell'Umanesimo Ira Padova e Firenze 6. L'organizzazione culturale É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 332 La stagiore delľUmanesimo 2. II recupero delľantichitä e il senso delia distanza storica I manoscritti ritrovati UUmanesimo ě innanzitutlo la grande stagionc del ritrovamento dei manoseritti ehe conservano le opere delľantichitä classica, rimaste a lun-go sepolte nelle biblioleche di monasteri remoti. Seguendo ľesempio di Francesco Petrarca, che per primo svolge un'azione precisa e consapevo-le di ricerca e identifieazione di qucsti antichi tesori. gli intellettuali ita-liani si Lmpegnano in un'imponente altivitä di recupero, riuscendo in po-chi decenni a restituire alla lettura un ingente patrimonio librario. II vasto patrimonio antico che cosi torna a circolare non č costituito soltanlo da capolavori poetici. Anzi, i ritrovamenti in questo ambito ap-paiono nel complesso di non grandissimo rilievo, fatto salva la scoperta davvero fondamentale del De rerum natura di Lucrezio {individuato nel 1417 da Poggio Braeciolini). Molto piü numerosa e significativa ě la re-stituzione di testi di altro lipo: dalle orazioni (a partire da quelle di Cicerone) alle opere retoriche: dai libri filosofici ai commenti letterari; dai Irattati che illustrano ľarchitettura. ľarte militare o la coltivazione agri-cola, ai manuáli dedicati alla medicína, alia mágia e alla matematica. L'apertura verso il mondo dclla Natura con il nuovo interesse per i lesti scientifici e pratici si accompagna a una profonda revisione del mondo della Storia. che in pochi decenni conduce alla costituzione della frontiera culturale destinata a distinguere ľetä presente dal passato. La fronticra umanistica consistc ncllo stabilire una linea di demarcazione che separa il secolo in cui vivono i nuovi intelleltuali dai secoli passati. i cui valori vengono nettamente rifiutati. Lo schema lemporale ehe ne emerge ě di tipo tripartito: Rinascere: una frontiera culturale Un sistema culturale complesso A. etä presente: B. medioevo: C. etä classica. Tale tripartizione si sviluppa su due coppic asimmctriche: la prima stabilisce la contrapposizione tra etä presente e etä medioevale (A vs. B); la seconda fissa Íl rapporto di imitazione tra etä presente ed etä anti-ca (A o C). II passato romano c, ma solo dopo la caduta di Coslantino-poli (1453). quello greco si coslituiscono in queslo modo come depositi della pristina forma (Quondam), cioě di quelle «forme originarie» che gli umanisti intendono restaurare come riferimento per i diversi campi delľazione umana. I contemporanei hanno bisogno di risalire a questa epoca ideale in quanto tra il loro mondo e quello degli antichi si frappo-nc un periodo intermedio sentito come negativo (nasce cosi il concetto di «medioevo». cioě di etä ehe si trova in mezzo). Sulla base di questa frontiera gli umanisti possono costruire il mito della Rinascita: il presente e considerato positivo perché contrapposto al vicino passato medioevale e ispirato alľantico passato greco-Iatino. Grazie al recupero dei manoscritti antichi e alla loro fedele copiatu-ra. che permette una nuova diffusione delle opere, gli umanisti restitui-scono dunque ľarticolato sistema conoscitivo proveniente dal mondo antico, che andava dalľambito tecnico a quello teorico, dai capolavori 347 / 737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Epoca 3. Introduzione 333 delia poesia alle vetle del pensiero scientifico. Si tratia di un aspelto de-cisivo di questa nuova cultura, ehe non si limita affatto alla esclusiva va-lorizzazione delle disciplíne letterarie. ma che al contrario, attraverso la retorica. cioč attraverso M primato delia parola umana. ambisce a esten-dere le proprie conoscenze ai piu diversi settori del sapere. Ě il caso. per esempio. delle scienze matematiche, che. ritenute fino a quel tempo sus-sidiaric e limitate alľapplicazione nella vita pratica (sopraltutto la mer-catura), assumono una grande imporlanza nel corso del Quattrocento, come rivelano le ricerche sulla proporzione e gli studi dedicati alla pro-spettiva. che in breve tempo rivoluzionano la pittura italiana. Ed e il caso delia mágia ehe, ricevuto un impulso nuovo dalla riseoperta dei testi delia tradizione ermetica greca. collabora a scardinare ľimposlazione arislotelica che distingueva rigidamente tra mondo Celeste e mondo su-blunare e a gettare le basi per una concezione dinamica delia natura, in-eentrata sulla trasformazione di cui. da questo punto in avanti, gli intel-lettuali s'impegneranno a comprendere le leggi profonde. Ě importante non sotlovalulare la dimensione pratica. addirittura Un modello pratko pragmatica. dell'Umanesimo. un periodo in cui la ricerca erudita e gli sforzi del sapere (anche quello piü esclusivo ed clitario) vengono ricon-dotti sempre alľintervento effeltivo nelle vicende degli uomini. I modelu antichi. di conseguenza. non sono ideali staccati dalla prassi, ma modelli conereti ehe vanno incarnati nei comportamenti quotidiani. Al tempo stesso. la passione per gli antichi si presenta come un "ideale Un ideale culturale culturale». come un modo per differenziarsi rispetto alle generazioni pre-cedenti. I nuovi. spesso giovani intellettuali realizzano i loro modi di seri-vere. vestirsi e comportarsi sulla base del passato greco-romano, «adattan-do ai loro bisogni e desideri quegli elementi ehe a loro parevano utili o sim-bolicamente rilevanti» (Colie). Stephan Greenblatt ha efficacemente defi-nito questo atteggiamento come self-fashioning, cioě «auto-modellanien-to». Si tratta di un modo di fare caratteristico dell'Umanesimo e delia suc-cessiva stagione rinascimentale. ehe. diťfondendosi dalľltalia in tutta Europa, mostra benc come il senso delia distanza storica, acquisito grazie alla pratica conlinua coi lestimoni del passato, abbia avuto una rieaduta impor-tantissima nel modo di concepirsi delia societa del tempo. 3. Dalla grammatica alla retorica: la nuova scuola degli umanisti II continuo riferimento ai testi antichi impone. com'e ovvio. una co- Signiľicato noscenza diretta di quei lesti, la cui lettura e comprensione viene affi- delia parola umanista data a degli specialisti delia lingua latina e, dopo la metä del secolo XV, di quella greca. Gli umanisti sono dunque innanzitutto degli esperti co-noscitori delle lingue e delle letterature classiche, come dimostra peral-tro il significato delia stessa parola umanista ehe nel Quattrocento si-gnifica semplicemente «professore di lettere» (Avesani), cioě colui cui era affidato ľinsegnamento dei testi a un livello piu alto delia semplice spiegazione letterale del testo (ehe era il compito del grammaticó). Ľu-manista, in sintesi. ě un retore ehe evince dalla lettura delle opere anti- 3481 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 334 La stagiore delľUmanesimo Saperelinguistico escienza delle tose La scuola ■::■.?:! i umanisti Trattatistica pedagogica ehe anche dei contenuti morali, un ammaeslramento valido per la vila attiva di ogni giorno. Gli studia humanitalis sono basati sul conereto lavoro di riscopertít let-lura e comprensione di un insieme mollo preciso di testi, a partire, come spiega Leon Battista Alberti, da «Tullio [cioě Cicerone]. Livio, Sallustio». Da quesli autori i giovani devono altingere la «perfettissitna aerc ďelo-quenza con molia gentilezza delia lingua latina»; a lal fine occorre leggerli ripetutamente, ripeterli ad alia voce e memorizzarii («rileggerli. recitarli spesso. mandarli a memoria»). II programma ě dunque prevalentemente letterario. e tullavia. come abbiamo detto, sc ľobieltivo prioritario č di «cercare» la perfetta «lingua latina» (il ehe va fatto soprattulto leggendo «quelli e' quali lebbono netta e perfettissima»). nondimeno occorre cono-scerc anchc gli altri autori, dai quali si devono acquisire «ľaltre seienze delle quali e' fanno professione» (Libri delia famiglia. I. pp. 87-88, ed. Furlan). Come si capisce giä da queste poche ballute. ľetä delľUmanesimo vede un grande sviluppo delia relazione pedagogica tra maestro e al-lievo, non piú basata sui principi delľautoritä e delia costrizione, ma sulla persuasione e sul rispetto reciproco. Certo. la severitä dei maestri di lingua rimarrä proverbiale ancora per secoli. ma semprc piú viene imponendosi in questi decenni ľidea del maeslro come secondo padre. cos'i come si sviluppa ľattenzione per quella ehe si puó considerare una nuova categoria sociále: ľinfanzia (Ariěs). Se. per fare un gioco di parole, mollissimi umanisti furono degli «umanisti». cioě dei maestri di scuola, allora non deve stupire la grande quantitá di libri di argomento pedagogico che vengono scritti in questi decenni. A questa attivitä si dedicano alcuni dci piú grandi in-lelleltuali dell'epoca. da Pier Paolo Vergerio (De ingenuis moribus et libcraiibus studiis adulescentiae: 1400-1402) a Leonardo Bruni {De studiis et litteris liber: 1422-1429): da Matteo Palmieri (Delia vila civile: post 1430) a Francesco Barbaro (De liberorum educations prima melä del XV secolo): dal giä citato Leon Battista Alberti (Libri della famiglia: 1437-1441) a Maffeo Vcgio (De educatione liberorum et eorum claris moribus: 1445-1448) e poi Enea Silvio Piccolomini (il futuro papa Pio II. De educatione liberorum: 1450) e Battista Guarino (De ordi-ne docendi ac studendi: 1459). Al passare del secolo am vera anchc il Regno di Napoli, col De educatione di Anlonio De Ferrariis (1504). cui. pochi anni dopo. fara seguito il trattato di Erasmo (Depueris libe-raliter instituendis: 1530). con il quale l'Umanesimo diventa un grande patrimonio comune a tulta Europa. Questa notazione geografica ě necessaria per capire il movimento umanistico, che. come vedremo piú avanti. non č affatto circoscritto alia sola Firenze - come invece si ě spesso continuato a dire nel corso del Novecento -, ma ě almeno condiviso da tutto il mondo padano, dalla Milanodi Vergerio alia Venezia di Francesco Barbaro e dalla Verona d i Guarino alia grande area emiliano-romagnola dove, tra Ravenna, Forli. Bologna, le grandi corli di Ferrara e Mantova. agiscono maestri della le-vatura di un Vittorino da Feltre. Battista Guarino. e poi Codro e Beroal-do. Un movimento esteso all'intera penisola. cui partecipa anchc il Regno di Napoli, a partire dall'azione del Panormita e poi con due grandi ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ Epoca 3. Introduzione 335 maestri come Pontano e Sannazaro (vd. il discorso sviluppato alPinter-no del Capitolo 1). 4. II problema della lingua e dello stile L'Umanesimo ě dunque innanzitulto un grande processo di riappro- L'im tazione priazione dei lesii antichi. vissuti come modelli di vita. Una fale risalib verso il passato impone innanzitutto una conoscenza approfondita dt lingua antica. di cui si deve avere non solo la compctenza passiva, ma ; che quella attiva: non bašta, cioě, leggere e capire il latino, occorre anche scriverlo e parlarlo. Ma poiché il latino non ě piú una lingua madre. gli intellcttuali del tempo non possono che apprenderlo dai testi che ammi-rano cosi fervidamenle; di conseguenza, il latino che essi stessi serivono ě esemplato su quello che nel frattempo leggono nelle opere del passato. Lo «studio senza posa del vocabolario e della sintassi antichi" (la grammatica) e lo «sforzo di cogliere 1'eloquente modo di esprimersi de-gli autoři classici» (la retorica) non solo svelano «la mentalita di quegli scrittori». ma alimentano anche un «nuovo modello linguislico» (Witt): nasce cosi il concetto di itniiazione, intesa come volonta di imitare la lingua antica, abbandotiando il proprio mondo linguistico per entrare in quello dellantichitá. II problema del corretto rapporto con le fonti della lingua, cioě con Lastimmiaelape gli stili degli autoři studiati. era slato gia posto con grande chiarezza da Francesco Petrarca, che. sc invita a leggere e rileggere i classici. racco-manda pero di seriverc senza imitare alia lettera. ma trovando un proprio modo personále di esprimersi. cosi da assomigliare agli antichi come i figli assomigliano ai padri. A questo scopo, spiega Petrarca, ě fon-damentale «servirsi dell'ingegno c ďei colori nitmi, ma non clelle parole" («Utendum igitur ingenio alieno utendumque coloribus, abstinen-dum verbis»: Fam. XXIII 18). Chi invece riprende dai suoi modelli anche le parole e lc espressioni tipiche, assomiglia alia scimmia, la quale imita il comportamenlo dell'uomo senza essere consapevole del signifi-cato dei suoi gesti. A questa si accompagna la similitudine opposta e complemenlare dell'apc. che ě- invece qucllanimale capacc di ricavarc dai fiori (e si ricordi che i flores, 'fiori', sono appunlo gli esempi di bella eloquenza) una sua sostanza autonoma. Questa cfficacc coppia ďimmagíni vale ovviamente solo come ideále regolativo. Nella realta ě ovvio che lo stretto rapporto con la lingua del modello. a causa della sua slessa nátura di «modello». finisce col «modellare» lo stile di colui che imita. A poco a poco il sistema finisce cosi coll'irrigidirsi. menlre vengono individuati due principali riferimen-ti stilistici che divenlano pressoché obbligatori: Cicerone per la serittura in prosa e Virgilio per la serittura in versi. Ció ě certo dovuto anche al fatlo che in questi autoři si trova in prevalenza anche quel tesoro di co-noscenze e di massime sapienziali che risultano assai efficaci nell'inse-gnamento pratico. Del resto, il principále motore del mutamento stilisti-co del XV secolo sono le orazioni ciceroniane, che forniscono un csem-pio altissimo di retorica intesa come arte del ragionare. I 3RD /737 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ 336 La stagiore dell'Umanesimo La lingua e il tempo Radiči cristiane e mordo pagano II fascino letterario dei pagani Renovatio: vivere come gli antichi Rilrovando opore; scomparse cla seeoli. leggeiidulc u rileggondole con devozione e attenzione. correggendole degli errori che vi si sono inerosta-ti sopra, gli umanisti fanno in poco tempo una grande scoperta. Essi si ac-corgono infalti che la lingua latina non ě un unico blocco omogeneo sempře uguale nel tempo e nello spazio. La varieta di forme e di espressioni ě infatti dovuta a differenze stilistiche (il linguaggio degli autoři comici ě diverso da quello di Cicerone, per esempio) c geografichc (la patavinitas di Livio, cioě il suo «colore» settentrionale. o le sonoritá africane di Apu-leio). Inoltre, e qui sta la scoperta. queste differenze sono dovute alia va-riazionc diacronica: la lingua di Ennio (III-II sccolo a.C.) non č quella di Virgilio (I secolo a.C.) e non ě quella di Stazio (I secolo d.C). II senso del tempo storico. che abbiamo visto essere un carattere fondamentale dell'U-manesimo. ě dunque il frutto dell'espcrienza conereta di ricerca c studio delle opere. Questa consapevolezza del mutamento storico costiluisce uno dei maggiori lasciti di questa grande stagione culturale. II rapporto con gli antichi. vissuto in módo cosi intenso c diretto. non ě pero privo di contraddizioni. La grande stagione greco-romana si ě infatti sviluppata in gran parte prima di Cristo. e la quasi totalita dei testi ammirati dagli umanisti sono stati seritti da autoři pagani. Si crea di conseguenza la necessita di distinguere tra la bellezza dello slile e la ve-rita delle loro affermazioni; o ancora. problema piú sottile e insidioso. di separare il valore morale di quanto si legge in quelle opere dallorizzon-te rcligioso che le caratterizza. Distinguere tra i due aspetti non era pero cosa facilissima. II riferi-mento a una pristina forma cui adeguarsi fedelmente portava inevitabil-mente ad assumere comportamenti. abitudini. opinioni chc non erano assimilabili in prospettiva religiosa. II primo problema era di nátura linguistics: il latino dei classici era diversissimo da quello biblico; avere come modcllo Cicerone, Virgilio, Apulcio significava seriverc in modo as-sai piú ricco ed elaborato ďi quanto non accadeva quando si seguivano i Vangeli o ci si ispirava alle secche formule ecclesiastiche. Un'altra dimensione problematica sorgeva dall'idca stessa di renovatio: far rinascere le forme antiche significava infatti ripristinare anche forme della socialita preeristiana. Questo ě il caso della cosiddetta Ac-cademia di Carcggi che. riunita intorno a Marsilio Ficino in una villa medicea, si dedicava alio studio della filosofia di Platone, riprendendo anche il modello delPantica «Accademia» platonica di Aleně. Questo ě anche il caso delle grandi dimostrazioni di munificenza introdotte dai papi in quella Roma che anche dal punto di vista archilettonico e urba-nistico conservava le vestigia dell'antico vollo imperiále. Questo ě il caso. per fare un ultimo tra i tantissimi esempi possibili. deH'interesse per le rappresentazioni teatrali: si tratlava di qualcosa che era del tutto man-cato nel corso del Medioevo. ma che nel giro di pochi decenni - anche per la piú diffusa conoscenza del De architecture! di Vitruvio - avrebbe portato alia rinascita del teatro regolare. Non puó dunque stupire che nel corso del Quattrocento, e aneor di piú all'inizio del secolo successivo. gli umanisti venissero talvolta aceusati di paganesimo. o chc la loro ammirazionc nei confronti della cultura pagana fosse giudicata con sospetto. E tuttavia, se ě vero che «dall'inizio del ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ Epoca 3. Introduzione 337 Quattrocento gli umanisti in genere eessarono di preoccuparsi del proble-ma di conciliare la loro fede con la letteratura pagana» (Witt), cio vuol dire che divcnnc prcdominantc la profonda convinzionc chc la disciplina in-tellettuale imposta dallo studio della cullura classica fosse il fondamento di un processo di miglioramento anche morale dell'essere umano. 5. L'inizio deH'Umanesjmo tra Padova e Firenze Se, come abbiamo visto in apertura, ě difficile stabilire la data della na- Padova scita dell'Umanesimo, ě allrettanlo difficile fissarne il luogo. Rispetlo alla tradizionale centralita di Firenze, la critica degli ultimi decenni ha infatti mostrato il rilievo deH'UnivcrsÍtá di Padova, dove spicca 1'azione culturale di Lovato dei Lovati, ispirala, giá intorno al 1290. ai veterum vestigia va-tiíin. le impronte' degli antichi che devono essere fedelmente calpestate. L'importanza deirambientc padovano. e in generále 1'ampia presen- Tradizione letteraria za nell'intero terriiorio padáno di una cul tura incenirata sull'intenso rapporto con gli antichi e suH'accertamento filologico della loro eredita. va considerata anche in rapporio coi massimi autoři del nostro Trecento. Basli pensare a Dante, la cui ultima opera consiste in uno scambio di epištole metriche con Giovanni del Virgilio. erudito bolognese in con-tatto col padovano Albertino Mussato, allievo di Lovato (vd. Epoca 2, Capitolo 1. §10). Piu decisivo ancora il rilievo della rcalta padaná nella vita di Francesco Petrarca, che trascorre gli ultimi giorni della sua vita tra Padova e la vicina Arquá, mentre proprio a Padova, nel 1351 e nel 1368. aveva ospitato l'amico Boccaccio per due lunghi periodi. Al versante universitario padovano si puó contrapporre la dimensio- Firenze ne che ě stata delta «civile» (Garin) del mondo fiorentino, dove fonda-mcntale la slretta connessione tra cultura umanistica e gestione dell'am-ministrazione pubblica. La cenlralitá di figure come Coluccio Salulali e Leonardo Bruni mostra come nella capitale toscana 1'azione intellettua-le non sia mai separata dalla gestione del governo, in ottemperanza al principio (ricavalo da Aristotele) che «l'nomo é animal civile». Huma-nitíis non ě dunque un fatto solo culturale. né le litterae sono mera reto-rica. ma devono sempře ispirare 1'azione conereta. Si spiega cosi come mai lo stesso Bruni possa paragonare lo stile di Lapolitio Cicerone alla repubblica di Firenze: l'uno e 1'altra rappresentano l'e-spressione massima raggiunta nei rispettivi ambiti, giacehé. nellc parole dell'autore, prima di loro non si era visto <-nusquam tantus ordo rerum, nusquam tanta elegantia. nusquam tanta concinnitas» ("mai tanto ordi-ne. tanta eleganza. tanta sintesi euritmica'). La Laudaúo bruniana vie- Mite e oratoria ne composta nel 1404. Alia luce di ció, ě interessante osservare che. se una simile concezione dell'ideale repubblicano fiorentino trasforma la conereta esperienza cittadina in una rcalta mitologica (destinata ad avere lunga fortuna), ďaltra parte 1'orizzonte «civile» degli intellettua-li attivi a Firenze permette loro di arriechire 1'Umanesimo italiano di una dimensione pubblica. esplicitamente politica. che peraltro ispira anche un'innovazione řormale. introducendo lo stile classicheggiante nelParte oratoria. É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% [g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 338 La stagiore delľUmanesimo 6. Ľorganizzazione culturale Separatezza Ľespericnza di Firenze. orgogliosa del suo regime comunale. per quan-degli intellettuali to presto assurta a esempio quasi mitologico, non rappresenta perö un esempio tipico del rapporlo tra umanisti e potere politico. Rispetto alľetä comunale. infatti, durante la quale, specie nelľltalia centro-settentrionale. gli intellettuali ebbero spesso un ruolo egemone nella conduzionc del potere. la nuova elä signorile vede una varieta di posizione degli umanisti rispetto alľazione di governo. L'attivitä di studio viene sempre piú. awertita come separata, semmai non priva di implicazioni collettive, come nel caso delľeducazione, ma rigidamente distinta dalla direzione della cosa pubbli-ca. Da questo punto di vista la stessa scelta linguistica. caratteristica della cultura umanistica. rappresenta un clamoroso sintomo della loro condizio-ne: se infatti serivere in latino significa avvicinarsi ai grandi modelli classici anche nelle cose che riguardano la vita di tutti i giorni (come per esempio comunicare coi propri simili). ďaltra parte ciô significa allontanarsi dalle consueludini dei propri contemporanei e presentarsi come un'entitä ben distinta alľinterno del complessivo corpo sociale. Ne consegue la contrad-dizione tra due diverse pulsioni: ľinteresse degli intellettuali per la dimen-sione pragmatica delľesislenza. che va condotla sul modello degli antichi. e il senso della loro differenza rispetto ai comportamenti piú diffusi. con la conseguente spinta a presentarsi come un corpo sociale distinto. La camera religiosa Le diverse posizioni nei confronti del potere sono inoltre ben rispec-chiate dal punto di vista dei percorsi professionali. Come ha dimostrato Carlo Dionisotti in un celebre saggio dal titolo Chicrici c laici, sin dalla fine del secolo XIV. con Petrarca c Boccaccio, e poi di nuovo verso la metä del Quattrocento, si fa evidente la propensione degli intellettuali per la carriers religiosa. Questo é il caso anche di umanisti fiorentini, come Pog-gio Bracciolini, Leon Battista Albcrti c, nelľultimo quarto del secolo. Angelo Poliziano; senza contare che tra i grandi umanisti bisogna consi-derare anche un papa. Íl senese Pio II. al secolo Enea Silvio Piccolomini. II mondo delle corti Al tempo stesso, li dove e piú sviluppata la nuova rcaltä signorile, in-centrata sul sistema della corte. gli umanisti svolgono la loro attivitá slrin-gendo un maggiore accordo coi detentori del potere. Lo dimostra la vivace realtä della Miláno viscontea e poi sforzesca. dove spicca ľattivitä dei due Decembrio e dei due Barzizza, padri e figli, e di Francesco Filelfo, che pur non raggiungendo i risultati innovativi di Bruni, Valia o Poliziano. é pero anch'egli interprete della fondamentale unione di retorica ed etica attra-verso lo studio continuo dei classici greco-romani. Caso interessante é anche quello delle cortl padane emilfane e romagnole, dove ľUmanesimo orienta in modo proťondo le pratichc culturali piü diffuse, dalla edilizia laica e religiosa alľurbanistica, dal gusto archeologico per le immagini an-tiche alia riseoperta del teatro. Ciô accadde in particolare a Ferrara. dove ľattivitä di Guarino Guarini e del figlio Battista fa tornare in circolazione le commedie plautine, mentre Pellegrino Prisciani avvia una riflessione davvero innovativa inlorno alia organizzazione degli spettacoli destinata ad aprire la futura stagione cinquecentesca del teatro regolare. Leaccademie Del mondo cortigiano parliamo nella successiva sezione. Adesso e importante osservare che, nonostante i possibili esempi di integrazione É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Epoca 3. Introduzione 339 tra potere politico e attivilä inielleituale, in questi anni si realizza una nuova forma di aggregazione intellettuale. Ci riferiamo alle accademie ehe. sorte su una vaga imitazione delia scuola filosofica di Platone. di fatto si presentano come luoghi di incontro cullurale liberamente gestiti dagli umanisti. Questa slagione dura in veritä qualche decennio, tra l'Accademia fiorentina di Careggi fondata nel 1462 (ehe contribuisce al prestigio mediceo, ma ehe non si oceupa direttamente di politica), l'Accademia romána di Pomponio Leto, fondata intorno al 1450, e quella di Napoli. fondata nel 1458 dal Panormita (Antonio Beccadelli). ma assur-ta ai suoi massimi fasti con Pontano. Le accademie si presentano come centri in cui gli umanisti organizza-no lo scambio intellettuale sul principio delľotium, ossia delia indipen-denza rispetto agli impegni quotidiani. Viene čosi rafforzata la sodaihas, ossia il riconoscimento reciproco degli intellettuali come corpo separato rispetto al potere e caratterizzato dalľamore per lo studio e per la diseus-sione disinteressata. libera dagli obblighi delia dipendenza gerarchica. La libertá degli scambi é anche il frutto di una nuova tendenza cul-turale. ehe caratterizza profondamente il profilo intellettuale degli umanisti. Nonostante la ricerca di un sistema di organizzazione auto-nomo e separato dal resto delia societä, le accademie umaniste non si propongono come strutture nelle quali ci si dediča a questioni pura-mente astratte, avulse dalla realtä. Di massima, gli umanisti conserva-no infatti sempre un interesse pragmatico e concreto verso il mondo. tanto piü ehe questa etä é caratterizzata dalla «decompartimentazione del sapere» (Panofsky). Rispetto alia ben diversa organizzazione uni-versitaria, le accademie non conoscono la conlrapposizione Ira le varie discipline, ma al contrario esprimono la diffusa tendenza a coltivarle tutte. E questo, del resto, il piü vero spirito delľUmanesimo. quel ehe é stato definilo il suo «sogno» (Rico), cioe la convinzione ehe la cono-scenza delle parole (conseguita attraverso la filológia) porti direttamente alia conoscenza delle cose. Questa apertura disziplinare c la conscguente ambizionc a libcrare lo studio dal vincolo della dipendenza da un signore vengono viste con sospetto da chi controlla il potere politico. Pertanto. col tempo le accademie verranno sottoposte a controllo piü serrato. con l'irrigidimento delle strutture e dei protocolli ehe regolano ľaccesso. limitandone la facility e spesso imponendo degli esami di ingresso. Ciö aceadrä a partire dal XVI secolo: ma giä nel Quattrocento ci sono episodi significativi di rilorsioni poliliche, come nel caso delľAccademia romána, i cui principáli esponenti vengono arrestati nel 1468 con l'accusa di aver complotta-to ai danni del papa. II processo si chiude con poche e lievi condanne, ma il segnale é chiaro: la libera riunione degli intellettuali, privi di ogni forma di controllo politico non puö continuare. II nuovo sistema delle accademie ha un corrispettivo letterario di estremo interesse. Al pari infalti delľeffeltiva esperienza storica.che vede gli umanisti organizzarsi in un sistema di scuole e di circoli di condivisio-ne del sapere, cosi accade anche per le soluzioni espressive che. incentrate sui generi delľcpistola e del dialogo. offrono un'evidentc rappresentazio-ne dell'ideale di comunicazione paritaria tipica di questa epoca cullurale. 3Rd 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 340 La stagiore delľUmanesimo Epištola Ľepistola. scritta in latino e ispirata ai modi del rapporto di amici-zia. appare del tutto diversa dalla produzione tipica delle cancellerie e segreterie medioevali. quando le lettere erano modellate sulla rigida formulistica delle Artes dictaminis. Adesso. sulľesempio di Petrarca. a sua volta modulato sullo stampo ciceroniano. la lettera é espressione di un ideále di familiaritä, frutto delľappartenenza a un comune oriz-zonte di valori morali e di stili di comportamento. ehe trova adeguata corrispondenza nella lingua e nello stile. Non. dunque. formule stereo-tipate. ma colloquio diretto; non espressioni derivanti dalľossequio ai rapporti gerarchici, ma parole ehe al tempo stesso sono il segno di una cultura profonda e di un sentimento ďintimitä Ira i due inlerlocutori. Si tratta di un aspetto qualiťicante di quesla nuova cultura. ehe necessi-ta di almeno una precisazionc. Ě stato infatti giustamente osservato piú volte ehe ľetä delľUmanesimo ě caralterizzata dalľenorme litieiositä degli intellettuali. sempře pronti alla polemica. anche assai violenta. Ciô ě ľef-fetto. senza dubbio. dclľambiguitä del loro statuto professionale. delia rivalita cui sono costretti a causa delľincerta collocazione a corte e delia competizione per guadagnarsi il gradimento di protettori e committenti. Ma questo e anche il segno di quanto la cultura costituisca la specificitä delľintellettuale, il suo piú autentico carattere individuate. Proprio perché litigano. si insultano. polemizzano. gli umanisti dichiarano la loro comune appartenenza a un sistema riservato ed elitario. la cui migliore espressione ě appunto lo scambio epistolarc, genere in cui. senz'alcun dubbio, il rapporto tra individui ě valorizzalo al massimo grado. Ildialogo Analogo ragionamento si puô fare per ľaltro genere preminenle. il dialogo, ehe ncl corso del Quattrocento conosce una vera c propria esplosione di titoli (cfr. Celenza e Pupillo). Questo genere letterario ě caratterizzato da una forte teatralitä, giacehé vi vengono rappresentati dei personaggi ehe discorrono tra di loro. Se si ricorda ehe l'Umanesimo ě basato sulla centralitä delia parola (oraťto), in quanto forma specifics degli esseri umani. si comprende bene ľapprezzamento di cui gode in questo periodo un genere letterario in cui lo sviluppo delľazione ě esclu-sivamente affidato alio scambio discorsivo. L'apprezzamento ě ancora maggiore per il ťalto ehe tra i massimi autori antichi di questo genere vi sono Platone c Cicerone, ehe costituiscono ľacme stilistica delle rispet-tive lingue: il greco e il latino. A questi si aggiunge verso la metä del Quattrocento anche la cono-scenza di Luciano di Šamosata, i cui dialoghi sono caratterizzati da un patente gusto paradossale e da un registra stilistico comico. Rappre-sentando dialoghi tra defunti. liberi di rivelare le veritä piú imbaraz-zanti. oviaggi impossibili ai confini del mondo. questo geniale seritto-re delľanlichilä arricchisce potentemente il lessico e la stessa struttura mentale delia letteratura umanistica. fornendo agli serittori del tempo un modo nuovo. caustico e al tempo stesso leggero. per riflettere sulle abitudini umane. Anche il genere dialogico, insomnia, conferma la fondamentale giunzione umanistica tra ricerca espressiva e impegno morale: tra retorica e filosofia. 3RR 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo 1 Alla scoperta degli antichi 1. I ritrovamento del codlci antichi 2. Renovalio e resíBu/aíftj 3. Unsistema dl comunicaziane 1. II ritrovamento dei codici antichi Non ě facile fissare in maniera definitiva e indiscutibile una soglia epocale. I diversi fenoméni culturali ehe aceadono in una medesima epoca son o infatli caratterizzati da velocilä different]: aleuni si ricol-legano a consuetudini passivamente ripetute per decenni e per secoli: altri appaiono invece innovativi agli stessi contemporanei, producen-do un'accelerazione imprevista nelle forme estetiche e nelle abitudini sociali: altri ancora impongono delle trasformazioni cosi radicali ehe i loro effetti diventano comuni e condivisi soltanto dopo un certo tempo. Benché sia dunque arbitrario scegliere un evento unico per carat-terizzare uiťepoca, si puö forse dire ehe la scoperta delle epištole ci-ceroniane Ad Atticum da parte di Francesco Petrarca, avvenuta nel 1345 nella Biblioteca Capitolare di Verona costituisca una data molto significativa per stabilire una soglia nella cultura italiana. Nella cer-chia degli intcllettuali pití avanzati questo ritrovamento viene ben presto riconosciuto come decisivo di un nuovo modo di pensare al passato e di concepire il lavoro letterario ehe avrebbe poi ricevuto il nome di Umanesimo. Elemento cardinale delia cultura umanistica ě infatti senza dubbio il rapporto diretto col mondo antico, prima romano, poi, in particola-rc dopo la caduta di Costantinopoli (1453). anche greco. Tra la metä del Trecento e la fine del Quattrocento, gli intellettuali vengono elabo-rando un peiisiero čomu ne e un comune model lo di riferimento, i cui elementi basilari consislono nella imitazione degli autori classici. co-nosciuti in maniera semprc migliore e piü ampia. Scoprire gli antichi - come abbiamo intitolato questo capitolo - significa innanzitutto leg-gerne le opere: operazione nou semplice in un'epoca in cui le bibliote-che sono scarse. disorganizzate e prive di cataloghi ehe permettano di individuare facilmente il testo ehe si sta cercando. Per soddisfare il lo- É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, O • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria llruolodi Poggio 342 La stagiore delľUmanesimo ro desiderio gli umanisti devono, pertanto, mettersi fisicamenle alia ri-cerca dl un patrimonio letterario ehe sanno essere enorme. ma ehe. dopo quasi mille anni dalla caduta delľlmpero romano d'Occidente (476 d.C), ě andalo disperso. Campione di quesla atlivitä ě Petrarca. ma sulla sua scoria si muovo-no gli umanisli successive analogamente convinti ehe in questo modo si possa risalire alla pristina forma, cioě alla bellezza originaria dei testi antichi. Atlraverso il ritrovamento dei codici si fanno tornare in vita del-le opere esemplari. ehe vanno imitate per poter nuovamente attingere alio stile perfetto. In questo consiste la renovatio, cioč appunlo la rina-scila delľarmonioso equilibrio stilistico degli antichi, cui i moderní vo-gliono adesso assimilarsi. La seoperta dei codici č sempre vissuta come unavvcntura esaltante da parle di quesii intellettuali. i quali visitano le biblioteche conventuali di tutt'Europa. spesso approfittando dei viaggi cui sono costretti per ra-gioni professionali (incarichi diplomatici al servizio di Comuni e Signo-rie. o, soprattutto se chierici. impegni nella buroerazia ecelesiastica e pontificia). Ě il caso di Poggio Bracciolini (1380-1459). allievo di Coluc-cio Salutati (1331-1406). Íl grande cancelliere delia Repubblica fiorenti-na (cfr. Garin). e amico di un altro importante esponente delia cultura di Firenze come Niccoló Niccoli (1365 circa-1437). ehe ne ě un punto di riferimento per tutta la vila. Funzionario delia curia papale dal 1403. Bracciolini dediča molto tempo alla ricerca e alla copia di testi antichi. Nel 1415, per esempio. egli trova nelľabbazia di Čluny le orazioni ciceroniane Pro Marená e Pro Roselo Amerino. cui aggiunge due anni dopo la Pro Caecina, rinvenuta a Langres in Francia, e ancora altre sette (Pro Roseto coino-edo. Contra Rullum, Pro Rabirio, In Pisonem, Pro Rabirio Postumo, e le Ire De lege agraria), tutte ritrovate nella biblioteca del duomo di Colonia. Nello stesso 1417 Poggio s'imbatte inoltre nel De rerum nátura di Lucrezio, leslo iniportantissimo. di cui si conosceva ľesistenza ma ehe nessuno aveva piú potuto leggere da se-coli (Figura 1: cfr. Greenblatt). Questi fortunati ritrovamenti sono il frutto di una consapevole professionalitä. Poggio in-falti, oltre ehe un eccellente copista, ě un esperto di libri e di seritture del passato. e. mentre partecipa per dôvere d'ufficio ai lavori del concilio di Costanza, si sposta per fare visita ai monaster! delia Svizzera. delia Germania e delia Francia, consultando carte polverose c libri rimasti chiusi da secoli e spesso danneggiali dagli insetti e dalle intem-perie. In una lettera del 15 dicembre 1416 egli comunica a Guarino Veronese (1374-1460), suo caro amico anche lui filologo e umanista. Wnl*f -í,'- -r r**feer*íhrr*í* /inflí ■ t. LVCRFTi . f AHJ 1 DF ■ RFM? "natvra ■ j IfcfR .vi ■ fxfLicit- LtfiF . FlLICfTFF ■ Figura 1 L'D-:d:a\ un manoseritto del De rerum natura d i Lucrezio. 3R7 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria la scoperta di una copia integra delle Institutione tiliano nel monastero svizzero di San Gallo: Fortunu quidem [nil, cum sua, tum maxime nostra, ut cum essemus Constantie otiosi, cupido incesseret visendi eins loci quo ille reclusus te-nebatur. Est autem monasterium Sancii Galii prope urbem hanc mili-bus passman XX. Itaque non/iulli animi laxandi et simulperquirendo-rum lib r or um, quorum magnus numerus esse dkebatur, gratia eo per-veximus. Ibi inter confcrtissimam Ubrorum copiam quos longum esset recensere, Quintilianum comperimus adhuc salvum et incolumen, plenum tarnen situ et pulvere refertum. Erant enim non in bibliotheca libri Uli, ut eorum dignitns poslulabat, sed in tclerritno quodam et obscuro carcere, f undo scilicet unius funis, quo ne vita quidem damnati retrude-renttir. (Bracciolini, Entere, vol. II. p. 446) [Fu ccrlo una forluna. tanto sua quanto soprattulto nostra se, trovando-mi a Costanza ozioso, mi venue voglia di vedere quel luogo nel quak er; rinctiiuso. II monastero di san Gallo ě in Cat ti lontano dalla cittä non pin di venti miglia. Pcrtanio. per cambiare aria, c per cercarc libri. i quali si diceva vi fossero in grande qiianlitä. mi spinsi sin laggiii. Dove, in mezzo a una caolica abbondanza di libri - che sarebbe lungo elencarti -. trovai u n Quintiliano ancora salvo c intcero. salvo che era pieno di muffa e di polvere. Quei libri infatti non erano in una biblioteca. come si coofaceva alia loro dignita, ma in un orrido e oscuro carcere. nelle cantine di una torrc. dove non si sarebbero reclusi nemmcno dei condannati a vita.] In queste poche righe troviamo tutti i caratteri fondamentali della stagione umanistica: laspinta alia ricerca; la curiosita per i depositi di libri: il senso di dignita (la dignitas) riconosciuto nelle opere intellet-tuali. assimilate a esseri umani. Poggio pub cosi lamentare che dei libri siano abbandonati in una cantina come si trattasse di prigionieri la-sciati per tutta la vita a soffrire in un carcere. Immagine potentissima, questa dei libri chiusi in prigione, che diviene tipica per biasimare la lunga epoca lungo la quale ľantichitä ě stata ignorata e anzi addirittu-ra perseguitata e vilipesa. Abbiamo accennalo alia grande abilitä di Poggio come copista. La L'aspettogtafico correttezza nella espressione scritta e importante non solo per l'aspetto materiále (la cura di un codice ovviamcnte ne aumentava il valorc), ma perché risponde a una precisa necessitä culturale. In epoca di regime manoscritto, quando le opere recano sempre il segno concreto della mano che le ha trascrittc. i lettori sono abituati a trarre informa-zioni importanti dagli aspetti grafici, a partire dal genere testuale. Verso la fine del Trecento, infatti, le due principáli forme di scrittura. cioě la «minuscola cancelleresca» e la «gotica libraria», sono utilizza-te in due campi del tutto different!: la prima per i documenti pratici e la seconda per i libri universitari: di conseguenza, il lettore capisce subito, giä solo guardando il lipo di grafia. con che tipo di testo ha a che fare. Ma. come ha fatto notáre Armando Petrucci. nessuna delle due potevano soddisfare la nuova esigenza di trasmettere opere letterarie 3RB 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 344 La stagiore delľUmanesimo scritte in un latino ehe si voleva elegante, modellato sui grandi esempi classici. Se i moderní volevano essere alľaltezza degli antichi era ne-cessario ehe i loro testi potessero competere con quelli dei loro prede-cessori: dal punto di vista linguistico, da quello stilistico, ma anche da quello delia resa serittoria. La Utiera antiqita. la grafia «alľantica». di-ventava cosi un'altra prova delia renovatio intesa come consapevole ritorno alia pristina forma. 2. Renovatio e restauratio La tinasdta e ľinvenzione del Medioevo Petrarca strive a Cicerone Abbiamo giä detto ehe il principále ispiratore di questa attitudine verso il passato ě Francesco Pctrarca. il quale a sua volta aveva trovato nel mondo padovano di Albertino Mussalo e Lovato de' Lovati un am-biente di riferimento per mettersi. come ha seritto Ronald G. Witt. «sul-le Iracce degli an t i ch i . Per gli intellettuali attivi nei decenni centrali del XIV secolo, ripercorrere le strade batlulu dai grandi serittori latini co-stituisce un'esperienza di renovatio, di rinnovamento integrále. Da qui nasec la metafora di «rinascíta» con la quale questi autori deserivono la propria epoca. seguita al periodo «Ietro» e <.oscuro» durante il quale il rapporto con la cultura classica ě venuto meno e il latino, lingua elegante e raffinata. si e imbarbarito. Sono i barbari, i selvaggi e violenti Goti, re-sponsabili delia caduta di Roma, ad aver causato ľimpoverimento cultu-rale ehe b durato per secoli; adesso i moderní si trovano nuovamente in condizione - dopo quella ehe da questo momento in poi verrä definita come una «etä di mczzo» (il Medioevo) - di rivolgersi agli antichi in maniera diretta, da pari a parí. ^^^^^^ E sempre Petrarca a chiarirc per primo questa condizione. c raceoglie nel libro XXIV delle sue Famitiares (realizzate sul ir ciceroniano delle giä ricordale epištole Ad Atticum) una serie di let ture ínviate a illustri personalita del passato. tra cui Cicerone, Seneca, Tito Livio, Virgilio e Omero. Per quanto possa sembrare bizzarra, la scelta petrarchesca ě l'esempio perfetto di una idea di letteratura come conversazione, come scambio paritario tra autori ehe. grazie alle loro opere, stabiliscono un rapporto reciproco attraverso i secoli. La lcttera, na-la come strumento per comunicare da lontano, permette adesso di su-perare anche la distanza temporale. Lo mostra bene la secoada lettera a Cicerone, nella quale, dopo averlo rimproverato per alcuni suoi com-portamenti a suo avviso scorretti. l'autore moderno dirige all'antico un sentito elogio, in cui lo chiama «romani eloquii summe parens» ('gran padre della romana eloquenza'), ringraziandolo per averlo guidato nel raggiungimento della «scribendi facultatem ac propositum» ("il possesso e ľabilitä dello scrivere'). Subito dopo Petrarca aggiunge pero un motivo di rammarico. Nono-stante il nome di Cicerone sia «ingens et sonorum» ('grande e ben nolo'), la «temporum adversitas» ('avversita dei tempi') ha fatto si che molti dei suoi libri siano andati perduti. mentre molti altri restano «truncos quoque vel pcrditos". 'mutilali e straziati". Ecco qui espresso con chiarczza il lamento per i danni prodolti durante i secoli medioevali. durante i quali i tesori del- 3RP) 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria la classicitä sono stati abbandonati. mano a mano ehe ci si allontanava dalľarmonia e dalla purezza delia lingua e dello stile antichi. A questo im-barbarimento occorre rispondere con una restaaratio, cioě con un vero e proprio restauro dclle opere ispiralo alle regole precise delia filológia: dopo aver recuperato i codici che le Irasmettono. le diverse varianti andranno confrontate (la collatio) al fine di ricostituire il těsto corretto. La lettera di Petrarca a Cicerone mostra bene ľintreccio del senti- II senso della storia mento di orgoglio di sentirsi eredi diretti della latinita con ľemergere di una nuova sensibilita storica. che concepisce il tempo come un flusso rettilineo rispetto al quale gli uomini hanno la responsabilitä di pren-dersi eura di ciô che loro giunge dal passato. Nel giro di pochi anni reno-vatio («siamo alľaltezza dei nostri padri perché abbiamo ritrovato il giu-sto rapporto con loro») e restauraúo («siamo tenuti a rispettare e curare quanlo ci arriva dai nostri padri per dimostrare di essere degni di loro») diventano i due assi principáli della cultura umanistica. Lo dimostra un vero e proprio manifesto dell'Umanesimo come la La Praefaiio dl Valla Praefaiio di Lorenzo Valla (1407-1457) ai suoi Elegantiarum latinae linguae, in cui si rivendica la grandezza di Roma e della lingua latina, che sa-rebbe addirittura il foncamento della civilta occidentale («Magnum ergo latini sermonis sacramentum est»). Poche righe dopo Valla lamenta pero che lo studio, un tempo fiorente (egli usa il verbo latino vigere), sia ormai decaduto (oceidere), proprio a causa dellimbarbarimento della lingua. Di fronte a questo stato, che lo riempie di dolorc, lo serittore incita i lettori a una nuova epoca di rinnovamento: Quousque, inquam, Quirites, urbem nostrum, non dico domicilium imperii, .sed parenie m litterarum, a Gallis captain esse patiemini? id est la-tinitatern a barbaric oppressam? (in Prosatori latini del Quattrocento, p. 600) [Fino a quando. o Romani, sopporteretc che la nostra cittä. non dico sede del poterc. ma madrc del sapere, sia dominata dagli stranieri? E che insomnia la latinita sia oppressa dalla barbaric?] Citando allusivamente il celebre incipit della prima Catilinaria di Cicerone («Quousque tandem. Catilina. abutere patientia nostra?»). e ri-prendendo le considerazioni petrarchesche che abbiamo giä letto. Valla chiarisce il principio fondamentalc della cultura umanistica, saldando in maniera definitiva la retorica con la filológia. Da questo momento i" pni il restauro dei testi antichi fara tutťuno con ľimitazione della loi lingua e del loro stile. mentre la letteratura diventa la base della com venza umana e anzi la garanzia della stessa identita collettiva. 3. Un sistema di comunicazione Sulla base di questo colloquio con gli antichi si viene organizzando an- II reticolo epistolare che un'analoga comunicazione dei moderni tra di loro. Le lettere di Cicerone all'amico Altico forniscono infalti il modello per un nuovo modo di 3fíO 119.7 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ 346 La stagiore dell'Llmanesimo QaMwMB— 61-« - * rV'^ Figura 2 Codice delle opere di Cicerone trascritto da Poggio Bracciolini. slabilire il coniaito rceiproco alFinsegna dell'a-micizia e del 1 elegán za formale. Si crea cosi un primo barlumc di quella che sará poi la Repub-blica delle Leltere, cioě di quel sistema reticola-re di rapporti che a parlire dal XVI secolo atlra-verserä l'Italia e lutta PEuropa lenendo insieme il mondo dei dolti c degli artisti. Ne ě una bella prova la lettera che Poggio spedisce a Niccolö Niccoli da Londra il 29 otto-brc 1420. nclla quale spiega di avcrgli scritto il giorno prima («pridie») solo poche righe («pau-cis quidem verbis*) perché era un po' stanco («quia paulum fessus cram») a causa delle tante missive che aveva dovuto inviare ad altri corrispondenti («propterea quod pluribus scripseram ad ceteros»). Tra document] ufficia-li, relazioni ai superioři e corrispondenza ordi-naria. gli umanisti quattrocenteschi si ritrova-no costantemente con la penna in mano per ra-gioni professional i; ma dentro questo mondo di carta, segnato dal dovere d'ufficio. essi rita-gliano lo spazio private delle lettere familiari. caratterizzate da un uso sapiente della lingua latina, dalle frequenti citazioni lelterarie. dalla imitazione stilistica degli autori antichi. Ne sortisce un dialogo Ira pari, che si misu-rano sul loro rapporto col mondo classico. a partire dalle eccitanti sco-perte di nuove opere provenienti dal passato. La comunicazione episto-lare va cosi di pari passo con la circolazione dei libri. come mostra un'altra letlera a Niccoli (inviata da Roma. 27 maggio 1430): Libri quidem mi omnes sunt mihi presto semper, ut nou maps tui quam mei debeant censeri, si quidem ea recte nostra dicuniur, quibus utimur. At ego, cum mihi satisfccerunt, illos ad te remilto, neque quidquam tuorum voluminum ampiius quam annum apud me fuit. /.../ Lucretium tenuisti torn per annos XIV, eodem modo Asconium Pedianum, sic et Petronium Arbitrům et Statium Silvarum. (Bracciolini. Lettere, vol. II. pp. 155-156) [I tuoi libri sono sempře a min disposizione, ché non si debbono conside-rare piii tuoi che miei. se ě corretto dire 'nostre' le cose che usiamo. Ma io. dopo che me nc sono soddisfatto. te li rimando sempře, né ho mai tonuto presso di me uno dei luoi volumi per piii di un anno. (... Invece] il mio Lucrezio ce Thai gia da quattordici anni. e altrettanto i commentarii di Asconio Pcdiano. il libro di Petronio c lo Stazio dellc Selve.] Al di la della giusta protests di Poggio per la calliva abitudine dell'a-mico. queste righe mostrano I'importanza dei libri nel mondo degli umanisti, che si přestáno reciprocamcnte lc ultime novita al fine di stu-diarle con devozione in quanto modelli sui quali esemplare il loro com- 3fi1 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria porlamento. Attraverso questa circolazione e queslo sludio, i moderni scoprono pertanlo laffinitá tra di loro. il loro riferirsi a un patrimonio comune, fatto di oggetti concreti (i manoscritti) c di pratichc precise, a partire appunto dallo scambio epislolare, che coslituisce un «poderoso strumeiilo di coesione del ceto lntellettuale» (De Caprio). Garantendo il rapporto a distanza. le lettere permeltono infatti agl umanisti di riconoscersi in un sistema condiviso. che nel giro di poch: anni si precisa anche came rapporto in compresenza. Cio avviene ne: cenacoli. che sono aggregazioni private, solitamente svincolate da rego-le c obblighi ufficiali. Questa liberta, che trova espressione anche nella preferenza per il genere letterario del dialogo (sul modello alto di Cicerone e Platone, e su quello basso di Luciano: cfr. Introduzione), costitui-sce la sodalitas umanistica. aggrcgazione intellettuale autonoma rispet-to alia gerarchia dei rapporti lavorativi e basata sul riconoscimento reciproce E probabilmente questo I'effetto piu esallante della riscoperta degli antichi. ossia l'individuazione di un modello espressivo e compor-tamentale che consente la convivenza tra pari, i quali possono cosi sen-tirsi indipendenti rispetto alle pressioni del mondo esterno. . .' ':".!.'J !.'■'■ LP','" St i" i Le citazioni sono riprese dalle seguenii edizioni: Poggio Bracciolini, Lettere. a eura di Heleně Harth. Olschki. Firenze. 1984; Francesco Petrarca. Le Familiari. a eura di Ugo Dotti. Argalia. Ur-bino. 1974; Prosatorilatinide! Qualtrocento. a eura di Eugenio Garin. Ricciardi. Milano-Napoli. 1952. Letture crltiche Tra i saggi piu significative Attilio Bartoli Langeli - Massimiliano Bassetti. Scrivere «alt'antica». in Atlante della leiteratiira italiana, a eura di Sergio Luzzatto. Gabriele Pcdullá, vol. I, Dalle origin i al Ritiascimento. & eura di Amedeo De Vincent iis, Einaudi. Torino, 2010. pp. 304-312; ViNCENZo Dľ Caprio, / cenacoli umanistici, in Letteratura italiana. a cura di Alberto Asor Rosa, vol. I, // letlerato e le istituzioni. Einaudi. Torino. 1982. pp. 799-822: Eugenio Garin. / cancellie-ri umanisti della Reptibblica jiorentina da Colticcio Saluiati a Bartolomeo della Scala [1959], in Scienza e vita civile nel Ritiascimento italiano. Latcrza. Bari. 1965. pp. 1-32; Stephen Greenblatt, Itmanoscritto. Come la riscoperta di an libro perdulo cambiô la storia della cultura europea. BUR. Mi lano. 2013; Armando Peirvcci, Anticamente moderni e modernamente antichi. ia Libri, scriltura epubblico nel Ritiascimento, Laterza. Roma-Bari. 1979. pp. 21-36; Amedeo Quondam. Rinasci-menlo c Classicismo. Matcriali per I'analisi del sistema culturale di An lie Regime. Bulzoni. Roma. 1909: Ronald G. Witt, Salle tracce degli antichi. Padova. Firenze e le origini dclľilmanesimo. Donzelli, Roma. 2000. 3fi? /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 1. La scjola di Salutati eil pnmo Umanesimo a Firenze 2. Leonardo Brun! ePoggio Bracciolini Capitolo 2 Poesia e prosa latina 3:;Srle del Quattrocento delľUmanesimo 4. Esperienze umanistiche aMilarioeVenezia: Fiancesco Filelfo 5. ĽUmanesimo a Roma: BlondoFlavioedEnea Silvio Piccolomini 6. Lorenzo Valla 1. La scuola di Salutati e il primo Umanesimo a Firenze Un protagonista Dopo la grande stagione delle Tre Corone. chiusasi nel 1375 con la delia vita pubblica morte di Boccaccio, ě ancora Firenze a giocare un ruolo centrále nella promozione delia grande stagione delľUmanesimo. Una serie di figure riprendono il magistero di Petrarca e di Boccaccio sul versante dello studio dei classici c delia scrittura latina, c tra questc certo decisiva. anche per ragioni anagrafiche, b ľazione di Coluccio Salutati. Salutati ě infatti di una generazione successiva rispetto ai due maestri del pie-no Trecento: nasce vicino a Pistoia ncl 1331 c i suoi studi legali gli con-sentono di esercitare la professione prima di cancelliere a Lucca, poi di notaio a Firenze. fino a venire nominato cancelliere della Repub-blica fiorenlina nel 1375. A partire da questo momento e fino alia morte, nel 1406, assume una funzione centrále nella vita politica di Firenze. in un frangente difficile, ehe la vede costretta a difendersi dalla tendenza espansionistica di Gian Galeazzo Visconti. signore di Mila-no. Si tratta di una funzione che si riflette in primo luogo nel ricchissi-mo epistolario. articolato in oltre tremila lettere pubbliche. nelle quali Salutati prendc parola a nome dello Stato. ma anche nelle 344 lettere private che sono giunte fino a noi, nelle quali invece emerge in maniera piú diretta il profilo delľintellettuale impegnato non nella battaglia politica ma in uno scontro per ľaffermazione degli ideali del nascente Umanesimo. Una pratica culturale moderna che. come giä era avvenu-to per Petrarca. affonda le sue basi nella ripresa dei modelli antichi: proprio a Salutati si deve la riscoperta. nel 1392. del testo delle Episiu-lae ad familiares di Cicerone, testo dcstinato a diventare modcllo im-portante per il latino quattrocentesco. II valore Non b per caso. dunque. che alcuni dei testi piú importanti di Saluta-della poesia ti assumano la forma di una lettera, prima testimonianza del ruolo centrále che lo scambio episiolare come strumento di dialogo e di confron- 3fí3 119.7 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ to a distanza assumerá nel corso dell'intero XV secolo (vedi supra. In-troduzione). In forma di lettera. nel 1399. Coluccio si indirizza infatti al monaco camaldolcse Giovanni da San Minialo, a nome delPallicvo Angelo Corbinelli. componendo un elogio della poesia classica e difenden-do cosi la necessita di sludiarla contro le accuse di chi la riteneva segna-ta dallori/zonle ideále pagano. Si tralta di un těsto che in qualche misu-ra si ricollega al modcllo dell'ultimo Boccaccio, quello delle Genealogie deorum gen/ilium, e che riprende un discorso che lo stesso Salutati ave-va avviato col De laboribus Herculis, uďopera in quattro libri composta tra il 1383 c il 1391. nclla quale, attraverso 1'intcrprctazione mitologica delle faliche di Ercole. veniva proposta una lettura allegorica della mito-logia antica in chiave di insegnamento morale. L'elemento forse piú im-portante del rilancio della lezione di Petrarca nel nuovo secolo che Salutati compie riposa infatti nell'accento posto snila prospettiva morale, sulla riflessione etica come fondamento primo nella conoscenza dell'uo-mo, che si traduce anche in una critica implicita al formalismo dei saperi della scolastica. Un těsto esemplare in queslo senso ě il De foto ei fortuna, opera incentrata suldelicato rapporto tra la liberta del volere umano e il dogma di onniscienza e prescienza divina. opera entro la quale si av-verlono la presenza dell'Agostino tanto amato da Petrarca e insieme della filosofia stoica. Di argomento politico ě invece 1'altra opera im-portante di Salutati: un'cpistola traltato del 1400, il De tyranno, in cui Salutati. figura di riferimento alTinterno di un ordinamento repubblicano. ragio-na sulla lcgittimita deU'eliminazione del tiranno, concenlrandosi sull'anlico esempio di Giulio Césare, discutendo la collocazione di Bruto e Cassio nel punto piú basso dell'//ifenio di Dante, accanto a Giuda Iscariota, ma soprattutlo affrontando in modo implicito la questione della rappresenlanza del volere collettivo nellc diverse forme di gover-no: la respublica ě per Salutati qualunque forma di governo che sia orientata al bene comune. anche al di la della distribuzionc dei poteri e delle cariche tra uno e tra molti. Ha il valore quasi di un testamento 1'ultima lettera seritta al cardinale Giovanni Dominici nel 1405, ancora una volta mirata alla clifesa della poesia classica, e in rispostíi alia Lucula noclis del Dominici, opera polemica nella quale lo studio degli autoři antichi veniva indicato come potenzialmcn-te pericoloso. La risposta di Salutati suona decisa, e segna una limpida affermazione dei valori deirUmanesimo: non c ě nessun contrasto tra la lettura dei classici pagani e quella dei testi sacri, poiché anche i secondi sono caratterizzati da una serittura di nátura «poctica» e la loro interpreta-zione trae dunque giovamento da una piena cono- Figura 1 Miniatura con disegnodí Coluccio Salutati; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana 3fíil 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 C!. © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 3S0 La stagiore deH'UmanesJmo scenza della lelteratura antica. In questo modo Salutali arriva a propor-re una sorla di giunzione Ira orizzonte classico e fede cristiana. una via di mcdiazione die sarebbe stata implicitamente messa in dubbio da al-cuni dei suoi discepoli (vd. infra, §2). Per questo complesso di elementi. come anche per una presenza con-tinua e influente nella cultura fiorentina nei decenni a cavallo tra i seco-li XIV e XV, Salutati e responsabile di un magistcro che incidera a fon-do anche sulla generazione successiva. quella di Bruni e Bracciolini, 2. Leonardo Bruni e Poggio Bracciolini Muovono dalla scuola di Salutati i due umanisti forse piii influenti del-la prima parte del secolo. due figure capaci di incidere a fondo da un lato (Bruni) sull'orizzonte fiorentino. nella lunga stagione che passa dalla re-pubblica all'affcrmarsi del potere mediceo. dall'altro (Bracciolini) sugli ambienli della curia romana, altraverso il rapporto con diversi pontefici. La celebrazione Nato ad Arezzo, tra il 1370 e il 1375. Bruni studia negli ultimi anni del mito di Firenze del secolo, ed ě subito pronto nell'apprendimento del greco. sfruttando il passaggio a Firenze di Manuele Crisolora (vd. infra, §3); all'inizio del secolo e giä I'allievo principále di Salutati e si impegna. in continuity con ľazione politica del maestro, in un paio di opere mirate alľelogio di Firenze come modello di virtú e di ordina-mento democratico: va in questo senso la Laudatio florentine urbis (1403-1404). nella quale Bruni sottolinea come le diverse componenti della societa riescano a trovare una armonica convivenza nel si-stema politico fiorentino. Ancora sul mito di Firenze, ma questa volta sul versante letterario. 1'altra opera di inizio secolo. i Dialogi ad Petrům Paulům Histntm. At-traverso un dialogo. collocalo nel 1401, tra lo stesso Bruni. ľamico Niccolô Niccoli. Roberto de' Rossi c il maestro Salutati. i Dialogi conlengono una serrata discussio-ne delle opere di Dante. Petrarca e Boccaccio, opere che vengono difesc da Salutati e invece duramente attaccale da Niccoli. in nome di una posizione di estremi-smo umanistico che condanna la lettera-tura volgare della stagione precedente. Nel secondo libro, lo stesso personaggio di Niccoli attenua la portata della sue eriti-che, impegnandosi in una difesa della tra-dizione culturale di Firenze. L'opera, come ě stato notáto da diversi interpreti, sembra mettere in scéna una sorta di con-fronto Ira diverse interpretazioni dell'U- ■ qat^bsmi lamu w'sluTuín fmnr. ni(^jqAnnDiuminiuqii Figura 2 Leonardo Bruni, Historiarum florentin!popuiilibriXII, con intervene autograft dí Bruni nel margíne; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenzana, Amiatinus4,c. 12r, É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria la del Quattrocento 3S1 manesimo fiorentino. nei suoi prinii passaggi: da un lato la chiusura ri-spetto alia stagione trecentesca. ritenuta arretrata sul piano delia risco-perta delia misura classica. dalľaltro i n vece una deferenza e una ripresa ehe valevano a confermare ľeccellenza delia tradizione fiorentina nel suo insieme. Difficile cogliere la precisa posizione di Bruni in queste di-namiche. ma sembra plausibile ehe la sua linea sia quella capace di rac-cogliere e rilanciarc nel futuro la grande tradizione trecentista, come chiariranno anche aleuni seritti delia piena maturita. Nel 1405. e per un decennio. Bruni si a Hont ana da Firenze: prima si La parentesi a Roma trasferisec a Roma, dove collabora con papa Innocenzo VII (dal quale viene nominato segretario apostolico grazie alla raccomandazione di Salutati), poi partecipa al concilio di Costanza. Dopo Íl 1415. di nuovo a Firenze, riprende la celebrazionc delia cittä (negli anni successivi seriverä gli Historiarum florenúni populi libri XII. ancora nel segno di un elogio del modello repubblicano) e avvia una poderosa e fondamen-tale operazione di traduzionc dai classici greci in latino: tradurrä opere di Plularco e Demostene. ma sopraltulto si impegnerä a dare un nuovo testo lalino per opere capítali delia filosofia classica, daWEtica Nico-machea di Aristotele al Fcdro di Platone. Ľobiettivo ě quello di restitu-ire a questi lesti il volto originario, eliminando gli errori e i fraintendi-menti di una tradizione secolare e piena di incertezze. Su questa impress, ehe. riguardando anche testi eruciali per la formazione etica. pre-senta anche un evidente valore civile, Bruni si concentrerá negli anni, arrivando anche a comporre un trattato De interpretations recta sulle regole da osservare in una traduzione. La centralitä del suo ruolo a Firenze c riconosciuta dalla sua nomina a cancelliere delia Repubblica nel 1427: una carica ehe manterrá anche quando. pochi anni dopo (1434). la Repubblica finirä di fatto sotto il controllo di Cosimo il Vecchio de' Medici, segno dclľabilitä con cui ľan-tico allievo di Salutati si adatlava ai nuovi equilibri. Intatto rimane il perno ideologico delľeccellenza di Firenze: componendo in volgare le Vite cit Dante c del Petrarca. nel 1436. il traduttore cli Platone c Aristotele conferma il primato di quella tradizione fiorentina delia quale era di-ventato uno degli ultimi esponenti. Ancora come cancelliere delia Repubblica Bruni muorc nel 1444, e viene sepolto con tutti gli onori oslia basilica di Santa Croce. Nato nel 1380 a Terranova, in Valdarno. appena piú giovane di Bru- La camera a Roma ni, Poggio Bracciolini entra presto nella scuola di Salutati, slringe rap-porti con Bruni appunto e con Niccoli. ma nel 1403 ě giä a Roma. a ini-ziare una camera di umanista in curia ehe proseguirä, tra alterne vicen-de. per tutti i decenni successivi. A seguito del papa Giovanni XXIII partecipa al concilio di Costanza tra 1414 e 1418; e in questa stagione visita diversi luoghi tra Svizzera, Francia e Germania, raceogliendo espe-rienze delle quali lascia straordinarie testimonianze nel suo epistola-rio. Questo ě uno scorcio di una celebre lettera seritta a Niccolô Niccoli. nel maggio 1416. lettera nella quale deserive i bagni di Baden, alľinse-gna di un candore di costumi e di condotta ehe vengono raffrontati con i costumi e con i vizi italiani: 3fífi /737 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:03 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ 3S2 La stagiore dell'Llmanesimo Balnea turn publica tum přivála sum numero circiter triginta: publicu tarnen duo existunt palatn ab utraque parte areae, lavacraplebis el ignobi-lis vulgi, ad quae midieres atque viri, pucri innuptaeque pueliae et omnium circumftuentium faex descendit. In his vallus quidam imerrarus, utpote interpacificos construetus, viros a feminis seiungit. Ridiculum est videre vettdas decrepitas simul et adulcscentiorcs nodos in oculis homi-nutn aquas ingredi, verenda et nates hominibus ostentantes: risi saepius hoc lam praeclarum spectaculi genus, meutern revocans ad Florales lu-dos, et mecummct istorum simplicitatcm admiratus sum [...] lnvideo persaepe istorum quieti, et nostras execror animi perversitates, qui semper quaerimus, semper appetimus, qui caelum, terras, mare pervertimus ad pecuniam eruendam, nulla quaestu contend, nulla lucro satinti: dum futuras expavescimus calamitates, continuis in calamitatibus urixietati-busque iactamur, et ne miseri fiamus nunc/nam miseri esse desistimus; semper inhiantes opibus, mimquarn unimo, numquam corpori indulgen-tes. (Prosatori latini del Quattrocento, pp. 220-229) |I bagni pubblici e privati sono circa in numero di trenta; ci sono tutta-via ai due lati del In piazza due bagni pubbliei -eoperli per il basso popo-lo. e ci vanno a lavarsi uomini e donne, ragazzi e ragazze. e in genere tutti gli elementi piii volgari. Qui un basso steccato. messo su alia buo-na. divide gli uomini dalle donne. E ridicolo vedere le vecchiette decre-pile e al tempo slesso le ragaz/.ine entrar in acqua nude, davanli agli uomini, mostrando ogni parte del corpo; piii di una volla ho riso perché questo eccezionale spcttacolo mi faccva pensare ai ludi floreali. e den-Iro di me ammiravo la semplicita di quesla gente [...] Mollo spesso invi-dio questa pace e detesto la perversita dell'animo nostro. per cui sempře siamo volli al guadagno. agli appetiti: per cui melliamo a soqquadro cielo, terra e marc per trarne danaro. mai content! dei nostři utili. del nostro lucro. Nel timore di guai futuri ci mettiamo continuamente nei guai e negli affanni. e per non essere un giorno miseri non smettiamo mai di esscrlo: sempře assclati di ricchezzc. mai ci preoccupiamo del corpo. mai dell'anima. (Irad. Garin)] Le grandi scoperte degli ami Died Negli stessi mesi. soprattutto. Poggio si rende protagonista di alcune delle piü slraordinarie scoperte di codici antichi dell'etä deH'Umanesi-mo. Nel 1415 a Cluny ritrova due orazioni di Cicerone fino ad allora per-dute. nel 1416 a San Gallo ritrova il leslo integrale AeWInstitütio orato-ria di Quintiliano, presentando questa scoperta - ancora una volta en-tro una lettera - come il recupero del volto di un venerabile vegliardo fino ad allora deturpato dal fango e dalla bruttura: Neque enim dubiurn est virum splendidum, mundum, elegantem, plenum moribus, plenum facetiis, foeditatem illius careeris. squalorem loci, custo-dum saevitiam diutius perpeti non potuisse. Moestus quidem ipse erat, ae sordidatus, tanquam mortis rei solebant, squalentern barbatn gerens, et concretos pulvere crines; ut ipso vultii atque liabitu fateretur ad immeri-tarn sententiatn se voeari (Prosatori latinidel Quattrocento, pp. 242-245). 3fí7 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria la del Quattrocento 3S3 [Poiché non c e dubbio ehe quelľuomo splendido. aceurato, elegante, pieno di qualitä. pieno di arguzia, non avrebbe piú potuto sopportare quel turpc carcere, lo squallore del luoeo. la crudeltä dci custodi. Era infatti triste e sordidocome solevano essere i condannati a morte, con la barba squallida e i capelli pieni di polvere. sieché con ľaspetto me-desimo e con ľabito mostrava di essere destinato a una ingiusla con-danna. (trad. Garin)] E questa eccezionale stagione tocca il suo culmine con la riseoperta del De rermn natura di Lucrezio nelľabbazia di Fulda, in Germania, un testo che avrä un impatto importante nella cullura quattrocentesca. Per effetto di una passione per i manoseritti antichi ehe condivide appuntocoa Nicco-li. Poggio aceumula negli anni una biblioteca straordinaria. e attraverso quelle letture matura un'idea di Umanesimo di matrice laica. di un sapere fondato sui classici antichi e opposto alle rigidita delia scolastica. Dopo un periodo trascorso in Inghiltcrra. tra 1418 e 1422, Poggio Operemorali torna a Roma nel 1423 per la seconda e pití lunga stagione trascorsa in efuochi polemici curia. Viene assunto come segretario apostolico e mantiene questa ca-rica nei decenni successivi, grazie a un prestigio ormai riconosciuto. L'impegno a Roma viene accompagnato dalla composizione di aleune delle opere piú impegnative delia sua maturita: il De avaritia. delia fine degli anni Venti, giocato in chiave polemics contra le posizioni degli ordini mendicanti: il De vera nobUitate, del 1440. c soprattutto il De in-felicitateprincipům, del 1444. un trattatello ehe passa al vaglio i motivi di miseria e angoscia ehe turbano la condizione degli uomini apparen-temente piíi potenti. Una riflessione tutta di matrice ctica, dunque, ehe trova un culmine e una conclusione nel De varietate fortunae, un'opera di impostazione latamente stoica conclusa nel 1448. e ancora nel De miseria humanae conáitionis, testo degli ullimi anni. Lungo tutti gli anni Quaranta, in conlemporanea con le polemiche ehe, su diversi ar-gomenti e con toni a tratti violentissimi. lo vedono opporsi a Guarino Veronese e a Filclfo, e ancora a Valla (vd. infra, §6), Poggio raccoglie anche le tessere della sua opera forse piü fortunala, il Liber facetia- II Literfacetiarum rum. Si tratta di 273 brevi racconti. scritti in un latino vivace ed effica-cissimo, nei quali converge il modello di Boccaccio c quello di Sacchct-ti. con un obiettivo sparlito tra ľinsegnamento morale e il gusto per la narrazione aperta anche agli aspetti piü bassamente realistici. Questo un racconto dedicato a Dante: Dantes Alligeriits, poeta noster Florentinus, aliquamdiu sustentatus est Veronae opibus Canis veteris Principis de la Scala, admodum liberalis. Erat autem et alter penes Canem Florentinus, ignobilis, indoctus, impru-dens, nitlli rei praeterquam ad jocum risumque aptus, cujus ineptiae, ne dicam facetiae, Cancrn perpitierant ad sc ditandutn. Cum ilium veluti be-luani insulsam. Dames, vir doetissimas, sapiens ac modest us, utaequum erat, contemners: 'Quid est' inqttit ilk, 'quod tu, cum habearis sapiens ac doctissimus, tarnen pauper es el egenus, ego autem stultus et ignarus divitiispraesio?' Tarn Dames: 'Quando ego reperiam dominum,' inqttit, 'mei similem et meis moribus conformem, sicuti tu tuis, et ipse similiter 3fift /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 3S4 La stagiore dell'Llmanesimo me ditabat.' Gravis sapiensqae responsio! Semper enirn domini eorum consuetudine qui sibi sunt similes deleclantur. (Facezie, 56) [Dante Alighieri, nostro poela fiorentino. fu per qualche tempo ospitato a Verona da Can della Scala. principe molto liberale. Alia sua Corte te-neva questi tin altro fiorentino. ignobilc uomo. e imprudente e ignorante, non ad altro buono che alia burla ed al riso, e alle sciocchezze del quale (non poteansi chiamare invent facezie) Cane si dilettava tanto, che lo arricchiva di doni. Dante, che era uomo dottissimo. sapiente tanto quanto modcsto. disprczzava naturalmcnte costui come un animalc sciocco. Un giorno quel fiorentino venne fuori a dirgli: «Com'e che tu sei tanto miserabile e mendico. tu che sei credulo saggio e dotto, mentre che io sciocco cd ignorante son ricco?» E Dante a lui: «Quando io troverö un signore che mi rassomigli ed abbia il mio costume, come tu ne Thai Iro-valo. questo mi farä ricco.» Grave e sapiente risposta! Chě sempře i signoři si diletlano di coloro che Ii rassomigliano.J Dielro la formula apparentemente leggera di una raccolta di brevi racconti. Poggio recupera in realtä i modelli di Cicerone e Quintiliano. e conia un precedente fundamentale anche per la cultura cinquecentesca. entro la quale la formula della «facezia» sarebbe stata assunta come ele-mento fondante della conversazione a corte. fino alia trattazione del Cortegiano di Castiglionc (vd. Epoca 5. Capitolo 4). Nel 1453. neirultimo scorcio della sua vita. Poggio torna a Firenze. per assuniere a sua volta, dopo Salutati e Bruni, la carica di cancelliere. che mantcrrä fino alia mořte, arrivata nel 1459. 3. Le grandi scuole e gli ideali dell'Umanesimo C'ě una data importante, tra le taňte, nella dinamica di affermazione dell'Llmanesimo. qui ripercorsa attraverso lc figure e le opere piu impor-lanti: ě il 1397, anno in cui, su invito della Repubblica, Manuele Crisolora comincia a tenere a Firenze corsi di lingua e cultura greca. Crisolora. nato nel 1350 a Costantinopoli, č infatti il primo protagonista dell'inserimcnto della cultura greca nel panorama dell'Llmanesimo italiano. Tiene, prima a Firenze. poi spostandosi in altri centri, una serie di corsi che consentono una conoscenza man mano piu diffusa della lingua greca. e che offrono cosi le premesse per una nuova e migliore ricezione della grande tradizio-ne antica. in modo piu maturo e organico di quanto non avesse tentato Boccaccio grazic agli insegnamenti di Leonzio Pilato (vd. Epoca 2. Capi-lolo 3). Alia scuola di Crisolora si formano Bruni e Niccoli a Firenze. poi il maestro passa a Pávia, e ancora a Roma all'inizio degli anni Dieci. fino alia morte, avvenuta nel 1415. Tra le sue traduzioni piu importanti c"e cer-tamente la versionc in latino della Repubblica di Platone, avviata a Pavia in collaborazione con l'umanista locale Uberlo Decembrio: ci si trova, anche in questo caso. di fronte a un passaggio inaugurale. dalle conseguenze assai ampic. Inizia qui una riappropriazionc della filosofia classica che passera. come giä si e visto (vd. supra. §2). attraverso nuove e piu corrette 3fi9 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria la del Quattrocento 3S5 traduzioni soprattulto delle opere di Plalone ed Aristotele, anche in anlicipo sulla grande operazione avviata da Ficino nella seconda metä del secolo (vd. Epoca 4. Capitolo 2. §3). Arricchita con il versante del greco. la formazione di matrice umanistica. lo studio condotto sui classici. viene ritenu-ta un passaggio necessario per la formazione delle nuove classi dirigenti. Su qucsto assunto si fonda ľimpianto peda-gogico del primo Umanesimo e la sua forza di espansione nei principáli centri prima in Italia e poi in Európa. Le cono-sccnze di lingua e di retorica si congiungono con lo studio delľetica, condotto soprattulto attraverso la letture delle opere morali di Aristotele e Cicerone, per determinare una formazione organica, nella quale possano intrecciarsi una solida competenza relorica (in latino e in greco) e una conve-niente crescita delia persona e del carattere. Su questi principi si basano alcunc delle grandi scuole del primo Quattrocento, a partire da quella ehe Guarino Veronese (1374-1460) porta avanti prima a Firenze, poi a Venezia e appunto Verona. Dopo aver studiato Íl greco in un soggiorno di cinque anni a Costantinopoli. dal 1403 al 1408. Guarino mette a punto un metodo ehe převede lo studio del latino alia mattina e del greco al pomcriggio. e ehe mira a ottcnere ľapprendimento delle lingue direttamente sui classici. secondo una progressione graduale: prima elementi basila-ri della lingua, poi le regole della grammatica, il terzo passaggio dedi-cato alľaspetto retorico e alia lettura delle opere piti difficili. Scuole simili sorgono negli altri centri della penisola. quasi per gemmazione. come quella di Vittorino da Feltre (1378-1446) che. dopo aver studiato con Guarino. passa a inscgnare prima a Padova, poi a Mantova. fon-dando una straordinaria esperienza cullurale nella cosiddelta «Ca' Zoiosa». un modello di istruzione aperto e tollerante. che conlempera-va formazione fisica e studi umanistici. Gli ideali del primo Umanesimo trovano quasi una sinlesi in un trat-tato composto a inizio secolo. tra 1401 e 1402, da Pietro Paolo Vergerio il Vecchio, il De ingenuis moribus el liberalibus studiis adolcscentiae. Nalo a Capodistria nel 1370 e anche lui passato per la decisiva scuola del Crisolora. Vergerio con quest'opera dedicata al giovane Ubertino da Carrara esprimeva la centralitä degli studia biimanitatis: Liberalia igitur stadia vocamus quae sunt hornine Hbero digna; ea sunt quibus virtus ac sapientia aut exercitur aut quaeritur quibusque corpus aut animus at! optima quaeque tlisponitur: /.../ Litterarum vera magnus est semper fructus et ad omnem vitam et ad omne hominum genus; praeciptte vera studiosis earum, at ad accipiendam doc-trinam, ita et adformandum eitts habitant revocandamque temp orum lap-sorum memoriam. (Humanist educational treatises, pp. 28-29,50) [Chiamiamo liberáli quegli studi che sono convenient a un uomo libera: sono quelli attraverso i quali la virtu e la sapienza si esercitano e si ricer- Figura 3 GiustodiGand, Rittattodi Vittorino da Feltre; Pahs, Muséedu Louvre. La formazione delle nuovegenerazioni 370 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 3S6 La stagiore deH'Umanesimo cano. e attraverso i quali il corpo e 1'animo si dispongono alle cose mi-gliori: [...] Sempře grande ě il frullo delle lellere. per ogni tipodi vita e perogiii gc-nere di uomini: in parlicolare per gli amanti delle lettere, per l'acquisto della conoscenza. e per la formazione del loro abito e per richiamare la memoria dei tempi passati.] Un primo gradino Gli studi letterari si dispongono dunque come primo gradino per una verso una formazione formazione organica; convenienti e necessari ad ogni genere d'uomo. organica fondamentali per gli uomini di lettere, oricntati al recupero della memoria dellantico. In poche righe. qui, appaiono dunque in modo chiaro al-cuni dei punti chiave del pensiero pedagogico deirUmanesimo, come lo ha definito Eugcnio Garin. E l'enorme fortuna del tcsto di Vcrgcrio. con oltre irecento manoscritti pervenuti e diverse decine di edizioni. te-stimonia la diffusione capillare e la fortuna di questo paradigma nella cultura del pieno Quattrocento. 4. Esperienze umanistiche a Miláno e Venezia: Francesco Filelfo II rappottocon il potere II legame tra affermazione dell'Umanesimo e contesto politico, lcga-me ehe si ě visto incidere a fondo nel caso di Fircnze. trova conferma an-che in iiltri centri italiani. nei quali ľoperato di lelterati e filologi é sempře strettamente collegato alle dinastie al potere. Cosi avviene a Miláno durante la stagione dei Visconti, ehe va dalla fine del Trecento, con la presa del potere di Gian Galeazzo. fino al lungo governo di Filippo Maria, la cui morte nel 1447 aprirä poi la strada all'affermazione di Francesco Sforza. Appunto sotto Filippo Maria si colloca l'azione di Pier Can-dido Decembrio (1399-1477), figlio delľumanista Uberlo, e collaborato-re della segreteria del duca sin dal 1419. Autore di traduzioni di Svetonio e di Ccsare. Decembrio scrive nel 1436 il De laudibus Mediolanensium urbispanegyricus, entro il quale la tensione encomiastica si lega alia vo-lontä di proporre (in alternativa ai parallel] esercizi fiorentini) un mo-dello nel ducato di Milano. In questi primi decenni la corte di Milano, insieme al vidno Studio di Pavia. rappresenta in effetti un punto di riferimento importante sul piano culturalc: nel 1421 Gerardo Landriani vescovo di Lodi ritrova nell'archivio della cattedrale testimoni manoscritti preziosi del De oratoře, deWOrator. e del Brutus di Cicerone, opere di cui prima si aveva conoscenza solo parziale; passa inoltre per Milano il magistera greco di Crisolora (vd. supra, S3), e alia cattedra di retorica Lnsegna Guiniforte Barzizza, altro umanista figlio d'arte (il padre Gasparino lo aveva pre-ceduto sulla stessa cattedra); a Barzizza si devono le letture accademi-che di Seneca e Césare e insieme commenti importanti rivolti ai classici italiani. da Petrarca alVInferno di Dante, quesťultima prova su espressa richiesta del duca Filippo Maria. E ancora a Milano approda il movi-mentato percorso di Francesco Filclfo. una delle figure piu importanti del Quattrocento latino. É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Nato nel 1398 a Tolentino. nelle Marche. e formalosi alle migliori scuole delľUmanesimo (aveva studiato a Padova con Barzizza padre e a Costantinopoli con il Crisolora, per ľapprendimento del greco), Filclfo passa per Bologna e approda a Firenze alia fine degli anni Venti. gio-cando un ruolo di prime- piano, sia nelle lelture degli antichi (da Aristotele ai classici latini), sia nella lettura della Commedia dantesca. La sua ferma opposizionc all'ascesa di Cosimo il Vecchio e la scelta di schierar-si contro la fazione medicea lo costringono a lasciare Firenze (di questa esperienza rimarra un riflesso nelle Commentationes florentinae de exi-íió) c a spostarsi a Milano, entrando dunque nell'orbita viscontea. All'c-logio della casata sono in parte dedicati i Convivia mediolanensia, del 1443. e negli stessi anni Filelfo avvia un ricco commento al Canzoniere pctrarchcsco, altro segnalc di come la tradizione volgare stesse pian piano guadagnando posizioni nella cultura di metä secolo. Dopo un breve passaggio a Roma, Filelfo trascorre a Miláno anche la stagione che vede l'asccsa degli Sforza. mostrandosi disposto a comporre un poema encomiastico in esametri latini, dal titolo di Sforziade; t solo u no dei cantieri di un letterato prolifico, del quale bisognerä almeno ricordare la complessa raccolta dellc Satyrae, 100 componimcnti di 100 esametri cia-scuno. e il ricchissimo epislolario, oltre 1500 lettere, sopratlutto in volgare. ehe vanno dal 1427 al 1481. anno della morte. Mentre un'esperienza umanistica matura anche a Bologna, soprat-tutto dopo l'ascesa al potere della famiglia Bcntivoglio, alia metä degli anni Quaranta. una nola conclusiva deve essere dedicata all'Umanesi-mo a Venezia. le cui linee muovono da alcune figure decisive: oltre a quella giä ricordata di Pietro Paolo Vergerio il Vecchio. vanno sottoli-neali i magisteři di Gasparino Barzizza (che insegna a Padova fino al 1421) e soprattutto quella di Guarino. che per alcuni anni insegna a Venezia. dal 1414 al 1419. prima di passarc a Verona. Alia sua scuola si forma una nuova generazione di umanisti, da Francesco Barbaro a Leonardo Giustinian: ed ě lo stesso Barbaro a chiamare a Venezia il bizantino Giorgio Trapezunzio. le cui lczioni (prima a Venezia, poi in altre ciltä) assumono notevole importanza per la diffusione della co-noscenza del greco e soprattutto della tradizione dei filosofi antichi. Coinvolto in polemichc giä con Guarino Veronese negli anni Venti, Trapezunzio avvia duri scontri riguardo alia sua Iraduzione delle Leg-gi di Platone sia con Bracciolini sia soprattutto con il cardinal Bessa-rione, altra figura di dotto bizantino salito agli onori della porpora cardinalizia nel 1439, poco meno che quarantenne. Bessarione ě figura importante sia sul piano politico, per il ruolo giocalo nei pontificati delia fase centrále del secolo. sia sul piano culturale: autore di tradu-zioni in latino decisive di opere come la Metafisica aristotelica e i Me-morabili di Senofonte, nel 1459 scrive un'opera polemica In calumnia-torcm Platonis, che sottolinea la possibile convergenza della filosofia platonica con i dettami della religione cristiana. Altrettanlo decisivo il suo lascito spirituále e materiále: Bessarione nel 1468. poco prima della morte (1472). decide di lasciare la sua straordinaria raccolta di codi-ci alia ciltä di Venezia. una collezionc che rapprescnta il punto di par-tenza della collezione della Biblioteca Marciana di Venezia. 372 /737 Filelfo tra autori latini e autori volgari U n\-n e s i ne e tradizione a Venezia É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 3S8 La stagiore delľUmanesJmo 5. ĽUmanesimo a Roma: Biondo Flavio ed Enea Silvio Piccolomini Ron d e lo «Studium Urbis» II dibattito sull'aitica Roma In quests composita geografia culturale del primo Quattrocento. Roma svolge una funzione centrále. Seppure ancora segnata da una di-mensione di incertezza politics e da pesanti opposizioni interne, con I'autorita pontificia a lungo minata da antipapi o dal potcre alternativo raccolto nei concili. la curia romana rappresenta un punto di riferimen-to essenziale per l'elaborazione di una nuova cultura. e vede dunque passare al suo interno, in forma piu o meno stabile, quasi tutti gli umani-sti piii imporlanti della prima parte del secolo. Giä nel 1406, nella sta-gione ehe vede Bruni segretario apostolico, il papa Innocenzo VII ema-na la bolla Ad exaltationem Romanae Urbis, con l'obiettivo di dare nuo-vo impulso alio Studio romano come centro di elaborazione culturale. Ci vorranno pero ancora diversi decenni. segnati soprattutto dalla pre-senza di Poggio a Roma, e alcuni pontificati in particolare caratterizzati dal grande slimolo dato alle arti (il pontificato di Niccolô V Parentucel-li, 1447-1455. e quello di Pio II Piccolomini. 1458-1464). perché 1'Umane-simo romano raggiunga la sua fase piu importante, anche grazie a due figure mollo diverse ed egualmente decisive. Nato nel 1392 a Forli. passato per la scuola di Guarino a Verona e poi per quella di Francesco Barbaro a Venezia. Biondo Flavio si radica nella curia romana nella prima metá degli anni Trenta, prima come notaio poi come segretario del papa Eugenio IV. E giä nel 1435 con il De verbis romance ioculionis scrive un'operetta nevralgica. fotografando un di-batlito ehe vede coinvolti alcuni dci protagonisti di quella stagione sulla questione della lingua parlata nell'antica Roma, un dibattito che si svolge a Firenze, nella primavera dello stesso 1435: mentre alcuni. e tra loro Leonardo Bruni. ritengono che nell'antica Roma si parlasse una lingua disiinta dal latino classico delle opere dei grandi autori, allri (e tra que-sti Biondo) proclamano l'identita della lingua usata dal popolo romano con quella riflessa nella lettcratura della stagione aurea. Scrivendo l'o-peretta, e indirizzandola proprio a Bruni, Biondo Flavio sosliene dunque l'idea che il latino era stata sempre una lingua unitaria. fatte salve le ovvie distinzioni di registri c di livclli sociali: e della stessa opinionc era-no Poggio Bracciolini, Guarino Veronese, lo stesso Alberti. D'altra parte Bruni distingue tra la forma <«regolata» del latino classico e una lingua popolare. naturale. propria dell'uso quotidiano. Piu che gli esiti del dibattito. conla il segnale di una coscienza storica oramai raff mat a sulla necessitä di un recupero del volto originario di una classicitä lontana e comunque preziosa. II trattatello sulla lingua latina č il primo eserci-zio con cui Biondo avvia una poderosa operazione storica su Roma an-tica. scrivendo e rimaneggiando senza sosta una serie di opere che sono tanto importanti quanto complesse da ricostruire sul piano filologico. per la prcsenza di una varieta di rcdazioni e revisioni d'autorc: da un lato si possono collocare la Roma insiaurata (1446) e la Roma triumphans (quest'ultima dedicata a Pio II). sul recupero della gloria dell'antica Roma: dall'altra parte il grandioso progetto delle Decades (titolo complcto Hisloriarum ab inelinatione Romani Imperii Decades), un affresco che 373 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria doveva percorrere la sloria ilaliana dal sacco di Ruina dol 410 fino alla metä del 1400, articolato in 4 parli. ľultima delle quali viene pero sol-tanto avviala. Unopera delia quale contano ľabbondanza delle fonti do-cumentarie controllate s I ampiezza delia prospettiva. italiana, ehe torna anche nelľltalia illustrata (1453). ove il disegno storico del racconlo si compone con una prospettiva geografica, attraverso una raccolta di te-stimonianze per la quale Biondo sfrutta una rete di intcrlocutori c con-tatti in varie cittä. ancora una volia passando al vaglio una mole enorme di materiali. Ed e proprio nelľampiezza dello sguardo e nel coraggio delia sovrapposizionc tra diverse prospettive ehe le operazioni storio-grafiche di Biondo Flavio (ehe muore a Roma nel 1463) rappresentano passaggi importanti di un Umanesimo maluro. L'altra figura ehe spicca nel quadro dclľUmanesimo romano c Enea Un papa universale Silvio Piccolomini. nato in provincia di Siena nel 1404 e passato nella prima parte delia sua vita per una solida formazione umanistica (aveva studiato il greco con Filelfo a Firenze alia fine degli anni Venti), e per la composizione di una piccola raccolta. Cinthia, dal nome della donna amata. la cui superba ritrosia viene cosi descritta in questi distici elegia-ci. riprendendo il motivo consueto della bellezza transitoria delia rosa: Noia metrica: Dislici elegiaci. Testo; Antológia della puc\ki ihdimm. Quinta, p. 24. Quid iiimis eiata es prestanti, Cinthia, forma? Labitur occulta pulchra iuventa pede. Non ita semper eris: variatur tempore vultus, nec semper rosea splendet in are nitar. Mane, vides, prima candcscttnl lilia sole, vespere saccisa languidiora rosa. |Perché. o Cinzia. vai cosi straorclinariamcntc superba della tua eccezio-nalc bellezza? Scivola via di nascosto la bella giovinczza. Non rimarrai sempře la stessa: ilvolto trasmuta col tempo, né sempře grazia c belta ri-splendono sul viso di rosa. Vedi al mattino. alia prima luce del sole, i gi-gli si fanno di un bianco luccntc. alla sera sono pin languidi di una rosa recisa. (trad. Coppini)] Un pocta raffinato. dunquc. capace di riprendere da vicino e con ošili nolovoli i modolli dogli elogiaoi latini. Prosto, nel 1442. giungo la consacrazione di un'incoronazione poetica da parte dell'imperatore Federico III; ncl 1444 Piccolomini realizza un piccolo capolavoro con YHistoria de dttobtts amantibus, narrazione di una storia di adulterio resa in un latino vivacissimo. che conosce straordinaria fortuna giá nei decenni successivi e per tutto il Rinascimento. Né. nelle sue pagine, mancano le riflessioni sulla condizione amara del lettcrato di corte, che vengono riassunte nel De curialium miseriis. Su questo percorso profa-no si innesta. anche frutto di una conversione politica. la scelta di av-viarc la carricra ccclcsiastica: nel 1446 Piccolomini prende i voti e nel 1450 viene giá nominato vescovo di Siena, effetto dei tanti incarichi as- 9,7 A 1797 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 360 La stagiore delľUmanesimo sunti nel corso del ponlificato di Niccolo V. Dello slesso 1450 ě anche il De liberorum educatione, un testo dedicato al giovane Ladislao. erede designato al regno di Boemia. allora appcna undicenne; un testo con il quale anche Piccolomini si prova nel genere degli specula principům. disegnando l'educazione conveniente a un principe e confermando il inodello di studi che vede nella formazione di stampo umanistico la via migliore all'acquisizionc della virtu. Nel 1453 Piccolomini scrive il Dialogus, in cui discute il ruolo e l'au-toritä del pontefice, prendendo le distanze dalle posizioni conciliariste sostenute ncgli anni precedenti. e nel 1456 viene eletto cardinalc da Callisto III Borgia. La sua conquista della porpora ě ancora recente quando, nell'agosto del 1458. Piccolomini viene eletto papa con il nome di Pio II. La leggenda vuole che la scelta del nome derivi in parte dal precedente di Pio I, papa del II secolo, e in parte dal modello virgiliano del «pius Aeneas». segnale di quanto anche da pontefice Piccolomini conscrvi memoria della sua formazione letteraria. Al di la dell'azione politica. che vede Pio II impegnalo in tentativi ripetuti e senza esito di organizzare una crociata per la riconquista di Costantinopoli. gli Ultimi anni sono segnati anche dalla composizione di una singolarissima opera storica, i Commentarii rerum memorabilium, quae temporibus suis contigerunt, un racconto che intreccia le vicende e le esperienze attra-versate da Piccolomini nel corso della sua esistenza con aperture de-scrittive e geografiche, e con squarci straordinari sul piano narrativo, come la vivacissima descrizione del conclave del 1458, entro il quale abilmente Piccolomini agita il timore di un papa francese. riuscendo cosi a ottenere 1'elezionc al soglio di Pictro. 6. Lorenzo Valla II ruolo dedsivo della filológia Nell'esperienza di Lorenzo Valla, tutta giocata entro i confini della prosa latina, puô vedersi una sintesi delia fase piú ambiziosa delľUmanesimo italiano. un nodo di questioni e di scelte che carallerizzano un percorso inquieto. segnato da continui spostamenti; soprattutto. in Valla, puô essere colto il valorc decisivo della pratica filologica. di uno studio dei tesli antichi condotto con piglio scientifico, contro ogni princi-pio di autorita, e per questo capace di scardinare credenze secolari. nelľambito della filosofia scolastica e persino del diritto canonico. non senza conseguenze in termini di ostacoli e di dure polemiche che segna-no ľintera esistenza delľumanista romano. Lorenzo Valla nasce a Roma nel 1407. e la sua formazione nello studium romano ě in parte quella di un autodidatta, lontano dalle grandi scuole, anche se entra in contatto con Poggio Bracciolini e Leonardo Bruni, in quegli anni appunto a Roma. Si sposta poi a Pavia, dove giá nel 1431, appena ventiquattrenne. ottienc 1'insegnamento di re-torica. Rimane a Pavia pero solo due anni. per il sorgere di polemiche sia con la figura dominante del Panormita (vd. Epoca 4. Capitolo 4. §2). sia con i docenti di diritto dello Studio locale, a seguito dellc criti-che che Valla indirizza a Bartolo da Sassoferrato. uno dei giuristi piú 37R 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria la del Quattrocento 361 importanti del Trecento. Si avverte giä in questi primi passaggi il ta-glio polemico delľazione culturale di Valla, la sua disposizione a rom-pere con il fronte delia cultura ufficialc in nome di un sapere passato appunto al vaglio delia filológia. A questa prima stagione pavese pertiene un'opera, il De voluptate, Miláno e Firenze; strulturata in forma dialogica e dedicata alia questione del piacere e del i De vera bono bene. Negli anni successive passando prima a Miláno e poi a Firenze, Valia ne modifica ľimpianto e gli interlocutori. e corregge il titolo in De vero fitlsoque bono, fino ad approdare al titolo De vero bono; il dibattito tra un personaggio portatore delia filosofia stoica e un epieureo vienc risolto nel terzo libro da un inlerlocutore ehe sostiene una peculiare visione cristiana, la quale di fatto sposa (seppure attenuandola) la posizio-ne epieurea, e eritica invece la rigidita delle massime stoiche. rifiutando ogni distinzione Ira dimensione corporea e dimensione spirituále e in-serivendo la ricerca de! piacere in una prospettiva religiosa. Un'opera giä decisiva ehe, nella critica implicita alľetica di Agostino, mostra la spregiudicala noviiä delľatteggiamento di Valia. La stagione a Firenze, e il nuovo contatto con ľambiente del Bruni, La stagione aragonese preludono alľavvicinamento di Valla ad Alfonso d'Aragona, e alia lunga stagione trascorsa a Napoli. Valla si impegna a serivere una sto-ria delia dinastia aragonese (i Gesta Ferdinandi regis Aragonttrn) cui pero dedicherä una nianciala di mesi; in realtä in questi anni (dal 1438 fino al 1447) avvia aleune delle sue opere piú importanti, le Elegantie latine lingue e il De falso eredita et ernentita Constantini donations. Si tratta di due testi decisivi per la cultura quattrocentesca, il secondo con una rilevanza storica e metodologica che ha pochi confronti nell'intera stagione umanistica. Avviate giä alia metá degli anni Trenta. le Elegantie vengono con- Lostudio cluse nel periodo napoletano. intorno al 1444. sebbene sull'opera siano del latino dassico ancora aperle significative questioni di ordine filologico. Nel tesio si coglie in modo nitido la profonda conoscenza che l'autore puo vantare dci classici, e anzi tutto dei protagonisti delia civiltä latina, da Cicerone a Livio (studiato e annotalo da Valla nell'esemplare che era appartenu-to a Petrarca, conservato oggi alia British Library, fondo Harley. e per questo nolo come il Livio Harleiano), fino a Quintiliano. la cui Institutu? oratoria, che pochi decenni prima era stala riscoperta da Poggio nella sua versione integrále (cfr. supra, §2). viene utilizzata come base per una riflcssione sulle caratteristiche e ľimpianto delia relorica anti-ca. L'opera ě articolata in sei libri: i primi cinque dedicati a un'analisi della grammatics e del lessico della lingua latina, il sesto a passare in rassegna una serie di errori degli antichi. A guidare l'opera č ľelogio altissimo del latino dassico. una lingua la cui regolaritä e le cui norme Valla intende recuperare. con una sistematica demolizione degli errori depositatisi nel corso dei secoli. Magnum igitur latini sermonis sacramentum est! Magnum profecto nu-men! Qui apud peregrines, apud barbaros, apud hostcs sancte ac religiose per tot seeula eustoditur, tit nun tainen dolendum nobis Romanis quam gaudendum sit atque ipso etiam orbe terrarurn exaudiente glo- É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 362 La stagiore delľUmanesimo riandum. Amisimus, Romani, amisimus regnum atque domination, ta-metsi non nostra, sett temporum culpa: verum tamen per nunc splendi-diorcm dominatum in magna adluic orbis parte regnamus. (Elegantie, ed. Regoliosi, p. 79). |Grande ě dunqiic il mistcro delia lingua latina! Grande senza dubbio la sua divina potenza! E tale lingua presso gli stranieri. presso i barbari, presso i nemici. viene custodila piamente e religiosamente da cosi tanti secoli ehe noi románi non dobbiamo dolerci ma gloriarci dinanzi alľin-tero mondo ehe ci ascolta. Perdcmmo il regno c il poterc, anche se non per colpa nostra, ma a causa dei tempi, eppure con queslo piú splendido dominio noi continuiamo a regnare in tanta parte del mondrj. (trad. Cappelli)] II latino ě dunque il perno di una guida ancora viva, di ordine cultu-rale, ehe ľltalia (e Roma) esercita sul mondo civile, c nelle pagine delle Elegantie. nella ricostruzione delia lingua delia classicitä, si esplicita uno dei cardini delľUmanesimo. quello di una piena conoscenza delia parola come condizione prima per un intervento sulla realtä. e dunque come codice universale di governu del mondo. La diseussione Un principio parallelo guida anche il De falso eredita et ementita delia Donazione Constantini donations, opera con cui Valia affronta ľesame del docu-di Costantino mento (la Donazione di Costantino. appunto) sulla cui base la Chiesa fondava il potere temporale. Si trattava in effetti di un documento risa-lente con ogni probabilita alľVIII o IX secolo. ehe riportava ľatto con cui ľimperatorc Costantino avrcbbc trasmesso ncl 314 a papa Silvcstro I il potere politico su Roma e sulľintero Occidente. II teslo nel XII secolo era stalo inserito nel Decretum Gratiani. testo base per il diritto canoni-co. a legittimare le pretesc di potere politico delia Chiesa. Discutcre la veritä delia Donazione era dunque questione molto delicata sul piano politico e religiose ed ě probabile ehe Valia sia stato incoraggiato alia prova dalla permanenza alia corte di Alfonso d'Aragona, allora in pole-mica con papa Eugenio IV. AI di lä degli spunti polemici eslemporanei. come anche al di lä delle riprese degli argomenti eontro la donazione di Costantino ehe Niccolô Cusano aveva esposto nel concilio di Basilea nel 1433. Valia compie un capolavoro proprio sul piano delľanalisi linguisti-ca. dimostrando come tulta una serie di tracce rendesse insostenibile ľantichítä c dunque ľoriginalitä del documento (ehe non era del resto mai menzionato dai Padri delia Chiesa nei documenti piú anlichi): dimostrando. su altro piano, ľenorme forza d'urlo di una capacitä di ricostruzione storica e di analisi filologica dei tesli. quando condotta senza pregiudizio e senza condizionamenti. II processo Effetto di questa dirompente attivitá fu. una volia ancora, lo scate- delľltiquiíizione narsi di una serie di polemiche: nel 1444 Valia viene sottoposto a un processo da parte dell'Inquisizione napoletana per la sua intenzione. mani-festata apertamente. di sottoporre a una verifica filologica i tesii chiave del dirilto canonico. sui quali si fondava il potere secolare delia Chiesa. Grazic alia protezionc di Alfonso, Valla riesce ad evitarc le consegucn-ze piú gravi, ma deve lasciare la corte di Napoli. anche per via di una op- 377 1797 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria .^ya- .....—....-^r.....— ■ ---------.......- la del Quattrocento 363 posizione sempře piú aperta con Pa-normila e Facio: passa a Roma, dove rilrova sul soglio pontificio Niceolô V Parentucelli, un papa umanista. ehe lo assume come notaio pontificio. An-che in questi anni. ehe dovevano esse-re quclli di una serena maturita. Valia viene investito dal fragore delle pole-miche. e viene fatto oggetto di cinque pesanti invettive da parte di Poggio Bracciolini: le accuse vanno dalle questioni sotlili delia disciplina filolo-gica a quelle scottanti delle posizioni doitrinarie. fino alľaperta aceusa di eresia. Si tratta di uno scontro ehe vede opporsi due figure di prima gran-dezza dell'Umanesimo e ehe in čerta misura polarizza gli schieramenti. Valla risponde in maniera controllata. raceogliendo gli argomenli in una misura composta e meno aggressiva. in testi ehe offrono anche una preziosa raccolta di notizie sulla sua biografia. Gli ultimi anni sonodedicati a tra-duzioni da autori classici (gli storici greci Tucididc ed Erodoto) c soprattut-to a un insistito lavoro sopra il testo bi-blico. lavoro ehe viene raccolto nelle Annotationes in Novum Testamentům, rimaste inedite una volia ancora per la delicatezza di una disamina condotta a viso aperto sui testi sacri. Ľobiettivo delle Annotationes ě infatti quello di recuperare ľoriginale greco del testo. mettendo spesso in diseussione la Vulgáta latina ehe era attribuita a san Girolamo: e le diseussioni delle sin-golc lezioni mostrano un metodo filologico sempre piíi raffinafo. capace tli confrontare diversi manoscrilti e di eoglierne linee di corrutlela ed er-rore. Anche in questo misurarsi coraggioso con la lettera del Nuovo Testamente Valia conferma il principio di una valenza universale del sapere filologico. e del ruolo centrále, radicale. ehe la scienza delia parola ha sempre mantenuto nella sua pratica culturale. Ormai affermatosi come docente di retorica ncllo studium romano. Valia muore. solo cinquantcn-ne, nel 1457, avendo lasciato un segno decisivo nella cultura dei suoi tempi e nella tradizione delia nascente disciplina filologica. Figura 4 Manoscrittodei Topico di Cicerone appartenutoa Lorenzo Valia; Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Converiti Soppressi 475, Ľesegesi biblica 378 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 364 La stagiore delľUmanesimo Edizioni Per le opere di Salutali vd. soprattullo Epistolario. a cura di Francesco Novali, Fonli per la Sloria ďllalia. Roma, 1891-1911; Lettered! Stato d i Coluccio Saiutati:cancellierato tiorentino 11375-i'406).a cura di Armando Nuzzo. 2 voll.. Islitulo slorico italiano per il Medio Evo. Roma. 2008. Una raccolla degli scritti di Bruni si legge in Opere lelterarie e puhtiehe. a cura di Paolo Vili. UTET. Torino. 1996. Per le opere di Bracciolini íbnda ment ale I'edizione delle Letters, a cura di Helene Harth, 3 voll.. Olschki. Firenze. 1984-1987; inollre il De infelicilale principům, a eura di Davide Canfora. Edizioni di Sloria c Lelleralura. Roma. 1998: per le Facezie si veda la recenle cd. a cura di Marcello Cicculo. Rizzoli, Milano. 2009. Vd. anche i testi raccolti in Humanist educational treatises. edited and translated by Craig W. Kallendorf, Harvard University Press. Cambridge-London. 2002. Per le opere di Enea Silvio Piccolomini si veda I'edizione dei Commentarii, a cura di Luigi Totaro. 2 voll.. Adelphi. Milano. 2008: e ľedizione italiana delia História de duobus amantibus in Storia di due amanti. traduzionc c introduzione di Maria Luisa Doglio. con un saggio di Luigi Firpo, Tea. Milano. 1990. II testo poetko č riprcso da Antológia delia poesia italiana. a cura di Ccsare Scgre c Carlo Ossola. Einaudi-Gallimard, Torino, 1998. Per le opere di Lorenzo Valla si ricordi la scelta approntata da Eugenio Garin nel volume Prosa-tori latini del Quattrocento. Ricciardi. Milano-Napoli. 1952: inoltre I'Edizionc Nazionale delle Opere di Lorenzo Valla, chc ha avviato 1c sue pubblicazioni sotto la guida di Mariangcla Regoliosi. Letture crltlche Sull'ambicntc fiorentino lungo tutto il Quattrocento si ricordi Mario Martelli, Firenze. in Let-teratura italiana. direlta da Alberlo Asor Rosa. Storia e Geografia, vol. II, Einaudi. Torino, 1988. Inoltre per un quadro d'insieme: Riccardo Fubini. L'Umanesimo italiano e i suoi storici. Franco-Angeli. Milano. 2001. Per Salulati. c insicme per Valla, vd. Lest rade di Ercolc: itinerári ttmanistici c altri pcrcorsi. Semi-nario internazionale per i cemenari di Coluccio Salutati e Lorenzo Valla, a cura di Luca Carlo Rossi. Sismel Edizioni del Galluz/.o, Firenze. 2010. Su Bruni si veda almeno Leonardo Brum cancelliere delta repubblica di Firenze. a cura di Paolo Viti. Olschki. Firenze. 1990, Per gli studi greci vd. Manuele Crisolora e il ritorno del greco in Occidente. a cura di Anionic Rollo. Istiluto Universitario Orientale. Napoli. 2002. Per le grandi scuole umanistichc vd. Paul F. Grľndlhr, La scuola nel Rinascitnento italiano. Laterza, Roma-Bari, 1991, Francisco Rico, // so-gno delľUmanesimo, Einaudi. Torino. 1998. Sulľambiente romano vd. Enea Silvio Piccolomini: arte, sloria e cultura neb"Europa di Pio II. a cura di Roberto Di Paola. Arianna Antoniutti. Marco Gallo. Libreria Editrice Vat kana, Cittä del Vaticano. 2006. Su Milano si veda il quadro ricavabile da Valorosa vipera gentile. Poesia e letteratura in vulgare attorno ai Visconti fra Trecento e Quattrocento, a cura di Simone Albonico, Marco Li-mongelli, Barbara Pagliari. Viella, Roma. 2014. Su Venezia vd. il quadro complessivo ehe si legge in Bessarione e ľUmanesimo. a cura di Gianfranco Fiaccadori et ai. Vivarium. Napoli. 1994. Per Valla, oltre a quanlo ciä citato, si vedano almeno gli studi raccolti in Lorenzo Valia e I'uma-nesimo toscano: Traversal!, Bruni, Marsuppini. a cura di Mariangcla Regoliosi, Polisiampa. Firenze. 2009; e la monografia di Riccardo Fubini. Umanesimo e secolarizzazione. Da Petrarca o Valla. Bul-zoni. Roma. 1990. 37°, /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo 3 Leon Battista Alberti 1. Alberti, «genio universale» 2. UrVesperieriza soviamunicipale 3. ťattlvita letteraría del periodo fiorentiro 4. I capolavoro delle Intetcenoles 5. Alberti nella Roma di Niccolb V 6. L'ultima opera: i Deiciartiiia 1. Alberti, «genio universale^ Architetto, linguists, autore di dialoghi comici e fantastici, speri-mentatore di nuovi temi poetici e forme metriche. animatore cullurale. scrittore politico, poleniista, niatematico: Leon Battista Alberti incarna ľideale di uomo universale che solitamenle attribuiamo all'Umanesimo. La creativitä e l'energia che egli esprime nei decenni centrali del Quattrocento appaiono infatti davvero impressionanti, tanto piú se ne consi-deriamo ľattitudine sperimentale, che collega la soluzione dei problemi pratici posti dalle arti a un'inesauribile curiositä conoscitiva. L'ampiezza d'intercssi si coniuga al dialogo con gli antichi, i quali. an-che quando vengono polemicamenle rovesciati, restano sempře gli inter-locutori fondamentali per agire nel presente. Alberti risulta cosi uno dei massimi e piú consapcvoli interpreti della cultura umanislica, chc si basa sulľincontro di clue orizzonti di ricerca: da una parte la filológia, col ripri-stino della voce dei classici greco-latini (per Alberti saranno in particola-re Vitruvio. gli storici e Luciano); dalľaltra ľintervento pragniatico snila realtä, che puô spaziare dalľiniziativa poetica in lingua volgare (il Certa-me coronorio) alia costruzione di edifici pubblici, e dalla riflessione sulle dinamiche famigliari alľintervento di carattere politico. Nelľambito pro-priamente letterario, quesla altiludine si riscontra nella sua continua ricerca. sia in ambito latino, con la serittura di innovative opere di registro comico e satirico. sia in volgare, in cui sperimenta nuove soluzioni poeti-che, muovendosi tra tradizione fiorentina e recupero dei modelli classici. 2. Un'esperienza sovramunicipale Leon Battista. appartenente a un'importante famiglia fiorentina. nasce ncl 1404 a Genova, dove il padre č stalo confinato in seguito al Tre poli geografici 3RD / 737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 366 La stagiore delľUmanesimo mutato cli ma politico a Firenze conseguente alla repressione dei Ciom-pi. La sua formazione avviene prima a Padova presso la scuola di Ga-sparino Barzizza (1415-1418). poi a Bologna (1420-1425), dove si addot-tora in diritto e prende gli ordini sacri (1428). Questi primi pochi dementi bastano per cogliere un aspetto fondamenlale delia biografia al-bertiana, ossia il suo legame con una pluralita di centri culturali. Da un lato c'e infatti Firenze. dove risiede soprattutto a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranta. ma ehe costituisce il principále punlo di riferimen-to di tutta la sua attivitä (nella maturita vi realizza. tra 1 altro. Palazzo Rucellai. 1450-1460, e la stupenda facciata di Santa Maria Novella. 1465). Ma ci sono anche le ciltä padane. ehe accolgono aleune delle sue maggiori imprese architettoniche (si pensi in particolare al celebre Tempio Malatcstiano, 1450, a Rimini, e a Mantova. dove progetta le chiese di San Sebastiano. 1460. e di Sant'Andrea, 1472). Vi ě infine il terzo polo. Roma. cui Alberti torna piú volte negli anni. in qualitä di ecelesiastico c ďintellettuale al servizio dei papi. soprattutto durante il pontificate* di Niccolo V (1447-1455). In sintesi, si puo quindi parlare di una "parabola sovramunicipale» (Cappelli). ehe fa di lui una figura particolarmente complessa e affascinante. Cosa non infrequenle anche tra gli altri grandi umanisti (si pensi a Lorenzo Valla). Alberti viaggia infatti moltissimo: nel 1431 ě in Francia e Germania al seguito del cardinale Niccolô Albergati. ľanno dopo va prima a Firenze per ricevere la prioria di San Martino a Gangalandi (1432). poi a Roma (1432). dove entra nella cancelleria pontificia. La centralitä di Firenze Nonostante gli spostamenti, Firenze costituisce, sin dalle prime opere, il centro delia sua riflessione. Ciô aceade sia in senso contrappositi-vo. come nel De commodis Utieraním alqite incommodis ('Sui vantaggi Figura 1 Firenze, facciata delia basilica di Santa Maria Novella. É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Leon Battísta Alberti e gli svantaggi dolle lettere", 1432). dove crilica la Iradizione umanistica locale; sia nei termini di una pill articolata riflessione sulla realta polili-co-sociale della capitale toscana. come accade nei Libri delta famiglia (1432-1441). II suo interesse per la cultura fiorentina e inoltre evidente nei Ceriame coronario (1441). col quale rilancia il volgare. cui negli stes-si anni dedica anche una Grammatichetta (1438-1441). L'orgoglio dell'appartenenza fiorentina e infine chiaramente visibile nell'imposta-zione artistica del tratlato dedicalo alia pittura. 3. L'attivitä letteraria del periodo fiorentino Per entrare nelľopera letteraria albertiana possiamo iniziare dal Decommodis tratlato latino De commodis litterarum atque incommodis (1432). dedi-cato al fratello Carlo, in cui affronta una riflessione sulla figura e la funzione (Iclľintcllettimle. Dilferenziandosi dalla tipica prctesa umanistica che gli studi letterari fossero una forma di partecipazione alia vita pubblica, ľautore sostiene che lo studio implies l'isolamento dai clamori della cittä e dalle preoccupazioni della convivenza civile. Lo studio, a parere dell'autore, non dä soddisfazioni personali o riconoscimenti pub-blici. ma ě attivitä silenziosa e privata. fatta di diligenza e fatica: multos laborts, mtllae voluptates, mult as impensas, minima litera, mul-las diffiailtales, malte discrimina, perexiguam auctorilatetn in litteris comparari. [con lo studio letterario ci si procurano molte fatiche e nessun piacere. molte spese c minimi guadagni. molte difficoltä. molti rischi c un'auto-rcvolczza insignificante.] 11 legame. sia pur conflittuale, con Firenze e le strutture sociali e cul- Libri della famiglia turali dominanti emerge con chiarezza nei Libri della famiglia. un dialo-go di quaitro libri in volgare. la cui elaborazione dura circa un decennio. dal primo soggiorno romano (intorno al 1432) fino all'allontanamento dalla cittä toscana. Ambientata nei recente passato. alľepoca in cui gli Alberti sono esiliati a Padova, l'opera rappresenta la conversazione Ira alcuni parent! dell'autore. che affrontano i vari aspetti del rapporto tra famiglia (inlesa in senso allargato. come gruppo di persone e d'interessi condivisi) e societa. Nei corso dei quattro libri. vengono tratlati i se-guenli temi: I. I'educazione dei figli; II. il matrimonio: III. le attivitä economiche: IV. le relazioni sociali che una famiglia deve saper amministrare per mantenere il suo ruolo politico. La parlicolarc «fiorentinita» dell'opcra si riconosce nella scelta albertiana di utilizzare il volgare. quasi riprendendo il Convivio di Dante, do- 3fl9 179.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 368 La stagiore delľUmanesimo ve le questioni scientifiche sono Irattale non in latino ma nella lingua di tutti. Al pari dell'Alighieri. Alberti punta a una forma espresslva moderna ed eleganfemenfe controllala. o, come scrive egli stesso nella Dediča-íoria dei libro III dei trattato, «elimata e polita*, sottoposta cioě a un rigoroso trattamento stilistico. Ľopzione per il genere letterario dei dia-logo va nella medesima direzione: riprendendo infatti ľillustre precedente di Cicerone, in particolare dei De oratoře, ľautore presenta un model-lo di convivenza elegante e amichevole che si concretizza innanzitutto in una lingua piacevole e arguta. incline alla battuta scherzosa ma capace di affrontare qualunque argomcnto, anche delia massima serietä. Funzione pedagocjica II dialogo alberliano interpreta la famiglia innanzitutto come conti-nuitä generazionale che va dai «passati Alberti». presentati come «uomini studiosissimi. littcratissimi. civilissimi», i cui «amonimenti». o esempi, vanno letti e ammirati, ai «| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Leon Battista Alberti nuova e incentrala sullo sforzo delia ragione. Si spiega cosi ľillustrazione dei procedimenli matematici ehe regolano la prospettiva piltorica: secondo la sua concezione, la geometria consente infatti alľartista di realizzare uno spazio razionale e al tempo stesso basato sul principio classico delia eonve-nientia, cioě delia composizione aceurata, proporzionata e coerente. Nonostante questa affinitä con gli ambienti piú innovativi del mon-do fiorentino, Alberti si mostra lontano dai principáli miti locali, a par-tire dalla esaltazione delľuomo di letlere inteso come personalita inse-rita nel piú alto contesto pubblico. Questa divergenza rivela il suo ca-rattere anchc ideologico in occasione del Centime coronario. da lui concepito come una gara tra poeti ehe, esprimendosi in versi volgari, esaltassero Íl lema delľamicizia: al vincitore sarebbe stata consegnata una corona ďargento, in analógia con la corona poctica ricevuta un sc-colo prima da Albertino Mussato e da Francesco Petrarca. L'iniziativa albertiana ha un duplice significato. culturale e politico: mentre infatti i Medici stanno favorendo la cultura umanistica in latino alľintcrno del loro progello di egemonia. Leon Battista promuove un evenlo in cui si esalla la grandezza poetica del volgare (come facevano gli esuli fioren-tini antimedicei nel resto d'Italia). II carattere polemico e anzi partigia-no del Certame ě evidente anche nella scelta di un tenia, ľamicizia, ehe propugna i valori delia pluralita e delľalleanza, fatti propri dal partito oligarchico in contrapposizione alla politica principesca medicea. Nonostante il favore inizialc dei Medici, ehe addirittura in un primo tempo patrocinano l'iniziativa. Yéfite intellettuale fiorentina si oppone a un simile tentativo di abbattere la barriera linguistica ehe separa «Í lettera-ti e gli illetterati» (Gorni). La gara viene boicottata c il prcmio non vic-ne allribuilo a nessuno: una sconfitta per Alberti, ehe da allora prende le distanze dalla sua cittä. 4. II capolavoro delle Intercenales Intorno al 1440, quarido ě ancora a Firenze. Alberti serive il Theoge-tútts. un dialogo volgare in due libri incentrato sul ruolo del filosofo nella societa contemporanea: un terna centrále in quegli anni. affrontato dalPautore con arguzia e spirito causlico. In questo stesso periodo egli mette a punto anche le Intercenales, una raccolta di testi latini di varia lunghezza in cui si alternano dialoghi e narrazioni. ispirati al modcllo dello serittore satirico greco Luciano di Samosata. che offrono al letlore delle divagazioni di carattere morale caratterizzate da una grande flessi-bilita formale e da un latino «brillante e aggressivo» (Cappelli). Nonostante la polemica contro 1'interpretazione fiorentina e medicea deirUmanesimo. anche Leon Ballisla condivide 1'ideale della soda-liías, ossia della convivenza colta tra uomini di lettere. capaci di interve-nirc nelle cose della politica, ma appartali in un'csistenza autonoma e solidale. Ció spiega la scelta di una forma letteraria caratterizzata da una duplice dialogicita: interna (per la presenza di personaggi che dialo-gano tra di loro) ed esterna (per il coinvolgimento del letlore a riflcttere e a prendere posizione in merito agli argomenti proposti). 3fld 1737 DkilOL] J satitko e modello di Ludano ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§S ^ i > <5> 4))) 100% g# Q ABC - esteso Gio 22:04 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * i= i. ^^^m ■ 370 La stagiore dell'Llmanesimo Curare l'animocol riso Ancora una volta, fundamentale e la scelta del registro stilistico: Cepi nostras inlercenaies redigere in parvos libelios, quo inter cenas et pocula commodius possenl peiiegi. Tu quidem, ut eeteri physici, Paule mi suavissitne, amaras et que usque nauseam moveanl egrotis corpori-bus medicinas exhibes: ego vero Iiis weis scriptis genus levandi morbos animi affero, quod per risum atque hilaritatem suseipiatur. |Ho comincialo a raccoglierc le nostre Intcrcenali in una serie di agili volumelli. perchc si polessero leggere piü comodamenle in mezzo all'al-Icgria conviviale Tu. come gli altri medici, mio carissimo Paolo, dai agli ammaJati medicine amare e che indueono disi-usu». lo, invece. ton que-sli miei scrilti propongo una lerapia dei disagi psicologici che si Fonda sull'umorismo c sulla comicitä ] Queste parole, che si leggono nel P roe nun a Paolo Toscanelli, mo-strano subito due aspetti fondamentali dell'opera. II primo e esplicito. e consiste nella dichiarata volontä di fare della letteratura un «farma-co», capace di curare le malattie dell'animo non con una medicina amara. ma con la leggerezza della hilariias. II secondo e implicito, e consiste nel riferimento alla grande cultura dell'anlichitä greca e lati-na. qui presente nell'allusione al celebre passo del poema di Lucrezio. dove la poesia e paragonata al micle con cui il medico asperge il bordo del bicchiere per far ingoiare al malato la medicina amara (cfr. De re-runi natura. IV. 11-22). I vari turbamenti che affliggono l'animo umano sono distribuiti negli 11 libri delle Intercenali, dove la materia e cos'i dislribuita (si tenga conto che il quinto e il sesto libro sono andati perduti): I la virtü: II la ricchezza; III la discordia; IV Tinvidia e le altre vanilä; VII il matrimonio e i suoi problemi; VIII il fato e la sapienza; IX la necessitä di non lasciarsi turbare; X la concordiu politica e le attivitä civili di carattere non professionale (che i latini chiamavano otium); XI l'amore. La riflessione morale Giä questo sempHce schema confer ma il carattere morale della ri-flessione albertiana, incentrata sul rapporto tra la realtä economico-politica e la virtü individuale. volta al supremo fine di non lasciarsi turbare dagli eventi della vita. Lo mostra bene Tincipit del Naufragus, rac-conto che da solo occupa l'intero libro nono: Al rem audictis ex me omnium memoria cl admiratione dignhsimam: atque ut imellexeritis. viri optimi. quam omni genere catamitatum hoc unojuerim fortune impelu affectus, nifallor, ceteris in locis, qui- delle tntetcenales 3flR /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Leon Battista Alberti 371 bus fortuna suum gertu impérium, tum molio maiorem eius ip-sitts fortuně invidiam et incostantiam fugiendam ac longe esse perlime-scendam, iudieabitis. [Vi raccontero una storia che merita davvero di essere ricordata con am-mirazione e stuporc. Quando avrete capito. degnissimi amici. fiiio a che punto per questo solo rovescio di fortuna io abbia dovuto subire ogni sorta di disgrazie, sarele. credo. ben persuasi che in tulte le situazioni in cui si manifesta il dominio dclla fortuna, e lanto piti in maře. bisogna te-merc e fuggirc la sua malignita c incostanza.] Queste righe mo s tra no come Alberti adotti un atteggiamento inte- Unaprospettň gralmente laico. che rifuggc da ogni interpretazione delle contingenze della vita come segno delia Provvidenza divina. AI contrario. come si legge nel Proemio, ľautore indica la necessitä di familiarizzarsi fin dalľadolescenza con le «varie vicissitudini dclla fortuna» («casibus fortune>»), Lmparando ad «agire con onesla» («bene merendo morihus») e a «darsi da fare energicamente» («virtute enitendum»). cosi da non «allontanarsi dalla virtíi» («a virtute tamen uspiam esse discedendum»). Un simile programma. di per sé tipico della cullura umanistica. vie- Unospirito ne perseguito con uno spirito dissaeratore e con un umorismo antigerar- antigerarchico chico del tutto innovativo. Si rivela anche qui ľinfluenza di Luciano. che offre alľautorc un modello colto c sofislicato. aggiornato sulle ultime novitá in lingua greca che si diffondono in quegli anni tra gli umanisti italiani. Nei dialoghi lucianei Alberti trova un modo nuovo per rappre-sentarc «la vita come teatro e come assurdo» e mettere in scéna «il di-singanno e la demolizione di ogni sorta di illusioni e convenzioni. il riso e la follia universale» (Cardini). Questa modernissima «critica della ma-schcra» non risparmia nemmeno gli ideali dell'Umanesimo: a partire dalla smaniosa ricerca di libri ridicolizzala nella figura del personaggio Libripeta. arrivando anzi a contestare in maniera comica i sommi mo-delli del De officiis di Cicerone e della Repubblica di Platone. 5. Alberti nella Roma di Niccoló V Lasciata Firenze nel 1443. il nostro autore torna nella curia papale a Lesperienza Roma. dove matura il suo interesse per 1'architettura, stimolato dallo di Romaantka studio delle rovine classiche. come dimostra la Descriptio urbis Romae, risalente al 1450 circa, in cui egli tenta con successo, per la prima volta nella storia. una ricostruzione della topografia di Roma. Impcgnato nelľopera di restauro urbanistico voluta dal pontefice TeóriadelľatrtiitettJta Niccolô V, Alberti si trova a riflettere profondamente sulľarchitettura. arrivando a comporre intorno al 1452 il trattato latino De re aedifiea-toria. Sviluppando il suo ragionamento in dieci libri. c sulla base del modello vitruviano del De architecttira (vd. Figura 2). Alberti ribadi-sce ehe ľarte si basa su principi razionali rigorosi e che essa ě rivolta alla utilitas ("utilita') e alla venustas ("bellczza') dclla cittä. Rifaccndo-si al pensiero urbanistico classico secondo cui la cittä si caratterizza 3Rfi 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 372 La stagiore delľUmanesimo Figura 2 Fiontespizio di un volgarizzamerto cinquecentescodel De architectures. per orťio eí decus ('ordine e coerenza stilislica'). egli inquadra i problemi di ordine tecnico nel piú vasto orizzonte di una leoria civile. Come ha serit-to Eugenio Garin, nel pensiero albertiano «i grandi problemi delia convivenza umana» vengono ri-solli "conerelamente in un progetto iirbanístico». a partire da un modello di convivenza basalo sulla pluralita e ľalleanza. Oltre ehe occasione per un vivissimo incontro con ľantichitä. Roma č anche il luogo in cui Alberti puô ulteriormente verificare le logiche del potere e ľinevitabile conflittualitä con la libera attivitä in-tellettuale. Nasec cosi il Momus sire dc principe. una lunga narrazione in quattro libri latini, in cui allude alia realtä politica del tempo attraverso una costruzione «a chiave» che rimanda all'ambicnte romano. L'autore sottopone al suo giudizio corrosi-vo la corte pontificia di Niccolô V. trasfigurandola in una favolelta mitologica di cui ě protagonista Momo, il dio delia calunnia e delia maldicenza. Alberti polemizza contro i maggiori protagonisti politici del tempo, ma propone anche una riflessione piú ampia. dedicata al problcma del governo giusto. considerato con uno sguardo ironico e talvolta polemico. Ricollegandosi di nuovo alia lezione di Luciano, lo scrittore rappresenta le aporie del potcre. contrapponendo a Giove, sovrano vacuo e incapace. ľambiguo primalo di una piccola divinitá. Momo. che usa la lingua per mistificare la realtä, e al tempo stesso per svelarne le logiche piú profonde. Tra le opere tecniche merita una menzione anche il Destatua, tratta-lo latino in 19 capiloli, in cui Alberti rielabora la concezione corrente della scultura tenendo conto delle nuove pratiche dei grandi artisti con-temporanei e atlingendo anche allc fonti classiche. Egli e cosi tra i primi a riconoscere dignita intellettuale alľarte sculloria. che viene liberata dal pregiudizio di essere solo una faticosa attivitä manuále (il terna ver-rä ripreso nel Cinquecento con la dišputa tra le arti). In particolare. se-guendo le indicazioni di Plinio il Vecchio. lo scrittore distingue tra scultura «per via di porre» e scultura <«per via di levare». illustrandone le differenti tecniche utilizzate. 6. Ľultima opera: il De iciarchia Nel 1470, subito prima della morte, avvenuta due anni dopo a Fi-renze, Leon Battista Alberti torna a riflettere sul rapporto tra fami-glia e societa, affrontando questa volia in maniera piú direlta il nodo della politica. Lo fa nel traltato intitolalo De iciarchia. dove ragiona sulla figura del capofamiglia («icÍarco» ě un neologismo albertiano coniato sul greco oíkos. 'casa"). L"autorc, pur confermando la scelta del genere dialogico, assolulamente centrále in epoca umanistica, sce- 3R7 119.7 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ Leon Battista Alberti glie questa volta la lingua volgare. con la quale affronta in tře libri il problema del governo domeslico da una prospetliva conservatrice, preoccupata di rispettare i rapporti sociali vigenti ma contemperan-doli con la rettiludine morale. L'obieltivo ě fondamentalmente politico: parlando del paler farm-lias, Alberti riflette infatti sul princcps, sul capo dello stato. secondo un modello paternalistico del tutto coercntc con la situazionc italiana del XV secolo, caratterizzata dairaffermazione di stati a impianto principesco. In una simile realta. la riflessione politics non puó che concentrarsi intorno alia figura e ai caratteri del principe. Cosi fa an-che il trattalo albertiano. che avanza una proposta di autoregolamen-tazione del «capofamiglia». capace di evitare la caduta nella tirannide attraverso il riconoscimento dclla legge come norma superiore cui at-tenersi. L'ipotesi e insomma quella di un governante virtuoso, il cui primato politico ě conseguente all'educazione umanistica e al costante esercizio della ragione. Un mero ideale astratto. si potrebbe dire, che pero parte dalla con-creta osservazione del mondo fiorentino. dove il potere dei Medici si ě ormai consolidato. mettendo in posizione fortemente subordinata le al-tre famiglie deH'oligarchia locale, a parlire proprio dalla gens degli Alberti. Si puó probabilmente vedere qui un ripensamento rispetto alia se-paratezza tra intellettuale e potere proposto quaranta anni prima nel Dc commodis, c si puo anche pensarc a un arretramento rispetto alle ener-giche proposte dei Libri delta famiglia e alia forza beffarda del Motrins. E tuttavia I'accento portato sulla necessita che il singolo partecipi alia vita pubblica conferma quanto il pcnsierodi Alberti sia concentratosulla realta di questo mondo, nel quale occorre agire con gli strumenti di una ragione che sappia usare. al tempo stesso, Terudizione del grande fi-lologo, la prospettiva astratta del teorico puro c lo spirito concreto deH'artigiano. Una concezione >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:04 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ 374 La stagiore deH'UmanesJmo Edizioni Per i testi in volgare si ricordino; Opere volgari. a eura di Cecil Grayson, Lalerza. Bari, 3 voli.. 1960-1973: / libri della famigiitt a cara di Ruggicro Romano e Alberto Tencnti, nuova ed. a eura di Francesco Furlan. Einaudi. Torino. 1994 (da cui si cita): "Grammatichetta* e aliri seritti sít! volgare, a eura di Giuseppe Palota. Salerno Editrice. Roma. 1996. Per i tesli in latino vd.; De commodis litterarum atque incommodis, a eura di Laura Goggi Carotti. Olschki. Firenze. 1976 (solo il těsto latino); De commodis litterarum atque incommodis; Defunctus. testo latino. Iraduzione italiana. introduzione e nole a eura di Giovanni Farris. Marzorati. Milano. 1971; Ventieinqite Intercenali inedite e sconosciute di Leon Battista Alberti, a eura di Eugenio Garin. Olschki. Firenze, 1964 (solo leslo latino); Intercenales. a eura tli Franco Bacchelli e Luca DAscia. premessa di Alberto Tenenti. Pěndragon, Bologna. 2903 (testo con Iraduzione): Momus. ed. eritica. a eura di Francesco Furlan e Paolo D'Alessandro. Serra. Pisa. 2016: Mamo. a eura di Paolo DAlessnn-dro e Francesco Furlan. Mondadori. Milano. 2007 (traduzionc italiana): Autobiografie e nitre opere latine, testo latino a fronte, a eura di Loredana Chines e Andrea Scveri. BUR. Milano. 2012: Descriptio Urbis Romae. a eura di Jean-Yves Boriaud e Francesco Furlan. Olschki. Firenze. 2005: De pictura. a eura di Lucia Bertolini. Polistampa. Firenze. 2011: l.'architettura. leslo latino e traduzione di Giovanni Orlandi. introduzione e nolc di Paolo Portoghesi. 11 Polililo. Milano. 1966: Larte delcostndrc. Bollati [joniígliieri. Torino, 2010 (Iraduzione italiana): De statná, inlroduzione traduzionc c notedi Mariaro-saria Spinetli. Liguori. Napoli, 1999. Letture eritiche Un'ollima inlroduzione generale é quella di Guido M. Cappblli, Leon Battista Alberti: un intel-lettuale multiforme, in Idem. L'umanesimo italiana da Petrarca a Valla [2007]. Carocci. Roma. 2010. pp. 305-336. Tra i numerosi studi. si scgnalano: Guglielmo Gorni. Storia del Certarne coronario. in «Rina-scimenlo», s. II, XII, 1972, pp. 135-182: Eugenio Garin, Studi sit Leon Battista Alberti, in Idem. Rinascite e rivoluzioni [1975], Laterza, Roma-Bari, 20071. pp. 131-196: Roberto Cardini. Mosaici. II "iiemico" dellAlberli. Bulzoni, Roma. 1990: Luir.i Tkbnti, Libri de Familia, in Letteratura italiana. Le Opere, a cura di Alberto Asor Rosa. vol. I, Dalle origin! a! Cinquecento. Einaudi. Torino. 1992. pp. 635-646: Cecil Grayson, Studi sit Leon Battista Alberti, a cura di Paola Claut. Olschki. Fircnzc. 1998; Luca Boschetto. Leon Battista Alberti e Firenze. Biografia, storia. letteratura. Olschki, Firenze, 2000: Francesco Furlan etal., Leon Battista Alberti. Congrěs International (Paris, 10-15 avril IW5). Vrin. Paris. 2000: Anthony Grafton. Leon Battista Alberti; un genio universale [2Di]()|. Lalcrza. Roma-Bari. 2003: Stefano Borsi. Leon Battista Alberti e Roma. Polistampa. Fircnzc. 2003: Michel Paoli. Leon Battista Alberti. Bollati Boringhieri. Torino. 2007; Alberti e la cultura del Quattrocento. Atti del Convegno intemazionale iFirenze. 16-18 dicembre 2004). a cura di Roberto Cardini e Mariangela Regoliosi. Polistampa. Firenze. 2007: La vita e il mondo di Leon Battista Alberti. Atti del Convegno ititeniaziotiale del Comitato nazionale VI Centenario delta nascita (Genová, 19-21 feb-braio 2004). Olschki. Firenze, 2008. 3flP 179.7 Ú Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto 4))) 100% H)> □ ABC - Gio 22:05 Q, © Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf I. Una mirabile Capitolo 1 invenzione 1S£ra-i II passaggio dal manoscritto 3. Stampe e manoscritti ■■ , 4 Unasmtaepotae 3113 STaiTipa 1. Una mirabile invenzione La stampa a caratteri mobili puô essere considerata una delle grandi innovazioni tecnologiche del mondo occidentalc moderno. Ľinvenzione andrebbe in reallá attribuita a un artigiano cinese. che applicô questa tecnica giä intorno al 1040. ma senza alcun successo duraturo. A buon diritto la paternita va dunque riconosciuta a Johann Gutenberg (fine secolo XIV-1468). di cui possediamo poche notizie biografiche sicure. tanto da apparire un personaggio quasi enigmatico. In ogni caso egli fu il responsabilc dei due principáli accorgimenti ehe rivoluzionarono pro-fondamente il mondo del libro e della comunicazione nel suo complesso. Innovazioni 11 pri m o accorgimento ě senza alcun dubbio la ereazione dei caratte-tecnologkhe ri tipografici. Si tratta di piecoli parallelcpipedi di legno, alla cui sommi-lä viene modellata in piombo la forma della lettera desiderata. Le lettere uguali sono conservate in cassettini quadrati. disposti su file ordinate secondo un pTocedimcnto simile a quello delľodierna tastiera di un computer. Ľimportanza di questo sislema consiste nelľenorme liberta che consente nella lavorazione del libro: il tipografo puô infatti conside-rare ogni singola pagina in maniera autonoma, componendone le righe coi diversi caratteri, che, una volta finila la stampa di quella pagina, ven-gono riposti nelle loro cassette. Ciascun carattere. reso indipendente dal contesto, puô dunque essere utilizzato piú volte finché non si consuma. II secondo accorgimento consiste in aleune modifiche alla formula chimica delľinchiostro. Senza entrare nel dettaglio. bašta dire che Gutenberg riesce a trovare (su probabile ispirazione delle tecniche pittoriche fiamminghe) una miscela di olio vegetale e sostanze mineráli cotte insie-me che si applica sui supporti metallici dei caratteri dando loro una giusta brillantezza di nero. Una soluzione per molti aspetti mirabile, che ci ťa ca-pire come la tipografia antica sia a meta tra il mondo dcgli artigiani (i fab-bri, i falegnami. gli incisori) e il mondo dei chimici. a quel tempo ancora 4131 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:05 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Figura 1 Una pagina delia Bibbia di Gutenbe'g con ľepistola di san Girolamo. quasi indistinguibili dai maghi e dagli alchimisti. Un incrocio tra capacitä manuále, pensiero pro-toscientifico c sogno visionario un cui possibile parallelo si Irova soltanto tra Otto e Novecento. al tempo dei primi grandi sperimentalori delia fotografia e delia cinematografia. II piú immediato vantaggio del nuovo sisle-ma gulenberghiano consiste nella possibilitä di ricavare centinaia o migliaia di esemplari uguali da una singola matrice. Dal regime manoscrilto (in cui ciascun libro ě diverso dalľaltro perché ě il singolo prodotto di uno o piíi artigiani) si pas-sa cosi al regime tipografico. dove vigc il princi-pio delľidentitä delle copie. L'importanza del procedimento viene subito avvertita dai con-tcmporanci. i quali scgnalano la novitä quasi come un prodigio. Ecco le parole di Leon Baltista Alberti in lode di un Germanum inveníorem, qui per haec tempom pressionibus quibusdam characterum efficeret ul diebus centum plus d'tccnta volumina íibrorum operu hominum non plus trium exseriptu redderet. [inventore tedesco ehe ai noslri tempi, con ľim-pressione di aleuni caratteri. ha oltenuto piú di duecento copie in cento giorni con il lavoro di non piú di tre uomini.] Sono parole molto interessanti. che mosirano come Alberti com-prenda a pieno il carattere industriale deH'invenzione. con ricadute di ti-po produttivo (3 soli operai che lavorano per soli 100 giorni) e commercial (si oltengono 200 copie da una singola sequenza di lavoro). Quando Alberti scrive queste righe ě il 1466. solo dodici anni dopo Papparizione del primo libro tipografico (1454). la grande Bibbia a421inee realizzata da Gutenberg insieme al socio Johann Fust. Da qui inizia a mon-tare quella marea che in meno di cinquanta anni inonda l'Europa con qualcosa come 15. se non 20 milioni di volumi (cfr. Cursi. p. 169: Quondam, p. 576). Un fenomeno davvero straordinario. come avrebbe segnalato con orgoglio cento anni dopo un professore di origine padovana, Sperone Speroni. il quale avrebbe messo assiemc «l'artiglicria, la stampa. I'artc che si usa del navicare» come grandi innovazioni della contemporaneitä. 2. Da IIa Germania all'ltalia Dopo Ycxploit della Bibbia del 1454 e il Salterio del 1457 (dovuto al L'offidna di Subiaco tipografo Peter Schocffcr). la storia degli ineunaboli. cioe dei libri stam-pati entro l'anno 1500, passa regolarmenle in Italia, dove nel 1464 i due zl-lzl 1737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:05 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 400 Laculturadellea giovani chierici tedeschi Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz espor-tano la novitä lecnologica. La loro prima sede di attivitä é presso ľabba-zia di Sanla Scolastica a Subiaco. Come ha spiegalo di recente Marco Cursi, la scelta di Subiaco b dovula a tre principáli motivi: 1) la prcsenza di manoscritti pregiali sulla cui base alleslire i volumi: 2) ľambienle col-to. ehe consente di reperire personále capace di eonlezionare u n libro in maniera corretla; 3) la riservalezza del luogo. fondamentale per mante-nere il segreto sulle lecnologie utilizzate. 1 primi tre prodotti delľofficina di Subiaco sono altamente significa-tivi. Innanzitutto vienc slampato un Donato (tutte le copie sono oggi perdute), cioe una grammalica latina di livello scolastico; poi un De oratoře, opera di Cicerone ehe costituiva la base delľistruzione retorica; in-fine una magnifica edizione del De civitate Dei di sanťAgostino. Tra il 1464 e il 1467 vengono dunque sperimentati formati diversi (dal libro maneggevole a quello hnponente) e vengono affrontati Í tre diversi domini delia grammatica, delia retorica e delia teológia. II trasferimento a Roma Nello stesso 1467 i due chierici si trasferiscono a Roma. dove si stabi-liscono presso Campo de' Fiori: qui si verifica «un notevole aceresci-mento clclle ambizioni editoriali» (Cursi). Ovviamenle Roma presenta un contesto del tulto differente, con un fervido mondo cullurale im-prontato all'Umanesimo e con le ingenti disponibilita economiche dei grandi signoři ecelesiastici. Non stupisce. pertanto. ehe si stampino in prevalenza classici antichi. in formato grande e spesso su pergamena. ol-tre ehe su carta. Imporlante t anche ľinnovazione grafica con ľabban-dono dei caratteri gotici in favore di un'imitazione delia antiqua, cioě la tipica serittura umanistica. La diffusione in Itália Ľimpresa dei due chierici termina nel 1476. con la morte di entrambi (la loro societa si era sciolta tre anni prima), ma giä nel 1472 appaiono a Venezia le stampe di un romanzo cavalleresco e del Filocoío di Boccac-cio. II fatto mostra la velocitä con cui ľinvenzione viene applicata ai diversi domini letterari: dai testi sacri al diffuso mondo delľeducazione linguistica di base (la grammatica), dalla costcllazione dei grandi antichi alla varieta dei piú modesli prodotti in volgare. Questa diversifica-zione si associa sempře a considerazioni di carattere materiále, ehe ri-guardano i formati. la grandezza. il pregio dei caratteri e dei supporti fi-sici. la presenza di illustrazioni. Ma importante ě anche ľampiezza delia diffusione geografica. con Venezia ehe si associa a Roma. e con Firenze ehe. dopo un Marsilio Fi-cinio (1474), un volgarizzamenlo del De vita Caesarum di Petrarca (1478), UTí'Etica di Aristotele (entro il 1479) e qualche libro religioso. propone nel 1481 una ricca Commedia stampata da Nicolô di Lorcnzo. col commento di Cristoforo Landino e le illustrazioni di Baccio Baldini ricavate da disegni di Botlicelli. Dal 1471 c'e anche Napoli. coi soliti Aristotele e Agostino. ma anche con un'opera delľumanista Antonio Beccadelli. un Irattato giuridico. una versione del De Balneis puteola-nis, almeno due volgarizzamenti (da Ovidio e da un'opera igienica di Alberto Magno). nonché un'edizione delia Storia vera di Luciano (1475) c una del Filocolo boccacciano (1478). Ricca č inoltre la produzione ti-pografica di Miláno, con lesti religiosi e laici, ma soprattulto coi grandi 41S /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:05 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria classici: dalla Cosmographia di Pomponio Mela (1471) al capolavoro storiografico di Tito Livio (1480). dalle Opera di Virgilio (1474) a Quin-tiliano (1476) e dalle Orationes di Cicerone (1478) a Ovidio (1483). cui si affianca la letteralura volgare. con un'ennesima edizione del Filocolo (1476) e una Commedia (1478). II sistema degli scambi culturali si arricchisce cosi di un potente ac-celeratore. ehe rende ancora piti fitti i rapporti Ira centri e periferie del mondo lelterario italiano. stringendo assieme Miláno e Messina, Napoli e Venezia. L'Aquila e Roma. Firenze e Bologna, senza contare le mobi-lissime corti padane. 3. Stampe e manoseritti L'officina tipografica. ľabbiamo visto, e un luogo in cui vigono i pro-cedimenti delľindustria, ehe non riguardano solo la composizionc materiále del libro, ma anche la sua distribuzione e addirillura la slessa rea-lizzazione da parte degli autori. A queste novitä non corrispondono pero subito caratteristichc formali specifiche; anzi, gli ineunaboli mostra-no la netta influenza dei precedenti formali manoscrilli. Nel corso del Quattrocento si era infatti sistematizzata la triparti-zione individuata da Armando Petrucci: 1) il libro «da banco», in per-gamena c in formato grande (detto in folio), seritto in grafia gotica su due colonne e con ampi margini: 2) Íl libro umanistko. di formato e materiále vario (a seconda delle finalitä). seritto su un'unica colonna. con margini ristretti c in grafia antiqua; 3) il libro «da bisaccia», di formato piecolo, per lo piú di carta. ďaspetto traseurato. senza margini e composto su due colonne. Queste tre diverse configurazioni materiali corrispondono ad altrettante tipologic di genere: il primo formato vei-cola i testi dotti destinati al pubblico universitario; il secondo vale per i testi classici e per quelli degli umanisti: il terzo soddisfa ai bisogni pratici e ludici del pubblico «popolare». composto di mercanti, pelle-grini. girovaghi e artigiani. Ebbene, ě interessante osservare ehe. superata la primissima fase ďincertezza. il sistema del libro a stampa si organizza su qucllo dei manoseritti. sieché, per fare un solo esempio. i volumi di classici antichi o di opere moderne degli umanisti si presentano in formato medio, col testo a piena pagina c i margini ben calibrati. La convergenza ě particolarmenle significativa nel campo del libro popolare. ehe, dopo un inizio stentato, ben presto si afferma sul mercato. presentandosi come un volumetto ma-neggevole. «illustrato in modo suggestivo ma semplice. ornato secondo i moduli tradizionali c seritto in caratteri grandi» (Petrucci). La compresenza di forma manoseritta e veicolo tipografico ě dunque determinante anche per la storia del libro in volgare. il cui "trend di ere-scita quantitativa non ha esitazioni» dagli anni Settanta alla fine del XV secolo. Duranle questi trenťanni si vede infatti passare la percentuale di testi in volgare dal 21% al 29% al 48% della produzione tolale. Un au-mento indiseutibile. ehe si distribuisce in maniera cqua tra prodotti reli-giosi e laici, e ehe risulla perfetlamente sovrapponibile (21%. 30%, 47%) ZUR 119.7 Ľinfluenza del (odice maioscritto La tiipartizione proposta da Petrucci ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§S ^ ' > <5> 4))) 100% g# Q ABC - esteso Gio 22:05 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * i= i. ^^^m ■ 402 Laculturadellec< Manuzio e Bembo .'■■'fr fr* rfe< Jrl i'v C&JtMA t*>J'~" »Vit*»"* P-f* «*" fmmitiJ-y ^i/rn*? t*-fift«U> ai dati di incremento del libro di lelteratura. a partire dalla Commedia e dalle opere di Petrarca e Boccaccio (Quondam). Proprio in queslo settore si riscontra un esempio straordinario di compresenza tra forme del manoscritlo e nuova organizzazione tipo-grafica. Nel luglio 1501 il grande, raffinatissimo stampatore Aldo Manuzio pubblica Le cose volgari di messer Francesco Petrarcha, un libro in formato piccolo, col Icsto slampato su una sola colonna. mar-gini discreti e un «nitido caraltere corsivo» (Cursi). Questa imposta-zione, esemplata sul Virgilio che lo stesso Aldo aveva appronlato appena tre mesi prima, si deve all'impulso di un giovane filolo-go veneziano d'illustre famiglia patrizia. il ventisettenne Pietro Bcmbo, destinato a di-ventare una figura cenlrale nei primi decen-ni del nuovo secolo. Nel progetto di Manu-zio-Bcmbo. il classico latino per eccellcnza e quello che sarebbe diventato il massimo mo-dello letterario (si pensi al fenomeno del pe-trarchismo) godono del medesiino tratta-menlo. la cui origine e nella scrittura dei co-dici in scrittura «italica» (invenzione del co-pista veneto Bartolomeo Sanvito), cioe nella •| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:05 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Ecosloro peracolorarmiracoli o t vender hen le sue slampe lo ha adulte-ralo talmente ehe, se non se trovase altra copia de quela da i tiluli. vera-nícnle besogneria ehe chi volesse scnlir la dolcezza di ben dire in rime vulgar [...] andase príma a sludiar el bosco dei tituli. e quando gli a ves e imparati. alora ghe saperia meno, L'irritazione di chi si e formato sui codici vergati a mano nasce di fronte al massiccio uso di apostrofi e segni diacritici (i tiluli), cioé di quelľinsieme di convenzioni grafiche ehe segnalano gli accenti. le elisio-ni, la caduta o la contrazione di lettere c sillabc. Convenzioni ehe in parte giá esistevano in passato, ma ehe la nuova tecnologia utilizza in modo ampio. continuo e soprattutto coerente e diffuso (cl bosco dei tituli). Un procedimento industriale. come quello delia tipografia. abbisogna infat-ti di procedúre standardizzate. ehe devono essere applicate con costan-za, indipendentemente dal tipo di opera sulla quale si sta lavorando. II lavoro in tipografia spinge dunque a una čerta normalizzazione dei Uniformita criteri grafici e delle forme lestuali, con effetti importanti anche sul tes-suto linguistico. ehe tende ad assumere una fisionomia uniforme nei vari centri di produzione. indipendentemente dagli usi locali. Si tratia di un altro aspello di quella caduta dei modelli municipali di cui ha parlato Giancarlo Mazzacurati.una delle cui conseguenze. giä nei decenni a ca-vallo tra XV e XVI secolo. é la nascita di nuove figúre professionali ehe seguono il libro durante la sua rcalizzazionc prestando altenzione soprattutto alla sua «uniformitä». al rispetto delle principáli leggi ortogra-fiche e linguistiche. Come ha mostrato Paolo Trovato. in tipografia le opere vengono sottopostc a un processo di revisione ehe va dalľintcr-vento sulla morfológia delle parole alla loro resa grafica e al sistema delľinterpunzione. Ľeffetto complessivo é quello di una progressiva semplificazione. ehe favorisec la stabilita delle forme linguistiche. Standardizzazione, uniformita, ordine: dalla disponibile pagina del ma- Principi geometria noseritto. ricca di glosse. note interlineari. capilettera e rubriche ehe gioca-no con virtuosismo Ira dimensioni e colori. si passa alla pagina uniforme del libro a stampa. Obbedendo a questi principi, come hanno spiegato Lu-cien Febvre e Henri-Jean Martin, due illustri storici francesi. i tipografi si sforzano innanzitutto di soddisfare ai principi delia «linearitá» e delia «omogeneitä». Ma «omogeneitä e linearitä sono le due formule delia scien-za e delľarte del rÍnascÍmento». come ha affermato Marshall McLuhan. ľautore di La gaiassia Gatenberg. ehe per primo ha stabilito la somiglianza conceltuale tra la tecnologia tipografica. la prospeltiva centrále (ehe i pitto-ri italiani cominciano a utilizzare nei loro dipinti appena qualche decennio prima delľintroduzione delia stampa) c il nuovo modello scientifico. "Ľudito cede il passo alla vista». si polrebbe commentare čosi, con le II primato deliavista parole di Waller Ong. ľinsieme dei cambiamenti prodotti dalla tecnologia del libro a stampa. Se la stampa e un «fatlore di mulamento» culturale e se a essa si deve «la nascita delľetä moderna» (Eisenstein).ciô aceade dunque per ľimpianto ottico del nuovo supporto librario, basato su spaziatura. linearitä, e omogeneitä. Questi caratteri sono potenziati dalla riproducibi-litä in serie: il numero di copie uguali, introducendo il nuovo statuto logico delia identita, contribuisce ad assieurare la centralitá delľaspetlo visivo. II É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:05 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 404 Laculturadellea dominio delľocchio «nella fronto si accompagna com a quello delľocchio «nel cervello». favorendo il primato di un «vedere profondamente intellet-tuale». Dalla Bibbia a 42 lincc di Gutenberg ai gioielli di Aldo Manuzio la nuova epoca del libro tipografico contribuisce a una nuova. rivoluzionaria organizzazione dei sensi umani. Ne scaturisce un cambiamento di mentalita destinato a mutare nel profondo la civiltä occidentale. BIBLIOGRAFIA Edizioni Le citazioni dei testi mo n í antichi provengono da: Leon Battista Alberti. De cifra, in Idem. Opera inedita et paitca separatim impresso, a eura di Girolamo Mancini. Sansoni. Firenze. 1890, p. 310; Sperone Speroni, Discorso in lode delta stampa. in Idem. Opere. Occhi. Venczia, 1740. t. Ill, p. 451: la glossa di Antonio da Canal ě ripresa da Gino Belloni. Laura tra Petrarca e Bembo. Antenore, Padova. 1992, p. 106. Letture critiche La piii reccnle deserizione dei proccssi che hanno portato al libro tipografico e delia sua suc-cessiva diffusione si leguc in Marco Cursi. Le forme del libro. Dada tavoletta cerata atl'e-book, il Mulino. Bologna. 2016. Sul passaggio dai formati manoscritti a quelli a stampa, si e fatto riferimenio ad Armando Pbtrucci, Alle origini del libro moderno. Libri da banco, libri da bisaccia. libretti da mano. in Libri. scrittura cpubblico nel Rinascimenlo. Guido storica e critica. a cura di Idem. Laterza. Roma-Bari. 1979, pp. 137-156. Unampia ricostruzionc del mondo tipografico ilaliano č in Amedeo Quondam. La tetteratura in tipografia, in Letteraturu Ualiana. a cura di Alberto Asor Rosa. vol. II. Produzione e consumo. Einaudi. Torino, 1983. pp. 555-686. L'organizzazione editoriale tra Quattro e Cinquecento ě studiata da Paolo Trovato. Con ogni diligenza corretto. La stampa e le revision! editorial! dei testi leticrari italiani (1470-1570). il Mulino, Bologna, 1991. Libro fundamentale sulla storia del libro č Lucien Febvre - Henri-Jean Martin, La nascita del libro [1958], Laterza. Roma-Bari, 1998. Si 6 fatto inoltre riferimento a Elizabeth L. Eisenstein, La rivotuzione inavvertita. La stampa comefattore di mutamento [1979], il Mulino. Bologna. 1986 e E a dem, Le rivolitzUmi del libro. L'invenzione delta stampa e la nascita deiľeta moderna [1983]. Irad. di Giovanni Arganese. il Mulino. Bologna. 1995. II quadro di riferimento per la svolta tra i secoli XV c XVI ě fornito da Giancarlo Mazzacurat], // Rinascimenlo dei modern!. La crisi cultarale del XVI secolo e la negiizione deiie origini [1985], il Mulino. Bologna. 2016. 4191 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:05 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Capitolo 2 Ľambiente laurenziano i. 1469-1492: II progetto culturale di Lorenzo de' Medici 1.1 «Due persone diverse, quasi con impossibile congiunzione congiunte» Lorenzo de' Medici, personaggio chiave delia politico italiana quat-trocentesca, e labile regista delia vita intcllcttualc f íorcntina del suo tempo, capace di fare del ri n nova mento culturale un elemenlo fondamentale delľarte di governare; ma ě anche un letterato raffinato. in grado di co-niugarc ľimpegno politico a quello poetico, destrcggiandosi con mac-slria in una grande varieta di stili e generi, in cui si allernano posizioni teoriche spesso contrastanti. E ehe la poliedricitä sia la cifra peculiare delľattivitä letteraria e delia personalita di Lorenzo ě avvalorato dal pa-rere espresso nel libro ottavo delle tstorie florentine da Niccolô Machia-velli. ehe afferma ehe «si vedeva in lui essere due persone diverse, quasi con impossibile congiunzione congiunte»: il fine letterato e ľaccorto politico, la mente capace di elevarsi al di sopra delia reallä e il pugno fermo in grado di imporsi sulla realtä convivevano infatti in un unico uomo. Nato a Firenze il ľ gennaio 1449 da Piero di Cosimo il Vecchio c Lu-erezia Tornabuoni, Lorenzo riceve un'educazione umanistica, sotto la guida del precettore Gentile Becchi. e ha modo di ascoltare le lezioni del dotto greco Giovanni Argiropulo. Alle lettere classichc. pero. prefe-risce la letteratura volgare e si dediča alio studio delia tradizione tosca-na. Ě a partire da queste sollecitazioni ehe. ancora adolescente, serive ľoperetta mitologica in terzine Corinto, sulľamore non corrisposto del pastore Corinto per la ninfa Galatea, e comincia a comporre liriche di ispirazione pelrarchesca, nucleo originario del suo Canzoniere. Egli inollre ricopre, sin da giovanissimo, incarichi di rilievo nella víta politica cittadina e nel 1469, alia morte del padre, pur senza detenerc alcun titolo formale, diviene di fatto signore di Firenze. 4201 /737 1. 1469-1492: II progetto c ulturale di Lorenzo de' Medici 2. La tratorie popolare fiorentina e 1'esperienza dei Pulci 3. La grande tradizione filosof ica: Marsilio Flclno 4. Ungenioalla ricerca di sintesi: Giovanni Pico della Mirandola 5. Angelo Poliziano: poeta eintellettuale mediceo Giovinezza e prime prove poetidie É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:05 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria qujndo l< Millet a per riMili'i i-i li •pu.ir<1.i ' sucrhiello si ir.ill.i .1. ■■ -II in :i Uialli J,u l.ikuii.inii per pru-durre Inn ill [urnu re golire nel legnn: il n»wi della Nonciii semhia appunln f.ilto seiMiido 1 duo filar... venli: la uiunue all'iperKile di una boccii nrtolhiLa di denti candidi, piii di venli da ogni parle. ' wnz'aliTi IimI " Istur- Lrucchi a m a h c Iura nie l\l-JVltl>'. 406 Laculturadelle 1.2 Un gioco incessante di forme e contenuti Quelli successivi al 1469 sono anni di consolida-mento del suo ruolo politico e di affinamcnto della sua vena letteraria. Al magistero di Petrarca, inľatti. Lorenzo affianca ben presto ľesempio espressionisti-co di Luigi Pulci (vd. infra, §2), come dimostrano il Simposio, VUccellagione di starne e la Nencia da Bar-berino, composti tra la fine degli anni Sessanta e la prima rneta degli anni Scttanta. Ncl Simposio vengo-no presentati in rassegna i maggiori bevitori fiorenti-ni. nell'ambito di un convito tutto prosaico. dissa-crante riscrittura burlesca del Simposio platonico e del commento ehe ne fece Ficino (vd. infra, §3). La stessa vis comico-realistica é rintracciabile anche OsXVUcceüagione di starne - poemetto che racconta di una battuta di caccia di un gruppo di amici di Lorenzo, nello stile delle «cacce>> in versi di tardo Trecento, caratterizzate da insistiti giochi onomatopeici e dalľinserzione didiscorsi direlti-e nella Nencia da Barberino, paródia in ottave dell'egloga rusticale. cui Luigi Pulci replichera con un testo di argoinento ana-logo, la Beca da Dicoinano. Pervenutaci in quattro differenti redazioni. la Nencia - la cui attribuzione a Lorenzo, peraltro, é stata variamente discussa - combina in modo assai felice un lessico popolareggiante con una costruzione sintattica piü clevata nel canto del contadino Vallera per la bellezza di Nencia. Delia donna viene fornita una descriptio ehe é ironicadegradazione. a un livello materiále e rustico, della rappresenta-zione dell'amata della tradizione pctrarchcsca. Nuta melriia ( >:i..\, berit Non vidi mai fanciulla tanlo honesta, né tanto saviamente rilevata:1 non vidi mai la piú pulita testa, né si lucenle. né sí ben quadrata1; et ha du' occhi che pare una festa. quand'clla gli alza died ella ti guata*; el in mezzo ha el naso tanlo hello, che par proprio bucato col succtneHo1. Le labra rosse paion di corallo, et havi drento duo filar' di denli che son piú bianchi che que' del cavallo. et d'ogni'llato ella n'ha piú di vend' le gote bianche paion di cristallo. senz'altri lisci o iscorticamentr. el in quel mezzo ell e com'una rosa: nel mondo non fu mai si bella cosa. Figura 1 Giorgio Vasari, Ritratto di Lorenzo ii tt/.agnifico, Firenze, Museo degli Uffizi. ■ riU'Uitti: 'formala con sapienza'. - hľii tjniiilrniti: 'armo-nins;i n ľ lie forme', ma Testo: Lorenzo de' Medici. Xciida da Barberino, 3-4. pp. 685-686. 491 119.7 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:05 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Ľambiente laurenziano 407 Anche in questi testi, cosi sperimentali sul piano dello stile. si puó leggere una viva testimonial!za della convinzione di Lorenzo che la lingua toscana sia capace di un'cspressivita tale da eguagliare il latino. Un'idea che costituisce la base del progetto della cosiddctta Rac-colta aragonese. silloge di componimenti poetici in lingua toscana a partire dal Duecento. approntata da Lorenzo nel 1476 per Federico d'Aragona, figlio minore del re di Napoli, con I'aiuto di Poliziano (vd. infra, Capitolo 5, §1). 1.3 Palinodia di una paródia: tra Simposio e Desummo bono II Simposio e il De summo bono sono testi profondamente differen- II Simposio ti, tra i quali. pero, Lorenzo intreccia una fitta rete di richiami. II Simposio - ferocemente antiplatonico nei suoi continui rimandi (sul model-lo ancora del Pulci. vd. infra, §2) alia sféra carnalc e corporale delľesi-stenza umana - ě una paródia dei Trionfi in terzine, in cui sfilano per-sonaggi virtuosi, degni di essere ricordati. II genere dei Trionfi aveva mostrato la possibilitä di un rovesciamento caricaturale giä nelľopera del conlemporaneo Bernardo di Stefano, noto come Gambino d'Arez-zo. al quale dobbiamo un poema diviso in due libri. Delle genii idiote d'Arezzo e Dcgli uomini famosi d'Arezzo e d'ltalia. in cui la rassegna dei personaggi stupidi e ridicoli della cittä toscana e perfetto speculum deformato di quella degli uomini di valore. Lorenzo fa sua la vena parodies di un'opera come quella di Gambino, arricchendola pero tra le righc di una serie di clemcnti dotti. atti ad irridcrc. sino a giungere alia blasfemia. temi evangelíci e ficiniani. Cosi il terna della sete - che era ampiamente presente nel Vangclo di Giovanni, e che diviene nella filosof ia di Ficino immagine delľincsausto desidcrio umano di pervenire a Dio - viene dileggiato in versi che celebrano invece la continua tensio-ne a raggiungere I'ubriachezza. Di carattcre complctamente divcrso č il De summo bono, opera \\ De summo bono filosofica di ambientazione pastorale composta nel 1474, che ě una pa-rafrasi in volgare dell'epistola De felicitate e déll'Oratio ad Dcuin theo-logica di Marsilio Ficino. 11 De summo bono si presenta dunque come palinodia del Simposio, una sorta di passo indietro che fornisce la prova dell'interesse di Lorenzo per quella stessa filosofia di Ficino che in precedenza aveva con violenza ridicolizzato. Introdotta da un'invoca-zione a Minerva, dea della vila contemplativa, e ad Apollo, dio del furor poetico. ľargomentazione per giungere alia definizione del sommo bene segue il metodo dialettico platonico che, dal particolarc. attra-verso divisioni dicotomichc. giunge all'universale. Con questo compo-nimento il Magnifico. abbandonato l'espressionismo di Pulci, tenta di mostrare quale sia Viter che conduce alľunitä divina, in un tessuto verbale di allegorie che si colorano di sfumature orfiche cd crmetiche. se-condo le dottrine dei prisci theologi. Z199 119.1 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§S ^ i > <5> 4))) 100% g# Q ABC - esteso Gio 22:05 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * i= i. ^^^m ■ 408 Laculturadellec« Nuta meirica: I lllCC tili tllL' si illuilÜlKI nclla tua divinitä'. 1 f per le... concedi: 'e per le risplendc ngrii to\.i -iplondida, per la lute che lu concedi' J mictmlf. 'risplcndenle'. Itesche. Testu: Luiviim) do' Medici, Dt.' summa bo- no VI, 1-6,13-21, pp. 968-969. O venerando, immenso. etterno Lume. el quäl in le medesimo le vedi e luce ciö die luce nel tuo Niime'! O in Ii nil a vista, che procedi da te e per le luci et per le splende 5 oeni ••plendore pel lume che concedi-! [■■■] Tu accendi il disio et da te viene che la voglia e d'ogni bene ardentissima. perche ogni bene se' tu. o sola spene. 15 O vera luce micanle1 el purissima. te per te priego che la vista obscura di ealicine purghi. et sia chiarissima. acciö ch'io vegga la tua luce pura: perche tu nel mio core la sete accendi. 20 lu fai che 'I ghiaccio suo s'infiammi et ura4. A tornare e l'immagine della sete. questa volta intesa, come in Fici-no, come spinta dell'uomo ad elevarsi rispetto alle sue sorti terrene. II Simposio e il De summo bono, opere in cui gli stessi temi vengono decli-nali in direzioni opposte. mostrano al massimo grado la capacitä lauren-ziana di impostare la sua scrittura e la sua poesia al servizio di posizioni c di ideologic anche assai lontane. La congiura dei Pazzi Una politica di alleanze e aecordi Firenze capita le culturale d'ltalia 1.4 Una nuova politica culturale La posizione e l'incolumita di Lorenzo vengono messe in serio perico-lo dalle mire espansionistiche di Girolamo Riario, signore di Imola e di Forli e nipole di papa Sisto IV. La famiglia dei Pazzi. rivale dei Medici, sfrutta infatli l'occasione per aecordarsi con l'arcivescovo di Pisa Francesco Salviati e. con il placet del papa, per ordire una congiura che sfocia, il 26 aprile 1478, nell'uccisione. nella catledrale di Santa Maria del Fiore. di Giuliano. fratello minore di Lorenzo: questi. invece. riesce a mettersi in salvo. L'intcrdctto di Sisto IV. che puö contare sull'allcanza cor Fcrdinan-do di Napoli, getta Firenze in una profonda crisi, dalla quale, perö, Lorenzo la risolleva con successo recandosi personalmente a Napoli. alia fine del 1479, e convincendo Ferdinando a porre fine alle ostilitä. Si tratla del primo atto di una sapiente politica di alleanze e aecordi che rende Lorenzo il perno dell'equilibrio italiano e gli garantisce la possi-bilitä di consolidare lo status della sua famiglia - assicurando al figlio Giovanni la porpora cardinalizia e dando in sposa la figlia Maddalena a Fran-ceschetto Cybo, figlio del nuovo pontefice Innocenzo VIII-e di dedicarsi aH'attivitä di mecenate, facendo di Firenze la capitale culturale dTtalia e guadagnandosi 1'appcllativo di Magnifico. Intorno a lui si raecolgono poeti e artisti come, tra gli altri, Sandro Botticelli e Giuliano da Sangallo. non- É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto & (§J ^ >| > <5> ■]))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:06 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Ľambiente laurenziano 409 ché filosofi ehe. seppur su posizioni difficilmenle conciliabili, gli ricono-scono ]"insostituibile ruolo di coordinalore. quali Marsilio Ficino e Giovanni Pico delia Mirandola. ehe gli intitola ľopera Heptaptns, seritta nella villa medicea di Fiesole. Lorenzo segue inoltre con interesse gli sludi filo-logici di Poliziano. ehe recupera su suo incarico numerosi manoseritti greci nelľltalia settentrionale e ehe. grazie a lui. ottiene una cattedra nello Studio fiorentino. divenuto luogo di incontro dei piü rinomati insegnanti di filológia, filosofia e diritlo (vd. infra, §5). Accanto ad altri esercizi di minore rilievo (le novelle Giacoppo e Ginevra, ľincompiuto poemetto milologico in ottave Ambra, e le Serve d'amore, seritte anche'esse in ottave, sul modello deile Silvae di Stazio). é soprattutto nella produzione Urica ehe Lorenzo si presenta come un punto di passsggio importante per la storia delia Urica italia-na. Negli anni Ottanta Lorenzo compone allre liriche per il suo Can-zoniere, prove nelle quali é ravvisabile il fascino esercitato dal classi-cismo volgare di Poliziano. Comincia anehe a lavorarc al Comento de' miei sonetU, in cui. seguendo ľesempio delia Vila nuova dantesca, pa-rafrasa in prosa i sonetti per ľamata Lucrezia Donati, intessendo una storia d'amore venata di riferimenti neoplatonizzanti. Tra i testi esem-plari si puö leggere questo sonetto: Nnla melrica: Sonetto c AliHACDI-l Hl- Una ninfa gcntil, leggiadra e bclla piii che mai Febo amasse o altro dio1. cresciuto ha co' suoi pianti il fresco rio. dove lasciata fu la meschinella. Li duolsi e spesso accusa or questa or quella cagion del viver suo tanto aspro e rio:: poi chc lascio Diana, il suo disio s e volto ad ubbidir la terza siella-1. E nulla altro conforta il suo dolore. sc non chc quel chc gli ha lanto ben tolto. gli renda il desiato e car lesoro. Sol nasce un dubbio: che quel tristo core chc al pianger lanto scdirillo c vollo, pria non divenli un fonte o qualche alloro1. 1.5 Tempus fugit La produzione lirica di Lorenzo i schema ABBA Testo: Lorenzo de" Medici. Canzoniere, LXVI.pp. 141-142. 1 pití che... dlo: 'piüdj ogniallra mai an lata da Apollo o da allr< >«W, ' Li duolsi... rio : 'Li si lamcnla c spe: so menta questa o i|iidki cagtonc della sl a con- diziono amara e cru- dole'. ' it:i~tt stflfii: Ventre, il puineln collm-uto ntl 1 pria... allow, 'prima non si traitor ml in una íonlč o in un.i piant.i d'alloro' (eon richiamo allatradizione ovidiana delle melamorfosi). Al di la della produzione alta, tra pctrarchismo e neoplatonismo. Lorenzo e anche autore di canzoni a ballo e carnascialesche. in cui ricor-rente e il tenia, peculiare di tutta la poesia laurenziana. del carpe diem. Al carnevale del 1490, in particolare. risalgono la Canzona dc' settepia-neii c la Canzona di Bacco. dove, sotto l'apparcnza di toni giocosi, sono present! precisi riferimenti biblici e alia filosofia ficiniana. Menlre nella Z19ZI /737 Canzoni a ballo e carnascialesche É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:06 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 410 Lacultutadellec< Canzona de'settepianeti viene riproposta ľidea, centrále nel De ľ/ía co-e/ř//<.í comparanda di Ficino. delia trama di corrispondenze ehe lega le vicende umane alľinflusso dei pianeti. nella Canzona di Bacco la neces-sitá per ľuomo di cogliere ľaltimo non rappresenta soltanto un invilo epicureo al godimento dei beni terreni. ma svolge una sorta di parafrasi áeWEcclesiaste. Lo stesso testo offre inoltre un recupero di temi delia lettera. indirizzata da Ficino a Lorenzo nel 1474. Tem pus parce expen-dendum ehe insiaura un continuo dialogo intertestuale con il senecano De brevitate vitae. n deU'alíTO arden- por ľdltľu'. ; ill daman... paschi: Vlila melrica: Bal lata di olloilari con ripre-a ZYYZ, i cui ultimi due versi chiudono le tanze che hanno schéma ABABBYYZ. Quanťě bella giovinezza che si fugge tuttavia: chi vnol esser lieto, sia, di domao noa c e certezza. Quesťe Bacco e Arianna. belli, e lun dellaltro ardenti1: perché 'I tempo fuggc c inganna. sempře insieme stan contenti. Queste ninfe e altre genti sonoallegre tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia, di doman non ce certezza. [.„i Ciascun apra ben gli oreechi. di doman nessun si paschi-: oggi sian. giovani e vecehi. lieto ognun. femmine e maschi. Ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia, di doman non c'č ccrlczza. Donne e giovinetti amanti. viva Bacco c viva Amore! Ciascun suoni, balli e canti. ardadi dolcezza il core. non fatica. non dolore! Ció c"ha a esser, convien sia. Chi vuol esser lieto, sia. di doman non c'ě ccrlczza. Testo: Lorenzo de' Medici. Canzoi Bacco, vv. 1-12:45-60. pp. 799-802. Z19R /737 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:06 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ L'ambiente laurenziano 411 La ierogamia tra Bacco e Arianna che, secondo la filosofia neoplato-nica. rappresenta il ricongiungimento dell'anima umana al divino. divie-ne exemplum del percorso che ogni uomo dovrebbc compiere per ascen-dere a Dio. allontanando da sé le iniitili preoccupazioni della vila quoti-diana. Al 1491 risale in fine la Rappre.se/itazione di san Giovanni e Paolo, unica opera drammatica di Lorenzo, dedicata alia persecuzione dei cristiani da parle di Giuliano l'Apostata; un těsto che si puö considcrare rultimo atto di una poliedrica vena letleraria mai esaurita. e sempře tesá verso nuove sperimentazioni. La mořte coglie Lorenzo nella villa di Carcggi 1'8 aprile 1492, se-gnando la fine di unepoca sul piano culturale e insieme sul piano stori-co, come avrebbero sancito in modo nitido i due piú lucidi intellettuali fiorentini di primo Cinquecento. Machiavelli e Guicciardini. UnosperimentalÍ5mrj mai esaurito: la Rappresentazione di son Giovanni e Paolo 2. La tradizione popolare fiorentina e 1'esperienza dei Pulci 2.1 Le muse dei Pulci Nato nel Mugello nel 1432, da una famiglia nobile ma oramai deca-duta. Luigi ě il piú dotato di tre fratelli scrittori (appena piú giovane di Luca. nato nel 1431, e piú anziano di Bernarde nato nel 1438). Dopo una formazione in provincia, passa a Firenze. entrando nel circolo della famiglia Medici, probabilmente all'inizio degli anni Sessanta. Viene preso sotto la protezione di Liicrezia Tornabuoni. moglie di Cosimo il Vccchio e madre di Lorenzo e Giuliano. cd ě a Lucrczia chc si deve 1'in-carico di comporre un poema sulle gesta di Carlo Ma-gno. quello che sarebbe poi diventato il Morgante. In questi primi anni fiorentini entra in contatto con la mi-gliore cultura volgare del periodo, da Alberti a Bur-chiello, anche se ě possibile che nella sua formazione un peso sia stato assegnato anche ai classici: si hanno infatli notizie di sue letture di Virgilio e Ovidio. e una sorta di speechio di questo suo percorso ě il Vocaboli-sta. una raccolta di lemmi tratti dal greco e dal latino c che appunto con ogni probabilita si fonda su una lettura attenta dei classici. Gia negli anni Sessanta. pero, cruciale ě il rapporto con il giovane Lorenzo, che di-ventera la figura di riferimento del percorso di Pulci (a Lorenzo, per esempio, risultano indirizzate la gran parte delle lettere pulcianc chc sono fin qui note), e che assiste alle sue prime prove, caratterizzate da uno spic-cato sperimentalismo linguistico. Nel 1465 Pulci si impegna in una série di sonetti polemici contro il cancelliere della Signoria Bartolo-meo della Scala. che aveva tenuto pubbliche lezioni su Virgilio negli anni precedenti; Pulci melte in caricatu-ra le umili origini di Scala in rapporto agli alti incari-chi ottenuti: ě il segno di una inclinazione polemica e Al servizio dei Medici C>«tt«tnh «ftl5«tyhi ef|ij*.U^-tn. ti"'"* iwlU > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:06 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 412 Lacultutadellecotti irriverente ehe tornerä a mostrarsi anche negli anni successive Nel 1469, in occasione di una giostra ehe vede il trionfo di Lorenzo de' Medici (un evento ehe aveva ľevidente valore simbolico di mettere il Ma-gnifico al centro delia vita politica e culturale fiorentina). Pulci viene scelto per comporre un poemetto celebrativo. a testimonianza di un rapporto ormai solido con la casata. E, ancora in rapporto a Lorenzo, serive la Beca da Dicomano, una sorta di risposta puntuale alla Nencia da Barberino, costruita con gli stessi toni di paródia delia poesia amo-rosa e delia celehrazione delle helle/ze delí e donne. a melrica: Ottave. Těsto: Pulci. Been. 1-2, in Opere d pp. 139-140. ViiliVtii umo il u-mpo si vcnsr.a ĽilĽhľata e can- i ha una lonalilä bassamenle realislica. zoppica ťh'tippťiiti 'addresti: 'e ŕoppica p»ľo. íailUi lIic appoila polresli accorgerlene'. iiitifilinlina: 'piĽťola macehia'. barbin: un lipo di pc- Ogntin la Nencia tutta notte canta e dclla Bcca non se ne ragiona, e 'I suo Vallera ogni di si millanta che la suo Nencia e in favola e in canzona'. La Beca mia. che bella e tutta quanta. guardate ben come n sulla persona gli stanno ben le gambe e pare un fiore da f.irc altrui sollucherarc: il cuore. La Beca mia e solo un po' piccina e zoppica ch'appcna te n'addresti1: nell'occhio ha in tutto una tal magliolina1 che. s' tu non guati. tu non la vedresti; piloso ha intorno a quella suo bocchina che proprio al barbio51'assomiclieresti. e com'un qualtrin vecchio proprio e bianca: solo un marito come me le manca. A dispetlo di questo pieno radicamento neH'ambiente mediceo. giä a partire dai primi anni Settanta Pulci misura una progressiva distanza dalle linec culturali promossc da Lorenzo. L'asccsa sensibile del ruolo di Ficino e della filosofia neoplatonica metle in ombra la musa piü po-polare e umile della poesia pulciana. che prova a reagire appunto in chiave polemica. Da un lato innesca uno scontro con Mattco Franco, a colpi di sonetti burleschi, dall'altro mette in caricatura le astrazioni del neoplatonismo. fino a spingersi persino a scrivere sonetti eterodossi. poco rispettosi su dogmi di fede. Questo un testo celebre. indirizzato in chiave di polemica antificiniana. c mirato contro le dottrine sull'anima e sulla sua immortalita. É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:06 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria Ľambiente laurenziano 413 Nnta metric a: Sonetlo caudalo con schema Testo: Pulci. Opere ir. ABBA ABBA CDC DCD dEE eFFfGG. Costor. che fan si gran disputazione1 dell'anima ond eU'entri o ond eM'esca. ocome il nocciuol si stia nclla pesca, hanno studiato in su 'n gran mellone:. 4 Arislolile allegano e Platone e vogliono ch'clla in pace requi'esca' fra suoni c canti, c fanaoti una trcsca* che t'empie il capo di confus'ione. 8 L'anima e sol. come si vede espresso, in un pan bianco caldo un pinocchialo. 0 una carbonala in un pan fesso5. 11 Et chi crede altro ha '1 fodero in bucato': c que" che per 1'un cento hanno promesso ci pagheran di succiole7 in mercato. 14 Mi dice un che v e stato ncll'allra vita, c piu nori pud tornarvi. che appena con la scala si puo andarvi; 17 costor credon trovarvi c bcccafichi e gli ortolan pelali e buon' vin' dulci e letti sprimacciati"; 20 e vanno dietro a' frati. Noi ce n'andrcm. Pandolfo". in valle buia sanza sentir piti cantare alleluia! 23 1 toni irriverenti e aggressivi provocano la reazione dello stesso Fici-no che chiede un intcrvento di Lorenzo, costretto a prenderc le distanze da Pulci. L'episodio sancisce 1'avvio di una nuova stagione: Pulci si avvi-cina a un nuovo protettore. Roberto di Sanseverino. e si impegna nella conclusione dell'opera cui lavora ormai da molti anni, il Morgante. 2.2 II Morgante La prima edizione del Morgante appare nel 1478. ma ne abbiamo sol-tanto notizie indirettc. perchc nessun esemplare della stampa ci ě perve-nuto. Una seconda stampa ě del 1481. nella quale il poema ě costituito da 23 cantari. e descrive una sequenza di avventure che mescola la materia carolingia, con le imprese di Rinaldo. Orlando e degli altri eroi, a una sezione schiettamente fantastica, impcrniata sulla figura di Morgante. un gigante converlito da Orlando e sulle cui imprese si concentra-no alcune zone della narrazione. ed in particolare i cantari XVII1-XIX. Proprio la figura di Morgante conscntc a Pulci di inserirc punte di com i-citä aggressiva. come nel caso del celebre inconlro tra Morgante e Mar-gutte. e del «credo» di Margulte. 179.1 rigiurdo al rapporlolr orpo si d (do lloedolo u pesca. v. <) - IhlllllO •Itli.lill!" ill •!! " ííitii! iiieHnm: 'hanno appunio il melóne. ' rcqtiieseu: riposľ. - unptm hi.ineo... few. "un dolce fallo di pinoli denlro un pane hianeo. oppure un [1Ľ//H di c.ir-no ik'tilro un pane dii i-ui' emerse il terrciio unto rcale ť cor per, i Ik con cui Pulci inlcnde rispon-Jorc alle LiHIra/itjni dolla filusLifiii ncoplaloniea. 'Et... bucaw.'e chi crede diversamcnte ha il cervello bacalo'. ' succiote: 'caM.iene'. che saranno la m i sera ncoinpeiisíi celesle a di-p.'ito delle proitiek>Ľ ' Costor... sprimui < imi: qut'ti eredono di tro-vavci heccafichi e or-tobiii liiceelli pitviali prelihati) |>iii pronli da k-lti eomodf. Ancho le allege della vita ultralcr-ivn.i piendono dunquc una forma lutla cone re-la. liporl.iLi Lii hisnuni del eoi pu. ' Panilolfo. Pandolfo Ruc;llai. cui il teslo é Midi i/zalo. e ehe andiá osciira (foise ľlrjferno, lorv seniplieeiticnic l.i vcpi llui'.i dopo la moi'- di gioia del cielo. ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ >| > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:06 © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * != i. ^^^m ■ 414 Lacultutadelle Nula metricu: i ItLivc. Těsto: Pulci, A/orgťinfe XVIII, 112-116, Wore sMlui'iki il ■iki corpo. diilki r-sl;i ,ii piedi. piu voile', ! at mezzo fit' giuntr): ■;i nivaio alia metii della j ur fUachetlo attain: alluik-iido al (alio che MiirjiUtlf i'iippivv.-nli.--r,'i una piivnh iipperidi-ce iillii siiiturii j'iiviiiic-sca di Morgante. ' net i up/wile... arrosto: il credo di Moiyaiiii- m iippunl.i nit It) su cose pienle di lea no m 'credo che |M;icniiii.iln cubo', diinque che hod Giunlo Morgante un di in su 'n un crocicchio, uscito d'una valle in un gran bosco, vide venir di lungi. per ispicchio. un 110m che in vollo parca lutio fosco. Detle del capo del battaglio un picchio in terra, e disse; «Coslui non conosco»; e posesi a sedere in su n un sasso. lanto che qucsto capilóe al passo. Morgante guata le sue membra tulle piú c piii voile dal capo allc pianle1. che gli pareano sírane, orride e brutte: - Dimmi il tuo nome. -dicea - viandanle. -Colui rispose: - II mio nome č Margutte; ed ebbi voglia anco io ďesser gigante, poi mi penti' quando al mezzo fu' giunlo': vedi che settc braccia sono appunlo. - Disse Morgante: - Tu sia il ben venuto: eccoch'io aró pure un fiaschcllo allalo'. che da due gionii in qua non ho beuto; e se con meco sarai accompagnalo. io li faro a camin quel che č dovulo. Dimmi piú ollre: io non t'ho domandato se se' cristiano o se se' saracino. o se tu credi in Cristo o in Apollino. - Rispose allor Margutte: - A dirtel losto. io non credo piú al nero cha 1'azzurro, ma nel cappone. o lesso o vuogli arrosto*: e credo aleuna volta anco nel burro, nells cervogia'. e quando io n'ho, nel mosto. e molto piú nell'aspro che il mangurro''; ma sopra lutto nel buon vino ho fede, e credo che sia salvo clii gli crede: e credo nella torla e nel torlello: 1'uno k la madre e 1'altro ě il suo figliuolo; e 'l vero paternostro ě il fcgatello. e posson esser Ire, due ed un solo. e diriva dal legalo almen quello, E perclťio vorrei ber con un ghiacciuolo7. se Macomelto il mosto vieta e biasima, credo che sia il sogno o la fantasima*. Z19P, 119.7 ■ Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§S ^ i > <5> 4))) 100% g# Q ABC - esteso Gio 22:06 C\ © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf ■4 Libreria * i= i. ^^^m ■ L'ambiente laurenziano 415 Cosi caratterizzalo. il personaggio di Margutle porla una vena di corporalitä bassa e irriflessa nel poema, e presta le sue avventure alla tensione caricaturale che, come si e visto. e una delle caratteristiche principali della poesia di Pulci. Dal punto di vista della struttura narra-tiva, del resto, il Morgante e costruito su continue ripartenze, suH'accostamento di avventure che mettono alia prova i personaggi principali, lasciando sullo sfondo per lungo tralto la materia di Spagna e il pericolo incombenle del tradimento di Gano di Maganza che, in ac-cordo con il re Marsilio. provocherä la morte di Orlando a Roncisvalle. Proprio il rapporto con la tradizione narrativa precedente ha solleva-to, negli anni passati, un significativo dibattilo crilico: da un lato si e in-dividuato un manoscritto (Mediceo Palatino 78) che presenta molti trat-ti in comunc con la storia del Morgante e lo si e ritenuto un clemento imporlante per la costruzione del poema da parte di Pulci; d'altra parte, piü di recente. si sono sottolineati gli elementi che collegano l'opera ad altri filoni narrativi. Certo e che l'operazione di Pulci si colloca all'in-crocio di tradizioni diverse, ereditando da un lato i precedenti dei poemi canterini (vd. Epoca 2. Capitolo 4. §5). dall'altro puntando a innovare quei modelli sia dal punto di vista della materia, sia e soprattutto per l'impasto linguislico della sua lingua, di straordinaria invenliva, vertice di una tradizione fiorentina popolare. Suirimpianto dei primi 23 cantari, Pulci interviene con una nuova edizione del poema. stampata nel 1483 e costituita da 28 cantari (c la co-siddetta versione maior): i canti aggiunti registrano un innalzamento di tono e assumono una misura piü conveniente all'epica: trasferiscono sull'cpisodio luttuoso di Roncisvalle un immaginario religioso, a matri-ce cristologica. per la morte di Orlando. Vista anche la conclusione piut-tosto rapida del cantare XXIII, si e potuto vedere nel passaggio dalla prima alla seconda redazione del poema una cesura storica. forse quclla congiura de' Pazzi che rappresenla un punto di svolta nella slagione fiorentina di fine Quattrocento. II poema. in quest'ultima redazione. man-data a stampa appena un anno prima della morte del poeta, fa in tempo a rifletlere alcuni riflessi della contemporaneitä. Cosi per alcune ottave critiche contro un frate. identificabile probabilmente con Savonarola (che aveva a sua volta aspramente condannato gli scritti di Pulci); cosi per un ispirato omaggio alla poesia di Poliziano: Nnla metric il ( Hlnvc. Teslo: Pulci. Morgante XXV1I1. 145 (7-8)- [...] perche questo Aenol vi porrä la mano. nato per gloria di Montepulciano'. Questo e quel diva c quel famoso Alceo a cui sol si consente il plettro d'oro, che non invidia Anfione o Museo-. nia stassi allbmbra d"un famoso alloro. e i monti Sforza come il tracio Orfeo. e sempre inlorno ha di Parnaso il coro1. II rapporto con la tradizione L'edizione del 1483 questo Agnol... Mon leputciano: inizia qu 1'omaggio al Poliziano l'Agnolo che da glori; al suo luogo natale. 1 Questo... Museo: celebrare Poliziano per iii f»OL'li lamiisi Ji'll'iiiili- dlitii. L'ap.lL'i dl impiV'U prod iij.i ose [da Anfione a Museo a Orleul. irui il pacta modeinn puo legittimamenle stare a pan. ' sempre Inlomo ha di Parnaso II coro: si trat-ta del coro dulle Mum1. die «.enipre aecompa-gna Poliziano. 430 /737 É Adobe Digital Editions File Modifica Libreria Lettura Finestra Aiuto ^ (§J ^ > > <5> 4))) 100% |g§> Q ABC - esteso Gio 22:06 Q, © • O • Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Adobe Digital Editions - ab6ff4f5-a9e4-4396-95be-fba3c735a95e-2.pdf Libreria 416 Lacultutadellec< ' follanlf allutiont ll p.- r m >n .iľ v. m iiijilianci. Iinho di h vandru, cuo ľui folic Pulci si riferi-KC d u no la a stes- idla doppia liamma : si levera dalla pira il modello di quanlo ľeniva in Inf., XXVI r Uliue ľ Diomede). c ľacque forma ľ i sassi inuovo c: glebe, ed a sua posta puô richíuder Tebe. Io segtiirô la sua famosa lira, tanto dolce, soave, armonizzante ehe come calamita a sé mi tira, lanto ehe insiemc troverren Pallante4: per ehe, sendo ambo messi in una pira. segni fara del nostra amor constante. ďuna morte, un scpulcro. un epigramma, per qualche effetto. ľuna e ľaltra fiamma5. E in questo omaggio. collocato quasi alia fine del poema, nei confront di qtiello ehe stava diventando la guida della cultura fiorentina, e'e anche quasi un passaggio del testimone. verso l'ultima stagione. piu raf-finala e preziosa. dell'eta laurenziana. 3. La grande tradizione filosofica: Marsilio Ficino 3.1 Marsilio Ficino e l'Accademia platonica fiorentina Ľoícensus e la parola Cuore delľespcrienza intellettualc di Marsilio Ficino č ľanalisi del percorso di ascensus ehe ľuomo deve compiere per pervenire alľunitä divina, un percorso ehe il filosofo puô esprimere in forma meditata gra-zie alľuso sapienle del medium della parola. Ě tenendo ben presente questa duplice prospettiva ehe puô essere inquadrato il monumentale progetto di Ficino. a un tempo letterario e filosofico. L'Accademia a Careggi Figlio del medico Diotifcci. Marsilio Ficino nasec a Figline Valdarno il 19 oiiobre 1433. Formatosi tra Firenze e Pisa. dopo aver frequentato ["Universita di Bologna per un breve periodo, torna a Firenze dove, dal 1458, stringe legami sempře piú stretti con Cosimo de' Medici. Qucsti. nel 1462, gli dona la villa di Careggi che divenne sede della celebre Ac-cademia platonica fiorentina. cerchia di u man isti che si riuniscono at-torno a Ficino. Ira i quali ncgli anni ci saranno Poliziano, Pico della Mi-randola. Francesco Caltani da Diaccelo. Lorenzo e Giuliann de' Medici. Tra il 1462 e il 1468. il filosofo si dedica alla traduzione di Platone, che interrompe su esorlazione di Cosimo. per redigere la versione latina del codice ehe il monaco Leonardo da Pistoia aveva portato dalla Macedónia, contenente il Corpus Hermeticum. Terminato nel 1463 il lavoro sulla silloge ermetica. Ficino continua il suo confronlo con la filosofia antica. redigendo commenti - come quello al Simposio platonico. composto nel 1469. rivisto nel 1475 e del quale realizza anche un volgarizzamento - e opere origináli, tra le quali spic-cano il De Christiana religione (pubblicato in volgare nel 1474e in latino nel 1476), in cui la riscoperta della filosofia platonica viene indicata come fonte di una renovatio religiosa; opera cruciale ě la Theohgia platonica. che vede la luce nel 1482. 431 /737