Il PRJMO NoVECENTO: tra MODERNITA, AVANGUARDIE e RINNOVAMENTO Italo Svevo La coscienza di Zeno contenuti, di strutture, e soprat-tuno di "típi psicologici", per il quale pertanto la lingua non ě elemento centrále del těsto. Si noti in proposito la massic-cia presenza di frasi nominali o ellittiche, usate specialmente nella descrizione dei personag-gi, la cui funzione ě quella di raccordare ľapparente oggetti-vitá dei tram somatici e la loro interpretazíone a opera del narratore (cfr. per esempio la presentazione di Angíolina in Senilita; «Una bionda dagli oc-chi azzurri grandi [..,] il volto ill\irninato della vita, un color giallo di ambra incarnato da una bella salute»). In tal modo il paesaggio e i personaggi per-dono le loro caratteristiche reali, in virtú della riflessione che il narratore attua su di essi; e attraverso 1'estremo soggetti-vismo della "coscienza", che interpreta e giudica ogni cosa, tendono a trasformarsi in sim-bolí che rivelano la difficile e contraddittoria interioritá del narratore. La sottile ironia delľautore attraverso le scelte linguistiche Simile ě anche la funzione del discorso indiretto litero, am-piamente presente nei roman-zi, dove si alterna armonica-mente con il discorso diretto e ľindiretto. Efficace ínoltre la ptesenza costante di frasi esclamative e interrogative (per esempio nelle prime pagine della Coscienza: «Vedere la mia infan-zia? [...] Vedo un bambino in fasce, ma perché dovrei essere io quello? [...] Pověro bambino! Altro che ricordare la mia rnfanzia!») il cui compito non ě tanto quello di riprodurre i sentimenti dei parlanti, ma di rappresentare la coscienza esterna alia narrazione, 1'inter-vento delľautore che giudica le affermazioni del protagonista. Ne scaturisce quella sottile ironia che ě tipica di Svevo, e che gli permette di forare la nitida superficie della "coscienza" dei suoi personaggi: in questi interrogativi ě la "coscienza di Svevo" che inteiroga e giudica, assolve o condanna. «Utensile efficacew (Debene-detti), strumento di analisi acutissima, «lingua neutra, convenzionale, largamente co-municativa» (Voza), la lingua di Svevo deve essere dunque vafutata non paragonandola a un astratto metro di bella scrit- tura, come fa per esempio De-voto in una pur lucida analisi delle correzioni di Senilitä, ma inquadrandola nel contesto di una "vecchía Trieste" la cui norma linguistica era a fine Ottocento assolutamente di-versa da quella di ogni altra cittá ítalíana. Iniziato nella primavera 1919, «quattro mesi dopo 1'arrivo delle nostre truppe» a Trieste, sotto la spinta di «un attimo di forte e travolgente íspírazione» (come scrive Svevo nel Profile autobiogmfico del 1928), il romanzo ě compíuto nell'estate del 1922 e pubblicato a Bologna presso Cappel-li nel maggio del 1923, a spese dell'autore, come i due přeceděnu. Vi si analizza la «psicopatologia quotidiana* di Zeno Cosi-ni, personaggio enigmatico e ambivalente, colto non giš sul piano della realtá dei fatti, ma del ricordo che ricom-pone una realtá del tutto personále; la sua ambiguitá ě quindi difficilmente superabile per il lettore, perché la "coscienza" del protagonista, operando spostamenti," ri-mozioni, mistificazioni e lapím, tende sempře piú ad al-lontanare il momento del rendiconto oggettivo, a masche-rare i veri moventi delle azioni. L'anarchico Zeno sceglie infine la liberta, evitando di sce-gliere: tra fumo e disintossicazione, tra salute e malattia, tra moglie e amante, tra sogno e realtá egli dichiara di non voler compiere in nessun caso una scelta definitiva e radi-cale. Un diario immaginario La vicenda é costruita sotto forma di diario immaginario di questo che ě «evidentemente un fratello di Emilio e Alfonso» (come scrive Svevo), da cui si distingue «per la sua etá piú avanzata e anche perché é ricco. Potrebbe fare a meno della lotta per la vita e stare in riposo a contem-plare la lotta degli altri. Ma si sente infelicissimo di non poter parteciparvi. E forse ancora piú abulico degli altri due. Passa continuamente dai propositi piú eroici alle di-sfatte piú sorprendenti. Sposa ed anche ama quando non vorrebbe. Passa la sua vita a fumare 1'ultima sigaretta. Non lavora quando dovrebbe e lavora quando farebbe meglio ad astenersene. Adora il padre e gli fa la vita e la mořte infelicissima. Rasenta una caricatura, questa rap-presentazione; e infatd il Crémieux lo metteva accanto a Chariot, perché veramente Zeno inciampa nelle cose. [...] Ma Zeno si crede un malato eccezionale di una malattia a percorso lungo. E il romanzo ě la storia della sua vita e delle sue cure». La narrazione ě distribuita in grandi sezioni tematiche che scompigliano la cronologia reále, ricostruendo un "tempo misto" che ě appunto quello della coscienza che rilegge gli awenimenti. Con la tecnica delle analisi freudiane, infatti, il narratore scopre légami insospettati fra le situazioni e gli oggetti piú disparati e apparentemente irrelati: tali "libere associazioni" rivelano dunque ľinconscío del protagonista, le sue nevrosi, i suoi pensieri reconditi, la sua ambiguitá e falsitá. Ma a sua volta il narratore tende a proporre al lettore una figura di psicoanalista assolutamente inatten-dibile, ricambiando le accuse di falsitá a lui rivolte dal dot-tor S. Da questo gioco di accuse merociate scaturisce infine la scarsa credibilitá del narratore e ľimpossibihtá per il lettore di accedere alia veritá. La struttura del romanzo II romanzo ě scandito in otto capitoli di lunghezza estre-mamente varia, di cui forniamo sinteticamente gli argo-menti: 1. Prefazione. Lo psicoanalista dottor S., che ha avuto in eura Zeno finché il paziente non ha deciso di troncare la terapia, spiega di aver spinto il suo paziente a serivere la propria autobiografia e ne rivela ľinattendíbilitá. Confessa poi di pubblicarla per vendetta. 2. Preambolo. Zeno narra gli inizi della sua auto-analisi. 3. II fumo. I continui tentativi di Zeno di cessare di fumare, fino al volontario ricovero in una casa di eura da cui riesce a fuggire, 4. La morte di mio padre. Resoconto degli ultimi incontri tra Zeno e il padre, che lo giudica inetto e abulico; dram-matica sequenza della morte (appena prima di morire il padre colpisce il figlio con uno schiaffo). Lo schiaffo pa-terno acuisce il senso di colpa di Zeno e stimola alio stesso tempo il bisogno di difendersi e di vendicarsi (bisogni che. come ha individuato Mario Lavagetto, determinano il rac-conto di Zeno nei capitoli seguenti). 5. La storia del mio matrimonio. II maldestro e comico cor-teggiamento di Zeno alle quattro sorelle Malfenti, figlie di 53 B77+A iL PULMO NOVECENTO: TRA MODERNITA, AVANCUAKDIE Ľ R1NNOVAMENTO un ricco e autorevole uomo d'affari. Zeno passa daU'una all'altra tra dinieghi ed equivoci. Innamoratosi della piü bella, Ada (che pero si fidanza con il brillante e attraente Guido), sposerä la piü brutta, Augusta, Tunica che non lo rifiuti. 6. La moglie e l'amante. Zeno descrive la vita matrimoniale (abbastanza riuscita nonostante le premesse) e la telazione extraconiugale con la giovane e remissiva Carla, di condi-zioni sociali molto modeste. 7. Storm di un'associazione commerciale. II fatuo e superficiale Guido awia un'impresa commerciale e si associa Zeno. Ma il dilettantismo di Guido porta l'impresa al fal-hmento. Guido, disperato, simula un finto suicidio per impietosire la moglie Ada e farsi concedere un grosso prestito, ma l'esito ě involontariamente drammatico: sba-gliate le dosi del veleno, Guido muore dawero. Zeno, con abili operazioni di borsa, argina la perdita economi-ca e ottiene il commosso ringraziamento di Ada e della famiglia. 8. Psico-analisi. L'ultitno capitolo in forma di diario (dal 3 maggio 1915 al 24 marzo 1916) testimonia - a detta di Zeno - la sua guarigione, dovuta all'awento della guerra. O meglio, alla consapevolezza che «qualunque sforzo di dárci la salute ě vano. Questa non puö appartenere che alla bestia», Solo «una catastrofe inaudita» puö quindi guarire l'uomo, facendolo scomparire dalla faccia della terra, che «ritornata alla forma di nebulosa errerä nei cieli priva di parassiti e di malattie». La narrazione in prima persona La novitä tecnica del terzo romanzo di Svevo consiste an-zitutto nell'uso della narrazione in prima persona, o meglio (espediente singulare e nuovissimo) del resoconto personale scritto a fini psicoterapeutici, che automatica-mente esclude sia il giudizio del narratore sul personag-gio, sia la possibilitä per il lettore di aver accesso alla ve-ritä dei fatti narrati. Questi sono infam totalmente filtrati dalla "coscienza di Zeno", che rilegge a distanza di tempo il proprio passato, scegliendo a suo piacere che cosa dire e che cosa tacere, inteipretando e travisando gesti, atteg-giamenti e parole di un tempo. Solo attraverso il montag-gio dei materiali ě quindi possibile aprire uno spiraglio sulla veritä, o quanto meno sulle contraddizioni del per-sonaggio, sulle «tante veritä e bugie ch'egli ha qui accumulate*, come indica il dottor S. nella Prefazione. L'autoi-ronia ehe scaturisce da questa impostazione del romanzo ě evidente soprattutto, sul piano piü strettamente stilisti-co, nelle numerose frasi parentetiche, esclamative e interrogative attraverso cui il narratore-protagonista tenta un giudizio su di sé, sempře rinviato e mimetizzato nella narrazione stessa. Uno degli aspetti piü rilevanti e innovativi del romanzo ě il trattamento del tempo. Su questo problema si sono mi- 54 surati quasi tutti i critici di Svevo, a partire da una vec-chia ipotesi che lo scrittore, in quanto autore nella Coscienza di un'analisi memoriále, fosse collegabile con Proust (per l'opera dello scrittore francese cfr. p. 307). Giä Debenedetti aveva negato la parentela con Proust, il cui ciclo romanzesco ě orientato al recupero miracoloso del Tempo grazie aü'atto della letteratura e della scrittura. Debenedetti ha opposto al «Tempo ritrovato» di Proust una concezione temporale ben diversa in Svevo, basata su un «inesorabile, perpendicolare presente», che non con-sente possibilitä di recuperi effettivi per il passato. Lo sciittote francese sperimentale Alain Robbe-Grillet ha parlato a sua volta per Svevo di «tempo malato», ambi-guo e distorto. Mario Lavagetto ha sottolineato che la ir-regolare successione dei fatti nella Coscienza ě dettata dalla tecnica psicoanalitica, segue perciö un ordine provocate dalle hbere associazioni della fantasia e della memoria. Come Génette ha fatto per Proust, Lavagetto ha prospet-tato una cronologia possibile per gli eventi narrati nella Coscienza, sulla base di rifetimenti ricavabili dal testo e servendosi di date giä proposte da Tullio Kezich. Con-frontando il tempo delle vicende narrate con la progres-sione con cui Zeno le espone, ne risulta un tempo anoma- 10 e capriccioso, modellato secondo la logica misteriosa dell'inconscio. Nel romanzo il tempo appare articolato su un doppio binario: diversa ě infatti la tipologia dei tre ca-pitoli iniziali rispetto a quelli seguenti, e ancora diverso ě 11 ruolo del capitolo finale. I primi due capitoli (e rultimo) potrebbero essere conside-rati alia stregua di una "cornice" del romanzo (nel senso tecnico che il termine assume quando si riferisce per esempio al Decameron): qui il tempo ě quello del nartato-re, che rievoca awenimenti passati, seguendo le "istruzio-ni" dello psicoanalista. La data in cui do awiene non ě de-lineata, ma si potrebbe far risalire ai primi mesi di guerra (estate-autunno 1914), mentre la prima data certa del romanzo, il 15 maggio 1915, ě iudicata nel capitolo finale, organizzato sotto forma di diario. II corpo centrale ě eostituito dai capitoli che vanno dal III al VLT, che sono invece monotematici, e nei quali il tempo ě quello del ricordo, che scaturisce in maniera disorganica e fluttuante dalle libere associazioni del protagonista. Cosi i riferitnenti alle prime sigarette (nel capitolo dedicato al fumo) rinvierebbero ai primi anni settanta, la morte del padte (nel quarto capitolo) al 1890, la storia del matrimo-nio e dei tradimenti (intrecciata alle vicende dell'associa-zione commerciale) au'ukitno decennio del secolo, la morte di Guido cadrebbe nel 1895, mentre la lotta contro il fumo riprende il soprawento sugli altri awenimenti a par-tire dai 1896, in occasione del terzo compleanno del figlio di Zeno, e prosegue fino al 1916, data finale del tempo romanzesco. Non sarä casuale il fatto che l'ottavo capitolo, intitolato Psico-analisi, recuperi apparentemente l'andamento diari-stico di un testo tradizionale, proprio mentre si aceinge a tirare le somme con la grande novitä della eura pskoanali- tica, che ě essenzialmente tesa a scompaginare e ristruttu-rare la cronologia reale a vantaggio di una atemporalitä as-soluta. Frequentissimi sono peraltro in tutto il romanzo gli sfasa-menti tra l'ordine lineare dei ricordi recuperati alia memoria e l'ordine che il narratore utilizza: un tale sapiente uti-Uzzo dell'intreccio ě funzionale alia sorpresa che Svevo vuol suscitare nel lettore di fronte alle "rivelazioni" che via via il romanzo propone. Spesso anzi proprio episodi ehe sembrano minimi o irrilevanti (come il breve cenno all'im-magine della locomotiva nel secondo capitolo) risultano nel prosieguo della narrazione di fundamentale importan-za narratologica. I temi Romanzo a tesi, La coscienza diZeno h strutturata nei capitoli centrali in vaste zone tematiche che rinviano ad argo-menti particolarmente can alio stesso autore. Cosi il terzo capitolo ě dedicato al fumo, cui fa costante riferimento YEpislolario sveviano (soprattutto le lettere alia moglie) e ancor prima lo straordinatio testo che ě il Diario per la fi-danzata; il quarto capitolo, dedicato interamente alle ulti-me ore di vita e alia morte del padre di Zeno, rinvia alle ttaumatiche esperienze della morte dei genitori, come ap-paiono ancora daü'Epistokrio, e come giä Svevo aveva avuto modo di rivisitare nei primi due romanzi; i capitoli quinto e sesto vanno visti in parallelo, nell'ironico e mal-destro andirivieni che il protagonista attua fra Augusta, la donna-madre, rifugio sicuro e ptivo di rischi, e le altre donne, amtnirate e sognate come attraente evasione dall'e-sistenza borghese dei benpensanti. II settimo capitolo, infi-ne, ripropone uno dei temi pin amati da Svevo: quello del rapporto tra il contemplatore e il lottatore, incarnati in questo romanzo rispettivamente da Zeno e da Guido; ma con la consueta irónia Svevo capovolge ancora una volta gli schemi acquisiti, facendo soccombere il lottatore e trionfare il sognatote, cosieché risultano radicalmente sconvolte e scardinate le teorie schopenhaueriane (come era successo peraltro anche alle teorie darvviniane dell'ere-ditarietä nella commedia Le teorie del conte Alberto, dove veniva irrisa la troppo facile schematická del riferimento culturale). II capitolo finale della Coscienza ha suscitato niolteplici in-terpretazioni, non sempre realistiche e accettabili: la «cata-strofe inaudita» che conclude il romanzo non ě certo una profezia dell'awento di Hitler o della guerra atomica (anche se profetici appaiono i riferimenti alia inarrestabile crescita demografica, all'incombere dell'inquinamento e al condizionamento crescente della tecnologia), ma piuttosto una amara tiflessione sul tema particolarmente cato a Svevo della malattia. Malata ě ľumanitä perché non puô esi-mersi dalla riflessione, mentre la «salute» ě consentita esclusivamente alla bestia, «che conosce un solo progres-so, quello del proprio organismo», owero che puô limitar-si a seguire ľistinto; ma la «malattia» ě owiamente apprez-zata da Svevo, che nell'«occhialuto uomo» identifica il mi-to schopenhaueriano del superuomo votato al nichilismo 55 iL P (UMO Novi-CENTOi TRA MODERN l'ĽÄ, AVANGUARDIE E KIN NO V A ME NTO Italo Svľvo Scheda La coscienza di Zeno nel quadro europeo: ironia, ambiguita, modernita La coscienza di Zeno ě stato uno dei romanzi piú studiati e analizzati della nostra lettera-tura, anche perché la sua ambiguita e la sua ironia (due ca-ratteri-chiave del modo di rac-contare di Svevo, in particola-re in questo těsto) hanno dato vita a letture e interpretazioni polivalenti e diverse. Molte problematiche cultuiali sono coinvolte nel romanzo: la psicoanalisi innanzitutto, interna alla struttura stessa dell'o-pera (e il rapporto contraddit-torio che Svevo autore e Zeno protagonista hanno con essa); la riflessione sul tempo e sul soggetto; il confronto con gli esemplari di romanzo moderno fuori d'Italia, e la definizio-ne, correlata a questi aspetti, del genere di romanzo che La cosáenza rappresenta. La cosáenza di Zeno ě senz'al-tro un romanzo di analisi di un protagonista che si confessa, ma ě qualcosa di piú, poiché tematizza la "coscienza", cioě la assume a terna centrále, e la mette a titolo, ma lo fa con un costante atteggiamento ironico e ambiguo. Ricordiamo alcune parole molto acute di Eugenio Montale: «Svevo resta felice-mente un narratore di tempra goldoniana, un poeta tragico-mico». La grande chiarezza di Svevo nasconde, grazie alľironia che di continuo la innerva, una so-stanziale problematická, una continua e maliziosa destabi- lizzazione delle certezze, e per-cio crea prospettive plurime e "aperte", che rendono mobile, affascinante, molteplice la nar-razione e ne garantiscono la modernita. Suona molto op-portuna al proposito un'altra osservazione di Montale: con La coscienza di Zeno siamo di fronte a uno «strano libro, sta-gnante eppure conrinuamente in moto». Sulla fondamentale ironia di Svevo (proiettata su Zeno), si ricordi nel romanzo la tenace accusa mossa a Zeno dal padre (nel capitolo La mořte di mio padre), che gli rimproverava la «tendenza a ridere delle cose piú serie». Zeno reagisce cosi, accettando ma anche ribaltan-do 1'accusa: «io credo che egli avesse il difetto di considerare come série troppe cose di questo mondo». Zeno crede dun-que nella dimensione del gjoco e dello scherzo (cioě in ironia e ambiguita), e infatti al padre che lo giudica «pazzo» per le sue irresolutezze negli studi universitari (il passaggio dalla facoltá di legge a chimica e il ritorno a legge), risponde pre-sentandosi, dopo essersi sotto-posto a esami clinici, niente-meno che con un certificato medico di pazzía muníto di bolli. Satira questa anche sociále (aspetto su cui tornere-mo). L'ironia di Svevo ě stata da al-cuni accomunata alla poetica delT(