Gianni Celati CINEMA NATURALE Torna alia pagina 51 Pagina 1 Pagina 2 Notizia © Giangiacomo Feltrinelli Editore Milano Prima edizione nella collana "I Narratori" gennaio 2001 Prima edizione nella collana "Universale Economica" febbraio 2003 ISBN edizione cartacea: 9788807817311 Questi sono racconti scritti nell'arco di vent'anni, poi riscritti a lungo per tenermi occupato e vedere cosa succede. Perché scri-vendo o leggendo dei racconti si vedono paesaggi, si vedono figure, si sentono voci: ě un cinema naturale della mente, e dopo non c'e piu bisogno di andare a vedere i film di Hollywood. Sono racconti di studenti e girovaghi, di qualcuno che vuole diventare santo nel deserto e qualcun altro che si perde correndo dietro alle voci, d'un ragazzo che corteggiava sua mamma e d'un mendicante che diceva di aver parlato con Dio, senza trascurare la donna che a forza di parlare al telefono metteva i suoi pensieri nella testa di un altro. Poi c'e la storia della prima volta che sono sbarcato in America, la storia di una celebre modella, e infine il racconto di Cevenini e Ridolfi che si perdono in Africa. Se questo libro potesse parlare, interrogato sulla sua vita, credo risponderebbe come il pellegrino Dante Alighieri: "Vera-mente io sono stato legno sanza vela e sanza governo, portato a diversi porti e foci e liti dal vento secco che vapora la dolorosa povertade" (Convivio, I, 3). Torna alia pagina 51 Pagina 3 Pagina 4 Ma si sa che le chiacchiere volano, e la storia si e presto diffusa nella cittä, insieme a tutta la leggenda dell'infermiere nel deserto. Un mio amico dice che da allora Bugli s'e dato una rego-lata, e ha smesso di andare in giro a seccare la gente con le sue vanterie. Forse e stata la moglie a rimetterlo in carreggiata, tor-nando a casa e dicendogliene di tutti i colon, finche lui s'e vergo-gnato e ha chiesto scusa in ginocchio? Puö darsi. A me sarebbe molto piaciuto che Bugli fosse diventato un vero santo, perche racconti sui santi non se ne scrivono piü, e questo avrebbe potuto essere uno. Purtroppo non e andata cosi, e nella sua cittä circolano tutt'altre voci. Qualcuno dice che quella faccenda di diventare un niente del-l'universo era solo una invenzione per sfottere la gente. Altri sostengono che lui e prima di tutto un donnaiolo, e ha montato quel racconto per intortare qualche donna, ma poi gli e andata male ed e diventato scemo. Altri ancora dicono che Bugli e andato nel deserto perche voleva diventare un santo eremita, e adesso si considera un santo ma in segreto, per non dar nell'oc-chio. Al mio amico sono rimaste impresse certe strane frasi che ha sentito borbottare da Bugli, un giorno che sono andati a pesca assieme sul fiume Trebbia. Ma qui e inutile ripeterle, perche il racconto e finito, e tra l'altro e anche poco credibile per via del sorcio parlante. NELLA NEBBIA E NEL SONNO Aspetto che si calmino i suoni della notte per risentire i nastri registrati da un mio amico, un amico ora morto, mentre io sono rimasto qui ad ascoltare i suoi nastri. C'e un po' di musica, vec-chie canzoni che non ho piü voglia di sentire, e poi gli altri con sopra scritto "Alida". Tutti quelli che ricordo di quei tempi sono spariti come si sparisce a un certo punto dalla circolazione, senza lasciare tracce, e cosi e sparita anche la donna che parla in quei nastri. Allora era una bella ragazza e abitava al piano di sotto dell'appartamento dove stava il mio amico, e tra una cosa e l'al-tra e successo che lei aveva preso l'abitudine di salire dal mio amico a fare delle chiacchiere, e gli raccontava sempre la sua vita. Lui la ascoltava volentieri, e la invitava a tornare, cosi comincia il racconto. Alida si presentava alia porta, sempre con l'aria seria come se le fosse successa una disgrazia, e la solita fräse: "Posso entrare? Ho bisogno di parlare un po'". Poi gli parlava sempre del suo fidanzato, e diceva che il suo fidanzato guidava gli scioperi nelle fabbriche, e che adesso era impegnato nella politica ma appena Torna alia pagina 51 Pagina 51 Pagina 52 28 paglne rimanenti nel capltolo finiti gli scioperi loro si sarebbero sposati. Parlava per ore e il mio amico si stancava, gli veniva anche sonno, ma faceva degli sforzi per ascoltarla. Preparava un caffe e riprendeva l'ascolto, anche perché era molto attratto da lei. Cioě la corteggiava e la guardava volentieri, perché era una bella ragazza che gli uomini guardavano volentieri. II personaggio che lei chiamava il suo fidanzato era un tipo di quelli bruschi che facevano i picchetti davanti alle fabbriche, negli ultimi anni di grandi scioperi senza nessun risultato. Que-sto brusco aveva in particolare due passioni, e una erano le partite della sua squadra di calcio, l'altra le manifestazioni politiche dove poteva menare le mani. Era un picchiatore politico, chia-mato Romeo, che alia domenica la portava a spas so in motoci-cletta. Lei dice che giä a quei tempi il suo cosiddetto fidanzato era sempre in vena di abbordare ogni femmina che lo guardava con un po' di interesse, e con la scusa della politica razzolava facil-mente tra le cosiddette compagne politiche. Perché sentiva troppo il bollore del sangue, non riusciva a resistere alle tenta-zioni della carne, per cui era costretto ad andare in caccia e tro-varsi molte femmine. Glielo confessava lui stesso certe volte, quando era di umore allegro: "Libero amore in libero stato!". Pero a lei raccontava sempre delle frottole da eroe politico, e lei lo aspettava fino a tarda notte nel cucinotto con la paura che 1'avessero arrestato. Nell'inverno che il mio amico corteggiava Alida, lei saliva a parlargli quasi ogni giorno e si dilungava per ore sulle imprese politiche del suo fidanzato. Le brillavano gli occhi a raccontarle, e ripeteva che appena finiti gli scioperi lei e il suo Romeo si sarebbero sposati. Ma quando iniziava a parlare non riusciva piú a smettere, e dopo un pomeriggio di discorsi e di racconti doveva chiedere al mio amico un supplemento ďattenzione. Glielo chie-deva con quelParia seria: "Ho bisogno di parlare ancora, potresti ascoltarmi un altro po'?". Lui diceva sempre di si, perché era affascinato da questa ragazza con lo sguardo cosi serio. E mi raccontava che a un certo punto lei gli telefonava ogni mattina appena sveglia, poi veniva ogni sera a parlargli per ore, finché hanno preso 1'abitudine di dormire assieme perché lei voleva continuare a parlargli, anche se il mio amico era molto insonno-lito o addormentato del tutto. In čerti quartieri della metropoli si riunivano allora dei gruppi che predicavano un cambiamento politico generále, e si eccita-vano in lunghe discussioni finché nessuno capiva piú niente. Poi nelle manifestazioni si lanciavano per le stradě al grido: "Avanti fino alla vittoria!", con i caporioni in prima fila, protetti da una fascia di picchiatori, tra cui c'era il detto Romeo. Dice Alida che ogni tanto lei ha nostalgia di quei tempi confusi, ormai lontani Torna alla pagina 51 Pagina 53 Pagina 54 26 paglne rimanenti nel capltolo dall'epoca del nastro registrato, quei tempi in cui il suo Romeo tornava dalle partite di calcio lamentandosi perché la sua squa-dra non aveva vinto, o tornava dalle manifestazioni contento se era riuscito a menare le mani. Ma dopo ě cambiato tutto. Non ci sono state piú riunioni dei gruppi nei quartieri, non ci sono state piú manifestazioni per menare le mani, e il suo fidanzato come picchiatore politico si ě ritrovato disoccupato e perso. Allora non sapeva piu cosa fare, non sapeva piu come eccitarsi. Sempře nervoso intrattabile vagava in motocicletta, e non voleva neanche vedere i suoi com-pagni politici perché diceva che erano diventati tutti dei deficien-ti. Ha cominciato a comperarsi delle riviste porno, che stava a guardare di sera mentre erano a letto, sfogliando le pagine con sospiri da uomo sconsolato. Finita l'epoca degli scioperi e pic-chetti davanti alle fabbriche, lui non bestemmiava piú contro i padroni, e anche le partite della sua squadra di calcio gli interes-savano poco, perché diceva che era diventata una squadra di defi-cienti. "Avanti fino alia vittoria!" non sapeva piu dove andarlo a gridare, dunque si comprava le riviste porno per eccitarsi un po' alia sera, poi lasciandole seminate per la casa o ammucchiate in gabinetto. Alida si vergognava molto a vederne spuntare da ogni angolo, e le nascondeva in fretta, per paura che qualcuno venisse a trovarla e scoprisse il vizio di suo marito. Si, adesso il cosiddetto Romeo era suo marito, s'erano sposati. II mio amico non abitava piú nella metropoli, ma quando tornava aveva ancora la sua vecchia stanza, e ogni volta lei arrivava subito per raccontargli la sua vita. Usciva di notte mentre il marito ronfava, e correva per le strade con la fretta di parlargli. Poi nel letto il mio amico la ascoltava finché poteva, crollando dal sonno, sperando che si addormentasse anche lei. Ma lei rico-minciava sempre a raccontargli le stesse storie, oppure lo sve-gliava per dirgli che non riusciva a smettere: "Non riesco a smettere di parlare, ti prego, ascoltami". Si abbracciavano stretti, e cosi lui tenendola stretta riusciva a calmarla, finché stanco piombava nel sonno. Questa storia ě durata per anni, io la riassumo. Alida dice che lei ě sempre cascata male con mariti o fidanzati vari, ma un intrattabile come Romeo non le ě mai capitato. Certi giorni non poteva nemmeno chiedergli: "Come va?", che lui rispondeva rab-bioso: "Vuoi sapere i fatti miei?". Era sempre in caccia di altre femmine, compresa l'inquilina del piano di sotto che faceva la tabaccaia. Abitavano in un palazzo condominiale di periferia, e lui s'era messo a fare il piazzista di maglierie che gira in mac-china per paesini e campagne. Alto e robusto, portava occhiali scuri per spiare indisturbato le femmine, e poi farle cascare in trappola prendendole nei suoi forti abbracci. Molte padrone o commesse delle mercerie cascavano nelle sue reti, cosi gli face- Torna alia pagina 51 Pagina 55 Pagina 56 24 pagine rimanenti nel capitolo vano molte ordinazioni di maglierie, e il suo commercio filava benissimo. Pero lui si stancava mol to a dover correre di qua e di lá dietro a taňte femmine, sempře per sfogare il bollore del san-gue, ma anche per smerciare le maglie della sua ditta, s'intende. Se Alida lo interrogava su quei traffici, non dava risposte e guardava da un'altra parte. Se gli domandava la stessa cosa due volte, si faceva venire il nervoso e andava via sbattendo la porta. Bisogna capire, dice Alida, che Romeo godeva soltanto con amori clandestini, e appena incontrava clandestinamente una donna aveva subito bisogno di passare a un'altra. Nel momento stesso in cui la portava in un letto gli passavano le tentazioni della car-ne, e allora doveva fare tutto in fretta, liberarsi di quella donna, cercarsene uďaltra al piú presto. Era un tipo fatto cosi, che quando tornava a casa stremato per i suoi traffici amorosi non le badava nemmeno, sbadigliava soltanto e poi ronfava tutta la notte accanto a lei. E cominciata 1'epoca di quei sogni dove lei si trovava nuda per strada e gli sguardi degli uomini la facevano vergognare molto. Cioě sognava che gli uomini guardavano le femmine come vac-che al mercato, e lei si trovava al mercato nuda tra uomini che la valutavano per vedere se aveva ancora buona carne addosso. Questo ě normále, dice Alida, ma una si illude che nel matrimo-nio le cose cambino, mentre non cambia mai niente, e gli uomini ti guardano sempře come una vacca finché non gli interessi piú. Ma la vergogna patita nei sogni le restava addosso anche di gior-no, perché credeva che ogni persona incontrata sapesse che suo marito correva dietro ad altre femmine e non badava piú a sua moglie. Infatti il suo Romeo non la guardava mai, persino glielo diceva di non sentire piú attrazione. Glielo diceva senza tanti complimenti, e se lei chiedeva: "Allora cosa devo fare, secondo te?", ecco la risposta del marito: "Sposati con un altro e per me diventi subito interessante". Detto questo sbadigliava, non voleva piú sentire discussioni. Allora lei usciva a passeggiare di notte, ma 1'altro animale non se ne accorgeva neanche, perché s'era giá voltato sul fianco e ronfava della grossa. Intanto Alida con le sue amiche aveva aperto una palestra di ginnastica aerobica, dove venivano le signore che volevano avere una linea snella e la salute nel corpo. Erano tutte signore con la pelliccia, molto contente di sudare e di fare delle belle respirazio-ni, perché avevano paura della cellulite e paura del fumo e paura di sembrare vecchie anche da giovani, oppure di non sembrare giovani anche da vecchie. E mentre insegnava gli esercizi aero-bici a queste signore, Alida dice che stava a rimuginare sempře sul suo cosiddetto uomo, senza parlarne a nessuno. Come fare con un marito cosi? A quei tempi lei trovava spesso dei corteggiatori, perché era una ragazza che gli uomini guardavano volentieri. Un giorno ne ha preso su uno a caso, un tizio piccolo e timido, con la cartella Torna alia pagina 51 Pagina 57 Pagina 58 22 pagine rimanenti nel capltolo sotto il braccio, che aveva incontrato al supermercato. Dice che non sapeva piü come fare, perche a forza di patir gelosie le era venuto il dubbio di essere ormai vecchia e poco attraente. Allora di sera usciva con quel tizio piccolo e timido, beveva molto vino e rideva molto. Ma appena tornata a casa tutto ridiventava con-fuso e awolto dalla nebbia, per cui anche quello che succedeva di giorno aveva l'aria di un sogno di notte. Come quando ha spie-gato al marito la questione dell'altro uomo, e lui non le ha nean-che risposto, anzi si e alzato e stava per infilare la porta in silenzio. Lei gli ha gridato dietro: "Hai capito che vado a Stare con un altro?". E il suo Romeo a quanto pare le ha risposto come se fosse lontano in un tunnel: "Vai, vai! Fai benissimo! Cosa cre-di, che ti corro dietro?". II mio amico tornava ogni tanto nella metropoli, e subito lei correva a trovarlo, poi gli parlava tutta la notte mentre lui cadeva nel sonno. E strano, diceva il mio amico, ma quando lui inson-nolito la abbracciava per calmarla, a volte anche lei cadeva nel sonno, ma dopo continuava a parlargli nel sonno di queste storie col suo Romeo, come una sonnambula o come se sognasse. Lui se n'e accorto piü d'una volta, svegliandosi di notte proprio perche lei continuava a parlargli, bisbigliando da addormentata, ma ogni tanto con dei sussulti e piccoli squittii. Ancora a lui non era venuto in mente di registrare nei nastri tutti quei racconti not-turni, no, questo viene dopo. Un giorno Alida ha deciso di trasferirsi a casa di quel tizio piccolo e timido pescato al supermercato, portando con sé una vali-gia e poche cose personali. Era una casa dove il sofBtto basso le faceva pensare a una tomba e nel corridoio stretto era come entrare in una prigione. Appena dentro si sentivano i rumori e le voci dagli altri appartamenti, mentre le scale sembravano conge-late nel grigiolino del falso marmo. Ci era andata per ripicca con-tro il marito, ma ha capito subito che Paltro era un intrampano universitario, un tipetto fanatico che faceva grandi discorsi noiosi e riempiva 1'appartamento di fotocopie piene di polvere. Pero le cose vanno avanti da sole, dice Alida, si fanno progetti, cominciano degli orari e delle abitudini, e dopo non ě mica facile dire all'altro: "Scusa, sai, mi sono sbagliata". Di sera lei e il suo nuovo uomo, di nome Nucci, stavano a guardare la televisione nel salottino senza avere niente da dirsi. Alia televisione c'erano spettacoli cosi stupidi che a lei veniva una noia insopportabile, mentre il cosiddetto Nucci non smet-teva mai di cambiare canale da vero fanatico. Lei diceva: "Ma non vedi che tutto ě stupido? Non vedi che ci prendono per dei deficienti?". E lui: "No, no, c'e una cosa che mi interessa". Faceva discorsi noiosissimi per convincerla a guardare certi pro-grammi alia televisione, e lei dice che le venivano in bocca frasi del suo Romeo quando faceva il picchiatore politico, ma l'altro non le capiva nemmeno. Allora ascoltava il suono della televi- Torna alia pagina 51 Pagina 59 Pagina 60 20 paglne rimanenti nel capltolo sione in altri appartamenti del condominio, sentiva l'eco di una musichetta o la voce d'uno di quei personaggi che fanno gli imbecilli sullo schermo, secondo le sue precise parole, e pensava a quanta gente era li come loro ad ammazzare il tempo senza aver niente da dirsi, come dei mezzi morti in una tomba dove sono seppelliti prima del tempo. La penombra grigia, la luce grigia del televisore, le loro facce grigie nella penombra, Nucci che cambiava sempre canale, tutto questo le metteva addosso una sfinitezza che continuava anche nei sogni di notte. Ed erano sogni dove si perdeva per corridoi pieni di nebbia, ma dove la nebbia veniva giu come una polvere biancastra che bloccava tutte le uscite. Allora lei si svegliava con lo sfinimento di non riuscire piú a respirare, e aveva il naso chiu-so. Poi si accorgeva che era la polvere delle fotocopie di Nucci che si spandeva in tutta la casa e le seccava le mucose del naso. Le fotocopie, adesso devo parlare di questo, un argomento molto ricorrente nei nastri. Lei dice che il detto Nucci era anche spilorcio, perché a farle regali non ci pensava mai, e pensava solo ai suoi libri per far carriera da intrampano universitario. Con i suoi pacchi di fotocopie aveva riempito la casa di polvere, e ne portava a casa ogni giorno perché voleva fare carriera. Aveva quell'idea fissa, si vedeva giä come uno arrivato che tutti chia-mano a fare conferenze e gli chiedono di scrivere articoli sui giornali: "Articoli da esperto di problemi sociali", diceva lui. Lei non capiva mai di cosa parlasse, non capiva una parola di quei discorsi noiosi da fanatico, e sbadigliava per tutta la sera, dice, aspettando solo l'ora di andare a letto e dormire. In realtá Nucci era un povero ricercatore universitario che non era mai riuscito a fare carriera, anche se ci teneva moltissimo. Pero aveva sviluppato una tal parlantina, a forza di sfogliare le opere d'un famoso sociologo americano, che indubbiamente avrebbe potuto superare qualsiasi concorso basato sulle piú ardue domande in materia. S'era poi anche fatto l'idea di capire quelle opere piú degli altri, e anzi che gli esperti ci capissero poco, e non fossero ancora riusciti ad afferrare la questione fon-damentale come l'aveva afferrata lui. Voleva scrivere un libro per dimostrare che lui aveva capito piú di tutti, doe aveva capito la questione fondamentale nelle societa economicamente piú avan-zate. E raccoglieva le fotocopie di qualsiasi scritto di quel famoso sociologo, con anche le fotocopie di qualsiasi opera citata negli scritti del famoso sociologo, con anche le fotocopie di qualsiasi opera citata nelle opere citáte negli scritti del famoso sociologo, fino a raggiungere un quarto o quinto grado di citazioni, credo, che si allargavano a macchia d'olio in una colossale massa di carta fetida e polverosa. La nostra Alida si trovava a vivere in una casa assediata dalle fotocopie, che si stendevano a pile per tutto il corridoio e invade-vano lo studio di Nucci, ma tracimando anche dentro il gabinet- Torna alia pagina 51 Pagina 61 Pagina 62 18 paglne rimanenti nei capltolo to. Qui non si poteva fare i propri bisogni senza avere tra i piedi una caterva di studi sul trattamento del personále d'azienda, che davano molto fastidio quando ci si sedeva sul cosiddetto water, perché non si poteva neanche allargare le gambe, dice Alida. Senza parlare della polvere che si sollevava dalle fotocopie quando si inciampava in una pila, con folate che si distendevano su ogni cosa e si impregnavano anche nella pelle. Polvere grigia come quella che esce dai muri e scende dai soffitti, polvere che si spande sui mobili e dappertutto nella casa, poi polvere mista ai gas di scarico nelle nebbie dei giorni d'inverno, e polvere nei suoi sogni che sembrava farina o borotalco, come ho giá detto. Perché sognava spesso di perdersi in un grande magazzino dove veniva giú dai soffitti quella polvere bianca come borotalco, e altre cose del genere. La domenica ě il giorno peggiore, dice Alida, perché tutti fin-gono che sia festa. La galéra generále si addobba di suoni ancora piú falsi, e Nucci portava a casa un sacco di giornali ancora piú fetidi delle sue fotocopie. Meglio i giorni di lavoro, dice Alida, meglio il lavoro nella palestra di ginnastica aerobica con le signore che ci tengono alia linea. Quando per tutto il giorno aspetti solo che venga l'ora di dormire, dice, puó darti sollievo il lavoro che fai senza pensare a niente, perché l'ora di dormire viene piu in fretta. Ma era per lei un sollievo anche ricevere in palestra telefonáte del suo Romeo, adesso in vena di farle confes- sioni piene di sospiri. Lui brontolava di non riuscire piu a ecci-tarsi con nessuna femmina, perché le femmine erano tutte uguali, diceva, e andare con loro era come timbrare un cartellino in un ufficio. La sua voce non era molto diversa, ma lui sembrava cambiato, meno prepotente del solito, dice Alida. Dormire era la cosa che ormai la attirava di piu. Aveva sempre una gran stanchezza addosso, anche quando andava a lavorare nella palestra di ginnastica aerobica. Ma la stanchezza non le dava fastidio, anzi le faceva pregustare il sonno come una delizia. Tanto che spesso non andava neanche in palestra, trovava scuse, si dava malata per poter dormire tre giorni di fila. Le sue amiche della palestra protestavano, perché andava a lavorare sempre meno, e perché non la riconoscevano piu: "Cosa ti succede? Ti ricordi quando ci insegnavi a non lasciarci mai prendere dalla fiacca? Ti ricordi quando sgobbavamo tutto il giorno, poi tu ci trascinavi a ballare di notte?". Lei non ricordava piu perché ci fosse bisogno di difendersi dalla fiacca. Uscendo di casa al mattino vedeva i marciapiedi, i negozi, la gente, le automobili, il traffico nebbioso tra i gas di scarico, e aveva subito voglia di tornare indietro e rimettersi a letto. Capiva le cose solo sognando, doe dormendo. Si svegliava a mezzogiorno, quando un aereo passava sul suo quartiere, poi mangiava quel che trovava nel frigorifero, sfogliando un giornale. Tornava a dormire, e si svegliava per un altro aereo che passava Torna alia pagina 51 Pagina 63 Pagina 64 16 paglne rimanenti nel capltolo sul quartiere verso le tre di notte. Non aveva mai voglia di guar-darsi in uno specchio, si lasciava andare, non si lavava neanche, e mangiava molto di notte, svuotando il frigo del cosiddetto Nucci. "Guarda come ti sei ridotta," dicevano le sue amiche, perché cominciava a essere sfatta. Quando il mio amico ha smesso di tornare nella metropoli, lei ha preso l'abitudine di telefonargli con lunghe chiamate interur-bane di notte, verso le tre, dopo il passaggio dell'aereo. Questo succedeva almeno una volta alia settimana. Lui sentiva la sua voce arrivare di lontano, e ogni volta restava un po' seccato, perché adesso faceva un lavoro faticoso e anche lui voleva dormire molto. Ma Alida diceva che doveva telefonargli per forza, perché ormai non sapeva piú con chi parlare: "Si, si, parla pure". II mio amico ficcava il ricevitore sotto un cuscino, appoggiandoci vicino il microfono del registratore, e dopo si voltava dall'altra parte, spesso ronfando della grossa. Intanto lei continuava a parlare nella notte con quella strana fiducia nella voce, quella strana serietä che conosco bene, perché Ii ho ascoltati e riascoltati quei nastri. Stava con Nucci da un anno, circa, quando il suo Romeo ha incominciato a cercarla con insistenza. Le telefonava per dirle ehe non sapeva piu cosa fare per passare il tempo, che a stare da solo in quella casa di periféria gli sembrava d'essere in un cimi-tero, e le chiedeva di passarlo a trovare. "Cosa devo venirci a fare?" chiedeva lei. "Čosi, tanto per parlare," diceva lui. Lei non voleva andarci, lui non insisteva. Era diventato anche meno villa-no, dice Alida. Ma a un certo punto pare ehe il suo Romeo abbia cominciato a supplicarla di venire perché aveva il bollore del san-gue, e le telefonava anche di sera a casa mentre lei guardava la televisione nel salottino con Nucci. Le diceva ehe non riusciva a smettere di pensare alle sue cosce e al suo seno, gli era venuta quella fissazione. Si lamentava con guaiti perché ogni donna ehe vedeva lo faceva pensare a lei, e i manifesti pubblicitari con donne mezze nude lo facevano pensare a lei, e anche le riviste porno lo facevano pensare alle sue cosce e al suo seno. La suppli-cava, dicendo ehe lei doveva assolutamente aiutarlo: "Allora vuoi ehe torniamo assieme?". Al ehe il Romeo si calmava subito: "Ah, no, no! E meglio di no", e interrompeva la conversazione. Bisogna capirlo, dice lei, voleva incontrarla clandestinamente perché godeva soltanto con gli amori clandestini. Era un tipo fatto čosi, ehe se gli venivano i bollori doveva assolutamente sfo-garli, ma in segreto e alle spalle di qualcun altro, come un ladro o un delinquente. Credo pero ehe lei sia rimasta contenta di quelle telefonáte, perché almeno volevano dire ehe aveva ancora certe attrattive di ragazza. Poi era rimasta colpita sentendo il suo Romeo un po' mesto e confuso, con una voce malinconica ehe gli andava via, dice. E considerando ehe lui parlava sempre ad alta voce, gridando come un ossesso appena qualcosa non andava Torna alia pagina 51 Pagina 65 Pagina 66 14 pagine rimanenti nel capitolo secondo i suoi gusti, bisogna riconoscere che era un bel cambiamento. Una volta si ě impietosita dei suoi lamenti, ed ě andata a casa per soddisfargli le voglie. Ha trovato un Romeo cambiatissimo, dice, che non smetteva piú di complimentarla, e s'informava sulla sua palestra di ginnastica, e le chiedeva se andava d'accordo con l'altro uomo. Domande che non avrebbe mai fatto prima, perché Romeo di regola disprezzava cordialmente tutto quello che lei faceva. Adesso invece sembrava persino timido, perö tenendo gli occhiali scuri come al suo solito. Se li ě levati solo quando sono andati a letto, facendole gentilezze mai viste prima, tante carezze affettuose, e alia fine portandole perfino un caffe a letto. L'incontro ha cosi stupito Alida, che dopo sarebbe stata propensa ad andarlo a trovare altre volte, ma lui non le ha piú telefonáte II mio amico ha sentito molte volte questi racconti, ascoltando i nastri registrati, ma non capiva perché lei tornasse a farglieli tanto spesso, ripetendo sempre le Stesse storie. Comunque a un certo punto ha dovuto pregarla di non telefonargli piú, perché si era sposato e lei portava un gran subbuglio nella sua vita coniu-gale. Sua moglie era gelosa, non sopportava quelle telefonáte notturne, e faceva delle scenate al marito. Era cosi nervosa quando di notte il telefono la svegliava, che correva a rispondere urlando: "La smetta di cercare mio marito, ha capito? la smetta di disturbarci altrimenti la denuncio!". Ma ľaltra continuava a chiamare come se niente fosse, con la sua solita calma e serietä: "C'é Walter?". Finché il mio amico si é fatto mettere un numero telefonico segreto, per essere irreperibile e non sentire le scenate di sua moglie. Ma con sua moglie c'é rimasto poco, non andavano ďaccordo in ogni caso. Allora un giorno é andato via portandosi dietro solo una valigia di vestiti, pochi libri, e i nastri registrati. Si é siste-mato in una stanza dove c'era solo il posto per il letto e per un tavolo, e quasi subito Alida ha ricominciato a telefonargli, sempre di notte, verso le tre, per ripetergli le stesse storie che qui sto raccontando. Nei primi tempi lui si sentiva solo, un po' oppresso in quel bugigattolo, e non aveva neanche piú il micro-fono per registrare quelle telefonáte notturne. Čosi stáva per un po' ad ascoltarla, e le faceva delle domande per capire di cosa stesse parlando, o solo per mostrare che le badava, ma lei rispondeva: "No, no, non farmi domande, ascolta". Čosi dopo un po' lui si addormentava, stanco di ascoltarla in silenzio. Tra ľal-tro non si sa come facesse, diceva il mio amico, ma ogni volta che lui tornava a casa dopo un viaggio faticoso, Alida lo beccava immediatamente mentre stáva per addormentarsi. Spesso le ha chiesto: "Come fai a sapere che sono tornato?". E lei: "Non fare domande, ascoltami". Adesso era come se loro due fossero legáti da queste telefonáte. Ma il mio amico pensava che un giorno Torna alia pagina 51 Pagina 67 Pagina 68 12 pagine rimanenti nel capitolo l'avrebbe mandata al diavolo con qualche urlo, perche la smet-tesse di svegliarlo proprio quando aveva piü voglia di dormire. Di notte lasciava il telefono per terra e la sentiva bisbigliare, o fare piccoli squittii che gli ricordavano i versi d'un topo. A volte nel dormiveglia la sentiva chiedere: "Mi capisci?", e dal letto le rispondeva: "No, ma vai avanti lo stesso". Comincia un altro periodo, quando lei sognava che sotto i marciapiedi ci fosse un'erosione e tutto Stesse per sprofondare in una polvere bianca, che forse non era neanche farina, ma una polvere come quella dei soffioni boraciferi. Ma tale polvere bianca per qualche motivo le sembrava simile alia polvere delle fotocopie, sieche nei suoi sogni aveva l'idea che tutto Stesse per essere sepolto sotto la polvere delle fotocopie. Certe notti, nei nastri registrati, ho ascoltato i racconti di Alida su un mondo tutto bianco, sui soffioni boraciferi che tra poco cominceranno a venir fuori da sottoterra, coprendo il grigio e gli altri colori. Mi addormentavo con quelle visioni in mente, poi mi svegliavo a pensarci. Anche al mio amico succedeva cosi e gli e spuntata la malattia di non saper dormire tranquillamente, come a me. A volte lui cercava di parlare ad Alida della sua insonnia, del biso-gno che aveva di dormire, ma lei lo ascoltava poco perche aveva bisogno di parlare, come se lui fosse solo un canale, un tramite, un filo elettrico. Lei dice che a un certo punto aveva la smania di rivedere il suo Romeo per soddisfare le sue voglie, perche sapeva che lui non riusciva piü a eccitarsi con altre femmine, ma con lei era una cosa diversa. E volentieri l'avrebbe fatto entrare in casa clande-stinamente, alia sera, mentre il noioso Nucci guardava la televi-sione nel salottino grigio. Le sarebbe piaciuto moltissimo un colpo cosi, perche cominciava a capire il gusto degli amori clandestine il gusto di far le cose in segreto come i ladri e gli assassi-ni. Oppure come nei sogni, dove gli altri non possono mai sapere cosa ti e successo. Cosi racconta Alida nei nastri. Fatto sta che cercava spesso il cosiddetto Romeo al telefono, ma non lo tro-vava mai. Lui non era mai a casa, forse sempre in caccia di don-ne. E lei dice che certe volte alia sera, stando a guardare la televisione insieme al cosiddetto Nucci, si sentiva di dare piena-mente ragione al suo Romeo. Perche lui correva sempre in giro cercando qualcosa di nuovo, e non avrebbe mai accettato di pas-sare una serata in quel modo, come morti ingrigiti nella penom-bra televisiva. Tutto in quella casa aveva una patina da brutti sogni, una patina grigiastra come il falso marmo delle scale. Allora le veniva voglia di uscire, respirare un'aria senza polvere di fotocopie, andare per strade di notte da sola, ascoltare altri suoni, vedere nel cielo colori diversi dalla grigia penombra nel salottino tom-bale. II suo cosiddetto uomo chiedeva: "Ma dove vuoi andare di Torna alia pagina 51 Pagina 69 Pagina 70 10 pagine rimanenti nel capitolo notte?". E lei sbuffava perché lo trovava veramente poco simpati-co, oltre che spilorcio e fanatico delle fotocopie. Si chiedeva cosa ci stava a fare con un intrampano del genere, senza trovare una risposta. Dove andare? A chi telefonare? Anche tutte le sue ami-che erano sposate con un intrampano di uomo che di sera voleva stare in casa a guardar la televisione, come Nucci, sieche quando le invitava a uscire trovavano sempre delle scuse. Adesso Alida era scontenta di tutto, contenta solo quando dor-miva. Ma scontenta di dormire con Nucci, rabbiosa se lui tirava fuori le sue frasi insulse per calmarla. Tornava a casa ogni sera col pensiero di tornare fuori immediatamente e camminare tutta la notte. Mangiava in fretta, metteva in ordine la cucina, e usciva sbattendo la porta, senza badare a quell'altro animale estraneo, seduto davanti al televisore. L'inverno era mite, e lei era presa dalla voglia di camminare da sola per le strade, come faceva da ragazza quando abitava in famiglia e non resisteva a stare in casa mentre suo padre ascoltava la radio. Sotto l'asfalto ormai la terra doveva essersi tutta sgretolata in polvere bianca, ma forse ci voleva un terremoto per farla uscire in soffioni boraciferi a coprire tutto di bianco, secondo lei. Correva fuori dal condominio pieno di suoni grigi da depres-sione, e andava a vagare per viuzze nascoste, dietro una chiesa uguale a quella che frequentava da bambina. Camminare, camminare e basta, non pensare piú agli uomini, non pensare piú alia polvere. Muovere i piedi per smaltire il groppo che si ha in gola, per dimenticarsi la penombra grigia che ti ě venuta anche dentro. Soprattutto dare aria alia pelle impregnata dall'odore di cose scritte, tutte cose insulse come la televisione. Cosi racconta Alida, e cosi ha camminato per tutto l'inverno, e poi ha cammi-nato per tutta la primavera, secondo i nastri registrati. Intanto il mio amico s'era comprato un altro registrátore e aveva ripreso a ficcare il telefono sotto un cuscino, lasciandola parlare da sola finché voleva. Adesso arriviamo all'estate dei suoi sogni piú strani, quando il mio amico era emigrato in un altro continente, contento di non sentirla piu. Ogni tanto pensava ai suoi racconti, e si chiedeva cosa stava combinando la nostra Alida. Ma ormai era fuori tiro dalle sue telefonáte insistenti, che gli avevano fatto venire l'in-sonnia. La cittá dove adesso stava gli piaceva molto, per i suoi grattacieli che si affacciavano sul mare, per i bar dove ascoltava spesso buona musica, e per la gente meno brusca che in altre metropoli. Si sentiva in liberta, ma aveva sempre l'insonnia che gli era rimasta addosso. Passava tutta la notte a leggere o scrive-re, cadendo esausto prima del primo albore, in quella che ě l'ora piu buia del giorno, come dice una vecchia canzone dei suoi nastri. Finché una notte squilla il telefono nella casa vuota. II mio amico corre a rispondere e risente la voce di Alida attraverso Torna alia pagina 51 Pagina 71 Pagina 72 8 pagine rimanenti nel capitolo l'Atlantico: "Mi puoi ascoltare?". Non si sa come avesse fatto a rintracciarlo. Lui diceva d'essere rimasto paralizzato dall'idea che non sarebbe mai riuscito a togliersela dai piedi, per quanto lon-tano andasse nei mondo. Comunque lei aveva voglia di parlare e ha parlato, come al solito, e lui l'ascoltava pensando di essere condannato all'insonnia per tutta la vita a causa delle sue perse-cuzioni. Anche perché quando lei lo svegliava di notte, gli sem-brava sempre di dover fare un atto di penitenza, ascoltandola o facendo finta di ascoltarla. Cosi mi ha raccontato a quei tempi, prima che questa storia finisse, con gli ultimi nastri di Alida che sto raccontando. Torniamo all'estate dei suoi sogni piú stráni. Era un periodo in cui si svolgevano non so quali campionati internazionali di cal-cio. A quanto pare, tutta la nostra popolazione nazionale stava chiusa nelle case a seguire le partite di calcio davanti al televisore, e a ogni goal o a ogni tiro in porta faceva urli cosi spaventosi che si sentivano dappertutto nella metropoli. Alida dice che di sera cercava le stradine piú nascoste, le stradine abbandonate, quelle vecchie viuzze con vecchie case dove sembra che non ci viva piú nessuno. Invece anche li arrivava al suo orecchio il boato degli urli spaventosi per la partita di calcio trasmessa alia televi-sione. Perfino quando scappava fino alia diga sul canale, fuori dalle strade cittadine, continuava a sentire gli urli per un cosid-detto goal, con ronzii e vibrazioni che le arrivavano addosso, dice, come quelli d'una stazione meteorologica. Ed era stanchis-sima di dover registrare tutte quelle vibrazioni che le venivano nella schiena con gli urli della metropoli, dove poi non c'era in giro un'anima viva. Poi una sera dice che ha smesso di scappare, e s'e seduta sui gradini d'una chiesa, in una bella piazza ovale, con i portici davanti e tutte vecchie case all'intorno. E rimasta li a fumare per due ore, sempre ascoltando i boati che arrivavano al suo orecchio. Immaginava tutta la gente chiusa in una penombra grigia e tombale, come tanti automi caricati con la molla per fargli fare un urlo ogni dieci minuti. Le era venuta una tale depressione che non smetteva piú di fumare, una sigaretta via l'altra. Tutto un pacchetto fumato in due ore nella piazza deserta, dice, nella metropoli deserta degli automi davanti al cosiddetto televisore, secondo le sue precise parole. Deve essersi addormentata, seduta contro un muro. Cioě io immagino che sia andata cosi, anche perché dopo lei dice che ha cominciato a vedere della polvere nell'aria, e ha visto che dappertutto sulle vecchie case c'era polvere. C'era tanta polvere per terra, c'era tanta polvere nei giardinetto davanti alia chiesa, e c'era polvere anche sui suoi vestiti. S'e alzata ed ě tomata nelle viuzze dietro la chiesa, constatando che le vecchie case stavano andando in polvere, sbriciolandosi nell'intonaco e nei mattoni, disfacen-dosi lentamente. Niente che la polvere non coprisse, perché Torna alia pagina 51 Pagina 73 Pagina 74 6 pagine rimanenti nei capitolo tutto doveva andare a finire in polvere, secondo lei. Tutto nella cittá stava marcendo e diventando polvere davanti ai suoi occhi, a quanto pare, secondo il racconto che il mio amico ha registrato e ascoltato attraverso l'Atlantico. Ecco la una finestra illuminata. Dietro i vetri qualcuno guar-dava un televisore nella penombra grigia, ma la polvere stava giá per coprire lui e il suo cosiddetto televisore. Bastava poco, perché in quella metropoli non c'era mai molto vento, e l'aria sta-gnava senza vie d'uscita, e la polvere si accumulava in fretta dappertutto. II disfacimento era giá cominciato da un pezzo, secondo lei, e presto tutto sarebbe stato sepolto dalla polvere, dalla polvere che sta ferma o ě mossa dal vento, ma senza piú tutte quelle vibrazioni in giro da sopportare. Poi tornando verso casa, altri pensieri che le sono venuti, pensieri che io ho dovuto ascoltare molte volte nei nastri per capirli, ormai esausto da tutte le sue fantasie sulla polvere. Mentre camminava verso casa, ecco le nuove vetrine con grandi scritte all'americana, i nuovi bar con nomi in inglese, i negozi di lusso con manichini in vetrina, un centro vendita di automobili che attirava l'attenzione con luminarie colossali. Tutta quella roba per far bella figura era giá morta, secondo lei, e avevano un bel pulire le vetrine, e illuminarle con grandi scritte al neon per dire: "Comprate! Comprate!". Tutto quello che vedeva era giá morto e sepolto nella polvere, secondo lei. Allora correva nella notte per le stradě deserte con l'idea di prendersi un sonnifero e andare a letto difilato. Aveva voglia di dormire per tutto l'autunno e l'inverno, fino alia primavera, dimenticarsi il grigio e i pensieri noiosi per la testa, per poi svegliarsi in una metropoli bianca, coperta di ceneri bianche o di farina bianca, dove tutto era diventato sepolto e silenzioso come sotto la neve. Ma appena entrata neH'appartamento di Nucci, altra grande sorpresa. Intanto il condominio risuonava di grida calcistiche esaltate, che facevano eco su per le scale come in un loculo del cimitero che sia stato sigillato da anni. Lei ha aperto la porta, ě entrata nelFappartamento, e ha visto il suo uomo, chiamiamolo cosi, seduto davanti al televisore. Allora ě stato il massimo deso-lante di quella serata. Nella penombra mortuaria, davanti al grigio lumicino televisivo, come un cieco che vede solo ombre e non capisce cosa siano, Nucci diceva: "Hanno fatto due goal!". Lei: "Chi?". Lui: "I nostril". Lei: "Quali nostri?". E intanto s'era accorta che lui era coperto di polvere. Era cadaverico, dice preci-samente Alida, e tutto ricoperto da uno strato grigio di polvere delle fotocopie. In queste sue visioni lei andava lontano con la testa, e il mio amico un po' la ascoltava e un po' si distraeva, accendendo il registrátore e andando a farsi un caffe. Cosi ha ascoltato certi suoi racconti impossibili, che duravano molte notti, doe molte albe fino al mattino chiaro, e poi lo lasciavano istupidito a pen- Torna alia pagina 51 Pagina 75 Pagina 76 4 pagine rimanenti nel capitolo sare alle sue fissazioni. Ma le telefonáte all'alba attraverso 1'Atlantico gli davano meno fastidio del solito, mi diceva. Anche se spesso si preoccupava pensando alla bolletta telefonica, e gli venivano fořti paure che 1'addebitassero a lui: "Dimmi, Alida, ma chi paga queste telefonáte?". E lei: "Non preoccuparti, ascoltami, ti prego". A parte questo, se non era troppo nervoso per 1'inson-nia, si addormentava nel chiaro mattino senza piú ascoltarla, e poi svegliandosi a mezzogiorno ascoltava i nastri registrati nella notte. Adesso Alida non era piú guardata dagli uomini come una volta. Ogni settimana incontrava al bar le sue amiche, che le parla-vano senza dirle niente, la guardavano senza vederla. Del resto quasi sempre la gente ti guarda senza vederti e ti ascolta senza sentirti, dice lei, ě stato sempre cosi. Questa ě un'epoca in cui nei suoi sogni si vedeva piena di muffe sulla pelle, muffe che rispuntavano appena le grattava via, muffe bianche sulle sue parti piú carnose di donna ormai sfatta e invecchiata. Ma mi sono scordato di dire che con la visione nella notte delle partitě di calcio Alida s'era finalmente decisa a mollare il noioso Nucci, tornando fuori di casa alFistante per non rimetterci mai piú piede in quel loculo mortuario. E per continuare il racconto devo tornare al cosiddetto Romeo, che rispunta dopo non so quale viaggio, forse dal paese dei dispersi dove spesso si resta sbranati dalle fúrie. Quella stessa notte delle partitě di calcio, a quanto pare, il suo Romeo aveva invitato a casa sua non una ma tre femmine, e voleva prendersi il gusto di montarle tutte e tre assieme. Si vede che gli era venuta una fantasia cosi. Si era scelto tre grasse e anziane, di quelle prostitute con aria da massaie che vanno in giro sui viali con la sporta per la spesa. Le aveva sistemate da qualche parte, poi era sceso in cerca di liquori, forse nelFidea di fare un'orgia. Dunque stava uscendo dal portone, e proprio in quel momento arriva un'altra femmina grassa che corre a buttar-gli le braccia al collo. Ma il cosiddetto Romeo era anche lui coperto di polvere, come se fosse tutto infarinato, secondo il racconto di Alida. Infarinato anche sugli occhiali scuri, per cui non riconosceva sua moglie, o la sua cosiddetta ex moglie, per giunta sfatta conťera diventata negli ultimi tempi. Forse 1'aveva presa per un'altra vacca che voleva andare a letto con lui, dice Alida, e la guardava sorpreso del caloroso abbraccio. Ě cosi che si sono ritrovati e si sono rimessi assieme, lei e il suo uomo, Stando al racconto. Credo che adesso vivano ancora assieme, se non sono giá morti. Io immagino che il Romeo sia sempre coperto di polvere, con forse anche piccole muffe bianche che gli spuntano sulla pelle. Forse ogni tanto lei cerca di pulirlo, e lo mette nella vasca da bagno e lo sfrega bene per togliergli quelle muffe. All'epoca del racconto, secondo le mie ricostruzioni, il suo Romeo era diventato un uomo piuttosto ric- Torna alla pagina 51 Pagina 77 Pagina 78 2 pagine rimanenti nel capitolo co, perché commerciava in vacche che allevava in grandi pascoli lontani, in Russia, Romania, Ucraina, e vendeva la loro carne in tutto il mondo. Poi si é comprato una villa fuori dalla metropoli, dove Alida si trovava molto bene e si é messa a leggere molti libri. Forse proprio perché adesso era un commerciante di vacche, dice lei, la trattava con rispetto e non le faceva piú i suoi urli da picchiatore politico. Ormai non era piú il maschio giovane che correva dietro a tutte le sottane, anche se portava sempre i suoi occhiali scuri, e si comprava qualche rivista porno da sfogliare a letto di sera. Ma si ha ľimpressione che non fosse piú lui, che fosse diventato un'altra persona, perché Alida dice che era sempre gentile, e quando lei gli parlava stáva ad ascoltarla tranquillo. Strano per un tipo come lui. Poi, evidentemente, quando lei parlava al mio amico, in quelle costosissime telefonáte attraverso ľAtlantico, era il suo Romeo che pagava la bolletta telefonica. E secondo me il Romeo doveva essere accanto a lei nel letto, forse anche lui addormentato, anche lui con la voglia di mandarla al diavolo, ma ormai abituato a risponderle nel sonno. Anche il mio amico nelle ultime telefonáte aveva imparato a risponderle mentre stáva dormendo. Del resto anche lei spesso si addormentava al telefono mentre gli stáva parlando. Allora in un certo senso loro dormivano assieme, e forse sognavano assie- me, ma ognuno in assenza delľaltro, e questa mi sembra una fortuna. Ad ogni modo io sono convinto che quando si é un po' addor-mentati ci si capisca meglio: non c'é piú la fúria delľintelligenza per mettersi al di sopra degli altri, e allora certe volte si riesce a incrociare i pensieri, senza essere piú estranei come al solito. Alida aveva fatto il sogno di una metropoli tutta coperta di pol-vere bianca, che rendeva le case e gli indivíduí poco distinguibili, per cui ogni tanto qualcuno sbagliava porta, e dopo abitava un po' con una donna che non era sua moglie, o con un uomo che non era suo marito, poi sbagliava di nuovo porta e via di seguito, tutti sempre un po' addormentati sotto la coltre di polvere bianca. Le parole fuggono via nella nebbia e nel sonno, sfuggono ai giorni e agli anni, non si sa dove, ma é Ii che poi ci si incontra, come dice un'altra canzone nei nastri. Torna alia pagina 51 Pagina 79 Pagina 80 Ultima pagina del capitolo