QucsEa volume sprowisiíi dři taifoncinu a frftňte (o opponuiísnwnw ptmzonans o BÍtrimeníi cofttřassegnaíoj i Ja eonSiderarii copifl di saggío campinne gratuito, fm.Fi ttKnmcreio (vendiňi c sHií niti di disposiibíic vktňti arU^ C-2 L.653/1941), Ebow áa LVA «XP,a 2úl.UUD72, r.6JJtBrt.2, fet-dj. 1?&-s*-2ftfe-lí3C7-4 ..■.•ÍUl^i iililíVSJiil Giulio Ferroni PROFILO STORICO T PTTTn1!? ATT TT? A ITALIANA volume II Einaudi scuola 9788828603078 11 Siran» Quü'A dl fefemond Lc Moocier S.pA tctrifesoAWQI secorio UNwmiUNl EN ISO MM:»» « roeiBicrcUllTiaöaBf di mtl KfitoiÜc. J// coperlhta I ■ I.LL-U Schleie, Ritfätto dt Hugo Koller, iy[8, ösitxreisclie Gnlerie, Vicnnu Imposteziüne grajim e coperlinA C ibriano Bo&io, Alfredü La Füsra Realizzczione gtwfiw Studio K2 RiCCT&t konograficä Roberta Era1; Cariinc Giuseppe Maserati Red-zziont Bertedetta Centövafii, Rossella Ruschi Hanno r.oHaboratü Marco Btrcita. Angela Di Luciano, Martine Msra^-s, Paula Mazzuct'belli, Giorgio RavatieJIi, AJessandso Sandrini Giulio Ferroni Profilo storico della letteratura italiana volume II Tiramra 16 17 18 1009 1010 lull Einaudi scuola Stampato in Itslia ■ Primed in Ttaly Epoca 7 La rivoluzione in Europa 1789-1815 Sommario 7.1. I! tempo della rivoluzione 7.1. Con la rivoluzione francesesi ha il crollo delle basi della societa di Antico regime, variamente annunciato dalla letteiatma libertina del tardo Settecento e dai libretti di Da Ponte per Mozart. La breve esperienza del triennio giacobino crea nella culture italiana un nuovo fervore, a cui succede presto una cocente dclusione; si stabiliscono nuovi rapporti con la cultura europea. 7.2. Neglí anni del dominio napoSeonko il Neodassicismo diviene una sorta di stile ufficiale: neU'opera del Monti Sa luttga tradizione Setteraria italiana approda a un nuovo equilfcio classidsdco «moderno», laico e borghese. 7.3. Nella crisi degli ideali giacobini, l'esperienza letteraria di Foscolo si svolge en-tro una vita instabile e irrequieta: il suo io si riconosce in personaggi opposti (come Or-tis e Didimo), mentre la sua poesia, dai sonetti ai Sepokri, alle Grazie, esalta le «illusio-ni» che, nonostante la negativita della natura e della storia, danno valore all'uomo e alia sua civilta. Nella pagina precedente: La battilgUtl di í.»í/r (part.), stamps d'epoca. 7,1,1. // crotto delVAntico regime. Alla fine del secolo xvm la rivoluzione americana (1776) e quelia francese (1789) awiano nell'Occidente un frenetico e incalzante processo storico che portera al crollo delle strutture della societa di Antico regime e alla formazione di un nuovo mondo borghese e liberale. Le due rivoluzioni fondavano le loro premesse nelle situazioni politiche dei paesi in cui si verificarono, ma in esse vennero anche a coneretizzarsi aieune piú radicali spinte eritiche del pensiero illuministico: si rifiuto il principio di autorita proprio dell'Antico fegime e si tento di costruire una societa razionale, fondata sulla liberta, sulla frateOanza e sull'uguagliartza di tutti i cittadini di fronte allo Stato. La rivoluzione americana diede vita a una nuova societa, che nel secolo xix fu capace di svilupparsi in modo eccezionale, basandosi su moderati princip! liberáli, su di un forte senso della dignita del lavoro, sullo spirito di cortcorren-za economka: inizíalmente essa suscitô molto interesse e sim paria nella cultura europea, pur non avendo effetti immediati sull'assetto del contineme. Effetti ben piú sconvolgemi ebbe la rivoluzione francese, sia per i caratteri radicali ed estremistici assunti gía nei přímí anni, sia per il rigorc con cui distrusseprincipi e simboli che per secoli erano stati i cardini della societa europea, sia per la dif-fusione delle sue idee e dei suoi nuoví ordinamenti in gran parte deJl'Europa, in seguito alle strepitose vittorie delle arrhate rivoluzíonarie. La rivoluzione francese impresse una svolta determinante alla storia europea: aveva ciúnostra to, per la prima volta, cite nessun potete puo reggersi su legittimitä astratte o presunti diritti divini; aveva fatto intravedere la possibilitä di un capovolgi-mento reále, e non solo utopistico, della societa; aveva laicizzato le forme del potere, creando strutture politiche suscettibili di trasformazione attraverso la diretta partecípazione dei cittadini. La caduta di una monarchia dalle antíchissírne origini come quelia francese (fí-no all'esito esttemo della condanna alla ghigliottina del re Luigi XVI, 21 gennaio '793)1 la distruzione dei privilegi nobiliari, delle prerogative e dei poteri della Chie sa, la cteazíone di una repubblka considerata patrimonio comune del popolo ar mato, gettarono ilpanico in tutta l'Europa; ma Ú tentativo delle divetse potenze ne-miche di accerchiare la Francia e di ripristinarvi 1'ordine antico ebbe coftie conse-guenza inattesa e ineredibile una espansione militare della Francia stessa. Intanto, il Verse un mando borglíese Le rivaludoni sroeflcana s francese Rjííuto del principio di autorita Espansione mHiure della Francia reptibblicana 546 Efiöca 7 La rivoluzione in Europa (1789-1&15) 7.1. II tempo delia rivoluíione J47 colpo di stato del 9 tcrmidoro (27 luglio) 1794 sanciva la sconfitta delle tendenze giacobine (cfr. parole, tav. 93) piú radicali, miranti alia realizzazione di un regime di uguaglianza sociale basato sulla rigida applicazione di schemi razionali e soste-nuto dal Terrore: tl controUo della nuova repubblica veniva cosiassunto dalla gtan-tie borghesia e dai nuovi strati politici e militari formatisi ne] turbine dei primi rivol-gimenti rivoluzionari. L'esportazione della rivoluzione al di fuori del tereitorio Napoleone francese turbava profondamente gli equilibri europci. Conseguenza di questo pro-Bonaparte ccsso non era pero la creazione di reginii rcpubblicani liberi e indipendenti, ma solo un'espansione iinperialistica della Francia stessa, di cui erano strumenti un nuo-vo aggressivo spirito militate e ľabilitä del generale torso Napoleone Bonaparte, guida di una serie ininterrotta di vittoriose Campagne degli eserdti francesi. II gene-rale assunse ben presto in modo autoritario il controllo del nuovo regime, a partite dal colpo di stato del 18 brumaio (to novembre) 1799, fino alia proclamazione aim-Limprao peratore nel 1804. L'lmpero napoleonico creô in tutta Europa una situazione di ef-lipoleonico fervescenza e di mobilita, contribuendo in modo determinante alia liberazione di "' ***** moiti paesi da antiche strutture e privilege residui dei mondo feudale; d'altra parte, le continue guerte e le vessatorie spoliazioei a favore della Francia resero diffkili ]e condizioni economichc di numerose nazioni, la cui reazione aE'autoritarismo napoleonico suscitó in molti casi un nuovo e piú cosciente bisogno di liberta, di autonómia, di indipendenza. Dopo folgoranti vittorie, l'lmpero croSlö nel 1813; nel 1815 i! Congresso di Vienna sembrö segnare un ritorno al passato, una restaurazione di antichi parole tav. 03 _ Giacobini/Giacobinismo Nel corso della rivoiuzione francese il termineJacobins, "Giacobini", desi-gnava un gruppo politico di tendenze repubblicane ed estremistiche fondato nel convento di Saint-Jacques (in latino Jacobus). Giacobine furono poi definite tutte le tendenze rivoluzionarie piú radicali, chc prevalsero fino al 1794 e chc guidarono la fase piú violenta del Terrore rivoluzionarie La politics giacobina si appoggiava su un controllo fortemente centralizzato e su una direzione intcl-lettuale che tendeva a mobilítare e a stimolare le masse, secondo precisi disegni di accelerazione rivoluzionaria. In Italia furono cosi definiti tutti i gruppi che lottavano per l'abbattimento degli antichi regimi e 1'instaurazione di repubbli-che con 1'appoggio francese: nel cosiddetto triennio giacobino (1796-99) furono varie le esperienze politiche definibili come giacobine (anche se di imposta-zione relativamente moderata), che tuttavia non riuscirono a suscitare il con-senso e la mobilitazione delle masse popolari. Con giacobinismo anche nella storia del Novecento si indicano da un lato forme di estremismo intellettuale che non trovano immediata rispondenza nella rcalta oggettiva, dall'altro disegni di trasformazione della societa che parto-no da un'iniziativa intellettuale unitaria e cenrralizzata, mirando ad accelerare i processi storici, a conduile le masse verso programmi di trasformazione radicale. equilibri e regimi. Ma, come mostrera la storia degíi anni successivi, i valoii su cui poggiavano k societa di Antico regime erano crollati per sempře: la rivolu-aoue conrinud ad aggvrarsi come uno spettro per ''Europa, facendo da riferi-mento per nuove trasformazioni e, al di la deirimminente trionfo della societa borghese e liberale, !a sua immagine e le sue speranze avtebbero continuato, in varie forme, a turbare e ad animare la storia Un quasi ai nostri giorni. 7.1.2. L'orizzonle sociále e ľereditä della rivoluzione, La rivoluzione francese ě sempře stata considerata come « rivoluzione della La riwtaione borghesia»: una frattura storica grazie alia quale la classe borghese, giä deten- cMabotghesk trice del potere economico, assume il controllo di quello politico, scaizando definitivamente il dominio della nobiltä e creando le,condizioni per una libera economia di mercato e per lo sviluppo del moderno capitalismo. Ě una inter-pretazione sostanzialmente esatta, ma che deve essere parzialmente corretta te-nendo presente la varieta e la complesshi del tessuto sociále francese ed euro-peo nel secolo xvm e la molteplicitä delle forze in gioco durante le varie fasi della rivoluzione e nel periodo napoleonico. L'azione delle forze sociali (in cui, Components insieme alia borghesia, furono in primo piano il «popolo» di Parigi eparte del- trraHonaE la popolazione contadina) si intrecciô, inoltre, con elementi irrazionali tutt'al-tro che trascurabili, con una incontrollabile eťfervescenza sociále, con una diffusa stanchezza del vecchio ordine, con una spima generalizzata alia negazione di vincoli secolari; la rivoluzione fa quindi attivata e vissuta come un evento as-soluto.una rappresentazione del «popolo» a se stesso. Da questa esplosione collettiva emerse un mutamento profondo della vita u- aafciMBfem política e statale: la partecipazione delJe masse agli eventi fu manovrata e diret- suciaM ta da nuove figure di politici a tempo pieno; la politica stessa si precisô come la scena essenziale della vita pubblica, come la proiezione razionale della vita collettiva della nazione. Lo Stato non si pose piú come un aggregate di poteri e di privilegi o come un meccanismo di coercizione e di controllo, ma come un or-ganismo razionale, che accentrava in sé tutte leŕunzíoni ele responsabilita civi-Ii, tutta la sfera delle relazioni pubbliche. 11 crollo di molti residui del passato non provocô pero né in Francia né altrove un cambiamento radicale dell'asset-to generále della societa su cui pesarono ancora fortemente rapporti di forza consolidatisi nel corso del Settecento. Tra contraddizioni, rughe in avanti, creazione di nuovi patrimoni familiari Líbmá e individuali, speranze troncate sul nascere, violenze e soŕferenze, in mezzo a Mwhiaie un'esplosione di impeti ribelli e repressioni selvagge, si realizzô una delle con- e dlntti clv* quiste essenziali della storia dell' uomo: I'affermazione di valori universal! basa-ti non piú sul privilegio e sul diiitto divino, ma sulla liberta, sull'uguaglianza, sulla fraternita. La famosa Dichiaraziotiedei Mritti dell'uomo e del cittadino, del 2 j agosto 1789, e il primo documento storico ufficiale in cui si afferma la liberta della persona individuale, la necessítä di garantire a ogni uomo, indipendente-mente dal suo stato sociále, una serie di diritti civili inalienabili, 54Í) Epoca 7 La rivoluaione in Európa (1789-1815) 7.1,3. GUtdtmi libertini. Una forma Nel corso del secolo xvhi il Ubertinismo (cfr. parole, tav. 61), die aveva di «mport»cneíiio avuto una funzione essenziale nel primo sviluppo del pensiero illuministico, va soci*!<: perdendo la propria caratterizzazione di tipo ideologico per trasformarsi pro-gressivamente in un comportamento sociále. ' Liberttaismu Nel linguaggio settecentesco, libertino ě chi vive una condizione mondana, e sistcma accetta il mondo aristocratico e assolutistico, rifiuta ogni fede e valore trascen-nobiltare Jentei jndirizza la propria vita verso la ricerca di ogni possibile piacere materiále. I libertini non sono piú filosofi che rompono i légami con ľautoritä e la tradizione, ma individui che cercano di cogliere con audacia ogni possibile esperienza sowertendo tutte le regole della morale dominante. II libertinismo italiano del Settecento non raggiunse mai le posizioni estre-me e radicali di quello francese: piú che da esponenti della nobiltä, esso ě rap-presentato da awenturieri di varia origine che si gettano nella vorticosa vita di quell'epoca e, grazie alle proprie capacitä personali, frequentano le coŕti e i sa-lotti di tutta Európa, al servizio delle forme piú diverse di potere. Giambnttista Grande fama ebbe ľ abate Giambattista Casti, di Acquapendente (1724- Casti 1803), esaltato per le sue doti e vituperate per le sue infamie: viaggiô pet l'Europa, ebbe contatti (non sempře facili) con diversi sovrani illuminati e, dopo essere stato poeta cesareo alia corte di Vienna, trascorse gli ultimi anni della sua vita (dal 1798) nella Parigi napoleonica, dove acquis! grande prestigio. II suo libertinismo erotico si accompagna a una disinvolta spregiudicatezza ideologica, come mostrano il Poema larlaro, in ottave, del 1783 e la sua opera piú notevole, il poema in šestine in ven ■ tisei canti Gli animali parknti, concluso a Parigi nel 1802. Giacomo Proprio durante gli anni della rivoluzione scrisse la sua vastissima autobiografia Casanova il veneziano Giacomo Casanova (1725-1798), che, dopo una vita movímentata e awenturosa, si era ritirato dal 1785 nel castello di Dux in Boemia, al servizio, come bibliotecario, del conte di Waldstein: redatta ill francese, VHistoire de ma vie (Sto-ria della mia vita) venne pubblicara soltanto postuma, a partire dal 1822, ma con am pie modificazioni del cesto. L'autore aveva vissuto le piti varie esperienze, sog-giornando in numerosi paesi europeí, svolgendo attivitá di faccendicre, diplomati-co, agente segreto, giocatore, dandosi a traffici piú o meno loschi, e nutrendo un'i-nesauribile passione per il sesso femminile, che lo trascinava senza tregua da un amore all'altro, ma consumando ogni possibile incontro nella seduzione e nella conquista. II libertinaggio erotico di Casanova escludeva pero qualsiasi aspeuo di ribellionc o di estremismo ideologico. VHistoire Nella narrazione di queste memorie, che si arresta agli eventi dell'anno 1774, egli de ma vie ě come spinto a ricavare un nuovo, singolare piacere dal ricordo: la vita trascorsa appare come dominata da un entusiasmo e da una insaziabile curiosita per un mondo pieno di figure, di combinazioni, di apparizioni, regolata dalla ricerca di un go-dimento che coincide con la volontä di esercitare a tutti i costi la propria intclligen-za a danno degli altri, II racconto diventa la trionfante esibizione di una morale ni-chilistica, di un io mai sottomesso alia morale e impegnaco invece ad aprirsi la strada tra gli ostacoli di una realtä multiforme e intricata; ne scaturisce un documento eccezionale, anche se a tinte troppo forti e vivaci, della vita sociále settecentesca. 7.1. II tempo deila rivoUiztoe 549 7.1.4. Lorenzo Da Ponte, Figura di libertino puo essere considerata anche quella di LORENZO Da La via Ponte, nato a Ceneda (poi Vittorio Veneto) nei 1749 da un artigiano ebreo Motoric successivamente convertitosi al cattolicesimo. Piú volte perseguitato per i suoi atteggiamenti dissoluti e scandalosi, Lorenzo ebbe una vita awenturosa e giro-vaga, con momenti di alcerna fortuna, prima come abate, poi come Iaico; e, per fuggire ai creditor!, nel 1805 fini per rifugiarsi in America, dove mori (a New York) nel 1838. Tra il 1823 e il '24 pubblicó le sue Memorie, che offrono un'im-magine molto vivace della societa europea del tardo Settecento e di un'esisten-za personále insidiata dalTinstabilita e dall'insicurezza, impostata sulla conti-nua ricerca di nuovi luoghi e nuove occupazioni. Tra le sue numerose attivita ha pattjcolare riBevo quella di librettists melodram- I libretu matico, con cui diede un contributo essenziale alia diffusiorie - in tutta Europa - mefodrammatici degli ultimi perfetti modelli della tradizione italiana settecentesca. Riscosse parti-colare successo durante il suo lungo soggiorno alia corte di Vienna, tra il 1783 e il '91, soprattutto grazie ai tre libretti realizzati pet le opere italiane di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791); considerate tra i vertici della musica e deU'arte di tutti i tempi, queste opere ancora oggi crasmettono una delle iminagtni piú significative della lingua e della cultura italiana. Le nozze di Figaro, in quattro arti, fu rappresentata la prima volta a Vienna he now il r°maggio 1786: eun'operacomica, trattadallarecentissima(i784) commedia recatasi alia mensa di don Giovanni, lo trascina neka morte e nella dannazione, operando una giusta vendetta per le sue malefatre. A partire 550 Epoca 7 La rivoluzione in Europa {1769-181?) DAT! tav, 94 II tenia di don Giovanni II tema di don Giovanni, die risale probabilmente all'immaginario popola-re, prende forma nel teatro del Seicento con il dramma dello spagnolp Tirso de Molina (1584-1648) El burlador de Sevilla y convidado de piedra (L'ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra, 1630) che presents tre elementi essenziali, alia base di tutte le versioni successive: la figura del«libertine » don Juan, dalk vita dissoluta, seduttore, oiiseredente e irrivererite verso ogni valore morale e reli-gioso; un gruppo di personaggi femminili che subiscono i suoi inganni; ia figu-ra del commendatore, padre di una delle donne sedorte, Donna Anna, ucciso dal Ubertino, che, passando davanti alia sua tomba, sfida anche la sua statua, in-vitandola a cena; mala statua rispondedavvero all'invito e il festino finale si ri-solve nella morte e nelk danrsazione deU'ingannatore. Questa vicenda affasdna il pubblico del teatro del Seicento e viene ripresa in una serie di testi e scenari (tra cui il capolavoro di Moliere, Don Juan ou Lefe-stin depierre, 1665) con combinaziorii e trasformaziotii di vario tipo, in cui ap-pare subito essenziale la partecipaaone all'azbne del servo deuo stesso don Giovanni, figtsra che genera mutamenti di prospettiva e nuove raffigurazioni , del rapporto tra seduzione e potere. II tenia assume cost il carattere di un veto e proprio mito, che la cuitura europea ha poi variamente ripercotso fino at nostri giorni, arricchendolo di nuovi significati e combinazioni, che toccano il punto piii alto nel capolavoro di Mozart e 6a Ponte. II fascino di questo mito ha ra-gioni molteplici, prima fra tutte il richiamo ambiguo, di attrazione e repulsio-ne, e diverso da epoca a epoca, suscitato dalla figura del libertino, con il suo groyiglio di violenza feudale e seduzione erotica, di potenza e inganno, di gio-cosita beffarda e gfiigno diabolico. Gli spettatori e i lettori di tutti i tempi han-no sentito in don Giovanni, nelle donne da lui sedotte, nella statua di pietra che lo punisce, la forza del nesso tra erotismo, inganno e morte, la contraddizione insuperabile tra rkerca di conoscenza, piacere, appropriazione del mondo, e orizzonte morale, comprensione e rfconosdmerito del valore degL' altri. da questo schema-base del mito di don Giovanni, I'opera pone in rilievo la re-lazione tra iibertinaggio e dominio signorile, attraverso i rapporti che intercor-rono tra il protagonista, il servo Leporeľlo e altri personaggi di condizione su-balterna, come la contadina Zerlina. La suprema indifferenza morale di don Giovanni, il suo spregiudkato uso degli altri, la spavaldk siciiresaa conla qxiale egii cerca il piacere ma precipita alia fine nel baratro, hanno il fascino malefico di ciö che míra a rompere i limiti delia conoscenza e del comportamento Donna AnW, dell'uomo. D'altra parte, le tre figure femminili (la dolente Donna Anna, l'ag-ft™ Elvira gressiva e contraddittotia Donna Elvira, la tenera e ingenua Zerlina) fan.no e er »j emergere, nel corso della vicenda, un punto di vista che risulta diverso sia da quelle delľedonismo e dell'immoralismo libertino, sia da quello della morale 7.1.1! tempo ddla rivohfcíoiie 551 tradizionale del peccato e della punizione: dai drammatici confiitfi si sprigiona un sogno di tenerezza, un desiderio di abbandono e di felicita. Ultimo frutto della collaborazione di Da Ponte con Mozart ě il dramma Cteífmium giocoso in due atti Cosi/au tutte ossia La smola degli amantť, rappresentato 9 Vienna il 26 gennaio 1790:1'opera non si rifa a nessuna fonte precisa, ma porta aďestremo splendore, dando espressione a una nuova «scienza» del sentimen-to e del messaggio amoroso, la tradizione della commedia e della novella senti-mentale con i loro sottili giochi di travestimento e di beffa. Spinti dal disincan-tato libertino don Alfonso, i due giovani Guglielmo e Ferrando decidono di mettere alla prova la fedeltá delle loro donne, Fiordiligi e Dorabella, fingendo di partire per la guerra, ma rítornando poi a corteggiarlc travestiti da «cavalieri albanesi». Dopo una prima resistenza le due donne, istigate dalla serva Despi-na, cedono ai corteggiamenti dei due finti cavalieri: non solo, ma ciaseuna sila-scia conquistare daH'amante dell'altra. Alla fine i due giovani svelano la loro Fragilita vera identita e, anziché punire le due donne, accettano comunque di sposarle, Wop«rim» ristabilendole coppieoriginarie, nella convinzione che«cosífantutte* echeě amo'osa vano pretendere un'assoluta lealtá nei rapporti sentimentalí. NelPesperienza amorosa non ci sono sicurezze, equilibrt fissati: tutto ě fragile, rovesciabile, contraddittorio. II dramma mostra con gaiezza proprio come la vera scienza ďel cuore possa consístere solo nelTaccettazione di questi límiti insuperabili. La riechezza inesauribile, 1'mtensita drammatica, la potenza musicale del n linguaggio genio di Mozart trovano un sostegno duttile e disponibile nel linguaggio melo-drammatico di Da Ponte, che concentra in sé tutta la sapienza del linguaggio sentimentale elaboráte da Metastasio, amcchendolo di echi e sfamature rica-vate da tutta la tradizione poetka italiana, Piu di qualunque altro capolavoro del tardo Settecento, le trc grandi opere italiane di Mozart sembrano preannunciare il crollo di un mondo e di un'orga-nizzazione sociále all^apptossimarsi della rivoluzione. Dal presagio della cata-strofe emerge pero un'armonia allo stesso tempo razionale e sentimentale, quasi 1'anticipazione di un equilibrio civile e sentimentale che si collochi al di la delle stragi e della violenza, ebe trascenda la volgarita della storia e della vita quotidiana. di partedpazione 7.1.5. Gliinlellsttuali e l'«opinionepubblica». La rivoluzione francese modificô in modo essenziale 1'orientamento degli La nJmta intellettuali anche in Italia, specialmente durante il cosiddetto triennio giaco- ^™cjfume,lt»» *l'79<> sícuro, ebbe una grande risonanza e fu a lungo cortsiderata come punto di rifeii mento essenziale per il liberalismo moderato italiano. Pur riconoscendo 1'eroismo e la buona fede dei patrioti e condannando recisamente la repressione borbonica, questoSaggio sviluppa una eritica « a caldo » dell'esperienza giacobina e de!l'astrat-tezza dei programmi rivoluzionari. II Cuoco individua le ragioni del fallimento nel carattere di «rivoluzione passiva» di questa esperienza basata su una meccanica applicazione dei modelli francesi alla realta dellTtalia meridionale. Negli anni successivi, Cuoco si orientě esplicitamente verso un ideále di unita e A Mílano indipendenza italiana, auspicando un processo graduale, in sintonia con 1'accena-zione del regime napoleonico di cui egli fu convinto sostenitore. Assai vivace fu la sua attivita culturale a Milano, dove dal 1804 al 1806 diresse il« Giornale italiano» e pubbiico il Platone in Ilalia, farraginoso romanzo saggistico, in cm si afferma un « primato » originario della nazione italiana, Rienuato a Napoli nel 1S06, Cuoco di- Dí miovo venne uno degli esponenti piú autorevoli del governo di Murat. Fu allontanato da a Napoli tutte le cariche pubbliche al ritotno dei Borbone; moří a Napoli nel dicembre 1823. 7.1.9. Un nuovo sguardo deWEnropa all'1talia. Durante i primí anni della rivoluzione, 1'Italia fu considerata dai Francesi Ambiguit« come un mondo difficile e coníuso, in cui era necessario provocare cambia- de] classic»» menti: essa rappresentava ľesempio piú evidente della disgregazione dell'An- mp"cora™ tico regime. Napoleone, con un misto di indifferenza, prepotenza e familiaritá, dovuta alia sua origine corsa (cioě di cittadino francese con radiči etniche e cul-turali itabane), sovrappose alla realtä italiana il filtro del classicismo; vide nel-ľItalia il museo di una antica cultura classka e imperiale, la memoria degradata dí quella Roma antka che il nuovo Impero francese voleva awenturosamente far rivivere. Molto anento al prestigioso patrimonio storico e artistko italiano (compř addirittura veri e propri furti di opere ďarte traspottandole ďautoritá in Francia), guardö alla conereta realtä sociale deli'ltalia come a quakosa di su-bordinato alle esigenze della sua politics imperiale, L'inserimento deli'ltalia nel sistems imperiale portö a una piú diretta co- 556 Epoca 7 La dvoluzione in Europa f 1789-1815) M:idanic ik Staé] Um nuora visione noscenza del nostra paese e spinse alcuni inteflettuali di altri paesi a interrogar-ddlltalia sisullasuaconcretaskuazioneesulsuodestine Questanuovavbiooesiincon-tro con la consapevolezza delle diverse caratteristiche delle nazioni europee (legata spesso a un rifhito dell'universalismo rivoluzionario): ne derivö una ri-flessione che agí, negli anni successive anche suila coscienza letteraria e politi-ca degli Italiani e suila ricerca di una nuova definizione dell'identita nazionale. I contributi píú importanii vennero da inretkrtuali francesi, vicini in qualche modo agli ideologues, oppositori «moderati» del regime napoleonico. In priroo piano lis la calebre Madame de Staěl (Anne-Louíse-GĚéimaine Necker, 1766- 1S17), grande mediarrice di cultura, animatrice di dibattiti intellettuali, prima nel suo sa-lotto parigino, poi nel suo castello cli Copper, presso Ginevra: attenta alle piú sva-riare manrfestazíoni della letreratura europea, conrribuf tra l'altro in modo derermi-nante alia diffusione delle nuove idee romanuche in Francia e poi anche in Iralia (efr, 8.1.7c S.2.1). Ii suo scikto De lalittératureconsidérée dans ses rapports avecles institutions sociales {La letreratura considerata nei suoi rapporti con le istituzkmi sociali) apparve nel 1800 e fii subito aecompagnato da molteplici polemiobe. Tra il 1805 e i! 1806 Madame de Staěl compi un viaggio in Iralia che offri spunro per i'inreressante romanzo Corinne du l'Italie (1807), coneepito come un lungo viaggio-inchiesra suITarte, suila cultura e suila realtä sociale della nostra penisok Questo libro riscosse un grande successo europeo, ma susdto scarsa eco in Italia, dove invece ebbe efferti piú sigrttficativi, contribuendo alia conoscenza delle ädee romatstiche, il successivo De l'Allemagne (Sulla Germania, scritto nel rSio, ma subito proíbíto da Napoleone, uscito poi & Londra solo nel 1813), Piů střetá furono i rapporti con l'Italia di un per sonaggio assai vkino alia Staěl, ilginevrkio Jean-Charles-Leonard Simonde de Sismondi (1773-1842), difamigüadi origine italiana, che soggiomň a lungo in Toscana irapkntandovi una azienda agri-cola modello. Lä sua Histoire des républiques iuiiettnes du Mayen Age (Storia delle repuhbliche italiane del Medioevo) usci in sedici volumi tra & 1807 e il 1818; essa diffuse una nuova immagine della civiftä comunafe iraliana (vista in una prospettiva laica, coine luogo di etaborazioiie di originali forme di liberta, indipendenza e pa-triottismo) ed ebbe enorme importanza per le nuove coneeziom storiche del Ro-rnanticisano italiano. Al 1813 risaie De h littémture du Midi de l'Europe (Sulla lette-ratura del Mezzogiorno d'Europa), in tre volumi, uno dei primi esempi di storio-grafia letteraria civile e militante, die suggerisce una stretta connessiorse tra víta sociale, morale e letteraria. Cörmne au tltdk ■MiliUIli!.;' de Sismondi 7,2, La letteratura delľltalia rtapoleonica 7.2.1. U dassickmo delľetä napoieonka. In tutta 1'Europa napoleonica il Neodassicismo (cfr. 6.7.1) andava sempre piú trasformandosi in un'arte ufficiale. Dopo averaccentuato, nelle prime fasi della rivoluzione, í stioi aspetti piú radical! (legandosi al culto rivoluzionario della « virtú » degli antichi), esso venne poi a irrigidirsi in forme astratte e cele-brative, seguendo l'involuzione autoritaria del regime napoleonico. In Italia, la persistenza della tradizione classica non sembrava in alcun modo messa in di-scussione dal nuovo assetto politico-sociale e la sua influenza contimiava a es-sere determinante indipendentemente dalle scelte politiche operate dagli intel-lettuali, fossero esse di adesione, opposízione o completa estraneita al regime. Una comune base dassicistica quindi collega pressoché tutte le esperienze let-teratie e artistiehe del tempo. Ma, mentre nelle akte letterature europee, come in quella tedesca, lo stesso culto della bellezza classica riusciva a offrire una nuova, complessa capacitä di conoscenza della realtä contemporanea, la letteratura italiana dimostrô una ri-dotta vivacitä: restô come cristallizzata e imprigionata da una troppo lunga tradizione, che aveva avuto manifestazioni dl grande riiievo ancora nd secolo xvm, ma che ormai appariva stanca e consunta. La continuitá della tradizione, in quel periodo di trasformazioni, significô per molti un modo per affermare ancora la persistenza di un'identitä nazionale e distin-guere il carattere italiano da quello delle altre nazioni europee. Ma ciô fini per con-vergere con lo stesso atteggiamento ambiguo dei Francesi e di Napoleone nei confront dell'Italia e della sua cultura (cfr. 7.1.9), e rcse la nostra letreratura sostanzial-mente appattata e subaltema, priVa di grande respiro, arretrata rispetto a quelle europee (e ciô spiega perche anche un poeta del valore di Foscolo sia ancora oggi pra-ticamente sconosciuto alľestero). II Neoclassicisroo dominava incontrastato in alrri ambiti artistic), nei quali riusciva ancora a mantenere un'apertura e un respiro internazionali come stile ufficiale dcll'lmpero napoleonico; c tra tuni gli artisti neoclassici si distingueva il grande scultore Antonio Canova (1757-1822), capace di dar vita a opere di una originále bellezza astratta e quasi esangue. Centro del neodassicismo italiano, nel campo delle ard visive come in quello del teatro, era naturalmente k capitate del napoleonico Regno ďltaiia, Milano, che del resto assunse in quest! anni un ruolo di vera capitale della cultura italiana. Continuity della tradi/ione classica Margínaiíta della letteratura italiana Una produzisiiKľ II ruolo di Milano jjS Epoea 7 La rivoluaione in Eutopa (1789-1815) 7.2.. La letteratura deliltalia napoleoruca ^59 IppoKto Tra gli scrittori, si distingue il nobile veronese Iwouto Pindemonte {1753- Ptodemante 1828), Íetterato fine ed equilibrato, ricco di cufiositá, apeíto alle nuove fotffle della sensibilita europea: gia prima della rivoluzione, tra il 1784 e i'88, aveva scritto le Prose e poesie campestri, in cui la nuova curíosita per k nátura assumeva toni di dolce e traaquilia malinconia. Trovatosi a Parigi nel 1789, mostró un certo interesse, documentato dal romanzo Absritte (1790), per i přilni eventi rivoluzjortaii, ma as-sunse pot atteggiamenti di moderato distacco, dedkandosi a diversi generi e temi letterari, sempře con utio stile di morbída misuía appoggiato su « ritmi coroe un po' pigrí e pensosi» (W. Binni), Sulla linea di questo equilibrato classidsmo, privo dí grandi ambízíoní, si collocano la sua celebre traduzione dé\'Odhsea (pubbikata nel 1822, dopo quinciid arinidi lavoro) e 1'epistola in vsrúISepokrí (1807), in rispo-sta iúTomonimo carme clie il Foscolo gli aveva indirizzato (cfr. 7.3.6). Altti autoři II fratello rnaggiore Giovanni Pindemonte (1751-1812), senza raggiungere l'e- leganza di Ippoiito, si dedků a unapoesia «patriottka », ispirata da una diretta par-tecipaaonedprcKsssirřvdtazionari.^ 110 Finppo Pananti (1766-1837), che nel periodo napoleonko fu a Londra, dove si occupo di teatro e pubblko un poema satirico in ottave, 11 poeta diteatro (1808). Mond e Foscolo Le piú alte espressioni del classidsmo di questa etá, che costituiscono due oppostimodidi essere della sensibilita neodassica, sono rappresentate da Vin-cetizo Monti e da Ugo Foscolo: il primo, abilisstmo mediatore tra formě, atteggiamenti e scelte letterarie diverse, sempře pronto ad assumere posizioni mo-derate e ufficialí, a vivere la classidtá come omamento, esteriorita, piacore della puta parola; 1'altro mosso da una ostinata volonta di scontro e di polemica, sempře alTopposizione, alla ricerca di una parola poetka piena di densitá stori-ca e di valori assoluri. Un íetterato dí fronte a una storia tunraltuosa * Primo poeta rJltňli-,i» 7.2.2. La caniera di Vincemo Monti. Con la sua opera e il suo modello dí intellettuale-letterato, Vincenzo Monti attraversa non soltanto 1'etá rivoluzionaria e napoleonka, ma anche i decenrti che immediatamente la precedono e la seguono; il suo successo pren-de awio verso la fine degli anni Settanta, collegandosi alle ultime esperienze della cultura letteraria settecentesca e inttecdandole al Neoclasskismo e alle nuove formě della sensibilita europea; il suo prestígio e la sua presenza si im-pongono ancora negli anni Ventí del nuovo secolo, nelTItalía della Restaura-zione, quando, dopo Pafřermazione dd movimento romantko, si svolgono le grandi esperienze di Manzoni e cli Leopardi. Nella sua carriera ilMontiseppeconquistarsi k fama indiscussadi«premier poete ďltalie», "primo poeta ďltalia", come lo definí la de Stael: non tanto per il valore assoluto delle sue opere (nessuna delle qualí ě in grado di siisátare oggi un vero e duraturo interesse), quanto per la sua adattabílitá aEe tendenze e al gusto dominanti, per le sue qualitá di mediatore fra la tradizione dasskistka e le trasformazioni politiche (a cui accompagno anche una grande abilitá nel tessere e coltivare rapporti sodali, testimoniata tra l'altro dal suo rkchissimo epistolario). Seppe attraversare indenne regimi diversi, mantenendo con tutti buoni rapporti e ottenendo sempře adeguati riconoscimenti del suo prestigio letterario; e, senza mat tradirne i caratteri essenziali, mise la sua poesia al servi-zio dei differenti regimi, Seppe insomma vivere in un mondo contraddittorio, confidando nella continuitá della tradizione umanistica italiana e tenendo in vita un'immagine di Íetterato come costruttore di formě eleganti e « perfettew, da offrire come esemplari alle classi dominanti: e, dato il momento storico in cui si trovó a operare, contribuí in modo determinante a cambiare la destina-zione di quelia tradizione, trasformandola da modello per una societa nobiliare e clericale in modello per una nuova societa dominata dalla grande borghesia e da una aristoerazia dalle iniziative borghesi. Per questo la sua opera produsse una profonda laicizzazione e modernizzazione della nostra tradizione, rivitaliz-zandone il suo piú esteriore formalismo: tenne conto di tutti gli svariati dementi propri della sensibilita e delTideologia contemporanea, ma li neutraliz-zó, inserendoli in un quadro formale e retorico sempře autosufficiente, svuota-to di ogni problernatkitá e conflittualitá. , Nato il 19 febbraio 1754 a Fusignano, presso Alfonsine, in Romagna, da famiglia di proprietarí terrieri, dopo aver studiato nel seminarjo di Faenza, Vincenzo Monti si trasfeiínel 1771 a Ferrara, dove pubblko, nel 1776, il suo primo libro di versi, La visione di Ezechiello. Ma le sue ambizioni lo ponavano verso Roma, dove si trasferí nello stesso '76 e dove rimase per piú di un ventennio, fino al 1797: il ncoclassicismo sembrava aver dato alla citta dei papi un nuovo vigore cdturale, che si accompa-gnava a qualche iniziativa di cauto riformismo illuminato. A Roma Monti si diede alla vita mondana, tra abati e aristoeratici, come un vero Íetterato di corte pronto a offrire isuoi versi a nobilieaecclesiastici, curiosodellattualita,dellenovitacultu-rali, delle piú recenti espressioni di sensibilita, e insieme ligio ai valori religiosi e alle gerarchie sodali. Nel 1779 raccolsc tutta la sua precedente produzíone poetica, nel &gg/o di poesie; produsse poi una fittissima série di componimenti, che molto presto fecero di lui la voce poetica ufficiale della Roma papale. Al successo letterario si accompagno una vita felice: il matrimonio con la bellissima Tercsa Pikler (1791) c una buona si-stemazione economica, come segretario del duca Luigi Braschi, nipote del papa Pio VI (1793)- Gli inquietanti eventi francesi avevano intanto creato un forte tur-bamento nella Roma papale, e il Monti si fece interprete delTorrore per la rivoluzione con un poema tutlo ispirato aH'attualitá, la Bassvillianii, che, anche se incompiu-to, ebbe grande successo come manifesto di poesia antirivoluzionaria. Nonostante cio, le idee moderatamente progressiste e le stesse abitudini di vita dd Monti attirarono su di lui sospetti di giacobinismo che lo spinsero ad abbando-nare di nascosto Roma nel marzo 1797, e a stabilirsi nella Milano rivoluzionaria, dove divenne rapidamente poeta ufficiale della Repubblka Cisalpina. La caduta francese del 1799 lo cosuinsc a riparare a Parigi, da dove poté poi rientrare trionfalmen -te a Milano, in seguito alla vittoria di Napoleone a Marengo. Nominato professore di eloquenza e poesia all'universitá di Pavia, vi tenne lezioni tra il 1802 e il 1804, an-no in cui fu nominato Poetadd Governo italico; nel 1805 ebbe poi la nomina a Isto-riografo dd Regno italico. Grazie a questi incarichi esercito una specie di dittatura letteraria sulTItalia napoleonka, facendosi spesso diretto portavoce ed eseeutote dei programmi culturali dell'imperatore e pubblicando numerosí seritti celebrati-vi; la sua buona situazionc economica e il molto tempo a disposizione per gli studí Fidacia neik Hadmone unianislícg í Iyrrnfl2ky Pímaů ufficiale del classíeisnic papaie A MOano Poeta del Governo italico sóo Epocä 7 La rívoiuzkme m Europa (1789-1815) gli permiseto di conthtdere e pubbkcare nel 1810 la sua tiaduzione ddl'ffii&fo La RiOTurszione Con k caduta de) regime napoleonieo perdette la pensione di storiograŕb ma, austriaca pur tra incertezze e malnmori, riuscí ugualmente ad adattarsi al regime austriaco, proponendosi aucora come guidn e mediaíore culturale nella Miláno delia Restau-razione, considerato con simpatia e rispetto attche da inolti oppositorí del regime austriaco. Peľ quanto riguarda la polemica tra classici e romantici, si scbieró in dife-sa delia tradizione classica e delľuso poetico delia mitologia, ma rnantenne buoni rapporti con moíti esponeotí delle tendenze romantiche. Oltre a nuoví componí tíiend ďoccasione e a prove di poesia piú intima e nialinconica, lavorb neglí ukutú anni al poettietto La Feronkde; stanco e malato, morí a Miláno il 13 ottobre 1828. 7.2.3. Monti poeta del neodassicismo papaie. guesperimenri Negli anni giovaiiili trascorsí a Ferrara il Monti si eseicitô in esperimenti femtesi poetici di varia nátura, impadronendosi di ogni tendenza del linguaggio sette-centesco, da quello arcadico piú frivolo e galantc, a quello classicistico piú mi-surato e razionale, aJpiú recente gusto perla poesia teligiosaeperle«visioni» La picxluzfane sacre, (cfť. generi e tecniche, tav. 89). A Roma, dopo la pubblicazione del romaiit Saggio di poesie {cfr. 7.2.2), Monti comiimô a operate su terreni diversi con una singolare capacitä di adattamento, ehe lo rese subito il poeta ufficiale del classi-cismo papale, di quella cultura ehe - eon il ritrovamento di nuove testimonian-ze del mondo antieo e col diffondersi di nuove iniziative e nuovi progetti - si il-ludeva di rinnovare i fast i delia Roma del primo Cinquecento. Amalgamando c riadattando diversi aspetti delia tradizione poetica italiana, Monti pubblicô vari volumi e volumetti ehe ě impossibile enumerare uno per uno. Accenniamo soltanto ai piú importanti, raggruppandoli schematicamente secondo i generi e le tendenze a cui si collegano. Le opere t. Una poesia uffícialc c celebrariva, ehe prende sptmto da occasioni di auualitäper ceíebrative esaítare 1a civiltä preseute e i suoi iegami di continuitä con quella antica. Grande successo ebbero ľode Prosopopea di Pericle (1779), ehe eelebra la ŕioritura cultura-le delia Roma di Pio VI, e ľaltra ode Al signor di Montgolfier (1784), ehe esalta ľa-scensione in pallone aerostatico dei frateíli Montgolfier. Lo spettacfiio 2. Una poesia ehe sembra riallacciarsi a temi e a forme barocehe e tende a dare una tkE'unsverso immagine spettacolare delia religione e delia nátura. Un buon risultato ě quello del canto in terzine La bellexzä delľumverso (178í), ehe si presenta come un «risonan-te... inno dilode» alia nátura, vista come variopinto e «palpitant,e»spcttacolo ani-mato dal respiro del erentore. [ componimemi j. Una poesia ďamore ttitta permeara di elementi malinconici, di cupi accenti pes-ďamore siniisrici, ehe adatta al linguaggio poetko italiano i toni semímentfui diffusi nella nuova Iclterattira nord-europea: in particolate gli scíolti A dnu Sigiswondo CÄ/j/e i Pensieri ďamore seguono e spesso traclucono alia letters aleuni suggestivi passi del Werther di Goeihe (cfr. 67.3). La poesia 4. La poesia drammatka; nel 1786 viene rappresentato 1'Aristodemo, con cui ceica drainmatka un teatro capace di trascorrere su toni diversi, tli aprirsi agli aspetti piú quotidiani del costume contemporaneo, a sentimenti piú pacati e meno tragici. Una tematica «storica», di origine non classica, ě aŕfrontata nď dramma Gaieotto Manfred's (1788). 7.2. La leeteratura ddľltaiis napoieonica 5Ü1 j. Una poesia dň piú csplkití caratteri neoclassici, ehe nella Musogoriia (1793). Lc opere poemetto in ottave sulla nascíta delleMuse, esibisce una erudizione mitologíca ehe ncoclassfche fa Itaspatire le írrsmagini del mito antieo in forme fredde e levigate. 6, Ľopera piú celebre di questo periodo romano resta la Bauvilliana, poe- La £*k«äws metto in terzine (dal titolo originario In morte di Ugo dihassville), di cui appar-vero quatsro canti nel 1793 e ehe rimase incompiuto. Esso prendeva spunto dall'assassinio del repubblicano francese Joseph Hugou detto Bassville, av-venuto a Roma nel gemiaio del '93 durante una missione politica, per opera delia plebe aizzata dagli antirivoluzionari: pentitosi delle sue idee in punto di morte, Bassville aveva avuto un funerale a spese del papa, ehe aveva anehe ga-tantito assistenza alla vedova e ai figli. Monti immagina ehe ľanima di Bassville sia accompagnata da un angelo a vedere gli orrori delia rivoluzione in cui aveva ereduto (e innanzitutto la decapitazione de! re Luigi XVI), espediente ehe gli serve per esaltare la moderazione e la pieta delia politica cristiana contro ľern-pietä rivoluzionaria. Gli schemi delia letteratura delle «visioni» vengono qui orchestrati in toni accesi e vibranti, con una originále trascrizíone in chiave moderna di molti elementj del linguaggio dantesco. Le opere repübblicane: Prometeo ŕ Caio Gracm 7.2.4. Monii poeta del cltissiásmo borghese. Unavolta passato al campoopposto, ilMontisi fece rapidamenteuna verginitä rivoluzionaria, componendo inni e cantate repubblicane. Si mantenne comunque su posizioni moderate, esaltando subito le sceire politichedi Napoleone Bonaparte con liriche e poemetti, tra cui ľincompiuto Prometeo (1797). Durante il soggiorno a Pari-gi fu ripresa e terminata una tragédia iniziata giá negli anni románi, ehe costituísce una delle sue opere piú interessanti, il Cam Gracco, rappresentata poi con successo al Teatro alia Scaladi Miláno nel 1802. II terna classico trova qui undiretto riŕerimento alľattualitä: Caio Gracco (eroe particolarmente caro ai rivoluzionari francesi), ehe soccombe sotto le opposte spinte delia reazione antipopolare e dei rivoluzionari estremisti e «terroristi», rappresenta un sublime modello di «virtú» civile, di tra-sparenza delľazione politica, di lineare razionalitä, tesa ad arginare la violenza c a create un giusto equilibrio alľinterno delle diverse classi socíali; la tragédia di Caio si conclude in una amara constataziooe delia sconfitta di quella «virtú » e delle sne aspirazioni; inutile e senza sbocco si rivela alia fine la lotra per !a giustizia. La delusione per gli awenimentí del 1799 si awene, con maggior forza, nella UMító™i« Mascberoniaria, poema in cinque canti in terzine (nel 1801 furono pubblicati solo i primi tre), ehe presenta i colloqui nclľoltretomba tra Lorenzo Mascheroni (cfr. generi e tecniche, tav. 89), e altri serittori e illuministi settecenteschi. All esaltazione di Napoleone sono dedicati numerose cantate teatrali e poemetti successive ispirati sia ai motivi delia mitologia classica (si ricordi il libretto per nui-sica Teseo, 1804) sia ai modelli piú vicini, come i poemi di Ossian (si ricordi ľincompiuto U bärdo delia selva nera, 1806). In genere questi testi encomiastic! sono molto aridi ed esteriori; e ancor piú lo sono quelli seritti successivamente per la re-staurazione del regime austriaco (come 11 ritorno di Astrea, 1816). I migliori risultati poetici del Monti sono in realtä costituiti da aleune traduzio-ni, in cui egli poté ovviare a una sua incapacitä inventiva originále, appoggiandosi a i testi eíicoíiiíastiei U Pukellí >6a Epoca 7 La rivoluzione in Europa (1789-1815) 7.2. La leĚíeraíura delľltaiia aapoleonica VHwde montiana per ľhíilÉs napoleonica La Vavnitttlc Estraneílä al presente Sulk miiologiß testi preesistcnti e sviluppando una raffinata elaborazione tinguistica. Tra il 1798 e il 99, in una fase di intenso e polemico distacco da! suo passato papalino, lavoro a La Pukella ďOrlčans, traduzione in ottave dell'irriverente poema salirico di Voltaire La Pucdle d'OrUans, sulk vkende di Giovanna d'Arco; il lavoro fu pubblicato postumo, nel 1878, e presents una sorprendente verve comica, un ritmo rapido e volubilissimo, ehe arricchisce (anche con richiami ariostcschi) lo stile troppo seni-plice e lineare dell'opera originále, La traduzione deň'lliade in endecasiliabi sciolti, stampata la prima volta nel 1810 e poi piú volte in seguito con varie correzioni, ě certamente il capola-voro del Monti: costruita tenendo conto di precedent! traduzioni, essa non of-fre una immagine fedele del testo omcrico (e del resto Monti aveva una scarsa conoscenza del greco), ma un suo travestimento in equilibrate forme neoclassi-ehe. Su tutta ľopera domina il piacere di una parola lucida, precisa, capace di awolgere misuratamente e carezzare divinitä ed eroi, oggctti e abitudini arcai-die, nomi e forme del poema omerico. II mondo eroico ě rappresentato con continui effetti trioufali, come di parata; i sentimenti dei personaggi si arricchi-scono di sfumature e suggestion! malinconiche (secondo il modello degli eroi di Ossian) e di risvoltipiú intkm e familiari. In un continue fluttuare tra prezio-sitä linguistiche, momenti di puro iormalismo, accese vibrazioni eroiche, ab-bandotii seniimentali, questo Onsero in vetsione Monti appare costruito pro-prio sulla misura dell'Italia napoleonica, tra gli echi delle guerre clie allora per-correvano tutta l'Europa: l'epica antica sembra trasformarsi nell'espressione del miovo spirito miBtare che penetrava anche in Italia e che avrebbe avuto un ruolo essenziale nel Risorgimento (e do costituisce una delle ragioni essenziali del successo di questa traduzione). Negli ultimi anni della sua esistenza il vecchio poeta sfiorô accent! di affet-tuosa intimita familiare, come nella delicata e Hiisuratissima canzone Pelgiorno onotnastico delia mia donna Teresa Pikler, scritta nel 1826. Tutta 3a sua abilitä e il suo gusto di poeta rwoclassico a ttwa-ntranino poi nelkvoro della Femniade, poemetto mitologico in tre canti in versi sciolti, ini-ziato giä durante il periodo romano per esaltare i progetti papali di bonifica delle paludi pontine e ora ripreso, perfezionato e arriccbito con ossessiva cura formale, ma comunque non concluso e stampato postumo nel 1832. Un lin-guaggio luminoso e senza ombre, come conquistato dal piacere di assaporare nomi classici, si sviluppa con una sintassí insieme sinuosa e precisa, che piega al suo ritmo la misura dell'endecasillabo sciolto. Per il Monti si tratta di una prova di continuitä con se stesso e di abilitä prestigiosa, ě un modo di atfermare una totale estraneitä alia storia e al presente, proprio da parte di uno scrittore che aveva costruito la propria figura di intellettuale su una partedpazione della letteratura alle trasformazioni di un'etä turbinosa. II valore di sogno, di evasione dalla realtä, di dolce e preziosa scena, che il Monti attribuiva al mito classico, ě del resto evidente nel sermone Sulla mt-tologia (1825), nel quale egli esprime il suo giudizio sulla polemica tra classici e romantici (ma cfr, 8,2,2 e dati, tav. 105) e difende una poesia basata sulla «meraviglía» e il «portamento» delle favole mitologiche, opposta «al nudo /aridovero». 7.2.3. Valore e significato deU'opera del Monti. Sul Monti testa definitivo il giudizio di Leopardi, che lo qualificô «poeta 11 poets veramente dell'oreccliio e delľimmaginazione, del cuore in nessun modo»: la ^ "msenso stta poesia ě tutta esteriore e formale, priva di segni di autenticita, di vitale partedpazione a quel presente in cui pure egli giocô un ruolo non indifferente. Egli mira soprattutto a combinare diverse forme letterarie, a tradurre in un lin-guaggio moderno ľereditä di una lunghissima tradizione: la fiducia nella letteratura non diventa mai per lui critica e rifiuto della realtä, ma solo ricamo trion-fale su un mondo governato da forze d iverse ed estranee, stmmento per impor si sulla scena sociále, per ricopiire un ruolo posttivo nella societa presente. Bi-sogna comunque evitare di condannare nioralisticamente i suoi rivolgimenti ideologici e il suo adeguarsi a regimi diversi: bisogna anzi riconoscere chel'im-portanza della sua figura intellettuale consiste proprio nelľabilitá di fare della letteratura la voce del gusto e dei modelii collettivi di volta in volta dominanti, lo strumento di un medio equil ibrio culturale. Sotto molti punti di vista Monti sembra costituire ľ ultimo anello di una Un ciassieismo tradizione letteraria classicistica e cortigiana abituata a identificarsi in senso korgbesc positivo con i sistemi politici e con le forze al potere. Ma liello stesso tempo egli c m™™h inaugura un nuovo modello, che avrä grandepeso in tutto il secolo xix e in parte del xx: egli «laidzza» la tradizione dassicistica, senza modificarne la strut-tura; la sempliftca e ndlo stesso tempo l'arriccbisce, rendendola fruibile per un mondo ormai mutato, colorandola della sensibilita contemporanea. Da questo punto di vista, egli appare il creatore di un classicismo borghese dai caratteti « nazionali» (e non piú «internazionale», come continuava a essere il classicismo ufficiale dell'Antico regime), che mostra una tranqu ilia e moderata fiducia nel progresso, pur continuando a rivestire pose e formule anticheggianti e a esprimersi in un linguaggio aulico e «sublime», contrario a qualsiasi diretta designazione della realtä; esso tende a porsi come strumento di consenso sociále, e ben si adatta al Monti la formula di «poeta del consenso» (W. Binni). Con il Monti le forme e i miti classici riescono artificialmente a soprav-vivere come maschere borghesi: gran parte dei moduli classicisti che si riaffac-ceranno nella nostra tradizione fino al Novecento saiaimo piú o meno sottil-mente legáti alia sua eredita. l'eredita mondäne 7.2,6,11 puristno e le discussioni sulla lingua. Nel periodo napoleonico 1'esigenza di affermare un'identitä nazionale ita- Putcsa Jcila liana si esprime anche atlraverso un nuovo tentativo di definire una forma lin- JtoB»a orisinaris gtristjca perfetta e quindi atttavetso una ripresa della auestione delk lingua. Alle prospettive classidstiche si collega il purismo, rivendtcazione della purezza originaria dd toscano degli scrittori del Trecento, specialmente dei« minori», considerati come esernpi di lingua naturale, spontaneamente armoniosa, non r 564 Epoca 7 La nvoluzione in Európa (E789-E815) contaminata dagli artificiosi intervenii dei secoli successive e capace, con la sua ricchem, di adattarsi alle varie esigenze del mondo contemporaneo. La nuova Promotore e guida del puristrso línguistico fu il sacerdote Veronese Antonio Aícademia Cesari (1760- 1828), ehe tra il 1806 e il 1811 promosse una riedizione del Vocabok-della Crasca rio delia Crusm (cfr, 5,3,4 e DATI, tav, 69), con numerose«giiinte» divocaboli attin-ti da scrittori trecenteschi chela vecchia Crasca aveva ttascuraw. In questo quadra di rivalutazíone dei valori originari delia lingua italiarta, e col favore del governo francese, a Firenze fu ripristiiiata nel 1811 l'Accademía delia Crusca, ehe era stata soppressa nel 1783, Notevole risonanza e una non traseurabile funzione educativa ebbe ľinsegnamento di alcuni puristi, come il marebese BasiliO PuOti (1782-1847), ehe aprf a Napoli nel 1825 una scuola privata, di cui fu aflievo il De Sanctis (cfr. 8.8.11). u posizione Cotitro il purismo prese posizione il Monti, ehe pubblicĎ vari articoli in propo- dei gruppo sito sulla rivista «11 Poiigrafo » nel 1813 e ne] 1814 e poi, insieme a un gruppo di ami-momiiiiio ý letterati, tra cui il genero Giuuo PemcAJtl (1799-1822), elahotô k Proposta di dáme correziotti ed aggiunte al« Vocabolario delia Crusca », uscita iasettetomítraíl 1817 e il 1S26. II gruppo montíano difende una forma dí ckssidsmo moderno e aperto, contesta la scelta di im modello linguistico situate, come quello trecentesco, alľ«origine» delia storia delia nostra lingua, ritiene ehe una lingua «comunes d'I-talia si sia elaborata nel secolare corrfronto tra diverse aree regional! e nel lungo k-voro degli scrittori ehe ľhanno innalzata a superiore dignita: per il suo carattere « comune », quests lingua non puô cristallizzarsi entro sebemi rigidi, fuori del tempo, ma deve aprírsj a forme nuove, anche di origine straniera purehé non contra-stanti con Ie sue sfxutture di feíndo e con il suo Carattere Hlustre. 7.2.7. Pietro Giordäfté. Un'esperifaiza Tra i classicisti, tutta particokre ě la posizione del piacentino Pietro Giordani paniolare (1774-184,8), ehe, abbandonarak cartiera ecelesiastica durante gli anni rivoluziona-ri, vissepoi sempre in condizíone di celibatario, in varí centri italianí. Legato al regime iiapolcoíiíco, fnpoi suposiziorú iíbere e indípendentí ehe destarono sospetri nei governi delia Restaurazbne (a Parma fu in carcere per tre mesi, nel 1834). Gli seritti I suoi numerosí seritti (di cui eglipubblicô, tra il 1821 e il 1827, una prima raccol- ta in sedici volumi) sono quasi tutá ďoccasione: elogi, orazioni, discorsi aceademi-ci, prose storiebe, brevi saggi, da cui emergono una forte adesione agli schemi deIl'«eloquenza» ckssicistica, un culto delk forma precisa, un eqiiilibrio Iinguistico ehe rischia spesso di rimanere estetiore e uggioso (esempkri a tal proposito il Pít-negirka alia sacra Maestä di Napoleone, 1807, e il Panegiriat ad Antonio Canova, 1810). Sotto la sua retoríca si awerte pero un rigore utrtafio, permeato di spirito iUu-ministico, consolidates! negli aímí delia Restaurazione insieme con una viva solleci-tudine per i problem! delľeducazíone e pet le condízíom dí vita delle ckssi umllL Lettisaturs Ľídea di letteratura sviluppata da Giordani ě, nonostame k comune base classi- « raerdzio čističa, opposta a quelia. del Monti: k letteratura é per lui ricerca di rigore, esercizio di dviitä lucido di veritä e di educazione civile, affermazione di una«viroj» ehe deve essere insieme retoríca, linguistics, umana. In funzione di questa idea egli svolse una ricca opera di mediazione ŕntellcttuale, di cui sono documento importante le sue lettere; e ne! giovane Giaeomo Leopardi, da iui«scoperto», aiutato, incoraggisto, egli vide la realizzazione piú completa delia figura dí serittote da lui vagheggiata. 7,3. Ugo Foscolo 7.3.1. La vita. La stessa nascita e le origíní familiari pongono la figura di Ugo Foscolo sotto il Vmím-an segno deH'instabilita. Egli nacque a Zante, una dcflc isole Ionie, che all'epoca ap-partenevano ancora aík Repubblica di Venezia, ii 6 febbraio 1778; il suo nome di battesimo era Niccoló, ed egli si fece chiamare Ugo solo a panire dal 1795. II padre Andrea, di famiglia veneziana, esercitava a Zante la professione di medico; la ma-drc, Diamantina Spathis, eta invece greca. La famiglia, a cui si erano aggiunti altri tre figli, seguí nel 1785 il padre, trasferitosi a Spalato, in Dalmazia, dove il piccolo Niccolo frequento il seminario arcivescovile. La mořte improwisa del padre (1788) causo alia famiglia gravi difficolrá. Nel 1792 la famiglia al completo si trasferi a Venezia, doveil ragazzo, nonostante A Venezia i problemi economici, poté continuare gli studi e cercó di inserirsí negli ancora vi-vaci ambienti culturali e mondani della cittá. Per un giovane di condizione rektiva-mentě modesta, proveniente da una tomana provincia, che conosceva il greco me-glio dell'italiano, Venezia, nonostante la sua inarrestabile decadenza, rappresenta-va pur sempre un mondo da conquistare, in cui roettere aila prova le proprie capa-cita e ambizioni. Riusd a farsi arnmenere nei salotti dell'aristocrazia, rva cui quello della briliante Isabella Teotochi Albiizzi (1763-1836), grande appassionata di fctte-ratura, abiie ne! creare rapporti culturali, per la quale nutrí una tempestosa passio-ne ďamore. Grazíealeí conobbe Ippolito Pindemonte (c£r. 7.2.1) e Aurelio Bertola de' Giorgi (cfr, 6.7.4). Nel frattempo si dedicava alla lettura dci ckssici greci, latini, iíaliani c comíncia- L'apiwcndistato va il proprio apprendistato poetíco, rifacendosi soprauutto alia tradizione arcadi- poMico ca. Mostrava pero interesse anche per gli aspetti piú attuali della cultura settecente-sca, leggeva i grandi illuministi, Rousseau e vari testi nei quali si esprimeva la nuova e piú inquieta sensibilita europea. Di grande seimolo fu per lui il rapporto con Mel-chiorre Česarorti (cfr. 6.7.4), di cui frequento le lezioni all'universita di Padova. La varieta dei suoi interessi i tcstimoniaia da un Piano di studi da lui redatto nel 1796. La discesa del Francesi in Italia rafforzó il suo orientamento rivoluzionario e, L'sttHtz politics sotto rinfluenza di idee giacobine, si impegno nelPattivita politíca. Dopo tin periodo trascorso sui colli Euganei per eludere i sospetti del governo veneto, fece rap-presentare nel gennaio 1797 al teatra SanťAngclo la tragedia Tiesle, piena di furore libertario, costraita sui modelli dell'Alficri, autore da lui impetuosamentc amato come nem ico di tutti i dranni. La tragedia del giovane non ancora ventenne ebbe un ottimo successo, ma rese ancora piú sospettoso nei suoi confronti il governo oligar-chico. Egli preferi percio fuggire nella primavera a Bologna, che, dopo 1'arrivo dei 5«6 Epoca 7 La rivoluzíone m Európa (1789-1815} 7.3. Ugo Foscoio 567 Neil'esercito francese Tra Milano Gli incarkrbi militari II soggiorno francese Nuovameme a Miiano Linearito a Pavia Francesi, faceva parte della nuova Repubblica Cispadana. Li si arruolo nel corpo dei cacciatori a cavallo e pubblicô ľode A Bonaparte Vberatote, A maggio tornava pero a Venezia, dove ľavanzata dei Francesi aveva fatto cadere !a repubblica oligar-ehica e instaurato un governo rivoluzionario; ebbe allora l'incarieo di segtetario delia municipalita (delle cut sedute redasse i verbali). La sua sensibilita politics gli fece subito awerrire l'atteggiamento ambiguo dei liberatori francesi; il trattato di Campoformio, con cui Napoleone cedeva Venezia all'Austria (17 ottobre 1797) fu ilcolpo finale del disinganno. Senza attendere l'inse-diamento degli Austrfad, parti per ľesilío. Si recô a Milano, dove si legó ai gruppi giscobini italiani piú attivi ed ebbe modo di conoscere ii vecehio Parini e il Monti; in quegli anni visse un'infelice passione per Teresa Pikler, moglie del Monti, con ii quale mantenne comunque un rapporto di buona amicizia. Collaborô con Mel-chiorre Gioia alia redazione del « Monitore ítalíano», sul quale pubblicô articoli a difesa di una visione pattíottica c italiana della rivoluziorie. Quando i Francesi co-strinsero il giomale alia chiusura, tomô a Bologna; collaborô al« Genio democrati-co», giomalefondato da suo frateMo Giovanni, e al « Monitore bologneses, e iniziô la stamps delle Ultime lettere di]acapo Ortis, Ma di fronte alia reazione del 1799 si arruolô volontario nella Guardia Nazionale di Bologna, combattendo insieme ai Francesi; durante la ritirata venne ferito a Cento e si rifugiô con le truppe francesi del generále Massena a Genová, dove venne ferito una seconda volta, Al tirorno di Napoleone in Italia Foscoio testa nell'esereito con il grado di capi-tano aggiunto, presso lo stato maggiore del generále Pino, e assolse vari mcarichi in Lombardia, Emilia, Toscana. AFirenze (1801) ebbe un travolgente e infelice amore per Isabella Roncioni, promessa sposa a un ricco marchese; rientraro a Milano (1801-1803), allacdô una relazione con Antonietta Fagnani, moglie del conte Marco Arese, per la quale scrisse 1'ode AWamica risanata. Cercô soptattutto nel iavoro letterario e filologico una consolazione alia delusione dovuta alia subaltetnitä del-i'ltalia nel sistema napoleonico, mentre entravano definitivamente hi erisi le sue idee gíacobme e rivoluzionarie. Terminô e pubblicô le Ultime lettere dijacopo Ortis (1802), a cui seguirono nel 1803 la srampa delle Poesie migliori fmo allora eomposte e il lavoto filologicG ed erudito su La cbioma di Berenice. La sua irrequierezza e le crescenti difficoltit economiche lo indussero a recarsi. nel 1804, col suo grado di capitano, sulle coste della Manica, per partecipäte alia spedizionc progettata da Napoleone contro l'lnghilterra. Mentre la spedizione ve-niva continuamente rinviata, rimase tta Calais, Valenciennes, Boulogne-sur-mer fi-no al marzo 1806, accompagnando al servizio militare rare prove letterarle, in parti-colare le traduzioni dal greco delf Made s dall'inglese del Viaggio sentimenuie di Sterne Dalla sua relazione con un'inglese a Valenciennes nacque una figlia, Mary (che egli chiamň sempře con il nome Floriana), ehe restô con la madre e che egli ri-vedrä durante l'esilio inglese. Stabilitosi di nuovo a Milano, entro in contatto con i personaggi piú infíuerstí del Regno d'ltalia, alcutsi dei quali guardarono a ha con diffidenza, mentre altri lo protessero e lo sosEennero. Un viaggio a Venezia e nel Veneto nel 1S06, dopo la liberazione dal dominio au-srriaco, gli permise di rivedere la madre, la sua prima protettrice Isabella Teotochi Albrizzi, Cesarotti e Pindemonte. Dai colloqui avuti durante questo viaggio soise l'idea del carme Dei sepolcri, pubblicato nel 1807, anno in cui apparve anche un suo Bsperimento di traduzione dell'Iliade di Omero. Nel marzo dd 1808, grazie agli ap-poggi di cui godeva presso Xestablishment del regime e alľintervento del Monti, ot-tenne la cattedra di eloquenza all'universita di Pavia- Si trattó perô di un'esperienza Scontro con i! regime sapoiersnjeo soggiomo fiorentino L'ultima stagione niiiaiiese di breve durata: la cattedra venne subito soppressa e gli fc lasdato soltanto un anno distipendio, con la possibility di tenerc un corso, inattgurato il 22 gennaio 1809 con la prolusione, tenuta di home a un pubblico di illustri personaggi (tra cui lo stesso Monti). Dell'origine e dell'uffiao della letteralura, che ebbe grande successo. Mentre varie e appassionate continuavano a essere le sue vicende amorose - tra le donne di questi anni Maddalena Bignami e Franceses Giovio -, la perdita della cattedra pavese lo raise in nuove difficolta economiche. Si acuiva la sua insofferen-za verso la cultura ufflciale napoleonka e in questo contesto venne meno anche la sua amicizia con Monti. La situazione precipito nd dicembre 1811, quando la rap-presenrazione alia Scala della sua tragedia Ajace, oltre a risolvcrsi in un fiasco, pro-voco mi duto intervento daffalto, dato che si credette di scorgere nel testo varie al-lusioni antinapokoniche. Foscoio hi invitato a lasciare Milano e, nell'agosto del Ii seieno 1812 si trasferi a Firenze, rimanendovi lino al iuglio dell'anno successive e vivendo uno dei momenti piti tranquilli della sua esistenza. Soggiorno nella villa di Bello-sguardo, strinse una sincera amicizia - nel ricordo delTAlfieri - con la cootessa d'Albany, frequentandone il salotto, cotteggio la bella Eleonora Ncncini; intratten-ne una dolce relazione amorosa con la senese Quirina Mocenni Magiotti, da lui chiaruata «la donna gentile*. II soggiorno fiorenttao coindse con una fase creativa particolannente fdicc. Foscoio Iavoro intensamente al progeria de Le Grazie e alia composizione della tragedia Ricciarda; prosegui inoltre la traduzione dell'ffiifcfe; ri~ prese e pubblico la traduzione del Viaggio seiHimentale di Sterne, aecompagnara dalla Nolizia intorno a Didimo Cbierico. Dopo una breve parentesi milanese, Foscoio torno a Firenze nelTottobre 1813; ma nel novembre ritorno a Milano, richiamato dalk nuova situazione polities crea-tasi in seguito alia sconfitta di Napoleone a Lipsia. In un primo momento si mise a disposizione del vtcere Eugenio Beauharnais, che tentava di conservare, nonostan-te la caduta di Napoleone, l'indipendenza e 1'integrita del Regno d'ltalia; tuttavia la lotta tra le varie fazioni, lo strascico delle passate delusioni, la diffidenza verso la classe dirigente del regno, lo spknsero ben presto a considerare con scetticismo gli avvenimenti e a credere perfino che un ritorno degli Austriaci non sarebbe stato un fatto negativo. Quando gli Austriaci entrarono in Milano, il generale Bellegarde gli propose la direzione di un giornale culturale, col quale il nuovo regime intendeva dare spazio, ma piegandole a proprio vantaggio, alle forze piu varie della cultura italiana: un giornale che di It a poco si sarebbe realizzato con la «Biblioteca italia-na» (cfr. 8.2.2). Foscoio fu sul punto di accettare, ma, dopo dubbi e incertezze, mantenendo fede aUa propria indipendenza e coerenza petsonale, il 30 marzo 1815 htggi da Milano. Riparo in Svizzera dove, perseguitato dalla polizia, ebbe una vira L'esilio svizzero difficile e pote sostenersi grazie agli aiuti inviati dal fratello GivJia e dalla « donna gentile». Dopo aver soggbrnato in varie citta, pubblicando tra l'altro a Zurigo una nuova redazione deH'Ortis, decise infine di emigrare in Inghilrerra, accompagnaro da un giovane di Zante, il poeta greco Andreas Kalvos (1782-1867). Nel settembre 1816 si rrovava a Londra, ospite di Lord Hoilande accolto con fa- L'esilio tonduK! vore negli ambienti cultural! e nei citcoli liberali. Dopo un primo periodo rdativa-mente felice, anche la vita londinese ptesentb diificolta, aggravate dal carattere or-goglioso del poeta, che gli alieno anche le simpatie di quanti all'inizio erano ben di-sposti nei suoi confront! Facile agli eccessi d'ira e alle passioni amorose, abituato a una vita disordinata e dispendiosa, non riusd a farsi accettare dalla compunta ari-stocrazia londinese. Mantenne contatti epistolari con l'ltalia, e nei primi anni suo fedele corrispondente fu SEvio Pellico, a cui aveva afEdato a Milano molte carte. 568 Epoca 7 La rivoiusione in Europa (1780-1815) 7.3. Ugo Foscolo 560 Oltre a impegnarsi in numerosissimi scritti critici, con i quali riusciva a procu-rarsi qualche piccolo guadagno, abbozzo fin dal 1817 un progetto di Leltere dall'ln-ghilterm, di cui sistemo soprattutto la parte nota come Gazzettino del bel mtmdo (cfr. 7.3.7), e soprattutto nel '22 torno sulla redazione delle Grazie. GK ultimi anni Nel 1817 lo raggiunse la notizia della morte della madre. Nel r822 ritrovó la figlia Mary, la quale Io assistette affettuosamente negli ultimi giorni. Le spese sostenute per stabilirsi in un elegante villino nel quartiere di St. John's Wood (il Digamma Cottage) aggravarono la sua situazione economica gia precaria, nonostante alcune collaborazioni a prestigiose riviste. Dovette passare un breve periodo in prigione a causa dei debiti contratti e fu costretto a vivere sotto falso nome per sfuggire ai cre-ditori. Pověro e malato, costretto a mendicare il sostegno di ricchi signoři, moří per idropisia il 10 settembre 1827 e venne sepolto nel cimitero di Chiswick. Nel 1871 le sue spoglie furono portate a Firenze e tumulate nella chiesa di Santa Croce, accanto ai grandi italiani che egli aveva cantato nei Sepolcri, 7,3,2, Dallä vita alia letleratura. instaMM Nella vita di Foscolo tutto appate prowisorio: egli é dominate) da una in-c proyvftoriaa stabilkä che lo porta sempře « altrove », alia ricerca di situazioni sempre nuove c «utam e Averse questa prowisorietä si esprime un io irrequieto, che, persa la terra d'origine, si lascia trascinare dalle occasioni piú varie, rifiuta ogni legame sociale o familiäre. Foscolo consuma tutta la sua vita in funzione delle proprie esi-gertze e contando solo su di sé. L'egotismo Questa estrema concentrazione sul proprio io sembra riprendere gli atteg-foicoliano giamenu dei libertini settecenteschi (cfr. 7.1.3), ma, rispetto al loro distaccato cinismo, essa trova in Foscolo nuovi elementi morali, storici, passionali, sentimental!. II poeta rivendica infatti il valore assoluto della propria personalita at-traverso un giudizio negarivo sul mondo e la dolorosa acquisizione della co-scienza delle proprie contraddizioni. Per il suo spessore morale e critico po-tremmo definire ľindivídualismo foscoliano con il termine di egotismo, che sa-rá introdotto da Stendhal e indica appunto 1'affidarsi esclusivo alia liberta del proprio io. Attemfone L'epistolario foscoliano, che oltre alle lettere dell'aucore comprende quelle al present dei suoi corrispondenti, copre ben nove volumi dell'edizione nazionale. I rap-C amoroso port' uman'> g'' amori e i contrasti, le riflessioni e le polemiche letterarie o poli-tiche, lenecesskä pratiche che lo assillavano, tutto viene qui in luce come mani-festazione di una vitalita impetuosa, desiderosa di imporsi, di far valere il proprio esistere e il proprio « sentire » individuale. Nell'epistolario foscoliano bal-zano in primo piano, da una serie di circostanze e di comportamenti che spesso kutno suscitato la curiosita morbosa dei biografi, qiielli che, insieme alia lette-ratura, costituiscono i centri di questa personalita fascinosa: ľambito della po-Iitica (o, piti in generale, dell'attenzione alia condizione storica presente) c queilo delľamore. L'attenzione alia condizione storica si lega in Foscolo a una irriducibile vo-lontä di intervenire sulla scena del presente, di tarsi ascoltare, di giudicare il mondo e mutarne i caratteri. Nel periodo rivoluzionarío e giacobino, Foscolo L'impegno awerte con forza la necessita di saldare 1'esperienza intellettuale afazione po- *J «M>e» litica, assumendo come punto di rifetřmento la cultura libertaria settecentesca, scnttore>> e in primo luogo due autoři tra loro distanti come Rousseau e Alfieri; quando piú tardí si allontana dalle posízioni giacobine, fino a giungere a una visione negativa e pessirnistica della vita sociále e politica, egli resta comunque fedele al-1'impegno di«libero serittore » e manůene intatta la sua esigenza di osservare e giudicare in modo spregiudicato la scena storica. Quanto alle passioni amorose - come testimoniano le lettere, che costítui- Tra libertínismo scono uno dei piú aff ascinanti epistolari ernorosi di tutti i tempi - esse sono vis- e Romarmcisnw sute con una forza rovinosa, che spínge il poeta a cercare rapporti difficili e senza futuro, destinati a consumarsi tanto piú rapidamente quanto piú violenta risulta la passione iniziale. Nell'esperienza amorosa Foscolo sembra voler di-struggere rimrnagine stessa della donna. Spirito da una sensualita accesa, da una volontá di comunícazione totale, egli finisce pet vivere Famore, da una parte come sublimazione, esaltazione di sé nel culto della beilezza e riconosci-mento della propria capacita di sentire, dall'altra come dissipazione, abbando-no a forze distruttive, dissoluzione delle stesse capacita intellettuali. Rispetto alla medioeritá del reále la donna gli appare come entita superiore e assoluta, la cui presenza gli permette di riconoscerela propria grandezza (noci e un caso se moke delle sue arnanti sono nohili signore): ma nelllncontro con la donna l'io sperimenta anche la propria incapacitá di trovare quiete. In fondo Foscolo cifře una versione passionale di quel libertinaggio erotko la cui ultima splendida immagine era rappresentata dal Don Giovcmni di Mozart (cfr. 7.14); ma i suoi atteggiamemi impetuosi sono giá di tipo romantice: tra i grandi serittori italiani, Foscolo ě quello che - nella sua vita e nei suoi rapporti personali - meglio si awicina allo spirito piú inquieto del Romanricismo. In questa travolgente passionalitá, nei suoi eccessí, c'e peraltro qualcosa di Un destmo forzato e artificioso; pare che egli voglia trasformare la propria vřta in un « con- wtodistiuirtvo tinuo romanzo»(«Chkn^rni romanzo», dice in una lettera ad Antonietta Fa-gnani Arese). Egli assume atteggiarnenti teatraii e si comporta come se ogni suo atto dovesse essere osservato; il suo sentire si inserive in una immagine di personalita fosca e scontrosa, rinchiusa nel proprio cruccio e nelle proprie passioni, sdegnosa verso la meschinita del mondo, rassegnata al proprio destino di-struttivo e alla vanka dell'universo. Foscolo ricorre a vere e proprie maschere, inventa personaggi che gli íanno Onis c Dídímo da scherrno e aí quali affida aspetti diversi della sua personalita. Jacopo Ortis c Didirno Chíerico sono le sue controfigure principali, ed esibíscono due caratteri contrastantí del suo io; quello «tragico», passionale, negative (Jacopo Ortis) e quello «ironko», scettíco, dísincantato {Didimo Chierico). Questi personaggi creano una mediazione essenziale tra vita e letteratura: sono figuře letterarie in opposizíone, in cui si cristallizzano le vírtualitá delPautore e che tendo-no a divenire modelíi esemplari, benché si tratti, come vedremo, di personaggi «incompiuti». II loro spazio ě quello degli scritti in prosa, dove Foscolo si mantiene piú vicino alTesperienza autobiografica. 57° Epoca 7 La rivoluzione in Europa {1789-1815) 7.3. Ugo Foscolo 571 Vagheggíameiito Sul versante delia poesia, dopo gli esperimenti giovanili, Foscolo pare inve-ddk btileraa ce cercare una sempře maggiare sublimazione del proprio egotismo, vagbeg-giando una bellezza assoluta e superiore, da conquistarsi attraverso la continuity con la tradizione classíca. II Neoclassicismo e per lui ricerca di una poesia in cuile sue contraddizionie le sue passioni possano trasporsi su un piano ideale, nella luce di una bellezza in grado di resistefe alla distruzione e alla vanitä de! mondo, di conservare la propria forza consolatrice. Inoltre non ě frascura-bile il fatto che, riattivando il rapporto con íl mondo classíco, e in particolare con la cultura greca, Foscolo ha modo di ricongiungersi alia sua terra d'origme. alk madre greca. Instabil«» Se si guarda alTopera foscoliana tenendo conto di questa corrispondenza e iiicompintEissi tra vita e letteratura, si comprende subito come il carattere precario della sua e scmtura esistem,a sj rifletta iielFinstabilitä e nell'apertura della sua vasta produzione; la sua figura di scrittore, se si escludono alcune liriche e iSepolcri, non si definisce mai in testi veramente compiuti e definitivi. La maggior parte dei suoi scritti ě costituita da abbozzi, esperimenti, interventi prowisori, svolgimenti di secon-do grado su schemi precostituiti; i suoi scritti piú important e ambiziosi subi-scono modifieazioni continue, solüecitano in lui l'ansia di correggere e perfc-zionare, annunciano sviluppi che non avratmo seguito, restano ftammentari e Uu'änsoddisfatta non ttovano una sistemazione finale. Nessuna opera di Foscolo e mai veramen-ifcata te finita: la sua ě un'kiterminabile «Opera aperta», che coincide con la stessa uto prowisorietä della vita; essa e un inesausto accumularsi di terni, un proliferare ostinato di progetti e soluaioni diverse, che arriva a servirsi anche di giocose mistificazioni. Tutto ciö esprime una insoddisfatta ricerca di assolutczza, che induce lo scrictore a totnare ossessivamente sui propri testi. II suo correggere e riscrivere ha un duplice signilicato; se da un lato evidenzia il desiderio inappa-gatodiunaperfezione ciassicistica, daU'akro ě un modo per ribädttel'instatöt-tä esistenziale del poeta. I Tílori L'opera foscoliana tocca temi molteplici, accoglíe anehe forme peregrine e fc íftiHoiii della cultura ckssica e contempotanea. Tuttavía questa ricchezza di interessi viene biknciata dalla predilezione per alcuní motivi costanti, che rimandano a certezzeevalorípositivi. Sitrattadei celebri temi della compassione, delsepol-cro come emblema della continuity tra i vivi e i morti, delk patria, delPamici-zia, delTarnore, della bellezza e deU'armonia. Nell'assoluta incertezza dell'esi-stere e dello scrivere, questi riferimenti si presentano pero come illusiom. L'au-tore non riconosce ad essi alcun fondamcnto oggettivo nella natura, che gli ap-pare anzi cieca e indifferente ai desideri e alle passioni umane; li sente píuttosto come scelte soggettive in cui egli cerca consolazionee a cui attribuisce un valo-re sociale, considerandoli fondamento ideale del consorzio civile. L'artt c la poesia L'«iliusione » che ríassume in sé tutte le altre e costituita dall'arte e dalla poesia, che trasformano le illusion] soggettive in forza civile e collettiva. Attraverso 1'arte, Foscolo aspira a un bene superiore, inteso come risoluzione di ogni conflitto, Ma 1'esperienza foscoliana oscilla continuamente tra la tensione verso questo ideale e ílperdersi delPio nelle molteplici occasion! diun'esisten-za priva di centro. 7.3.3. II contrasto e la sconfitta: jacopo Orth. II romanzo epistokre (cfr. genem e tecníche, tav. 95) le Ultime lettere di DVopera apena Jacopo Ortis ě un tipico esempio di opera aperta e accompagna Foscolo per gran parte della sua vita, impegnandolo in continue revisioni. Del progetto di un romanzo episrolare ľautore dä notizia giá nel stio Piano di Stesure studied 179.6, accennando a un libro, ancora incompiuto, dal titolo laiaa, lettere. c eomooí Ma alI'Oftó vero e proprio egli lavorô a Bologna ncl 179S, ínrziando a eurarne 1a stampa, man mano die lo redigeva, presso ľeditore Marsigli. Dopo la partenza da Bologna nella primavera de! 1799, in seguito alí'arrivo degli Auslro-Vtussi, lascifi in sospesoil testo, ehe consisteva di quaratttacinque lettere; ma ľeditore si serví di tin ceno Angelo Sassoli per portarlo a termíne e dífŕonderlo, nonostante i probiemi posti dallacensura austriaca, eon il titolo Vera storia di dneamimtiinfeliaosia Ultime lettere di Jacopo Ortis, Venuto a conoscenza della^ubblkazíone d) questo volume al ritorno dei Francesí in Italia, Foscolo protestô vivacemente coníro ľuso ehe vi veniva fatto del suo nome e contra lo scempio ehe le lettere origináli avevano subito, e nel marzo 1801 mise mano a una revisions integrale delJ'opera a cui segui, nel settembre dcllo stesso anno, un'edizione in pochi esemplari; a Miláno neíľottobre 1802, per i íípi del Genio Tipograŕico, apparve poi un'edizione piú conststentfi, ehe ebbe numerose ristampe. Sul romanzo ľautore ritorno durante ľesilio svízzeto ap-portando alcune significative modiíiche, the condussero a una nuova edizione, ap-parsa a Zurigo nel 1S16, datata pero Londra 1814. La redazione definitiva, frutto di una revístone linguístico-stilística aceurata, uscí a Londra nel 1837; i! romanao ri- GENEW E TECNICHE tav. 95 Romanzo upistolare £ uti tipo particolare di rornanzo, che si affida non a una diretta narrazsone, ma a lettere scambiate tra personaggi: i fatti e la loro successions risultano dal racconto (o semplicernente dalle allusioni) dei personaggi-autori del carteggi L'insieme delie lettere puo essere combinato in modi different!: esse possono essere atttibuite a due o pW personaggi e oflrire i loro punti di vista sugli eventl, talvolta facencio ricorso a stili diversi in base al livello cultural* e sociale attr! buito ai mittenti; 0 possono essere epistole di un solo personaggio, che si im-maginano ritrovate per caso o indirizzate direttamente all'autore o a chi ha cu-rato il libro; ne deriva che ia vicenda puo risultate sokanto dal succeciersi delle diverse lettere, n possono esserci anche interveati dell'autore-curatorc per spiegare i punti oseuri, connettere tra loro le lettere, descrivere le occasioci a eui sono coliegate, rtarrare gli events trascorsi tra una missiva e 1'altra, ecc. II rornanzo epistoiare costituisce cosi una sttuttura a piu voci, permette passaggi tra punti di vista e tempi divetsi, e nella stesso tempo da i'illusiorie di una docu-mentazione verosimile, ricavata direttamente dalla tealta, dall'mtetpretazione che tse offrono gli scriventi. segue yji Bpoca 7 La rívoluzíone in Europa (1789-1815) II romanzo epistolare prende awio dall'impiego, diťfuso nella letteratura di íutíi i tempi, di teuere o brani di lettere scambiare tra i personaggi. Varie e complicate prove di romanzo epistolare, die mescolano generi e punti di vista diversi, si hanno nella ietteratura europea del Seicento, ma la grande affermazio-ne del romanzo epistolare si ha nella Ietteratura ingiese del secolo jcvm: lo scambio di lettere tra personaggi si rivela ora strumento essenziale per date i'immagine di una realtä in movimento e per esprimere, specialmente quando si tratta di personaggi femminili, dirette effusioni patetiche e sentimentali; un grande successo hanno, anche in Italia, i romanzi di Samuel Richardson (1Ó89-1761) Pamela (1741! e Clarissa (1747-48). Un grande esempio di nuovo linguag-gio sentimentale viene dal romanzo epistolare di Rousseau La Nouvelle Héloise (1761, cfr. 6.6.3); la disperszione amorosa si coilega a uno scontro radicale tra Findividuo e J mundo ne I dolori del giovane Werther di Goethe (1774, cfr. 6.7.3); mentre ne Les liaisons dangereuses (Le relazioni pericolose, 1782) Pier-re-Ambroise-Francois Choderlos de Laclos (1741-1803), usa quests tecnica narrativa per sondare ]e tortuose contraddizioni delle passioni, tra compurta-memi di cinico libertinismo. Sesi escludono le imitazioni dei successi stranieri, in Italia non si hanno romanzi epistolari di rilievo prima delle Ullime lettere di jacopo Ortis. scosse un notevole successo in Italia ed ebbe una lunga serie di edizioni. Gii sleinenti Nella figura del protagonista, Jacopo Ortis, Foscolo trasferisce molti aspetti del- autobiografia la sua personalita: le vibranti aspirazioni giovanili, l'anelito alia bellezza e alia liberta, lo scontro con la nátura e la societa; come il suo personaggio anche Foscolo ave-va pensato al suicidio, come risposta a un'csistenza che gli sembrava insoddisfacen-La vicenda te, non corrispondente ai suoi sentimcnti e allc sue ambizioni. La vicenda del romanzo, nella forma presa nel 1801, che nelle sue Iinee generáli doveva restate im-mutata, assumeva cosi un carattere marcatamente autobiografico, sommando pero alia delusione politica il fallimento di una esperienza amorosa. Foscolo si ispiro a due grandi modelli del romanzo epistolare del Settecento, La Nouvelle Héloise di Rousseaueil Wertberdi Goethe, ma inmodo libera e originále. II punto di vista si concentra sul protagonista, come testimonia la stessa struttura del romanzo, costi-tuita dalle lettere che egli indirizza all'amico Lorenzo Alderani, senza l'interyento di altre voci ad eccezioiie di alcuni incisi narrativi di Lorenzo, che hanno lo scopo di colmare i vuoti tra una letters e ľahra e dare unitä alia trama. Amore e polities Deluso dal trattato d t Campoformio e perseguitato dai nuovi padroni di Vene- zia per le sue idee patrioti iche, Jacopo Ortis si ě rifugiato sui colli Euganei, dove si innamora della tlolcc Teresa, destinata dal padre, angustiato da problem! economi-ci, a sposare Odoardo, un insulsopossidente. Pur ricambiando la passionedi Jacopo, Teresa non intende opporsi al padre e il giovane decide cosi di partire. Le lettere serine dai colli comprendono tra I'altro il racconto di una visita alia casa di Petrarca ad Arquä e una lettera politica, contro Napoleone, aggiunta nelľe-dizione del t8i6. Le lettere della seconda pane sono scritte durante il viaggio di Jacopo attraverso 1'Italia. In una si descrive il suo incontro a Miláno con ÍÍ vecchio Pa- 7,3. Ugo Foscolo rini; in un'altra, scritta da Ventimiglia, egli defrnisce la sua visione negativa e pessi-tnistíca delia realtä sociale e politica, manifestando il proposito dä tornare ai suoi colli, ma nutrendo ormai l'ossessiva idea del suicidio. Äppresa in viaggio la notizia del matrirnotiia di Teresa, Jacopo, una volta tomato, dopo un ultimo saluto a Teresa, si togBe la vita con un pugnale. Jacopo ě il centro indiscusso della vicenda. Egli c mosso dal desiderio di va- u »ma lori assoluti in oppbsizione alia medioeritä della vita sociale, ma neilo stesso deisufciAi tempo una tensione distruttiva lo rende inquieto e lo spinge verso la morte. La narraztone approfondisce progressivamente conflitti irriducibili, che si risol-vono nella tottura di ogni rapporto ttaľio e il mondo. Nella vicenda di Jacopo alcuni critici hanno visto una via di salvezza per I'autore; scrkendo il romanzo, Foscolo avrebbe oggettivato e sublimate la tentazione del suicidio, la sua «ma-lattia » romantica. Tuttavia il Iegame che Foscolo mantenne con questo libro e con la figura di jacopo, mostra che esso non e uno strumento catartico, ma una testimonianza ulteriore delľírrequietezza insanaBMe dei suo autore. Nella «natura dirompente, esplosiva, persino scomposta, ma cosi autentí- li modello ca, ardente» fW. Binni) di quest'opera si coglie lapresenza del modello alfie- sMeriano riano, lo scontro aspro tra la « virtii»individuale e í limití della realtä presents. Ma Foscolo trascina il modello alfieriano verso una situazione esistenziale e sociale ben diversa. Jacopo Ortis non puô essere un eroe assoluto al pari degli eroi alfieriatii; la sua vicenda esistenziale ě calata in una realtä fatta di event! prosaki, di necessitä volgari e di norme tutte esteriori; il suo culto di valori alti esublirni deve fare i conti con un mondo borghesepopolato di personaggi rne-diocri e di fatti irrilevanti. Perfino il suo amore per Teresa deve affrontare le convenzioni familiari, le cautele e i pudori della morale del tempo. Jacopo aspi-ra all'eroico, ma non trova spazio; incontra solo la meschinita sociale e il cieco silenziodellanatuMjindiffeieflteallevicendeumane. Lasuasconfittaěilrisul- Unacoodizkme tato non di uno scontro eroico, ma deU'imposabílŕta di ogni iniziativa eroica. * impedimemo Tanto nd suo rapporto con Teresa quanto nel suo vagabondaggio per ľltalia, egli vive una condizione di impedimenta: i limiti della realtä non gíipermetto-no di intervenire, di mutare la situazione di partenza. In quests impossibilitä egli awerte come un vizio, una colpa personale. Le interpretazioni di tipo psicoanalitico possono facilmente individuate in Ii stnso di colpa tutto questo la traccia di una colpa che anzitutto é dello stesso Foscolo; colpa strettamente corwessa al suo spirito ribelie, alia sua infanzia sradicata - va ri-cordata la morte prematura del padre -, al suo rifiuto delia vita familiäre. Se ci si pone da un punto di vista ideologico, si puô invece notáre come J a- Ncgmivita copo Ortis abbia perso ogrri fiducia ilfuministica nel progresso e nella realizza- ddh s">™ ziotie positiva della ragione nella storia: in questo egli. si fa diretto portavoce della delusione di Foscolo e della crisi degli ideali rivoluzionari. Nonostante la sua attiva pattecipazione ai grandi eventi contemporanei, Foscolo risente sempře piú degli effetti distruttivi che essi continuano a produrre; scopre che la storia ě un processo di sopraffazione, privo di ogni razionalitä. Nelle liflessioni con le quali Jacopo lega le sue vicende personali ail'intero destino delľumanitä 574 Epoca 7 La tivoluzione in Europa (1789-1815) 7.3. Ugo Foscoio 573 e delia nátura st affaccía un'ínimagine delia storia carica di orrore; egli rkava suggestion! dal pensiero di Rousseau e, snila base dello spregiudícato realismo politico di Machiavelli e di Hobbes, considera la vita sociále come una guerra" Negativita senza quartiere di tutti contro tuttí. La negativita della storia si fonda, ďaltra della nátura parte, sulla negativita della nátura. Facendo propne le posizioni piú radicali del materialismo settecentesco - quelle del meccaniäsmo (cfŕ. pakole, tav. 86), ehe sararmo fatte proprie anche da Leopardi - Jacopo vede nella nátura una forza cieca, cliepuô conservarsi solo attraverso la distruzione dei singoli esseri, Essa spinge a cercare la felidtä, ma solo in vista del suo ordine superiore, in cui la vita ě sempře intreedata alia morte. Le«illusion*» Questa visione cosi negatíva della societa e della nátura ě a Itmgo contrasta-ta da una volontä di segno opposto ehe resiste in Jacopo, dalla ricerca ostinata di valori positívi, benché questi vengano riconosciuti solo come «illusiom>>. Rispetto alia caduta degli ideali politici, questi valori sembrano asinunciare una consolazione profonda, una possibiíe felicitä: i'amicizia e íl rapporto con glí spiriti di forte sentire; f'arte e la leíteratura come affermazioni privilegiate del-ľio; k bellezza degli spettacoli naturali, in cui sembra pulsare un respiro pro-fondo e segreto, quasi religioso; la bellezza femminíle e ľamore, annullamento di ogni sofferenza e corstrasto. In queste «illusioni», Jacopo scorge perfino se-gni«divini», il manifestarsi di un Dio a cui egli non erede, ma di cui pure sente una forte nostalgia. Teresa Teresa rappresenta la síntesi di tutte le speranze ehe sembrano rendere de-domm-angelo gna ľesistenza. Nella sua figura dí donna-angdo, si awerte ľeco della tradizio-ne stilnovistica e petrarchesca; la sua bellezza fisica e spirituále e il simulac.ro di un'armonía assoluta, ma possiede alcontempo anche una piti moderna e segre-ta sensualitä, controllata e come repressa dalle convenzioni sodali. Inaffernbilitá Se Teresa é ínaŕferrabíle, diventano inafferrabili tutti i valori di cui ella rap-detľane presenta la sintesí suprema; anche ľarte ě mafferrabíle per Jacopo, serittore mancato, i cui tentatívi di lasciare traccia di sé attraverso la letteratura sono ri-masti inutili e vani. Tensione tragica Jacopo ě pervaso dalľansia di esprimere fino in fondo questi contrasti; cer-e mistíflcariorie Ca di remiere partecipe il lettore trasdnandolo in un vortice autodistruttívo, lettetana ma ne]|0 stesso tetnp0 aspjfa a chiudersi in se stesso: il suícídio ě del resto 1'ulti-mo gesto esemplare con íl quale egli si sottrae a una comunicazíone che pure ostinatamente cerca. Ľegotismo autodistruttívo di Jacopo ě tuttavia mediato e stemperato daglí intervenri di Lorenzo Alderani. Anche Lorenzo e un esule, « da píú rnesíprofago per 1'Italia », che condivide valori e ddusioní delľamico; ma il suo sguardo ě piú distaccato, il suo dolote piú misurato. II suo nome, del resto, fa pensate a quello dell'umorista inglese Laurence Sterne (1713-1768), noto e caro a Foscolo fin dai tempi della prima redazione deWOrtis; echi del línguaggio di Sterne si trovano petfino nelle Iettere d i Jacopo, che qualche volta abbandona il suo tono tragico e impetuoso per ironizzare- secondo la lezío-ne sterniana - sui proprí atteggiamenti, per prendere le distanze dal loro carat-tere artificiale e troppo scopertamente letterario. Atiche gli slanci piú appassionati di Jacopo compaiono su tmo sfondo lette- rario romanzesco che sfiora continuamente ľartifido: e di carattere letterario sono anche diversi motivi della nuova sensibilita tardo-settecentesca come la natura in tempesta, i paesaggi lunari, l'attrazkme sinistra per i cimíterí. I sepol-eri pero sono anche tm'immagine di continuitá con la tradizione; e Jacopo prova una forte emozione visitando le tombe dei grandi Italiani in Santa Croce, a Firenze, che saranno poi cantate nei Sepolcri. La prosa dell'Orftj sembra ogni volta voler prendere di petto il lettore, co-smngerlo a fissare ľattenzione su ogni singula sittiazione, ostacolando in que-sto modo il ritmo narratívo, che díviene pero piú íncalzante nel finale. E una prasa che costítuísce una novitä ímportante nella tradizione italiana, in qua Mo si allontana dalla consueta ricerca di misura e di equilibrio formale e cerca di ri-cavare forza e intensita anche dal confronto con ü linguaggio comune. Alia complícazíone sintattíca essa sostituisce una paratassi fatta di scatti improvvisi, sospensioni, frementi domande e risposte, che talora ristilta aspra e precipito-sa, talora di sorprendente intensita. t I*a nuova sensibilita Novitá delia prosa ortisiana 7.3.4. La poesia neodassim deisonetti e dette odi. Come giä si ě detto, Foscolo vide nella poesia il modo piú alto per afferma- La pnxteioire re ü proprio valore e per legare la forza impetuosa del suo ío a una tradizione tianegata carica di forza ideale. Fin dalľadolescenza, la sua formazione culturale fu üecompagnata da una attivi-tä poetka assai varia, legáta alle tendenze piú diffuse delia poesia settecerttesca. Ví si distingue sia una tematica amorosa, che segue gli schemi della poesia ateadica, sta una ripresa di motivi della poesia arnica; ma talvolta vi si possono notáre i primi se-gni di una inquieta fematíca autobiogfafica, di una precoce disperazione, legáta ai ricordi familiari, e in particolare alia perdita del padre. Molte di queste poesie rima-sero inedite e furono poi rifiutate dal poeta; la stessa sorte toccô a qudk che furono pabblicate, tra le quali l'ode A Bonaparte liberatore (1797) e gli endecasillabi sciolti Al sole (1797), dedieati ali'etema vidssitudine della natura. I primi important! risulf ati deEa poesia foscoliana si hanno nel periodo tra I sonetti e le odi il 1798 e i) 1803, con una prodnzione lirica relativatnente esigua, rna dall'estre-ma concentrazione stilistka, accompagnata da uno strenuo lavoro di correzio-ne e perfezionamento. Si tratta di dodici sonetti e di due odi, che hanno una storia redazionale ed editoriale piuttosto travagliata. Tra la line del 1799 e ľinizio del tSoo, uscí a Genova, in un opuscolo di Omaggio Radaziod a Luipa Pallaviani l'ode A Luigia Pallaviám caduta da camlh. Nd fasdcolo di ot- e edmoni tobre del 3:802 del« Nuovo giornale dei letterati» di Pisa apparvero otto sonetti e la stessa ode alia Pallavicini'. l'edizionc fu ripresa in opuscoletto pubblicato sempre a Pisa nello stesso anno, A Milano nella priniavera 1803 apparve un volumetto di Poesie con undid sonetti (oltre gli otto della edizionc pisana, sottoposti a un'attenta rielabotazíone, i píú cdebti Poneperché tle Ui fatal quiťte, Nepití mat toetherö le sa-cre sponde, Pur tu copia versaui alma di canto), l'ode alia Pallavicini e la nuova ode AU'amica risanats; una nuova edizione di Poesie, apparsa a Milano nello stesso 57* Epoea 7 La rivokizione in Europa (1789-1815] 7.3. Ugo Foscolo ^77 I primi sonetti Classieisnic seiTecentesco delle odä risamta GH islrimä sonetti anno, aggkingeva a questi testi il sonetto Un di, s'io non attdrd sempře fuggendo. NegE otto sonetti pubblieati nelľedizione pisana del 1802 - la maggior parte deí quaJi avevano giá avuto tma prima redazione intorno al 1798 - la vena autobiografi-ca é pŕuttosto marcata, e riversa nella lirica la tensione conflittuale deíľio rispetto alla realtä, con modi stilistici che ríinandano aí sonetti delľAlfieri (cfr. 6.8.8). Nel loro insieme, questi sonetti rnostrano la volontá di Foscolo di adattare alla propria sensibilita ia principále linea di sviluppo della tradízione poetica italiana, quella petrarchesca, in tuttele sue incarnazioni; ma spesso questa intenzione risulta troppo esteriore e schematíca e contrasta in modo evidente con il bísogno dí un'e-spressione personále. Le due odi si porrgono in rapporto con la pili recente tradizíone poetica settecentesca, soprattutto con le ultime odi ckssicistiche di Parini (cfr. 6.6.10). Esse allontanano gii elemcnti autobiografia e ľirruenza delľio ed esaltano k bellezza femmkiile come un valore assoluto; k bellezza e k sua esistenza mi-nacciata dalk fragilita e dalk malattia vengono proiettate nel mito, nella nitida riproduzione di divinitä mitologiche ehe suggeriscono un'«armonia» eterna, al di lä del presente e delle sue contraddízioni. Piú esteriormente legáta a eleganti scliemí settecenteschi, con momenti descríttivi puramente ornamentali, ě ľode A huigia Pdlavkini caduta da cavalio, scritta nel 1799. Piú originále inve-ce ľode Alľamica risanata, scritta per Antonietta Fagnani Arese nellaprimave-ra del 1802. Qui il poeta sembra voler investire di luce e dimusica la figura fem-mirtile, sullo sfondo cli flessuose immagioi neodassiche. Le occasioni monda-ne, le stesse forme della moda e delľabbigliamento si trasfigurano in qualcosa dimítico, acquistano tma nátura assoluta, fuori del tempo; k poesk eléva ľintí-ma e sensuale attrazione che ľautore prova verso la donna fino a una dimensio-ne «sacra»: quella delle figúre divine del mondo greco. Neí quattro nuovi sonetti scritti tra il 1802 e il 1803 e inseriti, come si ě detto, nelle edizioni delle Poesie del 1803, Foscolo súpera i lkniti dei sonetti precedent! e raggiunge una notevole capacitä di ekborazione strutturale. Un movi-mento sintattico complesso rinnova k forma metrica, rompendo i confini tra le quattro strofe, e k adatta a un discorso awolgente, ricco di rispondenze interne. Guardando allo stile spezzato di Delia Casa (cfr. 4.6.10), ma svolgendolo in modo del tutto personále, Foscolo conduce una forma assolutamente « roman-za» come il sonetto verso una misura di ckssicismo «antico», imprimendovi quella complessitä stilistico-sintattica cbe Parini aveva raggiunto nelle forme dell'ode e delľendecasillabo sciolto. Tta gli ultimi quattro piú maturi sonetti foscoliani, quello Alia sera (Parse p de la fatal quiete) si lega, anche per il terna, aí modello di Delia Casai ľoscuritä, im-roagine di una quiete segreta, ě percorsa da bagliori minacciysi, dai richiami deí ne-gativo, ddla fugs del tempo, delia morte. II sonetto Alk musa {Pur tu copia versavi alma di canto) e un'appassiotiata rnedítazione sulk pfomessa dí valore facchiusa nella poesía e sulla diŕfieolta di ŕark vívere nel turbine dei conflitti individuali e sto-rici. II capolavoro, tra i sonetti, ě certamente A Zacinto [Népiú mai toccberô le sacre spondé), che, in un sinuoso movimento sintattico, unífica motivi autobiografici e mitici, sotto i segni della luce e dell'acqua. II ticordo delľisola natia, patria perduta per sempře, ľattesa della morte, j richíami al mito e alla poesia greca - Venere fe- condatríce del mare ellenico, le figure di Omero e di Ulisse -, tutto converge qui per esprimere il desiderio di un impossibile ritorno all'origine, aM'infanzia felice e, nello stesso tempo, k eoscienza delle lacerazioni delilo. Ľultimo di questi sonetti, 1» morte Un dí, s'io non andró semprefuggendo, e rivolto al fratello Giovanni, morto suicida *f fmiello nel 1801. La soĽdartetä tra il poeta e il fratello si riconosce sotto il segno della sven- Gi<"><""" tura e delle « secrete cure* di un destine di morte, di un malessere che corrode ľío dalľinterno, La tomba appare ľunico luogo in grado di riereare ľintegrira della fa-miglia dispersa, di offrire la dolcezza della protezione materna. 7.3.5. Traduziom e mpporti con i classici. Negli anni 1802-1803 le idee di Foscolo sulk poesia si predsano nella direzíone di un ciassicismo originále, capace di aprirsi alia storia, alia morale, alla política, di dare voce aí fondamenti originari e mirici delle «nazioni», In questa cortcezione delk poesia si afferma un valore die consente di sŕugglre alla dispefazioíre assoluta diun personaggio come Jacopo Ortis. II poeta si concentra nello studio attento dei classici, ínterroga le loro parole per comptenderne a rondo i signifícati storici; si ac-costa cosí alla filológia e si porte il problerna di un esercizío poetico basato sulía tra-duzione dei classici, A parte aleurii frammenti su Lucrezio, in cui si approfondisce una concezíone La cbiomi materialistica della nátura, primo ŕrutto di questo iropegno fu la traduzione e il £ Berenice commento de La cbioma di Berenice, stampato nel novembre 1803. Un kvoto di pardcolaie difficolta, in qtianto svolto su un poemetto di Callimaco, il cui originále era andato perduto, conosciuto soltanto attraverso la tiaduzione latina di Catullo. Foscolo, che anche nella perfezione delle forme classiche cercava le tracce di Letraduaioni una ŕbrza iírigínaría, provava una spontanea predilczione per Omero, che eglí vrt- da Oineni deva come poeta earico di valore storico e « nazionales e insieme dotato di grande řespiro mitico; e a Omero egli accosta aliri poeti dalla forza «primitiva», come i profeti biblici, Dante e Shakespeare, secondo un gusto moko dífŕuso nel tardo Set-tececto. Durante il soggiorno militare in Francia dal 1804 al 1806, egli si impegno in un accanito lavoro di traduzione da Omero, ehe doveva eontinuare, tra interruzioni e difficolta, per tutta la vita, senza mai portarlo a termine. Solo il pf irno risuitato di questo lavoro, la traduzione del primo libro áeä'Iliade, fu pubblicato nell'opusco-letto Experimentů di traduzione dell'Iliade di Omero (1807). 7.3.6. Dei Sepolcri. Con il carme Dei Sepolcri, indirizzato in fonna di epištola a Ippolito Pinde-monte, Foscolo insegue una sintesi tra ckssico e moderno, element! autobiografie! e dati pubblicí, mito e dimensione sociale. Questo poemetto di 295 en-decasilkbi sciolti raggiunge subito una forma definitiva e si piesenta come la sola opera [oscoliana che non abbia una composizione per strati successivi e non subisca negli anni cortezioni e ripensamenti. Esso nasee da un'occasione esterna nell'estate del 1806, quando, ritornato a Mi-kno dal viaggio nel Veneto, il poeta ripensa alle conversazioni avute sul terna dei se- Ona sšntesi tas tiassico e moderno I/occasíOJle e ia redazšone 57« Epoca 7 La rivoiuzione in Europa (1789-1815) 3 Monsieur Quilioít polcri con Isabella Teotochi Albiizzi e con Pindemonte, che stava scrivendo un poemetto snll'argomento. Queste conversazioni avevano preso spunto daU'editto napoleonieo di Saint-Cloud, del 12 giugno 1804 - esteso poi all'Italia il 5 settembre 1806, quando k redazione del poema foscoliano era quasi conclusa-, che impone-va la sepoltura fuori delle mura cittadine. Le riserve die questo editto aveva suscita-to si riallacciavano alle numerose discussion! sulla funzione civile e religiosa della sepoltura, che si erano avute alia fine del Settecento e all'tnizio dell'Ottocento, sia da posizioni giacobine sia conservatrici, e all'interesse, arnpiamertte diffuso nella poesiäcuropea tardo-settecentesca, per la tematica sepolcrale (cfr. 6.7.3). Tutto cib aiuta a capite molti aspetti del poemetto fbscoiiano, mosrrando come esso si inseri-sca in un fltto retroterra di attualitä culturale; ma, per i loro caratteri poetici e stili-stici, i Sepokri restano un caso a se stame nelk letteratura dd tempo. Dopo aver ultimato il poemetto, i'autore rse segui con cura la stampa; la prima edizione apparve a Brescia, presso Bettoni, nelTaprile dd 1807. Tuttavk le diflicol-tä, le oscuritä, gli orizzonti ädeologid ddl'opera suscitarono subito critiche e riserve, tra cui quelle espresse dall'abate francese Aime Guillon (1758-1842) in un arti-cdo sul «Giomale italiano». A questo articolo Foscolo replicb con I'opuscoleao Lettera a Monsieur Guillon su la sua inoompetenza a giudicare ipoeti italiani. In questa Lettera, di grande utilitä per comprendere ie idee che egli aveva sul poemetto, Foscolo indica come tratto saliente dd Sepokri I'uso delle «transizioni», doe di passaggi da un mofivo all'altio, prodotd «da tenuissime modffkaziorii di lingua e da particelle che acquistano senso e vita diversa secondo gli acddenti, il tempo e il luogo in cui sono collocates. Queste continue «transiziom» si rialkcdano a modi della Urica greca- in prime luogo alle Ov&'di Pindaro- e creano salts di senso che rendono drBicile e qualche vdta oscuro il testo, benche il loro proliferare venga ar-ginato dal ritotno insistente di «idee cardinali» e di figure costanti. Nella stessa Lettern, Foscolo suggerisce di distinguere nella struttura dd carme quattro grandi patti. Nella prima parte (w. 1-510) si rnoscra come «i monumenti inu-tili a' morti giovino ai vivi, perche destano affetti virtuosi lasciati in ereditä dalle persone dabbene», e si biasima la nuova legge che accomuna «le sepolture de' tristi e de' buoni, degl'illustri e degi'iirfami». Nella seconds parte (w. 91-150) si susse-guono varie knmagini legate al.culto dei morti elontane nel tempo e neflo spazio, fi-no alle prime istituzioni della civilts. Ndla terza parte (w. 151-212) si cdebra il valo-re dvile ed educative ddle tombe dei «grandi», con il richiamo agli illustri italiani sepolti in Santa Croce a Firenze e ai Greci caduti a Maratona. La quarts parte (w. 213-295) canta il valore supremo della poesia che conserva e cdebra la memoria de-gli eroi e risarcisce delle ktgiustizie da questi subite nella vita; il ricordo dd sepokro di Ilo, fondatore di Troia, evoca le profezie di Cassandra, e il carme si chiude ap-punto con ieparoledi Cassandra, eheannunda la finediTroia, vede la sua vita cott tinuare nd culto delle tombe e il proprio dolore «placato» daila poesia di Omero, che renderä «onore» tanto ai vincitori quanto ai vinti, Eioka II carme si muove tra un estremo negativo e, all'opposto, una prospettiva accensione positiva, tra una visione pessimistica della condizione umana e una ricerca di tM1Sv di espandersí, creando un'accumulo di capitali reimpiegati immediatamente nclla produzione. Gli enormi profitti e il rapido sviluppo sono resi possibili da una disponibilita dí forza-kvoro a basso costo, spesso contadini immiseriti dalle nuove forme di sfruttamento delľagricoltura, ehe si ammassa in sobborghi in continua erescita; le cittá borghesi conoscono cosíla presenza nuova delpro-ietariato industriale. Capitalismo Si impongono nettamente il capitalismo e il modo di produzione capitalisti-efinanza Co, ehe vedono la classe borghese come protagonista e soggetto attivo. Nella grande borghesia acquísta un rilievo particolare non solo chi gestisce aziende industrials ma anche chi controlla il capitale e la circolazione del denaro: di-venta essenziale la funztone finanziaHa delle banche, ed emerge una nuova figura di grande peso sociále, quella del "fmanziere", Alľespansione della ric-U iwova chezza borghese si accompagna pero la maturazione di una nuova cosdenza coxkaiz nel soggetto passivo del capitalismo, il proletariato, ehe cerca di organizzare la pro! a sua presenza alľinterno del mondo industriale, e giunge a rivendicare essenzia-li dirítti. Contemporaneamente alľaffermazione del ľiberalismo, si elaborano cosi i primi programmi del socialismo e del comunhmo. Tra la borghesia e il H naovo molo proletariato trovano kioltre un nuovo ruolo politico e sociále i ceti medi, costi-dei c«i medi tuiti soprattutto da impiegati e funzionari statali, ehe vanno ad ingrossare Ie fila di un apparato burocratieo ehe si espande per risponderc ai nuovi bisogni di organizzazione e controllo e alio sviluppo di settori« pubblici» ehe non posso-110 essere gestíti dall'iniziativa privata. II piedominio Lo sviluppo capitalistico porta a un vero e proprio dominio dell'economia dell'econo.nia e del denaro su tutte le sfére delia vita pubblica e privata. La centralitä delľeco nomia induce a studiarne scientificamente gli andamenti e promuove il pieno sviluppo di una disciplina giä sorta nel secolo xvni, Xeconomia politica. Ií ciclo delia produzione industriale comincia a influenzare anche le forme di intratte-nimento, gli aspetti culturali delle relazioni sociali (legáti in passato alia vita no-biliare e a iniziative di tipo artigianale). Ciô riguarda owiamente i libri, i gior-nali, lo spettacolo, gli oggetti del benessere quotidiano: anche in questo ambito ciô ehe víene prodotto deve essere consumato, per dar luogo a una nuova produzione; í valori degli oggetti mutano e si rinnovano continuamente, seguendo le nuove leggi delia moda (cfr. parole, tav. 97). La donna La moda attribuisce un ruolo sempre meno marginale alle donne ehe, negli borghese ambienti borghesi e nelle grandi cittä, conquistano nuovi spazi di autonómia, anche se la loro vita é in genere controllata da rigide convenzioni, da un costume profondamente moralistico: un nuovo valore viene loro riconosciuto nel-ľesperienza delľamore romantice Si diffonde una nuova eura per ľeducazio-ne femminile, svolta in appositi collegi ehe isrruiscono le «signorine» delle classi elevate. Ma la donna borghese non gode delia liberta riconosciuta alia dania settecentesca: il suo compito primario ě ormai quello «economico» di custodire lo spazio delia casa e delia famiglia, di ofŕrire al borghese un rifugio sereno in mezzo alia frenetics lotra economica. Instabflitä Sollecitati dai valori dell'economia capitalistka e dalle trasfotrnazíorú che e miieria ]0 sviluppo industriale impone al ritmo di vita, molti strati sociali awettono un senso di instability e insicurezza; ma su un piano generále vanno registrati una PAROUS tav. 97 Moda Questa parola deriva dai francesc mode (che risale al latino modus, "modo, maniera") e penetra nell'italiano del Seicento per defíníre costumi e usi varinbi-li ed effimeri, soprattutto ncll'ambito del vestire e delle relazioni sociali. Nel Settecento la moda si collega piú in particolare all'uso di oggetti di consume, all'esibizione di eleganzae raffinatezza, ed ě uno stimolo essenziale per la produzione e il commercio. Con lo sviluppo delle nuove forme di produzione industriale e con ľespansione della societa borghese, la moda diventa nel corso dell'Ottocento un principio di rcgolazione dei valori sociali, un mcccanismo che impone sul mercato forme e oggetti e suscita comportamcnti ad cssi colle-gati. II gusto dell'apparenza, dell'esibizione, dello spettacolo, caratteristica di ogni societa umsna, diventa, grazie alia moda, un meefctnismo regolato e fun-zionale. Si instaura un processo di continua mutazione, che crea forme sempre nuove e provvisoric: esso trasforma ogni ano, ogni gesto, ogni oggetto in un valore astratto, che vale solo perché appare e in poco tempo sparisce per dar kto-go a nuovi atti, gesti, oggetti. _--I forte diminuzione della mortalita e un considerevole aumento della popolazio-ne. Permangono comunque situazioni di estrema miseria e arretratezza, e le percentuali delia mortalita infantile continuano ad essere altissime. In gran parte d'Europa, e specialmente nelle campagne, lo svolgersi della Modiiicazione vita quotidiana continua a seguire i suoi ritmi secolari, conoscendo pochi reáli iá p^mt'" muramenti; ma le cittä e i nuovi cenrri industriali vivono trasformazioni inces-santi, scoprono possibilitä nuove e prima impensate. La situazione italiana prcsenta connotati del tutto particolari, a causa sia del fra- La situazione zionamento del paese in vari Stati, sottoposti al comrollo dell'Austria, sia dell'arre- italiana trarczza di molte regioni (quasi tutto il Meridione, gran parte dello Stato pontificio, del Veneto, ece). il Congrcsso di Vienna aveva imposto un ritorno alia sittiazione del 1796, ma con alcuni mutamenti, segno dei nuovi tempi, Tentativi di vario genere crano stati fatti per mutate ľassetto politico della nostra penisola: i mod del 1820-21 e del 1831, le rivoluzioni e Ic guerre del 1848-49, la vittoriosa guerra del 18590 la spedizione dei Milledel i860, fino a giungere nel .1861 alia proclamazione del Regno ďltalia. U processo di unilicazione aveva comunque visto acuirsi nel paese lc contraddizioní piú profonde: alcune aree geografiche c alcuni gruppi sociali avevano partecipato in pieno alle vicendc politichee alio sviluppo economico-sociale europeo; altre aree e altri gruppi erano rimasti ai margin:, con passiva indifferenza, sotto il peso della miseria e del malgoverno. Gran parte dello Stato pontificio e tutto il Meridione avevano vissuto nell'immobilita, tra la corruzione amministtativa e la soprawivenza di usi e privílegi feudáli. La spinta del La borgk-s nuovo sviluppo internazionale si era sentita soprattutto nell'Italta settentrionale, in italiana Piemonte, in Lombardia, in Emilia e, in modi del tutto particolari, in Toscana, per iniziativa di una borghesia assai vivace, alle cui attívítä partecipavano anche vari r Epoca S Restaurazíone e Risorgimento (1815-1861) 8.1. ĽEuropa e ľltalia tta Rfistauraíiorie e rtvoktzíom membri delľaristocrazia, trasformatasi in dasse imprenditrice: questa borghesia. ehe si considerava parte integrante delľEuropa, sentiva tutto il peso delle barrierc doganali e dei vincoli ehe ostacolavano íl líbero sviluppo ceonomico. Ui! mercato Lalotta per ľindipendenza sisvolse con il concorso delle classi altee medie,ani nazionale mate da intenti pratící e da ideali spesso assai divergenti: in aleune occasioni vi par-tecipô il popolo delle cittá, o almeno la sua parte prú attiva e avan2aia, ma ne resta-rono del tutto estranee le classi contadine. Comunque, il suo esito fu pienamente controllato dalla borghesia piú ricca e dalľaristocrazia fondiaria settentrionale, ehe vi trovarono la condizione necessaria per la ereazione di un mercato nazionale e per uno sviluppo economico corrispondente a quello dei grandi paesi europei. 8.1.3. Trasformazione delle istituzioni cukurali. Ctisi In questo periodo grunge alio stadio piú avanzato k crisi delle istituzioni delk isrituzioni cultufafi tradizionaíí e delľantico rapporto fra intellettuaíi e potere. II segno la-: lo" sciato dagli anni rivoluzionari e napoleonicí ě tanto forte in questo ambito ebe la Restaurazione non riesce in nessun modo a tornare al passato. Abbiamo visto in precedenza (cfr. 7.1.5) come dalla rivoluzione francese fosse emersa la figura dell'imellettuale (di origine borghese o piccolo-borghese) quale voce delia coscienza pubblica, protagonista del movimento delle idee in una prospetti-va di trasformazione storica, e come il regime napoleonico (soprattutto nel Regno ďltalia e nella capitale Miláno) cercasse di inserire gli intellettuali nelle strutture statali, mirando quasi a irasformarli in ŕunzionari pubblicí. Glí ímeJletmali In Italia, con la caduta del regime napoleonico, questo rapporto fra intellettuali e strutture statali entra quasi ovwique in crisi, nonostgnte il tentativo dei governi restaurati di mantenere in vita tali strutture: la maggior parte degli intellettuali rifiuta la collaborazione con i nuovi regimi e cerca forme di rap porto e di iniziativa indipendenti, un terreno di lavoro da cui possa svilupparsi una coscienza unitaria e una partecipazione al movimento delia storia. Leloro origini sociali e i loro stili di vita sono i piú diversi e in molti easi riproducono situazioni delia societa di Antico regime: ancora numerosi sono infatti gli serit • tori di origine aristoeratica o proveníenti dalla ricca borghesia fondiaria; numerosi sono anche quelli di origine piccolo-borghese, impiegati nelle ammini-strazionä statali oppure costretti a vivere di espedienti, o in un difficile rapporto col mondo editoriale; e non mancano preti ed ecelesiastici, tutti orientati pero verso una eultura dedsamente cattollca e ormai lontaní dalla tradizionale mondanita di molti intellettuali-chierici dei secoli precedenti. Una nuova ľigu-Glí oiuli politici ra ě quella dell'intellettuale italiano ehe vive fuori d'Italia, non piú artista o let-terato al servizio delle corti, ma esule politico, ehe cerca di mantenersi con ľin-segnamento, i lavori pubblicistici, ľappoggio di riechi sostenitori, e si impegna in attivita di propaganda, nelľattesa di poter rientrare in patria (neglí anni Cin-quanta sará il Piemonte ad aceogliere molri intellettuali esuli dalle altre regioni), Nel nuovo contesto soeiale e politico, la parola dello serittore, quale ehe sia la sua origine, non si rivolgepiú ad anibienti circoseritti e deťiniti, come quelli di una corte, di un'accademia, di un organismo amministrativo, ma alla nazione intera, al- Ld serittore e ťopiiitone Ľeducazioíie popolare Ľi&tmzione la sua opinions pubblica, composta da una collettivitá di individui, da un iistteccio di valori, tendenze e tensioni, ehe b compito dello serittore orientare e stimolare. Nelľassenza di strutture pubbíiche ehe abbiano una reale incidenza nel tessuto La stamps soeiale, la stampa si pone come lo struirterito migliore per agire sulk opinione pubblica: i libri, le iniziative editoriali, le riviste letterarie e polttkhe (perfino i manifesú con cui si usa spesso presentare i libri o le annate delle riviste) sono modi essenziali per ereare un clibattiio pubblico, per definite linee e prospettive. Nel Settecento, nonostante la grande diffusione di gíornali letterari, solo in casi eccezionali - come quello del «Caffe» - era aceaduto che intorno a una rivista si sviluppasse tutto tin fervore di iniziative e di programmi culturali; ora invece le riviste diventano le scene essenziali delia battaglia politíco-culturale. La circolazíone dei libri e delle riviste ě iegata a un forte orientamento pedagogi-ro, che domina tutta la eultura di questí anni, propugnando un'educazione nazionale e sollediando k coscienza pubblica verso i valori unitari. In raluni casí questo oríentamento si rívolge anche ale classi piú basse, tentando di costruíre un'educa-zíone popolare rivolta ai contadini e al nuovo proletarians urbano. Si registra un considerevole sviluppo dell'istruzione scolastica elementare, specie nell'Itatia settentrionale: vengono aperte nuove scuole pubblicbe, non control-kte ckila Cbiesa, nel Regno Lombarde- Veneto e dal 1848 in Piemonte; ľeducaiáo-ne delle dassi elevate si svolge prevalentemente in collegi privati, relígbsí o laid, e sidiffondeancheľusoddľeducandatofemminile, il cui primo istituto viene aperto a Fírenze rtel 182;. Ľanalfabetismo subisce un parziale arretramento nell'Italia settentrionale e in Toscana, ma resta su lívelli assai alti nel Meridione. Le universita perpetuano i loro insegnamentí ttadizionali, ma risentono dei be- Le universita oeftcí effetri delle riíbrme delľetä napoíconica, accordando maggíore spazio alk eultura scíentifica e tecníea: il numero degli studenti ě in forte crescita, poiché molti membri di famiglie borghesi e piccolo-borghesi cercano nelľistruzione universi-taria un mezzo per intraprendere carriere amministrative e professional! Nella diffusione della eultura e nello sviluppo di un'opirtíone pubblica ebbero Le nuove un ruolo notevolc i numerosi addetti alle cosiddette profession! «überall», dotati prtifcssbnaJita spesso di grande prestigio negli ambíenti cittadini, come awocati, notai, medíd. Un fondamentale ruolo politico-cttlturale assunsero scienziati e tecnici, la cui opera era essenziale per le nuove forme dello sviluppo industrial, grazie anebe alla crea-zione di appositi organísmi di insegnamento e ricerca. 8.1.4. Hftercalo editoriále: serittori e pubblica. Nei piú avanzati paesi europei il mercato librario assume proporzioni ecce- Meitwo iibraiio zionali, con una produzione rivolta a un pubblico moko ampio, secondo ten- e eultura denze giá awiate nel secolo xvm (cfr. 6.1.4): il successo di uno serittore si rico-nosce ora nella sua capacitá di raggiungere un vasto pubblico, di vendere i suoi libri in grande quantita. L'editoria si awia a diventare un'industria di ampie di-mensioni: 1'editore non si limita a raceogliere le propostedegli autoři, ma inter-viene sulle loro scelte, favorisce e comrnissiona opere che promettono guada-gní notevoli, acquista insomma un irnportante peso culmraíe. La letteratura si trova cosi condízionata dai meccanismi econornici deOa produzione e del con-sumo, e cío oríaina nuovi conflíttí tra serittori e societa. 6oo Epoca 8 RestauTazbne e Risorgimento (1815-1861) I! lavoto Lo sviluppo delľeditoria italiana, consistente anche se ridotto rispetto aj editofíafe maggiorí paesi europei, ha il suo centro propulsore, almeno fin okre il 1840, a Miláno, dove operano molti intellettuali che, perduti i ruoli pubblici ricoperti sotto il regimenapoieonico, concentrano la loro attivitanella collaborazione con íi editori e nella scrittura dí articolí per riviste e giornali. Un'importante e fon-amentale conquista degli anni rivoluzionari era stato il riconoscimento del di-ríllo di proprieta letterarm; il princip :o che imponeva il pagamento di un autore per il suo lavoro e impediva che la sua opera potesse essere utilizzata da altri senza il suo consenso. Lhmtazioaů Glí editori sono in genere librai che dalla vendita dei libri passano alla loro pro- delľattivita duzione: alcuni, di grande intelligcnza e cultura, come Antonio Fortunato Stella sdítoriale (I757 I833) e Francesco Lampato (1774-1852), intraprendono imziative di ampio respiro. Ma la skuazione politica crea diificoltä al nuovo mercato editoriale; la cen-sura, infatti, vígila sni messaggí consíderati pericolosi ed eversivi; le barriere doga-nali ostacolano la circolazione dei libri; inoftre, 1c leggi snila difesa della proprieta letteraria non vengono applicate ovu nque, col risttkato che un libro stampato rego-larmcntc in uno Stato puo essere impunemeňte ristampato in un ahro da un editore concorrente, senza il pagamento dí alcun diritto. kimi ediíori La situazione miglioro dopo il 1840: il mercato editoriale poté svilupparsi in mó- do piú ampio, mentre il centro della produzione si spostava da Milano (dove la cen- GENERI E TECNICHE tav. 98 Altnanaeco Pubblicazione che contiene indication! sulle festívíta, i fenomení astronomies, i dati dímatíci e stagíonalí rektivi all'anno in corso: la parola deríva dal-1'arabo al-mattakb, "calendario, lunarío", passato in ítalíano attraverso lo spa-gnolo dmanaque. Altro termine impiegato per indicate Se raccolte di šnforma-zíoni distribuite anno per anno ě effeme.ride (dal greco epběmerís, riferitoor igi-rtariamente alle relazioni, redatte giorno per gíorno, degli atti dei re oriental!). Nel Cinquecento, la stampa consent! la pubblicazione dí almanacdií dí grande díffusione, in cui le ínformazíoni scíentifiche si tnescolavano a prevision! astro-iogíche, profezie, superstizioni; si compílarono anche alntanacchi satirici o ie-gati a particolari íinaííta politiche. Nel eontempo ú inizio la pubblicazione di aimanacchi astronomic! abbastansa rigorosi. Nella prima meta dell'Ottocento glí aimanacchi - řícení di ínformazíoni mílí per la víta quotidiana, íspirati a una saggezza spicciofa e a una morale pater-nalistica, corredati da inimaginí die colpiscono Timmaginazione piú ingenua -costituiscotso uno degli strumenti fondamenfali per Teducazione popolare e raggiungono un pubblico vastissimo. Nd corso ddTOttocento e dd Novecen-to si assiste poi a una moltiplicazione dí aimanacchi specializzati, riferící a discipline e ambíti pardcolati. Numerosí sono statí glí aimanacchi letterari. tra que-sti ultimi ha avuto una presenza sígnificativa XAltnanaeco letterario Bompiani, uscito ogni anno tra il J925 e il 1942 e poi ripreso nd 1959. 8.1. ĽEuropa e ľltalia tm Restaurazione e rivokzjotiä 601 sura austriaca diventava sempře piú oppressiva) a Firenze (dove operavano Giam-pietro Vieusseux - su cui cfr. 8.2.9 -, Giambattista Piatti 1813-1867, Felice Le Mon* nier, 1806-1884), e a Torino (dove svolgeva un'íntensa attivira Giuseppe Pomba, 1795-1876, e dove nd 1854 sorse la Uter, Unione Tipografico-Editrice Torinese). Fu essenziale ľimpegno su opere e libri redditizi: sostegno fondamentale delle case editricifurono le collane di classici, i libri destinati alia scuola, ie collane dedicate a tematiche o discipline particolari, gli aimanacchi popolari {cfr, generi e tec-niche, tav. 98) o i Iibrí-strenne. Tra i generi letterari contemporanei, íl solo ad ave-te un mercato di notevole ampiezza e un successo anche economíco, fu il rornanzo storico, mentre solo negli anni Cínquanta comincio a svilupparsi anche in Italia il ra-manzo ďappendice (cfr. geneeie tecniche, tavv. 99, 100). GENERI E TECNICHE tav. 99 Roinanzo storico Questa forma di rornanzo e basata srila rappresentazione di fatti e perso-naggí appattenenti a ben definite epoche storíche. Puô trattarsi di vicende reáli, ma arricchite di svolgimenti romanzeschí, o di vicende inventate, ma inserite in un contesto storico reale; comunque il narratore si fa scrupoío di rendere in modo verosimile il carartere delľepoca storka dí cuí serive, documentandosi su usi, costumi, linguaggi, modi di vita. La narrazione di eventi de! passato in forma romanzesca é stata sempre in uso presso quasi tutti í popoli, ma il rornanzo storico come genere si diŕfonde ndl'etä romantica, grazie alia nuova euriositä per la storia oríginaría delle na-zioni e soprattutto per il Medioevo. A partšre da Waverley {1814), i numerosí ro-manzi storid dello seozzese Walter Scott (cfr. 8.1.7), ambientati nei Medioevo o ín epoche successive, ebbero un grande successo, die diffuse in tutta Európa la moda di questo genere. In Italia il rornanzo storico sí afferniô verso la fine degli anni Venti, dando luogo a una vasta produzione, dominante nella letteratu-tfl degli anni Trenta e Quaranta ed esauritasi soltanto verso il 18É0: il successo fu determínato dalla situazione politica italiana e dalla tendenza dei nostri 10-manzieri a inretpretare le vicende della storia italiana tra Medioevo e Rinasci-mento conie esempi eroicí di Hbenä e di resistenza all'oppressione stianiera. Varie opere marginali, dai caratteri ancora incerti, apparvero in Itália nei prími anni della Restaurazione, come la novella storica, ambientata nd Trecento, U castelh diBinasm (1819) delia torínese DlODATA Saluzzo Roero (1774 1840). Essenziale imponanza ebbe la traduzione di uno dei maggiori romanzi di Scott, Ylvanhoe (1819!, dovuta a Gaetano Barjieri (1775-1853) e pubblica-ta nel 1822. Ľanno decisivo per il rornanzo síorico italiano fu il 1827, quando si conduse la prima edizione dei Promessi Sposi e apparvero 17 caUello di Trezzo di GiOVAN Batttsta Bazzoni (1803-1850) e La beltagUa di&enevento di Francesco Domenico Guerrazzí (c£r. 8.5.4)• Tra í numerosiromanzistorici successi-ví, ebbero particolare successo quelli di Grossi, di Guerrazzí e di d'A2eglio (a cui si fa certno nd seguenti paragraf! 8.2.8,8.5.4,8.5.7; per gli sviluppí successive, cfr. 8.8.6). r 602 Epoca 8 Rcstaurazione c Risorgimemo (1815-1861) genem e tecniche tav. 100 Romanzo ďappendice Si designano cosí í romanzi pubblicati a puntate in appendice ai giornali quotidian! e settimanali, rivoltia unpubblico vasco, basafisu scheminsrrativi convenzionali, ricchi di esageraziora e di eontrasti, impromati a caratteri ideológia elemental! Gli anni Trenta dell'Ottocentovidero irs Franda un eccezio-nale successo di quesro genere narrativo, chiamato roman-fettilleton (la parola feuilleton, derivaia da fetälkt, "foglietto", indica un artkolo di cronaca non immediata, die compareregokrmente in ungiornale, in genere nelia partebaS' sa di una pagina). Da allora la pubblicazione di romanzi ďappendice divenne uno dei piú importanri veicoli di produzione e diffusione di letteratura: fu pre-rninerrre nell'Ottocento e durô ancora a lungo net Novecento, Come romanzi ďappendice íuroíio ínizialmente pubblícati non solo testi di facile consumo, ma andie alcuni dei maggiori capokvori dd romanzo ottocentesco. Gli autori piú «popolari» e piú rappresentativi delia prima fase del romanzo feuilleton francese ŕurono Alexandre Dumas padre (1803-1870), autore di romanzi storici awenturosi, come Les trois mousqttetaires (I tre rnoschettieri, 1884) ed Eugene Sue (1804-1857), autoredí romanzi sociali, corneLej mysteres de Paris (I misteri di Parigi, 1840) e ĽEbreo errante (1844-45). In Italia un vero romanzo ďappendice «popolare», sul moddlo francese, si diffuse a partíre dagli anni Cinquanta. Invece pareccbi importanti romanzi tra Ottocento e Novecento apparvero íniiíaímente a puntate sui giornali: numerosí autori infattí cercavano di raggiungere un pubblico molto vasto, íntrecciando ambizioni legate alia piú dta tradizíone letteraria con schemi di tipo popolare. Va ricono-sciuto ehe i piú fortunafí narratori ďappendke furono verí professionisti del-ľinvenzione romanzesca dalle tinte ťorti, dagli sdierni sommari, dalle sífuazío-ni patetiebe, eccessíve o legate alia cronaca nera: si ricordíno il napoletano Francesco Masteiani {1819-1891) e la piemontese Carolina Invernizio (1858.1916). 8.1.5. I* rivolutíone romanfiat. Superameiiio Ľ. Romantidsmo (cfr. parole, tav. 101) influenza in modo decisivo ľatte, la dti moddli letteratura, ľideologia, il costume quotidiano delľEuropa nella prima metä del dassrastm sec0]o xn£. genera lma vera rjVoluzione ehe d induce & deflníre ľintero Ottocento il «secolo romantko» e segna un profondo dístacco dal secolo precedente e da una tradízione che quasi ovunque era rirnasta legata sostanzial-mente ai rnodelli ckssko-umanistki elaborati tra Quattrocento e Cinquecento. Dalľiliumirasmo Secondo uno schema storko molto diffuso, si usa vedere nel Romantici-«1 Runsmticisroo smo in primo luogo una reaziooe all'Illuminismo, una riscoperta del sentimente in opposizione alia ragione. Ma giä nel capitolo 6.7 abbiamo visto come quella nuova sensibilita che si sviluppa nella seconda metä del secolo xvtn fos- 8.s. L'Europa e lltsiia tra Restaurazione e tivokziod 603 se intrecciata ad alcuni aspetti della cultura illuministica. II Romantidsmo si origina da quella nuova sensibilita, dalla nuova esperíenza dell'io {spesso in opposizione al contesto sociale}, dalla nuova attenzione al negativo. Dí fronte allo choc delia tivoluzione Irancese, quella nuova sensibilita si approfondisce e si complica, si espandeín piú complesse concezíoni dei mondo, in sistemi ideolo-gici e politici, in modidi espressione e di comtmicazione completamente nuovi rispetto al passato. ,Si rifiutano molte prospektive iiluministiche, ma spesso i presupposti di questo rifi uto giä sono presenti in aspetti e tendenze delTIllumi-nismo stesso; e sorto il nome di Romantidsmo finiscono per raceogliersi orien-tamenti anebe tra loro contrastantí, ideologie e scelte polítiche opposte: esalta- paeole tav. 101 Rotnantico/Romantíeismo La parola romantičtí ebbe otigine in Inghilterro: 1'aggettivo romantic vi era usato giá nel Seicento per riferírsi al mondo dei vecdii romanzi cavallereschi, a quanto di incredibile vi era narrato. Ma nd corso dd Settecento, spede col diť-fondersi della nuova sensibilita, il termine cominció ad assumere anche un'ac-cezione posítiva, indicando il fascino della nátura sdvaggia, delle figure fatita-stiche o soprannaturali, dd passato lontano, dd mistero e dd sentimento. D termine inglese dapprima hi tradotto in Francia con pittoresque, "pittoiesco", e romanesque, "romanzesco" (riferiti soprattutto al paesaggio e ai suoi effetti suU'imniaginazione); fn poi coniato 1'aggettivo romantique, che sottolineava la partecipazione commossa dell'anima agli spettacoii della nátura. Dal francese romanliqite si orígírto 1'italiano romantico, il eui uso ě attesiato solo nel 1814; ma giá da alcuni anni i nuovi serittori tedeschi avevano usato 1'aggettivo romttn-tisch e il termine astratto Romantik (tradotto in inglese romanticism, in francese romantisme, in ítaliano romantidsmo) per riferirsi all'inquieta sensibilita moderna e per distinguerk da quella « classics* (il primo a fissare questo uso era stato Friedrich Schlegd, nel 1798, cfr. 8,1,7). NelPuso dd termine era implícito il riehiamo al mondo medievale, alle prime forme dei linguaggi volgari e dell'immagkiaziorse romanza, aí generi e aJla materia rotnatizeschi (cfr. 0.2.1 e genem etecniche, taw. n, 99,100,114 e hj). U grande successo dd Romantidsmo estese Puso deiTaggettivo romantice, con il quale si fini per fare riferimento a qualcosa di patetico e sentimentalc, al gusto per il Medioevo, alTimmaginazione romanzesca, a vaiie forme di irrazionali-smo; inoltre, nel piú banale linguaggiodei mass-media, sul moddlodeii'uso at-tuale dell'inglese romantic, aJTamore piú languido e appassionato. Come concetto storiografico, queílo di Romanticistno puo avere un uso re-ktivamentc ristretto. riferito alia nuova sensibilita e alla nuova arte europee tra la fine del Settecenro e k prima meta de.U'Ottocento, a esperienze che tendeva-no a definirsi espficitamente come * romantiche » o che comunque erano in di-retto rapporto con una cultura dominata dal Romanticismo: in questa storia letteraria il termine é usato in qtiesťdtíma aceezione. r 604 Epoca 8 Restaursziotie e Rišorabrjento (1815. i86x) 8.1. ĽEutopa e 1'ItaHa tra Restaurazione e rivoltiziom 605 Ľindividualisr AífenňaBkmc dei valori íl concetto di popolo e soľitudmc delľindividuo zioni dell'assolutismo e delľorduie cosütuito, atteggiamenti rivoluzionari e li-beitari, posizioni di moderato equilibrio, ecc. Nonostante la varieta delle sue espressioni, ě comunque possibile ricono-scere alcuni caratteri generali del Romanticismo ehe lo allontanano dalle con-cezioni prevalenti nel secolo xvm. Uindividualismo, giä tanto diffuso nella cul-tura e nella vita sociale del Settecento, diviene esaltazione del valore e delia liberta assoluti delľuomo; questí rkonoscela sua esperienza privilegkta nelľar-te e nella poesia, intese dai romantici non come strumento di comunkazione e di conoscenza razionak, né comemezzj priviiegiati di rapprescntazíonc delia natura, ma come manifestazioni del genio, esperienze assolute e vitali in cui si concentra il significato delľesistenza del singolo e delia societa. E il« genio » é tanto piú alto quanto píú ľiassume in sé tutto il valore e lo spirito di un popolo, di una comunitä e di un tempo da cui egli trae i suoi elementi vitali. U culto del-ľindividuo si incontra cosi con la ríscoperta e ľaffermazione dei valori nazio-nali: si rifiuta ľideale illuministico di una universalita delia ragione e delľuomo e si rivendka il valore dei caratteri origináli di ogni ntzzione; m essi si seopre un senso di profonda veritä, ehe va studiato storicamente, rifiutando la ctitica illu-ministica alle tradizioni e alle supersttzioní popokrí, ora rkonosciute ed esalta-te nella loto forza interna, nella loro capacitä di costituire saldi légami di vita collettiva (cfr. parole, tav. 102). Ľinteresse per la vita e k storia dei popoli eu-ropei si risolve in una passione per il mondo medievale, per i suoi miti e le sue eredenze, e in una iívendicazíone del valore delia religione, capace di dare un senso non erřjmero alla vita. Ii rapporto tra il culto delľindividuo e quello dei valori popolari, storici e religiosi, non é perö lineare: quando il Romanticismo si riferisce alla vita collettiva dei popoli puô evocare immagini e concezioni assai diverse tra loro: c'e chi pensa a un «popolo» tutto immerso nelpassato piú lontano, primitivo, inge-nuo e fiabesco, puramente letterario, e chi invece al« popolo » cristiano, a una visione religiosa, «medievale», delia comunitä nazionale; c'č chi intende per «popoio» k piú attiva borghesia nazionale; chi pensa piuttosto alľaristocrazia legittimista, sostegno del trono e dell'altare, e chi invece al« popolo » dei poverí, dei lavoratori e dei comadini. In altri casi, poi, la singolaritä delľindividuo viene affermata contra tutto e contro tutti, con atteggiamenti di rivolta assolu-ta, di disprezzo anarchico per ogni tipo di societa. Essenziale e íl rapporto dei romantici con k natura: non si tratta solo di sensibilita per gli aspetti oscuri del paesaggio naturale, ignorati dalla precedente tradizione poetica e artistíca, ma di una concezione delia natura come otga-nismo vivente, di cui ľuomo ě pienamente parte: la natura e specehio dei senti-menti e delle passioni ehe agitano ľuomo perché anch'essa ě animata da sentiment! e passioni, perché in essa circola un flusso vitale, una profonda forza in-distinta ehe ha caratteri divini. Nel pensiero illuministico prevaleva una visione meceaniástica (cfr. parole, tav. 86) delia natura, vista soprattutto come un sí-stema diforze estraneo alľuomo: ora in essa si riseopre \m principio spirituále, secondo antkhe concezioni neopiatoniche ed ermeliche (cfr. parou., tav. 36) e antiche forme di conoscenza magica delia realta. Strumento essenzkle per co- parOLE tav. ro2 Folclore I! termine, che si usa serivere anche nella grafia inglese folklore, e srato co-niato a metá dell'Ottocento da tm archeologo, mediante l'unione di due parole itigiesi,/o/&, "popoto", e lore, "dottrina, credenza", per disegnare il saperc ele tradizioni popokri. La diffusa curiositá, sviluppatasi nella cultura romantica, per le tradizioni dei vari popoli e il nuovo orizzonte degli studi antropologici (cfr. parole, tav. 122) portarono nel secondo Ottocento a un'ampia diffusione del termine, per indicare tutio il patriroonio di costumi, credenze e valori risa-lenti alle epoche piú arcaiche e aucora vivi presso le popolazioni moderně. Sorto la parola foldore vennero compresi cosi i diversi aspetti della vita popokre, visti spesso nei loro caratteti esteriori, nei loro colori piú superficial!, e non nel-le loro piú profonde strutture materiali e sociali. Da quřanche 1'uso spregiativo o riduttivo dell'aggettivo folcloristico, che nel linguaggio corrente indica spesso quaicosa di pittoresco, una visione del «popolo» limirata a queglí aspetti che colpiscono I'occhioesuscitano un'adesione solo sentimenrale, non legata a una conoscenza delle rcalí condizioni della vira popokre. Per questo gli antropolo-gi e gli studiosi delle tradizioni popolari, per definire il loro campo di studi, preferiscono oggi cvitare 1'uso di questo termine. municare magicamente col flusso indistinto della natura ě per i romantici pro- n simbolo prio la poesia: per svolgere tale funzione, la poesia ha bisogno del simbolo, che s 1'malogia condensa 1 iberamente fasci di iminagini e signifkati profondi e segreti, e delľa-nalogia (cfr. termini base 10), che crea inedite corrispondenze tra gli aspetti anche piú lontani della natura e dello spirito. Ma, nelľelaborazione di immagi- Soggettivism ni e simboli, rispetto alľuso delle diverse tradizioni eristiane, neopiatoniche, 'n* ermetiche, magiehe, alchemiche, il Romanticismo introduce una illimitata liberta del soggetto, una esasperata tensione e partecipazione creativa deľľio; ma alľesaltazione si alterna spesso Vironia, che per i romantici ě un modo di svekre la presenza - nelľopera - della soggettivitä, cioě delľindividualitä delľautore. Rinnovando le varie tradizioni simbolkhe, il simbolo romantko cerca di dar voce a un'esperienza assoluta, si concemra sul proprio valore di espressione intera e presente, non si accontenta di essere un sempíke momente delľascesa verso esperienze superioři: nella sua immediatezza, la poesia vuole afferrare il senso totale della vita, essere tutto, rompere i limiti delľuma-no, fino a protestare con violenza contro quanto impedisce e condiziona la ri-cerca di assoluto. La nozione romantica delľorgankitä della natura si collega a un senso mol- II culto to vivo del suo divenire, della sua storicitä: e proprio da questa storicitä delk "W»SK)ti» natura ľuomo é indotto a ricercarc il passato e ad anekre al futuro. Qui ě uria delle giustifkazioni fondamentaii del culto romantko per la storia: sia il mondo naturale che il mondo umano si coneepiscono incontinuo divenire, non ap- ■ 6o6 Epoca S Restaufazione e Risorgímento (1815-1861) S.i. ĽEuropa e I'ltalia tra Restaurazione e rtvoltrzionf fiov Moiteplititä degti eäit! Analisi interiore e Äerfometitaltstoo La ternatica amorosa Le mantfesräzionj del negatívu Ľantico e Pesotico [I quoEidiano paiono maí compiuti, tendono a mutamenti e tivoluzioni (e anche ľ arte e la poesia tendono all'incompiutezza, al rifiuto delle sístemazíoni definitive, ai modi frammentari che riflettono in sé la precarietä dell'esistenza), La nuova fi-losofía ídealistica tedesca, che matura proprio in rapporto col Romanticismo. centra la sua attenzione sulla condizione dell'io, sul suo rapporto con la natura e con la storia, sul senso del divenire e delia tradizione. Da quesfi caratteri fondamentaii del Romanticismo (nuovo rapporto tra individuo e «popolo», visione delia natura come organismo vivente, senso del divenire e della storia, ricerca di un'arte e di una poesia simbolica) si sviluppa-no molteplici temi, orientamenti, comportamenti, ideologie, a cui qui si puô accennare solo in modo molto rapido. La nuova attenzione all'io delľíndívkluo si traduce in forme sotttli di analisi del-la sensibilita anteriore, in esasperate esibizioni del sentimento e delia passione, in un'attenzione esclusiva al «cuore», ai suoi palpiti e ai suoi languori (e cio finisce per earatterizzare molte forme del comportamento, arricchendo di una ritualirä pa-tetico-sentimentale la vita quotidiana di tutta la borghesia ottocentesca). La sensibilita alio stato piú puro trova la sua espressione essenziale nella musica, che ě la forma artistka preferita dal Romanticismo, perebé consenre di tessere asso-ciazioni segtete di suoni, di dar voce all'inesprimibile, di suscitare e seguire il movi-mento delle passioni. I] terreno di piú intensa manifestazionedella passione romantica e naturalmente quello ddľamore, esperienza in cui si esprime la forza di un'assoluta totalita, dt una piena partecipazione dell'uomo al flusso vitale delia natura: la donna, creatura al tempo stesso divina e terrena, partecipa alia quotidianitä della vita borghese, ma nella sua bellezza e nella sua dolcezza rivela quaicosa di sovrumano e di eterno, of-fre una promessa di felicita infinita, di contatto al di fuori di ogni limite, e consente di riconoscere ľessere piú autentico delľuomo. Ma la forza divina detľamore trova sul suo cammino ostacoli minacciosi: quasi sempře si scontra con le pití banali con-venzioni sociali, tanto ehe i suoi piú dirompenti aspetti erotkí e scnsuali sono co-stretti a sublimarsi in esaltazioni ideali e sentimentali; essa riesce ad affermarsi fino in fondo con la morte e la distruzione, secondo schemi che fanno rinascere i modelli esttemi dell'amore cortese (e tra le figure di amanti care ai romantici sono in primo piano quelle di Tristano elsotta, cfr, 0,3,4), Insieme alľidealitä piú sublime, ľamo-re mette in gioco cosi le piú oscure forme del negativo. Il Romanticismo ama tutto ciô che e oscuro, la notte, i paesaggi lunari e tempestosi, i fantasmi del. sogno, le tracce di ciô che non riesce a rivelarsi alia coscienza. Terna la rappresentazione della follia, delia rovina, di tutto do che distrugge ľanima, il corpo, le cose. Predilige eroi che portano in sé la distruzio-ne e la malattia, segnati da qualche cosa di inspiegabile che sorge dalloro stesso io, votati al fallimento: banditi, ribelli, suicidi, vtaggiatori ehe non raggiungono mat nessuna meta, in cammino verso ľignoto. Alio stesso tempo il Romanticismo ama rappresentare con cuta descrittjva ambienti complessi e ricchi di colore, movimenti di massa e realtä collettive: ama evocare tempi passati e lontani finprimoluogo ilMedioevo), tradizionimisteriose, riti sontuosie teatrali, usí e comportamenti ístintiví, crudeli, barbarici, mondi esotici e awentufosi (forte, in questo senso, anche il fasdno esercitato dall'Ortente). Ma, oltre ad anelare a una vita lontana, il Romanticismo susdta un'attenzione nuova ai caratteri con- creti, agli aspetti visivi della stessa realtä contemporanea, alle condizioni e ai particolari della vita quotidiana, alle sue occasioni private e collettive colte nella loro dimensione storica e sodale: dalľorizzonte romantico sorgono anche nuove forme di rappresentazione di tipo realistico. 8.1.6, Bstensione, limiti, radici sociali del Romanticismo. Il concetto di Romanticismo é stato spesso esteso a categoria umana e cul-turale: cosi si ě vista in esso una tendenza eterna del pensiero e delľarte verso l'oscuro, ľirrazionale e il negativo, opposta e complementare alia tendenza verso la chiarezza e la razionalitä propria dd classicismo. Ma al di la di tutte le estensioni e di tutti gli adattamenti nell'uso del termine Romanticismo (cfr, parole, tav. ior), nelT'ambito della stotia letteraria /esta preferibile utilizzarlo per riferirsi ai noovi modi artistici, alle nuove ideologie, ai nuovi comportamenti ehe si affacciano e si diffondono in tutta Europa tta la fine dd Settecento e la prima metä dell'Ottocento e che esplicitamente designano se stessi come « romantici». Da questo punto di vista, appare chiaro che ľetä romantica inizia in date diverse net vari paesi (in Italia solo nd 1815) e che la sua spinta creativa si puo considerate esaurita intorno alia metä del secolo. Per tutto il resto dell'Ottocento il Romanticismo soprawive pero nella vita sociale, come fenome-no di costume, e in una letteratura di consumo piena di languori, di pose esage-rate e di schemi narrativi convenzionali, in una versione intimista, moralistica e rispeítosa delľordine sociale; tuttavía, dalle radfci romantiche si svilupperan-no poi anche i diversi aspetti dell'arte «decadente» e simbolista, con nuove ri-bellioni all'ordine costituito (cfr, il. cap, 9.2). A proposito delle radici sociali del Romanticismo, si sono avute interpreta-zioni contrastanti, giustificate dal fatto che a questo movimento aderirono in-tellettuali di diversa origine, aristocratici, borghesi e piccolo-borghesi, e dal fatto che non sempře ě facile distinguere, nelle ideologie romantiche, aspetti conservatori e addirittura reazionari da aspetti progressist! e rivoluzionari (e molto vario, del resto, fu il giudizio ehe i romantici diedero della rivoluzione francese e degli awenimenti successive. Certo, molto in generale, va ricono-sciuto die la sensibilita romantica appare come una risposta e una reazione di tutta la societa europea al disorientamento create dalla rivoluzione politica e da quella industriale: i nuovi atteggiamenti e comportamenti sono senz'altro Iegati al diffuso sgomento per il crollo di capisaldi secolari, di valori c di poteri che fino allora parevano immutabili, per le sorpreudenti modificazioni del-I'ambiente naturale e sociale. Questo sgomento agisce in modi diversi su tutte le ctassi sociali, suscka ovunque una miscela di paura, curioskä, speranza, che gli intellettuali esprimono e traducono ndle forme e nelle scelte piú varie e contrastanti: e'e chi tenta fughe in avanti, proiettandosi in un divenire distrut-tivo, e chi cerca di rifugiarsi nei valori piú antichi e tradizionalí, neí percorsí piú intimi del« cuore». In questo comesto troviamo diversi usi dell'arte: come forma di consenso sociale, come reintegrazione di valori collettivi, come espres- rl Romanticismo btterana La sgoineoto di fronte aik rÍTOlusiocc Conti addittorietá delle reasioni Ľarte come rotrura radtcale 6o8 Epoca 8 Resfaurazione e Risorgtmerrto (1815-1861} sione di un nuovo bisogno di partecipare alia vita nazionale; o, al contrario, come «luogo» del dissidio radicale tra i caratterí del «genio» ela normalita della vita sociale, come opposizione alle tendenze prevalenti nella societa, come estraníamento dell'artista rispetto alio sviluppo industriale e borghese (soprat-tutto intorno alia metä del secolo, cfr. 9.2.1), Poesií mgenua e poesia sentimentale tí gruppo di Jena 8.1.7. Tendenze e fasi del Romanticismo europeo. tn Germania In Germania, prima che in ogni altro paese, si cercano forme espressive comple- tamente nuove, che intendono dar voce a un mondo storico-popolare oppure a una irridueibile soggettivitä: motivi che le tradizionali norme di convenienza, di decora, di chiarezza non saprebbero afferrare ed esprimere. Verso questa rottura col passato tendono anche autoři che attraversano molte-plici esperienze e che, nell'insieme della loro opera, attingono un nuovo equilibrio « classico», rifiutando i caratteri distruttivi del Romanticismo estremo, come Wolfgang Goethe (cfr. anche 6.7.3)e Friedrich Schiller (1759-1805). Fondamentali per lo sviluppo del Romanticismo sono comunque la produzione teatrale di Schiller e il suo celebre saggio Über naive und sentiment&liscbe Dichtung (Sulla poesia ingenua e sentimentale, 1795) che propone una distinzione fundamentale tra due aspeiti della poesia: ingenua ě la poesia degli antichi, nata a duetto contatto con la natura, oggettiva e impersonale, dai lineamenti precisi e definiti; sentimentale é la poesia piú propria dei moderni, basata su una frattura tra l'io e gli oggetti, tra ['ideale e il reale, riflessiva, dai contorni indefiniti che Fawicinano aíla musics. Portando all'estremo tale distinzione, si arrivö a formuláře una opposizione net-tíssima tra una letterattira classica e una letteratura romantica: propugnatore di questa fu il gruppo di Jena, che si raccolse tra la fine del Settecento e l'inizio dell'Otto-cento intorno ai fratelli Schlegel, Friedrich (1772-1829) e August Wilhelm (1767-1845); il suo organo fu la rivista «Athenäum », uscita tra il 1798 e il r8oo. Da questo gruppo, il primo a designarsi esplicitamente romantico, venaero elaborati i concetti critici e teorici alia base della letteratura romantica: esso insisté soprattutto sulla tensione totalizzante, sulla liberta dalle regole, sul luolo essenziale della fantasia. Nel primo trentennio dell'Ottocento si ebbe un periodo di eccezionale e tumul-tuosa espansione della cultura tedesca, sull'onda della rivoluzione romantica: una grande produzione teorica e filosofica (con i sistemi della filosofia idealistica, fino alia grande filosofia dialettica di Georg Wilhelm Friedrich Hegel, 1770-1831, forni-sec un affascinante e compatto strumento di interpretazione del divenire storico), una nuova attenzione critica alle diverse forme artistiche, un recupero di forme, motivi, tradizioni popolari, una série di opere basate su un nuovo umorismo narra-tivo, pieno di elementi inquietanti e fantastid, o su una affermazione di passioni tragiche e distruttive, ecc. In campo filosofico una critica radicale dell'tdealismo, che doveva averegrande importanza per il moderno pensiero negativo, Venne condotta dal pessimismo irra-zionalistico di Arthur Schopenhauer (1788-1860). Nell'orizzonte romantico si in-seríve anche la nuova attenzione al carattere irridueibile dell'esperienza espressa nel pensiero del danese Sören Kierkegaard (1813-1855), che sarä alia radiče deilW-stenzialismo novecentesco (cfr. Pasole, tav. 159). InlneMterra hi Inghilterra temi e atteggiamenti di tipo romantico si affermano ampiamente giä alia fine del Settecento, anche se allora non sorge un movimento che esplicita- La rivohmone romantica tedesca 5.1. ĽEuropa e ľltalia tra Restaumione e rivoluzioni 6ov mentě si designi come tale: uell'arco di pochi anni si trovano a operate vari autori (soprattutto poeti) ehe rifiutano di apptcare precise etichette alia loro opera, ma approfondiscono una tematíca e un Mnguaggio orientati chkramente in sersso romantico. Qui tkordiamo almeno: William Wordsworth C1770-1850), SamuelTay- u poesia lor Coleridge (1772-1834), John Keats (1795-1821), Percy Bysshe Shelley (1792-1822), e quelle che fu il poeta piti celebre e fortunato ai suoi tempi, imitato dai romantici di i utta Európa per i suoi gest i eroici e per il suo repertorio poetico (ribelli, banditi, piráti, eroi che affrontano imprese impossible, amori senza limit), violenze barbariche, ambienti esotici, ecc), anchese preferi definirsi classicoe non romantico, George Gordon Byron (1788-1824), mono in Grecia mentre combatteva per la liberta di quel paese. In Inghilterra, dove sempre forte era stata la curiosita per il Ľ romanzo Medioevo, nasce uno dei generi essenziali della letteratura romantica, il romanzo storfco storico (cfr. generi etecniche, tav. 99), con l'opera di Walter Scott (1771-1832). In Francia, durante gli anni rivoluzionari e napoleonici, cominciarono a diffon- In Francia dersi atteggiamenti di Romanticismo antiilluministico, fortemente conservatore, il cui esponente piu celebre fu Francois-René de Chafeaubriand (1768-1848); ma di Romanticismo si cominciô a parlare in termini espliciti solo dopo l'entusiastica pre-sentazione della cultura tedesca ad opera di Madame dc Staél nel trattato De I'Alle-magne (cfr. 7.1.9). Tra i maggiori poeti romantici francesi vanno ricordati Alfred de Gli autori Vigny(i797-i863),AlphonsedeLamartinc(i790-r869) e Victor Hugo (1802-1885), che sperimenta i piú vari generi letterari fino al romanzo realisrico e popolare (cele-berrimi Les Misérables, I Miserabili, 18Ů2), e che, da iniziali posizioni monarchiche e cattoliche, si sposta sempre piti decisamente verso posizioni democratiche e re-pubblicane. Tematiche, modi di vita, atteggiamenti romantici si trovano anche nei due grandi maestri francesi del realismo narrativo ottocentesco, la cui opera dá ľimmagine piú complessa e intensa delľetá della Restaurazione, ma non puô essere comprcsa direttamente sotto l'etichetta del Romanticismo: Stendhal e Balzac. 8.1.8. Rottura e sopravvivenza delsistema dei generi. Contro ogni norma Nel cercare la piú assoluta forza espressiva, nel niirare alia piú intensa e libera rappresentazione, la letteratura romantica rompc il tradizionale sistema dei generi: in linea di principio essa si an nette tutte le lorme del reale, e proprio per questo non puô tollerare le esclusioni, i limiti, i codici tracciati dai generi letterari. Per i romantici unica legge e il « genio», che sa far risuonare nella propria creativitä tutti gli aspetti, anche í piú contrastanti, del mondo soggettivo e oggettívo: ai classici, per secoliconsidciaüi modelli piú akí ditutta laletteratu- I nuovi mod ra occidentale (Virgilio, Cicerone, Orazio, Petrarca), si sostituiscono tre grandi poeti giä «riscoperti» nella seconda metä del Settecento, dotati di eccezionale densitä storica e rappresentativa, di una potenza originaria che sfogge a ogni schema normativo e razionalistico: Omero, Dante e Shakespeare. Ma il rapporto con questi nuovi modelli non si risolve in una mera imitazione; piut-tosto in uno stimolo ad abbandonare le equilibrate forme poetiche razionalisti-che e classicistiche del secolo xvm e a ricercare modi espressivi piú intensi e vi-branti, materiali linguistici di diversa origine, legáti alia coneretezza del reale o sospesi in orizzonti arcaici, esotici, popolari. 6io Epoca 8 Restaurazioíre e Risorgimento (i8ij-i8či) Un'cäpxessivrtl La poesk non cerca I'eejuilibrio e la pacata conversazione, ma l'accensione píůintaisa sentimentale o fa densitä narrativa, e tcnde in varimodialraccontt); nello stes so tempo ekbora forme metriche nuove, capaci proprio dí contenere piú fořti accent! sentimentali, dí garantire un piú ampio respiro, di ínserírsi in un oriz-zonte popolare e collettivo. Si mira inoltre a rompcre il confine tra le Stesse forme e tecníchc artístichc, specialmente quello tra la poesia e la musica. Codfci mjovi La rottura del sistema dei generi non ě comunque radicale. II Romantici-smo non si spinge fino all'anarchica espíosione della parok a cui mirerarmo le avanguardie del Novecento, ma costruisce miovi codicí, che spesso si ricollega-no a queUi tradizíoftali rinnovandone le forme, Mberandoli da regole troppo vincoknti e storicamente logore, senza annulkrli del tatto. E spesso le nuove forme romantiche si irrigidiscono a loro volta in artifkiali convenzíoni, si tra-sformano in moduli banaíi e ripetitivi, amati dal pubblico borghese, ma privi di ogni vitalita. La urica Per quanto riguarda la Urica, entrano in crisi le forme chiuse della tradizione pe- trarchesca (ma in molte letterature mantiene notevole vitalita il sonetto; per 1'uso del sonetto in Italia, cfr. anche 7.3.4), sostituiteda forme Ubere, spesso scelteo create dai singoU poeti in funzione dclle loro esigenze espressive (é il caso, in Italia, della canzone libera di Leopardi, cfr. generi e tecniche, tav. 110). In Germania e in In- genesi E TECNICHE tav. IO3 Ballata rornantica/Romanza Si tratta di termini relativamente indefiniti, indicanti un genere di poesia m-sieme Urica e narrativa, in cui l'effusione sentimentale si accompagna a uno svolgimento di motivi romanzeschi, che si modula secondo un rštmo di caratte-re popolare e intende rivolgersi a un pubblico di ascoltatori partecipi e soUdali. II termine ballata non ha qui alcun dirctto rapporto con queUo che designa la tradizíonaie forma metrica {cfr. generi e tecniche, tav. 21), ma si riaUaccia pktttosto aU'uso che ne veniva fatto in Inghilterra e in Germania per indicate componimenti popolari di tipo epico-lirico, moho amati e variamente ripresí dagli scrictori romantici tra la fine del Setteccnto e il primo Ottocento. Alle bal-late deU'Europa settentrionale si riß Berchet (cfr. 8.2.6), autore di testi che ccr-cano un ritmo epíco e popolare, lirico e narf ativo. Spesso questo genere viene indicato anche con il termine di romanza, che ha k slessu radiče etímologica di romanzo (cfr. generi e tecniche, tav. ri) e che si ricoüega a romance, parok spagnola indicantefe forme poetiche piú diverse, connesse in qualche modo alle forme originarie e popolari della letteratura romanza. II sostantivo romanza (come anche ballata) viene poi genericamente riferito, neU'Ottocento, a varie forme poetiche (di diversa estensione) legate al canto e all'esibizione davanti a un pubblico, mentre nei'airsbito della musica viene usato per definite forme melodiche per canto e strumenti; piú specificamente, neU'opera, esso indíca le árie litico-patetiche, di carattere fortemente melodico. 8.1. ĽEuropa e ľltalia tra Ressaurazííme e rivoluzioai 611 ghilterra nuove forme proiettano la Urica verso misure narrative, eonferendole un respiro di tipo popolare: se ne tenia una ricca speaimentaziotie, riprodotta in Itah'a neUe forme ddla ballata romantica e deUa romanza (cfr. genesi e tecniche, tav. 103). Per quanto riguarda la narrativa, U posto centrale viene assunto dal romanza, La narrativa che, dopo la vasta sperimentazione settecentesca, si volge verso !e direzioni piú varie, sovrapponendosi ad altri generi, assimilandoU, accogUendo gli aspetti e le voci della storia, delk realtä, deUa soggettivitä (se ne hanno allora forme particolari, come il romanzo storico e il romanzo diformazione, cfr. generi e tecniche, taw. 99 e 115). Una forma narrativa di grande successo ě anche la novella in versi (cfr. generi ETECNICEIE, tav. IO4). NeU'ambito drammatico restano piuttosto in onibra le forme comiche (a parte I graeri notevoli eeeezioni, quello de! comico ě un terreno poco battuto dai romantici), dramroatict mentre si ha una rivitalizzazione deUa tragédia storica, con una immissione di dementi leggendari e fantastici e la rottura delle regole classicistiche, secondo il grande moddlo di Shakespeare. Ma il tipo di dramma piú significativo del teatro ro-mantico é queUo in cui si intrecciano dementi storici e realisdci, in cui la sublimitä tragica si incontra con il grottesco e con frammenti di realtä quotidiana, in modi ri-dondanti ed eccessivi (come nel teatro di Victor Hugo). In Italia, le forme della letteratura teattale europea trovano unloro particolare adattamento nell'opera in musica, che offre una síntesí e sempUficazione dei nuovi schemi della Urica, della narrativa e del dramroa romantico (ma cfr. il cap. 8.7). 8.1.9, Ľltaliä e la cultura romantka europea. Nonostante la sua limitata partecipazkme ai grandi svíluppi dei Romantici- Un pause smo europeo, il suo concentrarsi nella ricerca delľ indipendenza nazíonale, ľl- «romaati talia della Restaurazione e dei Risorgimento si presenta come un paese per ec-cellenza «romantico», ehe attrae i romantici stranieri per lo splendore dei suoi paesaggi naturali e dei suoi monumenti storici, per il forte contrasto ehe pre- GENERI E TECNICHE tav. IO4 Novella romantica in versi Ě una forma narrativa di media ampíezza che soío per la sua estensione si riaUaccia alpoemetto e a\hnovella in versi'{cfr. genem e tecniche, tav. 89): ai motivi deila novelUstica tradizíonaie essa sostítuisce una matena storica, pateti-ca, esotica, con colori molto fořti, con situazioni eccessive, quasi sempře con qualcosa di lugubre o di lacrimoso. Furono le numerose novelle in versi di Byron (cfr. 8.1.7), pubblicate tra U 1813 e il 1816, a diffondere in tutta Europa il gusto per questo genere, che in Italia ebbe i suoi primi esiti nelle novelle del Grossi (cfr. 8.2.8). Varia fu la produzione di novelle in versi a partite dagli anni Venti: a queUe di ambiente storico se ne affiancarono altre di ambientazione contemporanea e di ispirazione parzialmente « realistica », come I'Edmenegar-í/adclPrari (cfr. 8.5.8). Epoca S Restaurazione e Risorgimcnío (J&15-1861) La cteíľA delia liberta » L'Italifl e I'lnghilteira 11 rapporto con h Germania H giitdizio dei Frances; senta tra una piena solaritä e un senso di passato, dí rovina, di morte. Ľltalia affascina per i] suo «torpore», sotto il quale sembra persistere una vitalita an-cora barbarka e selvaggia, ehe allontana ogoi ipotesí di moderna comunitä civile, Sotto i segni delia sua storia gloríosa e violenta, nelk sua luce rnediteira-nea, ľltalia rappresenta perl'immaginario romantico un insierne di apparenze seducenti, di vicende rieche di colore: ma lo e proprio perché essa appare estranea al divenire delia civiltä, ě una «terra dei morti», una sorta di sconnes-so e imponente rnuseo del patrirnonio orígínarío delia civiltä europea. Un'attenzione díversa alle vicende contemporanee dell'Italia, alia sua lotta politíca e ai possíbíli svíluppi di un'ItaHa moderna, comincia a diffondersi in Európa, presso i gruppi democratic! e progressists, solo dopo le vicende del 1848-49: ľimmagjne delia «terra dei morti» si muta allora in un'inimagitie viva e positiva, ancora di tipo romantico, quella delia «terra delia libertä» (ed eroe romantico per eccellenza ě naturalmente Giuseppe Garibaldi). Pardcokrsneme spíceata, fin dagli anní delia Restaurazíone, ě la euriositä nutri-ts verso ľltalia dagli Inglesi. Alcuni tra í piú grandi romantici di questo paese sento-no il richiamo delia nostra terra, luogo essenziale de] loro immaginario poetico e delia loro stessa biografia: Keats e Shelley soggiornano e muokmo tragicamente in Itália; a iungo vi soggiorna Byron, intessendo rapporti con seríttorí e con cospirato-ri itaiiani (le sue opere, spesso ispirate a tematiche italiane, e la sua figura costitui-scono a loro volta uno del maggiori punti di riferimento del nostro Romanticismo). Fortissimo é poi i! movimento opposto, di intellertuali italiani che si recano in esilio b Inghiiterra, da Foseolo a Mazzini, a quel Giovanni Ruffini che scrive romanzi in inglese {cfr, 8.5.4), Meno diretti futono í rapporti con ľltalia dei grandi scrittori tedeschi: ma per il Romanticismo italiano la contemporanea letteratura tedescafu naturalmente un essenziale punto di riferrmento, anchc se la sua conoscenza fu per b piú isdirctta, mediata in primo luogo dal trattato De l'ÄUemagne della Staěl Tra i grandi scrittori tedeschi furono nori e letti soprattutto Goethe e Schiller, ma per gli orientamenti tcoríci e per k diffusione delie idee romantkhe ebbero un peso notevole la tradu-ziorte del Corso diletteratum dmmmatka di August Wiiheim Schlegel (compiuta da Giovanni Gherardini, 1778-1861, e pubblicata nel 1817). Con la Francia e la letteratura francese i rapporti furono naturalmente piú strettí e frequemi: i numerosi scrittori francesí che soggiomarono in Italia dopo la caduta del regime napoleonico osciliarono tra una partecipe adesione alia realtá italiana, nella coscienza di un destino comune, e la consapevolezza della sua distanza ed estraocitä. Un vera culto dell'Italia fu quelfo di Stendhal (sulk sua tomba vole ad-dirittura essere chiamato «milanese»). Da noi circoiarono quasi tuttí i testi dei romantici francos;, in primo luogo quelli di Hugo (il cui influsso si senti particolar-mente in ambito teatrale). E, sul terreno della riflessione e delľazione politica e sociále, ci fu un continuo scambio tra i gruppi liberáli e democratic! dei due paesi. 8,2. II Romanticismo in Italia S.2.1. Caratteri e limiti del Romanticismo italiano. Di Romanticismo si comincia a parlare in Italia splo con la polemica susci-tafa nel i8j6 dalla pubblicazione, sul primo numero della «Biblioteca kahana^ dell'articob di Madame de Staěl (cfr. 7.1.9) Sulla maniera e ľutilitä delle traduzioni, che conteneva un invito ai letterati. itaiiani a guardare al. di lä delle Alpi, a cercare ursa letteratura « filosoika » attraverso un confronto con la nuo-va sensibilita europea, Un vero movimento romantico, guidato da un gruppo operante a Milano, si riconobbe proprio nella comune difesa dei suggerirnenti della Staěl, awiando una battaglia per ľapertura della letteratura italiana alle esperienze contemporanee, soprattutto tedesche: do comportô un rifiuto di forme, schemi, regole della tradizione classicistica. Grazie a questa battaglia, alcuni dei prindpi fondamentali del Romanticismo si affermarono anche in Italia nel corso degli anni Versti e dominarono i'orizzonte della letteratura e della sensibilita pet gran parte del secolo xix, Rispetto alle linee generáli di quelle europeo (cfr, 8.1.5), & Romanticismo italiano presents prospettive piú limitate e caratteri del tutto partkolari. Esso si distingue per la sua cautela e moderazione: in Italia agisce ancora il peso della tradiziooe classka, che allontana dalle posizioní piú radical!. Alle origini del nostro Romanticismo e'e una continuitä con diverse esperienze defl'ultimo Settecento e del primo Ottocento che avevano espresso una nuova sensibilita, antidpando in parte tematiche romantické, pur rimanendo all'interno della tradizione classicistica: i nostri primi romantici si sentono legáti a Parini e ad Alfieii; guardano, come a maestri piú vicini, ai neoclassici Monti e Foseolo. Anche ideologieamente, pur distaccandosi dagli aspetti piú antíreligiosí e m*-terialistid delľlllumínísmo, íl Romanticismo itahano, soprattutto nelle suefasi iniziali, conserva una relativa continuitä con aspetti dell'Illuminismo (specie quello lombardo), di cui condivide la ricerca di una letteratura «utiles, che coflabori al «perfezionamento» della civiltä. Sullo sfondo di questo spirito di continuitä, si pone ľaccento in primo luogo sul rapporto tra letteratura e societa, e quindi sulk necessitä di dar piena e autentica espressione al mondo contemporaneo. Letteratura e poesia si modi-ficano secondo i caratteri storki delle diverse societä: da ciô deriva il bisogno di una letteratura moderna, che risponda alle esigenze del presente e nello stes- Apertuira alle esperienze europee tin Romanticismo [iKjderatíj con i espenenřa IUmílifiistica Letteraíuia e societä 6i4 Epocs 8 Restaurazjone e Risorgimento (i8ij-j86i) 8.2. II Romantidsmo in kalia 615 so tempo rivolga una nuova attenzione a motnenti storicí trascurati dalla tradi-zíone classicistica, come ilMedioevo, origine e radice delia moderna dvíltäita-Un linguagBio liana. D'altra parte, ľesigenza dí interpretare il mondo moderno comporta una popolare conoscenza nuova delle molteplíci forme delia sua realtä {nella prospettiva di unmoderata«realismo») e una nuova volonta di comtinicazíone, unlinguag-gio non pití rivolto solo ai «dotti», ma capace di raggiungere i sentimenti del «popolo», identijficato, nell'ottica romantica, con la borghesia. La particolare obiettivo situazione politica italiana pone in primo piano anche un obiettivo patriottico nazionale e nazionale, quasi sempre alľinsegna di un liberalismo modetato; e prevalente e setitimemo g p0j n feligiositä ehe vede nel cattolicesimo romano la massima espressíone ie igioso co]]ettjva e autenticamente popolare delia nazione italiana. All'arte vengono cosí attribuiti compiti positivi, come la creazione di una equilibrata «bellezza», comunicabile al pubblico borghese, anche con furtzio-ni morali ed educatíve: siamo molto lontani dalla radicale negativita delle piú avanzate esperienze romantiche, dalla loro ricerca di teľritori inesploratí, dalla loro aspirazione a immergersi nel flusso tumultuoso del divenire. II Romanticismo italiano eviía ľestremismo di quello europeo, in definitiva agísce soprat-tutto come spinta allo svecchiamento delia cultura nazionale, offrendo al pubblico italiano schemi e temi romantid come materiali da apptendere per me-glio partecipare aila vita del presente. E mentre nel Romanticismo europeo si verificano frequenti e violente fratture tra ľarte e la societa, con le prime criti-cbe all'industtialismo borghese, il Romanticismo italiano mira a esprimere le tendenze dominanti nella societa, i valoii«medi» nazionali. In questi limiti, es-so pervienecomunque a una conquista di realismo, di storicita, diinquieta reli- Dueccccáoni: giositá « popolare », soprattutto attraverso 1'opera di Manzoni. L'altro grande Mamoní autore del primo Ottocento, Leopardi, parte addirittura da prospettive antiro- c p" mantiche e raggiunge risultati originalissimi che possono essere avvicinati a quelli di čerte piú radicali esperienze europee contemporanee, ma che non possono riassumersi sotto 1'etichetta del Romanticismo (cfr. 8.4.4 e 8.4.17). L'espressione piú caratterizzata in senso romantico - anche se ín modo tutto Vcrdi e l'opes« particolare e «italiano » - di tutta la nostra cultura ottocentesca si trova forse in nmska fuori dell'ambito meramente letterario, nel melodramma di Verdi. 8.2.2. Classici e romantici. Ľarticolo di Madame de Staél (cfr. 8.2.1) suscitô reazíont molto negatíve La polcmica tra i letterati di tradizione classidstica, che sentirono colpito ľonore italiano e da»»o-insorsero a difesa dei classici e delľuso poetico delia mitologia. La polemica romalit,ca classico-romantica (per gli interventi essenziali, cfr. dati, tav. 105) fu condotta sulle riviste letterarie e conobbe momenti di particolare asprezza: in Itália fu il primo dibattito culturale svoltosi su un terreno « pubblico » ed ebbe una serie di risonanze e amplificazioni, determinate dal gioco di botta e risposta tra i vari articoli e dalla curiositä per ľimmediatezza dello scontro in atto. dati tav, 105 La polemica classico-romantica In modo ächematko, si eleneano alcutti interventi nella fase acuta delia polemica, distinguendo queUi dei «elassidsti» da quelli dd « romantici*. Va te-nuto presente che entrambi i fronti ŕurono, al loro interno, molto eterogeneä ed b limitative deňnire conservatrici le posizioni dei classicisti. CLASSICIST! ANONIMO (ma PIETEO GlORDANl) Sut discorso di madams di Staél, « Biblioteca italiana*, aprile 1816. GtACOMO LEOPARDI Leitern ai sigg. compilatoridelia «Biblioteca italiana», r8luglioi8iá,sulla replica delia Staél (non pubblicata), CARLO GIUSEPPE LONDON ID (1780-I845) Cenni critic! sulk poesia romantica, 1817. GIACOMO LEOPARDI Discorso di un italiano intotno alla poesia romantica, 181Ä, inviato nel marzo alio «Spettatore» in risposta al saggio del di Breme sul Giaurro (cfr. 8.4.4). ROMANTICI MADAME DE STAHL Sulla maniera e l'utilita delle tmduzioni, «Biblioteca itälana», gennaio 1816. LUDOVICO DI BSE MB Interna ail'ingiustizia di alcuni giudizi letterari italiani, r8i6. MADAME DE STAEL Letter« ai compilatori della «Biblioteca Udima», «Biblioteca italiana», giugno 1816. ANONIMO (ma PIETRO BÖRSJERl) Avventure letterarie di un giomo 0 consigii di un galantuomo a vari scrittori (cfr. 8.2.5), settembre i8t<5. ANONIMO (mi GIOVANNI BEUCHET) Stil «Cacciatore/eroce» esulla «Eleonora» diGojfredo AugustoBürger. Lettera semiseria diGrisostomo alsuo figliuoio, dicernbre 1816 (cfr. 8.2.6). EEMES VISCONTI (1784-1841) Idee elementar! sttUa poesia romantica, «H Concilistnre», novembre e dkembre 1818, ERMES VISCONTI Dialog) süße unitd dramtnatiebe dilttogo e dftempo, «HCondliatore», gennaio 1819. Epoca 8 Restaurazione c Risorginiento (1815-1861) B.2. II Romatitkismo in Italia 617 La «Bibliotees La rivista sul cui prime- numero (gennaio 1816) era stato pubblicato ľarticolo scatenante defla Staä, la «Bibüoteca kaliana», era nata, a Miláno, come organo culturale ufficiale, fmanziato dal governo austriaco, ma dotato di una notevole autonómia. La direzione era stata affldafa a Giuseppe Acerbi (1773-1846), affiancato da una setie di «compilatori», tra cui figuravano il Monti e i] Giordani (fu quesťul-timo a redigere il Proetnio programmatico e a svolgere un ruolo essenzialc nella prima annata). Pur avendo pubblicato ľarticolo delia Staěl, la «Bibüoteca italiana» diede spazio soprattutto alle posizioni dei classicists, in un'ottica conservatrice tesa a difendere in modo astratto eformalistico l'«onore italiano»: vi prevalsero £ classicist! austriacanti, mentre i classicisti con fdee politiche progressiste, comc il Gior-dani, se ne staccarono molto presto. Mentre in aitri giornaü e riviste furono ospitate le diverse posizioni, i romantici lombardi trovarono la ioro roccaforte nel foglio liberale «Ii Conciliatore», sorto in opposizione alia linea ufficiale; ma la repressione austriaca mise fine dopo pochi anni sia alia rivista, sia ai piú spregiudicati orientamenti romantici che in essa si esprimevano (cfr. 8.2.5). Piú tardi, quando ľereditä del «Conciliatore» fu raccolta tlalla fiorentina «Antologia» (cfr. 8.2.9), k polemiche, prolungatesi stancamente, trovarono un momento di parziale rilancio nel 1825, con il sermone Sulla mitolugia del Monti (cfr. 7.2.4). La linea classicistica, nel corso dcgli anni Venti, risultava co-munque sconfitta, ridotta alia soprawivenza di scelte personali, mentre nel medio orizzonte culturale si imponeva una versione moderata e scmplificata delle posizioni romantiche. Uno sguardo globale alia polemica tra romantici e classicisti (det suoi principáli protagonisti si parlerä nei paragrafi seguenti) mostra che essa ruoto attorno a pochi problemi fondamentali: quello dell'uso delk mifologia classica (a cui i romantici opponevano la storia, la modernita o ľimmaginazione popolare), quello del rapporto con le letterature straniere (duramente osteggiato dai classicisti), quello del rispetto delle unitä drammatiche e delle regolc aristoteliche (a cui i romantici opponevano la liberta delľispirazione e dei movimcnti nel tempo e nello spazio). Spesso í migliori tra i classicisti e i romantici si incontrano in una comune preoccupazione per ['utile, in una rivendicazione del prestigio culturale italiano, in un'aspirazione a una lettcratura di grande respiro, veramente «universale». Tra gli in-terventi classicistici hanno spesso grande valore quclli di Pietro Giordani (cfr. 7.2.7), ehe suscitarono ľadesione del giovane Leopardi; tra i temi discussi da Giordani ci fu anche quello delia poesia diaJertale: egli attaccô, sulla « Bibliotcca italiana » delľii feb-brašo 1816, una collana di operedialettali milanesi: nella letteratqra dialettaleegli vedc-va un segno delľirriducibile particolarismo italiano, ehe doveva essere superato nella «pratica delia comune lingua nazionale», essenziale «istrumento a mantenere e dif-fondere la dvüta». 8.2.3. Un compagno di strada dei romantici: Carlo Porta. Un'operienza Ľarticolo di Giordani sopra ricordato suscito la reazione di vari iiitellet-mflaiiese tuali vicmi alle posizioni romantiche, e in primo luogo queik del poeta dialetta-le milanese Carlo Porta, che tra il marzo e il settembre del 1816 scrisse dodici aggressiv! sonetti contro Ú Giordani. Porta aveva altera giä scritto gran parte deUe sue poesie in dialetto, secondo una prospettiva non ünmediatamente identificabile col Romanticismo, e nei pochi anni di vita che gli restavano fu at- «il Coneíli.yloíe .> LV Antológia w Una disaissione dagli orizzonti L'utile 11 contribute di Pietro Giordani Ľadesione ai Romandctsmo tivo fiancheggiatore de] gruppo romantico milanese, intervenendo nella polemica con vari componimenti dialettali. Ľadesione del Porta alle prospettive del Romanticismo lombardo non si- Coutinuítä gnifica che tutta la sua poesia si debba definite come « romantica »: la sua scelta della «AM* dialettale, le sue tematiche, il suo orizzonte ideologico appaiono in realtä abba- 10 cltil * stanza singolari e riconoscono le loro radiči soprattutto nella tradizione dialettale milanese. Da questa tradizione Porta deriva un'attenzione alia vita quoti- Una poesia diana, in specie degli umili, uno spirito comico accompagnato da una intensa conI"> ">i»SW carica morale, un gusto per un dialetto ricco di invenzionestilistica e nello stes- soa e so tempo aderente alle cose, una disposizione 9 definire comicamente ie con-traddizioni tra le presunzioni ideali degli uomirú e la concretezzafisica dei loro comportamenti: e a tutto do egli sovrappone una originale e spregiudkata capacity di rappresentazione, una beffarda aggressivitä contro i falsi valori, contro tutte le forme dell'ipocrisia sociale. EgU ě ancora vicino agli atteggiamenti difondo deU'Illuminismo lombardo, da lui trasferitvinunmondoormai «bor-ghese », quello di una Mikno che negli anni deOa Repubblica e del Regno napo-leonico era divenuta il centra della vita economica, politica e culturale italiana. Su queste basi, ľadesione al Romanticismo, per il milanese Porta, ha il si-gnificato di una spontanea partecipazione a un fenomeno «moderno», alľa-spetto piú vitale del mondo culturale in cui egli si trova a vivere, e costituisce l'esito piú vicino alia prospettiva antickssica e antipedantesca naturalmente legáta alia sua esperienza dialettale: Romanticismo per lui ě soprattutto scelta di buon senso letterario, difesa della spontaneita e delk comunicativitä del di-scorso poetico, adesione alle forme reali del presente, mentre lo interessano ben poco l'entusiasmo per il Medioevo o il gusto eroico-tragico. La vita del Porta ě quella di un borghese milanese, impiegato ad alto livello nel- L« vita I'amministrazione statale, che passa attraverso tutti i mutamenti politici che hanno luogo tra la fine del Settecento e il primo Ottocento. Nato a Mikno il 15 giugno 1775 da famiglia benestante, fu impiegato all'intendenza di finanza sotto il governo austriaco e dal 1804 rientrô nelľamministrazione statale, come sottocassiere del-l'Ufficio del debito pubblico, trasformato poi in Monte Napoleone. Visse una víta agiata, soprattutto a Miláno, con frequenti soggiorni nella campagna lombarda. Al ritorno degli Austriaci nel 1814, resto nelľamministrazione statale e fu promosso cassiere generale. A partirc dal 1816 cominetarono a svolgersi in casa sua Ic riunioni del gtuppo detto delia «Cameretta»: in questo stesso anno aderíalle idee romanti- La «Camerem» che e vide deluse le sue speranze in un orientamento piú liberale delia politica austriaca. Mentre diveniva piú stretta la sua amicizia e la sua collaborazionc col Grossi, i piú autorevoli intellettuali milanesi (primo fra tutti Manzonä) manifestavano in-teresse e ammirazione per la sua poesia. Morí, a Miláno, il 5 gennaio 1821. Porta aveva iniziato a dedicarsi alk poesia dialettale nella primissima giovinez-za. Dopo un periodo di distaeco da questa esperienza, vi tornö intorno al 1804, ini-ziando una versione-travestimento in milanese áeW'Inferno di Dante. A questo ten-tativo seguí un fitto numero di componimenti originaĽ, ehe trovarono una príma si-stemazione in un quaderno autografo, allestito per il figlio Giuseppe tra la fine del 1814 e il maggio del 1815; un altro quaderno autografo contiene k produzione ehe va dalla metä del 1815 al settembre del '16 (entrambi i quaderni furonocensurati alia sua morte, con tagli, raschiature, cancellazioni, da monsignor Luigi Tosi, assi- : Epoca 8 Restaurazionee Risorgiraento (1815-1861) 8-2. H Romanticismo in Italia 6tp La Miljmo dl Carlo P:irT:i La vita urbana populäre La seconda fase: epopea dei poverí cristi stente spirituále delia famigiia Manzoni, cfr. 8.3,1). Nel 1817 era stata stampata una sceíta di cinquanta componimenti, sotto il titolo Poesie. Con nuova lena Porta.ri-prese a scrivere a partire dalľautunno del '18. Nel dicembre 1821 apparve un'édi-zione postuma delle sue Poesie, curata dal Grossi. 8.2.4. Temi e personaggidelia poesia di Porta. Grande ě la varieta dei componimenti, delle tematiche, delle figure delia poesia portiana. In essa pullula un mondo umano variopinto, ehe si muove nei luoghi piú reáli e circostanziati delia Miláno del tempo: servitori, lavoranti, bottegai, preti poverí, rozzi frati. ex frati, ex monache (usciti dai conventi sop-pressi dai Francesí), sbirtí e ispettori di polizia, prepotenti soldáti francesi, nobili ipocriti e bigotti, prostitute ed emarginati, ehe animano leoccasioni piú va-rie delia vita cittadína, come celebrazioni festive, balli popolari, carnevali, rap-presentazioniteatrali, messe e lunerali, mercati e osterie, interní di conventi, di ediflei pubblici, di palazzi signorilí. Per la prima volta nella letteratura italiana ci trovšamo davanti alk vita dei caseggiati popolari urbani (a cui si accede sa-lendo cupe rampe di scale), alfa marginale realtä di piecoli e squallidi apparta-menti ďaffitto ehe si affacciano su logge e su grigi cortili. Questo mondo ě du-ramenře diviso tra chi subisce, costretto a piegarsi alle prepotenze degli altri, e chi soddísfa cinicamente i propri istinti e il proprio spirito di sopraffazione. Spesso sono i personaggi stessi a raccontare le loro vicende, ahre volte la voce che řacconta e quella cti un esperto cantastorie, altre volte il poeta park esplici-tamente a proprio nome, come chi ha fatto del dialetto il modo prú spontanea per comunicare anche con gli amíci piú colti: continua ě ľoscillazione nelľuso del dialetto, ora diretta registrazione delia voce popolare, ora, al contrario, strumento di conversazione artificíale tra mälanesi colti. Porta raggíunge la piú grande originalita in aleuni componimenti ehe trac-ciano un'amara e comica epopea del proletariátu urbano, dando voce a poveri cristi sballottaíi tra gli incontri, le violenze, i desideri, gli imprevisti minacciosi delia vita cittadina: sono essi stessi a raccontare le loro vicende, con la forza delia rassegnazione e ľostinazione di chi subisce sulk propria pelle le durezze delľesistenza, completamente abbandonato a se stesso, destinato dalla sorte a ricevere tutti i colpi possibili, accettati talvolta con grottesca allegria. Giöwnniti / ť.' Niacii.l II Marchiotm di gämb sverl ) di disgraziato, utniliato e offeso quasi senza giustifieazioni, per il concatenarsi di eventi meccanici e casuali che lo portano a incontrare prepotenú e a patite daloroogni sorta di angherie, ěGiovannin Bongee, protagonista di due testi, Dcsgrazzi de Giovannin Bongee (1812), in šestine, e Oller desgrazzi de Giovannin Bongee (1813), in ottave. La Ninetta del Verzee (della fine del 1814, in ottave) ě la storia dei dolori e degli inganni subiti da una ragazza orfana, pescivendola al merca-to del Verziere, datasi alk ptostituzione: nel linguaggio di questo personaggio resi-ste una singulare tenerezza, pur nelia coscienza di vivere in un mondo in cui l'amore e la dolcezza sono solo strumento di inganno. Un vero respiro epico raggiunge il Lament delMarchionn digambaverl (r8i6), mdle versi raggruppati in particolari strofe di Otto tra endecasillabi e settenari (con lo schema ABbAcDdC): protagonista un pověro ciabattino sciancato {digamb avert, Malle gambe störte"), che raeconta il suo disgraziato amore per la Tetton, che gli fa subire una quantitä di inganni e prepotenze, con tanto di intervento di soldáti e funzionari francesi, e che, dopo averlo sposato, lo pianta lasciandogli in cura un neonato. L'ultima fase della poesia di Porta include componimenti di circostanza e L'uliima ías tnterventi nella polemica classico-romantica, ma si concentra sopranutto sulla rappresentazione del mondo clericale e bigotto, che nei primi anni della Re-staurazione aveva ritrovato la sua protervia: preti e devoti si muovono con un'i-poerisia automatica, ottusamente convinta delle proprie buone ragioni; questi personaggi usáno la religione come strumento di ordine e privilegio sociale, ne schíacciano i valori piú autentici sotto forme materiali ed esteriori, sotto egoi-stiche pretese che danno luogo a questioni minuté e insulse. Svelando una se-greta e autentica tensione religiosa, Porta ci presenta qui un mondo rappreso in gesti e apparenze che parevano cancellate dal turbině delk storia recente e che invece soprawivono ostinatamente, compiafendosi della loro soprav-vivenza: é quasi un mondo di fantasmi, che pretendono di imporre i loro carat-teri deformi e grotteschi; e il comico sorge proprio da questo contrasto tra la normalita con cui essi si esprimono e i tratti delle loro figure. Religiosi rozzi e sporchi, immersi in meschine pratiche quotidiane, pronti ad at- II mondo tribuire tutto il male della societa alla mancanza di rispetto per il loro ruolo sociale: cterieak Ii vediamo, in On fttneral (1816), allucinata rappresentazione dei volgari discorsi che un gruppo di preti intreccia alla recitazione delle preghiere in una cerimonia fu- * nebre; in Meneghin biroeit di ex monegh (1819, in sestine), carico di aspro risenti-mento morale verso i discorsi di un gruppo di ex monache ascoltati dal servitore, biroeu, Meneghino; nell'awio dell'ultimo componimento, rimasto interrotto, il poema La guerra dipret. Nel perfetto congegno de La nomina del cappellan (prima-vera 1819, in sestine) ě invece messo in scena il rapporto duro e violento tra un gruppo di chierici poveri e sporchi e una ricca e prepotente marchesa; ne La pregbiera (1820, in sestine) č rappresentata la piú spavalda ipoerisia aristoeratica, che fa della religione un sostegno delle gerarchie sociali, e della preghiera un'occasione di com-piaeimento per la propria ottusa buona coscienza. In questa ampia rappresentazione della vita cittadina contemporanea, tra Realismo le angherie subite dagli umili e l'ipocrisia religiosa e sociale, lo strumento del dialettafe dialetto viene usato magistralmente, ma non per il sempliee gusto della defor-mazione giocosa: Porta lo maneggia in senso decisamente realistico, come espressione della vita delle classi sociali Urbane, con sfumature diverse nelle voci dei popolani, dei borghesi, degli ecclesiastici, degli aristoeratici. Questo realismo si nutre di una scatenata carica inventiva, che colpisce fino in fondo la realtä proprio perché sa farle assumere dimensioni impensate, addirittura fan-tastiche. Nella lingua del Porta c'ě sempre una tensione corale, il segno di uno sguardo collettivo, che parteeipa alle vicende dei personaggi sentendole parte de! proprio essere sociale, che aggredisce quelle figure fino aüa caricatura, ma insieme sa provaremoti di simpatia nei loro confronti: eppure, in questo sguardo si nota una certa ambiguitä, che porta l'autore a non coincidere con t suoi Personaggi e, nello stesso tempo, a non distaccarsi completamente da essi. Epoca 8 Restauntsione e Risorgimento (1815-1861) 8.1.j, llgruppo del «Conciliatore». auznrro» Agke sul prezente Pietro Borsieri e Giuseppe Un nobile ecciewiastico Sediat ore Ji culiura L'eptSEoiario Nella battaglia romantica sviluppatasi nel 1816 si trovarono insieme molti intellettuali giä operami a Miláno negli anni del Regno napoleonico, alcuni dei quali avevano avuto stretti rapporti con Monti e con Foscolo: in prima fila Ber-chet, Borsieri, di Breme, Pellico (che perö non intervenne direttamente nella polemics). Dalla col laborazione tra questi intellettuali e col sostegno finanzia-rio dei conti Luigi Porro Lambertenghi (1780-1860) e Federico Confalonieri (1785-1846), aristocratici progressisti impegnati in nuove attivitä industriali, nacque un periodico liberale, in opposizione alia ufficiale «Biblioteca italia-na», intitolato «II Conciliatore», perebé intendeva conciliare le forze intellettuali rivolte al progresso e alia ricerca deüa modernita. Si trattava di un elegante foglio azzurro, che doveva uscire due volte alia settimana a partite dal giu-gno 1818 e che, dopo aver subito i piú vari ŕnterventí delia censura austriaca, dovette cessare le sue pubblicazioni dopo il 17 dicembre 1819: esso porto una ventata di novitä nella stampa italiana, raceogliendo deliberatamente ľereditä del« Cafie » del Verri. Le sue materie erano rípartite in quattro parti (1. scienze mora.lt; 2. letteratura e critica; 3. statistka, econotnia, manifatture, agricoltura, artt e sctenze; 4, varieta), secondo un propostto di spregiudkata concretezza, che vedeva nel Romanticismo un modo di agire sul presente, di operate per la formazione di una moderna coscienza italiana. Net gruppo del «Conciliatore» i personaggi dotati di maggiore lucidita ideolo-gica furono PiETRoBoKSlERI (1788-1852), a cut si deroito kAvventureletterarie di un giorno (1816) e la stesura del Programma del «Conciliatore»; Giuseppe Pec-chio, nato a Miláno nel 1785, inorto in esilio in Inghilrerra nel 1835, ehe intrecciô interessi letterari, storici ed ecoromici, cercando di mettere in luce ülegame che tra essi íncorreva; e ľaristocratíco píemonrese Luuovico di Breme (Ludovico Psefro Arborio Gattinara dei marches! di Breme, 1780-1820), Dotato di notevole fascifio personale, in possesso di una larga cultura internazionale, questo nobile ecclesiasti-co aveva irttrecciato tma serie di rapporti ehe ne facevano un grantle mediatote di cultura, pronto a mettere in gioco sempre nuovi temi e problemi, in linea con gli aspetti moderati del pensiero illuministico e su posizioni vicine a quelle degK ideologues (cfr. 7.1.7). La sua intelligenza era portata non tarsto a risolversi in opere di ampio respíro, quanto a rauoversi attraverso interrogazioni, tentativi e contraddi-zioni, in modi ŕrammentarí e problematici: gli era particolarmente congeniale um saggistica in cui la rifiessione critica e teorica si intreccia alle domande sulľesístenza e sulla societa, in un'inquieta ottica autobiografica. Per questo sono interessanti le suelettere, ehe documentano í suoi fíttí rapporti cultural!, il percotso dei suoi gju-dizi sulla situazione contemporanea, il suo orientamento di tipo kjco, legato a una travagliata ricerca di relígíosítä. Net suoi ínterventj critici nella polemica classíco-romantica (cfr. dati, tav. 105S Lodovico di Brerne elabota una rtozíone trtolto aper-ta di Romanticismo, poggäattte in primo luogo sul senso delia storicítä delľarte, su una esígenza di modernita, su una attertzione al pstetico, su una letteratura capace di affacejarsi suü'iitßnito. 8.2. íl Romanticismo in Italia 8.2.6. Giovanni Berdel. I Giovanni Berchet, nato a Miiano ncl 1783 da un negoziante, si impegnö da giovane in versioni dalTinglese e dal tedesco ed ebbe un impiego come traduttore presso l'amministrazione statale. La sua Lettern semiseria di Grisostomo al suo figUuolo (dicembre 1816) e il piii La lettsm celebre tra gli interventi nella polemica classico-romantica: vi si finge che il vecchio semiserit Grisostomo vogüa spiegare a! figlio collegiale il significato della poesia romantica, presenrandogli la traduzione (fatta dallo stesso Berchet) di due ballate del poeta tedesco Gottfried August Bürger (1747-1794), // cacciatore feroce ed Eleonora. Sulla scorta di questi documenti si afferma che carattere essenziale della poesia e il suo rapporto con Ia coscienza del « popolo », il che comporta come conseguenza la sua storicirä: per popolo Berchet intende un ampio Strato di pubblico « medio », dispo-stoad aprirs: all'emozione poetica, da cui sonoesclusi quelli che egli chiamai«pa-rigini», troppo raffinati e smaliziati, e quelli che chiama gli« ottentotti», cioe la ple-be ignorante e indifferente alla cultura. II Berchet tentö egli stesso questo tipo di poesia «popolare», con 1 projughidi Parga, componimento in metri divetsi, scritto tra il 1S19 e il '20. Affiliatosi alla Car-boneria ncl 1820, Berchet riusci a sfuggire alla repressione austriaca abbandonando Miiano nel 1821 e rifugiandosi a Parigi e poi a Londra, dove visse come scrivano e contabile per un commerciante miianese e dove nel 1824 pubblico le Romanze. Nel 1829, anno in cui apparvero a Parigi le Fantasie, si trasferf in Bejgio, dove rimase fi-no al 1840 (e nel 1837 apparve ia sua traduzione delle Veccbie romanze spagnole). Dopo un altro soggiorno a Parigi, rientra in Italia nel '45, parteeipö ai moti del '48 a Miiano e fece parte del governo prowisorio adoperandosi per l'annessione al Pie-monte; di nuovo esule per il titorno degli Austriaci, si stabill a Torino nel 1851; fu eletto deputato nel parlamento subaipino e nello stesso anno mori. Caratteri fondamentali della poesia del Berchet sono Ia sperimentazione di me- Sperimemazbne tri concitati (in primo luogo il decasillabo, giä usato in quegli anni da Manzoni) e la mettica combinazione di forme metriche molteplici, con un linguaggio molto vicino a quel-lo del contemporaneo melodramma: egli esprime una vigorosa passione politica e patriottica, mirando a coinvolgere col ritmo stesso dei suoi versi un pubblico di ascoltatori consenzienti, come cercando un'eco, una risposta fisica alle sue parole. La materia delle sue poesie e insieme eroica e domestica, e si articola in una galieria di figure dolorose e disperate di combattenti nazionali: scultoree immagini di virtü, esuli muti e orgogliosi, donne piangenti, lacrime di figli, esplosioni di combattivo entusiasmo collettivo. E una materia bruciante nella sua contemporaneitä, che si Um materia carica di colori accesi e si proietta nelle forme di un Medioevo di maniera, visto co- ttoia c familiäre me tempo di vivace vita eivile e familiäre delle genti italiche (l'Italia comunale, con-trapposta allo squallore del presente, e al centro delle Fantasie). 8.2.7. Silvio Pellico. La vicenda biografíca e ľopera di Silvio Pellico, nato a Saluzzo nel 1789 Una vfcenda da una famiglia deUa piecola borghesia (il padre era un modesto negoziante), esempli"0 ma trasferitosi a Miláno nel 1809, rappresentano in modo esemplare i caratteri Epoca S Kestayrazioňe e RísorgÉnento (181^-1861) S.a. 1.1 Romaníidsmo m Italia 623 Le opere dramra ariche Ľattivitä ne] «Gonciiiqtore» del primo Romantkismo italiano e il terribile effetfo di dispersions o di cbiusu-ra dei suoi aspetti piú vivaci e moderní, operato dalla repressione austriaca, Legato da grande amicizia a Foscolo, clie, al momento delta sua fuga da Miláno, gli affidô moltc delle sue carte, Pellico orientô in un primo momento le sue scelte in senso iaico e addirittura anticlcricale, aprendosi ai piú vivaci interessí culturali, e si impegnô soprattutto nella serittura uragica, ottenendo un grande successo con la Vrancesca da Rimini (1814). Assunto nel 1817 da! conte Porro Lambertenghi (cfr. 8.2.5) come precettore dei figli, svolse per«*IlConciliatorc» il piú impegnativo lavoroorganizzativo, attirando-si, moJto piú degli altri collaboratori, t! sospetto e le minacce del potere austriaco. Per la sua azione nella Carboneria, fu arrestato alia fine del 1820, trasferito ai Piombi di Venezia e condannato a morte nel '22; la pena gli venne commutata nel carcere duro, ehe scontô nella fortezza dello Spielberg in Moravia, rimanendovi rinchiuso fino al '30, qunndo fu graziato e rientrô a Torino, dove morí nel 1854. Ľe-sperienza del carcere generô in lui una ďisi religiosa, chc lo portô a un cattoiicesi mo austero echiuso in un totaleaffidamento alia volontä divina, in una piena rasse-gnazione di fronte al male dominante nel mondo (con conseguente abbandono di ogni fiducia nella politico), Da questa condizione spirituále nacque il libro di me-morie Le mie prigioni, seritto aľJ'uscita dal carcere tra il 1831 e íl '32 e pubblicato a Torino da Giuseppe Pomba nel novembre 1832: ebbesubito una serie di edizionie fu il libro italiano piú celebre e piú letto in Európa nella prima metá del secolo (giä ne! '33 apparve una traduzione francese, a cui seguírono traduzioni in altre lingue). Alľopinione pubblica europea Le mie prigioni mostrarono tutta la durezza e ľingiustizia delia repressione austriaca, ma nelle intenzioni delľautore non avevano nessun proposito di denuncia: miravano invece a testimoniare un'ac-cettazíone cristiana delia propria sorte, a presentare le soffercnze patite come ľesperienza di una vittima tra altre vittime, in un mondo dominato dal male, ma in cui barlumi di caritä e di pieta si rivelano nei piecoli gesti e rapporti delia vita quotidiana. Con uno stile semplice e nitido, ehe tende alia paratassi, a continue riflessioni morali, Pellko eselude dalle propľie memorie qualsiasí moti-vazíone politica, facendone una sorta di libro religioso di salvezza e di riscatto spirituále. La trascorsa prigionia diventa una dura prova di ŕormazione e di scoperta, cite ha portato lo serittore a contatto con un mondo a lui prima igno-to, con gente ehe vive ai margini delia societa, tuttt oppressí dal peso di un potere estraneo e immutabile, ma salvati da una spontanea caritä e disponibilita, da atti di semplice bontä. Ma da questo contatto con gli umili Pellico ricaverä alia fine un chĺuso moralismo, spostandosí su posizioni sempre piú conserva-trici: e di scarso ŕnteresse, per il Ioro linguaggio stanco e uggioso, sono il tratta-íoDeidoveri degliuomini'(1834) ele tragedie e poesie serine negli ultimi anni. 8.2.8. Svalgimenti dei Romantkismo lombardo. Dal *Coneílí»ore» A questo primo Romantkismo italiano, fenomeno soprattutto lombardo e é romanticismo milanese, ě molto vicino il milanese Manzoni, ehe segue con simpatia gli inter-"uoaMtono venti dei romantici nelle polemiche degli anni 1816-20 e ne aceoglie alcuni Lď mk prigioni Accettazione cn^ia-iš Ü mondo degli umili aspetti fondamentali nella sua grande attivitä creativa che si prolunga per tutti gli anni Venti, ma mantiene sempre un suo distaeco, una sua riservatezza ri-spetto alTimmediata polemica culturale (peraltro ciö non gli impedi di espri-mere k sua posizione con scritti di forte impegno teorico, cfr.8.3.8). La morte di Breme e di Porta, k repressione austriaca e la dispersione dei gruppo dei «Conciliatore» interruppero in modo traumatico un'esperienza che pareva promettere sviluppi di grande rihevo, segnarono l'arretramento c k sconfitta di un'intera generazione intellettuale e comunque bloccarono le punte piú ra-dicali e gli atteggiamenti piú sptegiudicati di alcuni suoi esponenti: negli anni Venti il solo punto di riferimemo sicuro per la letteratura lombarda (a parte il vecchio Monti) fu costituito dal Manzoni, nella chiave di un Romanticismo dai forti interessi storici, di impostazione cattohea e moderata, alieno dagli ardi-menti di cui avevano dato prova alcuni esponenti dei «Conciliatore» e il loro compagno di strada Carlo Porta. Strettamente legato al Manzoni fu il piú fortunato tra gli scrittori lombardi ope- Tommaso Grossi ranti soprattutto negli anni Venti e Trema, Tommaso Grossi (1790-1853), la cui II-degonda (1820), chc ebbe grandissimo successo, si presentö come ilprototipo italiano della novella romantka in versi (cfr. genem e tecniche, tav. 104): il Grossi mi-ra a un'interpretazione romantka dei linguaggio della tradizione cavalleresca, come ci mostra anche un suo farraginoso tentativo di poema epico, I lombardialid primu crociata (1826). II suo risultato migliore ě costituito dal romanzo storico Marco Marco V&amti Visconti (1834), seritto sulla scia dei Promessi Sposi, ma guidato dalla suggestione dei solito Medioevo di maniera, cavalleresco e pittoresco. All'insegnamento manzoniano si ricollegö anche Césare Cantú, (1804-1895), Césare Carnú che riscosse un notevole successo col cupo romanzo storico Margberita Pusterla (1838). Storico e poligrafo, egli fu uno dei piú febbrili animatori e collaboratori delle iniziative editoriali di tutto il secolo XIX, oceupandosi di tutti i temi possibili: nei suoi scritti si mosse sempře con un'ottica moralistiea, rigidamente cattolica, che giá negli anni Trenta assumeva caratteri reazionari. Uno dei personaggi piú original! e interessanti delk cultura lombarda negli anni Giovit« Scilvioi della Restaurazíone é GioviTA ScALVINI (1791-1843), che ebbe originalissime doti di eritico, sostenute da una solida coscienza estetica (fu tra i primi in Italia ad acco-starsi alla nuova estetica tedesca). Molto importante il suo Saggio sni «Promessi Sposi» diManzoni, seritto nel '29 e appatso in Svizzera nel '31, in cui si dá una luci-da valutazione della religiosita manzoniana. Una raccolta di suoiScritti fu pubblica-ta postuma dal Tommaseo nel 1860: essa conticne anche varie poesie, tra cui il poe-metto Uftmruscita, iniziato ne! '22, inendecasillabi sciolti, intensaanalisi delle con- II Juorusáki traddizioni dei recenti moti liberaü e carbonari. 8.2.9, Glí intellettuali de.IV « Antológia ». Ľeteditädel<ťConciliatore*fu raccoltain Firenze dallVAntológia*, unauovo 0 «Gabíner.r.o periodico nato nel 1821 per iniziativa di un gruppo di intellettuali guidati dal ricco di Iettum» commerciante ginevrino Gtampietro ViEUSSEUX (1779-1863), chesi era stabilito a 1,1 Vieusscira Firenze nel 1819 e vi aveva fondato un «Gabinetto di lettura», aperto alla diffusio-ne della piú moderna stampa italiana e straniera e alla díscussione di problemi cul- 624 Epoca S Restaurazione e Risorgímefito (1815-1861) Un* prospettiva europea Un progratniRa di riforrac turali, tecnici, scientifici: tra i píú important! personaggi del gruppo vi furono grandi proprietari terrieri come i marchesi Gíno Capponi (1792-1876) e Cosimo Ri-dolfi (1794-1865), un intellettuale kico e classicists come Giovan Battista Niccoli-ni (cfr. 8.7,1), un cattolico romantico come Nkcolä Tommaseo (cfr. 8. j.9), ehe eol-laborô alia rivista a partire dal '27. Ľ« Antologia» approfondí S'impegno politico e sociale del «Conciliatore», av-vantaggiandosi del clima relativamente piú lihero ehe si respirava nd Granducato di Toscana, e si pose in una prospettivs dichiaratamente « europea». Relativamente indifferente alk pokroka tta ckssíci e romantici, ormaí esauritasí nella sua spinta piú vitale, rfliro semmaí a « rammendare» la frattura ehe si era ereatä nel mondo intellettuale italiano. Delresto k rivista non era intcress.ita tanto alte sceíteletterarie c poetkhe, quanto alia divulga^ione di material! culturali socialniente «utili», alia colkborazione per un Intervent» nella realtä sociale ed economics. Quantí SCíivorto su questa rivista mitano a stimokre «riforme» concrete, av-viando atiche una costruttiva coBaborasíone col potere granducale: considerano positiva k funzione delle nuove «macchine», ma temono gli eŕferti negativi di un mcontrolkto svüuppoirtduatrialeepreferiscoop puntare sullo sviluppo di una moderna agricoltura, ehe introduca miglioramenti sostanziali nel mondo agrario to-scano, basato Sulla mezzadria; si preoceupano di iniziatíve «filantropiche», nel-ľambíto deľľassisteíiza e dell'educazione delle ckssi popokri, Ľideologia prevalente era di tipo cattolico moderato, ma con una apertura eor-diale verso le forze culturali pití moderne (e interessante ě k vicenda dei rapporti di Leopardi con Vieusseux e con k sua rivista, cfr. 8.4.12). Nella sua ampia apertura problematka, ľ«Antologia» affermo sempře piú, nel corso degli anni, il suo oriz-zonte di «italknitä», ponendosi come strumento di un progettodi progresso rivol-ro all 'intera nazione: da ciô vari contrasti con k censura, ehe portarono alk sua sop-pressione nel higlio del 1833. 8, j. Alessandro Manzoni S.3.1. La vita. Le radiči di Alessandro Manzoni affondarto in un singokre nesso di caratteri La famiglia familiari, sociali, culturali, alPínterno di un'aristocrazia terrréra legata agli ambienti dell'Illuminismo lombardo. II padre, gentiluomo e ricco proprietario, autoritario e bigotto, con scarsi interessi intellettuali, aveva sposato, quasi cinquantenne, in se-conde nozze, la giovane Giulia, figlia di Césare Beccaria, dalla quale Alessandro nacque il 7 marzo 1785. Era un cipico matrimonio di convenienza, destinato a rad-drizzare la dissesrata sitttazione economics di casa Beccaria, e presto si diffuse la voce che il vero padre di Alessandro fosse Giovanni Verri, fratello degli animatori del .íCaffěs. Molto fořti, del resto, furono i contrasti tra 1'elegante e colta Giulia e il marito, che portarono, nel febbraio 1792, a una separazione legale; e nel 179J la donna andó a vivere, in Inghilterra e poi a Parigi, insieme al conte Carlo Imbonati, quello stesso che aveva avuto come precettore il Parini (cfr. 6.6.4). Lontano dalla madre, Alessandro entro nel collegio dei Padri somaschi, che, per L'edutazione sottrarsi alPoccupazione francese, si trasferirono nel'06 a Lugano; nel '98, di nuovo a Milano, passň nel collegio dei Padri barnabiti, che lasció nel 1801; visse poi nella casa paterna, insofferente agli attcggiamenti oppressivi del padre, e rawisando in-vece nella madre lontana un modello di liberta e di apertura intellettuale. Aveva seguito con simpatía, ma anche con distacco, per la sua posizione sociále, Simpatie le esperienze del giacobinísmo italiano. Nella Milano napoleonica, capitale delk gacobina cultura ítalkna, compí i suoi primi esperimenti letterari, nell'orizzonte del dominantě Neockssicismo, sentendosi vicino agli ideali democratic! della rivoluzione, tna sempře piú insoddisfatto del comportamento dei Francesi c dclTautorirarismo di Napoleone. Per sortrarlo alia vita libera di Milano e ai suoi rapporti con gli ambienti repubblicani, il padre lo invio nell'ottobre 1803 a Venezia (allora sotto il go-verno austriaco), presso il cugino Giovanni Manzoni, la cui mořte (awemita poco dopo) costrinse Alessandro a tornare a Milano. Ma nel luglio 1805, alia mořte di Carlo Imbonati, che aveva lasciato Giulia Beccaria sua erede universale, egli rag- A Parigi giunse la madre a Parigi, iniziando con lei una vita comune, segnata da un leganie di solidarietá che non verrá mai meno. A Parigi serisse e pubblico il carme In mořte di Carlo Imbonati, e, attraverso la Gli idtolosues tnadre, intrecció stretti rapporti con aleuni degli ideologues (cfr. 7.1.7), che, nel loro ripensamento eritico della cultura illumínistica, avevano assunto posizioni «libera-li», restando appartati rispetto al sistema napoleonico e alia cultura ufficiale del tempo: essenziale soprattutto la conoscenza di Claude Faurie! (1772-1844), nel qua- Claudt Fauriel k egli vide sempře un termine di riferimento per le sue idee e i suoi progetti, come r Epoca s Resfaurazšone e Risorgimento (tSxí-t&Si) La cotiversiotte Enrichetta Blonde! Ľapptodo at cMtoíieesImo La víla familiäre in Italia Casa Manzoni NiegÜ anni delia Restaurazione mostra k cortispondenza scatnbiata con lui dal 1806 fino alia sna rnorte. Frequen-tando gli ideologues, tra rípensamentí e inquíetudíní personal!, Manzoni trovava sostegno nella sua ínsoddísfazíone per le prospective iíiumínístiche, per gíi svolgi-menti e gli sbocchi politici delia riroluzionefrancese, e insieme nel suo bisogno di aderire a valorí colletúví e universali, indubstabíli: si ponevano cosi le premease dí una vera e propria « conversione» relígiosa e lettetaría, ehe maturô íntorno al 1810, dopo atmi trascorsi soprattutto a Parigi, ma segnati anche da vari viaggi a Miláno e da eventi tmcíali come h morte del padre (i8 marzo 1807), che So lascio erede universale {ma egli non voile participate aí funerali), e íl matrimonío con k sedicenne svízzera e calvinista Enrichetta Blonde] (celebrato'a Miláno il 6 febbraio 1808 con rito calvinista), da cui nacque il 23 dicembre 1808 la príma figlia, Giulia (a cui segui-rono ben altri nove flgli). Si ereô allora una vita famiíare vissuta insieme alla madre e alla giovane sposa dolce e «angelka», con intense riflessíoni religiose, srimolate dalla forte religiositä di Enrichetta c dalk frequentazione di aleuni sacerdoti legáti al giansenismo (cfr. paroie, tav. 37}. Vari events segnarono nel 1810 ii definitívo approdo delia famiglia Manzoni alla fede cattolica, vissuta cort entusiasmo e devozione totale, in una prospettíva rigorí-stica ehe tisetite tli decisiví contatti con una morale di tipo giaiisenistico. Un episodic drammatico si veríficů durante la festa parigina per il matrimonío di Napoleone con Maria Luigia d'Austria (2 apríle), quaudo, persa Enrichetta tra k folk, Alessandro ebbe una crisi ďangoscia, ehe eomiricib proprio da allora a scatenatsi in forme nevrotkhe, specie in una forte agorafobía (o paura del luoghi aperti), destinate ad accompagnarlo per tutta la sua esistenza, sempre ossessivamente appattata e af-fidata a urt ritmo quotidiano di metodica regolaritä e a pratíche di devozione. Enrichetta abíuro íl calvtoísmo per abbraeckte il cattolkesimo; e la stessa Giulia, gtä cosí spregíudicata e disínvolta, fu preša nel nuovo fervore religíoso. Religione e vita familiäre lappresemarono per Manzoni ľapprodo in un porto skuro, un modo di allontísnare pericolosi fantasmi, dí trovare un equilíbrio tra una forte esígoiza dí autorita e una inquieta sensibilita; egli supero in ta! modo ľango-scia delia sepsrazsone tra mondo matetno e mondo patemo. In quanta figlio unico di Giulia, aveva raccolto ľereditä di due rícchi possidenti come il padre Píetro e llmbonati; in profunda agíatezza vide erescere intorno a sé una grande famiglk, tutta impegnata a vivere per lui, a salvare il suo spazio intellettuale, a proteggerlo da dífBcoltä e fastidi quotidiani (anche se cio poteva suscitare un suo sotterraneo sen-so dí colpa, speciaimente neí conŕronti dell'aangelica» e devotíssima Enrichetta), Nel giugno 1810, k famiglia si stabiíí definitivaniente in Italia, dove divise il suo tempo tra Miláno e altri soggíomi lombardí, soprattutto la villa di Erusuglio, eredí-tata dalľlmbonati: easa Manzoni era frequentata da esponentí dell'aristocrazia e del mondo intellettuale mílanese. Su tuttí vegliava, come severa guida spirituále, monsignor Lľigi Tosi (1763' 1845), ehe suggeriva ad Alessandro anche inizíative e eotnpiti cultural! Di fronte alla turbinosa situazíone politics del tempo, Manzoni mantetieva un atteggiamento insieme di partecipazione e di distacco, guardando con sirnpatia ai possibili sviluppi in senso «nazionale», stringendo rapportí con personaggi attivamente impegnatí nell'mizktíva polítka, ma evitando di írttervení-re in príma persona. La sua statuta dí serktore si rŕvelô in forme origináli, dopo le prime esperienze di tipo neoclassfco, con gli Innisacri, apparsi rsel 1815, in un momenta in cui la ca-duta del regime napoleonko e gli esordi del restaurato potere austríaco facevano sperare ín sviluppi positivs delia situazíone italiana (tra ľaltro Manzoni pensava ehe 8.3. Alessandro Manzoni 627 Uimpegno creative la Chiesa cattolíca, dopo aver contrastato la dominazíone fiancese, potesse farsi interprete dí un movímento che agisse a favore deO'indipendenza ďltalia). A queste speranze seguí ben presto la delusione provocata dai reali caratteri della Restaura-zione, cui Manzoni poté far fronte awiando un rapporto aperto e fiducioso con i protagonisti della polemica romarttica e con il gruppo del «Conciliatore». Nuove speranze e una nuova delusione (e il tímore di essere coinvolto nella repressione austriaca) furono suscitatein lui dai moti e dai processi del 1S21-22, in anni che, ďal-tra parte, vedorto la piú febbrile attivitä dello serittore, sostenuta da riflessíoní teo-riche e religiöse, discussíoní dí poetka, ticerche storiche. Questa attivitä {di cui si indicheranno in triodo píů ptecíso i templ nei paragraťi deelicati alle diverse opere) porto alla pubblicazione deíle QsservazionisitUa morde cattolica fiuglío 1819), de 11 conte di Carmitgnok (genirsaio 1820), dtS'Adelcki, ac-compagnato dal Diswrso sopra aleuni punti della storia longobardica in Italia (atr tunno 1822), de ha Pextecoste (dicetnbte 1822), della Lettre i Monsieur Cbauvel (1823), Anno di attivitä creatřva singolatmente intensa fu íl 1821, in cui, oltre a seri vere YAdekbi, Marzo 1821 e II Cinque Maggio, Matiuotií comíncío a lavorate al suo grande romanzo storieo, ehe, dopo una complessa vicenda redazionale, apparve in prima edizíone nel 1827, Intanto, dopo un primo progetto di viaggio a Parigi nel 1817, la famiglia Manzoni fece un ultimo soggiomo tiella capítale írancese tra il settembre del 1819 e il lu-glio del '20. La messa s pu nto della prosa del romanzo lo porto, in un secondo mo- Vetso íl romsnzo mento, a porsi piú direttamente problemí di tipo linguistico: al fine di avere un con-tatto con quella che, tra le varianti linguístkbe dell'italiano, gli appariva la piti lette-raría, si rem con la famiglia a Firenze tra il luglio e 1'ottobie del 1827. Lí conobbc gli Fírenzc serittorí dellVAntologia», (cfr. 8,2.9); si incontrč anche con Giordani e con Leopardi, e fu ricevuto daÜa stesso gtanduca dí Toscana Leopoldo IL Giä nel '25 aveva conosciuto e ospitato ilTommaseo (cfr. 8.5.9), e neí '2á aveva iniziato un rapporto con Rosmíní (cfr. 8,5.5), che gli consentl di approfotidke, negli anni Trenta e Quaranta, le tematkhe della filosofia di orientarnesito spirítualistíco. La eoerenza ostí-tiata e l'inquieta problematicitä della sua riflessione, insieme aJl'esaurirsi del suo II lavoro crítím entusíastno cřeatívo, lo portarono, neí contempo, ad abbandonarek poesia e la let teratura, e a volgersi addirřttura a una ctitica del genere stesso del «romanzo» in cui si era impegnato cosí a fondo: di coiiseguenza preferí dedkarsi soprattutto ai problemí fílosoflcl e línguistící, mentre martteneva contatti sempře molto indiretti con le lotře e le íníziative del Rísorgimento. Mentre nel 1830 gli naseeva 1'ultima figlia, Matilde, nel '31k figlia Giulia andava I lutt; in sposa a Massimo ďAzeglio (cfr. 8.5-7).Ma il tranquiäo scorrere della sua esistenza venne definitivamente tutbato da gravi e dolorosíssimi lutti, che accrebbeto i suoi stati angosciosi e depressivi: il 25 dicembre 1833 moríEnrichetta e nel '35 la figlia Giulia. II 2 gennaio 1837 lo serittore sposo in seconde nozze Teresa Borri, vedo-va Stampa: al secondo matrimonío seguí un periodo di rínnovata vitalita creaíiva, che gli consent! di concludere il rifacimento linguistico dei PromessiSposi, suggella-to dalla nuova edizione del 1840. II7 luglio 1841 mořiva la madre Giulia; altre tnortí di amici e di figli (dei dkci che aveva avuto solo due gli soprawissero) ftinestarono la sualunga vecehiaia, consolata da metodiche pratiche religiöse; neli8íii moří anche la seconda moglie. Mentre tra il 1845 e il '55 usciva fedizione delle stie Opere parte, Manzoni visse con trepidazione gli awenimenti del '48 e seguí con simpatia e consenso la politíca del Piemonte nel decennio successivo, Dopo la guerra del 1859 e 1'annessione della Lombardia al Piemonte, Vittorío 11 secondo mattímonío Epoca S Rcstaurazione e Risorgimento (1815-1861! i.3, Alessandro Maazoni 629 Senátore Emanuele II gli assegnó un vitalizio annuo, e nel '60 lo nominô senátore: come tale del Regno Manzoni parteripô a Torino, qucllo stesso anno, alia proclamazione del Regno dTtalia. Pur rimanendo fedele alia piú rigorosa ortodossia cattolica, appoggio, come molti altri cattolici«liberáli», la politica del nuovo Stato italiano, ostile al pote-re temporale dei papi, e nel '64 votô a lavore del prowisorio trasrerimento delia ca-pitale dTtalia da Torino a Firenze, in vista della liberazione di Koma (cfr. g.1.3). Li-berata Roma, ne accetto la cittadinanza dal nuovo Comune laico (1872), suscitando ľira dei cattolici reazionari. Nel 1868, in qualitä di presidente dclla commissione per t'unificazionc della lingua, presentô una retazione cbe ru alia base della politica iinguistica e scolastica italiana del secondo Ottocento (err. 8.3.17 e 9.1.8). Morí quasi novantenne a Milano, in seguito a una caduta all'uscita dalla chicsa di San Fedele, il 22 maggio 1873. Furono celebrati solenni funerali di Stato, e per il primo anniversario della sua morte Giuseppe Verdi, che aveva sempre amato la sua opera, compose la Messa di requiem. 8.3.2. Formazione e primi tentativi poetici. ckssidsmo Nella sua formazione scolastica, Manzoni accmisi una buona cultura classi-e aJeura ca, che arriccbi con uno spontaneo awicinamento alia cultura illuministica, a aiuministjca cuj sj sentjva spinto anche dalle tradizioni della famiglia materna. Gli av-venimenti rivoluzionari, che sfiorarono la sua adolescenza, gli fecero assumere poi atteggiamenti «giacobini», basati su un culto laico della «libertä» e della «vírtú», ma subito complicati dalle delusioni per la difficile vita delle repub-bliche giacobine italiane, per la violenta restaurazione del 1799 e per il successive instaurarsi del regime autoritario napoleonico. U triemfo Di ispirazione giacobina ě il poemetto-visione, suddiviso in quattto canti in ter- idkUkeHi zine, Iltrionfo della liberta, che fu scritto nel 1801, seguendo gli schemi danteschi mcssi in voga dal Monti, per celebrare la ricostituzione della Repubblica Cisalpina. Le opere Le reali condizioni dellTtalia napoleonica accentuarono rapidamente la delu- neoclassiche sione politica del giovane aristocratico, che si allontanô ben presto dalle originarie posizioni giacobine: egli si chiuse in uno sdegnoso culto della «vírtú», in opposi-zione alia volgaritä del presente, svolgendo esperienze letterarie di tipo neoclassico. talvolta con sottile coscienza dei limiti della letteratura, della sua scarsa efficacia. Tra i testi di questa fase si possono ricordare l'ode amorosa Qual su le ci/izie cime (forse del 1801), I'idillio Adda (1803), l'aggressiva scrittura satirica dei quattro.Ver-morri (1803-1804). Sintesi essenztale dei suoi modi letterari e dei suo atteggiamenro 1« morte umano precedente alia « conversione» e il carme in cndecasillabi sciolti In morte di di Carlo Imbonati Carlo Imbonati, scritto a Parigi e It pubblicato nel gennaio r8o6: al fine di consolare la madre Giulia del recente lutto, il poeta presenta una propria « visione», in cui ap-pare il defuiito e intcsse un dialogo «morale* con lui. Lettura II conratto con gli ideologues parigini portô presto il Manzoni a distaccarsi deglí autori da questo culto solitario della « virtu », a modificarc sia le sue prospettive cul-franccai turJi (con attenzjone a tematiche storiche e politiche meno astratte), sia la sua nozione della poesia (con un'esigenza di comunicazione collettiva e di parteci-pazione al presente), Rispetto ai légami tra scrittori e pubblico, molto vivi in Francia, la kfteratura italiana gli appariva troppo chiusa nelle proprie forme, nello splendore di una tradizione che non riusciva ad agire sull'« universale*, a «iUuminare » un pubblico vasto e solidale. Egli leggeva íntanto i piú diversi autori francesi, tra i quali lasciavano su di lui larga impronta gli illuministi e so-prattutto i grandi moralisti e pensatori religiosi del secolo xvn, da Nicole a Bossuet, a Pascal, per la forza e la luciditä con cui anaiizzavano le passioni e le contraddizioni del cuore umano. La euriositä per la storia (in particolare medievale), suscitatagli dagli ideologues, lo portô a rivolgere una nuova attenzione al problema nazionale italiano e alle radiči culturali delle nazioni europee. Gíj iíiíeřessi storici Un grande fervore culturale accompagna insomma Manzoni verso la sua « con- Espetienze versione» religiosa. In aleuni componimentí poetici (dagli sciolti A Parteneide, al siovandi mmoii poemetto mitologico in sciolti Urania, 1809), egli continua a seguire modelli neo-classici, ma si professa scontento di questo tipo di poesia, Con Fauriel egli intavola intanto una discussione sul genere áAVidiltio (cfr. generi etecniche, tav. 106), molto diffuso nella contemporanea letteratura tede$ca, convincendosi pero dei limiti di questa poesia e della sua scarsa adattabilitá alla situazione itaUana. generi E tecniche tav. to6 Idíllio moderno La parola greca eidýltion designava brevi poemetti soprattutto di ambienta-zione pastorále, di origine molto antica: aľľinizto del secolo f n a.C. col poeta Teocrito VidiUio assttnse una forma che si impose comc modello per tutta la poesia pastorále successiva, origínando la tradizione AéX'ecloga (cfr. gľneri e tecnicue, tav, 22). Ad esso risale, al di lä dcil'ambito specifico della poesia pastorále, il modo di rappresentazione idillico, ispirato alla contemplazione della natura, e caratterizzato da immagini di dolcezza e di misurata bellezza (cfr. teemini base zz). Col diffondersi, nella seconda metá del Settccento (cťr. spe-cialmente 6.7.3) di uiťopposizione tra autenticita della natura e falsitä della vita sociale, l'idillio conobbe una nuova fortuna, generando tina poesia ispirata ap-punto dagli spettacoli naturali, in particolare quelli tempestosi, notturni, Iuna-ri, suscitatori di suggestioni sentimentali. Tale forma moderna di idillio si svol-se sia in una prospettiva neoclassica (con una ripresa delle situazioni e del lin-guaggio delľidillio antico), sia in una prospettiva lomantica (con un piii irrmie-diato abbandono alla natura, guardata alla luce della nuova sensibilita). Nella letteratura tedesca si affermö un tipo di idillio borgbese, con paesaggi e situazioni di carattere realistico, risolti spesso in una rappresentazione molto convenzionale della vita del popolo a contatto con la natura. Questo tipo di idillio interessö particolarmente la poesia romantica italiana e lo stesso Manzoni, ma la rappresentazione della vit» dei campi nei PmmessiSposi ě da ricon-durre a un esplicito distaeco da questa letteratura (cfr. 8.3.2 e 8.3.14). A dar voce a un rapporto diretto dell'io con la natura, indipendente da valori e da modelli sociali, mira invece l'idillio di Leopardi, che si ricollega in primo luogo al-l'antka poesia pastorále (cfr, 8.4.6). 6}0 Epoca S Restauraíione c Risorgimesito (1815-1861) 8.3. Alessandro Manzoni 631 Una gúistísí'a al ill sopra tieöa storia Unríne|uřeílídínt; problematics «Esaere» e «clover esscre» Ideale c realta Una tenskine sottertanea 8.3.3. L'inquieta religiositii del Manzoni. La conversione di Manzoni non fu l'effetto di un'illuminazione fulrninantc, di una mutazione di prospettive intellettuali e culturali: fa piuttosto il punto d'arrivo di una ricerca che mirava a un valore unitario e universale. L'approdo al cattolicesimo significo per lui l'abbandono di un'idea di giustizia aristocrati-ca e solitaria e la riscoperta di una giustizia sottratta alia mutevolezza della sto-ria, di una verita radicata nella tradizione e nella realta collettiva del«popolo», poggiante su un'istituzione (la Chiesa) che aveva mantenuto nel tempo una so-stanziale continuita del messaggio cristiano. II Manzoni cattolico non rieuncia alle radiči illuministiche della sua forma-zione: la sua adesione alia fede e ai dogmi non vuol essere una passionate im-metsione nelTittaztonalita, né una negazione delle forme della civilta moderna; vuoSe invece porsi come inveramento supremo della ragione illuministica, come raggiungimento di una razionalita piú alta e universale, che non esclude un confronto con le forme kiche delk modernita e sa interrogarsi sui limití, gli errori, le colpe del rappresentarrti della Chiesa nel passato e nel presente. Si tratta di un cattolicesimo convinto, fervido, vissuto come spinta proble-matica, che porta a nuove domande tormentose sul rapporto, che aveva gia su-scitato 1'attenzione del giovane Manzoni, tra essere e dover essere: i principí ba-sikri del Cristianesimo rappresentano il «dover essere », il modello di compor-tamento giusto, ma sono costretti a confrontarsi con le forme concrete, stori-che, de!l'« essere », con la frammentazione della realtá, delle istituzioni e del rapporti tra gli uoniini. Manzoni rifiuta i compromessi, le consolatorie media-zioni tra «essere» e «dover essere»: in do egH si collega al rigorismo dei gian-senisti (cfr. parole, tav. 57), con i quali ebbe molti contattinegli anni francesi. A questa tensione, caratteristica di tutta 1'opera manzoniana, si adatta mol-to bene k celebre formula del De Sanctis, che vide in essa una ricerca rivolta a far vivere l'ideale cristiano nella realtá e nella storia, IVideale cakto nel reale» (cfr. 8.8.t2 e 8.8.14); ma per il cattolico Manzoni l'integrazione tra questi poli hon si dá mai effettivamente nel mondo terreno; lo scrittore cristiano continua a cercark, ma sa che essa puo realizzarsi solo nel regno di Dio, e in questa sua coscienza acquista k capacitá di seguire i conflitti, le contraddizioni, le insuffi-cienze present! in tutti i tentativi umani di commisurare ideále e realta. Dalla religione di Manzoni scaturisce una ricerca rigorosa e coerente, tesa a scoprire tutti i comportamenti prowisori e compromissori che gli uomini assu-mono in campo morale e sociále; ma essa nasconde tension! sotterranee, un in-sieme di resistenze e di dtfese, di censure verso ambits dell'esperienza che sem-brano sfaggire alia sua ansia di rigore e di universalita: k religione di Manzoni si pone cosi anche come strenua difesa contro gli as petti dktmttivi della stessa personalita dell'autore, che se solo talvolta traspaiono nelle sue scritture, emer-gevano pero nelle angosce nevrotiche delk sua vita quotidiana. L'inquieta coe-renza della sua ricerca si scontra anche con una segreta vocazione al silenzio, Una poesia aJl'annulkmento della propria figura di scrittore: nel suo sostanziale abbando-no della letteratura, dopo lo sforzo supremo dei PromessiSpoa, si puo consta-tare l'esito necessario delle contraddizioni in cui egli, gia da tempo, vedeva in-vilupparsi la scrittura letteraria. Di questa problemaf icita, che e anche un'inchiesta sulle forme e sui progetti let- L'eptstolario terari, e testimonianza 1'ampio epistolario, dove in tono di signorile distacco, privo di ogni compiacinierito autobiografico, Manzoni svolge una riflessione su tutta k propria esperiertza. Importantissima in questo senso, per capire molti aspefti della poetica manzoniana, e k corrispondenza col Fauriel, tra il 1806 c il 1844. 8.3.4. GlihxA sacri. Nelľardore delia conversione, Manzoni mette mano a una nuova poesia, che abbandona di colpo i modelu neoclassici e gli schemi delk letteratura ita-liana dei primo Ottocento: egli progetta una serie di dodici 1misacri, dedicati alle festivitä fondamentali dela liturgia cattolica, coi proposito di rifarsi anche ai lontani modelli delk poesia cristiana antica e medievale. Tra il 1812 e il 181 j ne vengono composti quattro, poi pubblicati a Mikno nel '1^, col titolo appun-toáilnnisacri: neU'ordäne,J^R««rrezww(i8i2), IlNomediMaria (1812-13), II Natale {i&i}),LaPassione (1814-15); apartire dal 'ij'mmbh composizione dei solo altro inno portato a termine, La Pentecoste. In questa poesia reiigiosa Manzoni esprime un suo bisogno di aderire a va-lori collettiví e rituáli, di prender parte a una comunicazione «corale» e solida-le, che respinga le fratture della storia e della societa in un caldo palpito di universalita. Le feste cattoliche appaiono come le forme di un presente che sempře si ripete, come il rinnovarsi, nell'esperienza dei popolo cristiano, di eventi sacri che hanno impresso un segno originario ed eterno sulla mutevolezza della storia. Raggiungendo una singulare corpositä, al di qua di ogni astrazione di Lipo contemplativo, k voce dei poeta si immerge in mezzo al popolo che vive il rito, e nello stesso tempo partecipa, con spirito agonistico, allo scontro sempre in atto tra il bene e il male. Valod coUettivJ e mutevolezza stotica Questa nuova poesia é caratterizzata da una «fisicitä pur moko simbolizzata » e Físícití da una vigorosa «conflittualitä »(G. Lotiardi): in essa si addensano figure concrete, e conflittualits tratte da una natura viva che ha sotrili corrispondetsze con le vfceride. umane e drvine, mentre il ritmo pare voler ridurre ogni segno a urna vertiginosa urútä simbolica. Rivitalizzati dal sotfio divino, gli aspetti delk natura sembrano riscopfire h loro giovinezza comunicando in modo nuovo con gli esseri umani; ma spesso k stessa presenza divina infonde alla natura una forza minacciosa e rovinosa. Nel loro insieme, gli/»»/sacti'cercanodi imporsi con energia evigore, macono- Un linguagsio scono momenti opachi, troppo schematicamente ricalcatä sulle forme rituáli, e ii-corrono spesso a materiali linguistici stridenti: da una parte ardite innevazioni, scelte di affascinante asprezza, che si evidenziano soprattutto nella sintassi e in ine-diti aecostamenti di immagini, dall'altra soprawivenze di ritmi e movenze del lin-guaggio melodrammatico, oltre che di schemi ckssicistici, che pesano in primo luo- entrglco ma stridente 632 Epoc»8 Restaurazione e RisoTgirriento (18151861) 8.3. Alessandro Manzoni 633 go sul Iessico, Siamo comunque del tutto lonrani dagli schemi lirici petrarcheschi (e da quasi tutti i modelli della poesia religiosa del Cinquecento e del Seicento), da ogni soluzione dolce e armonica: Manzoni ambisce a « rifare» in cbiave moderna il linguaggio della poesia bíblica, cercando di ritrovarne la corpositä, la dimensione « corale » c collcttiva; ma il linguaggio che egli forgia appare, in definitiva, artificiale e fíttizio, quasi partorito da un ostinato sforzo di volontä. 8.3.5. Trove di poesia civile. Uns R%icaitä In quegli anni Manzoni tento anche una poesia píú direttamente legata alle tra- corobatt™ sformazioni politiche, capace di farsi voce di speranze nazionali; una poesia civile íspirata ai valori d i tma religione combattiva, espressione delle legittimc aspiraztoni aďíndipendenza dallo straniero. Nel momento cruciale del passaggio dalla domi-nazione napoleouica alla restaurazionc austriaca egli serisse due canzoni civíli an-cora legate a modelli Iinguistici petrarcheschi, rimaste incompiute e inedite, Apríle 1814 e // prockma di Rimini (aprile 1815). Uma iSn Migliori risultati raggiunse piú tardi 1'ode Mano 1S21, seritta nel clima di spe- ranze suscitato in quel periodo dalla politica piemontese e dall'ipotesi che il reggen-te Carlo Alberto potesse muovere guerra contro gli Austriaci, in appoggio ai moti carbonari: si tratta di un componimento in strofe di decasillabi, di cui Manzoni di-strusse il manoseritto per timore di perseeuzioni poliüche, e che ritraserisse a memoria nel 1848, quando esso fu pubblicato insieme a UprocSama di Rimini. Nel rit-mo incalzame dei decasillabi, l'ode raggiunge uno scattante vigore aggressive in cui trovano espressione un forte anelito patriottico e un'agonistica retigiositä di ti-po biblico: I. lotta contro Io straniero assume un piú ampio respäro universale, che si riconosce nella fraternita tra tutti i popoli in lotta per la loro patria. 8.3.6. La serittura tragica e H Conte di Carmagnoia. MaKsmi Ľinteresse di Manzoni per la tragédia si legô al piú largo interesse dcl Ro-e íl díbattito manticismo per i generi drammatici e alľapprofondita lettura di Shakespeare e sui generi jgj nuovi drammaturghi tedeschi (in primo luogo Goethee Schiller). In conso-raromatici nanza con j prjmj SvilUppjdella poiemica romantica itatiana, Manzoni elaboró, dopo il 1815, una sua idea di tragédia storica di ampio respiro, ehe tifiutava le tradízionali unitä aristoteliche di tempo e di luogo e cercava un piú mosso in-treccio di quadri storici, nel tempo e nello spazio, con ľobiettivo di suscitare nel pubblico non un'illusoria identificazione con le passioni dei personaggi, ma una piú complessa coscienza critica, capace di distinguere tra bene e male e di proiettare le vicende tragiche su un piano umano universale. Ľawio I prim i documenti di questa riflessione sulla tragédia consistono in aleuni fram- della riflessione menti, claborati tra il 1816 e il '17, in cui Manzoni sostiene ehe, in opposizione alla teorlca tragédia ckssicisdca incentrata sui «desideri», la tragédia storica deve mettere in luce i «patimenti», i «dolori»: gli eroi tragici devono essere degli innocenti, la cui sofferenza mostra i limiti delia condizione terrena e la necessitä delľespiazione, legata alla stessa condizione deíľuomo e ai dísegni delia Prowidenza divina. Fonda- mentale sostegno di questa dialettica morale e la lontananza da ogni falsitä, la rap-preseatazíone di una realtä storica auteíitka e non ronianzesca; coerentemente il linguaggio dovrš avvícinarsi alľintensita e aU'oggettívitä di quello shakespeariano. NeJk tradizione drammatica italiana, dominata ancora, in Álfieri, Monti e li Conte Foscolo, da orizzontí classícístici, non era possibile trovare verí precedenú in * CjirmignoU questa direzione; e tutto questo, insieme ad altrí dubbi e ostacoli, spiega la difficile stesura della prima tragédia manzoniana, II Conte di Carmagnoia. Ai primi due atti della tragédia il Manaoní lavóru dal febbraio-marzo del 1816 al La stoura luglio del '17, metitrest dedko aglä altri tre tlel luglio-agosto '19; la complessítä del Iavoro ě testimoniata da tre stesure autografe che precedono la prima edizíorie, ap-parsa a Miláno nel gennaio 1820. I cinque atii in cndecasiäkbi sciolti mertono in scéna la vicenda del condottiero 11 daman quattrocemesco Francesco Bussone, conte di Carmagnoia, passato dal servízio dei * Francesco Visconti di Miláno a quelSo delia Repubblica dí Veiiezía, vincitore delia battaglia di B"*"™ Maclodio (1427), ma poi aeeusato di tradimento e condannato a motte dal governo delia Repubblica (1432). Sulla scorta di ricerche storiche, Manzoni accetta Sa tesi (smentita dalk storiografia successiva) delťinnocenza de! Carmagnoia, facendo di lui un modeílo di eroe virtuoso, condotto alla rovina dagli intrigami uotniní politici venezianL Ľaziotie procede pet varie stazioni separate, dal momento in cui 3 Senate veneto attribuisce il comando delle truppe al Carmagnoia, al fronteggiarsi dei due eserciti nel campo di Maclodio, alla prova di generosita del protagonista, che libera mold prigionieri, al sospetto che questo gesto suscita nei magistral! veneziani, alia decisions del Senate di ridbiamare con I'inganno il condottiero (cosfringendo al silenzio Marco, il suounico amico sincere), fino alia condanna finale del Carmagnoia e al suo ultimo inconrro con la mogiie e con la figlia. Piuttosto sehematico ě lo svolgersi del conflitto tra l'eroe virtuoso e leale e i tor-tuosi intrighi del potere, mentre ü linguaggio ricerca una nuova carica comunieati-va, nm e ancora pieno di formule e schemi ckssícístici, specialmente nei lessico II punto piú alto di tutta la tragédia ě costituito dal coro sulla battaglia di Maclo- S'ale t dears dio, S'ode a destra uno squiUo di tromba, in strofe di decasillabi, inserito, come un *i» t&dllo « cantuccio» che il poeta riserva a se stesso, tra ľatto II e ľatto III: esso ha una es- tiirambe senziale funzione straniante, introducendo un punto di vista opposto a quello del-I'eroe e dei personaggi. La battaglia vi appare come una strage irrazfcinale tra «stol-ti guerrieri», tra italiani che dovrebbeio essere fratelli e invece muoiono senza una ragione, alservizio di un cieco sistema di potere, mentre«k> straniero», si pteparaa scendere in Italia approfittando di quelle divisioni Questo orizzonte «nazäotiale» La follia St allarga pero a una piú ampia condanna della guerra e della vioienza; a una umani- Ma guerra tá immersa nella Iotta per la sopraffazione, k voce del coro oppone ľuníversalitä del messaggio cristiano, fa fratcllanza in Dio di tutti gli uomini. 8.3.7.1/Adelchi. Nel sogg iorno parigino del 1819-20, Manzoni approfondí ulteriormente i Una matena problemí del genere tragico (redigendo tra 1'altro lá Lettre a. Monsieur Chau- medievale vet), cominció a considerare quelM posti dal romanzo storico e progetto una uisova tragedia, dedicata ai problema del tapporto e dello scontro tra popoli e 6m Epoca 8 Restaurazione e Risorßimento (1815-1861) 8.3. Alessandro Mamoní 635 razze diverse sul suolo d'ltalia. A Miláno ncl novemhre 1820 mise mano alľVl-delchi, incentrato sulk caduta del dominio longobardo in Italia in seguito alk discesa dei Franchi di Carlo Magno, chiamati dal papa (772-774): un episodio decisive della storia medievale che suscitava grande Interesse e poteva suggeri-re confronti con awenimenti piú recenti. II Iavc.ro In una prima fase, il kvoro sulla tragédia si svolsefino alia primavera del '21; do- diíitesura po un'interruzione dovuta aiľawio tlel nuovo romanzo storico, esso riprese nel giugno: in autunno era terminata una príma redazione, mentre ľautore gia proget-tava una nuova tragédia, ehe poi non realizzó. Una importante lettera al Fauriel del 3 novembre rSzi ci rivela la forte insoddisfazione di Manzoni per queí patticolari di invenzione, non corrispondenti a precisi dati storici, ehe attribuiscono aN'Adelcbi «une couleur romanesque» ("un colore rornanzesco"): COS), la volontä di precisare dati storici oggettivi, sfuggiti al tessuto della tragédia, porto alia stesura del Discorso sopra alcunipunti della storia longobardica in Italia, desrinato a essere pubblicato insieme alia tragédia, della quale fu compiuta una nuova redazione, terminata nel maggio 1822 e pubblicata unitamente al Discorso, nelľatitunno del '22. Una strotturi Rispetto a quella del Carmagnola, la struttura áeä'Adelcbi ě piú aperta e deceit tragica trata: non procede per stazioni successive, ma per tensioni e punti di vista contrap piú apetta posti; ai dati storici si sovrappongono piú intensi elementi motali e «patetici» (che pero contraddicono all'íntento di oggettivitá storica); anche nel linguaggio vengo no abbandonati i pesanti residui classicistici ancora present! nelľaltra tragédia Manzoni si serve di un endecasillabo sciolto piano e scorrevole, che riduce al mini mo Ie fratture, le inversion!, le difficoltä sintattiche; uß tono di conversaaone per corre ľintera opera, che riesce cosi a essere nello sresso tempo «sublime » e vicina a una realta defmita e cireostanziata. La vicemia La scena si incentra sui Franchi e sui Longobardi. L'atto I si apre col ritorno di Ermengarda, ftglia del re longobardo Desiderio e sorella di Adelchi, associato al regno, presso k reggia di Pavia, dopo che é stata ripudiata dallo sposo Carlo Magno. Nei suoi propositi di vendetta Desiderio pensa anche a un'azione, cui si oppone Adelchi, contro il Papato, favorevole ai Franchi; intanto molti nobili longobardi tramano il tradimento. L'atto LI si svolge in Val di Susa, nel campo dei Franchi, che tentano di superare le impcnctrabili chiuse che bloccano il passaggio delle Alpi: giunge un diaconodi Ravenna, Martino, che, ispiratodaDio, hatrovatolaviamon-tana che permette di aggirare le chiuse e la indica a Carlo. Nell'atto III si assiste al-I'assalto imptowiso dei Franchi, favoriti dai traditori, al campo longobardo, mentre Desiderio si rítira a Pavia e Adelchi a Verona: alia fine delľatto il coro in dode-casillabi Dagli atrii muscosi, dai fori cadenti (composto ncl gennaio 1822) mostra come, nel passaggio dai dominated longobardi a quelli franchi, resti immutata l'op-pressione delle genti latine, ridotte alla condizionc « d'un volgo disperso che nome non ha». L'atto IV inizia col delirio e ľawicinarsi alla morte di Ermengarda, nel rnonastero di San Salvátore in Brescia (la scéna é commentata dal coro in strofette di settenari Sparsa le trecce morbide, seritto tra il dicembre del '21 e il gennaio del '22); segue poi, stille mura di Pavia, il tradimento del duca Gukúgi, che apre ai Franchi le porte della cittä. L'ultúno atto si svolge nel palazzo di Verona, e poi nel campo franco di fronte aila cittá, dove Carlo e Desiderio hanno un duro cotloquio; ľopera si conclude con la notizia della caduta di Verona e ľultimo incontro di Adelchi, prigioniero e morente, col nemico Carlo e col padre Desiderio. Nelk prospettiva storica ehe Manzoni rende esplicita nel Discorso collega- D käujo to aü'Adelcbt, k Victoria dei Franchi, chiamati dal Papato a difesa contro k pre- politico di Carlo potenza longobarda, pur perpetuando lo stato di sottomissione delle genti ita-Hche e ktine, rappresenta uno sviluppo positivo ehe si lega, nelk figúra di Carlo, a uno spregiudicato realismo politico e ai compromessl cormaturati ali'eser-dzio del potere, e si scontra con la « virtu »incontaminata dei dueprindpi longobardi Ermengarda e Adelchi, non respoasabili delle ingiustizáe commesse dalla loro Stirpe e condannati alla sconfitta proprio perché «puri». Carlo e i Franchi si muovono pienamente nel gioco delle tráme politiche, come Desiderio, come i Longobardi traditori, come lo stesso Pietro, il legato papak: ľattenzione e la partedpazione dello serittore va tutta ai due eroi« pu-ri» e sconfitti, ehe si oppongono radicalmente a tutti gli altri personaggi senza intrattenere con loro un vero rapporto teatrale. H dramma di Ermengarda e di Adelchi sta tutto nel loro rifiuto dei rapporti di potere e dello stesso diveriire storico, e dô genera una sostanziale immobüitä dal punto di vista teatrale. Ermengarda é fissata nelk sua condizione di vittima remissiva, di sposa ri- Ernieogaida pudiata che vede äffiorare i ricordi di un passato superbo e felice, e nello stesso tempo si proietta verso k consokzione e la pace delia morte cristiana. Ľessere teatrale di Ermengarda é tutto in una ricerca di non essere, di oblio e di annul-lamento di sé. Nelk grande scéna iniziale del quarto atto, le parole delia sorella Ansberga, chela informa del nuovo matrimonio di Carlo, paiono costrängerk a partedpare ancora alle passioni mondäne, aprendo squard traumatici ehe si manifestano nel suo delirio: ľinteresse per k vita f errena demerge con i ricordi delia sua passata esperienza di regina, con i segni di un «amor tremendo» che st ostína a persistere nonostante tutto. AJ delirio segue ľattesa delia pace nelk morte, che il coro Sparsa le trecce morbide accompagna con un ampio respiro sptma sínfonico, ottenuto attraverso laregolare alternanza di settenari sdrucdoli, pia- k >rec!e morbide ni e tronchi: esso invita k donna ad abbandonareper sempre «i terrestri ardo-ri», a offrirsi alk sola pace e consokzione possibile, nell'accettaaane della vo-lontä divina; ma, nel far questo, il coro evoca con intensa partedpazione il ritorno, nella mente delk regŕna, delle immagini piú splendide, preziose, selvag-ge, cariche di sensualita, della sua vita di sposa e di sovrana. Respinti questi La «prowid» squard angosciosi e fascinosi del passato, una serie di immagini natural! piene sventma» di forza analogica accompagna il liberarsi delľanima dall'ariditä terrestre, il suo risorgere con k morte in una freschezza incontaminata, nella purezza ori-ginaria di chinon partedpa alk forza e aí potere: k «prowida/ sventura» col-loca Ermengarda tra gli «oppressi», la riseatta dalla colpa non sua di apparte-nere alk Stirpe degli oppressori, le offre un ultimo segno di pace nelk celebre analógia finale, in cui il tramonto del sole e k morte diventano segni di rinasd-ta, di una nuova vita serena e priva di conflitti. Anche Adelchi tende a proiettarsi, come Ermengarda, al di ŕuori dello spa- Adelchi zio teatrale: egli appare un eroe «tragico» piú tradizionale, k cui «virtú» si esalta in imprese ümpide e pure, ma, nei rapporti di forza che sono in gioco nella tragédia, le sue vere aspirazioni non hanno aleuna possibilitä di dar prova di sé. Egli non puö essere mai fino in fondo ľeroe che vorrebbe e pottebbe es- 6i6 Epoca 8 Restaurazione e Risorginserito (1815-1861) 8.3. Alessandro Manzoni 637 sere: costretto ad adattarsi alle decisioni del padre Desiderio, che contrastano col suo bisogno di assoluta gíustizia, Adelchi ě vittima di una contraddizione tra il suo «cor», che gli «comanda / alte e nobili cose» e la «fortuna», che lo «condanna ad inique». Chiuso in una via «oscura, / senza scopo», in mezzo alla «ignobil calca» dei vili che si arrabbattanoper uscire indenní dalla guerra, egh fa sua, nel díscorso finále, una vera e propria «morale dell'astensione», che, in un mondo posseduto da una «feroce forza», invita a sottrarsi alTingiu-Negaiione stizia, a rifiutafe 1'esercizio della violenza e del potere. Per Adelchi la mořte írellVroismo non ě 1'ultima esplosione della violenza tragica, ma il solo spazio possibile di tragico unjVersalita umana, il ritravamento dell'essenza piú profonda dell'uomo, posto sotto il segno della giustizia divina. L'opera approda cosi a una negazíone delferoismo tragico e, implicitamente, dello stesso «genere» tragico. Danti atrií II celebre coro Dagli atrii mttscosi, daifdri cadenti ě anch'esso tutto proiet-tmismň, tato al di fuori del tradizionale spazio tragico, e dilata la prospettřva dalle vicen-daifmaienti jg jggjj individui a quelle dei popoli, soffermandosi sul destino del popolo ita-liano sottomesso e suIl'atteggiamento dei nuovi dominatori (conesplicito riťe-rimento alla situazione delFItalia della restaurazione austriaca). In tutta evi-denza, nelle loro radiči e ragioni interně, si mostrano 1'imbelle passivita degli oppressi e la tracotanza dei conquistaton: si susseguono alcune densissime im-magini di vita collettiva, in cui balena la forza piú inquietante e mínacciosa dei movimenti, dei sentiment!, dei desideri di grandi masse di uomini. Una scelta di «vedtá» c « universalita;* Le Oaetpaziom ítílid morak 8.3.8. Saggistica religiosa, Horka, letteraria. La composizione delle tragedie poneva Manzoni di fronte ad alcuni fonda-mentali problemi: egli sentiva 1'esigenza di illuminare fino in fondo i légami tra la sua opera artistica e una concezione unitaria - insieme morale, religíosa e storica - dell'uomo. Questa esigenza originô una serie di riflessioni in prosa che sviluppano quel tipo di scrittura analitica e puntigliosa, gia presente nella sua corrispondenza privata, e che costituiscono una prima importante messa a punto della futura prosa del romanzo: egli si presenta qui come «saggista», si confronta con punti di vista diversi, con critiche e confutazioni rigorose, dispo-sto anche a mettere in questione se stesso, secondo un ideále di precisionc, di «veritä», di «universalita» spinto sempře okre, con lucida consequenzialitä. Le Osseruazionisulla morale cattolica furono serine nel 1818, dietro suggerimen-to del dirertore spirituále monsignor Tosi, durante la stesura del Carmtignola: pub-blícatc nel '19, si presentano come una risposta ake accuse rivolte dal Sismondi (cfr. 7.J.9) allaChiesa cattolica, indicata come tesponsabile della corruzione e della decadenza italiana. Contro queste accuse Manzoni rivendica 1'impegno della Chie-sa nella difesa dei deboli e degli«oppressi», nella coneretizzazionee conservazionc di valori universal! Manzoni ritiene che la stessa esigenza di universalita della ra-gionc illuministica possa trovare una piena realizzazione solo accettando una veritá sicura e immutabile come quclla eristiana, garantita e trasmessa dalla Chiesa. Analogo orientamento caratterizza UDiscorso sopra alcuni punti della storia hn- gobardica in Italia, seritto per chiarire lo sfondo storico dellVltfeMj e pubbkeato in appendice alia tragédia rtel 1822. L'opeta vuol essere una correzione defl'aspetto troppo «romartesque» ("romanzesco") della tragédia, un trasferimento della sua materia sul piano della prospettiva storica «positiva». AB'ŕmpegno di ricerca e di documentazione si collega I'intento apologeueo di rivendicare la iunzionepositiva del Papato nella storia dell'Italia medievale; Manzoni critica la storiografia laica e giurisdizionalista, che attribuiva alia presenza delto Stato della Chiesa la mancata formazione di uno spirito nazionale italiano e afferma che il suo kmite va cercato nella concezione della storia come scontro tra potenze, tra forze statali Alia luce di una storiografia preoccupata dei destini deile masse siscopre invece che la funzione delta Chiesa ě staf a proprio queila di rendere meno disperata la loro esistenza, di of-frireloro «unpo' piú di giustizia*. La difesa del ruolo storico deila Chiesa si íega a un atteggiamento antiattstriaco e alle speranze in un Papato che si ponga come gui-da nella liberazione deMlndia. Tra la composizione delle tragedie e l'inizio del lavoro sul romanzo, la fiflessio-ne manzoniana sui generi e sulle forme letterarie troyo ampia espressione in nume-rose lettere private (rivolte specialmente al Fauriel), in vari material; frammemari e soprattutto nella Le/ŕre a Monsieur Chaunet surťunité de temps etde lieu dans la tragédie (Lettera al signor Chäuvet sulľunitä di tempo e di luogo nella tragédia). La lettera fu scritta in francese a Parigí tra il gíugno e il luglio del 1820, verme af-fidata alFauriel e da questi corretta e pubblicata a Parigi, nel 1823, insieme alia tra-duzione francese delle due tragedie. Si tratta di un vero manifesto di poetics, in cui Manzoni predsa il senso del suo rifíuto, comune a tuttí í romantici, delle unita ari-stotekche di tempo e di luogo. EgH vede nele unitä aristoteliche il supporto di un tipo di teatro che si incentra (soprattutto in Franda) su una tematica amorosa e su una dialettica delle pasdoni estremamente astratta: una rragedia moderna al con-trarto deve fondarsi sulla storia, adeguarsi alia complesstíä degk eventi reali, mai riassumibik in una eoncentrazione artífidosa dd tempo e dello spazio. Guardando al tnodelb « anrickssico » di Shakespeare, la poesia tragica deve indagare sui senti-menti con cui gk uomini vivono gli awenimenti e su quegk aspetti della storia che sfuggono alia storiografia vera e propria, ma per farSo deve rifiuíare ogni elemente falso e artiíidoso, e puntare alla piú piena oggettivitä. Manzoni forní una sintesí delle idee romantíche in una lettera privata al marche-se Césare Taparelli d'Azeglb del 22 settembre 1823, pubbucata nel 1846. Egli distingue nel Romanticismo una parte negativa, rivoka contro la mitologia, 1'imtta-zione, le regole elassicistiche, e una posítiva, nasstímibile nel principío « che la poe-sia e la letteratura in genete debba proporsi ľutile per iscopo, il vero per soggetto e ľinteressante per mezzo*: neke idee romantíche egli vede una liberazione della co-municazione artistica da tutto dů che ěoggettivamente« falso »(e«false»sonoov. viamente le idee del mondo pagano) e una essenzíale «tendenza religiosa». Difesa del ruolo della Chiesa Una storia dalla parte dei popoli La Leífre 4 Monsieur Qhwixt Contro le unita arisíttfeiicbe i scnlimcíHi e la storia La lettera s d'Azeglici 8.3.9, D Cinque Maggio. Caso unico neli'attivitä letteraria di Manzoni, 11 Cinque Maggio fu compo-sto di getto, alia nctizia della morte di Napoleone, awenuta a Sant'Elena il 5 maggio 1821, letta sulla « Gazzetta di Milano» del 17 luglio: giä il 26 luglio ľode veniva presentata alia censura, che non ne perrnise la pubblicazione; ma essa circote subito manoscritta, in Italia e fuori (tanto che nel '22 fu tradotta in tede- Sresura e difrusioile 638 Epoca 8 Restatirazkme e Rísorgímento (1815-1861) sco da Goethe), ed ebbe numeíose edizioni, non controDate dall'autore, fuori del Regno Lombardo-Veneto. II metro ě lo stesso die sara impiegato poco phi MeiTkí e stfle tardi nel coro di Ermengarda; ma il succedersi di settenari sdruccioli, piani e tronchi, ha qui un respiro sinfonico piú sonoro e superbo, che poggia su continue sfasature tonali, Ricco di fratture e di pause, il discorso si awolge in oscuri-tá sintattiche e in ardite scelte lessicali (specialmente nell'aggettivazione). Napoleone.- II fascino del personaggio che aveva sconvolto I'Europa, che si era posto (Ma gloiia come «arbitro »tra « due secoli / ľun contro ľaítro armato» e verso cui Man-ilk swnfltta zonj avgva guardato sempře con diffidenza e ostilitä, demerge sotto il segno della sconfitta e delia morte: perun momento il poeta abbandonala suarkerca di valori storici collettiví e guarda alia vicenda di un individuo, che nella vita ha dato prova di un « eroismo »tutto indirizzato alia ricerca del potere e della glo-Ľindividuo ria. Ma ě la sconfitta a riscattare questo eroismo individualistico di Napoleone, s la Provvidenza a inserirlo net piú ampio e inconoscibile piano della Prowidenza: lo scrittorelo immagina, stanco e deluso, approdare nella pace della fede rdigiosa che lo libera dalia disperazione, lo proietta nella speranza ddla morte cristiaua. 8.3.10. La Pentecoste e gli inni sacri incompiuti, Le redadoni A una conciliazione ancora piú integrále, ma nei segno del popolo di Dio, ildk fňiteaafc tende l'ultimo degli inni sa cri portato a termine da Manzoni, La Pentecoste, dí cui si hanno tre redazioni diverse: quella definitiva fu compíuta tra il 26 settem-bre e il 2 ottobre del 1:822, durante una pausa nella stesura dd romanzo, e stam-pata aíl'inízío di dicembre in soli dnquanta esemplari per gli amici. La forza In on succedersi di diciotto strofě di Otto sertenari, dominate da un'alter-wificame nanza di sdruceíoli e piani, qui si sente piú vicína Feco ddťantica innografia ^ nalito tósthaa, mentre si attenuano la conflittuaiita e 1'asprezza che pure costituíva-° no unodei motivi di fascino dei pámilnni sacri. Nella seconda redazíone (apri-le-giugno 1819), la discesa deUo Spirito Santo pareva annunciare Faffermazio-ne di un piú vigoroso spirito di liberta, in vista di una liberazione anche terrena degli oppressi; la redazíone finále invece (sticcessiva alla delusione per gli eventi del 1821-22) pone 1'accento sulla conciliazione e sulla solidarietá che lo Spirito annuncia alTumamtá. II carattere dernocratico della comunita ecclesia-le siriconosce nella coscienza ddríscartoatuttigatantitodaDioenell'annulla-mento di ogni conflitto. La lirica b come trascinata dalla forxa vivificante dello Spirito, si distende in un ritmo dolcemente liturgico, che fonde in un unico re-spiro i segni della realtá naturale, umana e divkia e connctteogoi parola e ogni figura con le akre: ne risulta unperfetto equilibrio, in cui il linguaggio esprime 1'universalita e 1'organícitá. Ma questo equilibrio non poté trovare ulteriori svi-iuppi; Manzoni lavoro ancora a dne altri inni sacri, rimasti pero incompiuti, che si muovevano in una dírezione completamente díversa da quella della Pentecoste, portando i segni di un profondo turbamento ínteriore. H Na/ale II Natale dei 1833, a cui lo sctittore lavord tra la fine dd 1834 e 1'inizio dd del jIíh 'y) nelFanniversario della mořte di Enrkhetta, fa emergere framroenti di do- 8.3. Alessandro Manzoni 630 lore e dí fede, che paíono scavarsí uno spazio dentro il silenzio: nelle strofe e nd versi frammentari la parola interroga Dio sulle ragioni della sofferenza e ddla distruzione, arraaspando nelbuio dello sgomentoma continuandoad af-fidarsi alla volontä divina. Ě un confronto del poeta, afflitto per la perdita della moglie, con un Dio «terribile», clie manda la morte e promette patimenti, nel nsomento stesso in cui annuncia dolcezza e «pietä »: un Dio che ascolta le preghiere degli uoraini, ma le cui decisioní sono assolutamente insondabili («sorda la folgor scende / dove tu vuoi ferir»). AI XS47 rísale il piú ampio frammento delľinno Ognissanti, in quartine di OpumnU ottonari, che tocca il terna della santitä solitaria, priva di comunícaxione col mondo (« che giovin gli avari / tesor di solinghe virtú »): esso presenta un inten-so movimetsto símbolico, che va molto al di la degli usi romantici delľaiialogiíi e ú awale di corrispondenze tra immagki e di accostamenti fooici per cercare qualcosa di segreto, profondo e mafferrabik. Quí Manzoni pare dar voce a fratture piú sotterranee, a qualcosa di oscuro e di non razionalizzabile, come ad « appariziom di altro, di una unitä di passato, presente e futuro, di indivisí affettí terrestri e cdesti» (F. Fortini). S.3.11. Genesi e storia del romanzo. Laricerea di uu pubblico«nazionale», diun'opera dalľampio respiro col-lettivo, che rappresentasse realtä umane artícolate e concrete, non poteva trovare una realixzazione rísolutiva nella serittura tragica rté in quella lirica: Manzoni aveva bisogno di una struttura letteraria piú aperta e disponibile, che gli permettesse di allargare lo sguardo su un'intera societa. Per questo egli si accostó, gia príma di coneludere la prima stesura deWAdelchí, Le fasi al romanzostorico (cfr. (JENEEI e tecmche, tav. 99), sorto 1'effetto della lettura dei redazionaií romanzi di Walter Scott (cfr. 8.1.7) e soprattutto áéľhaftboe. II 24 apríle 1821 ini-zíô k stesura di un ňuovo romanzo in prosa ambíentato nella Mílano del Seicento, per i] quale aveva cominciato a raceogliere un'ampía documentazíone, sulla base della História Patria ddmilanese Giuseppe ripamonti (1577-1643). Tra ľaprile e il rnaggio compose i primi due capiroli e ľintroduzione, ma poi lascio il lavoro pet tornare sH'Aáekhi; alla conclusione della prima stesura della tragédia insorsero nu-rnerose incertezze e solo dopo ľaprile del'22 il lavoro riprese con una čerta alacritä, diventsndo piú inttnso c ľebbrile a pattire da novembie, dopo la stesura finale delia Pentecoste. La prima redazíone del romanzo era concltisa íl sertembre 1823, in U manoserino un manoscritto diviso in quattro tomi, che era probabilmente designate con i norni MPemoeLacin dei protagonists, Pernio e Lucia; 3 esso si aggiungeva una Appendice storica su la co-hnna infame, con la storia documentata dei process! agli untori durante ia peste del 1630, a cui si accennava piú rapidamente neS romanzo. Una volta terminata la prima redazione (sconosciuta fino a quando fu pubblica- La nVritium ta mtegralmente da Giuseppe Lesca nel 1915), Manzoni ne inrraprese subíto una vasta riscrirtura e tistrutturazione. Questo lavoro mutô radícaknente í connotati del romanzo, che trovô nuova sistemazione m un manoscritto al quale, dopo la seel- 64° Epoca 8 Restaurazione e Risofgimento {i8ij-i86i) B.3. Alessandro Manzoni 641 ta dei titolo provvisorio Gli Sposi Promessi, venne assegnato il titolo definitivo I Promessi Sposi, col sottotitolo .S/orá milanese scoperta e ri/alla da Alessandro Man-IPmmcssiSposi: zoni. Un copista netrasse un'altra copia per la censura, su cui ľautore continuô a lala «vcniiKmna» vorare, il ehe rallentô molto i tempi della stainpa, cffettuata tra il 1825 e il 1827, quando ľopera apparve in tre tomi presso ľeditore milanese Vincenzo Ferrario (questa edizione é detta dai filologi ventisellaiia). La revisione Duranre il lavoro ehe aveva portato dal Fcrmo e Lucia ai Promessi Sposi, Manzo- linguistka ni, spinto dal proposito di comunicare con un pubblico di orizzonte nazionale, aveva indirizzato i suoi interventi verso la Iingua «viva» usata nella Toscana contem-poranea (ma cfr. 8-3.18). Su questa via si mosse ancor piú risolutamente dopo ľap-parizione delľedizione dei '27, progettando una nuova revisione dei romanzo di ti-po quasi eselusivamente linguistico. A tal proposito effettuô un viaggio a Firenze, per « risciacquare i panni in Arno», nelľestate dei '27, immergendosi nel fiorentino parlato dalla borghesia contemporanea. Ma, dopo un impegno di lavoro protratto-si fino al '28, le malattie e le disgrazie fajruliari lo allontanarono dal romanzo, su cui tornô a lavorare intensamente soltanto tra il '38 e il '40; giunto al termine, fece al-ĽedÉioire lestire dagli stampatori milanesi Guglielmini e Radaelli, a proprie spese, una lus-defínitiva: suosa edizione definitiva (col nuovo sotcotitolo Stom milanese dei secolo xvtl sco-k «ajjaratitana» perta e ri/alta), con eleganti incisioni di Francesco Gonin e Luígi Sacchi, ehe apparve in dispense tra il '40 e il '42 (la cosiddetta e/uarantans). In appendice a questa edizione apparve, in una redazione piú ampia rispetto alľoriginaria Appendice, la Storui delia colonna infame. 8.3.12. // romanzo e la storia. H mondo popolare II romanzo manzoniano ě ambientato nella campagna lombarda, tra ľAd-e gli cvemi da e illago di Como, e a Miláno tra il 1628 e il 1630, quando il Milanese fu scon-storki vojto contraccolpi della guerra dei trenťanni (cfr. 3.1.1), da una terribOe ca-restiä e poi da una devastante pestilenza: ha al suo centro la vita di due umili popokni, ma chiama in causa personaggi riechi e potenti, vere e proprie personalit! storiche, grandi eventi socialí e coĽettiví. Ľarabíemaíionr La scelta delľsimbientazione lombarda é naturalmente legáta a una volontä di lombarda radicare la rappresentazione in un mondo ben noto alľautore, amato da lui e dal pubblico a lui piú vidno; la scelta dei secolo xvii, a sua volta, propone un quadro storico lontano da quello contemporaneo, ma non immerso nelľaura lcggendaria delMedioevo (tanto amato dal romanzo storico romantico), e talc da tendere possi-bile una rappresentazione coneretamente realistica, appoggiata su una predsa do-cumentazione storica. La situazione della Lombardia dei Seicento, sottopostä alla dominazione spagnola, tra prepotenze e violenze di ogni tipo, permette, inoltre, di chiamare in causa, sia pure kdirettamente, la situazione della Lombardia contemporanea, sottoposta alk dominazione austriaca. Tm distacco La negativita della vita sociále dei Seicento merte il narratore al riparo da ogni e panedpaikme idealizzazione della sua matéria, anche se poi proprio un orizzonte cosí oseuro gli permette di rilevare in tutto il suo valore la persistenza (specialmente nelle classi popolari) di comportamenti umani positivi, di uno spirito religioso fattivo e opero-so (elementi conereti ehe egli giudica essenziali per la civiitä contemporanea). In questo rapporto con la matéria storica, Manzoni alterna alk coscienza delľassoluta H manoserirto rŕtrovato U gioco prospettko escraneitä delie vicende rispetto all'oggi la possibilita di sentirle sirmii a quelle con-eemporanee, quasi di identtficarle con esse. Ii primo smrmento e l'espediente, molto diffuso, de! manoscritto rkrovato. Tau-tote finge di aver trovato un manoscritto dei secolo xvn che narra queia «storia milanese», e inizia il romanzo fingendo di trascriveme le parti iniziali, col loro am-polloso e retorico linguaggio seicentesco; ma dopo poche pagine, interrompe la tra5crizionee comincia a raecontare k storia nel proprio linguaggio, Questo espediente da luogo a una mescoltmza tra passato storico epresente, tra oggetf ivitä stori-ta e invenzione narrativa: chiamando in causa quell'antico testo come fonte dei proprio discorso, l'autore puo giocare a distinguere il proprio punto di vista da quello dei finizio originale, Di fronte a singoli dati e tetni storici, l'autore si preoc-cupa di richiatnarsi, con cura erudita, a documenti e testimonianze dei tempo, che talvolta possono appesamire il flusso dei discorso, ma che rivekno il suo continuo hisogno di «verita» storica. 8.3.13. Ľ Fenno e Lucia, La príma redazione dei romanzo, índicata col titolo Fermo e Lucia, fu mo- Uii'op«a dtficata cosí in profonditä ehe al lettore di oggi ptiô apparire addirittura come autonoma un'opera autonoma, con caratteri assai diversi da quelli ehe il romanzo acqui-stô alla ftne. E la critíca a noi piú vicína talvolta ha mostrato di preferire k forma piú aperta, spenmentale e polemica dei Fcrmo e Luciu alla piú pacata sisi.e-mazione srilistica e ideologica dei Promessi Sposi, Questa prima stesura si basa so blocchi narrativi compatti, quasi autonomi e La stmttuta gíustapgostí, ehe invece nei Promessi Sposi saranno piú sottiljnente dístribuíti e in-tegrati. E divisa in quattro tomi; il primo e dedicato agli ostacoli frapposti alle nozze di Lucia e Fermo (ehe díverrä poi Renzo), fino alk loro ľuga dal vilkggio; il secon do narra le viceade di Luck, accolta nel monasfero di Monza dalk «signora» Gel trude (il cui notne sarä ritoccato in Gertrude) e poi fatta rapire con k complicitä di questa, su richiesta di don Rodrigo, dal come dei Sagrato (ehe díverrä ľmnomina-to), fmo al momento in cui questi, in predá ai rimorsi, decide di recarsi dal cardinale Federigo Borrotneo, in visita nella zóna; il terzo tomo, dopo la conversione dei con te dei Sagrato, ía liberazione di Lucia e la sua coílocazíone in casa di don Ferrante, si concentta sulle vícissítudlni di Fermo, sulle sue awenture míknesi, fino alla fúga nel Bergamasco, territorio della Repubblica di Venezia; il quarto é dominato dalla guerra e dalla peste e si conclude col ritorno di Fermo, i! ritrovamento di Lucia e lo scioglimento della vicenda, Entro questa struttura si inseriscono arnpí spezzoní di storie rektive a singoli Un romanzo personaggi, il ehe conferisce al Fermo e Ijtcia ľaspetto di un romanzo basato sulla di piú romanzi giustapposizione di piú romanzi: in particokre nel secondo tomo si distingue ľarn-pia vicenda delk monacazione forzata e deBa corruzione di Gekrude e quefk della vitá di delitrj dei conte dei Sagrato, ridotte poi noterolmente nei Promessi Sposi. Per k presenza di narrazíoni autonome e di digressiont di vario genere, il ĽanaM morale Fermo e Lucia é simile a un romanzo «saggistico», ehe propone sottilí analísi moralä e vicende contínuamente passate al vaglio di una interpretazione pro- 642 Epoca S Restaurazíone e rusorgrmento (1S15-1861) 8.3. Alessandro Manzoni 643 blematica. II moralismo di Manzoni é qui molto piú esplicito che nei Promessi Sposi, non tende ancora a risolversi in quello sguardo comprensivo e totaliz-zante sul mondo a cui mirerä la redazione definitiva: qui la separazione tra bene e male non ammette mediazioni sfumate. Da una parte ci sono gli« umili» e i religiosi che li sostengono, dall'altra i potenti perversi e coloro che cedono al loro volere; tra i due gruppi non sembra essere possibíle nessuna vera comuni-cazione. E gli sforzi del romanziere sembrano indirizzati ad analizzare le forme della malvagitä umana nei suoi sviluppi irrazionali, nei tortuosi awolgimenti con cui individui e gruppi sociali ingannano loro stessi: questa analisi impieto-sa giunge talora a sfiorare particolarí scabrosi, atmosféře malsane e inquietanti (in modo particolare nella storia di Geltrude), spingendosi fino alle tinte fořti e agli schemi propri del romanzo «nero», gia tanto diffuso nella letteratura del tardo Settecento. Negativita Non solo i personaggi negativi, ma anche quelli positivi sono sottoposti a dei lapporti questa analisi morale: vengono messi in luce i comportamenti contraddittori a sodal £ui jj so;0 fatt0 vivere insieme costringe gli esseri umani; la comunicazione sociale sembra spingere mevitabilmente anche i« buoni» alTautoinganno. L'a-nalisi dei rapporti sociali giunge a momenti di vertiginoso acume critico, trasci-nando nella sua denuncia tutti i condizionamenti che Papparenza sociale, la prepotenza, la prevaricazione impongono anche a chi tenta di sottrarvisi. Da questa ottka íl Ferino e Lucia deriva la sua brusca vitalita, evidente anche nei linguaggio: si tratta di una lingua composita, in cui si sovrappongono element] toscani, lombardi, francesizzanti (e perfino residui latineggianti) e in cui si al-ternano i livelli stilistici piú diversi, in modo parcicolarmente efficace quando si raggiungono momenti di asprezza nervosa in costruzioni sintattiche mobili ed eterogenee. Ě una lingua «sperimentale», che il lettore di oggi puo persino preferire a quella tutta equilibrio e misura della redazione finale. 8.3.14.1 Promessi Sposi; struttura e movimenti narrativi. Uno scbema La piú generale struttura narrativa dei Promessi Sposi (per la cui sintesi, cfr. tratlizionale dati, tav. 107) si ricollega a uno Schema romanzesco tradizionale, quello dei reinterprmto giov3nj innamorati la cui felicitá ě ostacolata da forze nemiche, ma che, do-po varie peripezie, riescono a ritrovarsi e a sposarsi: questo Schema tuttavia vie-ne privato di tutti i tradizionali risvolti erotici, awenturosi e fantastici, üitegra-to in un orizzonte di Saldi valori morali e religiosi e calato in una realtä sociale e storica densa di elementi negativi. i personaggi Attraverso quesia struttura la realtä popolare e contadina (a cui apparten-e Is societa gemo í promessi sposi) intreccia continui rapporti con mondi assai diversi: con quello delk violenta nobiltä feudale, con quello piú lontano della cittä, con quello dei clero, con quello di coloro che usano la cultura come strumento di dominio, ecc. Nella vicenda di Renzo e Lucia il mondo campestre e montano della Brianza, con i suoi valori di paeifica operositä e di dimessa moralita, ve-nendo a contatto con forze che rappresentano l'intera scala della vita sociale, DATi tav. 107 Schema riassuntivo dei capiloli de I Protnessi Sposi Introduzione Presentazione del manoscritto dell'anonimo seicentesco. 1 Incontro di don Abbondio con i bravi di don Rodrigo (« questo matrimonio non s'ha da fare») e suo ritorno a casa, spaverttato. 11 Colloquio di Renzo con don Abbondio; a casa di Lucia, il giova- ne fa inttfrompere i preparatrvi della cerimonia. 01 Consuliazione tta Renzo, Lucia e Agnese; visita di Renzo al dot-tor Azzeccagarbugli; per tramite di fra Galdino, Lucia cliiede il soccorso di padre Cristoforo. rv Storia della giovinezza, del delitto e del perttimento di Lodovico e del suo ingresso tra i cappuccini coi nome di padre Cristoforo. v Visita di padre Cristoforo al palazzotto di don Rodrigo; don Rodrigo a mensa col come Attilso e altri. vi Colloquio di padre Cristoforo con don Rodrigo. Piano dei due giovani per il matrimonio clandestine; Renzo incontra Tonio. VII Anche se riluttante, Lucia accetta il piano del matrimonio clandestine. Reazione di don Rodrigio dopo il colloquio con padre Cristoforo: viene progettato il rapimento di Lucia. Renzo, Tonio e Gervaso alTosteria, spiati dai bravi. entra a far parte del piú vasto organismo della societa lombarda e italiana del tempo: una vicenda marginale e privata mostra cosi il suo legame con 1'intero orizzonte storico e con le grandi vicende deila víta collettiva (trasmettendoci un senso dell Wgarrkitá del mondo, in cui va riconosciuta una delle radiči del realismo manzoniano). La conclusione positiva non porta pero i due protago- Un u«o fine msti a un recupero del loro mondo originario, ma vede il loro trasferimento in chewm nconduce un altro paese, nei Bergamasco, dove Renzo impianta una attivitá di piccolo an'ori«inc imprenditore tessile. Manzoni lifiuta cosi di concludere la sua storia in quefTil- lusorio recupero di paradisi originari a cui approdavano gli schemi romanze- schi tradizionali e quelli di un genere molto diffuso nella letteratura europea tta la fine del Settecento c 1'inizio dell'Ottocento, Yidillio (cfr. 8.3.2 e generi e Tecniche, tav. 106). La serittura manzoniana nega ogniinterpretazione «idii- lica», non vuol essere ricerca di una serena felicitá nei tranquÉo quadro di una rresca nátura, ma verifica continua delle contraddizioni sempře in gioco neíTe- sistenza indíviduale e storica dell'uomo. II disegno del romanzo vuol essere prima di tutto un'organica ricostruzio-iwdello scootro tra le for^e che ostacolano la íiormale esistenza dei due gíovarit fj44 Epoca8 RestaurazioiM! e Risorgimento (1815-1861) 8.3. Alessandro Manzom 645 vni Norte«degi'imbrognede'sotterfugi»: reazionedidonAbbon-dio a) tentativo dei due giovani di costringerlo a celebrate il ma-trimonio; fuga di Renzo, Lucia e Agnese, awisati del progetto di rapimento. Addio ai monti, Ct Separazione di Renzo dalle donne. II padre guardiano dei cap-puccini di Monza fa riparare Lucia e Agnese presso un convento di monache, sotto la protezione della «signora» Gertrude. Iní-zio della storia di Gertrude: sua infanzia e adolescenza. X La monacazione forzata di Gertrude e la sua corruzione. XI Ira di don Rodrigo per il fflllimento del suo piano; spedizioni del Griso e nuove macchirtazioni. Renzo gíunge a Milano mentre e in corso una rivolta: al convento dei cappucciní non trova padre Bortaventura. xu La catestia e le cause del tumulto di San Martino (n novembre 1628); Renzo spettatore del saecheggio dei forni. Mi Assalto alia casa del vicatio di prowisione; interveoto del gran cancelliete Antonio Ferrer, die calraa la folia e libera il vkario. xrv Discorsi in piazza di Renzo contro «birboni, prepotenti e tiran- ni»; Renzo va ail'osteria accompagnato da urto sbirto ttavestito: suoi discotsi in state di ubriachezza, xv Ľostc 5Í recs al Palazzo di giustizia pet denunciare Renzo, che viene arrestato mentre dotroe ail'osteria. Fuga di Renzo tra la folia, xvi Renzo fugge da Milano; ail'osteria di Gorgonzola ascolta i rac-conti sul tumulto avvenuto a Milano. xvn Renzo giunge all'Adda; dopo aver dormito in una capanna, rie-sce a fatsi traghettare ncl territorio della Repubblica di Venezia e a faggiungere il paese dove lavóra il cugino Bottolo. xviii Agnese al convento di Pescarenico non trova padre Ctístoforo e apprende che e stato trasferito a Rimini. La narrazione torna in-dietro, alia visita del conteAttilioal cotitezio.delConsigliosegre-to, e alia sua richiesta di un intervento contro padre Cristoforo. xix Pranzo del conte zio con il padre provinciale dei cappucdni e dedsione del irasferiroento di padre Cristoforo. Presentazione della figura dell'innominato. xx Don Rodrigo, al castdlo dell'innominato, chiede aiuto per im-padtonitsi di Lucia. Con I'aiuto di Egidio, amante di Gertrude, e la complidtá di questa, Lucia viene rapita dai bravi dell'innominato, guidati dal Nibbio; al castello dell'innominato e affidata aDe cure di una vecchia malandrina. xxi Compassionc dd Nibbio per Luda e turbamento dell'innominato: siso colloquio con la rapita. Durante la notte, prigioniera nel castdlo, Lucia fa voto di castitä. Notte insonne e pentimento ddl'irmominato, xxii Al mattinoI'inttomiriato si reca presso ilcardinale FederigoBor romeo, ehe č in visita pastorale nella zona. Presentazione deila figura del cardinale. xxiii Incontro tra il cardinale e l'innouiinato; controvoglia, don Ab-bondio é costretto a recarsi, insieme con ľinnomúiato, a! castello, per liberare Lucia. limmMia» «promessi»e quelle che invecevengono ad aiutarli e sostenerli. Si tratta difor-dei rapporti ze individuali, sociali, natutah, che trovano una giustifieazione nei piani inco-Ai foraa noscibjli JelJa Prowklenza divina, ma che lo scrittore si impegna a ricostruire, ad analizzare nella loro concretezza, distinguendo il bene dal male e insieme verificando la loro inevitabile coesistenza, la necessitä dei loro conflitti. Secon-do la definizione di Italo Calvino, nei Promessi Sposi si puo riconoscere il«ro-manzo dei rappotti di forza», la lucidissima analisi di una realta fatta tutta di comrasti, di azioni e reazioni tra forze precisamente caratterizzate dal punto di vista psicologico, materiále e sociale. Oltre che neue grandi componenti natu-rali e sociali (come la guerra, la carestia, la peste, che in modi diversi mettono violentemente in contatto i diiferenti üvelli della societa e chiamano in causa dtta e campagna, rkchi e poveri, ecc), gli essenziali poli di forza dei romanzo vanno riconosciuti nei personaggi. L Di grande evidenza rappresentativa, di eccezionale concretezza sono anche i personaggi« minori», sia quelli che aecompagnano i maggioti e si affaedano in diversí pulití dei romanzo, sia quelli che appaiono una sola volta, all'interno di episo-di particolari. Agnese e Perpetua, i bravi Griso e Nibbio, il corite zio e il padre provinciale, donna Prassede e don Ferrantc, l'oste milanese e lo sbirro che si fa ehiatnare Am-brogio Fusella, ecc, sono tutte presenze attraverso le quali il romanzo rivela la sua densita, la sua attenzione all'organicita e all» varietu dei modi di essere, dei caratteri fisici e morali che si incontrano nel moodo. II piú generale movimento narrativo si sostiene pero sui rapportí e sulle tensioni che si creano tra otto personaggi fondamentali, di cui ora preciseremo le funzioni e le relazioni (mentre dei loro caratteri parleremo in modo phr spe-cifico in 8.3.16). Di questi otto, quattro appartengono al mondo laico (Renzo, i peisonaggi 64* Epoca 8 Restatirasoite e Risorgimento (1813-1861) xxiv Líberazione di Lucia, accolta in casa dal sarto de! vilaggio; collo-quio del cardinale con Agnese e Lucia. L'innominato anmiricia ai suoi bravi la propria conversione. xxv Visita del cardinale al paese di Lucia; colloquio del cardinale con don Abbondio (rimproverato per i suoi comportamenti). xxvi Conclu5ione del colloquio del cardinale con don Abbondio. Lucia dá alia madre noiizia del voto fatto. Renzo si trasferisce in un altro ; del Bergamasco, sotto il nome di Antonio Rivolta, xxvn Notizie sulla guerra. Corrispondenza epistokre tra Renzo e Agnese. Lucia é accolta a Miano in casa di don Ferrante e di donna Pras-sede; la biblioteca di don Ferrante. xxvm Storia delia carestia tra íl 1628 e il 1629, Vicende della guerra e di-scesa dell'esercito tedesco nel Milanese. xxrx Paura di don Abbondio; fuga con Perpetua e Agnese verso i! castel-lo dell'innominato; ľattivitá benefice dell'innominato. xxx Ľinnominato accogiic i fuggiaschi nel suo castello; ritorno del fug-giaschi alle proprie case, saccheggiate dai'eserdto tedesco. XXXI Origine e diffusione della peste; coofusi interventi delle autorita rnilanesi; I'accusa agli untori. 8.3. Alessandro Manzoní 647 xxxii Prosegue la storia della peste; la processione dell'n giugno 1630; la persecuzione degli untori. XXXIII Sogno di don Rodrigo, cheat risveglioscopre di aver contratto la peste; il Griso lo fa portar via dai monatti; morte del Griso, Guarito dalla peste, Renzo toma nel Milanese; ai paese incon-tradon Abbondio, trova k suavígna scflsmersadalleerbacce, sik ospitare da un amico, poi si dirige verso Mikno in cerca di Lucia. xxxiv Ingresso di Renzo in Mikrto; immagini della peste. La madie di Cecilia. Renzo, scambiato per untorc, si salva su un carro di cadaver!, Renzo nel kzzaretto. xxxv Nel kzzaretto, Renzo incontra padre Cristoforo, che gli mo-stra don Rodrigo morente e lo invita al perdono. xxxvi Renzo ritrova Lucia in vk di guarigiorte, che gli da notizie del suo voto. Padre Cristoforo scioglie il voto di Lucia. xxxvii Pioggia purificatrice e fine della peste; ritorno di Renzo al paese; visíta ad Agnese, nuovoviaggionel Bergamasco, ritorno al paese. La morte di don Ferrante. xxxvin Lucia torna a casa; arrivo del successoredi don Rodrigo. Matri-monio tra Renzo e Luck cloro trasferitnento nel Bergamasco, dove Renzo avvk un'attivitä di piccolo imprenditore tessile. Renzo c Lucia Don Rodrigo Ľinnominato Lucia, don Rodrigo, l'iiusominato) e quattro al mondo ecdesiastko (don Abbondio, il cappuccino padre Cristoforo, la raonaca Gertrude, il cardinale Fe-derigo Borromeo). I due promessi sposi Renzo e Lucia rappresenrano la forza positiva dell'operosi-ta e della religiosity popokre e fanno da centto dell'azione: rispetto a loro tutii gli altri personaggi, maggiori e minor!, assumono il ruolo di opponenti o di aiutanti. Gli altri due «kici» rappresentano due immagini diverse defla prepotente nobifta feudale: don Rodrigo, che condensa in sc i caratteri del tradizionale «libertino», col suo capriccio per Lucia mette in moto tutta 1'azione del romanzo, a partite dalle minacce che i suoi bravi fanno a don Abbondio fino aEa richiesta di aiuto al piu po-rente innominate, figura suprema e tragica del male e della violenza, che si incarica di far rapirc Lucia. Ma 1'innominato cambia improvvisamente posizione: la sua compassione per Lucia e la conversione lo trasformano in aiutante delle forze del bene: il peso essen-ziale di questa inversione nel movimento del romanzo i mostrato anche dal fatto che essa occupa proprio il centro dell'opera, tra il capitolo xix e il XX, intrecciando-si col voto di castita fatto dalla disperata Lucia, che crea un nuovo ostacolo alia rea-lizzazione del matrimonio, peraltro superato grazie all'intervento di padre Cristoforo (lo scioglimento felice dell'azione si leghera, comunque, alia scomparsa dalla scena di don Rodrigo, colpito dalla peste). I quattro personaggi apparrenenti al mondo ecelesiastteo svolgono funziont e oceupano livelli sociali diversi. II eurato don Abbondio, il piú « umiie» e il piú vici- Don Abbondio no alk vita quotidiana dei protagonisti, soggiace per paura e per viltä alle minacce di don Rodrigo: ma in tutte Ie vicende del romanzo cgli e chiamato in causa contrci-voglia, come personaggio che preferirebbe non partecipare, non essere distolto dalla sua tranquilla immobilitä. L'espcrienza della povertä conventuale avvicina in-vece nel modo piú autentico padrc Cristoforo al mondo degli umiti, dnpo il rifiuro Padte Ctistofoio di una precedente vita di peceato e di superbia fcudale e k conseguente, «eroica», conversione alk giustizk e alla veritä, sostenuta da una profonda cultura ed espe-rienza del mondo: principále aiutante dei protagonisti nella fase inizialc, allontana-to poi dalla scena per ľintervento del conte zio, egli vi ě richiamato dalla calamitá delľepidemia e, come figura supremadel bene, ha la funzionedi ťisolvere tutta ľa-zione - prima di morire di peste - sciogliendo il voto di Lucia, persuadendo Renzo a perdonare il nemico, e benedicendo quindi ľunione dei due giovani. Un'tmmagi-ne opposta del mondo degii ordini religiosi, rispetto a quella offerta da padre Cri- La monaca stoforo, é rappresentata dalla monaca di Monza Gertrude, ehe da ospite e aiutante di Monza di Lucia si trasforma in aiutante dei suoi rapitori: appartenente alla piú alta nobiltä, essa vive (fin dalla sua monacazione forzata) tutte le contraddkioni e i maleŕici cf-fetti dcll'intrecdo tra sistema ecciesiasrico e prepotenza sociále. II cardinale Federi- Fodwigo go Borromco rappresenta infifte il volto positivo delľalta gerarchia ecelesiastiea, Borromeo ľimmagine di una presenza del bene nelle strutture piú alte delta sodetä, di una r I grandi «veno' delia storia Lť. pcs:e 648 EpocaS Ecsiauraiiotte e Kisoigtoento (iSis-iSri) nobiltä impegnata a coltivare tm'autentica religiositä e earitä: poncndosi come un patemalistico e compassato aiutante degli umili, da essi lontanissimo sia sorialmen-te sia ínteílettualmente, egii ha la funzione essenziale di sostenere l'innominato nel-la sua conversione e di mettere ai sicuro Lucia dopo ia sua liherazkme. Nell'inttecrio deDe diverse vicende di Liida e di Renzo, il Eoroaozo ragghmge, a metä dcl racconro, il suo punto piú negativo, che fa temere vicino il trionfo delle forze dd male, con l'allontanamento di padre Cristoforo, la fuga di Renzu, il rapi-mcnro di Lucia; ma, come si e detto, é proprio qui che la conversione dell'innomi-nato e l'ingresso in scena del cardinale introducono decisivi mutamenti, dando in i-zioauna svolta positiva, chepuóaffermarsi perôsolodopo ľimmersioncdi tuttala societä e di tutti i personaggi dcl romanzo nei disastri del passaggio dei lanzichenec-chi, delia carestia e delia peste del 1630. La peste assume addiriuura una funzione riequilibrattice rispctto alle disavventure dei protagonisti mettendo prowisoria-mente in subbuglio l'ordine sociale, i rapporti di forza, le Stesse sicurezze materiali dei potenti. É proprio la peste a permettere il ritorno di Renzo: ripercorrcndo la Lombardia, egü compie un secondo viaggio di iniziazione, una sorta di «discesa agli inferi», che lo porta a visitare il suo villaggio distrutto (celebrc Ia descrizione della vigna, dove la natura abbandonata a se stessa é simbolo aliucinante della di-storsione di ogni ordine umano e divino) e ad attraversare una Milano in preda al contagio, dove viene addiľittu ra scambiato per « untere » e riesce a salvarsi solo sal -tando su un catro catico di cadaveti. Quesco suo cammino nel regno dei morti é il neecssario compimento della sua formazione, la premessa al ritrovamento di Lucia nel lazzaretto, alla sua accettazione della volontä della Prowidenza e al perdono dello stesso nemico. Nello splendido e vastissimo affresco della peste, il romanzo si awia alla conclusione associando la piú forte densitä realistica a un affacciarsi di schemi, motivi, effetti di tipo simbolico (che culminano nella finale pioggia purifi-catrice, segno liberatore della fine del morbo e insieme della conclusione del per-corso formativo di Renzo). Realismo e tensione simbolica sono de] resto intima-mente legati in tutto il romanzo (e buon campo di lavoro vi ha trovato la critica ri-volta alla ricerca di temi costanti e di reti di simboli). 8.3.15. La posiziane del narrators: tra realtä e ideologu. i] «narratore La narrazione dei Promessi Sposi si svolge secondo il modo dd « narratore wiiuBcieme» onnisciente»: la voce che narra distingue nettamente se stessa dai personaggi, t il mondo ^a\\e [oro ^[q^^ da]]a i-ealtä rappresentata, ne conosce dall'esterno i caratteri, rappreaentato ^. aSpettj particolarj! [e motivazioni piti interne, fruendo di uno sguardo «centrale » che pare avere l'anipiezza di uno sguardo divino. Ma su questo niodo, ti-pico di tutta la precedente tradizione narrativa, Manzoni inserisce vari scher-mi, sfasature, complieazioni, che da una parte arricchiscono il racconto di effetti concreti di realtä e di veritä, dall'altra indicano l'inevitabile differenza esi-stente tra il significato piú autentico degli eventi e l'interpretazione che lo stesso narratore ne puö dare. La ikwca Gli eventi possono presentare piú facce: il loro senso ultimo e piú vero non dello scn'ttore ě mai sicuramente riconosdbile dall'uomo, ma deve essere affidato alla Prov-videnza divina. CÍ6 perö non arresta l'impegno a ricosttuire (anche attravetso 8.3. Alessandro Manzoni Ó49 1 ler^ioric ^ijJJtí'iiťi; una rigorosa documentazione storica) gli aspetti piú particolari degli eventi, a interrogate, con inquieta insistenza, 1c ragioni di atti e comportamenti, a distri-care dalla confusione dell'esistenza significati piú universali, legati alle piú am-pie categoric etiche c religiose. In questo suo impegno la voce dello scrittore esibisce piú volte sc stessa e chiama in causa il pubblico, il suo senrimento e il suo giudizio morale, con una ironia che si tivolge verso la condotta dei personaggi, le ínteipretazíoni che egli ne propone, le possibüi reazioni del pubblico. Questa ironia, spesso aggressi-va, mette in guardia, con superiore distaeco, contro ogni facile identifieazione con la materia narrativa, contro ogni soprawalutazionedei rapporti tra autore, iettori, personaggi, svela Firrazionalitä dei gesti e dei modi con cui gli uominí si relazionano e si rivolge particolartnente contro la cultura esteriore, verbosa, re-torica, usata per mascherare ia realtä. Questa ironia trova le sue radia nel fondo illuministico della cultura e della stessa religiositä manzoniana, ma non ha la spregiuSicatezza e la sicurezza di-struttiva dell'ironia illumirsistica, e, a differenza dell'ironia romanrica (cfr. 8.1.5), non míra a creare una frattura tra mondo soggettivo e mondo oggetfivo. Essa cerca di suggerire piuttosto un comprensřvo equilibrio tra soggettivitä e oggettívíta e non arríva maí a oscurare la partecipazione dell'autore, che, anzi. si afferma spesso nell'atto stesso di cercare la rappresentazione piú realistica. Questa partecipazione si rivda con forza nel modo stesso di accostarsi al mondo degli «umili» e nei numerosi casi in cui la narrazione piú conereta riesce a caricarsi di pieta. La partedpazione soggetriva dell'autore finisce ďaltra parte per dare un'immagine ideale e deformata del mondo stesso degli«umili»: infattí,eglílo vede tutto regolato da valorí positivi di operosíta, di moralita, di religiositä, senza cercarne le ragioní piú interne e senza rieonoscerglí possibilitä di espri-mersi in modo autonomo, di liberarsi di propria inizíativa da prepotenze e oppression! Per Manzoni la ribellione alle gerarebie sodali e sempře un errore e una colpa, e la ricerca di rapporti piú giusti tra gli uomini va affidata ai disegni della Prowidenza, che bisogna sempře accettare con spirito di rassegnazione, e alle iniziau've dei «buoni» che operano nelle classí superioři: come ha mo-strato Antonio Gramsci, ratteggiamento sodale manzoniano si risolve in un aristocraúco paternalismo. Ma questo prowidenzialismo e questo paternalismo lasciano comunque uno spazio notevole alla critica dd rapporti sociali, percisé la morale rígoristica dd Manzoni richiede che ogni momento dell'esistenza dell'uomo si commisuri realmente alla razíonalíta universale del Cristianesimo. La presenza dd bene e dd male negli individui e nelle societä va verificata ogni volta fino in fondo: se il bene e il male sono intrecciati e circolano ovunque, oecorre sempre distin-guerli; né mai viene meno la volontä del narratore di gwardare alla loro presenza nel gjoco da rapporti di forza e di potere su cui si costituisce la vita sodale. In questa prospettiva Manzoni presta grande attenzíone alla piú conereta tealtä economica, al modo in cui le necessitä della sopra wivenza materiále agi-scono sugii stessi caratteri morali degli individui delle diverse classi. L'äronia manzoniana Tta oggetňvirá e sogaeuívkä 11 paLertiaL;siii(i maíjzoniano dei rapporti Aftenzione alla realtä economica Djo Epoca 8 Restaurazíone e Risorgimento (1815-1861) 8.3. Alessandro Mansoni 6ti 8.3.16.1 caratteri dei personaggi. ü «gmabugBo L'analisi di Manzoni scende a fondo nei caratteri morali e nella psicologia de! cuore dei personaggi: la sua narrazione e anche indagine suile contraddizioni del um»» <54 Epoca 8 Sestaurazione e Rtsorgtmento (1815-1861) gua e dei mexzi di diffonderla, pubblkata sulla «Nuova Antologia » e sulla « Perse-veranza » nel marzo 1868; alio stesso anno 1868 risalgono la Letters intorno aUibro «De vulgarieloqtdö» dt'DanteAlighierie la Letters intorno al vocabolario. Le teorie manzoniane si imposero a Evello politico come progetto e norma scolastka, con Tobiettivo di un'effettiva unificazione linguistka del nuovo State italiano, dopo tanti secoli di frantumazione dialettale e regionale. Ma nella loro applicazione, al di fuori della concreta prosa dello scrittore, si rivelarono quanto mai astratte e limitate, chiuse in un'ottica tistretta, sganciate da ogni vivo rapporto con l'effettivo farsi e mutarsi delle forme linguistkhe. II manzoni-smo linguistico ebbe t'assurda pretesa di imporre nella nuova scuola italiana la lingua dell'angusto ambiente della borghesia fiorentina del Risorgimento, sempře piú estranea ai conflitti, alle contraddizioni, ai problem! posti dall'in-contra fra tradizioni regionali diverse, dall'affacciarsi delle prime forme della modernita e dell'industria: la sua divenne una prospettiva sterile e di grave ostacolo ai nuovi orizzonti linguisticí e cultural! del paese (cfr. 9,1.8). 8.3.19. Addio al romanzo. Romanzo stork» II romanzo non appagö Manzoni nella sua ricerca di «veritä» e di storicitä: egli e «veritä» amtimiö a cercare un uso della culrura che fosse perfettamente conseguente al nu-dcila storia (Jjq centrale e universale della religione cattolica, alia suprema razionalita che egli vedeva nci suoi fondarnenti teologici. Giä durante la prepatazione della prima edi-zione dei Promessi Sposi egli cominciö a convincersi che la stessa srruttura del romanzo storico, per quanto appoggiata su una documentazione storica rigorosa, im-plicava una presenza troppo invadenre di elementi soggertivi, fittizi, « romanze-schi» appunto, lonrani daila funzione di«veritä » che egli assegnava alia comumca-zione letteraria. La presenza inevitabile di aspetti di invenzione e la difücoitä di di-sringuerli dal« vero positivo »lo portavano a pensare che la stessa fonna del romanzo Storico fosse compromessa da una carenza costitutiva, che 1c impediva di fbmire «una rappresentaztone vera della storia*. Critics Questa prospettiva venne approfondita nel tratrato in due parti Del romanzo deU'sspeiienza storico e, in genere, de' componimenli misti di storia e di mvenzione, redatto tra il letteraria jg^g e il '31, ma sistemato e pubblicato nel iSjo, con una prima parte dedicara alromanzo storico euna scconda ai due generi «misti» dell'epopea e della trflgediastorica. La ricerca della «veritä» portava qui alia condanna di ogni «mvenzione»: Manzoni tendeva ormai a una critica della stessa letteratura e in pratica egli se ne al-lontanb impegnandosi (oltre che nella ricerca piü strettamenf e linguisrica) in studi filosofici e storki. Una viva amicizia personale to lego intimamente a Rosmini (cfr. 8,5,5), la cut filosofia egli serttf tuolto vkina ai suo bisogno di giustiftcare in termini razionali e universal! i fondatnenti stcssi della fede, Unlavoro filosofico molto im-pegnativo, die atfronta problem! tecnid in un'ottica rosminiana, h la Letters a Victor Cousin, scritta rra il 1829 e il '30 e alia riflessione teorica sulla letteratura si colle-ga Tinteressanre dialogo Dell'invenzione, scritta e pubblicato nel 'jo, in cui si giun-ge a negate il concetto stesso di «invenzione». Di fronte ai litniti dell'esperienza letteraria, solo la scrittura storiografica pareva poter garantire un orizzonte «oggettlvo», una ricostruzione e un'inrerpretazione 8,3. Alessandro Manzoni 655 fondate degli eventi. Uno scritto storico del tutto nuovo rispetw uľÁppendice ag-giunta alia redazione del Fermo e Lucia, e non pubblicata, ě la Storia della colonna La Stork ielk infame, apparsa nel '42 in appendice alľedizione in dispense dei PromessiSposi ini- calmm infame. ziata nel '40. Scrivendo la storia d! una colonna eretta a Milano nel 1630 (e distrutta nel 1778) a memoria del suppliziosubito dal cosiddetti «untoii», accusati dalla su-perstizione popolare di aver malignamente propagato la peste, ľautore non intends solo offrire dati stories piú prccisi in aggiunta a quelli riportati nei romanzo, ma mi-ra a svolgere una risentita polemica morale contro le colpe dei giudici che avevano favorito la credenza superstizíosa e si erano prestatí ad accusare e condannare, II terna era giä stato tratrato da Pietro Verri nelle Osservazioni sulla tortura (cfr. 6.6.2), in cui la responsabilita per quei fattiveniva attribuita alia pratica della tortura, alle leggi, alle ístítuzioní e alia mentalita superstíziosa del tempo; Manzoni invece intende mostrare che, anche all'inrerao di quelle ístituzionie di quel contesto storico, accuse e condanne derivavano dai colpevoh atteggiamenti deí gíudíci, dalľuso distorts dl quelle Stesse istituzioní. Nel saggio incompíuto su La rivoluzione francese del 178$ e la rivoluzione italiana del iSjo. Osservazioni comparative, a cui Manzon i lavorô tra il 186b e il 18S4,tor" nandovi negli ultimi mesí d! vita, e ehe fu pubblicato nel 1889, é evidentissima la prospettiva conservatrice, preoceupata di difendere una astratta nozíone di legítti-mitä istituzionale: come si sostiene nelľintroduzione dell'opera, gli atti rivoluzio-nari sono legittimi solo quando rispettano i «beni supremi» della «sicurezza» e delia dignitä e tendono all'« unitä » e alla « concordia ». Di questo tipo furono gli atti che portarono all'unitä ďltalia, ma non quelli della rivoluzione francese. Le rimkižione tyanf:ai: 8.3.20. Grandezza e limiti dell'opera manzoniana. Abbiamo visto come la stremia ricerca manzoniana di «unitä» e di «veritä» trovi nella fede cattolica la sintesi mediatrice di forze contrastantí, di com-ponenti culturali diverse e opposte. L'inquieto e problematice cattoliceskrto di Martzont comprende in sé una disposizione critica e un'esigenza di continuitä con una secolare tradizíone, un fondodi ideológia illuministica e un bisogno di valori collettivi e nazionalí, un'apertura d! tipo «popolare» e cautamente de-mocratico e un orientamento aristocratico conservatore e paternalistico. Nella sintesi di queste tensioni, ľopera eľideologia dcllo scrittore lombardo sembra-no contenere le diverse anime delia cultura cattolica itxiliana deU'Ottocento e dei Novecento, quella demoeratka c popolare c quella liberale e borghese, quella piú «critica» ed evangelica e quella piú dogmatica e kitegralista (e, se-condo i loro diversi orientamentí, gli interpreti hanno messo in luce. ora gli aspetti rivoluzionari, addirittura «estremistid», dell'opeía manzoniana, ora quelli conservatori e paternalistici). Nella cultura italiana deU'Ottocento si é invece usata ľopera di Manzoni prevalentemente comemodello di mediazione: sistema «positivo» che ha reso possibife integrare la tradizíone cattolica e le tendenze vincentí nel Risorgimento, ehe ha ríassorbíto la storía dei passato nella prospettiva di un modera-to, operoso, austero progresso borghese; e allo stesso tempo, strumento di un diffidente - o quanto meno prudente - accostamento deíle nostre dassi diri- [nterpretazioni allJi< ittatizoniaíta Modello di msdiŕiKione 6s6 Epocä8 Rf^uraziaoeeRisotgifflento(i8y-i86i) genti alia modernita, alle novitä introdotte in Europa dallo sviluppo industriale e borghese. In questo modo il significato ddl'opera manzoniana ě stato come impoverito, reso chiuso e provinciale, lino a farne l'espressione di un Romanti-cismo nostro, tutto«italiano», animato dalla ricercadell'utilemorale, di valori «pubblici» e collettivi, pieno di spirito patriottico e di senso della storia e lon-tano dall'estremismo sentimentale, dall'incomposto spirito anarchico e indivi-dualistico, dalla «negativkä» di tanto Romanticismo curopeo. La foiia Ma questa lettura di Manzoni ha ignorato le vigorose tensioni e l'inquieto «negativa» atteggiamento sperimentale che domina la sua opera fino ai Promessi Sposi, la j-^w'°p™ iotzu critica e «negativa» de! suo rigorismo religioso, che, dentro le structure di Manzoni jetterarjej non sj acqujeta m3{ jn modelli stabili e rassicuranti, ma rimette in questione dí contitiuo tutti i comportamemt storici e individuali. La grandezza deU'opera manzoniana ě nel modo in cui il richiamo alia veritä divina porta a una contestazione inesauribile di tutte le forme della realta, di tutte le illusioni, gli errori, gli ambigui« guazzabugü »in cut si compone e si scompone il mondo umano e sociale: essa non presents quasi mai un'immagine pacificata del mondo storico, fmalmente conquistato da una fraternita universale, ma ostinata-mente trae alia luce i modi in cui gli uomini tradiscono, contraddicono, deformans nella lorn vicenda, il messaggio della I ratelianza e delta iviusii/i;. erwi« na. E anche quando, col suo sguardo sereno e superiore e con la misura « classics » della sua prosa, l'autore pare voler ricondurre tutte le infinite contraddi-zioni del reale a una veritä definitiva e riconciliante, la sua scrittura serba un segno irriducibile di ambiguitä, come la pressione sotterranea di forze non ridotte alia ragione, di angosce segrete. U sciiso Questo ě il Manzoni che, col suo bisogno di«storia», sa dar voce alle söffe della vita fenze, ai sentimenti, agli affetti di coloro die nella storia sono stati sempře vitti -eulletiiv» mC| s0ggettj passivi e marginali; questo é il Manzoni che scopre la dignita tlel « popolo » come materia umana e letteraria e traccia grandiosi affreschi di vita collettiva, con un senso acutissimo del significato e deli'organicitä di ogni cspressione di vita, e che nello stesso tempo disegna tutta una «fenomenologia delTerrore», un immenso campionario dei giochi di inganno, di artificio, di de-viazione morale che sono al fondo dei rapporti sociali. I lim» Btotid Ma questa grande capacitä critica e realistica resta pienamente radicata e stmttutali neHa realta ítahana, ail'interno dei suoi limiti storici, condizionata dalle sue cautde strutturali (complicate dalle cautele e dalle censure storiche e pskolo-giche dell'autore). Per questo un capolavoro come / PromessiSposi appare singulare nella cultura europea dell'Ottocento: se si guarda alle date, ě il primo dei grandi romanzi europei del secolo (viene prima dei capolavori di Balzac, di Stendhal, di Dickens); eppure non ebbe mai quelia fortuna, quella celebrita, qudla forza esemplare che toccarono a tanti romanzi francesi, inglesi e mssi del secolo xix. 8.4. Giacomo Leopardi 8.4.1. La vita. Giacomo Leopardi nacque a Recanari il 29 giugno 1798, da fjaniglia apparte- La famiulia nente alia nobiltá dello Stato pontifido, primogenitťrdd giovane conte Monaldo (su cui cfr. anche S.é.i) e di Adelaide dei marchesí Aňticí. H padre, eonservatore e iegfttimista, fu in nettissitna opposizione nd wnfVonti deíla ctominazíone francese e napoleonica (le Marche furono nel 1808 dtret tamente annesse all'Impero); poíché il suo patrirnonio, basato su proprieta terriere, era stato compromesso da un'ammi-nistrazione poco accorta, nel 1803 egli ottenne di sottoporlo a un'amministrazione controllata, in modo da estinguere i numerosi debiti, eaffidů tutre Secure economi-che alia moglie, persona severa e bigotta, aliens perfino da manifestazioni di affetro verso i figli. Ricco di curiosirä culturali, Monaldo costituiva intanto una vasta bi-blioteca, in cui dava grandespazio alia tradizioneclassics, all'erudizione, alia filolo-gia, ma anche alia letteratura dc! Scttecento e aglt illuministi francesi: il suo spirito di eonservatore polemico amava mostrare (come tanti intellettuali rcazionaii negli anni vicini alia rivoluzione) curiositä per le forme piti esteriori della cultura avversa. E nel piccolo Giacomo, die subito rivelo un'intelligenza e tin impegno nello studio eccezionali, egli voile trasferire le sue insoddisfatte ambizioni culturali, facendone una sorta di ragazzo prodigio, favorendo la sua passione precocissima per la cultura classica, esibendo le sue prime composizioni ai frequentatori del paiazzo familiäre, ecdesiastici e nobili di provincia. La prima educazione di Giacomo fu opera di precettori ecdesiastici, cosi come La prima qudla dei fratclli che subito lo seguirono, Carlo (1799-1878) e Paolina (1800-1869), KÍUC™C"K a cui egli fu sempre legaro da grande affetto (gli altri sette fratdli che nacquero poi da Adelaide morirono quasi runi prematuramente). Tra letttiie appassionate, giochi pieni di immaginazione, gate di erudizionc, il bambino sviluppó ben presto un vivo culto degli eroi antichi, e giä a dicci anni intra-prendeva Operette di vario genere. Gli anni tra il 18090 il 1816 (che egli indicherä co- «Studio matto me «scrte anni di studio matto e disperatissimo ») videro 1'adolescente impegnato in c dispeiratlssirnG» un'attivitä mcredibile, in una série stermínata dí lettureché gli permisero di acquisi-re una padronanza assoluta nel campo della fllologia e dell'erudizione classica, ma anche di sviluppare vastc curiositä filosofiche e seientifiche. Nello scrivere Operette poetiche, traduzioni da classici, trattati di ampio respiro, iavori filologici, Giacomo passava giorni e norti al tavolino, tanto da rovinare definitivamente il suo fisico, giä gracile e deforme. L'ambiziosa esperienza di sé fatta attraverso studí cosi precoci, í vasti orizzonti La immraaione aperti dalle sue lecture e dalle sue conoscenze, lo sguardo con cui sapeva affacciarsi tnterbre Epoca 8 Restauraaone e Risorgiraento (i8ij-r86r) 84- Giacomo Leopardí <;>9 iamiliaj La a conversione letteraria* L'amidiia con Giordans Volonni di intervetao nei mondo U tentativo či tugŕ La « conversions so on mondo antico ehe sentiva glorioso e vigoroso, tanto diverso dagli angusd spa-zi del presente, rutto ciô gli fece awertire piú acutamente un senso di infelicitä e in-sieme il desiderio di qualcosa di grande e di assoluto che le sue disgraziate condizio-ni fisichc parevano negargli per sempře; e presto si sveglio in lui una insofferenza per l'autoritarismo della famiglia, per i! modo in cui il suo genio veniva coltivato e protetto, come in una «gabbia», ammirato ed esalcato, ma anche oppresso da una morale gretta e arcigna che vedeva con sospetto ogni apertura verso orizzonti piú vivi e audaci: cosi, per la forza della sua stessa cultura e delia sua stessa infelicitä, egli si veniva allontanando dall'ideologia reazionaria del padre, pur continuando ad aderire al cattolicesimo e a! legittiinismo politico, tradolti pero molto presto da lui in chiave antitirannica, come [nostra YOrazione agl'italianiin occasions della it berazione del Piceno, del 1815. La sua capacitä di osservazionc lo portava a prestaté atcenzii me anche agli aspetti piú minuli della vita quotidians, a scoprire segni origináli nella stessa piccola realta che lo circondava; il desiderio diqualcosa di assoluto, di turto suo, superiore a quel chiuso mondo, lo induceva a fantasticarc J'amore, la piú dolce comunicazionc con la bellezza femminile; alio stesso tempo egli sentiva la suggestione rovinosa della perdita di sé, della morte. Tra il '15 e il 'iů I'insoddisfazione e il bisogno di nuove esperienze lo spinsero a una piú diretta immersione nell'attivira letteraria (la cosiddetta conversions lettera-ria), a una nuova passione per il« bellow, manifestata da nuovi esperimenti di tra-duzione e da piú origináli prove poetiche (tra cui ľidilJio Le rimembranze e la canti-ca Appressamento della morte), mentre in varie sedi comparivano le sue prime pub blicazioni. Nel febbraio del '17 iniziô la sua corrispondenza con Pietro Giordani {cfr. dati, tav. 108 e 7.2.7), che gli aprí piú vasti orizzonti cultural! e gli diede una piú sicura coscienza del proprio valore intellettnale, in rapporto alle punte piti avanzate della cultura italiana del tempo: il modello ideologico del Giordani rinsal-dô i suoi légami con la tradizione classicistica e illumtnisrica e contribui ulterior-tnente al suo distacco dall'ideologia reazionaria del padre, volgendolo verso un pa-triottismo laico e liberale, guidato da un appassionato culto della «virtu* antica. Nell'estate del '17 iniziô la stesuta di quello che doveva divenire lo Zibaldone. Nel dicembre dello stesso anno la visita a Recanati della cugina del padre Gertrude Cas-si Lazzari suscitô in lui una prima, e tutta interiore, esperienza delľamore, da cui nacquero il Diario del prima amove e YElegia prima. in questo nesso di rapporti e di esperienze, di ambiziosi desideri e di dolorosa coscienza delle proprie condizioni, Leopardi mature, un atieggiamento agonistico verso il presente, verso lít societa contemporanea, sentita come corruttricc c nemica dei valori anient ici delia natura (e una posizione che viene di solito definita come pestimismo Storied): questa volontä di intervento si csprime con forza nel .1818 con il Discorso di tin italiano itttomo alia poesia romantica e con le due canzoni « civiliw serine nell'aututino c subito pubblicate a Roma. Tra il 16 e il 21 settembre di quel-1'anno Giacomo ricevette a Recanati la visita del Giordani, con cui per la prima volta poté uscire da solo per u na gita a Maceraia. Nel 'tj sent! aggravarsi la sun infelicitä, per una malattia agli occhi che continue™ poi ad affliggcrlo per tutla la vita e che allora gli únpedí per alcuni mcsiogni lettura. Nel luglio cercô di oi'ganizzare una fuga dalla casa puterna (ijiustificata da due Iettere che aveva preparato, per il padre e per il fratcllo Carlo), ma Monaldo venne a conoscenza del progetco; di fronte alia reazione del padre, Giacomo rinuncio alia fuga e cadde in una disperazione ancora piú cupa. Intanto si compivano il suo distacco definitivo dalla religione e la sua ade-sione a una filosofia sensistica e materialistica (ě la cosiddetta conversionefilosofi- dati tav. 108 L'epistolario di Leopardi L'epistolario di Leopardi, costifuito da oltre 930 Iettere, che vanno dal 1810 al 1837, ě tra i piú affascinanti della nostra letteratura, per il modo vivo e diretto con cui il poeta presenta se stesso in rapporto ai propri numerosi corrispon-denti: senza schermi rétorici particolari, la parola di Leopardí si svolge qui come manifestazione di una profonda civiltä, riesce a comunicare con chiarezza lo spessore piú oscuro delia sofferenza e del dolore, gli svolgimentí piú acuti della riflessione ftlosofica e poetka, il bisogno piú intenso di partecipazione alia vita degli altri, il senso di see del proprio valore, il disprezzo per ogni forma di voígaritä e di mistificazione intcllettuale. Un'imporranza pardcolare assumono, ncgli anni in cui il giovane Leopardí ě come prigioniero in Recanati, lelertere a vari intellettuali ed editori, dove con misura ed eleganza egli dä prova del suo ingegno e della sua euriositä culturale, ed esprime la sua kisoddisfazione per la situazione a cui e costretto (tra i vari desrinatari ricordiamo Francesco Cancellieri, Angelo Mai, Giuseppe Acerbi, gli editori Stella e Brighenti, e soprattutto Giordani, la corrispondenza con il quale inizia il zr febbraio 1817, per finire con un'ultima lettera da Rrenze, pro-babilmente del 6 settembre 1832). Quando poi Leopardi si allontana da Recanati, egli sente il bisogno di comunicare con la famiglia, che resta essenziale punto di riferimento pet il rico-noscimento di sé, della sua posizione nel mondo, della sua evoluzíone fuori dal «natto borgo selvaggio»: nel corso dei suoi viaggi e soggiorni, a partire dal přímo a Roma, del 1822-23, egli non cessa di scambiarc Iettere con il padre e con i fratelli, soprattutto Carlo e Paolina. La lettura di queste Iettere ai familiari ě af-fascinante, anche perché sono la testimonianza di un legame profondo e di un difficile rapporto psicologico. Naturalmente, con gli anni, si accresce íl numero e la varieta dei destinatari, anche se le condizioni di salute tendono sempre piú difficile a Leopardi una comunkazione epistolare costante: tra i nuovi cor-rispondenti di maggior rilievo degli ultimi anni ricordiamo Giampietro Vieus-seux, Christian Karl von Bunsen, Antonio Ranieri, Louis De Sinner. ca), anebese, fino al !2z circa, mantenne una posizione di ossequío verso il cattolicesimo, per non aggravare i giá pesanti contrasti con la famiglia. Gli anni tra il '19 e il '23 videro un intenso approfondimento filosofico, testimo- La grande niato dalio Zibttldone (la cui parte piú ampia fu redatta proprio in quegli anni) e il stagione poetka primo sviluppo della sua grande poesia, con le Canzoni, pubblicate poi a Bologna nel 1824 insieme alle due del'18 (quella Ad Angelo Mai, seritta nel gennaio-febbraio del '20, era giá stata pubblicata a parte nello stesso anno), e con gli straordinari idil-li, confluiti poi, insieme a vari altri testi poedci, nel volumetto dei Versi, stampato a Bologna nel 1826. La prima vera uscita da Recanati fu possíbile solo nel novembre A Roma 1822, con un viaggio a Roma insieme agli zii Antici, nel cui palazzo romano fu ospite finoalla primaveradel '23, rientrando a Recanati il 3maggio. Questo soggiorno nel- 66o Epoca 8 Restaurazione e Risorgimento (1815-1861) 8.4. Giacomo Leopardi 66i La nátura tnatrigrja Bologna e Miláno L'ultimo soggiorno a Reeanaú la Roma della Restaurazione produsse in Giacomo una nuova delusione, tesrimo-niata dalle numerose lettere serine ai familiari, in particolare al fratello Carlo: scar-so entusiasmo suscitô in lui la vista dei monumenti e delle antiche rovine (una delle poche esperienze verainente intense fu la visita all'umile Sepolcro del Tasso nella chiesa di Sant'Onofrio); la vita romana gli apparve meschina, ľambiente letterario mediocre, chiuso nell'esercizio di un'erudizione e di un'«antiquaria» prive di re-spiro e di ogni problematickí. Da questo viaggio gli venne comtinque una consapevolezza profonda della me schinitä della vita di relazione e delľuso sociále delia cultura: conf rontandosi per la prima volta con la piti ampia vita contemporanea, sentí ancora piú forte la propria diversity e si convinse delľimpossibililä di fuggire la propria condizionc. II suo pes-simismo andava svolgendosi verso un rifiuto delľimpegno e della partecipazione poliaca, degli atteggiamenti «civili»e agonistici presenti in molte delle sue canzo-ni, e verso una definitiva scoperta del carattere negative! della stessa nátura (Ž quello che si suolc definire pessimismo cosmko), Alia negativita del reale e alia caduta di ogni speranza di felicitä rispondeva I'ultima canzone, Alia sua donna, del scttem-bre del '23. In uno stato di distacco e quasi di tranquilla indifferenza rispetto alia sua condizione esistenziale Giacomo progettava ed elaborava inoltre le Operette morali, composte in numero di venti durante il 1824 e scguite da traduzioni di o operette morali» greche. Nel '25 gli fu finalmente possibile una partenza da Rccanati, grazie a un impe-gno di lavoro che poteva permertergii una permanenza fuori di casa senza il soste-gno familiare: l'editore milanese Stella (cfr. 8.1.4) lo invito infatti a dirigere l'edizio-ne completa delle opere di Cicerone. Partito nel luglio, dopo una sosta a Bologna e un incontro col Giordani, Leopardi raggiunse alia fine de! mese Milano, dove visito il vecchio Monti e lavorô alacremente presso l'editore; a fine settembre tornó a Bologna, dove trascorsc l'inverno, lavorando a tin commento a Petrarca, commissio-natogli dallo Stella e apparso nel giugno 1826, mentre alcuni amid si adoperavano invano per fargli avere qualche incarico pubblico a Roma o a Bologna. Alcune Operette morali apparivano sul numero 61 delľ«Antologia» di Vieusscux (cfr. 8.2.9), che lo invito anchc a collaborare alia rivista con una rubrica fissa; egli frequentava intanto vari letterati bolognesi e la contessa Teresa Carniani Malvezzi, per la quale nutrí tma vaga illusione amorosa, rapidamente e bruscamente delusa. Nel novembre del '26 torno a Recanati, dove corrcsse le bozze delle Operette morali, che ttscirono nel giugno del '27 presso l'editore Stella, dopo la Crestomaxia italiana (apparsa nel febbraio), antológia da lui curata della prosa d'arte italiana, alia quale segui nel gennaio del '28 una Crestomaxia poetica italiana. II 26 apríle 1827 era di nuovo a Bologna, da dove nel giugno raggiunse Firenze, accolto da Vieus-seux e dal gruppo dell'«Antologia ». Nella capitalc toscana frcqnentů vari intellet-tuali e scrittori, ed ebbe modo di incontrare Manzoni. Li scrisse il Dialogo di Violino e di Por/irio. Alia ricerca di un clima piú mite, si trasferi nel novembre del '27 a Pisa, dove nella primavera del '28 ritornô alia poesia con í/ risorgimento e A Silvia. Tomato nel giugno a Firenze, vi incontrô Vincenzo Gioberti, che nel novembre lo accompagno a Recanati. Inizia cosi l'ultimo lungo soggiorno nel «natío borgo selvaggio», sospeso tra i dolci ricordi delle immagini della giovinezza, la noia piú tntoUerabile, le sofferenze causate dalle malattie; ma proprio nel corso dell'infelicissimo anno 1829 nascono quattro dei suoi canti piú grandi, Le ricordante, Laquiete dopo la lempesta, Usabato del nillaggio, il Canto notlurno di un pastore errante deli'Asia. Dopo che l'Accade- rrria della Crusca ha negate l'assegnazione di un premio di mille scudi alle Operette morali, preferendo foStoria ďItalia del Botta (cfr. dati, tav. 109), gli amjci toscani legati aUVAntologias raccolgono una somma che permettera a Giacomo di vivere per un anno lontano dalla famiglia, e lo invitano a tomare a Firenze con una lettcra scritta da Pietro Colletta. Passando per Bologna, Giacomo raggiunge Firenze il 10 maggio 1830, dove ini- ii secondo zia una vita di piú intensi rapporti sociali, di confronro tra se stesso c il mondo con- soggiorno tcmporaneo: nonostante le sofferenze fisiche, che spesso gli impediscono qualsiasi ftotentino atrivita intcllettuale, si sente animato da una forte volonta di far senrire la propria voce, di affermare il valore e la dignita delia sua esperienza e <)e! suo sempře piú integrále pessimismo, Tta i nuovi incontri e'e quello col filologo svizzero Louis De Sinner (1801-1860), con cuí intratterrá un ricco rapporto epistolare, e con uts'ele-gante dama piena di ambizioni intellettuali, Fanny Tatgioni Tozzetti (1805-1885). DaH'autttnno egli vive insieme ad Antonio Ranieri, un napoletano giá incontrato L'amimia nel precedente soggiorno fiorentino (su di lui cfr. 8.8.10). Mentre si svolge la rapida con Ranieri vicenda deimotidcl '31, di cui awertetutti ilimiti e le cíJijtraddizioni, esce a Firenze la prima edizione dei Canti, con una dedica « agli amici suoi di Toscana », in cui il pocta esprimetutta I'infelicita della propria condizione («sono un tronco che sente e pena »). Con Ranieri si trasferisce poi a Roma, dove resta dall'ottobre '31 al marzo '32, quando ritorna a Firenze, per rimanervi fino all'estate del '33. In questa fase di maggiori contatti col mondo Leopardi si rende conro piú dirct-tamenie del dissidio che separa la sua condizionc umana c intellettuale e la sua «fi- DATI tav. 109 La storiografia dei Risorgimento Malgrado il forte interesse per la storia stimolato dal Romanticismo e ľat-tenzione che ai problemi storici viene rivolta da scrittori e politici dei tempo, in tutto il secolo xix ľltalía non vede svolgersi una produzione storiografica al li-vello di quella delle altre grandi culture europee (soprattutto tedesca, francese, inglese). Molti sono comunquc gli autori che si oceupano parzialmente di storia o che inseriscono qucstíoni storiografiche nei loro seritti, con una spiccata preferenza per ľetä medievale e per quella contemporanea: da Manzoni, lc cuí opere storiche sono tra le piú interessanti dei secolo (cfr. 8.3.8 e 8.3.T9), a Maz-zini (cfr. 8.5.3), a Gioberti (cfr. 8.5.6), a Cattaneo (cfr. 8.8.2), a Ferrari (cfr. 8.8.4). Nella fase dei Risorgimento mancano quasi completamente storici pro-fessionisti che possano e sappiano svolgere ricerche di ampio respiro e di grande rilievo culturale: ľeccezione ě costituita da Michele Amari, dotato di una vi-gorosa capaciti di ricostruzione e di una forte tensíone ideologfca, orientata in senso laico e demoeratico. Qui si clencano solo le opere storiografiche di maggior rilievo di autori che svolgono la loro attivitä come storici professionisti (si prescinde quindi dalle storie della letteratura - su cui cfr. dati, tav. 1 r6 - e dalle opere storiche di autori il cui cerstro d'interesse i soprattutto lettcrarío o politíco). 662 Epcca S Restauraiione e Risotgimoito (i8i;-io6i) 5.4. Gíacomo Leopardi 6M Dissidio con la cultura cotitemporanea L'amore pet Fauny Tataioni Toszettl a Na poli CARLO BOTÍ A {1766-1837) METRO COLI.ETTA (J775-183S) CARLO TROVA (1784-1858) LÜIGI TOSTI (1811-1897} CESAEE IfALBO (cfr. 8.5,8) MICH ELE AMARI (1806-1889} Guerra dell'indipendenza degli Stati Uniti d'America (1809); Storia d'Italia dal 178(1 al 1814 (1824); Storia d'Italia continmla da quella del Guicciariini Jini) al 1789 (1832). Stenografia laica, elassicistica e liberale. Storia del reame di Napoli dal 1734 al i8ij (postuma, 1834). Storiografia liberale elassicistica. Storia d'ltalia nel Medioeva, cinque rohmi in sedici tomi iapparsi tra £11839 c il .1859). Storiograna« neogueifa» (cfr. 8.5.5). Storia della lega lombarda (1848). Storiografia «neogueifa». Sommario della storia d'Italia (1846). Storiografia «neogueifa». Uli perióda delle istorie sicilutne delsecolo xm (1842, titolo definitivo Im gaerra del Vespro liciliatto, 1843); Storia dei Mussulman!'in Sicilia, Ire volumi in quattro tomi (1854-72). Storiografia laica e demoeratica. losofia » dagli indirizzi moderati e cautamente progressisti prevalenti nell'ambiente loscano e nella cultura italiana di quegli anni: sempre phi lucida e impietosa diviene la sua critica delle ideologie spiritualistic!ie e degli slessi sviluppi della civiltä bor-ghese contemporanca; il suo pessimismo, come coscienza della tadicaie negativita della stessa condizione naiurale dell'uomo, contrasta coi disegni positivi eottimisti-ci elaborati dai gntppi intcllcttuali con cui egli vicne in contatto. Su questo sfondo nascono I'tiltima grande « operetta », il Dialogo di ľristano e di tin amico, c tin grup-po di canti (detti del eiclodiAspasia) legati al suo amore per Fanny Targioni Tozzet-ti: I'esperienza amorosa si traduce in vibrantě animazionc interiore, suscítata dal pensiero della donna e dai colloqui con essa, che appare vagamente condiscenden-te verso il poeta per pura vanita intellcttuale, ma che poi lo 1 espinge, infliggendogli una phi amara ddusione, aggravata dal riacutizzarsi della malattia agli occhi. In cerca di tin cli ma mtgliorc, Leopardi si trasferiscc col Ranieri a Napoli, dove giunge il 2 ottobre 1833.1! clima di Napoli addolcisce lit sua esistenza: egli pun lavo-rare ai Paralipomeni della Batracomiomachia c ad altri progetti, sistemando la nuova edizione del Canti, che appare nel '3 5 ma ľanno successivo i sequestrata dalla poli-zia borbonica. Nella convivenza col Ranieri (a cui si aggiunge anchc la sorella di questi, Paoli-na) c nell'ambiente napoletano Leopardi pare aver trovata un nuovo attaccamento alia vita, nonostante ľimpressione negativa suscitata in lui dagli intellettuali della cittä, presso i quali domina uno spiritualismo conciliante e ottimistico. Tra il 1836 e il 1837, con Antonio e Paolina Ranieri, compie lunghi soggiomi tra Torre del Greco e Torre Amiunziata, in una viJleua ai piedi del Vesuvio: If compo- ne probabilmente gti ultimi due canti, La ginestra elltramonto della luna. Progeria un'edizione delle sue Opere, da effettuarsi a Parigi. In seguito alľaggravarsi dei mali di ogni genere che aggrediscono il suo fisico, rnuore a Napoli, dove infuria il colcra, il 14 giugno 1837. Viene sepolto nella chie-setta suburbana di San Vitale; net 1939 i suoi resti vengono trasfertti presso la cosid-detta «tomba di Virgilio» a Mergtülina. 8.4.2. La formazione culturak e git scritti dei primissimi ami. La convulsa attivitä di Leopardi fanciullo e adolescente e caratterizzata da (jn'attiviti un'ostinazione e una vastitä di interessi che portano il giovanissimo aristocrati- convulsa co a padroneggiare la biblioteca del padre e a realizzare nel modo piu perfetto il modello di cultura che gli orizzonti familiari gli permettevano di irnmaginare: ma gia un'accanita volontá di perfezione e di approfondimento porta Giacomo oltre i limiti di quelľideologia e di quella cultura, che egli investe di un sofflo nuovo, dí scatti di vitalita e di intensita capaci di metterne in crisi la sostanza, proprio perché egli e guidato da «una sostanzkle intransigenza, un estremi-smo nella contrapposizione tra valore e disvalore» (W. Binni). Dal punto di vista letterario, la sua e una formazione di tipo arcadico e settecen- La fotmajHone tesco, testimoniata da vari componimemi in cui si awerte anche una precoce pre- setteccntesca senza dei modelli piu diffusi della nuova sensibilita europea del tardo Settecento; es5cnziale ě il definirsi in lui di un atteggiamento classicistico, die parte dai modelli di un dasskísino seokstieo e clericaie, per cercare un rapporto diretto con i grandi autori greci e latini e con i loro valori originari. Dal punto di vista tdeologico, la ric-ca erudizione filologica, filosofica e scientifica costruita sui volumi della biblioteca paterna si muove assai presto verso una sorta di cattolícesimo «illuministico>>, ebe diťende animosamente i valori della tradizione cristiana come valori razionali, op-ponendoli a tutte le eredenze mitiche o superstiziose. Tra le numerose esercitazioní poetiche «puerili» - liriche, poemetti in versi J primi setmi sciolti, altri vari componimenti - ricordiamo soltamo le tragedie La vinú indiána, uŕferta al padre alla vigiliii di Naialc del 1811, e Pompeo in Egittri, per il Natale del-ľanno successivo. Rtniarchevoii fuiono anche i primi lavori di filosofia e di erudizione e qudli di filológia classica in cuí Leopardi scppe ditnostrare un'approfondita conoscenza delle lingue classiche e una sieurezza e una precisione ígnote ai ŕilologi italiani allots piú famosi. Gli scritti filologici di Leopardi (una prima parziale edizione uscí nel 1845) possono distinguersi in cinque gruppi: 1. compilazioni e lavori eruditi dei primi anni, dove gia compaiono aleune buone intuizioni filologiche; 2. discorsi pretnessi alle traduzioni; 3. note filologiche e linguistiche sparse nello Zi-baldone, 4. t re articoli scritti durante il soggiorno romanu; 5. sparse note filologiche serine o abbozzatc tra il '17 e il '27. Le opere píú interessantí di questa fase sono la Storia delľastronómia dalla sua l saggí emditi originefino alľanna 1811 (seritta nel '13), vasto repertorio di notizie erudite, animate da un entusiasmo per Io spettacolo defla nátura, e 'ASaggio sopra gli errori popola-li degliantichi (seritto nd '15), la cui ricca erudizione ě animata da uno spirito illu-ministico di denuncía ddľerrore e di esaltazione della ragione, ma anchc da una piú segreta attrazione per le «favole», gli «errori», le «illusiora» dell'anrka mito- n64 Epoca S RrattutaJODire e Risotgimento (1815-1861) 84. Giacomo Leopardi 665 L'Oraone logia. L'intervento politico AcWOrazione agl'italiani in oaasione della liberazione agl'Micmi del Piceno, scritta nel 1815 per la sconfitta di Murat e il ritorno delle Marche al do-minio pontificio, assume fino in fondo, col richiamo alia « virtu » antica, quelle parole d'ordinedi«libertáw,«indipendenza», odio verso la «tirannia», che la propaganda reazionaria aveva usato in funzione amifrancese. 84.3. Verso la poesia. Negativita Nei prirrkssimi anni della Restaurazione, mentre il ritorno degli antichi rede! presume girai mostra in tutta Európa come fossero strumentali tanti richiami alia liberta e alľíndipciidenza dei popoli contro la tirannia napoleonica, cadono rapida-mente lc illusion! di quegli intellettuali (come Manzoni) che avevano spcrato in una posizione piú aperta dei nuovi governi e si sviluppa la polemica classico-romantica. U giovanissimo Giacomo, con la sola forza della sua intelligenza e della sua curiosita culturale, si libera di gran parte dei condizionamemi dell'e-ducazione familiarc e cerca le forme di un tntervento originále sulla scena della cultura, investendo le sue energie nella letteratura e nella poesia. Siamo alia sua cosiddetta «conversione letteraria», che si fonda su una nozione «classica» La rieerea della figura dello scrittore, su ideal! di « virtů» e di «gloria». Leopardi speri-leuefaria menta varie formeespressive, che intendono essere all'altezza dei tempi e di cio che egli sente dentto di sé, ma si accorge subito che il mondo contemporaneo si oppone proprio a quelle che per lui sono le autentiche manifestazioni della «virtú» e non si eura affatto della «gloria »: la situazione attuale dell'Italia, pri-va di vera vita civile e sottoposta al dominio straniero, gli appare come il segno pifi esemplare della negativita del presente. II nuovo impegno letterario lo conduce cosi spontaneamente a un nuovo atteggiamento liberale e patriottico, che approda alle due canzoni «civili» dell'autunno del 1818, Alllialia e Sopra il monumento di Danie, e che, per sfuggire al sospettoso Monaldo e alia censura tifficiale, si copre di spunti polemici contro la passata dominazione francese. Le traduzic-ni La ricerca di un linguaggio poetico personále si svolge, fin dal 1813, attraverso dei ckssici varie traduzioni dai classici, in cui Leopardi cerca di awicinarsi alia auteiuica sem-plicitá degli origináli, al di la delle sovraccariche interpretazioni neoclassiche: ri-cordiamo la traduzione degli Idillitli Mosco (estate i8t5), quella, di poco successi-va, del poemetto pseudo-omerico Batracomiomachia, quelladel libro I áél'Odissea (apparsa sullo «Spcttatore italiano e straniero» nel 1816)c quelladel libro II dell'rT-neide (compiuta alia fine dell'estate del 'r6 e pubblicata nel '17). Vari esperimemi In alcuni casi Leopardi cerca poi di riprodurre direttamente le forme poetiche poetici antiche: ecco l'idillio funebre Le rimembranze, della primavera del '16, e la finzione tia 0 '16 e il'17 di un Innoa Neltuno, traduzionedi un incsistente originále greco. Elementi patetici e drammatici costituivano la base delľabbozzo di tragédia, mai compiuta, Maria Antonielta, iniziata nel luglio 1816; piú evidenti aspetti autobiografici, con scbemi danteschi {Strati attraverso i modem' del Varano e del Monti (cfr. 7.2.3), si affaccia-vano invece nella cantica Appressamento della marte (cinque canti in terzine scritti alia fine del '16, di cui solo un frammento iniziale sarebbe poi confluito nei Canti). L'attenzione alia propria condizione infelice, i nuovi impulsi che gli venivano dalla corrispondenza col Giordani (e dalla cura con cui presentava se stesso e la sua L'analisi vita nellc lettcrc indirizzategli), la lettura della Vita dell'Alfieri, lo sollecitarono nel interfere corso del '17 a una diretta espressione letteraria della propria esperienza personale: dalla breve vicenda della infatuazione amorosa per la cugina Gertrude Cassi Lazza-ri nacquero cosi le prime prove di una scrittura basata sull'analisi di sé, cioě il frammento in prosa del Diario del prima amore e una Elegia in terza rima, che confluirä ii Diano nei Canti col i'uolo IIprima amore. Nel frammento in prosa la piú genuina esperien- del prima amore za personale si riconosce nella forza assoluta con cui I'io si Iaseia abitarc dall'imma-gine della donna. NeAl'Elegia si ha un maggiore distacco letterario: la vicenda ě vista Le Elegie come da lontano, ['esperienza iuteriorcsi esafca in un colloquio col dolore del cuore e con la «bella imago» della donna. A quesra Elegia si aggiunse nell'cstate del 'i8 una Elegia seconda (di cui solo un breve frammento confluirä nei Canti), che indu-gia, in modo piú convulso e romantico, sulla pena del poeta, sulla perdita irrevoca-bile del rapporto con la donna, che nulla sa di ció che egli prova per lei. Da una piú diretta volontä di intervenire nella situazione presente, stimolata sis dal rapporto col Giordani sia dal dibattito culturalercontemporaneo (a cui Leopardi partecipa all'inizio del '18 col Discorso di un italiano inlorno alia poesia romanli-ca), nascono tra il settembre e l'ottobre di quell'anno le due canzoni All'ltatia e Sopra il monumento di Dante che sipreparava in Firenze, pubblicatc subito a Roma in un opuscoletto dedicato a Vincenzo Monti. Leopardi si vuole qui poeta integral- La «virhi» mente classico, ehe si rivolge alľltalia presente per risvegliarne la « virtu », rappre- antica sentata non solo dalf antica Roma, ma anche dalla tradizione di una letteratu ra vol-gare che trova in Dante e in Petrarca modelli supremi di tensione civile. Per questo le canzoni cercano un tono alto e sostenuto, una misura tetorica magniloquente, che segue, okre agli schemi delle canzoni civili di Petrarca, la suggestione delle canzoni eroiche cinquecentesche e seiccntesche, dal Tasso al Chiabrera, al Testi, al Guidi (autori da cui viene tratta anche la strtittura metrica, piú complicata rispetto a quella petrarchesca). Con la sua esasperata elaborazione formale questa poesia in-tende sottrarsi a ogni comunicazione con la mediocrita del presente. Ma alia dispe-razione stolica e politica si sovrappone l'angoscia individuale, generando scattt e tensiont (non privi di echi del linguaggio di Alfieri) e qualche momento piú tenera-mente sentimentale, giä lontano dalľimpianto classicistico di base. 8.4.4. Tra clsssicismo e Romanticismo. Attraverso le riviste che giungevano a Recanati, Leopardi segui puntual- n dibatmo mente, nei cruciali anni 'i6-'r8, lo svolgersi della polemica tra classici e roman- hnorno tici, cercando di parteeiparvt direttamente, con interventi che non furono perö *! K™™»™™10 pubblicati. Scrisse una Lettern aisigg. compilatoridella «Biblioleca italiana», datata 18 luglio 1816, in risposta a una lettera con cui la De Stael aveva replicato alle prime obiezioni al suo intervento iniziale, e un piü ampio Discorso di un italiano intorno alla poesia romantica, spedito nel marzo 1818 all'editore Stella, in risposta a un articolo di Ludovico di Breme apparso sullo «Spettatore» (ma rfr. 8.z.j eDATi,tav. 105}. In questo Discorso Leopardi espone, con süigolare chiarezza, alcuni cardini del- «PrimMvismo la sua coneezione della poesia, nel quadro di un'ampia prospettiva ideologica e con dastieo» un senso molto vivo dei rapporti f ra poesia e storia, Nel difendere le posizäoni das- 666 Epoca 8 Restauiazíone e Risorgimento (1815. i86i) 8.4- Giacomo Leopardí 667 sicistiche, Leopardi si stacca da ogni atteggiamento retorico e formalistico, poncn-dosi in un'ottica a cui si adatta molio bene la definizione di «primítivismo classico» (M. Fubini): cosí, ľimitazione dei classici viene difesa in quanto essi sono prú vicíni Natara alla nátura, piú legáti a una vitalita autentica e primigenia. Seguendo ľinsegnaruen-e inciväimcaiin to di Rousseau, il giovane Leopardi vede un'opposizione radicale tra nátura e ina-viiimento: il rapporto con la nátura ě fonte di una forte capacitä di sentire, stimola ľimmaginazionc, produce illusioni capaci di dare un senso alla vita; il mondo anti-co, piú stmile alľinfanzia, piú vicino alla nátura, trova la sua suprema espressionc in una poesia ehe sa «iUudere » e « dilettare »imitando la nátura. Con lo sviluppo delia civiltä materiále e delle conoscenzc, il mondo moderno ha invece spento la facol-tá dclľimmaginare e dell'illudersi, trovando la sua suprema espressione nella filo-softa e nella scienza, in una conosccnza ehe ě anchc violenza sulla nátura. Tuttavia la poesia puo valere ancora come unico mezzo per mantenere in vita la forza delia nátura e delle sue illusioni; per questo essa non deve guardare alla civiltä contem-poranea, ma ai modi di rappresentazione dei classici antichi. Ľimitazione non do-vrä pero essere servilc e pedisscqua, ma in grado di far rivivere il piú ampio signifi-cato delia loro poesia. ehe, contrariamente a quello ehe pensano i romantici, si fon-da sulla forza dei «cuore», e dunque una poesia originariamente sentimentale (mentre ne! Romanticismo il sentimentale ě sempre affettato, viziato da una com-piaciuta contemplazione ed esibizione di sé), Leopardi Qucsta difesa dei classicismo mostra come Leopardi sapesse farne uno strumeň- e i romantici to di polemica e di critica nei confronti dei presente: la sua scelta si oppone netta- lombardi mente a quella ricerca di lettcratura «utile» e paitecipe dei moderno divenire ehe era propria dei romantici lombardi, ma rivela d'altra parte convergenze con le ten-denze piú profonde de! Romanticismo europeo. H classicismo L'intreccio tra classicismo e Romanticismo ha suscítato interpretazioní leopardiano molto contrastanti delia posizione di Leopardi, ehe variano da una definizione delia sua poesia e delia sua esperienza come integralmeme «romantiche», a una affermazione (sostenuta con particolare energia da S. Timpanaro) dei suo legame con un classicismo laico, illuminista e razionalista ehe conserva la sua vitalita per tutto l'Ottocento. Ľadesione di Leopardi al classicismo in realtä re-sta assai forte, come mostrano ssa la sua base filologica e letteraria, sia le sue scelte linguistíche e formali, ehe non si aliontanano maí da una razionalitä co-municativa, sia i suoi orientamenti filosofici, sempre legáti ai fondamemi dei razionalismo illuministico; e nettissimo ě in ogni momento il suo distacco, an-che polemico, dal Romanticismo italiano, dal suo modo di guardare alla storia, dalie sue tendenze religiose, dal suo moderato progressismo. Ma Leopardi non cerca un classicismo come armonico equilibrío e modello di cornportamento sociále; dal classicismo rícava piuttosto una spinta agonistica, una volontä di esperienza « forte» ignota ai romantici italiani; e cosí finisce col rompere alcu-ne forme tradizionali di comunicazione, giungendo a una poesia assolutamen-te originále, estranea sia agli schemi classicistici sia a quelli romantici. La poesia D legame con aspettí essenziali delia sensibilita contemporanea ě ben evi-e ä poeta cknte nelle idee di Leopardi sulla poesia, nella quale egli vede sempre un valore eäsenziale, uno strumento di conoscenza di sé e di vitalita: voce dei« cuore » e deli'«anima», dell'io dei poeta oel suo essere presente, la poesia ě espressione delia persona, ě la forma ehe rende possibile un acerescimento di vitalita. Essa ha la capacitä di commuoveree di agitare: deve suscitare nel lettore, come indi-caun pensierodelloZí^ií/íí'ottpdelľagostoiSzj,« una tempesta, un impeto, un quasi gorgogiíamento di passioni». Tra i generi poetici, la Urica appare quello u Iwca piú spontaneo e originario, piú vicino alľespressione delia natura: la lirica puö e k poetka realizzare nel modo piú diretto la tetidenza autentica delia poesia, dando voce MtatomJuto alle sensazionipíú indefinite e ínafferrabili, non fissate in disegni corposi e in Ü-miti precisi; íl suo ambito é quello dei vago, áeu'indeterminato, áéľinfinito, delia memoria e dei ricordo (cft, anche 8.4.6 e 8.4.10). La forma artisttca ehe piú si awicina alla poesia é la musica, il cui fascino sta nel fatto ehe essa ě priva di contenuti circostarraati e trascina ľanima neD'mdeterrrünato, in sensazioní non defeíibilí attraverso aleunché di concreto. In questo suo dar voce alľindefinita immediatezza delia coscienza, la poe- Le illusioni sia trova la ragione prima delia sua forza vitale: essa suseita, anche se solo per brevissimi lampí, una capacitä di« sentire» ľesísteriza, genera grandi illusioni; ma eosä si oppone alla vita sociale contemporanea, dominata dalla « filosofia » e daU'egoismo, incapace di provareentusiasmo e di eredere nelle illusioni. Essa é quindl, in viláma analisí, qualcosa di inattuale, di non contemporaneo. Queste idee si svolgono e si precisano nelle diverse fasi delia attivirä di Leo- La mm poetica pardi. Per quel ehe riguarda t rapporti tra poesia, natura e ragione, si verifica *ä pessimismo negli anni un essenziale mutaraento di prospettiva: la nozione di una poesia come ritorno alla vitalita delia natura antica contro ľariditä delia ragione moderna (definitanel Discorso diun italiano intorno alla poesia romantka) si compii-ca, con ľapprofondirsi dei pensiero pessimistico di Leopardí negli anni fino al '23-'24, aliontanando sempre di piú la possibilitä di un recupero delia natura come forza positiva; mentre i processi naturali rivelauo aspettinegativi, mecea-nici, assolutamente estranei e ostili alJ'uomo, !a poesia appare come ľuJtima forza capace di far resistere le illusioni vítali, anche al di lä delia negativita delia natura, che la ragione svela nella sua realtä; con ľaffermarsi dí un pessimismo Una poesia sempre piú integrale, che individua iuJla stessa a atura la responsabílíta ultima ffl«ofic» delľinfelicitä umana e si impegna nelľaccettazione dolorosa dei «vero» (cfr. 8.4.5), Leopardi rovesda la sua originaria opposizionc tra poesia u filosofia c afferma la necessitä di una poesia lilosofica che sia insieme voce dei «vero», analísi e smascheramento delle «illusioni», «entttsiasmo» ddla ragione, sentimente e conoscenza, comunicazione affettuosa e critica impietosa. 8.4.5. Lo Zibaldone e ie fasi del pensiero di Leopardi, Nell'estate dd 1817 Leopardi inizid a raceogliere gli appunti destinati a co- Appunti stituire lo Zibaldone dipensieri, a cui continue a lavorate con vatia intensita fi- " MK no aldicembre 1832 (il titolo fu usato daU'autore nd 1827, quando mtraprcse a Firenze la stesura di un indice artalkico). In quesri appunti egli tocco gli argo-menti piú diversi, da quelli filosofici, letterari e linguistici a quelli Jegati alia sua esperienza personále e a problemi etici o di comportamento sociále. 568 Epoca 8 Restaura^ione e Risorgimento (1815-1861) 8.4. Gíacomo Leopardi ňou ! quaJani Si accumularono cosi vari quaderni dalle facciate numerate progressivamente manoscritti (in tutto 4526), conservati ora alla Biblioteca Nazionale di Napoli. La gran parte dei materiále (piti di 3JO0 facciate) in messa insieme, run intensita sorprendcntc. na-ťarco dei tře anni 1821-23, mentre negli anni successivi le annotazioní divennero sempře piú rare e saltuarie. II iavoro resto sconoscitito fino all'edizione, in sette vo-lumi, pubblicata tra il 1898 e il 1900. La fiWk Nello Zibaldone la riflcssione di Leopard i si svolge nel modo piú libero, se-ieopardiana guesido le occasioni e le letture piú diverse e insieme 1'esigenza di interrogarsi sempře piú a fondo sia sul senso dell'espericnza Ietteraria, sia sul rapporto dell'uomo con la natura e sul significato delTesistenza individuale e sociale. Si ri-vela cosi con cbíarezza 1'orizzonte della/í/ojo/ííí di Leopardi, emergono i temi essenáali dei suo pensiero, che sono alla base ancbe della sua poesia e dei suoi scritti. Questa filosofia non ě qualcosa di sistematicoe di rígidamente tecniciz-zato: preferisce svolgersí attraverso interrogazioni e approťondimenti conti-nui, con un metodo «aperto», suggestivo e modernissimo. Unpensiero La eritica ha spesso discusso sulla legittimíta di attribuire al pensiero di asistenwico Leopardi il valore di una vera e propria filosoíia; ma, dal punto di vista del pensiero contemporaneo, una simile discussione non ha motivo di essere, perché ě facile riconoscere oggi che il grande spessore filosofíco di tutta 1'opera leopar-díana si lega proprio al suo carattere non sistematico, al suo procedere proble-matíco. Quella di Leopardi e una filosofia che sa impostate prospettive essen-ziali sulla condkione umana proprio perché rifiuta i tradizionali schemi istitu-zionali della filosofia, perché prende corpo all'interno della sua piú integrale esperienza, e spesso si intreccia intimamente con la sua poesia. Sia la filosofia H senso che la poesia non sono perl'autore universi «professionali», ma modi conver-del vivett genti per capire il senso della sítuazione dell'uomo nel mondo, per rispondere a domande fondamentali che dovrebbero riguardare ogni essere umano, e che concernono la struttura del vivere, i rapporti degli individui con la societa, con :. . ■ . ■ la storia, con la natura. Lo sviluppo della sua filosofia coincide con lo sviluppo di tutta la sua opera, la sua capacitä di penetrazione si collega in ogni momento cosi la totalita della sua esperienza personale: non c'ě nessuna tra le sue grandi opere che non sia percorsa da una fortissima esigenza speculativa. Eamndti Questa filosofia non sistematica si lega ad aleuni svolgimenti del pensiero all'ideaUsmo illumitiistico, restando del tutto estranea al vigoroso sviluppo della filosofia idealistica che aveva luogo in Germania tra la fine del Settecento e 1'inizio del-rOttocenlo (cfr. 8.1.7); ma, per il suo modo di procedere, per il suo radicale pessimismo, per le sue acutissime analtsi sui fondamenti dell'agire sociale e sui rapporti dell'uomo con la natura, per la sua eritica delle mistificazioni e per la sua interrogazione del «nulla», essa va molto al di la delle posizioni della filosofia idealistica e sorprendentemente anticipa le forme piú eritiche e « negative» del pensiero contemporaneo (da Nietzsche all'esistenzialismo). 11 pessimismo Per questi suoi caratteri, il pensiero di Leopardi non puö essere, comun-storico qUCi omogeneo: esso si svolge con alcuni essenziali mutamenti di prospettiva, con la progressiva precisazione di un orientamento materialistico e pessimisti-co. Riassumendo nel modo piú schematico, si puö dire che giä intorno al 1817 Leopardi elabora Ü suo cosiddetto pessimismo storico, che vede nella natura tma fönte di vitalita, produttrice di generöse «illtisioni», a cui si oppone l'arido «vero», fondamento delle moderne societä «civilizzate» (é la posizione espressa con chiarezza nel Discorso di un italiano intorno alla poesia romanlicti, definibile anche come sistema della natura e delle illusions). Intorno al '19 questa prospettiva si arricchiscee si complica attraverso l'adesione-che ha E valore di una vera e propria eoiwersione filosofka - alla filosofia sensistica (cfr. parou-:, tav. 8j) e ľabbandono del cattolicesimo familiäre. Ma negli anni successivi, nella fittissima serie di pensieri che in quella fase alimentano lo Zibaldone. si registra un continuo, ínquieto spostamento del giudizio sulla natura e sul rapporto tra il «vero» ele«illusionj»: Leopardi si accosta a una tendenza es-senziale del pensiero illuministico, il meceanicismo materialistico (cfr. parole, tav. 86), e intorno al 1823 elabora nel modo píú conseguente quello ehe si suole definire il suo pessimismo cosmko, pienamente espresso nelle Operette morali del '24. La natura appare come una forza cieca, «matrigna» e ostile all'uonio; alla vanitä delle «illtisioni» si oppone la necessitá di approfondire la conoscen-za del «vero», della infelicitä costitutiva della condizione umana. Nel seguire questi mutamenti del pensiero leopardiano, occorre evitare di fissarli in fasi troppo precise e chiuse in sc Stesse: si tratta infatti di un pensiero per il quale spesso é essenziale proprio il confronto tra prospertive opposte e ehe tende a rimeuerein discussione concetti, a spostareobiettivi, arintracciare fondamenti, a ribaltare definizioni. La sua forza critica non si placa mai in risul-tati acejuisiti, in giudizi definitivi: cosí lo stesso «sistema della natura e delle t.l-lusioni» é fin dall'inízio animato da una interna tensione critica, che ne imerro ga con inquietudine i fondamenti, ehe ne mette in dubbio ogni cristallizzazione in termini positívi e consolatori; e, nel momento di piú fítta stesura dello Zibaldone, tra il'21 e il '23, i nuovi orientaraenti si sviluppano in un drammatico in-treccio di concetti, in un vertiginoso confronto tra ipotesi alternative. Ľiniziale esaltazione della natura e delle illusioni si lega in pane (come si é accennato in 8.4.4) *! pensiero di Rousseau e, dopo la cosiddetta « conversione filosolica », si inserisce in una visione « sensistica », ehe mette in primo piano il problema della felkitä: ľazione delle illusioni sulľuonio deriva da una catena di condizioni date dai sensi e si spiega attraverso quella che Leopardi definisce la sua teória delptacere. Secondo questa teória, ogni comportamento umano e guidnto da un'aspirazione al piacere ehe non riesce mai a realizzarsi totalmente ma si risolve in un continuo desiderio o aspettazione; il raggiungimcnto di de-terminati oggetti di desiderio non soddisfa mai veramente, poiché il desiderio é sempt-e «infinito», e ciô spiega ľinclinazione dell'uomo per ľimmaginazione come possibilitä di « concepire le cose ehe non sono ». Questa teória, giä ben definita nello Zibaldone ali'mizio del '20, spiega la disposizione dell'uomo a trovare un senso alia propria vita attraverso le illusioni e la stessa esperienzapoetica; Leopardi !a approfondisce interrogandosi anche sui rapporti tra il piacere e il suo contrario, il dolore, e constatando in modo sempre piú netto I'inesistenza del piacere presente vivibile solo come prov-visoria sospensione del dolore. Adesione al sensismo 11 pessimismo tosmiŕo Un pensiero sempře in movimesuo La teória del piacere Desiderio e immaginazione Illusion! e dolore 670 Epoca 8 Restaurazkine e Risorgimemo (1815-1861) Amor proprio In questi suoi svolgimenti, la teoria del piacere si apre a una prospettiva storica, ed egoismo seguendo i mutamenti che il rapporto delľuomo con le sue ilJusioni ha subito dal mondo degli antichi (dominato dalle forti illusioni) a quello deüa civilizzazione moderna (dominato dall'arido «Veto», dalla perdita delle illusioni). Nella costruzione di questa prospettiva storica ě essenziale il concetto dt amor proprio, con cui Leopardi definisce l'attaccamento naturale dt ciasctin individuo a se stesso, che per lui e fonte e origine di tutti gli affetti e di ogni desidcrio di felicitä, «conseguenza ne-cessaria della vita com'e»: nelle societa piú vicine alla natura, l'amor proprio ě radiče di grandi affetti, stimoloalla «virtu» e alle generöse illusioni, chedanno unsen-so alia vita sociale. Nel mondo civilizzato esso si trasforma in egoismo, chiuso e fero-ce culto del proprio interesse personale, derivato proprio dalla caduta delle illusioni e dalľazione della « filosofia ». I desideri hanno perduto la loro spinta naturale e sono come segnati dallo sguardo sociale, cioě dall'immagine artificiale che di essi Assuefasione forniscono 0 suggeriscono gli altri. Attraverso \'asstiefaxione, questa condizione ľ seconds iiatora non naturale ha create neiľuonio una seconda natura (cfr. anche 7.1.7), che si ě so-vrapposta a quella originaria, della quale si perdono cosi i caratteri spontanea, col-locabili sempře piú lontano, nelle immagini del mito e della poesia. Contraddraone Sulla base della sua personale esperienza di dolore e di infelicitä, Giacomo tra vita awerte l'impossibilitä di conciliare natura e civiltä e giunge a considerare come edesistenza ^j; elementi verametite «naturali» della vita umana quelli fisici e biologici. Sulla spinta del meccanicismo materialistico, crolla definitivamente tra il '23 e il '24 l'immagine positiva della natura, e Leopardi individua una contraddizio-ne tra vita ed esistenza (W. Binni): la natura non dä la vita (la vitalita, la forza del sentire e dell'ilfudersi), ma solo l'esistenza (il cieco svolgersi di un ritmo bioSogico) che tende verso il nulla. Il vivere é dominato dalla tioia, da un continue discordare deli'uomo da se stesso, dalla propria condizione; la sofferenza é una minaccia che kt ogni momenta incombe sul singoli individui. Nei suoi inesorabili cicli di costruzione e di distruzione, la natura tende solo a conservare se stessa, assolutamente indifferente ai patimenti e ai desideri degli uomini e di tutte le esistenze che dal suo procedere vengono schiacciate. UoDio «materia Immerso totalmente nella materiality, I'uomo ě «materia pensante» che pensante» ostinatamente contraddice al movimento di cui ě parte, opponendosi con ine-splícabili richiami di vitalita (suscitati soprattutto dal ricordo, dalla bellezza, dai sogni delia giovinezza, ecc.) e con un bisogno inappagato di affetto, di soli-darieta, di comunicazione: all'uomo ptiô toccate solo il lucido e impietoso esercizio della verita, l'hnpegno a scavare nel vuoto dell'esistenza, a svelare la negativita di questa condizione («La mia fllosofia fa rea d'ogni cosa la natura, e discolpando gli uomini totalmente, rivolge ľodio, o se non altro il lamento, a principio piú alto, alľorigine vera de' mali de' viventi» con queste parole Leo-Laeritica pardi conclude un pensiero del 2 gennaio 1829). Go comporta ancbe una criti-dellc illusioni ca e un tifiuto delle false illusioni, dei miti, delle ideologie con cui gli uomini, nella loro vita sociale, sovrappongono nuovi mali a quelli avuti in sorte dalla natura; una polemics sdegnosa contro la cuitura ottimistica e contro i modelli della vita sociale contemporanea; una visione della morte, inevitable approdo dell'esistere, come suprema liberazione da tutti i mali naturali e sociali. 8.4. Giacomo Leopardí 671 8.4.6, GliidilU. Nel cotso delľanno 1819, quando entrano in crisi tutti i residui ehe In Iegava- Ricere.i no ancora alla sua príma educazíone Ietteraria e ideoíogica, in seguito aíl'approfon- di una íetteratura ditsi del suo pessimismo e alla sua piú salda adesione alla filosofia sensistica, Leo- moderna pardi serte ľesigenza di tma letteratura ehe, par restando legáta ai piú autentici valori classici, sappia essere moderna fino in londo e rispondere in modo diretto (non solo in forma polemica come nclle due canzoni del '18) alla situazione e alla sensibilita del presente: ne sono prova le due canzoni, poi riftutate, Per tma donna inferma di malatlia luuga c mortale e Nella morte di tata donna fatta trucidare col sito portato dal corruttore per mano ed arte di un chirurga, delľinizio del' 19, in cui persistc un aspro linguaggio elassiciscico, ehe contrasta con una tematica cosí «quotidiana», da cronaca nera. Ma piú interessante e il tentativo di prosa sutobiografica a cui Leopardi lavorô Ricordi ďmfmaia tra il marzo e il maggio del '19, i Ricordi ďin/anzia e dt adolescenta, materiali per * di adokxemä un'operst ehe voleva essere insíerne lirica e narrativa, Vari motivi autobiografia sono al fondo della nuova poesia ehe si impone con voce tutta personále e inconfondibile negli idilli, componimenti in endeca-sillabi sciolti ehe seguono lo svolgetsi di sensazioni, ricordi, sentímenti alľin-terno dell'io, riducendo al minimo i riferimenti storici e culturali. II termine idillio si rifä sia alla letteratura antica (abbiamo giä ricordato in 8.4.3 'a tradu-zione degli Idilli di Mosco), sia a varíe esperienze della letteratura europea tra tardo Settecento e primo Ottocento (cfr. termini base 22 e generi e tecni-che, tav. 106); ma per Leopardi esso indica, piú ehe un «genere» preciso, una forma poetica molto sfumata, non vincolante, capace di dar voce a sensazioni indefinite, a quei «piaceri delľimmaginazione» su cui proprio in quegli anni egli andava riflettendo, nel qtiadro delia sua «teoria delpiacere»; nelľidiUio il poeta puô rivolgere lo sguardo alle forme della nátura esterna e nello stesso tempo seguire i percorsi mentali e sentimentali ehe si svolgono nel suo io. In un elenco di disegni letterari, redatto forse nel 1828, Leopardí parlerä di Itempi «idilli esprimentí sítuazioni, aťfezioni, awentute storiche del mio animo»; ma ín- dellacomposbáone tanto il suo piú intenso impegno nella poesia idillica si era avuto tra il 1819 e il 1821, e si era tradotto in una serie di componimenti ehe tradizionalmente vengono chia-mati piecoli idilli e ehe furono pubblicati nel volume dei Versi iá 1826: al 1819 risal-gono il frammento Odi, Melisso (ehe nell'edizione finále dei Canti recherä il numero yj),Ľinfinitoe Alla luna; probabilmente al 1820 Lasera deldídtfesta; al 1821 // sogno e La vita solitaria. Ľinfinito ci trasporta, in modo fulminante, verso uno dei momenti piú alti UôjmUo: delia poesia leopardiana: nella breve misura di quindici versi, il ritmo deľľen- strattura metrica decasillabo sciolto é spezzato da una fitta serie di enjambements, con un gioco e ritmíca di echi interní, ehe suggerisce possibilitä di combinazioni ritmiche diverse (spesso il secondo einistichio di un verso forma un perfetto endecasillabo insie-me al primo emistichio del successivo: «interminati / spazi di lä da quella»). Con questo elaboratissimo movimento metrico, si segue ľimmergersi del- 6?2 Epoca S Restaurazione e Risorgimento (rSij-iSéi) Immaginazbne 1'« io » nella sensazione delT« irrfirsito», creata dal rapporto con un luogo preri-e sa»a2ione so e definite (T« ermo colle » di Recanati) e con una attenta misura del tempo e dell'iafinito jei]0 spazi0 Questa esperienza dell'infinito (che coincide con 1'esperienza siessa della poesia) si pone come un supremo «piacerc dell'immaginazione», il cui svolgimento si lega ai piú generali caratteri del piacere. Un'astoi Mm- II paesaggio naturale ě qui una sorta di limite esterno (segnato dalla «sie mtelkttualt pe» che ostacola la visione «deU'ultimo otizzonte»), da cui nella mente del poeta prende awio l'immaginazione di spazi e profonditä temporali incom-mensurabili: la mente pare affondare nell'immerisitä, stimolata anche dall'ef-fetto sonoro del vento che stormisce tra le fronde, il cui «suono» presente si confronts con i « sovrumani / silenzi» degli spazi. Con un linguaggio fermo e definito (assai lontano dagli usi romantici dell'analogia) si registra cosi un'asce-si fisico-intcllettuale, con cui la mentě tenta di uscirexla sé, scavandosi una strada nello spazio e nel tempo. Alb Um» Meno ardua e piú carica di risonanze sentimentali ě la soluzione dell'aitro idillio Atta luna (originariamente intitolato La ricordanza), dove il colloquio con la «grazibsa luna», segnato dal contrasto tra la luminositä del paesaggio e lo sguardo del poeta, appannato dalle lacrime, si proietta nel ricordo («il ri-membrar delle passate cose»), che sembra lenire e sospendere il dolore. La sera Su un affascinante nottumo lunare si apre anche ridillio La sera del dl dt fe-éeliíiifesta 5ta, che si svolge in modo piú ampio e íntreccia elementi diversi, sullo sfondo autobiografico di un impossibile colloquio del poeta con una donna che riposa lontana, ignara di lui e del suo amore. Con un movimento ondeggiante di im-magini, suoni, situazioni, sguatdi e memorie, esclamazioni e gtida, lo splendo-re del paesaggio si confronta con tutte le occasioni di sofferenza che gravano sui cuore del poeta e sull'intera umamtä: la rnaliriconia del giorno di festa per sempte finito si prolunga nell'effetto sonoro del« solitario canto / dell'artigian, che riede a tarda notte, / dopo i sollazzi, al suo pověro ostello » e - verso il pas-sato - nel richiamo alle etä anticbe di cui si e persa ogni traccia e nel ricordo di un altro canto piú irtdistinto che il poeta fandulJo ascoltava «lontanando mori-re a poco a poco». Tutti gli effetti convergono ndk struggente pena del« co-re», neu'elementare ripetersi di un dolore che lo «stringe». II sog/m Rispetto a questo capolavoro, meno intensi e compatti appaiono gli altri due idíiii piú ampi: nc II sogno la componente autobiografica e sentimentale ě ancora piú esplicita, nel ricordo di un sogno mattutino in cui al poeta appare «il simula U vitu sollten« cro» di una donna amata e morta in tenerissirna etä; La vita solitaria si incentta sul tema della solitudine, con traccc del tradizionale idiliio catnpestre. 84.7- Le canzoni. l'unpegt» Metitre, cort la poesia idillica, scopre nuove possibilitä di dar voce all'espe-dassidstTO rienza del proprio io nel presente e di guardare in modo diretto agli aspetti del-.; la natura, Leopardi non rinuncia all'orizzonte letterario piü esplicitamente 1 classicistico tentato neue due canzoni civili del '18: continua anzi a svolgerne 8.4. Giacomo Leopardi 67} gli schemi, in modi sempře piú vari e complessi, con altre otto canzoni, che in-sieme alle prime due costítuiranno la sua prima vera raccolta poetka, le Canzoni, apparsa a Bologna nel 1824. II forte impegno retorico e la tensione civile delle due prime canzoni si La tcmatica aprono ora a una piú ricca tematka filosofica, Jegata ai caratteri pití problema- fflosofíca tici che il pensiero leopardiano assume dopo il '19, alle inquiete interrogazioni a cui il suo pessimismo sottopone non soltanto gli sviluppi della storía e deila civiltä, ma g!i stessi valori naturali. L'elaborazione delle canzoni ě sortetta cosi dalFostinata indagine che il poeta viene svolgendo sul senso e sulla giustifica-zione delle «illusioni» nella vita naturale, storica, intellettuale: é il progressivo svelamento della loto « vanitä » che portera a una definitiva scoperta dell'« arí-do vero» e dell'ostilitä della natura. Nel tessuto delle canzoni questa tensione ideologies si connette sempře al- Un linguaegio la convinzione di partecipare, comunque, a una grande tradizione storica, let- «uNmk terária, retorica. I] linguaggio lirico cerca soluzioni assolute e definitive, dando voce soprattutto a personaggi dell'antichitä, atteggiati come esempi estremi di «virtú»: esso si erge spesso in risolutive sentenze, che con densitá e vigore espressivo fissano nellaparola una strenua resistenza a una realta rovinosa; tna, nelle pieghe di questi scatti di stile, si inseriseono tracce sempře piú frequenti di segreta malinconia, sommesse manifestazíorti di dísperato dolore. La canzone Ad AngehMai, quand'ebbe troeato i libridiCicerone della Repubbli- Ai Angelo Mai ca, seritta e pubbticata alt'inizio del 1820, prende pretesw dal ritrovamento, appena compiuto dall'erudito ecclesiastico ANGEto MAI (1782-1854), di una gtossa parte del De re publica di Cicerone alia Biblioteca Vaticana, per sottolineare il contrasto tra quei «risorgere » delle antiche «carte» e il torpore del «seeol morto » presente; la voce lírica si apre a un'inquieta invocazione dei generosi eroi del passato e dise-gna le immagini di alcune figure íntellettualí della storia italiana (Dante, Petrarca, Colombo, Áriosto, Tasso, Alfieri), che hanno mtrecciítto «virtu» e «ímmaginazio-ne», e.che, nel segno del dolore, hanno vissuto il piá flero contrasto con una realtä ostile. Verso di loro tende la piú affettuosa volontä di comtinicazione del poeta, co-stretto a conftontare quel loro soffrire, carico di significato e di valorc, con il«te-dio» e il «nulla» che dominano invece il presente (che non riconosce piú alcuti ruolo alla poesia, daro che «piü de' carmi, il computar s'ascolta»). Cotreggotio in parte la negativita della canzone al Mai le due successive, dell'au-tunno del 1821, NeUe nozze della sorella Paolina, seritta per un progetto matrimoniale che poí falli, eÁ un vincitore nelpallone, dedicata a un giovane sportivo tnar-chigiano. Dominate entrambe da un rinnovato impulso civUe e pedagogico, esse propongono modelli di« virtu» (femmuiilitä patriottica l'una e vigoria físjca 1'altra) in contrasto con la medioerita del presente, Di ben altro livello ě la canzone successiva, dai toni aspri e fernú, seritta nel di- Bmto mmare cembre del '21, Bmto minore, in cui il poeta, dopo aver presentato la scéna della e il tema battaglia di Filippi (42 a.C.) e Sa figura di Bruto sconfitto, ne riferisce un monolo- *l »uäeidio go che precede e giustifica il stticidio. II crollo della liberta della Roma repubblica-na c per l'eroe il segno di una corruzione ineviiabile che írascina con sé trat« la storia, che aliontana dai valori e dalle «illusioni» delle origini, che porta aila rovina Roma e ogni grande espressione della civiitä umana. llprecipitare della storia («Iii peggio / precipítano i tempi») la priva di ogni significato: l'eroe «legge » ciö nel fu- 674 Epoca 8 Restauřazione e Risorgimento (1813-1861.) turo, ma awerte che tutto ě previsto dalla natura, indifferente alia sorte dell'uomo, * abíetta parte» delle cose. AUaPrimmiu La canzonej4#« Primavera, o delkj^eanU'cbeígmsmoiS22),tornaadesmii- re le antiche «illusioni» eľoriginaría vitalita delia «santa» natura, roa questi carat-teri positivi arretrano sempre piú in una lontananza fsvolosa. Al maggio del '22 risale VUltimocantodiSaffo, in cuiLeopardi tocca anco-diSafla la u tema del suicidio, affrontato in Bruto minore e approfondito in numcrosi pensieri dello Zibaldone di quei mesi, ma trasferendolo fuori dall'ambito stori-co e collegandolo direttamente al motivo dell'infelicitä personale. II canto c tutto affidato alla voce di Saffo, ehe, secondo una leggenda corrente, si uccise disperata per la propria bruttezza fisica e per ľinfelice amore per Faone: sulla figura delia poetessa greca si sovrappone cosí un motivo autobiografico dura-mente sofferto da Leopardi (quello delia deformitä fisica e del suo contrasto La felicítá mnata con ľesigenza di bellezza, con ľalto valore intellettuale). La voce femminile di Saffo rende piú delicato lo svolgimento di questo motivo, attraverso un con-fronto intensissimo tra ľassoluto splendore delia natura (rivelata fin dall'inizio da uno splendido «notturno») e ľinfelice condizione delia donna, esclusa da queíla bellezza: da questo confronto sorgono vibranti interrogazioni stú senso deľľesistere, sull'«arcano consiglio» che regola gli eventi, sulľopposizione tra i desideri umani e i disegni delia natura, sulla condanna degli ttominí al dolore. II suicidio di Saffo ě un'ultima affermazione del suo valore personale, una pro-testa contro i cattivi doni avuti dalla natura, ultima invocazione di una bellezza e di una felicitä negate per sempre a lei come a Giacomo: la natura si rivela 01-mai come «matrigna», ma in modo ancora inesplicabile. bma Un ultimo sguardo alla natura vista come positiva, come madre benígna dt chi le at Fetrmcbi ě piú vicino, ě nell'Inno aiVatriarchi, o de'principůdelgenere imiano, del luglio del '22, unico realizzato di una serie di inni cristiani che, anche per compiacere l'am-biente familiäre, Leopardi aveva progettato tra ľcstate e l'autunno del 'r9. Nell'in-no non c'ě pero alcuna tracda di prospettive religiose: gli antichi patriarch! biblici vi vengono visti come esempi di un'umanitä vicina alla felice natura originaria; tuna la storia delia civiltä appare per converso come quella d:una d istruztone anche fisica e materiále delle condizioni delia felicitä naturale, che culmina nella distruzionc (richiamata nella bellissima stanza finale) della vita naturale delle tribú indigene d'America, perpetrata dalla civiltä europea «nelle vaste californie sclve». Alk sm kmm Dopo l'esperienza del viaggio a Roma, quando ormai andava defmendosi esplicitamente il suo pessimismo materiahstico (con la caduta del« sistema del-la natura e delle illusioni»), Leopardi compose in soli sei gíortú, nel settembre del 1823, ľ ultima canzone, Alla sua donna, legata anche ad alcuiie rtflessioni sull'amore svolte allora nello Zibaldone. u « cultma tichi e denunciando ľostinata tendenza degli uomini a ingannarsi, a credere 'o"^?0'"1"3 non al vero, ma a ciô ehe appare loro piú conveniente: mentre tutte le visioni positive delia vita si basano sull'autoinganno, Tristano preferisce ridere « del genere umano innamorato delia vita », guardare in faccia alla reakä con «la fie-ra compiacenza di vedere strappato ogni manto alla coperta e misteriosa eru-deltä del destino umano». Fingendo di ritrattare le sue convinzioni, egli esalta Comro ironicamente la condizione umana del secolo xix, « secolo di ragazzi», « ric- i' ™ chissimo e larghissimo di paroIe», in cui il sapere e il suo diffondersi presso le masse é un mero fatto quantitativo ehe non porta a tn acerescimento di conoscenza, ma solo a una moltiplicazione di parole inutili e vane, di«libri improv-visati», ehe trova il suo vertice nella «profonda filosofia de' giornali* (ehe Tristano finge di abbracciare). L'operetta si chiude su un tono alto e appassionato, con ľaffermazione delia scelta impassibile delia morte, unica e definitiva risposta alľinfelicttä e alle illusions degli uomini. 8.4.13. Uamore e la nuova poesia. Tra le esperienze su cui si fonda la nuova coscienza di sé ehe Leopardi mo- Ľesperienza stra negli anni fiorentini c e quella delľamore, vissuto come vicenda interiore la cultur» italiana, le iniziative della cultura Iaica e democratica, la stessa posizione politi- !a!ca ca della Chiesa, il significato dei potere temporale dei papi. Proprio negli anni successivi emergono e si concretizzano quelle che per piú di un secolo saranno le contrastanti anime dei cattolicesimo italiano, lacetato dal problema delTini-ziativa politica dei cattolici in quanto tali e dalla aspirazione a recuperare terre-no rispelto allacultura laica, cheěormai egemone in tittto il resto dell'Europa. Si impose in primo luogo una tendenza di tipo << moderato», gia antieipats dal il neoguelfismo Romanticismo dei primi anni della Restaurazione (e dallo stesso Manzoni), che mi-tava alla formazione di un organismo statale italiano indipendente, per iniziariva ddlo steaso Papato, e in continuitä con la storia nazionale. Questo orientamento, solitamente indkato come neoguelfo, fu particolarmente vivo negli anni Quaranta. Piú aperta verso il futuro fu l'esigenza di una riforma della Chiesa, perché questa Rifonaismo si adeguasse alio esigenze del mondo contemporaneo, rinunciando al potere tens- cattolito porale, daadosi una organizzazioiie piti libera, cercando una nuova sollecitudine sodale, un maggiore impegno pel' l'edueazione e la difesa delle classipiu povere, in opposiziotie alie forme piti egosstiche del nuovo sviluppo industrial*:. Questo rifor-misma cattolico prese vigore gia negli anni Trenta, solledtato specialmente dalle espetienze ffancesi. L'esigenza di eiimmare gli aspetti piti arrettari dell'organiz- 700 Epocs S Rests uřfljdone e Eisoj-gimento (i8xyiS6i} zazione ecclesiastics fu variamente sentita dal sacerdote genovese Raffaello Lambruschini (1788-1873), che svolse gran parte della sua attivitä in Toscana e che con le sue generöse initiative diede notevoli contributi alia nuova pedagogia (cfr. parole, tav. 112), e da altri personaggi come Capponi (cfr. 8.2.9), Tommaseo {cfr. 8.5.9), Rosmini e Io stesso Manzoni. Proposte radicali Rimasero in minoranza tendenze piú radicali, che associavano a una fervcnte re- ligiosity ľesigenza di una riforma integrale delia Chiesa e delia societa: esse sono rappresentate con rigore dal toscano Giuseppe Montanelli (1813-1862). Una fiiosofia Un vasto sistema filosofico, ehe intende ribadire U valore dclla tradizione catto- pnlemica Uca contro il «mortifero veleno» delle filosofie contemporanee, fu costruito da e apologetics Antonio Rosmini Serbati (1797-1855), nato a Rovereto da nobile famiglia, sacerdote dal 1821, vissuto quasi sempre in Lombardia (grande araico del Manzoni), fondatore di un online religioso, ľlstituto dclla Carítä, detto dei «rosminianl». Polemica e apologetica, la filosofia di Rosmini si confront a con il sensismo (criti-cato nel Nuovo saggio sidla angine delle idee, 1830) e con la filosofia crítica di Kant (di cui si ebbe in kalia una prima diffusione e interpretazionc in chiave modcratac religiosa per opera del calabrese Pasqualf. Galluppi, 1770-1846). Con uno sforzo eccezionale, paziente e puntiglioso, Rosmini riconsidei"a e con- PAKOLE tav. 112 Pedagogia Dal greco paidagogía, "educazione, istruzione", questo termine indica !a scienza e la pratica dell'istruzione e dell'inscgna mento, che nelle culture tradi-zionali non si concepiva come esperienza separate dall'intcro orizzonte della societa. E a partire dal sccolo xvm che si configura la necessita di una educazione basata su princip! razionali c rivolta allo sviluppo dell'individuo, alla va-lutazione e al superamento delle difficoltä e dei problemi determinati dal suo rapporto con la societa. Attraverso 1'intensa riflessionc del Settecento la pedagogia si fonda nell'Ot točen to come scienza autonoma e acquista uno statuto di disciplina, basato sulla conveigenza di morale e psicologia. II detinirsí della scienza pedagogica si accompagna alla nuova attcnzione che il mondo borghe-se rivolge all'infanzia, e a una série di iniziativc che si rivolgono non pití soltan-to all educazione dclle classi dirigenti, ma a tutto l'orizzonte sociale, col propo-sito di miglioiinc le eondizioni di vita dei poverí e di acquisire anche gli strati piú bassi e marginali della popolazionc a una prospettiva di ordinato sviluppo dclla societa. In kalia si distingue, giä negli anni Venti e Trenta, Pattivita di vari pedagogisti cattolici, come Ferrante Aporti (1791-1858), Capponi (cfr. 8.2.9), Lambruschini (cfr. 8.5.5). Nel lungo sviluppo della disciplina tra Ottocento e Novecento in Italia han-no assunro un ruolo culturale notevole la pedagogia di Gentilc (cfr. 10.2.8), la riflessionc di Gramsci (cfr. io.2.i2esgg.) ePatrivitá della piú grande pedagogi-sta italiana, il cui metodo ha avuto una fama c una diffusione internazionali, Maria Montessori (1870-1952), di cui ricordiamo il Manuále di pedagogia scieníi/ka (1930). 8.5. Letteratura e polílica nel Risorgimento 701 danna tutte !e prospettive della filosofia contemporanea, contestando ogni forma di relativismo e di scetticismo, affermando il carattere assoluto della verkäj ponen- do a fondamento dclla conoscenza lapÍenaoggettivitadellVessere>>dívmo. La sua Peruna riforma religiosity ě legáta a un'estgenza di «riforma» della Chiesa, in vista di una societa deüa Chics« integralmente dominata dai piú coerenti principí cattolici e fondata su un sostan- ziale rifiuto del potere temporale del Papato. Assai importante il suo trauato Delle cinque piagbc della Chiesa, composto tra il '32 e il '3 3, ma uscito solo nel '48. Negli ultimi anni compose Xhitroduxione alla filosofia (1850) e la Logica (1854). 8.5.6. Vincenxo Giobertl Con ľopera del teologo e sacerdote Vincenzo Gioberti (1801-1852) la ThkIMhk conciliazione fra tradizione cattolica e sviluppo storico prende corpo alľinter- cattolica e no di un quadro filosofico e metafisico moko piú audace e spregiudicato di pmgresso srorko quello rosminiano e approda a un programma di riscossa nationale italiana, che riscuote un grande successo presso ľaristocrazía e la borghesia modcrata e che Gioberti sa inodificare e ríadattare piú volte, a seconda delle diverse sítua-zioni della lotta politica. Esule a Bruxelles, vi pubblicônel 1843 Del Vrimato morale e civile degli Italian i (dcdicato a Silvio PeUico), che riscosse un eccezionale successo e fece di lni, pur tra polemicke e dissensi, il teoríco riconosciuto del movimento neoguelfo. Dopo altri suggiorní ín SvízzeraeaParigi, tornö in kalia nel maggio i848,partecipando attiva-mentealla lotta politica diquegli anni, nel tentativo di trovare un'intesa tra liberáli e democratic^ Dopo la sconfřtta del Piemonte, si ritirô nel maggio '49 a Parigí. Animoso e írriiento, dotato di vastissima cultura, Gioberti aveva nello vere un'eccezionale rapiditä, che gli permise di produrre una torrenziale quan- di Giobeti titä di opere, rieche di argomentazioni e discussioni interminabili, da cui qual-siasi lettore finisce per restare come travolto e oppresso. Totalmente priva di misura e di controllo, la sua prosa segue il flusso di un pensiero incontenibile, procedendo rapida, senza preoceuparsi di correzioni e aggiustamenti: essa co-nosce momenti di amplifícazione retorica, di verbositä magniloquente e insi-stente, ma sa trovare anche spunti di piú essenziale rigore filosofico, a volte d i-latati fino all'eccesso. Spesso, comunque, egli riesce a conferire alia lingua italiana una nuova capacita di argomentazione logico-metafisica, ehe la mette al passo con i pracedimenti diaíettící dcll'ídealismo tedesco. I siioí molteplici serifti possono esserc distinti in cinque gruppi diversi: i. opere filosofiche piú «tecniche », pubbiicatc soprattutto negli anni di Bruxelles. tra le quali ricordiamo la Teorica delsoprannatitrale (1838J, Ylntroduzione alio studio della filosofia (1840) e gliscritti polemici contro Kosmini. apparsi tra il '41 cil '44 (sia questi sia le «risposte» di Rosmini hanno un ceno interesse, piú che per i loro contenuti, per il linguaggio pittoresco con cui i due awersari si rinfacciano iluro ri-spettivi, presunti errori); 3. opere filosofiche rimaste incompiute, suUe quali Gioberti aveva in progetto di tornare negli anni seguenti, pubblicaie postume: tra queste l'ambiziosa Deila Pro-tologia, apparsa nel 1857; Dä Primátů morale c civile de&U Itdkf-w A'::-l- opt::;1 Civile d'ltdia 702 Epoca 8 Restautazione e Risurgimento (1815-1861) 3. una vastissima serie di pensieri, appunti, ricerche sparse, osservazioni dei piú vari generi, tra cui intcressantissimi giudizi letterari; 4. im amplissimo epistolario, che manifests le sue reazioni agti eventi di quegli anni e spesso csprime prospettive e giudizi diversi rispctro a quelli che compaiono nelle opcre ufh'ctali; 5. le piú celebri opere, dellc quali soltanto trattererao in questo paragrafe: legate alia suabartaglia politicaeculturale, sidispongonoinunampiosfondostorico-filosofico. Nel giä ricordato Primalo* diviso in due parti (Delprimalo italiano rispelto all'a-ziorte e Del primalo italiano rispelto at pensiero), una nozione della storia uraana come percorso verso la realizzazione dei valori cristiani si traduce in una esaltazione nazionalistica delia civil t ä italiana, che vede nelľltalia - scelta dalla Prowidenza come sede del cattolicesimo e del Papato - la guida dei popoli per la realizzazione del divino nella storia: in questo movimento evolutive un ruolo essenziale spetta al cle-ro, che deve «gagliardamcnte» modcrnizzarsi e saper valu tare con realismo politico le forze in gioco, controllando e convogliando verso il« corso progressive della vita cosmicaw le tendenze delľopinionc pubblica. Alle numerose critiche rjvolte alia prima cdizione del Primalo, Giobcrtí rispose nel 1845 con una nuova edizione, preceduta da una lunghissima introduzionc di 559pagine, t Prolegome/iidel«Primalo», chesimuovono indirezionepili moderna e spregJudicata, accettando molte posizioni del liberalismo laico; contro i gesuiti, che gli avevano mosso varie obiezioni, e dedicato il lunghissimo trattato // Gesuita moderno, stampato a Losanna tra il '46 e il '47. Dopo ľesperienza del 1848-49, tomato in esilio, Gtoberti intervenne ancora nel dibattito politico con Del Rimiovamento civile d'llalia (1851), dove modified radi-calmente le tesi del Primalo, affermando la necessity di un Icgame tra i I «rinnova-mento» italiano e il piú generále contesto europco, nelľorizzonte di una civiltä in cut le classi popolari avrebbero avuto un ruolo di protagonisté. Cercando un piú vasto consenso popolare per ľiniziativa indipendentistica, cgli suggcriva prov-vedímenti per la « rcdenzione dclle plebi» e prospettava la necessitä di un'« azione egemonica» del Piemonte, che riuscisse a crcare un equilibrio tra forze diverse, na-zionali e popolari (molto importante ě tra ľaltro la definizione che egli qui dä del concetto di ŕ O.^-t- B:-IbO I romanzi stand 8,5,7. Liberáli e moderaii' piemontesi. I piú important i esponenti della cultura modcrata piemontese appartengono alia nobilta legata alia monarchia sabauda e partecipano in vario modo alle vicende polítiche, ricoprendo anche important! cariche pubbliche. Un liberale ultraconser-vatore, diffidente verso ogni utopia e ogni moto rivoluzíonario, é il conte Cesare Balbo (1789-1853), tra i cui scritti ebbe grande successo Delle speranze d'ltalia (pubblicato a Parigi nel 1844). Conservatory piú moderato é il marchese Massimo Taparelu d'AZeGLIQ (r798-i866), che, con una scelta anticonformista rispetto al chiuso ambiente aristo-cratico familiäre, si era dedicato, durante la sua giovinezza, alia pittura: Visse 3 lun-go a Roma c a Miláno, e fu molto legato al Manzoni, di cuí sposô la síortunata pri-mogenita Giulia (cfr. 8.3.1). Egli si accosto alia letteratura in modo spontaneo e non professionale, scegliendo la via del romanzo storico: nel 1833 pubblico VEuore Fie ramosca ossia la disfida di Barleita, in cui narrava awenture di tipo romantico- S.5. Letteratura e politka nel Risorgimento 703 cavalleresco, che si svolgono intorno a un episodio delle guerre ďltalia nel 1503. Piú attentamcnte studiato dal punto di vista letterario, ma meno incisivo e riuscito, fu il successive romanzo Niccolôde' Lapiovvcro ipalleschi e ipiagnoni(1841), su tenia analogo a quello ócW'Assedio di Firenze di Guerrazzi (cfr. 8.5.4). D'Azeglio as- Ľímpegno sunse un ruolo di primo piano nello schieramento neoguelfo, pubbiicando, tra il neogudío '46 e il '48, vari scritti politici (si ricordino Degli ultimi casi di Romagtta, 1846, c I lať tidiLombardia, 1848). Ricopri incarichi fondamentali nel governo piemontese. Nel r863 iniziô la composizione de I miei ricordi, opera autobiografica che si interrom- I mid rioanti pc agli eventi del 1846. Scritto in uno stile colloquiale, semplice e piano, questo libro ě stato letto da varie generazioni d Italian i come modello di vita « risorgimenta-le»: con esplicita intenzione educativa, esso mira proprio alia formazione morale c intellettuale di «Italiani che sappiano compiere il loro dovere». Estranea a veri e propri interessi Jetterari, ma sorretta da profondi studi econo- Camilío Benso mico-politici di respiro curopeo, disponibiJe a sperimentare 1c piú moderne possi- Cnvosar bilitä tecniche, č la personalita di Camillo Benso conte di Cavour (1810-1861), il grande leader liberale che orientö la política piemontese in senso laico e naziona-le. Politico abilissimo e spregiudicato, egli ha lasciato, oltre al fittissimo epistolario e ai penetranti discorsi parlamentári, numerosi saggi di economia, scritti (spesso in lingua franccse) prima del suo ingresso nella vita politica, in anni che lo videro ira-pegnato in varie attivitä imprenditonaii. 8.5.8, Aspett-i delia poesia romantica e paíriottica. Nella média produzione poetka sono dominami glí schemi romantici, che Una produzi permettono di affrontare diverse tematiche storiche, patri ottiche, relígiose senrimentali. Vi domina una retorica semplicistica e banale, oscillante tra at-teggiamenti sublimí ed efŕusioní dei cuore, tra immagini ideali e astratte e im-prowisi squarci di realtä e di vita quotidiana. Questa poesia interessa soprat-tutto per il suo convenzionale repertorio di situazioni e figúre, che conta ťan-ciulle pallide e appassionate, bambini sofferenti e derelitti, mortí precoci, fan-tasmi notturni, squiili di trombe e scatti di carichc militari, malincontci suoni di carnpane nella séra, quadretti di rassegnata e muta povertä domestica, attese di ritorni che non si awerano raai, esuli erranti con la patria nel cuore, diabolici banditi e peceatrici redente, fidanzati divisi da forze nemiche e malefiche. Tra i numcrosťssimJ esponenti di questo Rornatiittcismo minorepossiaiíio ficor- Alcuní poctí dare anaít\ítto dne poeti meridionnli provinciali e apparratí, come il lucano Nicco-la S01.je (1821-1859) e ľirpino Pietro Paolo Parzanese (1809-1852), celebre quesi'ultirno per la sua lírica di tono popolare. Un analogo sguardo aíla víta degli ■«uríiili» ín chiave patetica c conformistica si trova nella poesia dei veneto Arnal-ix) FusiNATO (1817-1889). Una ricca tematica é presente nelln poesia dcl friulano Francesco Francesco Dall'Ongaro (1808-1873), sostenitore di una linea demoeratica e re- Dal'Ongra pubblicana, attento a raceogliere e awalersi di testimonianze della cultura e poesia popolare. Grande successo ebbe un suo dramma patetico e realistico, Ufornaretto di Vcnezia (1846), e ímportante fu la sua produzione narrativa (cfr. 8.8,6). La poesia patriottica svolse la funzione di sostegno immediato e corale alľazione Maineii politica e milítare, awalendosi spesso di un linguaggio semplifícato e appena sboz- c tóerc&ntíui 704 Epoca 8 Restaurazione e Risorgimento (iSis-rSói) zato. Tra i numerosi poeti patriottici si distinguono pero il genovese Goffredo Mameli ^827-1849) e il marchigiano Luigi Mercantini (1821-1872). Dne p.rt I poeti rornantico-risorgimentali che riscosscro maggiore successo presso il pub- piofessionisti blico borghese e píccolo-borghese soprattutto negli anni Quaranta e Cinquanta fu-rono due scrittori quasi coetanei, Prati e Aleardi. Alia media sensibilita pubblica del tempo, essi apparvero come modclli esemplari di pocti-professionisti, capaci di dar voce a scntimenti eccessivi, irregolari, assoluti, tutlavia mai in modo eversivo e sal-vando sempře una severa rispettabilitä. Tutti presi dalla loro funzione di artefici e cantori di ciô che la societa contemporanea voleva dalla poesia, essi furono quasi completamente privi di coscienza teorica e critica; e il loro stesso successo ě segno di una riduzione dclla poesia a qttalcosa di marginale, a un'esperienza sociaímente ap-prezzata e riconosciuta, ma del tutto subordinata ai valori dominami. JI patetismo Disordinata, carica di eterogenei elcmenti romantici, ma proprio per questo in- di Giovanni Prati teressante, ě l'opera del trentino Giovanni Prati (1814-1884), che, specialmentc nella sua řase iniziale, intende trasportare nella nostra letteratma gli aspetti piú morbosamente sentimentali de] Romanticismo europeo (soprattutto francese). Con Itti la poesia diventa una sorta di mistica della lacrima, una ossessiva celebra-zione del languore, una insistente esibizione del dissidio tra le esigenze sentimentali UVJmenegardc degli individuí c gli ostacoli del mondo esterno. La sua cosa piú notevole, e che co-stituí il piú grande successo poetico kaliano prima del '48, ě VEdmenegardu (1841I, novella in versi che, aliontanandosi dagli argomenti storici dominami in quel gěnc-rc, narra una vicenda contemporanea di corruzione, peccato, tradúrtento, basata su un evento di cronaca realc. Un piú sicuro equilibrio stilistico egli raggiunsc negli ul-timi suoi libri di poesia, Psicbe (1876) e hide (1878), caiatterizzati da un linguaggio nitido e misurato. II classicisms Temi e motivi romantici e tisorgimentali sono al centro anche deka poesia del romantice- Veronese Aleariio Aleardi (1812-1878), che sistemô le sue varie raccolte nel volu-di AIcarcK me Jej Cunti, apparso postumo nel 1882; egk evita comunque accuratamente gli ec-cessi di Prati, controllando il sentimentaksmo attravetso una forma piú accurata e una accorta e moderata sperimcntazione metrica che sembra cercare un classicismo romantico, per il quale guarda al modello di Foscolo. 8.5.9. Niccold Tommaseo. Una personalita La figura piú interessante di intellettuale cattolico negli anni del Risorgi-poliedrica mento (aparteManzoni),ě certamente quelladi NiccoloTommaseo, anima-ta da una forte sensibilita romantica, ricca di contraddizioni e di asprezze, e anche di aspetti antipatici e scostanti: a differenza di moki intellettuali cattolici italiani, sempre attend a ten.cre ben separate la loro vita quotidiana e la loro esperienza culturale, Tommaseo risolve cutta la propria csistcnza in una fcbbri-le c disordinata attivitä intellettuale; dotato di una notevole cultura classica, ma anche di tin'erudizione spicciola e minuta, egli ě mosso da una volontä continua di esaminare tutto ciô che gli viene inconr.ro sulfa scena culturale contemporanea, e di metterlo in rapporto con se stesso, atteggiandosi a volte a pubblico in-quisitore, guidato da un aspro spirito censorio. Ma questa sua curiositä culturale si risolve in un soggettivismo assoluto, agli antipodi dell'oggettivismo ra-zionalistico del Manzoni: Tommaseo non si preoccupava di nascondere il pro- L 8.5. Letteratura e politics nel Risorgimento 70s prio io, non conosce il metodo dell'ironia, ma tende sempre ad esibirsi, a far Soggettivismo sentire la presenza della sua anima e del suo corpo pieno di vitalita In lui c'e c '"kkuk una petpetua lotta tra il peccato e il pentimento, una sensualitä incontenibile "^P0^ che npetutamente e invano cerca di castigarsi, di comprimersi; ed egli si com-piace spudoratamente del proprio pentirsi, ě sempre pronto a mostrare i pi o-pii panni sporchi, pretendendo di ricavare dai piú banali frammenti del suo vi-vere quotidiano qualche cosa di esemplare. Egli fa delle sue vicende di pecca-tore pentito il punto di partcnza di una missione, di cui si sente investito come un cristiano del primi secoli, in lotta per la piena realizzazione del messaggio divino nella storia, per una riuriificazione del mondo con Dio: rifiuta e critica aspramente il laicismo e il materialisme della borghesia europea contemporanea, in vista di una nuova civiltA religiosa, fondata su un profondo legame tra ľindividuo e il popolo cristiano, su una nuova soiidarietä sociále. La sua voca- Un proim zione ě in fondo quella di un nuovo profeta dei tempi moderní, un Savonarola "rxie™" o un Campanella in abiti borghesi, inviluppato nellc difficoltä, nelle costrizio- ,r>eras" ni, nelle tentazioni di una vita quotidiana vissuta tra g!i oggetti della civiltä moderna, in un mondo fatto di indivíduí frantumati e separati. Grande curiositä hantio sempre suscitato la sua biografia, la sua vicenda di sradicato, vissuto per In piú in camere d'affitto, tra amori con serve e aífittacamere, tra eccessi e con-trastt, che compongono una figura di intellettuale cattolico moderna e ben di-versa da quella abituale in Itaíia (e che lo fa assomigliare, semmai, a certi in-quieti intellettuak cattolici Irancesi). La figura di Tommaseo oscilla tra una dimensione marginals e provincials e una Lo feran>imc opposta, internazionalee cosmopolite: nato il 9 ottobre 1802 a Sebcnico, inDalma-zia - giit dominio della Rcpubblica di Venezia, poi passato all'Impero austriaco, luogo di incontro tra culture diverse - da farnigka di commercianti italiani, studio net seminario di Spalato e poi in quello di Padova, dove acquis! una severa educa-zjone cattolica. A Padova couobbe nel 1819 Rosmhii, a cui lo lego una lunga amici-ÄA A Miknrj si tm.stcri nel '24. awiando una intensa attivitfl di collaborators 3 mi- Ľattivití ziative editotiali e giornalístiche; per gran parte deka sua vita visse proprio del suo editoriaie lavoro intellettuale (ciô spicga il caraitereconvulso, pletorico. farraginoso della sua produzione, condizionata dalla fretta, dalla necessita di giocare su tanti terrem). Nell'ottobre del 'z7passóaFifenze, dove fit uno dei collaborator! piú attiví dell'ul-tima fasc dell'«Antologia» (cfr. 8.2.9). Dopo la soppressione della rivista, minacciato dalla perscctizione pokziesca, 11 soggiomo parti esuleper la Francia e visse alungo a Parigi, frequentando i circoli intellettuali !™<*se e conoscendo momenti di dissipations e di sfrenata sessuaktä. Soggionvô anche a Marsiglia, a Nantes, e nel '38 in Corsica, da dove poté tornare in Italia nel settembre 1839. Negli anni Quaranta visse soprattutto a Venezia: sostenitore di una iederazib-nc antiavtstriaca tra gli Stati italiani, fu imprigionato nel gennaio '48 e liberato in marzo dai citradini insorti contro ľ Austria: con vigore ed energia guidó, insieme a Daniele Manin, h Repubblica veneziana del 1848-49, e dopo la sua caduta riprese la via dell'estlio. Fu dapprima a Corfu, dove spo«> la vcdova Diamante Attale e continue a lavorare in campo lettctario, afflitto da disturb! alia vista che negli ultimi anni lo resero quasi completamente cieco. Nel 1854 s' stabili a Torino, assumendo posi-zioni in sempre piú netto contrasto con la piega assunta dalle vicende risorgimenta- ■ :1 nnovt; esilj'o Gli uhirai anni 706 Epoca 8 Restaurazione e Risorgimenlö (1815-1861) Gli siudi Una smirtuľíi Eíršainak La scrittury privats Ij Diano mtiftw La produzione poetika Ii, arroccato oramai in Lin suo síngolare repubblicanesimo cattoiico e íilopapalino. Nel 1859 si stabil! a Firenze, dave abitö fino alia morte, awenuta íl i° maggio 1874. Di grande rilievo sono i suoi lavori linguistici, iniziati gia nella giovinezza con la eura del Dizionario Aeisinonimi (1830) e protratti fino agu ultimi anni delia sua vita con ia grande impress del Nuovo dizionario delta lingua italiana, che fu portato a termine con k collaborazione di Bernardo Bellini {1792-1876) e stampato tra il 1861 e il '79 (cfr. bati, tav. 69). Tra i numerosí seritti in cui temô di definite k sua ideológia pol itico-religiosa, il pili importante e ambizioso ě costituito dai tre libri Dell'Italia, seritti quasi compk-tamente a Firenze nel '33 e pubblicati a Parigi nc! '35 col eurioso titolo di Qpuscoli edifi e inediti di Giwlítwo Savonarola. Tommaseo sperímentó anche íl genere letterario piú amato dal pubblico negli anni Trentn, il romanzo stotíco, proponendo una narrazíoiie liricheggiante, fatta di quadrí pittoreschi, scene e bozzetti di vita storica, senza la minima preoceupazione per ľintreccio (si ricordi llduea ď Aténe, 1837). Se si eseludono altre piú brevi espe-rienze narrative, la sua opera in prosa di maggíor impegno rimane il singulare romanzo Fedeebellezza, seritto in Corsica tra il settembre '38 e ľaprile '39, pubblica-ro a Venezia nel '40 in due diverse edizioni (k seconds assai modifkata, e ulterior-mente ridaborata nelľedizione miknese del '52). Si tratta di una narrazione ehe svi-luppa elementi autobiografia, aiticolata in sei libri; al eentro, la storia delľamore di Giovanni, un inteUettuale italiano esule in Francia, e di una donna italiana, Maria. Romatízo di risonanze interiori, di drammi spiritual! e intellettuali, rede e bellezza guarda ad aleuni modelli delia letteratura francese del tempo e poggía su una strutt ura narrativa moko originale, intrecciando e alternartdo k voce dí un narratore esterno con i diversi punti di vista dei due protagonisti (ehe, dopo 0 loro incontro, ríevocano diffusamente k loro vita passata): si sviluppano cosí vari quadri fraramentari, ehe danno delia reaí.tä una immagine di singulare « evasivitä » (G. Contini). Tommaseo cerca di rkavare fremiti, tufbamenti, ac-censioni spiritual! dalla piú normale e grigía quotídianitä piccolo-borghese, con una attenzione - nuova nella nostra letteratura - ai minimi particokri fisi-d, corporei, materiali: i protagonisti, nei quali vive un perpetuo conflitto tra h sensazjoní e íe aspiraziom alľassoluto, quasi rifŕutano di reafaarsi e restano come avvoltí in una nebbia, condannati ad alludere a quakosa ehe non siinear-na, ehe sempře sfugge. Nelk prose non destinate alia pubblkazione Tommaseo scende fino in fcndo nelle pieghe dd proprio io, seguendovi turbamentí e sensazíoní segrete, ofírendo iluminanti immagini dd suo modo di vívere k letteratura, arrivando additittura a denunciare, col suo impeto di moralista, le proprie colpe e i pto-pri limiti umaní. D piú singulare scandaglio delia sua esperienza é costituito dal ľHario inlitno, ehe rícopre gli anni dal 1821 al 1852 e aceumuk con sorprendente immediatezza frammemi di percezioni, di afíetti, di amori, di «piaceri», di propositi, di notazioni suUa vita domestka, su una quotidianita in cui corpo e spirito sono sempre compiesenti. Aspetti autobiografia sono present! anche neíla vasta produziorie poetka, ehe si formo attraverso varie raccolte e venne sisternata infine nei volume Poesie (1872). Conffontandosi con gli schemi abituali dclk poesia del tempo, questa antobiogra- 8.5. Letteratura e politics nel Risorginiemo 707 fia poetka cerca di ricavarne forme inedite, nuove seusazioni c nuovi profumi, riso. nanze segrete e singolari, spcrirnentando una ricca gamma di forme metriche: so-prattutto i movimenti del linguaggio romantice e melodrammatico e le cadenze e k metafore tipiche delia liríca manzoniana vi trovano una nuova originále fusione; vi si alternano momenti di impalpabile raffinarezza (ehe mostťano evidenti tľäcce dd-la formazione « classics » dd poeta) c altri di asprezza, di banalita, adclíríttuía di goffaggine. Una soggettivitä prorompente inira a far propri tutti gli aspetti delia realtä, immergendosi nella pulsante vita spirituále ehe es.sa seopre in tutti í fram-menti delle cose (sfiorando addirittura atteggiamenti panteistíei), e nello stesso tempo emana un suo inconfondibile profnmo rappreso, fatto dei sudori e dcgli umorí delia vitä domestica. Tomm.ascoambisce a proíettare ogni cosa, il bene come il male. le esaltazíoni dello spirito e i residuí corporei, in un orizzonte sacro e divines; c taivolta ginnge a condensate tra loro 1c diverse sfére dei sensi, a suggelire una comunícazioiie misteriosa con tutti gli esseri viventi. 3.3.10. Giuseppe Gótští. Nonostante la sua lunga tradiziorte, il genere satirico (ch. generi e tecniche, rav. 43) ebbe scarsa fortuna nelk cultura risorgimentale. Grande suecesso ottenne pero la poesia di Giuseppe Giostt, a lungo considera- La víta la un moddlo di battaglia patriotdea fondata sulľirrisione e sul ghigno beŕfardo. Nato a Monsummano il 13 maggio 1809, visse quasi sempre a Firenze, soggiornando pero anche in altri centri toscani e compiendo solo due piú impegnativi viaggi, nel '44 a Roma e a Napoli e nd '45 a Miláno. Fin dal '38 aveva cominciato a comporre Gli -...!,,•! .i ■• poesie saririche, ehe chiamava scherzt, molte dellc quali ebbero subito grande dif-fusione attraverso manoscrittí o fogli volanti: una prima raccolta di Versi apparve nel 1844. Dopo aver mostrato una generics símpatia per le tendenze demoerati-che, si accostó sempře piú a quelle liberáli e moderate (moderati erario i suoi nu-merosi amici toscani e lombardi): nd 1848-49 prese parte attiva agli eventi toscani, in forte dissenso con le posizioni radicali di Guerrazzi (cfr. 8.5.4) c di Montanelli [cfr. 8.5.5). Sugli eventi del periodo che va dal '45 al '49 scrisse una vivace e aggressive Cronacíi deifattidi Toscana, apparsa postuma nel 1890. Minato dalla tisi, morí a Firenze il 31 marzo 1850. La poesia satirica di Giusti si fonda su pochi e limitati ideali, ignora le anipie e Msduisiori ^udaci prospettive ideologiche che in genere caratterizzano i veri autori satirici: ii paesam suoě un orizzonte di malumori quotidian í e «paesani», coltivati in Lino spazio ri-dottissimo e tradotti in fastidio accidioso verso i grandi modelli, i grandi ideali, le grandi utopie e tutto cio che viene da iontano, II patríottísmo di Giusti ě quello di chi vtrole restare libero, contento nel proprio guscio domestico (come mostra k ce-lebre poesia Líí cbiocciola). Esso si nutre di un odio generico verso lo straniero: odio rivolto non solo contro gli Austriaci c gli oppressori stranieri, ma anche contro tutto cio ehe é intemazionale, ehe erea movhaento e scambío. Fortíssima é anche la sua diffidenzá verso il Romanticismo, proprio in quauto si confígura come niovi-^ento europeo). Nd rittno di una conversazione provincialc i suoi «scherzi» cí offrono cosí una Un Eísorgimemo íuriosa immagine «in pkcolo» dei Risorgimento: non colpíseono al cuorc ideolo- «in pkcoio» i'e e programmi, ma riconducorco tutta k battaglk in corso a un'ottica casareccia c Votídiana. L 8.6. In tin mundo esEraneo ai mutamenti 709 8.6. In un mondo estraneo ai mutarnenti 8.6.1. La cultura reazionaria in Italia. Una cuhura Restia a confrontarsi con le nuovc tenderize del mondo moderno, per gran serai parte delľOttocento soprawive in Italia una cultura reazionaria e autoritaria, protagonisti (^ ne[jesucpretese jj fornareai modelli dellasocieta di Antico regime, man-tiene una presenza e una diffusione molto ampie ed esercita un peso sociále no-tevole ehe non corrisponde certo al livello culturale spesso assai basso dci suoi esponenti. Data la particolare situazione italiana, la cultura reazionaria non ot-tiene mai nel nostro paese quei risultati di forte suggestione, di sontuosa retori-ca, di grande carica conoscitiva, raggiunti invece in altri paesi d'Europa: non operant), in Italia, intellertuali reazionari lucidi e acuti come quelli francesi e te-deschi, che sappiano giustificare le proprie scelte con una spregiudicata analisi del presente. Monaido In monaldo leopardi (1776-1847), padre di Giacomo, troviamo una cieca c Leopardí malevola difesa dell'ordine costituito, che si serve addirittura di un uso tendenzioso di motivi di origine illuministica per aggredire tutte le forme della cultura laica moderna. Suoi sono i Dialogbetti sulle materie correnti nell'anno 1831, che, apparsi anonimi a Pesaro nel '32, ebbero grande successo. Protagonisti della battaglia contro il iaicismo e la dcmocrazia, in difesa delľinte-gralismo religioso e di un assetto gerarchico della societa, furono i gesuiti, il cui or-dine era stato ristabiiito nel 1814 c che ebbero il loro organo ufficiale nella rivista « La Civilta Cattolica», fondata a Napoli nel 1850. Tra di loro svolse una febbrile at-tŕvitä il padre Antonio Bresciani (1798-1862), di Ala presso Trento. I gesuk; 8.6.2. Vita e cultura di Giuseppe Gioacbino Belli , sc stesso, chiuso in l. voce Dal mondo della Roma papale, quasi abbandonato a í della plete strutture statali decrepite e in una cultura dagli orizzonti assai limitall, nasceva romana ja gl.ande poesia dialettale di Giuseppe GiOACHINO Belli, in cui tiovava voce un popolo senza attese né speranze. Questa poesia dialettale, a cui Belli mette mano una dectna d anni dopo la morte di Porta, suggerisce un immediato confronto con quelJa del poeta mila-nese (dal quale il poeta romano ricava anche qualche spunto non trascurabiie): sia Porta che Belli, nel dar voce al« popolo» milanese e a quello romano, si di- mostrano partícolarmente attenti agli intrecci tra le varie classí e alia vita della nobiltä e del clero; ma nei personaggi umiliati e offesi di Porta si sente un'aspi- razione a un mondo piti giusto e meno oppressive, a una diversa solidarieta umana; la plebe romana di Belli conosce invece solo esplosioni di cupo ranco- re, vivendo la sua oppressione come ineluttabile, legata alia negativita assoluta della condizione umana. Belli, d'altra parte, cerca quasi di nascondere la pro- Una scrittura pria produzione dialettale, sentendola come uno sfogo abnorme, un esplosivo «notiunu» e pericoloso divertimento, a cui egli si concede solo in alcune fasi della sua vita: ě un'espressione « notturna » di una parte di sé irregolate e clandestine, che egli evita accuratamente di far stampare, lirnitandosi a recitarla e a leggerla da- vanti ad amici e conoscenti. Mentre era in vita, solo pochi dei suoi sonetti ro- maneschi furono diffusi, e clandestinamente: e negli ultimi anni rifiuto decisa- mente tutta quell'esperienza, proponendosi di lasciarla in ombra per sempre. Nato aRoma il 7 settembre 1791, vissc un'infanziaecna giovinezza assai difficili, La vita tra il teirore dei parent! di fronte alle invasioni francesi, la morte del padre (1S02) e quella della madre (1807); in questa sua difficile situazione riccvette aiuti da nobili e preláti; ben presto si dedícô alia poesia inlingua enel 1813 fn tra i fondatori deil'Ac-cademia Tiberina. Nel ,1816 sposô Maria Conti, vedova del conte Giulto ľiebi, e ot-tenne un impiego presso ITJfficio del BolJo e Registro, che lasciô nel '26. In qucsto periodo la sua vita trascorse pili tranquilla e agiata, tra viaggi in varie rittä italiane e ľapprofondimeoto di moltepliťi curiositi (dalla letteratura alia storia, alia scienza, allctecniclie), Nel 1824 uiizió a coniptlare uno Zibaldone, molro utile per conosccre ]a sua cultura e 1 suoi svariati interessi; nel 1828 abbandouo J'Accademia Tiberina. .1 componimentf poetici di questi anni, scritti ancora in lingua, prescntano note- La poesia voli spunti satirici e polemici, deserívono gli aspetti phi singoiari della vita romana (in particolare delmondo del teatro edellospettneolo), Intonio al '30egliinizia ad iinpegnarsi assiduamente nella poesia dialettale, riducendo molto la produzione in lingua. Ľntra pero in unci grave crisi a p.miie du! juando inuore In moglie e hi Diíi'icoltá sua situazione economica si fa di nuovo prccaria: rientrato nelľ Acidemia Tiberi- economiche na, Belli cerca aiuti finanziari e lavori di vario genere, prcsentandosi alia societa romana come letterato confbrmi.sta e fedele al potcre costituito. Tra il '43 e il '49 egli riprende pero la sua produzione in dialetto, vivendo come due diverse realtä, diviso tra quello spazio segreto ela sua immagine esteriore epubblica di letterato « per bene ». Aumenf ano intanto le sne preoccupaziooi e i motivi di maiurnore, e grande ě il sno tenore per gli eventi roniani del 1848-49. Diventa allora un cieco difensore del La svofra regime papale, un esponentedi punta della cultura reazionaria romana: strive versi reazionaria duramente polemici e retrivi e diventa presidente delľAcťadc-rma Tiberina. Questa cupa vecehiaia ě funestata da varie disgrazie iamiliari c forse dalla coscíenza che quel mondo che egli si ostina a difenderc e ormai prossimo alia fine: a Roma mnore, per un coipo apoplettico, if, 2J dicembre 1863. 8.6.3.1 Sonetti, .'ii:-io in posizione del tutto «periferica», essi entrano in contatto (anche attraverso sog-krcale giorni a Napoli) con i temi piti diffusi della lctteratura romamica, che stimolano il loro impulso alia ribellionc, il loro gusto per le situazioni sentimentali eccessive ed cstreme, e trovano in Byron e nella novella in vcrsi i loro modelli preferiti. La diffu-sione del brigantaggio in tuna la regione pone in primo piano la ftgura roraantica del bandito, in lotta contra la societa e travagliato da contrastanti sentiment!: a questi schemi letterari si accompagna 1'ambientazione locale, con le iinmagini di una natura primigenia, selvaggia e incontaminata. L'unico autore che esprima la condizione deli'intellettuak calabrese, diviso tra 8.6, In un tnondo estraneo ai mutamenti 713 spinte audad e spregiudicate e residui della vecehia cultura, tra grandi ambizioni e Vincaizo Padula amare frustiazioni, ě Vincenzo Padula (1819-1893), di Acri, přete per necessita di soprawivenza economica. Impegnatosi nella íotta politicadegli anni Quaranta, Padula dovette superare momenti difficili intorno al '48; con la stta cultura vasta ma farraginosa svolse una varia attivitá letteraria e giornalistica; soggiornö a lungo a Napoli e dopo ľ unita ďltalia insegnô nella scuola superiore e nell'universitä. Egli ha lasciato una produzione poetica in cui si intrecciano spiriti religiosi e La prodmionc moralistici, tensioni sentimentali, moti di esuberante sensualitä, repressi e castigati poeti™ a causa delia sua scelta dericale, ma capaci di esplodere improwisamente quanto piú fořti sono le costrizäoni delľambiente circostante: escmplare la fiaba Uorco, a cui ľautore lavorô in fast diverse. Una forte suggestioneambientale, sorretta da un'acuta analisi dei conflitti socia- B giomsliano Ii legati al brigantaggio, anima il dramma in prosa Anlonello capobrigante calabrese, dd «Bmzia » scritto nei 50 e pubblicato piú tardi sul bisettimanale «II Bruzio», che Padula re-dasse e fece uscire tra il 1" marzo 1864 e il 28 luglio 1865, raccogliendovi originalissi-mi mareriali informativi e documentari sullo «stato delle persone in Calabria», su usi, costumi, tradizioni locaü, aspetti della poesia e della saggezza popolare, rapporti sociali ed economki, condizioni delle diverse classi, 8./- I! melodramrna romantice e Giuseppe Verdi 8.7.1.I generi teatrali tra Restaurazione e Risorgimento. II teatro II teatro drammatico italiano deli'eta romaotica non produsse risultati di romantico grande rilievo, se paragonati a queili raggiunti nello stesso periodo in altri paesi europei: benché i generi drammatici fossero anche in Itaba al centra delle di-scussioni sul Romanticismo (ma cfr. 8.1.8 e 8.2.2), mancarono testi dotati di forte carica teatrale e capaci di imporsi sulle scene in modo duraturo; e si ě visto come anche letragedie diManzoni (cfr. 8.3.668.3.7) avesseropiú un valore letterario e poetico che scenico e teatrale. U melodramrrn Cio non significa che non esistesse un teatro romantico italiano: anzi, pro-prio in tale orizzonte, si hanno in Italia grandi esperienze teatrali di livello e di diffusione europei, che si esprimono pero attraverso il genere tutto particolare del melodramrna, in cui il testo letterario rappresenta solo una componente. II successo del melodramrna vede sorgere attorno ad esso un'organizzazione molto complessa, diffusa nei piú diversi centri italiani (anche in quelli piú marginal! e appartati), che crea una sorta di omogeneitá nel pubblico di tutta la na-zione, al di la delle barriere tta i diversi Stati e le diverse regioni. Gli spetracoli Sulla scia di quanto awiene nel melodramrna, sia pure in scala piú ridotta, si or- drammaiici ganizza anche il teatro non musicale; ma, mentre per il melodramrna ě ancora es-senziale l'iniziativa degli impresari, il teatro di parola si basa soprattutto sull'attivita delle compagnie di giro, che si spostano da un centro all'altro, con un repertorio molto vasto in cui pero sono relativamente scarsi i testi contemporanei e prcvalgo-no quelli settecenteschi (di Goldoni e, in misura assai minore, di Alfíeri) e i grandi classici del teatro europeo (tra cui Shakespeare godc un primáta indiscusso). L'attare La figura deU'attore, con la sua espressivita, con le sue doti personali, con la sua capacitá di imporsi al pubblico, diventa l'elemento centrále della vita teatrale; il ve-Gusravo Modena ro iniziatore della nuova tradizione italiana di teatro deU'attore é il veneziano Gustavo Modena (1808-1861), dalla lucida coscienza teorica, impegnato nelle lotte del Risorgimento su avanzate posízioni democratiche. Tra i generi drammatici pre-valse la tragedia slorica, di cui si sono citati vari esempi nei capitoli precedent! Tra i numerosi autoři di tragedie storiche si distinse, come modello politico e intellettua-Giovan Battisia le il toscano GtovAN Battista Niccolini (1782-1861), severo letterato classicista, Niecolinl repubblicano fin dalla giovinezza. Tra le sue tragedie, dai caratteri piú letterari che «teatrali», ebbe un eccezionale successo (ma editoriale, non sulle scene) YArnaldo da Brescia (stampato nel 1843 in due edizioni fuori dltalia). S 7. II melodramrna romantico e Giuseppe Verdi 8.7.2. La grande opera romantics. II melodramrna delPOttocento realizza una teatralita assoluta, che conglo- Le parole ba tutte le componenti del linguaggio scenico nella forza della musica. A note- e !» mu»'« voli risultati giungono il teatro francese e quello tedesco, ma 1'opera trova la sua terra d'elezione in Italia, luogo di nascita del nielodramma. Consumatosi il modello di Metastasio - basato sulla preminenza del testo letterario e sulla sua sostanziale indipendenza dal discorso musicale - I'opera del Settecento era spesso conttaddistinta da una frattura tra il linguaggio poetico e quello musicale; anzi la musica tendeva a prevaricate la f unzione del libretto, il cui valore era spesso mediocre. Tuttavia, soprattutto fuori d'ltalia, ma attraverso il lavoro di librettisti italiani come Calzabigi e Da Ponte, si era sviluppata la ricerca di una forza drammatica nuova, capace di dare vita a movímenti scenici intensi e di create conflitti, intrecci, tensioni tra testo e linee musifcali (cfr. il cap. 6.2 e 7.1.4). Nell'opera italiana dell'Ottocento sono le stesse voci cantanti a creare mo- Verso vimenti e contrast) scenici, in un vario gioco di sovrapposizioni, incontri, con- ua discorso flitti. Rompendo le forme chiuse stabilizzatesi nei secoli precedenti, la musica rn"$!CaIe invade ogni momento dell'azione. Viene progressivamente superata la distin-zione tra le parti di alto virtuosismo dei cantanti, concentrate nelle arte, e le parti piú opache e lineari del recitativo, e si tende a creare un discorso musicale unitario, dove il disegno melodico gioca comunque un ruolo fondamentalc, per catturare in ogni istante l'ascolto. 11 teatro musicale diventa cosi un'espe-rienza di intensa partecipazione emotiva e passionate, e non ě piú una semplicc occasione di distratto divertimento. II libretto non ha piú quella preminenza che vantava all'epoca di Metasta- 11 libretto sio, ma ě completamente subordinato al discorso musicale c ha ben scarso va- «tweniewo lore al di fuori del rapporto con esso; sullo stesso libretto intervengono a volte poeti diversi e spesso ě lo stesso musicista a dirigerne la scrittura, a modificario secondo le sue esigenze. Eppure 1'opera ottocentesca ě un'esperienza essenzia-le anche per la storia della letteratura: attraverso I'opera raggiungono un'am-pia diffusione pubbiica temi e motivi della letteratura del tempo; e, nonostante i loro limiti, le structure linguistiche e drammatichc dei libretti conservano comunque il segno che vi imprime la musica (una volta musicati, i libretti non sono piú semplici testi da leggere o da recitare, ma condensano un nuovo tipo di parola poetica, carica di spessore musicale, di vibrant! echi sonori). Dati gli elementi tecnici e spettacolari che concorrono alia costruzione del- La &xa I'opera in musica, essa presenta inevitabilmente qualeosa di schematico, di ri- senaroentale petitivo, un livello di aitificiosita superiore a quello di ogni altra forma artisti- *" ca: tutto vi appare innaturale, a cominciare dal fatto che i personaggi si incon-ttano e scontrano cantando, per arrivare agli intrecci, quasi sempre complicati, Pleni di assurdi eccessi e di situazioni macchinose. Ma proprio da quests inna-turalezza scaturisce la possibilitá di csprimere le passioni piú assolute e scon-volgenti; ela stessa lingua conventionale dei melodrammi ottocenteschi, ricca di forme auliche, di modi rétorici consunti o banali, riesce a sostenere la forza II pubblico IJ[i getiere romantico 716 Epoca 8 Restaurazione e Risorgimetito {1815-1861] espressiva del canto assai piú di quanto riuscirebbero a fare forme linguistiche troppo tese a una ricerca di originalita. In realtä l'opera italiana dell'Ottocento raggiunge, proprio attraverso la sua ardficiositä, una forza incontenibile, un eccesso sentimentale che la av-vicina alle piú grandi esperienze del Romanticismo europeo: essa fa circolare temi, miti, esperienze, modelli ideologici prcsso un pubblico molto vasto, che comprende borghesia e piccola borgbesia cíttadina, ma raggiunge anchc strati sociali piú bassi, con una vera diffusione «popolare» (situazioni, romanze e pezzi celebri sono conosciuti anche da chi non ě mai entrato in un teatro). L'opera in musica proietta insomma I'espressione romantica dclla passione verso una dimensione cotlettiva e una partecipazione corale; e, in modo suggestive , come non riesce a nessun genere letterario del tempo, riflette in sé il colore storico e concreto dell'Italia delia Restaurazione e del Risorgimento, ritratta nelle sue forze piú generöse e autentiche, nei suoi valori morali, ma anche nella sua irrazionalitä e sostanziale arretratezza. Si tratta dell'unico genere artistico veramente nazionale e popolare capace di penetrare a fondo nel tessuto sociale, e nello stesso tempo del solo genere romantico italiano che sappia affascina-re la cultura europea, tanto da diffondere ancora oggi nel mondo un'immagine tutta « romantica » del nostro paese. ,. II mehdramma negli anni delta Restaurazione Gr-antti personalita I librettisri ;1; Rossini 8.7,3 Negli anni della Restaurazione e del primo Romanticismo l'opera italiana ě dominata dalle personalita di Rossini, Bellini e Donizetti. II primo, giä attivo nell'ultima fase del regime napoleonico, scopre un nuovo, scatenato ritmo musicale e attribuisce scarso rilievo al ruolo del libretto; il secondo vive una fulmi-nea esperienza, troncata da una morte precoce; il terzo raccoglic le suggestioni tipiche della prima sensibilita romantica. Tutti e tre godono di vasto successo anche fuori d'ltalia: Rossini si trasferisce in Francia, dove lavora su libretti di autori francesi, e vi resta fino alia line della sua lunga vita; Bellini muore a Pari-gi; anche Donizetti negli ultimi anni lavora in Francia e su libretti francesi. Gioacchino Rossini (1792-1868), genio musicale impetuoso, di debordante vitalita, raccoglic il frutto estrcmo di una tradizione legata a forme musical; di intratte-nimento c insieme dá voce, nelle sue opere, a una forza originaria, segrera e indefi-nita, a una drammaticitä a un tempo smalizinta e spontanea, in una sontuosa com-mistione di raffinatezza e di «barbarie». Sia nell'ambito dell'opera comica che in quello dell'opera tragica, la sua musica crea spazi drammatici indipendend dai con-tenuti del libretto, in una sorta di continua rincorsa di se stessa. Egli si awalse della collaborazionc di numerosi librettist i, alcuni abilissimi, altri mediocri e disordinati, e attinse ai temi piú svariati, desunti sia dalla tradizione comica e novellistica, sia dalla letteratura romantica. Ricordiamo tra i tanti Angelo Anei.u (17É1-1820), per L'ltaliana in Algeri (i8i$);Cesmíí.Sterbini (1784-1831),perilbarbiere di Sivi-glia (1816), tratto dall'omonima commedia di Beaumarcbais. Per Rossini lavoro in un paio di occasioni anche il maggiore librettista degli aim i 8,7. il melodramma romantico e Giuseppe Verdi 717 della Restaurazione, il genovese Felice Romani (1788-1863), poeta e critico di si- Felice Roman euro rnestiere e di raffinata culmra neoclassica, attento alle forme e ai tenri del gusto romantico e in grado di lavorare sui soggetti piú diversí. Convinto che carattere cs-senziale di un libretto debba essere la «brcvita», egli cerca di condensate in strur-ture rapide ma razionali e coerenti gli organismi drammatici piú complicate affolla-ti e ricchi di colore, fornendo col suo lavoro solide basi per I'invenzione musicale. La collaborazionc di Romani fu fondamentale anche per le opere di Vincenzo Bellini (1801-1835), da Wpiráta (1827) ai capolavori del 1831, Li/ sonnambuia e Nor-n/a, in cui una forza musicale spontanea e primigenia prende awio da un nitido di-segno razionale, come da una geometrica esigenza di ordine. Romani compose inoltre alcuni libretti per Gaetano Donizetti (1797-1848); da 1 libiecr&ri segnalare quello de Velisir d'amore (1832), dove temi comici e romanzeschi hanno di Donwetti come sfondo un paesaggio che richiama quello della campagna iombarda, raffigu-rato in chiave idillica, con colori vivaci e appassionati. Donizetti, a parte altrc opere comiche, come il Don Pasquate ^843), su libretto del giá ricordato Giovanni Ruffi-ni (cfr. 8.5.4), s' rivolsc in modo esplicito alia tematica fomantica, attingendo a pie-ne mani dal repertorio medievale e nordico del romanzo storico, prediligendo qua-dri a tinte fosche e fantastiche, abbandonandosi ai piú deliranti e distrutttvi mod della passione ma anche a una dispiegata dolcezza melodica. A organizzare questa materia diedero un importante contributo lo stesso Romani e soprattutto il napole-tano Salvátore Cammarano (1801-1852), librettista della celebre Lucia di Lsm-mermoor (r835), ispirata a un romanzo di Walter Scott. Spregiudicato e disinvolto, lontano da pregiudizi moralistici, Donizetti «imposta prevalentemente la sua drammaturgia sul triangolo d'amore, proiettando quel rapporto su un fondale sto-rico» (L. Baldacci), che sempře si carica di intensi colori romanzeschi. 8.7.4. II genio drammatico di Verdi. Non ě una storia della letteratura la sede per parlare diffusamente della vita Una states e dell'opera di Giuseppe Verdi (1813-1901), il cui genio musicale e drammati- della sensibilita co offre la sintesi piú potente della sensibilita e della cultura romantica italiane, almeno nei loro aspetti socíalmente piú diffusi. II suo senso del presente si esprime integralmente nel lavoro creativo, nella tecnica teatrale e musicale, tnentre non si traduce in esplicita partecipazione al dibattito intellettuale con-temporaneo, verso il quale egli si mostra estraneo, adducendo a pretesto la sua scarsa cultura generále e la sua formazione di musicista e uomo di spettacolo, non abituato alle sottili dispute teoriche e ideologiche. Nella produzionedi Verdi, compresa tra il 1839 e il T893, gitrnge alia piú al- 1 vabri ta manifestazione il dramma musicale concepito come intreccio e scontro di elepsssiom voci che rappresentano passioni in movimento, cariche di valenze teatrali. Le voci si scavano all'interno di ambienti storicamente determinati, con una con-cretezza spesso assai superiore al romanzo storico. I loro sentímenti sono sempře legati a ruoli sociali definiti; il rapporto tra le diverse voci e sempre un rap-Porto di potere, radicato in un contesto preciso. Sulla sccna si sviluppa una dia-lettica dell'autorita e del dominio, in spazi, come quello politico o familiare, in cui 1'autorita viene riconosciuta come valore supremo. Le passioni amorose ro mannet! i'.iľ.:í-;i 71« Epoca 8 Restaurazícme e Risorgirnento (r8ij-i36l) i.j. S melodramas romamko e Giuseppe Verdi 719 La trasgressiiine mettono continuamente in dubbio gli equilibri dati, sembrano travolgere ogni limite musicale, imponendosi con una sensualitä dirompcnte. Benché ostaco-lato dalľautoritä e dai valori sociali, ľamore trasgredisce spesso ľordine e le norme motali e inevitabilmente richiama su di sé la colpa e la punizione. Ma quanto piú é vietato e colpevole, tanto piú esso si esprime in forme assolute, come promessa di felicitá illimitata, tragicamente interdetta e tuttavia esaltata fin nel trionfo delia morte. Si tratta di motivi tipicamente romantici (cft. 8.1. j), riassorbiti entro tin'i-deologia moral istica che permette comunque di diffondere a livello popolare un linguaggio estremo delle passioni, fatto di formule convenzionali e schematiche che creano un'ampia comunicazione « romantica », non limitata alle elites intellettuali. Inoltre, per la sua tematica e il suo colore storico, l'opera di Verdi assume durante il Risorgimento un valore politico di primo piano: il pubblico coglie spontaneamente nella sua energia vitale uno stimolo aÜa lotta nazionale. 8.7,3. Libretti e librettist!' di Giuseppe Verdi. li iavoro del íibrettiíta Francesco Maria Piave e Temäťocle Nell'opera di Verdi il testo del libretto perde ogni autonómia rispetto alia partitura musicale: il suo linguaggio e la sua struttura sono inregralmente funzionali a! movimento drammatico delia musica. Ma proprio per questa ragione il rilievo del libretto ě tutťaltro ehe traseurabile: esso delinea ľossatura del dramma, i rapporti tra i personaggi, i temi e le situazioni ehe la musica trascina nel suo ritmo potente. I librettisti verdiani sono, secondo consuetudine, poeti-artigiani, specialisti delia poesia teatrale. 11 musicista sceglie il soggetto, in genere ricavato da opere letterarie o drammatiche, ne estrae aleuni schemi drammariei e chiede al librettista di svilup-parli; spesso sovrintende di persona al lavoro del librettista, suggerendo ditagliare aleune scene, oppure di inserite delle arie in punti particolari, pretendendo ehe sia-no usate forme metriche e linguistiche necessarie a sostenere il discorso musicale ehe egli ha in mente. Al compositore spetta il controllo e la vera responsabilitä delľintero lavoro, cosi ehe il poeta librettista finisce per essere soltanto un esecutore subalterno. E, data ľimporíanza ehe i librettiverdianihan.no avuto perladiffusioneditanti temiemo-delli romantici, si capisce bene come Verdi abbia svolto un ruolo essenziale nella storia della letteratura italiana dell'Ottocento. II librettista col quale Verdi raggiunse un'intesa ideate, alia quale si devono mol-ti dei suoi capolavori, fu Francesco Marja Piave (1810-1876). La sua collabora-zione con Verdi inizio con Ernani (1844) e prodtisse, tra ľaltro, i libretti di Macbeth (1847), Rigoletto (1851), La traviata (1853), S/wcw Boccanegra (1857), La)brzadelde-stino (1862). Prima di trovare in Piave il collaboratore di fiducia, nella prima fase della sua attivítä Verdi lavoro soprattutto sui libretti del ferrarese Temistoci.e Solera (1815-1878), musicista e awenturiero, creando opere che nel corso degli anni Quaranta furono spesso recepite in chiave patriottica e « neoguelfa », come rivendi-catore di valori nazionali sostenuti da una tradizione religiosa e civile. Ricordiamo il Nabticcodonosor, detto Nabucco (1842),/ lombardi alia prima crociata bů+y) e VAtti-la (1846) il cui libretto fu ritoccato secondo le esigenze di Verdi da Piave. La collaborazione di Verdi col piú prestigioso librettista romantico. Salvátore Cammarano (cfr, 8.7.3), produsse La battaglia di Legnano (1849), Luisa Miller Salvátore (1849) e il capolavoro romantíco 11 trovatore (1853), in cui trionfa un'irrazionalita Camtiiarano distruttiva ed csplode incontenibile ľimpeto delle passioni, dolcissime, fosche e mortali. Negli anni della maturita e delia vecehiaia, quando la sua attivitá creativa poté svolgersi senza ľaffanno a cui era stata costtetta negli anni Qttaranta, Verdi cbbe modo di scegliere con la massima eura i soggetti e quasi per ogni opera si av- valse di 1111 librettista diverso. Si va da librettisti francesi, per opere destinate al pub- Aätri librettisH blico ďOltralpe, Les Věpres sicilieus (I Vespri siciliani, 1855) e Don Carlos (1867), ad Antonio Somma (1809-1864), librettista di Un batlo in masebera (1859). Per V Aida (1871), Verdi si rivolse a un prolifico e disordinato serittore íombar- Antonio do, vicino al gruppo della Scapigliatura (cfr. 9.2.3), Antonio Ghislanzoni (1824- Ghislaozoni 1893). Un'assai singolare collaborazione, iníine, si realizza nelle due ultime opere verdiane, YOtello (1887) e il Falslaff (1893), con uno serittore e musicista, Arrigo Boito (cfr. 9.2.4), che era stato uno dei maggiori esponenti della Scapigliatura, ben lontano daÚ'umile posizione artigianale dei soliti librettisti, Qui la sapienza cultura-Ie e la competenza musicale di Boito si adattano allc gsigenze del maestro, con un vero e proprio atto di interpretazione eritica dclľintera esperienza verdiana; nello stesso tempo invitano Verdi a confrontarsi - con gioia e con malinconia - con un mondo assai diverso da queílo in cui, attraverso la sua musica, aveva esptesso una scatenata vitalita romantica. Arrigo Boito 8.8. Verso una riuova realtä 721 B.8. Verso una nuova realtä 8.8.1. Aldi lá del Komantiüsmo. Una nuova In questo capitolo seguitemo esperienze, anche tra loro molto diverse, an-sugiont Cora legate alle prospertive del Risorgimento, ma proiettate oltre i limiti storici ruorgimoiMle e ideológia che caratterizzano quelle di cui abbiamo parlato nel capitolo 8.5. Per i piú importanti autori qui trattati (nad in un arco di tempo che va dal 1801 di Cattaneo al 1831 di Nievo), l'impegno nella lotta nazionale coraporta un'at-tenzione a nuovi aspetti della realtä, acquisendo un senso piú ricco e comples-so del reale: gli ideali patriottici, al di lä delle piú accese esaltazioni romantiche, tendono a una piú diretta partecipazione alia vita contemporanea, a una cono-scenza «laíca » e razionale dei suoi aspetti, al rifiuto di princip! astrattí e indefinit!, a una rieerca di piú stretti rapporti con la cultura europea. Nel caso di Cattaneo viene proposta un'alternativa radicale agli indirizzi prevalent! nel Risorgimento; nel caso di Ferrari e Písacane vengono avanzati i primi progetti di integrale sowertimento dei rapporti sociali; nel caso di Tenca si elabora una nuova critica «laica», sorretta da una tensione e da un rigort estranei a scherni «assoluti» come quell: mazziniani e giobertiani. Negli anni GH «nni Cinquanta gran parte di queste esperienze si traducono in analisi rigorose che Cinquansi rovesciano letenderize dominanti nei decenni precedenti e superano il generale sbandamento dovuto alia sconfitta dei moti del 1848-49; per la cultura italia-na si fa piú forte il bisogno di confrontarsi con problemi concreti e piú esplicita la richiesta di una conoscenza che agisca in profonditä sul reale. In questo con-testa nasce una narrativa ehe trova la sua maggiore espressione nella breve ma intensa attivitä di Ippolito Nievo, e si svolge la prima fase dell'attivitä critica di Francesco De Sanctis, che continua dopo ľunitä, al di lä dei limiti cronologici fissati per l'Epoca 8 (err. 8.1.1), raccogliendo le varie istanze della cultura ro-mantica e risorgimentale e aprendole, nel contempo, a un a realtä piú moderna. 8.8.2. Vita e opere di Carlo Cattaneo. Uo« prerenM Un crescente rilievo assumono oggi la figura e 1'opera di Cáklo CaTTA-pitstisiosa neo, la sua prospetriva «civile» legata apertamente aliereditá deUllIumim-e »olitam smo ]ombardo, alPidea di un progresso razionale e di uma conoscenza rivoka all'«utíle» sociale. Nel contesto del Risorgimento ítaliano quella di Cattaneo fji una presenza prestigiosa e solitaria, concentrata nella ricetea intellettuale, nella riflessione pratko teorka e nel lavoro di divulgazione. Nato a Milano it 15 giugno 180T da famiglia di tradizioni agricole, con proprieta La ťormaziom nella campagna lombarda, Cattaneo fu allievo di Giandomenko Romagnosi (cfr. 7.1.7), da cui derivo, nella Milano del primo Romanticismo e del «Conciliatore», una rigorosa impostazione laica e illuministica e Finteresse per le scienze positive (cfr. PAROLE, tav. 1.1-5). Entratofin da! '20 come insegnante di grammatica latina nel ginnasio milanese di Santa Marta {dove resto fino al '55), si laureo in gíurisprudcn-za a Pavia nel '240 svolse subito un'intensa attivitä di pnbblicista e di traduttore, at-tento alle piti varle discipline - dal diritto alk linguistica. dalla storiografia alia geo-grafia, daHa statistica all'agiicoltura, dall'economia alTingegnería e alle diverse tec-niche di costruzione™ c mantenendosi sempre al corrente delle novilä che giunge-vano dall'estero (moite le sue letture francesi, inglesi e tedesche). Nel iSjj sposó la nobile inglese Anne Pyne Woodcock e, lasciato rinsegminento, si diede ad attivitä di consulenza per varie imprese industrials tra i numerosi scrirri che in quegli anni pubblico in varie riviste, ebbero giä alfora forte risonanza le Kicercbe stille interdi-zioni itnposte dalla legge civile agli Israelit/, apparse nel 1837. Nel 1839 fondó la rivista «II Politecnico», che raggiunse subito un grande pre- Gli anni stigio, come strumento per una batlaglia sociale estranea alla cospiraitione politica e del «Poliiecnia da condursi all'intemo del Regno Lombardo-Veneto in favorc di riforme concrete, di modifkazioni rcali deDe leggi edegli apparati statali, di misure volte a incentiva-re 1'iniziativa economica e lo sviluppo delle tecniche; molto importanti, tra l'altro, i suoi studi per la costruzione di rerrovie, che considerava fondamentali e strumento di progresso. Ebbe anche incarichi da] governo austriaco per iniziative e progetti di riforma. Nel 1844, euro un volume collettivo di Notizie natural/ e civili su & Lom- parole tav. n 3 Positivismo IIterminepositivismehx introdotto nel 1820 dal filosofo e utopista francese Claude-Henri de Saint-Simon (1760-1825), perindícare íl metodo rigorosodel-!c scienze cosiddette positive, fondate sulľosservazione deí fatti e la veriftea empirica delle teorie. Si estese a designare un vero e proprio indirizzo íilosofico con Auguste Comte (1798-1857), il quak nel 1830 pubblico un Cours de Philosophie positive (Corso di fílosofia posiliva), che ebbe grande risonanza e costi-tuí ilpunto di partenza per lo sviluppo di un piú ampio orientamento di pensie-ro (in parte ricollegabiie alla tradizione illuministica). Tak orientamento domina ttitta la cultura europea della seconda metá dell'Ottocento c si alimenta dei nuovi sviluppi delk tecniche e delle scienze naturali; intendemuovere dai fatti c dalľesperíenza per formuláre leggi oggettive, seguendo in ogni campo i] títo-deíio delia conoscenza scientífica, cercando precisione, rígore, verifica diretta; erede, per lo piú con fiduria ottimisrica, neí progresso delia sekuza e in un con-tinuo sviluppo della vita sociale e civile (ma cfr. 9.1.2 e 9.r.4). L Ls Cirque L'ÍJ3pOgl'!t> EltiíilíIOälBi'citiCf-J Un confromo upnsíuvu) tulí lvi rualtá 722 Epoca 8 Restauraisíone e Rífiorgíincnto (1813-18611 bardia, basandosi sulla convinzione ehe la conoscenza delia realtä geografica e sto-rica di un paese costituisse ia prcmessa essenziale per ogni processo di trasforma-zione, da inserire sempre in un piú ampio edificio europeo. Sospesa nello stesso '44 la pubblicazione del «Politecnico», collaborô alla «Rivista europea» di Tenca (cfr. 8.8.5). Nel '46 raccolse ín tre volu m i dal titolo Alcuni seritti del dottor Carlo Cattaneo molti dei suoi articoli apparsi precedentemente in periodici. II suo prestigio lo portô ad assumere un ruolo fond am en ta lc nelľinsurrezíone dclle Cinque giornate del marzo 1848. Convinto ehe ľobiettivo delia libertä doves-se venire anteposto a quello delľunira e delľindipendenza, loitô poi per una politi-ca antisabauda e antiaristoeratica, repubblicana e federalista, in cui vedeva il soio esíto accettabile delia rivoluzione italiana. AJ ritorno degli Austriaci a Miláno, si re-côaLuganocdi líaParigi,ncU'agosto'48,con ľincaricodi informarci politici e ľo-pinione pubblica francese sulla sítuazionc italiana c di cercare appoggi in senso an-liaustťiaco. A Parigi serisse di getto e in fruncese il trattato Ľimurrection de Milan en 1848 (stampato alla fino ďottobre e poi pubblicato in forma ampliata c in versio-ne italiana col titolo Delľinsurrezione di Miláno nel 1848 e delta succcsswa guerra), atto d:accusa rigoroso contro il comportamento ambiguo tenuto da aristoeratici e moderati. Tornato nella Svizzera italiana il i° novembre '48, si stabilí nel comune di Castagnola, presso Lugano. Conttnuo la sua battaglia raceogliendo in tre volumj, apparsi tra il '5 r e il 55, tutta la documentazione storica e pubblicistica sugli eventi del 1847-49, sotto il titolo Archivio triennale delle cose ďitalia dall'avvemmento di Pio IX all'abbandono di Venezia. Dal 1852 fu proŕcssore di filosofia al nuovo liceo di Lugano e partecipô attiva-mente alla vi ta civile del libero Canton Ticino, mantenendo contani con intellettua-li c politici italiani e collaborando con vari periodici italiani. Nel '58 ricevette la cit-tadinanza elvetica. Di fronte agti eventi del '59 preferí tenersi in disparte, inipe-gnandosi nel lavoro intellettuale e dando vita a una nuova serie del« Politecnico », ehe diresse fino al '62. Nel '60 raccolse un gruppo di saggi in un volunie di Men/orie ďeconomia pubblica: nel settembre accettô di recarsi a Napoli per sostenere il go-verno di Garibaldi con importanti contributi (tra cui il progetto di unn ferrovia da costruíre in Sicília). Si oppose a! plebiscito per ľannessione dei territori meridionali alla monarchia sabauda e negli anni successivi continuo a risiederc a Castagnola, dedicandost a studi eprogetti: ricordiamo Íl saggio suUa ft/ŕro/o^/d dellementiasso-cia/e, Eletto nel '67 a! Patlamento jtaliano per la Sinistra, fece brevi soggiorni nella nuova capitale, Firenze, ma rifiutô di panecipare alle sednte delia Camcra, per non giurare fedeltá al re. Morí in Svizzera la notte tra il 5 e il 6 febbraio 1869, 8.8.3, -Ltf filosofia « militante » di Cattaneo. Al centro deíl'attivita intellettuale di Cattaneo - non concentratasí in una grande opera unitaria, ina dispiegatasi in varie iníziative pubbliche e in ricer-che, saggi, articoli, recensíoni - c'é la nozione, mutuata da Romagnosi, di una «identita fbndamentale del metodo nelle scienze fisiche e nclle morali». Tutti gli mnbiti delPagire umano, concernenti la nátura e il mondo esterno, la cultuia e la societa, suscitano in lui una volontá cli intervento razionalc, che abbraccia i piú dísparati campi dellesperienza, senza preclusioní. Egli aspira a un atteg-giamento « positivo », che si accosti alla realtá nella sua coneretezza, che colla- $.8, Vereo una nuova realtä 723 borí a un progresso materiále, inteso come unico mezzo per promuovere la ci-vilizzazione e liberare ľuomo da oppression! e pregíudizi. Per questo in lui ě costante la battaglia contro Í «primi princípi», contro i filosofi che annullano la particolaritä irriducibile del fare umano sotto categoric astratte e generáli (esplicita e insistente la sua polemica contro Rosmini e Gioberti). Alľastrazio-ne di quelle filosofie egli oppone una cultura delia precisione e delia verifica empirica, che sappia mirare alľutile sociále facendo coincidere il progresso con í'ílluminazione e la demoerazia. Ľintellettuale onesto deve giungere a una «fedele corrispondenza dei generáli ai particolari», far convergere tra loro «i minimi frammenti di verítä» e sfuggire agli equivoci di quelle dottrine che si fondano su radiči affettive o su idee aprioristiche, sul desiderio o sulla prepo-tenza che ostacolano il corretto sviluppo delia conoscenza. Vintelligenza ha per lui la capacitä di produrre«potenza», favorire lo sviluppo materiále delia civiltä. In questa ottica egli esprime una valutazione fon-damentalmente positiva dello sviluppo borghese e capkalistico, nei caratteri che assume presso i settori piú moderní e illuminati delia borghesia lombarda: ľoperositä borghese-che, soprattutto in Lombardia, egli vede manifestarsi in taňte moderne attivitä - contribuisce a modificare il mondo, ereando nuove forme di associazione e di relazioni sociali, che, su scala mondiale, liberano gli uomini dai pregiudizi e dalla servitú e producono benessere e riechezza. Nella sua universalita, la ragione «positiva» - che mira a educare e respon-sabilizzare ľumanitä - ha un forte spirito riformistico; ma il rigore del riformi-smo di Cattaneo appare okre le prospettive politiche ed economiche borghesi eancora oggi molto piú avanzato rispetto agli equilibri su cui il sistema borghese si ě effettivamente costruito in Itália. La sua grandezza sta in un « radicali-smo» intellettuale che rifiuta compromessi e «transazioni», guardando a un contesto internazionale. Questa coscienza riformistica non puô restringersi in un eccessivo specialismo; u díab^o essa cerca la collaborazione delle scienze piú diverse e ogni scienza deve agire e con k stierke operare con la massima «scmplicitä», conŕrontandosi con gli altri settori del sapere e con il sistema globále delia comunicazione. La moltepíicitä di interessi di Cattaneo non ě certo dovuta alla euriositä di un dilettante ďingegno, ma alľesigenza di far convergere scienze e tecniche diverse verso una modificazione positiva dello spazio naturale e sociále. La geografia, intesa come scienza del molteplici e dinami-ci rapporti deiľuomo con l'ambiente naturale, assume il ruolo di scienza-guida; solo nella fase finale del suo pensiero acquistano rilievo scienze umane piú modeme, come V antropológia e la psicologia (cfr. parole, taw. 122 e 123), di cui Cattaneo ě uno dei primi a occuparsi in Italia. La lingua e la letteratura costituiscono comunque basi essenziali delia stessa di- Comuni^aziout: vulgazione scientifíca; dotato di ottima educazione letteraria, Cattaneo ha grande c divdgaHone eura per i modí di trasmissione delle sue idee. Egli mira a una serittura precisa e rigorosa, che abbia una misura tutta « geografica », che definisca figure e spazi, territori, programmi; quanto piú sa essere conereta, asciutta, seattante, tanto piú mette in luce problemi, indica possibilitä di lavoro, interventi sulla realtä. Essa rifiuta per- ;\ ravr>TT ciello sviluppo E-HírgiiĽsc Riŕorcnismo cia ogni ambiguitä, non concedendo nulla alle romantiche branie ďassoluto, al-esibizione sentimentale e soggetriva; vuol essere chiara e fatta di cose, ma senza J24 Epoca 8 Kestaurazioae e Bisorgimento (i8ij-i86i) 8.8, Verso una nuova realtä rivohmonarie Giuseppe Ferrari Carlo Pčsacai íl coinvolgiruemo populäre La «Propaganda del facto» aspitare a una «popolarita» organíca, unitaria e assolutizzante come accade in Manzoni. La sua scrittura, tutta concreta e razionale, non si chiude peraltro in unarida secchezza tecnica, ma si accende nella passione per la ricerca; pur mantenendo sempře un suo misurato cquilibrio, sa anche essere vibrantě e nervosa, polemica e sferzante. 8.8.4. scelte rivoluzionark di Ferrari e Pisacane. Mentre it distacco di Cactaneo dalle tendenze dominanti nel Risorgimento si rkonosce in una posizione di intransigence riformismo, quello di Ferrari e di Pisacane si volge verso una ipotesi di «rivoiuzione» che muti radicalmente i rapporti tra le classi sociali. II milanese Giuseppe Ferrari (1811-1876) si foimb sul pensiero di Romagnosi (cfr. 7.1.7) e su quello di Vico; ma nel 1838 emigrd in Francia, dove si accosto a varie tendenze del pensiero democratico e conobbe da vicino le prime elaborazioni del pensiero socialista. Le sue opere piii importanti sono i due volumi della Filosofia delta rivoluzione (1851) e 1'ampia Histoire des revolutions d'ltalie ou guelfes et gibe-lins (Storia delle rivoluzioni d'ltalia o guelfi e ghibellini, 1856-38).Irreligionec legge agraria sono i due principt fondamentoli del programma rivoluzionario di Ferrari, volto a promuovere una piena laicizzazione dell'esistenza e a « combattere diretta mente l'ineguaglianza primitiva dci beni, il riparto attuale delle fortune sociali, la distribuzione vigentc delle ricchezze». II napoletano Carlo Pisacane (1818-1857) rappresenta l'esempio estremo del passaggio all'azione di un programma politico-intellettuale. Con la sua sfortunata vieenda egli si riallaccia tragicamente, anche se in una condizione storica diversa, ai rivoluzionari napoletani del 1799, che del resto costituiscono un essenziale punto di riferimento per la formazione del suo pensiero politico. Militate borbonico abbandonb l'esercito nel 1847 in seguito a una romantics storia d'amore; partecipd attivamente agli evemi del 1848-49 e a Roma fu capo di stato maggiore di Garibaldi; quindi si stabili a Genova, enel 1851 pubblico una ser-rata analisi critica del comportamento renuto dalle varie forze politiche nelle recen-ti vicende, la Guerra combattuta in Italia neglianni 1848-49; lavoro poi a una serie di Saggi storico-politico-mililari sull'ltalia, pubblicati postumi in quattro volumi tra il '58 e il '60. Prima di partire per la sfortunata spedizione di Sapri lascib un Iucido e appassionato Testamento politico, che fu pubblicato sul «Journal des debars » e sull'« Italia del popolo». Criticando tutti gli indirizzi politici risorgimentali - compreso quello mazzinia-110 - Pisacane pensa che la costruzione della « nazione »italiana sia praticabile solo chiamando direttamente in causa le classi popolari e i loro interessi; ma la « plebe», i poveri ei diseredari possono essere coinvolti solo dal socialismo, che egli concepi-sce come una fonna di dcmocrazha diretta e di affermazione delle piii spontanee passioni popolari. Ritiene che la rivoluzione socialista abbia maggiori possibilita di riuscita non nei paesi socialmente phi evoluti, ma proprio in un paese come l'ltalia, e in primo luogo nel Meridione, dove la borghesia e piu debole e la plebe piii arte-trata. In questa situazione sara essenziale la « propaganda del fatto», l'azione insur-rezionale, che con la sua scintilla dovra «rischiarare »la mente del popolo e sveglia-re in lui una coscienza rivoluzionaria, 8.8.5. 11 realismo rnoderato di Carlo Tenca. Nella cultnra milanese, dominata dal modcllo manzoniano, atteggiatnenti di ti- La cuhura iaka po «kico», piú attenti alle concrete condizioni della realtit contcmporanca, si im- milanese pongono negli anrri Quaranta, non solo col successo de] «Politecnico» di Cattaneo, ma anche attravcrso l'iniziativa di altrc rivistc meno radicali e maggiormcnte [cgate a prospettive letterarie, lapiú iraporrante delle qitali ě la « Rivista eirropea», usdta dal 1838 al 1847. Suo principále animatorc fu il milanese Carlo Tenca (1816-1883), che ne assunse la dkezione nd '45, in una fase in cui ad essa collaboro anche Cattaneo, In seguito Tenca diresse la rivista piú coergica ed cquilibrata degli anni Cinquanta, «II Crcpuscolo», uscita dal '50 al '59, impegnata nella promozione di una coscienza culturaíe nazionale, aperta a posizioni diverse, attenta a informare su quanto aweniva nd diversi ccittri italiani. Tenca si riveiö uno dei piú actiti critici letterati degli anni cid Riaorgimenco. lim oitka Miiovendo dal moddio della critica letteraria di Mazzini, egli lo spoglia del suo aiilitante schematismo e della sua rdigiosita visionaria e passionale, per meglio illuminarc il legame tra le opere e la situazione conternporanea. 31 suo ě uno dei prirai esempi di critica militante in senso moderno, una critica che combatte per la costruzione di cua coscienza murale onazionak (c notüvok-cira "alrrolasua attenzionealpubbli-co e ai nuovi iiäcccanismi del mercato editoriale). 8.8.(5. La narrativa negli anni Cinquanta e la letteratura «campagnola» Li narrativa degli anni Quaranta e Cinquanta vede la crisi del romanzo storico e un'apertura alia realtä contemporanes, anche per lo stimolo del grande romanzo europeo della prima metá del secolo; questa crisi ě vissuta nd modo piú diretto da Giuseppe Rovani un escroso scrittore milanese, Giuseppe Rovani (1818-1874), critico d'artee di muška, Dopo aver pubblicato negli anni Quaranta ntimerosi romanzi storici, Rovani mise mano al lungo romanzo Cento anni, che apparve a puntate sulla « Gazzetta di Centn mi Milatio» dal 1857 al 1864. Si tratta di una cronaca di cento anni di vita milanese (1750-1849), ricostruitaattraversoilraccontodiunnonagcnario, che, partendo dalle vicende ddl'ambiente teatrale, chiama in causa evemi storici fondamentali e vari personaggi della politica e della cultura. _ Neglianni Cinquanta si sviluppa una letteratura campagnola, che segueľescmpio dei romanzi «campestri» prodotti Íri Francia e risponde all'csigcnza, avvemra da molti iatcllettuali, di volgerc lo sguardo a quel mondo contadino che appariva com-pletamente passivo tispecto alle lotte nazionali e cheoccorreva invece coinvolgere in motlo diretto. Essa ha grande diffusione soprattutto in area veneta, inostrando un Altre apmmt piu forte impegno di deiiuncia sociale, tra vicende a fořti tinteeintrecci complicate, come uelle novelle del gis ricordato Francesco Dall'Ongaro (cfr. 8.5.8), nella produziere della friulana Caterina Percoto (1812-1887), e'inalcunc opere di Nicvo. 11 conflitto tra citri e campagna si presenta qui come opposizione tra la sanita, autenticita positiva della vita rurale- anche nella sua piú cupa miseria -c I'ipocri-sia della vita cittadina. Ii mondo contadina finisce per essere idealizzato, immcrso. "otiostame la sua dnrczza, in una natura benígna, descritta come un mondo iatto di cose concrete, di presenze fisiche, anirnali e vegctali, di attivitiJ manuáli. 726 EpocaS Restaurazione e Risorgimento (1815-1861) 8.8.7. Ippolito Nievo: la vita. Impep» politico, Nella sua breve vita Ippolito Nievo visse intense esperienze intellettuali vitaüts, distacco poütjche e militari, con una energica volontä di presenza nella vita pubblica. Nel corso degli anni Cinquanta i suoi molteplici scritti mostrano la ricerca di un modello positive di comportamento morale e politico, e insieme un rifiuto nettissimo del RomanticisiTio languido e sentimentale che riscuoteva ancora grande successo (specialmente con Prati, cfr. 8.5.8). C'e in lui un'esigenza di nnaturitä virile, di vigote intellettuale e fisico, che egli realizza partecipando, come soldato al seguito di Garibaldi, alia guerra del '50 e aU'impresa dei Mille. Ma questa ricerca di energica vitalitä sembia nascondere il suo io piti pro-fondo, come a far tacere un malessere sotterraneo, unapericobsa indifferenza, un difficile rapporto con la realtä. Quest'ambiguitä, che si manifests attraverso un'attenta costruzione di se, rende molto interessante il suo ampio epistolario, che fornisce anche un vivacissimo spaccato della vita del tempo ed e certamen-te uno dei piti affascinanti dell'Ottocento italiano. La fornwzione Nato a Padova il 30 novembre 1831 da padre di nobile famiglia mantovana e ma- dre proveniente dal patriziato veneziano, nell'infanzia soggiornö in varie cirtä, se-guendo gli spostamenti del padre, che dal '37 fu pretore a Udine (iniziö allora la sua stretta consuetudine con la campagna friulana). Segui con viva partecipazione gli eventi del 1848-49; mandato dal padre in Toscana, li visse l'esperienza del '49, sim-patizzando per Ie posizioni democratiche. l'attivita Iniziö presto 1'attivita di scrittore e in pochi anni scrisse numerose opere narrati- di scrittore ve, poetiche, teatrali, e anicoli apparsi su giornali locali. Dalla primavera del '55, di fronte alia difficile situazione pob'tica - che in quell'anno vide inasprirsi la repres-sione austriaca - prefer! vivere in campagna, nel Mantovano; nel novembre di quell'anno si laureö in legge a Padova. Si recava spesso a Milano, dove collaborava a vari giomali con articoli quasi sempre anonimi; ebbe un amore impossibile con Bice Melzi, moglie di un suo cugino (bellissime le leitete che le scrisse). La sua fama di scrittore era abbastanza affermata: ma quando nell'agosto 1858 terminö le Confessioni di un italuino, si rose subito conto della difficoltä di pubblicarlc. Con Garibaldi In seguito alia situazione venutasi a creare nel '59, parti per Torino e li si arruolo nel corpo dei Cacciatori deile Alpi, comandato da Garibaldi; paneeipö valorosa-mente agli scontti di San Ferrno, di Rczzato, dcllo Stelvio. Deluso dall'armistiziodi Villafranca, che lascfcwa il Veneto agli Austriaci. si rkivo di nuovo in campagna mantenendo perö s rapporti con Garibaldi, finche nel maggio i860 si imbarcö da Quarto con i Mille, combattendo poi a Calatafimi e a Palermo; ricevette da Garibaldi prima il grado di csvpitano, poi di maggiorc, e l'lntendenza generale della spe-dizione In Sidlia, adoperandosi in una vigorosa attivitä amministrativa e difenden-do i volootarri garibaldini dalle calunnie abilmente orchestrate dal governo piemon-l'ultima tese. Fu molto amateggiato dall'annessione dei Meridiane al Picmonte; ancora pie-missioue namente impegnato nella lotta politica, andii a Napoli e quindi a Palermo, tacco-gliendovi la documentazione necessaria per ribattere alle accuse che il nuovo governo rivolgeva alia breve amministrazione garibaldina. Da Palermo si imbarco verso Napoli il 4 marzo 1861; moriin mare per il naufragio del piroscafo Ercole, sui quale si era imbarcato, che affondö nel Tirreno in seguito a una tempests. 8.8. Verso una miova realta 727 8.8,8. Le opere minori di Nievo. Fín dal '51 Níevo sí dedicô a una produzione poetica molto fitta e dísordinata, e La ptoduzione nel 185455 apparvero due volumetti, entrambi dal titolo Versi. Tra scattí satirici e poetica momenti di aere moralismo, questa prima produzione poetica si riailaccia a varie tematkhe dominami nclla pocsía del tempo. Piú maturo appare il «canzoniere» pubblkato nel 1857 col titolo Le lucciole. Ma il risultato piú apprezzsbíle di Nievo poeta ě la necoha degfr Amori garibaldinilili6o). Alľambito delia ktteratura cam-pagnola appartengono varie novdle, tra cui di notevole rilievo ě U Varmo (1856), ehe narra la vita di due ragazzi contadini sulle rive del torrente friulano Varmo. Gitre ehe neile novclle, ehe Nievo pensava di raccogkere in un Novelliere cam- I roManzi pagnolo, la tematica campestre i presente nel romanzo íl conte pecoraio, iniziato nclľautiinno 1855 e pubblicato nel 1857, molto vicino al modello manzoniano. Su vicende amorose, ma anche congiure e traroe politiche, ambientate in una Venezia settecentesca in píena decadenza, si basa un altro rosnanao, Angelo dibonfá, iniziato nella prímavera del 55 e pubblkato nel '56. Di íiveDo piú ako ě ii romanzo breve II barone diNicasím, pubblkato in parte lltmmc nel '57 e in fonna definitiva nel '60, in cui si narrano i väaggi ehe un colto barone, diNkmtm fonnaiosí sui lr'brí in uno spcrduio Isiogo delia Sardegna, compíeper tutta la terrn, aDa vana ricerca dclla«vírtú», salvo poi fare ritorno conla convínzione ehe tutta la realta é perversamente dominata dal numero 2, cioě dalla contraddizťone. Negli anni delľimpegno patriottko acquistano un'iinpoitatiza essenziale gli Glí scritti sciittí politici: dal saggio Venezia e la liberta ďltalia (1860), nato dalla deiusione per politici la mancata líberazione del Veneto, a un ampio saggio rimasto inedito fino al 1929, Prammento sulla rivoluzione nazionale, in cui si pone il problema del rapporto tra la costmzione. della nuova kalia e le masse popolari, soprattutto contadine. 8.8,9. Confessioni di un ítaliano. II capolavoro di Nievo, le Confessioni di un italiano, fu seritto senza inter- La «*»» ruzioni tra il dkembre del 1857 e il ré agosto dd 1858; sistemato il těsto per la pubblicazione - come ě festimoniato da un inanoscritto autograft) consetvato presso la Bibkoteca Comunale di Mamova - egli si rese como che i contenuti e 1'impostaziorie sarebbero stati ďostacolo all'uscita del libro e, travolto dal vortice politico del 1859-60, non ebbe poi píá tempo di oceuparsene. D romanzo fu pubblicato postumo solo nel 1867, a eura di Emilia Fua Fusinato, con il titolo Confessioni di un ottuagenario e con moke modifkazioni arbitrarie. L'ope-va ebbe scarso successo e rimase quasi sconosciuta per tutto 1'Ottocento. La narrazione si svolge in prima persona ed ě divisa in ventitre ampi capitoli, da- Un romanzo seuno dd quali ě preceduto d\\mw sintťitica rubtica; Finsiemecontituísce 1'autobio, comeiíiporaneo grafía immaginaria deU'ottuagenario Carlino Altoviti, nato «velieziano» il 18 otto-bre 1775, le cui vicende personal! si intreedano con gli eventi politici, dalla caduta deUa Repubblica di Venezia alia dominazione Iranctse. alia Restaurazione, alle co-spirazioni e alle prime battaglie dd Risorgimento, fino a) i8j8, anno della serittura del romanzo, in cui egli attende di inorire «per grázla diDio italiano». La narrazio- 728 EpocaS Kestäura-zioiK e Eisorgimento -i86i) 8,8. Verso una nuova realtä 729 ne mostia akutii légami con 1« forme del romanzo storico, ma la rappresentazto-ne stolica é trasferita sul piano delia contemporaneity, in un movimento ehe dal la vita del protagonista si proietta verso ľawenire e dalla realtä storica ritorna a un punto di vista autobíografico. Ľ autobiografia fittizia delľottuagenario riprodu-ce in piú di un punto quella reale delľautore non ancora trentenne, ehe, attraver-so íl fiitro delia prima persona, attribuita a un vecehio ehe tanto ha visto e visstito, assume una singolare distaiiza da cose ed eventi, vede I'espcrienza personale e storica come qualcosa di IWano, afferma un'ostinata esigenza di saggezza, d i superiore consapevolezza. Le Confession si articolano in due parti diverse: la prima, che occupa all incirca i primi dieci capitoli, i dedicata alľinfanzia e all'adolescenza del protagonista nel mondo arcaico e quasi senza tempo del Friuli, ancora chiuso nel feudalesimo, fino a quando la Repubblica di Venezia - e con essa quel piccolo mondo - viene spazzata via dai Francesie dal tranato diCampofotmio; la seconda parte segue invece il protagonista e gii altri personaggi per Ic stradě ďltalia e del mondo. Cariino, orfano di madre e senza piú notizie del padre, ě accolto da una zia contessa nel castello friukno di Fratta, e vive in stretto contatto con t servitori e i subalterni e con il mondo rurale: nel descrivere ľinfanzia e ľadolescenza del protagonista, Nievo mette pienamente a frutto la sua precedente esperienza di letteratura campagnola e i ricordi dei suoi lunghi soggiorni nel Friuli. I primi capitoli seguono le esperienze del bambino, la gioia delia scoperta e del primo riconoscimento di sé, il confronto con le immagini del mondo che ě intorno. La realtis contacting ehe si svela a Cariino ha qualcosa di mitico, di primigenio, come un serbatoio di meraviglie e di awenture, di incontri carichi di umanitä; ma scorapMire ý gjoco roernorja sottopone quello stesso mondo - e specialmente la vita nel castello, con Se sue consuetudini, i suoi ritmi quotidiani, il suo spazio vasto e insondabile - a una defotmazione grottesca, lo mostra chiuso in un'inerzta rituále, toxi dalla storia e dal tempo, senza nessuna capacitä di rinnovarsi e di muoversi verso il futuro. Ě ľinerzia dell'antica vita feudale delia terraferma ve-neta, dietro cui si intrawedono le strutture e le istituzioni ormai logore della Repubblica di San Marco. A quel mondo destinato a scomparire, ma ancora capace di dare un solido fondamento all'esperknza di un bambino che cresce, I'autore guarda con simpatia e nostalgia, anche se mai con piena partecipazio-ne, Ne deriva una rappresentazione dell'infanzia ehe c cosa del tutto nuova nulla nostra letteratura. e oselila tra evocazione affettuosa e distacco ironico. II microcosmo ficiuláno ě abitato da numerosi personaggi, membri della fa-miglia feudale, servitori, signoři di castelli vicini, contadini e abitanti dei bor-ghi circostanti, e tutjä variamente interferiscono con la vita tlel ragazzo, susci-tando in lui un'idea del mondo come luogo di relazioni e di rapporti. La forza della narrazione di Nievo si riconosce proprio per come sa raccogliere molte-plici presenze e vicende individuali in un unico quadro, dando vita a un am-bientc collettivo proiettato nello sguardo del protagonista. Al centra di questo mondo, ma in uno spazio a sé staňte, insieme incante-vole e inquietante, sono i giochi di Cariino con la cugina Pisana, bambina dalla fenimiriilita precoce, prepotente e inafferrabile, compagna di fughe e di sco-perte negli spazi libers della campagna o negli oscuri interni del castello. Nel L'intanyia di CuHíno On mondo des:in,ito í '3: srobientt; coiV'-ivo L'ttmore in: iiilil-tra Carmiu e Pisana toccare ľacerbo amore infantile tra Cariino e Pisana, il racconto taggsunge i suoi rnomenti piú intensi, conquistando territori ignoti alia precedente letteratura italiana: esso si apre verso una sfera di esperienze ehe non puô essere giu-stifkata fino in fondo sulk base di valon etici consolidati e che resiste con fasd-no incontaminato tango tutto il romanzo; lo stesso narratore sembra reagire al-I'attrazione che emana dalla figura inafferrabile della bambina, con scatti di ag-gressivita, oppure distanziandok con notazioni moralistické. Quella di Cariino e dunque anche la storia di una formaziotte (dr. genem e U» tammn tecniche, taw. 114 e rij), di una preparazione al futuro: sia nei suoi rapporti di formaaione con Pisana, sia nelle vicende dei personaggi che vivono a F'ratta, si accumukno via via i segrti di un destino, le prime awisaglie di scelte di vita che si dispiegbe-ranno nelk seconda parte del romanzo. Sotto la spinta della rivoluzione, i per- CIENERI E TECNICHE tav. 114 Romanzo moderno Svolgendosi dalla diverse forme narrative della tradizione romanza, designate coi termine di romanzo (eff. generi e tecniche, tav. ir e 5.4.7), il romanzo moderno si sviluppa nel Setteeento, specialmente in Inghilterra, in con-comitanza col formarsi di ampi strati di iettori di tipo «borghese» (cit. 6.1.4): appare come la forma letreraria piú adtguata a questo taiovo pubblsco, a cui of-Ire otgtniche immagini di un mondo in movimento e una ricca serie di personaggi le cui awenture prendono spesso awio da una realtä quotidiana e si svol-gono in un tempo simile a quello reále. I protagonisti del romanzo moderno non sono gli eroi t^izionali, ma figure problematiche, che sperimentano Sa complessitä del rapporto tra l'individuo (alk ricerca della sua identita) e il mondo sociále, i suoi valori e i suoi disvaiori, Caratteristica essenziale di questo geriere letterario c k sua disponibilita ad accogliere i piú vari aspetti del lin-guaggio della societa, ad assumere ie forme e gií orientamenti piú vari, a mette-re in discussione il proprio stesso mondo: nel romanzo si possono spetimenta-re le possibilita piú contrastanti, tanto che si hanno opere incentrate totalmen-te suĎa vita tnteriore dí un personaggio protagonista e opere che tendono a rap-presentare un mondo organíco e articolato, inserendo i personaggi in un piú ampio contesto collettivo. Del těsto gran parte della storia delk letteratura eu-ropea delľOrtocento e del Novecento si puô identiflcare con k storia del romanzo, con tutta una serie di capolavori e. di esperimenti: dai grandi romanzi ottocenteschi ispiratí a una visione «realistka» e tendenti a offrire immagini totalizzanti delia realtä e della vita, agli antiromanzi della letteratura del Novecento, miranti a disintegrare il tempo e lo spazio, a mettere radkalmeme in dubbio la stessa realtä e units dei personaggi e del mondo rappresentato. Le forme romanzesche che piú caratterizzano k letteratura europea tra Settecento e Ottocento sono il romanzo storico e il romanzo ii formazione (cfr. generí e tecniche, tavv. 3<>e L 73» Epocfl 8 Restaurazione e Risořgimento (181j-1861) 8.8. Verso una nuova íealíä 731 GENERI E TECNICHE tav. 115 Romanzo di formazione II termine tedesco Biidungsroman ("romanzo di formazione") si riferisce a quei romanzi che descrivono il percorso di formazione del catattere e dell'i-dentita di un giovane eroe, che riconosce se stesso attraverso il rapporto col mondo e che a partire dalla sua esperienza personale elabora una conosccnza critica della realtä sociale e culrurale e delia propria condizione in essa. Ľeroe ehe č al centre di tin romanzo di formazione, e ehe puč essere seguito dal narra-tore dalľinfanzia fino alľetä pití matura, ě sempře un individuo ehe tende a di-stinguersi dal mondo circostante vivendo un drammatico scontro intellettuale e sentimentale con la realtä; anche ľamore, per tale eroe, si presenta come esperienza conoscitiva problcmatica. Da questo punto di vista, tra gli antecedent! del romanzo di formazione si puó includere perfino la Vila nuova di Dante (cfr. 2.1.3). H romanzo di formazione moderno - e tali sono molti grandi romanzi del Settecento e dell'Ottocento, dal Candide di Voltaire ad aleuni romanzi di Goethe, di Balzac, di Stendhal, di Jane Austen, di Dickens, di Flaubert - si colloca pero in una prospettiva integralmente terrena: il protagonista ě sorretto solo dalle proprie forze, in un mondo da cui ě assente il divino; la sua maturita deriva quasi sempře dal rieonoscimento delľestraneitä e della negativita del mondo. Alio schema del lomanzo di formazione si rifanno anche romanzi che negano ogni identificabilita del personaggio (come quelli di Sterne, err. 7.3.3) o che presentano un fallimento tragico, come I'Ortis di Foscolo. II primo grande romanzo di formazione della letteratura Italians ě costituito dalle Confession! di un italiana di Nievo, dove uno spazio narrative assai ampio ě dedicate proprio alľinfanzia e alia giovinezza del protagonista (cfr. 8.8.9). sonaggi vengono ora a disperdersi, per poi tornare a incontrarsi, mentre lo spazio geografico, mantenendo come punto di costante riferimento Venezla, si al-larga a dismisura, fino alla Grecia, al Levante eaU'Inghilterra, dove muore Pi-sana, aH'America del Sud. In questi movimentí turbinosi, la storia si aggrovi-Costruzione glia, intrecciando linee che seguono direzioni diverse. L'identitä di personag- [g dä il suo contributo piú complesso alia lettctatura delľetä risorgimentale, un riconoscere in lui un grande modcllo, ancora «t'kssico », di rapporto Wganicotra esperienza umanu, politica, storíca, letteraria, educatíva; vi possia- A— i 73* Epuca 8 Restaurazione p Riscirgimento . Verso una nuova realtä Jt>' U k-tterarura mo scorgere la sintesi piú avanzata delle tensioni e delle scommesse della lette-asmc espericraaä ratura risorgimentale e un ultimo atto di fiducia nella letteratura come espe-mtegralE r-enza umarla integrále, come organismo interamente immerso nel corso della storia, segno di salda coscienza morale, creazione di realtä in divenire. Da De Sanctis la letteratura viene vissuta ancora, e per l'ultima volta a un livello cosi alto, in una chiave positiva e insieme problematica, come forza in cui si riassu-mono i segni sparsi della civiltä, proiezione fiduciosa verso il future 8.8.14. lezioni napoletene e il giudizio sul presente. U™ letmia Alia letteratura del secolo xix, De Sanctis dedicô i corsi tenutí all'universi-dell'Oaocemo tä di Napoli, i cui testi, trascritti dall'allievo Francesco Torraca, furono in mas-sima parte pubblicati volta per volta su giornali e in taluni casi tielaborati dal-l'autore in saggi veri e propri. Al 1872 risale il corso su Manzoni, da cui De Sanctis ricavo quattro saggi die vennero pubblicati sulfa « Nuova Antológia* tra il '72 e il '73; nel 1872-73 il corso venne dedicate a La scuola cattolicodiberale; nel '74 *> Mazzint'ela scuola democratica; nel '76 a Leopardi (il corso venne rielaborato piú tardi tra l'agosto e il dicembre '83, in vista di uno Studio su Giacomo Leopardi, ehe pero non fu portato a termine). [ Kstj Da queste lezioni - i cui testi mantengono tutto il fascino del partato, l'eco Me kzfoai della voce dell'insegnante — si ricava un quadro ricco e articolato della cultura letteraria, filosofica e politica dell'Ottocento italiano, die contiene coerenti in-dicazioni sullelinee e le tendenze piú notevoli, e penetranti definizioni su autori importanti e meno important! 11 cririco vede il tratto caratterizzante del suo secolo nella rcazione romantica al-I'llluminismo, alia rivoluzione francese, agli ideali affermatisi nel secolo xvui; e in-/ terpreta il Romanticismo come un ritorno a qualcosa di intimo e concrete, al send-mento nazionale e religioso. alia storia semita come continuitä di tradizioni. Ľincarnazione piú valida e aulentica del Romanticismo si dä nell'opcra di Man-zoni, che confronta gli ideali con la realtä esa farli vivere in spazi concreti; e De Sanc-PtopessÍMíio tis rivendica ancora I'importanza del modello inanzoniano per ľesperienza con-nscxkraro temporanea. Dal confronto Íra ľereditä della scuola « cattolico-Iiberale» e di quella « democratica » puô derivare una cultura moderna che sia capace d i saldare concre-tamcnte ideále e reále- tuttavia senza le limitazioni e gli scrupoli religiosi di Manzoni -e di costruire un mondo « vero », in cui gli«ideali» democratici possano effetti-vamente adattarsi allc condizioni storiche. Aperture Net saggi che De Sanctis produsse negli ultimi anni si notano un'attenzione pto- al positlvismo blernatica alle nuove tendenze positivistichc e l'aspirazione a una societa regolata dalla scienza, a forme artistiche fondate sull'osservazione del «vero», colto nella sua «fatalitä» e «necessita». Ricordiamo il discorso inaugurale letto alľuníversitä di Napoli il 16 novembre 1872, La scienza e la vita; i saggi IIprincipio del realistno (1876); ľampio Studio sopra Bmilio Zola (1878); la conferenza Zola e l'«Assow-moir» (1879) e l'ultima conferenza, tenuta nel marzo 1883,11 darwinismo nellarle, che si riferiva túYevoluziouismo di Darwin (cfr. parole, tav. 120). 8,8.15. Gli scritti autobiografie!. Negli ultimi anni il grande critico si senti attratto dalla scrittura autobiografica, Un vtett&o come per un bisogno di ripiegarsi su di sé e di raccontare il proprio rapporto con elettank persone e fatti. Questo tipo di scrittura fece la sua prima prova nel resoconto di un ritorno al paese natale awenuto nel gennato 1875, in occasione di una canipagna per l'clezione a deputato nel collegio di Lacedonia, di cui Morra Irpino faceva parte (Un viaggio elettorale, in volume nel '76). Dopo essersi occupatu nel 1879 delle Ricordanze di Setrembririi (cfr. 8.8), De Lc Memo« Sanctis si dedicö a unproprio libro di MemoHe, che comincio a dettare nel. i88r alia nipote Agncse e che rimase iticompiuto, arrestandosi alia narrazione delle vicende dell'anno 1844.1 ventotto capitoli ultimati furono pubblicati nel 1889 a cura di Pa-squalc Villari fcfr. 9.1.5) con 1] titolo arbitrario, ma divenuto poi usuale, La giovi-nezza. Qui lo sguardo al passato ě animato da quello che potrebbe chiamarsi un La mioh «pathosdcU'educazione e della scuola»: la vita scolastipa, Timpegno nello studio e nell'insegnamento, i rapporti umani che vi ruotano intomo, sullo sfondo di una Napoli discreta, teatro di esistenze faticose e tenaci, sono infatti al centre di tutta la narrazione. La scuola appare come una realtä capace di impegnare 1'esperienza personale nel modo piú atitemico e integrale. Epoca 9 La nuova Italia 1861-1910 Sommario 9-i- L'Ita.Iia borghese e liberale nella societa e nella ctJtura europea 9.í. II nuovo Stato unitario si ínserisce, con molte contraddizioni, nel contestodel-la societa borghese c liberale europea, modellando Ic basi deiritalia moderna, mentre si afrflcciano sulla scéna nuove forze sociali e si dcfiniscono 1c prime formc dcl incrcato culturale; i! posil ivismo e la mentalita scientifica dominano la vita intellettuale e le isti- tuziorii uffidali. 9.2. L'arte e gli artisti rifiutano i modeili borghesi e realizzano nuove esperienze di tipo #decadente», Cort la Scapigliatura si ha U primo tentativo italiano di arte «speri-nientale», in rtvolta contro la societa. 9.3. La tradizione classicistit a sopprawivc intrecciandosi con il nuovo intcresse per la realtó: ne! Carducd essa dhřiene espressione ufficiale della nuova Italia. 9.4. íl vcrismo degli scrittori siciliant fa irrompere nella narrativa una nuova realtá, concreta e insieroe vista « da lontano»: in Verga un universo ftiori della storia si scontra con il ntondo modertio, con una singoíare forza critica c «ncgativa»; in De Roberto si svolge una corrosiva deformazione della vita sociále. 9,3, I módi del naturalismo dominano la produzione narrativa e teatraie de! tardo Oltocento, con un insieme di autoři e opere che rappresentano le piú diverse realta re-gionali. Fogazzaro da voce a una moderna sensibilita cattolica e spiritualistica. 9.6. Neirestctismo di D'Annunzin le piú diverse formě della sensibilita contempo-ranea vcttgonoconvogliate verso il consumo culturale, lo spettacolo c l'effetto di massa: nd piú vart generi letterari, nella vita mondana, neirattivitá politica e militare, egli usa trionfalmente la cultura come «barbarie» e strumento di conquista della «vita». 9.7. Con uny sensibilita vicina al simbolismo, Pascoli crea una poesia nuova, atten-ta alle piccole cuse e alle analogie segrete che animano la realta: tra tensioni psicologi-che e ideologkhe, essa e come una difesa da un mondo minaccioso e ostile. 9.8. Nci nuovi equilibri sociali delTirozío del Novecento si affermano ideologie vi-taiisLÍcbc, itazionalistiche, imperialistiche. Ma la poesia dei crepuscolari si oppone nd módo piú reciso a ogni esaltazione della «vita» e del valore assoluto della poesia. Nella patina pes-t-cílente: Giovanni Boidini, f/ítfíhítírtř/Cj Mikrco, Galkria ďAtte Modansa. 9. t , i. Linuti cronologici. Tuttala seconda metá del secoloxixela parte iniziaie del secoloxx, finoal- u togherá la prima guerra mondiale (1914), vedono la massimatspansione della societa mw?n borghese, con una diffusíone su scala mondiale dei módi tli pteduzinne capita-listici, con uno sviluppo irresistibile di nuove industrie e di nuove leaiologie, con il definirsi di istituzioni e di rnodi di governo di tipo liberale: gli Statí euro-pei cteano dei sistemt imperiali, che esercitano il potere su gra» parte de! planeta, sia attraverso una diretta ammii listrazione coloniale, sia attravelso le piú svariate formě di dominio e di sfruttamento eeonornico. U borghese europeo si sente padrone del mondo, si sente destinato a conoscere e a cont.rollarc, con la sua ragione dominatrice, con il suo spirito di inizíativa, con la sua crescente ca packa di trasformare la materia e di creare oggetti, tutvi i possibili spazi e terri-tori della terra: la ptoduzione e il lavoro sono al centru della vita umana e ap-paíono destinati a costruire benessere e civiltá, a liberare 1 'uotno europeo dai condizíonamenti secolari della nátura, a creare sempře nuove possibilili di liberta, di movimento, di espansione e sviluppo, Come per ogni circostanza storica, non é possibile nemmeno per questa 11 mpitaliamo epoea fissare limiti cronologici precisi; su! piú ampio orizzonte europeo si pmó imperialisto partire dalla erisi rivoltjzionaria del 1848-49 (cfr. 8.1.1), dopo la qssale si ha un assestamento di equilibri sociali accompagnato, nei paesi piú sviluppati (e in primo luogo in Inghilterra), da tina nuova intensa fasc di espansione prodtitti-va, con una diffusíone su larga scala di nuove formě industriali giá sperimenta-te nei decenni přeceděnu'. Dopo una fase di guerre e di turbamemi istituzionali che coinvolgono diversi paesi europei, culminante nella guerra franco-piussia-ua del 1870, si ha un lungo periodo di relativa pace, senza guerre dirette tra gli Stati europei, che giunge appunto fino al 1914 (quando scoppia il grande con-flitto mondiale) e che vede lo svilupparsi di nuovi modi di organizzazione della produzione e lo svolgersi di una competizione sempře piú aggressiva tra le eco noroiedei diversi paesi: da una economia liberale «pura» si passa a un capštaii- Verso srno strettamente legato agli apparati statali; la stessa concorrenza nell'espan- h *m»iaM sione imperialistica crea sempře nuove occasioni di contrasto tra gli Stati piú nechi, fino allesplosione della grande guerra, che segna la fine del mondo della borghesia liberale. Sempře piú chiara si fa, tra la fine del secolo axe 1'inizio 744 Epoca 9 La ouova Italia (1861-19:0) 9.1. L "Italia botghese e liberale nella societa e nella cuittira curopea 74^ í,o ■-Uto niiirarie 1! :: crctó mondiale del poíitivismo Prí>,aresso sciemin'ĽO e traafotlBsmioiM del xx, k coscienza del verificaisi di una trasíormaziorie radicale delia civiltä, il senso di una miova «modemitä». NeS piú ampio orizzonte eui'opeo e mondiale si possono insomnia indicare come limiti di quest'epoca, da una parte il 1848-40, dall'altra il 1914: ma se ci si coiloca alľinterno delľesperienza italiana e in una prospettiva di storia della cultura e della letteratura, ě necessario prendere le mosse dalla realizzazione delľunitä ďltalia (1861), dopo la quale soltanto ě possibile, nel nostra paese, un'espansione botghese e capitalistica, che cerca di mettersi al passo con i grandi paesi europei. L'arretratezza della situazione italiana e ľereditá di una storia secolare danno un carattere particolare a questo processo, che si intrec cia strettameote con la nascita delle strutture del nuovo Stato unitario: ma, tra limiti, contraddizioni, velleitä di tutti i tipi, l'ltalia partecipa della generále ten-denza delia civiltä borgliese europea, fino a entrare, nel 1915, nella grande guerra mondiale; tenendo conto pero delle particolari vicende politiche italia-ne e di un accentuarsi di nuovi fenoméni culturali intorno al 1910, abbiamo prefcrito indicare questa Jytss ie nun quella delľingresso 111 guel ra dell' Italia) come limite conclusive di questa epoca della nostra storia letteraria. 9.1.2, Uno sviluppo senza limiti. La vorticosa espansíone delľindustria capitalistica nelľtiltima lase del se-colo XIX si appoggia su nttove forme di produzione, il cui insieme dä luogo alla cosiddetta seconda rivoíitzione industrielle; le grandi potenze industriali con-trollano, con i loro sistemi coloniali e imperialistici, gran parte del pianeta: si crea un vera e proprio mercato mondiale, con tapporti economici che mettono in relaztone tra loro anche i luoghi piú remoti, generando condizionamenti e interazioni capaci di oinogeneizzare, per la natura stessa delle merci e delia loro circokzione, tutte le forme di vita delia terra. La realui bidustriale crea mo-dificazioni velocissime del paesaggio naturale, e porta k presenza delľuomo anche nei luoghi piú inaccessibili e incontaminati. Ľatteggiamento culturale dominante trova espressione nel positwismo (cff. parole, tav. 113), che guarda ai ťatii, alle loro condizioni conerete; e le diverse scienze, raccogliendo ľereditä della tradizione scientifica laica e moderna, individuano mezzi di misurazione razionale, rigorosa e uniforme, della realtit sucui intendono intervenire. La stessa realta fisica del nostro pianeta vie-ne sottoposta a misurazioni e a rilievi esatti, che rifiutano le approssimazioni a cui spesso ci si era limitati nel passato: nascono tra ľaltro una geografia e una cartografia moderně, e si mira a unificare le varic misme m uso nei diversi paesi (fondamentale la convenzione, sottoseritta anche dalľltaiia, che fissa il sístema metrico decimale come metodo universale di misurazione). Proprio la collaborazione tra industria e ricerea scientifica consente di definirc5 diffondere su vasta scala nuove tecnologie, che coittribuirahno a modificare radi-calmeme sia la produzione sia la vita quotidiarta: in primo piano sono le scoperte nel campo della chimica (fondamentali tra ľaltro la lavornzione della gomnni e quelia del petrolio) e in quello delľelettricitä, che portano alla costntzione di miovi materiali e alľímpiego di un nuovo tipo di cnetgia (sullo scorcio della fine del seco lo comincia a difíbndersi, specie nelle grandi cittä, ľilluminazioue eletírica). I rap-porti tra gli uoiniui mutano radicalmente, grazie anche ai nuoví mezzi di comunica zione a distanza; se in passato ľunico mezzo per inviare messaggi conststeva nello spedirli, ne! farli trasportare da qualcuno, ora divicne possibíle tiasmetttrli attra. verso strumentí in collegamento tra loto; la prima grande invenzione in questo sen-so e quella del telegrafe elettrico, che risale agli anni Treura, ina che dopo la metá de! secolosi diffonde su scala mondiale, Ad esso si aggitmge, nella .seconda metá del secolo xix, il telefone, anche se in questa prima fase la rete di comunicaxíone ri-guarda arec relarivamentc limitate e non supeta grandi distanze: ma a questo obiet dvo ci si awicina grazie alla sperimentazione di un nuovo mesto, basato suFimpie ■ go delle onde sonore, la rádio, che nella prima metá del nuovo secolo avrii tm ecce-zioiiak sviluppo, Ulteriori modifkazioni si danno, giä prima della fine dclľOttoceuto, nel settore dei trasporti: la scoperta del motore a scoppio porta alj,'mveraie>ne ddľautoiuobi-le, che aiľinizio del secolo comincia a diventarc una preseriza importame nel pae. saggio umaiio (e alľautomobile si affiancano mezzi piú popoiari coine autobus, ca mionette, ecc). Dopo una serie di sperimemazioni di volo svoltesi nel corso del 1'Ottocento, si giunge anche alľinvenzione delľaeropkno, Per quesri. nuovi niezzi di trasporto sono indispensabili la benzina e gli altri derivati del petrolio, che si im-porranno come fonti di energia determmanti per lo sviluppo industriale. Ma tra i nuovi mezzi di trasporto non bisogna dimenticare i tram elettrici, che divenrano elemento prímarío del contesto urbano, e la bicicletta, originalistimo tnezzo mec-canico, che si muove coí solo impiego delí'energia umana (cfr. dati, tav, 117}. Tutte queste invenzioni hanno notevoie incidenza sulla cultura, producono mo-díficazioni fortissíme nella mentalita e nelľimmaginarío stesso: ma un impatto an cor piú difetto hanno i nuovi mezzi di rcgistrazioiie delľimmagine e della voce. An. zitutto si svílnppa la fotografia, die fa le sue prime prove giä negli anai Trenta, e che nella seconda metá delľôttocento ha giá una grande dířf usiotie, II mondo comincia a popolarsi di immagini chc riproducono artificialmeníe qualsiasi figura, volío, paesaggio reále, con una fedeltä agli origináli inolto maggiore di quella sraggiungibi-le dai pittoii piú sctupolosamente realisti. Verso la fine dei secolo si scopre poi la possibilitá di proiettarc k immagini in movimento, c le speriiiientazioni dei fratdli Lumiěre portano alla nascita del rinema, che giá nel primo dctxnnjo del nutvro se eolo produce spettacoli destinati a un pubblko di massa (specisimente in Francia e in America), Intaní.o ľinvenzíone del fonografe rende possibile la riproduzione dcíla voce urnana c di ogni suono, Questa vorticosa serie di invenzioni e di sperimerttuzioni íeeniebe, chc non ha precedenti nella storia delľumanitä, porta ii mondo occirientak verso una nuova modernita, hus, di modificazioni materiali e pratidbe, e en nace di míjta-« radicalmente lo stesso aspetf.o fisico della vita, AI cent.ro di quosfo mnómštk »no le cittä, soptattutto le grandi metropoli, riove piú e por.fiib.ile tarase io «mtatto con le infinite merci accumulate dalla produziooe indiistriale, Nella tittä la vita sociále si configuta come complessa organizzazione cli servfei e di scambi, II tappoito del cittadino con gli altri é filtrato da vane strutture che egli "on puó, né deve controllare personalmente: chi partecipa alía vita cittadina ě tiembro di un «pubblico», di una massa di fruitori di servizi e di com- Nt:OVÍ LllVZ/.i ■ í! C0Ht,Ulii:aíiOí:e di trnŕ'pottíí: i'automobile Fotografia, cineMaroyrafüi e íono^afo rastortrias«orie cieií-r viní qtínííy SoNrtiNQ (To47' 1922), direttori delta «Ra^segrsaieitii-xtatiale»; ľattŕvitä di Fa$qual£ Timirti lo (1836-1902), di CiusriNo Fomunato (rS^S 1932) e di Gactano SrJveouni (cfr. to.2.6). Un inteivi-iiro tjecitovo iteik questione meridionale si ebbe con Gramsci c con ľii lotesi di ona nuova aľíeynza storica tra la classe operaia del Nord c quclla Cvtutadina del Süd, Quests ipotesi dominerá la politica delia sinistra dopo la sc-conda ftuerro mondiale, merttre tma varta letteratura, spccialmente negli anni rlei nstMMliimOi ricbtomerütli nuovo ľattenzione sulla conereta vita sociale tlel Sud fin questo senso il docviincnto piú intenso e sconvolgente sará fontito dal scut-nujonaíe Carta Levi). ficata dalle sommosse degli anni Novanta. Supcrata la fase della violcnta re-pressiotic, la spinta del socialisino, pur controllata dalla attenta e moderata politica di Giolitti, ottenne dei successi (come il grande sciopero generale dei 1904) che lasciarono profonda impressione in tutto ii paese e stimolarano nella borghesia e nella piecola borghesia una aggressiva volontä di rivalsa. ii libcMlUiT» II modo in cui era stata realizzata l'unitä e i nuovi problemi generali dal postsmitario nuovo Stato unitario portarono a un rapidissimo csaurimento delle ideologte maturate negli anni della lotta risorgimentale. La gestione dei nuovi poteri foc-cö a un liberalismo conservatore, ma orientato in senso laico, che non si identified con una precisa strutttira partitica, si collegô a orientamenti ideologici e fi-losofici diversi ed ebbe espressioni, tendenze e sfumaturc differenti. Una posizione come quclla di Dc Sanctis rappresenta l'esito piti avanzato di que- Tra rifonmsnra sto liberalismo dominante sulla scena politica postunitaria, ancora vivamente legato ^ iuoikratismn all'ereditä risorgimentale; ma altri personaggi di ortcntamento liberale, intellettual-mente vicini al De Sanctis, rinunciarono molto presto a ogni ipotesi di rinnovamento radicalee si collocaronosu posizioni di realismo politico, tendenti a giustificare,sulla base della ftlosofia hegeliana, la funzione equilibratrice delia monarchia. Ľereditä teorica della tradizione liberale Venne raeeoka e sintetizzata nell'opera di Benedetto Croce, chegiä alľiniziodel Noveccnto poneva le basi per una sua vera e propria egemonia su ttttta la cultura italiana (cfr. 9.8.2 e soprattutto ro.í.j). La tradizione repubblicana e mazziniana resto comunque viva, spccialmente in Ii mdiedisfoo aleune particolari zone ďltalia, ma non riuscí piti a incidere sui processi reáli; fu e Fdice rappresentata in parlamento da oratoři veementi e pittoreschi, ma non fruí di un 'a- Cavallortí deguata elaborazione ideologica, e si intrecciô ad altre tendenze di opposizione, in primo luogo al radicalismo anúclericalc; occonc ricordare, tra gli esponenti della sinistra repubblicana e radicale, la generosa figura del milanese Felice Cavallot- ti (1842-1898). Ben diverso peso assunse sul piano delle ideologie politiche, il movimento socia- II movimento lista, che del resto si rapportava a un ricco patfimonio inteDettuale, elaborato in En- socialista in Italis ropa giä a partire dalla prima metá dclľOttocento (e in Italia originalmente av-vicinato giä da Carlo Pisacane). Dopo una prima fase di incubazione, segnata dal-ľínflusso mazzininno, e dopo una forte diffusione di orientamend anarcbici, le va-rie tendenze del socialismo italiano confluirono, portando alia fondazione del partito dei lavoratori italiani (1892), poi partito socialista dei lavoratori italiani (1893). Strumento fondamentale della riflessione ideologica del socialismo italiano fu la Hippo Turati rivista «Critica sociale», fondata nel 1891 da Filippo Turati (1857-1932), che fu a lungo il leader del socialismo italiano. Gli sviluppi teorict prú rilevanti vennero dalle componenti marxisté, clie trovarono una vigorosa sintesi nelľopera di Antonio Antonio Labriola Labriola di Cassino (1843-1904), studioso della filosofia hegeliana, professore di da tradiziooc ťilosofia delia storia a Roma dal 1877, che con i suoi studi e le sue polemiche ispíro marxista tutta la successiva tradizione marxista italiana. Ricordiamo soltanto i due fonda-lnentalisaggidi Labriola: In memoria deíManifesloJeicomuuisíHiS^j) e Del male-rialismo slorico. Delucidazione preliminare (1896). Per il mondo cattolico, gli anni successivi all'unita rappresentano un momento di chiusura: csso rifiuta qualsiasi confronro con il mondo moderno e qualsiasi elaborazione teorica che dia un nuovo senso alľidcntitä dei cattolici. Di fronte ai nuovi problemi sociali la Chiesa cerca d'altra parte di assumc-re un Lune stm molo di meciiazione: il pap,i Leone XHI (1878-1903) interviene varie volte a defini- e la »liJaricui rs, nei confront! dello sviluppo capiralistico, una dottrina che propone la solidarie- w** ta con i piú deboli, invita íilľarmonia e alla pace sociale, condanna il socialismo c tutti i propositi di mutamento delľordine costituito (il docuniento piú noto in questo senso e l'cnciclica Kerum novarum, 1891). Negli ultimi anni del sccoioxtxeall'i-nizio del nuovo secolo il mondo cattolico tenta di uscire dal suo isolamento politico e culturale, nonostante l'opposizione delle gerarchie ccclcsiastiche (che victano per lungo tempo i! diretto impegno politico dei cattolici all 'interno delle strutturc dello 7jo Epoca 9 La nuova Italia Í1861-1910) RomoloMurri Stato). RoMOLO MuRRi (1870-1944) tento di creare un movimento democratico e Ernesto cristiano che portasse i cattolici a partecipare attivamente alia vita politica su posi-Boonaiutl j.jom' progj-essjste. Maggiori ambízioni e piú forte risonanza sul piano culturale ebbe ľopera di Ernesto Buonaiuti (1881-1946): egli percorse la strada del modernismo (cfr. parole, tav. 119), dopo la ctti condanna pubblicô Ie Lettere di un prele modernista (1908). 9.1.4. he tenderize dominant!' delta cultura europea. Lets Una sensibilita di tipo romantico era ancora assai diffusa nell'esistenza del positivismo quotidians, soprattutta nei comportamenti giovanUi, negli atteggiamenti fem-minili, negli affetti e nelle passioni amorose, ma la cultura delľepoca che stia-mo studiando non puö piú essere comprcsa sotto l'etichetta del Romanticismo. Nei termini piú generali e sociali la cultura europea delia seconda metä dell'Ot-Svilnppo tocento appare dominata dal positivismo (cfr. 9.1.2 e parole, tav. 113), che delle metodologie condiziona ľesperienza tecnica e scientifica e sostiene il fortissimo sviluppo scicntifichc je[je sc|erii,e naturali e delle scienze esatte. Le scienze della natura, con Ie loro o.r. L'ltslia borghese e liberale nella societa c nella cultura europea 751 PAROLE tav. 120 parole tav. 119 Modernisino Movimento religioso che prende awio nella fase finale del secolo xtx e che assume grande rilievo in Francia e in Italia, col proposito di confrontare il cat-tolicesimo con Ie piú essenziali acquisizioni della cultura e della civiltä moderna. Esso si svolge in un primo momento ne! campo dell'csegesi biblica e degli studi teologici, cercando di farvi valerc un nuovo metodo « positivo » e scienti-fico; tiene conto in modo particolare dell' evoliizionismo - nelle sue forme piú moderate - applicandone gli schemi alia storia della rivelazione (fino a inter-pretare tutta la storia del Cristianesimo come storia delľevoluzione della pre-senza di Dio nei mondo). H modernismo ebbe Ie piú avanzatc soluzioni filosofi-che in Francia, nei primo decennio del Novccento; in Italia si incontrô con la tradizione del catroiicesimo liberale e novo uno dei suoi organi piú vivaci nella rivista «II Rinnovamcnto» (pubblicata tra il 1907 e il 1909), mirando soprattut-to a tin'azionc sociale e al rinnovamento della Chiesa e delle sucstrutture. Sullo scorcio del primo decennio del Novecento, il diffondersi del modernismo su-scitö dure condanne da parte della Chiesa, culminate nelľenciclíca del papa Pio X Pascendi 18 settembre 1907). Si deve teuer presente che nelle lingue anglosassoni il termine modernism indica invece varic forme di manifestazionc culturale della « modernirä » (e va-rie esperienze arristichc che si sviluppano alia fine delľOttocento); nella peni-sola ibcrica si definiscono in particolare col termine di modernismo una serie di esperienze e movimenti letterari ehe si svolgono in Spagna e Portogallo tra la fine delľOttocento e I'inizio del Novecento. Evoluzionisnio Concezione che vede l'intero universe e i diversí organismi come regolati da tina cominua evoluzione: la vita cambia di continuo i suoi caratteri, segnendo un ordine progrcssivo che porta ineessantemente da stndí ínferiori a stadi superioři. Nelle piú diverse scienze una concezione evoluzionistica si sviluppa in va-ri sacdi m od Stttectsnto: ma verso la metá delft hiocento ossa si impum- in modo risolutivo nei campo della biologia, con la grande opera deH'inglcse Charles Darwin (1809-1882), On the Origin of Species (Sull'originc delle specie, 1859). A partire dal grande modello di Darwin, la cultura positivistica recept sec 1'evoluzionismo (indicato andie, in modo piú specifico, col termine dar tvinismo) in tutti i campi dei sapere, e in particolare in quello delle scienze sto riche e sociali. La filosofia di Herbert Spencer (1820-1903) divulga variamenle in tutta Europa, un evoluxionismo sociále, che induce a considerate gli sicss corpi sociali e le loro forme cultural! come organi vtventi in conunua trasfor mazione nei senso dell'accrescimento e del perfezionamcnto. scoperte e í loro successi, si pongono come modello di conoscenza e di ricerca, anche nell'ambito della realtä umana, storica c sociale: si estendono cosi a ogni campo culturale il criterio sperimentale della veriiica, il confronto con i fatti e il tifiuto di categorie tradizionali non controllate. Ma siamo anche molto lontani dall'IUuminismo settecentesco: il progresso non si commisura direttamente ai principi della ragione, ma a quelli della fat-tualitä; non si fanno battaglie per creare una nuova realtá basata su principi ra-zionali, ma ci si impegna piuttosto a ricavare idee e giudizi dai dati offerti dalla realtá fiska. Fra rutte le teórie scientifiche che vengono elaborate alľititerno delle di- Applicablem verse discipline, ha un rilievo centrale \'evoluxionismo (cfr. parole, tav. 120), deU'cvoluztomsi» che si pone come guida e schema di interpretazione di tutta la realtá umana, come vero e proprio strumento teorico del positivismo. La concezione delle realtá storiche come complessi organici, la cui trasformazione ed evoluzione é re-golata da leggi costanti, si riallaccia d'altra parte a ccrta storiografia romantica e alle nuove scienze u mane sviluppatesi nella prima metä del secolo xix, come la sociológia (cfr. parole, tav. 121), che si organizza in un orizzonte positivisti-co partendo proprio da premesse definitesi in eta romantica. Ma la storiografia positivistica cerca, molto piú di quella romantica, la veriiica dei fatti, accumulando e confrontando elernenti conereti, notizie e docu-rnentazioni partkolari. L'accurato riscontro del dati, facilitate dai nuovi mezzi iecnici a disposizione, agisce fortemente anche sulk filológia e sulľarcheolo-gja, e permette di interrogare realtä che erano sempre sfuggite alia ricerca spe-ttmentale, come le societa preistorkhe e quelle che non hanno lasciato tracct La ricerca dei dati, la £torio|trar"ia Ie jtcierwe tin:;:"'- Epoca t) La línovu Italia (itWi- kjeo) o.i. L'Italia borghese o liberale nclia societa e nella cultura europe PAROLE tav. 121 PAROLE tav. 122 Sociológia Parola composita, costruita suka parola latina societas,"societa", esu quella greca logos, "tliscorso" (signifies duiique "discorso sulla societa" i: il suo inven-tore fu il filosofo positivista Auguste Comic (ctr. parole, tav. 113), che ne fcce uso nel Cours de philosophic positive (1839), per indicare lo «studio positivo delle leggi rondarnentali che son proprio dei fenoméni sociali». Nel corso dell'Ottocento si sviluppö un'amplissima serie di studi volti ad analizznrc da vici-no i fenoméni sociali, alia stregua di fenoméni naturali, con nietodi e smimenti d'indagine rieavati dalle scienzc fisico-matematiche o modcllati su di esse: la storiografia ottocentesca sviluppö cos! vari orientamenti di tipo sociologico, tendenti a spiegare Io sviluppö storico e culturale con le strutture della societa e con le loro trasformazioni. In queslo senso un peso importantc ebbe lo studio delle strutture sociali compiuto da Marx (cfr. 9.1.4), che non si poneva pero sul piano di una iiidagine neutrale dei fenoméni sociali, ma ne ricostiuiva i Processi nel loro caraitere dinamico, in vista di una trasformazione rivoluzionaria della societä. La sociológia moderna, legáta a precise ricerche su situazioni concrete e a un'approfondita verifies teoricadel proprio metodo c dei propristrii-menti, si inaugura con ľattivicá di Max Weber (cfr. 9.1.4), di Vilfredo Pareto (cfr. 9.1.5), delfraneese Emile Dürkheim (1838-1917). di scrittura o di architettura. Ľespansione coloniale inerementa i contatti con popoli non ancora toccati da forme avanzatc di sviluppö: nasce da questo un'akra disciplina, che conoscerä uno srraordinario sviluppö nel secolo xx, ľ antropológia (cfr. parole, tav. 122). Lc filosofie Ma mentre il positivismo, pur in forme diverse, appare comunque guidato amuSorehcsi da una sostanziale fiducia nel progresso civile, dalla convinzione ehe i caratteri ehe questo assume nel mondo contemporaneo sono i sok pratieabili, altre filosofie e altri atteggiamenti cukuralí corrodono questa fiducia, prospettando una critica radicale ai valori su cui si basa la societä borghese, o seoprendo lítiové sfére e modi di organizzazione delľesperienza ehe sfuggono a ogni stretto U mancismo controllo faltttale e «positivo». Dalla filosofia tedesca e da una critica interna all'idcalismo hegeliano (cir. 8.1.7) s' sviluppa il nuovo materialismu storico e dialertico di Karl Marx (181.8-1883) c di Friedrich Engels (1820-1895), che di-venta la filosofia del socialisme seiend fico e del coomnismo: esso critica rigo-rosamente- tutte le forme di socialismo timaniturio, anarchico e utopistico, e si pone comc interprotazione globale dci processi stolici c come analisi generale delia societä capitalistica. Un cardine delľanalisi marxista é la critica deJľeco-nomia polidca: essa nega il carattere assolulo e inevitabile dei meccanisini della nuova scienza economica borghese e, interpretando i dati conereti del mododi produzione capitakstico, individua la necessitä e la possibilitä di un suo rove-sciamento, che porti a una socializzazione dei mezzi di produzione e a un líbe- Antropológia Párala formata sul greco (dove esiste ľaggettivo anthropólogos, "ehe paria deľľuorno"), indicante in generale lo studio dell'uomo e delle sue condizioni naturali, biologické, sociali, culturali: questo studio, presente anebe in antiche concezkmi filosofiche e religiöse, coniincia a svilupparsi in senso seientifico nel secolo xvi. Ma solo nel corso del secolo xrx V antropológia si definisce come una vera e. propria disciplína, am aspetti c orizzonti diversi. Da una parte essa si sviluppa attraverso rilievi di tipo fisico e biologico, ehe tendono a far risalire le differenze di cultura e di civiltá a ineluttabiii differenze naturali le un'antroao-logia naturale, quasi sempretii carattere «razzistico»). In altra direzioneessa si svolge attraverso precise indagini sulíe differenze linguistíche, le condizioni culturali, gli usi e í costumi dei vaii popoli, con una particoiarc- attenzione (di origine romantica) per le forme originarie della vita popolare: in questo sensy si pone piú spedficamente come etnológia (cioe studio della vita dei popoli, dal greco étbfios, "popolazione", e lógos, "discorso"), che predilige io studio del foldore (cfr. parolu, tav. 102). Dal seno degli studi etnotogici si sviluppa, sem-pre nel cotso del secolo xix, ľ'antropológia culturale, che si dediča allo studio piú ampio delt- forme di comportamenfo dell'uomo, delle regole e ddlc fun-zíoni culturali su cui si basa la vita di qualunque civiltä. Gli studi antropológia hanno conosciuto sviluppi assai ampi tra Ottocento e Novecento: essi si sono posti in primo íuogo come studi Uno-antropológia, come ricerche sempre piú aceurate suOavita di popolazioni ancora estranee allo sviluppö della moderna civiltä industrielle; ma ľottica di tipo antropologico si é rivolta anchc verso tutte le fonne di vita delle civilíá storiche e delia stessa civiltä contemporanea. Ľantropologia si é aperia a tma considerazione globale delle varie forme culturali uniane, attenta alľimreccio tra i piú diversi livelli di esperienza ehe costituiscono ľessere individuule e sociale dell'uomo: si e pošta come il punto ďincontro delle nuove scienze uniane, dalla sociológiu aila psi-coanalisi, alla linguistica, alia semiolica, ecc. (cfr. parole, law. rat, 123, «58, ge-nem etecniche, tav. 160), Piú di recente. ľantropologiaéstataunpunto di rí-ferimento essenziale per lo struiluralismo (cfr. parole, tav. 172), con f antropológia strutturale de! fráncese Claude Lévi-Strauss (nato nel 1908! ha semiotica (cfr. parole, tav, 168), studiando le forme della comunicazio-ne tra gli uomini, a sua voha si č pošta direttamenre comt studio globale della cultura, c quindi in cbiave antropologica, come mostra ľatiivitá degli Studiosi sovíetici Jurij M. Lotman (nato nel 1922) e Boris A. Uspenskij (1937), Nel campopíii specifico tlegli studi emo-amropologici, in.Itália ha avtito un panicolare sviluppö lo studio delia cultura delle classi subalterne, e in partico-laie dei riti e delle tradizíoní delle diverse regioni, soprattutto meridionali: grande rilievo di metodo c di pratica, in questi studi, ba assunto ľattivitá di Er-nesto De Martino (1908-1965), che li ba affrancati dalle riserve ehe su di essi ha fatto pesare a lungo ľidealismo crociano e ha aperto la via alľattivitä scicmi fica di numerasi e valenti studiosi. ?54 Epoc»9 La nuova Iialja (1861-1910) ro sviluppo deľJe forze produttive deiľumanitä. L'ultima grande opera di U apiuU Marx, Das Kapitál (II tapitale), il cui ptimo libro apparve ne! 1867, conituisce un grande monumente di scienza Ěčonornica e u no dei maggiori contrihuti ala lotta per 1'emancipazione delle classi lavoratrici. U marxismu cbbe un peso determinante nella storia culturale per la sua eri -tica delle ideologie e per ií jaodo in cui individuava il legame tra elaborazioni ideologiche e struttura economica delle societa in cui esse venivano prodotte. Mas Wi-hcr Nel campo della sociológia si awertí per contto come i fenoméni sociali c.SigmundIrfud non fossero ricostruibili secondo schemi rigidamente evoluzionistici, ma ím-plicassero una serie di fattori ideologici e comportamentali (essenziale a tal proposito 1'opera di Max Weber, 1864-1920). Dal terreno della psichiatria cli-nica si sviluppô ľopera rivoluzionaria di Sigmund Freud (1856-1939), il fonda tore dellapsicoanalisi (cit. parole, tav. 123), che rivolgeva lo sguardo alľambi-to inesplorato dell'inconscio e mostrava come díetro tutte le espressioni e i comportamenti delľuomo agissero desideri e pulsioni sessuali, radicati nellin-fanzia e mai completamente risoíti. 9.1. L'Italia borgliese e liberale nella societi e nella cultura e A questi ridimensionamenti della razionalitä positivistica, che riguardano L* teorie ambiti scientifici particolari, se ne accompagnano altri piú radicali. Tutta ľe- iitaaonaliatiche poca positivistica e borghese ě percorsa in effetti da filosofie e da atteggiamenti di tipo irrazionalistico, che si riallacciano spesso a orientamenti romantici, ri-vendicano il valore assolutodi esperienze religiose o svolgono prospettiveradi-calmente pessimistiche. Ma la teoria piú radicale e piú distruttiva é quella elaborata da Friedrich ivicdikh Nietzsche (1844-1900), che cerca fondamenti «ultimi», ciechi e negativa, di Nietzsche ogni comportamento e di ogni valore annunciando la « morte di Dio » e lo svol-gersi di un mondo umano al di lä dell'umano, basato sull'assoluto presente, sulla negazione dei valori del passato e sul tiionfo di una Wille zur Macht, " volonte di potenza". Dalrifiuto dell'immaginemeccanica e quantitativ«della realta fomita dal positi- Hau Berga» visrno prende awio la filosofe di Henri Bergson (1819-1941), che verso la fine del secolo rivendica il valore dell'intuizione, il carattere qualítaúvo delia realtä, indrvt-duabile atrraverso concetti come durée, "durata", e memoirs, "memoria", PAROLU tav. «3 Psieolegía/PsicoanafM U psicologia (dal grecopsyche, "antma", e logos, "discorso") ha sempře co-stituito un aspetto importante di tutte le filosofie che hanno cercato di spiegare i spiegare i comportamenti mcntali c di distingttere diverse componenti dell'anima uma-na, ma si e delinita in senso scientifico solo tra il Seuecento e l'Ottoceuto, quando si e rivolta alla verifica sperimentale dei comportamenti, dei meccani-smi interiori, delle azioni e delle reazioni che awengono nella mente, e ha ini-ziato a elaborate categoric teoriche, che prescindono da richiami al mistero o a valori ulrraterreni. Nell'orizzonte positivistico la psicologia, con sviluppi in molteplici direzioni, cerca di fur risalire la vita mentale e sentimentale dell'uo-mo alia sua cundizionc naturale e biologica, spiegandone tun i gli aspetti nel quadra delle determinazioni poste dalla tealtä esterna. Ma giä verso la fine dell'Ot-locento anche la psicologia tende a porre Taccento sui caratteri panicolari della realtä menrale e a sganciarsi da prospettive deterministiche e naturalistiche. Non coi neide con il dominio piü vasto della psicologia la psicoanalisi, che ha assunto un rUievo centrale in tutta la cultura del Novecento, e in particolare nella letteratura. La psicoanalisi e infatti un meiodo di indaginee di terapia della vita anteriore delTuomo, sorto sulla base di un confronro con la psicologia e con i metodi clinici in uso nel secondo Ottocento per opera del medico Viennese Sigmund Freud lefr. 9.r.7): rovescituido le tradizionali impostazioni chefa-ccvano risalire alcunc malattie mentali adati organici, Freud affermö il rilievo cssenziale che, neU'equilibrio delTindividuo, assumono tutta una serie di im-pulsi e di contenuti etnotivi che non gli e posstbile esprimere direttamente e che vengono quindi rimossi, caucellati dalla cosctenza, relcgati in una zona del- la psiche che egti definisce con il termine di mconscio. La necessita di risalire al-ľorigine dei processi di rimozione induce a rivolgcre d'ahra parte una particolare attenzione all'infanzia, al nesso di desideri e di divied che i! bambino ha subito nel suoi origináli rapporti con i genitori. Sullo studio delle rapptesentazio-ni e tlej comportamenti originati dai contenuti inconsci si fonda sia il diretto la-voro terapeutko, che mira a trarre alia luce della coscienza i contenuti rimossi (spesso espressi in sintomi inconsci), sia I'analisi delle piú diverse manifestazio-ni della vita mentale e culturale delľuomo (a partire dal sogno, studiato da Freud in Die Traumdeutitng, L'interpretazione dei sogni, 1900, per arrivare al lapsus, al mono di spirito, alle forme letteraric e artistkhc). Con la scoperta delľinconscio e dell'azioite che sulla vita delľuomo liamioi desitlcri (la cui fonte primaria ě sempře di tipo sessuale), Freud ha suscitato nella civiltä contemporanea un nuovo ed eccezionale interesse per tutti gli aspetti della vita individuale che solitamente venivano relegati ai margini, con-siderati «bassi» o inconfessabili; ha mostrato che nel mondo borghese la ma-lattia mentale sorge spesso dalla rete d i divíeti e di interdizioni che la societa co-struisce sui desideri originari; mettendo in opera un nuovo metodo di interpre-laxiorte (cfr. termini base 25), rivolto a cercarc in ogni espressione e in ogni comportamento dei contenuti latenti, non esplicitamente manifest! Muovendo dall'insegnamento di Freud, la psicoanalisi si ě sviluppata in una serie amplissima di studi, di esperienze, di scuole diverse. La letteratura e ľarte hanno costituito stiumentí essenziali per lo sviluppo di quesre teorie. Molti psi-coanalisti nel corso di qtiesto secolo hanno studiato le forme ariistiche elettera-rie, ma anciie molti eritici e Studiosi della letteratura hanno ittilizzato, nei loro studi, strumeuti tratti dalla psicoanalisi. Ľ-- ŕlítisa-ic-ddb vita Pasquale Villari Pt.)Sttn?J5msi Lombroso ViHredo Pak» Gaetano Mosca 756 Epoca 9 La nuQva Italia (1861-1910) Ncllo stesso orizzonte culturale si sviluppano, alľinizio del nuovo secolo, vane filosofie della vita, di tipo irrazíonalistico, che rivendicano il valore assoluto delia vitalita, la forza espansiva di principí non definibili in termini sperimentali. II senso delia modernita, ehe domina le piú varie manifestazioni della cultura del primo No-vecento, ě ispirato dai nuovi innumerevoli oggettí prodotti dalla tecnica, ehe modi-fícano la stessa percezione della realtá, ma spesso trova conŕerma nclle tendenze ir-razionalistíche espresse dalle filosofie delia vita: la modernita dci nuovo secolo sembra imporsi prepotentetnente, spazzando via proprio quei metodi positivi che avevano creato le condizioni per la sua nascita; la teenica possicde una forza espan-si va non controUabile e la borghesia nc trac unldeologia che aspü'a a una vitalita as-soliita e totale, tesa solo a espanderc se stessa, senza piú confini, senza le vecchie cautele e le ipocrisie del passato. 9.1.5. Il positivismo e le nuave scienze. A parte il caso tutto particolare costituito da Carlo Caitaneo, che rimase senza un vero seguito, la penetrazione ufftciale del positivismo nella cultura italiana viene solitamente fissato al 1866, data in cut apparve su «II Politccnico» il saggio di un antico allievo di De Sanctis, il napoletano Villari, dal titolo hi filosofia positiva e il metodo storico. Pasquale Villari (1826-1917) fu una dei maggiori storici del tempo, studioso di Savonarola e di Machiavelli, impegnato a fondare le proprie indagi-ni su una documentazione precisa, sulla verifica di dati circostanziati (grande rilie-vo ebbero anche i suoi interventi sulla questione meridionale, cfr. dati, tav. u8). L'ambito della cultura italiana maggiormente segnato dal positivismo ft) quello della ricerca storica: la creazione dello Stato unitario c di strutture di documentazione centralizzate (come gli Archiv, di Stato) stimolö un seric di ricostruzioni concrete e minute e la raccolta dei dati riguardanti vari momenta della storia nazionale: un'al ti-vitä che si rialiacciava, ma con mezzi piü moderni, al grande lavoro svolto dagli eru-diti del Settecento (cfr. 6.2.1). Questa scuola storica, che spesso si appoggio su prin-cipi di tipo evoluzionistico, domino anche nel campo delle ricerche sulla letteratu-ra: ad cssa si collegö in parte anche il lavoro critico del Carducci; suo autorevole strumento fu il «Gioinalc storico della letteratura italiana», fondato nel 1883. II positivismo si impose anche nelle scienze sociali, specialmente attraverso Lopera del Veronese Cesare Lombroso (1835-1909), che studio le forme delTanor-malitä e della devianza sociale, facendole risalirc a caratteri somatici e psicologici fissati fin dalla nascita c atavici (cioe ereditati dagli antenati). Di matrice positivisiica fu anche la ricerca di Vjlfredo Pareto (1848-1923) economista c sociologo, il cui lavoro cubnino nel grande Trattato sa di nuovo, d i «romaoov a tutti gli effetii. Insomnia, come centro culturale e'k nuova Italia, Roma acquistô una Gsionomia confusa: in essa si intreccia- r 762 Epoca 9 La nuova Italia (1861-19*0) La čim, vano le tenderize delia ntiova aristocrazia legáta alia monarchia sabauda e alla i mínisteri presetiza delia corte, quelle piti varie e complesse delle classí dirigenti, gover-ddľlľrb" nat've> burocratiche, parlamentári, quelle di una borghesia ehe si faceva strada soprattutto con la frettolosa speculazione edilizia (favorita dallo sviluppo delle funzioni delia capitale), quelle di una media e piecola borghesia impiegatizia ehe conveniva da tutta Italia per lavorare neí ministeri e negli uffici pubblici. In quanto capitale e luogo di rappresentanza, la cittä fu vista, specialmente nel corso degli anni Ottanta e Novanta, anche come lo spazio esemplare del lusso e dell'eleganza, di una vita aristoeratica e pseudoaristocratica: essa divenne cosi la patria dél'esteliswo (cff. 9.6.1 e parole, tav. 135) e per breve tempo fu il centra della vita culturale del paese, grazie anche ad alcune importanti iniziati-ve editoriali e giomalistiche. Mikno Ma una prnduzionc editoriale su vasta scala si sviluppo soprattutto a Miláno, e ľeditoria cbe, comeeffettivopolodello sviluppo industriale nazionale, dicde vita a una cultu-ra attenta alle diverse forme della realtä contemporanea, volta alia ricerca di un pubblico molto ampio, in continuitä con gli intendimcnu della prima merä del se-colo. II rapido modificarsi del paesaggio urbano, il contatto diretto con la nuova di-inenstone industriale, i conflitti determinati dall'emergcre della classe operaia, ge-nerarono in Milano tenderize comrastanti: da atteggiamenri di ribellione e di insof-Spinre fcrenza verso la tradizione ad atteggiamenti durameme conservatori. Qui trovaro-di rirtnovamaito no il loro punto di riferimento le principáli spinte di rinnovamento della letteratura Italians del tempo, legate a una ricerca di contatti europei, come la Scapigliatura e la nuova nairativa naturalista. Fircnse Firenzefu al centro della cultura nazionale negli anni Sessanta, specialmente nel breve periodo in cui ebbe il ruolo di capitale. Per la cultura toscana, non solo radi-cata nei mondo cittadino di Firenze, ma anche in vivo contatto con la realta agricola e rurale, ebbe un rilievo notevolissimo l'attivita del gruppo di pitted noti come maccbiaioliicit. parole, tav. 133). Benché fosse uno dei piú importanti centri editoriali italiani, Firenze si andô pero chiudendo sempře piú, nel corso del secolo xtx, in un orizzonte ristretto e provincial: e ritrovô un ruolo determinante solo all'ini-zio del nuovo secolo, con le vivaci riviste a cui si accennerä in 9.8.2. Torino Come frustrate, per aver perduto il suo ruolo di capitale appare Torino: vi si mantengono in piedi alcune essenziali strutture create negli anni Cinquanta, ma quasi svuotate di energia, consumatesi nel trasferimento delle strutture statali prima a Firenze e poi a Roma: su Torino e il Piemon te sembra ricadere, in negativo, la «piemontesizzazione» delľintero paese, la riuscita espansione del Piemonte verso il resro dTtalia. Da una parte la cultura della regione guarda malinconicamente in-dietro verso il proprio passato autosufficiente; ma dall'altro assiste a un notevolc sviluppo industriale (e un ruolo non trascurabile svolgc Torino nel campo dell'edi-toria) c si accanisce a conf rontarsi con la nuova realtä nazionale: questa contraddi-zione tra chiusura provinciale e perceztone della modernita troverä unintens51 espressione nelľopera di Gozzano. Napoii Altra ex capitale che ha perduto il proprio ruolo, ma ehe non rimpiange la spa- ventosa arretratezza del regime borbonico e si adatta presto alia nuova realtä cuhu-rale, i Napoii, che ě dominata da una cultura filosoftca e speculativa (cfr. anche 8.8.10) e che gik all'inizio del secolo xx vede imporsi una nuova grande figura di i"; tellettuale: Benedetto Croce. Metropoli vivace, che richiama visitatori di tutti i UP1 9.1. Lltalia bolghese e liberals nella sneieta t nclla cultura curopca 763 per la sua liellezza, abirata da un pullulantc proletariato urbano, Napoii vede svi-lupparsi anche una cultura altcnta alia realtä íocale, al mondo popolare, al dialetto: si forma ora quella immagine moderna della «napoIetanhä» che avrä tanta fonnna per gran parte del secolo xx e costituirä uno dei modelli della cultura italiana piti noti nel mondo. Ai centri ora elcncari se ne devono aggittngcre altri che. tra moltc contraddizio- AJtri ceatn ni, conservano una loro identita culturale (anzitutto Bologna, dominata dalla pre-senza di Carducci, c Trieste, che, rimasta sotto lTmpero asburgico, gode di un no-tevolesviluppocconomico c civile e si trova in unaposizione singolare, all'incrocio di culture diverse, quasi ai margini della cultura italiana, ma piti di essa ptoicttata suil'onda della modcrniia. e in vivi rapporti con l'Europa, cfr. 10.1.7). Caratteridel tutto nuovi, di sconvolgente e impassibile durezza critica, di violentissima forza in-ventiva, assume la culturasiciliana, con scrittori cbe si formano a contattocon i centri culturali piú imponanti del paese c che mettono in evidenza la oittá c la zona di Catania (cfr. 9.4.3). La condizione uiiitaria ctea un nuovo tipo di rapporto tra i centri piú im- I«kumwn portantj e quelli relativamente marginali: I'emcrgere delle varie realta sociali e P»»M» culturali induce gli imellettuali non piú soltanto ad abbandonare, come é sem-pre accaduto, gli ambienti provinciali per convergere verso i centri di maggior rilievo, ma anche a riscoprire le realta locali, a cercare di comprenderle e a dar loro voce, a opporle spesso alle tenderize dominami. U mondo della provincia, spesso immobile, fissato nella ripeti'/.ione di un arcaico passato, sottratto a ogni sviluppo in seuso rnoderao, arriva cosi ad attrarre molti intellettuali. Vari orieritamentl, dal verismo al crepuscolatisnto, esptiffiono una nuova serie di rapporti e di opposizioni tra « centri * e w province », i'emergere di nuove realta locali; e una componente provinciale si rivek anche in alcune arobiziose riveu-dicazioni di cultura « nazionale* (come in Carducci) o in certe spettacoiari rc-dtazioni di cosmopolitisano (come in D'Anmmzio) 9.2. Scapigliatuta e dintorni t>-2. Scapiglfatura e diotorní 7A.J G!i artisti K ia sodetä 51 rappon.> con la atta n]£!di:Lii:i CoiitrcHto r. scontro con il roercato AtjiOttOitiia delih Hcerca 9.2.1. Varte contro la societa. L'espansíone delia societa botghesc elo sviluppo di nuovi orizzonti cultu-rali e scientifici ttovano una singolare resistenza e contraddizione nclľatteggia-mento degli artisti, Soprattutto nei paesi dove ě piú forte la spinta del progres-so tecnico, delľmdustria, delia nuova cultura scientifica, 1'artista sceglíe sempře ptú frequentemente un'opposizione radicale, 1 lalkcciandosi alle forme piú diverse della tradizione o tentando esperienze tmove e sconvolgenti, tende a porsi comunque contro il buon senso pratico del borghese, contro la sua mentalita calcoktnce, contro la fede nella scienza e nelle tecniche, contro la fiducia in tm tranquillo e sereno progresso. Ľ nuovo paesaggio industriale, le modifi-cazioni materiali ehe ľindustría crea nell'aspetto del mondo, le metropoli, dove tutto é anommo, dove tutto ě immerso nel movimento vano e inarrestabile della folia, creano ncgli artisti tm desiderio di fuga e di evasione. In Cjuesto universo ogni espericnza artistica tende ad esserc riassorbita en-tro í meccanismi del mercato e del consumo: ľartista deve constatare che la sua opera e oramai ridotta a měrce e che la sua stessa esistenza ě condizionata dai valori dominami nella societa. Moltí artisti scelgono comunque di conťrontarsi con il mercato, ne accettano le leggi inevitabili, e addirittura cercano un pub-bltco piú anipio dí quello borghese, rivolgendosi alle classi popolari che si stan-;to alfacciando sulla scéna della storia; molti tentano invece di rivendicare la superiore puiezza dch"espericnza artistica e di sou nuk alle leggi del mercato, comunicando soltanto con gruppi di intenditori, di raffinati iniziati. Si dá insonima in qucsta fase storica (soprattutto nei paesi di piú forte sviluppo borghese e industriale) una frattura radicale tra gli artisti e la societa, in termiiu che non si erano mai dati prima: 1'artista, libero nella sua riccrca, si sco-pre «separato» dal mondo circostante, dalle classi da cui provienc (e che, ďal-tra parte, dovrebbcto costituire il suo pubblico). Contro il mediocre mondo dell'interesse, ľarte puô affermarsi solo come centre e sintesi di ogni possibile espenenza: e clo in modi molteplici, che vanno da una rivendicazione della sua autonómia, delľindifferenza verso tutto cio che ě estraneo alla sua forma (si tratta delle teorie della rte per ľarte), a un'identificazione integrále e continua di arte e vita, dí íkerca artistica ed esperienza quotidiana, Ľartista puô cosi sentirsi e vivere come una sorta di sacerdote deiľassok to, di valori supremi ed essenziali, negati dalla volgaritá della morale borghese: pud assumere atteggiamenti itregolari c provocatori che colpiscono e scanda-lizzano i buoni borghesi; puó vivere questa esistenza senza nessun ordine, con-sumandone ogni attimo in pericolose esperienze, in una clissipazione quotidiana che spesso porta alia distruzione fisica e psichica. In questi ultimi casi 1'artista si presenta come maudit, "maledetto", satanico e corrotto, polemico nega-toredi ogni valore corrente. hnecessario comunque tenet ptesente che.il conttapporsi dell'arte alla societa contemporanea pud assumere forme molto varie: 1'opposizione piú radicale si da soltanto in aleune grandi esperienze straniere (soprattutto nella poe-sia francese da Baudelaire a Rimbaud), mentre tn molti casi il rifiuto del pte-sente assiune forme moderate, che collimano con la stessa mentalita borghese o che si propongono addirittura come suoi nuovi modelli di comportamento; in aleune circostanze gli artisti scoprono, come pumo di riferimento per la loro lotta, il proletariate (1'unica forza reále che minacci irvalori dominanti) esi av vicinano al socialismo o maturano una nuova sensibilita dí tipo sociále. Ma a volte lo spirito antiborghese assume connotati di tipo reazionario, spinge al re-cupero di antichi valori tradizionali, ad atteggiamenti aristocratic! e nazionali stici, violentemente ostili al liberalismo, alla demoerazia e alle «moltitudini». 9.2.'i.. II decadenthmo eurapeo Le nuove tendenze dell'arte europea, di cui si ě parlato nel paragrafe pre cedente, si affermano a partire dagli anni Cinquanta, specialmente dopo il ri flusso dell'ondata sivoluzionark del 1848 e con Tassestarsi sempře piú eviden-te, nei maggiori paesi curopei, del potere della borghesia, che attua una setie di coropromessí e luedíaziom con antiche structure e antiche forme dí dominio; táta data fondamentak ě il 1857, quando in Francia appaiono due opere ecce-zíonali, che susdtano scandalo e subiscono addirittura dei process!: k raccolta poetka Les/lews du mat (Ifiori del male) di Charles Baudelaire (1821-1867),e tl romanzo Madame hovory dl Gustave Flaubert (1821-1880). Lo spirito radicalmente negattvo delle nuove forme artistiche mostra molti puoti di contatto con la cultura tomanúca: esse pero noa vacuo considerate come un semplke proíungamento del Eomanikismo, perché iticarnano un calco dell'arte ast-ai piú eatremo e diwrutrivo, concentraro sulk solitudine e la liberta riellkrtista, noc- sai suoi leganii son la comttnitá c con i valori nazionaii oa c\v! ú tende spavíkUirsente a u-yave r.-gni comunlcifitiiKie. Ca íerívilotí ebe «tve a definite i cararreri pvuk-alxá di ;it:;;i pattb áellStfíe della HX8BÍ*mt& ddl'Ottoceato e arecta del pňito Nwaer-mo i itextu!e*itismo ícír. Paiíois, 'av. 114): esso eselucte Tidea di tma troppti slrstta contimdfi con i! ftoussniteí stno e sortolinea la novitá di coriterwti e forme á» rompono cíplicitamente ton tutta la n aclizione dell'arte e della cultura occkknttic e senabrano volerk Portare al suo punto-limite, regiswando la «decadenza» e la consunzkme dí un'intera civiltá. Rifhtw ůdb morale botKtiťse Alr?.g^ia,tiífi>ti ŕ p.'Ospťtdví: 0 tS.y;: un aiuio lój-idai&ťiitaTt SinpetstneDto ctdi? euítura -tviv'-mica 766 Epoca 9 La nuova Italia (1861-19»! Ohrt is bellczzi* 0 Li n'^vsií: La parola poetics p.2. Scapigliatura e diiitorni 7f- parole tav. 124 Decadentísmo/Decadenti II termine nacque in Francia negli anni Ottanta, in seguito alľuso delta critics ufficirtlc di designare come decadents, "decadenti", glí artisti anticonforniisti la cui vita e la cuí opera costituivano uno scandalo per il pubblico borghese: va-riamente diffusa era del resto, giä nci decenni precedents ľattenzione per Ie epoche di decadenza, la curiositá per ľeleganza e la raffinatezza di an tiché societa sulľorlo delia fine. La ricerca di una nuova poesia di tipo simbolista porto nel 1886 alia fondazione della rivista «Le Decadent» (II decadente), chcassu-meva in posítivoľaccusa di«decadenza». Negli anni Novanta la tematicaegli orientamenti di questo gruppo esplicitamente «decadente» e lo stesso uso del termíne si diffusero in tutta Europa (in proposito va ricordato anche il titolo Decadenza di un romanzo del 1892 delľitaliano Luigi Gualdo, cfr. 9.5.7). AI di la di questo uso piú circostanziato, il termine decadentismo si ě allarga-to a defmire i piú vari aspetti della letteratura e dell'arte del secondo Ottocen-to, mantenendo a lungo un'accezione negatíva e acquistando un*estensione molto vasta, fino a ricoprire tutti i fenoméni di rot tura dei modclli tradizionali. La cultura idcalistica italiana ha attribuito genericamente ľetichetta di deca-tlentismo a tutte le esperienzc della letteratura di questo secolo che frantuma-vano le forme della comunicazione classica e romantica. A queste generalizza-zioni si sono opposte piú precise definition i di una poetica, di un programma stilistico, di una tematica «decadente», sviluppatesi soprattutto tra gli anni Ot ■ tanta e Novanta, c poi variamente eontinuate nel primo Novecento (in questo senso vanno ricordati almeno i contributi di Mario Praz c di Walter Binni). Og-gi appare comunquc preferibile un uso piuttosto limitato e circostanziato del concetto di decadentismo. La poesia di Baudelaire costituisce i! maggiore punto di riferimento per rutte le esperienze di tipo «decadcnte». Dalla sua rivoluzionaria esperienza, che intreccia in modo originále vita e poesia, si svolge in Francia tutta una nuova série di tenden-ze: da quelle dei paruassiani a quelle dei simbolisti (cfr. parole, tav. 125). La piú scatenata carica cversiva e anarchica, rivolta contro 1'intcra tradizione poetica, si esprime ne!l'opera diJean-AithurRimbaud (1854-1891); un approfondinientodělíc piú segrete possibilitá del linguaggio poetíco c presente nella poesia di Stéphane Mallarmé (1842-1898); una ricerca di nuova musicalitá in quella dí Paul Vcrlaine (1844-1896), Nella sua dtffusione europea la nuova poesia francese invita a rompercgli equilí-bri e le gerarchie tradizionali, svela Pambiguo fascino del hnuto, del defonne, del-rartificiale, dissolve ogni legame tra la bellezza e la morale, e si immerge nelle piú varie forme della conuzionc, nel male, nefPaUucinazione. L'arte del passato viene recuperata, amata c contemplata soprattutro come serbatoio dí oggctti inutili, 'tib conciliabili con la praticitá della vita borghese; e nelio stesso tempo molti aspetti della realta moderna, frammentí, figuře, situa2Íoni del quotidiano possono diventa-ie oggetto del discorso poetico. Si spezza ogni razionalitá della parola, che si con- P AR OLE tav. 12^ Simhoiismo/Símbolísti Piú genericamente si intende per simbolismo ogni organizzazione del sim-bolo e ogni uso della comunicazione simbolica (cfr. termini hase ro). Nel-ľambiro della storia letteraria, per simbolismo si intende, in senso molto am-pio, la lunga tradizione della poesia europea che prende awio in Francia íntor-110 alla metä dell'Ottocento con ľupera di Baudelaire e ha mokcplici sviluppi nella poesia europea, con cen t ran d osi sulí'uso del simbolo e delľanalogia e mi-rando a fare della poesia un modo di comunicazionc svincolato da regole con-venzionali, teso a interrogare il fondo segreto e misterioso della realtä, a cercare le corrispondenze e i légami nascosti tra le cose. Intcso in questo senso, il simbolismo approfondisee quegli usi del simbolo e delľanalogia che crano giä stati tentati da alcuni serittori romantici, e si pone a fondamento di quasi tutta la poesia del Novecento. * Se si guarda allo sviluppo delia poesia contemporanca in modo meno gene-rico, ľuso del termíne simbolismo va limitato peraltro a quelle tendenze che esaltano la ricerca del mistero e aspirano a raggiungere valori segreti c assoluti: tendenze che hanno uno dei punti di riferimento piú significatívi nella poesia di Mallarmé (in questo senso ľespressione piú conseguente del simbolismo č data in Itália áaW'ermetismo, cfr. 10.7.14). fronta con le continue sorprese che sí Hanno nella víta cittadina, puo essere stravoj-ta dal contattocon If? piá corposae pullulantc realtä fisica; e al contrarioessa puö cercare un nesso stret tissimo con la muskfl, evocare sensazioni e realtä segrete, evanescent!, inafferrabili, insegiúre ľinconoscJbik che giace al di la deli'apparenza delle cose. La natura appare pereorsa da torrispondenze segrere, di cui la poesia deve ri-trovare le tracce e gli echi, awalendosi in primo luogo dello st rumen to átlľanalogia (cit. termini base ro). Sempře piú forte e la tendenza verso ľespressione difficile e oseura: il poeta vuoleporsí come sacerdotedi una fovza spirituále segreta; ilsuo discorso tende ad abbandonare í generi tradizionali e a chiudersi nelľambko della U-rica o addirittura a farsi parola puta e astratta, priva di ogni riťcrimento esterno. E ci si awia anche a una dísintegrazione della base stessa delia met rica tradizíonale, il verso, con la nuova esperienza del verso libera (cfr. ceneri e tecniche, tav. 140). Una delle opereebe piú comriboiscono a tliffondere ín tutta Ľu ropa un modello di comportamento « decadente» é il romanzo di Joris-Karí Huysmans (1848-1907), Á reboun (Controcorrente, 1884), cht; ha come protagonista un raffinato in teilet-tqalíí JeAn Des Esseintes. dcaideroso di sfuggirc alia noia della vita contemporaiiea con íuttř le po£.síbili espeWen'zt' c?.ei sensf. Questo c simili atteggiamenti possono es- L'cstctúma sere faťti rieutrare nella categocia lieWestetismo (cfr. parole, tav. 135), che acco-irtuiia gran pane delle posizioni deŕínibili come «decadenli». Ľestetismo ě una componente fondamentale di molte esperienze inglesi, ďa quelía dei preraffaelUU (efi\ PAROLE, tav. 126) a quella dí autori come Raskin e Wilde, Una superba sintesi di taňte tendenze am.sf.iche del secondo Ortocento, ehe mi- Richurd Wngneí ra a un'arte totale, capace di combinare ogni sort a di sensarione e di tecnica e di agi- ťane imalei 7é8 Epoca 9 La nuova Italia (1861 -1910) PAROLE tav. 126 Preraffuellití Con questo termine si destgnano i partecipanri al movimcnto artistico Pre-Raphaelite Brotherhood (Fratellanza preraffacllira), fondato in Inghilterra nel 1848, che ebbe come principále animatore il pittoree pocta Dante Gabriel Ros-setti (1828-1882), ftglio dell'esule italinno Gabriele Rossctti (1783-1850). Qtte-sto movimento, che ebbe le sue piti notevoli cspressiont nel campo delia pittu-ra, ma poi, a partite dagli anni Sessanta, diede risultati signiftcativi anche nel campo della lctteratura, si opponeva alle convenzioni dominanti nell'arte otto-centesca e mirava a tornare a un'arte naturale, semplice c carica di religiosita, identilicandonc i modelli nell'arte europea precedente a Raf faello (della quale torniva un'immagine assai delormata e convenzionale). II gusto per la purczza naturale si college, neipreraf/aelliti, a tin rifiuto del mondo industrials, del ma tertalismo e dell'egoismo sociale contemporaneo, e a un'csaltazione dělíc piti diverse forme della vita collettiva e dell'inimaginario medievale, coltivando un veto e proprio cnlto per Dante c lo Stilnovo. ■>.2. Scapiglintura e dintorni PAROLE tav. 127 Scapigliatara Questa parola s'impose nel corso degli anni Cinquanta dell'Ottocento come libera traduzionc del termine francese bohéme (propriamente "vita da zin-gari"), rifcrito alia vita disordinata e anticonformista degli artisti parigini de-scritta nel romanzo - che ebbe una certa risonanza anche in Italia - di Henry Murger (1822-1861), Scenes dela vie de bohéme (1847-49). Nel romanzo diClet-to Arrighi (cfr. 9.5.4), Da Scapigliatara t il 6/cbbraio (Un dramma difamiglia). Romanzo contemporaneo, edito nel 1862, ma di cui due frammenti erano stati anticipati nel 1858, veniva csplicitamente indicato col termine Scapigliatttra un certo ambiente di giovani artisti e letterati milanesi, irrequieti, turholenti, alia ricerca delle piú varie esperienzc, privi di qualunquc sicuro punto di riferimen-to: il romanzo rappresentava la Ioro vita sullo sfondo di una rivolra operaia av-venttta nel 1853. Í1 termine passu a indicate lc varie esperienze dei giovani scrit-tori c artisti ribelli e insoddisfatti nel nuovo orizzonte dell'Italia dopo ľ unitä: I'aggeltivo scapigliato indico atteggiamenti di ribcllione c di sprcgiudicatezza intcllettuale. Espetien2e ndlt ktteratvte postjialtarle re fisicamente e intellettualmente .sullo spettatorc, ě data dal grande musieista tede-sco Richard Wagner (1813-1883), checrea una nuova forma di opera in tmisica, da cui sprigiona un'energia distrtittiva e assoluta, che va al di lá di ogni proäpettiva ra-ztonale e pratica, mertendo lo spettatore a contatto con forze minacciose e segrete. 9.2.3, llpHtsto lentativo itaiiano di una nuova arte: la Scapigliatura. Le tendenze critiche c «negative» della nuova arte europea penetrano in Itália con notevole ritardo, a causa della particolare situazione dei nostri intel-lettuali, impegnati nella lotta per ľunitä, della arretratezza de! nostro sviluppo borghese e capitalistico, delia mancanza di preeedenti esperienze di Romanti-cismo estremistico. Aspetti piú esplicitamente «decadenti» si manifestano da noi soprattutto a partire dagli anni Ottanta, specialmente nelľambito dell'este-tismo (cff. 9.6): ma intanto, giä nei primi anni successivi all'unitä un tentativo di uscire dai limiti angtisti e provinciali della nostra letteratura, di accostarsi al le nuove esperienze europee (soprattutto francesi), di confrontarsi con una realta non piú eomprensibile attraverso gli schemi ideologici romantici e risor-gimentali, si deve a un gruppo di senttori operanti soprattutto a Miláno, la cittä in cui piú forte era lo spirito borghese e in cui piú rapido awio aveva avuto il nuovo sviluppo industriale e capitalistico. Questi serittori, che ebbero orienta-menti comuni soprattutto negli anni Sessanta, erano animati da uno spirito di ribellione contro la eultura tradizionale e contro il buonsenso borghese: per definire il loro indirizzo fu usato il termine di Scapigliatura (cfr. parole, tav. 127), che gli storici della letteratura adoperano per designare tutte le forme di ribellione agli eqnilibri cultural! dominanti dell'Italia postunitaria soprattutto negli anni Sessanta e Settanta. Uno dei primi obiettivi della lotta degli scapigliati fu il moderatismo del Romanticismo itaiiano, la sua cautela e il suo rifjuto degli «eccessi» manifesta-tisi nelle altre grandi letterature europee: essi cercarono di recuperare alia nostra eultura gli aspetti piú «negativi» ed estremi della tradizione romantica e nello stesso tempo si scagliarono contro il provincialismo della nostra eultura risorgimentule, contro il tomanticismo languido, esterioie, superficiale de! Prati e dell'Aleardi, contro gli orizzonti politici conservatot i e il moralismo che si erano subito imposti nel nuovo Siato unitario. Gunrdarono la realta in modo diverso, percependola non piú come processo organico omogeneo e coerente, orientato verso uno sviluppo progressivo (come era apparsa a Nievo e come, in modo diverso, continuava ad apparire a De Sanctis), bensi come congerie di fenoméni, frantumata e contraddittoria, insidiata dal male e dal caos (mentre negli stessi oggetti della tecnica e della scienza si insinuava il mistero). La realta fi-sica veniva confrontata con quella psichica, con gli effelti della sensibilita e della malattia: l'osservazione del nuovo mondo cittadino, del suo rapido e tur-hinoso sviluppo, si intrecciava alia tivelazione del iantastico, all'emergere di casi strani, bizzarri, inquietanti. Al fondo di tutto ciô e'era la convinzione che ľarte c ľartista fossero estra-nei ai canoni borghesi, emarginati da una societa dedita a uno sviluppo turto materiále: a tale emarginazione gli scapigliati rispondevano negando il valore tradizionale della bellezza, rivendicando scandalosamente il legame del bello tt>n IVorrendo», consumando le proprio Stesse esistenze in esperienze nuove IíeĽí,JptTO tkl !irHiiřin;.icÍpmo dí una pealtÄ i'MitrfsdditEüiiß ■ i ' i "il.-tl: TT« Epoca o La nuova Italia (1861-1910) e sconcertanti, vivendo spesso alia giornata, minati dall'alcool e dalle malattie, senza nessuna cura di sé, nelle osterie e nei luoglii di ritrovo. Impressionando i íriesacDiialiia benpensanti, l'artista scapigliato mostrava ciriicamente la «miseria delia poe-e«mi«r« sia», rivelava attraverso la propria vita come essa fosse ormai priva di quelle Jells p>xsia» funzjoni ufficiali clie ancora aveva nel Risorgimeuto: la forza eversiva dell'arte si reggeva propito su questa sua inessenzialitä, su questa perdita di autorizza-zione sociále; ma nello siesso tempo si affacciava nell'artista scapigliato un'o-stiuata nostalgia di valori e di forze ideali, di qualcosa di grande clie purificasse tutta la sua «misera» esperienza. Ne derivava un atteggiamento contradditto-rio: a una pratica di vita mondana, laica e libertina, si mescolavano spesso ane-liti religiosi, nostalgie per perdute e rassicuranti certezze. La Scapigliatura non si tradusse in un vera e proprio gruppo organizzato: il suo momento pití intenso, nella Milano degli anni Sessanta, coincise con una serie di spontanei contatti e scambi personali tra alcuni giovani scrittori, per i quaJi ľessenziale punto di riferimento, vero maestro di ribellione, di impegno artistico, di curiositä cultural] tu rappresentato da Giuseppe Rovani. 9.2.4. l^a Scapigliatura milanese degli anni Sessanta. Cktto An ifihi Un ruolo di profeta, di disordinato e poleniico propagandista delia Scapigliatu- ra, spetta al rnilanesc C1.ETT0 Ariughi (pseudonimo di Carlo Richettt, 1830-1906). Ma la piú ampia varieta di interessi e di curiositä, di aperture alia contempo-Igmo Ugr' ranea letteratura europea, bruciata in una breve esistenza di «ribelle», si rivela nel-Tarcheni ľopera di IoiNIO Uoo Tarchf-TTI. Nato a San Salvátore Monferrato, Alessandria, nel 1839, egli dovette partecipare, come militare. alia repressione del brigantaggio nel Meridione subito dopo ľunitä; poi, abbandonato ľesercito nel '65, visse misc-ramente a Milano, minato dalla tisi, fino alia morte avvenuta nel 1869. Tutta la sua esistenza ě segnata da qualcosa di cupo e di disperato: nel suo com-portamento e nella sua stessa scrittura si riconoscono fortissimi elementi romantici, awertibili soprattutto nelle poesie, clie apparveto postume nel '69 col titolo Disjec-Le opere ta. Piú interessanti sono pero le sue opere narrative, racconti umoristici o fantastici, narrative- . ehe descrivono casi stráni e bizzarri, e tre romanzi: Paolina (1865), Dramini di vita militare, 1866 (in volume con il titolo Una nobile follia), opera fortcmentc antiinili-tarista, e Fosca (1869). Quesťultimo romanzo í ccrtamentc ľopera piú riuscita e in-tcressante di Tarcbetti: vi si racconta la storia inquictante dell'amore di un perso-naggio, cbe parla in prima persona, per una donna di singolarebruttezza e di sottile sensibilita. Emilia Kraju Nelľopcradi Emilio Praga il persisteredi nioddli romanticiedilegami con la tradizione italiana si intreccia con ľaspirazione a confronrarsi con la piú moderna poesia europea (in primo luogo Baudelaire). Nato ne! 1839 a Gorla (presso Milano) da ricca famiglia, egli fu pittore e poeta. Dopo aver pubblicato nd 1862 la raccolta poetica Tavolozza, fu in stretto rapporto con Arrigo Boito, collalx>rando con lui alia fase piú acuta delia battaglia «scapiglia-Le opere ta ». Consumato dall'alcool e dalla sua esistenza dissipata, morí a Milano nel 1875.1! suo libro di poesie piú significativo ě Penombre (1864); postumi apparvero la raccolta Trasparenze (1878) e il romanzo Memorie del presbiterio (1877). Poesia e realiä Nella sua soggettivitä ribelle e inquieta, Praga mira a confrontare continuamen- 9.2. Scapigliatura e cuntomi 771 tela poesia con la «realtä», a inglobare nel linguaggio il« vero», rinnovando l'oriz- zonte cspressivo, ma nello stesso tempo svalutando la funzione del poeta. Pur guar- dando alle nuove csperienze europee, Praga non riesce ad abbandonare dd tutto il Una ribellione grande modello del lombardo Manzoni: e convinto di vivere ncll'ora degli «ante- tocompiut» cristi», quando «Cristo ě rimorto »; si scatcna in tirate di violento anticlericalismo e ccrca espressioni di morbosa scnsualita, ma nella sua ribellione si sentebloceato da molteplici ostacoli. II «vero » che egli vuole rappresentare si ttasfigura in efletti pft- torici, in sfumature di colore, in sottili evanescenze, Assai diversa da quella di Praga fu la vicenda intdlcttuale e umana del suo com- Arrigo Boito pagno delle prime battaglic scapigliate, Arrigo Borro, nato a Padova nel 1842 da un pittore veneto e da una contessa polacca, e passato a Milano nel '53 per compie-re studi di musica. Giä all'inizio degli anni Sessanta egli ě impegnatissimo nell'atti-vitä musicale e letteraria, nella quale mctte a frutto una cultura ricca ed cclettica. Ardito sperimentatore, Boito intende farsi interprete di una umanitä proicttata verso il futuro e svincolata da tutti i valori tradizionali. Egli da il meglio di sé proprio negli anni Sessanta, con la sua poesia piú esplicita- Poesia scspigiiata mente «scapigliata» (i migliori componimenti saranno raccolti nd Libra dei versi nel 1873), con il singulare poema narrativo in metri diversi Re Orso (1865) econ l'o-pera Mefisto/ele (1868), di cui scrive sia la musica sia il libretto, tratto dal Faust di Goethe. Piú tardi egli divicnc il rappresentanre piú prestigioso e « ufficiale » del mondo musicale e artistico italiano: questa sua ascesa cutmina nella collaborazione con Verdi, nei libretti deü'Otello e del Falstaff (cfr. 8.7.5). La poesia «scapigliata» di Boito si caratterizza per un umorismo macabi'O e Un timorismo grottesco, che poggia su una costante percezione della dualita e contraddittorietä macabro del mondo, dell'intreccio tra il bene e il male, Pangclo e il demonio, il sublime e il ri-dicolo, l'alto e il basso. Rispetto a queste forze contrastanti il poeta si pone come un giocoliere, che segue tutte le sfasature dellessere, che con la parola e con la musica vuole afferrare un senso in continuo movimento, cercando di coglieme gli echi piú remoti; e per questostravolge, picga e awiluppa suse stesso ogni segmento del reale. Di qui il pericolo di un'ecccssiva freddezza da sperimentatore: una sorta di cini-co ghigno finiscc per stcrilizzare anche gli atteggiamenti piú provocatori, per tra-sformarli in qualcosa di manieristico, di troppo recitato. 9.2.5. Carlo Dossi tra vita e letleratura. Carlo Dossi condivide con la Scapigliatura soprattutto la ribellione alle tra- lnnrwiAi* dizionali forme lettcrarie, die lo porta a rompere (nell'ambito della prosa) gli linsciEtka schemi linguistici dominanti nell'Italia del tempo e a elaborare un linguaggio e umorlsm" originalissimo e sottile, carico di colore e di tensione senza inseguire a tutti i co-sti la modernita: prendendo la via della piú scintillante invenzione linguistica, egli si riallaccia infatti a quel Hone espressionistico che aveva avuto lunga e sot-terranea vita nella nostra letteratura, e che egli sentiva particolarmentc forte e affascinante nella letteratura lombarda, da Maggi a Porta, dove si accompa-gnava a una vigorosa attenzione alia realtä (cfr. 6.1.9 e 8.2.3). In questa sua ri-volta stilistica ha tin ruolo essenziale l'arma dell'umorismo, che rivela un'ambi- Tra gua partecipazione alia materia della scrittura. Differenziandosi dagli scapi- e defommiionc gliati della prima generazione, Dossi evita la troppo diretta manifestazione dei fiabesca 1 Lfc Note azzutre La carriers diplomatics L'AitrieH-nero St! biHftfn RjevocäKtone dellr m funds 772 Epoca 9 Langova Italia (1861-1910) sentimentieclelle passioni: cerca un'arte piú sottileesegreta, che si accosti alia realta attraverso una raffinata manipolazione del linguaggio; intreccia inesauri-bilmente la rappresentazione realistica, piena di concretezza e di colore, con la deformazione tantastica, surreale, fiabesca, che dilata gli oggetti e Ii trasporta verso spazi impensati; svolge una critica corrosiva agli schemi illusori su cui si basa la vita dell'uomo, alio anificiose finzioni della vita sociále, e insieme trac-cia inimagini di comportamenti idcali, animati da una raffinata sensibilita e da un sontuoso #usto estetizzante. Carlo Alberto PisanxDossi (che si sarebhefirrnato solo Carlo Dossi), era nato nei pressi di Pavia II 27 marzo 1849 da ricca famiglia: fin da bambino aveva mo-strato intcrcssi letterari; giovanissímo, ebbe vivaci contatti con I'ambientc culturale milanese. Dopo i due romanzi, L'Altrieri (1868) e Vita di Alberto Pisani(i8yo), che costituiscono i suoi precocissimi capolavori, egli si impegnó in opere in cui si in-trecetavano alcuni temi costanti, e in cui i brandelli della sua cspcrienza, le tcnsioni opposte della sua personalita e della sua scrittura miravano a comporsi in una sorta di equilibrata sintesi. Un intcressantissimo documento dello statu magmatico dei suoi progetti, delle sue aspirazioni, dei suoi giudizi, ě costituito dagli appunti, rac-colti per gran parte della sua vita in quaderni dai togli azzurri, cheebbcro poi il tito-Iq di Note azzutre. Tutta la sua giovinezza fu scgnata da una sorta di diffícoltá de! vivere: la letteta-tura e la famiglia gli sembravano altrettanti rifugi, capaci di proteggerlo contro que* sto disagio (ed essenziale fu per Iui 1'amore per la madre). Nei 1872 inizió la carriera diplomatics, lavorando a Roma presso il Ministcro degli Esteri- ma alia fine dell'an-no, alia mořte del padre, abbandonó quel posto e passó alcuni anni tra Milano e la campagna lombarda; nei '77 riprese la camera diplomatica, tornando a Roma c as-sumendo vari incarichi, ma senza interrompere l'attivita Ictteraria. Dopo la pubbli-cazione di Amori (1887), mise praticamente fine al suo lavoro di scrittorc e si con-centtó esclusivamente ncll'attivita pubblica, Nei 92 sposó Carlorta Borsari, da cui ebbe tre figli; fu poi console in Colombia e tra il '95 e il '96 ambasciatore ad Atenc. Andato in pensione nei tgor, si dedico alia collczione di oggetti artístici e archeolo-gici. Mori il 16 novembre 1910. La ncerca espressionistka diDosn. Col breve romanzo ĽAltrieri-ttero su bianco, pubblicato a soli diciotto anni tiel r868, Dossi rivela la forza di uno stile inconsueto, ehe si immergc nella rie-vocazione delľinfanzia e delľadolescenza (un tempo ehe, come rivela il titolo, per ľautore non e nemmeno tanto lontano): la narrazione, in priina persona, segue alcuni episodi delia vita dí Guido Etelredi, alter ego delľautore, attraverso il quale i rícordi reáli dei Dossi si deformano, traducendosi in qualcosa di fantastico, di artificiale. Uuifanzia si presenta qui come un caldo e fascinoso mondodi figuríne coloratissime, comefelicitä originaria (assieurata dal legatne con la madre) in cui, a poco a poco, il protagonista seopre pero 1c prime pre-senze dei dolore e della costrizione. La serittura ě retta da un lessico riechissi-mo, in cui agJt elementi toscani si intreccíano forme lombarde e di altre aree re- Siogtítfia 1 9.2. Scapigliaruľa e díntomi 773 gjonali, parole rare e letterarie, termini che designano oggetti conereti e minuti, vere e proprie invenzioni Iessicali. II furore espressionistico del linguaggio delľ Altrieri andô parzialmente ri-ducendosi e modificandosi neglí seritti successivi: ľinvenzione linguistica e il rifiuto dei modi banali e tradizionali delia prosa rimasero costanti, ma lo serit-tore mirô poi a un equilibrio piú «poetico», a una scrittura meno aggrcssiva e piú compiaciuta nella sua stranezza. Una forte carica polemica anima comun- ViuMAibt.no que anche la Vita di Alberto Pisani (1870), storia delľeducazione letteraria e p"m> sentimentale di un personaggio ancora autobiografico (come rivela lo stesso nome), ma distanziato grazie alľuso della terza persona e alľimmissione di biz-zarri elementi fantastici. La memoria si pone qui come memoria «da penna d'oea», esibisce continuamente il suo carattere artificioso; il processo stesso della scrittura - che vede il protagonista ansioso di raggiungere, attraverso la scrittura, una donna capace di conferire un senso assoluto alia sua vita - é sot-toposto a una cotrosiva irónia, a un continuo spostaifiento di piani. La biografia dello scrittore, il pcrcorso della sua formazione, ě all'insegna dell'meuitudi-ne, delľincapacítä di partecipare alia vita sociale, che egli guarda sempře da lontano, appartandosi sempře piú. Ľesistenza e la scrittura appaiono come realtä che sfuggono a ogni prevísíone, che si muovono sempre in direzíoni diverse da quelle che si vorrebbe loro imprimere. Mettendo insieme una serie di brevi raeconti, deserízioni e riflessioni, Dossi míra a eostruire una galleria di figure e di atteggiamend «negativi»: nei Ritrattiuma-mt dal calamaio di un medico (1873) egli manifesta turroil suo«malumore»verso la razza umana, verso i suoi incongrui e irrazionali comportamenti, ricorrendo -alia sua corrosiva invenzione linguistica. Dalle figure niaschili Dossi passa poi, con piú U Aesinciw in A ambigua aggressivitä, a una serie di figure fcmminili nei raeconti e nelle divagazioni de La desinenxa in A (1878). La scrittura, per Dossi, rivela la propria piú autentica natura nei suo stesso mate- Altane onr-ce rialc divenire, in quanto nasce dal coagularsi di gocce d'inchiostro (il volume Goc- minor! de d'incbiostro, r88o, riunisee alcuni raecontini e bozzetti stravaganii e marginálii: nei momenti migliori essa concentra in sé la piú ricca densitä di idee, di sensazioni, di risentimenti; ma talvolta sembra fermarsi ai margini dcllc cose, risolversi in svo-lazzi esteriori e origináli, E ancor piú debole essa si rivela quando tenta di disegnarc ľimmagine utopistica di un mondo «buono», govemato da Ieggi paradossali e feli-ci (si vedano i due seritti // Regno dei Cieli, 1873, e La Colonia Felice-Utopia Urica, 1874). Ma, quando ormai si stava immergendo nelľattivitä diplomatica, Dossi si Amori: congedô dalla Ictteratura con un deüzioso ed elcgantissimo volumetto, Amori autobiografia (1887), che si presenta come punto di arrivo della sua costante ricerca di un nesso m*""""* tra scrittura e ťelicítá amorosa: Dossi traccia una aerea autobiografia amorosa, sc-guendo ]a storia di tanti legami affettivi evanescenti e inafferrabílí e delineando figure femininili reáli, immaginarie o eťfimcrc; e il rtcordo di queste lievi presenze lo accompagna in un'ascesa nei cieli del paradiso, verso tm amore in cui «ritornano, si rinfrescano, si riassumono» tutti gli amori passati. La prosa si arriechisce qui di Icg-gere movenze Iiriche, di delicate vibrazioni, di eleganze estétizzanti, allontanandosi dal suo furore espressionistico piú tipico. Finalmente lo scrittore si abbandona alle piú sfuggenti manifestazioni delľamore. Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) 9.2,7. La Scapiglialura democr&tica. AdesiotK Esaurita la spinta sperimentale della prima generazione lombarda, ľatteggia- aiía piobJemmicíi mento ribelle della Scapiglialura animo poi un gruppo di scrittori č di intellettuali sociále Ji varia originc, assai sensibili alla problcmatica sociále, attenti alle continue tra-sformazioni che lo sviluppo industrialc creava in Itália e in particolare a Miláno, im-pegnari a denunciarc ľcgoismo dei ricchi e a difendere i poveri, gli spostati, i reierti, gli abbandonati, íl «GfľjEíHtijio Organo battaglicro di questo gruppo fu il «GazzettÍno rosa», fondato a Miláno rosa* nel 1868 da Achille Bizzoni (1841-1903) e da Felice Cavallotti (cfr. 9.1.5): nelle sue pagine si csplico ľingegno critico di Feuce Cameroni (1844-1913). Alľorien-í,ít narrativň tamento della Scapigliatura democratica ú legarono Ja produzione di Cletto Arri-ghi (cfr. 9.2.4); la narrativa violentemente antimanzoniana di Cesare Tronconi (1842-1894), autore del romanzo Passione maledetta C1875); la convulsa narrativa popolaredeU'anarchicoepoi socialista Paoi.o Valéra (1850-1926)^ cui ricordia-mo il roman zo Alla conquňta del pane (1882; sul Valéra, cfr. anche 9.8.4). Pompeo Bettini Lontano dalla earica aggressiva deglí scapigliati, ma impegnato attivamcnte, nella Miláno di fine Ottocento in favore della causa socialista, fu il veronese Pom-peo Bettini (1862-1896), a cuí si deve una varia produzione poctica.giornalistica, teatrale: la sua poesia rivela origináli accenti di delieato realismo. 9.2,8, La Scapigliatura piemonlese. Dí una Scapigliatura piemontese si puó parlare a proposito di alcuni aspetti della vita culturale torinese maniíestatisi giä negli anni Cinquanta. Giovanni Una rkerca poetka legáta agii orientaraenti dei primi scapigliati é quella di Gio- Címcnuia vanni Camerana (1845-1905), motto suicída dopo una camera dí magistrate e una vita nutrita di vari interessi letterari e artistici {la raccolta dei suoi Versiíu pub-blicata postuma dagli amici nel 1907). Nella poesia. di Camerana, autore anehe di notevoli disegni di paesaggi, si presentano spunti pittorici, immagini di nátura )ic-che di evanescenti sfumature, percorsc da luminose analógie, dietro le quali si an-nunciano richiami religiosi e cupi segni funebrí: specíalmcntc negli anni piú tardi, dopo il 1885, i suoi versí rívelano contatti con modelli francesi (nell'orizzonte del simbolismo); maogni rase delia suaattivitäecarattcľiKzatadallaricerca di una mu-sicalitň leggera, dai tôni smorzati e sospesi. Nelľambito della prosa si svolge il lavoro del torinese Roberto Sacchetti Giovanni (1847-1881). Ma una miglíore riuscíta stilistica trovíamo in Giovanni Faldella Fúdéh (1846-1928), di Saluggia, presso Vercelli, giornalista. deputato e senatote: la sua «irregolaritä», tutta di tipo stilístico, tende a frantumare la reakä in una serie di dementi di colore, in forme linguistiche di diversa origine. manipolate con diveitita Un arguto indiffcrenza, senza la earica radicalecaratterístkadiDossi. Ricordiamole sue prose eapressbuiamo gíornalistiche/1 Vienna, Gila con il lapis (1874), Komaborghese (1881), e, tra leope-re narrative, Un serpe (1881-84), Madonna difuoco s madonna dineve (1888). Stret-tamente legato al modello stilistico di Faldella, anchc se con una piú ampia prescn-za di elementi sentimentali, e il vercellese Acmille Giovanni Cagna {1847-1931) 9-3- Carducci e íl classicismo Gassimmo í." [radáiiine 9.3.1. íl titorno del classicismo. Anche nella fase di maggiore diffusione del Romanricismo, le tenderize classicistiche non erano mai venule meno nella nostradetteratura: ľeducazione scolastica contribuiva fortemente a mantenere in vita una cultura legáta, anche se in modo piuttosto esteriore, alia tradizione classica, alio studio dei latini e anche dei greci; e poeti come Monti, Foscolo, Leopardí ollrivano ancora origináli modelli di linguaggio legato alla tradizione. Nel processo di formazíone dello Stato unitario e nello svilupparsi di una nuova realtä industriale, il classicismo ridusse fortemente i suoi caratteri illu-ministici e razionalistici: si pose esclusivamente come rivendicazione di una se-colare ttadizione, come affermazionc di continuitä della cukttra nazionale, come rifiuto di un troppo impegnativo confronto con la nuova cultura europea. Dal classicismo la nostra borghesia ricavô una sorta di repertorio di figure, di nozioni, di temi, sterile e chiuso in se stesso, legato spesso a una rivendicazione provinciale della presunta grandezza italiana. Con Carducci il classicismo si impose come supremo modello di comunicazione poetica proprio perché fu recepito dal pubblico in una prospettiva retorica e nazionalistica. Intorno al i860 il rilancio de! classicismo si spiega pero anche con ľormai diffuso fastidio per il Romanricismo fumoso e convcnzionale. Contto questo Romanticismo il classicismo esprimeva tin'esigenza di realismo, proponendo un ritorno alla rappresentazione della realtä, ma in termini mediati attraverso lo schermo delle forme classiche; la realtä a cui esso mirava era quella cataloga-ta e contľollaia dal linguaggio dei classici, anche se vi venivano incorporati piú diretti rilerimenti alia vita quotidiana contemporanea, e ne risultavano esclusi gli aspetti piú arcaici e convenzionali della tradizione. Un caso a sé - un esempio di spontaneo e discrete rapporto con 1a tradizione GiaĽomo Zwtiitlla ciässicisHca - costituisce ľopera del prete vicentino GlACOMO Zankii.a (i8zo-í 888): nella sna poesia un sincero spirito religioso si associa a un altrettanto sincero patriotrismo e a una cauta apertura al progresso scientinco (molto celebre ľodc So-pra una conchiglia fossile, del 1804, apparsa nella raccolta dei Verši, 1868). Ma i suoi risultati migliori si hanno quando egli presents le ioímagini di una serena elimitata vita provinciale, a contatto con una nátura quieta e misurata fsoprattutto nei sonetti dcW Aslidello, 1884). l.n repci-tono U31 rejtlisrrro T 77< Epoca y La miova 9,3.2 Vita di un poeta-profensore: Giosue Carducci. L'infiuuEui Nelľespericnza di Giosue Carducci ebbero un peso ŕondamentale ľinŕanzia e itwĚmmasiií la prima adolesccnza passatc in Maremma, a contatto con una nátura dalle tinte fořti e accese, con un mondo campestre chc suscitô in lui un cumulo di sensazioni immediate e vigorose e un sensodi vitalita e di rude energia, alimentando il suo spirito ribelle e aggressivo. Nato il 27 Iuglio 1855 a Valdicastello, in Versilia, Giosue vísse dal '38 al '49 in Maremma, ove, come medico condotto, lavorava il padre, abkando Glisiuíli a Bolgheri e soprattutto a Castagneto. Lífcce i prim] studi e le prime letture, stimo-late soprattutto dal padre, dotato di buona cul tura classíca c molto eurioso delia let-teratura comemporanea, di idee liberáli, ma piuttosto autoritario nel contesto fa-miiiare. Nel 1849 il padre perdette la condotta per le sue idee politichc e la famiglia dovette trasferirsi a Firenze, dove Giosue frequento lescuole dei Padri scolopi: ne! 185 5 fu ammesso alia Scuola Normále Superiore dí Pisa, da dove uscí nel '56 laureáta in fílosofia e in filológia. In questo periodo universitario soggiornó anche in vari centri rurali delia Toscana, dove il padre escrcitava la sua professíone, c tornô spes-so a Firenze: qui partecipô alia societa degli « Amtci pedanti», ehe in modo duramen t e polemico mirava a una restaurazione del classicismo, contro tutte le tenden-zc roman tiché e modernizzantí. Nelľanno scolasrico 1856-57 insegnô nel ginnasio di San Miniato, dove gli amici !o convinsero a stamparc la sua prima raccolta di Rime; la sua situazionc familiare, tipicamente piccolo-borghese e segnata da sacrifici e difficoltä, diven ne ailora particolarmente dura, anche in seguito a due gravi di-sgrazíe: il suiridio del Iratello Dante (novembre 1857), di cui aleuni attribuirono la responsabilitä al padre, c la morte del padre stesso (agosto 1858). Giosue dovette L'attívjiä farsi carico delia madre e dclľaluo fratello e si arrangiô eurando varič edizioni di editorial1*! classici ualiani per ľedilore Barběra di Firenze e impegnandosi in studi filologici; nel 1859 sposó Elvira Menicucci, ehe conosceva giä da aleuni amii, e alia fine del-ľanno ne ebbe la prima figlia, Beatrice {ebbc pOÍ altre due figlie e il piccolo Danie, mono nel 1870). GJi eventi del 1859, con la guerra in Lombardia e con la caduta del governo Ľtnsegnameiuo granducale toseano, suscitarono Íl suo entusiasmo. Nella nuova situazione, fu subí-to nominato professorc nel Hceo di Pistoia, dove insegno nelľanno 1859-60. Con decrcto del 26 settembre i860, fu nominato professore di cloquenza italiana (piú tardi chiamata letteratura italiana) nella rinnovata universita di Bologna. Trasferi-tosi con la famiglia a Bologna, pur tra molte difficoltä economiche e pratiche, si immerse in un intenso Iavoro di insegnamento e di ricerca crhica e filologica (a questi primi anni universitari rlssIgono i suoi piú riusciti seritti storici e erítici). La delusio-La síagíoiic ne per la politica praticata dalla classe dirigente del nuovo Stato unitario (specie per jpacofaiiw ciô ehe riguardava il completaniento del processo ďindipendenza e la liberazione di Roma}, Íl malessere e ľinsoddisfazione per la sua condizione economica c fami-liare, le stimolanti letture di qucgli amii (soprattutto di storici repubblicani ŕranec-si, come Michelet e Quinet, e di poeti romantici laici c radicali, come Heine), lo spinsero su posizíoni di tipo giacobino e repubblicano, con acceso e violento tono polemico, con un anticlericalismo furente e viscerale, fino ad atteggiamenti anar-chici e socialisteggianti. Questi suoi atteggiamenti suscitarono vari interventi re* pressívi da parte delle autorita (e tra ľaltro nel 1868 Carducci fu sospeso per due mesi e mezzo dalľínsegnamento). 9.3. Carducci e il classiänmo 777 Nel 1870 la sua víta fu fitnestata da gravi lutti: dalla peľdita delia madre e del fi- Poeta di successo-glioletto Dante; ma al dolore e alľinsoddisfazione esistertziale si accompagnarono il successo di pocta (notevole giä con la raccolta delle Poesie del 187í) t una sorta di ri-piegamento su se stesso e ľaffacciarsi di nuovi desideti ed esperienze. Nel 1872 íni ziô una relatione amorosa (durata fino al '78) con una donna piena di ambizioni in-tellettuali, chc era entrata in rapporto con lui attraverso uno scambio epistolary: Carolina Cristoforl Piva (1837-1881), mogliedi uncolonnellodclľesercito(chiama ta Lina o Lídía nelle lettere e in aleune poesie). Nel 76 fu candidato democraticoal- Ľadesiom-le elezioni parlamentári: ma il suo giacobinismo andava progressivamente ríducen- aila monarchia dosi e annacquandosi, e, dopo la liberazione di Roma, egli si awíava ad accettare il ruolo delia monarchia di Savoia come garante delľunitä italiana. Giunse cosi a uno spettacolarc cambiamento di posiztone (simile a qucllo di mol t i personaggi di origi-ne democrat ica c repubblicana e di ampi settori delia massonerta, a cui egli era affi liato): e la cosa fu favorita dal fascino ehe esercítava su di lui la figura delia regina Margherita (ehe vantava euriositä intellettuali) e dali*apprezzamento chc cssa manifesto per la sua poesia. Dopo un incontro con í sovrani in occasione di una loro vi- Vate deli'ltalia sita ufficiale a Bologna nel novembre del '78; serisse un'&de Alia regina ďltalia^ e in- umbertina torno al r88o infittí i suoi riconosciraenti alia monarchia e cercô semprc nuove oc-casioni di celebrazíoni ufficiali (sia In poesía, sia in discorsi di circostanza di vario ti-po). Adcríalla politica «forte» di Crispi, nutrendo una erescente awersione per il socialtsmo e ponendosj come «vate» ufficiale ddľltalia umbertina; nel 1890 fu nominato senátore del Regno. Il suo carattere impetuoso q risentito restsva pero do- Gil ultinit jumi minato da desideri e makimori e attírato da nuoví sentimenti amorosi (come queilo per la giovanc poctessa Annie Vivantt, 1868-1942); ma, nonostante ta celebrita, visse tctiamcntc gli ultimi anni. Presso ľeditore bologncse Zanichelli euro I'edizto-nc completa dclle sue Opere (1889-1905); nel 1904 Iasció ľinsegnamento e ncl 1906 vide consacrata la sua posizione di poeta ufficiale dclla nuova Italia col premio Nobel per la letteratura; morí a Bologna, per un attacco di broncopolmonite, il 16 feb-braio 1907. 9.3.3. Le raccolie poetické del Carducci. Ě abbastanza difficile seguiie lo sviluppo delía poesia del Carducci attraverso le raccolte da lui edite, perché egli organizzo i suoi componimenti piú volte e in módi diversi, dandone solo relativamente tardi una sistemazione generále e definitiva (nelTedizione delle Opere), ebe non corrisponde predsa-mente aU'ordine con cui egli pubbltcó le prime raccolte, e che si basa insieme eriteti cronologiciesu distinzioni di«gcoeri»: componimenti contempora-nei e dai caratteri molto simili possono quindi trovarsí in raccolte diverse. Dopo kpubblicazione, nel J857, delle Rimegiovanúi {ávíte Rimedf Satt Minia-to\ la prima organica raccolta del Carducci fu quella, in quattro libri, dei Levia Gravia (titolo latino> ricavato da Ovidio, che indica un insieme di poesie leggere e di poesie graví), pubblicata nel 1868 con lo pseudonimo di Enotrio Romano. Nel 1871 uscí un volume dal titolo Poesie, in tre parti (di cui la prima, Decennalia, com-prendeva le poesie politicbe del decennio 1860-70, la seconda si intitokva ancora Levia Gravia, la terza juvenilid, cioě poesie giovanili): dopo il successo di questo volume, apparveronel (872 tePrimaver&ellertiche, dedicate a Lidis e basate su tuťele- U raccolte dd::iiíivi:i Bibliogľafia caiducciarta 77§ Epoca 9 La nuova italia (1861-1910) gante riprcsa di modelli antichi (e passare poi nella raccolta delle Rime nuove); nel 1873 apparvero lc Nuove poesie diEnotrio Romano, con quarantasei componimenti di vario tipo; nel 1877 uscí il primo libro di versi costruiti secondo gli schemi della metrica barbara (cfr. generi e tecnjciie, tav. 128), lc Odibarbare (a cut seguirono nel 1882 le Nuove Odi barbare e nell'89 le Terze Odi barbare). Nel 1882 nsciva la raccolta intitolata Giambi ed Epodi, che inchtdeva gran parte delle precedenti poesie polemíche e giacobinc (il titolo si riferisce a un verso e a un tipo di componimenro usati dai ciassici per una poesia polemica o moralistica); nel 1887 venivano pubbli-cate le Rime nuove (nelle qualí confluiva il meglio della precedente poesia non «barbara»: la parola rime indicava appttnto che i componimenti si basavano sui GENEM E tecniche t*v. i28 9,3. í.iiľuu u.xi e jj ckssiciňmo Metrica barbara Data la diversa natura della versificazione romanza rispetto a quella greca e latina (cfr. generi e tecniche, tav. 19), č estremamente difficile riprodurre in qualche modo nella poesia volgare gli schemi c le forme della metrica antica; ma, a partire dall'Umanesimo, si annoverano numcrosi tentativi di rimettere in uso i metri ciassici. Questo tipo di poesia e di metrica tu chiamata barbara da Carducci, che nelle sue Odi barbare tento di metterne a punto alcune forme (cfr. 9.3.3): il termine ríwsWíriniendcva sottolineare il fatto chequella riprodu-zione dei metri ciassici poteva essere solo approssimativa e parziale, come inun tentativo fatto da «barbari» di appropriarsi delle forme dassiche. Due sono stati gli orientamenci di coloro che hanno tentato qucsta difficile impresa. Alcuni hanno cercato di ricreare una vera e propria metrica basata sulla cjuantitä, attribucndo valore quamitativo alle sillahe volgari (considcran-dole lunghc o brevi come quelle latine), in modo da riprodurre direttamente i piedi dei versi antichi: il primo a fare un tentativo in questo senso e stato Leon Battista Alberti, in occasionedcl Cerlame coronario (cfr, 3.2.1), seguito nel Cinquecento da Claudio Tolomei e altri (cfr. 4.6.8). Ma la natura stessa della lingua volgare rendeva questi tentativi insoddisfacenti: cosi, tra Cinquecento e Sette-cento ci íurono vari csperimenti, sopratlutto nelľambito della lirica, orientati a riprodurre non la dirctta scansione metrica dei versi anrichi, ma il loro rilmo, attraverso asi e uombinazioní cli versi volgaii che riproducessero il ritmo risul-tante dalla lettura moderna dei versi antichi. Carducci riprese e perťezionô quesťultimo metodo, eliminando completa-menre ľuso delia rima; ma il suo contributo piú originale fu costituito dalla in-dividuazione di una forma per i due versi fondamentali della poesia latina, che avevano un numero variabiie di stllabe, Xesametro e il pentametro (rispcttiva-mente di sei e cinque piedí). La poesia barbara di Carducci, con !c varie imita-zioni che la seguirono alia fine delľOttocento e alľinizio del Novecento, con ■ tribuť alla rottura degli schemi srrofici e ritmici della tradizione poerica, alia ri-cerca tli nuove forme non codificate, alla variazione della misura del verso, in-dirizzando la serittura poetica verso nuove forme di verso libera (cfr. generi ľ TECNICHE, tav. 140). metri della tradtzione romanza) e ne! 1893 la raccolta definitiva delle Odi barbare (ehe rmntva i test! delle tre precedenti raccolte); nel 1899 "sciva ľultima raccolta Ríme e ritmi (che inchtdeva sfa poesie basate sulla metrica italiana, sia poesie t sulla metrica barbara, chiamate riimi). 9.3.4. Svolgimento e earatteri della poesia cürdneciana. La poesia di Carducci si articola in piú momenti, f iconducibili alle diverse esperienze umane e ai diversi orientamenti ideologici dell'autore: ma resta sempře fedele a un ideale di classicismo fiero e vigoroso, a un rifiuto della «va-porositä» e de! languore sentimentale romantico, alia ricerca di un equiiibrio «ideale», che vuol essereespressione di una umanitäsana eoperosa. Carducci mini costantemente a una letterattiia che si aecosti aila realtä e si opponga a ogni dissoluzionc delle forme tradizionali, che «rcstaoii» i grandi modelli del passato confrontandoli con le esigenze del presente. A questo bisogno di armonico equiiibrio si sovrappone pero uno spirito asproe«selvaggio»che glifa cercarel'urto, loscontro, la polemica: il richiamo della rttdevita campestre della Maremma, il ricordo del mondo della sua inlun-zia e della sua adotescenza, lo farmu scattaic a piú riprese contro il mondo politico e intellettuale, e lo indueono a eereare una vita diversa e piú libera, che non abbia nulla a che fare con i ritmi tetri e lend della sua vita di professore e di stu • dioso. Egli giudica i modelli ciassici lo smtmento idoneo a dar voce a questi im-pulsi e guarda al passato storíco come a una fonte di vigore, che la poesia deve risuscitare contro Jo squallore del presente, collaborando cosi all'autentico progresso deH'umanitä. Nei primi anni giovanili queste energie si incanalano nella rivendicazione dell'unitä ďltalia e nellescrcizio di un classicismo che si oppone testardamente a ttttte le forme della cultura contemporanea; ma subitu dopo il i860 egli rivitalizza quel classicismo collegandolo alla tradizione reptib-blicana, giacobina, anticlericale, esalta il«libero pensiero» che portu l'timani-tä verso un futuro ricco di nuovi ideali e di nuove possibilitä materiali, e si fa at-tento alla realtä sociale e alle genuine forze del «popolo». II celebre Inno a Satana (1863), che suscitö scandalo e diede luogo a varie polemiche, ha la forma di un'ode classicheggiante (principále modello sono certe odi de) Monti), ma ě una csaltazione del libero pensiero laico, che, riallacciandosi alla tradizione del paganesimo anlico, si ě liberato dui vincoli della superstizione religiosa e si muove vittoriosamente verso il futura. La poesia carducciana negli anni Ses-Santa e in gran parte degli anni Sett.mta si risolve (soprattutto nei Giambi ed Epodi, ma anchc in alcune delle Rime nuove) in un realismo classicistico, che si basa sit imniagini corpose e plastichc e fa irrompere negli schemi della poesia Iradizionalc frammenti di una materia nuova. «pezzi» di realtä fisica. Questo lealismo classicistico esplode nel modo piú violento Helle poesie politicise e sa-"tiche, che si riferiscono spesso a occasioni molto precise, ma raggiunge i risul-tati migliori in alcuni testi piú distesi e trionlanti (come nella «ripresa» tra i We libri dei Giambi ed Epodi, dal titolo Avanti! avantil, delfottobie 1872), o <....SSSKiSfn»; e rcrcflressti crjfirw b sqyaUOK conľriTtpWŕíŕ: EssiltaniŕJíK tlel išhŕlO l>c Renlismo rlimlrhrioa 1 7$o Epoca 9 La miova Italia (i86i-1910) in alcune evocazioni di immagini storiche o di accesi paesaggi naturali (soprat-Aucnzionc tntto in Rime ««oy 1a globalitá, l'esperienza poetica del Carducci si ri-proÍHiorefc solve non tanto in un'ultima vigorosa difesa della tradizione classica, ma piut-tosto in un suo impoverimento, in una sua ehiusura in un ambito nazionalistico e pccivincialc: di un simile classicismo, che manca di quel respire universale che ca; stterizzava il classicismo di Leopardi, Carducci riesce a fare tin modello 9.}. Carducci e íl classicismo PAROLE MV, '^9 Pamassianesimo/Parnassiatii Con qucste patole ci s< rifciisce agji scrittori che ncl secondo Ottocemo si oppongonoalla poetkatomantieae al scntimentaüsmo e nffermanol'impassi-bilitä aeirarte e la sua supertorild stu>ii eventi storici, rifacendosi alla bellezza classica (soprattutto alla scultura greca), in cui rawisano un modello di perfe-zione ideale e aslratta da opporre alla medioeritä della vita borghesc. II nome de] Parnaso, il monte di Apollo e delle Muse della milologia ciassica. fu assunta come insegna di un vero e proprio gruppo con la raecolta Le Parnasse contem-poraiii (Ii Parnaso contemporaneo), che apparvc nel 1866 e poi ancora ncl 1871 e 1876. Piü in genetale, col termine parnassiano si sogliono definire tutte le moderne forme di classicismo estc-tizzante, che mirano a tener lontana dalTarte ogni traccia della realta pre^ente e cercano forme preziose, gelide e impassibiti. « nazíonale», che si impone e resíste con successo nella media cultura borghc-se, fino agli anni del faseísmo: il suo successo testiinonia anche ľarretratezza di gran parte della cultura e delk dassi dirigenti dell'Itaiia postunitaria, e dá in ogni modo un'immagíne conereta delle aspírazioní, delle velleitä, delle incer-tezze di quel mondo. 9.3.5, Temi e tťsititatidei Carduccipoeta. In un saggio del 1910 Benedetto Ctocedefiní il Carducci « poeta della sto-ria », sottolineando il vigore delle sue rappresentazioni storiche, il pathos e il calore con cui la sua poesia sa cvocare momenti del passato, rierearne i comor-ni conereti, rilevarne la distanza e insieme recuperarne tutto il valorc umano e ideále. Questa dimensionc stolica della poesia del Carducci era per Croce un segno essenziale della sua sanita e classicitä, che egli contrapponeva alľirrazio-nale e alle « malattie » del decadentismo: egli soprawaíutava cosí il valore delle ricvocazioni carducciane, ma metteva comunque in evidenza uno dei temi piú costanti della poesia del maremmano. Le immagini, le situa/.ioni, gli incontri del presente sospingono sempře il Carducci verso il passato, verso momenti in cui fioriva una vita diversa, awertita come piú integra e vigorosa di quella at-male; in quanto tale, il passato ha un carattere « classico » e non presenta que-gli aspetti oscuri, mitici, fantastici, contraddittori, che avevano avuto un peso essenziale per la visione romantica della storia. L'attenzione del Carducci non va solo al mondo degli antichi, ai modelli della bcllezza greca e della «virtú» romana: egli sente il fascino anche di altre epoche, che peto riconduce sempre a quella prospettiva di impronta classica; e particolare attenzione egli presta al Medioevo comunale, vislo come esperieu-za di liberta, come grande espressione di virtu laiche, come vigoroso modello di vita repubblicana; ma molte poesie dediča anche alla rivoluzione fiancese (fino ai sonetti del Ca ira del 1883, compresi poi nelle Rime nuoceiy agli eventi piú vicini del Risorgimento italiano, c alle realtä piú diverse e iontanc. Ma questo culto della storia si lega anche a una visione del mondo tetorica e professorale: Carducci sembni volete a tutti i costi trascrivere nella poesia le impressioni e gli entusiasmi delle sue letture e dei suoi studi; le sue evocazioui si sviluppano spesso in modo sistematico, prendendo spunto da visioni di mo-numenti o di paesaggi, e si configurano come una appassionata ma meccanica illustrazione, paragonabile a quella che una guida turistica fa di luoghi e di no-mi incontrati nel corso di un viaggio. La poesia stolica di Carducci raggitmge un tono inconiondibile proprio a partire dalla sua origine libresca: nonostante le sue ambiziose intenzioni, essa finisce per rappresentare una storia degradaci. ridotta a misure borghesi e piccolo-borghesi; e risulta piú ielice quando la-scia trasparire gli umori personali delľautore, le sne rabbie c insoddisfazioni, i! sUo originario fondo paesano e popolare (come ad esempio in Ucomune ritsti-r°. 1885, telle Rime nuove). I risultati migliori del Carducci vanno cercati lä dove, sotto la scorza del c'assicismo e della retorica professorale, si rivelano il mondo semplice e selvag- id pflssffito tnedíocrífíi dei presente Ut'j TÍIJSCI'Uiľ w.kíitc 782 Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) 9.3. Cardocd c íl dasskdsmo 7S.3 La Maremma: gio della natura, il paesaggio maremmano dell'infanzia e adolescenza del poe-il passato ta, la vita popolate semplice ed elementare, improntata al lavoro e ai sani valori irfccuperabik famjijari e jngicme minacciata dalle forze ineluttabili della malattia e della mořte. Le imuiagini piú intense di questo mundo nascono dal confronto con la vita eittadma di Carducci professore, tanto diversa da quella vissuca in quel passato ormai irrecuperabile: la Maremma e il ricordo dcgli annt Li trascorsi vengono incontro al poeta con la forza di un mondo acceso e violento, ma nel quäle tutto siripete secondo ritmi eterni e immutabili, «ove solfia dal mare il maestrale». Un mondo Ě un mondo arcaico che la nuova realtä in movimento rende sempře piú lonta-arcaieo no e di cui la memoria vuole ostinatamente conservare alcuni bagliori vivacissi-c gcnumo jojajj. r^ jnfattj jl poeta riconosce le ragioni della sua iorza piú autentica e genuina. In alcune poesie (per quanto discontinue e piene di asprezze) Carducci riesce a fare della sua Maremma tmo clei paesaggi piú intensi e concreti della nostra moderna letteratura (si ricordino, tra le Kirne nuove, Idillio maremmano, 1867-72, e DavantiSan Guido, 1874; e, tra le Odi barbare, Sogno d'c-State, 1880). II mom In altre poesie delle Kirne nuove si insinuano sfumature piú intime e dolo-disiruuivo rose> uno sguardo inquieto al moto distruttivo che domina la natura, anche ncl-ddla natura je sue sem|,janze pju semplici e leggere: in primo luogo Pianto anlico (1871, Sulla morte del figlioletto Dante), Noslalgia (1874), Tedio invernale (1875): le im-magini della natura e del paesaggio esterno tracciano allora un tessuto di grigie apparenze, sembrano immergersi in ttna fosca caligine che riduce a nulla il sen-Un lingiiaggio so del vivere. In alcune Odi barbare il verso, lavorato con cura sottile, appro-cui«i c dokntc fondisce le «sue possibilitä di risonanza pensosa e dolente», il linguaggio si fa «piú brunitoe "fosco"»(W. Btnni), lastessa sintassi sembrascavarsientroco-lori grigi e di cenere: i risultati piú intensi sono dne componimenti del 1875, Tode Alla siazione in una matthia d'autunno e Telegia Mors-nell'epidemia dif-terica, e l'akra elegia Hevicata (1881). Anche in queste«barbare»permane tut-tavia il linguaggio classicistico, che spesso stride con lo sfondo realistico e con l'aspirazione del poeta a dar voce a un« tedio cheduri infinito», ad azzerateil suo stesso linguaggio. Questi limiti non si sentono piú in alcune Kirne nuove, che traducono gri-giore e malinconia in nitidissime ed elementar! immagini di natura, precise e oggettive, ma nello stesso tempo piene di risonanze segrete, che sembrano aprire la strada alla poesia del Pascoli; piccoli capolavori sono due testi del 1883: San Martino (la cui ricezione ě perö rovinatá dal troppo uso che se ne ě fatto nelle scuole) e Visione (in cui l'infanzia lontana si riaffaccia come qualco-sa di inafferrabile, senza spessore, «senza memorie, senza dolore, / pur come un'isola verde, lontana, / entro una pallida serenitä»). Questa aspirazione a « perder peso», ad annullarsi, contrasta singolarmen-te con la pesantczza, il vigore polemico, l'empito retorico della piú corrente poesia del Carducci: qualche prova originale si manifesta anche nell'ultinw raccolta Kirne e ritmi, dominata da testi celebrativi; ma la malinconia ě qu' troppo atteggiata, tende a esibirsi in forma colta e sapiente, ad appoggiarsi sü immagini erudite ed esteriori. Due capolavori Tra malinconia e rctorica 9.3.6. Carducci prosalore e critico, Oltre alľopeta in versi, Carducci ha lasciato una fittissima produzione in prosa, Una prosa friitto di un lavoro quotidiano: essa si lega in gran parte alia sua attivitä di studioso tra tradiaotic della letteratura italiana, ma ě anche rivolta a precisare le stic scelte letterarie e ideo- e parlaw logiche,esi configura comcintervento nel mondo politico e culturalccontempora-neo, Spesso legáta a csígenze e a finalitá ptatiche, questa prosa presenta comunque un impasto linguístico e stilistico di notevole intercsse: libera dai troppo stretú vineou classicistici che pesano sulla poesia dell'autore, essa intreccia con vivacitä diversi modelli della tradizione italiana (dai toscani del Trecento ai prosatori doque-centeschi), schemi ricavati dagli autori antichi, aperture verso il parlato e la lingua della media conversazione colta contemporanea. Alla base e'e naturalmente il to- 0» toscano scano popolarc, acquisito da Carducci fin dalle sue origini famiiiari: un toscano pie- aggressivo no di aggressivitá e di tensione esattamcnte agli antipodi del fiorentino tutto asset -tato e ripulito dei manzoniani (cfr. 9.1.8), contro cui il Carducci poiemizzb sempre duramente. Gli scritti in prosa possono distinguersi sommariamente in tre gruppi: 1. Scritti storici e critici, legáti piú direttamente al lavoto di studioso e di professore I Javori del Carducci, ehe si impegno in un vero e proprio dissodamento della tradizione accademici lelteraria italiana, in un'analisi approfondita di autori, testi, generi letterari di tutti i 'ä cntiea secoli. Egli non ha un metodo definito, ma ě costanteniente guidato da un senso '!lr*icc's,,a preciso della coneretezza dei testi, del loro aspetto linguistico, retorico e formale; ě attento al «fare» dei poeti, ai modi con cui cssi costruiscono le loro opere, ai rap- porti ehe i generi e le forme istituiscono tra loro. Tra i moltissimi saggi ricordiamo Alcrmi tiioli Della varia fortuna di Dante (1866-67), Delto svolgimento della letteratura nazionale (1868-71), la Stor/a del «Giorrto» di Giuseppe Pariui (1892), Deila svolgimento del- I'ode in Italia (1902). Egli curb molte edizioni di testi: e restano utilissimi i suoi ric- chi commend al Poliziano (1863) e alle Rime tli Petrarca (con la collaborazione del- ľallievo Severino Ferrari, 1899). 2. Scritti di polemica e di intcrvento, sia in materia lettcraria, sia su altri temi (di ca- Cli intsrvsntí rattere politico, ideologico, autobiografico, celebrativo, ecc). Qui ľimpasto della polemici prosa catducciana raggiungc le sue punte piú vigorose, in modi anche eterogenei e disordinati, tra momenti di rabbiosa aggressivitá, di acre irónia, di invettiva conci- tata, tra ricordi e richiami alla propria condizione personale. Questi scritti, frutto della collaborazione alle piú importanti riviste letterarie, furono raccolti inizial-mente nelle tre serie di Confessioni e battaglie (1882, 1883, 1884). 3. L'epistolario, pubblicato in ventun volumi tra il 1938 e il i960: esso ci mostra la L'epistolario varieta degli atteggianienti umani del Carducci, pronto ad accostarsi anche a quei modi della sensibilita contemporanea che egli tiene invece lontani dalla propria poesia, e spesso vittima di momenti di sconforto, di tetraggine e di malinconia, in-sofferente della fatica quotidiana e perfino del proprio ruolo ufficiale. Grande inte- Lc k-tiere resse hanno le ieeterc scambiate con Carolina Cristofori Piva, che costituiscono una a Caterina sorta di «romanzo d'amore»: in quelle pagine Carducci sembra tentare tutte le CristoforiPtia stradě possibili per evadere dal suo mondo professoralc e familiäre, insegue i modelli piú diversi di linguaggio amoroso, proietta il suo rapporto con la donna in una sfera di gesti eleganti, che si contrappongono alla banale e pesante mediocrita del mondo quotidiano. /H Quotidinnilä colloquialc VttUirin Bcttoloni L$ SCllolíl diUtrltm Kpoca 9 La nuova Italia (iSŕvi^ip) í w/taflo ŕ ckssiästno: k poesia deWetä carducciana. Si ě giá detto in 9.5. t ehe nella poesia clei decenni immedia tanieme successivi al-ľunitä ě presente una cauta ricerca di realisme, sotto Íl segno di una sostanziale continuitä con la tradizione classica. Di questa ricerca di realismo Carducci rappre-sentoľaspettopiú teso e «sublime», prima piú solido e vigoroso, poi piú prezioso e ufficiale. Altri poeti (assai apprezzati daüo stesso Carducci) si tennero su toni piú bassi e coíloquiali, lentnndo di aderire ai caratteri piú quotidiani delľesistenza con-temporanea. senza proiettarla su colorati sfondi storici; non cercarono ;l sublime, ma íl canto leggero, quale! ic volta sostenuto da špunt i di irónia, di falsetto, di tenue malinconia di fronte alle cose, che foi nira qualche spunto alia poesia dei rrepusco-lari (cfr. 9.8.6). A una pacata rappresentnzione di una vita borghese chiusa in un ocrchio di esperienze private e casalinghe, percorsa da intencrimenti amorosi, ma controllata sempre da uno spirito moraüstico, mira !a poesia del Veronese Vittorio Bľttelg-Ni {1840-1910), che raggiunge j suoi risultati piú nitidi nella raccotta In primavera (1869). Grande succcsso ebbe la pocsia del forlivcse Olindo GimHRiNi (1845-1916), funzionario e poi dírcttore delia Biblioteca universitaria di Bologna, ehe esordí nel 1877 000 Postuma, sotco Io pseudonimo di Lorenzo Stecchetti, da !ui presentato come un suo cugino mono di lisi a trenťanni. II falso personaggio-poeta raccoglieva nella sua voce Urica fe immagini di una realrä squaliida e in disfacimento, figure umane quotidians e tristi, concreu scgni di corruzione, di sorferenza e di morte, in risposta alle polemichc sorte dopo la scoperta delia vera identita delt'autore, ii Guerrini pubblicô col proprio DOOMS net 1878 altri versi, Polemica e Nova polemica, difendendo una poesia di tipo «verista». Un classicisrrio ridondame c pedantesco, inadatto a esprimere inuovi contenuti, pesa su molti tentativi di poesia radicale e material i s tica, per escmpio sui versi del catanese Mario Rapisardi (1844-1912). II successo e ľauroritä di Carducci generarono, infinc, una vera e propria scuola classicist, amame dcgli sfondi storici e aperta a coni e a misure diverse, a equilibrate rapprescntozioni di pacsaggi nalurali, a intenzioni celebrative ed erudite, ma an-chc a sfumature piú sotiili e «moderne ». Streitameiite legáti al piú ortodosso clas-sicismo carducciano sono vari autori .4. Giovanni Verga e il verismo 7S7 La ricemt dei «vero» « realta », al di lä dei modelli offerti dalla letteratura romantica e dal moderate e controilato realismo del Manzoni. In questo accumularsi di esperienze, si co-mincia a usare giä negli anni Sessanta il termíne verismo (cfr. parole, tav. 130), per designate una letteratura chesí accosta al«vero» nella sna nuda e semplice evidenza: e i decenní Sessanta e Settanta sono percorsi da un'animata serie di jíscussioni e di tentativi, che mitano a precisare i limiti e le forme in cui questo tipo di letteratura deve operare. Firenze (soprattutto nel periodo dal 1864 al '70, in cui svolge il ruolo di capitale del nuovo Stato unitario) c Miláno sono i centri in cui il dibattito si sviluppa nel modo piú animato: a Firenze si elabo-ra ľipotesi di una rappresentazione «temperata» della realta, di un misu-rato equilibrio tra ideále e reale; ma in Toscana i risultati piú notevoli di questo orientamento sono raggiunti dalla pittura dei maccbiaioli (cfr. parole, tav. 133). Molto piú aperte ai nuovi caratteri dello sviluppo industriale e alle contraddizioni sociali della nuova Italia sono le esperienze che hanno il loro punto di riťerimento in Miláno: la loro carica di ínsoddisfazione e di ríbellione si riassume nelle diverse tendenze della Scapigliatura e in un'attenzione spre-giudicata, anche se spesso disordinata, alia narrativa straniera, soprattutto francese, e alle prime prove del naturalismo. Gli anni Settanta, per la narrativa italiana, sono caratterizzati da riprese di mo- Dopo i! 1870.-delii narrativi francesí e da varič prove di accostamento al «vero»: e, in aleuni casi, ii regionalistno si manifests una nuova attenzione alle realta locali, che rivelano sempre piú le diffi-coltä del loro inserimento nelle prospettive di sviluppo del nuovo Stato unitario. Dal confronto con il naturalismo francese e dalľínteresse per le realtá regionali de-rivano i maggiori risultati del verismo italiano, che trova la sua massima spinta intorno al 1880, con ľopera di Verga c di Capuana, e ľaffenna rsi del metodo dcUVra-penonalitä {ch. 9.4,3); nel corso degli anniOttantala produzione narrativa c domi- Nan-ativa nata da questo tipo di verismo, ma molti serittori tendono giä a distaccarsene, a for- moraiistica mulare immagini piú equilibrate e controllate, a esprimere propositi moralisdci o c pskologka sottili sfumaturc senlimentali o psicologiche (in primo piano, in tal senso, é ľopera di Fogazzaro). Nel 1889, mentre Verga mette fine alia sua esperienza veristica con Mastro-don Gesualdo, suo ultimo romanzo, si ha, con UPiacere, ľesordio narrativo di D'Annunzio, che inaugtira 1111 orientamento estetizzante e decadente, volto alia rieerca di sensazioni e di esperienze ďeccezíone. I modi della serittura narrativa rc-stano comunque, per tutti gli anni Novanta - anche negli autori lontani dal verismo - Dopo il tSyc domtnati da schemí di rappresentazione di tipo naturalistico: e proprio negli anni Novanta appare uno dei capolavori del verismo, I Víceréói De Roberto, mentre si hanno le prime prove narrative di Pirandello (cfr. 10.4.4) e, complctamente ignora-ti, i due primi romanzi di Svevo (cfr. 10.5.4). 9.4.3.1 nuovi narratori siciliani. II metodo verista viene elaborato nel modo piú coerente e con i piú alti risultati da alcuni scrittori siciliani (tutti originari di un'area geografica molto ri-st[etta, quella di Catania), particolarmente sensibili alia contraddizione tra la ntiova realtá dello Stato ttnitario e il fondo arcaico della vita della Siciiia, resi- cuttura LiHätariH 788 Epoca 9 La fniova Italia (iSöl-1910) 9.4, Giovanni Verga e il verismo 789 (:■<.>!)>::■ .k:b ide-t'i LJsiii-girňťiitaii Ují pessiiiíKimo conííavsrtoix U cí51sí1ih- delI'«mipersonal!ta» Ririuto dd sniti aintemporafjd stente a ogni integrszione nationale. Capuaria e Verga fanno parte della gene-razione che aveva vent'anni al momento delľimpresa dei Mille; De Roberto, nato a Napoli da padre napoletano e da madre siciliana, ma tornato molto presto a Catania, ě di vent'anni pití giovane. Ma, in modi diversi, tutti e tre vivono la ľrattura tra la propria condizione siciliana, ľappartenenza a tm mondo lima-sto a lungo separato dalle tendenze essenziali della cultura italiana, e ľambizio-ne di partecipare da protagonisti alia nuova letteratura, di inserirsi senza com. plessi al centra della nuova cultura unitaria, Da una parte essi sentono la spirna ad ailontanarsí dal loro paese, a cercare contatti con i piti vivi centri nazionali (Firenze negli ajtní Sessama, e poi soprat-tutto Miláno), ma dalľiromersione in questa vita piti tnossa, piú apcrta e pro-gredita, ricevono poi anche una sollecitazioneopposta a recuperare lc proprie radiči: ritornano allora in patria, o fauno del mondo siciliano materia centrale della loro narrativa. Aniinati da una torte coscienza unitaria, condividono gli ideali del Risorgimento, le aspirazioni di rinnovamento radicale che esso aveva nuscitatoin Sicília; ma proprio per questo vivono, in modo molto piú acuto che noa gli iniclktluaiidi altrc arce regional!, l.t delusione pet la Seoul it unii que-Ji ideali, per il loro impoverimento nclla pratica e nell'amministrazione quotidia-na, per la loro incapacitä di trasformarc una realtä dura e violenta come quella siciliana. Questa delusione non !i porta peso ad assumerc posszioni democratiche o progressiste: la conoscenza della realtä sociale siciliana, ddla secolare prepo-tertza ehe ne domina ogni aspetco e che con ľ unita ha trovato soltanto miove forme e nuovi strumenti, Ii induce a guardarc con sfiducia a ogni posstbile mo-dificazione, ad accettare in sostanza le gerarchie e il sistema sociale presente. Ma negli esiti piú alti la loro narrativa, capace di guardare impassibilmente il «vero», ci offrc I'immagine piú concreta della realtä siciliana, di un mondo contadino rimasto fuori della storia; Capuana e Verga espongono per la prima volta questa materia al conftonto con tin linguaggio narrativo nazionale, con una lingua ehe si rivolge a tutta l'ltalia borghese. Essi non propongono modelli o ideali di comportamenro, esistenze esemplari da imitare o da contemplate con aminiraziorie: negano al lettore la possíbilitä di identificarsi con la materia narrara, d> compiacerti dei caratteri del mondo (JN desaiswöo, Le loro pagine sono dominate da un senso di solifudine v di costtizionc, lontanissiroo dallo spirito aperto e nutrito di scambi colkttivi che anima iJ ml-turalismo francese: ma i rapporti con k narrativa francese sono comuoque essenziali per i veristi skiliani, in particolare per quanto concerne il canone dell'impenonalita. Questo canone, che ha uno dei suoi grandi modelli in Flaubert, consists nel far vivere e parlare direttamente i personaggi, rappresentan-do la loro realtä mentale e sociale senza che l'autore proietti su di loro le proprie idee e í propri setitimenti. Con quest) scrhtori, capaci di rappresentare un mondo rimasto compresso per secoli, nasce un nuovo paesaggio letterario, quello della Sicília accesa e bruciata, violenta e passionale, funebre e solare; nasce tutta una serie di nuovi personaggi guidati da impulsi ciecbi, da cupa voracitä economica, da distruttt- t- ricecea 1 vi lampi di follia: e nasce una nuova letteratura ehe nella propria « sicilianitä » trova la forza e la capacitä di rifiutare tanti miti ed equivoci delľ.Italia moderna, e ehe si sviiupperä con vigore fino a Pirandello, Brancati, Sciascia. 9.4.4. Luigi Capuana. Tra i «veristi» siciliani, Luigi Capuana ě quello die raggiunge í risultati Mcdiuttire fneno estremi c radical!: egli si pone, con la sua 1 iechissima attivitä di critico e l!cl natuialismc, (Jinatratore, come attento mediatore della cultura naturalistica europea, ehe sa mK*B™ tradurre in equilibrata osservazione della realtä, in attente analisipsicologiche, in euriositä per gli aspetti stráni ed inquíetanti deiľesperienza. Nato nel 1839 a Mineo (in provincia di Catania) da una famigka di borghesia Vtirazionc agraria, Capuana, dopo vari tentativi nella poesia di tipo romantico, si propose di kucrarň cirnentarsi nel teatra; dal 1864 al 1868 vísse a Firenze, drlora capitale, e intrecetô rapporti con gli ambienti letterari della citíä (c li tra ľaltro inizió la sua lunga amici-zia con Vei'ga), divenendo ne! 1865 critico teatrale delia « Nazionc». íl soggiorno fiorentino fit essenziale per ľapprofondirsi del suo interesse per la narrativa (appaive allora k sua prima navedli dotturCyrnbalus, 1867) e per la de- -finizionc di akune idce di hase sulľarte e sul necessario rapporto Íra arte e seienza, ^ idee ehe egli precise, e sviluppó negli stnrii successivi, ma alle quali rimase sostanzial nientefetkk: egli iriteseľopera ď arte come « forma » vivente, come organísnio do-tato di una propria vita, e sottilineô ľaffinitä Ira I'csperieuza dell'artista ehe dä forma alia vita e quella dello scienziato « positivo». Tra gli anni Settanta e gli anni Ot-tanta si impegnô nella battaglia per una letteratura aderenreal «vero», malontana dal ribellismo della Scapigliatura: e il rapporto con Verga Io spinse a precisare il canone dcWimpcrsonalitä. II percorso dei suoi interventi militanti e delíe sue idee sul- Ľattivrtä critica ľane si pttô seguire tra ľaltro neife due serie di Studisullú leUeralura contemporu- t- didtitdcH nm (1880 e 1882) e nella raccolta Git «ismi» conlemporanei (1898). Tornato a Mineo nel 1868, Capuana si oceupô dclľamministrazione dei beni fa-miliari e di politica locale. Visse poi tra Roma, Miláno c Mineo; nel 1890 cbbe il posto di docente di letteratura italiana presso ITstituto superiore femminik di Magi-stero di Roma (dove insegnô piú tardi il giovane Pirandello, ehe con Capuana ebbc stretu rappord, cfr. 10,4.1). Nel 1902 si traaferí alľuniversitä di Catania, come docente di kssicografia e stilistica; e a Catania morí nel 1915. I inokcplici e vivaci interessi di Capuana, la sita disponibilita a sperírnentare ge- Una vassa neri e tecniche diverse, ľeccezionale ampiezza c varieta della sua produzione, ren- prwluriorre dono difficile forntre anche solo un rapidu elenco delle sue opere (e okre al íavoro di scrittore, di critico e di giornalista, occorrcrcbbe ricordare gli stud: sul foklore siciliano, la sua euriositä per la poesia popolare, le sue ktdagini sulio spiritismo e sui fenoméni parapsicologici, la sua attivitä di fotografe), La sua prima opera di forte impegno, che susctto discussioni e polemiche, é il GWmk romanzo Giacinta, del 1879. DedicatoaZola, Gkcinta segue la vicenda diunperso- < mufessMi privati naggio lemminile, che al vuoto di autentici affetti familiari e ai peso dei pregiudjzi borghoia sodah (sul suo onore grava il ricordo di uno stupro subim nell'infanzia) reagisce cercando di affctmare i propri sinceri sentimenti fuori da un not-male modelk di esistenza. Ma questa situazione provoca fatalmentc un'aiterazione del suo equili-brio psichico, che ha come sbocco il suicidio: il narratore rappresenta con luddira il r S^j íioveliística Ui! fiiOüdo ConEácíini.! per ťijifaEiwa Epoca y La .ujova ítalía (1861-1910) malessere delta protagonista, il suo scontro con la chiusa e mediocre societa che la circonda, ma nel fatale percorso ehe porta alia sua sconfitra sembra voter ricono-scere quasi ľesito di una legge razionale. 11 romanzo ha qualcosa di acerbo, anche dal punto di vista linguistico: ma il suo intcrcsse sta nel tcntativo di analizzarc in maniera sottile c spregiudícata i malesseri interna alia vita privata borghese. La vastissima produzione novellistica di Capuana (circa trecento novelle, distri-buitc in vario modo nelJe numerose raccolte da lui pubblicate) si configura come obiettiva disamina di situazioni irregolari, dei disorientamenti edcltecontraddizio-ni che insorgono nell'inrimo dei personaggi, condizionando i loro comportamenti quoiidiani e minando fatalmente il loro equiiíbrio; numerose novelle della prima fase sono dedicate a personaggi fcmminUi, alia vita privata di donne che si muovo-00 su eleganti sfondi cittadiní e borghesi; ľautore indaga con sottigliezza le forze inquietanti che sorgono all'interno di questi personaggi femminiti, gli indefinibili malesseri ehe ne ostacolano tuna libera espressione. L'attenzione del novelliere aí casi pstcologici sí intreccia spesso alia ripresa di motivi bizzarri e fantastici (riferibili anche alio spiritismo e alia parapsicologia); nelle novelle ambientate in Sicília (raccolte nel ifiy 3 nel volume Lepavsaue) Capua-na non mira aglt effetti drammatici delle analogue novelle di Verga, ma insiste su casi singulári e curiosi, su figure c situazioni di colore locale (utilizzando anche Li sua conoscenza del folctorc siciliano). Capuana possiede grandi doti artigianali e da alle sue novelle una misura «per-fetta»: la sua nitida prosa sembra adeguarsi con naturalem, ai fattinarratiedairi-suítatí inigliori nelle numerose fiabe per bambini che compose attingendo aJ vasto repertorio del folclore siciliano. Nella schema! i chae nel rirmo i-ipctitivodella tradi-/ione fiabesca popolare Capviana inserisce una delicata irónia e un'allegra invenzio- 9-4' Giovanni Verga e ji ve GENERi K TECNICBti tav. !>i La Irtteraturtt per riiifansafl Una letteratura dedicata .dl'infanzia comincia a svilupparsi soltanto nel sc-colo xvit, raccogliendo in primo luogo le tradizioni della fiaba popolare. Nella raccolta di fiabe di Basilc (cfr. 5.4.10), il tiferimento all'inranzia contenuto nel sottotitolo (h frattetiemiento de lipeccerille) non indica una vera e propria de-stinazione dcU'operaa un pubblicodi bambini, ma piuttosto il tono infantile c fiabesco che 1'autore vuole dare alia narrazione. Esplicuamentc destinata a un pubblico di bambini e invece la raccolta del francese Charles Perrault (1628-1703), Cantes dc ma mete VOye (Raccomi di mia madre 1'Oca, 1627), che utiiiz-za tradizioni orali e raccolte fiabesche di varia origine. Con il Komanticismo l'attenzione all'infanzia si collega alia passione per la letteratura popolare e per !e forme originarie e «ingenue* del mito: con le celcbri Ha be dei fratelli Jakob (1785-.1863) e Wilhelm (1786-1859) Grimm, Kinder itnd Hausmarchen (Fiabc per bambini c per tamiglia, 1812-14), si crea un nuovo Hnguaggio miLologico-simbolico. AI di la degli schemi della fiaba e della narrazione fantastica, la Ictteratura infantile del sccondo Ottoccnio, a cui la diffusinne delta scolarit a offri un mcr- ne fantastica, che fanno delle sue fiabe veri e propri capolavori (cfr. generi e tec-niche, tav. 131). Meno felice č invece la fitia produzione teatrale, che si colloca so-prattutto negli ultimi anni: con Math (1891), egli imboccô la strada del teatro dia-lettale siciliano, in cui si impegnó sopraltutto ne! nuovo sccolo, a contatto con it lavóru del commediografo catanese Nino Martoguo (1870-1921). Ma il risultato piú sicuro di questa multiforme attivitä di Capuana e costítuito dall'uitimo romanzo, Umarchese di Roccaverdina (1901), la cui redazionc si prolun-go per quasi vent'anni. Ambientato nel mondo contadino siciliano, il romanzo cer-ca di portare a una purezza quasi «classica» ľoggettivitä e lo psicologismo. Siamo di fronte a un natura t ismo depuraio: ma dietro ľoggettivitä della narrazione balc-naixi le tracce, appena percettibili, di un'inquietudine personale, di un ambiguo rappoiTo che cert amen tc Capuana vissc col concreto mondo del suo paese natale. 9.4-5. Vitä di Giovanni Verga. La vocazi.one di scrittore di Giovanni Verc.a prende awto come ricerca del rapporto con un «centro», al di fuori deU'originario moiulo siciliano. iMa proprio il contatto con le cittä piú vitali del nuovo Stato tinitaiio (Firenze e Miláno), con modelli cultnrali c un pubblico di tipo nazionale, dctermina in lui una originalissiiriii riscoperta delle radiči «provinciali»» una spinta opposta a rccuperare la roatta siciliana per dare voce a quel mondo rimasto per tanto tempo fuori dal divenire, dominate da leggi dure e immutabili, Questo ritorno si 1.1 teatro U »mrebese di Raccáverdiw. oggetLívíiĚ e psicolofiísmo Hetupíiľc Uoa«„n*"«ŕJ"~'------'-"7 "a "S*1 "riC c ,",1í.1UL4lo»l- Vuesto ntorno si D^áichch icea a wm sriGucia sempře piu torte nei confronti delia mobile societa moderna cato sempře piú ampio, vide 1'uso di schemi ricavati dalla letteratura per gli adulti, con element, awenturosi, sentimentali, umoristici: si venne a distingue-re una letteratura rivolta ai piú piccini, essen z i aim en te fiabesca c fantastica, e una letteratura rivolta ai ragazzi tra infanzia c adolescenza, di tipo piú realisii-co, spesso con propositi pedagogici. 11 sccondo Ot tocenro, con te opere diCollodiedi De Amicis, ma anche con le raccolte di fiabe di Capuana, cosriluisce il grande momento della letteratura infantile in Italia. Ne! Novccento si ě avuta, naturalmente anche in Italia, una vastissima pro-duzionedi letteratura infantile: scrittoridi primo piano (come ad csempioltalo Calvino) hanno spesso composto testi destinati ai ragazzi. Tra quanti si sono piú direttainente impegnati in quesťambřto, vanno ricordati almeno Vamha (pseudonimo di Lutci BfiBŤfilXi, 1858-1920), autore di uno dei maggfari suc-cessi del gencre, II giormdino di Gimnhiimisca (1920), Sergio Tokano (1886-1973), scrittore, disegnatorc e uomu di teatro,« padre» del celebre Signor Bonaventura, e Gianni Rodaki (1920-1980), che con grande invent iva ha percor so la via di una letteratura per ['infanzia insieme fantastica e razionale, orientata verso un'educazione civile e democratica. 792 Epoca 9 La ntiova Italia (1861-1910) e a un atteggiamento di sempre piu chiuso conservatorismo sociale: e dopo la fase piu creativa (che coincide con gli anni Ottanta), lo scrittore, ritornato anche fisicamente in patria, vede inaridirsi la sua vena e si distacca progressiva-mente daJ mondo letterario, vivendo una vecchiaia ombrosa e appartata di possidente. La vocazionc Verga nacque il 2 settembre 1840 a Catania (o, secondo aleuni, a Vizzini, dove i leueranu slloj avevano delle propricta) da una famiglia di piccola nobilta agraria, di orienta-menti libcialieantiborboniei. Iscrittosi ncl 1858 alia Facolcadi legge deH'univci'sita di Catania, segui svogliaramente gli studi, attratto da una vocazionc letteraria che i rami liar i. piuttosto colti e illuminati, non ostacolarono. Nel tS6o, con 1'arrivo dei garibaldini, si arruolo nella Guard ia Nazionale (che aveva la funzione di sostenere il nuovo regime unitario) e vi rimasc fino al '64. In questi anni collaboro a riviste lette-rarie e politiche e pubblico i romanzi patriottici / Carbonari delta montagna e Stdle A Ffrenae lagune\ nella primavera del '65 compi un primo viaggio a Fircnzc, allora capitale d'ltalia, dove torno nella primavera del '69, con una lettcra di presentazione per Francesco Dall'Ongaro (cfr. 8.-J.8): si insert allora nei salotti intcliettuali fiorcntini, partecipando alia vita elegante e mondana, pieno di intercssi per il «movimento in-cessante»da cui vedeva animata la vita della cilta. Aveva gia pubbJicato il romanzo Unapeccatrice {1866), ma il successo lo tocco ncl 1870 con Paltro romanzo Storia di una cafnnera: intanto tcntava anche espcrimenti tcatrali e lavorava al romanzo Eva n rapporto (concJuso e pubblicato a Milano nel 73). Conosciuta la giovane macstrina Giselda con Gist.-tdfi Foianesi, viaggiarono insieme nel settembre 1869 da Fircnze a Catania, dove lei ini-Foinnesi zj0 a insegnare nel Convitto provinciale: la ragazza sposo ncl 72 Rapisardi (cfr, 9.3.7), ma un nuovo incontro con il Verga nel t88o iece nasccre tra loro un'intensa relazione amorosa, scopena nel 1883 dallo stesso Rapisardi, che scaccio Giselda. A Milano Nel povembre 1872 Verga si nasferia Milano (dove risiedette quasi stabilinente per una vemina d'anni), attratto dal vivace mondo cditoriale e giornalistico della citta, dai numerosi stimoli che If poteva trovare una narrativa rivolta al pubblico deila nuova Italia borghese: notevoli furono i suoi contatti con alcuni dcgli scapi-gliati e con altri letterati interessati alia moderna narrativa europea. Assai important!, tra gli altri, i suoi rapporti con Gualdo, Cameroni, Giacosa (e dal '77 con Ca-puana, trasferitosi in qucH'anno a Milano e legato a Verga da forte amicizia gia dai tempi del soggiorno fiorcntino), Alia rcalta culturale milanese si intrecciava, spc-cialmente ncgli anni Settanra, la componentc mondana, ['elegante vita dei salotti L'attivlta borgbesi:ea quesio unhrarso sonocollegati imiovi romanzi di Verga, Tigrereale.-. Nella parte iniziale della novella Ľamante cli Gtvmigfte, pubblicata nel 1880, egli manifesta ľintenzione di sviluppare il racconto «colle medesime parole semplici e pittoresche della itarrazione po-polarew, mettcndo il« fatto nudo c schictto» al centra della creazione artistka. Verga tnserisce questa diinensjone tiarrativa nella propria visione globále deJlesisieisisa (dí matrice íiositivi-stica), che si riassume nelľjdeazione dí lid ci do di cinoue roman™ m» íl • U una ccit;; di G".f."ŕ'^ ... mmtoa; (mm. in um lettera alľaniico Salvátore Paola Verdwa del 3.i aprile 1-S78, ío saittote presenta questo ciclo come « una specie di fanta-smflgoria delia lotta per la vha», che egli intende seguire gradualmente uclle diverse ciassi sociali, dalle piú basse alle piú alte. In questa kuta per la vita, come indiea poi h prefazione de 1 Malavoglia, si tratluce il« cammino fatale » dtl-j'utoaoitä verse i ptogreseo, ľ*immeneacorrente delľattivita itmana» che tra • jcina tutto con sé, indtpendcntetnenie dalle ispiraaoni ciegli individui: lo scriítore si pone come « 08servatore», che si inter.ef.sa (sensa giudicare) dei vinti, cioé di quanti vengono travoiti dalk «fiitraana» del movimento sociále. In questa regist tazione «dis«8me* if.o dt pescatori di Ac; Trezja. Q teato oiín: tvt nintčtíco -;corao sul mon-•:, 1MatmJo$ti. Verga sottolineit coal tuna PigodRI-.0» iqi:cJlo cici precedenú tanatm) •: íl mondo di Jczza, ci desíderi sonilie alle aitifidaL vat.íiit delia rizzante chĺutío, iraatobiic, d<)d:.inato ctalUduta nc-TÍrtotc rivendica ľauteiníriiä di questa 1 religione tiells famigliau, fatta di potí petisicto vagaboniio*, al «turbine> ppcají la foiza di * qtici sentimenti mi art di genetazione In generazione*. -ido dŕ / Piati Fmtŕtsti.-íieriä "-'pwrappte^ntatojKlroruan: tncnw/cbult* 113 i! tuatido «aU «t)Uři poverí Hiavoii*: ™a borgliesi!, vierte oonoctol\ " a-;3!ta tmtifafc dvíb. víta dei powi. K lo Sc čsistenza rtpetitiva c rassegnata, retta daij: rtiŕessenzialiccrtezzc: alle«irrequietudii, * tinR realta in contúiua trasformazione k '1, semplici, che si succedono calmi e in'-ií 'k-Uíi i'artiigiis 9.4.8. Verga tmveUiere: Viw dei ctwjpt. d«i Malavoolia (si ratta nVl ]' rA; 7 aSS,' V'C,ne a"diborazione o, rmsse matpelo, 1878, Uvallena rustteana, rX8o; La Lupa, täfio; l l"íl 796 Epoca 9 La iiuova Italia (1861-1910) L'amante di Gramigna, 1880; Guerra disatiti, 1880; Pentolaccia, 1880): in esse la nuova csperienza veristica si impone con uno scatto di vitalita primigenia, che cambia radicalmente ľorizzonte della comunicazione narrativa, sconvol-gendo i suoi consueti punti di riferimento. La scoperta della nuova materia sembra presentarsi qui come «insurrezione Urica dei primitivi» (L. Russo), come fulminea affermazione di personaggi estranei alle artificiali complicazioni della vita civile, dominati da passioni elementari e originarie. Finale iicccssiM Questo mondo, rimasto tanto a lungo fuori dellastoria, appare regolato da di on mondo una « fatale necessitä», che impone rapporti fatti di cose, di crude esigenze ma-npatiuvo teriaij. ja vita del|a campagna siciliana si rivela attraverso i suoi ritmi sempře ugual i, la costrizione delía miseria e del lavoro piú ingrato, ľostilitä della natura, la violenza recipioca tra gli uomini, motivata da immutabili gerarchic sociali, dall'egoismo individuale, da tradizioni e da precise regole di comportamento. Come si ě giä accennato, Verga vede in questo mondo elementare e assolu-to una sorta di valore originario: nell'adesionc dei suoi personaggi a una immobile natura e ad arcaiche tradizioni egli scorge una piú profonda autenticita, ľimmediata capacitä di accettare fino in fondo la durezza della lotta per la vita. Alicrita Ma lo scrittore deve nello stesso tempo affermare ľalteritä di quei perso-Jclla materia naggi e di quel mondo; c la sua nozione di impersonalitä e la sua poetica della «distanza » servono proprio a portale fino in fondo questa alteritä. La materia non viene piú proiettata entro il linguaggio e la coscienza dell'autore (come ac-cadeva, perla rappresentazione del mondo contadino, nel PromcssiSposi, nella [I narramre letteratura «campagnola» e in parte ancora in Neddn): la narrazione vicne da populäre interno una voce popolare, che racconta i fatti dall'interno di quel mondo a cui i perso-alla materia naggj appartengono. Ľssa procede in modo rapido e immediato, affidandosi sopratttitto a un incalzante dialogo, come se ci si trovasse su di una scena tea-trale, mentre i particolari deserittivi, i gesti, i movimenti, le azioni, le interpre-tazioni nascono entro il linguaggio stesso del narratore, che compotta varie de-formazioni e alterazioni rispetto alia realtä oggetliva. Tragická Ma questa voce del narratore popolare non delinea i personaggi con una esarcasmo particulate simpatia: spesso essa descrive gli «eroi» protagonisti, il ioro tragi-co destino con sarcasmo e aggressivitä (del resto in molte arcaiche societa con-tadine non si převede alctina partecipazione sentimentale alle sventure degli al-trí). U sovrapporsi di tensione tragica e di interventi sarcastici, quasi estranianti (del narratore popolare), costituisce uno dei caratteri essenziali di queste no-velle; e in moke di esse il dramma sorge dallo scontro tra gli «eroi», immersi nel Ioro mondo arcaico e immobile, e qualcosa che viene da fuori, dal mondo civile, e turba il difficile equilibrio della Ioro vita naturale. 9.4.9.1 Malavoglia. ProBcrta2ione II romanzo / Malavoglia, pubblicato a Miláno dall'editore Treves nel 1881, esteiura in quindici capitoli, costituisce la prima tappa delciclo dei Vintied e frutto di un lungo lavoro di progettazione e di stesura. 9.4. Giovanni Verga e il veritmo 797 Secondo il programma dei cido, si comincia ora dal livello sociale pili basso: si Vtctaidn iisrratti rappresenta la vita dei pescatori di Aci Trezza e si narra la vicenda della famiglia Toscano (detta Malavoglia, con nomignolo ingiurioso, secondo un diffusissimo uso populäre) negli anni successivi all'tinkä d'Italia. La famiglia e guidata dal vecchio padron 'Ntoni; la barca da pesca (la Proifvüit'fixa) e la casa patriarcale detta « dei ne-spolo» costituiscono i suoi essenziali inezzi e valori di vita. Ma una seric di disastri (che prende awio dal tentativo di commerciare un carico dt lupini e da un naufra-gio in cui inuorc il figlio di 'Ntoni, Bastiana/. Giovanni Verga e il verismo 799 I'uso ditetto del línguaggío popohre c dialettale: il nuovo originalissímo in-treccio tra liogua e diaktto e la tecnica dell'iinpersoaalitä consentono per la prima volta di mserire un mondo «provintkle» concreto e circostanziato en-tto una vísuale che nasec dal «centro» del sistema letterario nationale. 9.4.10. Tra mondo contadino e mondo áttadino. Le dne raccoite Novelle rmtiame e Per le vie (uscite nel dicembre del 1882 con la Novelle msHcauv data del 1883) sono dedicatc alla rappresentazione rispenivamente del mondo con-tadíno siciliano e di quello popolarc milanese. Nella prima raccolta (dodici novelle) la campagna eatanese, che giä era stata Pamhicntedi Vita dei campi, si presenta nei suoi eolori piú accesi e crudi, negli aspetti piú ossessivi del suo paesaggio naturale e Viceudi: coliettive sociale: le novelle non sono piú basale, come quelle della raccolta precedente, su singoli «eroi»primitivi, masu situazioni collettivc.chcřchiamano in causa numero-se figuře umane o interi gruppi sociali, legati tra loro da vincoli materiali, dalla du-rezza delle condizioni natural! e del lavoro agricolo, dal peso delle gerarchie e delle necessitä economíche. Ě una folia di presenze spesso allucinate: frammenti di storie personali, brandelli di esistenza non si rísolvono qui nelle forme tragichc c definitive di Vita dei campi, ma si prolungano nella ripetízionc- spesso monotona - di gesti e situazioni, dove la sofferenza piú sorda si configura ormaí come qualcosa di normale, di terribilmente consueto, íl punto dí vista della narrazione tende a coioddere con quello dei personaggi, traducendosi in un uso particolarc della stih indirettu lihero (cťr. genesí e tecni-che, tav. r3z), che gid era presente nei Malavoglia, ma che qui dřventa direttarnenf e GENERI, U TECN1CHE tav. 132 Stile indiietto libero Con questo termine, che traducc quello tedesco erlebte Rede, "discorso ri-vissufo", si designa un discorso indiietto in cui e stato soppresso il verbo reg-gente (come«disseche...», «penso ehe...», ecc.) e chequindisipresenta come direttamente proferito dal personaggio, pur mancando le virgolctte 0 alrri se gni che distinguono la voce di questo da quella de! narratore. Si tratta di un procedimento presente in ogni forma di narrativa e nello stesso linguaggio co-iiniiic quandochi parlarilerisce indirettamenteidiscorsifattida altrepersonc senza piü distinguere la propria voce: esso rende possibili interterenze e scam-bi tra voci diverse, permettendo al narratore di modificare il proprio punto di vista (cfr. Termini Base 7) e di assumere quello dei personaggi di cui riporta le frasi. Nella narrativa piü antica I'uso dello Stile indiretto libero c relativamcnte circoscrirto per cui raramente turba lo svolgimento lineare del raeconto; nella narrativa realistica dell'Ottocento, il suo uso diventa viceversa particolarmente insistentc, consentendo cosi al narratore di passare di continuo la parola ai personaggi, fino a mischiare e confondere la propria voce con la loro. Liberia 800 Epuca 9 La nuova Itália {]8ói lyzo) azione, conflitto tra le voči dei personaggi, esplosione di mutui, aggressivi sarcasmi. Le novelle piú celebri delia raccolta sono Lď raba (r88o), rapidissimo scorcio sulla figúra quasi mitica di un uoino, Mazzarô, cbe si é fatto cla sé, ehe dal nulla ha costrtiito un'immensa riechezza agricola, vivendo solo in funzione della sua «ro-ba» e ehe, di fronte alla morte, vorrebbe portarla via con sé; e Libcrtii (1882), narta-zione eliittica c incalzante dei tragici fatti awcnuti a Bronte ncl 1860 con la violcnta insurrezionc dei contadini contro i riechi e la successiva repressione compiuta dai garibaldini (qui la eruda rappresentazione dei conflitto socialc e dominata da un'ottica tutta« negatíva », cheimplicitamentecondannaogni ipotesi di mutamen-ro degli cquilibri tra le diverse classi sociali). Nelie dodici novelle di Per le vie Verga coglie invece momenti e ťrammenti di vi -la tlel mondo popolare niilanese: trasferisce la sua euriositä per i poverí dalla sua terra ďoriginc alla cittä, tanto diversa, in cui si svolgeva la sua esistenza quotidiana. A questa matéria lo serittore guarda con ocehio meno «lontano»: la vita milanese, fitta di figúre grigie e anonime, di personc ebiuse nclla loro solitudine, estranee alla frenesia delia cittä, suscita suggcstioni piú vaghe e malinconichc nel nanatorc. Sull'opposizione tra l.i frivolezza cittadina e i solidi valori dei mondo contadino si basa il romanzo U maňto di FJata (1882), ehe solo a uno sguardo superficialc pttô 5embrare un ritorno ai romanzi «mondani». Nel mondo della Napoli borghese e piecolo-borghese contemporanca si svolge la vicenda di Cesare, un giovane poveru di provincia, di origine contadina, cbe con grandi sacrifici delia famigJia ha com-piuto gli studi di legge alľuniversitä c ehe ha sposato Elena, una ragazza di cittä di famiglia impiegatizia, piena di velleitä, di aspirazioni romantichee mondane (ehe in parte fa pensarc alla Madame Bovary di Flaubert). Con línguaggio seceo ed essen-ziale, questo romanzo registra ľassolttta estraneitä tra i dne protagonisti, nessuno dei quali si trova ad essere depositario di modelli assolutamente positivi o negativi: una stessa carica critica agisec sulla frivola«cittadina » Elena e sul pateticoe inetto Cesare, « contadino » ehe non puô piú essere cio clteera alľorigine. 9.4.11. Mastro-don Gesualdo. Šwon II secondo romanzo dei ciclo dei V/ŕtó ebbe un'elabotazione assai ltinga, dí c. rctamí cui si trovano le prime tracce giä in aleune delle Novelle rustwane- menne una prima ťase di stesura si concluse nel 1884, e una pnma redazione tu pubblicata a puntate suita « Nuova Antológia » tra il luglio e il dicembre 1888 quella deli-nitíva, con notevoli modiíichelinguistiche e strutturali, apparve a Miláno pres-so ľeditore Treves nel novembre 1889 milanesc; fvfle w i! !>uir;!.: GcéuäÍ Jo é un vero etoe della « róba », č J 'immagmc suprema ddla íor-zíi umaua. ehe accutnuía, ehe domina la realti fisica. Ma la sua torza viene con-taminata e píegata dalla sottíle vanitä che lo induce a voieľ cambíare classe, tid abbantionaie le sue origini contadinc per entrare nel ceto piú elevato, tra colo-to ehe sempre hanno detenuto il potere. II suo e un dramma ehe incarna anclie un íenomenn piú vasto, quello dell'ascesa di una nuova borghesia imprendito-riale, ehe neíla Sicília, dominata ancora da forme feudáli, trovava ostacoli parti-colarrnente gravi; ma coUocando íl tempo dei romanzo alľincirca tra il 1820 c il 1848, Verga arretra questo dramma a una fase storica precedente, quando k societä siciliana é attf aversata da tensíoni e wrbítroenti, ma non é ancora a cou-tatto con la modernitä e resta chhisa in se stessa, autosufficieate. In un simíle »ntesto ľeroismo economico di Gesualdo risulta ancor piú assoluto e solita-do, trova le sue ragionipiú profonde in valori atcaici, in una concezione dura e Primigenía dei lavoro, delia lotta, dcl domirtio: poggia su corpí e cose conerete, •ton ha ľasttattezza e la freddezza típiche delľaccumulazione capitalisttea. II fsswiíi«L f ogucttfvo eĽoääorriirc? dí Uesualdí.) Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) La passionc cont.ro ľindifftírcrjze I rapporti La sconfitta dei séntimcAti Negfltivilä c assenzs di valori PaLlimc-mo del progcrro rid Véfrtt suo dramma nasce dal contrasto tra la fortissima passione con cui egli vive la propria ascesa sociale e la gelida indifferenza con cui il mondo intorno a lui considera la realtä economica: egli ě costretto a scopriie che l'uso che il mondo fa dclla « roba » esclude ogni strenua tensione affettiva. 11 contatto con la nobil-tá gli fa progressivamente perdere le ragioni dclla propria lotta, lo porta a chiu-dersi in se stesso come uno sconfitto, fino alia morte in solitudine. In questa vicenda i dati psicofogici del protagonista si intrecciano imme-diatamente con il suo essere sociale, con il suo modo di agirc e di rapportarsi agli altri; ma in tutto il romanzo analisi interiore e definizione di ruoli sociali si saldano sttcttamente tra loro, come rivelano le varie e numcrose figure ehe si affollano intorno a Gesualdo (muratori, contadini, servitori, povcri diavoli, piccoli affaristi, nobilucci spiantati, possidenti taccagni, ecc). Dappertutto, in ogni situazione e in ogni episodio, i rapporti tra questi personaggi innescano spietati conflitti, divencano momenti di una lotta senza quartiere e senza sboc-co, in cut si prolungano senza fine la sorda ostilitä, ľottusa dillidenza, la falsitä che dominant) ogni aspetto delľesistenza. Non solo nei conflitti tra lc classi, non solo nel rifiuto che le classi superioři oppongono al parvenu Gesualdo, ma anche all'interno di ogni classe sociale vige una legge di egoismo cieco, che im-pedisce ogni reale comunicazione, che blocca ogni autenticita e sinceritä, che rende inattendibile qualsiasi sentimento. L'impassibile rcalismo di Verga delinca qui un'immagine assolutamente negativa della realtä sociale, mostra con tragica potenza come nessun valore autentico (nemmeno quello cosi crudamente economico della lotta per la « ro-ba» e per l'ascesa sociale) sia praticabile in un mondo pleno di maschere perverse e di rivoltanti volgaritä, nel quale domina il sordo rancore di ogni uomo verso ogni altro uomo. A questo mondo tutto negativo, d'altra parte, Verga non contrappone alternative: l'orizzonte del suo grande romanzo (e del pae-saggio siciliano che vi fa da sfondo) risulta ancora piú carico di tensione, come rappreso in un modo intricato che non převede aleuna esplosione liberatoria. Questa analisi radicalmentc negativa avrebbe dovuto toccare anche gli strati superioři delta societa contemporanea (secondo un proceditnento che va dalla periféria al centro) neglí altri romanzi progettnti per il ciclo dei Vinti, che dovevano ri-guardarc rispeltivamcnte ľambiente nobiliare, quello [>arlamentare e quello della piú aha mondanitä. Ma Verga non riuscí a continuare il ciclo, e lavord, con molta fatica, solo alio schema generale c alia parte initiale della Ditchessa di Leyra. 9.4,12. Le ultime racoolte di novelie. Le ultime novelie di Verga si aUontanano dalla piu rigorosa impostazione «ver>-stica» dclle preccdenti, ma continuano una rkerca narrativa intensa, che trovers qualche sviluppo nella novellistica di Pirandello. Nel t887 apparve a Fircna: lar£-colta Vagabondage, dodici noveUe, vicine in parte a Maslro-don GemadocM* mente ambientatT, ma ancora segnace dalla presenza del mondo agncolo sicthano- Una strada tutta diversa percorrela raccolta del 1891, Jncordtdelmptianod nr 9.4. Giovanni Verga e \\ verismo 803 ie\ la voce di im capítano vi racconta le vicende sentimentali di Ginevra, moglie di / ňcotáiael un comandante di marina. Sulla srando di un ambiente in apparenza frivolo e leg- atptemo d'Arce gero ogni gesto appare indecirrabile, gli atti banali della vita dci salotti e degli inter-pi borghesi sembrano venati da una sorta di malessere, che corrode soprattutto le piú eleganti figure femminili. Al centro delľultima raccolta, apparsa nel 1S94, Don Candeloro e C. /, ě íl mondo Du» Qmdeloiv Jel teatro e degli attori, dove la víta reale non riesce in nessun modo a separarsi dal- c O' ]a finzione, dalla maschera e dalla scéna: nella vita dei teátrami piú poveri, nella loro lotta per soprawivere di fronte al pubblico di provincia, si rivela nel modo piú semplice e dolente la costrizione a rinunciarc a ogni autenticita, a ogni grande desi-derio e ideale. 9.413. U tealto di Verga, Fin dalla giovinezza Verga moströ interesse per il teatro; al 18Ó9 risale probabil- Prüm tcmatívi mente il dramma, pubblicato solo nel 1928, Rose eaduebe, traduzione teatrale delia teatrali tematica di Una peceatrice. Ma Verga sviluppo un piú diretto impegno teatrale, in funzione di una effettiva pratica scenica, solo dopo í'affermazione della prospettiva veristica: lasuanuova narrativa mise capo a vari testi drammatici, attraverso i quali ľautore cercava anche un certo successo e guadagno economico, benché giudicasse il teatro una forma ďarte piú limttata. II successo di Cavalleria rmticana, ľatto unico ricavato dalľomonima novella e Qinalíei-ia rapprescntato a Torino il 14 gennaio 1884, impose anche sulle scene il mondo po- rusitcma polare e diede un fundamentale impulso alio sviluppo del teatro realistico. Lopera forniva, della Sicilia contadina, un'immagine fatta di gesti assoluti e definitiví, di figure violente c rieche di colore, sospesa in una distanza quasi mitica, ma troppo convenzionale, schematica, esteriore ŕe questa esterioritä si accentuô nella versione musicale di Mascagni). Spinto dal successo, Verga tento anche un teatro ambientato nel mondo popola- Dalle novdlc rc milanese; nel dramma in due atti In portineria (1885), ľautore ricava, dal grigio alla scer-a mondo di Per ie vie, una rappresentazione carica di «veritä», ma troppo patetica. AI mondo dí Vita dei campi V amove torno invece piú tardi con la versione teatrale, in due atti, de La Lupa, rappresentata a Torino il 26 gennaio 1896. Un teatro in cui gli elementi realisticí si collegano a piú souerranec suggestion! 1 boTsetú simboliche ŕu tentato in due « bozzettí»: La caccia al lupa c La caccia alla volpe, rap-presentati nel novembre 1901 al teatro Manzoni di Miíano. Ancora al Manzoni an-dô in scéna, nel novembre 1903, il dramma in tre atti Dal ttto almiot nato diretta- Dal tu$ al mo mente per il teatro e poi trasformato, in modo un po' meceanico, in un romanzo dalto stesso titolo, che apparve sulla «Nuova Antológia » nel 1905 e poi in volume nel 1906. Qui ľambientazione siciliana si tega a un'analisi dei conflitti socialí con-temporanei: dallo scontro tra la vecehia aristoerazia, la piecola borghesia arrivista e 'a debole c divisa classe operaia dei lavoratori delle solfare, ľautore intende ricava-"í una vera e propria tesi di morale sociale, secondo cui ľinteresse individuale e ľar-,accamento alla «roba» soverchiano qualsiasi solidarictä di classe e rendono im-Possibile ogni prospettiva demociatica o socialista. Nonostante il suo schematise, il dramma ha momenti di grande durezza e coneretezza rappresentativa; ma, !,cl tnomento in cui condanna le lotte operaie, il pessimismo sociale di Verga perde Ia sua carica distruttiva. í. ŕi íf>ru:!li;k>íiu ŕjäpfcľitlHíe 804 Epoca 9 La miova Ma (1861-1910) 9,4.14, Vŕta e opere di Fcderico De Roberto. Federico De Robertonucque a Napoii i! t6gennaio 1861 da 110 ufíkialenapole-tano e da una nobile siciliana, e si trasferí molto presto a Catania, dove visse sempře in stretlo rappoito con la madre, invadente e autoritaria (il padre era morro molto presto, iicl '70)- Intorno ai venťanni iniziô a Catania una vivace attivitä giomalisti-ca, che lo fcce subito entrarc in contatto con Verga e Capuana: sviluppo la propria vocazione di scrittore negli anni Ottanta, il dccennio di piú fone espansione del ve-rismo italiano e di piú vivace creativitä dei due piú anziani scrittori siciÜani. Colla borö a vari giornalí nazionali (tra i quali il «Fanfuila deila Domenica»); dal 188y compí vari viaggi e fcce lunghi soggiornj a Miláno, dove da Verga fu introdotto ne> gli ambienti e nei salotti letterari. Come uarratorc De Roberto esordi nel 1:887, con il volume di novelle La Sorte, a cui segui l'anno dopo un'altra raccolta dal titolo Document! umani, carattcrizzata da un'attenzione spcrimentale ai casi piú vari. Nel J889 uscí il slio primo romanzo, Erwanno Kaeli, fitto di dati autobiografiri e íncentrato su un personaggio maschile dbe deve fare i conti con la propria immaturity sentimentale. Molto piú rinscito il successivo romanzo Uiliusione (1891), storia di un personaggio fcmrnmile, Teresa, ehe si configura come «l'incarnazione delia ricerca delľatnore e delk> scacco a cui questa ricerca conduce* (CA. Madrignani): tra vieende di inquietante lentczza e corrosiva analisi psicologica, la protagonista vede catturato íl propiio io nei gioco di illusion! che domina i rapporti umani. Nel 1894 vide la luce il grande romanzo / Víceré, che aveva imposto alio scrittore uno sforzo gravosissimo; e da allora egli ebbe a sorrrire di una lnalattia nervosa che si prolrasse per gran parte della vita. Deluso dallo scarso successq delľopera, W Robeno intensificô la sua produzione saggistica c giornalistica, collaborando, con aiticoli sugli argomenti piú diversi, ai« Corriere della Sera ». Appartato rispetto alle tendenzc cultural i dominami nelnuovo secolo, visse quasi sempre a Catania, ncl-la casa familiäre, accanto alia vecchia madre. Tento anche nuove esperienzedi scrir-tura, come quella tcatrale. Piú intensi e vivaci furono i suoi soggíorni a Roma tra il 1908 e il 191} (quando lavorö, senza pero condurlo a termine, al romanzo L'htipe-no, iniziat" gia da tempo come continuazione dei Víceré), Aveva sempre guardato con distaccoe sdegno alia vita politica, ma poi si accostô ai movimentt nazionalistici e seguí con partecipazione le vicende del grande conflitto mondiale, durante Ü quale serine vari arcicoli politici e novelle di guerra. Visse gli ultimi anni solo e dimenti-cato, dedicandosi all'assistenza della vecchia madre malata: pochi mesi dopo la morte di questa, si spensc a Catania il 26 luglio 1927. ]?t>stíHKŕ|iiiTieiit3k 9.4^5. k Ora che 11 tulia ě fattaf dohhiamo {are gli af/arí nos tri»: U mondo dei Víceré. Dopo una príma stesura ncl novembrc 1892 c un lungo lavoto di correzione du-rato fino al luglio 1893, De Robeno pubblicó il romanzo l Víceré nell'agosto 1894- II romanzo, diviso in tre parti, narra la storia di una famiglia catanese di antice nobilta di origine spagnola, gli Uzeda, príncipi di Francalanza (antichi víceré di Si-cilia sotto la dominazione spagnola). La vicenda si colloca negli anni 1855-82, che videm il passaggio dalla dominazione borbonica ai recenti sviluppi dello Stato uni- 9.4. Gi&vynni Verga e il verismo 803 tario e del suo regime Parlamentäre: si tratta di una vicenda ďinvenzione, ma rltta -mentě intessuta di rříerímemi a fatti reali e conereti; ed estremamente precisa ě la rappresentazione degli eventj pubbüci e delTambiente cittadino in cui si svolge la storia privata della famiglia. 11 romanzo affronca dunque una realtii in divenire che converge verso il presence: i processi innescati in St cilia dal Rísorgimcnto vi sono seguiti attraverso gli echi e le reazioni che essi suscitano nell'antica nobiltä feudale delPisota, da sempre abituata a gesrirc il potere, a guardare le cose daďalro. II metodo naturalistico si presenta nei Víceré in una deíle sne soluzioni piú arnbiziose: la nartazione ě tutta versata all'esterno, intessuta di prese02c fisi-che, dí reaíta concrete, di gesti e di azioni, e il Iinguaggio emana da persone ca-ratterizzate con immediata evidcn2a. Non ci sono personaggi e punti di vista donoinanti, ma una folia varia e rissosa di voci e di presenze, un proliferate di figuře che si muovono snilo sfondo di ambienti diversi; e tra spazi pubblici e spa-zi privari si da un costantc e mutuo scarabio. La vita privata degli Uzeda si ri-fletce in aleunc essenzialí scene di massa, tracciate da De Roberto con respiro potente; esemplari quella iniziale e quella finale, che fan no da suggello al romanzo e ci mostrano tutto Jo spostamento che Tasse della famiglia ha compiuto in seguito al moto della storia. AlTinizio, il teatralissimo funerale della vecchia principessa Teresa, il cuí rituále ě ancora da Antico regime; verso la fine, il co-mizio del giovane principe Consalvo, al termine della campagna dfettorale che lo portera, deputato «progressista», nel parlamente italiano. Ma le scene di massa fauno soprattutto da sfondo alle voci dei singoli personaggi che si intrecciano all'interno del mondo familiäre. Queste voci hanno tulte una loro netta caratterizzaaonelinguistica: la lingua della íainígiia (edi quanti ad essa si col-legano} si frantuma in una sehe vastissima di variant! individua li in contrasto tra loro, che darmo al romanzo un carattere « polifonico» tutto particolare. b infatri una polifonia che crea nou un'imprcssione di apertura e di liberta, bensí di violenza, ciiü t cíi iViiú coniro tutti; e ilairintei no della famiglia tlei Víceré questa aggressivitá si proietta su tutta la vita sociale, su ogni aspetto del mundo esterno. 1 membri della famiglia si usáno prepotenze reciproche c palesano maligne osrínazioni e maniq, dominatí da una continua volontä di contendere, di ripetere gesti crudeli. Diviši tra loro, essi sonopero sempreuniti contro gli altri: si tratea di una allucinante galleria di personaggi-maschere, dal principe Giacomo, paziente c meticoloso nei suoi propositi, arrogante e glaciale, al coerede contino Raimondo, cinico uomo di mondo, indifferente torturatorc di esístenze femminili, dal benedettino Lodovico, che si co-struisce con determinazione una esemplare carriera ecclesiasfica, al «babbeo» don Ferdinande, che insegue insulsc utopie di coltivatore, da Chiara, ostinata nelTim-possibile ricerca della maternita, a Lucrezia, che lotta puntigliosamentě per spo&are un borghese in ascesa, ma poi, una volta raggiunto lo scopo, res ta sordamenreostile al marito tanto desiderato. A questi díretti rampolli della autoritaria principessa Teresa vanno aggiunti gli zii, daílo scatenato don Blasco, benedettino gaudente e ferocemente borbonico, che, al prospettarsi di vantaggiose attivitä ecanomiche, passa nel campo opposto, fino a festeggiarc la presa di Roma del 1870, all'accorto dud d'Oragua, il «liberale» della famiglia, che non ha corso mai grandi pericoli per la causa nazionale, ma che si serve della sua posizionc per intraprendere, nonostante k sua scarsa abilítá íecnica. una esemplare carriera Parlamentäre nel nuovo Stato unitario, appoggiaíi- Una ídh di vod e presenze Lc scene di IDilSMl Uaapolíforjia opprimente Una galk-riü ú'i nsascHcrc Trasformisnio í clientele 8oé Epoca 9 La nuova Italia (iŕiói-rgio) dosi su clientele locali, seguendo tntte le evoluzioni del trasformismo politico e co-smiendosi una grande fortuna economica attraverso una sistematica cortuzione amministrativa (il suo programma é definito in questa battuta, che caratterizza esemplai incnte ľuniverso dei Viceré:« Ora che ľltalia e lana, dobbiamo fare gli af-iari nostri»). Attorno ai membri principáli delia famiglia si addensa e crescc nei tempo tutta una serie di parenti, di comprimari, di nuovi rarapolli: e nella fase fina ľt *tkmKmko» le assume crescente rilievo la figúra del giovane erede del titolo principesco, Con Consaltti salvo, che raccoglie, in modo piú vitale e baldanzoso, ľereditä dello zio e intrapren-de la camera politica (prima come sindaco di Catania e poi come deputato) pun-tattdo su un ambtguo comprontesso tra forze diverse, cinicamente indiffercnte al contemito tli patole e programmí, ptonto a ogni manipolazione pur di mantenere, in forme «democratiche», il potere che la sua lamiglia ha scmpre esercitato. CoKitiuiti La sequela tli questí pei sonaggi dá alia vicenda un senso di ciclica e ossessi-di nm« iwm» va cotttímtitä: in essi si ripetono, al di lä di tutte le traslormazioni storiche, un potere e una prepotenza immutabili, che si mantengono tanto piú forti quanto piú sembrano degradarsi e involgarirsi. Di fronte a ogni evento gli Uzeda sono pronti a tarsi guerra tra loro, a far esplodere in loro modi abnormi di essere: la loro psícologia e i loro comportamenti sociali proiettano dappertutto malesse-rc c soflcrcnza, si concretizzano in gesti assurdi e delíranti, Cfcoitoenorkair Ma ancor piú inqtiietante e il fatto che questa vera e propria pazzia conser-A! ymMa two* va il controilo dei potme, dä forme nuove a un onlinesociale immutabile nono-staňte tutte le tissfoi'maztoni (che ďaltra parte De Roberto registra con analiti-co tigore), un orrlíne voigare e spregevole, fondato solo su inganni e mistifica-aoní: il romanzo mostra cosí che la storia recente e ancora in corso non é che ttn perpetuarsi e un amplificarsi di un potere folle, ma capace di mutare volto, di adattarsi alle struttttre dell'Italia moderna. Un naturalismo De Roberto segue duttque ľassestarsi, nella nuova Sicília e nella nuova Ita-critico e ncjtaiivo dei nuovi poteri e delle nuove forme di autorita; ma nella sua ottica il mondo appare assolutamente perverso e immodificabile e sembrano venuti meno anche quei residui valori autentici che nel Mastro-don Gesualdo (essenziale punto di riferimento per / Viceré) erano tragicamente difesi dal protagonista. Ncgnzionc Qui non si dä nessuna identificazione positiva, con nessuna figúra umana, a diouni nessun livello della scala sociale; ma ogni sorte individuale, anche tragica, vie-ne come trascínata via dall'incalzame ritmo della narrazione, che tutto nervo-sameiite corrode. Nel delmeare gli atti, le riase e le dissennatezze della famiglia t&eda, íl libľo raggiunge motnenti di comicitä impietosa e scatenata; pare allo-ra di assistere alle smoifie di un grottesco carnevale o di visitare un bislacco inferno che racchíude in sé tutto il senso della vita sociale. Siamo di fronte a una delie prove piú alte di naturalismo critico e negatívo. ľ'-i-:?,T't- Nei ruc'x.-sŕvt scntti De Roberto non riuscí a mantenere la tensione corrosiva dei VíivrtH e non riuscí a lavorare con altrettanta lena a /. 'lmperio (pubblicato po-stumo, ma lacunosn, nel 1929). II romanzo intende rappresentare - da Roma capi-tale-la realtá politica del nuovo Srato, attraverso le imprese spregiudicatc del pri"; cipe Consalvo, deputato, e le disillusion] del giovane Federico Ranaldi, pieno Ji ideali risorginientalt. 9,5. Nelľorbita del naturalismo 1 9.5,1. Modi di rappresentazione tra iíreale e ľideale. Le numerose e varie esperienze letterarie che si svolgono fino alia fine del- Alternative l'Ottocento si collegano tutte a modi di rappresentazione di tipo naturalistico: »' ™«>k> tutta la narrativa (e lo stesso accade per il teatro) parte dal presupposto che il linguaggio possa registrare direttamente le forme della realta, possa riprodurre in sé lo svolgersi di «fatti» determinati. Ma all'interno di questo piú ampio orizzonte naturalistico ci sono tendenze molto diverse, anche molto lontane dal rigore estremo del verismo: in mohi casi si ha una forte partecipazione del-l'autote alia materia e si tende invece ad artribuire ai fatti narrati espliciti signi-ficati morali e spirituali. In altri casi si tende invece a rappresentare realta regional e locali, ma con una forte predilezione per gli aspetti folclorici, o con propositi di polemica sociale; o ancora ci si concentra sulle vicende di perso-naggi eccezionali, si elude la realta piú materiále e concreta per delineare mo-delli ideali, per suggerire l'immagine di un mondo nuovo, superiore al mediocre presente. La ricerca della realta si intreccia insomnia ai richiami dell'ideale, I richiami che si fanno tanto piú forti con l'imporsi di tendenze religiose, mistiche, este- d<ďí*ak tizzanti, giä presenti nella fase di maggiore affermazione del verismo, e cioě nel corso degli anni Ottanta (a partire da Malombra di Fogazzaro, 1881, fino a // Piacere di D'Annunzio, 1889). In questo capitolo seguiremo le piú varie forme della narrativa e del teatro, con- Realta ngoas&i centrate soprattutto nell'ultimo ventennio del secolo: molti degli autori qui analiz-zati provengono pero da esperienze maturate negli anni precedenú, spesso in diret-to rapporto con la Scapigliatura. L'attenzione che dagli anni Settanta si rivolge in modo sempře piú nerto alle realta regional! e íl rilievo che negli anni Ottanta assume la grande narrativa verista suggeriscono di distinguere gli autori secoudo diverse arec geografiche, e rendono necessario inserire in questo capitolo anche la poesia dialettale, che risente in modo essenziale del nuovo orizzonte veristico. Si dtffonde in questi anni una narrativa « media » che vuol essere genericamente «popo!are» e si rivolge ad ampi settori di pubblico borghese e piccolo-borghcse, con propositi educativi e formatŕvi (cfr. specialmente 9.5.7 e sgg); si riproducono, con variazioni, temi ŕantastici e schemi romanzeschi della narradva curopea con-temporanea, c circola una narrativa di consumo, sentimentale e di awentura, lonta-na da propositi letterari, tesa solo a suscitare la ctiriositä del pubblico per situazioni e vicende sorprendenti. In quesro ambito presenta caratteri origináli la ricca produ- Einiiio Salgari T 808 Epoca 9 I a nuova Italia {1861-1910) zione di Emilio Salgari (1863-1911), che con le sue storie ambiemate in un Orien -te famastico e convenzionale ha appassionato generazioni di gtovaor Jetton. 9.5.2. II mondo di Pinocchta. Un Ubro Un caso a sé costituisce il libro piú celebre di tutta la Ietteratura italiana del imramonobiie secondo Ottocento, Le avvenlure di Pinocchio, apparso a puntate sul« Giorna-le per i bambini»tra il luglio del 1881 e il gennaio del 1883 e raccolto in volume nellostesso'83. L'autoresifirmava con il nomedi Collodi (ilpaescnatale del-la madre, in Valdinievole, presso Pistoia), ma si chiamava in realtä Carlo Lo-renzini ed era nato a Firenze nel 1826: aveva partecipato alle lotte del 1848-49 e aveva svolto, soprattutto negli anni Cinquanta, una intensa attivita giornali-stica e pubblicistica. La produzione Nel 1856 aveva pubblicato una curiosa operetta, specie di guida turistica svolta precedente attraverso divagazioni narrative e umoristiche, Vn romanzo in vapore. Da Firenze a Livorno (che costituisce uno dei primissimi esempi di opera Ictteraria dedicaca alia nuova realtä della ferrovia, cfr. bati, tav. 96). Dopo il i860 entro nell'arnministra-zione del nuovu Stato unitario, ma continue l'attivitä giomalistica e pubblicó altri numeroví scritti d'occasione,bozzetti, disegni di vita quotidiana, schizzi umoristici. Negli anni Settanta cominciö a interessarsi di Ietteratura infantile (cfr. genem e tecniche, tav. 131), pubblicando nel 1875 / raccontidelle Fate (traduzioni da Per-rault) e scrivendo poi vari libri desrinati alia scuola, con propositi pedagogici e mo-ralistici. La redazione delle Avvenlure di Pinocchio si svolse quindi in etä avanzata, nella fase finale della sua attivitä. V autore mori a Firenze nel 1890. Al di li II successo di Pinocchio é stato costante per tutto il tempo che ci separa dal-deiia Ietteratura ja sua prima apparizione: ě andato al di la dei confini del nostra paese, fino ad attribuire al piccolo burattino di legno quasi una vita propria, indipendente dal testo che lo ha fatto nascere. Pinocchio ě penetrato nell'immaginario di milioni di bambini in tutto il mondo, ě diventato un giocattolo che ha accompagnato e stimolato la fantasia infantile: sull'invenzione di Collodi sono intervenuti stuoli di disegnatori, che hanno dato a Pinocchio e al suo mondo forme svariate. Li forza Questa esistenza quasi autonoma di Pinocchio trova la sua giustificazione nella drib nartazione grande forza narrativa di questo «romanzo», capace di mettere in gioco i piú vari element! fiabeschi, di attingere a un fondo di simboli sotterranei, di evoca-re situazioni e figure misteriose, affascinanti e inquietanti: l'opera si immerge in un magma oscuro di fantasie originarie, che si confrontano pero con la realtä del mondo contemporaneo e con un piccolo univetso quotidiano, dominato dal lavoro e dalia cattiveria, fatto di miseria e di implacabile durezza nei rap-porti tra gli uomiiii. Le finaiita Trattandosi di un libro destinato ai « ragazzi», Collodi attribuisce alia sua pedagogic!*.- narrazione anche finalitä pedagogiche, indugia qualche volta in brevi riflessio-ni e raccomandazioni di tipo morahstico, secondo un'etica piccolo-borghese, che invita alio studio, al lavoro piú dura, al risparmio, alia rassegnazione, che diflida di ogni piacere c diogni abbandono, che raccomanda di cvitare le caiii- 9.5. NeU'orbira del namralismo 809 ve compagnie, che si confronta continuamente con la minaccia della povertä e della lame, con la paura deH'autoiitä e della forza, Orientata in senso pedagogico e la stessa vicenda del burattino di legno, Quasi un romanzo che trasgredisce continuamente ai suoi doveri verso il« babbo » Geppetto, che di famaaiont non ascolta le sagge raccomandazioni del Grillo parlante, che si lascia traviaie continuamente da cattivi compagni, ma poi, dopo tante esperienze negative, si inette, grazie ai consigli della Fata Turchina, sulla difficile strada dello studio c del lavoro, e ottiene cosi di abbandonare la sua condizione di burattino di legno e di trasformarsi in un buon bambino «vero »: sembia proprio di essere di fronte a un piccolo romanzo di formazione e di educazione. Ma il percorso nar- II fasduu rativo di Pinocchio va comunque molto al di la di questi intenti pedagogici, Jell'awcntura sembra vigorosamente resistere ad essi; il fasciae del racconto sta tutto nelle awenture del burattino, nel modo in cui esso attraversa densi motivi simboliei e fiabeschi che danno connotati sorprendenti alia realtä quotidiana piü povera, crudele e violerita. ' La struttura del libra ricorda queEa del romanzo pkaresco (cfr. gf.neju I Smmuradd libra tecniche, tav. 74), perche consiste in una serie di awenture che si svolgono e.solitndine fuori dell'orizzonte familiäre, in un mondo furfantesco e crudele, pieno di insi- ■ tx^iass1" die e di tranelli; il burattino fugge subito dal modesto mondo familiäre offerto-gli da Geppetto, il falegname che l'ha costruito, e attratto dalle strade e dalle sorprese del mondo e le affronta da solo, senza mai comunicare veramente con i personaggi che incontra e che, in un modo o nell'altro, si compomno verso di lui in modo freddo od ostile. Le tante awenture e sventure poitano sempre Pinocchio vicino alia rovina, da cui egli si salva solo in extremis; ma il burattino (nonostante i propositi pedagogici di cui si e detto) non sembra acquisire mai nessuna vera esperienza, e sempre pronto a ripetere i suoi errori, a cacciarsi di nuovo in situazioni pericolose, Ii fascino di questa sua ostinazione e accresciu- Psicologia to dalla sua natura non umana, dalla meccanicitä dei suoi movimenti di mario- infantile netta. In lui coesistono una elementare psicolagia infantile (Pinocchio «sco- e mOTamc,t* pre» il mondo congUocchidi un bambino chelovedeperla prima volta) e una meccanicitä estranea alia psicologia (come si conviene a un burattino di legno): nel suo essere alio stesso tempo figura umana e oggetto « costruito », Pinocchio da voce nel modo piü intenso (e con una semplicitä originaria) alio sgomento dell'io di fronte a un universo completamente ignoto, all'intreccio cli fascina-zione e paura con cui ciascuno, nell'infanzia, e attratto dagli aspetti della realtä In tutte le awenture di Pinocchio si afferma cosi una dura morale * realisti-ca », che vede nella vita sociale violenza e sopraffazione, e nei rapporti umani Un mondo quasi soltanto cattiveria e indifferenza (e quante spaventose. figure di agnzzim ™lcmo troviamo nel romanzo, quanti truci personaggi sfruttano crudelmertte i piü de- " lnd*ien,e boli e indifesi, e quanto pericolosi sono i rapporti con le istituzioni giuridicbe, che mettono sempre in prigione gli innocenti!). Eperfino la beneiica Fata Tur-ehina sembra spesso ostinarsi in una vera persecuzione del povero Pinocchio. Sorprende, in un libra per ragazzi, questo senso « realistico» della violenza Realismo sociale e della crudeltä dei rapporti umani (a cui si aggiunge la pereezione della famastico ■niseria e della fame, di una lotta quotidiana per soprawivcte che appartiene a 1 Sio Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) una societa ancoia agricola, chiusa in forme economichearcaiche); ma la grande originalita di Pinoccbio sta nel fatto che questo « realismo » si esprime attraverso un'eccezionale accensione fantastica e simbolica, attraverso figure che vanno al di la dei limiti del reale, attraverso apparizioni magiche e misteriose, animali parlanti, trasfermazioni e trasmutazioni, spazi fantastici. Nelle varie awenture del burattino di legno Collodi proietta in incalzante successione, quasi senza respiro, motivi che hanno spesso radice nelle piii antiche tradizioni dell'immaginario umano (peresempio il viaggionel ventrediun «Pescecane», dove Pinocchio ritrova Geppetto). Infanz/a dolorosa Questo capolavoro sembra voler offrire alia nuova Italia i'eredita fantastica di un mondo arcaico in cui l'infanzia not: era un'isola felice, ma uno spazio di sofferenza e di raiseria, di dura lotta per la vita, di primo confronto con inquie-tudini e tertorh e il libro deve il suo fascino anche al fatto che rifiuta ogni im-magine zuccherosa del mondo infantile, II suo ritmo narrativo vivace e anima-to, la sua catica comunicativa, presente anche nei raomenti píú visionari, pog-giano su una prosa semplice e cordiale, su un fiorentino agile e concrete, fatto di cose e di oggetti, assai Iontano dalla leziositá dei modelli «manzoniani». 9.5.3. Narratori tosceni. Nel breve periodo tra il 186; e il '70 Firenae, come capitale d'ltalia, fu il centro del dibatttto culturale sulle forme narrative c sui diversi modi di rendere il «vero »; e gia da tempo era forte in Toseana 1'attenzione alia realta agricola, mentre la pittura dei macchiaioli (cfr. parole, tav, 133) tentava una rappresentazione del mondo campestre carica di «vcrita», 11 dfbattito PAROLE tav. r33 Macchiaioli Derivata da macchia, qucsta parola fu usata per la prima volta a proposito di molti pittori presenti a Firenze nell'Esposizione del 1861 con tele in cui erano rappresentati paesaggi con forte chiaroscuro c con colori dati «a macchia»: il termine entro subito in uso per definite tutto un gruppo di pit-tori che operavano a Firenze fin dagli anni Cinqtianta e si riunivano al caffč Michelangelo, conducendo una vita simile a quella degli scapigliati Iombardi (cfr. parole, tav. 127). In forte polemica contra Paccademismo della pittura sto-rica rornamica, essi avevanosviluppatounnuovo stile e una ntiova attenzionc alia realta, specie dopo viaggi a Parigi e contatti con la recentc pittura francc-sc. Tta i maggiori pittori macchiaioli (alcuni dei quali erano dotati anche di acuta co-scienza teorica), ricordiamo Giovanni Fattori (1825-1908), Telemaco Signorini (1835-1901) e Adriano Cecioni (1836-1886), notevole anche come scultore. La sensibilita toseana Mario Ptatesi 9.5. Ndl'orbita del naturalismo 8n La narrativa toseana del secondo Ottocento si accosta solo parzialmente alle icndenze di tipo veristico: essa si fa ticonoscere soprattutto per una nuova attenzio-ne alia realtä locale, si discosta dai cliches della vecchia tradizione della letteratura «rusticale», cerca colori accesi e intensi, ma non possiede quel rigore critico che é tipico del verismo siciliano. II narratore di maggior successo, strettamente tadicato nel mondo maremmano e ií divenuto popokre, é Renato Fucini (1843-1921): egli aveva esordito nel 1872 pubblicando i Cento sonettiin vernacolopisano, sotto il nome di Neri Tanfucio, e pubblicô nel la celebrc raccolia di novelle c bozzetti maremmani he veglie di Neri(a cui nc seguirono altre ddlo stesso tipo: All'aria apcrta, 1897, e Nella campa-gna toseana, 1908). Qui la víta contadina é vista come un aspetto della violenta e access natura maremmana, e i risultati migliori si hanno quando ľautore si abbando-na al gusto delia befía e della deforaiazicne caricaturale, Una piú autentica partecipazione alle sofferenze di pcrsonaggi tormentati, vitti-me di violenze, di aspirazioni insoddisfatte, di drammi psicologici, si ha nella narra-tiva di Mario Pratesi (1842-1921), autorc dclle novelle raccolte nel volume In provincia (1883) e dei romanzi Ľereditá (1889) e // mondo di Doketta (1895). 9.5.4. Le varie facce della narrativa meridionale. Se le condizioni particolari della Sicilia stimolavano la grande narrativa ve- La kmratma rista di cui si ě parlato nel capitolo 9.4, in altre zone dei Mezzogiorno (e in pri- napalenm mo luogo a Napoli, che aveva perduto il suo ruolo di capitale del Regno bor-bonico) si sviluppava una narrativa meno rigorosa, ma comunque incline a os-servare la realtä locale in modo nuovo, a rivelarne la diversita rispetto alle condizioni del resto del paese, a mostrare la sua irriducibilitá a un modello nazio-nale omogeneo e unitario. Estraneo a ogni proposito di analisi sociale, chiuso in un groviglio di accesi ri- Víttofkj Jmbriani sentimenti, sdegni e inimicizie, ě il napoletano ViTTORio Imbriani (1840-1886), di famiglia di patrioti, studioso di filosofía, intransigente nazionalista, che assunse po-sizioni duramente reazionarie: notevoli i suoi racconti Mastr'Impicca (1874), Dio ne Scampi dagli Orsenigo (1876), Per questo Cristo ebbt a farmi tureo (1883). Un notevole impegno nelTanalisi della realtä sociale, una vitalissinia opcrosita, una passione per il lavoro e per la diretta comunicazione con il pubblico, caratteriz-zano invece la scrittrice Matilde Serao, che (insieme a quello serittore tutto parti-colare che ě Di Giacomo, cfr. 9.5.5) offre 1'immaginc piú viva e conereta della Napoli del tardo Ottocento, reecpendo anche 1'influsso dei grandi veristi siciliani. La Scrao, nata in Grecia, a Patrasso, da padte napoletano in esilio e da madrc greca, il 26 febbraio 1857, crebbe a Napoli, in una dura e pověra esistenza piccolo-borghese, animata dall'intelligenza e dalla cultura della madre, che dava lezioni di lingue. Ot-tenuto il diploma di maestra elementare, si diede all'attivitä letteraria e giornalisti-ca: nel mondo giornalistico si fece subitostrada, come«donna fatta da sc», grazic a un ingegno vivace e a un dinamismo che la rendevano affascinante. Nel 1882 si trasferí a Roma e qui collaboro a numerosi giornali: nclla capitale conobbc uno dei piú intraprendenti giornalisti del tempo, Edoardo Scarfoglio (cfr. 9.1.7), che la sposö nel 1885 (e dal matrimonio nacquero quattro figli). Insieme, i due intrapresero una série di importanti iniziative: nel 1885 fondarono «II MaíiidĽ Sei-ao Ľattiviiä gbfňdlisdra L'impegno sociale e ciúWale Una prodindoné disordinata Una conctetma pkcob-borgbese &i2 Epoca 9 La íiuova Italia (iS6i"t9io! corriere di Roma » e dopo due anni passarono a Napoli, dando vita a «II corriere di Napoli», che ne! 1892 si trasformö nel giornale, ancora esistente, «II Mattino». II matrimonio entro perö presto in crisi, anche se la coppia continuö per un cerro tempo a coUaborare, finché nel 1903 la Serao abbandono la redazione del giornale, dando vita a un quotidiano rivale, «II Giorno». Tra gli anni Onanta e Novanta, la Serao ebbe un ruolo di punta come agitatrice di problematiche sociali e culturaü, attcnta tanto alle condizioni di vita delle classi povcre, quanto ai conflitti e alle istj-ruzioni del mondo letterario e giornalistico e alle forme della vita mondana ed elegante. La sua vastissima produzione narrativa, che nel corso degli anni divenne sempre piú convenzionalmcnte sentimentale, si preoccupo costantemente di segui-re lc inclinazioni di un cauto pubblico piccolo-borghese. Lascrittrice moří a Napoli il 24 luglio 1927. Non e facile orientarsi nella vastissima produzione giornalisrica e narrativa della Serao, rivolta in direzioni diverse, sempre pericolosamente sospesa tra ambizioni artistiche e culturali e l'assillo della fretta, la curiositä piú disnrdinata, la prov-visorietä dcllo Stile, la disposizione a seguire gli schemi alla moda o le forme della piú facile letteratura d'appendice. La forza della Serao sta nella sua concretezza piccolo-borghese, nel suo senso di una vita fatra di poveri oggetti, di elementari economie, dt lavoro paziente e quotidiano: da ciö le deriva la capacitä di rappresen-tare la realtä di tutti i giorni nei suoi caratteri piú circostanziati. La realtä che ella rappresenta nel modo piú vivo ě quclla di una Napoli fitta di personaggi in lotta quotidiana per I'esistenza, spesso chiusi in imerni oscuri e affollati, Di qttesto mundo umano la Serao scgue turti i momenri e gli aspetti: dall'alimentazione ai riti e alle supcrstizioni religiöse, dai piccoli impieghi alle occasioni in cui le diverse classi sociali s'incontrano e si mescolano. Tra le sue opere piü riuscite, vanno ricordati la novellaLtí vinit diChecchina (1884), e i tre romanzi La conquista diRoma (i88s). Vila e avventure di Riccardo Joanna (1887) e II paese di cutxagna, uscito a puntate nel r89o sul «Mattino» e poi pubblicato in volume nel '91. Nell'orizzonte della narrativa meridionale possono cssere ricordati il calabrese Nicola Misasi (^50-1923), legato agli schemi della letteratura d'appendice, c l'a-bruzzese Dom en reo Ciampoli (1852-1929), studiosodi lingue slavě e autore di novelle ambientate in un Abruzzo sclvaggio e patriarcale. 9,5.5. La Napoli di Salvalore Di Giacomo. Una nuova La voce di Napoli emerge in una forma tutta particolare nell'opera di Sai,-«napol«3i.iti» vatore Di Giacomo, die attingc direttamente alia tradizione dialettale, ma dandole un colore tutto «contemporaneo»: ne nasce un inedito intreccio di element! plebei e di elementi piccolo-borghcsi, tta segni di antica miseria, irra-zionali scatti di passione, dolci malinconie e intenerimenti sentimentali. Con la sua produzione narrativa e teatrale, e soprattutto con la sua poesia, Di Giacomo crea una nuova « napoletanita», sospesa tra concretczza tealistica, senso ta-talistico della condizione umana, improwisi guizzi di gioia e di cupa dispera-11 piacere zione, abbandoni alla musicalita piii soave e dispiegata: e un mondo in cui si di irate™ carnpa di espedienti, in cui h spesso incerto c aleatorio il confine tra onesta e 111 s«na ma]avjtaj jn cuj si affacciano povere donne abbandonate, guappi e prostitute, piccoli impiegati attaccati ai loro riti quotidiani, e in cui si mescolano sentimen- Alti! nííttalorí metjdionali Q.J. NeHWbita del naturalis) Stí ti e sofferenze silenziose. Un mondo agitato dalle piú violente contraddizioni, tutte pero come attutite da un continuo tradursi in spettacolo e in canto, dal piacere di mettersi comunque in scena, di offrirsi a un pubbiico. Nato a Napoli il 13 marzo 1860, Di Giacomo manifesto i suot interessi letterari L'esordio findalliceoesi diede a una intensa attivita giornalistiea. Rapido fu il successo delle siomalistico sue novelle e soprattutto delle sue poesie e canzoni (nel 1882 compose la prima canzone pet la festa di Piedigrotta); di carattere scontroso e malinconico, viaggió assai poco e visse un'umbratilc vita familiare. Nel 1916, dopo undid anni di travagliato fidanzamento, sposo la piú giovane Elisa Avigliano. II successo, consolidate soprattutto grazie alle canzoni e alle opere teatrali, fece di Di Giacomo, nel corso del nuovo secolo, quasi un'immagine « uffkiale » della cultuta napoletana, tanto che nel 1929 fu nominate accademico d'ltalitt; raoria Napoli il j apríle 1934. Di Giacomo scrisse noveQe di ambiente napoletano, appartte sui giornalt soprattutto negli anni Ottanta e Novanta e poi riunite in diversi volumi, fine alle due rac-colte definitive Novelle napolitane (1914) e Vignoto (1920). Ogni novella ě come una scena patetica in cui gli affetti (l'amore innanzi rdftto) si dispiegano in gesti e in colori vibranti, a cui l'autore partecipa in modo discreto e malinconico. Questa di-mensione scenica viene nataralmente amplificata nelle opere teatrali in dialetto, che Di Giacomo ricava soprattutto da alcune novelle: i tre atti intitolati 'O volo (in un primo momento il titolo era Mata vita), rappresentati con grande successo a par-tire dal 1888, detivano dalk novella llvoto; l'atto unico 'O mese mariano (1900) de-riva daila novella Senza vederlo (1884); i due atti Assunta Spina (1909) sono tratti dall'omomma novella del 1888. Le poesie dialettali di Di Giacomo furono pubblicate nei modi piú vari e diede-ro luogo ad alcune raccolte apparse in questo ordine: Sonetti (1884}, 'O Funneco oerde (1886), 'O munasterio {1887) ,Zi'munacella (1888), Canzoni napolitane (1891), A San Francisco (r89j), Ariettc e sunette (1898), Canzone eariette nove (1916). Esse sono dominate da un senso tutto particolare della distanza, da una vera e propria fascinazione del lontano. Molto diversa da quella con cui Verga guarda al mondo populate, questa «distanza* si carica di sentimento, implica la partecipazione e 1'intencrimento deil'autore per le immagini, i segni, le voci che egli «da lontanos percepisce. Cio non esdtide rappresentazioni realistiche, scene di vita della piú mi-sera plebe napoletana, che raccontario le abitudini e le passioni elementari di quan-ti abitano nei luoghi piú tnalsani della citta: tutto con un alto senso di veriti e di concretezza, con una continua apertura a forme di dialogo, con una spontanea ade-sione alla soffetenza, con intense afferrnazioni di volonta di vita e di passione, e con spunti di deformazione che sfuggono quasi sernpte agli esitt comid tradizionali del realisme «popolare». Di fronte a! brulicante mondo napoletano il poeta evita ogni atteggiamento L'incanto «critico», ogni denuncia sociále: tende invece a subirne l'incanto, seguendo i (MU*™* guizzi improwisi e ciechi ddle passioni che io animano, come cercando di af- ferrare la « voce della citta ». Di Giacomo sente fortemente il rapporto poesia-musica, e cerca un originále linguaggio dei sentiment] che si riíá al suo amato Settecento, il secolo del melodramma: nelle celebri canzoni e nelle poesie in cui segue il filo dell'eterna vicenda dell'amore (ma sempre coliocata sullo sfon-do vitalissimo di Napoli, del suo paesaggio e dei suoi ambienti umani) egli arri-va a dare una versione« dialettale » e insieme tutta moderna del linguaggio sen- Le novdle: CORCretezzs e sentiment! It teatro Le taccolte Fascinazione della distance Commozione e partecipačione 8i4 Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) Una lingua timentaJe metastasiano, e crea cosi una nuova lingua (la sola veramente autenti-trom™ ca nell'Italia tra Ottocento e Novecento) della poesia amorosa. Ě una lingua limpida e colorata, insieme spontanea e smaliziata, in bilico tra le radiči popo-lari e una sonde sapicnza letteraria e musicale: una lingua che il poeta scnte come espressione «sua», non soltanto come strumento per rappresentare la vita Teatrální del popolo. La pití alta poesia di Di Giacomo si presenta come continuo ab- e rauskaiita bandono patetico, come espansione teatrale e musicale, come ripiegamento e ricerca interiore di una dolcezza mai soddisfatta e cominuamente rinnovata: essa ě la voce di un desiderio che vorrebbe nascondere la propria intensita, che vorrebbe addirittura ignorarsi, smarrirsi in improwise sospensioni, in sfug-genti momenti di incoscienza; e nello stesso tempo awerte I'insidia della fragilita, presagisce il consumarsi di ogni passione e di ogni dolcezza, ed ě attratta da un tormento segreto, da una malinconia appesa a tenerissimi fili musicali. 9.5,6. Varie esperienze didlettali. RapptesetttľáoiiĽ dei mondo provinci ale Ľattenzione a realtä locali e regionali tanto diverse fra loro portava con sc una nuova curiositä per i dialetti, non piú considerati soltanto come forme di espressione comica e grottesca, ma come srrumenti per rappresentare in maniera realistica la vita della multiforme provincia italiana, cittadina e contadina, borghese e popolare. La ricerca del «vero», ie tendenze naruralístiche e veristiche, costituirono uno stimolo cssenziale alia riproposta dei dialetti, intesi come document! di realtä concrete e speciftche; e la prosa narrativa teeepi elementi dialettali nella propria strut- DATi tav. 134 11 teatro dialettale dopo ľ units Nella tensione unitaria del Risorgimcnto le tradizioni di spcttacolo in dialet-to, diverse da regione a regione e in parte legate ancora alľereditä della corn-media dell'arte, furono guardate con un certo sospeno, ma ció non impedí ľat-tivitä di varie compagnie dialettali, che si appoggiavano su un repertorio con-venzionaleosu testi di mediocre valoreletterario. Tuttavia, giädopo il 1861 co-minciarono a svilupparsi in aleune regioni nuove esperienze di teatro dialettale, legate al diffondcrsi di una nuova euriositä per la rappresentazione della vita «rcale», degli ambienti borghesi o popolari, e a una ripresa di vitalita delle tradizioni comiche locali. A Miláno queste esperienze si collegarono anche alio spirito eritico e polemico della Scapigliatura. Dopo il 1880 ľorizzonte del teatro dialettale si allargô pereffetto dei nuovi modelli del verismo, dando spazio alla rappresentazione di determinari ambienti sociali. Un ruolo di primo piano assunse, nel nuovo secolo, il teatro siciliano, grazie alľanivitä di Capuana, Mar-toglio, Pirandello, e alla genialita di un attore capocomico come Angelo Mu-sco. Per tuna la prima metä del Novecento la vitalita di diverse tradizioni di 9.5. Neli'orbita del naturalisme Si 5 tura (lo abbiamo visto in Verga) o frammenti di discorso in dialetto vero e proprio, messi in bocca a figure popolart o fortemente caratterizzate nella loro origine regionale. Ma, come mostra il caso di Di Giacomo, i'uso diretto del dialetto si ebbe so-prattutto nel teatro (cfr. nATi.rav. 134) e nella poesia: in questi generi, oltre al rilan- II teatro ciodi tradizioni giä esistenti (come, appunto, quella napoletana), si ebbe la creazio-ne di tradizioni nuove (come quella del teatro dialettale siciliano, a cui si e giä ac-cennato a proposito di Capuana). Si ebbe infatti una rilevante produzione di im-pronta gcnericaniente naturalistica, che intendeva dare rilievo drammatico alle vi-cende di personaggi dialettali e ricostruire i loro specifici ambienti. Per ciö che riguarda la poesia, un punto di partenza della nuova produzione dia- La poesia lettalc si suole Ossäre al 1872, data della ptibbLcazione della raccolra di versi in ver-nacolo pisano del Fucini (cfr. 9.5.3). La scoperta dei Sonelii di Belli, parzialmcnte diffusi prima dcll'edizione del 1886-89 (cfr. 8.6.3), suscitö una fioritura di testi ill dialetto romanesco: in quest am- (Jesarc PascareUa bito si distingue la poesia di Cesare Pascarf.lla (1858-1940). Ma in nessun centro si ebbero risultati cosi intensi come quelli raggiunti dalla poesia di Di Giacomo, che a Napoli non costitui nemmerfo un frutto isolato, poiche si inscriveva in una varia produzione iegata al mondo giornalistico e dello spettaco-lo. Tra gli altri poeti napoletani va ricordato FERniNANOO Russo (1868-1927). Ferdiaasido Russo 9.5.7. Forme della narrativa settentnonak. La narrativa settentrionale non presenta una caratterizzazione tegionale Una prodtizbtre cosi marcata come quella delle regioni centro-meridionali: tende a un livello di "P° a**" teatro dialettale fu assicurata soprattutto dal lavoro di alcuni grandi attori co-mici, che utilizzavano un vatio repertorio locale (come a Venezia, soprattutto Goldoni), davano versioni dialettali di commedie e drammi di origine diversa o producevano essi stessi testi che servivano da base per grandi scene di abilitä comica. Tra tutte Ie tradizioni dialettali locali, quella che nel nostra secolo ha prodotto i risultati piú notevoli ě stata quella napoletana, con Viviani e soprattutto Eduardo De Filippo; ma a partire dagli anni Sessanta queste tradizioni, pur continuando a svolgersi localmente come per forza d'inerzia, appaiono or-mai consuntc, anche per il ben diverso uso che del dialetto era stato fatto nel frattempo nel cinema e per la nuova situazione della comunicazione linguistica nazionale (cfr. 11.1.4). Elenchiamo qui gli autori piú importanti nella storia del teatro dialettale delPItalia unitaria (indicando qualche opera piú significativa ed escludendo quelle di cui si park nel testo); nell'elenco, diviso per aree regionali, includia-iio anche i grandi attori, che, oltre a rappresentare testi altrui e scene comiche S repertorio, hanno composto testi adatti alia misura e alia personalita del pro-Prio personaggio. Epoca 9 La nuovB Italia (1861-1910) 9.5. Neiľorbíta del naturalisme Piemonte. VITtOSIO BEKSEZio (cfr. 9.57): Lt misetie d'Monssú Travel (1863).' Geneva. gilserjo govi (18851906}, comico genovese. Miláno. EtiOARDO ferravilla í.iSjô-toiŕ)-. L'opera del Maester Pastiaa (1871 ca). carlo bertolazzi (1870-1916'): El nasi Milan (La nostra Milano), in due parti, di quattro atti; La povera gent (La povera gente, 1893); I sciori (I signori, 1895). Venelo. giacinto gallina (1852-1897): Elmomsode U nona (L'innamorato della non-na, 1880); lui fa/negia del santolo (La fatniglia del padrino, 1892). RENATO ŠIMONI (1873-1952): l/t vedovä (1902). CESCO BASEGGlo (1897-1971), grande interprete goldoniano. Napoli. ANTONit! pesríTO (1822- 187a), attore con le maschere di Pnlcinella e Pascaciel-lo, autore e interprete di nunierose farse e testi del ttpo piú vario. salvátore di gmcomo (cfr. 9.5.5). epuardo scarpetta (1854-1925), attore, capocomico, atitore, inventore del personaggio di don Felilce Sciosciammocca: Miseria e nobiltá (1887). rAFFAELe viviani (1888-1950), autore e attore, passato dal café-ebantant alia prosa drammaturgica, con un fittissimo numero di drammi e commedie. EDUARDO DE F1LIPPO (cfr. II.2.I7). pEPPino de FiLiPPo (1903-1980): Iji metamor/osi d'un suonatore ambulante Sicília. luigi capuana (cfr. 9.4.4): Malta (1891); La cavaleriPidagna (1909); Cumpara-lieu (Comparatico, 1911); Lu Pamninfu (II Sensale di matrimoni, 1914, seritra per Musco). MINO MARTOGLIO (cfr. 9.4.4): San Giuvanni Decullalu (1908); Annata ricca massaru euntentu (X9t4); Uaria del continents (1915, conpatziale collaborazio-ne di Pirandello). angelo musco (1871-1937), attore catanese, grande interprete di Capuana, Martoglio, Pirandello. luigi pirandello (cfr. 10.4.7). piú omogeneo di comunicazione di tipo nazionale, vuole in primo luogo rap-presentare il mondo borghese e cittadino, e si fa espressione dei valori« medi» del nuovo Stato tinitario; ma questa situazione non eselude conflitti e tensioni anche molto violenti. Ed e comunque possibile dístinguere orientamenti e ca-ratteri diversi nella produzione dei diversi centri. Miláno e k A Miláno - luogo di formazione di un nuovo mercato editoriale ehe si ri-mltura botghese volge a un pubblico relativamente ampio e ehe trova nella narrativa il genere piú pratieabile e di consumo - si esprímono tutte le principáli tendenze delia nuova narrativa, a partire da quelle «scapigliate»; e, come si é visto, la cittä e punto di riferimento anche per il verismo e per i grandi serittori siciliani. Piú ehe in qualsiasi altro centro del paese, a Milano si vivono gli effetti di una orga-nizzazione della ctiltura rivolta al consumo del pubblico borghese, ehe ad esso offre forme e modelli in cui riconoscersi (e un ruolo fondamentale in questo senso Milano assume anche nelľambito del teatro); inoltre vi si sviluppa am-piamente anche la lelteratura d'appendice (cfr. GENERi e tecniche, tav. ioo) indirizzata a un largo pubblico «popolare». CainiOo Botto Tra i numerosi narratori lombardi o legáti alľambicnte milanese, vicini alľoriz- zonte della Scapigliatura, ma ehe non possono essere compresi sotto ľetichetta della Scapigliatura, va ricordato Camillo Boito (1836-1914), nato a Roma, fratello maggiore di Arrigo (cfr. 9.2.4), ehe composc in un arco di tempo relativamente li mitato una serie di racconti, raccolti nei due volumi Storielle vane (1876) e Senso, > cui seguirono Nuove storielle vane (1883). Stretti rapporti con aleuni degli seapigliati ebbe il milanese Luigi Gualdo Luigi Cualdo (1847-1898), gran signore, elegante e raíimato uomo di mondo, vissuto s lungo a Parigi in rapporto con i maggiori serittori francesi. II suo romanzo migliore é Deca-denza, del 1892, costruito come la parabola di un personaggio ambizioso, Paolo Be-naldi, ehe, tlopo aver raggiunro un'elevata posizione sociale, si consuma in un esi-steré vano e vuoio, interamente dominäto dalla «noía». Una volontä di cotmmicare in forme semplici e aperte con un ampio pubblico Emilto caratterizza ľopera del narratore milanese di maggiore successo, Emilio De Mar- Dc Marchi cm (1851-1901), ehe connette tradizione manzoniana e naturalismo. Di famiglia piecolo-borghese, insegnante di lettere, impegnato in varie iniziativc pubblichc, autore di seritti pedagogici, De Marchi guardô al Manzoni (ma tentando di rappre-sentare la realtä urbana contemporanea con uno sfondo molto diverso da qucllo manzoniano) e si propose una letteratura edificante: i suoi seritti sono infatti domi-nati da un fervido moralismo, mirano a denunciare corruzioni e prepotenze, a met-terein lucepositiva umíli figúre di«onesti», quasi sempře sconfitti dagli impietosi meceanismi della societa; ma nello stesso tempo affermano la necessitä delle gerar-chie sociali, con un atteggiamento conservatore che divento semprc piú duro nei suoi ultimi anni. íl successo gli toccô col primo romanzo, U cappella delprete, apparso a puntate 1 romanzi nei T887 e in volume nei 1888 ehe riunisce elementi tipici della letteratura d'appendice. Seguirono il suo romanzo piú importante, Dernetrio Pianetli, uscito a puntate nel 1889 e in volume nel '90, Arabella (1892-93), llrcdivivo (1895-96), Giaconto ľi-dealista (1897) e Col fnoco non si seberxa (t9oo). In Piemonte ebbe, fin dagli anni Sessanta, un ruolu di suprema autorita leítera- VittoHo Berse/jo ria VrrroRio Bersezio (r828-i9oo), di cui ricordiamo il romanzo La ple.be (1869). 8iS Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) Ertardo Calandra Nell'ambiente piemontese si svilupparono poi varie esperienze narrative in qualche modo riconducibili all'orizzonte della Scapigliatura (cfr. 9.2.8): non ě inve-ce accettabile (anche per motivi cronologici) ascrivere alia Scapigliatura I'opera del torinese Edoardo Calandra (1852-1911), di solida famiglia borghese, pittore (so-prattutto di soggetti storici), illustratore di edizioni di scrittori contemporanei, che si diede alia narrativa solo verso la metá degli anni Ottanta. Contrariamente alle tendcn2e prevalent! nel tempo, il Calandra preferi guardare al passato, soprattutto a quello piemontese: ricordiamo la scrie di bozzetti / Lancia di Falicelo (1886), e i romanzi La bufera (1898), La signora di Riondino (1890), Im marchesa Falcanis (1905-906),//íte«ŕ (1909). Di notevolc valore ě La bufera, ambientato in Piemonte negli anni tra il 1797 e ii '99, tra il crollo dell'Antico regime, la guerra rivoluzionaiia e 1c azioni delle bande reazionarie: il disfarsi di un antico mondo nobiliare e conta-dino ě guardato qui con struggente nostalgia. Rewfik, 2cr,a Non trascm-abile é ľ opera narrativa di Remicíio Zena (pseudoninio tlel nobile genovese Gaspaee ínveea, 1.850-1917), fervente cattolico: la sua opera piú impor-tante e il roraanzo Lff bocca del lupo (1890), ehe segue le vicende ebeconducono in rovina toelía «bocca del lupo», appttnto) povere donne del popolo genovese ab-bandoiiaic a stesse, víttinie delľirrazionalira c delia erudeftä del!:! vikt lodafe 9.5.8. Edmondo De Amicis e Cuore. Gli ideal; In Liguria e in Piemonte svolse la sua attivitä Edmondo De Amicis, lo dcíla societa scrittore e giornalista che con il celebre Cuore (1886) offrí ai ragazzi italiani un unhcRim modello pedagogico di singolare fortuna, che diffuse in tutte le classi sociali, grazie a una forte carica patetica, gli ideali patriottici e familiari della societä umbertina, il senso rigido c sieuro del dôvere, del saccificio, deľľimpegno stre-nuo nel lavoro e rtello studio, il rispetto della dignita altrui, il riconoscimento dell'appartenenza a un comune organismo nazionale. Questo libro ebbe un successo eccezionale e contribuí a formare, nel bene e nei male, intere gcnera-zioni dt Italiani, almeno fino agli anni Cinquanta del nostra secolo: e da questo punto di vista ebbe un'essenziale funzione unificatrice, ereando un sistema di comuni valori« civil i»(nonostame gli aspetti repressivi, ľorizzonte gerarchico e di classe, il rigido moralismo su cui questi valori si reggono). Idcaáom Nato a Oneglia (Impéria) nel 1846, De Amicis si diede a una vivacissima attivitä c trttbhbraztone lettetatia e giornalistica: come inviato di vat i giornali compt viaggi in ogni parte de!
  • mpIicazioni stilistiche e sintattiche: la lingua sembra cosi awolgersi intorno a quel vecchio mondo e ricostruirne affettuosamence, uno dopo ľaltro, i diversi strati. Questa disposizione affettiva si awerte anche nella rappresentazione del paesaggio, che spesso fa eco ai sentiment] dei personaggi e che costituisce un costante e sicuro punto di riferimento, una presenza famíltare e cordialc in tutto il corso del romanzo. Gli ultimi II ritorno alia rappresentazione della rcalta contemporanea significô per Fogaz- mtnanai zaro mirare a una narrativa che desse voce alia problematica religiosa e intellettuale che gli stava a cuore, alle sue aspirazioni di «riforma» del cattolicesimo. Ma nello stesso tempo rimise in moto una serie di ambigue suggestion! erotiche: in quel con-testo si affacciano immagint fcmmínili raťfinate e contraddittorie, emananti un fa-sciuo sensualc che promelte un'esperienza di comunicazione assoluta e senza limi-ti, ma che poi si sublima in una difficile, tortuosa, spesso inquietante comunicazione spirituále. Vicmh mondo Questa materia si sviluppa in un vero e proprio ciclo, che segue nella generazio- m-oiernv ne successiva ľuniverso di Piccolo mondo anticoj messo a confronto con la nuova realtä dell 'Italia postunitaria e con la crisi del cattolicesimo italiano. Protagonista di Piccolo mondo moderno (1901) é il figlio di Franco e Luisa, Piero Maironi, uomo dalla personalita contraddittoria, oscillante tra una distruttiva scnsualitä e il senso di una missione ideale da svolgere per il bene della Chiesa. 9.5, Nelt'orbka del naturalisme Nel romanzo successive, USanto (1905), ritroviamo lo stesso Piero Maironi a U Santo contatto con religiosi e intellettuali cattolici che aspirano a fondare un movimento per la rigenerazione e la riforma della Chiesa. II romanzo ě tutto tenuto su un tono alto e quasi rarefatto, e risente, anche nello stile, di una volontä di elevazione e di continua tensione. Nell'ultimo romanzo, Leila (1907), Fogazzaro torna a una rappresentazione piú Lák varía nei toni e neííe prospettive. Gli ultimi romanzi, giudicati severamente daLla critica, ma molto amati al loro tempo da un ampio strato di lettori (e soprattutto di lettrici), possono apparirci molto lontani, percorsi da una problematica che non appartiene piú nemmeno al mondo cattolico di oggb ma essi, come tutta 1'opera del Fogazzaro, vanno al di lä dei loro stessi propositi ideologic^ dando voce al malessere reale della societa italia-na delTinizío del sccolo e degli ambienti legatj alia tradizione cattolica. 9.5-11. La Sardegna di Grazia Deledda. * Nella narrativa di Grazia Deledda, che si rivelö nei primi anni del nuovo seco- Isthtiva lo, anche una regione appartata come la Sardegna sembrö trovare una sua rappre- «Üsposizitme sentazionc viva e concreta, collegabile alle prospettive del verismo: al centra dei flsrosriva suoí numcrosi romanzi e delle sue molte novellc e'e quasi scmpre il mondo rurale e pastorale delTisola, con Ic sue tradizioni e i suoi modi di vita arcaici, con la sua natura selvaggia. La scrittrice segue le piú correnti formule di tipo namralistico, ma non ha propositi di oggettivíta, ě indifferente a una disposizione di tipo «scicntifico », a un'attenzione rigorosa ai meccanismi sociali ed economici, ai conflitti tra diversi li-vellí umani e linguistic! Da un fondo romantico e adolescenziale (che si alimenta anche di storie di vita sarda, trasmesse dalla viva voce dei parlanti locali) la Deledda ricava una disposizione istintiva e quasi ingenua a inventáře c a narrare, a dipanare vicende e a muo-vere personaggi in cui si intrecciano sogni e inquietudini, richiami semimentali e tormenti jnorali, spunti mitíci e particolari di vita quotidiana. Nella Sardegna della Deledda, chiusa in un cerchio di antiche tradizioni e valori Una aarriadunc religiosi e familiari, si agitano passioni che fanno in genere prccipitare i personaggi fuori de! tempo verso una «colpa», a cui segue Tinevitabile punizione. La sua narrazione si svolge come fuori del tempo, e il frutto di un artigianato onesto, schivo, ripetitivo, estra-neo ai grandi conflitti della cultura contemporanea, concentrato in una assoluta problematica sentimentale-morale, in drammatichc e solitarie figure: la sua prosa sa attingere toni e sfumature diverse, ma manca di incisivitä e talvolta presenta im-prowise cadute di tensione e di gusto. Nata a Nuoro nel 1871, la Deledda si trasferi -a Roma nel 1900, dopo avcrsposato La viia un impiegato del Ministero delle Finanze conosciuto a Cagliari; e proprio in quel- ^ Ic opere Tannouscísulla «Nuova Antologia» il suoprimo romanzo notevole,EliasPortolu Ipoi in volume nel 1903). La sua vastissima produzione fu seguita da un grande pubblico, in Italia e fuori: fu il successo di pubblico a valerle 1'assegnazione del pre-mio Nobel nel 1926. Mori a Roma nel 1936. Tra gli oltre cinquanta volumi di narrativa pubblicati dalla Deledda, ricordiamo (oltre a Elias Portolu), Cenere Í1903), L'edera (1906), Cannealventoiiqij), Marian-na Sirca (1915), La madre (1920). &Z4 Hpoca 9 La nuova ítaiia (1861-1910) 9.5.12, Verso un teairo borghese. II nuovo dramma Per ciô che riguarda il teatro, lo sviluppo di modi di rappresentazione na-c lc convenzioni turalistici trovô un ostacolo nella persistenza di convenzioni sceniche e di ge-sccmche nerj txadizionaii, in primo luogo delia tragédia storica di tipo romantico. Ma sia la tragédia storica sia la commedia (legata in Italia alia tradizione settecentesca e soprattutto al modello di Goldoni) contenevano in sé componenti realistiche che avrebbero consentito di rappresentare la vita quotidiana e il moudo con-temporaneo nella loro «verita», di portare sulla scena frammenti di autentica esistenza borghese, in tutti i suoi aspetti. Intorno alia metá dell'Ottocento l'esi-genza di realismo tanto fortemente sentita dalla narrativa (cfr. 9.4.1) penctra con vigore anche nel teatro. La tragédia storica viene sostituita da vicende, drammi e conflitti attuali; agli eroi romantici si sostituiscono personaggi bor-ghesi; a quella morale sublime si sostituisce la morale borghese, subentrano conflitti che interessano gli ambienti mondani e familiarí e la moderna civiltä metropolitana, dove il perbenismo e il conformismo si scontrano con i desideri e con la passione. Agli ambienti esotici o ricchi di colore storico si sostituisce il salotto borghese, luogo di incontri e di scontri tra personaggi del mondo pre-sente. Si giunge a un mimetismo estremo, che riguarda sia gli oggetti che popo-lano la scena, sia i discorsi tra i personaggi: questo mimetismo comporta un'at-tenzione per i particolari piú minuti, per le circostanze anche banali che costel-lanolavitadi ognigiorno; drammi, conflitti, passioni si dispongono entro ledi-mensioni di questo mondo concreto, che é pero pieno di cose e di atti inessen-ziali, e rischia di diventare stancamente ripetitivo, sempře uguale a se stesso. ii pcricolo Tutio il teatro etiropeo del secondo Ottocetito ě dominato dal dramma borghc- del conformismo se, almeno a partire dal grande successo di Alexandre Dumas figlio (1824-1895): e nel dramma borghese si esaltano spesso i piú conformistici valori correnti. Ma da questo « ceppo »si sviluppano anche forme di teatro critico di eccezionale intensita (da quello di Ibsen a quello di Čechov). i divi In Italia, anche dopo ľunítä, la vita teatrale continua ad essere dominata dai del teairo grandi attori: la nuova generazione ě illustrata da grandi interpreti come Eleonora Duse (1858-1924) ed Ermete Zacconi (1857-1948). Gli autori Vista nel suo insieme, la drammaturgia italíana tra il r86o e il 1910 presenta un drammatici panorama piuttosto fiacco, a parte poche eccezioni e nonostante le grandi ambizio-ni che emergono sullo scorcio finale del secolo. Delle opere tcatrali di quegli autori che hanno operate soprattutto nell'ambito di altri generi letterari si paria nei luoghi a loro destinati (le piú importanti sono certamcnte lc opere di Verga, cfr. 9.4.13, di Di Giacomo, cfr, 9.5.5, di D'Annunzio, cfr. 9.6.9); mentre al teatro dialettale si ac-cenna in 9.5.6 (oltre che in dati, tav. 134). In questo paragrafo si danno brevi indi-cazioni sttgli autori piú importanti che hanno avuto la drammaturgia al centra dell* propria attivitä. Paolo Ferrari c I primi anni del teatro dell'Italia unita videro in piena attivitä alcuni autori che Paolo Giacometti avevano giä raggiunto il successo negli anni Cinquanta: prima di tutti il modenesc Paolo Ferrari (1822-1889), e quindi Paolo Giacometti (1816-1882), che ebbe eccezionale successo con il dramma La morte civile (i86r). 1 9.5. iNelTorbiia del naturalism o 825 Come csempio di teatro capace di una equilibrata rappresentazione delia rcaltä contemporanea fu salutato il dramma del napoletano Achille Torelli (1841-1922), I mariti (1867): ma quello del Torelli c un naturalismo addomcsticato, dominato da propositi moralistic!. La ricerca del «vero» cominciö tuttavia, intorno a quegli anni, a condizionare perfíno il dramma storico, come mostra la fbrtunata tragédia in versi Nerotte (1871) del romano Pietro Cossa (1830-1881). Un vero e proprio dramma borghese sorse negli anni Ottanta, per influsso indi-retto della nuova narrativa verista e dcgli stcssi esperimenti teatrali di Verga: e Verga venne sollecitato alia versione teatrale della Cavalleria ruUkana proprio da quello che sarebbe stato il protagonista del teatro borghese di quegli anni, Giuseppe Giacosa (1847-1906). Egli infatti rappresento con intelligente misura í conflitti lipid del triangolo borghese (marito-moglie-amante) in Trisfi amori e in Comelefo-glie (iyoo), intrcccio conflitti familiari, delineando personaggi sospesi tra I'ansia per cio che si va dissolvendo e patetiche speranze in un futuro in cui il lavoro rico-struisca e rifondi i valori familiari. Tra le ventidue commedie del milanese Marco Praqa (1862-1929), figlio dello scapigliato Emilio (cfr. 9.2.4), quella di maggior valore e successo é La moglie ideale (1890), che sfugge al moralismo dominante nel dramma borghese del tempo, pre-sentandoci un caso al limite del paradosso. II napoletano Roberto Bracco (1862-3945) produsse opere di vario orienta-mento, provando con successo la srrada del dramma popolare a effetto, di vaga ascendenza veristica. Da non trascurare é, infine, la vasta produzione librettist i ca, legata agli sviluppi del melodrám ma, che, nella ricerca di forme diverse da quelle vitalissime dell'opera romantica, sembrava awiarsi lentamentc alia dissoluzione. AciiiJle TorcUi e Pitím Cossa Macro Praga Robeno Bfjicco íí "telc)draii5i3ia 9.6. D'Annunzio e ľestetismo 9.6.1. il tempo dell'estetismo. Negli anni Ottanta, quantlo il natutalismo e il positivismo sembrano aver raggiunto la loro massima presa sulla cultura italiana, cominciano a ditfondersi anche da noi quelle tendenze estctizzanti che caratterizzano la piú raffinata cultura decadertte europea (cfr. 9.2.2 e parole, tav. 124). Un nutrito gruppo di Superiorita scrittori e intellettuali parte in battaglia conuo I'utilitarismo e i ristretd oriz-dfiJ'aperknza zonti mentali della societa borghese, esaltando in primo luogo l'arte come artisaca esptXyenzsi assoluta, come conquista della bellezza, come idealitá superiore, che si manifesta anche in forme esteriori, nel lusso, nell'eleganza, nello splen-dore degli ornamenti: non ci sono in questo estetjsmo (cfr. parole, tav. 135) quello spirito anarchico e radicalmente critico, quella negazione ironica della stessa arte e del ruolo dell'artista che animavano l'orientamento degli scapiglia-ti; esso mira invece a rivendicare una superiorita dell'arte su qualsiasi altra esperienza e a conquistare lo stesso mondo borghese, soggiogandolo con una PAROLE täV. 13; Estetísmo Termine generico (modellato su estetica, cfr. termini base 2) con cui si in dica i] culto delľarte, la sua esaltazionc al di sopra di ogni altro aspetto della vita, la risoluzione della vita stessa nelľartc, anche al di la di ogni vincolo morale o sociále. Si puo parlare di estetismo per lc piú diverse epoche della storia della cultura, ma in modo integrále e programmatico esso si sviluppa solo nell'Otto-cento, con la formulazione delle teorie ÁeWurte per ťarte elaboráte in Francia dai parnassiani (cfr. parole, tav. 129) e con alcuni raffinati teorici inglesi (primo fra tutti Walter Pater, 1839-1894): essi suggeriscono il modello di una vita intellettuale interamente dedicata al culto della bellczza, in cui la ricerca del bello si risolve in assoiuta liberta spirituále c materiále, opposta alla volgaritä del mondo borghese. Ma da segno di confesrazione della societa contempora-nea ľestetismo diventa sempře piú frequentemente, nel corso delľOttocento, un modello di raffinatezza esteriore, e di superiorita sociále. 9.0, D'Anminzio e ľestetismo 827 come esperienza fceecezjonale». tn Italia: una inoda co-hnnlle accorta azione di mercato e con nuovi mezzi spettacolari di propaganda e di comunicazione. Ľestetismo propone modelli «eccezionali», offre immagini Ľatetiímo eleganti, bizzarre, morbose, ha il gusto delľinutile e del prezioso, si presenta come il punto d'arrivo di una cultura estenuata e raffinata, tanto sofisticata da risuJtare abnorme e distruttiva. Ľestetismo nutre un fortissimo disprezzo per la volgaritä e la folia, e, nello stesso tempo, un'ossessiva predilezione per la mondanitä, per la vita frivola e capricciosa, per gli oggetti minuti e preziosi. La vita stessa deve essere vissuta come un'opera d'arte. Rispetto agli orientamenti prevalent! dell'estetismo europeo, che spesso critica radicalmente il mondo borghese e la societä costittiita, ľestetismo italia-no sembra essere piuttosto un mezzo per impadronirsi del mercato culturale borghese, per incrementare una cultura delľinutile e della spettacolaritä esteriore, per atttibuire agli artisti un ruolo di guide culturali, di sacerdoti e asceti della bellezza, che affermano nello stesso tempo la propria separazione dal mondo sociale, il proprio diritto a una irresponsabilita assoluta, a una illimitata libertä di sperimentazione. I caratteri dell 'estetismo italiano si riassumono nel-ľopera e nella vita del suo grande propulsore e mediatore, Gabriele D'Annunzio, che ne guidô baldanzosamente le varie fasi, soprattutto nel ventennio T880-1900; ma il movimento si impose come una vera e propria moda culturale attraverso una serie programmata di iniziative collettive (in prime luogo edito-riali), che videro la partecipazione di scrittori e di artisti anche mojto diversi: essi diffusero presso il pubbhco uno stile figurativo e decorative) che conflui nel cosiddetto liberty (cfr. parole, tav. 136). PAROLE tav. 136 Liberty Tendenza artistica diffusa tra la fine delľOttocento e ľinizio del Novecen-ro, specialmente nel campo delľarchitettura, delľarredamento e della produ-zione di oggetti della vita quotidiana. Essa si lega a! proposito di diffondere la bellezza e l'arte in tutti gli oggetti di consumo, nelle Stesse forme della produ-zione industriale, c si basa su un insieme di motivi ornamentali, rieavati dalľar-te del passato o dall'arte Orientale, su un gusto per I'esotico, per i movimenti si-nuosi, per le forme floreali e vegetali. Tutta una serie di dementi ďarrcdo o ďuso sono cosí modellati e ornati secondo schemi che diventano rapidamente di moda e ambiscono a riprodurre, attraverso nuove teeniche industriali, le forme d i un antico artigianato. II termine liberty deriva dal nome del proprietario di un grande magazzino londinese, A.L. Liberty, specializzato in oggetti dell'artigianato Orientale che contribuirono fortemente al diffondersi di questo Stile: esso venne chiamato liberty soprattutto in Italia (altro termine usato fu Stile floreale); in Francia e in Belgio fu chiamato arl nouveau, "arte nuova"; nei paesi di lingua tedesca Jugendstil, "stile della giovinezza". Roma capiiak «Cronaca bizantina» Akre rivisw La Conttsss Lara Una piecwe per h líítreraíura A Roma Atti.vi.ta editoriak e vita mondana 8aS Epoc^cj La nuova Italia (18611910] Roma, la nuova capitale che negli anní Ottanta viveva una tumultuosa espansio-ne e alimentava un 'ambiziosa vita mondana, fu il centra delTestetismo, che íruí deí nuovo giornalismo e della nuova editoria. Essenziali per Roma furono, nel primo lustra deglí anni Ottanta, 1'attivitá editoriale di Angelo Sommaruga (cfr. 9.1.7) e la sua elegantissima rivista «Cronaca bizantina» (1881-1885), che in partenza guardo al classicismo carducciano come a snpremo modello, ma che poi diede notevole vo-ce agli orientamenti estetízzanti (in primo luogo a DřAnnunzio). Piu tardi, Testeti-smo dannunziano (che trávo un luogo di incontro, divenuto poi mirico, nel Caffě Greco in via Condottij allargó i propri riferímenti culturali e si espresse attraverso una nuova rivista romana, «HConvito» (1895-96), diretta da Adolfo De Bosis, di Ancona (1863-1924), autore del notevole libro di poesie Aítiori ac silentio s&crum (Sacro alTamoie e al silenzio, 1900); di piú lunga durara řu la rivista fiorentina «11 Marzocco», fondata nel 1896, in cui ebbe un ruolo notevole il romano Angelo Conti (1860-1930), grande amico di D'Annunzio, che fu il massimo teoríco delTe-stetismo e ne sintetizzó le prospettive in un opera apparsa nel 1900, con tma prefa-zione dello stesso D'Annunzio, La beata riva: trattato deWoblio. AlPuniverso mondano della Roma tardottocentesca si collega la poesia di una donna che fece molto parlare di sé nelle cronache del tempo, Eva Cattermole Mancini (1849-1896), dalla vita awenturosa e fitta di scandali, morta assassinata da un pittore che conviveva conlei; come poetessa si firmo Contessa Lara (Versi, 1883; E ancora versi, 1886; Nuovi versi, apparsí postumi nel "97). 9.6.2. U «vivere immitahile» di Gabriele D'Ännunzio. Gabriele D'Annunzio nacque a Pescara il .12 marzo 18Ó3 da famiglia borghese di modeste origini, che viveva di rendita grazie alia ricca ercdita dello zio Antonio D'Annunzio, A undici anni Gabriele fu inviato al Collegio Cicognini di Prato, dove compí gli studí brillantementc (ma con una condotta Lndisciplinata, non ríspettosa delle severe nořme del collegio) ftno alla licenza liceale, conseguita nel 1881- Riveló una precoce passione per la letteratura e insieme una incontenibile smania di im-porsi, di primeggiare, di mostrare le proprie doti, e giä negli anni di collegio pubbli-co a spese del padre, sotto il nomc di Floro Bruzio, la sua príma raccolta poetica, Primo vereUZjy), che ebbe un buon successo e gli apríla strada alia collaborazione ai giornali Ietterari del tempo. All1 ultimo anno di collegio risale ľ a more per la fiorentina Giselda Zucconi, che diede luogo a una fitta corrispondenza. Dopo aver trascoiso ľesrate 1881 in Abruzzo (stringendo un'amicizia per lui molto importance con il pittore Francesco Paolo Michetti, 1851-1929, dicui fu ospite a Francavilla), il giovanc Gabriele, ambizioso e brillante, elegante e curato nella persona, si trasferí a Roma, iscrivendosi alla Facolta diletrcre (ma non porto mai a termine gli studí universitäre e soprattutto gettandosi nel vortice della víra letteraria, giornalistíca e mondana: coüaborö allora al «Capitan Fracassa», alia «Cronaca bizantina», al «Fanfulla della Domenica», alla «Tribuna», con testi poetici, narrativi, eritici, polemici, con maliziöse cronache di vita mondana (pubblicate sotto vari pseudonimi). In breve tempo si conquistô un ruolo di protagonista nella vita culturale romana, sfruttando nel modo piú intelligente il mercato librario c giornalistico: in quella di-mensíone frivola, tra amori e frequentazioni di Sftlpttí aristocratic!, tra awenture c vagabondaggi, egli utilizzô la propria abilítäeraffinatezzadi poeta come strumento di successo mondano, sovrapponendo immediatamente vita e letteratura. 9.6. D'Annunzio e ľestetísmo $29 Dopo il buon esíto di duelibri pubblicati nel 1882 dal Sommaruga, Canto novo e Terra vergine, ľ autore entro in un vortice di eveiui clamorosi, che trovarono un primo corommento erotico-mondano nella fuga e nel mstrimonio (28 luglio 188 3) con la duchessina Maria di Galiese (nonostante ľopposizione dei parentí di lei): ne na-sceranno tře figli, ma ľunione resisterä, ŕra tradimenti e sempře nuavi innamora-menti del poeta, solo fÍno al 1890. D'Annunzio seppe orchestrare attorno alle opere che veníva producendo turta una serie di iniziatíve pubblicitatie e spertacolarí. Questa giovinezza romana, dedicata al piacere e alla conquista del successo, tra-scorse tra una varia produzione poetica, novellística, giornalistíca, awenture eroti-che, vacsnze in Abruzzo e alrri viaggi, polem i che e duelli, a cui fu data conveniente risonanza. Al vertice di questa fasc c'e il romanzo « romanu »ř pielio di risvohi autobiografia, 11 Piacere (1889), Le energie eroti co-mondanc dí D'Annunzio trovavano modo di scatenarsi in una relazione con Barbara Leoni, incontrata neli'aprile 1887; ma nel contempo crescevano pericolosamente i suoi debiti, dovuti alla víra dissípata. L'assedío dei creditori Io convinse nel iSyi ad allontanarsi prudentemente da Roma: dopo un lungo soggiorno a Francavilla; si trasfiprí con 1'amico Michetti a Na-poli, dove restô un paio ďanni, vivendo un periodo c:he egli defim di «spíendida miseria»: collaboró allora ai giornali locali (in primo luogo a!«Mattirto»dí Scarfo-glio) e awiô una nuova relazione con la princípessa Maria Gravina Cruyllas. Per le dífficolta economiche, aggravate dai debiti lasciatí dal padre, motto nel giugno 1893, alla fine deli'anno D'Annunzio dovette abbandonate anche Napoli: ritiratosi in Abruzzo, ancora presso Michetti, porto a termíne neli'aprile del 1894 il Trionfo della morte, che segna il punto piú alto del suo impegno ne! genere del romanzo dopo 11 Piacere (anche nel campo della poesia queglí anni avevano dato nuovi risultati, culrninati nel Poema paradisiaco, 1893). Intanto íl suo nomee i suoi testi cornincia-vano a circolare anche fuori ďltalia, grazie soprattutto aíľattivitä del traďuttore francese Georges Héreile (1848-1935), con cui egli aveva intřecciato una fitta corri-spondenza f in dal '91. Inizía per lo serittore un «periodo abruzzese », trascorso in un víllino a Francavilla; nel novembre a Venezia intraprende una relazione con la grande attrice Eleonora Duse (cfr. 9.5.12). Le sue ambizioni vanno ora moko al di lá ddlorizzoote mondano, mirano a un'arte suprema, capace di esptimere energie profonde ecl as-solute, e si fa bandítore della teória del superuomo, ricavata da Nietzsche, e del teatra musicale di Wagner. Dopo il romanzo Le Verginidelle rocce (1895), egli cerca la strada di una grande tragédia moderna con La álta morta, ispirata dalla Duse e ter-minata nel novembre '9Ó, cui fanno seguito una filtissima produzione íeatrale, rifa-cimenti di opere precedenti, primi svolgimentí della poesia delle Loudi> e il romanzo «veneziano»H Vuoco, che appariiä uel niarzo 1900; a cio si aggíunge un certo impegno politico, che nel '97 assieurera al poeta ľelezione a deputato per il collegio dí Ortona, con il sostegno della Destra, Nel '98 lo serittore si stabilisce a Settígnano, presso Fírenze, in una vlila detta La Capponcina (perché appartenuta ai Capponi), dove vive fasiosameate: la Duse sbita in una vilíetta attigua, detta, con parola rraucescana, La Porziuncola. Tra la fine del '98 e ľinizio del '99 D'Annunzio segue la Duse in tournée'm Egitto c in Crrecia; intanto defínisce piú chiaramente il progetto delle Loudi. II 24 marzo 1900, in una delle sue non frequenti presenze alle sedute parlamentári, D'Annunzio lascia cla-morosamente la maggioranza e si unisce alla Sinistra che atíua ľostruzionísmo con-tro le leggi reazionarie del governo Pelloux. Dopo un viaggio in Svizzera, Germania e Austria con la Duse, si ripresenta alle nuove elezioni come candídato della Sini- Spettacolariíá A N-apoIi Eleonora Duse La stagioiiť dt) supüruomo Deputato def Regno &30 Epoca y La nuova Italia (1861-1910) Un nicceHo stra nel collegio di Fírenze, ma non vieneeletto. I primi anni del secolo, tra splendi-aesoenre dc vacanze estíve passate nella Versília e nel Casentino, vedono il trionfo del D'An-nunziopoeta; la conclusione dei tre libri dclle Laudi, pubblicati nel 1903, e la stesu-ra delia piti fortunata delle sue tragedie, La figlia dilorio, dello stesso anno. Ma il rapporto con la Duse entra nel frattempo in crisi e gíä nelľottobre 1903 D'Annun-zio awia una nuova relazione con la nobile Alessandra di Rudiní; seguono poi nuo-vi amori, tra cui quello per la contessa Giuseppina Mancini. Tra la stesura dt nuove opere teatrali e del romanzo Parse ehe si föne che no (1910), il poeta trova modo di distinguerst, da vero e proprio pioniere, anche come pilota dei nuoví moderni mezzi di trasporto, dall'automobile all'aeroplano. Ma gli La fuga amori e i debiti incalzano di nuovo e Gabriele si rifiigia in Francia nel marzo 1910: m Francia vive allora tra Parigi e una villa ad Arcachon, nelle Lande (Gironda), e partecipa alia mondana víta delia belie époque interna z ionale, a contatto con il vivace ambiente letterario e artistico parigino; compone opere in francese, cercando in ogni modo di mettersi in evidenza, e nello stesso tempo di mantenere un rapporto con il pubblico italiano. Tra il 1911 e il 1914, dalla Francia, fa pervenirc al «Corriere delia Sera» (il cui direttore Luigi Albertmi cerca di sistemare la sua difficile situazione finanziaria) le prose delle Faville del maglio; ľoccasione di fare buoni guadagni lo induce poi a serivere sceneggiature cinematografiche, come quella per il film Cabiria (1914). La grande guerm Ma venne la guerra mondialea ridargli nuova vitalita e un ruolo di protagonista: il suo estetismo e U suo superomismo si convertirono in fíammante oratoria nazio-nalistica, in abile sfruttamento politico e militare delle masse: preceduto da una campagna giornalistica sapientemente orchestrata e ŕinanzíata da gruppi industria-li, nel maggio 1915 tornö in Italia e qui terme violenti discorsi interventistici. Entra-ta anche ľltalia in guerra il 24 maggio, si arruolo come tenente dei Lancieri di No-vara e si comportô con coraggio, compiendo numerose e audaci azioni belliche, so-prattutto in mare e in cielo; ferito alí'occhio destro il 23 fcbbraio 1916, passó una lunga convalescenza a Venezia senza poter far uso delia vista (e al buio nacque la sin-golare prosa del Notturno, pubblicato nel 1921); nonostante k perdita deU'occhio, riprese ľattivitä militare, impegnandosi in imprese spettacolari ehe gli dettero la fáma di eroe (celebri la beffa di Buccari con una compagnia di motoscafi da combattí-mento, i Mas, 10-11 febbraio 1918, e il volo su Vienna del 9 agosto dello stesso anno). Interprete Alia fine delia guerra, emergevano in Italia istanze nazionalistiche e reazionarie, del nazionalismo vaghe aspirazíoni a un cambiamento radicale della situazione, impulsi verso un nuovo spirito comunitario e collettivo; e D'Annunzio, awalendosi del prestigio conquistato in guerra e del fascino che esercitava sulle folic, divenne protagonista politico nei primi confusi anni del dopoguerra: condusse una violenta battaglia per ľannessione alITtalia dellTstria e delia Dalmazia e guido ľímpresa di Fiume alia testa di bande armaiedi «legionari», che oceuparono la cittä ili2settembre 1919, in-staurandovi una singolare repubblica da lui presieduta, la «Reggcnza italiana del Carnaro», che fu fatta cadere dal governo Giolítti il 21 dicembre 1920 (U celebre «Natale di sangue»). Fatalmente la logica nazionalistica e imperialist i ca delľiro-D'anniinait) preša fiumana awicinava D'Annunzío al nuovo partito fascista; nei momenti ne-e il íasdsnio vralgici delia crisi che portö il fascismo al potere, D'Annunzio si trovô preso tra propositi diversi: aspírava a un nuovo protagonismo personale, ma nutriva riserve verso aleuni aspetti del programma fascista e diffidenze verso il personaggto Mussolini. A Gatdonc Ma fu taglíato ŕuori dal corso degli eventi e prefer! ritirarsi nella villa di Cargnac- co> presso Gardone, sul lago di Garda, esaltato come artista supremo e come pre-Cursore politico dei regime fascista, come eroe e nume nazionale. Nel 1924 fu nom'- 9,6, D'Anminzio e fesíeusmo »3r nato princípe di Montenevoso, e nel '26 sarse un istituto per ľedizione completa delle sue opere, ehe fu affidata alľeditore Arnoldo Mondadori; il regime trovô vane forme di finanziamento per rendere agevole la sua vita dispendiosa e per per-mettergli dt trasformare la villa di Cargnacco in un vero e proprio museo. Era inevitabile ehe, in uno sptendido isolamento, il vecehio estéta guardasse alla propria víta, ehe aveva amato defínire «inimitabile», con unombra di egoistica malinconia, coinc a qualcosa di perduto. Parcva abbarbicato alia villa, ehe egli la-sciô in ereditä alio Stato e ehe fu trasformata in un'apposita istituzione, il« Vittoria-le degli ItalianU; D'Annunzio morí il r" marzo 1938, osannato da rumorose cele-brazioni ufficiali. Gli íiltimi anni 11 Vntodaie degli Italianl 1 9.6,3, Msistema delia serittura dannunziana. Quasi in ogni momento delia sua vita D'Annunzio riveia una creatívätä ec- Crcativitá cezionale, una incredibile prontezza nella serittura, ndľinvenzione, nella ma- ecafwdtí iiipolazione di parole e di immagini: ed egli tenne sempře a presentarsi come "ce"™1 supremo «attefice » e «imaginifico». Questa ereativita non deriva pero da una inesauribile fantasia o da sovrabbondanza di potenza vitale, ma da una singolare ricettivitä di fronte alle letture e alle esperienze piú varie, dalla capacitä di utílizzare e riciclare attraverso la propria serittura gli spurní letterari piú diversi; egli combina infatti modelli antichi e moderni (al punto di suscitare numerose accuse di plagio) e spesso travasa materiali dall'una all'altra delle sue Stesse opere. Lettore attentissimo, D'Annunzio ě sempře all'erta per rieavare pro-dotti letterari dalle fonti piú disparate. Anche nei confronti delle tendenze piú moderne della cultura europea egli ě pronto a far proprio tutto ciö che appare «Enddopedia nuovo e piú rispondente alle esigenze del pubblico: servendosi in primo luogo d<;1 d*ca eststenza come « un'opera d'arte» e nello stesso tempo a dominare e a possedcrc: nel suo estetismo, egli progetta un'opera unica e assoluta, in un solo escmplare, ma nello stesso tempo ě dominato dalla passione delľartificio e della finzione, che lo Andrea Sperelii, Elena e Maria 834 E|>oca 9 La nuuva Itália (i86í-t<>rol portano a instaurare utt rapporto distaccato e ambiguo (di tipo teatrale e istrionico) con gli stessi oggetti cbe cotleziona, con gli ambienti che frequenta, e soprattutto ton le rtumerose donne a cui e legato. II romanzo (scritto in tetza persona, nonostante la sua componenteautobiograít-ca) si apre con ľincontro dí Andrea con ľantica amante Elena Muti, che egli non vede da circa due anni c che ora trova sposata col ricco e vizioso inglese Lord Heath-ueld; ricorrendo a un flasb-back (le sfasature e gli scarti temporali costituiscono nel Piacere un'interessante trasgressione degli schemi nattiralistici), lo scrittore narra Ie vicende della passata relazione tra Andrea ed Elena (una donna dalla senstialitä di. rompente e aggressiva) e poi il rinascere di quclia passione nel protagonista e il suo desiderio di riannodare i rapporti con la donna. Al riCuto di qucsta, lo Sperelli si ri-tuffa nella vita mondana di Roma. Ferito in un duello, egli passa la convalescenza presso una cugina, dove conosce Maria Ferres, una donna dolce, appassionata e piena di curiositá intellettuali, che impersona una femminilitä opposta a quella di Elena. Nel nuovo rapporto con Maria si inserisce pero sempre piú velenosamente il desiderio e ľimmagine delľaltrat ottenebrato dalla gelosia per Elena, che si é con-cessa a un altro amante, egli gitinge a proŕerire il nomc di lei mentrc ha tra le braccia Maria, che lo sta salutando prima di un lungo distacco. II romanzo, che si conclude sull'effetto devastante di questo scambio di di un Ľsuín persona, svolge a suo modo un'analisi critica delle deviazioni e delle conrraddi-zioni In cui si inviluppa ľesteta decadente: in Andrea Sperelli ľautore denuncia piú volte ľincapacitä di sintesi, ľincoerenza, la dispersiva mobilita, ľarrende-volezza nei confronti degli istinti, la mancanza di autenticita e spontaneitä. Ma questa dimensione critica e molto superficiale, ricalcata meccanica-mente su vari modelli della contemporanca cultura europea: nel Piacere c'é solo qualche vago tratto di stanchezza e di tristezza, che vela appena quella che príma di tutto vuol essere ľimmagine di un'esperienza eccezionale; i risvolti ("onrrttddizioni Urt'espericnza ecceřionale PAROLE tav. 137 Kitsch Parola tcdesca (propriamente "spazzatura, robaccia") usata in Baviera in-torno al i860 per indicate oggetti copiati, costruiti con falsi effetti di vecehio e di rustico, e poi passata alľinizio del Novecento nella critica, nella lettetatuta, nella teória della cultura, per indicare oggetti e opete di cattivo gusto, costruite secondo schemi convenzionali: kitsch sono sia gli oggetti fatti in serie, che dif-fondono un'immaginc dell'arte pacehiana o banale (come čerti souvenirs: le piecole gondole di Venezia, le torn di Pisa in miniatura, i monumenti chiusi in una sféra di vetro in cui si puô ereare ľeffetto della nevícata, cca), sia ogni forma culturale ridotta a oggetto di consumo, che tuttavia pretende di presentarsi come valote estetico, come segno di distinzione e di prestigio: cosí kitsch e ogni combinazione di forme « alte » e di forme volgari e di massa, ogni produzione artist ii a degradata e moltiplicata all'infinito. 9.6, D'Annunzio e ľestetismo 8}í «tragici» o addirittura demoniaci di certe situazioni del romanzo non sono altro che ingredienti per far meglio risaltare l'artificiale splendore della vita-opera d'arte di Sperelli. E 1'estetismo trova il suo trionfo nell'elencazione di og- Gli oggetti, getti artistici veri e fittizi (che creano una sorta di bizzarro museo del decaden- ia beifezza tismo europeo, dominato dall'esagerazione e dal kitsch, cfr. parole, tav. 137), c cwmlmo e nella descrizione del consumo che il mondo romano fa degli oggetti preziosi del passato, del lavoro artistico di tutti i tempi: l'autore vuole che il pubblico resti comunque abbagliato da quelle ricercatezze, da quegii amori profumati, da quella estraneitá alle norme morali. Questa prospettiva si affida a una prosa levigata e preziosa, che scone con Un« rets grande semplicitá sintattica (con un dominio quasi totale della paratasst), ma di comspondoue rivela un'ostinata accuratezza nella scelta di parole rare epreziose, di nomi eso-dci o peregrini o singolarmente sonori: una sorta di sotterranea partitura musicale, ma di una misura esteriore, che sembra esalare in estenuati profumi. < 9.6.S. Nttovi tentativi di romanzo problematico. La prova fortunata del Piacere spinsc D'Annunzio a ulteriori passi sulla strada L'approfondiinento del romanzo, a un approfondimento dell'analisi psicologica, attenta agli stati pato- psicologico logici, ai rurbamenti e alle sensazioni sotterranee. Fin dall'estate del 1889, D'Annunzio cominció a pensare a un nuovo romanzo, L'lnvincibiie, basato sull'analtsi di una crisi intellettuale e legato alle vicende del suo amore con Barbara Leoni. Ma va-rie diffjcoltá interruppero il lavoro, e la recente conoscenza della narrativa russa porto D Annunzio a cimentarsi in una lunga novella, costrmta sul monologo di un nu 11k- personaggio, apparentabile a quelli del «sottosuolo» dostoevskijano: Giovanni Episcopo (1891). Proseguendo nella rappresentazione di casi patologiei e di personalita delitfuo- Vlnmcentt se, lo scrittore awió subito la stesura del romanzo L'lnnocente, ideato inizialtnente come una novella e scritto a Francavilla tra la primavera el'agosto del 1891; rifiutato dall'editore Treves, esso fu pubblicato tra la fine del '91 e l'inizio del '92 sul «Cor-riere di Napoli» e poi in volume nel '92. D romanzo si presenta come la confessione di un personaggio che appartiene an-che lui al bel mondo romano, Tullio Hermil, un nobile pieno di qualita intellettuah, sempre pronto ali'analisi di se stesso e dellc proprie passioni, insidiato continua-mente dalla sensualitá c dal gusto della fmzione, che gli impediscono qualsiasi au-tentica comunicazione con gli altri. La voce del narratore (in prima persona e spo-gliata delle preziositá abbaglianti che caratterizzavano la prosa del Piacere) conden-sa in sé la forza incontenibtle che spinge Tullio al delitto (con I'uccisionc di un «in-nocente» neonato, frutto di un adulterio della moglie) proprio mentre egli si tia-scondc sotto vaghc aspirazioni alia pace e alia mitezza: ma nello svolgimento di questa tematica della «doppiezza» e'e qualcosa di freddo e impassibile. Intanto, tra varie interruzioni, D'Annunzio era tomato piú volte su L'lnvincibiie: ali'inizio del '93 ne inizia la pubblicazione a puntate sul « Manino » di Napoli, col nuovo titolo Trionfo delta morte, ma il lavoro viene concluso soltanto nell'aprile '94 a Francavilla (e il volume ě subito pubblicato dall'editore Treves, con dedica al Michetti). Articolato in sei libri, questo romanzo (di nuovo in terza persona) indaga il male che mina daU'interno il personaggio principále, il dpico intellettuale dan- Trionfo äeils morte 1 La malsttia di Giorgio Aisrispa Fallimento deü'inteliettuale 836 Epoca 9 La nuova Itália (1861-1910) nunziano (anche qui sono fitti i dati autobiografia, a comincíare dalla figúra delľa-nunte, Ippolita Sanzio, che trae spunto da quella reale di Barbara Leoni). II protagonista, Giorgio Aurispa, é un nobile di origine abruzzese e ha moltí carattcri in co-munecon Andrea Sperelli, ma sembra aver pcrduto la sua disponíbílitáe ilsuo gusto delia conquista ed é vittima di sottili turbamenti psícologici, che il narratore analizza con cura, mettendonc in luce anche i risvolti físiologicí e ie radici familiari ed ereditarie. La «malattia» di Giorgio si riassume nel contrasto tra una forte vo-lontä di vitá, sostenuta da aliissime doti intellcttuali, e il fascino che su di luí eserci-tano la passivitä e la morte: la sua mente é contínuamente predá di immagini c pen-sieri inibenti, che bloccano le sue aspirazioni al lavoro e alla creazione artistica. Siamo qui davanri a una successionedi situazioniedi« stati d'animo», piú che a una vera narrazione: nel Trionfo delia morte D'Annunzio mira a far proprio un terna, quello del «fallimento dell'Íntcllettuale», che era ormai alľordine del giorno nella cultura europea. Con la sua consueta ŕreddezza, ľautore íntreccia tutta una serie di tonalitäedimotivi, facendo somigliarc il romanzo«aungrandemelodram-ma», lacerato da ritmi dissonanti, capaci di svuotare di densitä gli oggetti (E. Rai-mondi); ma la dediča al Michetti mette in luce la profonda distanza tra la vicenda delľautore e quella del suo personaggio, affermando, al di lä del fascino della ma-lattia e del dissolvimento, la nuova fede dannunziana nel mperuomo. Osscssione negativa c vitalita conquistftlrice 9,6.7. il superuomo e la fotia. Ľestetismo di D'Annunzio si dibatte costantemente tra opposte sollecita-zioni: da una parte il gusto dello spettacolo e ľattenzione estrema agli effetti da provocate nel pubblico (e ai meccanismi del mercato), dalľaltra un disprczzo (che si pretende aristocratico) della folia e del volgo; da una parte ľossessione decadente per il negativo, per una sensualitä disfatta e malsana, dalľaltra una voglia di felice godimento, di vitalita piena e conquistatríce, di trionfante au-toaffermazione; da una parte le aspirazioni piú sublimi, dalľaltra i richiami della volgaritä e del piú pacchiano cattivo gusto. Per sintetizzare le sue idealitá, D'Annunzio conia alcune esprcssioni esemplari, che si sono trasformate in veri e propri slogans, come la « vita opera ďarte», il «vivere inimitabile», «rinno-varsi o moríre». La scoperta di Nietzsche e soprattutto della teória del superuomo (cfr. parole, tav. 138) alľinizio degli anní Novanta offrí a D'Annunzio ľoccasione di risolvere le contraddízioni del suo estetismo in una sintesi ambiziosa e pro-gramrnatica: banalizzando il pensiero di Nietzsche, riducendolo a ideológia di facile consumo, eliminandone la radicale negativita, egli ne fece uno strumento per liberarsi dalla crisi del modello decadente e per affermare la positivita del divenire della nátura e della storia; egli additô infatti nella potenza conquistatríce e nella gioia vitale il destino degli individui superioři, capaci di tracciare ta strada di un luminoso futura per la Ioro «stirpe» e per ľumanitä intera. Con tale teória ľesteta tende a trasformarsi in eroe, che sa donarsi alľesterno e ritro-vare per gli uomini, in una fusione piena tra poesia e azione, il valore e ľenergtf l'artista originaria del mito. In altre parole, ľartista si attribuisce il compíto essenzial6 superuomo dj guidare ľumanitä alia piú piena e vigorosa espressione di sé e nello stesso Superrtmcnto delia comraddiainnt: Patcnzft e gioia dell'croe 9.6. D'Annunzio e ľestetismo 837 PAROLE tav. 138 Superuomo Traduzione italiana del termine tedesco Uebermemck, usato da Friedrich Nietzsche (cfr. 9.1.4) a partire da un'opera di grande fascino, Also sprach Za-rathustra (Cosi parlo Zarathustra, 1883-84), per indicare un tipo di uomo nuo-vo, che sarebbe sorto dalla critica radicale di tutte le tradizioni estetiche, mora-li, religiose, libero da ogni trascendenza, immerso nel presente, in una piena af-fermazione delle sue facolta animali e istimuali. II concetto di superuomo (come quello ad esso collegato di volonta di potenza) agiva nella filosofia di Nietzsche soprattutto come negazione delle forme della vita borghese, e implicava la ricerca di una vita emancipata da ogni schiavitu a ideologie e a valori considerate falsi e repressivi. Tuttavia, nella prima diffusione che ebbe in Europa, csso fu usato per esaltare la preminenza di individui eccezionali^ulle masse, in chiave violentemente antidemocratica; in seguito, con una dehberata deformazione del pensiero di Nietzsche, divenne strumento di varie ideologie nazionalistiche e razzistichc, fino ai nazismo (cfr. 10.1.1), tempo alla scoperta delle proprieta segrete e profonde della realtä: questo compito si realizza grazie alle qualitä delľuomo superiore, allo scatenarsi dellc sue energie piú sotterranee e corporee, che si aŕfermano con spregiudicata ostentazione e perdono ogni aspetto «negativo». II teatro si rivela ben presto come strumento essenziale per esibire tali facoltä davanti alla « folla », per riat-livare il mito antico, per liberare nuove forze dionisiache, per realizzare un'arte che afferri e unifichi tutte le forme e le tensioni in una sintesi totale {ma cfr, i paragrafi seguenti). 9.6.8.1 romartzi da Le Vetgini delle rocce a Forse che sí forse che no. La nuova prospettiva trova subito manifestazionc nel romanzo Le V ergifit delle u Ver^ni roccef ideato giä nel '93, seritto tra la fine del '94 e Íl giugno del '95 e pubblicato, delle wax man mano che veniva composto, nel «Convito» (cfr. 9.6.1) e poi subito in volume dalľeditore Treves. Ě un'opera assurda e ambiziosa, dominata da una víolenta po-lemica contro il medioere e volgare mondo borghese e plebeo, da un'alcisonante ri-proposizione di valori eroici e dal culto aristocratico della bcllezza, dalla esaltazio-ne della potenza, del dolore, delle sensazioni fort i e straordinarie. Siamo ancora davanti a un protagonista nobile e pieno di qualitä intellettuali, ľabruzzese Claudio Cantelmo che cerca una donna di nobile Stirpe degna di generare con lui un figlio destinato a salvare ľltalia dalla miseria del presente: la ricerca punta su tre sorelle, la cui «virtú» e pero destínata a fallire, mentre le tre «vergini» restano come cri-stallizzate in qucl paesaggio di pietre e di acque (D'Annunzio fa ríferimento a una ceiebre tela di Leonardo da Vinci detta appunto La vergifte delle rocce). La miova Italia (1861-1910) fl Fnom Con 7/ Fuoco, scritto tra il 1896 e il 1900 e uscito nel marzo di quelľanno, si ha una squillante esplosione del romanzo come forma poetica, saggistica e tea. trale, come ambiziosa e doráta sintesi di tutte le arti e d i tutti i generi: il libro ě scritto in terza persona e propone un protagonista che ě ancora una figura (au-tobiografica) di intellettuale, Stelio Effrena, ma la prosa dannunziana si im-merge qui soprattutto negli effetti di luce e di colore, nelle suggestion! muslcali e tonali che sprigionano da Venezia e dai suoi dintorni. Artista supremo, Stelio Effrena, detto ľ« imaginifico »(con appellativo che ľau-tore attribuiva volentieri a se stesso), rappresenta I'incarnazione piú ambiziosa del-ľestetismo dannunziano; e un superuomo sicuro di sé e delia propria capacity di passare attraverso tutte le esperienze, di dominarc la realtä e ľartificio, di vivere ľarte come conquista, espressione di vitalita e giovinezza. Tutte le immagini e lc sensazioni offerte da Venezia e dal mondo, tutti i pcrsonaggi che gli si fanno incon-tro, servono aU'Effrena per potenziare il proprio io, in vista di un progetto estetico con il quale cgli ambisce ad abbracciare il fondo piú intenso e oscuro della rcaita, a sintetizzare il suo «istinto» e il «genio della stirpe». Questo progetto dovrä impor-si all'ammirazione irrazionale della massa attraverso il genere piú spettacolare e piú carico di forza mitica, quello teatrale; e il romanzo narra í rapporti delľartista con una grande attrice drammatica, la Foscarina (trasparente immagine di Eleonora Duse), votata a «servire» ľarte di hu, maminacciatanel suo amorcdauncupo sen-so tragico, da un1 tncontenibilc irrequietezza e da molteplici segni che annunciano il prossimo sfiorire della sua giovinezza. Mentre la donna n nunciu alľamante per la-sciarlo alia sua arte e alia sua inesauribile vitalita, Effrena progetta una grande tragédia e un nuovo teatra per la stirpe «Iatina», che intende raccogliere ľereditä del teatro di Wagner: il musicista tedesco ě un personaggio del Fuoco e vive a Venezia gli ultimi mesi della sua vita (in realrl lí morí nel febbraio 1883), oggetto della venc-razione di Stelio, che Io incontra su un battello, lo sostiene in un momento di males-sere e poi partecipa ai suoi funerali (con i quali il romanzo si chiude). Piú che nella tematica estetico-ideologica, il meglio del Fuoco va cercato nei continui giochi tonali, negli echi coloristici e musicali che si creano tra i due amantí e il paesaggio vene/iano, specie quando questo si offre nella sua veste autunnale, sinuosamente angosciosa. La prosa ě costantemente esaltata, acce-sa, e i vezzi rétorici e mondani abbondano: si awerte nella rappresentazione della figura femminile una dose di aggressivitä sorda e risentita, che viene solo mascherata dagli splendori paesaggistici e dalle roboanti ambizioni estetico-intellettuali, Fonccbest Dal progetto di una «Iunga novella», formulato nel í907, nacque ľultimo ro- forse che nc manzo, Forseche siforse che no, pubblicato da Treves nel febbraio 1910. Qui il pr°-tagonista Paolo Tarsis, ancora un niter ego delľautore, estende il suo raggio d'inte-resse e d'azione dall'arte ai nuovi mezzi della tecnica (ľautomobilc e ľacroplano): c un audace pioniere della velocitä, che vive il rapporto con i motori sotto il segno di una retorica eroica, come un « ulisside», un esploratore di nuove strade per I'uma-nita, tutto proiettato verso la scoperta e la conquista. Ma questo superuomo sport'-vo ě prigioniero di una situazione esistenziale malsana, in cui si ripresentano i VBPj delli e le figure piú dístruttive e decadenti, atteggiate in pose estreme, anticipants di quelle esagerazioní spettacolari che avrebbero di li a poco caratterizzato il cinema Swíío Effrena ľ«imagijriifii.-a>> Una tematica estciico-ideolo^ica Un teatro perla stirpe Inrina Gli amanti e il paesaggio 9.6. D'Annunzio e ľesrelismo 0^9 1 9.6.9. II teatro dannunziana. Attraverso i progetti del protagonista del fuoco D'Annunzio dei'inisce am- I] dionisiaco biziosamente la propria idea di teatro, che sviluppa negii ultimi anni del secolo, c k folla sollecitato sia dalla relazione con la Duse, sia dalla conoscenza di Nietzsche (e in particolare della sua Nascita della tragédia) c di Wagner: egli mira a un nuovo teatro tragico che, associando in sé la potenza della parola, della musica, della danza, ponga il supetuomo in un rapporto supremo con la folia, attinga al fondo piú oscuro e violento della nátura, resuscití ľinnato vigore della nazione, additi il futuro e induca a procedere «avanti, avanti, sempře piú in alto». Da questo programms discese una grande quantitä di testi teatrali, quasi Esteriore voealiti sempře costruiti come preziosi e artificiali arabeschi, privi di vera e propria tensione drammatica, tutti (salvo poche eccezioni) invasi dall'onda della parola, dalla sua piú esteriore vocalitá. ' II lavoro piú riuscito, carico di una sua allucinata teatralitl, ě la prima tragédia, che il'Annunzki ideô durante il viaggio in Grecia del :9j e che portô a termine, dope varie incertezze, solo nel rtovembre del '96: La duí motta, L'opera era destinata u ciitď noria alia Duse. raapoi, in seguito a una serie di contrasticon ľattrice-amante, venne rap-presentata la prima volta (in ffancese, a Parigi) dalla piú celebre attrice francese del tempo, Sarah Bernhardt, il r6 giugno 1898. Si tratra di cinque atti in prosa, ambientati in Grecia, ma in etä moderna, presso iiimtayim le rovine di Micene. La tragédia intende proiettare in un ambiente borghese imma- mitiche gini del mito e delia tragédia greca, con segni sinistri che elevann di tono e, nello un diauima stesso tempo, deformano gli schemi tipici del dramma borghese. Alcuni motivi ori- borghese ginari della tragédia greca (come quello delľincesto e della cecitiS) vengono spostati e ricomhinati, cosi da creare un'ínquíetante atmosféra di attesa, mentre lo sfondo, dominate da una luce bianca e accecantc, carico di oggetti simbolici funebri, ba gli attributi della siccita e delia sterilita: snila scéna pesa una ŕbrza místeríosa che co-stringe i personaggi moderní a ripetere i tragici gesti degli eroi antíchi. Ma il paesaggio greco t presentato attraverso gli schemi dí un'arcbeologia tnolto convenzionale, da turisti e visitatori di museí. Nelle opere che subito seguirono, il neodrammaturgo tento un teatro di am- I drammi bientazione borghese, ma nutrito di una problematica «estetica» e artimato da fi- per k Duse gure femminili su misura per la Duse: si tratta dei due drammi « simbolici» Sogno dim mattino diprimaveraU&yj) eSogno ditin tramonto ďautunno (1898) e dela Gioconda (1898). Le nuove ambizioni politiche del superuomo, deputaro dal '97, c i recent! conflitti sociali trovarto un riílesso ne La Gloria, singolare pasticcio politico-estetizzante, scritto e rappresentaro nelia primavera del '99. In seguito D'Annunzio La pmduzbne passo a un teatro in versi basato suíla moltiplicazione inierminabile della parola, su in versi unaversificazioue facile e fluente (spesso con notevole liberta metrica e con suggestive variazioni ritmichc, anclte se con una predilezione per il novenario), su un gio-co di echi foniei e su vocaboli rari e peregrini. II eliché di un'Itaiia nobilíare tra Me- ľnmesca dioevo e Rinascimeuto, dominata da istinti barbarici e da passioni micidiali, con fi- ^ Rmmi gure femminili di inconíenibiie sensualitä, votate alla piú distruttiva passione, trovu modo di esplicarsi nella Francesco da Rimini (190í); e poi nclla Pariúna (T912), mu-sicata da Mascagni. [ sot/o d moggío P/ú éie ľamrtvÉ 840 Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) u folia dilorh Ma il piú grande successo teatrale dannunziano venne da un astuto adatta-mento di questo teatro « poetko » al mondo pastorale abruzzese: La figiia di Iorio, scritta nell'estate del 1903 e rappresentata a Miláno il 2 marzo 1904. La tragédia si presenta come un « canto dell'antico sangue», che mette in scéna un Abruzzo favoloso e ancestrale, dominato da una scatenata sensualitä, da una ri-gida ritualitä, da un'implacabile superstizione, da una violenza selvaggia. L'au-tore intende trasferire tutto il mondo popolare, nell'assolutezza del mito, nella ripetizione di iigure archetípiche e senza tempo: ma ľimpressione ehe ne nasce ě quella di essere davanti a curiose e verbose figurine di cartapesta, a marionette dai colori rutilanti e dai gesti spropositati (nelle quali si svela un cupo gusto per le forme delia mágia e dell'allucinazione). Un'altra tragédia abruzzesesegui nel 1903, La fiaccola sotto il inoggio: visi narra una storia di delitti e di vendetta ehe si svolge alí'interno delia nobile famiglia dei Sangro e ha come protagonista una tigura di fanciulla delicata e virtuosa, Gtgliola, modellata sullc eroine delia tragédia greca (i richíami classici rendono ľopera meno stridente, ma anchc meno originale delia precedente). Un ritorno alla tragédia in prosa costituiscc Pia che ľamore (190a) ainbientata nella Roma contemporanea e incentrata suUo scacco di un nuovo «supemomo». a nav* Simili a preziosi arabeschi, a ricami sontuosi, che proliferano su se stessi, sono due altre tragedie in versi: La nave (1907), che evoca (in chiave nazionalistica e itn-perialistica) la Venezia delle origini e un Adriatico medievale, barbarico e bizanti-Fednt no; e Fedra (1909), riscrittura di un mito classico. D'Annunzio scrisse altre opere teatrali duranrc I'csilio francese (in primo Iuogo i! «misrero» in versi Martyre de Saint Sebastian, Martirio di San Sebastiano, 1911, che fu musicato da Claude Debussy), ma solo nel 1915, al ritorno in Italia, poté get-tarsi in un vero «teatro totale», quello della guerra c delia politica, tanto atteso e annunciate, dai suoi superumani personaggi. 9.6.10. Le Laudi. La nm>™ twesia A ridosso delle nuove esperienze teatrali csplodc una nuova poesia dan-rkomrnziijna nunziana, di irresistibile vitalita, stimolata dalľideologia del superuomo, dalla tiuova attenzione dell'autore al mito classico e dal suo stesso viaggio in Grecia del '95. Tra il '96 e il. 1903 si svolge, con momenti di esuberante ereativitä, il ci-clo delle Laudi del delo del mare della lerra e degíi eroi, con il quale il poeta si aRínascuna propone come campione di una «rinascenza croica», costruendo il piú ambi-croica» zioso modeflo di una "poesia ehe afferma la «gioia», la conquista del mondo da parte di una nuova umanitä pagana, e ehe si ritiene capace di reimmettere nel presente tutta la vitalita del mito antico. II titolo La«í//mostra come D'Annunzio voglia utilizzare, in chiave tutta moderna e anticristiana, la suggestione france-scana delle Laudes crealurarum e delle laude (cfr. 1.2.2,1.2.7 e generi e tecni-íl progmo che, tav. 20). Egli voleva una sorta di poesia continua, in cui dovevano intrec- ciarsipattiepico-narrativeepatti liriche, secondo una strutturamoltoarticolats chenelpianoiniziale prevedeva ben sette libri, dedicati ciaseuno a una Stella del le Pleiads; ma íl progetto e la stesura ebbero varie fasi e diversi aggiustamenn 9,6. D'Annunzio e ľesielísmo 841 Singole liriche apparvero su giornali e riviste, in tutto il corso della stesura del ci-clo, finché nel 1903 siarrivô alla pubblicazione di tre libri in due volumi: il primo vide la luce nel maggio, con il titolo Maia; il secondo nel dicembre (ma con la data 1904), con i titoli Eiettra c Alcyone. Solo piú tardi il poeta aggiunse alle Laudi altri due libri, improntati pero a tma retorica nazionalistica e privi di qualunque legamc coi caratteri piú vitali del ciclo originario: Merope, apparso nel 1912, e Canti della guerra latina (che in un primo momento si doveva intitolare Asterope), apparso nel 1934 e inclusivo di poesie ďoccasione seritte durante la prima guerra mondiale. íl primo libro, Maia, ha la funzione di una accesa premessa epico-ideologica, ma fu composto quasi compleramente dopo le liriche che costituirono Eiettra e Alcyone, soprattutto nei prim i mesi del 1903. Dopo due canti che fanno da premessa a tutto il ciclo, ecco svolgersi, con la fúria e la velocitá di un torrente, un lunghissimo poema, Laus vitae, diviso in ventuno parti e fano di strofe di ventuno versi, costrui-te su una libera successionc di versi di differente misura (tra i quali dominano il set-tenario e il novenario). Ě una esaltazione della vita,« dono terribilc del dio », e delia varieta delľuniverso, che si offrc alla conquista, al desiderio e al potere umano: i piú diversi aspetti del mondo natutalc, del mito, della storia' diventano per ľio del poeta (che si presenta esplicitamente come il protagonista-eroe del poema) oggetti da ghermire e possedere. A qucsta esaltazione del possesso - che insegue ogni presen-za, si awentura in frequenti disgresstoni e mescola le immagini piú eterogenee -l'autore tenta di conferire un ritmo epico con la narrazione del proprio viaggio in Grecia del 1895, che vicne trionfalmente interpretato nel segno di Ulisse: comeine-sausta ricerca di conoscenza e come recupero delta forza originaria del mito greco. II libra di Eiettra contiene componimenti in metri diversi, composti e giä pub-blicati quasi tutti tra il 1899 e il 1902, dedicati alľesaltazione e alia commemorazio-ne di vari «eroi», che il poeta riconosce come altrettanti specchi di sé e come guide nel suo programma di imraersione nell'universo. Ma il vertice delle Laudi e dell'intera poesia dannunziana ě toccato da Alcyone (nelle prime edizioni con la grafia Alcione), che vuole costituire una sorta di «tregua» nell'ascensione eroica del poeta-vate e rappresentare un'immer-sione di trionfante sensualitä nella gioia e nel calore dell'estate. Ě un'ampia serie di componimenti, di grande varieta metrica, organizzati in modo da percor-rere l'intero ciclo della stagione; dalla freschezza rigogliosa del giugno alia ma-tura malinconia del settembre. Solo poche liriche risalgono al 1899 o al 1900 (le prime, tra cui la celebre La sera fiesolana, apparvero sulla «Nuova Antológia» nel novembre 1899), mentre ľintera struttura delľopera e quasi tremila versi furono il frutto di una febbrile attivitä poetica dell'estate 1902 (a cui faceva da sfondo il paesaggio della Versilia) e altri testi risalgono al 1903. In Alcyone, che la critica ha sempre considerato il migliore risultato di D'Annunzio, si espande nel modo piú pieno quella poesia dell'estate e della va-canza che giä si era affacciata in Canto novo. La gioia per il fisico sprofondarsi nel sole, nel mare, nelle forme vegetali, si amplifica sotto il segno del dio Pan e degli antichi miti della fertilita, del rigoglio, della metamorfosi, che spesso D'Annunzio riscrive e sviluppa in nuove figurazioni (si ricordino in particolare Loleandro e Undulna). II virtuosismo verbale del poeta, che dalle sensazioni corporee trascotre abilmente a trionlanti visioni di paesaggio, non ě mai stato wsi furente e incontenibile: dappertutto cerca segni di entusiasmo e godimen- I cinque libri nelle Laudi A:,.',',., c L.lu> i-.lať !.ü vita, I'vniverso EUltra: commcmoľä&ónc degli eroi e la gitita i.WI\\v.ite del díoni&aco Virmosistno 842 Epoca 9 La nuova Italia (r86l-lylo) to, si concede a un piacere che vorrebbe essere orgiastico e dionisiaco, ma che appare ancora una volta tutto narcisistico, teso a un'espansione dell'io e della sua parola. Dalľinsieme del libro si ricava un'impressione di eccesso, di so-vraccarico barocco, di ostinata ripetitivitä o di variazione infinita intorno a una tematica in realtá assai seniplice. Sapieraa «onora Proprio all'interno di questa dismisttra fine a se stessa, ecco perö che una sottilissima sapienza sonora priva di peso la parola, la sospende in una sorta di incantata allucinazione (spesso corrispondente alia abbacinante solaritä del paesaggio e all'oscura accensione dei sensi di chi lo attraversal. La sintassi ob-bedisce a una metrica ancora tradizionale, ma disponibile a molte liberta, e procede in modo flessuoso, quasi carezzando le parole (come al solito, prezio-se, compiaciutedelloro rilievofonico), trascinandolcin un movimento serpen-tiforme che sembra spesso interrompersi, ma in realtä torna su di sé e poi ripar-le liriche te e si pt'olunga inarrestabile. Nelle liriche piú riuscite, meno cariche di pretese «perfette» mitiche e di materiali classico-eruditi, la parola pare estenuarsi nell'atto stesso di offrirsi: e la onnivora sensualitä dannunziana, cosi bramosa di possesso, ha i suoi esiti piti felici quando si stempera in una dolcissima e tenue femminilitä, quando si fa invadere dalle forme vegetalí e sembra perdersi in esse; nascono allora liriche «perfette», giustamente celebri, come La sera fiesolana e Lapiog-gia nel pineto. 9.6.11. Le Faviile del maglio e altri scritti, memorie, racconti, esplorazioni. Un D'Annunzio diverso- teso a esplorare i risvolti segreti e oscuri della sua vita e della sua arte, le inquietudini e i desideri inespressi, pronto a interrogarsi piti che a esporsi tcatralmente- si riveló con le prose pubblicate sul «Corriere della Sera »tra il luglio del 1911 e il settembre del '14, sotto il titolo di faviile del maglio, cioě scintil-le, frammcnti, schegge emessi dagli strumenti della sua arte, dal lavoto della sua of-ficina. Si tratta di scritti brevi a cui ľautore continuô a lavorarc variamente, fino alia pubblicazione di due raccohet la prima nel 1924, dal titolo II venturiero senza Ventura e altri studii del vivere inimkabile ; la seconda nel 1928, dal titolo // compagno dagli occhi senza cigli; non fu invece portata a termine la suggestiva favillaLd Violante dalla bella voce, pubblicata postuma solo nel 1963. In questi scritti si riconoscono una inquieta disposizione lirica e una tendenza all'analisi interiore che si concretano in piccoli apologhi, in brevi notazioni su figure mkiche o simboliche, in visioni di opere d'arte, in pause meditative; la consueta effervescenza delia prosa dannunziana si frantuma in scaglie, si fa piú sottile e Ienta, subisce improwise incrinature. Nelle prose del Venturiero senza Ventura (che ľautore presenta come le piú antiche) si intrecciano divagazioni preziose, eleganti ri-flessioni estetiche, aperture verso motivi laterali delľideologia e dell'immaginario danminziano. Le faviile di tipo autobiografico si svolgono come una succcssionc di figurazioni cscmplari (modellate sui piú vari schemi delmitoedella tradizioncletteraria), dalle quali risalta il sublime destino artistico di Gabriele: la piú interessante č la lunga fa-villa II compagno dagli occhi senza cigli, che ľautore data al 1900, ma che fu ccrtä' mcntc stesamolto piú tardi; nelle pause della scrittura del Fuoeo, ľautore ci deseti- Uns tuiíwa PĽtittura auJDbiograßca li veítturiem senta Ventura U íompagft'J 9.6. D'Annunzio e Testetismo 84} ve la visita inquietante di Dario, un vecchio compagno di collcgio ora gravemente malato; l'affacciarsi di tanti ricordi non fa che tendere piú spettrale e intollerabile I'apparizione presentc. Domina 1'otrore del ritorno di un passato che proictta sini-stri riverbed sul presente, dal rifiuto del ricordo, della vita larvale, sotterranea, che puó turbare I'officina dell'artista (un'analoga lacerante negativita impronta la piú breve faviUa Eseauie della giovinezza). Si pud capire meglio questo «rovesciamento» della scrittura autobiografica Solusttisoltm dannunziana, se si esamina la spietata cronaca dell'amore per Giuseppina Mancini, in forma di diario col titolo Solus ad so/am, con le date 8 settembre-7 ottobrc 1908. All'ambito delle Faviile si possono collegare le prose della Contemplazione della morte (1912) in memoria di Giovanni Pascoli e di Adolphe Bermond (il proprietary della villa di Arcachon abitata da D'Annunzio in Francia), e il racconto La Leda La Leda senza cigno, apparso sul «Corriere della Sera» tra il luglio c I'agosto del '13, am- scma dgno bientato nelle Lande: scritto in prima persona, questo racconto narra una cupa vicenda di delusione, di fronte alio svelarsi della volgaritá quotidiana. Nell'edizione del 1916, alia Leda fu aggiunta la Licenza, un ampio tcsto che elabora ricordi e sogni del periodo francese. 9.6.12. D'Annunzio politico e militate. Nell'attivita politica e militare I'estetismo e il narcisismo di D'Annunzio Un'idsologia trovano un immediate pubblico in quella « folia » a cui il suo superuomo guar- oaziomlistiai dava con disprezzo e dalla quale era nello stesso tempo affascinato: nell'Italia a cavallo dei due secoli, segnata da tanti conflitti e contraddizioni, la scontentez-za dello scrittore per la situazione politica e il suo bisogno di protagonismo sembrano ancora aperti agli sbocchi piú diversi; cio spiega la sua brevissima simpatia per il socialismo all'inizio del nuovo secolo. Ma in realtá tutta Pideolo-gia dannunziana ě orientata verso un orizzonte nazionalistico e imperialistico, che converge con atteggiamenti molto diffusi nella piccola borghesia del tempo (cfr. 9.8.3), si appoggia a un ctilto ferino della violenza e della distruzione e trova il suo terreno ideale nella grande guerra mondiale, bagno di sangue e «fucina» che dovrebbe forgiare nuovt radiosi destini umani. Decadrtritismcj D'altra parte egli si serve della dimensione dello spettacolo, giä esperita in ambi-to letterario, per farsi protagonista nci nuovi metodi spettacolarí della politica e della guerra (in cui si collocano anche le sue coraggiose azioni belliche, volte a erea-re sorpresa ed effetti di propaganda, piú che a produrre veri risultati militari). Inol-tre egli sa spregiudicatamente servirsi dei nuovi mezzi tecnici e degli strumenti di distruzione costruiti dalla nuova industria e messi per la prima volta in opera su va-sta scala proprio nel primo conditio mondiale. D'Annunzio immerge insomma la sua cultura classicistico-decadente e la sua aspirazionc al mito, nella moderna azio-ne di massa, definendo i primi csempi di quella estetizzazione della guerra c della politica che sarä essenziale per il fascismo. II punto di partenza delia politica danntinziana ě sempře la parola, che erea Otatori« un'oratoria infiammata, vibrantě, aggressiva, aliena da ogni argomentazione razio- irrfiamimta nale, tesa a esaltare il gusto dei rischio e del pericolo mediantc modi scattanti e mili-tareschi, immagini croiche e motti esemplari che devono diventare parole di batta- «44 Epocí 9 La nuova Staiia (1861-1910) Un carciine delia cultura La scrittuta d&i cartigli La gLit-rra cnmr rrtho assolutu glia (e il linguaggio politico fascista seguirä spesso questi modelli dannunziani), D'altra parte la stessa impresa di Fiume, basata sul rifiuto della legalita, sull'uso di bande armate, su un esasperato nazionalismo, stt un'atrenta manipolazione dell'in-formazione, puô essere considerata una specie di prova generale delle azioni fasci-ste che subito seguirono. Anche se D'Annunzio rifiutö poi di impegnarsi diretta-mente nclla politica e nutrí dubbi e riserve sul fascismo (e gli storici a noi piú vicini insistono su questo punto), egli fu comunque uno dei cardini della cultura dol regime, c gli va attribuita turta la responsabilitä di aver fatto convergere ne] fascismo e nelľazione di massa una cultura decadente, irrazionalistica, ittdividualisrica. I suoí discorsi politici valgono come triste modello di un uso accecante della sapienza let-teraria e retorica; vi si senteľesito deprimente di una cultura aiiticritica, tesa non a far conoscere la realtä, ma a ereare un consenso puramente emotivo, 9.6.13. 11 Notturno e l'ultimo D'Annunzio. La convalescenza per la ferita all'occhio patita durantc la guerra indusse il poe-ta-soldato a ritentare, in forme insolite, una scrittura inrima e « segreta » come quel-la dellc Faville: costretto a letto e privato della vista, nei primi mesi dei 1916 egli co-minciö a scrivere una prosa di riflessione e di ricordo su dei piecoli cartigli, che fu-rono in parte trascritti dalla figlia Renata (che lo assisteva c che egli chiamava col nome di Sirenetta), ma vennero poi da lui stesso sistemati in Ire parti (chiamate «Offerte») e pubblicati solo piü tardi, alla finedel 1921,00! titolodi Notturno. Quest'o-pera suscitö entusiasmi, proprio perche svolgeva alla lettera un'originalc «esplora-zionc dell'ombra» (E. Cecchi), partendo da una condizione di «buio», che annul-lava la presenza fisica e sensuale della realtä esterna c degli stessi testi lettcrari, soIi-tamenre utilizzati a piene mani dallo scrittore; condizionata d'altra parte dalla di-mensioneridottadei cartigli, la scrittura si basava su notazioni brevi e secche, supe-riodi concisi e sintetici, su pause e sospensioni capaci di generare suggestivi effetti. La concentrazione sul proprio io sollccita un flitsso di sensazioni e di ricordi che si affacciauo nel buio; e lo scrittore sembra costretto a fare i conti con dei fantasmi, a segttire visioni di morte; e tra i fantasmi emerge qucllo inquietante della madre ma-lata e poi morta all'inizto dei 1917. Ma tra scatti d'umore improwisi. sfuggenti allu-cinazioni e interrogativi Sulla propria condizione, D'Annunzio non puo rinunciare, in una circostanza come questa, a proiettare se stesso e il mondo della guerra sul piano dei mito; Tesplorazione interiore poggia sempre su « una specie di immanente momatura» (A. Gargiulo); la nuova frantumazione ed elementaritä dei linguaggio nascondono spesso una ruvida retorica militaresca, che sembra affermare l'ine-luttabilitä della distruzione e della morte e prospettare come solo paesaggio umano degno di essere vissuto quello grigio, seeco e violento della guerra, L'ultima opera a cui lo scrittore lavorb nel ritiro dei Vittoriale s'intitola Cento e cerito e cento e cento pagine dei libro segreto dt Gabriele D'A nnunzio tentato di mon-re e fu pubblicata nel 1935: assistiamo qui a una ulteriore frantumazione dei linguaggio (che si awale anche di un uso particolare della punteggiatura), legata al tentativo di scandagliare le zone d'ombra, di delusione, di inappagamento riroaste nelle pieghe dcl trascorso «vivere inimitabile». E tuttavia il vecchio D'Annunzio non sa attingere a una negaeivitä radicale: nel suo malumore senile vibra un estrem" compiaeimento di se, il senso della propria superioritä sul teatro della societä; ne esce qualcosa di arido e di ingrato, l'ultima traccia di un invineibile narcisismo. 9.6. D'Annunzio e j'cstetismo S4j La jetterarura si riappropria de! mnedo 9.6.14. Stgni/icato storico delľopera di D'Annunzio. Se si analizzano le ragioni dei successo di D'Annunzio, straordinario e di Oggetti estetici lunga durata, risulta impossibile separare ľopera dal personaggio che ľha pro- i6™ dotta, i testi seritti dai gesti e dalle pose spettacolari che li hanno accorapagnati. Uomo dalle mille trasformazioni, dal mimetismo inesauribile, egli rivela una sostanziale índifferenza per ľautentica origine degli oggetti estetici e dei modelli di comportamento di cui si serve: nella vita e nell'opera gli interessa in realtá produrre-riprodurre degli oggetti estetici in serie, che ogni volta fa pas-sare per unici e irripetibili, circondandoli di una posticcia assolutezza, di un'aura tutta fittizia e recitata. Viste nel loro insieme, le opere di D'Annunzio costituiscono uno sterminato museo dei kitsch (cfr. parole, tav. 137), che si espande per un'Italia ancora pre-industriale, carica di storia e di bellezza, ma trasformata dallo scrittore in scenario per fittizie paísioni eccezionali, e giä aperta al consumo turistico, all'invasione degli oggetti meceanici e industriali. Nei confronti della nátura, dei luoghi storici, degli oggetti artistici, D'Annunzio mostra una volontá di conquista totale, che sembra dar voce estrema al pro-cesso di appropriazione e trasformazione delľambiente storico e naturale ap-pena awiato dal mondo borghese e industriale: con lui la letteratura, proprio recitando la propria superioritä sul presente, esaltandosi in recuperi dei mito e dei piú glorioso passato, rivendicando ľassoluta libertä dell'artista e la sua fun-zione di guida eroica, diviene strumento di questa appropriazione. Esercitan-do un accecamento sistematico, la sua opera utilizza la cultura come barbarie, come sttumento per possedere e soggiogare ľuniverso e ľuomo: essa manipola la tradizione culturale, occultandone ogni possibile contraddizione e configu-randosi soltanto come un prendere, un ghetmire, che ignora sistematicamente tutto ciô che e «altro». Si tratta di un atteggiamento minacciosamente «moderno», ma con esso contrasta il fondo ancora classicistico e tradizionale dei linguaggio dannunzia-no: ľarretrato tessuto sociale italiano e la nuova cultura di massa, che in esso si sviluppa, generano un eurioso linguaggio classicistico massifieabile, che si libe-ra dalľimpronta professorale carducciana e si apre (ma solo in superficie) al parlato e a nuove suggestioni musicali. Questa misura linguistica permette al-ľopera dannunziana di soprawivere a lungo, da una parte come modello per la retorica e la propaganda fascista, dall'altra come punto di riferimento per tanta poesia novecentesca. Ľopera di D'Annunzio ci dä cosí un'immagine ricca e articolata di un uso Uso sodak sociale della cultura da parte della societä borghese a cavallo dei due secoli: cultura una societä sospesa tra chiusure provinciali e ambiziose aperture verso la cultu-fa europea, che si lascia catturare volentieri da miti che la convincono della sua superioritä e dei suo diritto di impossessarsi dei mondo. Un clafiíäosmo peľ h masse Chudera in no «aido» 9.7, Verso una nuova poesia: Giovanni Pascoli Un'ífafaílĽsifl di lutti í.ili ;-itmi botogiiĽsi 9.7.1. Alla ricerca di uno spazio nascosto: vita di Pascoli. A differenza di quella di D'Annunzio, la vita di Pascoli rifugge da ogni gesto awení uroso e spettacolare, é solitaria e priva di eventi eccezionali, chiusa in tma carriera di professore., scandita da trasferimenti in sedi diverse e segnata dalľossessiva ricerca d i uno spazio nascosto, atto a proteggere il poeta dal ri-cordo di una tragédia lamiliare awenuta nelľinfanzia. Ľorigíne piccolo-borghese, la vita stentata e ŕaticosa delia giovinezza, la stessa condizione di poeta-professore possono induxre ad assimilare la sua vita a quella di Carducci, maestro dei Pascoli alľunivershä di Bologna: ma ľallievo é lontanissímo dalla estroversa vitalita dei Carducci, dal suo úmore sanguigno e polemico, dalla sua «sanita»; tendea sottrarsi al mondo, vivei rapporti conlasocietäcoroeunaco-strizione, Ii riconosce come necessari, ma li adempíe solo per potersí poi rin-chiudere piú a fondo in una sorta di « nido», in segreta intimita con se stesso e con le piccole cose della nátura; e non crea intorno a sé una nuova famiglia, ma ricostruisce insieme alla sorella Maria (sua fedelissima compagna per tutta la vita) im'immagine delľorigínario nucleo familiare precocemente distrutto. Nato a San Mauro di Romagna il 31 dicembre 1855, Giovanni Pascoli era il quarto dei dieci figli di Ruggero, amministratore della localc tenutá agricola dei prlncipi Torlonia, e di Caterina Allocarelli Vincenti. La famiglia godeva di una buo-na situazione economíca e il bambino passô una felice infanzia nella campagna ro-magnola; nel 1862 iniziô gli studí, con i fratelli piú grandi Giacomo e Luigi, ne! collegio degli scolopi della vicina Urbino, dove rimasc fino al '71. Ma il 10 agosto dei 1867 una sciagura si era abbattuta sulla famiglia: ľassassinio dei padre, dovuto pro-babilmente a una vendetta per ragioni di interesse, ehe restô ímpunito; a breve di-stanza seguirono le morti delia sorella maggiore, della madre e poi dei fratello Luigi. Alľuscita dei collegio, quanto restava della famiglia, eheormai versava in catiŕvc condizioni economiche, si stabilí a Rimini: Giovanni concluse gli studi líceali a F* renze e, forte della sua ottima preparazione classica, ottenne una borsa di studio per la Facoltä di lettere dell'universitä di Bologna. Gli anni bolognesi furono molto diŕficili, nonostante ľattenzione ehe per lui ebbe íl Carducci e ľintrccciarsi di im-portanti amicizie (in primo luogo quella con Severi.no Ferrari, cŕr. 9.3.7); i ftwistU" di si svolgevano tra ostacoli e momenti di stanchezza; i primi'tentativi di poesia si é-ternavano a scatti di ribellione, ehe sboccarono nelľadcsioňe alle miove tendenz^ socialíste, moíto diŕíuse tra gli študenti bolognesi. Viveva assai poveramente, tra 9.7. Verso una nuovs poesia: Giovanai Pascoli 847 Bologna e San Mauro, e svolgeva anivitä di propaganda sindacale; fu arrestato du-tante una manifestazione e rimase in carcere dal settembre al dicembre dei 1879: ľesperienza, per lui molto dura, gli provocô una grave depressione e lo portô quin-di a rifiutare ľazionc politica, a tradurre il svio socialismo e il suo spirito ribelle in una piú vaga aspirazione alla «pace» e alla «bontä», in un umanitarismo indeter-minato, in un ideále dí solídarietä degli uomini nel dolore. Riprese con piú vigore gli studi, e si laureô in lettere nel giugno dei 1882 con una tesi sul poeta greco Alceo. Passô subito a insegnare latino e greco nel liceo di Matera, da dove nell'84 ŕu rrasfe-rito a Massa: lí pote stabilirsi in una modesta casetta con le sorelle minori Ida e Maria (dettaMnriú); nel 1887 passô a insegnare c ad abitarc, sempre con le due donne, a Livorno, dove rimase fino al '95. La vita comune con le sorelle fu per lui un modo di rtcostituire, dopo taňte sciagure, la famiglia originaria, il nido distrutto delľin-fanzia: si trattô di un legame intenso e non privo di aspetti anche morbosi, fitto di piecoli riti, mánie e gelosie; una grave crisi si verificô nel '95, in seguito al matrimo-nio dí Ida, ehe gettô il poeta nello sconforto, ma ehe rafforzô il suo legame con Máriu (ehe si dedicô interamente al fratello, rinunciandoiccolecose» va al suo stato piú semplice e puro, libera da incrostazioni ideologiche, che condensa i caratteri piú origináli di tutta l'opera pascoliana. Il titolo é spiegato da un'epigrafe, che adatta un verso di Virgilio, arhusta iuvant bumilesque myricae, "piacciono gli arboscelli e le umili tamerici": esso ci dice che l'autore si propone una poesia di breve respiro, dedicata ai piú semplici aspetti della vita della nátura, a un mondo campestre fatto di piccole cose. Riferendosi a Virgilio, questa poesia si situa deliberatarnente all'interno della tradizione classica: mantiene un certo legame con la poesia carducciana, ma se ne distingue subito per una ricerca di forme brevi e quasi frammentarie. Questi brevi componimenti si affidano a una grande varieta di metri, a La metnea molteplici combinazioni di strofette, a varie e origináli contaminazioni tra schemi della tradizione (significativo, tra ľaltro, ľuso di un verso non frequen-te nella nostra poesia, il novenario). Ma quello che piú colpisce é il linguaggio, che si adatta in modo diretto alle piccole cose, ai moment! piu semplici della vita familiare e del mondo campestre, basandosi su termini assai precisi, che adc-riscono nel modo piú minuto ai particolari di quelfumile realtä: si tratta di una vera e propria «democrazia linguistica» (G. Contini) che apre lo spazio della poesia a tanti nomi di piante, di fiori, di uccelli, di attivitä agricole, di piccoli oggetti quotidiani, rimasti sempre estranei alia nostra tradizione poctica. Ma non é soltanto la scelta dei vocaboli a ricreare questo mondo « basso »: Un linguaggio l'aderenza alle piccole cose viene assicurata anche da un linguaggio che il Con- fono-aímbolico tini ha definite «fono-simbolico», «agrammaticale o pregrammaticale», che súpera i parametri istituzionali e comunicativi della lingua ed evoca le cose attraverso puri suoni: le manifestazioni piú esplicite di tale orientamento sono l'uso - con una frequenza senza precedenti - AúVonomatopea (cfr. generi e tecniche, tav. 139), gli improwisi salti dei légami logici e sintattici e le asso-ciazioni di immagini lontane, che hanno tra loro solo un rapporto di analógia (cfr. termini base 10). Sjo Epoca e. La tiuova Italia (1861-1910) GENERI E TECNICHE tav. 139 Onomatopea Dal greco önoma-atos, "nome", epoiein, "fare", e una figura fonica, che reproduce nelle parole suoni o rumori noil verbau, naturali o artificial!: essa puö limitarsi a una scmplice allitterazione, cioe a una ripetizione di fonemi in parole diverse, da cui risulta appunto un effetto di suono non verbale, o a una vera e propria trascrizione del suono stesso (ad esempio il din-don delle campane). Abbastanza rara - ma non asseute - nella poesia antica, l'onoimatopea e molto presente nella poesia contemporanea. Pascoli ne fa un uso ampio e osscssivo: ad esempio nella forma dell'allitterazione: «Uncocco! /eccoecco un coccoun cocco per te!», c in quella della riproduzione diretta: diin... dlin, per il campa-nello della bicicletta, gre gre, per il gracidare delle rane, ecc. Rapprescniazioni Questo linguaggio dá vita a paesaggi naturali o a ritratti umani di estrema non realisiicbe precisione, ma che non hanno nulla di realistico: tutto appare come abitato dal mistero, da qualcosa di nascosto e segreto, tutto si vela di sfumature di sogno; dietro quelli che potrebbero sembrare brevi quadretti campestri affiora una musica sotterranea, una forza inquietante che awicina incredibilmente le cose ai sensi del poeta e nello stesso tempo le allontana, trasformandole in appari-zioni sfuggenti, inafferrabili. Le presenze umane sfumano in lontananza: non vediamo piú individui reali e concreti, ma soggetti indeterminati, che si con-fondono con la vitalita degli animali e dellc piante. L'occhio e l'orecchio del poeta sono intenti a seguire le vibrazioni di essenze oscure e segrete, essenze che risultano tanto piú oscure quanto piú si prcsentano con nitida semplicitá: dietro una serena apparenza di idilho si disegna una misteriosa inquietudine. Linfjn/ía Nel suo rapporto con le cose, il poeta aspira a ritrovare una calda intimita, c u moni! uno spazio chiuso e feUce: lo rivela nel modo piú chiaro la frequenza dclle figuře del nido (che accoglie la vita alla sua origine) e della siepe (che separa dal mondo minaccioso e nemico). La poesia sembra quindi un modo per ritrovare il mondo delPinfanzia: ma proprio le immagini dell'infanzia ricbiamano la mořte e le figuře dei morti, che dominano tutto Porizzonte di Myricae. Si sco-II sosno, pre allora che il linguaggio pregrammaticale di Pascoli tende costantemente e il mistero, ossessivamente a evocare presenze che non sono piú (i genitori, i fratelli, akre immagini di bimbi e di madri defunte), che appaiono vicinissime e nello stesso tempo fissate in un'irraggiungibile distanza (per la sua formazione positivisti-ca, Pascoli non crede all'immortalitá delPanima, anche se prova simpatia per il Cristianesimo, inteso come religione degli affettí familiari, della fratellanza e della solidarietá umana). Le sensazioni arcane risvegliate dalla vita della nátura, il sogno e il mistero che si annidano tra le cose, non fanno altro che ripro-porre la lacerante contraddizione di questo rapporto con i morti: ovunque il poeta sembra interrogare qualcosa che non puó esistere. 9.7. Verso una nuova poesia: Giovanni Pascoli 851 9.7.4. La poetka dei fancittlltno. Con la loro apertura verso il mistero e Pimpossibile, con il loto uso delPa- 11 hisogno nalogia e la loro ricerca di una muška segreta, le Myricae si collegavano sponta- * memoría neamente alle tendenze del simbolisnto (cfr. parole, tav. 125), senza che il Pascoli (legato fortemente a una cultura classicistica e alľeducazione carduccia-11a) conoscesse la contemporanea poesia europea. Le idee di Pascoli sono inve-ce radicate nella sua esperienza personále: egli non ha una mentalita speculati-va e, piú che sviluppare una vera e propria teória, preferisce ricondurre la sua poesia a un bisogno esistenziale di memoria (convinto che poesia «t rivivere ciô che fu ») e di rapporto con le cose, che egli coglie nella loro spontaneita e immedíatezza e con ossessiva precisione. Verso gli ultimi anni del secolo egli tento di precisare e razionalizzare il senso della propria esperienza in numerosi interventi, tra i quali spicca quello celebre dal titolo II fanciullino, apparso in parte sul «Marzocco» nel 1897, e poi pubblicato in forma piú ampia nel 1903 nel volume Mieipensieri di varia umanitd (che raccoglieva conferenze e saggi sugli argomenti piú diversi). In quelle pagine Pascoli giustificava implkita-mente ľattenzione prestatá dalla sua poesia al mondo dell'infanzia, muovendo dalla constatazione che all'interno di ogni uomo vive un «fanciullino»: un «fanciullino* capace di vedere «tutto con maraviglia, tutto come per la prima volta », con occhi intact i e primígeni, e di comunicare con la realtä piú autenti-ca. II poeta ě colui che sa dar voce a questo « fanciullino », che ne usa le qualitä per il bene di tutti gli uomini: la vera poesia ě forza originaria, capace di metter-ci in rapporto con le piú semplici emozioni dell'infanzia, di risvegliare la bontä e la soUdarietä che dovrebbero accomunare gli individui. La poesia classica, specehio dell'infanzia detľumanitä, sapeva dare libera Ľispiraiione espressione a questo « fanciullino », riconoscendogli compiti di educazione civile e civile morale: ne c grande esempio Omero, il cieco poeta che coglie una realtä piú pro-fonda di quelia apparcnte. II poeta-fanciullino é «ispiratore di buoni c cívJi costu-mi, ďamor patľio e familiare e umano»: puň non solo cantare le cose piú minute, i particolari piú nascosti e inawertiti, ma anche manifestarsi in forme epiche, cele-brative, educative. Questa poetka suggerisce al pubblico contemporaneo una sorta di modello L'orisotuc poetico positivo, di rtdotte pretese, di impronta piccolo-borghese, del tutto oppo- socíak šlo alľambiziosa aggressivitä del «superuomo» dannunziano: ma la piú autentica poesia del Pascoli va molto al di la di tale ptogtamma, al quale troppo spesso la cri-tica si ě rifatta per limirare il valore dei verst pascoliani, pet metterne in luce solo certe sdolcinature e certo moralismo. Dietro il «fanciuIlino» ci sono in realtä ma-lesseri e sofferenze, che nei migliori risultati delia poesia del Pascoli affiorano in modisorprendentielaceranti; c'e infatti il tentativodi dar voceacibchenonriesce ad averevoce, di far parlare desideri assolutieinappagati, di seoprire ľinfanziaco- Una poesia mc autenticirä, che resiste alla spictatezza delia vita sociále, al suo moto di distru- che dá voce a ciô zioneedi morte; e c'éildesideriodifuggire dal presente e diregredire verso un pas- che non ha voce sato prenatale, verso impossibili aŕfetti infantili, verso un'indistinta unitä delilo con la madre. Se la fanciullezza é per Pascoli la fonte sorgiva della poesia, ě anche Bpoca 9 La nuova Italia {1861-1.910) vero ďaltra parte che egli tende a concepire 1'espressione poetka come una lingua non viva, non comunicativa; quella delia poesia ě per lui essenzialmente « una lingua morta», che proprio in quanto tale puô attingere ai valori piú veri (e ciö spiega tra ľaltro il suo impegno nella poesia latina). 9.7.5. I Poemetti, Una misura A differcnza di Myrtcae, i Poemetti sono componírnenti piú ampi, costituiti piú ampia da brevi serie di strofe di endecasillabi in terza rima, che hanno un pacato an-damento narrativo e in cui la serena vita della nátura é quasi sempre filtrata at-traverso il rapporto tra figure umane. In questa raccolta si sente il peso di un'intenzione ideologies, legata alle prospettive del Fandullino: il poeta vuole infatti esaltare í valori autentici della vita campestre e fornire ai lettori un moll Agio delo di resistenza al« male» che minaccia la societa. La poesia é una sorta di ri-«ála pocsia fugio, in calda intimita col mondo animale; come suggertsce la prefazione del 1897, Pascoli mira a sorprendere «una viva conversazione famuiare dentro un nido », a ttasmettere una « gioia » autentica, che nasce da una amara esperienza di «dolore». Roman™ Questo bisogno di protezione e di conform genera un'ideologia di solidaľieta e di rassegnazione, e si traduce in una difesa di spazi limitati e intimi, che s'oppongo-no alle forme piú ambiziose e spettacolari della vita sociale contemporanea. Figura sociale ideale appare qui quella del contadino piccolo proprietary), che lavóra du-ramente, a contatto con la nátura piú genuina, che vive in un esiguo mondo, fatto di sentimenti familiari e di attivitä sempre uguali, regolate dal ritmo delle stagioni. Bonti della vita La vita contädina diventa qui una specie di repertorio di esempi morali, di atti c- contadina gesti carichi di « bontä» e di concretezza; il linguaggio nomina eon precisione gli oggetti e le circostanze piú minute, si infiuisce di dati espressivi, appoggiandosi anche al dialetto parlato dai contadini di Barga e riproducendone i ritmi sintattici. Pascoli abbandona i tradizionali modelli di descrizione della vita contadina, ma si op-pone alla violenta rappresentazione naturalística e veristica, offrendo una sua im-magine positiva, dolce, quasi generosamcnte remissiva, di quella realtä (che in parte risale anche alle Georgkbe di Virgilio e che evidenzia solo i segni della spontanei-tä e della purezza, nascondendo contraddízioni e conflitti): net far questo trova un originate andamento narrativo-discorsivo, dalle cadenze stanche e tenui, quasi un falsetto moderato e rinunciatario, in cui riecheggia un'antica moralitä popolare. I coniponinienti Ma, al di fuori delle intension! ideologicbe del « romanzo georgico », numerosi maggiori poemetti si affacciano su ricordi inquietant i, su figure di morte, su sensazioni oscu-re. Ne nascono alcuni dei migliori componimenti pascoliani, come La calandffl (1897), Digitate purpurea (1898), Sttor Virginia (1900), L'aquilone, scriito nel 1899- 9.7,6,1 Cants di Castelvecchio. I Canti di Castelvecchio sono in genere considered dalla critka come un* « continuazione» di Myrieae in forma piú ampia c distesa, da cui si svolgono al" 9.7. Verso una nuova poesia: Giovanni Pascoli SJ3 cuni risultati eccezionali, ma anche zone di ombra e stancbezza: in realtä in questi Canti Pascoli sembra voler confrontare la natuta di Castelvecchio, in cui Due |u«aggi egli ha faticosamente ricostituito il suo nido, con il continue tornare di impres- ' conftonto sioni e di ricordi che frustrano ogni appagamento, che riattivano una segreta inquietudine. Due mondi diversi si sovrappongono: nel nuovo paesaggio si in- sinuano le presenze di un paesaggio piú antico, nelle nuove sensazioni vive IV co di sensazioni precedená. Anche qui la metrica ě molto varia, si sperimentano diverse combinazioni Un discotso di versi e strofe; ma i componimenti sono piú ampä di quelli di Myricae, non si **» configurano piú come illuminazioni ímprowise, ricavate da singole immagini o da brevi associazioni, bensí come discorso disteso, spesso costruito con un rítmo narraüvo (che puô ricordare anche la vicina esperienza dei Poemetti), La dísposizione dei vari canti ě attentamente regolata, con un «ordine latente» cosísuggeríto dal poeta stesso: «prima emozioni, sensazioni, affetti ďinverno, poí di prímavera, poi d'estate, poi d'autunno, poi aneóra un po' ďinverno mi-stico, poi un po' di primavera triste, e finisrr; la raccolta si conclude con alcuni canti dedícati alla morte del padre, come il celebre La cavalla storna, 1903, e con una sezione di nove componimenti intitolata II ritorno a San Mauro. La raccolta si pone cosi come u n romanzo lirico sul ciclo delle stagioni, sul- 11 romanzo le emozioni suscitate da un mondo campestre in cui il poeta si sprofonda quasi ddIc «»gi°ni a difendersi dal resto del mondo: ľuniverso vegetale e animale poträ infatti teuere lontana la visione dell'orrore e del pianto (ce lo dice la bellissima poesia Nebbia, 1899: «Nascondi le cose lontane, / nascondimi quello ch'e mono! / Ch'io veda soltamo la stepe/dell'orto, / la mura ch'ha pienele crepe /di vale-riane»). Nella animata solitudine di questo microcosmo, il poeta spia e interro-ga suoni indeŕinibili, frulli e vocíi, immagini che sfumano e trascolorano in al-tre immagini; ascoltando la vita del paesaggio, egli si confronts con tutto ciö che ha perduto e che non ha avuto, fino a voler vedere ciô che non puô vedere, a voler sapere ciô che non puô sapere. Lo sguardo si allarga cosí al movimento delľuniverso e ne rawisa la pace apparente, abitata dalla distruzione e dalla H pocma morte; ma ía poesia piú interssa sprigiona proprio dalľostiitata e vana domanda «cmaEo» tivolta alle cose, dall'esitante balenare di segni segreti e di sogni impossíbili, da accorate fantasie su cose che non si sanno e che non possono esserci. itnattca otica In questo orizzotste del non sapere e del non essere si situano anche ľamore e i! La tc sesso, che Pascoli vive come cose lontane, rimaste rinchiuse nel bocciolo deii'infan-zia peiduta, che annunciano vaghe felitítä, ma che sono assolutamente negate alia sua diretta esperienza (é chiaro che causa d i tale attcggiamento ě la particolare biografia de! pueta), In alcune grandi poesie si intrecciano strettamente desideri, fascino dell'ignoto, velate fantasie sessuaii, ossessione del divieto, tenerezza e dolcezza inappagate; ricordiamo in particolare: La figiia maggiore (1902), IIgekomirm not-turno (1901), U sogno della vergine (1898), La tessitrice (1S97), La morte rítorna in tutti i ricordi, nelle immagini delľinfanziä e della famiglia di- II poeta strtitte (dí particolare bellezza // niAo di «farlotti»); ma é lo stesso poeta a ricono- • la mom scersi come appartenente al mondo dei morti, come fragile larva che emerge da qualcosa che non ě piú, e che proprio per questo « non sa » e vede il propria sguar- 1 854 Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) do e la propria voce svanire ed estinguersi. Le emozioni delta sera lo invitatio a im-mergersi in un sonno che e quetlo dclla culla e insieme quello del nulla {La mia sera, 1900), II poeta giungea una tomba che si confonde con la culla e si dissolve in «un sogno di nulla» (Ilmendico, 1899); il partire delle rondini, che parlano una «lingua di gitane, / una lingua che piü non si sa », suscita in lui il desiderio di un eterno ripe-tersi, di un « ritorno dal mondo di lä » (Addio!); e in un convergere di non essere e di cternita, di fuga dalla realtä e di ripetizione del dolore, di sogno felice e di crudo disinganno, sta il nucleo piü intenso e resistente della poesia di Pascoli. 9,7.7. Grandi amhiúoni: dm Poerm conviviali Poemi del Risorgimento. La [listeria Con i Poemi conviviali (1904) Pascoli ci propone una poesia classicistica (per lo dři Poemi piú in lasse di endecasillabi sciolti, salvo pochi cast di studiatissime combinazioni di cowmňaU strofě) dedicata al mondo greco e orientale: prendendo spunto da aspetti secondari del mito e della storia, suscita atmosféře di mistero, esplora grovigli di desideri e ambizioni, illumina figure che aspirano alia conoscenza e scoprono la vanitá del sa-pere. Sul mito e la storia si proiettano cosi la sensibilita, Pinquierudine, il languore moderní, ma il tutto ě sotto il segno di un'erudizione ossessiva (awerttbile nella scelta peregrina dei nomi, nella minuzia dei termini coniati sul greco antico) e di un'eleganza troppo esteriore: su Pascoli pesa la volontá di gareggiare da una parte con il piú raffmato estetismo, dalPaltra con la poesia storica del maestro Carducci. Egli si propone di ripercorrere, nella successione dei poemi, il cammino delPuma-nitá, dalla antica e illimkata brama dí conoscenza, alia solidarietá e alia fratellanza tra gli uomini prospettata dalla «buona novella » del Vangelo. Se Pambizione mitico-storica dei Poemi cotwiviali produce risultati preziosi ed esteriori, ma non privi di un certo calore nclPevocazione di quel lontano passato, del tutto infelici e astratti restano i propositi educative moralistici e celebrativi della raccolta Odi e Inni (1906). Insopportabili sono í Poemiitalici {con Peccezione delle delicate e volutamente ingenue immagini francescane di Paulo Uceelio), Ie Canzoni di Re Enzio (faticoso tcntativo dt delineare un'immagine del Medioevo bolognese), i Poemi del Risorgimento (incongruo tentativo di proporsi come poeta epico della nuova Italia), i due rétorici e magniloquent! inni nazionalistici scritti nel jyn per le celebrazioni del cinquantcnario del Regno d'ltalia, in duplice versione, latina e ita-liana, Vinno a Koma e Ylnno a Torino. La vera poesia del Pascoli non poteva essere in queste esibizioni di voce sonora e ufficiale: restava affidata a una segreta intimiti, a uno spazio lontano dai clamori della storia e dalle ambiziose ideologie che pcrcor-revano Plralia all'inizio del secolo. La poesia pedagogics, moralisri.es, Gli iniii nacionalisti d 9.7.S. Pascoli critico e prosatore. Una critic* Privo di mentalita critica e teorica, attento soprattutto ai problemi che eoinvol- iüSwkjiiEÄaiiif: gevano le sue esigenze piú intime, Pascoli si accosta ai tesli letterari con Pinclinazto-nc a farlt propri, a considerarli proiezione dei propri bisogni e dellapropria senzibilita: ciö é evidente non solo nelle riflessioni di poetica (come quella del Fanciulltnd> ma anche nei vari Intervent i e scritti critici, come quelli su Leopardi, nel quale egj1 vedevaper l'appunto un «divinoianciullo». I maggiori lavori critici, su cui Gli studí danteschi Un'ambigua cordialiíá 9.7. Verso una nuova poesia: Giovanni Pascoli 855 concentre puntigliosamente per diversi anni, sono quelli su Dante, interpretato se-condo una sottile chiave simbolica: si tratta di ben tre volumi, Minerva oscura (1898), Sotto il velame (1900) e La mirabile visione (1902). Le aspirazioni moraleggianti e celebrative legate alia poetica del «fanciuIlino», manifestatesi molto presto nella sua poesia, trovano espressione piú diretta in nu-merosi scritti in prosa, derivati spesso da discorsi d'occasíone (ma notevole interes-se ha anche I'ampio epistolario, pubblicato per ora solo parzialmente). La prosa del Pascoli ha un suo particolare tono di pacata conversazione, sembra volersi presentare non come operazione letteraria, ma come voce fraterna di uomo comune, che parla con cordialitä ad altri uomini comuni; questa bonarietä nascon-de tuttavia un insistente viltimismo: I'autore sembra sempre pronto a rivendicare valori di «bonta» conculcata, a recriminare in forme tin po' piagnucolose contro tutte le forze che ostacolano e perseguitano i «buoni». 9.7.9. Pascoli e la poeíia dei Novecento. * Vista nel suo insieme, 1'opera del Pascoli sembra condensare in sé gli ideali La prospettwa di una piccola borghesía agricola, impegnata nella difesa del proprio spazio p<«»lo-borghcsc contro le laceranti trasformazioni della modernita, ma che non rinuncia total-mente agli ideali positivistici, a un vago laicismo di origine risorgimentale e a una generica fiducia nel progresso: Pascoli ricava da questo orizzonte piccolo-borghese una prospettiva di solidarietá nazionale, ipotizzando un'alleanza tra le classi che metta capo a un imperialismo con venature sociali e umanitarie. A questo orientamento si collega anche l'uso che della poesia di Pascoli, poeta-professore, si e fatto nella scuola italiana: la tematica infantile e familiäre, gli at-teggiamenti filantropici e moraleggianti, 1'intenzione, manifestata dallo stesso autore, di rivolgersi alle «anime giovanili», hanno originato in gran parte del Novecento una interpretazione edulcorata od oratoria di questa poesia, intesa come modello di «bontä», come costumata rappresentazione dell'infanzia, come esaltazione di valori domestici, civili e patriottici. Nel corso di questo capitolo si ě visto pero come la piú autentíca poesia pa-scoliana sia dominata da una tensione straziante, in un groviglio psicologico che le conferisce una forza conoscitiva singulare, che va molto al di la dei suoi orizzonti sociologici e ideologici e che la collega alle esperienze piú moderně della poesia ettropea della fine dell'Ottocento (Pascoli ě certo il poeta italiano che piú si awicina, ma in modo tutto originale e senza condividerne i supporti culturalieteorici, úsimbolismo, cfr, 9.7.4). E ďaltraparteessa, benchési man-tenga nella linea del classicismo e assuma alla fine una immagine ufficiale e de-clamatoria, ha radicalmente mutato 1'orizzontc del linguaggio e delTespressio-ne, ponendosi come punto di riferimento essenziale (assai piú che la poesia dannunziana) per tutte le nuove esperienze del Novecento: dai crepuscolari agli ermetici, da Saba a Montale. Questi i punti essenziali attraverso i quali si puč riassumere 1'essenziate ap-porto dato da Pascoli al rinnovamento della poesia, al definitivo abbandono di una secolare tradizione: La prospěn iva ^rebeiivi Ttindeiiüe intompiutĽ 856 Epoca 9 La nuova Itália (1Ö61-1910) Nováa i. apertura alle cose, e inf initi nuovi oggeiti (che si incarnano in una serie di vo-dcUa pocisia caboli mal usati prima dalla poesia, in una vasta nomenclatura di matrice addi- paaroliana cittuca tecnica); 2. plurilinguismo, che va dalľinserzione dielementi fono-símbolici (cfr. 9.7.3) alľuso di lingue speciali e straniere; 3. frattura e sospensione del ritmo sintattico, a sostegno deglí aspettí sirabolíci e analogici; 4. sperirnentazione metrica, con frattura del ritmo del verso e dclľorganizza-zione strofica, 9.7.10. Nuovi tcntativi poetici fra tradizione e innovazione. Tra le csperienze poetichc che si svolsero soprattutto negli anni a cavailo tra i due secoli c che non coincidono con 1c prospcttive dominanti alla finc dell'Otto-cento cui si ě acccnnato in 9.3.1 c in 9.6.r (quella del classicismo carducciano e quel-la delľestetismo), ricordiamo quella del romano Domenico Gnoli (1838-1915), che nel 1903 diede voce a una diffusa esigenza di rinnovameiito delľorizzonte poe-tico: nel volume Fra terra ťtfí/ív (pubblii ato come opera del giavane GlUXIO Ottsi-ni, pseudonimo che il poeta continuô a usare in raccohc successive) fígurava una poesia, Apriamo i vetri, che suscito grande scalpore, poiché ľautore vi annuneiava la morte delle vecchie forme artistjcbe, la necessitá di una nuova «freschezza » e di una nuova vita. Atturo Grai Rieche di interesse appftiono aleune esperienze che si svolsero tra Píemonte e Liguria: in primo luogo quella di Arturo Graf, naro ad Aténe nel 1848 da padrc tedesco e madrc ítaliana, dal 1876 professore di lettcratura italiana alľuniversitä di Torino, critico che seguiva i metodi della scuola storica (cfr. 9.1.5), nutrendo tutta-via una grande euriositä per i morivi tematici e simbolíci. La sua conoscenza delle piú varie letterature europec, il suo razionalismo rigoroso e la sua simpatia per il so-cialismo influirono notevolmente sulla cultura letteraria della capitale piemontese, dove motí nel 19^. La sua poesia presenta moduli romantici, ma complicati da sim-boli e tematiche estetizzanti. e decadenti (tra le sue raccolte si ricordino Medusa, 1880, e Morgarta, 1901). ínrico Thovez A una poesia come espressione di sentimenti essenziali ed eterni, radicata nel patrimonio romantíco, ma insieme sensibile alla rc-altä euntemporanca, mint IIpoema delľadolcscenza (1901) de] torinesc Enrico Thovez (1869-1926), esperto di arte e di musica, acuto e polemico saggista, che nel 1910 pubblicó U pastore, ilgregge e la zampogna, battagliera e spregiudicata analisi delle insufficienze e delle arretrarezze del iinguaggio poetico italiano. Ccctardo II model lo carducciano agisec sul genovesc ď cca r do Roccatagliata Cec- BocciugKiu card! (1871-1919), che sa perö elaboráte un Iinguaggio originale, duro, essenziale, Otccatdi come scavato in una matéria secea e ingrata, A taic Iinguaggio si ispireranno poi al euni poeti liguri, come Sbarbaro (cfr. 10.7.4) e Montauc (cft. 10.8.4). 9.8. Ľalba del nuovo secolo 9.8.T. Ľltalia giolittiana. Si ě soliti defínire i primi anni del nuovo secolo con ľespressione «etä gio- Stabilita potoka ľ littiana » per il ruolo di guida della politica nazionalŕ assunto allora da Giovan- induitralizzazione ni Giolittí. La situazione politica e sociale del paese presenta in realtä caratteri relativamente stabili in tuna la fase che va dal 1900 al 1915. II sistema liberale, dopo i rischi di involuzione autoritaria profilatisi nell'ultimo decennio dell'Ot-tocento, sembra trovare un suo equilibrio, basato sull'abile opera di mediazío-ne dei conflitti sociali operata da Giolitti e dalla vasta area politica che a iui si collega, a vantaggio del grande capitale del Nord: ciö permette di accelerare il processo di industrializzazione nelle regioni settentrionali (proprio nel memento in cui nei paesi occidentali, in Europa e negli Stati Uniti, si impongono nuove tecnologie e nuove invenzioni), grazie anebe a una politica protezionisti-ca, che mette al riparo dalla concorrenza straniera e favoriscei grandi monopo-li e le grandi concentrazioni finanziarie. Tra laceranti contraddizíoni si registra comunque un considerevole míglio- Gli imdkttuali ramento della qualitá della vita, con la diffusione di nuovi servizí pubblici nelle piccolo-boighesi cittä e una relativa espansione delia cultura: íl primo decennio dei secolo vede tra i'altio ridursi notevolmente ľanaifabetismo e ampliarsi di molto lo strato degli intellettuali píccolo-borghesi, soprattutto insegnanti e dipendenti statali. Si tratta di un nuovo pubblicó, sensibile non soltanto alla letteratura tli consu-mo o ai grandi modelli poetici, ma anche alle ideologie e alle prospettive politi-che: in esso serpeggia una forte, anche se spesso genuina, scontentezza per la situazione del paese, un malcontento che genera sovente atteggiamenti estre-mistici e ambizíoni sproporzionate, Perccrsa da mille tendenze e conflitti, la cultura delľetä giolirtiana vive un in-quieto rapporto con la « modernita », un impulso a intervenirc sul rnovirnento del mondo, comemostrario vari autori dei quali si ě trattato nei capitoli precedenú, giä attiví nel tardo Ottocento eancora all inizio del nuovo secolo; di numerosi altri, operami per un lungo periodo a partire dalľinizio del secolo, si parlerä nell'Epoc'a 10. Coerentemente al taglio che abbíamo dato alla nostra periodizzazione, in questo capitolo non copriremo tutto ľarco eronologico e tutte le esperienze culturali delľetä gioUtMana, ma ci ltmjteremo a fornire aleune indieazioni generali sulle tenden-ze che caratterízzano il primo decennio del Novecento, rirtviando a 10.3 la trattä- II difflcile rapporto con la « modernita » C roce e D'Anntflazto Una cultura il nuovo Individua tisina ľ protagonismo jntdkítľuale Lc rivíste fiorentine Ä58 Epoca<) La Duova Itália (iSói-xgio) zione delle esperienze chesiproíettano nel futuro, come queÍIedella«Voce»edel futurismů, e inettendo invece a fuoco íl crepuscolarismo. 9.8.2. Tra protagonismo intellettuale e áisíruzione della ragione. La reazíone al positívismo e al culto delia scienza, che negli anni Novanta si era manifestata attraverso Ja riproposta delľ« ideále », si definisce meglio alľi-nizio del nuovo secolo; da una parte attraverso il rilancio delľídealisnio da parte diCroce (che assume un ruolo essenziale perľestetica e la critica letteraria) e dí Gentik (ma cfr. il cap. 10.2); dalľaltra attraverso un'ampia difŕusione delľe-stetismo e del superomismo danntinziano. Molíi giovani che iniziano in questi anni la loro attivitä culturale si sentono attxatti daí modelli di D'Annunzio e di Croce (molto spesso intrecciati, nono-staňte 1a loro diversitá): ma in loro si fa strada un nuovo, prorompente bisogno di intervenire sul presente, di contribuire alla sua trasformazione, al movimen-to delle idee e della realtä. Si tratta in fondo di una ripresa di q u ell'orient am ento «militante» giä manifestatosi nella cultura risorgimentale (cfr. soprattutto i capp. 8.5 e 8.8): ora, tuttavia, non interessa realizzare valori collettivi e unitari, segni di solidale coscienza nazíonale, bensí elaborare continuamente il nuovo, rifíutare situazioni e ideologie assestate e riconosciute, dare sfogo alla propria vitalita, conquistare e dominare il mondo. Questi attcggiamenti intellettuali si intonano col primo turbinoso affacciarsí delia modernita, tentano di far acqui-sire velocitä alla cultura, di metterla al passo con la rapida trasformazione gui-data dalľindmtria e daí nuovi mezzi tecnici. Si inaugura cosí la diaJettica delí V vanguardia (cfr. ro.1.3 e dati, tav. 142). Questa volontä di fare delia coscienza intellettuale la spinta propulsiva delia trasformazione del mondo assume subiro toni irrazíonalistici e individualistici, andan-do molto al di la del rifiuto della scienza positivistica: in polemica contro il sistema ^iolimano c contro una borghesia priva di autentici ideafi, che appjR* dčboJe c im-belie e disposta al compromesso con il socialísmo, si respingono Í principľ liberáli e illu min isti cí, la demoerazia e ľumanitarismo; seguendo la suggestione del vítalismo dnnnunziano, si esaltano lo spirito di conquista, ľappropriazione della realtä, la ri-cerca di nuovi e assolutí spazi ideali, per ímporli a tutto ľorizzonte delia vita sociále. In questa battaglia gli intellettuali assumono un ruolo di protagonisti: contro la vol-garitä e la viltä del presente uníverso politice, essi si propongono come guída di un nuovo corso che deve cotnvolgcre la societa, come un vero e proprio partito. Questi orjentamenti trovarono la prima e piú battagliera espressione in tre rivi-sre apparse a Firenze, che ebbero tra loro vari contatti e scambi:« Leonardo »(gen-naio 1903-agosto 1907), «11 Regno» (novembre 1903-dÍcembre 1906), «Hcrmes» (gennaio 1904-IugIio 1906). Mentre «11 Regno», diretto da Corradini, fu il portavoce del nazíonalísmo (cfr. 9.8.3) e «Hermes», fondato dal giovane Borgese (cfr, 10.3.9),S1 rapporrô in modo problematice al modello dannunziano, « Leonardo » interpretava le aspirazioni di un «gruppo di gíovÍni» che si volevano nella vita «pagani e individualisti», nel pensiero « personalisti cd idealisti», nell'artc ricercatori di una bellezza che rivelas-se « una vita profonda e serena ». Alla guida della rivista, con spirito polemico e ag- 9.8.1/alba de! nuovo secolo H?9 Giovanni Papaní, ribelle e -x tei>pisrs » gressivo, íurono due giovani che saranno poi per tutta la vita agitátori culturali, pronti ad annusare, adannunciare, a seguirc le ideefluttuantinelľaría, a provocarc e sorprendere con gesti improwisí e clamorosi, con scelte paradossali. Si tratta del ftorentino Giovanni Papini (i 88i 1956) e di Giuseppe Prezzolini, nato a Perugia nel 1882 e mono a Lugano nel 1982; questi due personaggí saranno protagonisti di varie vicende culturali negli anni successivi, specialmente nella zona tra la «Vo-ce» e il fulurismo. Papini prediligerä la parte di aere e malcvolo ríbelle e «teppi-sta», disponibile a tutte le esperienze, a conversioni e a tiasformazioni, fíno a una clamorosa conversione al cattolicesimo durante la prima guerra mondiale. Dotato di maggior senso pralíco, piú disposto a riconoscere il valore delle posi- Gňtseppe zioni altrui e meno írnpegnato ad esibire se stesso, Prezzolini, dopo le aggrcssivc Prezisolioi battaglie del« Leonardo », si muoverä come abíle organtzzatore e giornalista e si fara appassionato e lucido divulgatore delľidealismo crociano; nonostante la sua simpatia per il fascismo, preferirä svolgere un 'attivitä a distanza, come mediaiorc di cultura, operando a lungo anche in America (dal 1929 al 19^0). 9.8.3. Nazionalismo e imperidismo. II nuovo e articolato programma nazionalistico e imperialistico si ricollega-va in Itália alla scontentezza diffusa per ľesito del processo risorgimentale (che tra ľaltro aveva lasciato «irredenti», ancora sotto il dominio austriaco, i terri-tori di Trento e di Trieste), per il ruolo di secondo piano che la nuava Itália svolgeva rispetto alle potenze europee, per le umiliazioni subite neí primi ten-tativi coloniali in Africa (cfr. 9.1.3). Completava tale quadro la volontä di reagi-re alla diťfusione del socialísmo e al suo internazionalismo proletario, in un in-treccio tra le aspirazioni di rivalsa della piecola borghesia, la sua ricerca di uno spazio sociále, e gli interessi del grande capítale industriale. Nel nazionalismo confluivano, in una miscela nuova cd esplosiva, anche ele-menti della ideológia repubblicana e mazziniana, le istanze diľensive del mondo agiicolo, íl rifiuto di un mondo borghesc e industriale basato sulla forza del denaro, e confuse e provindali aspirazioni eroico-tragiche, come dimostra ľopera vasta e pletorica di un intellettuale romagnolo isolato e quasi ignorato, ma interpretato poi come una sorta di nume tutelare e di antesiguano del nazionalismo e del fascismo, Alfredo Oriani (T852-1909). Ma supremo ideologo c guida del nazionalismo ita-liano fu il giä ricordato fondatore de «11 Regno», il toscano Enkioo Corradini (1865-193T), che serisse opere teatralj dalle grandi ambizioni ma dallo scarso successo, e molteplici testi di propaganda e di teória del nazionalismo; fu fondatore delľAssoctazione Nazionalistica ltaliana (1910), fiancheggiatore e poi esponente di primo piano del fascismo. 9.8.4.11 socialísmo e la cultura. La critica al posidwsmo e la ricerca di una nuova idealita nel primo decen-nio del Novecento non si risolvono in un vero e proprio rilancio delia cultura ^ttolica, che si dibatte nel difficile tentativo di confrontarsí con le conquiste Alfredo Qríaní c EiUfco Corradini lie no &k> Epoca 9 La nuova Itália (1861-1910) della cultura laica e con ľunŕverso della modernita, in una serie di esperienze variamence collegabili al modernismo (cfr. 9.1.3 e parole, tav. 119). In una situazione di crisi e di incertezza si trova anche la cultura socialista: si ě notevol-mente ridotto il suo ascendentc sugli intellettuali, che ín genere guardano con disdegno aU'indeŕinito umanitarismo, alla pacífica fidticia nel progresso, a" vaghe tendenze positíviřitichc che sembrano prevalere nel socialismo italia. delľetä giolittiana. I gruppi dirigenti del partito socialista hanno un orientamento riformista: favo-rito dal nuovo spazio istituzionale che Giolitti riconosce al partito e dai notevoli mj-glioramenti ottenuti in questa fase dalla classe operaia, il riformistno italiano crede nello sviluppo industriale come strumento di emancipazione, di generále avanza-mento della vita sociále; ma esso ě soprattutto una pratica politica, non elabora nes-suna vera teória, nessun pensiero di portata piú ampia c problematica. Al pubblico dei lettori operaí, ďaltra parte, vengono proposti ancora i modelli di cultura popolare del secolo precedente, specialmentc una narrativa con intenú educativi e sociali, che diffonde valori di solidarictä e di umanita, basandosi su ele-mentari schemi del romanzo ďappendice e su bíinalizzatí moduli naturalistici. Un romanzo «sociale» di ottimo livello ě pero costituito da Gli ammonitori(1903) di G to van ni Cena (1870-1917). Una piú audacc ricerca di letteratura operaia si deve al giä ricordato Paolo Vaíera (cfr. 9.2.7), che nel J901 pubblico un notevole romanzo, La folia, e eurô praticamente da solo una battagliera e vivacc rivísta, chiamata anch'essa «La Folla», uscita tra il 1901 e il 1904 e poi tra il 1912 e il 1915. Alla scowentezza per la moderazione del riformismo ě da rícondurre lo sviluppo del sindacalismo rivoluzionario, che vedeva nel sindacato e nella diretta e violen-ta azione sociále (la cui arrna suprema era vista nello sciopero generále) lo strtimen-to essenziale per rovesciare il capitalismo; tra gli esponeiiti italiani di questa ten-denza, serissero opere di rilievo Aívturo Labriola (1873-1959) ed Enrico Leoně (1875-1940). 9.8.5. La ricerca solitaria di Gian Pietro Lucini. Coeren^a Estraneo a tutti glt orientamenti dominanci nella cultura di inizio secolo, spirito amiborglicse ribelle e in toller ante, esuberantc e disoidinato sperimentatore, diviso fra tradizionc e anticipazioni del futuro, Gian Pietro Lucini visse una vita breve e infelice: nato a Milano nel 1867 da nobile famiglia, fu colto in giovinezza dalla tubercolosi, che mino il suo fisico e lo ridusseall'immobilitä, fitio alla mořte, awenuta nel ryi4 nella sua villa di Breglia, sul lago di Como. Solitario, inquieto e irascibile, animato da un furore che si rivolgeva soprattutto contro i valori imperanti e le glorie riconosciutee assestate, sviluppo un atteggiamento anarchico, antircligioso, antimilitarista, e un cocrente spirito antiborghese, lontano dalle ideologie decadenti e irrazionalistiche, attento alle classi oppresse, a coloro che vivevano ai margini della societa e della cultura. Con grandepassionemiroauna Ictteratura cheguardasseal «nuovo», che chiamasse in causa la societa e la storia nel suo complesso, e si impegnö convulsa-mente nella ricerca di inediti modi espressivi, nella proposta di forme sperimentali. nella riflessione su tecnichc c tendenze innovative, aceumulando con furia material! del tipo piú vario, anche senza diseríminazione (oltre alle opere pubblicate in vita, ha lasciato mold seritti inediti, che hanno visto la luce soltanto in anni recenti)- Difficoká cti iCi-üli>mo Lti.-.li:líl':= La pratica rifüj-mista Una narrativa iimanitarista Paolo Valéra e Im folia Sindacalismo rivoluzionariü Ľ -.Tt-tV 'Mi.i.'.:-. 0 9.S. U alba de! nuovo sťtolo 861 L'esereizio di una critica letteraria animata da vivaci spunti polemici si accom- lacontro pagna sempre in Lucini alla riflessione teorica, al tentativo di definire percorsí di con il simbolismo sperimentazione,ein eiofuperlui essenziale ľincontro con'ásimbolismo{cír. 9.2.2 e parole, tav. 125): in numerosi seritti egli traccio infatti le línee di u na teória generale del simbolo, inteso come espressione poetica di un futuro che liberasse ľuomo da ogni oppressione, che realizzasse tutte le sue potenzialitä. Lucini auspicava ínol-tre la liberazione delle Stesse forme metriche e condusse una battaglia per il verso libero, anticipando cosí le scelte del futurismo (cfr. generi f. tecniche, tav. 140). Rispctto alle sue vivaci prospettive erítiche e teoriche, la serittura di Lucini resta Audacu teorica insoddisfacente, come sopraffatta dal volontarismo, da un eccesso di ambizioni, da e Hmid pratíci uno scaiso cont rollo linguistico e stilistico: tra le sue opere scomposte e farraginose che conservano sempre qualche motivo di interesse, qualche spunto di grande for-za conoscitiva, ricordiamo il romanzo di impianto naturaJistico Gian Pietro da Core (1895) e le opere in verši, basate síd miscuglio di generi diversi (lirico, storico-narrativo, drammatico). La sua denuncia delľipocrisia sociale raggiunse i totý piú pungenti nella raeeol- Rcookerate: ta Kevolverate, pubblicata nel 1909 con prefazione di Marinecti: qui Lucini, sulľon- «raarionctie» da di un vendicativo sarcasmo, muove le piú diverse « marionette» della vita bor- »™ ghese (dall'awenturiero coloniale alľuorao di mondo, dalla prostituta all'ideologo "0r*"esc imperialista), che sciorinano, nelfluirc del verso libero, tutta la variopinta serie dei GENERI E TECNICHE tav. 140 Verso libero Con questo termíne piuttosto generico si tlesigriano tutte !e forme di versifí-cazíone e di metrica che, a partire dal tardo Ottocemo, rompono la regolaritä tradízionale, variando il numero delle sillabe dei verši e facendo saltare le strut-ture stroňche chiuse. La versificaziotie libera si diffuse in Francia verso la fine dcll'Ottocento nelľambito della poesia simbolista. Varie sperimentazioni che conducono al verso libero possono trovarsi in Italia giä nella poesia degli scapi-gliati; la stessa metrica barbara carducciana (cfr. generi e tecniche, tav, 128) costituisce un importunte punto dí rifentnerjto per una rottura dei vincolí della metrica tradízionale; ma un impetuoso sviluppo del verso libero si ha soprattutto nel primo decennío del Novecento, con ľappassioaata teorízzazione di Lucini (cfr. 9.8.5), con la nuova poesia dei erepuscolari (cfr. 9.8.6) e con la vio-lenta rivoluzione dei futuristi (cfr. 10.3.5 c S8K-)- Tutte íe speritnentazioni delle avanguardie fanno leva sul verso libero, ma esso penetra progressivamerne anche in quella poesia che con serva forti légami con la tradbbne. Va tenuto presente che la poesia ínodeíräa osciíla trg forme di metrica libera e forme del rutto aperte, in cui la scansione dei verši segue solo il ritmo del pensiero, delTemozione, dclprocedere casuale della parola. Infatti il ritmo puô es-sere affidato sokanro al caso, a rumori e a comesti esterniŕ ma spesso h ptesen-m di verši tradizionali o di misure che ad essi somigliafio serve a costituire crite-ri di organizzazione anche per le strutture piú aperte e irregolari. II rííinío del poeta-vate SvakiíařJOne del l'Uülo delia poesia Coi'tro i. Mil>.m"e 862 Epoca 9 La mrovaltiilia (1861-1910) Juogbi comuni del ioro linguaggio, assimilabilc a quello della móda e del giornalí-smo. A questo mondo infiollito efalso si oppone 1'imrnagíne straniante degíiesclusi e degli opprcssi, delle masse che lavorano e soffrono. 9.8.6. Lapoesia come scoperla della crisi: il crepuscolarismo. Lo spiritodi rivolta di cui si ě parlato in 9.8.2, basatosul vitalismo e sulTir-razionalismo individualistico, tende ad esaltare il ruolo dell'imellettuale e dello scrittore, visto come promotore del movimento della storia, come creatore delle forze dell'awenire: ma negli stessi anni si svolgono, in ambienti diversi, alcu-uc esperienze poetiche che, al contrario, svalinami la lunzioiie del poeta, gludi. candola marginale, non collimante con i grandi valori e disegni collettivi. Sono esperienze che si ě soliti indicare con il termine di crepuscolarismo (cfr. parole, tav. 141). La condizione della poesia viene ora confrontata con i caratteri reali del mondo moderno: i nuovi poeti, di origine borghese o piú spesso piccolo-borghese, riconoscono il carattere illusorio di ogni uso ufficiale, celebrativo, vitalistico della parola, awertono una frattura totale tra gli alti raggiungimenti dell'arte e la vorticosa accelerazione del mondo moderno; ma non credono nemmeno piú che 1'arte possa attribuirsi la missione di combattere contro il mondo borghese e suggerire valori alternativi e assoluti. Essi cercano un Iin-guaggio che non falsifichi ľesperienza presente, ma nello stesso tempo evitano PAROLE tav. 141 Crepuscolaristno II prinio a usare il termine come categoria eritica fu Giuseppe Antonio Bor-gese (cfr. 10.3.9), m un articolo apparso su «La Stampa» il 1° settembre 1910, Poesia crepuscolare, dedicato a raccolte poetiche di Motetti, Martini c Chiaves. Scegliendo la metafora del crepuscolo per indicare una situazione di spegni-tnento e di dědino, il predominio di toni smorzati e attenuati, il eritico parlava di«lirici che s'annoiano c non hanno che un'emozione da cantare: ta torpida c limacciosa malinconia di non aver nulla da dire e da fare». Borgese vedeva in questa poesia « una voce crepuscolare, la voce di una gloriosa poesia che si spe-gne », ne indieava le distanze dalla poesia precedente e riconosceva sue essen-ziali ascendenze nel D'Annunzio del Poema paradisiaco e nel Pascoli. Nel I9rr Scipio Slataper (cfr. 10.3.2) riprendeva dal testo stesso della Sigtiorhia Feliciia di Gozzano ľespressione « perplessitä crepuscolare». II termine prese cosi subito a circolare amptamentc nella critica c diventö abituale per definite un gruppo di poeti che non costituivano peraltro una vera e propria « scuola », ma erano collegati da temi e scelte linguistiche e da un comune riftuto di ogni forma di poesia eroica e sublime. 9.8. L'alba del nuovo secolo 863 del grigbre cpotidiano Verso il parlato ogni partecipazione al movimento del mondo, ogni proiezione costruttiva ver-so il fttturo; sono lontanissimi dal magnificare le forze della «vita» e non credono piú che la poesia debba assurgere (come pretendeva il D'Annunzio delle Laudi) a guida per la conquista di un nuovo mondo umano. I poeti cosiddetti «crepuscolari» (le cui prime esperienze si svolgono pro- Poesia prio negli anni della pubblicazione delle Laudi) rendono quindi conto nel módo piú coerente di una condizione di « crisi» della poesia e dell'arte nel momentu di maggiore accelerazione della modernita: a questa crisi essi non ri-spondono con una ribellione veemente (come, in un contesto tutto diverso, aveva falto la Scapigliatura), ma con una coerente scelta linguistica e porgendo attenzione a realta dimesse, elementari, di breve respiro. Si pongono fuori delle grandi dírettrici storiche e intellettuali, tendono a mettersi tra parentesi, guardando alle píccole cose (ma senza attribuire ad esse quei valori segreti che vi cercava il Pascoli), a frammentarie presenze, agli oggetti umili o dimenticati, a situazíoni banali, alla «grigia» quotidianitá. ' II crepuscolarismo non ě un movimento o un gruppo compatto, ma un insieme di autoři accomunati in primo luogo dal rifiuto dei tiamori e delle ambízioni tlella poesia ufficiale e dalla non partecipazione alla battaglia intellettualc contempora-nea. Ma, su questa base, esso opera una vera rívoluzione stilistíca, dando uno sboc-co reále a quella esigenza di nuovo che percorreva la poesia tra la finedelTOttocea-to e 1'inizio del Novecento; con i poeti crepuscolarí la rottura con il linguaggio poetko della tradizione ě totale: vengono definitivatnente abbandonate le formě auJi-che e classicistiche (che persistevano ancora entro il tessuto pur cosi nuovo della lingua di Pascoli), si immettono nella poesia materiali e toni di tipo prosastico. Si tratta di una conquista anche linguistica del mondo quotidiano, poiché « si nomina-no » anche gli aspetti normali e banali della vita piccolo-borghcse: ora il linguaggio della poesia italiana non vuol essere a un bvello «piú alto» di quello delTesisrenza, si sottopone a una trasformazione che fa della prosa, del comune parlato quotidiano, una propria ťorza interna, capace addirictura di produrre nuove musicalitá. Questo desiderio di prosa porta a una piena affermazione del verso libero (cfr. ge-Neri f. tecniche, tav. 140) e agisec anche quando vengono esteríormente rispetta-le le formě metríche tradizionaíi. Alle radiči di questa rivoluzione «crepttscokre» stanno vari orientarnemi della poesia di fine Ottocento, in primo luogo aleunc tendenze del tardo simbolismo francese e fiammingo, aleuni aspetti della Scapigliatura, vari tentatívi«realistici» di etá carducciana, il D'Annunzio del Poema paradisiaco (cfr. 9.6.4), e soprattutto il Pascoli delle Myricae e dei Oinli di Castelvccchio. Rispetto ai loro modelli, i crepuscolarí conquistano una capacitá tutta nuo-va di far parlare e respirare le semplici cose, senza operare diseriminazioni tra cose poetiche e cose non poetiche e senza cercare in esse valenze segrete, ma scoprendo la poesia di ció che ě usuale, comunc, mediocre; ció comporta, qualche volta, il rischio di un certo compiacimento per quei limitato orizzonte, la chiusura entro un repertorio elementare di oggetti e di situazíoni. Ma se si guarda alla cultura italiana alPalba del nuovo secolo, alle roboanti e distruttive ambizioni vitalistiche che in essa prendevano corpo, si deve comunque ricono-scere il rilievo delTesperienza crepuscolare, della sua riduzione defla poesia a I. modeiK II fascino JeuS^uílc 8»4 Epoca 9 La nuova Italia (1861-1910) misurecositenui emarginal!: dalla suasostanzialerivoluzione hnguistica pren-dera le mosse gran parte della poesia del Novecento. I prrmi testi deiimbih come « crepuscolari* nascono tra il 1903 e il 1904, per opera di Govont, Corazzi-ni Gozzano, Moretti, e, per una breve fase, Palazzeschi. La vita e lc operc In anesa della morte La formazicrae I.'esordic kiKerario; L:i Wŕí dt' rifítgkt Pistil della rinuncia La malattia 9.8.7. Sergio Corazzini Nella sua brevissima vita, distrutta dalla tubercolosi, il romano Sergio Corazzini (1886-1907) fu impiegato presso una compagnia di assicurazioni. Ingegno pre-coce e sensibile, Corazzini pubblico tra il 1904 e la morte una serie di piccoli volumi di poesie, tra i quali Dolcezze (1904), Piccolo libro inutile (1906), Elegia (1906), Libro per la sera della domenica (1906), sperimentando anche, in modo audace e coerente, il verso libero. La sua biografia, la sua vita strozzata dal male e daU'attesa della morte, lo pone in una condizione di pocta-fanciullo, che confronta la sua voce con la prossima fine. La sua poesia coglie il vuoto che si annida nelle cose, nel tempo, nella parola: sembra volersi svolgere in assenza di pubblico, nella musica di un «organo di Bar-beria »(figura assai amara dai crepuscolari) che « ncssuno ascolta »; ccrca un collo-quio e una comunione di «anime» che si dia nel silenzio, che riesca a vivere entro la negazione della vita. In poche essenziali immagini Corazzini insegue questa vita che vive fuori di se, queste voci inascoltate: vecchie canzoni di cui si e perso il ricordo e il senso, specchi che sembrano conservare la traccia di presenze svanite, sere dome-nicali piene di stanca tristezza, luoghi abitati da malati che attendono la morte. 9.8.8. Guido Gozzano; vita e opere, Guido Gustavo Gozzano (che si fece poi chiamare soltanto Guido) nacque a Torino il 19 dicembre 1883 da buona famiglia borghese, che possedeva ville nella zona di Aglie, nel Canavese, dove egli soggiornô a pití riprese. Si iscrisse alia Facoltä di legge, ma non giunse mai a laurearsi e prefcrí interessarsi di letteratura, seguendo all'universitä di Torino i corsi di Arturo Graf (cfr. 9.7.10), insieme ad alcuni giova-ni, che costituirono con lui il gruppo dei crepuscolari torinesi. Di salure malferma, non ebbe mai un vero lavoro, ma partecipô alia vita culturale c mondana della Torino di inizio secolo; dopo appassionate letture di Schopenhauer c di Nietzsche e do-po alcuni tcntativi in versi di impronta dannunziana, rivelo la sua nuova poesia nel 1907 con il volumetto La via delrifttgio: il titolo indicava gia chiaramente come egli cercassc nella poesia un «rifugio» dal turbine delle passioni c delle aspirazioni mondane, uno spazio ai margini, fuori da ambiziose prospettive storiche e intellet-tuali. La figura del poeta vi appativa sotto il segno della rinuncia alia vita e di una sospensione dei desideri, spesso con accenti fortemente patetico-sentimentali; ma vi si trovavano anche due dei componimenti piú origináli di Gozzano, Le due strade e L'amica di nonna Speranza, che dovevano confluire nella piú importante raccolta successiva. Nello stesso 1907 iniziô la sua inquieta relazione con la scrittrice torine-se Amalia Guglielmtnetti (1881-1941), con la quale intrattenne un rapporto epi; stolare assai interessante; vide allora aggravarsi, in seguito a una pleutite, i segni della tubercolosi, che doveva condurlo alia morte. Alia vita torinese hi costretto ad 9.8. L'alba del nuovo secolo «5 II viaflRÍo in India una religione della natura alternate sempře piú frcqucntemente i soggiorni di cura al mare (soprattutto in Li-guria) e in montagna, oltre che nella prediletta villa del Meleto ad Aglie. Nel 1911 apparve il suo libro piú importante,Icolloqui, che non ebbe il successo di pubblico del volume precedente, ma confermô comunquc la lama di Goz2ano; nel r9i2 compi un lungo viaggio in India, alia ricerca di climi adatti al suo stato di salute Al ritorno egli pubblico su vari giornali (in prima luogo «La Stampa» di Torino) alcune prose dedicate al viaggio, che furono raecolte postume nel 1917 col titolo Verso la cuna del mondo. In ogni momento della sua vita Gozzano collaborô a giornali e riviste con prose di vario genere, dalle recensioni letterarie alle ftabe per bambini e alle noveíle. Dopo / colloqui pubblico in rivisre poebi componimenti poetici: la ricerca di nuove esperienze lo conduceva ora al di lä del suo ironico pessimismo, verso una nuova forma di fede (una sorta di religione delia natura). Prima delia morte, av-venttta a Torino il 9 ňgosto 1916, egli lavoro a un ampio poema in endecasillabi sciolti, modellato sui poemi didascalici settecenteschi e su alcune recenti opere di serittori fiammínghi, Je Far/alle. Epištole entomologické, che rimase incompiuto. Abbandonato ľorizzontedei Colloqui, Gozzano contempla qui, con sottile parteci-pazione, la vita di quegli insetti, animata dallo spirito profondo della natura: lo sguardo che ľautote rivolge alle farfalle e ai loro «sensi minimi» diventa uno sguar-do struggente alia vita della poesia, alia sua inutüitä e alia sua delicatezza, nunaccia-ta dall'«ingannevole» natura artificialc costruita dalľuomo moderno. 9.8.9. La poesia dei Colloqui. A parte la suggestiva prova, incompitita, delle Farfalle, la poesia di Gozzano resta affidata ai Colloqui, nel cui organismo si dispongono ventiquattro componimenti in metri diversi, legáti tra loro da una comune tematica e da un ritmo narrativo e colloquiale. La voce del poeta non si abbandona qui a una di-retta effusione lirica, bensí disegna (quasi sempře parlando in prima persona) una ideale biografia intellettuale, costellata di figure in movimento, di luoghi e di vicende, che restano pero quasi sospese, inafferrabili. Alia radiče di questi versi ce uno struggente ed elementare fondo romanti- I! mnfronto co, un giovanile desiderio di felicitä e di amore, di comunicazione appassionata con' modclli e vitale, di bellezza, di dolcezza, di contatto col mondo íemminile. La forma-zione di Gozzano ě stata segnata (anche a livello stilistico) dal dannunzianesi-mo, con il quale egli continua a confrontarsi anche dopo averne awertito il ca-rattere fittizio. La sua poesia piú autentica nasce quindi da un « dannunzianesi-mo rientrato» (E. Sanguined): dopo essersi formato sulla poesia delle sensa-zioni trionfanti, della vitalita onnivora, Gozzano scopre invece la presenza quotidiana della malattia, della delusione, della incomunicabtlitä amorosa, delia menzogna e della malinconia, che lo spinge a guardare non verso un futura da conquistare, ma verso un passato fatto di esistenze fragili, marginali e irri-levanti. I romantici sogni iniziali si trasformano cosi in passione per tutto ciö Kovesciamcmo che si perde e si cancella, per le vite appartate e ombrose, per i quieti interní ca- mtínx salinghi, per le stampe ďaltri tempi, per le «buone cose di pessimo gusto». Desideroso di immergersi nella dimensione «borghese» piú incolore, egli so Oďideale biografia intelletcuÉtlc. Epoca 9 La nuova Italia (1861-1010) stituisce alia figura eroica del poeta-vate un esile soggetto umano, «un coso con due gambe / detto guidogozzano», che arriva a vergognarsi «d'essere un poeta»; e agli amori per donne fatali oppone gli «amori ancillari», i rapporti privi di sentimento con cuoche, «cameriste», «crestaie» o i sogni di quieti af-fctti con donne troppo da lui diverse e lontane. Questo rovesciamento del sublime poetico, artifícioso c spettacolare, ě pero carico di ambiguitá: nessuna scelta risulta veramente definitiva e consolante per il poeta. L'incapadia Tutta la poesia di Gozzano si costruisce cosi su un confronto, carico di am-
  • Felicita (1909). 9.8.10. Un poeta che non ha «nulia da dire»: Marino Moretti. Normalita Mentre la poesia di Gozzano si caratterizza per il continue confronto di pin dd vuoto livelli, quella di Marino Moretti si costruisce su una sorta di vuoto totale, sull'abbandono di qualunque valore, sull'accettazione incondizionata della 9-8. L'alba del nuovo secolo normalita piú dimessa. L'esperienza poetica di Moretti sembró chiudersi all'i-nizio della prima guerra mondiale, sostituita da un'ampia série di opere narrative, di scritti di memoria e di divagazione, ma negli anni Sessanta il vecchio scrittore torno a una sorprendente produzione in versi che si riallacciava alia sua esperienza iniziale. Con Moretti d crepuscolarismo manifesta la propria lunga vita, la propria singolare, sotterranea soptawivenza. Nato a Cesenatico nel 1885, da una famiglia della piccola borghesia, Moretti re- Da Cesenatico sto sempre strettamentc legato alle sue radiči familiari e provinciali; ebbe un'infan- a Fircnze zia e un'adolescenza difficili, segnate da cattivi risultati scolastici, e nel 1901 si recb a Firenzedove si lego di grande amicizia con il coetaneoPalazzeschi. Al 1905 risale la raccolta poetica Fraternita, cui seguirono quelle piú importanti, Poesie serine col lapis (1910), Poesie di tuttiigiorni(tyri) ell giardino deifmtti {1915). Sidiedcpoi a una lunga produzione narrativa, die ebbe un consistente successo di pubblico. Collaboratore assiduo del «Corriere della Scra», con prose del tipo piú vario, Moretti si presento come figura di letterato «medio», discrete e civile, attento a tra-smettere un'immagine « moderata » della letteratura. Superati gli ottant'anni, nella L'ohima veccbia casa familiare di Cesenatico (dove mori nel 1979) torno inaspettatamente produsionc alPattivitá poetica con quattro raccolte: L'ultima estate (1969), Tre anuieun giorno (1971), Le poverazze. Diario a due voci (1973), Diario senza le dale (1974). La poesia di Moretti nasce da una condizionc di totale inappartenenza ed estraneitá ai modelli culturali vigenti. Egli inizio guardando soprattutto a Pascoli, cercando, attraverso di lui, un linguaggio dell intimita, delle cose concrete e limitate; ma non tento alcuna idealizzazione delle piccole cose, alcuna ricerca di sensi nascosti e segreti, cd eluse qualunque richiamo del classicismo. Nelle tre raccolte pubblicate tra il 1911 e il' 15 riusci a dare voce a una condizio- Poesia come ne particolare segnata dal non avere, dal non sapere, dal non essere: Moretti si ■"»>eS!rae vuole poeta proprio perché non partecipa al dibattito culturale, non possiede mezzi tecnici, né capacitá di vita, non ha né «remo» né «ali», non ha lette-ralmente niente da dire («Aver qualcosa da dire / nel mondo a se stessi, alla gente. / Che cosa? Non so veramente / perché io non ho nulla da dire»). Su questo vuoto totale si svolge il filo esilissimo di una malinconia dolce e rasse-gnata, «versi staccati quasi senza senso», con una musica tenera, nello stesso tempo cinica e delicata, egoistica e affettuosa: partendo da un linguaggio quasi neutro, che riduce al minimo i richiami letterari, Moretti vi costruisce sopra, anche con sottili efféfti metrici, una leggera melodia che fa pensare a un Meta-stasio al grado zero, trasformato in sereno cantore dell'indifferenza. Tornando alla poesia nella vecchiaia, Moretti ripropone quell'arteggiamento « minimo» artraverso una insistente conversazione musicale, in cui 1'io del poeta sembra emergere miracolosamente fuori del tempo, e afferma una soprawivenza che ě continua sorpresa: il vecchio sembra scoprire se stesso proprio grazie alia sua condizionc marginale e appartata, in cui tutte le cose si negano e insieme si ricono-scono, in cui si svela la nátura aleatoria del rapporto tra essere e non essere, tra sapere c non sapere, tra partccipare e non partecipare: ě una poesia che trova la sua forza proprio nella sua inattualita, nella sua indifferenza al divenire. Epocalo Guerre e fascismo 1510-1945 Sommario io.i. Modernita e distruzione 10.1. Alľaffermazione della modernita si aecompagnano la distruzione delle guer-re mondiali e la diffusione dei regimi totalitari (come il fascismo italiano). Nuove forme e nuove tecniche tompono la conrinuita della íradizione culturale. 10.2. Nella cultura italíana, domänata daH'idealismo di Croce, si sviluppa un'ampia riflessione ideologico-politica, che trova in Gramsci la sua manifestazionc piň avanzata. 10.3. Negii anni Dicci si svolgono le esperienze espressionistiche della « Voce» e la battaglia dell'avanguardia futurista; singolare e appartata la narrativa diTozzi. 104. Pirandello vive la realtä e la letteratura come tortura e lacerazione: il suo tea-tro, soprattutto con i Sei persomggi, scocvolge le forme del dramma borghese. ro.5. Svevo scompone gli equilibri e le sicurezze del personaggio borghese, la sua stcssa nozione del tempo e della memotia. jo.6. La prosa degli anni Vend e Trenta vede affermarsi nuove esperienze, tra eni queäe di Savinio, Landolfi, Delfíni e quelle di un nuovo realismo, 107. I nuovi carattcri della lirica del Novecento si definiscono con la poesia di Campana, Rěbora, Sbarbaro, Saba, Ungaretti, c trovano un'espressione significauva neffermetismo (mentre appartata si consolida una nuova poesia dialettak-). 10.8. Come un vero «classico» del Novecento, Montale da voce con la sua poesia alla condizione delľuomo in un mondo desolato e senza significato, 10.9. II plurilinguísrno di Gadda offre una immagine dolcnte del disgrcgatsi dell'io e della realtä delľlralia moderna. Ne)]a ptlgina pTJ-^oidente MaicdtaDudotich, Lahs&urg 10.1.7. Da una guerra alľtdtra. Per i caratteri particolati deUa storia politica e culturale italiana possiamo fissare al 1910 il punto di partenza deUa nuova epocíi caratterizzata da un tu-multuoso sviluppo dell'industria e della tecnica, da conflitti politici e sociali dí enorme portata, segnata dalle due guetre mondiali del 1914-18 (la cosiddetta « grande guerra») e del 1939-45. Le due guerre toinvolsero per la prima volta ľintero pianeta e videro la partecipazione diretta o indiretta di quasi tutti gli Stati importanti, con effetti e consegttenze in ogni luogo deUa terra, anche nei paesi che non parteciparono ai conflitti. La trasformazione delľorganizzazione sociále, ora tesa verso la modernita e verso una societa di massa, lo sviluppo del capitalismo, 1'espansione imperia-listica degli Stati piú potenti, fenoméni che giä nelľepoca precedente avcvano assunto un movimento impetuoso e irresistibile, trovarono cosi un esíto irra-zionale e rovinoso. Motivate in primo luogo da una spietata concorrenza tra gli Stati industrialmente piti avanzati per il controllo dei mercati mondiali, le due guerre produssero distruzioni senza precedenú e moditicarono radicalmente ľassetto geografico e politico delľEutopa e del mondo intero: al loro scatenar-si e alla loro inaudita violenza contribuirono ďaltra parte in modo determinante le ideologie nazionalistiehe, imperialistiche e autoritarie che dominarono in molti Stati europei e imposero nuovi regimi totalitari di massa. Negli anni della prima guerra mondiale, la rivoluzione russa del 1917 porto per la prima volta al potere la classe operaia e fece aleggiarc su tutto il mondo lo spettro del comunismo, la minaccia di un rivolgimento radicale dei rapporti sociali: mentre il nuovo regime comunista si costruiva su di una rigida struttura autoritaria e le democrazie occidentali subivano varie crisi e conflitti interni, in altri paesi si affermarono, negli anni Venti e Trenta, regimi totalitari di destra, le cui massime espressioni furono costituite dal fascismo italiano e dal na/i sum tedesco. Quesťultimo trovo la sua piú orribile manifestazione nel razzismo an-tisemitico e in una organizzazione scientifica della persecuzione e dello stermi-nio degli Ebrei. La seconda guerra mondiale, scatenata dal nazismo, si concluse con la scorditta dei regimi totalitari di destra e con la diffusione di nuove speranze "democratiche ». La sua eonclusione vide anche 1'impiego di un nuovo terribi- Uno sviluppo íymuhuoso Lc due guerre mnndmli La rivoJozione cussa del 1977 L« fine delia seconda guerra mondiale Epora io Guerre e fascismo (1910-1945) lemezzo di distruzione, la bomba nucleare, lanciata dagli Stati Unitid'Ameri-ca sul Giappone nelľagosto del 1945: gli armi successivi saranno dominati dalla paura delľatomica, in un nuovo assetto mondiale basato sull'opposizione tra due«blocchi», quelle occidentaie delle demoerazie capitalistiche, guidato dagli Stati Uniti ď America, e quello orientale dei regimi comunisti, guidato dal-ľUnione Sovietica. T progresm" Questi sviluppi storici furono accompagnati da progressi delia tecnica, ehe delia tecnica avviarono una modificazione írreversibile delia vita quotidiana: bašta ricorda-re la diffusione di nuovi mezzi di trasporto (in primo luogo ľautomobile e ľae-roplano) e dt nuovi mezzi di comunicazione (in primo luogo la radio), o le nuove importanti seoperte nel campo delia medicína (come quella delia peni-cillína, 1928), Nei paesi piú avanzati fu possibile una relativa diffusione di nuovi consumi, ľaífacciarsi, per grandi masse di uomini, delia possibilitä di un'esi-stenza libera dalle antiche costrizioni e difficoltä. II nostro paese fu partecipe degli eventi e delle tendenze essenziali di que-sťepoca, pur dovendo fare i conti con i'arretratezza e le contraddizioni eredi-tate dalla sua storia. Dopo ľimpresa coloniale di Libia (1911-12) e la vittoria ri-portata nella prima guerra mondiale, ehe determine ľannessione delle regioni nord-orientali rimaste in precedenza staccate dallo Stato unitario, il dopoguer-ra fu caratterizzato da violenti conflitti sociali, ehe si risolsero nel 1922 con la íl fascismo preša del potere da parte del fascismo e la nascita di un regime totalitario, ehe íentô varie awemure imperialistiche (come la conquista dell'Etiopia, 1936). AUeato con il nazismo tedesco, il fascismo portô ľltalia alia catastrofe delia se-conda guerra mondiale, ma la scotifitta militare si risolse in un crollo del regime e, anche grazie alla Resistenza contro ľinvasione tedesca, nella caduta delia monarchia e nelia ereazione di una nuova repubblica demoeratica. To.1.2, La rivoluzione saenti/ica e filosofica, Oejitttrnrä II crollo delle sieurezze dell'Europa borghese e liberale coinvolge gli stessi econoacenza fondamenti delia cultura positivistica, giä in crisi all'inizio del secolo. Lo svi-*cfcm luppo delle scienze delia nátura mette in diseussione ľoggettivitä delia cono-scenza scientilica, la possibilitä di derivare da essa modelli di sistemazione glo-bale delia realtä: nuove teórie e nuove seoperte modificano i caratteri dell'atti-vitä degli scienziati e penetrano nella coscienza culturale, mettendo in crisi gli opposti modelli meccanicistici e organicistici dominami nella scienza ottocen-La relativita tesca (cfr. 9.1.4). Un ruolo-guida assume in questo senso la fiúca, ehe, con la c k teória teória delia relativita di Albert Einstein (1879-1955), rovescia le piú antiche ca-quantistica tegorie del]0 spazio e del tempo e, con ľelaborazione delia meceanica quanti-stica e gli studi sulla struttura dell'atomo, muta la stessa nozione tradizionale di oggetto fisico, respingendo radicahnente ogni concezione deterministica delia nátura. In una diversa prospettiva la biológia, speciahnente con gli sviluppi delia genetica, si awia a mettere in dubbio le tradizionali concezioni organicisti-che delia vita. lo.r. Modernita e distruzione Vi La difficoltä di una conoscenza scientifica «oggettiva» comporta una Scicma, specializzazione delia ricerca e un progressivo sganciarsi da visioni totaliz- conos«nss zanti. Le nuove possibilitä offerte dalla sperimentazione e dalľapplicazione c mn<"'0 delle seoperte approfondiscono e complicano il rapporto con la tecnica e con ľindustria. Da questo punto di vista la scienza si trova a dominare ľinte-ro orizzonte delia vita sociále, senza pero poter diffondere quei modelli uni-voci e quelle certezze sul destíno delľuomo ehe avevano caratterizzato k scienza positivistica. La stessa filosofia tende a porsi come riflessione sui li-míti e le condizioní del discorso scientifico, sui modi in cui esso entra in rapporto con la realtä. Nella cultura italiana (soprattutto per opera di Croce) questa riflessione sui 11 problema fondamenti delia conoscenza si risolve in una negazione del valore teoretico deI P"ma di viíta delle scienze delia nátura e in una loro opposizione a quelle dello spirito. Ma " ^ KnpMngio nella cultura europea la convinzione del carattere non oggettivo del sapere scientifico porta a una affermazione del suo valore tefrrico e promuove una piú ampia indagine sui Iimiti delia conoscenza: ľattenzione al punto di vista delľosscrvatore-interprete, conduce ad affermarne il carattere strumentale, si indagano i suoi légami con la tecnica e si sottolinea il peso determinante ehe in ogni conoscenza assumono i linguaggi. Quello del linguaggio, delia sua struttura e delle sue condizioní, si pone cosí come il problema centrále delia riflessione filosofica contemporanea. Disciplině quali la psicologia, ľ antropológia e la sociológia si sganciano Nuwe praspettive dalle loro premesse positívístiche, riflettono sui loro stessi fondamenti e studia- Per k scienze no anche gli aspetti piú irrazionali delia vita collettiva. Di fronte alla nevrosi e jmax alla follia ehe minacciano non solo gli individui, ma ľintera societa, si appro-fondisce il lavoro delia psicoanalisi (cfr. parole, tav. 123), ehe comincia a dif- La psicoanalisi fondersi e a dar luogo a scuole e orientamenti diversi: le ipotesi, le teorie, le analisi di Sigmund Freud (cfr. 9.1.4) investono in maniera radicale il senso stes-so delia civiltä occidentaie. ro.r.3. Arte e letteratura di fronte alla modernitu. Nella fast- iniziale del secolo xx (in módo piú intenso negli. arm! Dieci e i Hngmwi Venti) ha luogo una frattura radicale delle forme della comunicazione estedca modernita e dei linguaggi artistici, che porta all'estremo 1'opposizione tra esperienza arti-stica e societa borghese (cfr. 9.2.1) gia presentatasi nel corso dell'Qttocento. La ricerca di linguaggi chc superino i codici tradizionali e rompano con le conven-zioni borghesi riceve ulteriore impulso dall'imporsi di nuove tecniche di comunicazione basate sull'uso di macchine, dalle sempre nuove possibility di ri-produzione in serie delle esperienze estetiche, dalla velocita che sembra essersi impossessata di ogni momento della vita. Si mha a porre i codici artistici all'al-tezza delle modificazioni intervenute nei rapporti dell'uomo con quanto lo cir-conda, nello svolgersi stesso della «vita» e della storia. Protagonisté di questiprocessi sono le avanguardie (ma cfr. dati, tav. 142): 874 Epoca 10 Guerre e fascismo (1910-1045) DATI tav. 142 Lc avanguardie storiette Si fdrniscono qui aicuni dati informalivi sulle avanguardie storiche che hanno avuto maggiore influenza sulla letteratura. Bisogna pero tenere presente che determinant! per I'attivita dei gruppi d'avanguardia furono anche la musica, il cinema, il teatro, varie forme di spettacolo e generi artistici minori; molti tra i loro maggiori rappresentanti operarono in campi anistici diversi, mirando in tal modo proprio a temperu le I™ierc csistenti tra lc varie ani e ir.i j van coJici. espressionismo Non costituisce tin gruppo specifico, ma un orizzonte generale, dagli aspct-ti molteplici e che opera una rottura dei ca non i tradizionali della rappresentazione, alia ricerca di una espressione di realtä profonde, in una fortissima tcn-sione spirituále (cfr. parole, tav. 148). Si sviluppa, in primo luogo in Germania tra il 190s e il 1925 ca, ma i precedenti si possono trovare in pittori giá operami nel tardo Ottocento (come Van Gogh e Cezanne). futurismu Movimento che rifiuta le forme artistiche tradizionali, cercando un nuovo linguaggio adeguato agli iviluppi della civiltä delle macchine, proiettato verso un «futuro» segnato dai )itmi della produzione industriale. Si svolge in Italia, soprattutto nel periodo 1909-24 ca, anche se Marinetti e altri continuarono va-riamente la loro attivitä (cfr. 10.3.5). In Russia il futurisme inizia a svilupparsi, in una accesa cliiave rivoluzionaria, fin dal 1909. dadaismo Movimento che aspira a una rottura radicale della tradizione borghese, af-fei-mando la liberta di un gioco irresponsabile, capace di vanificare ogni artifi-cio e ogni istituzione sociale. II suo nome é dato dalla parola dada, con cut si in-tende csaltare la giocosa liberta del nulla, l'indifferenza e l'anarchiea grataita di ogni forma artistica. Esso si svolge in Svizzera e poi in Francia per opera di T. Tzara e in Germania nel periodo 1916.24-. vaří dadaisti conflmranuo poi nel surrealismo. surrealismo Movimento die propone di costruire nuove forme di esperienza opposte alia logica borghese, scoprendo nuovi territori dell'umano, in cui dominano il sogno, il lapsus, la magia, l'erotismo, l'umorismo, il fantasttco: si tratta della ricerca di una «soprarealtä » che mira a « cambiare la vita », in una prospettiva rivoluzionaria che aspira a un comunismo di tipo libertario (cfr. 10,6.8). Nato in Francia per iniziativa di A. Breton nel 1924, il surrealismo, pure tra fratturee scissioni, ha diffuso nel mondo una nuova dimensione deil'imn lagina-rio. Come movimento collettivo, la sua fase piú vitale si é svolta fino alia seconda guerra mondiale; la chiusura uffidale ě awenuta nel 1969. 10.1. Modernita e dianiaone 875 esse intervengono in modo «m'tlitante» nella dialcttica della comunicazione l.e avanguardie e artistica, in forme spesso aggressive e violente al fine di infrangere le barríere la coiminkazione che pesano sulla societa presente e di anticipare i segni di un futuro libero e vi- bolsbcu; tale. Queste esperienze nascono dalla collaborazione di artisti e scrittori diversi che elaborano programmi e si organizzano per imporli sulla scena culturale, con interventi che mirano a creare effetti di sorpresa e di turbamento. Si arriva a meítere in questione lo stesso valore deU'arte, il suo tradizíonale carattere di fnUm oggetto assoluto da godere nel distacco della contemplazione estetica. Violen- e pubblfco tissima ě cosi la battaglia contro gh usi contemplativí delľarte e contro gli at-teggiamenti passivi, ottusi e subalterni del pubblico: ľarte deve, secondo le avanguardie, scuotere, spingere all'azione, scatenare energie, agire come ut forza liberatrice, che, superando ogni mediazionc tra i linguaggi e le cose, identifica con la vita stessa. ■ una si Collcgandosí con tutte le filosofie della «vita» che si impongono nella cultura La ricerca europea tra Ottocento e Novecento, lc avanguardie sí affidano aíľirrazionale, alio sperimmtale sconvolgimento della logica corrente, ricavandone un impulso alla sperimentazio-ne, alla ricerca di rapporri e situazioni inedite. La tensione verso il nuovo permette cosi di rivolgere un'attenzione particolare ai problemi tecnici e pratici che ogni atto estetico comporta; dal lavoro delle avanguardie scaturiscono, infatti, studí innova-tiví sui caratteri linguistic! e sui procedimenti costruttivi dei testi letterari, che rag-gíungono notevoli risultati negli anni Venti con ľattivitä dei formalisti russi (cfr. GENERI E TECNICHE, täV. 14-3). La rivoluzione operata dalle avanguardie del primo Novecento ha prodotto GENERI E TJECNICHE tav. 143 Formalisti russi Con questo termine (usato originariamente in senso denigratorio) si defini-sce un gruppo di critici, scrittori, artisti, studiosi di Iŕnguistica e di estetica, che in Russia, nel secondo decennio del Novecento, svilupparono una nuova teória letterariaenuovi modi di analisi dei testi, prestando particolarmenteattcnzionc agli elementi linguistici, alle tecnichee alle forme della comunicazione. II Circo-lo linguistico di Mosca, fondato nel 1915 e la Sorieta dell'Opojaz di Pietrobur-go, fondatanel 1916, costituirono i piú attivicentri di lavoro diquesra tendenza, che fu particolarmcnte briliante nei primi anni deila rivoluzione sovietica e si in-contrô con la nuova attenzione alle forme prestatá dai mcrvimcnti d'avanguardia e in pardcolare dai futurismo russo. I formahsri russi, con un senso rigoroso della costruzione materiále dei testi, miscro in luce i«procedimenti» delta scrittura letreraria, individuarono e defi-nirono le strutture caratterizzanti delle opere letterarie, fissarono schemi es-senziali per lo studio del linguaggio poetico, delle forme metriche e ritmiche, dei meccanismi nat-rativi, dei generi letterari, considcrando anche il legametra la comunicazione letteraria e le forme antropologiche. Avanguardia, rradb.íone e cultura di massa .AJ di lá diiľšv^niínai'di^ La letteratura della «ctisiw horgliesc Una eullura per I» liberazkjne íítlľwHHO Gli inleOcltuali c íl regime sovielico 876 Epoca 10 Guerre e fasdsmu (1910 1945) opere ecl esperienze il cui valore non coincide sempře con i programmi e con gli obiettivi prefissati, ma che hanno dato un serrso radicalmente nuovo ai diversi lin-guaggi artistici, rivitalizzati dal coníronto con la tecnica. Oecorre notare come gli stessi proposid rivoluzionari delľavanguardia corresse-ro il pericolo di venire riassorbíti alľinterno dei meceanismi del mercato, rischiando subito di trasformarsi in tradizionc, di essere inglobati nelle istituzioni. La cultura di massa si ě appropriata, infatti, di molti dei codici linguistic! elaborati dalle avan-guardic, degradandoli c riducendoli a mera funzione di mercato c di consumo. La rivoluzione delľ avanguardia sembra aver finito per collaborare a quegii stessi meceanismi contro i quali aveva indirizzato le sue critiche. I gruppi e gh artisti ďavanguardia ebbero orientamenti moito diversi, accompa-gnati da scelte politichc conttastanti. II comune spirito antiborghese condttsse in genere a un rifíuto della societa costituita; molti si trovarono schierati su posizioni di tipo anarchico c rivoluzionario, ma non mancarono, come nel caso del futurismo italiano, atteggiamenti vicini alle tendenze piú osenre e distruttive della boľghesia. Dal iavoro delle avariguardíe occorre dístinguere aleune grandi esperienze artistiche, svolte da autori relativamente isolati, che rompono gli schemi tradizionali della rappresentazione e sconvolgono la nozione stessa di personaggio, pursenza inventáre nuovi linguaggi risolutivi. Molti grandi capolavori nascono non da intenti programmatici, ma dalla ricerca di un'arte capace di indagare nel fondo piú segreto delľesperienza borghese, di metterne in luce tutti gli aspetti e le contraddizioni. Sorge cosi una grande letteratura, che turba ogni si-eurezza, e in cui trova espressionc una bruciante coscienza dello squilibrio che corrode gli individui, le societä, ľintera civiltä. Questa letteratura rompe dal-ľinterno i modi di comunicazione e gli schemi narrativi tradizionali, scava fino in fondo nei risvolti piú segreti delľuomo, svuota la consistenza delľio e della realtä, scomponee rovescia i limiti delľesperienza, si accanisce a definire i vizi, le follie e i tragici esiti della vita sociále contetnporanea. Ne sorgono grandi opere come quelle dei francesi Marcel Proust (1871-1922), Paul Valéry (1871-1945) eLouis-Férdinand Celine (1894-1961); delľirlandese di lingua ingleseJames Joyce (1882-1941); del tedesco Thomas Maim (1875-1955); dell'austtiaco Robert Musil (1880-1942); del bocmo di lingua tedesca Franz Kafka (1883-1924); dell'americano Thomas Stearns Eliot (1888-1965); dell'inglese Virginia Woolf (1882-1941). In tempi e modi diversi, in Európa e in America, anche in risposta ai regimi e alle ideologie totalitarie, gruppi consistenti di intellettuali si schicrano dalla parte delle classi popolati e dei partiti democratici, socialisti e comunisti, che lottano contro ľinvoluzione autoritaria. Lo schieramento del movimento surrealista dalla parte del partito comunista francese inaugurô, negli anni Venti, un nuovo modo di rapportarsi alia politica, che diventerä caratteristico di vasti strati di intellettuali dell'Europa occidentale: la cultura e ľarte, concepite come pratiche di liberazione integrále delľuomo, portano a vedere nel comuni-smo, o inun piú generáleorientamento «di sinistra*, la via per un cambiamen-to radicale della societa. Una vera e proptia «cultura di sinistra» attira molti intellettuali, specie in Francia e nei paesi anglosassoni, soprattutto negli anni Trenta, di fronte all'ascesa del fascismo e del nazismo: essa si svolge tra con- to.t. Modernita e distruzione 877 traddizioni e fratture, dovute in gran parte alia chiusura totalitaria del regime sovietico e al trionfo dello stalinismo. II momento di piú forte schieramento a sinistra degli intellettuali eutopei e ame-ricani fu tappresentato dalla guerra civile spagnola (1936-1939), alia quale molti scrittori parteciparono direttamentc a banco delle forze antifasciste. La cultura italiana si mantiene inveee chiusa nella sua sostanziale adesione 0 condiscendenza al fascismo.- Ic poche esperienze di una cultura di sinistra sviluppa-tasi nel primo dopoguerra (eft. il cap. 10.2) vengono ridotte al silenzio dalla repres-sione fascista, La cultura atitifascista si svolge soprattutto in csilio, nei termini di un impegno politico-ideologico, e scarsi ne sono gli esiti letterari. to. 1.4. La cultura di massa e i nuovi mezzi di comunicazione. La civiltä cittadina e industriale, basandosi sulľúiipiego di grandi masse di uomini, sulla loro integrazione nei processi produttívi e di consumo, necessita della diífusione di un livello di cultura minimo e omogeneo che renda possibile il contatto e la collaborazione tra i singoli indivíduí. Nelle aree industriali e ur-bane ľalfabetizzazione tende ormai a raggiungere un Hvello di massa, anche in paesi come ľltalia che piú avevano faticato a liberarsi dall'ereditä di un secola-re abbandono. Lo stesso fascismo cercô in vari modi di favorire un'educazione popolare di livello minimo ma abbandono a se stesse molte aree contadine e gran pane delle popolazioni povere dol Sud. Uno strumento essenziale per la diffusione di una cultura di massa furono i nuovi mezzi di comunicazione, giä sperimentati tra la fine dell'Ottocento e ľi-nizio dei nuovo secolo, ora in grado di raggiungere vasti strati di pubblico. La capacitä dei nuovi mezzi tecnici di riprodurre in serie ľimmagine e il suono, il forte impatto sul consumatore di nuovi prodotti che non richiedono la pagina seritta o la riflessione, facilitano una circolazione uniforme della cultura. Com-paiono nuove forme culturali dalľeffetto immediato e spettacolare, che si sganciano dalla sacralitä tradizionale delľarte e dei sapere. Si impone infatti una produzione di consumo che si riallaccia agli schemi della letteratura ďappendice e popolare ottocentesca (cfr. generi e tecni che, tavv. 100 e 157) e il cinema e la fotografia producono capolavoti eccezio-nali raggŕungendo il valore e il prestigio delle tecniche attistiche tradizionali. Ľintegrazione di massa, a cui tendono, in modi diversi, sia i regimi totalita-ri sia i regimi di tipo democratico, e caratterizzata da occasioni collettive: le adunate, le grandi manifestazioni politiche, le feste e i divertimenti cittadini, gli spettacoli sportivi assumono un peso rilevante nella vita sociale. Diventano essenziali la gestione e il conttollo delia stampa quotidiana, la cui or- Controlio ganizzazione alľinizio dei secolo assurae, anche in Itália, dimensioni industriali e e manipol acquista un compito di direzione delľopinionc pubblica. Le campagne per la guerra di Libia e per ľintervento nella prima guerra mondiale sono un esempio di stru-mentalizzazione delle masse atttaverso il giornalismo. II controllo fascista deila stampa quindi perfezionô un metodo giä sperimentato negh anni Dieci. Ľltalia durante ii ::lsci-mo La parredp-:-k-n:: delle mssse La cokura e i me£zt di Cürnuilh:^-.':':: Le nuove tcenjehe e la tradizione c^ľĽ'iiírmaľlijm: I niüdelli americaní Cinema, teatro e ietreratwa S78 Epoca 10 Guerre e fascismo (1910-194.5} Un ruolo importante assunsero nella manipolazione della cultura di massa i ro-tocalchi popolari, che in Italia cominciarono a diffondersi negli anni Trenta. Nel-1'ambito della stampa periodica rientra anche il fumetto (narrazione per immaginí accompagnata da parole, in parte iegata alla suggestione cinematogralica) che con la sua vivace produzione abbraccia i generi piú disparati, creando eroi e miti che vanno ad arriechíre lo sterminato serbatoio deirřmmaginario moderno. AI di la della stampa, tramite essenziale per la diffusione dell'informazione di-viene in questa fase la radio, che in Italia inatigura le proprie trasmissioni su scala nazionale nel 1924. I risultati piú rilcvanti sul piano della comunicazione artistica furono raggiumi dal cinema, che si sviluppö in un contesto di libera mcrcato e di vivace sperimen-tazione, e suscitó la coflaborazionc di numerosi artisti e sctittori. Nel cinema riu-scitono a convivere le forme piú degradate di comunicazione di massa c le piú raf-finate ricerchc creative. Esso rese possibile, piú di qualsiasj altra forma artistica, la diffusione di immagii ú di vita sociale e quoddiana ambientate in contcsti moko diversi da quelli dello spettatore: cosi in Italia, dove, nonostante una vivace industria cinematografíca, non si raggiunge ancora una produzione al Iivello del grande cinema internazionale, il succcsso del cinema americano fecc circolare modclli di vita spesso in forte contrasto con quelli propugnati dal regime fascista. II cinema ha esercitato un'influenza fundamentale su tutta la letteratura e il tea-tro contcmporaneo, dando luogo a rapporti di collaborazionc, a interfetenze mol-teplici, suscitando nuovi modi linguist id e nuove forme di rappresentazione; esso raccoglie dalla letteratura schemi, storie, situaziorti. Le riprese cinematografiche si appoggiano su testi scritti appositamente, le sceneggiature (cfr. generi e tecni-che, tav. 144), la cut stesura esige particolari competenze teatrali e drainmatiche, e la cui diffusione influisce notcvolmente sui modi stessi della scrittura letteraria. GENERI E TECNiCHE tav. 144 Sceneggiatura cinematografíca Per sceneggiatura si intendeogni scrittura che «mette inscena» una vicen-da, con indicazioni riguardanti ambienti di ripresa, movimenti c dialoghi degli attori. Si tratta di una scrittura drammadca specializzata, che non rinvia a una possibile rappresentazione sulla scena (come accade al tradizionale testo dram-matico, cfr. termini base 3 e 21), ma alia concreta costruzione di un organismo (come quello del film) che deve necessariamente mettere in opera una serie di linguaggi diversi. L'elaborazione di un film si svolge con metodi di sceneggiatura assai vari: di solito si parte dalla definizione c dalla stesura di un soggetto, in cui si fissa il tema del film e lo svolgimento generále deli'azione (pun trattarsi di un sogget-to originále o di un soggetto ricavato da ttn'opera letteraria). Un momento successivo č quello rappresentato dal trallamento, con il quale si indicano tutti gli elementi visivi e i movimenti in cui il soggetto deve essere organizzato nel film, ripartiti in ainpie scene definite secondo l'ambiente nel quale saranno gi-rate. Segue la vera e propria sceneggiatura, che pud avere anche redazioni di- to.r. Modernita e dismizione 879 verse, e che espone piu in partieolare tutti i movimenti degli attori e della mac-chitia e tutti i particolari visivi e sonori. Una volta girato il film, la realizzazionc de! montaggio comporta molteplici tagli e modifieazioni rispetto alle sceneg-giature originarie: l'ultima e di solito quella per ll doppiaggio, detta con termi-ne inglese continuity, in cui si collegano parte visiva e parte sonora, con i dialoghi pfesentati direttainaitc in forma dramtnatica. Dei film di maggior valote artistico si usa pubblicare (con necessari suppoiti fotografici) anche la sceneggiatura finale, che ba una forma piti siinile a un testo teatrale, con la riproduzio-ne dranitxiatica di tutti i dialoghi e con ampie didascalie che offrono le indicazioni essenziali suH'ambiente, i gesti, i movimenü delle persone e della macchi-na da presa. I tnetodi di sceneggiatuta sono vari, legati alle diverse teeniche di regia e ai diversi modi di organizzazione delia produzione cinematografica: possono inoltre soddisfare esigenze particolari per sceneggiature televisive. Spesso il la-voro di sceneggiatuta e collettivo, risulta cioe dal compbuto di piu persone (e si awale della collaborazione tra scrittori e registi). Oltre a molti scrittori chehanno lavoratocorne sceneggiatori (Zavattini, cfr, 10.6.15; Flaiano, cfr. n.J.8; Parise, cfr. 11.3.13; e alcuniscrittori-registi corne Soldati, eh-, n.3.7, e Pasolini, cfr. n.5.5), si sono avuti casi di sceneggiatori profes-sionisti che hanno rilievo anche nella storia delle forme narrative e linguistiche, come Age (pseudonimo di Agenore Incrocci, nato rsel 1919) e Suso Cecchi D'Amico (fipjia di Emilio Cecchi, nata nel 191.4). 10.1.5. htituzioni cultural! in Italia. Dopo lo sforzo inizkle di costruzione dello Stato unitario, ľltalia liberale La libera Mziariva aveva evitato una politica di tntervento sistematico nel campo della cultura, la- intelknualc sciando notevole spazio alla libera dialettica e all'azione del mevcato: la batta-glia intellettuale, che intorno al 1910 raggiunge un momento di eccezionale tensione (ma cfr. 10.2,1 e sgg.), si appoggia soprattutto su riviste rtate dalla libera iniziativa e fuori dai canäli delle tradizionali istituzioni cultural!. Ma le ten-sioni di quel periodo si risolvono in una serie di progetti di organizzazione della cultura, essenziali per un regime come quello fascista che tertde a una totali-taria integrazione di massa. Essi procedono in due direzioni diverse e comple- La politics mentari: da una parte mirano a legare gli intellettuali alle strutture del partito eulturalc fascista unico e dello Stato totalitario, lasciando loro degli spazi di relativa autonómia; dall'altra mirano a diffondere una cultura « fascista », che sia espressione di va-lori nazionali e popolari e agisca in profonditä sugli strati piú vari della popola-zione. II fascismo riusci a garantirsi un consenso di fondo presso gran parte delle classi intellettuali, coinvolgendo anche molti di coloro che all'inizio ave-vano mostrato diffidenza. Cruciale fu, in questo senso, hi riforrna dell'intero sistema scolastico. La filoso-£ia di Giovanni Gentile, affermando il valore essenziale dell'educazione (cfr. 88o Epoca lo Guerre e fascismo (1910-1945) La riíbřtiia Geiitik VEnáchpedk Udima Akre istltuíiom cultui'ali li řappurto con le isnnisioni 10.2.8), ínetteva gli insegnanti al centro dello sviiuppo delk roscíenza nazionale e ne rivendicava il ruolo di protagonisti. Nominato ministro della Pubbiica ístruzio-ne, Gemile realizzó nel 1923 la riforma che porta il suo nome, basata su una netta selezione di classe, su una rigida distinzionc tra istruzione tecniea e istruzione clas-sica. Costruita come tin ferreo meccanismo, la nuova scuola permise un organica saldatura tra la cultura idealistica, diffusa presso la maggior parte degli insegnanti, e Ie reáli strutture delľinscgnamcnto. Subito dopo la riforma della scuola, Gentile diede vita a una grande iniziativa di sistemazione della cultura, YEnciclopedia italiana, per la quale fu creato nel feb-braio 1925 I'Istituto Giovanni Treccani: essa uscí tra il '29 e il '39, comando sulla collaborazione di diversi intellettuali, tra i quali anchc molti di coloro che mantene-vano una posizioneeritica verso il fascismo(macff. dati, tav. 87). Alia fine del 1925 fu creata la Reále Accademia ďltalia, che raccolse t nomi piti prestigiosi delle personalita legate al regime (entrarono a farně parte, tra gli altri, Di Giacomo, Pirandello, Marinetti, Cecchi, Bontempelli, Ojetti). Nei 1926 fu istituita la Confederazio-ne nazionale dei sindacati fascist!, alľintcrno della quale hi formato un sindacato degh scrittori. Tra le altre numerose istituzioni pubbliche ricordiamo I'Istituto Luce per i! cinema (1925), il Carro di Tespi per il teatro (1930), la Biennale di Venezia per il cinema (1932), il Centro Sperimentale di Cinematografia (1935)- Furono promosse ini-ziative editoriali appoggiate dallo Stato, con tutta una produzione di testi ufficiali di«dottrina>>fascista, dilibri destinati allescuole, di opere di cdificazione«popo-lare» isuil'editoria, iff. 10.1.6 cDvn, tav. 156). Nacquero, a scopo pronin/.ionalc. 1 primi grandi premi letterari. Varie iniziative furono prese per la ristrutturazione, la gestione e il controllo politico delle universita, in cui molti professori avevano mantenuto un atteggiamento di rtserva e di opposizione verso il regime: tra ľaltro nel 1931 fu tmposro a tutti i docenti il giuramento di fedeltá alio «Stato fascista» (i pochissimi che rifiutarono do-vcttero abbandonarc I'insegnamento). II fascismo cercô di promuovere, con cadenza periodica, attivitä sociali e collet-tive che svolgevano prima di tutto un compito di educazione ideologica e di orga-nizzazione militare, ma che intanto davano spazio a forme culturali di vario genere (soprattutto nel campodello spettacolo). Le organizzazioni giovanili furono un ter-reno particolai mente fertile per manifesrazioni e attivitä sportive e culturali. 10.1.6. lllavoro e la condizione socials degli scrittori. L'iufittirsi delle occasioni istituzionali, Festendersi del mercato, lo stesso diffbndersi dei nuovi mezzi di comuiiicazione, creano riuove eondizioni e nuo-ve possibilita per il lavoro degli scrittori. Stretto appare il rapporto della loro aitivita con le istituzioni pubbliche: gli organismi ufficiali comrolkti o creati ex novo dal fascismo offrono important! occasioni di lavoroe un posto fondamen-tale continuano ad avere la scuola e I'universita. Ncn trascurabili sono i casi di scrittori che conducono una appartata vita di impiegati o passano fortunosa-mente ai mestieti phi diversi. Coloro che si impegnano maggiormente nella produzione letteraria possono comunque contare. su commissioni e collabora-zioni offerte soprattutto da riviste o euti finanziati dallo Stato. 10.1. Modernita t distruzfone 881 Possibilitä di vario genere (spesso sostenute da interventi e da finanzia- Ilmondo menti statali) vengono offerte dal teatro e dalle nuove produzioni cinematogra- Mio «peracolo fiche e radiofoniche. Moki vivono come redattori di giotnali, collaborator! di e *iu™"Bmc pagine culturali, corrispondentio giornalisti professionisti. Ma, all'interno del regime, i giornali rivestono una chiara funzione di manipolazione dell'informa-zione che riduce la possibilitä di una riflessione libera sul presente; la Setteratu -ra tende quindi sempře píú a presentarsi come un campo in cut si compiono raffinatí e compiaciuti csercizi di stile destinati a un pubblico borghese, e si sfoggia una sapienza critiea equilibrata e risolutiva (si impone, nelle terze pagine, il genere delYeheviro, efr. genem f, tecniche, tav. 143). Naturalmente il mondo dell'editoria e il mercato librario restano il punto L'tttwti di riferimento principále per gli scrittori. L'editoria subisce ora un processo di «ditori«le ristrutturazione generale dovuto alia crisi di quelle case editrici che avevano operato tra Ottocento e primo Novecento, sospese tra metodi artigianali ed espansione verso dimension! industrial!, e alia nascittfdí nuove che intervengo-no su settori diversí quali quelli dei rotocalchi popolari e dei fumetti. Numerosi sono gli editoři «di cultura», che si propongono di promuovere orientamenti essenziali della cultura contemporanea (nia cfr. dati, tav. 156), Ledimensioni industriali che akune di queste strutture assumorso richiedono la costituzione dt redazioni che offrono lavoro a scrittori e intellettuali. Accanto a intellettuali di origine borghese, se ne affiancano altri prove- Gl; mtclIafuaK nienti da řamiglie borghesi impoverite o da ceti piecolo-borghesi, la cui ascesa a""'° ''Ilíl!» sociale e la cui ptomozione culturale ě favorita dai processi di urbanizzazione, liberaic di migrazione interna e di espansione delle diverse classi sociali. Questo mondo intellettuale appare animato da un'insoddisfazione di fontio per la realrä dell'Italia giolittiana, da un'aspirazione a porsi come protagonista di una modi- generi E tecnicíie tav. t4j Elzeviro La parola deriva dal nome di una famiglia di srampatori olandesi (attivi tra la fine del sccolo xvr c ľinizio del xviii) e designa in originc un carattere tipo-grafteo da essi usato, o edizioni accurate di piccolo formato, composte in genere con quel tipo di carattere. Nei giornali ítaliani alľinizio del Novecento ven-nero chiamati elzevirigU articoli di fondo delia terza pagina (dedicara alia cultura), distribuiti su due o pití colonne a sinistra della pagina stessa. In questi articoli venne usato per la prima volta il carattere elzeviro il 10 dicembre 1901, in un articoio del «Giornale ďltalia» sulla prima romana della Francesca da Rimini di D*Annunzio. Molto presto si diffuse ľuso di chiamare elzcviri tucti gli articoli di fondo della terza pagina, dedicati a recensioni, riflessioni e divaga-zioni letterarie, brevi racconti, bozzetti e deserizioni, affidati spesso a scrittori c giornalisti di prestigio. 1 Epoca io Guerre e fascisms (1910-1945) ficazione della realtä e della storia: tra gli anni Dieci e Venti si rafforzano e si Ľadrsionc definiscono piú violentemente posizioni di tipo « reazionario ». L'ampio con-al fasdMiM Senso che il fascismo riusci a ottenere presso questi strati di in tellettuali é legato alla sua politica di rispetto esteriore dell'autonomia della cultura, pur entro un orizzonte repressivo e totalitario, e di creazione di entita istituzionali capaci di offrire riconoscimenti e soddisfazioni material!. CollabormiMie A parte ľantifascismo. tollerato dal regime, di Croce e dei gruppi liberáli a lui le- e disKaso gati, e quello dei pochi veri oppositori, per lo piú costretti aU'esilio 0 al carcere, a parte il distacco di pochi intellettuali che riuscirono a vivere appartati dalla vita uf-ficiale, tutta la cultura italiana novo in vari modi forme di convivenza e collabora-zione col regime. Veri atteggiamenti di riserva e di opposiziorte nascosta emersero solo dopo la metá degli anni Trenta, di fronte alle avventute imperialistiche e al fu-nesto awio della politica di discriminazione razziale. 10. £.7. Tm centra e provincia: una nuova geografia culturale. Ľattrasionc Nelle grandi cittä si impone il progresso tecnico, si svolgono i piú delermi-ddia metropoli nanti fenoméni sociali e politici, ci si trova a contatto con grandi masse di uo-mini. In un mondo sempře piú integrato e organizzato appare essenziale che gli intellettuali,per partecipare al presentenei stioiaspetti piú signíficativi, sicon-frontino con la víta delle grandi capitali, dove ľíntreecio tra cultura e societá moderna offre occasioni e incontrí. In Itália questa tendenza si scontra con una serie ridotta di relazioni inter-nazíonali, con la tradizionale presenza di piú centri culturali (cfr. čarte, tav. ii6), con la mancanza di un nucleo capace di raccogliere ľintera vita politica, CuIiiim nazionak ecoftomka, intellettuale del paese. Notevolí sono le diŕferenze tra le cittä piú c cäitura regkmOe Jegate a un clima industriate, borghese e opetaío, e quelle dalla prevalente nátura amministrativa e impiegatizia, ancora caratterizzate da forme di produzio-ne agricola e artigiana, e popolate da stra ti di piecok borghesia. Sono frequenti i casi di serittori che si sentono attrarti dai veri centri mternazkwiali delia modernita, in primo luogo Parigi. Ma gli intellettuali ítalíani sentono anche forte-mente il legame con le rispetdve realtá Iocali. U provincia: All'intcgrazione in un orizzonte nazionale si oppone un accentuato senso r3ppreseMaz;otá jejja « provincia », del radicamento in luoghí che si trovano ai margíni dello r.sigmScati CT;{app0 £a pľovjucja non vive le contraddizioni delle metropoli; qui manten-gono utiit loro vitalita vecehie forme culturali, in cui meno visibili e minacciose appaiono le trasformazáorii poliáche, sociali, arabientari altrove in atto. Bom II ruolo di Roma resta essenaaie per la sua posizione di capitale, in cui si assom- mano le contraddizioní della cultura nazionale. Roma assume una posizione di gm-da negli anni Verní, grazíe alľamvitä della rivista «La Ronda» e allo sviluppo di ťbrme di cíassicisnio moderno, sia nel campo della letteratura sia nelle arti. Ľimpe; riaíísmo fascista tetide ad esaltare la « romanitä» in tutte le sue forme, e il regime si impegna a dare a Roma un'immagtne di moderna capitale imperiále: in essa, sede dl gran parte delle istituzíoni culturali uŕfíciali, operano numerosi intellettuali. ro.T. Modernita e dístruzicme C AKTE tav. I46 I centri culturali (1910-1945) Si dä qui (con eriterio analogu a quello usato in carte, taw. 18 e »r) un elen-co schematteo della maggior parte degli autori menzionati nel testo: ci si riferi-sce alluogm principál, d, artivítä di ciaseuno soltanto per íl periodo r9io-1945- Non si forniscono tndicazioni pití particolareggiate sugli spostamenti e sra precist tempt di permanenza di molti autori. ťorttto. operara; *L Ord,„C Nuovo» dun e m.). Fnatclli IWlli, G, W, Motsti (to 2 J, Maiwa™ Uo.6.4). Debancd«,, „0.6,0). Sofai Uo.7.,4). Pacotto SQgg Genot/a, Sharbaro 510.7,4). Montale (10.8), Fírpo (10.7.17). < Porio Maurizio. Boírte (10.3.2), MUurtO, Moretti (,.«,0). Martinati c Barii («xa.,4). FutlMmo: Marinclli, Buzai c ältrí (to * 5 c sai > • M. UM áľ "* 07■'5>■ Qmt]n,ad0 Gatto 1,0.7.16). Tcssa í/o/.^TS Gardone. D'Annutirik) (9.6,2), 'í"'Ví.'íV>j. Comŕsso (10.6.7?, Ykmm. Piovene (ií-3.7). Fattavá. Valeri (10.7,5). 'ľriesie. (io.6.7). saba (10.7í)- Osiu, Maiití (107.17). w»mmw Fiuwt. Moravách (3906). T-erräfň. Govodí {10.3.7). Savšiio, De Chĺtíco, Caná, De Plaís (10.6.9), Zavattiní (io.tí.r>). Bertolucci (11.4^). Delfiní (ro.6,13). BůŽngna, Panňni {r0.6.i). Lo^tieú fio.6.0). Longhi frSpo- FLora {m.6.16}. Gesena. Serra (to.-5.4). Papini. Prolins (^.aXGontilc c casa cdi.ti« Sanson] (,o.a.8). «U Voce», «Laccrba» (,o a 5 « Par,, (rfr. rMTi, tav. ,47). Ricci c «LUnivenale». <■!! rkrgdb» (,o.6..). Canacci e ^Solaria» J Epoca to Guerre e fascismo (1910-1545) Frontcspizio», «Campo di Marte» (10.6.7). Bonsanti, I-oria (10.6.7). Landolfi (10.6.11). Delfíni (10.6.13). Lisi (1893-1975). Momigliano, Russo, Barbi (1867-1941), Pasquali (1885-1952), Pancrazi (10.6.16) . Rosai (1893-1957), Bilcnchi (10.6.18). Cnmpana (10.7.2). Quasimodo (10.7.15). Bo, Macrí, Partonchi (1914), Bigongiarí (1914) (10.7.16). Gallo (10.7.16). Gioni, Marin (10.7.17). Noventa (10.7.17) . Mi Ii- L - (10.8). Gadda (10.9). Virtoríni (u.2.1). Pratolíni (11.2.14). Bctocchi (ji.4.2I. Manzini, Bann (11.6.2). Versilia. Viani, Pca {10,6,1). Siena. Toxzi, Giyliotti (10.3.10). CdkVdd'Elsä. Maccriri e «tll Selvaggio* (ro.6.4). BilencM (10.6.1^ Roma. Dclcdda (9.5.11}. Cultura ufficialc fascista, Genlile, Bottai c «Primato» (to.2.9,10.6.4). Gramsci (io.z.11). Pintor (10.2.14). Aleramo (10.3.1). Futuristi: Marinaü (10.3.5)- Folgorc (10.3.6). Govoni (10.3.7). Borgest (10.3.9). Tozzi (10.3.10). Pirandello (10,4) eTeatro d'Arte di Roma. Rosso di San Secondo, BragagliaeTcatrodc^lilndipendcmi, Pctralini (1886-1936) (10.4.12).« La Ronda*», «Va-lori Pbstici* (10.6.2}. Cardarelli (10.6.3). Cecchi (10.6.3). Baldini, Barilli (10.6.3). Maccari, Malaparte £10.6.4). BontcmpeUi e «900» (10.6.5). Alvaro (ro.6,6). Tecchi (10.6.7)- Scuola ramana Uo.6.7). Savinio (10.6.9). Campanile, Zavauini (10.6.15). Gargiulo, Dcbtncdeui, Praz, Longhi (10.6.16) . OnoirL Vigolo (10.7.5). Ungarettt (10.7.10). Sinisgalti, De Libero (10.7.14). Trilussa (10.7.17) , Gfldda (10.9). Moravia (11.3.2). Brancali (11.3.6). Pcnna (n.4.3). Manzini, Banti (n.6.2), Serao (9.5.4). Di Gkcomo (9.5.5). Croce iio.2.2). Bernari (lo.ö.tg). Gatto (10,7.16). Vivisni (dati, tav. t34). De Fiappo (11.3.17). Bari. Casa editrfce Latem (iö.2.2). Curare di Tun. Gramsci (10.2,11). Cataniä, De Roberto (9.4.14). Bnancafi (0.3.6), io.i. Modernita e distruzione 88$ Ma il luogo in cui converge ta piú ricca produzione lettcraria dí questo periodo ě Firenze sorprendentemente Firenze, ridestatasi dal torpore del tardo Ottocento; in un arco diespetienze che vanno dalla « Voce» a «Solaria» e alle numerose rivíste degli anni Trenta, la cittä vede svolgersí la vivace battaglia intellettuale degli anni Dieci, da cui si svíluppano poi una cultura attenta alla specifická delle forme letterarie e linguí-stiche, nuove ricerche narrative e poetiche aperte a un orizzonte internazíonaíe. Qui nasce anche una prima letteratura di opposizione (Firenze e 0 pumo di riferi-mento per autori come Gadda e Montaíe, Vittorini e Landolfi, la cittä che vede na-scere ľermetismo e un nuovo realismo, ma cfr. 10,6,6). A Miláno, capitale della grande industria e maggiore centro editoriäle delpaese, Milana mostra la sua piú forte carica propulsiva il movimento futurista, ma rtceve nuovo impulso anche una letteratura collegata alla orrnai secolarc tradizioiie lombarda. che trova in Gadda la sua espressione píú alta. La modernita di Torino é caratterizzata da un vigoroso pragrnaúsmo, da un Torino marcalo impegno morale e politico, su cui incide la presenza di una forte classe operala ma che risale anche alle radici di una cuHura liberale di respíro europeo. Di grande importanza sono la breve e intensa attivitä di Gobetti (cit, 10.2.10) e lo svol-gersi di una libera politics editorialef datle edizioni dello stesso Gobetti a quelle della nuova casa editrice Einaudi, sorta nel 1935. Cardine della cultura idealistica e storicistica e Napoli, dove domina inooiUta- Napoli stato il magistero di Grace, dictro il quale resiste una tumultuosa cultura esttadína, in un disordinato intreccio di elementi piccolo-boighesi. Originalissima ě la posizione di Trieste, che fíno alľannessione aJľltalía del Trieste 1918, e cittä di inquieto cosmopolitisms e che successivamente, in contrasto con ie chiusure della situazione itahana, continua a dar vita a una cultura problematica, ri-velando la sua modernita proprio nel mantenersi ai margin! Se queste cittä assumono le funzioni di veri e propri centri culturali, altre, con i I centri vari contest! regional che le contraddistinguono, rest ano caratterízzate in senso delia cultura «provinciale» e conservano in questi anni una originále vivacitä. Genová sisegnala provincials come centro minore, punto di riferimento per una cultura regionaEe framumata e díspcrsa, che produce pero operce risultati notevolissími. Una vitalita eccezionale, sullo sfondo di un diffuso malessere sociále, mostra in primo luogo la Versília ma anche Siena. Vera quintessenza deila « provincia» italiana, dci suoi valori autentici e dei suoi lirnitt, sono le cittä delľEmilia e delia Rornagna, Ma oceotte ricordare lt esperienze che sí svolgono nelle province venete, ľ Abruzzo di Silone e la Calabria di Alvaro, U cosmopolitism o degli serittoťi siciliatii, e il peso che nella definíziorie di un nuovo valore delle realtä locali assumono alcuni poeti dialettali. Ideológia, filosofia, politica: cla Croce a Gramsci Critica dd presence La buťtajdia intelleiruale degli anni Díkcí II primo dopogucrra La violenla padíicazionc fascism 10.2.1. La battaglia intellettuale Alľinizio del Novecento acquistano un peso notevole la ricerca di inter-vento nel presente e una cultura ehe vnole accelerare il movimento del mondo e sovrapporre ad esso leesigenze delia «vitalitä» degli individui, ľaspirazione a intensi valoti ideali e spirituali, spesso in fortissima contraddizione con gli equilibri delľltalia giolittiana. In un intreccio di tendenze contraddittorie, giä verso la fine del priino decennio del secolo, la cultura delle nuove generazioni appare dominata da una forte tensione critica ehe mira a trasformare e rove-sciare i caratteri delia tealtä contemporanea. Balzano in primo piano la critica e la saggistica, ehe cercano di misurarsi con la situazione, le occasioni, le tendenze del presente. Ideológia, critica e politica si intrecciano strettamente e la stes-sa riflessione sulla letteratura si integra in una battaglia intellettuale ehe trova il suo momento piú vivace poco príma del 1910, con ľawio delia rivista « La Vo-ce» e con ľesplosione del movimento futurista. Negli anni ehe precedono lo scoppio delia prima guerra mondiale si ha un fervore eccezionale di esperien-ze, ehe sembrano tendere a una tnodificazione radicale del quadro culturale e sociále delľltalia giolittiana; ma la guerra di Libia e ľintervento nella guerra mondiale riaggregano anche le forze piú «sowersive » entro un orizzonte na-zionalistico e finiscono per stroncare sul nascere gran parte delle potenziali spinte critiche. Al dkna di chiusura ehe si respira durante il conflitto succede, nell'immcdiato dopoguerra, una nuova effervescenza politico-intellcttuale, collegata a una grave crisi economica e al radicalizzarsi degli scontri sociali. In questa situazione aleuni intellettuali sembrano interpretare la propria espe-rienza culturale come una forma di partecipazionc politica, altri, ehe trovano il maggior luogo di aggregazione nella rivista «La Ronda», awertono un'esigen-za opposta di «ritorno alľordine», di valori piú stabili e indiseutibili. Le piú varie tendenze delia cultura dei decenni precedenti finiscono comunque per farsi riassorbire nella prospettiva nazionalistica e autoritaria del fascismo. II re-gime opera una sorta di violenta pacificazione, offre un nuovo quadro ďordine alla maggior parte degli intellettuali italiani, tenta di garantirsi il consenso ac-centuando quello stesso intreccio tra ideológia, critica e politica ehe si era giä manifestato nelJa cultura del primo ventennio del secolo. Anche all'interno del fascismo persiste una dialettica culturale, mentre la cultura ďopposizione piú ro.2. Ideológia, filosofia, politica: da Croce a Gramsci 887 peticolosa viene ridotta al silenzio; gran parte delia cultura ehe si sente estra- nea al regime si rinchiude in un puro impegno letterario. Ľunica esplicita voce Ľopposízione di opposizíone parzialmente tollerata ě quella di Benedetto Croce, ehe riesce a «odan« rnantetiere un ruolo egemonico sulla nostra cultura. L'ultirno momento di scontro culturale aperto tra fascismo e antifascismo ě costituito dalla risposta redatta da Croce al Manifesto degli intellettuali fascisti, apparsa il i° maggio 1925 sul quotidiano «11 Mondo». Negli anni Trenta, mentre in carcere si svol- ge, ignorata, la grande riflessione di Gramsci, una cultura ďopposizione co- mincia a organizzarsi, soprattutto in esilio. La battaglia intellettuale trova nelle riviste il luogo in cui si confrontano íl confamto tendenze, prospettive, schieramenti; le vicende letterarie e culturali del primo deile idee Novecento possono essere direttamente ricostruite sulla base del succedersi dí linee e progettt rappresentati da queste pubblicazioni (cfr. dati, tav. 147). Occorre ricordare quelle ehe hanno piú direttamente caratterizzato fasi di- Le principáli verse delia storia culturale: la rivista di Croce,« La Critica », iniziata nel 1903 e livis« proseguita per gran parte delia vita del filosofo, strumento di irradiazione delia sua vera e propria «dittatura» intellettuale, diede un contributo alla rinascita dell'idealismo e costituí un riferimento per la cultura antífasdsta; «La Voce», iniziata alia fine del 1908, si mosse invece tra posizioni diverse e rappresentó il polo di tutta ľinquieta cultura precedente la prima guerra mondiale. Nell'immediato dopoguerra, «La Ronda » fu espressione di una aspirazio-ne all'«ordine» letterario e ideologico, mentre le riviste di Gobetti mírarono ad acuire, in senso rivokizionario, ľeffervescenza di quegli anni, e poi a difen-dere una razionalitä liberale. Negli anni del fascismo trionfante, una prospettiva fondamentalmente estranea al regime, probleniatica, civile e moderna, concentrate sulla ricerca di una letteratura europea, trovô la sua maggiore espressione nella rivista « Solaria », uscita tra il 1926 e il '36; i sussulti interní alle gio-vaní generazioni educate nel fascismo e il difficile svolgersi di un nuovo antifascismo, peraltTo ancora nascosto, trovarono invece la maggiore espressione, gia negli anni delia seconda guerra mondiale, nella rivista «Primato». 10.2.2. La «dittatura» intellettuale di Benedetto Croce. Nel primo decennio del Novecento ľopera filosofica e critica di Benedetto U primitc Croce si impone come nuovo grande modello culturale, in cui la critica al posi- aoamo livismo e ľaspirazione a valori «ideali» e spirituali si svolgono con grande mi-sura ed equilibrio, sfuggendo alľestremismo irrazionalistico proprio delia cultura di quegli anni. A partire dal 1903, la rivista «La Critica» diffonde i nuovi Jrientamenti idealistici, ehe vengono propugnati in forme piú estreme dalla filosofia di Gentile, a lungo vidno alle posizioni crociane. Nel corso degli anni Dieci e degli anni Venti ľidealismo crociano e gentiliano domina su tutti gli "ňentamenti delia cultura italiana: ma Croce agisce piú profondamente sul Pteno delľestetica e delia critica letteraria, diffondendo presso coloro ehe si °ccupano di letteratura, soprattutto nella scuola, formule e modi di interpreta- BpQca to Guerre c fascismo (1910-1945) DA'n tav. 147__ Le riviste cultural! dalla «Voce» a «Primato» ľRINCEÍ*Al.T ANIMATOR! 1XÉTATA ľ. SEHE «La Voce» Fttm&e {et. iü.2.5, 10.3.1 e s «La Riviera Hgure» Genová Giuseppe Pnsmlini direttore fino al nov. 1914 (salvo il periodo apr.-ott. 1912, con direttore Giovanni Papini); Giuseppe De Robcitis direttore dai die. 1914 fino aüa chiusura. Diretta dai fratelli Novaro, Angiolo Silvio (1866-1938) e Mario (1868-1944). «La Criticaw «L'Unita» FiKrtze «Lacerba» Fircme {cfr. 10,5.1) « Energie Nove* Toritto «.La Ronda* Roma piú urt stippicuíento « Valori Plasticit Koma (cfr. TO.6.2) «I,'Ořdiííe Niiovú>> Toritto (cfr. 10.2.11) seliimanale, poi quotidiano, ripreiuie eosae rivista «La Rivoluzione liberalew Torifw «Prirao Tempo » «Criticafascista» RtířWd (cfr. 10.2.9) «II SeIvagaío» Colle VnídEisa, poj Firenze, Stem, Torino, Roma (cfr. 10.6.4) «11 Barctri» Benedetto Cmce. Gaetano SaJveíníni (cfr. ta.2.6) c Antonio De Viti de Marco (2858-1943). Giovanni Papini e Ardengo Soííici. Piero Gobetti (cfr. 10.2,10). Vmcenzo Cardarelii (cfr. 10.6.3), Emilio Cecchi {cfr. 10,6.3), vaii «Eondisfi» (cfr. 10.6,3). Carlo Carta, Giorgio Dc Chirico, Alberto Savinio {cfr. 10.6.9). Anionic draíiisd, Angelo 'íasca. PaliníroTogiiatd, Pieto Gobetti. Giacomo Debenedetti (cfr. ío.6.16). Sergio Solmi (cfr. 10.7.14), Mario Cromo {1901-1960}, Giuseppe Bottiii. Mino M&ccarL Ptero Gobetti, Augusto Monti (cfr, 10.2.10), Leone Ginzburg (190y- 1.944), Giacomo DcbenedettL zo die 1908-31 die. 19tá ^895-1979 ŕ gen. 191?' mag. nov. 1918-feb. 1020 apť, 3:919-nov, 1922 nel die. 1923 1919-22 £919-23 1.919-21 feäo al die. 1922; 1924-25 feb. 1922-raov. 1925 lug, 1924-gíu. 1943 1924-28 « Solaria » Firmze (efr, 10.6.7) «900» i prirni 5 numeri Lisdroijo in francese col sotíou'ioJo Cahien d'Jiätie et d'Europe Roms (di. 10.6.5) «Lltahano» Bologna, poi dal '30 Roma «L'Italia letteraria» Roma contiuuavs la míJanese «Fiera letteraiia», fbiidata nel 1925 da Umberto Fracchia {1889-1930) Fsrenze «1.1 Frontespixio» Firenze icfr, xo.6-7 e 10.7.16) «II Bargello» Firmze «Pas» Firenxe «L'Universale» Firmze «La Riforma Jetteraria» «Letreratura» Firenze {cfr. to.6,7) «Cainpo di Marie» Firenze fcfr, 10.6.7 e 10.7.16) * Primate» 10.2. Ideológia, filosof politica: da Grote a Gmund Alberto Catocci, poi con Giansiro Ferrata (1907-15)86) e Alessandro Baíiŕsantí, Massimo BontempcHi. Leo Loagan.eai (cfr, 10,6.4). 1926-34, gli Ultimi oumeri uscirono nel '36 con data "34 autiauio 1926-giu. 1929 1926-42 Giovars Battisia Angioletti (1:896-1061), 1929-36 Curab Makparte e vari ex «rondisti». Ugo Ojetti (1871-1946). Piero Bíirgelíiiii Í1897-19sg), Curio Betocchi e cattolici ßoientini. Fascismo «di sinistra». Ugo Ojetti. Berto Ricci (cfr. 10.6.4). Alberto Carocci e Giacomo Novurtta (cfr. rQ.7.17). Alessandro Bonsanti. Alfc3nso Gátto e Vasco Pratolini. Giuseppe Bottai c Giorgio Vecchietti 1929-32 1929-40 1929-43 IP3I-3J nov, 1936-flci. í 93 9 1937-68 ago,193«. ago, J939 mar. 19^0-ago, 1945 890 Epoca to Guerre e fascismo (1910-1943) zione della poesia. Dopo la rottura con Gentile, che si consuma definitivamen-te tra il 1924 e il '25, l'attivita di Croce mantiene un assoluto rllievo sulla cultura italiana, grazie alia suggestioneesercitata dal suo liberalismo antifascista. Fino agli anni Cinquanta si puó parlare di «dittatura» iniellettuale di Croce, la cui opera agisce in profondo ancbe sulle tenderize piú diverse e contrasfariti La fonrmkHw Benedetto Croce, nato a Pescasscroli in Abruzzo da famiglia di proprietari tetriei'i il 25 febbraio 18Ó6, visse con la famiglia a Napoli. Perse i genitori e una so-rella durante il terrernoto del 1883 a Casamtcciola. Fu poi a Roma, in casa di Silvio Spaventa (1822-1893). cugino del padre e esponente della Destra storica, fratcllo del filosofe Bertrando (err. 8,8.10). Si iscrisse alia Facolta di giurisprudenza, ma si appassionó alia ricerca storica, letteraria e filosofica, frequentando le biblioteche c seguendo le Iezioni di Antonio LabríůLa (cfr. 9.1.3), a cui lo lego un'intensa amici-zia. Tomato a Napoli nel 1886, si diede a vari studi storici ed eruditi, ma giá nel '93 porto a termine uno scritto teorico, presentato all'Accademia pontaniana, su La storia ridotta sotto il concetto generále dell'arte. L'intcresse per la storia e la lettera-tura lo porto ad affrontare problemi di metodo, indirizzandolo verso il terreno della fJosofia; stimolato da Labriola, studio a fondo il marxismo, staccandosene pero Coikborí4^kme dopo un breve periodo di adesione. Inizió a corrispondere e a collaborate con A piú con Gentile giovane Giovanni Gentile (cfr. 10.2.8); rifletteva intanto a fondo sullopera di De Sanctis, di cui euro Pcdizione di varieopere. Airinizio del nuovo secoloelaboró ]'o-pera che doveva imporlo alia contemporanea cuítura iraliana, VEsčetica come scien-za dell'espressione e linguistica generale> apparsa nel 1902, anno in cut ideo, insieme a Gentile,« La Critical*, il cui primo fasckoio apparvc il 20 gennaio 1903. Segui una infaticabile attivita, una vita interamente dedieata alio studio e alia ricerca, svinco-lata daimpegniedaincarichiaccademici. In qucstoclinia maturó lo sforzosistema-tíco deíía Filosofia dello spirito, costituíta, oltre che daWEstetica, dalla Logica come scienza del concetto puro (1909), dalla Filosofia della pratica {1909) e dalla Teoria e storia della storiografia (1912-17), mentre continuava con I'indagine sulla letteratura italiana postunitaria (i saggi furono poi raccolti nella Letteratura della nnovaItalia); numerosissimi erano gli interventi sui piú vari temi cultural! (pubblicati ancbe su giornali di ampia diffusione); notevoli, infine, le sue edizioni di testi e piú in generále le sue iniziative culturaii (Croce guido tra I'altro le sceltc della nnova casa editrice Laterza di Bari, che pubblico tutte le sue opere). Ckmbiamenti II compimento del suo sistema fiiosofico segno un momento di cesura accompa- gnato anche da importanti cambiamentí nella sua vita: la mořte nel settembre 1913 di Angelina Zampanelli, la donna con cui conviveva, e il matrimonio, nel marzo del '14, con la giovane piemontese Adele Rossi (da cui ebbc un figlio morto in fascee quattro figlie); la prima polemica filosofica con Gentile svoltasi ua il 1913 e il '14; le prime concrete esperienze politichc (fin dal 1910 era stata nominato senátore); to nuova sítuazione crcata dalla guerra, che egli scnti come un momento di frattura per tutta la cultura enropea. Un importante scritto autobiografico delPinizio tW 1915, Contributo alia critica dime stesso, riassurae il senso della sua giá lunga attiviw e si rivolge verso una operosita futura. Alcune opere teoriche, vivificate da un° spiccato senso della storicita, apportarono maggiore concretezza alle categorie delta filosofia dello spirito: nel campo dell'estetica il punto d'approdo fu rappreserifi* to dal volume del 1936 La poesiá, mentre le varie distinzioni alia base della sua fil°" sofia trovarono una sintesi nel volume La storia come pensiero e come azione (193^' Nel primo dopoguerra. dalla sua posizione di liberale conservatore vide nel pe' 10.2, Ideológia, filosofia, politica: da Croce a Gramsci 891 riodo giolittiano un modello di vita politica «aperta», aliens da pericolosi estremi- L'impegno smi. Tra il 1920 e il '21 fu ministro della Pubblica Istruzione nell'ultimo governo politico Giolitti: condividendo la paura della borghesia per il pericolo « rosso ». guardo con una certa cautela al fascismo, ma si oppose poi nettamente alia sua ideológia e alia sua azione repressiva, votando contro le leggi del gennato 1925 (che sospendevano le liberta civili e sopprjnievano ogni opposizione legale) e redigendo in quelle stesso anno il manifesto degli intellettuali antifascists in opposizione a quello fascista di Ln rottura Gentile, con il quale egli ruppe definitivamente. Ncgli anni piú bui del fascismo fu con Gentile un punto di riierimento per tutta la cultura liberale antifascista: e il regime preferi tollerare la sua attivita, che rimaneva tutta sul piano ideologico e non comportava pericoli concreti. Alia caduta del regime., il vecchio filosofo parteeipö ad alcuni governi, contri- Gii ulrimi anni buendo alia definizione del nuovo Stato italiano. Sostenne il nuovo partito liberale e parteeipö attivamente aü'Assemblca costituente della Repubblica. Intervenne in polemica soprattutto con le miove tenderize culturaii e con i suoi allievi che si stáváno aprendo verso nuovi orizzonti (spesso in una prospettiva marxista); nel Palazzo Filomarino, sua abitazione, inauguro, col sosiegno del banchiere Raffaele Mattioli, I'Istituto Italiano per gli Studi Storici. Venerate come il maggior rapprescntante della moderna cultura italiana, morí a Napoli il 20 novembre 1952. Nella víta e nelľopera di Croce il lavoro culturale si definisce come Lin rigoroso La iom cammino in cui non si dä soluzione di continuitä tra la coscienza individual e il M'íMeHigKňM corso della storia: lo studio, la ricerca, la riflessione, il giudizio testimoniano in Croce un'adesione totale a una civiltä umana concepita come orgartismo globale, to cm tutte le cose trovano un loro posto e una loro giustificaziorie. Croce vive la sua attivita con un impegno quotidiano in cui si negaogni abbandono alia casualítä eaíí'ir-razionalitä: in lui ogni momento del lavoro intellettualesi ricompone nella eonvbi-zione di panecipare al movímcnto piú integrale dello spirito umano. Per Croce č I'intero sistema della cuku ra e della storia umana a garantire una via Nel fluno d'uscita dalle forze distruttive che possono minare la coscienza e la stabilita delTin- Jell > sioiia dividuo. Contro le forze irrazionali che minacciano la civiltä europea e che sviano in vario modo le eskstenze degli individui, Croce a Hernia una resistente esigenza di classicitä, di partecipazione Serena e sicura alia complessitä della vita: ma questa si-curezza viene raggiunta solo riducendo e mettendo da parte ambiti essenziali del-ľesperienza del moíido moderno. 10,2.3, Ľettetim e la filosofia crociatta, Dopo la giovantle formazione erudita e le prime ricerche storiche, Croce Prime basí definí nel corso dell'ulttmo decennäo delľOttocento le basí della sua filosofia. dd!s filosoBa Egli sentiva una profonda insoddisfazione verso il pensiero e la scienza positi- ctocvma visticí, il bisogno di rendere conto della complessa articolazione della vita della cultura, che gli appariva animata da una tensione spirituále che sfuggiva a ogni tneccanico determinismo. Dopo una iniziale adesione al marxismo míse in primo piano lo studio di alcune esperienze costitutive dello spirito umano, miran-do a una « classificazione delle scienze» vicina a orientamenti molto diffusi nella migliore filosofia europea a cavallo tra i due secoli. Da questa esigenza nacque il suo sistema fiiosofico, basato sulla distinzione U Interesse per De Sanctis Ľeítťlica: intuizione cd espressione Litkttä c cosinicitä del ľa rte delia cuituífl L.n Filtisofia delia spirito Economia, politics, dien Circo! arita e storicitit delo spirito B92 Epoca 10 Guerre e faseisma (1910-1945) di quattro momenti veterní» delk víta spirituále, quello estetico, queílo logi-co, quello morale e quello economíco (cioe íe sfére del bello, deí vero, del bene e áeWutile). Ľinteresse per De Sanais spínse Croee ad affrontare in primo luogo il pro-blema dell'arte e delia poesia, del loro posto entro le strutture dell'esperienza. I risultati delia sua riflessione estetica furono antícipati in uno seritto del 1900 e ampiamente svolti nel volume apparso nel 1902, Estetica come scienza delľe-spressione e linguistica generále. L'esperienza estetica viene qui indicata come la prima forma del rapporto dello spirito umano con il mondo, it liveUo piú ori-ginario delia conoscenza. Ľarte ě «intuizione » fantastica ehe si dä immediata-mente come « espressione »: e modo tutto índividuale e circostanziato, in cui il linguaggio si manifesta in una purezza estranea a ogni funzione comunicativa. Nelľarte vengono a identificarsi individualita, espressione, intuizione, linguaggio, rappresentazione. Nel definire questa torza primigenia, Croce riduce e nega íl valore di tutti glí aspetti conereti, tecnici, storici, pratici dell'arte. In numerosi seritti teoricí successivi, ľestetica erociana si arricchí con nuove apertuře ehe la libcrarono in pane dalľiniziaie estremismo teorico, metrendo in evidenza i rapporti dell'arte con altri momenti delia vita spirituále e tenendo in maggiore considerazione gli elementi pratíci, storici e tecnici ad essa legáti. Nuove essenziali nozioni delľestetica erociana furono quella delia liriátä delľane e quella delia sua cosmimta\ con queste nozioni si sottolineava insieme la purezza sentämcn-tale delľarre e il suo carattere di sintesi delia totalita dell'esperienza umana. I] pro-blema delJa storicitä dell'arte continuô a scontrarsí con i presupposti delia príma Estetica, dando luogo a una serie di correzíoni e di ripensamenti, il cui culmine va individuato nel volume La poesia. Introduzione aila critica e storia delia poesia e delia letteratura (1936), in cui si ribadisce il carattere non storico delia pura intuizione poetíca, e si attribuisce valore pratico a tutto quel sístema di tecniche, forme, testi, ehe non si risolvono in espressione poetica ma formano il canipo delia letteratura. Procedendo nel suo proposito di« classificazíone » delle scienze dedo spirito, Croce costriíí, a panire dalľ'Estetica, un «sistema» ehe si oŕŕriva come spiegazíone globále delle forme semprc ricorrenti delia cultura umana. Mentre alcuni studi fondamentali approfondivano ľindagine su Hegel e Vico, ľesposizione del sísiema diedc luogo a tre opere ehe, con VEs/etica, costituirono la Filoso/ia dello spirito, e cioě La logica come scienza del concetto puro (1909, anticipa-tanel 1905 da una memoriaaccademica), la Filoso/ia delia pratica. Economia ed etica (1909, anticipata da una memoria delľanno precedente), la Teória e storia delia sto-riografia (apparsa in gran parte in rivista tra il '12 e il '13, e in volume nel 1917). Mentre ľestetica c la logica rappresentano le due forme «teoretiche» dello spirito, ľeconomia e la politica (ehe si ídentificano tra loro e riguardano ľambito delľ«utile») e ľetica (ehe riguarda il «bene») rappresentana ledne forme «prati-ehe », i modi ďazione dello spirito nel reale, di cuí si oceupa la Filoso/ia delia pratica. La Teorii? e storia delia storiografia esprime infine il senso storico ehe per Croce assume ľintera Fihso/m dello spirito: i! rapporto tra le diverse forme delia conoscenza ě un rapporto storico, un continuô circolare di esperienze nel procedere ininterrotto e interminabile dello spirito; la filosofía si risolve nello 10.2. Ideologia, filosofía, politica: da Croce a Gtamsci 893 studio delle forme assume dallo spirito umano nel suo movimento storico, e ogni storia ě sempře storia contemporanea, coscienza che nel presente lo spirito ha della propria storicitä. Croce considerö il sistema come un punto di par- in M>tn,,a tenza per una serie di ricerche storiche, per indagini sulle forme piu particolari, ar«K> per a pprofond i me nti in cui la teoria filosofica si proietta e si modifica in rapporto con il modiiiearsi del mondo contemporaneo. Tra le numerose opere filosofiche vanno ricordate Etica e politica (1931)1 Alne opere che contiene suggestive riflessioni su temi morali, e La storia comepensiero eco- filosofiche me atione (1938), suprema sintesi dello storicismo crociano. in cid si afferma Taccettazione integrale della storia, nel suo fluire «vitale» che sintetizza in sc tutto il senso delle varie forme dello spirito e risolve in sé ogni razionalitá, 10.2.4. Croce storico, politico e critico. L'interesse di Croce per la storia assume, sin dagli studi giovanili, le forme della ricerca erudita: egli si impegna su casi partieokri di storiografia letteraria e sulla storia napoletana, ma roanifesta ben presto una insoddisfazione per Eft scarsa problematicitä di quella «seuok storica» (cfr. 9.1.5) a cui il suo kvoro si ricollegava. Nello sviluppo del suo pensiero filosofico oceupa un posto centrale la storiografia, intesa come riflessione globale sul movimento dello spirito umano nelle sue diverse forme. II primo vero lavoro storico che mostra un certo legame con problemi di ordine generale ě dedicato a La rivoluzione napoletana del 1799, la cui edizione del 1897 mostra Pemergcre di questioni di ordine politico legate alia contemporanea riflessione delTautorc sul marxismo. La storiografia crociana culrnina in quattro opere, che costituiscono una vera e propria «tetralogia»: la Storia del regno di Napoli (1925), che narra le vicende dello Stato napoletano dal secolo xv al i860 ed esalta la funzione educatrice die in esso avrebbe assumo l'istituzione monarchica; XuStoria d'ltalia dal 1871 al 191} (1928), rivalulazione appassionata dell'Italia liberale e della funzione di equilihrio e di me-diazionc che vi hanno svolto anche fenomeni solitamente spregiati come Íl trasfor-mismo e il giolittismo; la Storia dell'etä barocca in Italia (1929), affresco della cultura del Seicento, visto come il secolo della « decadenza » delk civiltä italiana; !a Storia d'Europa nel secolo deeimonono (1932), dove POttocento borghese e liberale viene csaltato come secolo dell'arterniazionc della «religione della liberta »(e per questo I'opera si presentö come nobile bandiera del liberalismo antifascista). In qtieste opere storiche si rivela nel modo piú chiaro la prospetriva che il libera- Libmlismo lismo di Croce assume durante gli anni del lascismo: si tratta di laica «religione del- e sisrexrifl. la liberta » che si identifica con il movimento stesso deüo spirito, diventa prineipio ^conomicu ideale, regola morale superiore ai eontenuti politici spedíici. In questo senso va considerata la celcbre polemica con Luigi Einaudi (cfr. 10.2.6), irtiztata eon un sag-gio del 1928 su Liberalismo e liberismo, in cui Croce distinse il Überalismo, come ideale etico, dal liberismo, come dottrina economica c utilitaria. Nello stesso tempo sviluppo una lunga polemica contro il sociaüsmo e il comunismo. Fu proprio la prospettiva «etica» del suo liberalismo a raccoglicre intorno a lui la migJiore cultura di opposizione al fascisrno. e filosofía delí;! Kťoru La Hmititiůne tiapnletam del J7(jp La SfOtiografla ideaJe 1 «94 Epocaio Guerre e fascismo (19101945) Un gusto I lavori eruditi del giovatie Croce rivelano giä un grande interesse per la let-claMUwmm«ntin> teratura e la poesia, secondo un gusto che si potrebbc definire «classico-romantico», dominate da un'esigenza di serietä morale e di equihbrio tra intensita sentimentale e chiarezza razionale: a ciö si collega una fortissima diffi-denza verso le forme della sensibilita decadente e verso gli abbandoni all'irra-zionale. Ma nello stesso tempo egli sente una notevole attrazione per le zone poco frequentate della nostra tradizione, come la letteratura del Seicento, av-vicinata fin dalle sue prime ticerche, II poeta che Croce sente piú congeniale dal punto di vista morale, ideologi-co, stilistico ě comunque Carducci, anche se maggiore apertura verso forme piú rieche e complesse gli ě suggerita dalla critica di De Sanctis. Sul suo gusto letterario agiscono pero anche i presupposti della sua Estetica, il suo bisogno di distinzione della poesia, colta nella sua «purezza», al di la di ogni confusione e sovrapposi7.ione con altre forme della vita spirituále. U letteratura II piú originale impegno di Croce nella critica letteraria parti con una serie di posrunitam saggi sulla letteratura italiana dei primi cinquant'anni dopo 1'unita, pubblicati sulla «Critica »tra il 1903 e il 1014 e poi raccolti tra il '14 e il '15 nei quartro volumi della Letteratura della nuova Italia (a cui se ne sarebbero aggiunti altri due nel '38 e nel 40). In seguito, Croce si impegno in un piú vasto confronto con la letteratura di tutti i tempi, non solo italiana, coniugando la curiositä e la passione verso le opere e gli autoři piú disparati con il proposito di separate ciö che, in base ai presupposti del suo pensiero estetico, «e poesia» da ciö che «non ě poesia». 1 saggi ietterari Tra i numerosi volumi che raecolgono i saggi critici di Croce, ricordiamo quelli apparsi nel 1920, Ariosto, Shakespeare e Corneille e La poesia di Dante. AH'ambito degli studi letterari appartengono anche le numerosissime edizioni di testi curate da Croce, spesso vere e proprio «scoperte» di autoři dimenticati, e il suo lavoro nell'ideazione e nell'organizzazione della grande collana di classici italiani dell'edi-tore Laterza,« Scrittori d'Italia», inaugurata nel 19.10. Una prospettiva LI sicuro procedere della critica di Croce e la classicitä della sua prosa sono giustiflestiva lontane dall'inquieta problematicitä, dalla passione prorompente che caratte-rizzavano la prosa critica desanetisiana: non rnancano in Croce momenti polemici, spunti aggressivi, interpretazioni addhittura estremfsdehe, ma verso tut-te le esperienze culturali egli si pone sempre con Tanimo di chi tutto sa riassor-bire e giustificare nel movimento circolare dt uno spirito sicuro di sé e di una storia sempre carica di senso e di razionalitä. 10.2.5. f modello intellettuale della «Voce». La suggcsuone Sülle nuove generazioni intellettuali che davano prova di sé nelle riviste di ciociana cui sj ě parlato in 9.8.2, la filosofia e U metodo crociano esercitarono una sugge-süone paradossale: l'opera di Croce si poneva infatti come una sintesi ideale di una lunga tradizione culturale e tendeva a riassorbire ogni contraddizione in un nuovo equilibrio razionale; ma di essa fu reeepita soprattutto la prima ver-sione deü'Estetica, con la sua esaltazione dell'intuizione e deU'immediatezza Viralismo, religiositä c irrazionalismo Giovanni Amendola ro.2. Ideológia, fiiosofia, poiitica: da Croce a Gramsci 895 vitale e spirituále. L'idealismo di Croce fu cost' legato interamente a quello piú vitaiistico e irrazionalistico di Gentile, e nello stesso tempo, nonostante le sue radici. «classicbe» e ottocentesche, fu decisamentc proiettato nelľorizzonte della modernita. L'idealismo fu come una nuova « religione* laica con cui i «giovani» pote- «1.3 Voc«» vano affermare il senso della loro partecipazione a] movimento del mondo: per * Preraoliai iniziativa di Prezzolini, la rivista «La Voce» (il cui primo numero uscí il 20 di-cembre 1908) divenne strumento attraverso cui difiondere la prima filosofia crociana tra le giovani generazioni. La rivista dicde spazio alle collaborazioni piú diverse con il proposito di dare «voce » a una nuova cultura capace di agire sul mondo e di venire incontro alle aspirazioni dei giovani intellettuali, deside-rosi di collaborare alio sviluppo della modernita. I vari temi venivano affrontati dalla rivista in un'ottica morale e ideále, spesso con una vibrantě partecipazione religiosa, che rompeva con i modi pacati ed equili-brati del modello erociano e si svolgeva in orientamenti [egad a un moralismo piú inquieto, a un senso piú drammatico dell'irrazionale, a una curiositä per i «fatti» piú empírici e cireostanziati, a forme spirituali e religiose piú tradizionali. Tra i collaborator! della « Voce » operand in campo piú dii ettamente fdosofico e ideologico merita una menzione particolare, per il suo inquieto moralismo, teso verso una cocrenza assoluta del comportamento individuale e percorso da un ener-gico afflato religioso, Giovanni Amendola, nato a Salerno nel 1886: importante e oggi troppo poco nota la sua opera Etica e biografia (1915), in parte anticipata sulla «Voce»; notevole la sua attivitä di organizzatore culturale (tra l'altro fondô nel 1911, insieme a Papini, la rivista «L'anima»). Al sorgeredel fascismo egli guidô co-raggiosamente I'opposizione Itberale, e in particolare, nel '24, una Unione naziona-1c delle forze liberáli e democratiche, diventando cosi il bersaglio delle aggression i squadriste, in seguito alle quaii morí, in una clinica di Cannes, il 7 apríle 1926. Tuttavia, eventi come la guerra di Libia e l'intervento nella grande guerra acui- I dissensi rono, sino a renderli insanabili, i contrasti intend alia « Voce ». I dissensi tra le varie intend posizioni diedero luogo a vere e proprie scissioni, come quelle deliVUnita » di Sal-vemini nel 1911 (cfr. ro.2.6) e di «Lacerba» cli Papini e Soffici nel 1913. La campa-gna intcrventista porto poi a una scparazione tra interessi politici e quelli letterari, e alla conseguente modifícazione della linea editortale: a partite dal dicembre 1914, c fino al dicembre del 1916, la rivista restrinse i suoi interessi in una direzione tutta letteraria (cfr. 10.2.r). to.2.6. La difficile resistenza dei «fatti». In questo clima culturale, dominato dall'idealismo e da tendenze religiose e irra-zionalistiche si trovano a operare due intellettuali come Einaudi e Salvemini, acco-munati, come ha suggerito Norberto Bobbio, dalla fedelta alla «lezione dei fatti». L'economista piemontese Luigi Einaudi (1874-1961), ptofessore dai 1902 nel- Lutgi Einaudi 1'universita di Torino e presidente della Repubblica tra il 1948 c il 1955, rappresen-to a lungo, non solo con i suoi saggi scientifici, ma anche con i suoi numerosi in-terventi su giornali e riviste (e con la sua rivista «La tiforma sociale»), I'esigen-za di una libera dialcrtica economico-sodale: in lui la dottrina econo- Giietaän Una battaglia deni.iu:;itk.í 896 Epoea iq Guerre e fascismo (19(0-1945) mica liberista diventa il modello di riferimento per una «concezione» aperta della societa, che si rifä tra ľaltro alľinsegnamento di Cattaneo e vede ncl confiitto delle forze del lavoro e nella riduzione al minimo degli interventi dello Stato lo strumen-to essenziale del benesscre c dello sviluppo; di fronte ai confirm che portarono al trionfo del fascismo egli consiglio alle classi imprcnditoriali una piena accettazionc della conflittualita sociále piuttosto che soluzíoni autoritarie e repressive. Lo storico pugliese Gaetano Sai.vemini (1873-1937) si formo a Firenze alla scuola di Pasquale Villari (cfr. 9.1.5) e si impose giä alia fine delľOttocento con stu-di di storia medievale; aderí al partito socialista (che abbandonô nel 1912) e denun-ció le spaventose eondizioni di arretratezza del Sud, la corruzione e il clientelismo favoriti dalle classi dirigenti giolittiane, ľinadeguatezza del sistema scolastico. Col-laboratoře delia «Voce», se ne staccô nel r9ii fondando a Firenze il settimanale «ĽUnitä»; si impegnô per ľintervento dcll'ltalia nella prima guerra mondiale, convinto del suo carattere «democratico»; dopo la guerra raccolsc inrorno a sé i combattenti di estrazionc demoeratica e si batté contro il fascismo. Esule nel 1925, ht tra i fondatori di« Giustizia e Libertä » e fece conoscere in numerosi seritti la reále nátura del fascismo; visse e insegnó in America dal 1934 al '47. Ncll'esperienza di Salvemini si addensano le tension! di un radicalismo appassionato, che guarda con avanzato rigore critico alle storture delia realtä, che si im-pegna a smascherare fino in fondo le mistificazioni, gli equivoci e i compromessi che pesano suita politica, sulľideologia, sulla vita sociále, nella convinzione che solo la fermezza delľintelligenza e la luciditä della conoscenza possano rappresentare un'alternativa alla corruzione e al vaniloquio ideologico. lnrerventjsnio e Biibaltcrnhä degli ImeDettuati 10.2.7. La cultura e la « grande guerra ». Tutta la volontä di intervento e di azione della cultura delľinizio dei secolo trovô un suo punto ďarrivo nella guerra mondiale, in cui quasi tutti gli intellettuali italiani videro una sorta diiuoco sacrificale e vivificatore, che avrebbe temprato una nuova umanítä. Quella tragédia insensata apparve come una grande scéna in cui il vecehio mondo, con i suoi equivoci e i suoi falsi equilibri, sarebbe stato definitivamente liquidato e ci si sarebbe proiettati in un futuro li-bero e aperto. Gran parte degh intellettuali sostennero ľintervento delľltalia in guerra, corrfidando nel ruolo-guida che la cultura avrebbe potuto svolgere: ma la gigantesca macehina bellica e la lunga durata dei confiitto smentirono con i fatti queste velleitä, ridussero gli intellettuali a marginali collaboratori di un ingranaggio il cui senso e la cui destinazione andavano molto pitá in lä delia loro stessa capacitä di comprensione. Pochi furono coloro che cercarono di opporsi al clima di eccitazione che perva-se la cultura italiana giä nel 1914. La propaganda intciventista e pauiottica respinse nell'ombra posizioni umanitarie e pacifisté come quelle della vecehia guardia socialista; ľunico grande intcllettuale che st sottrasse al coro interventista fu Crocc, non per una scelta umanitatia, ma per la consapevolezza che il confiitto avrebbe provo-cato una lacerazione all'interno della cultura liberale europea (cfr. ro.2.4). La ktterarura Per ció che riguarda piú direttamente la letteratura, va ricordato che la guerra e k guerra mise tragicamente fine alla vita di aleuni scrittori combattenti come Slataper e Sér- ii pfccjfisrno Ľntisetvatore ,íi Gr.xe 10.2. Ideológia, filosofia, pofilica: da Croce ä Gramsci 897 ra; che nel suo orizzonte si formarono e si espressero nuove esperienze letterarie come quelle di Ungaretti, di Gadda, di Comisso; che il suo segno minaccioso si fa sen-tire nell'opera di niolti scrittori impottanti, da Palazzeschi a Svevo; e che un dram-matico sguardo all'evento bellico traspare da alcttni scritti di Pirandello (cfr. 10.4.10). Molto vasta e la produzione letteraria sul confiitto, assai numcrosi i libri di memorie apparsi soprattutto nel ventennio successivo: ma anche a uno sguardo sommario appare evidente che tl predominio dcll'ideologia interventistica e pa-ttiottica e rimmersionc nel fuoco dell'azione impedirono (a differenza di quello che accadde in altri paesi) lo svilupparsi di una lettcratura capace di fornire della guerra un'immagine critiea e storica diretta. Molti scrittori di valore cercarono di elaborare una letteratura che non recasse craccia di quell'orrore. Tra le poche au- La tcsiimonianze tentiche esperienze letterarie che analizzano dall'interno l'atteggiamento degli in- migliori tellcttuali di fronte al confiitto si distinguono L'esanre dicosdenza diun letterato di Serra, compiutogia prima dell'ingresso dcll'ltalia in guerra (cfr. 10.3.4), ilromanzo di Borgese Rube (cfr. 10.3.9) e il vigoroso Iibro di memorie dell'interventista demo-cratico sardo Esnuo Lussu (1890^975), che poi sara coraggioso combattente anti-fascista, Un anno sull'altipiano (pubblicato in esilio nel 1938 a Parigi). 10.2.8. L'attualismo di Giovanni Gentile. Stretto fu il legame tra Croce e Gcntile all'inizio dei Novecento: la collabo-razione tra i due intellettuali impresse una spinta vigorosa alla nuova filosofia idealistica, e si attuö quasi secondo una ripartizione dei compiti e dei campi d'inten'ento. Tale collaborazione entrö parzialmente in crisi nel corso degli an-ni Dieci, quando si rtvelö tra i due un dissidio filosofico, a cui seguí piú tardi una rottura totale, con Padesione di Gentile al fascismo. Ma fin dall'inizio il modello intcllettuale di Giovanni Gentile1 (1875-1944) si caratterizzö per una cura rivolta non alle distinzioni, ma alle grandi sintesi. Anche Gentile ebbe una formazione erudita e rivolse il suo interesse ai piú vari aspetti della cultura umanistica; ma la sua voeazione fu quella dei filosofo professionista e, a differenza di Croce, intraprese la carriera universitaria, raggiungendo posizioni di grande potere accademico e promuovendo iniziative culturali di vario tipo, che ne fecero il maggior esponente della cultura ufficiale dei fascismo. La filosofia di Gentile miro sempře a riassumere ogni manitestazione della cultura umana nell'unitä assoluta dei pensiero, a risolvere qualsiasi aspetto del-l'esiscenza nel manifestarsi dello spirito a se stesso. Riconoscendo come essenziale il problema dei rapporto tra teoria e prassi, egli affermö la loro unitä, la coincidenzu tra fare e pensare: ogni concreta espressione dell'agire umano ě riassorbita nella sintesi dei pensiero, che ě una foiza spirituále e vitale in perpe-tuo movimento, atto puro. 11 suo idealismo si definisce con il termine di attuali-smo: la filosofia deU'atto puro tende ad assorbire qualsiasi espressione vitale nella pura soggettivitä dello spirito, ad abolire ogni distinzione tra pensiero e realtä, trasoggettoe oggerto, a coneepir: la cultura e la storia, il passato e ilpre-sente, come un continuo atto in cui lo spirito esplica la propria forza. L'educa-done e il rapporto con la tradizione costituiscono un momento essenziale per 'a rivelazione dello spirito a se stesso, nella sua attualitä; e un posto centrale nel La tensions speculadva Un fliosofo professioimra Unitä di teoria e prassi I prmeipl dell'attuaiismo Educanone t'i'd-lf-Ogi^t La fomiaziotie ťamviíä Contiasti •xr ' if.. Ádeswne a! fascismo Ideologo del regime Una filosofia al servizio del potere 898 Epoca 10 Guerre e fascismo (1910-1945) pensiexo gentiliano occupa la pedagogia anche se egli in ultima analisi conside-rava ogni educazione come autoeducazkme, movimento di accrescimento del-lo spirito stí se stesso. Nato a Castelvetrano (Trapani) nel 1875 da famiglia borghese, Gentile si laureó alia Scuola normále superiore di Pisa e si formo sui testi della tradizione ídealistica e hegeliana meridionale; dall'amicizia con Croce nacque la sua collaborazione alia « Critics », fin dalla sua fondazione, con una serie di saggi sulla filosofia ottocente-sca, che si accompagnavano a quelli di Croce sulla letteratura della « nuova Italia ». Ottenne un incarico di insegnamento all'universita di Napoli, dove nel 1903 pro-nuncio una prolusione, divenuta poi celebre, in cui affcrmava La Hnasciia dell'idea-Itsmo. Professore di filosofia all'universita di Palermo nel 1907, insegnó poi dal '14 all*universita di Pisaedal '18 all'universita di Roma (assumendo nel '28 anche la di-rezione della Scuola normále superiore di Pisa). I fondamenti del suo attualisnno ri-cevevano unalimpida itattazione nel testo letto a Palermo nel 1911, L'atto delpen-sare come atto puto, e venivano sistemati in modo piú ampio nella Teoria generále delto spirito come atto puro {1916); il suo pensiero pedagogico veniva definite nel Sommario di pedagogia (1913-14). L'energica spinta verso 1'unítá, il vitalismo spiritualistic*), la tensione profetica della sua filosofia affascinavano le giovani leve intel-lettuali, che in esse travavano un modello di«idealisme militante », senza le cautele e le preoccupazioni di razionalitá che sembravano frenarc I'idealismo di Croce: e il dissidio tcoretico con quest'ultimo si manifesto nel 1913 con una polemica ospitata dalla « Vocc». Un ulteriore alio nt ana mento tra i due filosofi si verifier) in seguito alio scoppio della prima guerra mondiale: Gentile si trovó iu posizioni opposte a quelle caute dell'amico. Vicino al fascismo, fu nel governo Mussolini del '22 ministra della Pubblica Istruzionc e come tale realizzó la riforma della scuola che va sot-to il suo nome (cfr. 10.1.5); nel '23 aderí ulíicialmcnte al partito fascista, e divenne 1'ideologo uftkiale e il massimo organizzatore di cultura del regime. II Manifesto degti intellettuali fascisti da lui redatto nel '25 porto alia definitiva rottura con Croce. Sempre nel '25 Gentile assunse la direzione delllstituto dell*Enciclopedia Ita-lianac dell'Istituto fascista di cultura (cfr. 10.1.5) Ine' 32 divenne proprietario della casa editrice Saasoni di Firenze. Nella veste di organizzatore di cultura, mantenne un atteggiamcnto relativamente aperto, dando parzialmentc spazio anche a intellettuali che erano Ed posizioni critiche rispetto al regime. Ponendosi come teorico ufficiale del fascismo (tra Paltro negli scritti raccolti nel volume Che cos'e ilfasd-srno- Discvrsiepole}niche, 1925), loesalto come suprema sintesi della tradizione ita-liana, Negli anni Trenta la sua posizione di ideologo ufficiale entró in crisi, per faf-facciarsi di tendenze e prospettive diverse in seno alio stesso regime. Dalla sua scuola uscirono filosofi estorici di vari oricntamenti (alcuni dei quali si schierarono ben presto su posizioni antifasciste). Fedele fino in fondo alia scelta politica chegli aveva dato tanto prestigio e potere, si schiero nel '43 per la neofascista Repubblica di Saló. Un commando di panigiaui lo uccise a Firenze il 15 aprile 1944. L'opera e I'attivita di Gentile sono la piú esplicita manifestazione, in que-sto secolo, di un sistema teoretico che parte dall'astrazione assoluta, dall'ideali* srno piú estremo e totalizzante, per sottoscrivere e giustificare la realtá di un sistema di dominio e di repressione come quelJo attuato dal fascismo. Gentile crededi identificareilflusso della storia con le evoluzioni dello «spirito» eat; tribuisce a se stesso ů comprto di interprete massimo di questo spirito: og01 ri-Fazioaalismo e bisogno di ordin? 10.2. Ideológia, filosofia, politica: da Croce a Gramsci 899 aspetto della cultura e della storia viene da lui precipitate) nella sintetica unita dell'«atto puro», di cui il regime fascista finisce per diventare ľespr essione suprema. A un'analisi piú attenta, il sistema di Gentile appare come un'operazio- Un'ojwrazione ne retorica: ciô che Io caratterizza ě una esuberante passtone per ľidemifica- raorira zione di tutto con tutto, un movimento awolgente, in perpetua ascesa, che crea un vero e proprio gergo delľunitä, delľ assolutezza. 10.2.9. £d cultura fasdsta. Il fascismo raccolse e fece propri tuttí gli umorí irrazionali cbefermentava-no nella societa e nel mondo intcllettuale itaJiano fin dalľinízio del secolo: riu-scí a mettere insieme le piú svariate forme di uso strumentale della cultura, a in-terpretare a suo modo quella esigenza di azione aggressiva e vitalistica che la guerra mondiale aveva reso piú frenetica e incomposja, e nello stesso tempo a soddisfare il piú esasperato bisogno di ordine e di controllo sociále. Ci furono anche, specialmente nella prima fase di sviluppo del movimento fascista e durante ľassestamento del regime (e poi di nuovo alia fine, nel legame con il nazi-smo), atteggiamenti « amiculturali», squadristici, ciecamente distruttivi. Nonostante ciô, il fascismo riusct a ottenere un sostanziale consenso presso 11 «rosenso gran parte degli intellettuali (cfr. 10.1.6), coagulando tendenze culturali con- intdferruafe traddistinte da una tendenza al mascheramento delle contraddizioni della real-tä: ľaccettazione della violenza fisica nella sua forma piú cieca poteva cosi ap-poggiarsi alle elaborazioni ideologiche piú astratte e illusorie. II fascismo riusci a inscrivere nel suo orizzonte totalitario sia il perbenismo piú trad izionalísta e il patriottismo piú cupamente conservatore, sia il vitalismo piú rissoso e scatena-to: sembrava poter dare spazio al piú vieto classícismo e al piú accanho futuri-smo, alia retorica della romanitä e delľeroismo antico e alia ricerca di modernita, alia piú cupa serietl professorate e al mito di una scomposta ed esaltata «giovinezza», al moralismo piú arcigno e severo e alio « scandaloso » estetismo dannunziano, al nazionalismo dei borghesi e degli industriali e al culto dei piú «sani» e originari valori popolari, ecc. Schématizzando e semplifieando, e lasciando da parte fenoméni come il dan-nunzianesimo e il fascismo clericale, si possono disringuere altneno cinque diversi orientamenti della cultura fascista: 1. consewatorismo laico e borghese, che insistc su una totale subordinazione degli individui al sistema statale, concepito come suprema espressionc di eticitä, e affer-ma la continuitä del fascismo con la tradizione nazionale italiana: ľopera e ľattivitä di Gentile costituiscono la maggiore espressionc di questa tendenza. Ma non vanno trascurati il rigorísmo giuridico di Alfredo Rocco {1875-1938) e ľopera dello sto-rico g10acchino Volpe (1876-1971); 2. novecentismo, che concepisee it fascismo come partecipazione alia spinta piú vi-gorosa e internazionale della societa industriale di massa: questa tendenza, che ini-zialmente si ricollega agli atteggiamenti nazionalistici del futurismo (cfr. 10.3.5), trova una notevoie espressione letteraria nella rívista «900» (cfr. 10.6.4); 3. populismo antiborghese, che vede ne! fascismo la rottura del conformismo bor- DaJ dassicismo al auto deDa iiwdernflB Subordinaidaiie Movimento věrno k ntf>dťFnítá 1 yoo Epoca jo Guerre e íasdsmrt (15110-1945) Anticoníorroismo ghese, la rinascita di uno spirito popolare «seivaggio» e aggressivo, di tradizioni popokiE italiane radicate nella terra e nel lavoro agricoto; espressione di questo orientamen-to ě la rivista artistico-letteraria «II Seivaggio»; Intelletwalŕ 4. corporatwisnio, che si iega al programma fascista di controllo della dialettica soli sistema ciale: esso riconosce tin ruolo autonomo agli intellcttuali, proprio all'intetno di una coiporstivo concezione omogenea della societa, in cui ogni «corporazione» partecipa con le sue qualitá origináli e con relativa liberta alia costruzione del fascismo. II corporati-visnio trova il suo maggiore organizzatore nel gcrarca Giuseppe Bottai (1895-1959) e nella rivista da lui řondata nel 1923, «Critica fascista »; ancora alľinizio delia seconda guerra mondiale Bottai lancia, con la rivista « Primato », tin tentativo orga-nico di raccogliere, sotto il segno corporarivo e in un orizzonte di relativa autonómia, le tendenze piú varic della cultura italiana, al fine di riaffetmarne nazionalisti-camente la superiorita. Le tendenze corporative, nel Ioro insieme, comportano an-che una notevole attenzione al mondo della tecnica, alle nuove forme della cultura europca (un singolare teorico del corporativismo, ehe arrivô ad accostarlo ad alcu-ni aspetti del comunismo, fu il filosofo gentiliano Ugo Spirito, 1896-1979); Nuove apertura 5. fascismo di sinistra, espressione di atteggiamenti antiborghesi e anticonformistici delk giovani propri di giovani cresciuti all'interno delle istituzioni cultutali fasciste, in rappono generálom con gli ambienti operai cittadini c aperti alia cultura europea e americana: queste esperienze trovarono spazio in molte riviste degli anni Trenta (come «11 Bargel-lo»), e spesso approdarono a una nuova coscienza antifascists (ě il caso di scrittori come Bilenchi e Vittorini, cfr. 10.6.18 e sggj. to.2.io. // liberalismo rivoluzionario di Pieto Gobetti. Idcalísmo Lopera di Piero Gobetti interpreta in maniera lucida e appassionata l'a-e tradizione spirazione a intervenire nel preseme che caratterizzava 1'idealísmo di inizio se-liberale co\o, tenc!endo a riagganciare quesťultimo alia tradizione liberale e illuministi-ca europea: associando passione e spirito critico, Gobetti cerca la difficile stta-da di una razionalitä capace di costruire un'Italia autenticamente laica e moderna, guidata da una rigorosa e severa moralita. La formazionr Nato a Torino nel 1901, Gobetti ebbe una formazinne culturale aperta alle piú varie tendenze della cultura filosofica e politica (da Cattaneo a Marx, ai piú vicini Croce, Gentile, la «Voce», Salvemini), accompagnata da una grande passione per «Energie Nove» la lettcratura e per il teau*o. Dotato di notevoli capacitä di organizzatore di cultura, diede vita, appena entrato all'universitä come studente di giurisprudenza, dal 1° novembre r9i8, alla rivista «Energie Nove», vicina alle posizioni di Salvemini, ma piú attenta a grandi disegni ideali. Interrotta nel '20 qucsra esperienza, egli mise a confronto le sue idee Iiberaldemocratiche e il suo idealismo filosofico con Ic lortc operaie di quegli anni, guardando con attenzione alla rivoluzione russa c alle avan-guardie operaie torinesi. Collaborô, come critico teatrale, al giornale «L'Ordine Nuovo» e fu impressionato dal rigore e daUa lucidita del gruppo comunista di cui esso era espressione, c in particolare da Gramsci. Alľinizio del '22 ereô una nuova «La RivoluKÍonc rivista politica,« La Rivoluzione liberale »(affiancandovi nel'23 una casa editrice), liberale» che intervenne nella lotta politica di quegli anni, nella prospettiva della crcazionedi una nuova classe insieme intcUettuale e politica, impegnandosi contro il fascismo. Resistendo a perseeuzioni, aggressioni e interventi repressivi provenientí da íu.2. Ideológia, filosofia, politica: da Croce a Gramsci 901 parte squadrista e poliziesca, la rivista continue le sue pubblicazioní fino a! novembre 1925. Nel '24 appariva il volume in cui Gobetti riorganizzava la maggior parte degli interventi pubblicati nella rivista, La rivoluzione liberale. Saggio sulla lotta politica in Italia; alla fine dello stesso '24 egli fondava un nuovo periodico di tipo lette- «II Bareui» rario, «II Baretti», che raccoglieva aleune delle piú origináli espressioni della lctte-ratura di quegli anni. Affiancato dal lavoro della casa editrice,«II Barerti» proseguí le pubblicazioni fino al '28; ma il suo fondatore, minato nel fisico dalle percosse ri-cevute dai fascisti, morí il 15 febbraio 192Ŕ in una clinica di Parigi, dove era giunio in esilio da poebissimi giorni, Gobetti, pur rimanendo estraneo a ogni logica di partiti o gruppi politici costituiti, si batte per un liberalismo che sia concreta e razionale espressione degli individui e delk societa, al di fuori del controllo di istituzioni corrotte e repressive, di interessi e privilegi di gruppi sociali particolari: una simile affer-mazione integrale di liberta puô darsi solo nella prospettiva di una rivoluzione, che per Gobetti avrä come protagonista la classe operaia. II senso della sua bat-taglia va individuato nel tentativo di realizzare i migliori valori della tradizione ílluministica e liberale appoggiandosi alla spinta rivohedonaria de] nuovo sog-getto sociale operaio: e nell'affacciarsi del fascismo egli denunciô il riproporsi della mancanza di una societa civile autentica e vitale. In tutta la prosa di Gobetti si coglie un bisogno assoluto, quasi religioso, di II brsogno idealitä, di razionalitä, di moralita: nelle sue pagine si awerte per inteto l'ener- & nmomlitä gia profusa nelle lotte del presente, nella ricerca di una reahä sociale e di una cultura liberamente critica. 10.2.11. Antonio Gramsci e la lotta comunista. Negli anni intorno alla grande guerra si ebbe in Itália un rilancio della cul- La euliura tura marxista, sulla spinta di un confronto con le varie ideologie idealistiche e nánosu irrazionalistiche e dei nuovi conflitti sociali. Gli svolgimenti piú origináli del nuovo marxismo italiano si ebbero nelľambiente torinese, dove un gruppo di intellettuali, formatisi a contatto con la realtä operaia piú vivace del paese e con i vari indirizzi dell'idealismo militante e della battaglia intellettuale vociana, elaborô le prospettive rivoluzionarie ehe portarono alla rottura degli equilibri del partito socialista e alla nascita, nel gennaio 1921, del pattito comunista d'Italia. Tra essi il primo posto tocca ad Antonio Gramsci, per i suoi Quader-ni seritti nelle carceri fasciste e divenuti, dopo la loro diffusione nel secondo dopoguerra, una delle opere cardinali del pensiero marxista. Nato da famiglia delia piecola borghesía impiegatizia ad Ales, presso Cagliari, il Gli siudi 22 gennaio 1891, Antonio Gramsci si iserisse nel r9i r, grazie a una bursa di studio, alla Facoltä di lettere diTorino, orientandosi soprattutto versogli studidi glottolo gia; fino al T915 frequentô i corsi e supero un certo numero di esami, ma fu ostacola-to da difficili condizioni di salute e da frequenti crisi nervose. Inizio utťattivitä gior- Ľattivita nalistica nel giornale torinese «11 Grido del popolo» e si impegnô nella battaglia ípomtíiatic* contro ľintervento condotta dai socialisti: e alla fine del r9i5entrô nella redazione torinese dcll'«Avanti!», oceupandosi delia critica teatrale. La sua cultura si «L'Oriiüie Víaggi a Mose» e Vienna e ä. ťätcere : Epoca iq Guerre e fascísmo Í1910-1945} approfondiva intanto nelle direzioni piú diverse, ma riservando una attenzione par-ticolare al pensiero ídealistico (Croce in primo luogo, ma anche Gentile) e alio studio di Marx e delia storia del movimento operaio. Seguf con viva partecipazione gíi eventi delia rivolužione russa, schierandosi con i settori socialisti favorevoli ai bol-scevichi. Ncl dicembre del 1918 entrava a far parte delia redazione delia nuova edi-zione torinese delľ« Avanti!», e fondava poi il settimanale « ĽOrdine Nuovo» ehe scese in campo nel corso dclle lotte operaie del 1919-21, battendosi in difesa dei consigli dí fabbrica e partecipando alľoccupazione dclle fabbriche del settembre-ottobre 1920. Nel gennaio 192T «ĽOrdine Nuovo» si trasformava in quotidiano, aprendosi alia collahorazione di intellertuali di diverse orientamento ideologico, come Gobetti. Gramsci partecipô poi al congresso di Livorno appoggiando la scis-sione del gruppo comunista dal partito socialista e la costituzione del nuovo partito. Nel maggio 1922 Gramsci parte per Mosca, dove la salute lo costringe anche a un lungo soggiorno in una casa di eura, per poter seguire da vicino la costruzione delia nuova realtä sovietica. In Russia conoscee sposajulija Schucht (Giulia nelle Jettere), da cuí nascerä nel 24 il figlio Delio. Mentre il nuovo governo Mussolini ha dato awio a una prima violenta repressione anticomunista, Gramsci passa alia fine del "23 a Vienna, sempře con ľincarico di seguire i contatti internazionali del partito. Eletto deputaro nelle elezioni dclľaprile del 1924, rientra in Italia nel maggio, e partecipa, vivendo soprattutto a Roma, agli ultimi sussulti dclľopposizione legale al fascismo. In seguito alle leggi speciali fasciste viene arrestato, nonostante I'immu-nitä parlamentare, il 18 novembre 1926, condotto al carcere di Regina Cocli e poi al confino, all'isola di Ustica, da dove nel '27 passa in varie carceri sul continente, rice-vendo frequenti visite dalla cognata Tatiana Schucht; nel '28, mentre la sua salute peggiora gravemente, viene assegnato alia casa penále di Turí, tn Puglia, dove giun-ge il 19 luglio. Ottenuta una cella individuale e il permesso di scrívere e usare Hbri, inizia nel febbraio del '29 a compilare le note dei Quaderni del carcere: alle sofferen-ze delia detenzione si aggiungono malattíe e crisi fisiche e psichíche; e difficili e pie-ni di amarezze sono anche i rapporti con il partito comunista clandestine, con la moglie lontana e con gli stessi compagni di prigionia. Dopo varie istanze e campa-gne in suo favore condotte alľestcro dagli antifascisti, viene trasferito nel novembre del '33 da Turí all'infernieria del carcere di Civitavecchia e nel dicembre, semprc in stato di detenzione, in una clinica di Formia. Nell'ottobre 1934 ottiene la liberta condizionale. Trasferito nella clinica Quisisana di Roma, muore il 27 aprile 1937. La scrittura Nei circa dieci anni dell'attivita politica svoka prima delľarresto, Gramsci corns srrumento scrisse moltissimo, tenendo sempre presenti le necessitä e le occasioni della lot-di intra t^ senza preoccuparsi delľaspetto letterario dei propri scritti, spesso apparsi senza nome d'autore in varie riviste e giornali. La scrittura e per Gramsci stru-mento di lotta, sostenuto da un linguaggio netto e lucido e sempre connesso a un rigoroso svolgimento razionale; nello stesso tempo essa é strumento di co-noscenza, di approfondimento del valore e degli obiettivi della lotta stessa e di apertura verso la comunitä operaia, di cui ľautore si sente pienamente e total-Cultíjía mente partecipe: tutto il lavoro di Gramsci tende ad affermare la capacitä della e chs-se <>mmz classe operaia di assumere su di sé la coscienza e la guida del processo storico, rovesciando i rapporti di classe esistenti. Da questo punto di vista appare mol; to stretto il legame della sua concezione della lotta politica con gli orizzontt delľidealismo e della filosofia della «vita» dominami nella cultura italian3 I.10 « spirito pubbiico» in Italia nel secolo xix 1 Quaderni T0.2. ideologia, fUosofia, politics; da Croce a Gramsci 903 dell'inizio del secolo e con alcuni dei caratteri della battagtia intellettuale degli anni della «Voce». Molto importanti anche i suoi interessi letterari che mo- interessi strano un'attenzione all'attivitä delle avanguardie, una parziale simpatia per il ktt^i futurismo, una acuta comprensione del valore di rottura rappresentato dalla fase «grottesca» del teatro di Pirandello (cfr. 10.4.7);e una gi'ande luciditä cri-tica e polemica egli rivela anche nelle recensioni agli spettacoli teatrali che pub-blica sull'«Avanti!» torinese dal 1916 al 1920. I0.2.T2. Composmone e struttum dei Quaderni del carcere. Piú di due anni dopo l'arresto, Gramsci iniziô nel carcere di Turi, 1'8 feb-braio 1929, la stesura di appunti e riflessioni: egli veniva cosi a impostare un lavoro di ampio respiro, che avrebbe dovuto sviluppare «una ricerca sulla for-mazione dello spirito pubblico in Italia nel secolo scopso» e in primo luogo su-gli «intellettuali italiani». Nonostante le varie sofferenze della reclusione, egli riempi> nel corso degli anni, ventinove quaderni scolastici a righe, ritornando a piú riprese su terai e motiví diversi. Solo alcuni di questi quaderni presentano dcí titolí specific! (come il n. io, La filosofia di Benedetto Croce; il n. 12, Appunti e note sparse per un gruppo di saggi sulla storia degli intellettuali) il n. 13, Noterelle sulla politica diMachiavelli; iln. 21, Pro-blemidella cultura nazionale italiana, ŕ Letteraturapopolare; il n. 23, Critica lettera-ria, ecc). Solo alia fine della gucrra, custoditi presso llstituto Gramsci di Roma, es-si furono pubblicati, tra il '4S e tí '51, sotto il titolo generále di Quaderni del carcere, con una distribuzione e un'organtzzazione della materia in sei volumi, raccolli per nuclei tematici: 17 materialismo storico e la filosofia di Benedetto Croce; Gli intellettuali e ľorganizzazione della ctdtura; Risorgimento; Note su Machiavelli, sulla politica e sullo Stato moderno; Letteratura e vita nazionale; Passato e presente. Solo a partire dal 1975 ľcílizíone critica curata da Valentino Gerratana rese conto della reále nátura dd Quaderni e del pensiero gramsciano, che segue il metodo di «tor-nare di continuo su un tema, su una formulazione, per riprenderne il motivo, e sca-vare, integrare, correggere» (E. Garia). La struttura dei Quaderni mostra come il senso piú autentico dei lavoro gramsciano sia legato ai modi stessi della scrittura, alia sua apertura, at suo sví-lupparsi da singoli particolari, attraverso ritomi, precisazioni, modiiicazioni, al suo sforzo di raggiungere risultati, che spesso restano sospesi, e di suggerire prospettive, che risultano perô di difficile realizzabilita. La scrittura di Gramsci ě una perpetua « ricerca » in cui il pensiero si pone sia come strumento di difesa del soggetto di fronte alia situazione presente, sia come continuazione (la sola possibile nel tempo buio della sconfitta) delia lotta proletaria, delľimpegno per la costruzione del partito coinunísta, II grande valore letterario di questa scrittura sta proprio nel senso fortissimo di resistenza che da essa sprigiona, nella tensione con cui ví si cerca ima programmatícita e un impegno risolutivo nel momento stesso in cui essi appaiono impossibili. La passione con la quale Gramsci difende ľinflessíbile rigore ďelľintelli-geriza si carica di tutta la sotierenza e il coraggio di un io che sa di non poter Un proyetfo sisiaa fine; Resisienze, tensione kleak ř razionuiitit heuere dal carcere 904 Epoca lo Guerre e fascismo (1910-1942) « attendersi niente da nessuno». Questo sforzo di resistenza, questa sofferenza e questo coraggio sono anche al centra delle Lettere dal carcere (la cm prima edizione apparve nel 1947), che costituiscono uno dei piú vibranti epistolari di questo secolo, dominato da un eroismo umile, concreto, da un senso tragico del proprio valore e delia propria disgrazia, del proprio impegno totale di lotta per gli oppress! e delia propria irrimcdiabile fragilita umana. 10.2.13 Motivi essenziali del pensiero di Gramm. ľnta-pretímom eonlraatanti e il msirxisino 11 pensiero di Gramsci rappresenta una delle espressioni fondamentali del marxismo occidentale e come tale ha avuto grande risonanza e parti re dagli an-ni Cinquanta, suscitando interpretazioni che si sono orientate in direzioni diverse: da quelle « ufficiali»legate alia linea politica del partito comunista italia-no, a quelle che hanno messo in evidenza un forte soggettivismo rivoluziona-rio, a quelle che hanno invece scotto aspetti di tipo «riformistico». Gramsci si appoggia su una visione globale del marxismo, inteso, sulla scia dell'insegnamento di Labriola, come filosofia della praxis: ma ne svolge gli oriz-zonti in un continuo confronto con i temi della tradizione italiana, con gli svi-lupp! della filosofia e del dibattito intellettuale del primo Novecento, con gli stessi materiali proposti dalla cultura ufficiale degli anni del fascismo, con la precedente esperienza politica e con l'elaborazione teorica ad essa collegata. II nodo centrale di tutta la riflessione di Gramsci sulla storia d'ltalia Ě costi-tuito dalproblema degli intellettuali: il senso della battaglia intellettuale, che si era svolta fin dall'inizio del secolo, viene da lui ripensato nella prospettiva del L'intdlauiEle marxismo e della lotta comunista. Egli vede negli intellettuali degli essenziali «orgamco» mediatori di cultura edi consenso sociale: la storia degli intellettuali mostra come la loro funzionesía tanto piú incisiva quanto piú cssi sono «organici» a una classe sociale, radkari nelle sue esigenze e nei suoi valori. Le forze che mirano a una reale trasformazione della societa devono sapersi valere in modo articolato cfeBa liiiizioncdegli imelletmali come mediatori del consensued i-l;il>t>i:iioi 1 di forme di coscienza diffusa. La classe operaia (attraverso il partito che si batte per portarla al potere) deve quindi creare al proprio interno una leva di intellettuali, che sappiano portare al livello piú alto la sua cultura e imporla sull'intero oriz-zonte della societa come il punto piú avanzato della coscienza umana. Attraverso il lavoro degli intellettuali organici si costruirä cosi Vegemonia della classe di cm sono espressione. In questa prospettiva politica e importante ricostruire una storia degli in-tellettuali che metta in iuee le loro diverse forme di coscienza in rspporto alle varie classi sociali (e naturalmente alle istituzioni culturali). Per tradizione sto-rica 1 mtelletüiale italiano non si vuole «organico», non riconosce il suo lega-me con la realta sociale del paese: ciö spiega la separazione tra inteUettuaii e popolo, tra alta cultura e divulgazione, e i limiti del processo unitario italiana Culam Gramsci presta particolat e actenzione alle d iverse forme e teemche deUa e divulgasione divulgazione e della circolazione sociale della cultura, dal folclore al rvuv Separazione dalla L-eaka 10.2. Ideológia, filosofia, politica: da Croce a Gran 905 Per Liu nuovo umaoesirno (quest'ultimo ritenuto importantissimo, perché agisce sui comportamenti di massa, attuando una sintesi tra coscienza e azione), alla letteratura popolare, al giornalismo e ai modi piú moderní della cultura di massa. L'attenzione di Gramsci per la letteratura procede di pari passo con la riflessione sul ruolo degli intellettuali; egli giunge a elaborare una critica alla figura dominante in Italia dell'intellettuale-Ietterato, ma considera d'altra parte la letteratura come slrumento essenziale di mediazione culturale, manifesta-zione integrale di coscienza sociale e di conoscenza della tealtä. Formatosi sul grande modello crociano, ma arricchita dalle esperienze della «Voce» e delle avanguardie degli anni Dieci, Gramsci mira a una critica letteraria di tipo « militante», che sappia cogliere il valore «organico» della letteratura, fondendo insieme «la lotta per una nuova cultura, cioě per un nuovo umanesimo, la critica del costume, dei sentimenti e delle coneezioni del mondo con la critica este-tica o puramente artistica nel fervore appassionato »(e indica in De Sanctis un modello essenziale per questo tipo di critica). Vari rentativi di questa critica militante e «integrale» si svolgono a piú riprese nei diversi Quadernie spunti molto important! vi vengono offerti per l'interpretazione di Dante, di Machia-velli, di Pirandello. Ma l'impegno maggiore di Gramsci ě rivolto alla ricostru-zione delle forme di uso sociale della letteratura, nell'orizzonte della tradizione italiana. Tra le molte intuizioni determinanti ricordiamo quella sui legame tra lertcrstuia la questione della lingua e la definizione dell'identitä degli intellettuali-lettera- e «tftura ti, e gli spunti per una ricerca sulla diffusione pubblica della letteratura, sui mřioo'dl complessi rapporti che le forme lettetarie instaurano con il pubblico, sulla let- po ° "re teratura popolare e d'appendice. 10.2.14. Una cultura antifascista. Dopo l'affermazione del fascismo e la sconfitta di ogni opposizione orga- L'oppoazkxK nizzata, l'opera di Croce rimase il maggiore punto di riferimento per tutta la interna cultura che rifiutava l'autoritarismo del regime. Questo antifascismo tutto cul- ""e "tltu'nan' turale si nascose spesso sotto un formale ossequio al regime e poté cosi contri-buire parzialmente ad arginare i tentativi di fascistizzazione della cultuta. Rigorosa e coerenre postpone antifascists fit uuella del filosofo Piero Marti-netti (1871-1943). Ma una cultura che tentava di definire le pccuüari caratteristi- Gli anufaseim che del regime per opporvt l'ipotcsi di una societa libera e aperta poté svolgersi so- in «olw prattutto in esilio, sia con l'attivitä di uomini di cultuta, come Salvemini e Borgese, giä noti e operant] ncll'ltalia prefascista, sia con il lavoro dei militanti comunisti c socialisti, sia con lo svolgersi di nuovi orientamenti legati al grande modello del liberalismu rivotuzionario di Gobctti. Dal modello gobettiano nasee nel 1929 nell'e- «Gtusräia silio francese il gruppo «Giustizia e Liberta», che pone in primo piano I'azione de- * Liberia» gli intellenuali per la lotta al fascismo, in vista di un radicale rinnovamento del paese: importante a talc proposito l'elaborazione di Carlo Rosselli (nato nel 1899, fu Carlo assassinato dai fascist! a Bagnoies-de-l'Orne, in Normandia, nel 1957 insieme al fra- e Ndlo Rosselli tello Nello, nato nel 1900, allievo di Salvemini e storico). L'esigenza di costruire una societa integralmente libera e regolata da prineipi di 1 906 Epoca ío Guerre e fascismo (19101945) giustizia sociale porto alia formulazione, sullo scorcio degli anni T renta, di una ve-Liberalaocialiamo ra e propria teoria del liberalsocialismo, in cui si impegnö il filosofo Guido Calo-gerO (1904-1986) e a cui aderi anche un inteilettttale atipico nella nostra cultura, Aldo Capitini, di Perugia (i899-t968), testimone appassionato di una religio-sitá laica, fondata su un'« apertura» verso tutti gli uomini c tutte le forme natural! verso 1'asptrazione a una piena « coralitá» democratica, basata sui princip! della non vioienza. 11 dissenso Si č gta visto come, nel cořso degli anni Trenta, nuovi orientamenti antifa-deile giovani scisti si affacciassero nelle giovani generazioni, dal seno stesso dell'ideologia e jeneraaiorii deUe btituzioru cultural! del regime. Negli ultirnianni del fascismo e durante la guerra, intorno a riviste come «Primato», si diffusero sempře piú atteggiamenti e posizioni che postulavano la nasáta di una nuova cultura, in cui dal-1'antifascismo prendesse corpo la costruzione di una nuova umanita: numerosi furono i giovani intellettuali di educazione fascista che in questa prospettiva aderirono al comunismo. Qui ricordiamo soltanto due figure esemplari: il sar-do Glajmb Pintor (1919-1943), la cui riflessione ě testimoniata dagli scritti raccolti postumi nel 1950 nel volume Jlsangue d'Buropa (1939-1943), e il trtesti- no EUGENIO CtlBIEL (1912-I945). 10.2.ij. T'uori dell'orizzonte itatiano. Molto brevemente ricordiamo infme la presenza quasi sotterranea che, nella cultura filosofica e ideologica dominata dall'idealismo, occuparono le varie scienze umane e le filosofie estranee alJ'orizzonte crociano, Ai margini della cultura ufficiale rimasero il pensiero negativo europeo piú radicalc (la cui sola voce autentica, in Italia, fu quella di Michelstaedter, cfr. 10.3.3)e ^a psicoanalisi (che pure Iascio scgni determinanti nella letteratura, in primo luogo con l'opcra di Svevo e di Saba). Un importante ruolo di mediazione per la circolazione sotterranea della psicoanalisi e di altre esperienze della cultura mitteleuropea nella nostra letteratura fu svolto dal triestino Roberto (dcrto Bobi) Bazlen (1900-1965), traduttore e consigliere «oc-culto» di scrittori ed editoři. Nel campo della filosofia professionale, va ricordata almeno l'esperienza ricchissima, aperta su un orizzonte europeo, di Antonio Ban-fi (1886-1957), il quale, partendo dalle suggestioni della «filosofia della vita» di Georg Simmel (1858-1918), presto una originale attenzione alle filosofie neokantia-nc e alia fenomenologia di Edmund Husserl (1859-19*8), rivendicando la validita conoseitiva delle scienze e confrontandosi, nel dopoguerra, con la Iezione del mar- Una cultura sotterranea Bobi Baakn Alumni,, H:,:J] 10.3. Avanguardia ed espressionismo 10.3.1. La letteratura della «Voce»: espressionismo e modernita, La rivista fiorentina «La Voce», protagonista del dibattito intellettuale UnYsperienza dalla fine del 1908, si aprí verso un orizzonte problematico che chiamava in fundamentale causa solo parzialmente la lettetatura; ma all'interno della sua impostazione politico-ideologica trovarono spazio anche intellettuali che cercavano forme di espressione piú direttamente letteraria, e col tempo la rivista andô mostrando un'attenzione sempře piú vasta ai problemi della produzione di testi creativi. Questa letteratura sperimentava inediti modi espressivi, spesso si poneva La letteratura in un'ortica ďavanguardia parallela a quella del futurismo rifiutandone pero il ™dana culto ossessivo della modernita. La letteratura piú specificamente definibile come «vociana» si avvolge in un'inquieta e sofferta indagine nelle pieghe del-l'io e dei suoí difficili rapporti col mondo. Nello stesso tempo essa rifiuta gli or-ganismi letterari chiusi e distesi, intende scavare e far esplodere il linguaggio nella sua sostanza piú particolare, ricavandone valori ed effetti espressi in forme brevi e intense. Questi caratteri della letteratura vociana possono essere riassunti con i termini di moralismo, autobiografismo e frammentismo. II fram-mento viene considerato dai vociani tl modo piú autentico di espressionc, sia in B frammentismo poesia sia in prosa: questi autori tendono infatti alľimmediatezza, alia forza sorgiva e concentrata in sé delľespressione, chiamando in causa forze negative e istintuali in una prospettiva polemica e autoeritica; caraiteristiche, ďaltra parte, cite permettono di awicinare l'esperienza degli scrittori vociani allV-spressionismo (cfr. parole, tav. 148). A questo orizzonte espressionistico possono essere accostate altre esperienze turn tenderize degli anni Dícci, aleune anche estranee alia «Voce», come quelle di Tozzi (cfr. espresiioniste io-3-io) edi Rosso di San Secondo (cfr. 10.4.12). Autori esplicitamente «espressio-nisti» come Slataper e Boine arrivarono in tin secondo momento a staccarsi pote-micamente dalla «Voce», altri invece, come Papini e SofEci, in disaccordo con le prospettive di«idcalismo militante» che Prezzolini sempře piú imprimeva alia rivista, diedero vita nel 1913, con la rivista «Laccrba», aggressiva fiancheggiatricc del futurismo, a una vera scissione. Alia «Voce» si stavano nel frattempo accostando dei letterati «puri», piú fedeli a una matrice classicistica, che trovavano un singulare maestro in Renato Serra (cfr. TO.3.4). Nell'acccso clima politico che doveva por-tare alia guerra mondiale si rivelô un contrasto netto tra colore che volevano JOS Epoca 10 Guerre e fascismo 1945) PAROLE tav. 148 _ Esptessionismo II termineéemerso nell'ambito dclle ani figurative all'iniziodel Novecento, ma ha acquisrato un significato piú speeifico intorno al 1910, quando si ě co-minciato a usarlo in Germania (nella forma Expressionismus), per definire ai-cune esperienze artistiche oontemporanee, sia francesi che tedesche, caratfe-rizzate dalla rottura di un rappono diretto con la natura (rapporto ancora essenziale per l'impressionismo), da una ricerca di astrazkme, da una carica di deforenazione delle figuře. Iii un volume di Paul Fechter del 1914, Der Expressionismus, il termine fu assunto per caiattcrizzarc vari artisti tedesebi con-temporanei, a partirc da quelli che nel 1905 avevano fondaro a Dresda il grup po «Die Brücke» (II ponte): da allora fu assunto in proprio da molti artisti, scrittori, musicisti c passö a caratterizzarc una scrie molto ampia di esperienze dcll'avanguardiii eitropea, all'incirca tra il 1905 e il 1925 (cfr. nATt, tav. 142). In senso molto generale Yespressionismo ě carattcrizzato da un rifiuto dei valori e dclle forme di comunieazione borghese, da una tensione aggressiva e violenta, dalla rottura di ogni convenzione naruralistica, da una ricerca di «espressione» di desideri, aspitazioni, malesseri. In questa ricerca si rompono gran parte degli equilibri tradizionali, si creano nuove possibilitä della visione (che nelTarte ßiunge fuio alla negazione della figura c alla creazione di un Iin-guaggio astratto, fatto di segni, di linee, di colori e di lud), si guarda in modo miovo al brutto é al deforme, si subisce l'ossessione del dolore, della distruzio-ne, della mořte, si aspira a ritrovare valori originari e incontaminati, anche nel senso dt un esasperato misticismo. Essenziali sono l'attenzione alla coiporeitä c alla visceralitä, la ricerca di immagini astratte, di modclli subliini c spirituali, la curiositä per la cultura popolare e di massa: da tutto ciö prende forma Pimma-gine di un'umanitä oppressa e stravolta, che trova la sua espressione piú esem-piare nell'« urlo». In letteratura l'espressionismo si collega alla rottura di ogni equilibrío comunicativo, a uno sconvolgimento del linguaggio che agisce sulla sintassi, sul lcssico, sullestruiturc metricheesu quellenarrative. In anni piú re-centi si ě diffusa ampiamentc, in particolare in Italia, un'accezione piú ampia de] termine, per indicare le piú diverse manifestazioni di rottura degli equilibri classicistici e in genere delle forme e dei liuguaggi convenzionali e i'apcrtura verso i dialetti, l'intrcccio tra lingue e dialetti diversi (tarito che si park in questo caso particolare di espressionismo Ungmstieo). che la rivista parteeipasse direttameiire alla lotta, e coloro che preferivano uniimpe-La direzkme gno neUa letteratura come terreno costrunivo coniune. Ciö portů nel dlcembre de di De Robatis 1914 a un cambiamento neUa struttura della rivista, che passu sotto la direzione t» Giuseppe De Robertis (i888-i963>, crifico sottile che associava un edueazione classicistica a un'esigenza di modernita. La nuova «Voce», conttnuata lino al dlcembre 1916, abbandono il piano del dibattito intellettuale e cercö dt porsi come lí-boratorio per le nuove esperienze lettetarie. Tra gli autori legati all'orizzonte della «Voce» e che hanno a lungo operate t" Í0.3. Avanguardk ed espressíonísmo 909 autobiografia, moralismo e frammentismo, va ricordata Síbilla Aleramo (pseu- Šibala Afcomo donimo di Rina Faccio, 1876-1960), pcetessa e nanatrice, che visse con intensitä il carattere specifico delia condizkine femminile (fu impegnata, alľinizio del secolo, in un'attHdtafemminista), ebbe amori e amicizic con molti scťittori del tempo e ap- prodo infine all'antifascismo e al comunismo. In lei ogni problcmatica imeflettuale e culfuralc si sottopone al ŕuoco di un'appassionata indagíne autobiografica: le sue opere piú interessami restano il romanzo autobiografico Una donna (1906) &Amo äunqve sono (1927). ro.3.2. í «moraiisti» vociani: Slataper, Boine, Jahier. Nato a Trieste nel 1888, Scipio Slataper si trasferí a Firenze nel 1908 e fu Un imcllMtuale tra i primi e piú attivi collaboratori delia «Voce» fino al 1912, quando se ne niestino: Scipio staccô. Dotato di una cultura mitteleuropea, lettore di autori tedeschi e nordi- ^'F* ci, serisse anche un notevole saggio su Ibsen apparsd postumo nel 1916; visse con grande passione e acume critico la specificitä della sua condizione triestina (che presentô nelle Lettere triestine, pubblicate sulla « Voce» nel 1909), come sospesa tra passato e futuro, tra un orizzonte internazionale e ľesigenza di inse-rirsi nella vita italiana. Arruolatosi volontario, morí combattendo nel 1915. Tutto il nesso di esperienze intellettuali e sentimentali legate alle radici et- 11 má Omo niche e all'orizzonte problematico della « Voce», dä luogo a una singolare opera, llmio Carso (1912), in cui si svolge una narrazione di tipo autobiografico continuamente aperta e frantumata, che presenta vibranti momenti lirici, ri-flcssioni di tipo morale, continui slittamenti del discorso da un tempo all'altro, da un destinatario all'altro. II testo si snoda tra un richiamo di forza originaria, Dade origini barbarka, assoluta e distruttiva (rappresentata in primo luogo dal paesaggio alladvilti carsico, in cui affondano le radici dell'autore e le tracce della sua infanzia) e un opposto richiamo della civiltä, della vita urbana, del lavoro e delľimpegno co-struttivo. Giovanni Boine, nato a Finalniarína (Savona) nel 1887, morto a Porto Mauri- Gkjvanni Bdne zionel 1917, fu inquieto spirito religioso, vicinoal modernismo (cfr. 9.1.3 cparole, tav. 119}; i suoi articolt esprimono ľesigenza di interpretare in chiave moderna, atti-va e militante, ľereditá della tradizione cattolica. Ebbe una originalissima capacitä di riflettere sui problemi piú conereti, sulle forme della vita socíale, partendo da un punto di vista autobiografico, da una acuta consapevolezza del carattere irripetibile di ogni esperienza personale; e oscillô con lacerante tensione tra un anarchismo in-dividualistico e un'esigenza di ordine, di valori stabili e saldi. Acutissime turono le sue doti di critico e di saggista, di cui restano testimonianza le recensioni della ru-brica Plausi e botte (1914-16) per «La Riviéra Ligurew. Con Upeccato (1914) cgli provô la forma del romanzo, narrando una vicenda in- 11 pec&to tellettuale, sentimentaie, religiosa, in terza persona, ma con ľevidente proposito di costruirc mu sorta di autobiografia indiretta. I risultati migliori delia sua serittura Lc prose iiriehe: sono costituiti da una raccolta di prose liriche, pubblicate postumc nel '18 sotto il Frannmi titolo di Vrantumi. Qui, nello spazio breve c concentrato del frammento, si manife-sta tutto il furore espressionistico di Boine, che attinge al magma pullulante di una sotterranea realtä psichica. 9:c' Epoca lo Guerre e fascismo 11910-1945) Piero) airier Piero J awer, nato a Gcnova ne-l 1884 e motto a Firenze nel 1966, concentra la sua attivitä creativa nei primi anni vociani e in quelli della prima guerra mondiale, alia quale partecipô volontario come ufficiale degli alpini, vivendola con atteggia-Le prose mcnti di tipo democratico. In alcuni scritti egli traspose la propria autobiografia in autobtop-tdiche personaggi e comportamenti di un mondo piccolo-borghesc pieno di stenti e di ma-lesserc; nelle Resultanze in meritoalla vita e al carat/ere di Gino Bianchi (1915) egli descrivc tutlo lo squallore della vita impiegatizia, con momenti di violenta satira della butocrazia, mentre in Ragazzo (1919) presenta il difficile percorso di tin adolescente tra disagi, sofferenze c confronti con modelli motali. Con me e con gli alpini Lc partitúre (1919) ě invece un libro di memorie sulla guerra. Una realtä qtiotidiana piccolo-ritmíclie borghese e contadina, fatta di materíali semplici c diretti, di circostanzc umili e delle «verc», ěal centro delle sue Poesie, pubblicate su varie riviste tra il'12 e il '17 e poi risistemate e corrette in una raccolta apparsa nel 1964. In esse si stabiliscc la distan-za tra verso e prosa, ricorrendo a una serie di partitúre ritmiche, in un confronto continuo con la vita comune, con gli oggetti e con le cose: ci vengono incontro le forme linguistiche del mondo moderno con pezzi ricavati dalla conversazione quo-tidiana, da giornali e da manifesti pubblici (e per far ciô si ricorre anche ad audaci soiuzioni graEche). 10.3.3 I! rifiulo di Carlo Michelslaedter. Una formaaorK Del tutto solitaria ě la posizione di Carlo Michelstaedter, imbevuto di mitteltarropea cultura mitteleuropea, attento alle forme piú radicali delle filosofie « negatives e pessimistiche (Schopenhauer e Nietzsche, ma in primo piano anche Leopardi) , esperto di fllosofia, di letteratura greca e di matematica, estraneo alle mito-logie intellettuali dominant! nell'ambiente della « Voce». La vita Di ricca e coita famiglia ebraica, egli nacque nel 1887 a Gorizia (citra allora ap- parrenente all'Impero austriaco); iscrittosi nel 1905 alla Facoltá di matematica di Vienna, si trasfcri poi a Firenze, dove compi studi filosofici. Si suicide con un colpo di pistola a Gorizia il I7 0ttobrei9to: avevaappenaterminatoespedito a Firenze la sua tesi di laurea. La persuasione e la retlorica, che resta la sua sola opera compiuta, pubblicata postuma nel 1913. U persmiiaiie Tramite illuminazioni problematiche, riflessioni folgoranti, l'opera cerca '!" ""'"i" di svelare alle radiči I'intreccio tra il pensiero, la comunicazione sociale, le forme di organizzazione dell'esistenza. La normále vita umana si presenta a Michelstaedter come cieca convinzione di sé: essa si appoggia su illusioni che ten-dono in primo luogo ad allontanare il dolore e l'ossessione della morte, a creare apparenti sicurezze, a proiettare ogni momento dell'esistenza verso il future, in «lmpoiKssarBi un mero «continuare». A queste forme di persuasione illusoria si oppone la del prcscntc» persuasione autentica, che ě invece presenza immediata della vita a se stessa, ac-cettazione della radicale finitudine umana, della incvitabile esposizione dell'e-sistente al dolore, alla morte, alla privazione di sé: il persuaso ě colui che sa «impossessarsi del presente*, che sa «prendere su di sé la responsabilitá della propria vita», che in ogni momento si confronta con il fatto di «non sapere», assorbendo in sé la negativita dell'esistere, i esptesstoiusmo Ma la difficoltä di reggere sul terreno della persuasione, di vivere fissando Una critica lo sgtiardo sui non vivere, sapendo «venire a ferri corti con la vita », dä origine isiituaoni alia rettorica, che é organizzazione dei valori apparenti e artificiali: ě il sistema **pm con cui gli uomini costruiscono ed economizzano il «sapere», creano correla-zioni regolari tra le cose, inventano meccanismi sociali e arrivano a «violentare la nátura a maggior comoditä dell'uomo che vuol pur continuare». La lotta contro la « rettorica» (a cui ě dedicata la parte finale dell'opera) assume d valo-rc di una battaglia contro i fond amend della stessa organizzazione sociale, contro ľartificio e l'ipocrisia che dominano costantcmente la comunicazione, contro la funzione di dominio che assumono le ideologie e le istituzioni del sapere. Michelstaedter approda cosi a un rifiuto totale dell'orizzonte intellettuale Per un'umanitá del suo tempo, sviluppando una critica non solo della metafisica e delle forme raracme di sé del sapere tradizionale, ma anche del nuovo idealismo, del nuovo spirituali-smo, delle ideologie vitalistiche e irrazionalistiche che pretendevano di tradur-si in azione sociale, di intervenire nella trasformazidne del mondo. II suo pensiero si svolge in uno sforzo tragico, che tenta di catturare 1'« impossibile», di andare al di lä delle forme istituzionali in cui si sono sempre costruite la societa e la cultura, per cercare un'umanitä «persuasa», cosciente di sé, del proprio inevitabile rapporto con il dolore e con la morte, capace di vivere al di lä delle illusioni dei sistemi sociali. Questo sforzo doveva rivelarsi insopportabile: e fini per portare Michelstaedter alia lacerazione finale del suicidio. ro.3.4. Renato Serra: classicistno e nichilismo. Renato Serra nacque a Cesena il 5 dicembre 1884 da famiglia borghese di Una prospeiti™ tradizioni risorgimentali: la formazione, tutta radicata nella «provincia » roma- «promnc»le» gnola, fu improntata a un gustodella misura edell'equilibrio, a un'attenzione alle forme e ai particolari, a piaceri intellettuali coltivati nell'ombra e nel silenzio. Nutrito di una grande passione per i classici, sviluppata e approfondita alla La formazione scuola del Carducci, fu dal novembre 1907 a Firenze, dove segtii i corsi di perfezio-namenro dell'Istituto di studi superioři; tomato a Cesena ncll'ottobre del 1908, do-po tin breve periodo di insegnamento, fu nominato nell'ottobre 1909 direttore della Biblioteca Malatestiana di Cesena, cirtä in cui rimase per quasi tutto il resto della sua vita. II suo rapporto con il gruppo della « Voce » (su cui pubblicô pochi articoli) Contain si svolse tra simpatia c diffidenza. Nel 1914 apparve ľopera sua piú ampia e organi- e amicrzie ca, Le lettere, consuntivo sulla situazione della letteratura italiana nel 1913. Sulla « Voce » del 30 aprile 1915 apparve VEsarne dicoscienza di un letteralo, testamento spirituále setitřo al momento di partire per la guerra: interventista acceso, combat-té come tenenre di fanteria e mori sul Podgora il 20 luglio 1915. II classicismo, sen tito come valore di un passato che si sta esaurendo, come t« ciassicismo attenzione ai contenuto umano delle forme, si confronta, in Serra, con il vitali- e vltalismo smo e ľirrazionalismo della cultura dell'inizio del secolo, senza pretendere pero, come accadeva in D'Annunzio, di trasformarsi in strumento estetico e spet-tacolare della modernita. Dal suo orizzonte «provinciale», Serra awerte tutta OH Epoca to Guerre e fascismo (1910-1045) ia distanza che si dä tra una cultura « classica » di tipo tutto letterario e i ritmi accelerati della modernita, Ne] chssicismo di Carducci egli rintraccia un'ídeale misura umana, in cui la continuitä con la tradizione e il gusto per le forme si collega a un vigore passionale, a un fondo umano vibrantě e autentico. Nel tu-multuoso inizio dei secolo quell'equilibrio gli appare rotto per sempře, irrecu-perabile; ma egli vuole restarvi fedele, scegliendo di sottrarsi al turbinio dei Feddiä presente per appartarsi in uno spazio sicuro e ombroso. D classicísmo resta or-inazionäle mai come un ricamo sul nulla: la fede nella razionalitä e nella precisione della parola assume un aspetto irrazionale, non coincide piú con la realtá dei presen-Lsttore te. Impossibile ě allora la strada di una scrittura «creativa»: Serra si hmita a ti-di ptovmda flettere sulla letteratura che ha intorno a sč, mostrandosi raťfinato c distaccato «lettore di provincia», diffidente verso i metodi e gli schemi filosofici (e verso la stessa estetica crociana). Egli sceglie di «ascoltare» il fondo umano che la parola letteraria conserva e nasconde, di «dialogare» con i testi, andando an-che al di lä dei loro aspetto formale. Gli scritti piú affascinanti di Serra, redatti in una prosa nitida e lesa, sono queili in cui piú esplicitamente emerge il con-trasto tra la passione letteraria e il richiamo oscuro dei mondo esterno: negli eventí politici e militari, che suscitano la partecipazione di grandi masse umane, egli sente ľaffacciarsi e ľattrazione di una realtá «alrra», tutta drversa da Eawf quella raffinata e autosufficiente della letteratura. Come risulta esemplatmente S cosámzti neWEsame di coscienza di un letterato, é il suo stesso abito di letterato a mo-ii un icumm stJ-argjj quantu la guerra sia priva di senso; nel suo bisogno di totalita, egli ctiti-ca come illusorio ľatteggiamento di coloro che interpretano la distruzione co-1» gwrra «»ie me un fatto positivo. Ma in un secondo momento, con un salto passionale e h-m* sndare razionale, Serra rinuncia al proprio distacco critico, considerandolo una malat-msKme» tja ]etterato, e seopre che il cammino collettivo della guerra, con « gente legáta alla stessa sorte, che s'incontra e si riconosce», conduce all'abbandono di ogni solitudine e di ogni separazione dal mondo. La solidarietä umana si rico-nosce in quelľ«andare insieme», nello scatto di «un'ora di passione », verso qualcosa di oscuro il cui senso si ritrova ormai solo nella morte. 10.3.j. Ĺ'avanguardia futurista. La parols II futurismo, fondato uŕficialmeme con il Manifesto deifuturismo redatto nel flusso da Marinetti e apparso in francese [Fondatian et manifeste dít futurisme) sul della reaJil «pigal-t)s. J; Pangj il2ofebbraio 1909, costituisce ľesito estremo, sul piano dei linguaggio e dell'azione, delle forme e dei contenuti di diverse pratícbe artisti-che, di quella ricerca di protagonismo che caratterizza le classi intellettuali ka-liane alľíiiizšo dei Novecento. La lotta eondotta dal futurismo contro i modi di comumcazione tradizionali mira a unldentificazione dei ptocessi artistici con ľimmediara materialitä di una vita contínuamentetrasformara e potenziata dai mezzi índustriali. Con estremismo programmatico, i futuristi rifiutanô tutta la tradizione: sperimentano e propugnano una larghissima serie di nuove possibilitä tecni- 10.3. Avangíiardia ed espressiorusmü che, di modi di comumcazione capaci di aderire immediatamente alla veloeitä dei reale; le forme artistiche riflettono ľaccelerazione e il dinamismo, vengono stravolte dal movimento, mentre si rompono i eonfini tradizionali tra le diverse arti eledivet se tecniche, e acquista nuova importanza ii gesto, ľevento effiineto. Ai processi pacati delľíntelligenza e delia comprensione razionale, si sostitui scono lo choc, il lampo delľintuizione, il gesto e lo schiaffo, la forza e ľenergia giovanile, nella loro distruttiva irrazionalká. Questo nuovo modo di concepire la comumcazione artistica si collega a una volontädi dominio: per il futurismo ľarte deve porsi come guida delľininten-ot-to potenziamento delle capackä dclľuomo, espressione dclľerergia dei fovti contro ľ inerzia dei deboli; ne viene un'esaltazione della guerra, in chiavenazio-nalistica, come strumento di potenza e di energia, ma anche come occasione di rinnovamento radicale dei mondo. Specialmente nelle fasi iniziali, il futurismo si scaglia contro il perbenismo borghese, a cui oppone la sua sete di eroismo, di idffali distruttivi. La carica an-tiborghese agísce particolarmente nei riguardi dei pubblico, contro il quale i futuristi scaricano la loro aggressivitä, il loro spiríto paradossale. É chiaro che cosí si compie una radicale rivoluzione nel modo di concepire ľarte: il futurismo mette a punto una serie di novitä tecniche che sono alla radi-ce di gran parte delle avanguardie europee di questo secolo, tentando uno scambio integtale e assoluto tra arte e vita. Nel contesto italiano il futurismo rappresenta un tentarivo di modemizza-zione a tutti i costi. Sul piano letterario questo movimento svolge un ruolo es-senziale nella disintegrazione dei linguaggi tradizionali, nella diffusione dei verso libero (ma cfr. generi e tecniche, tav. 140), nella rottura diogni separazione tra poesia e prosa. Piú consistenti appaiono comunque i rísultati ottenuti nel campo delle arti figurative. II primo Manifesto deifuturismo (1909) ha un carattere prevalentemente ideolo-gico: esso esalta «ľamor dei pericolo, ľabitudine alľenergia e alla temeritäw, e in-vesec con violcnci scatti polemici tutte le forme artistiche immobili e comemplative, esibendo una volontä di adeguamento delľarte alla «ve!ocitä» delle macehine; si Energia e iiTaxlonaiifä 11 rapporto con il pubblico Essenziali novítô reemdle 1 caratteri distruttivi delia modernita U Mani/oslo del 1909 affcrma la validita estetica dei cambiamenti che la tecnica ha introdotto nelle citta moderně, si esalta la guerra «sola igiene del mondo*, moltiplicatrice di enetgia, si attgura la distruzione dei musei, delle biblioteche, deile accademie. Questo programma di disttuzione si svolge variamente neli'azione di Marinetti ObietiW edegli scrittori e artisti a lui vicini, soprattutto tro il 1909 c 1'inizio della primaguer- eprograr, ra mondiaJe. Una fitta serie di manifesli, in magginr parte opera di Marinetti, che venivano lerti e diffusi in occasione di quelle "serate" futuristé che finivano, quasi sempře, per degenerare in risse precisa gli obiettivi e i programmi del movimento (si ricordi Uccidiamo il Chiaro diLunal, aprile 1909; Contro Veneziapassatista, apri-le 1910; Contro I'amore e il parlamentarismo, compreso in Guerra sola igiene del mondo, 1915; Manifesto tecnico della letteratura futurista, 19/2). Quest'ultimo manifesto delinea gli schemi portanti della rivoluzione formaie futurista: distruzione di tulte le forme cristallizzate della sintassi, abolizione delPaggettivo e della punteg-giatura, svolgimento di utiimmaginaziotie senza fili, fondata su un uso fulminante dell'analogia, su un disordine programmatico legato alia logica interna della mate- Parole in liberta 914 Epoca to Guerre e řascismo (1910-1945) ria; uscendo da sestessa, la letteratura deve dare voce al«brutto» e alľ« intuizio-ne» piú sfrenata, facendo muovere parole in liberta. FiJippo Tutta la vicenda del futurismo si riassume in quella del suo capo e fondatore, Fi- Tomnuso Lippo Tommaso Marinetti, nato nel 1876 ad Alessandria d'Egitto. Poeta in fran-Marinetn tese> ggjj jn seguito elaboro le scelte che lo avrebbero condotto al futurismo, dividendo la sua attivitä tra Parigi e Miláno, dove nel 1905 fondô la rivista internacionále « Poesiaw. Dopo il Manifesto del 1909, fu attivissimo organizzatore di serate e ini-ziative futuristé, elaboratore di programmi e manifesti. Acceso interventisra, parte-cipô al conflitto mondiale, dove fu ferito e decorato; attivo fiancheggiatore del na-scente fascismo, divennc presto uno dei personaggi piú autorevoli del regime. Seguíi fascisti perfmo nelľultima awentura della Repubblica Sociále e morí a Bel-lagio, presso Como, nel 1944. L'aitivirA La parte piú significativa della produzione marinettiana va individuata nel-prograimruuicii ]a sua opera di organizzatore, nei manifesti e in altri vari testi programmatici, nei quali mostra tutta la sicurezza del suo piglio distruttivo, la sua passione mi-litaresca per ľenergia e per la lotta; egli ricorre a una comimia accelerazione linguistica, che cade pero lacilmente nelle formule di una vieta retorica. La sua vasta produzione «creativa», di valore piuttosto scarso, presents invece varie sfasature e contraddizioni rispetto agli stessi programmi futuristi. 10.3.6. Poeti e prosatori futuristi. I,'avanguaidk Al di lä delle veementi enunciazioni teoriche e programmatiche, i testi dei di GuwMii futuristi raggiungono risultati eterogenei: spesso la loro carica distruttiva resta e PaJiuMschi ferma suj pjano Jgj contenuti, mentre la sperinientazione delle tecniche resta del tutto esteriore. U futurismo Iascia le sue tracce maggioti in autori come Go-voni e Palazzeschi, che ne condividono l'esperienza solo per un breve arco di anni: nelle loro opere essi tentano, spesso con successo, di liberarsi dei codici tradizionali, creando un linguaggio legato al flusso della materia e totalmente aderente alle sollecitazioni che provengono dalla realtá contemporanea. Si tratta di un'azione d'«avanguardia» rispetto alia quale le piú programmatiche soluzioni tecniche restano astratte, interessanti per il loro significato teorico o quale documento storico di quegli anni, ma incapaci di produrre testi vera-mente leggibili o dotati comunque di autentica forza conoscitiva. Alcuni poeti Nel campo della poesia ci fu uno sforzo collettivo piú coordinato, che si concre- tizza in due antologie curate dallo stesso Marinetti, / poeti futuristi(1912) e 7 nuovi poetifuturisti (J925). Tra ipiúsignificativi pocti futuristi, vanno ricordati il siciliano EnricoCavacchioli (1885-1954), il milanese Paolo Buzzi (1874-1956), il roma-no Luciano Folgore (pseudonimo di Omero Vecchi, 1888-1966). Ardeneo Sofíici Ľespericnza futurista costitui solo uno dei momenti dell'attivitä del toscano Ardľngo Soffici, nato a Rignano sull'Arno nel 1879 c morto a Forte dei Marmi Qga 1964, pittoree seritrore, caso esemplare di passaggio dai ťermenti ďavanguardia all'ordine piú tradizionalista, da un'apertura internazionale a un ottuso nazionali-smo. II suo ingegno parte da un fondo toscano municipale e campestre. che, dopo uu'immersione giovanile nelľavanguardia parigina, si traduce in un sowersivismo 10.3. Avanguardk ed espressionismo 915 reazionario che lo porta sulie posizioni dei fascismo. A Parigi scopri la pittura irn-piessionästica; ebbe inolrre il merito di diffondere in Italia la conoscenza di Rimbaud. Partecipe delle varie vicende delle riviste fiorentine dell'inizio dcl secolo, propose sulla «Voce» la linea AeWautobiografismo lirico, che rese esplicita in vari scritti procedenti per illuminazioni frammentarie. L'opera piú significativa resta il Leminonio tivreo romanzo l^emmonio Boreo {1912): la vicenda, traepica epicaresca, di un «eroe populäre giustizicre», che attraversa la campagna toscana compiendo aiti teppistici che prefigurano, al di la delle intenzioni dcll'autore, lo squadrismo fascista. 10.3.7. P°esia inarrestabile di Corrado Govoni. Poeta di fotza spontanea e autentica, in cui la parola sembra conservarc un rap- La vka porto diretto con la molteplicitä delle cosc, Corrado Govoni nacque a Tamara (Ferrara) nel 1884 emorial Lido dei Pini, presso Roma, nel 1965. Halasciato numc- La viskme rose raecolte (di cui egli diede un'ampia scelta nel volume dei 1961, Poesie 1903- <= la parok 1959), dove l'eccczionale e smisurato repertorio dt imrrtagini c situazioni si appog-gia a una singolarc capacitä di« vedere » e di tradurre la visione in parola inarrestabile. C'e in Govoni come un'«ingenuitä» costitutiva che lo porta ad attraversare con la poesia tutto ciö che pulJula nel mondo esterno, immergendosi nella piú in- Oggettkmä forme oggettivitá. Questo suo dono ta si che giá le raecolte de! primo decennio de] senra norma secolo contengano nuove configurazioni di immagini e di suoni: esse ci appaiono oggi quasi come una «inaugurazione » dei linguaggio poetico nuvecentesco. II poeta ha attraversato esperienze tra loro diverse, awicinandosi in primo luogo al cre-puscolarismo e al futiuismo flno ad attingere, nella vecchiaia, al neorealismo. In ogni sua scelta, in ogni suo contatto con le tendenze contemporaoee, egli ha d'altra Una cunositi parte sempre mantenuto una capacitä di accendersi, di seguire sensazioni dei tipo al di Ja dei codid piú diverso: nella sua poesia é tenuta sempre desta una meraviglia per l'emergere di una realtä nou codificata daicationi tradizionali, di un mondo in cui simescolaiioil basso e il sublime, il quotídiano e l'eccezionale, il residuo di antichi mondi e l'in-venzione di mondi de! tutto nuovi. 10.3.8. Aldo Palazzeschi: la giocosa liberta de! nulla. Nato a Firenze il 2 febbraio 1885, Aldo Giurlani si diede alla letteratura Da! roura dopo aver frequentato una scuola di recitazione insieme a Moretti, di cui di- komtura venne grande amico (efr. 9.8.10); assunse lo pseudonimo Palazzeschi desu-mendolo dai cognome deua nonna. Dopo ipriini libri di poesie, legati al crepuscolarismo, aderi al fxrturismo, elabo- L» rita rando alcuni dei testi piú liberi e originali delTiritero movimento: řece da raecordo tra Marinetti c il gruppo
  • della piena affermazione del teatro pirandelliano: il fervore crea- dei succcsso tivo culmina nel capolavoro dei Sei personaggi in cerca d'aulore, che, dopo il fiasco della prima rappresentazione tenura a Roma il 9 maggio 1921, trionfa a Miláno il 27 settembre dello stesso anno e inaugura il grande successo internazionale che, a par-tire dal 1922, porta Pirandello sulle scene di tutto il niondo. Da una vita sostanzial-mente sedentaria, lo scrittorc passa a un'inquieta condizione di viaggiatore, scrivendo sopratturto negli albcrghi, raggiungendo tutti i centri teatrali d'Europa c d'America; arricchisce il suo repertorio di nuove commedie e segue direttamente la vita delle compagnie teatrali, impegnandosi anche in una attivitä di reghta (cfr. pa-Un'inieraa role, tav. 150). Egli mostra una viva curiosita per le tecniche dello spettacolo, in fttnvitä primo luogo il cinema, che in quegli anni ricava soggetti da molte sue opere; scrive ancora alcune novelle e cura varie edizioni delle sueoperc, mirando a una Ioro siste-mazione globale die raccoglie i testi teatrali sotto la denomiuazionc di Maschere nude (il primo volume esce gia nel 1918) e le novelle sotto quella di Novelleperun anno (il primo volume esce nel 1922). Fuga da st stesso Nella attivitä frenetica che Io porta in ogni parte del mondo, Pirandello pare at- tuare una fuga da se scesso, dalle proprie radici e dalle proprie angosce, nel momen-to stesso in cui continua a esprimerle sul piano artístico. É una paradossale affermazione di sé, che si lega a una ossessione di presenza pubblica, ma é aliena dal pessi-mismo con cui egli ha sempre guardato alia falsitä della vita sociale. 1 suoi compor-Adesioue tamcnti pubblici sono caratterizzati cosi da una ambiguitä di fondo, che giustifica si fascismo anche la sua adesionc al fascismo, espiicita giä nel 1923 c poi giunta, nel settembre 1924, a una iscrizionc formale al partito. I buoni rapporti con lo stesso Mussolini del rcsto gli consentono di rrovare finanziamenti per un nuovo organismo teatrale, Fl Teatro d'Arte il Teatro d'Arte a Roma, inaugurato il 4 aprile 1925; esse costitui una vera e propria compagnia, diretta dallo stesso Pirandello, che fin dal 1925 vi seritturô la gíovane attrice Malta Abba (1900-1989), a cui si lego sentimcntalmente e che lasciô erede dei diritti delle sue ultime opere. Ma il Teatro d'Arte dovette cessare ľattivitä nel 1928. Nonostante i suoi sempre piú numerosi viaggi all'estcro, Pirandello manten-ne stretti rapporti con la cultura ufficiale: nel 1929 fu chiamato a far pane delľAc-II Nobel cademia dTtalia; nel 1934 gli venne assegnato il premio Nobel per la letteratura. Negli ultimi anni pensô al completamento della raccolta delle Novelle per un anno e guardó ormai con silenzioso distacco alia retorica del regime fascista. II suo pessimismo Io fece essere sempre inspiegabilmente «altrove», diverso da come era S04. Luigi Pirandello e il teatro del primo Novecento 923 costretto ad apparire. Mentre seguiva negli stabilimenti di Cinecittä le riprese di un turn tratto dal Fu Matlia Pasmi, si amtnalô di polmonite e mori nella sua casa romána il 10 dicembre 1936. 10.4.2. La scrittura come tortura. Le numerose opere di Pirandello si susseguono e si dispongono come in un sistema globale, in cui circola ininterrottamente una folia di situazioni, personaggi, motivi mitici e simbolici, intrecci e schemi narrativi. Quest! materiali, variamente combinati, nonintendono peraltro presentarsi come materiali let-terari, ma come frammenti di esistenza, segni di sofferenze reali, residui di un mondo psichico carico di tensioni, immagini della crudelta e dell'aggressivita che regolano i rapporti tra gli uomini. Siamo agli antipodi della scrittura di D'Annunzio (cfr. 9.6.3), col suo estetismo esasperato. Pirandello non intende ricavare dalla letteratura 1'esaltazione di una «vita» esuberante e trionfante, ma partire dalle condizioni della vita reale degli uomini, per scoprirne le con-traddizioni, il fondo segreto di sofferenza e di pena, il peso minaccioso che vi hanno l'artificio e la finzione. Scrivere per lui e come ruotare attorno a un gro-viglio di oggetti in cui si coagula una vita che non riesce ad essere se stessa, che lotta continuamente con una/orw« che la insidia. In questo continuo ruotare la scrittura si richiama ad alcuni modclli, anche tra ioro lontani, che petmettono di individuare elememi diversi: 1. quelli provenienti da un antico fondo siciliano, dalla durissima vita popolare Siolianaa dei tenitorio di Girgenti, dalla crudelta delle relazioni sociali in essa vigenti, dalle leggende e dalle credenze, di im folclore che talora risale alle origini gre-che; Frammemi di sofferema Indagine sulľinautentii'ita 2. quelli ricavati da una sottile attenzione alia vita della piccola borghesia im-piegatizia della Roma umbertina e giolittiana, fatta di esistenze chiuse, dagli orizzonti limitatissimi, ma dagli intrecci umani spesso stráni e paradossali; 3. quelli legati a una coscienza fortissima dei turbamenti, delle nuove sofferenze e perveisioni che il mondo moderno introduce in altri unfversi in origine im-mobili e chiusi in se stessi; 4. quelli che risalgono a un'ossessione per tutte le forme di sofferenza e di ma-lessere psichico che possono sorgere all'interno della famiglia (problematica che forse affonda nella stessa infanzia di Pirandello e che poi si é coinplicata per le espericuze successive); quelli ricavati da una tradizione di letteratura umoristica italiana ed euro-pea, ehe tende a sconvolgere i rapporti consueti, a dar voce ad aspetti sotterta-nei e inquietanti dell'esperienza (fondamentale a tale propositi) la conoscenza di alcuni scrittori tedeschi). Con questi vari materiali, la scrittura pirandelliana tende a costruire un'o-Pera globale, in cui non contano soltanto i singoli risultati, ma soprattutto l'im-Pegno continuo, ľostinazione con cui l'autorc si rapporta alia sua materia, ne ticombina alcuni aspetti essenziali, spesso passando da un genere all'altro (e Rňrna e U reto impiegadíio Perversíohi delia TEcdertrirä Ussessititn ivini linri tiinoľlsino e quotidiíijinä 9->.| Epoca to Guerre e fascigmo (1910-1945) cíô č evidente ne! cast) tři roolte opere leatrali, che riprcndono direttamente i temidi singole novelle). In ciô agisteuna violenta ossessioneoriginaria: serive-re é un modo per tener lontana questa ossessione e insieme di ruotarvi intorno senza fine, RipciBjont L'intero lavoro dcllo scrittore si svolge sotto il segno della ripetizione, nello cuejativitä sviluppo di una scrittura che agisce come un coltello che affonda oontinua-dell eustraza meme ne[]a negativita delľesistenza, in una pena immedicabUe die si identifica con lo stesso essere dell'uomo (e da cui sprjgiona spesso anche il riso, in una vitalita paradossale, quasi diabolica), Gran parte deiľopera pirandelliana pub essere vista come una sosta in una « stanza della tortura »(G. M'acchia), impie-tosa messa in scena di un vivere che in quanto tale ě male, aggressiv!ta, ímpossi-bilítä, e in cui non puö mai realizzarsi un'esístenza autentica e pura. 10.4.3. laschere, fantasmi e persnnaggi. L'ktenuii Per Pirandello la finzione e i'inganno della vita sociale trovano il loro mag. e la mascriirra giore strumento nclla mascbera: ognuno di noi si presenta alio sgnardo degli al-tri attraverso un'apparenza esterna che non corrisponde alia reale natura e da cui ě moko difficile, o impossibile, liberarsi. Sciascia ha mostrato come Pirandello ricavasse quest'idea della maschera dal fondo stesso delk reaita sociale si-ciliana; a questo fondo arcaico egli intrecciava poi una avanzatissima coscienza La vita coiiuo del carattere artificiale della vita sociale moderna. Dalle «filosot'ie della vitas-la forma che dominavano nell'Europa del tempo (eft. 9.1.4) gli veniva una concezione della realtä come perpetuo e insolubile conflitto tra vita e forma; la «vita» é flusso continuo, movimento profondo e autentico che, nella eomunicazione tra gis uominí, viene sempře bloecato, fissato, artificializzato da una «forma» che ne spegne la forza originale e porta con sé la morte (la «maschera» non ě che una delle manifestaziom essenziali della « forma »). L'essere stesso dell'uomo nella societa si fonda proprio su una continua lotta contro la «forma», in un tentativo di districarsi dalle rnaschere artificiali che domiaano i rapporti in-L'auteiitidta terpejsonali. In tutta la sua opera io scrittore cerca di esprimere tale contrasto, iiiaffenabik riconoscendo alio stesso tempo 1'insupetabilita del dissidio tta vita e forma. Maschere e finzioni si impongono in tutte le opere pirandelliane, sia nel modo di prescntarsi degli oggetti, sia nell'intreccio dei rapporti social!, sia nella corisistenza fisica e psichica delle persone. Sopraffatte dalle maschere, le persona diventano inafferrabili: il loro posto ě preso da esseri astratti, quasi dei fantasmi che condensano in sé tutta una serie di realtá psichiche, di sensazioni, di desideri, di ossessioni altrimenti impronunciabili. Lo scrittore tende a vedere il proprio lavoro come frutto di un rapporto con queste emanazioni della sua fantasia, testimoni di un doloroso bisogno di «vita», «compagni segred» del suo io. Sono fantasmi che recano su di sé il segno della «forma» che uccide, che vengono spesso dal regno dei morti. Da quesťossessíóne nasce la concezione pirandelliana del personaggio, come entita distinta dall'autore, come essere che cerca di realizzarsi in modo assoluto e vivere una sua vita antentica nel- 10.4. Luigi Pirandello e il teatro del prima Novecento 925 la letteratura e poi soprattutto sulla scena. Questa concezione ha radiči fin nel- II mito la prima attivitä di Pirandello, trova un'cssenziale manifestazione nel romanzo *j personage Ilfu Mattia Pascal, portando in seguito alla creazione di tm vero e proprio mito, scnza "ulorc queUo del personaggio senza autore: esso vicne impostato in aícune novelle (come La tragédia diunpersonaggio, 1911, e Colloquicon ipersonaggi, 1915), in cui si parla di personaggi sospesi, non ancora realizzati (o addirittura riíiutati da altri autori), che si rivolgono a Pirandello presentando se stessi, chíedendo di divenire personaggi definitivi. Questo mito permette all'autore di sentire le proprie opere come organi- Struuun; smi in movimento, in cui i personaggi costruiscono e impongono il proprio es- '" movimento sere. Ľesperienza teatrale, che a partire dal 1915 ě al centro del lavoro di Pirandello, imponendo un confronto con la presenza fisica degli attori-personaggi in scena, approfondisce ulteriormente questo senso dell'autonomia del personaggio, della sua ricerca di vita, delle strutture in movimento, fino al capolavo-ro dei Setpersonaggi in cerca ď autore e a tutta ľesperienza del teatro nel teatro. ro.4.4. J priwi romanů f II fu Mattia Pascal. Fin dalľinizio del soggiorno romano, il giovane Pirandello provô la narrativa in prosa, trovando sostegno nel corregionale Capuana, che a Roma coixjbbe e fre-qucntó: nelľestate del 1893, serisse il suo primo romanzo, intitolato originariamen- Visciiaa te Marta A/ala c pubblicato solo nel 1901 su «La Tribuna* col titolo definitivo L'esclusa. II romanzo ě incentrato su un personaggio femminile, come molti roman-zi recenti dedteati alle contraddizioni tra fa societa e le aspirazioni di una donna moderna e libera (in prinio luogo la Giacinta di Capuana, cfr. 9.4.4). In un mondo siciliano stralunato e percorso da lampi di follia, la protagonista Marta sperimenta la tirannia dclľapparenza dei« fatti»: su di essa pesano, come tragico esito della sua condizione femminile, un'impossibilitä di affermare la propria autenticita persona le e il senso di una resa rassegnata alia mediocritä delľesistenza quotidiana. II breve romanzo successivo, // lurno, hi scritto nel 1895 e pubblicato a Catania H i»ro<> nel 1902: si rratta di unoscatenatodivertimento comico, ambientato in una Girgen-ti dagli aspetti grotteschi e sinistri, 1 ra personaggi che si muovono come marionette II primo grande romanzo di Pirandello, 17 fu Mattia Pascal, scritto in un Un'rapericmM momento di difficoltä cstrema, mentre l'autore assisteva la moglie malata, fu ^litatk pubblicato a puntate sulla « Nuova Antologia» nel 1904 e poi subito in volume come estratto dalla rivista. Nell'orizzonte della letteratura italiana dell'inizio del secolo questo romanzo apparve come il frutto di un'esperienza appartata e solitaria e, nonostante la sua originalita, ricevette scarsa attenzione e poco be-nevole valutazioni da parte della critica. Ricollegandosi a vari aspetti e situazioni della narrativa europea ottocente- Scumparsa sea, che aveva rappresemato casi stráni e paradossali, Pirandello fa qui narrare al « rcmcarniraonc protagonista Mattia una singolarc vicenda di morte e di reincarnazione. In seguito ™ Mattia Pascal a varie disgrazie familiari Mattia fugge da casa e approda a Montecarlo, dove vince una fortuna alia roulette. Durante il viaggio di ritorno legge in un giornale del Ľpoca io Guerre e fascismo (1910-1945) ritrovamcnto dcl cadavere di un suicida prcsso i] suo paese, che ia mogiie Romilda ha identificato in lui stesso: decide allora di accettare questa morte e di vivere senza piú légami sociali, sotto il falso nome di Adriano Meis, facendo affidamento sulľin-gentc somma guadagnata al gioco. V a a vivere a Roma in una pensione ťrequentata da stráni personaggi, curiosi di scienzc occulte e di spiritismo. Qui nascc un senti-mento amoroso tra lui c la figlia dei padrone di casa, la dolce Adriana, che egli sente quasi come urťantma gemella; potrebbe iniziare con lei una vita diversa e autentica, ma non pub farlo perché .fl nome che ha assunto non esiste per lo stato civile. Decide allora di ahbartdonare Roma e Adriana, lasciando i segni di un altro suicidio per annegamcnto, c di «risorgere» come Mattia Pascal: tornato al suo paese, scopre che la mogiie si č forrnata una nuova famiglia; rinuncia cosi alla vecchia identita e si accontenta di vivere in una biblioteca, scrivendola propria storia e aspettando una terza, definitiva morte. Un paswugjpo La vicenda rompe quei criteri di vcrosimiglianza e di oggertivitá su cui si íianiumato fondava la rappresentazione naturalistica; ľtmitä dei personaggio che paria in prima persona ě frantumata dal suoriferirsi a tre diverse mcarnazioni, ciascuna delle quali impone sul racconto un diverso punto di vista. I časí della vita met-tono questo personaggio frantumato in rapporto con una serie di figúre che raddoppiano la sua immagine, di scambi e di intrecci con altri personaggi. Luciek Le diverse voči dei protagonista e ľintreccio con gli altri personaggi, quasi disillusiane tutti carichi di elementi grotteschi, deformi o caricaturali, si esprimono su un suggestivo sfondo di lucida disillusione: il narratore pare allo stesso tempo par-tecipare e non partecipare agli eventi, cercare una identificazione appassionata e sfuggire poi a ogni identificazione. U scríttma II passaggio dei protagonista dalla situazione iniziale a quella finále segue e k morte una perfetta struttura circolare: Mattia e divenuto narratore di se stesso nel momento in cui ha rinunciato a cercare una realizzazione di sé nella vita, accet-tando di rimanere sospeso, in attesa della morte. II senso delle vicende dei ro-Negaíionc manzo si identifica cosi col fatto stesso di narrarle. La serittura dei« fu » Mattia d; ogni sieurea-aa sj rij(ta jn rappotto con la morte: la sua condizione rappresenta la condizio-ne dello serittore nel mondo contemporaneo, estraniato e sospeso, in comuni-cazione con i morti, fuori da ogni riconoscimento di valori e di ruoli sociali. II personaggio piiandelliano oppone cosí al vitaiismo e al protagonismo esaspe-rato delia cultura delľinizio dei secolo la coscienza delia finzione e dei falli-mento, ľaspirazione a im'impossibile estraneitä alla societa, la scomparsa di ogni sieurezza e di ogni valore definitivo. 10.4.5. Da Ľumorismo a Si gira... •.SLompojtiione» 1 meceanismi di sccróptäsizione lacevauo dei Mattia Pascal un ronianio e«riflessione» «umoristico», impastatodi gioia e di sofferenza, didistaccoedi partecipazio-nella aeativita ne; a] foný0 sua scrittura c'era in etfetti una precisa concezione che Piran-dello svolse dettagliatamente nel saggio Ľumorismo, pubblicato nel 1908 (la seconda edizione, dei 1920, fu dedicata proprio «Alla buon'anima di Mattia Pascal bibliotecariow). In questo saggio si ripercorre la tradizione della lette- ro.4. Luigi Pirandello e il tcatro dei primo Novecento 927 ratura umoristica e se ne rivendica il valore, in opposizione alla letteratura «su-blime» basata sull'equilibrio e sull'armonia. II metodo essenziale delľumori-smo viene individuato nella scomposizione e nelľintervento della riflessione sul processoereativo: ľautore umorista scomponei catatteri apparenti edesterio-ri della realtä, indivídua dietro ogni gesto o espressione il suo «contrario». II comico piú in generale viene definito come awertimento dei COHtľäľiO'. esSO e U comíco percezíone e messa in evidenza delle incongruitä e delle contraddizioni che ri-guardano ogni aspetto della vita. Ľumorismo si distingue come sentimento dei Ľumonimo contrario, che, nel riJevare queíle sfasature, seopre la sofferenza che vi e nasco-sta, si volge a guardaie quanto si cela dietro le maschere, con viva partecipazione e comprensione; ľumorísta si sente segretamente solidale con le spropor-zioni e le deformazioní che mette in evidenza, e lacerato dalla contraddizione, dal contrasto tra «vita» e «forma», in un impasto di riso e pianto. Ľampto romanzo / vecehie igiovani, seritto tra ijl 1906 e Íl 1909, apparso sulía / vecehi «Rassegna contemporaneas nel 1909 e poi in volume nel 1913, presenta una singo- s í&iotwii [arc applicazionc delia poetica dcll,umorísmov ricollegandosi ďaltro cantn ai Viceré di De Roberto (cfr. 9.4.15), con la narrazione delle vicende politiche della Sicília e dell'Italia negli anni 1892-93, artraverso il punto di vista di vari personaggi legáti a una nobile famiglia di Gírgenti, i Laurcntano. Le vicende narrate (che sono quelle - drammatiche - della rivolta e della re- Ud confrooto pressione dei Fasci sicilianí e dello scandalo della Banca Romana, cfr. 9.1.3) mo- gencrtaíonale strano la crisi degli ideali risorgímentali, riflessa nei diversi comportamenti della vecchia e delia nuova generazione: la delusione politica vi si manifesta come una sorta di rivelazione delia nátura illusoria della realtä, delia inevitabile contraddizione tra le spinte ideali e la realtä dei comportamenti. E il romanzo pare tendere a bmciare la storia, le lotte e i contrasti tra gli uomini, in una minacciosa, beffarda evanescenza. Come nei Viceré, anche qui manca un vero eroe centrále. La grande varieta di Imersezíoni personaggi dä luogo a una molteplicitä di posizioni e di punti di vista, nessuno dei dí ptinti di vista quali detiene uno spazio privilegiato, mentre un ampio uso dello stile indiretlo íibe-m (cfr. generi e tecniche, tav. 132) consente di mettere a fuoco la posizione dei vari membri della famiglia Laurentano e di coloro che interferiscono con il loro de-stino. Ma ogni posizione si risolve in scacco e delusione: e ciô offre un vasto campo al metodo di «scomposizione» umoristica, che segue ľesplosione di atteggiamenti eccessivi e paradossali, fino al grottesco e alla follia. Rumanzo delia storia e della politica come illusionc, / vecéňeigiovatti presenta La storia un mondo complcsso e articolato, secondo le tradizioni dei romanzo ottocentesco c U politica (c di notevolc interesse vi é la rappresentazione circostanziata delle forme della vita «wiw Oltisione collettíva), e allo stesso tempo sottoponc questo mondo a un effetto di disgregazío-ne, di non conclusione, che sembra proiettarlo come in lontananza, in una dolorosa insensatezza. Il romanzo Suo marito, serino intorno al 1909 e pubblicato nel 1911, svolge la sua Suo msňio indagine in un'otrica critica e umoristica nei riguardi de! mondo letterario e intelleT-tualc, presentando la storia di Silvia Roncella, una scrittrice che viene a Roma dalla provincia e giunge al successo sostenura dal marito, e dei contrasti tra la sua víta ereativa e la sya víta senúmeritale. Al terna deU'axtificio e della finzione prodotu nelľepoca moderna dalľusa Si oas Epoca zo Guerre e faseismo CT910-1945) delle rnacchine, ě dedicate, il romanzo Si gira..., pubblicato tiel 1915 snila « Nuova Antologia», poi in volume ľanno seguente e ne] 1925 in edizione rive-u personagjio duta col nuovo titolo di QuadernidiSerafino Gubbio operátore. Proprio aiľini-e la inacchin» 2Í0 delia guerfa mondiale, in cui i futuristi vedevano l'affermazione distruttiva e vittoriosa delle rnacchine, Pirandello costruisce un romanzo in forma di dia-rio, affidato ajla voce di un operátore cinematografico, Serafino Gvtbbio, co-stretto dal lavoro a identiflcarsi con la macchina che usa. 11 persorsaggio subi-sce cosi un processo di meccanizzazione chene fa uno Strumen to neutro e «im-passibile» di riproduzione automatica di una reaitä privata del suo spessore vitale. Serafino diventa una cosa sola con la manovella che č costretto a girare, sente la reakä dominata dal «ronzio» della macchina, che si e impadronita di Mereificazione tutto e ha sostítuito ogni aitra esperienza; il dominio della macchina e nello dell'Mperieir/a stcsso tempo dominio del mercato, riduzione di ogni ambito dell'esperienza a merce, a materiále riproducibíle e consumabile, privato di spessore e di «au-ra» (cfr. io.r.4). L'operatore-narratore segue, attraverso il punto di vista del suo lavoro, tutti i comportamenti artificial! o distruttiví, pieni di lacerazioni sentimentali, ehe costi-tuiscono la vjta di relatione. Invauo aíla sostanza malefica di un mondo dominato dall'apparenza si oppone il richiamo di un mondo diverso, quello delle origini pro-vineialí, detia natura selvaggia e incontaminata. Invano Serafino awerte il segno di qualcosa ehe ě al di lä di questa reaitä cosí degradata. Una tigre, ehe rappresenta ľ ultima traccia del mondo naturale, si ribella ad essere usata duranre le riprese e sbrana ľattore ehe avrebbe dovuto uccíderla. Ma anche questa violerrta liberazione delia natura diverrä merce di consumo, spettacolo, dato che Serafino ě riuscito a riprendere con la sua macchina tutta la scéna, perdendo pero nel contempo la parola, chiudendosi in un muto «silenzio» che fa di lui un operátore «perfetto». Nel suo aťfascinante confronto con gli strumemí della modernita e con ie nuove forme dello spettacolo, questo romanzo-diario si awale di una tecnica di lunghc se-quenze tra loro separate, che sembrano cucite proprio secondo gli schemi del mon-taggio cinematografico: i fatti si svolgono come dati vtsivi ehe raggiungono il cam-podelľocchio di Serafino, ehe a tratti sospende la sua visione con accorate indagini sul buio indecifrabiíe ehe si nasconde dietro tutte quelle vane apparenze. 10,4.6. Le Novelle per un anno e i cmatteri della novellhtica di Pirandello. II itioitdo delľappareriza La natura e k> spettacolo Un linguaggio rmernatogrjáco Gontitsnitä j,,,,,,!,,,,, La produzione di novelle aecompagnö Pirandello per tutta la vita, costí-apertuM tuendo il filo piú continuo della sua scrittura: proprio nelle novelle si rivela il vastissimo intreccio di temi, materiali, prospettive, che e alia base di tutta Lopera pirandelliana. I casi delie novelle presentano alio stato puro eventi e personaggi, che poi l'autore puö combinare e ricombinare variamente in altri suoi scritti, negh stessi romanzi e soprattutto nel teatro; taivolta casi gia provati in romanzi o testi teatrali rifluiscono nelle novelle, con un móvimenlo circolare; testi originari delle singole novelle vengono corretti e perfezionarj piú volte in successive edizioni, quasi a fame « una paradossak garanzia di continuita e di La struilura della raccolla 1 104. Luigi Pirandeilo e il teatro de) primo Noveceuto 929 apertura » (G. Maecliia). Nata frammen tariamente, e nei modi piú ocoisionali, La ntdazitme come pezzi per riviste e giornali di vario genere, la produzione di novelle fu particolarmente fitta per tutto il primo quindicermio de! Novecento, mentre si diradö successivamente (anchc se assai significativo fu l'ultimo periodo, negli anni Ventí c soprattutto negli anni Trema, di cui si parlerä piú diffusamente in 10.4.11). Esse cominciarono ben presto ad essere variamente raecolte in diversi volumi a partire da Amoři senza amore ((894) a Bereccbe e la guemi (1919). Nel 1922 Pirandello inizio a sistemarlc secondo un piano globale, sotto il titolo di Novelle per un anno, che prevedeva una seriedi ben ventiquattro volumi, ciascu-no con il titolo trattodalla prima novella, Negli anni ciicseguirono cgli riuscí a por-tarc a termine la pubblicazione di soli quattordict volumi (Saalle tiero, 1922; La vita nuda, 1922; lutrallegraia, s$2z;L'uowosolo, 1922; La mosca, 1923; In silenzio, 1923; Tutt'e tre, 1924; Dal naso alcielo, 1925; l^onria Mimma, 1925; // vecchio Dio, 1926; Ligiara, 1928; llviaggio, 1928; Candelora, J928; Beřecche e la guerra, 1934) ai quali siaggiimse il postumo Una gtomata, t$ffi, Lo stesso titolo generale, Novelle per un anno, intende riferirsi a una struttura del tutto aperta, una novella al giorno per un anno intero (nei propositi, 365 novelle), senza nessun ordine predetermiuato e con un'assoluta intercambiabilitä. Si trattava di un repertorio narřativo stermmato e vo-lutamentc caotico, rispetto al quäle il lettore poteva lnuoversi liberamente. Čí si allontana cosi dalla tradtzione delle raecolte di novelle: le singole narrazio-ni diventano scaglie di un'esperienza frantumata, in cui le piú sotterranee ossessio-ni emergono volta per volta in uno spazio che non permette nessnna coociliaziione e nessuna «conclusionc». La forma narrativa piú hnmediata e tradizionale, nel mo-mento stesso in cui viene inserita in un meccanismo globale, viene confrontata con la Irammentarietä dell'esperienza moderna, con l'impossJbilitä di rieavare dal nar-rare un modeüo di compor La mento e una rassicurante prospettiva ideologica, In quasi tutto il suo sviluppo, quesra produzioneba al eentro TarTibiente sicilia-no e girgentino e quello piccolo-borghese romano. Nelle novelle siciliarte, si vedo-no spesso in azione, in personaggi di tnttc le classi sociali, segni di allucinazione c di follia, di iinn violenza folclorica che sconvoljuje ogni equilibi'io psichico, che crea ge-sti, comport:imenti,situazioni stravolte, chesi fissainmascheregrotteschefsiricor-dino La patente, Ciáula scopre la luna, Maledi luna, Ii vitalizio,\ji giara). Un analo-go stravolgimento, anche se su un fondo meno colorito, piú grigio e senza spessore mitico, tocca ai personaggi del mondo romano, dalle esistenze arroccate in una mo-notona ripetitivitä: professori, impiegati, poveri diavoli che si ostinano & difendere un'immaginc di sé di fronte a una societa dominata da regole ferree (rappresentatc da personaggi della grande borghesia, pieni di supponenza e di ßutoritarismo)H II caso o Taggressivitä degli altri giocano a molti di questi personaggi, sia neü'ambien-te sicili'ano che nel piú vasto orizzonte nazionale, beffe atroci e crudeli; le íoro vire strozzate, percorse da una «pena» squallida e come in torw minore, senibrano ri-durre la follia a qualcosa di normale e di quotidiano. Nei loro legami familiari e nei loro rapporti personali si danno combinaziont paradossali eartificiosc, straní scam-bie raddoppiamenti; si creano coppie allucinanti, simmetriee incastri, con una biz-zarra insistenza sul terna del doppio (cfr. generi e tecnici m, tav. 149), con gemellt, sosia, ripetizioni di gesti e dt situazioni {si ricordino Pari, Nene e Ninl, Tanino e Ta-notto, La disdeua di Pitagora, Dne letti ». Dopo avere lavorato sulle strutture del dramma borghese con patodie, al-terazioni dei rapporti e dei ruoli, scomposizioni dell'unita dei personaggi, Pirandello arrivo, col capolavoro dei Sei personaggi in cerca d'autore, a una vera e propria frattura dell'organismo drammarico e scenico, che fa di quest'opera, scritta tra la fine del '20 e I'inizio del '21 (rappresentata la prima volta a Roma ii 9 maggio 1921), uno dei cardini di tutto il teatro del Novecento. Essa nacque da un'insofferenza per le convenzioni della vita teatrale, in cui l'autore era pene-trato a fondo, e da un confronto tra le strutture del teatro e quel senso della vita autonoma del personaggio di cui si e precedentemente parlato. II teatro e i suoi meccanismi vengono qui messi violentemente a confronto II teat con qualcosa che piove su di essi dall'estemo, dal mondo della fantasia (chee "«™> anche un mondo di traumi e di angosce non risolte):'mentre una compagnia di attori sta provando Ilgiuoco delle parti, irrompono sulla scena sei spettrali figure, i membri di una famiglia (il Padre, la Madre, la Figliastra, il Figlio, il Giovinetto, la Bambina), personaggi rifititati. dall'autore che Ii ha concepiti, i quali diiedono con insistenza al capocomico di mettere in scena il dramma che han-no vissuto, la Ioro vita autentica che nessun autore ha trasposto sul piano della forma artistica. Dopo molte resistenze, i personaggi (guidati dal Padre e dalla Figliastra) convincono la compagnia a prendere in considerazionc la Ioro ri-chiesta, provando a rappresentare la Ioro storia: ma ne derivano scontri tra i personaggi, che raccontano e ripetono scene della Ioro vita, e gli attori, che cer-cano di rappresentarle con i Ioro mezzi teatrali. Vincolati da una Ioro vicenda triste e squaflida, i personaggi cercano di riviverne alcune scene traumatiche: quella, al limite deUlncesto, deli'incontro tra tl Padre e la Figliastra presso la mezzana madama Pace, interrotta dal grido disperato della Madre; e quella deH'annegamento della Bambina seguito dal suicidio del Giovinetto. Ango-sciose e insopportabili, queste scene sono vissute dai personaggi come qualcosa di << fissato » nell'eternita, che si ripete aU'infinito nel ioro essere, ma nei modi piu diversi, dallo «strazio» assoluto della Madre, all'intreccio di vergognae aggressivita, al gusto violento di mettersi alia gogna del Padre e della Figliastra. Alia finzione del teatro e dei suoi meccanismi, alle sue «forme» vuote, i personaggi oppongono cost la volonta di vivere la Ioro «vita» autentica e disperata, in cui si ripete - sempre come nuova - I'angosciapercolpedacuieimpossibi-k sottrarsi. Ma questa «vita» autentica non puo essere rappresentata in un DMotegruipcK tlusso continuo, nel circolo illusorio della tradizionale comunicazione col pub- Wo spazb blico; il dramma si puo esprimere solo come ftantumato, in un conflitto tra lc<1,ralc «forma epica» e «forma drammatica» {P. Szondi): alia fine Firruzione lace-fante della «vita» (con la rappresentazione della motte della Bambini e dd Giovinetto) finisce per disintegrare il testo drammatico e lo spazio teatrale, fa-cendo sparire i personaggi con una sospensione che non e una « conciusione » »lascia I'opera aperta, lo spazio teatrale squarciato, gli attori estraniati. Aperta e insuperabile resta anche la contraddizione tra il desiderio di sincerita iliperj^ione di srene trataiiaticlic 934 Epoea io Guerre e fascismo {19T01945) dei personaggi e ľossessione con cui quella sinceritä cerca di esibirsi sulla scéna, di ripetersi e rappresentarsi: ne deriva un'inevicabile deformazione, la mi-naccia continua che quell'autenticita si trasformi in recitazione, in finzione. Scomponizione II conflitto tra la «vita» autentica e i meccanismi teauali dä luogo qui a un'e- tklie strntrurc spansione del leatro nel teatro, che comporta una scomposizione critica e razionale drammatichc dellc structure drammatiche tradizionali, aprendo la via al reatro d'avanguardia contemporaneo. In tale prospeniva Pirandello opcro directamente in altri due testi che, insieme ai Sei personaggi, vennero a costituire una vera e propria «trilógia del teatro nel reatro », caratlerizzata da diversi conflirti «tra gli elementi del teat row. AI Cksmm tema del conflitto tra i personaggi stessi e la compagnia teatrale, Ciascuno a suo mo-a sm mado do (1924) fece succedere quello del conflitro tra spcttatori, autore e attori. Questa c Quests sere a serä si recitti a soggelto (1930) invece delinca il contrasto veuutosi a crearc «tra gli * Mí6eťa> Attori divenuti Personaggi e il lor Regista »: il capocomico dottor Hinkfuss, abilis-simo sperimenratore di forme teatrali, guida la compagnia dei suoi attori a una rap-presentazione «a soggetto», con una improwisazione basata su una novella di Pirandello, «Leonora addio!*. 10.4.9. Dtffla tragédia al mito. La «eonda fase Con i Sei personaggi Pirandello aveva portato al punto estremo qiiella pas-i:-r;i<:::o Acecrtaaionc ť \ ;lj lir:=xi::>-;c Per tutto il lungo periodo che precede il successo teatrale, fino al 1920 circa, Pirandello guardö con radicale distacco al sistema di potere giolittiano e agli stessi intellettuali che vi si opponevano; estraneo alle tendenze prevalenti nella cultura di inizio di secolo, nutrí ana forte diffidenza verso ľidealísmo, ľirrazio-naii smo, ľcstetismo. Anche per lui risultô essenziale il contatto con le ideologie delia « vita » alíora drcolami; ma, come si ě visto, ia sua ricerca deUa vita autenti-ca si fondö su un pessimismo che svalutava il mondo sociale. Egli lion abbando-nô mai una posizione di patriottismo conservatore, che b portô a una piena ade-sione all'intervento dell'Italia nella prima guerra mondiale; ma anchc in questa occasione egli rnantenne uno spirito ciitico e un senso di distanza. In questo stesso periodo Pirandcüo acquisiscc d'altra parte un nuovo senso deila modernita, delia vitalita e dell'energia, awicinandosi (specie nel suo lavo-ro teatrale) anche alle tendenze delle avanguardic. Pur nel suo bruciante distacco daue cose, egli giunge a credere in un movimento vitale che si impone nel caos e nella eontraddizione; il suo nazionalismo e il suo spirito di corwerva-zione sociale si intrecciano ambiguamente con questa aspirazione al movimento e alľenergia, e lo portano a vedere nel fasdsmo una specie di cowpiniento degli ideal! risorgimentali, una sintesi tra modernita e trachzioiie, che parrebbe promettcre la realizzazione di quel valori vítali che il grigio mondo dell'Italia postunitarša aveva umiliato e cancellato. L'adesione ufficiale di Pirandello al fasdsmo nel 1924, in un momento di brutale spirita repressiv«, volle essere una specie di definitivo rifiuto del mondo dell'Italia libetale giolittiana: nel fascismo egli credette di vedere il movimento della« vita »che diistruggevale «forme» consunte di una realta di maschere e menzogna. Egli si lasciô in parte coinvolgere dalľambizione di porsi come letterato ufficiale, rappresentante di una moderna cultura italiana del tutto diversa da quella che aveva dominate alľirtizio del secolo, e sicuraroente si awake di questa posizione per ottenere appoggi istituzionali per i suoi progetti rearrali, Certi aspetri piú schematici delle sue opere e alcuni testi«tiffkiali» degli aruii Vend furono pienamente assot-biti dalla cultura del fascismo. Ma l'adesione di Pirandello ai fasdsmo comportava una vera e propria contrad-dizione con il senso delia sua opera precedente, con la sua negazione delle illusion!, delle maschere, delle finzioni sociali; e il suo pessimismo radicale mameneva una torza disrnittiva che non poteva conciliarsi troppo facilmeme con ľordine repress* vo del regime, Egli stesso dovette rendersi conto ben presto di quanto ii fascismo si risolvesse in vuota ufficialitä, in volgare parata e iiressa in scena. Nel corso degli ai> ni Trenta il suo giudizio si modifier) certamente in maniera notevole, ma egli prefen 1 1:0.4, Lag! Pirandello e il teatro del primo Novecento 937 evkare qualsiasi rottura, si piego con sotterraneo nichilismo alle forme e ai rapporti uffidali, pur disprezzandoli profondamente. 104.it. L'ukima narratiea pirandelliana. Mentre si confronta con il teatro, Pirandello riduce notevolmente k sua Riot™ du,M produzione narrativa, facendone lo strumento per un'tndagine piti interna e wW pi" «*!«« segreta, ricca di sottili sfumature, nelle pieghe piu nascoste e ombrose delta realta: egli cerca ora piu ostinatamente di awicinarsi a quella «vif.a nuda», a quella verita intima e autentica, di ctii nelle altre opere aveva spesso affermato I'inafferrabilita. Tension.! verso le prospective piu diverse, che ne rendono particolarmetite varia Urn,, msttm e difficile 1'interpretaaoije, si incontrano oell'ultimo romanzo pirandelliano, Uno, t ammttt nessuno e centomila; la Iunga elaborazione, die aveva preso awio gia intorno al 1910, variamente continuo fino alia prima edizione sulk rivista «La Fiera leftera-ria», tra il dicembre '25 e il giugno '26. II tessuto narrativo raggitmge qui un'estre-ma disintegrazione, frantumandosi nelleriflessioni, divagazioni, fracture, digrcssio-ni di un ininterrotto monologo. Vitangeio Moscarda, personaggio che riassume in se i tratti di moke altre figure pirandeiliane, dissolve ogni consistenza delia realta narrativa e della sua stessa persona parlante, oscillando tra una corrosiva comidra e un malinconico furore intelletttiale: come suggerisce lo stesso titolo, 1'unita dd sog-getto parlante svanisce nel nulla e nello stesso tempo si moitiplka in infinite vai'ian ti, regolate dallo sguardo degli altri. Le ultime novefle, scritte negli anni Trenta e taccolte nei due iiltimi volumi delle la: drime novellc Novelle per un anno, Berecehe e la guerra (1934) e Una giornata, apparso postnroo nel 1937, sembrano, a loro volta, quasi scavate nel vuoto, come laceranti square! che balenano dall'esistenza pubblica dell'autore, dalla sua immersione nella vita dello spettacolo e nei rapporti sociali: qui la realta, privata di ogni tracda di consistenza, e sottoposta aU'assalto di forze segrete e distruttive, che paiono emergere dal silen-zio. Gli stessi personaggi perdono spessore, assediati da una realta che sorge dal nulla e che nel nulla inevitabilmente rientra. Nella novella finale Una giornata, che Una giumata significativanicme suggeila tutta l'opera di Pirandello, 1'autore, come «prosciolto dai personaggi, e perfino dalla tentazione dei personaggi» (G. Debencdetti), riassume tutta la sua vita e la sua opera vastissima, non conclusa, in un punto di nulla, nel percorso breve c immotivato di un'esistenza di «uomo solo», compiuta come nello spazio di una giornata, in cui non gli e data nemmeno la possibility di capire quanto gli accade, in cui tutto e attuato da una forza inesplicabile che lo muove per portarlo a una finale immobilita. Qui l'avventura della Ietteratura si risolve in un non sapere, e tutte le scomposizioni, le contraddizioni, le maschere si dileguano in una solitudine angosciosa e defifiitiva. 10.4.12. Tenderize del teatro del primo Novecento. Non ci sono nel teatro italiano del primo Novecento esperienze drammaturgi-che che possano accostarsi a quella di Pirandello. Piu ricca e intensa (ed essenziale per lo stesso PirandeBo) fu senza dubbio 1'attivita scenografica e registica (cfr. pa- 93* Epoca to Guerre e fascísmo (1910-1343) SperímentazioiSÉ futuiiata Kosso di San Se,v>nd.: Tendonac generali role, tav. 150). Daquesto pumo di vista lascid importanti risultati 1'azioneesercita-ta dal futtirismo nel campo della drammaturgia: il teatro fu veicolo essenziale pet la concezione futurista delľarte come evento in movimento, come diretta esperienza vitale; e le «scrate» futuristé furono fenoméni spettacolari che sconvolsero le tradi-zionali strutturedella rappresentazione, turbandoi rapporritra realtáe artificio, tra scéna e pubblico, tra serio e comico, tra parola, gesto, musica, danza, rumore (cfr. 10.3.5). Senza il teatro futurista sarebbcro comunque inconcepibili le soluzioni piú estreme della drammaturgia pirandellíana: esso lasciů un patrimonio di invenzioni, di nuovi schemi ed effetti spettacolari, raccolti da un intelligente uomo di teatro come Anton Giulio Bragaglia (1890-1960). Tra i drammaturghi di diverso orientamento ricordiamo il siciliano Pier Maria Rosso di San Secondo (1887-1956), ehe si impegnú conparticolarevigoresoprat-tutto a partire dal 1918, con testi che intendono fornire una sorta di immagine «media» delle piú varie tcndcnze del teatro europeo contemporaneo, con una iorte ten-sione lirica e simbolica. La sua opera piú strana e inquietante puó essere considera-ta La helia aMormentata (1919). Se si dá uno sguardo alia fitta produzione di medio livello (a parte iS teatro dialettale, a cui si ritortierä in 11.1.17), rappreserstata da altri numerosissirai au- PAROLE tav. ijo Regia/Regista Modellate sui termini franccsi régie (derivato da regit; "rcggerc, ammini-strare ") e réghseur, qucstc parole entrano in uso tra gli anni Venti e Trenta, per indicare tutte le attivitá rivolte alla rappresentazione di un těsto drammatico, coordinate tra loro per fornire uno spcttacolo organico e coeremc, Reghta 50-stituisce cosi il vecchto termíne capocomico e viene usato anchc per il cinema, dove indica il responsabile del film nella sua globalitä, colui che ne regola e si-stema tutti gli aspetti (affidati alla collaborazione di arti e tecnichc diverse) e che in primo luogo dirige le ripresc e i movimenti delle macchine. II concetto di regia si lega a tma concezione dcllo spettacolo come organismo dotato di una signíftcazionc autonoma, opera ďarte globale. Per do che riguarda il teatro, il suo valore non viene identificato semplicemcnte nella traduzione scenica di un těsto drammatico, ma nelľuso globale che i! regista riesce a fare dei diversi lin-guaggi, costruendo una realiä in cui si manifesta prima di tutto il suo personale intento espressívo. In Europa il teatro di regia si sviluppa in modo Qaolto ínten-so gia all'inizio del Novecento, con ľattivitä di aleuni grandi registi come André Antoine (1858-1943), Konstantin Stanislavskij (1863-1938), Adolphe Appia (1862-1928), Edward Gordon Craig (1872-1966),Jacques Copcau (1879-1949), Uno svolgímento estremo se ne avrä neila ricerca di un teatro assoluto, capace di dare tutto se stesso nelľimmediatezza della sua presenza scenica, da parte di Antonín Artaud (1896-1948) e del suo Theatre de la cruauté (Teatro della crtt-deltä), fondato nel 1935. In Italia, dopo 1'esperienza di Pirandello, la tradizione del teatro di regia sarä riscoperta a partire dagli anni Scssanta. 10.4. Luigi Pirandello e il teatro tlel prřmo Novecwuo 939 tori, si possono comunque distinguere alcune tendenze e linee generali, che non corrispondono a « scuole », ma piuttosto a « generí» (tanto che uno stesso autoreserive spessoopere riconducibili a tendeuzediverse). Schernaticamente si possono ricordare: 1. un teatro di poesía, che si conftonta dappríma con i modellí dannunziani, raa si svolge in chiavi molto varie, sempře con una forte ambizione lirica; 2. un teatro storico, con radiči dannunziane, ma con moltc varianti, che fanno etnergere soprattutto un Medíoevo di maniera o un Rinascimento estetizzante, oppure mettono in scéna ambigue mascherate come quella AeWEnrico TV di Pirandello; 3. un teatro grottesco che tende a rompere gli schemi lineari del dramma bor-ghesc, a scomporne le situazioni, a schematizzarne i movimenti e le figure; esso si impose sulie scene nazionali proprio mentre imperversava la guerra: e si ě visto che la prima fase del teatro di Pirandello offre i risultati piü validi di questo genere di produzione; tra gli altri autori del grottesco, possiamo ricordare Luigi Chiaseli.i (1884-1947), Luigi Antonelli (1882-1942), Enrico Cavac- CHTOU (1886-1954); 4. un teatro intimista, rivollo aU'indagine di sentimenti privati, di complicazio-ni e siumature sentimentali; 5. un teatro problematico, che ripropone le forme del dramma borghese toc-cando problemi di attualita, spesso con consumata perizia scenica; 6. un teatro pirandelliano, che segue i těmi e gli schemi piú esteriori di Pirandello. Arabiwoiw I, Slorklřš di nianicr^ U grottesco fndagine del seoümenri II dramroa borghese Pirsndeliisriio lo.j, Italo Snrta 10.5, Italo Svevo 10.5.i. Una singulare condizione intellettuale. EuorcSchmitz Negli ttltimi anni clell'Ottocento erano apparsi i primi due romanzi di tin autore che, sotto lo pseudonimo di Italo Svevo, nascondeva la persona del-l'ebreo triestino Eitorf. Schmitz; due romanzi che allora erano stati quasi ignorati e che dovevano essere riscoperti successivamente, dopo il successo de Trieste La coscienza diZeno. Quelle esperienze erano nate nella Trieste del tardo Otto-mittelrairojxa cento, appartenente ancora all'Impero austriaco, priva di una sua tradizione di centro culturale, ma vivacizzata da una attivissima borghesia imprenditoriale e dall'intreccio di popoli, di lingue e di culture diverse. Trieste partecipava a pie-no titolo a quella cullura che suole definirsi mitteleuropea, una cultura cosmo-polita e problematica, che ebbe una straordinaria fioritura proprio nell'ultimo periodo di vita dell'Impero asburgico. Oltre che dalla situazione triestina, l'o-LimgirK-ebraica riginalita della posizione di Svevo e data dalla sua origine ebraica e dalla sua condizione di intellettuale non professionista, diviso tra la passione per la lette-ratura e una vita borghesc « normale», che, dopo inccrtezze e turbamenti gio vanili, lo portö a una posizione di industrials e di uorao d'affari. Per questa sua Un intellciiualc. posizione egli rimane del tutto estraneo alle mitologie e alle presunzioni di pro-non profcssicnnra tagonismo politico che dominano gli intellettuali italiani all'inizio del Nove-cento: la sua letteratura si pone come indagine sulle contraddizioni e le compli-cazioni deU'esistenza individuale e per questo raggiungc una eccezionalc forza conoscitiva, che sa andare molto al di la dei limit! della sua persona biografica. Vita ixurgbeK Vita borghese e letteratura sono in lui intrecciate e ttello stesso tempo separate, ' htteMtun la letteratura e la iaccia dcll'apparente equilibrio borghese: e nella scelta di fir-marsi con lo pseudonimo di Italo Svevo (che allude proprio alia sua posizione intermedia tra mondo italiano, Italo, e mondo germanico, Svevo) possiamo Ieg-gerc tutta la contraddittoria distanza che separa lo scrittore dalla persona reale, Ettore Schmhz. 10.5.2. La vita di Ettore Schmitz. La ianiigiia Egli nacque a Trieste il\<.j dicembre it$6: da famiglia ebrea, di origine tedesca da parte del padre Francesco Schmitz (il nonno si era infatti stabilito a Trieste conic impiegato dello Stato austriaco) e italiana da panedclla rnadre, AllegraMoravia: in casa si parlava soprattutto nel dialetto triestino. II padre, che era impegnato in pro- GU s,uji ficue attivitä commerciali (anche se la sua impresa fallirá nel 1884), gli feet- svolgere '"mmerdali degli studi legati alia prospettiva di una carriera coniutcrcialc; e dal 1874 al 187g lo fece cducare, insicmc ai fratelli Adolfo ed Elio, in tin collegio tcdesco, a Segnitz in Baviera: Ii compt le prime importanti letttire, soprattutto di classici tedeschi, clle fe. cero nasccre il suo interesse per la letteratura. Tomato a Trieste, si iscrissc all'Istituto superiore commerciale Revoltell^ e Gli htenm molto presto comincio a interessarsi di problcmi culturali e letterari. Nel 1880 inj. culturali ziô una collaborazione, ehe durô fino al 1890, al giornale triestino « LTndipendcn-te», con numerosi articoli, soprattutto letterari c tcatrali (tisando in questi anni |c sole iniziali E. S. o lo pseudonimo E. Samigli). Dopo varie ricerchc di impiego, era Impii-gsto intanto stato assunto, nel settembrc del 1880, presso la filiale triestina delta banca tli banca Union di Vienna, come corrispondente per il tcdesco e per il francese; ma, nellc sue giornate, trovava modo tli I'requentare quasi regolarmente la Riblioteca Civica tli Trieste. Tra le sue numerose letture, una posizione di primo piano occupavano i grandi narratori I ranecsi dell'Ottocento; fortissimo era il suo interesse per la filoso-fia di Schopenhauer (cfr. 8.1.7). Si accostava intanto'anchc alia narrativa, scrivendo le prime novelle e il romanzo Dna vila, iniziato nell'88 e apparso, sotto il nome di Italo Svevo, nel '92, ľanno della morte del padre (la madrc sarebbe morta nel '95). Agli anni intorno al '92 risale anche il rapporto con Giuseppina Zergol (che poi doveva divenire cavallerizza in un circo), di cui rimane una traccia nel personaggio di Angiolina nel successivo romanzo Senilitä, pubblicato nel '98. Ettore Schmitz continuava intanto la sua vita di impiegato di banca; nel '9;, presso I'IstitutoRevol-telia, iniziava ľinsegnamento (che avrebbe lasciato solo nel 1901) della corrispon-denza tedesca. Nel dicembre 1895 si fidanzö con Livia Vcncziani, figlia di un indu- Livia Vcneziani striale cattolico: il Diario per lafidanzata, rcdatto nel '96, niostra una passione amoroso che si intreccia a una «distanza» della donna, legata a sani princíp! borghesi, familiari, religiosi, dal mondo intellettuale dello scrittore, c a un tentativo di colma-re questa distanza atttaverso una specie di «edticazione» della fidanzata al duhbio e aü'inquietudine inteliertuale, Ma il fallimento di questo tentativo é giä evidente in una successiva Icttera del '97, intitolata Crouaca delta famiglia. II matrimonio av-venne nel luglio del '96 con rito civile e solo nell'agosto '97 con rito religioso (per ľoccasione Ettore dovette farsi battezzare e abiurare tormalmenre la religione ebraica); nel settembre '97 nacque ľunica figlia, Letizia. La nuova famiglia abitava in un appartamento della grandc villa Veneziani e il mondo intellettuale dello scrittore doveva confrontarsi con la solida vita patriareale c borghese della famiglia della moglie, che chicdeva al genero tma piú concreta produttivitá economics. Nel 1899 lasciô la banca ed entrô nella ditta del suocero, impegnandovisi attivamente c Uodiu ďattari sospendendo qtiasi totnlmente la sua attivitä letteraria; continuô tuttavia a eiabora-resparsi progerti, a lavorare saltuariarnente a testi narrativi e teatrali, e sopranutto a seriverc note e appunti di vario tipo. Nella nuova veste di uomo d'affari, Ettore Schmitz compie lunghi viaggi e sog-giorní in Francia c in Inghilterra; ha successo negli alfari, ma non riiiuricia alle sue euriositä culturali, e sviluppa anzi interessi di tipo scientifico. Nel 1905 awicne ľin-contro con James Joyce che, come insegnante della Berlitz School di Trieste, gli dä Ľincimtro lezioni di inglesc; ľamicizia con lo scrittore irlandese e la euriositä da questi manife- con Joyce stata perle sue opere mantengono viva 1« sua passione letteraria. Tra il t9o8 e il 1910 egli viene a conoscenza delle teórie di Freud e dellapsicoanalisi (cfr. 9.1.4 e pauole, tav. t23). Nelľestate del 1914, lo scoppío della guerra mondiale riduce ľattivitä deBa £ab- La gtande gucita 94^ Epoca io Guerre e fascísmo (1910-1945) brica Veneziani, requisite dalle autorita austriache. Dopo la forzata inattivitä di quegli anni {che gli permette> tra l'altro, di approfondire ulteriormente lo studio della psicoanalisi e di sperimentare su di sé una forma di analisi solitaria), nella Trieste ormai italiana de! dopoguerra, Svevo collabora con vari articoli, anche di costume, al nuovo quotidiano triestino «La Nazione»; e riprende, anche se in mo-Kiiorrt: iJb do attenuate, la sua atrivitä di industriale. Ma a partire dal '19 torna con grande im-leíti-ratura pegno alia letteratura, lavorando al nuovo romanzo La cosciertza diZeno, pubblica-to nel '23. Dopo il disinteresse iniziale manifestatosi in Italia per questo lavoro, fu l'amico Joyce (nel frattempo trasferitosi a Parigi, dove nel '22 aveva pubblicato YUlysses) ad aprire la strada a un riconoscimento del suo valore da parte dei critic! francesi, mentre in Italia la sua grandezza veniva affermata dal giovane Eugen io Montale, con cuistrinse una grande amicizia (ma cfr. 10.5.6). La valutazione positi-L'attenzione va del nuovo romanzo ríaccendeva intanto ľattenzione della critica nei confronti della critica dci due precedenú, mentrc Svevo scriveva racconti c frammenti di vario tipo, nuovi testi teatrali, e scritti di preparazione a un quarto romanzo, rimasto incompiuto. Numerosi furono ancora i suoi vjaggj, non piú legáti soltanto agli affari, ma alia letteratura e alia promozione della sua opera. Ľ8 marzo del '27 egli tenne una confe-renzasu James Joyce a! circolo«IIConvegno»di Milano; il 14 marzo 1928 veniva fe-steggiatoaParigida piúdi cinquanta scrittori europei. Ormai in condizionidi salute malfcrma, morí in seguito a un incidente d'auto, il 13 settembre 1928, nelľospe-dale di Motta di Livenza. 10.-5.3. vocmone ktferaria di Svevo nella Trieste del tardo Ottocento Una letteratura La nátura delľarabient* triestino e il carattere stesso delľeducazione ricevuta antifonaalistica portarono il giovane Eltore Schmitz lontano da ogni nozione classicistica, retorica o estetizzante della letteratura: egli vide sempre la scrittura come strumento di co-scicxiza e dí conoscenza delia realtä; fu lontano e indifferente a ogni formalismo, a ogni degustazione esteriore della beíla p'agína e delia'perfezioiie linguística. Autori veramente formativiper lui furono i grandi narratorí del realisme francese - Balzac, Stendhal, Flaubert - per la loro capacitä di indagare nei risvolti piti contraddittori dei comportamenti umani, andando al di lä della superfície piú esteriore della real-L« cultura tä. E proprio questa euriositä su&cito la sua attenzitme nei confronti di una cultura negatíva « negativa », interpretata tut tavia senza nessun compíacímento di tipodecadente: si interessô agli umoristi romantici tcdeschi, alia muška e al teatro di Wagner (cfr. 9.2.2), e soprattutto alia ftlosofia di Schopenhauer, che, tin dalle sue prime espe-rienze narrative, lo spinse a verifies re come ideal i c programmi síano determinati non da motivazioni razionali, ma da diversi orientamenti della «volonta» (che spingono gli uomini fíno a ingannare se stessi e a rinianere prígionierí ílelle proprie ilkisioni). La components Ma, su questo londo culturaíe, si sovrappose un mconfoiidibile aereggiamento šronka di riservatezza itorríca, di distacco e di attenuazíone, coa cui il giovane triestino mi-nimizzava il peso dei propri cHscorsí e della propria posizione, pronto a presentare le proprie sceite e le proprie convinzioni come un segno di«inferiorita*, di una in-capacitä di essere come gli altri. fappresnrtsre Nelľaccostarsi alla letteratura egli cerco sin da subito di rappresentare vicende la societa umane sullo sfondo di una coocreta e specifics societa, quasi sempře quella triešti-na. Oltre ai due romanzi di cui sí parlera nel paragrafo seguente, prima della fine ro.^. Italo Svevo 9-í ptimf racconvi del secolo compose pochi racconti di tipo naturalistico, ma aperti verso I'analisi di 1 stati d animo e verso orizzonti mitici e simboíici. Dopo aver esordito con la breve novella Una lotta, apparsa sullVIndipendente» alľinizio del iSys, vi pubblicô nel-I ottobre 1890 il piú ampio racconto L'assassinio divia Belpoggio. Notevole anche il raccomo politico-allegorico La tribü, pubblicato nel 1897 sulla rivista di Turati «Critica sociale» (cfr. 9,1.3), nei quale Svevo manifesta il proprio pessimismo circa la reale possibtlitä di trasformazione della societä. 10.5,4. Una vita e Senilita. Iniziato nel i888> il primo romanzo di Svevo, il cui titolo originario era Un Vn inctto inetto, venne pubblicato nel 1892 (ma con data 1893), a spese delPautore, dal-1'editore triestino Vram, col titolo Una vita. Al centre della narrazione in terza persona e'e il fallimento intellettnale di Alfonso Nittij che venuto dalia campa-gna nella cilia di Trieste, giunge al suicidio dopo imttili tentativi dí superarei limit! della sua condizione, Nelle sue vicende il confronto con la solida concretczza del mondo borghese Lfntdfatuale svuota di ogni valore il personaggio intellettuale, che aveva avuto moheplici incar- e. 3 mondo nazioni nella narrativa ottoccntesca e trovava ancora recenti esempi nella narrativa borghese italiana, dal Corrado Silla di Fogazzaro (cfr. 9.5.10) ai contemporanci perrsonaggi dannunziani. Ma, a differenza di questÍ, Alfonso non puó rappresentare alcun mo-dello assoluto, o proclamarc alcun valore ideále o alternativo: tutto ciťi die egli op-pone al mondo del lavoro, del consumo, della concretezza borghese, non e che subalternitá, passivitá, estraneitá, autoinganno, I suoi propositi non vengono mat Astrattezza perscguiti fino in fondo; si sottrae a ogni comunicazionc rcale con gli altri, pur e passivitá avendone sempře bisogno per ogni suo movimento c decisione. Tra it personaggio e la realtá si distende tutta una rete di mediazioni che falsano e deformano la realta stcssa; etraquesteunpesoessenzialerivestonolelettere, dacuisi sviiuppanoquasi tutti i nodi ňsolutřvi della vicenda. Eroe «senza qualitá », il personaggio sveviano ě lontano da ogni compiacimento estetico, ě immerso in una grigía realtá quotidiana. La prosa rifugge da ogni prezio- La pwws siamo e da ogni ricerca linguistica, si adegua ai carattcri della realtá che vuole rappresentare, lino ad apparire in alcuni momenti addirittura aspra e scorretca. Alle aspi'ev.ze di Una vita, detenninate dal legame con scheint e strutture di La reda tipo naturalistico, &i sottrae il secondo romanzo, Scniliiä, dotato di una piü forte tensione narrativa e di una cccezionale densitä simbolica; il romanzo, che in un primo momento doveva intitolarsi Iicarnevale di Emilio, venne elaborato a partire dal '92, nei mesi dei rapporto con Giuseppina Zergol, e concluso dopo ilmatrimonio, nel '97; apparve apuntate sull'«Indipendente» tra il giugnoeil settembre dei '98 e subito dopo in volume, e fu dei tutto ignorato dalla critica; Venne scoperto solo dopo l'uscita della Coscienza di Zeno e ritenuto da taluni addirittura superiore al nuovo romanzo (la seconda edizione, con alcune cor-fezioni, apparve a Milano nel 1927). Anche cjui una narrazione in terza persona si concentra tutta sulle vicende Incnhudinc e sul punto di vista di un personaggio «inetto », i cui atteggiamenti sono com- c «otört 1 9-H Epotít 10 Guerre e fascismo (1910-1945) plicati da unscnso precoce di «senilitä». Emilio Brentani, inteUettuale íallíto di trentacinque anni, ehe conduce una inerte vita di impiegato, vive un rapporto eon ľesuberante e mafíerrabile popolana Angioiina, ma in ogni suo gesto Špirále seinbra maneare di energia vhale: é tutto rivolto a costruire se stesso, i propri di aotoinjjíuni rapporti umani, la propria vitasentimentale con undistacco ehelo separadalle cose e dalle persone, con una soprawalucazione dei propri proposiri, ehe non gli permette nessuna vera conoscenza della realtä, ma lo chiude soltanto in una špirále di autoinganni. La sna esistenza pare essere sempre in attesa di occasio-II ritanio cti ehe non si realizzano, in continuo titaiclo rispetto a un presente ehe gli stug- uil preseure : nel suo comportaraento egli si appoggia sempre su modeili ideali, su miti e fedsifkasdonidi tipo tomantico, su pregiudizi c convenzioni alle quali, del ie-sto, egli si sente estraneo. Anche nella saa passione per Angioiina egli deve fare affidamento su dei mediatori, erearsi degli ostacoli. dei modeili esterni: non sa vivere il presente, perché si guarda vivere, si sente contmuamente minacciato dali'more, terne di cadere nel ridicolo. Svolgendo una impietosa critica delia Ľio e la realtä coscienza inteUettuale, Svevo fa di Emilio una figsira delľincapadtä di vedere le conttaddizioni della realtä e delľio, tipica di tanti modeili intellettuali di tipo decadente. Ma la sua é, anche, la condizione piú generale delí uotno moderno, perduto dietro desideri illtisori, fatitasmi artificiaíi, modeili astratti, mentre gli sfugge il vero volto delia nátura, ehe si sposta sempre piú in lä, Rapponi Qtiesti caratteri del protagonista vivono entro un intreccio ehe lo lega ad stokom akri tre personaggi, con í quali esso forma un quartetto perfetto, costruitq se-condo sottili raccordi e símmetric: da una pane c'é ľamtco scultore Stciano Balli, personaggio generoso, sieuro c spregiudicato, ehe per Emilio rappresen-ut una figúra patema, un modello di «sa!ute» e di coscienza di sé; dall'altra le due opposte figure femminili, destinate a non incontrarsi mai, della sorella Amália e di Angioiina. Tristc e « grigia » figúra di ragazza condannata alľiner-zia sentimentale e alla moralitä casaEnga, risetvata e votata alla rinunzia. Ama lia e sconvolta firto alla foOia e alla morte da un impossibile e silemioso amore per il Balli. La bionda Angioiina, « donna del popolo», rappresenta invece la vitalita piú libera e aperta, la salule e ľenergia iisica, il piacere di guardare e di essereguardata, di esistercsotto il segno dellaluce: incontrata Angioiina, Ľmi-O^etto lio vorrebbe godere delia sua vitalita, facendone un prezioso oggetto ehe ri-deJ ileáfcrio sponda ai suoi desideri piú lurnosi, ad astratti modeili letterari e passionali, a sttoi vaghi ideali. Ma egli riesce a vivere questo rapporto solo attraverso inter-mediari (come lo stesso amico Balli, ehe interviene piú volte nel suo rapporto con la donna): Emilio si lascia prendere tanto piú fortemente dalla passione per lei, quanto piú awerte la sua estraneitä, la sua distanza, la sua inaf ferrabiU-tä. Ad ogni inganno della donna, egli sostituisce nuove illusioni e nuovi acceca-U «aetamor!osi menti. La situazione giunge al suo punto estremo quando Emilio incontra per straua* j'ultima volta Angioiina, quasi contemporaneamente alla morte della sorella di Atifioiina Amália, poi, quando il dolore piú lacerante si é allontanato, Angioiina sembra trasfígurarsi in una lontananza simbolica, in una « metamorfosi strana » ehe ne fa un segno segreto e luminoso a cui, nonostante tutto, la vita di Emilio resta legáta, come ľimmagine della giovinezza vista da un vecehio. 1 10.5, Iralo Svevo 945 Questi motivi tematici si svolgono entro un fascio di rapporti conereti, sul Gliambiemi Clo di una vita quotidiana ehe ha tutto il colore della Trieste contemporanea, e # obbmsí del mondo frequentato dal giovane Svevo: tutti i particolari, i luoghj, gli ogget-ti, gli ambienti si caricano di significati, vivono nella risonanza della passione e delle illusioni di Emilio. La nartazione é sostenuta da una prasa incafzante, ehe sa accendersi in scorci vigorosi, ehe trova intensi accenti sentimentali e insieme momenti di contenuta irónia. II lettore é come chiamato a partecipare a una Tlnarmtore storia ďamore ehe si prolunga ostinatamente, nonostante tutto, senza cono- c il lettore scere una reale coneretezza: questa storia contraddittoria e illusoria é come uno sprazzo di luce in una vita malsana e rappresa, ehe non riesce a esprimere se stessa ma cerca, nonostante tutto, di affermarsi in un valore assoluto, otte-nendo pero unicamente di falsificare ogni valore possibile. 10.5.5. U «silenzio» di Svevo e gli seritti saggistili, Dopo ľingresso negli affari, la letteratura rímasepef Svevo soprattutto una Una aertema sorta di sfogo sottert aneo, una specie di eura delia propria coscienza, affidata a frammentaria frammenti, note di diario, appunti di vario tipo, progetti quasi sempre rimastí in sospeso: nel ventennio ehe precede la nascita della Coscienza diZeno questo impegno analitico non viene mai meno e trova nuova forza nella piú vasta espe-rienza della modernitä ehe, nel suo Iavoro di industriale c nei suoi viaggi euro-pei, ľautore viene ad acquisire. La diretta conoscenza, legáta a una pratica ef-fettiva, dei meceanismi economici e produttivi, si intreccia a un approfondirsi di euriositä di tipo scientifico, a contatti ínternazionali ehe allontanano ancora di piú Svevo dalľorizzonte della contemporanea cultura naliatia. In numerosi saggi di difficile datazione Svevo approfondisce una problematica Scritti teorici ehe gli era stata sempre a cuore, cort una visione estremamente negatíva dello svi-iuppo delia civiltá. I nuovi stimoli cuhurali derivati dalľincontro con Joyce spingo no poi Svevo a confrontarsi con una letteratura assai lontana dai modeili del nátura-lismo, in procinto di porsi sulla stráda del flussodt coscienza e de! monohgo intetio-re (cfr. geneiu e tecniche, tav, 151); nello stesso tempo egli voigeva la sua atten-zione alla letteratura umoristica e paradossale, soprattutto a quella di tradizione in-glese. Un posto tutto particolare assumeva inoltre la conoscenza delia psicoanalisi freudiana, con una attenzione ossessiva al rapporto tra salute e malattia, alla medi-cina in genere e ai difficilí légami tra medico e paziente. La condizione di inattivitä a cui Svevo fu costretto dalla guerra non si tradusse II turbatnento subito in tma piú diretta ripresa dclľimpegno leíterario, ma b vide fermo (come delia guerra mostrano vari appunti eseritti sparsí), in una situazione di attesa, di sospesa preoc-cupazione, nella coscienza ehe quei tragici eventi rappresentavano anche la fine di una civiltá sovranazionale a cui egli aveva partecipato, un rinchiudersidei popoli in ľormedi nazionalismo a cui egli era staro sempre estraneo, unprecipitareverso una distruzione lorse inevitabile, ma priva di significato. Con i'inizio, nel 1919, della stesura delia Coscienza di Zeno, prende avvio una Una nuova nuova viralissima fase di esperienze narrative e teatrali, accompagnata anche da atagione seritti e interventt di tipo saggistico o diaristico e dagli articoli per «La Nazionc». Una sorta di sintesi delia propria vicenda inteUettuale c contenuta nel Profilo auto- La coníeienita si; Joyi.r 946 Epoca 10 Guerre e fascismo (1910-1945) biografico, inviato nel scttembre T927 ai critici Benjamirj Creroieux ed Enrico Roc-ca. Un eccezionale segno di intelligenza critics e la conferenza dell'8 marzo 1927 su James Joyce, omaggio a colui che aveva prima di ogni altro contribuito alia sua sco-perta. 10.5,6. La coscienza di Zeno, Redaztone Pochi mesi dopo la fine della guerra (inrorno al febbraio 1919), Svevo co-e pobblkajloM mincio a lavorare al nuovo romanzo La coscienza diZeno, che termind, tra varie interruzioni, prima della fine del 1922, quando entro in contatto con l'edkore Cappelli di Rocca San Casciano, presso Bologna, per un'edizione a proprie spese: la stampa del volume fu tcrminata alia fine dell'aprile 1923. Svevo era stato convinto a operare alcuni tagli c correzioni di cui non e oggi possibileva-lutarelentita (il dattiloscritto originate e infatti andato pcrduto). Anche que-sto nuovo romanzo fu accolto all'inizio da una quasi totale indifferenza; fu es-L'imervcdto senzialel'mtervento di James Joyce, che invito Svevo a inviarnc una copia ad ah dijoyra cuni critici e scrittori come Valery Larbaud (1881-1957), Benjamin Crernieux (1888-1944), Thomas S. Eliot (cfr. 10,1.3), Ford Madox Ford (1873-1939); nel GENERI E TECNICHE tav. 15! Monologo interiore/Flusso di coscienza Si paria dí monologo interiore quando, in un testo narrativo, viene riprodot-to direttamente il flusso dei pensieri che si svolgono nella mente di un perso-naggio: in racconti e romanzi seritti in prima persona puô aceadere spesso che il soggetto narrante si abbandoni al ditetto movimento dei suoi pensieri; ma anche in narrazioni in terza persona il narratore puô passare la parola a un per-sonaggio, riproducendo il discorso inrerno della sua mente in una determinata situazione, sia con ľuso di virgolettc, sia attraverso lo slile indiretto libero (cfr. generi e tecniche, tav. 132). jq monologo interiore si diffonde ampiamenre nella narrativa dei secondo Ottocento, ma tra i tanti testi che ne contengono esempi, particolare fortuna avrä piú tardi il romanzo dei francese Edouard Du-jardin (1861-1949), Les launers sonl coupées (I lauri sono sfrondati, r888). Alcuni scrittori, specialmente di area anglosassone, riprendendo la terminológia elaborata dallo psicologo William James (1842-1910), usarono la formula dello stream ofeonsciousness, "flusso di coscienza", per riprodurre il ca-rattere contraddittorio, variabile, tumultuoso, incontrollabile, fatro di intinití residui e partícolari marginali, non sempre organizzato in forme comunicarive, dei pensieri molteplici ebe passano nella mente umana. La sperimentazione piú avanzata e ambiziosa dei flusso di coscienza, mirante a una riproduzione os-sessivamente mimetica delľirrazionalitä dei movimento delia vita interiore e delle sue iníinite complkazioni, fu quella dcW'Ulyssesdi Joyce (cfr. 10.5-2), ap-parso un anno prima della Coscienza dt'Zeno di Svevo. 10.5. Itakr Svevo 947 gennaio 1925 Svevo riecveva una lettera di elogio di Larbaud, che si ímpegna-va per la diffusione francese dei romanzo. Attraverso vari incontri e progetti, si arrivô cosť al fascicolo della rivista « Le Na- D ríamosciroenj^ vire ďargenr* dei febbraio 1926, che ospitava un saggio di Crémieux su Svevo e tra- francese duzioni dei primo capitolo delia Coscienza diZeno e di passi di Seuilitä, c alľuscica, nel 1927, di una traduzione francese di Zeno, presso ľ editore Gallimard. Ma intan-to la « seoperta » di Svevo si era svolta per strada autonoma anche in Itália, grazíe al-la euriositä e alľintelligcnza dei giovane Eugenk> Montale, che pubblieô sulľultímo I saggi fascicolo dcl 1925 della rivista « L'esame» un Omaggio a Italo Svevo. Suita spinta di Montale delľarticoto montaliano, la conoscenza di Svevo si diffuse presso la piú mteliigente e moderna cultura italiana dcl tempo: quclli che meglio riconobbero e sentirono vi-cino 1 'orizzonte della narrativa delľautore triestino furono gli scrittori legáti aEa rivista «Solaria» (cfr, 10.6.7), ehe, alla sua morre, gli dedicô un intero fascicolo. La coscienza diZeno, a differenza dei due romanzi precedenti, ě seritto in Un'autorMdgrana prima persona: esso non si presenta come narrazidne di una vicenda particola- *Pertt re, ma come un'autobiografia aperta, in cui non si segue un disegno organico, ma si aprono squarci su diverse situazioni e occasioni della vita dei protagonista. Si tratta di un personaggio fittizio, Zeno Cosini, che non coincide direttamente con ľautore (anche se ne riproduce qualche carattere); ě un ricco triestino che, per liberarsi da una nevrosi che si manifesta nei rapporti con se stesso e con gli altri, e che si riconosce innanzi tutto nell'impossibilitä di liberarsi dal vi-zto dei fumo e nei conttnuo fallimento dei proposíti di fumare ľ« uitíma siga-retta», si b sottoposto, ormai in etä abbastanza avanzata, a una eura psicoanali-tica e ha ricevuto dal dottor S. ľincarico di ripercorrere per iscritto il proprio passato, in funzionc della eura. Ma questa ricostruzione dei passato si compie per salti, senza un punto di vista risolutivo che riesca a spiegarlo e a interpretar-lo; si interrompe a un certo punto, come interrotta risulta la eura psicoanaliti-ca, per ľinsofferenza dei pazieme nei confronti dei medico e dei suo metodo. La ícríttiira corue terapia II testo si compone di otto capitoli di diversa misura: due brcvissimi all'inizio, una Prefazione, in cui il dottore presenra la sua decisione di pubblicare quelle me-morie, e un Preamholo, in cui lo stesso Zeno ritorna al periodo della sua infanzia e afferma l'impossibilita di recnperarla; seguono poi due capitoli, 11 fumo, dedicato agli infiniti artifici c sotterfugi che il personaggio mettc in atto per evitare di abban-donare le sigarette, e La morte dimio padre, che risale indietro alia sua giovinezza, alla difficolta dei rapporti col padre e a un gesto di questi, in punto di morte, che viene visto come una « punizione» nei suoi confronti. Vengono poi capitoli molto ampi, La storia del mio matrimonio, incentralo suile vicende che hanno portato Zeno a frequentarc la famiglia Malfenti e le quattro sorellc Ada, Augusta, Alberta, Anna; su! suo amore per la bellissima Ada, dalla quale ripiega verso Alberta, finendo dirottato, quasi automaticamentc e senza nemmeno rendersene conto, verso la me-no affasctnante Augusta, che perb si rivela come la moglie idcale, dotata di quella concrerezza borghese e di quella «salute» di cui egli soffre la mancanza; Im moglie e I'amante, in cut Zeno, marito felice, ripercorrc le tappe del tapporto clandestine segreto e toituoso, che lo lega a Carla, una giovane donna di origine popolare, che aspira a divenire cantante, rapporto che egli vive con senso di colpa e nel continuo desiderio di troncarlo; Storia diun 'associazione commercial, che segue le difficolta Ona srruttura innovariva Ada e Augusta Osm Ii SuicidlO dl Guido dbr.ii:ic.3 948 Epoca 10 Guerre e faacisnio (1:910-1945) di Zeno net mondo degíi alíari, e iUumina il complicate: rapporto die egli intrattie-ne con il marito di Ada, Guido Speier, la cui abílitä e la cui apparentc fortuna e come ribaltaia da un fallimenro che lo porta al sukidio. Piú breve é J'ultimo capitolo, Psicoanalisi, in cui si abbandona la narrazione del passato (che riguardava grosso lo il mondo triestino degli anni Novanta del secolo precedente), dando spazio a torma di scrittura diaristica, con tre bráni datati tra il maggio 1915 c il marzo 1916: qui il protagonista annuncia la sua decisione di abbandonare la cuts, svolge varic critiche alia psicoanalisi, paria della sua improwisa scoperta della rcalta della gucrra, sostiene di esscre guarito dalla malattia grazie a una serie di successi com-merciali, ottcnuti proprio per ctfetto della situazione bellica. moc una L'equilibrio irrtLggiungibile 10.-j.7. IIpersonaggio diZeno. Tutto il discorso di Zeno si sviluppa in un'oscillazione continua tra malattia e salute, tra narrazione e riflessione, tra coscienza e inganno, tra bisogno degli akri e difficolta di instaurare con loro un rapporto. Zeno e alia ricerca di un »adeguatezza di Zeno equilibrio che gli sfugge continuamcnte e che egli stcsso sa di non poter con-II disiaeco quistare. Eternamentc irresoluto, ha bisogno, per ogni azione e per ogni deci-nmnriwfco sione, di riferimenti e di stimoli esterni: e in cio somiglia ai due protagonisti dci precedenti romanzi di Svevo, da cui pero lo allontana un distacco umoristico da se stesso, dalle proprie vicende, dallo stesso mondo chc gli sta atcorno; mvi-schiato nella sua psicologia quanto mai varia, eterogenea, confusa e frantuma-ta, Zeno ne segue tutte le pieghc, con una volontá di scavarla fino in fondo, ma nello stcsso tempo impegnato a sfuggirvi, ad affermarne la (utilita, a trasfor-marla in gesti e scatti di amabile e disinvolta leggerezza. Egli ě immerso in un mondo borghese, di cui il suo racconto ci presenta concretissime forme e figure, personaggichiusi in valorisicuri, in certezze quotidiane, in abitudinierego-le di vita: ma in quel mondo egli si sente a disagio, in uno stato di inferiorita che gli impedisce di comportarsi come si dovrebbc. Questa inferiorita sembra de-Desideri rivare da due oppostemotivazioni: da una parte la sua disponibilita ai richiami c cosckm jg] desiderio, a immagini e promesse inafferrabili di felicita, ai profumi e alle seduzioni della bellezza (in primo luogo quella femminile), dall'altra il suo ec-cesso di «coscienza», l'ostinazione con cui egli ama smascherare gli inganni cbe ciascuno costTuisce per proteggere i propri desideri. Nell'ottica di Zeno, i L'apparcnsa valori su cui si regge la vita borghese non sono altro che inganni e schermi che borgbe* danno una vernice di ríspettabtlitá e un'apparenza di equilibrio alle pulsioni e ai desideri piú vari, alio squilibrio che ě al fondo stesso dell'esistere dell'uomo, alia sua incorreggibile animalita. Egli si ostina a elaborare molteplici strategic per sottrarsi a quei valori, pur continuando a rispettarii: la sua stessa coscienza ě invischiata nei piú sottili autoinganni, cbe paradossalmente riconfermano i suoi limiti (cosi prima il desiderio di Ada lo conduce ad Augusta, poi il rapporto con l'amante Carla lo riconduce alia moglie e ai valori famitiari). A ogni pas-so egli scopre 1'imprevedíbilitá ddla vita, la sfasatura tra i programmi, l'idea che ciascuno ha di sé e cio die effettivamentc accade. Ma, a differenza di Alfonso Nitti e di Emilio Brentani, Zeno non ě uno 10.5, ítalo Svevo 949 sconfitto: egli sa di non poter essere un personaggio serio, anzi scopre che ogni Dimcnsione serietä nasconde inganni e illusioni, inciampa sulle cose e sulle persone come j°!™<:a un personaggio comico, si abbandona all'imprevedibile, si immerge fino in ptISO«aggio fondo nelle sproporzioni dei comportamenti individuali e sociali, conserva un impassibile sorriso perfino nella sofferenza e nelle situazioni piú drammatiche; ma curiosamente cade sempře in piedi, vede, con sua stessa sorpresa, risolversi la sua inferiorita, la sua difficoltä di vivere, in una serie di successi, che culmi- nano nei successi commcrciali che gli toccano in coincidenza con i tragici even- ti della guerra. io.'J.S. L'io, la nevrosi, il tempo. Zeno si nasconde e si sottrae continuamente a se stesso e al lettore, non La malattis vuole né pud essere un eroe modello, un'immagine assoluta, ma solo il brota- gonista di un'esperienza singolare, come singolare ě 1'esperienza di ogni uomo. Con lui la malattia si configura come la sola autesatica possibilitä di essere: il personaggio moderno si impone come « malato», riminciando a tutte le prete-se eroichc dei personaggi tradizionali. La psicoanalisi si rívda strumento essenziale per la costruzione di questo u prospěni™ personaggio; ad essa si puô ricollegare ľottica con cui vengono rappresentati i pMíostulitíes comportamenti irregolari di Zeno e gli stessi modi in cui egli scopre sintomi di irregolaritä sotto 1'apparente normalita degli altri personaggi. E la suggestione di Freud si sentc particolarmente nella rappresentazione dei sogni del protagonista, nella suaabitudineai mottidi spirito, nelsuo continuo incorrere mlapsns ed equivoci. Nei termini della psicoanalisi, ě la nevrosi, con le sue molteplici Nevrosi manifestazioni, la malattia che domina il mondo di Zeno. Ma sarebbe sbagliato «feH'uomo definke in modo clinico piú preciso la natura di queste nevrosi: accumulando ''""""hp0™™ «veritä ebugie», awiluppandosi nella sua malattia e continuando comunqiiea ricercare la guarigione, Zeno non ci presenta un «caso» specifico, ma una im-magíne piú ampia della condizione nevrotica dell'uomo contemporaneo. La nevrosi dell'individuo ě anche la nevrosi della civiltä e della cultura; la guarigione non esiste, esistono solo equilibri ptowisori che nascono dalla coscienza dell'inevitabilita della malattia. La malattia diventa insomma strumemo fundamentale di conoscenza; e in questo essa si intreccia, fino a identificarvisi, con la scrittura e la letteratura: scrivere é anche cercare le ragioni segrete delk malattia, usarla come forza critics, che rivela le contraddizioni della rcalta; ma nello stesso tempo la scrittura é invenzione, artificio, sistema di inganni che allonta-nano da una conoscenza autendca. La coscienza di Zeno é anche un'opera sul tempo, una sottile indagine sul rapporto tra tempo della scrittura (e della eura) e tempo della vita, tra U flusso del presente (in cui la coscienza interroga se stessa e i propri ricordi) e il flusso dell'esistenza trascorsa e perduta. E la stessa cura psicoanalkka a imporre un ritorno all'infanzia, a situazioni e a traumi originari, un riassorbimento di tutto il vissuto nella coscienza del presente, una continua attenzionc ai ricordi e ai M.il.-'n.i e scrinirra Ii presente ■ il passarc y5o Epoca lo Guerre e fasdsmo (1910-1945) sogni. Ma Zeno si accorge che non ě possibile nessun rapporto sicuro e lineare con il tempo: da una parte esso si ripete e si riavvolge su di sé («il tempo, per me, nou ě quella cosa impensabile che non s'arresta mai. Da me, solo da me, ri-torna »); dall'altra il suo ritornate lo trasforma, ne lascia solo frantumi eterogo nei, lo muove e lo deforma. 1 ricordi diventano sempre un'altra cosa, creano nuove realta che non ě possibile identificare con quelle originarie. U matu™ Nell'ultimo tapitolo, l'abbandono della cura si collega all'esihizione della della gucrra distanza che separa il protagonista, onnai vecchio, dalle sue « awenture » pre-cedentetnente narrate: la scrittura si accanisce a mostrare come la cura fos.se basata sulľinsinceritä, arriva a mettere in dubbio la verita della narrazione. E certo comunque die la tonduzione del romanzo ě segnata fortemente dall'in-combenza della guerra: questa si pone anche come segno simbolico dell'uscita da un'epoca, ddla rottura di un mondo compatto quale eta stato, al di la dei suoi precari equilibri, quello del giovane Zeno, della nuova minaccia di distru La «uarigio« zione che incombe sul mondo borghese. Ma, grazie a un imprevedibile e airtbi-di Zeno gU0 rivolgimento, Zeno sernbra ottenere la guarigione proprio dai fortunati af-fari che la guerra gli permette di fare. Questa guarigione lo riconduce perö ad Una dviltá allargare lo sguardo alia malattia che ha colpito ľintera civiltü umana: le ultime mal!"* battute del romanzo mostrano come sia lo stesso accumulo di oggetti e di «or-digni» ad accrescere la sua malattia, a comumcarla all'intero planeta («La vita attuale ě inquinata alle radiči»I, Come ha ťivelato la guerra, lo sviluppo deí mezzí industriah e il dominio sulk natura si rovesciano in distruzíone e morte: e il romanzo si chiude proiettando il suo movimento nel tempo verso un futuro minaccioso, diktando la malattia di Zeno verso l'ipotesi di una distruzione della terra: « Ci sarä un'esplosione enorme che nessuno udräek terra rítornataal-la forma di nebulosa errerä nei cieli priva di parassiti e di malattie». Una annum La forza conoscitiva di questo grande romanzo si appoggia su un inconfon- mafferraMc dibile intreccio di leggerezza e profonditä, su una struttura che riesce fino in fondo a essere inafferrabile, su un ininterrotto sottrarsi alle attese, alle sicurez-ze e alle veritä definite che il lettore potrebbe credere di identificarvi. Lo «setivere Lo sü!e della sua prosa sta nella sua disinvoltura, neglí scatu e nelle frattiire inafe» sveviano giocose della sua sintassi, nel modo con cui essa interroga e mette m questione se stessa, in cui scompone c ricompone i propri piani (significativi a questo proposito gli echi interní, le corrispondenze e le ripetizioni). Si dtrebbe che Svevo sappia costruire un linguaggio dotato di spontanea carica cornica e honi-ca, lavorando sui toni e sulle misure sintattiche, e rifuggendo da ogni elemento espressionistico, da ogni ipotesi di deformazione stifistica. 10.5.0. Ii «mccoglimenlo» del vecchio e ilprogetto di un nuovo romanzo. üli nltirai Gran parte dei raeconti ripresi, progettati, portati a termine o ksciati inter-Fscconti fotti nei nuovo fervore creativo seguito alia Coscienza diZeno, ruotano attorno al tema della vecchiaia, indagando il suo difficile rapporto ton la giovinezza, con i rkordi e con il presente, l'incidenza che su di essa continuano ad avere i ro.5. Italo Svevo 95T desideri, il valore che possono assumere la pratica della scrittura e l'indagine su di sé. Per chi aveva intitolato Senililä il romanzo dell'awentura amorosa di un 111™ trentacinquenne, la vecchiaia e la propria personale esperienza di vecchio arri- della vecchiais vano a riassumere in sé i piú contraddittori aspetti della vita, rivelano il senso piú vero delk condizione dell'uomo. Questi racconti propongono cosi un'in-dagine disincantata sullc sfasature che si presentano nel corso della vita, sullo \x sitsature scontro tra energia e inerzia, tra forza inestinguibile del desiderio e realta della ddl»ri(a decadenza fisica, sui vari modi in cui le illusioni c gli autoinganni agiscono sui vecehi e sui giovani: il punto di vista del narratore é quello di chi considera il mondo «col setino di poi», eppure continua a parteciparvi. La scrittura senile ě come un'operazione di «igiene», di «raccoglimenro», di controllo dei propij limili, di ostinata difesa del proprio vivere. Una btirla riuscita, sericto nel 1925, segue la beffa giocata a un vecchio letterato, Vna bm-U Mario Sainigli, pověro impiegato che ha pubblicato sen^a successo un romanzo in rwsdta giovinezza, a cui un conoscente fa credere che un editore austriaco sia interessato a comprarc, in cambio di una cifra esorbitante, i diritti per la traduzione. Ľincom-piuto Corto viaggio sentimentale, la cui prima traccia risale forse giä agli anni del Carta nttggio «silenzio»di Svevo, si snoda con fratture e pause, seguendo il percorso di un viag- sentímeniak gio iu třeno di un vecchio signore, da Miláno a Trieste. Vanno poi ancora ricordati Vino generoso, Lo novella delhuon vecchio e della helia fanciulla, il frammcnto L'av-venire dei ricordi, scritto nel '25, e ľaltro frammento, La morte. II terna della vecchiaia ě al centro anche di altri materiali frammentari, in prima 1 frammenii persona, sullo svolgersi della vita di Zeno Cosini: materiali che avrebbero dovtito condurre a un quarto romanzo, non portato a termine, che forse avrebbc presenta-to una struttura piu aperta, frammentaria, disponibile di quella della stessa Coscienza di Zeno. Si tratta dei frammenti che sono stati intitolati Un eonlratto, Le confes-sionidel vegliardo (che recano all'inizio la data del 4 aprile 1928), Umhertino, llmio ozio, II Vecchione. La scrittura del vecchio Zeno procede ora attraverso nuovi osta- IJ trioníd coli, nuove, imprevedibili sfasature, frutto della sua condizione attuale, dei suoi delk letrcratura rapporti con i figliecon un nipotino. Egli miraa una letteratura «minima», che ha «mmima» una funzione di soprawivenza e di controllo del proprio organismo. 10.5.10. 11 teatro di Svevo. Nonostame I'interesse per il teatro sia stato essenziale iungo tutto 1'arco della vi- Disimeresse ta di Svevo, I numerosi testi drammarici da lui sctitti hanno avuto una sfortuna an- dei cora maggiore di quelli narrativi: durante la sua vita fu pubbiicato soltanto il breve eontemporand monologo Prima del hallo, che apparve sulľ«Indipendente»; e soltanto l'atto uni-co Terzetto spezzato venne rappresentato, nel 1927, dal Teatro degli Indipendcnfi di Bragaglia (cfr. 10.4.12), Una certa curiosita per il teatro di Svevo cominciö a roa-nifestarsi solo dopo la prima edizione completa dei suoi testi teatrali pubblicata nel i960; c solo nel corso degli anni Sessanta esso cominciö a isteressare gli ttomini di teasro e ad avere fmalmente delle realizzazioni scenicbe. Si tratta di ben tredici opere, alcune compiute, altre ancora in fase di elaborazio- I materiali ne, accompagnate da progetti, abbozzf stesure varie, materiali collatcrali, ccc. di cui in molticasí ě assai incerra anche la datazione. Lo sfondo scenico di questo tea-trod sempre quello del salottoborghese, animato da contrast! e discussioni, da cu 952 Epoca it) Guerre e fascismo (1910-1945) riosi incideriti e cospicuc sorprese: senza compere la sttuttura del dramma borghe-se, Svevo ne insegue gli squifibri interní, vi fa scattare segni di irnprcvedibilitä e di irregolaritá. La parola delia normále conversazione quotidiana si carica di tensioni e malesseri, rivela come ľapparente civiltä dei rappord e l'accurato sistema di rego-le quotidiane della vita familiare borghese siano gravati da una retevelenosa di pre-potenze eviolenze: eda cionascono e si scatenano dissidi e scontricbe spesso assu-mono un irtesistibile carattere comico, la rigeitenzioim Tra i vari testi {rieordiamo Le ire di Giuliano, Un marilo, Inferiorita, Con la pen- na ďoro), merita particolare attenzione ľultíma commedk, a eui Svevo lavorů neglj ultimi anni della sua vita, ehe ě stata intitolata La rigenerazione, domifiata dalla te-matica della vecchiaía e dal motivo comico delľoperazione per ringiovanire che avrebbe dovuto essere al centro anche del nuovo romanzo di Zeno, Sempře snila difensiva, pronto ad aggredire, patetico e rídícolo, dolce e animalesco, il vecehio, protagonista della vicenda, scatena artomo a sé un movimento indiavolato, pieiro di irtesístibili scatti cornici: eornicamente e tragicamente egli vive il coritrasto tra la propria inerzia carica di passato e il vorticoso consumo di energia della modernita («Percbc é vero che in quests epoca non b permesso di essere vecehi »). 10.5. Italo Svevo 953 miti e valori assoluti. Ľopera di Svevo, anche per il fatto che egli non tu mai uno serittore e un intellettuale professionista, ě singolarmente aperta e dispo-riibile: dopo aver iitseguito in Angiolina ľimmagine cvanescente del desiderio c della speranza, la sua serittura rifugge con Zeno da ogni possibile mito, risol-ve ogni sofferenza e angoscia nel gesto leggero del clown. Negli anni tumultuo-si del dopoguerra, tra la fine dclľlmpero austriaco e della sua cultura sovrana-zionale e ľingresso di Trieste nell'Italia del nazionalismo e del fascismo, il trie-stino Zeno, apparentcmente ai margini della storia, insinua un singolare dub-bio sulla consistenza della borghesia e della cultura italiana: ancora una volta fuori di posto, si rivela in veritä in anticipo sul presente, portatore di una «co-scienza» piti moderna e disillusa. Un dubbio fistsdemo 10.5,11. La scomposizione di Svevo. Podtai Svevo opera una sua originalissima scomposizione del personaggio c dei delceomi jriodelli narrativi, esprimendo la condizione moderna delľ«uomo senza quali-tä », di una vita borghese che ha perduto ogni centro e appare inviluppata in un fascio eterogeneo di errori, di intoppi, di deviazioni. La sua prospettiva radi-calmente ctitica verso le illusioni della vita sociále, verso la falsa totalita del mondo moderno, non lo porta pero a nessuna rivendicazione della sacralitä delľarte, né del ruolo autonomo degli intellettuali: a difťerenza di gran parte delle avanguatdie contemporanee, egli rifiuta ogni assolutizzazione del negati-vo, ogni traduzione della scomposizione e della perdita di centro in un nuovo itazionaliia laica valore assoluto. Egli resta ancorato a una posizione laica, sperímentale, lucida-tnente razionale: la ietteratura non indica per lui valori e modelli assoluti, ma é uno strumento essenziale di conoseenza, capace di insinuarsi razionalmente nelle pieghe piú sottili delľirrazíonalítä dei comportamenti e dei rapporti, di trarre alla luce ľoscuritä della malattia e delľerrore. Da un nesso di contraddi-zioni personali, egli ricava la capacitä di rappresentare la « malattia » come carattere costitutivo della modernita; si oppone spontaneamente alle mitologiee alle ideologie che in modi diversi esaltano il progresso e lo sviluppo storico, mostrandone proprio ľimprevedibilitä, coťľodendo con irónia la consistetiza delľio e quella stessa della societa e della civiltä. Sveroe La scomposizione messa in atto da Svevo permette di awicinare la sua Piranilellti esperienza a quella di Pirandello. Ma occorre precisare che le radici triestine di Svevo e il suo otizzonte mitteleuropeo proiettano la sua opera verso una df mensione assai piú moderna, internazionale, spregiudicata, di quella delí" serittore siciliano: la grandezza di questo b tutta radicata nelle sue origini sici-liane, nasce da un conflitto tra mondo arcaico e mondo moderno, con una SOI' ferente esasperazione che cede in aleuni momenti alla tentazione di riaffernit"1' 10.6. Le forme delia prosa tra le due guerre Du momento dt tTflnrärionc io.ó.i. La tradizione narraíiva. Le tenderize dominant! nella letteratura del primo ventennio del secolo avevano fatto perdere alla narrativa la posizione centrále che aveva avuto anco-ra nel ventennio precedente: le opere narrative di maggior rilievo erano venute pet lo piti da autoři che continuavano precedenti esperienze (come Fogazzaro, D'Annunzio, la Deledda) o che restavano ai margini rispctto alle tendenze dominant (come Pirandello e Tozzi); forme del tutto particolari, e comunque as-sai lontane dalla tradizione narrativa, erano invece quelle della narrazione au-tobiografka dei vociani e quelle della sperimentazione futurista. Ma non va trascurata una produzione rivolta a un pubbl ico borghese, senza par-ticolare problematicitá; il piú autorevole rappresentante fu Alfredo Panzinm (1863-1939), di Senigallia, allievo del Carducci, cheelaboro delicati ritratti, eleganti divagazioni, con una prosa cordialc e urbana. Intorno al 1920 si ha una sorta di rilancio della narrativa, legato a una « riscoper-ra » di Verga e al diffondcrsi di un nuovo impegno di costruzione romanzesca, pro-pugnato tra gli altri da Borgese (cfr. 10.3.9). Ci fu cos' un3 parziale ripresa di model-H veristici, adattati alle situazioni e alle contraddizioni sociali contcmporanee (ě il caso del fiorentino Bruno Cicognani, 1879-1971). Esperienze di tipo espressionistico, basate su un dcnso rondo linguistico verna-colare, si svolsero con particolare vigore in Toscana, soprattutto in Versilia: signifi-cativi sono i racconti del pittore viareggino Lorenzo Viani (1882-1936), Gliubria-cbi[it)2i) el Vágeri (1926; il ritolo, con parola dialcttale, indica vagabondi prontia tuttc le esperienze). Piú a fondo va 1'espressionismo di Enrico Pea (1881-1958), di cui va ricordato il ciclo di brevi romanzi, raccolti nel 1944 sotto il titolo // romanzo di Moscardino: sitratta in particolare di Moscardino (1922); II voltosanto (1924);'' servitore deldiavolo (1931); Magoometto (1942). In essi si intrecciano trammento If rico e costruzione narrativa, con unaltcrazione conrinua dei piani temporali, dei confini tra le eta della vita, tra ragione e follia, tra i vari luoghi del mondo. 10.6.2. Ancora il dassicismo: I'ordine de «La Ronda». Rjtomo Con la rivista romana «La Ronda*, pubblicata tra i] 1919 e il 1922 all'ordtac ok. bati, tav. 147), la letteratura del dopoguerra si inaugura all'insegna del «rl Alfredo Panzini liilancio della narrativa Lorcl-50 '''''HI' e Enrico Pea di Uoscaräno ro.ó'. Le tonne della prosa tra ie due guerre 955 torno all'ordine». Un gruppo di scrittori, che avevano attraversato le esperienze della «Voce» e il clima effervescente degli anni Dieci (da Cardarelli, che vi ebbe un molo direttivo, a Baldini, Bacchelli, Cecchi, Barilli), esprimono qui in-soddislazione per I'orizzonte tumultuoso e sperimentale del decennio trascor-so, per il generale turbamento degli equilibri formali e dei modelli di compor-tamento intellettuale: lo stesso titolo della rivista, che si riferisce alia « ronda » militare, indica un proposito quasi poliziesco di roettere ordine nel disordine della cultura contemporanea. Alla contestazione e alia riciiscussione cowinua, Trxjidone all'esaltazione della giovinezza e delľenergia, i rondisti oppongono un'esigen- 5 wit<«ione za tli maturita: riaffermano l'aspetto istituzionale della letteratura e il rilievo 'Mlersna della tradizione. Specialmente per opera di Cardarelli, che redasse il Prologo nel primo numero della rivista e poi vi svolse vari interventi programmaiici e polemici, «La Ronda» siiggerí unmodetlodi classicismo«moderno», che voleva cssere tutto «italiauo», ma saltando il passato piú recente e rifacendosi a Leopardi e a Manzoni. II campo d'azione del classicismo della «Ronda» fu soprattutto quello della prosa: con l'occhio rivolto in primo luogo al Leopardi delle Operelle, la prosa ron-dista cercô un supremo equilibrio formale, mitó a concentrate in una sapientc ele-ganza, con una riechezza di tons e di sfumature, il senso della coscienza intellettuale. Ma questo programma classicistico restö indetenninato, non riusci a ricmpirsi di contenttti, approdo a una nttova poetica del frammento, iontana daU'irruenza espressionistica e dalľintensHá Urica del frammentismo vociano. II frammentismo della « Ronda » si appoggia su osservazioni e divagazioni intorno a temi spesso marginale su sguatdi verso particolari minuti dell'esistenza, della letteraiura, del costume intellettuale (e spesso si risolve in forme giornalistiche, nel tono urbano, distac-cato, fatuo e nello stesso tempo pretenzioso dcWelzeviro, cfr. generi e TECNIChe, tav. 145). L'ordinevagheggiatodai rondisti resta cosi limitato ed asfittico: la lorori-vendicazione di valori stabili finisce per accettare la marginalitä e ľirrilevanza deíSa letteratura che pure essi pretendono di difendere e di rilartciare, Le pagine delia rivista furono comunque aperte ad esperienze di alto livello, non sempre ehiuse nello stretto orizzonte classicistico, e notevole fu ľincontro con i propositi di costruzione e di rigore, di ordine moderno, manifestaci negli stessí anni nelle arti figurative dalla rivista «Valori plastici», pubblicata dal 1919a!'22: isuoi anímatori, come i pittori Carlo Carka {1881-1966), Giorgio De Chirico e Alberto Savinio (cťr. 10.6.9) furono anche fra i collaboratori delia «Ronda», 10.6,3. Git scrittori. della «.Ronda». Nell'opera di Víncenzo Cardarellj (1887-1959), si rtassumono i limiti e Vincetizo le contraddizioni della «Ronda», di cui egli fu 1'interprete piú battagliero: fi- CwbreB gura di intellettuale interamente dedito a una vita di occasioni letterarie, tra ronversazioni e pokrmené, tra incontri e lunghe soste nelle sale dei caffě, tra collaborazioni ai giornali, al di fuori di un lavoro istituzionale ben definito. Nel soko della « Voce » egli sviluppo una ricerca di anglisi morale, attenta a rica-vare da situflZioni personali, da notazioni frammerrtane ed eterogeíiee, sígnificati di Una nuova dei fratíirnento e margínalitä della Jetteíatma ^ Valori pkstici» 956 Epoca jo Guerre e fasdsmo (1910 1943) Uii clesfiidsno «metäforico» La poesia l# prose Emilki Cecchi Una cri"'i:v:i descmiiva j> opera amative Kkcardo BíuxÍk Li piú ampio orizzonte culturale e inteílettuale. Un personále bisogno di costmzionc e dí ordine lo condusse a farsi porrabandiera del progranima delia «Ronda»: ma il suo ě un classicismo tutto voluto e « metaforicow, una specie di istanza psicologica, risullatodi un'aspirazíoncastratta alľequilibrio tbc non corrisponde ai reáli fonda-menti delia sua cultura e non trova appiglio nella sua condizione inteílettuale. Dopo ľintreccio tra prosa e poesia dci Prologbi {1916) e di altri volumi, egli sepa-rô e raccolse i componimenti poetici in Giortti in piena (1934) e poi nelle Poesie (1942). Ma la liríca di Cardarelli mantiene i suoi mígliorí caratteri proprío nelľín-treccio con Í frammenti in prosa; questa poesia si svolge come una esasperata afŕer-mazionedi« maturita » (sÍmboloelcmentareneéľestate),che si esprime in paesag-gi naturali c figúre umane di levigata immobilitä, in un linguaggio scandito e preci-so, dietro cui si affaccia qualcosa di inappagato. Un gusto volontaristico e astratto delia parola perfetta vi si scontra con rivelazioni di velenosa malinconia. 11 megliodi Cardarelli va cercatotralepieghe dellesueprose (ehe ebheroun'ulti-masistemazionein5o///rfr/'o/ff/lrfdŕ//ií, 1947), in una trama di frammenti autobiogra-fíci, descríttivi, aneddotici, saggistici: qui si mescolano ľambizione di fare di sé un modello culturale, il piacerc di ripercorrere paesaggi carichi di segni storici, la tortu-radi una memoriapersonále ehe non riesce mai a ritrovare le propne radici. Come critico e uomo di grande cultura, il fiorentino Emilio Cecchi (1884-19Č6), sapeva seguire e fissare sulla pagina con eleganza e sensibilita le av-ventufe intellettuali piú diverse; ma arrivando sempře a filtrarle con un disin-cantato equilibrio, a ridurne í caratteri piú radicali e sconvolgenti, a tradurle in gestá di cultura smalizíata e sapiente. Hento di sensibilita decadente e di inquietucliní romantiche, egli si impegnô a controlkrle entro misure di comuntcazíone cordiale, di civile rnoderazione, ehe guardavano al modello tanto lontano dci classicismo fiorentino. Dalla conoscenza delia cultura Inglcsc egli ricavo poi una buona dose di empirismo, ehe lo allontanô da generalizzazioni e da schemi ideologici risolutivi, e una disponibilita umoristica, un acuto senso del limite. La sna critíca lettctaria ě essenzíaimente deserittiva. presta attenzione alle mo-venze e alle pieghe nascostc, csplorando lo spessore umano dei testi, cercandovi segni di civiltä, riassumendone i diversi aspetti con intrecci di immagini e di metafore. I suoi frammenti di prosa «creativa», pubblicati sui giornali, furono elaborati con grande eura e raccolti nei volumi Pesá rossi (1920), Ľosteria del cúttivo tempo (1927), Qualche COSa (1931), Corsc al trotlo (1936),. ccc. Le cose piú marginali e minuté vengono qui descrítte con eura, con un gusto prezioso delia misura stiltstica, Iasciano emergere segni sčgieti, risvolti inquietanti, simboli minacciosi, ricoperti perodi mille eautele, ammoibiditj nel segno di una paziente naruralczza fiorentina. Dal gruppo degli autori legáti alla «Ronda» si svilupparono altre esperienze, anche contrastanti, ma sempře orientatc verso una rivendicazione delia dignita delia letteratura e un rifiuto delle avanguardie. In direzione addirittura opposta al frammentismo delia prosa ďarte degli altri rondisti si mosse il bolognese RiccARDO Bacchelli (1891-1985), ehe si mise sulla via del romanzo storico, seguendo il modello manzoniano, a partireda Udiavoloal Poiitelungo (1927), a cui seguí una serie vastissima di romanzi di considcrevole suc-cesso, culminata nelľampio ciclo in tre parti // mulino del Po (1938-40). Scritrorc pletorico e torrenziale, Bacchelli dä prova di un corposo reálismo linguistico, co-struisce tráme complesse con strutture narralive spesso acute e sottili, ehe mostra-no una notevole attenzione alle forme del confemporaneo romanzo europeo. 10.6. Le forme delia prosa tra le due guerre 9y; AntonioBaldini (1889-1962), romano,e invece unodegliesempi piú rappre- Antonio Baldini sentativi di serittore-giornalista, elaboratore di prose eleganti e Ieggere. Una vita disordinata fu quella di Bruno Barjlli (1880-1952}, marchigiano, il l'oirrogolarc» piú «irregolare» tra Í rondjsri; musteista» critico musicale, giornalísta, mosse dal BrimoBanlIi gusto del frammento per ereare una prosa in cui la passíonc per la musica e per il colore si intreccia con una scnsualitä corposa e deliranre, con un senso del vagabon-daggio e delia dissipazione (si ricordino De//rcin/nt 1924; llsoráo nel violino, T926; U paese del melodram ma, T930, c i frammenti dci Capricci di vegliardo, 1951). í o. 6, . La letteratura del faschmo tra pokmkhe, schieramenti} programmi. Solo aleune delle tendenze della cultura fascisfa (cfr. 10^.9) ebbevo quaí* che esito interessante sul piano letterario e artistíco. II regíme Fini per sostenete orientamenti letterari vari e diversi, purché si pone*sero sotto il segíio dell'uffi> cialitá e offrissero rimmagine di una vigorosa lettcratura nazionaíe, Una battaglia per scelte letterarie piú precise, in rapporto alle tendenze dei fa-scismo, si svolse negli anni Vcnti sui dne opposti schieramenti del« populismo anti-borghese» e del «novecentismo»: espressionc del primo tu la rivista *re!Hmo Ľ LU opia dl «SoLiriaw La narraiíva « Letteratura » eoLaRiromia lerteraria» «II Froniespizio» Iva narraciva .kíl,, nitmona 10.6.7. «Solaria» e le riviste florentine. Dalla scconda metä degli anni Vemi, Firenze tomô ad essere, come ai tempi delia «Voce», il centrodi ricliiamoper molti scrittori delle nuovegenerazio-ni: tale animazionc trovô espressione in numerose riviste, nelľattivitä delia ca-sa editricc Vallecchi, in quella di una libera istituzione culturale come il Gabi-netto Vieusseux (diretto da Montale dal 1929 al '38, cfr. 10.8.1), in luoghi ďin. contro animatissimi come il celebre caffě delle Giubbe Rosse. A Firenze, per iniziativa di Aliíľrto Carocci (1904-1972), nacque nel '26 la rivista «Solaria», ehe nel titolo alludeva alia utopica «cittä del sole» (cfr. 5.6.12) emirava al progetto di una moderna civiltäletteraria, aperta ai piú ampi orizzonti delia lettcratura europea e mondiale, impegnata in una conoscenza problematic^ e critica del presente. La prospettiva «solariana» si opponeva a ogni imbrigliamcnto delľesperienza letteraria entro la politica e ľideologia del fascismo, rifiutava anche i limiti troppo « nazionali» delia cultura idealistica e crociana. Mettendo in primo piano la narrativa, essa prestáva attenzione ad esperienze contemporanee, come quelle di Tozzi e Svevo, di cui contribuiva 3 seoprire la grandezza (cfr. 10.5.6), e quelle curopee di Proust, Joyce, Kafka, Mann, Eliot, risaliva indietro ai grandi modelli del romanzo russo (soprattutto Dostoevskij) e mostrava quanto fosse essenziale per la letteratura moderna l'in-ilagine sulle piegbe dell'io (anclie attraverso l'apporto della psicoaualisi), sulla memoria, sul tempo. La rivista fu guardata con sospetto dalle autorita iasciste e, dopo varie diiŕicoirä, dovette chiudcic tiel '36 (ma per tuttc le tiviste di cui si paria hi questo paragrafe, cfr. ancora dati, tav. 147). La sua attivitä fu contiiuiata da « Letteratura », fondata ncl' 37 da Bonsanti; il proposito di analisi« civile*, di attenzione alia rcaltä storica e sociále fu continuato invece, tra grandi difficoltä, tra il 1936 e il '39, da un'altra rivista fiorentina,« La Riforma letteraria », fondata dallo stesso Carocci e da Giacomo Noventa (cfr. ro.7.17). Nella vita culturale fiorentina cbbero un peso notevole anche le riviste fasciste (a čni si ě accennato in 10.6.4) c una rivista cattolica tradizionalista c popolarc, conver gente con il fascismo, «11 Frontespizio» (cfr. anche 10.7.16): ma questa rivista, tra i cui collaborator cbbe un ruolo essenziale il poeta Carlo Bctocchi (di cuí si parlera in 11.4.2), diedc voce anche a un cattolicesímo piú inquieto e problematice, rappre-semato dai giovani poeti e eritici <\e\Ycrmetismo (cfr. 107.16); tale gruppo si staccô daI«Frontespizio» nel '38evenneaccolto nella rivista «Cainpodi Marte», fondata da Alfonso Gatto (cfr. 10.7.16) e Vasco Pratolini (cfr. 11.2.14), che si pose come to srrumento essenziale della riflessione delľcrmetismo. Intorno a «Solaria»ealla sua apertura europea si svilupparono aleunedelle piú cssenziali esperienze della nuova letteratura tra gli anni Venti e Trenta. Ľespressione piú caratteristica fu costituita da una narrativa della memory (attenta in primo luogo al grande modello di Proust): una ricerca di«aura»i«[ luci, di ombre e di profumi tendeva ad addensare sugli oggetti l'intensita del vissuto, a far emergere dalle cose le piú diverse motivazioni psicologiche e sen- 10.6. Le forme deöa prosa tra le due gu 06 r timentali. Al centro dell'interesse narrativo si ponevano spesso personaggi di adolescenti, visti come figure del passaggio, della sospensione tra i tempi, del difficile confronto dei caratteri originari dell'io con I'esperienza del mondo. Un incontro tra un vitalismo sensuale di origine dannunziana e una nuova attcn- Giovanni zione alia memoria e alio spessore vitale delle cose, si puô scorgere nell'opera di Comlsao Giovanni Comisso (1895-1969), trevisano, combattcntc nella prima guerra mondiale e legionario di Fiume, che poté svolgere la sua passione per i viaggi con una lunga attivitä di giornalista e corrispondente. Collaborator di «Solaria », egli man-tenne sempre una sua autonómia di «irrcgolare», legata anche alia sua condizione «veneta», a un senso di marginalitä rispetto alle Iinec dominami della letteratura italiana. Pubblicô moltissimi libri, in cui si inseguono, con una partecipazione tutta sensuale, fatti, inconrri, presenze, figure, paesaggi, sorprcsc: un senso immediato del realc, una disponibilita a toccare tutto ciô che si fa avanti nel mondo, conferi-scono alia memoria di Comisso una liberta scatenata, un'assoluta irresponsabilita. una sorprendenie estraneitä a ogni giudizio o intervene morale (ricordiamo llpor-lo dell'ainore, 1925, e Gente di mare, 1929). Tra gli altri autori legáti all'orizzonte di Solaria vanno ricordati Alessandro Bonsanti (i904-i984),AnTURoL0RiA(i9O2-i957),BoNAVLNTUBATECCHi(r896-1968), Putr Antonio Quarantotti Gambini (1910-1965). 10.6.8. Buste un surrealismo itah U aurmfUtt Iranfťse 11 surrealisme (cfr. dati, tav. 142), sviluppatosi in Francia negli anni Venti per azione di tin gruppo guidato da André Breton (1896-196Ö), organizzö in modo nuovo e coerente la carica antiborghese delle avanguardie, miro a liberate integralmente l'uomo, e in primo luogo le sue facoltä piú sotterranee e segre-te. Nel suo rifiuto dell'arte borghese, il surrealismo si poneva agli antipodi del militarismo futurista, lottava per un'umanitä che sapesse reggersi suH'í»»ore, sulla liberta, sulla poesia. II rifiuto della logica tradizionale si legava cosi a una lotta per Create una nuova vita sociale, per distrttggere ogni forma di oppres-sione, fisica e psichica, materiále e culturale: si doveva cercare una nuova co-municazione collettiva che traesse alia luce gli strati psichici profundi, solita-mente esclusi dal pensiero razionalc e dalJ'ambito stesso della comunicazione, Attraverso una sua interpretazione della psicoaualisi frcudiana (cfr. 9.1.4 e Ubsrm parole, tav. 12}), il surrealismo mirava a liberare ogni aspetto della vita del- I'mramdo l'uomo, datido libero campo a quanto per secoli era rimasto sepolto nell'incon-scio. Emergevano cosi in primo piano il sogno e il desiderio, l'erotismo e la fol-lia, il lapsus e il gioco di parole; si guardava in modo nuovo al mondo dell'infan-zia, ai regni della fantasia e del meraviglioso. Quello surrealista era un programma di costruzione di una realtä superiore ľw una realtá a quella grigia e conveiizionale del mondo borghese e industriale: un program- «uperiorc '"a che poteva ricollegarsi anche alle forme fantastiche dell'arte del passato e a'le piú sotterranee tradizioni dell'alchimia, dell'ermctismo, della magia, pro-Ponendone una versíone laica e moderna; esso nello stesso tempo cercava di Noovi liupinesi lar emergere nuove figure, nuovi linguaggi, in un flusso continuo tra gli ambiti 1 Epocft lo Guerre c fasdstiao {1910-194?) Presenza udus iiarrativa Italians piú* diversi, da quello del mito antico a quello degli oggetti deDa moderna vita Teenier citiadina. Per raggiungere questi obäettivi venivano messe in opera tecniche urrealúu: molteplici, tra cut si imponevano quelle delia serittura automatica {err. genert e tecniche, tav. 152) e áúVumorismo (cfr. termini base 12}, In Italia, anche per la situazione politics e per il peso che mantencvano forme culturali tradizionali, il surrealismo penetrö In modo indirctto e limit at o. Alcuni artisti figuraiivi íuľono perö in stretto contain* con esponentí di questa tendenza e il nuovo immaginario surrealista, con ľattenzione al fantastico, alle forme soiterra-nceeoscuredella realta, agli aspetti dell'esperienza umana estranei alia razionalitä, circolô ampiamcnte nella letteratura italiana negli anni Venti e Trenta. In modo in-diretto se ne sentí ľeeo nella nozione di realismo magfco di Bomempelli, nel teatro e nella narrativa dell'ultimo Pirandello, nella novellistica di Palazzeschi. Piu direttamente il surrealismo agísu una narrativa tn cul il íantastico si collego ad audaci scomposizioni, a scatenatc associazioni, a sottili giochi intcllettualt. Nei paragraf! successivi si seguono le espressioni essenziali e originalissime di questo surrealismo narrativo italiano nelľopera di tre autori che percorrono vie assoluta-mcnte individuals Savinio (cheebbe rappnrti diretti, anchc per la sua attivitä di artista, col surrealismo franccsc e con Breton) e i piú giovani Landolfi (che piú a lun-go di tutti continue) a svolgere la sua attivitä nel dopoguerra) e Delfini. Ma a un surrealismo « diffuso », a un livello meno penetrante ed essenziale, possono coUegarsi anche autori come Buzzati e i vari «umoristi» (per i quali cfr. 10.6.15). 10.6.9. Alberto Savinio: la saggezza del «däettaniismo». La formazione Andrea De Chirico (che a Parigi, quasi alľinizáo della sua attivitä, assufise il nome di Alberto Savinio), nacque ad Atcne il 25 agosto 1891; ü fratello maggiore, ú celebre pittore Giorgio De Chirico, era nato a Volos nel 1888, Alia morte del GENERI K TECNICHE tav. 1}2 Serittura automatic a ft i! metodo di serittura {écriture atitomatique) teorizzato da Breton e dai surrealisti (cfr. dati, tav. 142), consistent^ ncl rifiuto di ogni logica c neí totale abbandono alle associazioni automatiche tra le cose. Lo serittore surrealista deve registrare il líbero movimento delia sua immaginazione, abbandonarsi al flusso indifferenzíato con cui le immagini si producono nella mente: in questo modo egli puô dar libero spazio alľinconscio, ai contenuti repressi e nascosti nel fondo delia psiche, far parlare il desiderio e scatenare il memviglioso ehe deriva dagli accosramenti piú imprevedibili e insoliti tra le cose. In alcuui casi si ereano artificialmente condizioni porticolari per superare le soglie della co-scienza, per immergere lo serittore in uno stato simile a quello del sogno c far emergere la serittura come una sorta di magico automatismo psichico. L0.6. Le forme delia prosa tra le due guerre 963 padre (1905) Andrea si trasferí a Monaco di Bavíera con la madre e il fratello; fu poi a Miláno e a Firenze e nel 1910 passo a Parigi, partecipando alľanimatissimo mon-do delľavanguardia artistka e letteraria, oceupandosi in primo luogo di musica. Rientrato in Italia alio scoppio della guerra, si arruolô insieme a Giorgio e con hii presto servizio militare a Ferrara: qui dalľincontro dei due fratelli con Govoni (cfr. 10.3.7), Carrä e ľartista ferrarcse FiuppoDe Pisis (1896-1956), autore anchc lui di interessanti testi Ietterari, ebbero origine ilprogramma e le forme delia pittura metafisica. Nel I9i8apparve il primo volume di Savinio, Hermaphrodite, cheracco-glicva testi in versi e in prosa seritti negli anni precedenti. Nel dopoguerra soggior-nô a Roma e a Miláno, interessandosi piú direttamente di teatro e partecipando al-ľesperienza del Teatro d'Ane di Roma (cfr. 10.4.1). Nel 1926 sposô ľattrice Maria Morino (da cui ebbc due figli) e iniziô ľattivitä di pittore, trasferendosí a Parigi, dove rimase ftno al 1934-e d°vc infittí i suoi contatti con le avanguardie e in particola-re con Breton c i surrealisti. Al ritorno in Italia, dopo brevi soggiorni a Torino c Miláno (dove díresse tra la fine del 1933 e il '34 la rivista «Colonna»), dal '35 si stabilí definitivamente a Roma. * Alľattivitä pittorica accompagnó un piú Intense) impegno lettcrario e critico. Evitô di prendere posizione ncí conŕronti del regime fascista, ma restô sempre al margine delia cuhura ufficiale e manteime una lucidissíma indipendenza di giudi-zio, chc lo porto, al momento del crollo del fascismo, a denunciarc acutamente le radiči ideologiche e culturali del totalitarismo. Ncl dopoguerra investí gran parte delle sue energie nel mondo del teatro e deilo spettacolo. Dopo il successo delľalle-stimento deft'Armida di Rossini per il Maggio Musicale fíorentino, mori per un at-tacco cardiaco, a Roma, Ja notte del 5 maggio 1952. Savinio oceupa una posizione particolarissima nella letteratura italiana: cittadino del mondo, egli partecipa a pieno titolo aipiú vítali orizzonti delľa-vanguardia europea, senza nessuna preclusions provincial^ e resta ai roargini delle problcmatichc e degli atteggiamenti dominanta nel límitato mondo Intel-lettuale italiano del tempo. Con una sieura disponibilita verso le esperienze piú diverse, egli riťiuta di chiudersi nella professione delľíntellettuale o del iettera-to, si sottrae a tutti i modelli istituzionali della tradizione italiana: la sua letteratura ě inconcepibile senza lo scambio con le altre arti, senza la sna cultura musicale e figurativa, senza i suoi interessí storici, teorici, filosofie! Savinio amô presentare ľinsieme della sua attivitä, il senso stesso della sua riechissima cultura, sotto il segno del dilettantism o ^ di una «superfícialitä »leg-gerissima ehe rifiuta la tradizionale identificazione della saggezza con la pro-fonditä, ľassoluto, i valori metaťisici. Questo atteggiamento si appoggia su ca-fatteri mediterranei, solari, marini: dalla sua origine gieca questo autore ricava m primo luogo una predilezione per il mondo classico, sentito come un univer-W aperto, senza valori nascosti. Non si tratta pero di una visione di tipo classi-cistico: siamo lontaní da ogni serena immobilitä, da ogni modeilo stabile e sicu-f0- Per Savinio il campo delia realtä e della cultura č aperto, prima di tutto, a una serie di incontri casuali tra le cose e le parole: vi domina una libera immaginazione ehe aggredisce ogni serenitä, ogni fissitä, ogni convenzione culturale e s°ciale. Egli si ricollega direttamente afla critica delia metafisica di Nietzsche, Uílo dei suoi autori predtlettí (insieme ai grandi serittori paradossali come, pri-ma di tutti, il greco Luciano). a Parigi a Ferrara Letten, [ urn, arte e teatro Cittadino del moxido OHermntismo Lc cose (-■ le parole 1 Li giüCG delia scrittms Pensrew; auiobiogrsfia U mm : il quotkHano 964 Epoca iq Guerre e foscistn» 0:910-1945) Seguendo questo modeilo di saggezza che nasce dal rifiuto della serietä e deE'assüluto, la scrittura di Savinioseguepercorsi varieinsohti, si presentacome priva diSCöpo, immersain un liberissimogioco di associazioni sorprenden-ti, in un continue aprirsi al sogno, alle battute spiritose e ai giöchi di parole (fi-110 al limite della freddura), agli incident! corporei, ai lapsus, ai tortuosi richiami del desiderio. In essa i materiali culturali, le riflessioni critiche, gli svolgimenti saggistici, si intrecciano con spunti autobiografici, con descrizioni di realtä in cui sempře si inserisce qualche segno irreguläre, con íigurazioni fantastiche e divagazioni paradossali. NeLla sua ricca produzione letteraria non sempře ě facile la distinzionc tra testi piú esplicita mentě narrativi e testi dí tipo saggistico, che definiscono le lin.ee di un pensiero antisistematico, pronto sempře a so~ spendeisi, a limitarsi, a rovesciare le proprie asserzioni. II mito - quelle classico in přímo luogo - propone in quasi rutti gíi seritti di Savinio una série di curiosi e spesso comicí íntrecci con le occasioni piú quo-tidiane e hanali della realta moderna e borghese: il mondo mitico vi appare come un immenso serbatoio di archetipi é di figure senza spessore, di forme del vivereedeU'apparire che sembrano enigma eiche, ma non hanno nessunsignifi-cato profondo e segreto. Forte ě la suggestione del mondo delTinfanzia, col terna degli ostacoli insormontabili che la vita familiäre e sociale pone alia sua liberta e felicitä; resistente la riflessione sul tempo e sul movimento della mente verso il passatö, che si risolve non in un recupero della memoria (come in Proust ein molta narrativa italiana degli anni Trental, ma in un inquietante an-nulhmento del tempo stesso, nella scoperta del suo cterno ritornarc e della coincident tra la nascita e la morte. Un peso essenziale ha infinc la tematica della sessualitä, del contra&to tra maschile e femminile, ehe si risolve nel rifiuto di una cultura che si identifica con la rigidita virile e nell'aspirazione a integrate maschile e femminile neU'equÜibrio indifferente e giocoso deilermafrodito. 10.6.10, Le opere leUerarie di Savinio. I vari e molteplici scritti di Savinio si susseguono nel tempo con una seriedi riprese, ritorni, combinazioni, passaggi da pubblicazioni in nviste e giornali a raccolte diversamente organizzate: sul loro succedersi non e facile fare luce, anche per una simazione ediroriale che resta piuttoattif coniusa. nonostantc m nuova fortuna che I'autore ha conosciuto a partire dagli anni Settanta. Hermaphrodite/ (i$x$) contiene raccouti, divagazioni, deformazioni comiche c;he ricordano la recente narrativa giocosa e fantastica di Apollinaire: vi si intreccifl-no rnotivi mitici e autobiografici, accumulando una serie di enigmi« vuoti», che val-gono per la stranezza del loro sresso esibirsi c negano ogni senso profondo. Sulla via di ungioco dissscratkte, di una realta rappresentata attraverso cuiiofie saimpoM/!^ ni, si ponevano La casa ispirata, del 1925 (gia in rivista nel '20), e Angelica 0 la nottedi tnaggio (1927), piccolo antiromanzo dallo stile rapido e frantumato. Fin dal 1919 Savinio aveva iniziato la stesura del romanzo Tragedia deli'lnfant*^ ckU'infanzk pubblicato solo nel 1937: cercando di fissare un'unmagine delTinfanzia, egli ne e c-ombäjiaaíonj Hermaphrodite 10.6. Le forme delia prosa tra fe due guerře 96^ metteva in luce il carattere elementare, fatto di associazioni tra oggetti e presenze, diimmaginieparvenze, in un gíocodicostrizioni.diitnpossíbilitä, di vuoti. Contro la societa adulta, contro le sieurezze e la falsa serietä dclľorganizzazione sociale, ľinfanzia si rivelava come uno spazio «altro», indecifrabile alio sguardo adulto. Questa indaginc prosegue, in termini piú esplicitamente autobiografici, con de-licaia äffettuositä, sxéWhifanzia di Nivasio Dolcemare (1941), in cui le awenture del bambino, nell'universo marino e solare della Grccia, si aprono verso aeree spropor-zioni comiche, leggerissimí equivoci e distorsioni. Lo sguardo verso ľinfanzia si in-contra con la coscienza sempře piú acuta, sullo scorcio finale degli anni Trenia, che tutto ľimpegno del vivere tende alia soluzione del problerna della morte. I racconti del volume Casa «la Vita» (1943J si dispongono in un crescendo che, dal ricordo della solare infanzia eilenica, si rivolge sempre di piú verso figure della morte nella convinzione che essa e il problerna centrale, proprio perché tronca tutti i possibili problem!, mostra la loro inanitä, ritrova il segno originario della nascita e del nulla. Tra Í racconti vanno ricordati U signor Munster, in cui il protagonista assi-ste alia propria mortee decompose tone, che cul mina i 1,1 un gioco surreale di scam-bi e di evanescenze, e il racconto che da il titolo al volume, con la visita che il protagonista compíe in una casa íncuirapidamentesisintetizza tutta la sua vita (secondo uno schema che ricorda Una giornata dí Pirandello, cfr. 10.4,11). Nella siicccssiva raccolta Tulta la vita (1945J continuano a imporsi ímmagini della minacciosa stranezza che puö assumere ciö che piú e consueto, vari ritorni alle tracce della vita familiäre. In altri racconti e testi brevi, Savinio continua un'índagi-ne delicata c soitile (attraverso lo schermo di personaggi autobiografici) sullo stesso costituirsi delľio, fino ai testi raccolti nel volume postume íl signor Dido (1978). Aiiche nei testi piú esplicitamente «saggistici» di Savinio si intrecciano i temi piú diversi, con notazioni di costume, euriositä culturaíi, spunti autobiografici, giochi comicie fantastici: sfuggendoalleregoleaccaderoich.eealle con-venzioni della scrittura critica, egli aderisce in modo sempre problcmatico alle tematiche che affronta, sentendo la cultura e la storia come parti di un'espe-rienza globale, che va al cli Iä dei libri e delle Stesse forme estetiche. Talvolta il gusto del parricolare lo porta a modi esteriori, che si avvicinano agli schemi delľelzeviro dísimpegnato e della prosa d'arte rondista; ma spesso egli riesce a toccare da vícino i piú sottili nessi tra le forme cidturali e le ambiguitä del vivere individuate e sociale. A un'esposizione organica egli preferisce la divagazione, con osservazioni frammentarieenon conclusive, cheoscillano tra l'arguzia, I'a-íorisma, ľappunto di letiura, la descriztone leggera. L'incarnazione piú escmplare di questa scrittura saggistica si ha nelk N-uova en-cklopedia fpubblicata postuma nel 1977), che in gran parte raccoglie i diversi con-tributi apparsi sull'omonima rubrica della rivista di archircttura< zioni autobiografiche raccolte tra le čarte di Delfini, che mostrano tutto il fondo biologico della sua serittura, ľintieccio che in lui si dä tra letteratura e víta: egli muta continuamente i propri rapporti con il mondo circostante, guardan-dosi tragicamente come « un altro », sottoponendo a derisione se stesso e le co-se, manife-stando una volontä di vita totale e insieme Sa coscienza di una insupe-rabile dissipazione del suo io e della realtä. La sua passione per la letteratura si appoggía sempre su un intollerante atteggiamento antiletterario, sul rifitito di piegarsi a modelli e a forme istituzionali, a poetiche e a progetti di gruppo. La sua serittura muove da quel suo impossibile desiderio di totalita, da un bisogno candido e ingenuo di afíermazione dell'ío: egli vi cerca qualcosa di spontanea-mente magico che arrivi a svelare il suo valore e la sua autenticita. I suoi testi si presentano come destinati a qualche donna bellissima e irraggiungibile, con cui non é possibile comunicare, ma che si troverä a leggerli e poträ finalmente sentire il richiamo della forza del suo sentimento: o al contrario come rivolti ai numerosi nemici che egli sente intorno a sé, i quali, vedendo i suoi libri, saran-no finalmente schiacciati da! suo valore c dalla sua capacitä umana. In ogni modo la letteratura e per lui rivalsa, riscatto da un'esistenza compressa, senza amore, tragica e risibile. I racconti di Delfini aceumulano coloratissime immagini della vita della La proräiela provincia padana prima delľirruzione del tumultuoso sviluppo del dopoguer- di Delfini ra, dei suoi ritmi lenti e uggiosi, della sua ostinata dissipazione: immagini ag-gressive e dissolventi, sottoposte continuamente alla deformazione comica e fantastica. E un mondo popolato da personaggi stramhi, sordidi e bíslacchi, solitari e inconcludenti, frequentatori di teátri e di caffé, che consumano la loro esistenza inseguendo fantasmi e desideri improbabili e velleitari, o addirittura ridicoli e balordi. Rivelando il suo piú autentico legame con il surrealismo, Delfini rompe Infinitt con movimenti originalissimi i rapporti normáli tra il suo io e i suoi personaggi, tra il vissuto e ľinventato, tra il presente e il passato, tra il normále e ľanormale. La sua vita e la sua opera vengono a costruirsi insieme in una serie infinita di «trasposizioni», che rendono impossibile distinguerne i diversi piani: qualun-que rapporto puô sorgere da improwise, episodiche fantasie personali, essere il frutto della ripetizione e deformazione di qualche cosa che non é stato, il risultato di un racconto fatto in passato. Queste trasposizioni si aceumulano so-prattutto quando sono chiamati in causa personaggi femminili e passioni amo-rose: le donne rcalmente conosciute possono apparite ancora non conosciute, le esperienze smentirsi continuamente e nello stesso tempo ripetersi di nuovo, il ricordo amoroso piú laceraníe nascere proprio da figúre nemmeno sfiorate o "erruneno esistite. Momenti di eccezionale intensitä nel narrare di Delfini sono dati dalla ri-Presa di situazioni, ricordi, figúre che si proiettano da un racconto alľaltro, ri-Petendosi e modificandosi, sprigionando senza fine desideri e risentimenti; °gni suo testo resta come sospeso e pare offrirsi ad essere riseritto, commenta-to e riprodotto dal punto di vista di un tempo diversn. . lticcudi, desideri e risentimenti 97Q Epoca 10 Guerre e fascisms (19*0-1945} 10.6.14. DinoBuzzati. Nelle migliori opere diDiNO Buzzati, natoaBelluno nel it>o6emortoaMilano nei 1072, il richiamo deUo sirano e del fantastico non risulta da un'alterazione dei connotati delia realtä, né da particolarí ricerche línguistíche c stilistiche: ľ au tore si tiene sut piano di una lingua «media», normalmenre comunkativa, e di una rap-presentazione die non altera i rapporti consueti tra le cose. Su quests base « normále », il mondo si carica d Ĺ mistero e di assurdo, si sospende a una angoscia che rinvia a qualcosa di lontano, comea un segreto impenetrabilc, a un'a.ssenza di motivazioni e ďi obiettivi, in cui si esprime Íl senso stesso del vivere. Dopo il romanzo Bamabo delič montagne (193 3) c vari racconti, egli ottenne un successo eccezionale (che in seguito si é propagato a livello internazionale) col ro-// deserto rnanzo // deserío dei Tartari (1940), in cui si narra la vicenda delľufficiaie Giovanni iei Tartari Drogo, che consuma la sua vita senza senso nella ŕbrtezza Bastiani, al limite di un deserto inesplorato, nelľatiesa di misteriosí Tartari invasori che non comparíranno mai. Ě facile riconoscerc ncl terna e nell atmosféra sospesa di questo romanzo un'immagine della tensione e delľattesa di cventi distruttivi che percorreva ľltalia del fascismo alľinizio delia guerra mondiale; ma Buzzati traspone questa tensione in una specie di tempo fuori della storia, in un orizzonte metafisico un po' astratto c convcnzEonale, IO.Ó.T5- Achille Campanile e la scrittura umoristica. La profusion*: Ľumorismo ha un peso essenziale in aleuni dei piú important! autori stu-ddrumoriua diati in questo capitolo (Bontempelli, Savinio, Landolfi, Delfini) e in altre esperienze contemporanee, come nella narrativa di Palazzeschi {err. 10.3.8). Ma la letteratura degli anni tra le due guerre vide anche svilupparsi il Iavoro di autori che si presentano al pubblico in primo luogo come « umoristi», intratte-nendo e divertendo lettori afFezionati, con diversi modi di deformazione della realtä e del linguaggio. Achille I/umorista piu scatenato e fccondo, che ha diffuso nella media cultura kaliana i Campanile modelli dí una sua conúcitä surreale (le cui radici sono m primo luogo nelle scom-posizioni comiche dei futuristi, cfr. 10.3.6), e il romano Achiu.e Campanile (1899-1977), infatieabile artigiano della scrittLira, che in una vastissima produzionc narrativa, teatrale, giornalisrica, si diverte a ridurre 1c figure umanc a esiii marionette, ricavando da ogni gesto e da ogni frammento linguistics della pití comunc vita borghese deformazioni giocose, invenzioni esilaranti. Cesarc Závanmi La scrittura umoristica delľemiliano Cesake Zavattint, nato a Luzzara nel 1902, morto a Roma nel 1989;. raggiunse, tra gli anni Trenta e Quaranta, notevoli ri-sultati: ricordiamo / poverí sono matfi {1937), c Toto ilbuono (1943); qui la realtä quotidiana popolare, il mondo semplice c grigio della provincia e della periféria si caricano di luci surreali, moltiplicando alľinfinito le figure e gli oggetti. Nel dop°" guerra Zavattini ofírirä come sceneggiatore un contribute essenziale al nuovo cinema neorealísta [cfr, ir.2.1.) e in vecehiaia rivelerä cloti di memorialists immagino*0 e polemico. 10.6. Le forme delia prosa tra le due guerre 10.6.16. La eritica letteraria. In questo secolo la erítica ě diventata sempře piú un processo interno allo Criiica stesso íarsi della letteratura, e non c'e quasi nessuno dei grandi serittori che e fattetama non si sia oceupato anche di eritica letteraria. Si ě soliti distinguere una eritica accademica (rivolta soprattutto allo studio Akademici della letteratura del passato) da una eritica militante (rívolta in primo luogo al- e «^ilitantí 1'ínterventosullaletteratura contemporanea ealla indícazionedi problemi edi prospettiveneLTorizzontedel presente). Ma ladistinztonenonesempřechiara e agevole e si possono trovare molti casi di impegno « militante* da parte della eritica accademica, mentre a volte la eritica militante si chiude in una visione tutta formalistica e autosufficientc della letteratura. Nella eritica accademica tlomina incontrastato, spécialmente negli anni Venti e II coofronto Trenta, 1'insegnaniento crocíano, ma senza eseludere esperienze originál i, indipen- con Croce den ti o capaci di svolgerne in senso diverso í suggerimenti. Ricordiamo Attilio Mo-migliano (1883-1952), Lutoi Russo (1892-1961), Francesco Flora (1891-1956). Perciócheriguarda la eritica militante, okre i nomigiáfattidi De Robertis, Bor- Cmici militanti gese, Cecchi, vanno ricordati eritici tra loro diversissimi come Alfredo Gargiulo (1876-3949), Adriano Tilgher (1887-1941), Pietro Pancrazi (1893-1952). Ma il eritico che ha intrattenuto il rapporto piú intenso e prohlematico con la Giaoutno letteratura contemporanea, lasciandovi una traccia essenziale,, o che con la sua cul- Dcbeiwdctti tura e la sua sensibilita europea ha sápu to aderire alle esperienze piú autentiche tra gli anni Venti e Trenta, ě stato il píemontese Giacomo Debened-etti (1901-1967): appassionato Icttore di Proust, come eritico militante (ricordiamo le tre seric dei suoi Saggieritici, 1929,1945,1959) cgli ha saputo mettere in iuce esperienze non as similabili inprogrammiepoetichc precostituite(comcqucIladi Saba). Attento alle scienze umane (in primo luogo alla psicoanalisi) e alte scienze della nátura, egli se ne c awalso per costruire eleganti e sottili interpretazioni sempře attente alla singo-laritá deH'esperienza letteraria, tenute sul filo di un linguaggio di alta mísura stilistí-ca, ricco di spunti narrativi e di scatti ironici: in lui la eritica si fa vocc della lettura e dialoga col valore dei testi a cui si riferisce. Grande organizzatorc dí cul tura c docente universitario nei dopoguerra, Debenedetti ha lasciato una fitta série di testi di le2Íoni universitarie, pubblicatc postume (le piú celebri, considerate ti suo capola-voro, quelle su 17 romanzo del Hovecento* apparse ncl 1971). Negli anni tra ie due guerre, sottracndosi al dominio delPestetica crociana, si e Ste^^tica sviluppata anche una varia saggistica capace di muoversi tra le piú diverse lorme fcucEatia letterariee aitistiche, intrecciandoerudizione ehuon gusto, sorretta da unaserittu- e (utfettc* ra scnsibilíssima, carica di figuře e di oggetti, disponibile alle curiositá piú ereroge-nee, e da un estremo rigore storico e filologico. Maestro supremo di questa saggistica ě stato il romano Mario Puaz (1896-1982). 10.6,17. Vets© un nuovo realhmo. Bal rihncio ddk narrativa prodottosi negli anni Venti e da un intreccío tra cune delle esperienze fin qui seguitc si impone, intowio al 1930, un nuovo Moravia ľ Alvani Gli autori di «Solana» Adenom: ajľanufaseismo <«II Nuovo Corriere» 972 Epoca ro Guerre e fascismo (1910-1945) realismo moderno, lontano sia dai piú diretti schemi naturalistic! sia da modi di deformazione espressionistica: esso tende a propone una immagine critica della realtä, volgendosi sia al mondo dei grandi centri urbani sia a quello della provincia, ma sempre cercando una piú ampia risonanza (e, anche quando rap presenta realtä locali molto circostanziate, si allontana da ogni schema di tipo dialettale, le riferisce sempre a un orizzonte di comunicazione che vuol essere quello delľintero paese e che spesso si allarga in senso internazionale). Per questo realismo sono essenziali la prospettiva della memoria e ľanalisi dei rap-porti e dei conilitti tra le individualita dei personaggi e lo spazio sociale: la realtä si pone come un processo che rivela in modo analitico, pur senza alterare lo sviluppo di fatti concreti, tendenze profonde, risvolti inqvjietanti, movimenti lirici, tensioni sociali. Lopera piú esemplare e rivelatrice di questo realismo moderno, rivolta al-l'analisi del mondo borghese cittadino, fu il romanzo Gliindifferenti del giova-nissimo Alberto Moravia, apparso nel 1929 (cfr. 11.3.4). Ma sulloscorcio finale degli anni Venti ne diede un'esprcssione significativa anche l'opera di Alvaro (cfr. 10.6.6), rivolta alla rappresentazione di una realtä meridionalc e provin-ciale. Per arricchire la coscienza culturale di questo nuovo realismo e per svol-gerlo in una direzione europea fu essenziale il contributo di «Solaria» e degli scrittori ad essa vicini. L'attenzione alia realtä, la volontä di rappresentare rea-listícamente e crittcarnente le molteplici e inquietanti trasformazioni in atto, era ďaltra parte al centra di molta cultura europea e americana degli anni Venti e Trenta, da cui il nuovo realismo italiano fu vivacemente stimolato. 10.6.18. Romano Bilenchi. Personaggio di grande rigore intellettuaie, spirito ribelle e nello stesso tempo di-sposto a riconoscere il valore di esperienze assai lonrsne dalla sua, dotato di un senso vivissimo delľamicizía e tlella comunitä intellettuaie, Romano Bilenchi, nato a Colle Val d'Elsa nel T909 e morto a Firenze nel 1989, si formo nelľorizzonte delia provincia toscana e lu sulle posizioni del fascismo di sinistra (cfr. 10.2.9). La sua formazione si definí in un vivace contatto con le varič tendenze delľamhiente fio-rentino degli anni Trenta, da! gruppo di «Solmia» a quelío dei giovani poeti crme ticí; particolarmente stretlo il suo rapporto con Vittorim. Entró poi in contatto con gruppi antiľascisti clandestini, e in particolare con i comunistí. Durante la Resistea-za, sospesa la sua attivitä di serittore, svolse un intenso lavoro giornaltstico e con la Liberazione fu tra gli intellettuali piú direttamenre impegnati nel partito comuni-sta, partecipando alla fondazione e alla redazione delle riviste «Societä» e «II Con-temporanco» (cfr. 11.1.7 e dati, tav. 165) e dirigendo dal '48 a Firenze il quotidiano «11 Nuovo Corriere», che cessô di esistere nel '56 proprio per il suo distacco dalla linea sta'ínists dominante nel partilo e per la difesa dei moti tli protecita polmvlii Vissuto a Firenze, Bilenchi mantenne sempre la sua posízione di comunista aperto e «liberale». La suapiimaopera notevole é costituita dai racconti áéllcepofabbrica, seritti trt il 1930 e il '32, uniti dalla medesirna prospettiva, quella di un bambino, poi adole to.6. Le forme delia prosa tra le due guerre 973 scente, e dalľanalisi delle difficoltä e dei turbamenti che si danno nel suo rapporto con la famiglia e cnn il mondo esterno. Nella rappresentazione delľambicnte pro-vinciale si impone a Bilenchi il modello di Tozzi, unito a varie suggestioni delia moderna lerteratura europea. II suo mondo narrativo ruota intorno alla memoria dcl-ľinfanzia e delľadolescenza, sullo sfondo delia vŕta familiare e dei rapporti quoti-diani delia borghesia e piecola borghesta delia provincia toscana. I! narrare di Bilenchi tende a una misura linguistica semplice cd esscnzíale, spoglia di ogni elemento connotativo e metatorico: lontano in questo dal furo-re espressionistico di Tozzi, esso intende seguire piutlosto la naturalezza del-ľesistere, sottolineandone il ritmo monotono e ripetitivo. Da questa apparente normalitä sorgono suggestioni evocative, risonanze interiori, momenti di tensione lirica (specialmente nella rappresentazione delľinfanzia), e nello stesso tempo un senso di minacciosa sospensione, di insuperabile soťferenza, legato (in particolare nella rappresentazione delľadolescenza) alle difficoltä dei rapporti familiari, agli ostacoli e al vuoto affettivo proďotlo dalľincontro con la realtä csterna. Solo la seoperta della nátura, le Iresche immagini delia campa-gna, delle colline, delle ville, dei giardini, offrono una promessa di felicitä, di piacere primigenio, di assoluta identificazione con la figúra della madre, che invece poi gli eventi quotidiani, i rapporti con i vari membri della famiglia e con gli altri ragazzi, si affrettano a smentire, producendo un senso di impoten-za e la perdita di ogni protezione affettiva. Ľinfanzia e ľadolescenza ci vengono incontro come realtä insieme banali, comuni, dimesse e allucinanti, meravigliose, inquietanti: ľesperienza formati-va delľindividuo nel mondo della provincia borghese e piecolo-borghese e come in balia di un segreto nonsenso, di una ragione negatíva indecifrabile, che in parte awicina il mondo di Bilenchi a quello piú minaccioso di Kafka. La misuta piú perfetta di questa rappresentazione delľinfanzia e delľadolescenza, con passaggi continui tra ambienti campestri, esistenze vissute alľinterno di ville appartate c ambienti di periféria cittadina, e data da aleuni racconti, tra cui si impone Anna e Bruno (1938). Altri racconti seritti tra il 1931í e i! '37 e raccolti in Mio eugino Andrea (1943) mettono piú direttamente in evidenza il dramma interiore, il senso di privazione e di sconfitta che ľadolcscentc prova nel rapporto con gli altri. Nel 1940 apparve il romanzo Comervatorio di Santa Teresa, in cui ľevocazione delľinfanzia riconduce Bilenchi alla seoperta della nátura e alľintrecciarsi di un nesso contraddittorio di intimita e di estraneitä con la propria madre, in un clima di mistero e di sospensione. Una tensione drammatica estrema e presente in tre racconti che forse costituí-scono i capolavori di questo autore: i primi due, La ticcita e La miseria, del 1941, il terzo, IIgelo, del 1982, riuniti insieme nel trittico Gli anni impossibilHiefii). I tre ti-toli sono metafore, costruite in tempi tanto diversi, di una minaccia distruttiva che grava stil mondo delľadolescenza, ma che da cssa si allarga a tutta la societä, con una forza a cui sembra impossibile resistere. Piú discontinuo e i! romanzo Ubottonc diSlalingrado (1972). Ľultimo Bilenchi ha dato uno dei maggiori esempi di serittu-ra memoralistica contemporanea, con le prose, piene di vivacissime presenze, dedi-cate in primo luogo al mondo fiorentino degli anni Trenta, raccolte nel volume Amiei. Vittorim, Rosaieaitriinconlri(s\\yj(s), poi ripresc e arricchitc con altre nuove nclľcdizione del 1988 e nel volume Due ueraini e altri amici (1990). Nomsditá e sofíerenía deíí'esisíeje e adokseeo^a di Sůuta Teresa Gli' ami 974 Epoca io Guerre e fasdsmo (ioe> 1945) 10.6.19. Un realismo dal punto di vista dei proletáři. l» nauk Grande novitä nel realismo narrative degli anni Trenta eľaffacciarsi, anco-dfile clissi ra molto Mrnitato, ma in modo comunque molto piú organico di quanto av-subaiKw venjsse ne|ja letteratura democratica tardo-ottocentesca (cfr. 9.2.7), di una rappresentazione della realtä delle classi subalternc, operaie e contadine, die tende ad assumere il loro stesso punto di vista, senza vederlo come termine di confronto per I'esperieirza dello scrittore borghese. Ignaiio Silone Quasi sconosciuta restů allora in Italia l'opera dell'abruzzese Ignazio Silone (pseudonimo di Secondo Tranquilli), nato a Pescina nel 1900, militante comu-nista fin dalla fondazione del partito, esule in Svizzera nel 1930; nel '31 abbandono il partito, dissentendo dall'adesione dei suoi dirigenti alio stalimsmo, e negli anni successivi denunciô con particolare aspfezza tutti gli orientamenti stalinisti, adc-rendo nel '47 al partito sodaldemocratico; morí a Ginevra nel 1978. Faiumurt Nel 1930 Silone, gravemente malato, scrisse a Davos, in Svizzera, il romanzo Fontamara, ivi pubblicato in traduzione tedesca nel 1934 (raentre ľ originále italia-no appariva nello stesso anno a Parigi) e tradotto poi in rnottissime lingue. Con uno stile sempiice, immediate e concrelo, e una capacitä di rappresentazione diretta che si awicina a quella della grande letteratura di reportage {che diede grandi prove nella ctátura progressists europea negli anni Trenta), il romanzo rappresentava la vita disperata dei « cafoni» di un poverissimo borgo montano della Marsica. Nelle opere successive Silone oscillo tra i'ambizione a costruire romarszi« di idee», atteg-giamenti di troppo esplicito motalismo e modi di troppo consunto naturalismo (ri-cordiarao Parte e vino, 1937; II segreto di Luea, 1956; L'amtentura di un povero cri stiano, 1968); piú intetessante la riflessione sulla propria vicenda politica nei volume Uscita di sicurezza (r.965). Carlo Bernari NeDo stesso anno in cui appariva in Svizzera Fonlamara, in Italia veniva pubbli- cato il romanzo Treoperai, scritto tra il 1930 e il '32 da Carlo Bernari , nato a Na-poli nel i909,che rappresentava il mondo proletario napoletano attraverso le espe-rienze di tre personaggi, tutti animati dalla speranza in una vita diversa, ostacolata dalla grigia realta del lavoro. 11 romanzo, per la sua tematica e il suo linguaggio, co-stitui uno dd punti di riferimento essenziaii del neorealisme; ma la successiva pro-duzione delľautore suscítů minore intercsse {ricordiamo Speranzella, 1949; Vera-»10 e pane, 1952; Domani e poi domani, 1957; Amore amaro, 1958). 10.7. La nuova poesia Atdila della iradiitione II soggetto puetico <: la realta 10,7.1. La lirica del Novecento. In questo capitolo si seguirá il definitivo afferrfiarsi di una nuova dimen-sione della poesia, che svincolerá la lirica da ogni residua continuity con le forme della tradizione, dai legami funzionali con la comunicazione sociále, dai rapporti e dalle interferenze con gli altri generi Ietterari. Si tratta di esperienze che in modi diversi devono confrontarsi con la caduta dell'immagine del poe-ta-vate propugnata ancora da D'Annunzio e dallo stesso Pascoli, con la crisi del linguaggio e del rapporto con il mondo materiále vissuta dai crepuscolari, con la distruzione degli schemi tradizionali messa in atto dai futuristi, con la spinta verso il frammento morale e autobiografico operata dai vociani. Da questa serie di confronti sorge, giá intorno agli anni Died, una poesia nella quale successivamente si sono potuti identificare i caratteri dominanti della lirica del Novecento. Questa lirica tende a porsi come voce di un soggetto solitario e assoluto, che assume cntro di sé un'esperienza carica di signiftcati e non sente la realtá circostante come qualcosa da riprodurre direttamente, ma come Porizzonte su cui si proietta la sua interioricá. II soggetto poetico abbandona i modi della tradizione classica e romantica, il repertorio consueto delle immagini e dei temi culturali e storici. Esso non ha piú di fronte una realtá organica e compatta; libera la sua voce da contenuti gia organizzati e codificati, crea rapporti liberi tra le immagini, si svincola da una troppo rigida organizzazione sintattica, cerca nuove possibilitá metriche e ritmiche, preferisce concentrarsi in misure brevi e intense evitando organismi ampi e strutture di lungo respiro. La lirica sembra insomnia allontanare da sé le scorie e tende a raggiungere il massimo di «pu-rezza»: il soggetto scava dentro se stesso e nel rondo dell'esistere, puntando sull'intensita della voce, sulla sua capacitá di scendere in profonditá, adden-sando intorno a sé svariati richiami ed effetti. La parola abbraccia lo spazio di Astrazione un'esperienza assoluta, trasforma le tracce dell'esistenza individuate, i fram- ddho menti della realtá personále e autobiografica, in una specie di forma astratta dell'io, che spesso si rivela in modi oscuri e difficili: la lirica ě la voce del viaggio di questo io nella nátura e nella realtá, ě I'immaginc dell'uomo nel suo solitario Vagare nella civiltá moderna, in un difficile e spesso impossible tentativo di ri-eonoscere se stesso, di riconoscere le cose, di riconoscersi in esse. Disíjerata figura mitica lTne,i>íen*y dolorosa Upili tanga Una poesia dÍ5truEEfva Fvitore ysprcssšonistícn di una realtä aggressiva Csnúorfict 97(1 Epoca 10 Guerre e ťascísmo (1910-1945) 10.7.2. L'ultimo «maledet!o»: Dino Campana Del tutto aripica e solitaria tu ľespctienza di Dino Campana, mauguratore della ríiäova líriea de! Novecento e insíeme ultirna, disperata Incarnazioiie delia figúra ottocentesca del« poeta maledetto ». Intorno alla sua biografia e alla sua poesia é nato del resto un vero e proprio mito, che ha avuto particolate riso-nanzain anni a noi piú vicini: un mito che ripropone, anche se in modi diversi e origináli, quello di Rímbaud, il «poeta maledettow per eccellenza. Nato a Marradi (Firenze), nel 1885. Dino Campana tu predá giä dalľadolescen-za di violenti turbamenti psichici; compí vari viaggi e vagabondaggi in Itália e alľe-sterosenza tenninare gli srudi, entrô in contalto con la « Voce» ccon gli ambienti culturali fioremini e si dedicô, anche alla pitiura. Nel 191 i consegno ai dirertori di « Lacerba », Soífici e Papini, il inanoseritto di un libro di poesie dal titolo Upití lun-go giorno: ma esso fu perduto da Sofŕici, e Campana dovette ricostmirc a memoria il testo, facendolo stampare a Marradi nel 1914 col nuovo titolodi Canti orfici, ven-dendone poi le copie per le strade e i caffé d'Italia. Cercô di arruolarsi volontario nella prima guerra mondiale, ma fu riformato; continuo ia sua vita errabonda, e nel 1916 ebbe una drammatica reJazione amorosa con Sibilla Aleramo. Nel gennaio del 1918 fu internato nel manicomio di Castel Pulci, presso Firenze, dove rimase fino alla morte, iivvenuta ii 1" marzo 1932. Collegandosi alle posizioni piú radicalmente «negativc» della ctUtura del-I'Ottocento etnopeo (da Baudelaire a Rŕmbaud, a Poe, a Nietzsche), Campana cerca di scatenare nella poesia (accompagnando ai componimenti in verši an che varí «poemetti inprosa») una volontä anarchica e distruttiva: miraascon-volgere gli equ il ibri della comunicazione borghese e a ereare folgorazioni, lam-pi improwisi, immersioni nel fondo oseuro di una realtä «notturna». Questa aspirazione si sente con forza particolare nei lesti estranei ai Cantiorfiä, so-prattutto quelli apparsi stí riviste, raccolti sotto il titolo di Verši sparsi, quelli del Qiiaderno, che raceoglie materiále seritto tra il 1904 e il 1914, quelli conte-nuti in taceuini e čarte varie. La poesia di Campana raggiunge qui un singolare furore espressionistico, appoggiandosi a immagini violente e accese, a bagliori sinistri, a improwise alterazioni dei movimenti sintattici, a un uso ossessivo della ripetizione, con effetti stravolti di circolaritä. Legandosi alla tradizionesimbolista (cfr. parole, tav. 125),Campana inse-gue le corrispondenze e le analógie nascoste tra le cose, ma nel loro disordinato fluire awerte un senso di oppressione, «confitto nel masso» di una realtä che gli viene incontro in vertiginosi movimenti, in prospettive visive che fanno smarrire ogni controllo. I Canti orfici (testi in vetsi e in prosa) tendono invece a organizzarsi su di una misura tragica e sublime, che, come suggerisce il titolo (che allude agli an-tichi misteri orfici, cfr. parole, tav. 153), ambisce a offrire una conoscenza dei caratteri piú profondi e segreti della realtä. Ciô riduce la carica aggressiva del-ľimmaginazione di Campana, la fa tendere verso un piú tradizionale equilibrio lirico, che si allarga verso una varia tematica storica, religiosa, moraleggiante; 10.7. La nuova poesia 977 PAROLE tav. 133 Orfismo/Orfico Con riferimcnto al niitico cantore e poeta Orfeo e a una religione misterica dell'antica Grecia (di cui Orfeo era ritenuto fondatore), si usano questi termini per designare una pocsia e una musica che intendono presentarsi come rivela-zione assoluta, fondazione di civilta, sintesi del valore profondo e original io della vita, in contatto con il mistero e con la magia; in Italia un modelio essenziale in tal senso ě dato dai Canti orfici di Campana. Col nome di orfismo o di cubisnio orfico si definisce anche un movimento pittorico sviluppatosi in Francia nel secondo decennio del Novecento, che, staccandosi dal cubisnio, svolge miove ricercbe sulla luce e sul colore e cerca un'analogia con la musica (il suo rappresentante piú noto ě Robert Deiaunay, 1885-1941). sqiiarci e lampi ímprowisi sconvolgono pero la misura della parola poetica. Emergono figuře mitiche, sinistre guardiane del precario equilibrio dell'uni-verso, come la Chiméra (figura, questa, particolarmente amata da Campana), si atferma la fascinazione della notte nelle sue pieghe piú minacciose; le cose Stesse, i sentimenti, i gesti, sembrano negarsi nell'atto stesso in cui vengono no-minati. Per Campana il mondo ě un metallico e limaccioso teatra dell'aliena-zione, della perdita di sé, che puo essere detto solo da una sciittura alluemata e senza coscienza, seritta con «il sangue alle dita». 10.7.3. í-a tensione morale di demente Rěbora. Tensione morale e ricerca di veritä caratterizzano tutta la vita e ľopera di Una morale ClementeRěbora, legato alľinquieto moralismoe alľesigenza di rapportarsi tWl'umlö alla realtä proprí della tradizione lombarda. Nella sua poesia ľio si impegna in un confronto acceso con la totalita, in una ricerca ostinata e sofferta che appro-da alla veritä «totale» della religione. Vicino inizialmente alla «Voce», Rěbora era pero assai lontano dalle ambizioni di protagonismo intellettuale, dall'esal-tazione della forza della soggettivitä, dalle ideologie del «negativo» present! nella rivista: il suo moralismo aspirava a una riduzione del valore dell'io, a una dedizionc a umili compiti quotidiani. La sua poesia ha una forte capacitä di Una pooka ereare azioni e reazioni tra cose, immagini, parole, entita astratte; sottopone csprcssionisiiea ogni senso e ogni segno a una mattellante e ostinata spoliazione, scava intorno alle cose e alle parole con evidenti modi espressionistici. ite; Nato a Milane, nel 1885, Clemente Rěbora ebbe un'educazionc laica e compí studí letterari e filosofici; si presto pui con dedizione all'insegnamento, in isrituí! lecmciein scuolescrali popolari. Collabor6alk«Voce», per leedizioni della quale E-jistL.-tze sospexe: i T'rartmwnti lina 1 ointpoiiinterui 978 Epoca 10 Guerre e fssrismo {1910-1945) apparve nel 1913 il libro Prammenti lirici; partecipb alia grande guerra come uffi-ciale di fanteria, e riportó un grave trauma nervoso in seguif o a un'esplosione, H suo inquieto bisogno di fede e di veritä lo portô a una conversione al catrolicesimo, ma-turata nel 1929, con un conseguenie abbandono della poesia e un ingresso nel Col-legio Rosmini di Stresa: nella casa rosminiana di Domodossola ťu ordinato sacerdo-!e nel 1936". Svolse intensamente il suo ministero religioso, flno alia morte, awenuta a Stresa il ť novembre 1957. I Prammenti litici sono costituiti da settantadue testi, legáti tra loro da fitti rapporti interní. Réhora vi si impegna nella ricerca di una parola ehe possa uscire di sé e ritrovare una coscienza collettiva, ostacoíato da una realtä insidío-sa e difficile, da un rnondo cittadino «senza amore», in cuí tutte le esistenze re-stano invilnppate e prigioniere: a questo mondo makano e oppressivo si oppo-ne la campagna, che suscita spesso visioni positive di nátura salutare e serena, Ma piú in generale tutta la vita sembra spezzarsí e aggrovígiiarsi in una condi-zione sospesa; ľesistenza é costretta a negate le proprie autentiche potenziali-tä, pur lasciando balenare possibilitä diverse, pur vivendo nell'attesa di qualco-sa di piú vero. La succesaíva breve raccolta dei Caníianonimi (1922) vuole uscire, anche nel ti-tolo, da ogni privilegio della voce individuate, e seguire il «bisbiglio», le labili ma sieure rrttcce di una veritä che si annuncia nel rapporto con gli alrri. U rhorno di Rébora alia poesia negli ultimi ármi della sua vita ha originato aleune deíle piú autentiche espressioni di religiositä delia letteratura itaiiana di questo secolo: il Curriculum vitae (1.955) e i Canti delľinfermiiä {1955 56). 10.7.4.M mondo deserto e fmntumato di Camilto Sbarbaro. Crist Nelľopera di Camixlo Sbaebaro, nato a Santa Margherita Ligure nel dd pwtrjHtare jggg e morto a Savona nel 1967, trova compimento la crisi del linguaggio poeti-co tradizíonale e del poeta come custode di veritä supreme e di modeíli intellet-tuali. Sbarbaro visse con grande coerenza, sempre appattato rispetto al mondo letterario, in un semplice e solitario spazio private e quotídiano, Vivissima fu la sua amiďzia eon Angelo Barile (1888-1967), poeta ligure di valore non tra-scurabile, cui si deve la seoperta di Sbarbaro, e con Eugenio Montak. Pianissimo La sua poesia, che si rivek appieno nel 1914 con la raccolta Pianissimo, da voce a una condizione di indifterenza e di «ariditä», che in parte ricorda i ere-puscolari e Gozzano; tuttavía Sbarbaro é lontano dal repertorío di immagini e dalľii-onia dei erepuscokri, mirando a scamificare k párok, a ridurre k rap-Abitare il nulla presentazione della realtä aľľessenziale, Questa ricerca conduce alia constata-zione dello stato di vuoto che domina il mondo e il soggetto, costretto ad abita-re ii nulla. «Spaesato e stupefatto Sbarbaro passa tra gli uomini che non corn-prende, tra k vita che lo sopravanza e gli síugge » (E. Montale); egli cammina in mezzo alle cose «come un sonnarnbuío». A tratti sembra venirgli iucontro qualche possibilitä di emozione, qualche improvviso barlume di vitalita, che ■' - -:-Li ..11--_jÄJk un subito r kade nei vuoto, in un esistere privo di eventi, poiché «il mondo ě un to.7. La nuova poesia 979 grande / deserto», dove non si puo far altro che contemplate la propria arida esistenza («Nel deserto / io guardo con asciutti occhi me stesso»). A Pianissimo seguirono pochi altri versi, dalla misura piú distesa, rivolti in pri- Altre raccolte mo iuogo a fissare le immagini del paesaggio ligure c raccolti solo nel 1955 in Rirna-nenze. Sbarbaro si rivolse poi alia prosa, con l'claborazione di brevi testi che rivela-vano la misura originale tlel suo linguaggio: la prima raccolta, col titolo Trucioli (1014-1018), apparve nel 1920 e ad essa nc seguirono altre (Liqttidazione, 1928; Fuochifatui, sgfaScampoli, i960; Gocce, 1963; Quisquilie, 1967), i cui titoli sempre sottolmeavano il carattere marginale, residuale, prowisorio, frammentario di questa scrittura. Penodi1 brevi ed elementari definiscono la realtä nei suoi contorni piú secchi Itberandola da ogni significato superiore o segreto, in una lcvisara concre- 10.7.5, Tra ricerca e tradhione. Tra le esperienze che appaiono ai margini del percorso della nuova lirica del No- Arturo OnofH vecento e mamengono piú stretti legami con la tradízione, ě in primo piano, tra gli anni Dieci e Venti, quella del romano Arturo Onofri (1885-1928); egli mirô a rc-cuperare lc forme del linguaggio della tradizione, usandole in una prospettiva shn-bolista, per ricavarne signifícati rcligiosi, profundi e positívi, per affennare la forza della voce poetica, la sua capacity di entrare in contatto con i valori piú autentiri. A Onofri fu legato un altro romana, Giorgio VIgolo (1894-1985), finissimo critico musicale, studtoso di Belli, traduttore dal tedesco, nelle cui raccolte poeti-che (a partire da Conclave dei sogni, 1935) si sente un forte legame con la grande tradizione romantica, da cui si svolgono intense evocazioni di simbolt c di fantasmi. Ancora piú appartato, rispetto alle tendenze della lirica novcccntesca, e il vene to Diego Valeri (1887-1976}, che nelle sue numcrose raccolte si pone come « un pocta deil'oggetrivazione» (L, Baldacci) edisegna con classica nitidezza le immagini di — -*.™ --------11------ Giorgio Vigolo Diego Vnlcri i una natura estranea alle tracce del presente. 10.7.6. Umberto Sahä: una vita fra tenerezza e angosaa. 1 La vicenda personále di Umberto Saba, la sua figura intellettuale, la sua Loonw dalla opera hanno caratteri del tutto particolari, che lo pongono assai lontano dalle v0**'3 «pur«» tendenze dominanti nella cultura itaiiana di questo secolo: k sua poesia sembra piuttosto inaugurare una linea alternativa, rivolta a un piú diretto interesse alia vita e alia realtá, estranea a una ricerca di linguaggio «puro» e assoluto. La posizione appartata di Saba trova una delle prime motivazioni nelle sue radi- Un ebrco ci triestine ed cbraichc (ai margini degli orizzonti culturali italiani e nello stesso triestino tempo con un'apertura europea), che lo awicinano a Svevo, di venťanni piú vecchio. Umberto Poli (che solo nel t9to assunse lo pseudonimo di Saba, divenuto poi anche suo cognome anagrafico) nacquc a Trieste il 9 marzo 1883 da madre ebrea; ii padre abbandono la famiglia in coincidenza con la nascita del figlio che fi-no ai tre anni fu affidato a una balia slovena, di religione cattolica, la Peppa, nella cui casa il poeta riconobbe piú tardi una specie di «paradiso», perduto al ritorno l,t|,> Cli -Kidi e la vocaxione !eiteiam Ľesorrik: poetice La librcria anfiquaiia L'esperiema psicoanalitfca Epoca to Guerre e řascismo (1910-1945) nella casa rnarerita. Qui, con la madre e due zie, visse gran parte deil'infanzia e dell'adolescenza. In questo difficile ambiente tamiliare il piccolo Umberto subi molteplici trinimi e angosce. che produssero phi tardi una grave forma di nevros-i. Deciso a occuparsi di letteiatura, comincio a seguire gli studi universitari a Pisa rrel 1903. Tra il 1905 e il 1906 fu a Firenze, cercando un contatto con le forme piů vi-ve delia Ictteratura italiana, ma sentendo una fondamentale estraneita per gli am-bienti lettcrari della citta. Come cittadino italiano (nonostante I'appanenenza di Trieste all'Impcio austrioco) compi il servizio militate in Italia, tra Firenze c Salerno, nel 1907-08. Rientrato a Trieste si costntf un nidofamiliare e ttn'esistenza « normále* sposando, all'inizio del 1909, Carolina Wólfler (detta Lina), che conosccva gia da alcuni anni e da cui ebbe una f iglia. Alia fine del 1910 faceva intanto uscire a Firenze, a proprk spese, usandoper la prima vokailnomedi Umberto Saba, il pti. mo volume di versi, Poesie. Nelle edizioni della «Voce» pubblicava nel 1912 Coi miei ocehi. divenuto poi Trieste e una donna. Per rimediare a una difficile crisi nei loro tapporti, Saba e la moglic si trasfcritono nel 1913 a Bologna e nel '14 a Milana. Con lo scoppio della guerra mondiaiecgli presto servizio militate lontano dal fron. to; tinitii la guerra torno a Trieste, ora italiana, a cquistando una líbreria antiquaria e occupandosi della sua gesfionc, guardando come da lontano al mondo intellettua-le: in questa posizione appanata vissc gli anni del fascisnto, continuando perd a pubblicare versi in varíe rivistee raccolte (tra cui la prima edmone del Canzoniere, nel 1921, anno in cui mori la madre). La malattia nervosa spitigeva nel frattempo lo scrittore alia terapia psicoanaliti. ca, da lui iniziata a Trieste nc! 1929. Nacque cost il bisogno di approfondire la cono-scenza dell'opera di Freud che, insieme a quella di Nietzsche, gli apparira uno mo-memo essenziale per capire la realta della condizione deil'uomo. Negli anni succt-s-sivi, rnentre la sua poesia trovava una nuova vitalita sotto la spinta dell'esperienza psicoanalitica, la sua esistenza diveniva sempře phi inquieta per il precipitare delb situazione mondiale: colpito dalle leggi tazziali, dovette affidare la libreria al fedeic commesso Carlo Cerne, pur continuando a occuparsi della sua gestione, Dopo 1*8 settembre dovette fuggire con la famiglia da Trieste, nascondeudosi a Firertze, cambiando continuamente casa, confortatosolo dalle visited!pochi amid, tra cui Montale. Nel gennaio del '43 si trasferi a Roma, vivendo una breve tase di en-tusiasmo per le prospettive di rhinovainenro che sembravano aprirsi con I'uscita dalla guerra: si accostó al partito comunista, avanzando pero rrtoíte riserve sul dog-matismo dei militanti e ricordando la necessita di tener conto, per una vera libera-zione deil'uomo, delie condizioni esistenziali e affettive e dei tapporti concreti tra le persone. Alia fine del '45 (anno in cui apparvc la nuova cdizionc del Canzoniere'' si trasferi a Milano, cercando di vivere del lavoro editoriale, Tomato a Trieste nel maggio del '48, ebbe varie amarezze che aggravarouo la sua malattia: nel 1950 initio una lunga serie di ricoveri a Roma, Trieste eGorizia La sua sofferenza era illumina-ta da sempře piti ran barlumi di poesia e nel 1933 dal romanzo, rimasto incompiuto, Ernesto, che egli considerava«scandidoso»e che apparirá postumo nel 1975. Mofl a Gorizia ii 25 agosto 1957. Lc ultime raccolte di poesia entravano a far parte dell'e-dizione postuma del Canzoniere, apparsa nel 196s. 10.7,7. Poesia e cullura di Saba. L'emoiione Nella poesia e nella cultura italiana di questo secolo Saba incarna il rifw10 della poesia di ogni legume tra poesia e «modernita*: egli sente la parola poetica come**' Firenze e Reims Mi1:,!-,) 10.7. La nuova poesia 9S1 ce della « vita » e del sentimento, segno di veritä e di autenticita, abbandono to- tale alle forme del mondo e dcll'esistenza. Saba ě lontanissimo sia dall'aspira- zione delle avanguardie a immergersi nel flusso della storia, sia dalla ricerca di una poesia « pura» e assoluta, sottratta alio scorrere del tempo: per lui, in ogni njomento, la poesia ě emozionc che parte dalle occasioni dell'esistenza comu- ne, dagli incontri della vita cittadina, dai rapporti familiari, dall'aspirazione ad amare e a capire le ragioni della gioia e del dolore. La sua lirica si riferisce sem- Un « nmum* pre a esperienze concrete, sconfina nel racconto: le sue raccolte suggeriscono personále episodi, incontri, sorprese, accumulano le trame di un «romanzo» personále. Contrariamente a gran parte della poesia del suo tempo, quella di Saba si Corwenjioiii pone in un rapporto di continuitä con la tradizione: le forme convenzionali del c comunicazione iinguaggio poetico itaiiano costituiscono per lui la base necessaria di ogni espressione; usarle e ripeterle significa inserirsi entro una forma collettiva, par-lare una lingua all'interno di una convenzione sociále. Molti sono i poeti italia-ni di cui si sentono gli echi nella poesia di Saba: ma la sua preferenza va ai grandi autori tra Settecento e Ottocento (in primo luogo a Leopardi) e in genere al Iinguaggio del melodramma, a cui egli riconosce la capacitä di esprimere gli af-fetti piu autentici attraverso il massimo di convenzionalitä e di popolaritä. La sovrapposizione tra il Iinguaggio letterario e il Iinguaggio comune, quo-tidiano e familiate, pub dare spesso luogo a stridor!, a improwise cadute di to-no, percepibili con particolare evidenza nella fase iniziale della scrittura di Saba. Ma nei momenti piu «alti» il suo Iinguaggio si svolge in modo semplice e diretto, ě leggerissímo e carico di sfumature, capace di colpire nel profondo con un'assoluta naturalezza, che viene sempre sorretta da una musicalitä cle-mentare, quasi sospesa. Una delle ragioni della grandezza di Saba, della sua eccezionalita nel pano-tama del nostra secolo, sta proprio nella ricerca di una dimensione «infantile*: per il poeta triestino la poesia ě come una voce che mette in scena desideri e tensioni che trovano nell'infanzia la loro radice. Ma siamo lontani dal «fan-ciullino» di Pascoli: il richiamo all'infanzia comporta qui I'aspirazione a una felicitä « calda » e concreta, fatta di desideri e di istinti, affidata a una spontanea e libera sensualitä. La sinceritá e la spontaneita di Saba, il candore e l'immediatezza della sua poesia, si complicano pero in rapporto agli irrisolti nodi psicologici che grava-no fortemente sul suo carattere e sulla sua esistenza: in tutta la sua opera si av-verte quel fondo di sofferenza che risutta dalla sua nevrosi. Dietro la parola si affaccia un male sotterraneo; la poesia appare alJora una forma di difesa da un «abisso», un'operazione paradossale die mira a estrarre bellezzn e gioia dal colore piú intollerabile: e finiscc per oscillare tra un'affermazione positiva del valore del mondo e una negazione radicate e senza speranza. Saba ě in contatto con il «negativo» con spontaneita e immediatezza, an- La cuhgra grazie a una coscienza culturale di respiro europeo, che risate alle forme ««s!"ivo» Piú avanzate dell'arte «negativa» della prima metä del secolo. Dalla grande cultura europea lo scrittore triestino ricava una tensione ad approfondire le c°ntraddizioni che sono alia base del comportamento deil'uomo. Partendo da Linguaggio ľettertuio c Iinguaggio Coi])une La dimensione «infantile» Un malessere solterranco 1 Un'opera 082 Epoea10 Guerre e faseismo dofo-1945) un'iniziale formazione tutta letteraria e dalle esigenze di «vita» autentica ehe sprigionavanu dalla sua particolare condizione e dalla sua idea delia poesia, Saba si accostô nel corso degli anni a due autori ehe, a partire dagli anni Trenta, considerô suoi numí tutelari, Nietzsche e Freud: in essi vide coloro ehe piú avevano saputo Wane alia luce gli istinti segreti ehe condizionano ogni coni-Psiccnmalisi portamento delľuomo e delľintera societa. La stessa esperienza delia psicoa-e poesia nalisi lo portô ad approfondire il senso delia poesia, del suo Iegame con i desi. deri e con la vita psichica prolonda: edi forte interesseěunsuo articolo su Poesia, filosofia epsicanalisi, seritto nel 1946, in polemic* con Croce, ehe aveva negate la rilevanza delia psicoanalisi per la poesia e per la filosofia. 10.7.8. Genesi, sttuttura e temi de II canzoniere. Dopo aver puhblicato le sue prime raccolte di versi nel 1910 c nel '12, gjj intorno al '13 Saba pensd di raceogliere la sua poesia in un'opera unitaria, in cui fosse evidente ľintreedo tra vita e ereazione artistica. Egli cominciô allora a lavorare sulk sua ricca produzione precedente, ehe in aleuni casi ricordava solo a memoria o aveva alfidato a fogli sparsi. Scelse e riorganizzô i vari testi, mo-dificandoli; nello setivere molte delle nuove poesie (ehe intanto riuniva in rac eolte parziali), pensčt al posto ehe avrebbero preso in quelľopera globále ehe doveva tiassumere il senso delia sua vita. Attribuí a questo libro il titolo di Can zoniere, ehe lo poneva al punto estremo delia tradizione italiana, rovesciando ľimmagine del «canzoniere» tradizionale, sottraendosi alio splendorc e alia í\ che lo difende dal mundo e dalle sue lacera/.ioni, iavoro, con Costarica e fedeltä ossessiva, Biagio Marin (1891.1985!, Ddio Tt-saa Un uso espressionistico del dialetto, che affonda le sue radici nella tradizione míiancse e guarda in primo luogo al grarsde modello di Porta (cfr. 8,2,-5), e qudlo di Delio Tessa (1886-1939), ehe a Milano vissc una vita appartata, Iavorarido come awocato. Con grande abilitá e finezza di dicitore leggeva agii amid le sue pocsie mi-lancsi, di cui pubblico solo «nove saggi» nel X932, col titolo Ve el di di mort, ale-gker! fE ü giorno dei morti, allegri! Í; prepare, un'altia raccolta, rkca di spunri antifascist!, De Ii delmur ÍDi Ik dal muro), cheapparve postuma, insieme ad altl'i inedi ti, ne! 1947. Keaiismo Al centra della poesia di Tessa c'é la realta urbana miianese, con 's suoi ru-c deformazione mori, i suoi oggetti, il suo grigiore, il suo miscuglio di cose e di atmosfére: egii parte da una concfeta base realistka, da personaggi nettamente caratterizzati, da una fcrma attenzione alia vita collettiva. Tessa agisce sulle cose attraverso una scomposizione fonico-linguistica: i suoi versi si svolgono coil in una conti-nua frantumazione del linguaggio e del ritmo, in un accumulo di pezzi disgre-gati, con effetti chevannoaldila dell'ambito del significato. La sua lingua pare sfiorare, col suono, i livelli sotterranei della realtä: ma questo fondo segreto re-ca in sé il segno della motte, che corrode ogni gesto, ogni atto della vita sociale. L'insieme dei vari aspetti e contatri del mondo cittadino costruisce cosi una sinfonia minacciosa, una vera e propria danza macabra. Giacomo NoTCma In Noventa la scelta del dialetto si lega invece a una polemics contro la moder- nita, die rifiuta di chiiidersi in paradisi perfeiti, in immagini di felicita originaria, e tende al piu pleno impegno intelieituaie, a un diretto intervento sulla realta poli-tica e sociale. Giacomo Ca' Zokzi {1898-1960) dal pacse natale rieavö il nome Noventa, che uso neüa sua attivitä Isteraria. Dotato di una ticca cnltura interna-zionsle, egli appare una fieura di intellettuale atipica nel panorama italiano, estra-neo sia alľklealismo ehe aľľermetisrao, cattolico vkino al protestantesimo e niolto attento ai problemi della vita sociale, F11 attivo antifascista e subí varie persccuzio-ni; a Firenze fondô e diresse tra d 1936 e il '39 la rivista «La Riforma letteraria» (cfr. 10.6.7). Nelle poesie di Noventa il dialetto veneziano si presents in una forma nobile, come strumento di antica cíviltä: non ha nulla di corposo e di realistico, ma e « append unvelo della pronuncia», la cui ragione«non e sentinientale ma ironica» (F. Fortini). Esso esprime una riserva contro ogni soprawalutazione del pensiero, delle sceite umane, della stessa poesia. 10.8. Eugenio Montale 10.8.1. La vita. NeN'esperienza di Eugenio Montale l'urgen^a dei motivi biografici ap-pare meno diretta ed evidente di quanto non accada, in modi diversi, in Saba e inUngaretti: la sua poesia e il suo impegno intellettuale piegano subito lemoti-vazioni personali verso una definizione della condizione dell'uomo contempo-raneo. Egli rifiuta di attribuire un valore assoluto e istituzionale alia scelta della poesia, aspira a scrivere «sempre da pověro diavolo e non da uomo di iettere professionale »: Parte non gli appare la via per attingere al valore originario della* vita », né per affermare valori profondi esegreti, ma«la forma divita dichi vcramente non vive», uno sřrumento di contatto con la realta del presente che parte da un rifiuto della vita, da una volonta di non pat tecipazione al flusso della nátura e della storia, Hugenio Monrale nacque a Genova il 12 ottobre 1896 da agiaya lamiglia borghe se: il padre fece costmire nel .1905 una villa a Monterosso, una delle Cinque Terre presso La Spezia, per le vacanzc della famiglia, il cui ricordo lasciopoi tracceintense e suggestivenella poesia del figlio. Per la cattiva salute, questi cornpi studi irrego-lari: ebbe un'adolescenza difficile, dotninata da un senso di distacco dalla normále vila borghese. Appassionato di musica, studio canto. Chiamato alio armi nel 1917, conohbc a Parma, in tin corso per allievi ufficiali, Sergio Solmi; hi poi al fronte in Valkrsa. La sua prima pubblicazione poetica, il gruppo di versi dal titolo Accordi, appar-ve nel 1922 sulla rivista «Primo tcmpo» (cfr. dati, lav. 147), e il suo primo libro, Ossidiseppia, nel 1925 per Icedizioni di Gobetti; nello stesso anno firmo il manifesto antifascista di Crocc. Aveva iniziato nel fratiempo una ricca atlivita di critica, collaborando a varie riviste, in un orizzonte di ampi rapporti intcllcttuali: cssenzia-le la sua scopcrta di Svcvo. Nel '26 conobbe il poeta americano Ezra Pound (1885-1972), e molto viva fu fin d'allora la sua attenzione alia letteratura anglosassonc, II suo desiderio di raggiungere l'indipendcnza economics dalla famiglia fu rea-lizzsbile solo nel 1927, quando ottenne un impiego a Firenze presso I'editore Bem-porad; migliore e piú libera sistemazione ebbe poi nel 1929, quando fu riominaTo direttore del Gabinetto Vieusseux (cfr. 8.2.9). In quegli anni egli fu uno degli ani-niatori ddla vivace vita intellettuale fiorentina, nell'orizzonte di « Solaria » e delle riviste successive, in primo luogo « Letteratura »(cfr. 10.6.7). Mentre gli arrivavano i primi segni di una forte attenzione della critica per la sua poesia, andava pubbli- La pocaia, Ji cbi veramenie non vive» La pium aířiviíá htd)cťi«ale 1 994 Bpoca io Gticrre e fascismo (1910-1945) cando altre lirichc, raccolte nel 1939 nel volume Le occasions Nel 1927 aveva cono-sciuto Drusilla Tanzi, moglie del critico d'aite Matteo Marangoni, che egli avrebbe designata col nomígnolo di« Mosca» e che sarcbbe piú tardi divenuta sua compa-t'anti&scismo gna (si sposarono solo nel 1962). Manreneva intanto stretti contatti anche con glj ambienti dclla cultura antiťascista: avendo sempre rifiutato di iscriversi al partito tascista, fu esonerato net 19 58 dalla direzionc del Vieusseux. Visse allora di collabo razioni a riviste e di una varia atrívitä di iraduttore, con tin nan do a tncrattenerc una fitta serie di rapport i e contatti intcllettuati. Richiamato per breve tempo nell'eser-cito e poi congedato, trascorse a Fircnzc gli anni delia guerra e dell'occupazione nail dopogutínu zista. Dopo la liberazione delia cittä si iscrisse al partito d'azione ed ebbe Up incari-co culturale dal Comitate Nazionale di Liberazione. Ma di řronte alia situazione conflittualc del dopoguerra, alio scontro tra la sinistra filostalinista c il nuovo cleri-calismo, forte era la delus.one per chi, come lui, aveva guarilato alia possibilttä di un liberalismo avanzato, di orizzonte «europeo», legato alia contínuitä delia tradi-zione laica e illuministica. In quegli stessi anni, dopo una grave malattia di «Mo-sca», comincio a dedicarsi alia pit tura, con quadretti di grande raffinatczza. Al i]\ ann! Vent i tura |jbe]-ale moderna, aperta verso una dimensione intern a ziouale, attenra anche agli aspetti della letteratura e del penxiero europei che sfuggivano alia cultura idealistica dominante in Italia, Montale non si pone in diretta opposizione alľidealismo crociano; rifiuta radicalmente i furori distruttivi delle avanguar-die delľinizio del secolo, ma anchc il ritorno all'ordine classicista della «Ron-da »; riconosce la funzione essenzialc di cquilibrio svolta da Groce nella cultura italiana, ed accetta molti princip] della stessa estetica crociana. Egli sfugge comunque ai Iimiti troppo «nazionalt» e tradizionali del crocianesimo; il mondo ro.8. Eugenio Mootale 995 con cui egli cerca di conřrontarst presenta caratteri molto piú eomplicati e problematici di quelii físsati dal tranquillo procedeie della filosofia crociana In un suo articolo apparso sul «Baretti» nel gennaio 1925, Stile e tradizione, Un liberalisme Montale 1-íveIa giá con chiarezisa il suo interesse per le voci nuove del tempo presen- disiilLiso te, con utia saggezza cauía e disincantata: aí furori delle battaglie intellettuali piú o měno recenti opponc la seelta paziente e umíle del«lavoro inutile e inosservato ». II suo ě un liberalismo disilluso, che aspira a unltalia europea, esuratiea achiusurena-zionali e provinciali, capacc dí assumere in proprio la grande cultura letteraria e fi-losofica intcrnazionale che permette di comprendere in modo eriticoi caratterí della modernita. Come dira in tur impoitanre ríflessionc su tutra la propria esperienza, lo seritto «Vivtirc sotro intenzioni (Intervista immaginaria) del 1946, fin dalla giovinezza egli sentiva di«ví- a mm íampaoa vere sotco a uoa campana di vetro »: fu proprio la volontá di capire questa situazio- vetros ne a spingcrlo alla poesia e a portarlo a confrontarsi con la cultura europea del« ne-gativo». Qucsto confronto si rivolae verso quella poesia che cercava drammatica-mentě di uscire dai limiti della reaíú e del linguaggio gia dati: la moderna poesia fisncese, a partire da Baudclaire, ma anche quella di altri poeti, soprattutto anglo-sassoni, da Robert Browning (1812-1889), ai contemporanei Eliot e Pound. In que-sto orizzonte moderno ed «europeo» si pone anche la disponibilita di Montale a capire e a «scoprire» autoři itaiiani atipíci, come Svevo c Saba. Sulio scorcio degli anni Trenta Montale lavoro anche a varie traduzioni, sia da LewHdnídoni poeti che da prosatori; le traduzioni poetiche furono raccolte nel 1948 nel volume Qrmde.rno di traduzioni. MaTapcrtura «europea»di Moňtaiesi rivela coníorzaf piúchcnel suo in- u™ voce Mca teresse per singoli autoři e testi, nella sua capacitá di interrogarsi in ogni mo- e i^ionak mento sulla situazione della contemporanca civilta occidentale e sulle modifi-cazioni che 1'arte, la poesia, la parola, il patrímonio di valorí razionalielaborati da una lunga tradizione europea, haruio subtto con lo sviluppo di una cultura di massa che non č piú di tipo «naziona!e»ř ma tendeormai a diventare planetária. La sua poesia, in fasi e formě diverse, vuol essere la voce di una cultura e di una tradizione laica e razionale, italiana ed europea, disposta a conoscere il presente, ad attraversarne anche gli aspetti piú inquietanti; con una ecceziona-lc capacitá conoscitiva, con una sempre vigiíe forza critica, essa rtconosce insi-stentemente i propri limiti, la propria marginalitá e impotenzař e neUo stesso tempo si confronta col baratro che in vari modi c forme sembra aprírsi Uavanti alla civilta occidentale. 10.8.3. Critica ŕ poetica diMontale. , Negl. anni giovanili egli aspirava a operare contemporaneamente sui due Aura!« fettore Piani della critica e della poesia. E la sua lunga attivitä critica raggšunse risultati assai alti, che si appoggiano su una grande capacitá di comprendere e di defini-r^ gli autori e i testi, con un senso di «oggettivitä» che sa preseiftdere anche aalle scelte e dai gusti piúdiretti del Montale poeta, a differeiiza di quanto ac-Mde negli interventi critici di tanti poeti contemporanei, per esempio in Unga- 99s Epoca to Guerre e fascismo (1910-1945) =:i;-iLLj Lü^S' .!-;,, pa, deii'o^gfJJto retti. D'altra paiteegli non vuol essere un criticodi mestíere, riťmta ogniatteg giamento scientifico e ogni astratta scelta mciodologica; egli vuol essere prima di tyčte un lettore attcnto, ehe cerca razionalmente nei testi il senso di una con-dizione umana, ehe ne interroga la piú ampia forza conoscitiva, I suoi moltepli-ci interventi furono raccolti nel 1976 nel volume Suita poesia; in essi, su un piano di equilibrata c civilissima conversazione, si affacciano ancfie molte indica-zioni sulla sua posizione e sulle sue scelte: in tutta chiarezza e senza ambiguita vi si eompongono le tracce delia sua poetica personále. Questa picnde awio da una volontä di autocoscicnza della poesia stessa, i uvolil dal proposito di comprendere la sua condizione e i suoi limiti nel contesto con-J<* temporaneo. Montale awerte, nelľintreccio di lingue, parole, immagini che domina il mondo, una sorta di saturazione della parola e della tradizionc poetica: la poesia (arte che egli vede «tecnicamente alla portata di tutti: bašta un fo-glio di carta e una matka e il gioco ě fatto ») ě minacciata non solo dalla consun-zione dei Iinguaggio, quanto dal suo moltipUcarsi, e moko forte ě negli ultimi anni il suo sgomento per la «torrenziale produzione poetica dei nostri giorni». A questa saturazione, Montale non risponde cercando una parola «pura» c naturale, né estraendo dal Iinguaggio nuovi misteři e segreti: egli mira a una «poesia che trova in se stessa la propria matéria» e che «non rinuncia alla ra-gione, ma nasce dal cozzo della ragione contro qualcosa che non ě ragione», una poesia che in ogni momento si confronta con la propria possibile fine, che cerca di trarre alla luce un difficile valore umano e civile. Vaso Questa nozione di poesia si realizza con una serie di essenztali trasforma-poetica ziom neí vari momenti delľattivitä di Montale, Essa parte, con i primi Ossi di \1..]-;-!.■ --i i'üvt Mootík seppia, da un piú diretto confronto con il magma e il «travaglio » delľesistenza e con il tentativo di rompere la «campana di vetro». Si assesta poi, tra OssieLc occasioni, in una piú specifica poetica delľoggetto, che parte da un'occasione interna, da una «spinta» intellettuale o sentimentale, esprimendola non diret-tamente, ma attraverso la deserizione di oggetti intensi ed essenziali. A questa « poetica dell'oggetto» é affidata ľimmagine piú diffusa della poesia di Montale: ma essa subisce giä notevoli mo'dificazioni ne La bufera e allro, libro che si muove in direzioni contrastanti; poi, nelle ultime raccolte, a partire da Satura, essa dä posto alla scelta di un livello «basso», quasi a un grado zero dei Iinguaggio, tra spunti ironici e toni dimessi e colloquiali. Al momento dei suo definirsi, sullo scorcio tra gli anni Vcnti e Trenta, la poetica montaliana si pose comunque, e in modo risoluto (molto piú di quanto awenne per la poetica delľermetismo), in un orizzonte europeo: fu subito evidente la sua convergenza con la poetica dei correlativo oggettivo, formulatä da Eliot (cfr. geNeri e tecniche, tav. 154), e con le tendenze delia contempora-nea poesia anglosassone. Ma in essa ha un peso essenziale anche il rapporto con la tradizione kahana: Montale parte da un confronto con il piú vicino modcllo dannunziano, e ne abbassa subito i toni preziosi c le pretese sublimi, awalendosi delľinsegnamento dei crepu; Scolari e soprattutto di Gozzano; ma arriva poi a un rapporto diretto con aleuni dei nostri grandi classici, di cui riseopre per conto suo tutta la forza e la vitalita. Forme i.S. Eugenio Montale >9i modi, temi di aleuni pocti dei passato entrano nella sua poesia non come preziose citazioni, ma come strumenri per esprime-rc la condizione attuale. Tra i poeti kalia-n i la cui traccia ě piú evidente nelľopera di Montale va ricordato Leopardi, che egli interpreta guardando alla sua carica negativa e pessimistica, alla sua imjuieta inrer-rogazione dei nulla, anche se al nulla leopardiano Montale aggiunge « una sorta di esattezza sontuosa» (G. Lonardi), che risale a Baudelaire e alla successiva poesia europea, e trova in Foscolo un altro essenziale modello. Piú indietro nel tempo, bal-za con forza la presenza di Petrarca e, in ogni momento, quella di Dante. Come tutti i poeti, anche Montale Javora variamente sui propri testi, ne corregge c modifica ľassetto: ma il suo metodo di correzione appare di lipo « classic«», ten-de per lo piú a concentrare e a risolvere ľespressione nel modo piú intenso e preci-so, eliminando i momenti piú opachi e incerti. Leopardi ľ Foscolo ■ Usni II siatemu ď. ľU- V-Í--I-.JUli. Ix edizioni 10.8.4. Ossi di seppia. H primo libro di Montale, pubblicato nel 1925 nelle edizioni di Gobetti, raceoglieva pochi testi giä apparsi in rivista negli anni precedenti (ma ne resta-vano esclusi gli Accordi, usciti nel 1922) e assai piú numerosi testi inediti: il libro acquistô la sua forma qttasi definitíva nella seconda edizione, dei 1928, con ľaggiunta di altre sei poesie, ľultima delle quali, Arsenio, era apparsa su « Sola-ria» nel giugno 1927. La poesia di Montale si impone subiro, con questo libro, in tutta la sua novitä, Un Knguaggjo con una vocc inconfondibilc che si ŕa stráda in un intreccio di rapporti con la poesia asrabro delľinizio dei secolo, partendo in primo luogo dalla ricerca di un Iinguaggio «sca- 'd wseraialír* CBNER1 B TECNICHE tav. IJ4 Correlativo oggettivo Si tratta di un particolare modo di presentare gli oggerti nella poesia, che mira a dare una nuova vitalita ai tradizionaii usi delia raftigurazione indiretta, tlel simholo e dcWatlcgoria (cfr. termini base ío): !a nozione venne claborata intorno al 1920 dal poeta angloamcricano Thomas Stearns Eliot che vede nel correlativo oggettivo {objective correlative) il« solo modo di esprimere emozio-ni in forma d'arte» c lo definisce come «una serie di oggetti, una situazione, una catena di eventi chc saranno la formula di quella emozione particolare, in modo che, quando siano dari i fatti esterni, chc devono condurre ad un'cspe-rienza scnsibile, venga immcdiataniente evocata ľemozione»; gli oggerti rap-presentati sono cioé tra loro legáti e correlati á specifiche emozioni in cui si ri-solve il piú profondo significato della poesia: questo significaro si dä attraverso la denskä fisica degli oggetti, ľintensitä con cui essi si impongono alla mente del lettore, e quindi in modo diverso sia dalľimmediatezza del simbolo che dalle niediazioni intellettuali dclľallegoria. I 993 Epoca 10 Guerre e fascismo (t9[o-1945) bro ed esscnzialc», il cui modello piú vicino č costituito dai liguri Sbarbaro (cfr. Concrctcm xo.7.4) e Roccatagliata Ceccardi (cfr. 9.7. ro). Montalc rifiuia [e rotture radicali del-c colloquialiil le avanguardie: cerca forme libere e apertc, ma scava con forza anche entro elemen-ti tradizionali (in primo luogo 1'endecasillabo c la rima), senza rompere il regolare svolgersi della sintassi; si confronta con il linguaggio di D'Annunzio e di Pascoli, usando anche forme colte e prcziose, ma awicinandosi alia concretezza delle cose, con una nomenclatura assai puntuale, con parole dalla precisione quasi tecnica, specie per designate il pacsaggio marino, vcgetale e animale. Egli fugge d'alrra parte da ogni tono eroico e celebrativo (ironizzando esplicitamentc sui «poeti laurea-ti»), da ogni vitalisnio, da ogni fiducia nel valore superiore della parola poetka: e ricava dai crcpuscolari (in primo luogo da Gozzano) un ritorno del linguaggio verso modi ironici e colloquial! Nc risulra unoriginalissimoequilibrio tra metlitazione esistcnziale e definizionc del paesaggio: una interrogazione del «male di vivere», i "i >■■■■.;■>11 ;; 1 ma non magniloquente, che si awolgc tra forme naturali fissatc in termini netti e definiti. II paesaggio Domina su tutto il paesaggio marino e solare della Liguria, in particolare oumtatitw Jelle Cinque Terre, dove il poeta trascorreva le vacanze: ě un mondo arido, secco, scarnilicato, hattuto dai vento, in cui la vita intera si rivela nel suo sgre-tolarsi, come un coacervo di «monche esistenze», di torme slabbrate. Si impo-nc ľimmagine dell'estate e delle ore immobili del meriggio, quando tutto sem-bra senza tempo; ma il movimento incessante e ripetuto del mare, gli sparsi e balenanti segni di vita sulla costa aspra e rocciosa sembrano annunciare il rive-larsi di una necessitä rovinosa e distruttiva, il manifestarsi di qualche «sterile segreto», di qualche «prodigio fallito », che puô sconvolgere quelľimmobilitä, senza pero mutarne ľassoluto dominio. n frarmre La voce del poeta ě quella di una persona concreta immersa nel paesaggio, oYU'«illusionc» c)le |)ero non partecipa direttamente alia sua vita e si accanisce a interrogarne quotidiana COntinuamente i segni, seguendo il groviglio delle forme mineráli e vegetali, i guizzi improwisi degli animali, il muoversi scomposto degli oggetti, il vibrare dei rumori e dei suoni, il distendersi del vento nello spazio, lo svolgersi del rit-mo del tempo. In tutte queste forme trascolora il senso di una vita inaff errabile, si svela il vuoto in cui consiste il vivcre personále e naturale. II soggetto tenta di entrare in rapporto con le cose ridotte alia loro essenza pili nuda (e ľosso di seppia, sballottato e levigato dalle onde, č evidente figura rivelatrice di quests riduzione). In questo tentativo si distrugge l'«inganno» su cui si basa la vita normále, frana l'«illusione» su cui si reggono i falsi equilibri quotidiani, si rompe lo schermo di apparenza che nasconde la realtä. Siamo di fronte a una tematica che trova riscontro in molti scrittori dell'inizio del sccolo (da Michel-staedtcr a Pirandello a Svevo), alia quale Montale si accosta anche attraverso ľappoggio di origináli letture filosofiche. Ma originalissimo e il modo in cui il poeta ligure definisce questo continue rompersi e sospendersi dell'equilibrio era ľio e la realtä. Egli insegue tutti i p°s' sibili scatti attraverso i quali la realtä priva di senso improwisamente si disgre-ga: sembra afferrare piú volte la possibilitä di aprire un «varco», di trovare «una magliarotta nclla rete/checi stringe»; ma nell'attostesso di cercareque' sta possibilitä, ľio ne resta irrimediabilmente escluso. 10.8. Eugenio Montale 999 Ogni squarcio verso una reatta piú profunda e autentica finisce per accre-scere la solitudine dell'io, la sua distanza dalle cose e dailo stesso «tu» tanto cercato, il destinatarto a cui irasmettere la propria triste saggezza, spesso una indefinita figura femmínile. La rottura degli equilibri consuett assume quasi tUmaic sempre un aspetto sinistra, fa balenare qualcosa che subito rnuore, «íl mak / A< che tarla il rnondo». II significato piú profondo del libio resta quelk) della piú radicalc negativita, e si riassume nel celebre primo pezzo della sezione degli Ossi, Non chiedercila parola che squadri da ogni lato, che offre perentoriamente al kttore « qualche storta sillaba e secca come un ramo » e- gli affida come solo messaggio «ciö che non siamo, ciö che non vogliamo». 10.8.5. Le occasioni. Le occasioni (che reca l'indkazione cronologica 1928-39) apparve nel 1939 Le «dMni pressol'editoreEinaudi: si trattavadi una raeeoka di cinquanta poesie (attico- c'a mc«*« late in quattro parti), a cui se ne aggiunsero altre quattro nella seconda edizione del 1940. La maggior parte erano state man mano pubblicate in varie riviste, e giä nel 1932 cinque testi avevano costituito un volumetto dal titolo La casa dei doganieri e altri versi. Nelle Occasionila rifkssione esistcnziale degli O.w; appa- Poetka re come ridotta, resa meno esplicita: la parola poetica tende ad allontanarsi dal \ia nevrosi, Mori a Roma il 21 maggio 1973. CM Lfl JUorle dcils rnadre Gadda e il successo í o. g, 2. La guerra e i diári. 1 Come mterventista Gadda affronto la prima guerra mondiale con fede e Wesperi™» unpegno: quella fu ľesperienza essenziale delia sua vita, un'occasione irri- emnaale La scttttuia Uli dobre personale Ľ ^oc:*!.3 Natoraüsinn problematico Pľinltí prove [e: renale ,; ie-:cn:u;a iooíí Epoca 10 Guerre c ťascismo ír.910- 1945i petíbile di travaglio morale e di riflessione critica, le cui tracce si semiranno a lungo nella sua ideológia e nel suo stesso lavoro di serittore. Alia guerra e legato anche il suo primo rappoito impegnativo con la serittura, documentato da una serie di diári, ehe vanno dal 1915 al 1919, pubblicati nel 1950 (e in forma piú completa nel 1965) col titolo di Giornale diguerra e di prigionia (ma aleuni qua-denii sono andari smarriti}. La serittura di Gadda non ha qui dirette intenzíoni letterarie: mira a un confron-to tra gli eventi delia guerra e ľesperíenza personale, sfuggendo a ogni prospettiva eroica e retorica, ricostruendo e analizzando non le grandi tráme delia storia, ma i fatti e le circostanze piú precise ehe alla storia di solito sŕuggono. Ľosservazione di questa realtä, dei sttoi aspetti sqtiallidi e mediocri, delľinscnsatezza ehe domina ge-sti e decisioni, del monotono e distruttivo prolungarsi delia vita di trincea, delia lunga e inattiva miseria delia prigionia, scatena una cupa malinconia, un intreccio di ansie c di rurbamenti, una rabbia distruttiva rivolta contro gli altri c contro se stesso, un amaro risentimento verso errori, facilonerie, incapacitä, inutili soffereiv ze. 11 liuguaggio é seceo e diretto, nomina le cose con semplicitä e pudicizia: ma in esso c'é una tensione tepressa, ehe in aleuni momenti lo avvicina alľautobiografi. smo vociano, a modi di tipo lirico ed espressionistico. Ľesperienza delia guerra é per Gadda rivelatrice di violentissime contraddizio-ni: mostra lo scarto tra i suoi ideali patriottici e quella ehe gli appare la mediocre volgaritä, lo scarso spirito civile e sociale degli balianí; rivela un nesso strettissimo tra la sofferenza individuaie e i mali delia vita collettiva. La ledeltä alľesperienza delia guetra saräper ľni anche fedekä a questa contraddizione, a questa stopená di un ctdoíore* insieme personale e sociale. jco.9.3. Leíteratura, lecnica, seieiao, filosofia. Ľmteresse di Gadda per la letteratura si appoggia fin dalľinizio a un'esi-genza di coneretezza, a un proposito di conoscenza delia realtä nelle sue artico-lazioni piú particolari: egli sembra mirare subito a una narrativa ehe si ricolle-ghi alla tradizione naturalistica e ai grandi modelli ottocenteschi, ma con la convinzione dell'aspetto problematico delia stessa realtä, delľinutilitä di ripra-duria esteriormente, delle deformazioni e deíle difťicoltä ehe si pongono a cht intenda rappresentarla non nella sua apparenza, ma uei suoi caratteri piú veri e profondi. II primo grande impegno di Gadda nella serittura letteraria si rivolsc a un ro-manzo dedicato alla turbinosa realtä delia Lorabardia del dopoguerra, con un ab-bozzo di analisi dei conflitti tra le classi ehe avevano accompagnato il sorgere del fa scismo. 11 romanzo doveva averc per titolo Raeeon/o di ignolo ilaliano delNoveccn- to: ad esso Gadda kvorô tra il marzo del '24 e il luglio del '23, con abbozzi, stesüre parziali, vane riflessioni di metodo e di poetics, affidate a due quaderni, pubUfe*" solo nel 1983. La passione per la realtä, per I'individuazione dei suoi caratteri piú precisi, tto^51 cos í le motivazioni piú profonde nella tensione contraddittoria che agita lo sguat* dell'autore-osservatore, e si incontra con i suoi risentimenti, con la sua passion 10.9. Carlo Emüio Gadda 1009 morale, col suo abito di teenico, con ja sua attenzione ai problemi posti dalla scien-za e dalla filosofia. Per la sua stessa formazione, Gadda sente un nesso strettissimo tra il metodo della conoscenza scientifica e quello dclla costrtizione letteraria: proprio nella fase finale degli anni Venti svolge un'acuta ritlessione sulla filosofia della conoscenza, che, fuori dall'orizzonte idealistico italiano, si collega ad alcune delle prospettive essenziali delľepistemologia moderna. Vari scritti di questi anni mo-strano come Gadda stia cercando una letteratura come conoscenza probleniadca dei reale. La «summa» della riflessione teorica di Gadda é costituita da un trattato U Ueditanont filosofico incompiuto, la Meditazione miianese, di cui si hanno due stesure re- nämen datte nel 1928 (pubblicate postume nel 1974): e un testo che non si occupa di-rettamente di letteratura, ma si serve spesso di esempi rieavati dalla letteratura e rivela come, in ogni momento dell'esperienza di Gadda, sia essenziale l'inda-gine sulla natura della conoscenza, sui modi in cui l'osservatore umano costrui-sce il suo rapporto con la realtä. Vi si sottolinea come ogni conoscenza seiend- La conoscenza fica debba organizzarsi in sistema, articolarsi in un processodi«costruzione» come sistema degli stessi suoi oggetti: la realtä non é un dato chiuso, ma qualcosa che viene costruito dal movimento della conoscenza, muta e si trasforma con esso. II bisogno di una conoscenza sistematica e l'indicazione dei suoi limiti (per Uns letteratura cui Gadda si appoggia su molteplici radici culturali, spaziando dalla filosofia di ^tlk »»hepiicitä Lcibniz a quella di Bergson) comportano un impegno ad approfondire la com-plessitä dei reale, le sue articolazioni piú minuté, con un'attenzione esasperata verso i particolari e nello stesso tempo con un'ambizione enciclopedica, Que-sto impegno trova una rispondenza immediata, al di lä dei terreno della scienza e della filosofia, in quello della letteratura, intesa appunto come conoscenza della complessitä dei reale: la serittura letteraria di Gadda tenderä proprio a dare una immagine della molteplicitä e della varieta dei mondo, inseguendo i particolari piú minuti, costruendo cataloghi dei singoli oggetti e facendo risul-tare, dalla loro combinazione, il senso deDa totalita, della globalitä inesauribile dei sapere e dell'essere. 10.9.4, D" La Madonna dei filosofi a II castello di Udine. Tutto il lavoro letterario di Gadda si svolge in una tensione insuperabile tra una tendenza al frammento, alla concentrazione su singoli oggetti, circostanze, situazioni, e una tendenza opposta alia costruzione, alla definizione di organi-S|ni che mettano insieme le facce piti disparate della realtá. Questa tensione si sente nel modo stesso in cui Gadda progetta e stende le sue opere, negli stcssi 'ortuosi percorsi che portano i suoi testi alla pubblicazione: questi crescono at-torno a progetti che non giungono mai a compimento, si awolgono ogni volta ittorno ad aspetti parziali di organismi piú ampi, attraversano una serie limita-'a di punti di vista di realtá, che, con la serittura, si rívelano sempře piú compose, inesauribili, senza che sia mai possibile esplorarle fino in fondo. Molti libri della scrittore miianese derivano dalla taccolta di brani di diver- ts cr-ľ-eiu della scrilluM 1 Progeiti, rE»mmcnti e ríícailti: íl a riOli-rmito » dei fihiofi Barghesia popoki í/í UíÍj>íí toio Epoca 10 Gua re e fagetamo (1910-1945) sa orígine e desrinazione, spesso schegge di progetti non realizzati o sospesi. Da ogni progetto si dipartono ftammenti e bráni parziali, pubblicati su rivistee poi passati a far parte di raccolte diverse: variarnente egli ritorna sulle cose gia scritte, le dispone in modi differenti, le ricombina in nuove stesure e proiezio-ni. Assai complicata ě quindi la storia testuale delle sue opere, e molto fitta la série dei manoscritti, il gioco delle varianti e delle trasfonnazioni che nel tempo i suoi testi subiscono. II non-finito ě earattere essenziale di tutta la narrativa di Gadda: nessuna opera puó essere veramente completata, perché 1'immagine del tutto si dá solo attraverso lamplificazione e la moltiplicazione di particolari irantumati, che non possono veramente saldarsi tra loro. II primo volume pubblicato nel 1931 dall'ingegnere milanese, per le edízioni di «Solaria», La Madonna dei Filosofů h fatto di testi giä apparsi in gran parte nella stessa rivista tra il 1926 e il '28, che rivelano aneora un forte legame con la «prosa d'arte» e con li gusto del trammenro lirico o descrittivo. Gadda attrihuisce al mondo deseritto e al linguaggio che lo deserive dei catatteri «barocchi»: si sente come uno serittore « barocco », «soggetto strano » che, nel bel giardinn di« Solaria », vale «corae giraffa o canguro». Alia fine dei '28 risale 1'claborazione del romanzo incompiuto Im meccanica, di cui furono pubblicati trc bráni su «Solaria» nel 1952: il testo del manoseritto origi-nario doveva apparire solo nel 1970. Si trattava di un romanzo sulla vita milanese al-1'inizio della prima guerra mondiale, che intendeva«dipingere tutta la balorda vita delle parole e delle passioni inutili caratteristica del nostro popolo». Gadda cerca qui di ricostruire con i piú precisi particolari la víta popolare all'inizio della guerra e gli stessi ambienti socialisti e pacifisti, a cui, come interventista, aveva guardato con grande ostilita. Sulla realtae sugli ambienti sociali rappresentati Gadda scarica ilri-sentimento accumulato verso il modo in cui gli Italíani hanno affrontato la guerra: ma filtra a rratti una volontá di comprendere le ragioni piú autenticitě delle dassi popolari, la cui pověra vila appare in definitiva piú vera di quella dei borghesi ottusí ed egoísti, privi di ogni ideale e di ogni moralita. II comico e il tragico si alternano crudelmente, in uno stile carico di aggressivita. II secondo libro pubblicato da Gadda, ancora per le edizioni di« Solaria », ilea-Stello di Udine (1934), rinuncia alia lorma piú ampia del romanzo e raceoglie testi di vario tipo, giä apparsi tra il 1931 c il '33. Evidente ed esplicito ě qui il nesso tra 1'at-tenzione di Gadda alia piú conereta visa sociale, alle siluazioni di rapporto tra gli uomini, ai luoghi tisící e geografici, e 1'esperienza della guerra, i risentimenti e le an-gosce che il suo ricordo continuamente rinnova in lui. Rispelto alia Madonna dei Filosofi, qui e molto piú avanzata la ricerca espressi-va: il passaggio tra livelli stilistici diversi e I'accumulo barocco si appoggiauo su piú vari e sottili mezzi linguistic!, su molteplici allusioni letteratie. A questo spiegamen-to di mezzi fa da rincalzo im curioso e bizzarro commento, di dimensioni assai ample, che l'autore sresso aggiunge ai singoli pezzi, attribuendolo a un fantomatico dottor Feo Averrois. Nelpezzochcfa da introduzione al volume, Tendoalmiofine, l'autore, con una sintassi voluiamente pedantesca, in cui si intrecciano il grottesco, il lirico, il tragico, prcsenla ] a propria figura e i propri propositi, la propria vira marginale e disperata, priva dellc gioie della giovinezza. Conuo ogni proposito etoico, contro ogni retori-ca positiva, contro ogni esaltazione della funzione della letteratura, lo scrittore af-ferma la vanitä della propria impresa, legata a un'osservazione disperata e beffarda della vanitä della vita sociale. Estrarteiiá all'flvöiigüe* íi láiguaggio gacjdi'ano EsprCÄsiatiismu iiaturaiístíco 1G.9. Carlo Emilio Gadda 10,9.5. Espressionismo e plurilinguismo. Nel Castello diUdine si rivelano ormai chiaramente quei caratteri essenzia-li del linguaggio gaddiano che si dispiegheranno nelle opere successive, e che sono stati indíviduati da Contini nelPespressionismo e nel pluiilinguismo. Piú che collegarsi all''espressionismo inteso come movimento ďavanguardia (cfr, 10.1.3, ro,3.r e parole, tav. 148), Gadda sembra portare a compimento, nel confronto con la modernita, tutta la tradizione espressionisdca eplurilinguisti-ca che percorre la nostra storia letteraria. Egli agisce víolentemente sul linguaggio, ne forza gli equilibri normali, si sottrae a ogni misura «dassica», mesco-lando molteplici livelli linguistici e stilistici, svariati dialetti italiani, eterogenee forme della lingua letteraria, frammenti di lingue straniere, gerghi e lingue spe-ciali e tecniche dell'uso corrente: si tratta di una gamma vasdssima che va dalla lingua piú popolare a quella piú colta e arcaidzzante, manieristica e barocca, giocosamente artiíiciale, erudita e pedantesca. Questa molteplicitii di elementi linguistici sorge da un oscuro fondo personale, da una disposizione aggressiva e rancorosa verso le cose, ma mira nello stesso tempo a identificarsi con la loro molteplicita, con la varieta infinita degli elementi che costituiscono il reale: come lo stesso Contini ha precisato, «quel-lo di Gadda ě un mondo robustamerste esterno », íl suo ě un espressionismo na-turalistim. Il bisogno di attraversare. il reale in tutte le sue facce si esplica spesso in lunghe elencazioni di parole, nel gusto dell'accumulo degli oggetti, nella disposizione di termini in série ordinate o in una confusione senza centro: Gadda, legandosi anche in questo alia tradizione espressionistíca, fa un uso assai largo dell'enumerazione, cerca di esrrarre dai diversi línguaggi tutti i modi pos-sibili per colorire gli oggetti, per seguirne i contorni, ma da nello stesso tempo 1'effetto angoscioso della loro incontrollabilitä, del lorofuggire e sottrarsi a una presa risolutiva. Impegnandosi ininterrottamente ad afferrare la realta esterna, NecasM ia lingua registra anche la sua inafferrabilitä, il suo earattere aggrovigliato e ine- ;äe'• delle illusioni e delle mistificazioni sociali, dei diversi procedimenti con cui gli J0J2 Epoca iq Guerrc e fascismo (1910-1945) uomini e le societa pretendono di affermare il «bene», la «bontá », la «nofma. Ncmrad litá». Per Gadda una vera normalita ě in effetti inesistente: la nevrosi domina « normaiiti rotizzonte umano; chi si crede «normale» ě semplicemente clii non riconosce la propria nevrosi, vuole costringere gli altri ad essere normali ed ě perció mol-to piú pericoloso degli « anormali» che sanno di esserlo. EsprtssioiK In questo intreccio č radicalmente ambigua la posizione dclTio: Gadda dá e nepsione voce a][a pju violenta sofferenza interiore, alle difficoltá del suo rapporto con il Jcli 10 reále e con il sociále; ma nello stesso tempo scopre nell'« io », inteso come valo-re e sostanza, una delle cause piú perverse della sofferenza e della soptařfazio-ne reciproca che gli uomini escrcitano 1'uno sull'altro. Nella sua scrittura, anche quando piú fořti e laceranti sono le sue radiči autobiografiche, egli mira perció a una negazione deWio, a una sospensione del ruolo del soggetto, che egli sottopone al dileggio, alTaggressione beffarda, facendolo pero riaffiorare attraverso nomignoli, figuře pedantesche e gaglioffe, parziali identificazioni con i personaggi. 10.9.6. La Milano de UAdalgisa. Gíi anni Trenta Dopo 1'uscita del CasteUo di Údive, Gadda continua a pcrcorrere, con vari arti- coli c- bozzctti apparsi su riviste c giornali, la strada del franimento, insistendo sulla descrizione di luoghi e paesaggi, sulla dcťiniztone di una gcografia culturalc, su squarci lirici e riflessivi: molti di questí testi saranno raccolti nel 1959 nel volume Le meraviglie ďltalia (e su questa linea, con riprcse parziali degli stessi testi e inserzio-nidi nuovi,simuoverannoancoraivolumiG///l««í, 1943,e VersolaCertosa, 1961). La tematica Ma piú essenziak, nel corso degli anni Trenta, e fapprofondirsi definitivo de] suo antiborgl-.ese espressionismo e plurilinguismo, in testi che si propongono di rappresentare mo-menti della vita miianese, con una piú forte caratterizzazionc liriguística e con una Gt.NHi) r: t~cnicke tav, íSj Pastiche Modellato sulla párok italiana pasticcio, questo termíne francese fu usato gíä alia fírie del Scttccento per indicare im opera letteraria o artistíca costruita attraverso ľimitazione dello stik e deile forme di un autore o di un 'opera parti-colare, a seopo di contraffazioae, di paródia o di esercizio ätilistko, Nel linguaggio musicak serví anche a indicare opere messe insieme attraverso la com-binazione di árie tratte da opere diverse. In senso piú generale, si paria di pastiche per testi dalle caratteristíchc varie e indeterminate, che imitano, niischíano e deforinano, material!, rnodellí; codici, linguaggi dalla provenienza piú varia: il pastiche e una combinazione dí molteplici generf die attraverso calcbi e con-traffazioni di stili e forme di diversa origine, fa esplodere i normáli lirnitt del-ľorganismo letterario, nel segno delia distorsione e dello stravolgímento, r.0.9. Carlo EmiKo Gadda nuova aggressivitä nei confronti del mondo borghese, delle sue abiturjini e dclk sue meschinitä quotidiane. Numerosi frammenti e racconti di diversa cstensione, pub-blicatisu varie riviste tra il 1938 e il '43, furono poi in gran parte organizzati nel volume ĽAdalgisa, Disegni rnilanesi (apparso nel 1944, poi raccolto nel 1955 da Et- UAdahtw 11:11 id:. insieme a La Madonna dei Filosofie al Castello di Udine, sotto il titolo comu-ne 7 sogni e la folgore). Piena di colori conereti, la rappresentazione delia vita miianese si appoggia qui La lingua sulla mistione tra un essenziale fondo Itnguistico toscano, ehe ha anche momenti tli artŕficioso equilibrio, e frammenti di dialetto miianese, che appaiono non solo nei dialoghi tra i personaggi, ma nel percorso stesso della narrazione c delia descrizione. In questo uso del dialetto, in cui si seme una forte presenza del modcllo di Porta, si dä un rapporto ŕmmediato tra úmore satirico, riseritimento morale e immagine viva delia realtä. Si affolla davanti al kttore tutta un'umanita fatta di maschere bor- La morale ghesi, che si accapigliano tra líiro, che vivono solo per affermare la propria csteriorc dclľapparenza rispettabilitä, abbarbicate ai segni piú formaii e banali del decoro quotidiano, alle regole consunte di una morale delľapparenza: tra k pieghe di questa facciata, die-tro il culto delľonestä, del lavoro, delia proprieta, si scopre il fondo di una realtä sordida e faticosa, un viluppo di stenti nascosti, di sacrifici ostinati, un residuo di stupidita, di volgaritä, di animalitä, di sporca fisicitä. Uorizzonte prevaknte ě quello del comico c del grottesco: con una comicitä che ha qualcosa di funebre, che trascina tutti i segni di questa vita sociale organizzata e minuziosa verso la morte, occasione a sua volta di un nuovo ríto, di un nuovo spet-tacolo di vuota apparenza, quello del funerak. 10.9.7. La cognizione del dolore. Nel romanzo La cognizione del dolore, a cui Gadda preše a iavorare all'ini- I u-sumi zio del '37, dopo la morte delia madre (utilizzando in parte anche aleuni mate- ddľinfamia riali elaborati precedentemente), balza in primo piano il motivo autobiografia) del rapporto tra figlio e madre, sotto il segno lacerante di una nevrosi legáta ai traumi delľinfanzia, ai risentimenti e ai sensi di colpa indotri dalle immagini fa-miliari (quella della stessa madre, quella del padre e quella del fratello morto in guerra), alle oppressive abitudini e necessitä della vita borghese. Gadda si riav-volge qui sulla propria dolorosa esperienza, senza vokrla raccontare diretta-mente, ma trasponendone i caratteri essenziali in sittiazioni e personaggi di forte densitä oggettiva, in un mondo che é insieme reale, fantastico, artificiale, grottesco, ma su cui pesa in modo violemissimo ľoseuro fondo psichico che travaglia ľautore. Nello svolgersi delľanalisi psicologica, che scende nelle pie- Gadda ghe piú segrete delľio, si sente qui ľeffetto di un'attenzione spontanea di Gad- e la psi<™>nalisi da alia psicoanalisi: proprio in quegli anni egli svolse letture di testi psicoanali-tici e manifesto il suo interesse per la sua capacitä di mettere in luce il peso che gli aspetti piú oseuri delľinfanzia hanno sulľesperienza di ogni uomo e il carat-tere nevrotico della vita sociale. La cognizione del dolore nacque come raeconto o frammento narrativo, che do- Gcnpsi veva confluire in altre raecolte, ma si trasformö, nel corso del lavoro, intrecciato alia del romanno Epoca 10 Guerre e fascísmo (1910-1945) pubblicazione di scttepuntate (cliiamatc dalľautorc «tratti») sulla rivista « Lette -ratura» tra il 1938 c íl 1941, in un vero e proprio romanzo, la cui conclusione rimase Ľcdŕzíonc pero sospesa. Intanto fin dal 1952 ľeditore Einaudi premeva su Gadda per una del 1963 pubblicazione autonoma del romanzo, ehe, dopo lunghe incertezze e ipotesi di di-verso tipo e dopo un lavoro preparatorio compiuto da Giancarlo Roscioni, giunge-va in porto nel 1963, sulla base del testo giä apparso su « Letteratura », preceduto da un Saggio introduttivo di Contini e da un finto dialogo dal titolo ĽEditore clúede venia del recupero chiamando in causa ľ Autore. Questo complicato percorso editoria-Ľedizio»e le fu praticamente concluso nel 1970 da una nuova edizione contenente due trairi de) ic« inediti (seritti probabilmente giä intorno al J941), ehe facevano awicinare il romanzo quasi alla sua conclusione (anche se restava incerto U suo epilogo vero e proprio, che doveva essete affidato ad altre paginc ehe Gadda non j>orto a termine). Struttunt Nella sua veste I inale il romanzo e diviso in due parri, peľ un totale di nove tratti. e cometiuto la cui sucecssione presenta proiezioni diverse delia realtä di un fittizio paese suda-mericano (che Gadda ha ideato per la suggestione del suo soggiorno in Argentina), il Maradagäl, appena uscíto da una guerra vittoriosa ma rovínosa con il vicino Para-pagäl. H protagonista, Gonzalo Pirobutírro cľEítino, ingegnere nevrastenico e ma-linconico, coltiva progetti letterari e vivc in una villa con la vecehia madre, dopo averperduto in guerra il fratello. Gli svolgimenti narrativi sono abbastanza scarni e risultano, piú che da un vero intreccio, da una serie di progressivi spostamenti, di sempre piú avanzate messe a fuoco dclľuniverso rappresentato. La vita di don Gonzalo si svolge in una rabbiosa solitudine, nell'odio verso il mondo circostante, verso i borghesi delle vicinanze, verso i contadini ehe circolano nella villa, verso una varia umanitá a cui la madre nianifesta una benígna disponibilita; aggressivo e ran-coroso é il suo rapporto con la stessa madre, con la quale egli víve scéne di singulare violenza, ehe vanno al di lä delle sue Stesse intenzioni. Egli rifiuta la protezione di un'associazione di guardie notturne, cosrituita da reduci e profittatori di guerra, il « Nistitúo »: ma in una notte in cui egli ě assente, peľ uno dei suoi viaggi di lavoro, la madre viene trovata moribonda nel suo letto, per aleuni colpi subiti al capo, in cir-costanze ehe restano misteriose. Ľautore pensava comunque di far sí ehe la donna, vittima del « Nistitúo », eredesse di essere oggetto di un'aggressionc del figlio. Un itinerarin Nel titolo, come suggerí lo stesso Gadda in un'intervista, il termine cogni-di conoscenza zione indica un «procedimento di graduale awicinamento ad una nozione», un percorso di ricerca delle cause e dei sintomi di quel dolore lacerante. II di-sperato fondo autobiografico (evidente fin nei particolari delia figura del protagonista e dei suoi rapporti con la madre) erompe dal confronto con un am-biente esterno fitto di presenze, figúre, oggetti: ľiromaginario Maradagäl offre un'immagine piuttosto trasparente dellTtalia delprimo dopoguerra e del fasci-smo, e piú in particolare delia Brianza abitata dagli «umili» del Manzoni, po-polata di ville delia borghesia milanese, tra cui quella di Longone, il cui mante-nimento aveva costituito la mánia delia famiglia Gadda e il eruccio delľautore. La trasposizione dalľltalia al Maradagäl permette una rappresentazione ma-scherata e rovesciata delia realtä italiana contemporanea, ne moltiplica le stor-ture con inesauribili possibilitä di deformazione. ĽltaNa La caotica realtä del dopoguerra, i conflitti social!, le iniziative dei reduci e dd dopoguerra rjegli imboscati, i vari tentativi di trarre profitto personale dalla confusa situä-zione, la generale meschinitä delia vita collettiva, la mancanza di ogni senso ci- ro.9- Carlo Emüio Gadda 1015 vile, le assurde complieazioni della buroerazia, le iniziative di gruppí organizza-ti, tutti i maíi che Gadda vede nella societa italiana (e che ílfascismo ha raccolto e convogiiato nella sua affermazione), si riproducorso come in un cannoccliiale rovesciato nell'emisfeto austräte, affollato di emígrati dall'Italia, pieno di pae-saggí j di oggettí della víta quotidiana, di consuetudini che sono le Stesse deU'Ita-lía piccolo-borghese, impiegatizia, popokre, arruffona, vittimista, cíaltronesca. In questo mondo insieme íantastico e pedestre, strahinato e meschino, sono Miscugli nossibiSi i piů svariati miscugli iinguistici: dallombatdoborghese epopolare, al- iinguisrki lo spagnolo, a diaiettt meridional!, tra napoletano e sannita, messt in bocca a fi gure.dí buroctatí e questuanti, a molteplici mistioni di forme letterarie, erudite, tecniebe, di fwmmenti del íinguaggio pubblico contemporaneo. Lltalia fascists, deformata e trasposta in Sud America, si presenta cosi come un mondo ba-rocco e grottesco, tin baracconc di meschine apparenze spettacolarí. I vtolenti risentimentí di Gonzalo si dirigono alio stesso modo verso la bor- Uu univeno di gliesia di cuí egli fa parte (con i modelli e le regole che egli ha dovuto subire fin vaiori fawumid daďinfanzía, con l'inteto sistema della sua víta familiäre, con l'odiata villa in cui ě costretto a vivere) e verso le classi popolarí, i molteplici poveri. diavoü che ruotano attorno alla vilk, che přestáno piccoli servizi e trovano una generosa benefattrice nella madre. In tutti egli odia l'attaccamento alle cose, che nei borghesi ě senso della proprieta e del possesso, negli altri piccola abitudine al rag-giro, alla lamentela, ricerca di condiscendenza e di complice pieta; in tutti egli sente Passenza di qualsiasi dirnensione civile, di qualsiasi senso autentico del valore e della ragione. I rapporti con questo mondo fanno esplodere la nevrosi di Gonzalo fino al limite della follia, in un impasto di tragico dolore e di gesti sproporzionati, che nel loro eccesso sfiorano addirittura il comko. Alia misantropia egli associa la diffidenza e l'odio per le donne, per la loto Ii «male o«curo» disposizione aU'illusione e alia mistificazione. Sente una minaccia neue cose Stesse, nei piccoli e molteplici frammenti di ctii ě fatta la vita materiále. Trava-glialo da un « male oscuro » che rode tutto i! suo essere, ne scopre i piú vari sin-tomi e segni sul proprio corpo. Alla radíce di tutto e'e un'infanzia consumata Un'bfanzia «1 dolore, senza gioia, in mezzo ai sacrifici impost! dagli ottusi ideali dei geni- «mnaatt» totí. Nella villa in cui abita si affacciano a ogni momento i segni ossessivi dei sacrifici a cui il padre ha costretto la farmgiia, per costruírla e per fame uno stni-tnento di distinzione borghese. Costretto a confrontarsi con un'umamta che si attacca a valori illusori, che soptavvaíuta ogni momento della propria vita meschina, Gonzalo ě preso dal "lento palltire della negazione»; «le ragioni del dolore, la conoscenza e la veri-13 del dolore» lo allotxtanano da ogni «possibilitä» positiva, fino a portarlo a »egare se stcsso, Di fronte ai vari segni del« dolore », la parola di Gadda riesce a raggiunge- Ii dolore 15 momentí di straordinaria potenza arrivando a esprimere I'insopportabile: e 'a f»rolí c°sí quando insegue l'allargarsi del dolore sul paesaggio, suito sfumarsí e sul Pwdersi delle immagkii della natura e della vita quotidians, o quando sente in ltntnagini e situazioni del presente l'addensarsi di tutto il dolore concentratosi íl rapporio COn U madre La «iragedia delia madre» L'oirole de; vjvere ťj de] rrtorire Elaborat bne e í'eíure Ľedizione cid 1957 Un «gialio impoasibiíew 101Ö Epoca 10 Guerre e fascismo (1910-1945) via via sulla storia delle cose e delle parole. Nei riferimenti a oggetti culturalj, nei richiami a brandelli di letteratura, di storia, di erudizione, di cui il romanzo e pieno, si riconosce spesso il peso di una sofferenza che su essi si e accumulata nei secoli, la traccia disperata di vite che vi si sono consumate e perdute. Nei rapporto di Gonzalo con la madre il risentimento e Taggressivitä si ag-grovigliano con una tenerezza che non riesce ad esprimetsi se non in un sordo sensodi colpa, in una ossessiva preoccupazione per la fragile e povera esistenza della vecchia signora. II rancore di Gonzalo e in realtä tjuello di chi non ha tnaj avuto la madre tutta per se, di chi vorrebbe offrirle un amore assoluto e invece si sente costretto a vedere in lei una nemica, in ogni suo gesto un oltraggio. Eglj awerte una pena rovinosa per il suo invecchiare, per la maledizione del tempo che la consuma, ma non riesce in nessun modo a comunicarle segni di tenerezza. Vorrebbe offrirle affetto e averne il perdono, e si scatena invece contro di lei con truci minacce, che sfiorano la violenza fisica: c tremenda e l'aggressione al ritratto del padre che egli compie, in presenza della madre. Ma il narratore e attento anche a seguire dall'interno il«dolore» della madre, a tnterrogare il punto di vista della donna che sente perdersi nei nulla le tracce del proprio passato. La sofferenza e solitudine della madre amplificano la colpa del figlio, aggravata anche dalla tremenda responsabilitä per il truce assassinio finale, che awiene mentre e assente dalla casa. La scena della scoper-ta delPaggressione, in una notte grottesca percorsa da equivoci, bagliori im-prowisi, apparizioni distorte, moltiplica la piena del dolore in un oltraggio in-sopportabile, che rivela senza remissione l'orrore del vivere e del morire. 10.9.8. 1! Pasticciaccio. La rappresentazione di Gadda si sposta dall'ambiente milanese e lombar-do a quelle romano in Qucrpasticciaccio brutto de via Merttlana, ideato intorno al 1945 e poi trasformatosi in un ampio romanzo, di cui apparvero subito cinque «tratti» nei fascicoli di «Letteratura» del 1946. L'autore vi lavorô intensamente nei corso del 194í e all'inizio del '47, in vista di un'edizione in volume chc allora non ebbc luogo. Tra il 1947 e il '48 Gadda ricavo dallo schema del romanzo una sceneggiatura cinematografica, dal titolo //pakrao degliori; varie difficoltä ostacolarono comunque la sistemazione e ľedizione delľo-pera, fino al momento in cui una proposta di Livio Garzanti, del luglio 1953, spinsc l'autore a tornare al lavoro. Nei luglio 1957 uscí ľedizione in volume, in dicci capi-toli: rispetto al testo pubblicato in « Letteratura » si aveva I'aggiunta di quattro nuo-vi capitoli e una diversa sistemazione della parte precedente. Dal romanzo fu poi cavata una nuova sceneggiatura (a cui l'autore restô quasi del tutto estraneo) che servi per il film, diretto da Pictro Germi, 17« maledetto imbroglio (i960). II Pasticciaccio segue, con I'apparcnte struttura del «giallo», un delitto che a*' vicne in un palazzo borghese e lo svolgetsi delle indagini relative: ma si tratta di "1 «gial!o impossibile », chc mantiene una suspense continua e nello stesso tempo sj perde in mUle particolari, in una ricerca ossessiva delle moltepliei facce della real"' Una polifonia senza centra 10.9. Carlo Emilio Gadda 1017 e dei rapporti che quel delitto chiama in causa; i fatti e le persone ad esso collcgati, la stessa ricerca dell'assassino, tutto si configura nei termini di un inestricabile pasticcio: questa parola si riaffaccia in vari modi, nei corso dell'opera, con tutta la gamma dei suoi possibili significati, rinviando alia concczione di tutta l'opera come pastiche (cfr. generi e tecniche, tav. 155), e di tutta la realta come intreccio, intrigo. Tutto si svolge in pochi gtorni del marzo 1927: in un palazzo di via Merulana, La vicenda non lontano dal Colosseo, abitato da soddisfatti benestanti (e che l'immaginazione popolare definisce «palazzo degli ori»), subito dopo una rapina ai danni della Me-ncgazzi, una vecchia dama veneta, viene assassinata la ricca e bella Liliana Balducci. Le indagini sono affidate al commissario di origine molisana Ciccio Ingravallo, af-fiancato da vari esponenti della questura romana e dai carabinieri di Marino. Lo sviluppo del romanzo si clá tutto nei complicarsi delle indagini, nei loro sfiorare ipotesi diverse e nei loro disperdersi in mílie rivoli, anchc se si acquisiscono alcuni risultati sicuri (soprattutto il ritrovamento delle gioie della Mcnegazzi in una povera casupola della campagrra tomana). La narrazione ě priva di ogni centra: non ci sono punti di vista privilegiafi, non e'e nessun vero protagonista che possa sicuramente identificarsi con la po-sizione dell'autore. Ai caratteri autobiografici della Cognizionedeldoloresi so-stituisce una radicale immersione della scrittura in una realtä oggettiva dalle facce moltepliei, in una scatenata polifonia, dove si aggrovigltano le combina-zioni piti varie dei linguaggi collettivi dell'Italia contemporanea: un mondo sociále di estrema concretezza ci viene incontro con un «pasticcio» di voci diverse, nessuna delle quali pud prevalere definitivamente sulle altre. La mescolanza dä luogo a tma frizzante sinfonia carnevalesca, che mette in primo piano il romanesco cittadino: alle varie sfumature di questo si accompa-gnano il laziale della campagna romana, il napoletano parlato da burocratí e s<,dak poliziotti (da cui si distingue la variante molisana del commissario Ingravallo), il veneto della Menegazzt, apparizioni varie di altri dialetti, di forme toscane, di lingue straniere, di linguaggi specializzati. Questi non si affacciano solo nei dia-loghi e nella caratterizzazione dei singoli personaggi, ma investono tutto lo svolgersi della parola narrativa, entrano nelle pieghe delle descrizioni delle cose e degli sviluppi dei fatti. Nei miscuglio grottesco delle Lingue e dei caratteri egli scopre con fulminante intuito il punto ďarrivo autenticamente «moder-no» della storia italiana. II romanzo si pone come una radiografia della vita sociále italiana negli an- L'ltalia ni del fascismo: e non a caso si svolge a Roma, il centra in cui il regime autorita- ncel'"™' do tende a far convergere, a imrecciare, a uniformare le moltepliei anime del- .', Altre raccolte Ltrerprerc tit tana reaítä cbe carnbta 1 raccoglie 1 2i<»e d, cÓffľne ě un rľa, U 6 * raPPreseQta » »°™ fc una condi-ot conhne, ě un pazzesco baraccone spettacolare, prowisorio e fatiscen- tUsroľu.' 1020 Epoca 10 Guerre e fascísmo (1910-1945) te, in cui i segni del moderno si affacciano in mezzo alk píú incorreggibíle arre-tratezza; essi non contribuiscono a creare un nuovo uníverso civile, ma solo a esasperare antichi mali sociali. II baraccone dellltalia moderna, la sua babele linguistica, riproduce in formě nuove i mali antichi dí una comunicazíone di ti-po «barocco», basata sulfimbroglío, sulla mistifícazione, sui rapporti spetta-colari. II suo sviluppo contraddiceradicalmente gli ideali di razionalitá illumi-nistica, di rigore tecnico e di serietá morale di cui si era nutrito il patriottismo del giovane Gadda, al quale giá l'esperienza deíla prima guerra mondkle aveva portato un senso di delusione e di scoraggiamento. Ma quesri caratteri cosi ne-Babek liníuística gativi dellTtalia contemporanea non sono altro che utťesasperazione del male profondo che minaccía ogni vita sociále: Gadda sente che essi tendono a pro-pagarsi sull'intera scala dell'universo. Lltalia fascista e babelica da lui rapprc-sentata diventa allora immagine del mondo moderno, del coníuso e distorto ronzio della societa di massa. La stia rappresentazione della realtá contemporanea ě perció tutta segnata aáksh da un pessimismo radicale, dal rifiuto di ogni prospettiva positiva. La serittura nega tutte le finzioni e i valori che nella vita sociále si aggregano attorno alla «persona» e scompone nello stesso tempo i propri equilibri, mette in luce (an-che con la propría incompiutezza) le contraddizioni che si danno nel rappotto tra la parola e la realtá. II senso moderno del disgregarsi di ogni forma e di ogni esperienza si esprime cosi con una forza assofuta, con uno spirito giocoso e in-sieme con una carica di sofferenza, in cui si identifícano il buio della nevrosi. personále e 1'orrore per i caratteri assurdi e insieme conereti del mondo. Epoca ri Kicostruzione e sviluppo nel dopog u uerra e societa
  • > ° P1" numerosi e amP' cne nel passato. NeUa nuova dialettica detlo sviluppo industriale, queste figure intellettuaii I, n,° s?mPre P'u nettamente la loro identita e il loro prestigio sociale La lo-Ci T"e j qUeUa dell'inteUettuale-massa, addetto alla riproduzione di zioni degradate, m condizioni economiche difficili e insoddisfacenti, Concore e mediatore di cultura a un livello inferiort "'uzioni e del mercato. Ľ« inleLletiiiiilĽ- re, secondo Je esigenze delie Paiiare italiarto ConinmcaAionc «media» e realtä dialettali Epoca n Ricostmzione e sviluppo nel dopoguerra (1945- 19Ä8) 11.1.4, Trasformazione del tessuto linguhtico. II veloce cammino del progresso, ehe comprende fenoméni di omogeneitä tulturale, porta automatícamente a compimento quelľunificazione linguistics del paese invano cercata dal tempo dell'unitä politica. Nei primissimi anni del dopoguerra si assistc a un incontro-scontro tra una lin-gua italiana «media», di tipo burocratico, ricca di formule retoríche, legáta ancora a radici umanistiche, sviluppatasi negli anni del fascismo, e la vitalita dei diversi dia-levti, legáti a sivuaziom concrete, espressione del «popolo» ehe con la Resistenza sembra ŕinalmente giunto alia ribalta delia storia. Ora anche il nuovo cinema con-iribuisce a diffondere una forma di italiano medio «parlato», carico di elementi dialettali di diversa origine. I piú intensi rapporti tra le varie zone de! paese, le mi-grazioni interne, i mezzi di comunicazionedi massa, ereano nuovi miscugli c intrec-ci linguistici, e nello stesso tempo nuove diffícoltä di comutlicazione. Le secolari tradizioni dialettali, ehe persistono nelľuso delle comunitä locaii, si scontrano con la lingua comune, con il linguaggio delia produzione e del consumo, con le forme delia comunicazione di massa. La secolare questione delia lingua sembra cosí awiatsi verso una soluzione automatica, in modo indipendente da tutte le iniziative degli intellettuali, per effetto deilo sviluppo delle forze produttive e dell'espansione industriale: come awertí Pier Paolo Pasoliní, ínunpolemico intervento del 1964 (cfr. 11.5.3), ľindustria e le comunicazioni di massa (e in primo luogo la televisione) aveva-no rapidamente ridotto la vitalita dei dialetti, avevano ereato un « nuovo italiano » tecnologico e neocapitalistico, standardizzato e neutralizzato, rispondeiy te in pieno ai bisogni del mondo industriale e finalmente comprensibile da tut ti. Si trattava di una tendenza inatrestabile, ma non di una reaitä definitivamen te assestata: ancora negli anni Sessanta aleune situazioni sociali (soprattutto nel Sud e nelle isole) non avevano ancora risentito in modo diretto degli effetti tlel nuovo sviluppo e vedevano soprawivere le ultime tracce delia tradizionale á viltä contadina. Ma il processo era ormai innescato e si sarebbe definitivamen' te affermato nel corso degli anni Settanta. íl.i.j he forme del kvoro culturde e delia produzione letieraria. Coniimiita H lavoro intellettuale e la produzione letteraria del dopoguerra mantengo con a passato no inizialmente una čerta continuitä con le forme diffuse nella prima parte del secolo: mentre muta il contesto politico e ideologico, permangono gran parte delle istituzioni giä collaudate. In una prima fase le iniziative del nuovo Stato democratico e la spinta dell'espansione economics awiano soprattutto un w goroso sviluppo quantítativo, senza sostanziali modificazioni delle strutmre m 1 partiti politici base. Un nuovo rilievo nell'organizzazione delia cultuta assumono i partiti p0' litici, ehe si awalgono per i loro organi di stampa delľopera degli intellettuí''1 tra tutti, il partito comunista ě queflo ehe adotta le iniziative piú ampie e nrB ií. 1. Societa e cultura ctel dopoguerra 1027 tiiche, definendo il ruolo e la funzione degli intellettuali, tracciando articolati programmi di politica culturale. Decisamente ridotte furono invece le iniziative culturali dei grandi gruppi industriali, che solo in pochi casi utilizzarono in-tellettuau e scrittori nei loro uffici pubblicitari o per la gestione dei rapporti con il personale. Un'eccezione di rilievo fu costituita dalla Olivetti, per iniziati-va dei suo presidente, Adriano Olivetti (1901-1960), impegnato in vivaci at-tivitä culturali e politiebe, promotore di ricerche sociali; alla sua azienda e ai suoi studi collaborarono in varie fasi anche scrittori come Fortini, Ottieri, Vol-poni, Giudici, ecc. La tradizionale editoria (cfr. dati, tav. 156) ebbe uno sviluppo artieokto, dati tav. 156 Adriano Olivetti L'editoria del Novecento » All'inizio del Novecento la generale espansionc economica produsse un re-lativo ampliamento del mercato cditorialc, di eui furono inizialmente protagonisté alcune caseeditrici formatesi nclla fase finale del secolo precedente, rivol-te sia a un'editoria di grande consumo sia a un'editoria specializzata. Manten-nero la loro vitalita le grandi case editrici milanesi, come la Sonzogno e la Treves, che nella sua «Bibliotcca amena» (fondata nel 1866) raccoglieva la niag-giore narrativa contcmporanea, e che per tutta la fase inizialc del Novecento continue- a dominare nel campo della narrativa di grande diffusione; dimensio-ni notevoli avevano assunto anche altre case editrici come la Vallardi c la Hoe-pli. A Firenze si sviluppo soprattutto un'editoria di cultura: a Le Monnier si erano aggiuntí Barběra (che aveva iniziato l'attivitä nel 1854), Sansoni (1863), Olschki (1886); ma aveva preso piede anche un'editoria « popolare », con la Sáláni (1862) e poi con la Bemporad, che a partire dal 1890 stampa Le Avventure di Pinocchio. A Torino, oltre alia Utet, si distinguono la Loescher (1861) e la Lattes (1863); a Bologna assume notevoli dimension! laZanichelli (che vi si im-pianta nel 1866, dopo una prima fase di attivitä a Modena). Quasi tutte queste case editrici partecipano all'espansionc dell'inizio del Novecento (prestando anche attenzionc al mercato scolastico). Ma nel rinno-vato orizzonte politico e intellettuale dell'etä giolittiana si formano altre case editrici: all'iniziativa di gruppi cattolici sono legate La Scuola di Brescia (1904), la Sei di Torino (1908), le Edizioni Paolinc della Pia societa di San Paolo (sorte nel 1914). Maggior rilievo culturale hanno la Laterza di Bari, che inizia la sua attivitä nel 1901 (ma la societa libraria Gius. Laterza & Figli era stata fondata gia nel 1885) e riceve subito un essenziale impulso dalla collaborazione di Benedetto Croce; le edizioni della « Voce», che affiancano la rivista fiorentina e pubbli-eano un centinaio di libri; e sempře a Firenze, la Vallccchi, sorta nel 1913 Pel' iniziativa di Attilio Vallecchi (1880-1946), che si lega subito alia nuova let-teratura pubblicando la rivista « Lacerba » e che svolgerä, durante il fascismo, un ruolo fondamentale in gran parte della nuova produzionc letteraria.. La prima guerra mondialecrea molte difficoita, mettendo seriamentc in crl- í:oa8 Epoca 11 Ricostruaiolift e sviluppo nel dopoguerra im^9 si alcune aziende; negli anni del fascismo si gettano le basi di un nuovo assetro del mondo editoriale italiano, con il crollo di alcune delle piú important! case editrici di origine ottocentesca, con Tassestamento, non privo di situazioni cri-tichc, di akre di lunga tradizione, e con la fondazione di alcune di quelle che co-stituiscono ancora oggi la base del nostro panorama editoriale. Ascesa rapida c prodigiosa fu quella dclla casa editrice di Arnoldo Mondadohi (1889-1971), che si mosse con una moderna logica d'impresa: essa aveva iniziato l'attivita a Verona negli anni Dieci con pubblicazioni per ragazzi e scolastiche, aveva ac-quisito nel 1917 uno stabilimento tipografico in proprio, e negli anni Venti, tra-sferitasi a Milano, si rivolse aí generi e ai pubblici piú diversi, impegnandosí nel nuovo campo della stampa periodica e toccando le phi varie forme della lette-ratura di consume, delle traduzioni dalle letterature straniere e deH'«alta» Iet-teratura (acquisendo tra 1'altro l'opcra completa di Pirandello e di D'Annun-zio). L'ascesa di Mondadori, che divenne rapidamente il maggior editore italiano, fu accompagnata dalla crisi e dal crollo di case editrici concorrenti come la Treves c la Bemporad. Nclla Milano degli anni Venti si sviluppo un'altra nuova impresa di grandi dimensioni, quella di Angelo Rizzoli (1889-1970), che parti dalla pubblicazione di giornali illustrati e di opere a dispense e giá intorno al '30 mise in commercio libri di generi diversi. Di minori dimensioni, ma estre-mamente attente alia nuova letteratura, furono altre due case editrici milanesi, la DalTOglio e la Bompiani, sorta quest'ultima nel 1929 per opera di Valentino Bompiani (nato nel 1898}, che era in rapport o con mold dei maggíori scrit-tori del tempo. La politica culturale del fascismo creó appositi organismi edito-riali e fece convergere finanziamenti verso vari editoři: e un ruolo essenzialc eb-be in questa politica Giovanni Gentile, che tra I'akro aequisí personahneme il controllo della Sansoni di Firenze. Una casa edilnce orientata invece in senso antifascista e rivolta in primo luogo a una saggistica storica e pedagogica, molto attiva anche nella seconda metá del secolo, La Nuova Italia, sorse per iniziativa di Ernesto Codignola (1885-1965) a Venezia nel 1926, passando poi nel '30 a Firenze. Un caso a sé ě quello dell'editore modenese Angelo Fortunato Formíg-GiNi (1878-1938), dalle scelte originali e intelligenti; awiata la sua attivitá giá nel 1909, nel 1915 si trapiantó a Roma, tentando iniziative di grande rcspiro che furono bloccate dal fascismo. Una decisa prospettiva antifascista fu quella svol-ta a Torino dalle edizioni di Piero Gobetti, che continuarono anche dopo la morte del fondatore come edizioni del «Baretti». Negli anni Venti c Trenta si segnalarono le edizioni di «Solaria», legate alle scelte « europee» della rivista. Ma agli anni del fascismo risale anche la casa editrice Guanda, fondata a Modena nel 1932 da Ugo Guandalini (1905-1971), poi trasferita a Parma, specializzata nel campo della poesía, e l'awio dell'attivi-tá di due editoři che avranno una presenza caratterizzanee negli anni del dopo-guerra, Giulio Einaudi (1912), che fondó la sua casa editrice a Torino nel 1933, sostenuto dal padreLuígi, c Aldo Garzanti (1883-1961), che unpianto a Milano la Garzanti nel 1939, rilevando le strutture della fallita Treves. Dopo la crisi e lo shandamcnto degli anni della seconda guerra mondiale, la ricostruzione vide in primo piano le imprese di Mondadori e di Rizzoli. Deter- ii.i. Societa e cultura del dopoguefrji to: -, minante fu l'impulso dato a due collane economichc, aperte alle opere piú diverse della letteratura di tutti i tempi, come la Bur e gli Oscar Mondadori. Con una minore presenza sul mercato e con dimensioni piii artigianali che indu-striali, ma con una scclta di qualita legata a una ben deflnita prospettiva culturale (animatori della casa editrice furono Leone Ginzburg, Massimo Mila, Césare Pavese, Norbeno Bobbio, Elio Vittoriní e Italo Calvino), TEinaudi si impose giá nei priini anni del dopoguerra come la piú prestigiosa casa editrice ita-liana; ma per la nuova letteratura, grazic alle scelte e ai rapporti pcrsonali isti-tuiti dagli editoři, fu determinante la presenza dclla Bompiani e della Garzanti (notevole in questo senso e stata l'attivita di Livio Garzanti, nato nel 1921). Altre societa come Laterza, La Nuova Italia, Sansoni, Zanichelli, Vallecchi, continuarono vivacemente la loro tradizione, dimostrando pero di sapersi adattarc alle mutate esigenze del mercato. La seconda metá del secolo ha visto sorgere anche una serie molto numero-sa di nuove case editrici, legate piú a una volonta di ifitcrvento culturale che a una logica economica. Lo sviluppo della scolarizzazione ha comportato un notevole ampliamcnto dell'editoria scolastica e la formazione di una specifica edi-toria universitaria; importante e stato anche lo sviluppo di un'editoria specializzata nel campo delle arti e dei libri illustrati (l'Electa, sorta a Milano nel 1950; le eleganti edizioni, rivolte a un pubblico selezionato, di Franco Maria Ricci, aorta a Parma nel 1965, ecc). In fasi successive sono nate piccole case editrici legate a situazioni particola-ri: in primo luogo tutta uneditoria«alternativa», sorta intorno alle esperienze della nuova sinistra e dci movimenti del Sessantotto; e poi una editoria estre-mamente specializzata, proliferate nel corso degli anni Ottanta. Non sono state pochc le case editrici, nace nel dopoguerra, che hanno avuto un impianto piú solido e scelte piú caratterizzanti. Due case si sono fondate su una culturagrosso modo «di destra»: la Longanesi, sorta nel 1956 per iniziativa di Leo Longanesi, e la Rusconi, che ha iniziato le pubblicazioni a partire dal 1957, sulla base di un'impresa di rotocalchi popolari. Precise scelte nel campo dci classici dclla grande narrativa mondiale ha compiuto la casa editrice fondata nel 1955 a Milano da Ugo Mursia (1921-1982). Le edizioni che maggiormente hanno influ tto sulla storia della cultura e della letteratura italiana c che furono determinant! per un'apertura verso la cultura internazionale, sono state quelle della Feltrinelli e dclla Adelphi e quelle del Saggiatore c del Mulino. Giangiacomo Feltrinelli (1926-1972) diede avvio nel 1955 a una casa editrice decisamente orientata a sinistra, che in pochi anni si mosse con vivacitá, con grandi successi di mercato (come 11Gattopardo ell dot-tor Živago), e che tra 1'altro offri un sostcgno essenziale alia neoavanguardia e alia cultura della contestazione. La casa editrice Adelphi fu fondata nel 1962 da Luciano FoA (nato nel 1915), in seguito a un progetto elaborate da Bobi Baz-len: essa si ě distinta per l'attenzione a una cultura mitteleuropea, al pensiero «negativo», a prospettive mitiehe, simbolichc, psicologiche. II Saggiatore sorse nel 1958 per iniziativa di Alberto Mondadori (1914-1976), col proposito di affiancare la Mondadori sul piano della saggistica di qualitá: contribui in modo determinante ad aprire la cultura italiana alia filosofia contemporanea e Epoca íl Rlrastruzione e sviluppo nel dopoguerra {1945-19^8) alle moderne scienze omane. La Societa Editrice i3 Mulino, sorta a Bologna nel 1954 pct iniziativa di un gruppo di Studiosi cattolici e liberaldemocratici, si ě caratterizzata per una attenzione alia piú ricca e problematica saggistica inter-nazionale in vari campi delle scienze umane. Un rilievo non indifferente, sul piano della saggistica, ha avuto anche 1'atti-vitá degli Editoři Riuniti che, sorta nel 1953, e stata la casaeditrice«ufficiale» del Pci. Tra le « piccole » ha assunto un rilievo notevole, specie per iniziativa di Leonardo Sciascia (cfr. 11.3.16), manifest an do una forte curiosita verso espe-rienze narrative solitamente trascurate e verso le nuove esperienze degli anni Ottanta, la casa editrice Sellerio di Palermo (che ha iniziato le pubbJicazioni nel 1969). Non va poi dimentícato il gran numero di editoři che hanno operato e operano a Napoli, dando víta a iniziarive spesso assai vivaci e intelligenti (in primo luogo Liguori e Guida). Assai complesse sono state le vícende cconoirtiche che hanno regulato lo sviluppo del piú reccnte panorama editoriale: bašta qui ricordare che gli anni Settanta hanno visto una generale crisi dell'editoria c l'inizio di un hinge pro-cesso di ristrutturazione, con la chrasura o il ridimensionamento di diverse case e con vari soonfinamenti dell'editoria nei piú diversi campi dei mass media: si sono format! gruppi editoriali molto vasti, attraverso accorpamenti di diverse case e sigle editrici entro grandi societa per azioni il cui capitale ě controllato da gruppi diversi (tra i quali si danno casi di conflitti a volte molto aspri). Anche in vista della unificazione dei mereari europei, I'editoria si muove cosi verso con-centrazioní asssi vaste, che permcttono di controllare settori diversi ed eteto-genei del mercato culturale e di coordinare gli obiettivi di imprese diverse- essa appare sempře piú integrata nei meccanismi di gestione della gran.de indusrria, che, al di la deflo spazio del libro, chiamano in causa il controlío dei piú vari mezzi di comunicazione dí massa; e molto marginale appare il raggio d'azionc delle azdende ediroriali independent! dai nuovi meccanismi sodetari. legato alle successive fasi del processo di ricoscruzione e di espansione: si raffor-zarono case editrici giá attive negli anni del fascismo, continuando tradizioni di tipo artigianale o trasformandosi in vere e proprie aziende industrial!; nacquero nuove case editrici, nuove collane e nuove iniziative culturali. In questi anni prende piede anche in Italia la forma del libro economico tascabile, con collane di grande e costantediffusione: la Bur (Biblioteca Universale Rizzoli), die inizia le pubblicazioni nel 1949, mette alia portata di tutti un essenziale repertorio di classici delle letterature di tutti i tempi; piú varia e fitta, e piú legata aH'attualita, e la scelta di opere della collana degli Oscar Mondadori (inaugurata nel 1965)- GH scrittoti DifficiJi appaiono i rapporti tra le esigenze economiche dell editoria e le diverse e i! mercato sceltedegli scríttori: ben pochi riescono a vivere con i diritti d'autore, mentre oiolte personalita di rilievo ricoprono un ruolo importante nella politica editoriale, sia k" vorando come funzionari alTinterno di case editrici, sia orientandone le scelte con un'attivita di consulcnza. I meccanismi economici arrivano a creare difficolta w autoři e opere di grande valore, con storture, errori, incomprensioni. Si arriva a nU' 21.1. Societa e cuiWa del döpoguerra 1031 GENERI E TECNICHE tav. tyj Romanzo polizíesco/Romanzo rosa/Fantascíenza/ Fu me tto/Fotoromanzo Lo sviluppo di un pubblico indifferenziato e anonimo dä luogo a una letteratura di massa, con vari generi narrativi, che circola sia «a puntate» (come il romanzo ďappendice, cfr. generi e tecn.che, tav. 100) in giornali e rivisre di grande diffusione, sia in volumi pubblicati in apposite collane, che escono con frequenza periodica. Molto spesso si tratta di una produzione di tipo meccani-co e degradato, priva di originalita, ma ín aleuni generi si danno prove di grande artigianato narrativo, con serittori che operano a un altissímo livello lettera-rio. Molti degli schemí su cui si basano questi generi prendono originc spesso da situazioni narrative molto piú antiche o da opere delia letteratura «alca» e circolano poi ampiamente dalla forma della serittura a quella del cinema e del fumetto; molti scrittori di rilievo hanno peraltro utilizzato in opere piú ambi-ziose schemi e modelli ricavati da questa produzione di massa, rendendo sempře piú difficile una distinzione tra forme letterarie « alte » e forme di consumo e di massa. Qui si danno indicazioni su alcuni generi fondamentali. II romanzo poliziesco viene chiamato in inglese detective story, "storia di in-vestigazione", in francesc romanpolicier7 in tedesco Kriminalroman; in Italia si usa il termine giailo, che ha avuto origine dal colore delle coperfine della prima collana editoriale dedícata a questo tipo di letteratura, «1 Líbri Gialli» di Mondadori, inaugurata nel 1929. Anche nei suoi maggiori risultati, il romanzo poliziesco tende ad avere una struttura costante e ripetitiva, che mette a suo agio il lettorc, favorisce la sua concentrazione sulľenigma da risolvere. Gli schemi del poliziesco possono peraltro entrarc in vari modi in opere con piú ampi propO-^S*" merosi casi di opcre di cui viene a lungo rifiutata la pubblicazíone e che poi, una volta pubblicate (per Io piú dopo la morte dell'autore), ottengono un'imprevista riuscita (ecco allora una serie di successi postumi, dal Gattopardo di Tomasi di Lampedusa alle opere di Morsclli). Assume un peso notevoie, nei meccanismi produttivi e di mercato della nuova Prani kttcmri letteratura (specialmcnte della narrativa), ľistituto deipremi letterarie al cui svikip- e bat. stllm po si collega il fenomeno dei grandi successi, che raggiungono un numero di copie vendute mai realizzato in passato (i best sellers): i primi successi italiani di dimension eccczionali sono quelli de UGattopardo (1958, giä ricordatu) e de La ragazza di Bube di Cassola (1960, cfr. 11.2.15). Un peso fundamentale assumono nel mondo editoriale anche le piú varie U lcucr«tura espressioni della letteratura di massa (cfr. generi ľ tecniche, tav. 157), che vedo- di híssím no un incremento notevole della loro diffusione. L'editoria ě variamente presents nel campo della stampa periodica, che si accosta piú dircttamente a modelli eum-^ pei e americani. In questa e nei grandi giornalt quotidiam, die contmuiino la loro tradizione (affiancari pero dalla nuova stampa di partito), lavorano nuove schiere di giornalisti, ma anche molti scrittori. Nei giornali dei partiti della sinistra, il socialista «Avanti!» e ü comunísta Epoca li Ricostriizione e sviluppo nel dopoguerra (1945-1968) siti letterari (e il caso del Paslicciacäo di Gadda, cŕr. 10.9.8, e di gran parte delle opere di Sciascia, cfr. 11.3.17). Notevolc fortuna Hanno avuto in Italia i ínaggio-ri autori del poliziesco europeo e americano; ma non sono mancati autori italia-ni di qualchc rilievo, come Loriano Macchiavelli (nato nel 1934); tra il gial ■ lo, il romanzo nero e quello rosa, con notevoli capacitä di invenzione e con una eccezionale duttilit.il artigianale, si ě mosso Giorgio Scerbanenco (1911-1969). Uno dei maggiori successi degli ultimi anni ě stato La donna della dome-nica (1972), prodotto di consumo confezionato in modo «pcrfetto» da Carlo Frtjtteeo (nato nel 1926) e da Franco Lucentini (nato nel 1920, che aveva svolto precedcníemente notevoli prove di letteratura «sperimentale»). 11 romanzo rosa, rivolto solitamente al pubblico femminile, si svolge dal romanzo popoiare ďappendice ottocemesco, concentrandosi sn passioni amoro-se ostacolate, su situazioni patetiche, su figure fcmminili dalla sensibilita tenera e appassionata, su anibientazioni arrificiose e convenzionali; in gencrc si conclude con il lieío Hne del matľiinomo, ma pr.to compoitare tinche esiti tragici e commovemi. Nel corso di questo seccdo hanno avuto grande successo in Italia romanzi rosa tradotti dal fcancese: ma negli anni Trema si sono aŕfermati, a partire da Sigtorst (1931), quelli di Líala (pseudonimo di Amália Liana Ne-GTLETTt Odescalcmi, liata nel 1897), ehe ha prodotto un numero vastissimo di romanzi {dal successo ininterrotto, anche peľ tuťto il dopoguerra), in cui gli elcmenti patetici e senrimentali si collocano su di uno sfondo estetizzante. Lafantäsdenza (in inglese Sciencefiction) si collega a una tendenza costante nelľimmaginario umano (manifestatasi giä nella cultura classical, volta alia co-stľuzione famtastica di mondi diversi da quello presente, ma si definisce in modo piú circostanziato nella seconda metä delľOttocento, nelťorizzonte positi vistico, con una serie di romanzi in cui si rappresentano maecbine sciemifiche immaginarie, ehe producono risultati e situazioni diverse da quelle della normalitě quotidiana (e il caso di scrittori di grande successo, come i! francese Jules Vetne, 1828-1905, c l'ingkse Herbert George Wells, 18Ŕ6-1946). Come iet-teratuta di consnmo, quelia fantascientifica si é diffusa soprattutto nei paesi an-glosassoni: la prima collana di fantascienza italiana, «Urania», di Mondadori, ě sorta nel 1952. Ma la fantascieiiza siéspessointrecciata coiilfi fomie della let teramra fantasdea e con I'intento di descrlvere criticameme, proiettanclole nel lutiU'O, le tendenze negative e distrunive giä in atto nella societa comernpora-nea. Nella letteratura italiana del Novecento non maccano i rappoi'ti con la fantascienza, in particolare in amori come Landolfi e Calvino. Parziale ma non trascurabile é il rapporto della letteratura con altre forme, legate alľcspansionc della stampa periodica di tnassa (cfr. 1.0.1.4), in cui iltesto scritto i solo una componente parziale: in primo luogo il /umetlo. Esso ha avuto originc nei suppletrtenti dornenicali di alcuni giornali americani, alia fine delľOttocento, come geriete di tipo « coniico », che in un primo tempo presen-ta sempiici situazioni divcitenti e poi si sviluppa in veri c propri racconti. Ncgli anni Venti si ě avuta nella stampa italiana una grande diffusione della narrazio-ne a fumetti, specialmcnte nelľambito della produzione per l'infanzia (in primo luogo nel «Corrierc dei Piccoli»); il fumetto eentrato in rubriche e supplement! appositi di numerosi giornali, ha dato luogo a pubblicaziont periodiche specifiche c a veri e propri libri di «süisce» a fumetto. A partire dagli anni li.i. Societa e cultura de! dopogu loj. Trenia ha avuto un rilievo eccezionale nella formazione delľimmaginario di ra-gazzi e adolescenti, con una produzione articolata, ehe riproduce i generi piú diffusi della narrativa c dei cinema di massa, dal western al poliziesco, al fanta-stico, alla ŕantascienza, aiľawentura esotica. Nel dopoguerra si sono avute nuove esperienze di successo, rivolte sempře piú anche a un pubblico adulto, seguendo da un lato gli aspettí piú degradati della cultura di massa (dal culto della violenza alla pornografia), dalľaltro cercando forme eleganti e soľisticate. Menne il fumetto ha raggiunto anche risultati di alto livello, rivelando, pos-sibilitä artistiche considerevoli. il fotoromanzo (sviluppatosi in Itália nel dopoguerra) rappresenta invece una delle forme strutturalmente piú degradate della cultura di massa: la natrazione awiene con lo stesso principio dei fumetto. ma sostituendo alle vignette disegnate dei ťotogrammi. La stampa íaica c di sinistra «I'Unita », argomenti di cultura e di letteratura sono largamente trattati, ma spesso con una netta separazione dalla materia piú direttamente politica e informativa. Di notevole valore, ma di vita breve e difficile č «II Nuovo Corriere», un quotidiano sostenuto dal Pci e diretto da Romano Bilenchi (cfr. 10.6.18). Ma il risultato piú vivo e originale del giornalismo del dopoguerra ě costituito da «II Mondo », un sctti-manale laico, uscito dal 1949 al 1966, schierato su una posizione di liberalismu di sinistra, che si awale della collaborazione di numerosi scrittori e critici di grande rilievo e che ha costituito una rigorosa esperienza di giornalismo di cultura: il suo fondatore, Mario Pannunzio (1910-1968), ě ccrto una delle maggioti figure del giornalismo italiano, promotore di un'informazionc critiea e razionale. La sede privilegiata del dibattito culturale (e, in modo piú speciiico, politi- Le riróte co-culturale) ě ancora costituita dalle riviste, che fioriscono in grande numero come espressione di gruppi e tendenze particolari, modo di aggregazione di scrittori, strumento di intervento militante nella situazione contemporanea. Un elenco delle piú importanti riviste letterarie si troverä in dati, tav. 16;. Negli anni Sessanta sono particolarmente numerose le riviste in cui si fa un uso politico della cultura, con nette e polemiche scelte di posizione al di ftiori degli schieramenti tradizionali della sinistra. Gli anni Sessanta vedono d'altra parte la formazione di numerosi piccoli gruppi di analisí e di elaborazione politica: su uno specifico piano culturale e letterario, un importante fenomeno di aggregazione ě costituito dal Gruppo 63, che riprende in modo nuovo i modelli dei movimenti d'avanguardia dell'inizio del secolo (cfr. 11.5.2). Un cenno va fatto, infine, alia partecipazione degii scrittori all'iiidustria dclio spettacolo: il momento particolarmente feiice attraversato dal cinema italiano dal aopoguerra agli anni Sessanta ě caratterizzato da rapporti inolto stretti con la letteratura e dalla collaborazione prostata da numerosi scrittori (cfr. dati, tav. 164), e di essa si awalgono anche la radio e il nuovo mezzo televisivo. II teatro attraversa varie difficolta, ma continua comunque a costituire unpunto i^dopoguaTa(r945-i.ií681 GENERI E TECNICHE tay. Ij8 _ H teatro deíľassurdo Con questa espressione, usaca per la priroa volta dal critico ingkse Martin Essfjn in un libro del 1961, sono state definite varie esperienze teatrali, anche assai diverse tra loro, sviluppatesi dopo la seconda guerra mondiale, in vario modo teodenti a rappresentare il carattete «assurdo » della condizione esisten-ziale, il senso di vuoto c di solŕtudine delľuomo in un mondo scisso e diviso, in predá alľaiigosda per gli orrori del nazismo e delia guerra mondiale, minaccia-to da un'fncombente distruzione atomica, retto da rapporti sociali privi di qualsiasi razionalitá, in una rorale disintegrazione dclľesperienza individuale. La tematiea deíľassurdo si colkgava in origine alľesistcnzialismoe alla sua ri-flessione sulla posizionedelľuomo rispetto al nulla: nelľimmediato dopogucr ra essa gíä era al centro delle opere teatrali di Sarrre e di Camus, che si presema vano perlu piú eomedvammi a tesi, con strutturerradizionali e con troppo espli-citicontenutí filosofico-polirici. Neiprimi anniCínquantaaltriserittori costrui-rono invece dratnmi basati sulla disintegrazione dei rapporti scenici, sulla in ■ venzionedi situazioni aldilä delia logica comttne, spesso con una fortissima ca-rica comka e con evidenti rapporti con le tecniche del surrealismo (cfr. 10.6.8): questo teatro suscito inizialmenle scandalo e un viokmo rifiuto nel pubblico borgbese, rnavenne presto accertato, perdendoogni earica mnovatŕvao provo-caroria e fissandosi in una rctoräca abbastanza convenzionale. Esso ha dato co-munque opere di grande valotc, ed eccezionale é stato il successo del teatro in Iiiigua francesc del rumeno Eugéne Ionesco (nato nel 1912), esule a Parigi. Al teatro deíľassurdo, ehegiá neglianni Ciuquanra ebbeconsíderevokriso-nanza anche in Itália, si possono variamente collegare altri serittori di lingua in-gkse e francese (in primo Suogo Harold Pinter, nato nel 1930) Ad esso venne avvicinato anche il teatro diSarouc! Beckett (1906-1990), ehe in realtä é frutlo di una piú rigorosa esperienza, del tutto apparlata, che nega insieme k ftnzione teatrale e la stessa identita umana, sullo sfondo di un mondo in cui ľorrore č di-venuto normále e quotidiafio. Ancora diversa ľesperknza del francese Jcan Gcnet (1910-1986), che in un sontuoso gioco di specehi fa vívere sulia scéna la seduzione e la vioienza dei rapporti di dosninio delľuomo sulľuomo. n.1.6, Hdibattito ideologico: filosofia e saggistica, Woalismo La cultura italiana appare dominata dalľidealismo crociano, che assume axima spesso la forma di uno storicismo piú concreto, ma resta legato a una visione 6 "mliKifta C'e"a stol'a <-'ome processo organico e coerente; e lo stesso marxismo si diffon-de in una versione storicistica, collegandosi strettamente con ľidealismo. Nel marxismo italiano domina ľinsegnamento di Gramsci, i cui Quader"' vengono pubblicati nei primi anni del dopoguerra (cfr. 10.2.12): da parte ca-munista Gramsci viene opposto, come nuovo modello culturale, proprio » n.x. Societá e cuiíura del dopoguerra 1035 Croce; ma il suo pensiero viene per lo piú mterpretato in senso stoncistico, co-me sostegno per una sostanziale chiusura a molti aspctti delle setenze e delle fi-losofie moderne (e con particolare sospetto vengono guardate la psicoanalist e la sociológia). Ľegemonia culturale della sinistra mette comunque il marxismo (e i rapporti del marxismo con la tradizione idealistica) al centro del dibattito ideologico: assai stretto é ľintreccio tra diseussione filosofica e battaglia politica, che pone sul tappeto molti temi legáti alla situazione contingente e che, visti a tanti anni di distanza, appaiono sfuocati e di interesse assai ridotto. Ľelaborazíone teorica e limitata a dibattiti che sembrano di estrema importanza, ma che poi, col passare degli anni, si rivelano del tutto marginali ed esteriori. In questo contesto, le prospettive piú interessanti sono pioposte dai tentativi di confron-tare tra loro ideológie e tradizioni diverse. Si rivelano cosí di particolare valorc k posízioni íli quanti sono attenti alle esi-genze di giustizia sociale proprk del marxismo, ma 1 ifiutano nel modo piú netto gli esiti dogmatici dello stalinismo. Una rigorosa riflessione, animata da un'altra ten-sione civile, é quella svolta da Norberto Bobbio (nato nel 1909). Contributi di alto livello, legáti ai probkmi piú conereti, in una vigorosa battaglia contro pregiudi-zi e mistifkazioni, furono offertidagli imclkttuaii legáti alperiodico «11 Mondow. Non traseurabile fu ľelaborazione di un pensiero cattolko dcmocratico, animato da forti esigenze sociali, in contrasto con ľorientamento dominante nella Chiesa e nella Dc, che fece sentire il suo effctto rinnovatore con il papato di Giovan-ni XXIII. Nelľambito del marxismo, le piú origináli posizioni filosofiche si muovono ver-so due direzioni opposte, quella del ctinfronto con la scienza moderna e con la riflessione epistemologica ad essa collegata, e quella del recupero del marxismo dia-lettico, soprattutto di matrice tedesca. Nella seconda dírezione va ricordata negli anni Cinquanta la diffusione delľopera di Lukács e negli anni Sessanta quella del marxismo franeofortese, che agirono ťortemente sulla critica letteraria c sulľanalisi delle forme culturali (cfr. generi e tecniche, tav. 161). La kzione delia Scuola di Francoforte si fa ďaltra pane sentire nella critica alla cultura di massa, anche ton tendenze che possono apparire«conscrvatrici»o comunque assai lontane dal mar xismo: la migliore espressione fu offerta da aleuni saggi dl Elemike Zolla (nato nel 1926), in primo luogo Veclissi delľintellettuale (1959) Al di fuori del marxismo, k filosofk di maggior riĽevo nelľimmediato dopoguerra appaiono Vesistetniatismo (cfr. parole, tav. 159), che focalizza lo sguardo sui probkmi e k angosce individuali c sociali, e il neopositivismo, che si confronta direttamenre con gli sviluppi della scienza. Si tratta di orienramenti guardati in ge-nere con sospetto dal marxismo ufftciale, ma capaci di raggiungere, alľinizio degli anni Sessanta, un pieno diritto di cittadinanza nella nostra cultura: nel corso di qtie! decennio si rompe completameme ľegemonia dello storicismo idealistico e marxistico. Si diffondono inoltre k prospettive della filosofk amtítim (dal pensicco di Wrtt-genstein, a queflo delle piú recenti scuole anglosassom) c queile dello sltuitiitaU-smo, soprattutto francese (cfr. parolľ, tav. 167); e conoscono íirra notevok e*pan-sione k nuove scienze umanc {sociológia, antropológia, psicologia, psicwmalisi, Un-guistica, cfr. parole, tayv. 121,122,123 e generi 8 ŤJECŕBCHB, tav. 160) che ideali-srno e storicismo avevano tenuto ai margini. EgMoouia Progressismo laico Cattolicesimo dcmocratico Sviluppi de] pensiero marxista Altri orientamenti filosofici ioj6 Epoca i r Ricosiruzione e sviluppo nel dopoguerra {[045-1968) PAROLE tav. i J9 _ Politica o ojklira: un'imtgi^iorie Esistenzialismo La filozofia esistenzialistica pone ľaccento ml carattere irriducibile delľesi-stere delľuorao e si intertoga sul rapporto tra ľesisrcnza e ľessere, tra ľespe-rienza delľindividuo e ľorizzonte di ciô ehe lo ttascende; oppone comporta-menti «aurentici», legáti alla eoscienza delia reale condjzione ufflana nel mondo, a comporíamcnti inautentici, ehe accettano la banalita della « chiacehiera » qiiotidiana. Essa ha origine nelľopera di pensatori come Kierkegaard e Scho penhauet, trovando sviluppi determinanti in Germánia nei periodo tra ie due guerte, con la prima lase della filosofia di Martin Heideggef (1889-1976) e con il pensiero di Kar] Jaspers (1883-1969). II termíne esistenziaiismo si diffuse in primo luogo nnlla Francia del dopoguerra, con la ritlessione filosohca di Jean Paul Sartrc (1905-19S0) a partire dal trattato Vetre et k néant (Ľessere e il nulla), ehe ha avvieinato esistenzialismo e marxismo, e di Maurice Merleau Ponty (1908-1961), ehe iw apprdondiro in modo libero e aperto le prospettive della fenomenologia husserliana. Tra pli anni Quaranta e Cinquama ľ esistenziaiismo si č manifestato in. una serie di at-teggiamenti intellettuali e di modi di comporramemo quotidiano, ehe hamio prodotto opere notevoli nella Ietteratura, n.el teatro, nel cinema, suscitando híí-ehe una sorta di moda, ehe in Itália ha avuto echi coasideľevoli sía nelľarabito letterario ehe nel costume. n. 1.7 Politicti e Ietteratura. Durante ia Rcsísrenza e nelľimniediato dopoguerra si pone in primo piano il problema delľuso politico della cultura e, piú in particolare, dei rapporti tra politics e Ietteratura. Inizialmentc la spinta stessa dei fatti sembra garantire la possibilitä di un rapporto spontaneo tra i valori cultutali c la partecipazione alla vita politica: si tenta di affrontare la nuova realtä con progetti razionali, basa-ti sulla forza delle idee; é un tentativo in cui sono impegnati in prima linea gli intellettuali del partito ďazione, ma che viene subito sconfitto dal complesso gioco delle forze nazionali e internazionali e dallo scontro tra i partiti operai e ia Democrazia cristiana. Le vicende successive al 1945 mostrano tutta la difficoltä di una integrazio-ne tra politica e cultura, mettono in evidenza il ruolo essenziale assunto nella lotta politica dňUe forze popolari e di massa, e la necessitä, per gli intellettuali. di confrontarsi con i partiti ehe le rappresentano. Mentre da parte clericale vengono mossi pesanti attacchi alla cultura demoeratica e di sinistra, si delink tutta una serie di riflessioni su! ruolo ehe la cultura puó svolgere nelľeducazio-ne politica delle masse, sulle condizioni e sui limiti dei suoi interventi nella realtä, sulíe sue funzioni di ricerca e di conoscenza. n, r. Societä e cuJíura del dopog üerra 1037 GENERI E TECNiCHE tav, TÓO Linguistica strutturale La moderna scienza del Jinguaggin si era rivolta nel secolo xix soprattutto alio studio storico delle lingue: in questo secolo ha assunto invece un rilievo essenziale la rifiessione teorica, ľindagine suglí aspetti sístematici e sulle stnittu-re delia comunicazione linguistica. Alle ricerche di Ferdinand de Saussure (1857-1913) si suole far risalire la nascita delia linguistica strutturale, ehe collega ogni elemento del linguaggio entro una serie di rapporti e di opposízioni ehe si articolano in una struttura totale. Tra i principí di base indicati da Saussure van-no ricordati la distinzione tra le due facce del segno, sigtiificante e significato (cfr. termini base io); quella tta la figue {'ú codice globale della lingua, tutto ľin-siemedi possibility e di rapporti cheessa comporta) e parole (h manifestazione conereta delia lingua, negíi atti dei parianti); quella tra sineronia (il sistema, con la suaorganizzazione e le sue possibilitä presenti)c^Vicroww (ľevoluzioiie stories delle forme nel tempo); quella tra rapportisintagmatici (ehe collegano segni disposti in successione, vicini ľuno alľaltro) e rapporti paradigmatici (ehe Saus-sure chiama associativie ehe collegano segni tra cui si opera una selezione, tra í quali occorre operare una scelta). Oltre ehe nel campo piú tecnico degli studi linguistic!, la linguistics strutturale ha avuto un ruolo centrale nelía rifiessione filosofica, nelľattivita di altre scienze umane (come ['antropológia, cfr. parole, tav. in,ehsemioticatcťľ.parole,tav.ió8)eneg!istudiletterari;essaésíataan-che alia base dello sviluppo dcllo strutturalismo (cfr. parole, tav. 167). In Italia la critica stilistica e gli studi di teória della Ietteratura si sono avvalsi in modo no-tevole dei metodi e delle diverse forme delia linguistica strutturale. čo. Gli anni dal 1945 al '56 sono gli anni áeú'impegno. Si diffonde la convinzione Gli anni ehe gli serittori debbano mettere il loro lavoro al diretto servizio della causa delľe- oVIIV impegno»: mancipazione delle classi popolari. Ma i modi di quesro rapporto restano piuttosto "MJ-tf indefinite si legano a una visione del lavoro inteílcttuale ancora tradizionale, ehe continua abitudini degli anni del fascismo; comportano da una parte una soprav-valutazione della funzione di« eoscienza » ehe ľintellettuale puô assumere, dalľal-tra una dclega dell'iniziativa politica agli organismi ufficiali dei partiti; si appoggia-noa una visione «mitica» e astratta del «popolo», dei suoi bisogni, degli obiettivi della sua emancipazione. Un tcntativo di definizione originale dell'impegno cultu-rale, del suo legame con la libera ricerca e della sua autonómia da immediate finalitä politiche, fu quello elaborato da Elio Vittorini nella rivista «II Politecnico» (cfr. 11.2.3), con un punto di vista che in parte convergeva con quello di Sartre. Nella politica culturale del Pci la diffusione del pensiero di Gramsci e della no-zione di intelletluale organico (cfr. 10.2.13) si sovrappose con U dogmatismo stali -niano, con la pretesa di tracciare disegni organici del comportamento iniellettuale, Ink, a suggerire le giuste linee di tendenza della cultura e delia Ietteratura. A queste itnpostazioni si collegö il predominio del neorealismo, visto come il metodo artisti-**'* piú rispondente a un'ottica nazionalpopolare (cfr. n.2.r e sgg.); U neorealismo Neorealismo c realisiTui socialista Sperímentiilismo ŕ ncoavangiui'dia 1038 Epoca II Rkostruiione e svuuppo nel dopoguerra E194519Ó8) era nato pero come un fenoraeno spontaneo e restava spesso cstraneo a precise di. reitrve politiclie. Nel clima rovente dei primi anni della guerra fredda, il Pci cercft di importe la prospettiva di un realismo socialista piú rigoroso e dogmatico. RivoWonari II peso assunto dalle posizioni del marxismo ufficiale rese piuttosto cupo i] c riformlsti clima culturale dci primi anni Cinquanta: ma esse non riuscirono a fare vera, mente presa e trovarono resistenze presso molti intellettuali comunisti e socia-listí. H predominio del realismo e dell'uso dell'impegno intellettuale da parte del Pci entro in crisi nel'56 con il declino dello stalinismo e con i fatti d'Unghe-ria: mentre il Pci fu abbandonato da molti intellettuali, si awió in tutta la cultu. ra di sinistra una riflessione piú critica e aperta. In quests situazione l'impegno intellettuale fu sentito in una chiave estremamente problematical vennero a di-stinguersi (ma spesso anche a intrecciarsi) una linea rivohizionaria, che. ve.deva come necessario sbocco dclla lotta politica la rivoluzione e la rottura del modo di produzione capitalistico, e una linea riformistica, che mirava a una utiiizza. zione in chiave progressiva della nuova razionalita tecnologica (tendenza que sta che si trovo a convergere con la politica del centro-sinistra). Rivoluzionari e riformisti si trovarono a rifmtare sia gli schemi realistic! e neorealistici che i modelli letferari tradizionali: molti si posero sulla via dello sperimentalismo, rappresentato in primo luogo da riviste come «Officina» c «11 Menabo» (cfr. 11.5.1), che comportava un rifiuto delle strutture linguist!* che e ideologiche assestate (con una decisa collocazione a sinistra, che coniun-que non coincideva con i partiti ufficiali); altri, come Franco Fortini, vigile te-stimone di tutta la dialettica intellettuale del dopoguerra (cfr. 11.5.7), posero in discussione il ruolo stesso deU'intellettuale, seguendo puntigliosamente tutte le contraddizioni della cultura di fronte alia situazione del mondo e a una pos-sibile prospettiva rivoluzionaria. La spinta alia modernizzazione all'inizio degli anni Sessanta rilanciava del resto la dialettica dei movimenti d'avanguardia, che abbandonavano ogni rapporto diretto con i partiti e con i gruppi politici. «QiAadc-nii njssi* L'accelerazione dello sviluppo industriale stimola, d'altrs parte, una piú direm ť operaismo attenzione degii intellettuali alia icalta operaia: ai di lá della mediazione dci pariiti politici, sifprroano dci gruppi alia ricerca di disegni politici autonomi, con una critica molto dura alle forze politichc tradizionali, a partire da una diretta analisi della vita della fabbrica c delle nuove strutture del capitalismo. La rivista « Quaderni ros-si», fondata a Torino nel 1961 da Raniero Panzieri (1921-1964), individua nella fabbrica il luogo nevralgico dello scontro in atto tra capitate e lavoro, guardando da vicino all'esperienza delie lotte nella Fiat; da essa si sviluppano le tendenze cstrenii; stiche aeW'operaismo, che pongono l'accento sulla rilevanza assoluta dei processi tli produzione industriale nella definizione delle forme di coscienza, subendo poi van svolgimenti intorno al '68. La «nuova Con posizioni piú varie e sfumate, con una maggiore attenzione ai fatti cur sinistra» turali, le varie tendenze di una nuova sinistra, che non accetta nc gli equilib11 del centro-sinistra né la politica del Pci, si coagulano attorno a una rivista sort9 nel 1062, «Quaderni piacentíní», e in altre iniziative ad essa legate, Part icolarroente significative appaiono le esperienze dell'estremismo cattolK* che trova la maggiore espressione nell' attivitá di don Lorenzo Milani (1923-19*7'' 11.1. Society e cultura del dopoguerra J039 la U'tteraa una professoressa (1967), scritta in collaborazione con gU allievi della scuola di Barbiana nel Mugello, costituisceuna critica radicale alia tradizionale cultura scolasnca (e all'uso scolastico della letteratura), sentita come assolutamente estranea aUe csigenze del mondo popolare e contadino, come volta non a conoscere la realta, ma a creare discriminazione e sfiuttamento. r 1.1.8. La critica Ictteraria. Nonostante il nuovo quadro istituzionale e la rilevanza che assume la que- Cominuita stione del rapporto tra letteratura e politica, la critica letteraria del dopoguerra (cfr. generi e tecniche, tav. r6i) mostra una notevole continuita con quella degli anni del fascismo, tanto che solo negli anni Sessanta si sviluppa un con-fronto con nuovi metodi e nuove prospettive. Oltre ai critici della «vecchia guardia», scrittori come Montale, Solmi, Pavese'PasoIini, Fortini, Sanguineti, 11 contribute-Calvino rivelano doti critiche eccezionali. Essi offrono esempi di un orienta- degli scrittori mento «saggistico» che permette di assumere punti di vista diversi, legati alle singole scelte di poetica e a un vivo senso del rapporto tra letteratura e mondo. Nella critica «accademica » domina la prospettiva storicistica, in un arco di posizioni cheva da un crocianesiinoortodosso, che tendealpuro riennoscimento della «poesia», a un marxismo di tipo molto schematico, che mira a definire i contenu-u ideologici e social, delle opere studiate. In questo orizzome si delineano posizioni originali, che producono notevoli risultati critici, come quella di Mario Fubi- GENERI E TECNICHE tav. 161 La critica luppo industriale, come giä accadeva nell'epoca precedente (cfr. 10.1.7); opPu' re puô essere sentito come un modo di vivere ľ«impegno», nella fedeltä a un mondo «vero» e concreto, secondo l'ottica del neorealismo. geogiafh í perríeíia li.2. Nel tempo del neorealismo II rcalismo degli anni Trent., 1 11.2.1. Realismo e neorealismo. Non ě facile indicare ľestensione e i confini del neorealismo (cfr. parole, tav. 162), che si sviluppa nel nuovo clima del dopoguerra con varie radici nella cultura degli anni precedenti. Nel linguaggio corrente si estende spesso il termine a tutte le nuove forme di letteratura realistica che si erano giä sviluppate negli anniTrenta (cfr. 10.6.17): si risale indietro fino a Gliindifferent!di Moravia (1929) e a Gente in Aspromontc di Alvaro (1950), e si trova una matrice es-senziale del neorealismo nell'interesse manifestato negli anni Trcnta da alcuni giovani autori (in primo luogo Vittorini e Pavese) per la letteratura americana. Proprio Vittorini e Pavese, con la loro rappresentazione del mondo popolare e con il loro impegno democratico e antifascista, vengono d'altra parte considc-rati gli autori piú rappresentativi di questa tendenza. Preso nel suo insieme, il realismo degli anni Trenta ha pero caratteri problematici, che solo in parte confluiscono nel piú specifico neorealismo del dopoguerra. II momento piú autentico ě quello della Resistenza e dell'immediato dopo- Rappresemarc guerra, quando si diffonde un nuovo modo di rappresentazione della realtä la popolare popolare e si afferma il cinema neorealistico. In quegli anni si crea, in maniera quasi spontanea, un linguaggio ditipo«medio», che sembra quasi emanare da una voce anonima: ě la voce di un popolo che agisce come protagonista, che racconta se stesso e i fatti tragici cui si trova a partecipare. Le vicende della guerra e della lotta partigiana costituiscono la base di un linguaggio che vuole awicinarsi il piti possibile al movimento della realtä: c'ě un nuovo bisogno di narrare che si esprime nella stampa clandestina, nelle cronache e nei diari di guerra, nelle testimonianze piú immediate, nel taglio diretto, nelle spezzature improwise, nelľasciutta essenzialitä del linguaggio cinematografico. La rappresentazione della realtä puô raggiungere momenti di bruciante IcMzzazione violenza, denunciando intollerabili situazioni di oppressione: ma, nella diffusa e «1Kmcntia Prospettiva «democratica », domina quasi sempre una fiducia nelle risorse del-10 spirito popolare e nei valori collettivi; si tende a suggerire un modello di "tianitä «positiva», a idealizzare i gesti e le azioni dei personaggi popolari, a ttasporre i fatti concreti su un piano epico, distinguendo in modo moralistico, n°n problematico, il bene dal male, i buoni dai cattivi. Come osservô Gadda, la J044 Epocaii Ricoslroacifie e svilupponel dopoguerra (1045-1968; parole tav, 162 Neorealismo Ii termine neorealismofu usato giä vcrso lafine deglianni Venu per indicare reeenti tendenze artistiche e letterarie, sul modcllo del tedesco Neue Sachlichkeit. (Nuova oggettivitä), Ma a utilizzarlo in modo nuovo fu nd 1942 il montsto-re cinematografico Mario Serandrei, per il film Ossessione di Visconti, e tapida fu la Sita diffusione neU:ambito cinematografico. Giä subito dopo il 1945 csso si Miese anche all'ambito letterario, con varie osdllazioni e sovrapposizioni con altri lermini (come realismo in generale, sodalrealismo e piü tardi anche realismo sotidista): chi lo utiiizzava in aeeezione posithva sottolineava la novitä de! fenomeno e insieme il suo collegamemo con la grande tradizäone ottocentesca, tnessa da parte durante gli anni de! fascismo; chi lo impiegava in aeeezione negativa ne sottolineava il carattcre occasionalt, troppo legato aila cronaca irame-diata, e gli oppoueva l'ipotesi di un realümo piti maturo e cosciente delle pro-prie prospettive. Un bikocio di varie posizionä e gindizi di quegli anni fu dato da un voiume con imerraiti di piü aittorä, Inchiesta ml neorealismo, curato nel 1951 da Carlo Bo (efr, 10.7.1(5), Anche negli anni Cinquanta gli usi del termine furono vari e moltepüci; cd esso ha conünuato a essere usato con prospettive oppostc, sia per caratterizza. re l'intera cultiira antifascista ctegli anni Quaranta e (cinquanta, sia nell'ambito piü ristretto qui suggerito. Gli autori Un üuovo modo di luceontaie scrittura neorealistica si appoggia su uns «tremenda serietä», su un «lono as-severativo che non ammettc replica», sulla siesrezza di Stare comunque dalfo parte del vero e del giusto. Dietro la ricerca di concretezza e immediatezza si affaccia un cliiuso orizzonte ideologico: e spesso, menttc si presume di rappre-sentare la realtä piti autentica e diretta, %i segt.iono rneccanicamente schemi e forme della piü conveiizlonale letteratura naturalistica. Solo pochi dcgli scrittori di cui si parlerä in questo capitolo rientrano nei carat-teri del neorealismo ora definiti: per la maggior parte di essi (e soptattutto per qutl-Ii piü importanti, come Vittorini, Pavese, Fenoglio), il neorealismo costituisce solo uno sfondo, un orizzonte di contenuti, di temi, di discussioni, e riguarda solo rffl momento della loro attivita. Per altri, che pur si orientarono verso una rappresema-»ione «positiva» della realta popolare, Fetichetta neorealistica appare comutiq* troppo stretta. Non oecorre, peraitro, trascurare il peso che ebbe il cinemfl neorealista ndTä* dicare un nuovo modo di raecontare, rapido ed essenziale, legato a una diretta os-servazione della vita popolare: csso insegnd a dare un senso drammatico alle situa-zioni quotidiane, a personaggi semplici e dintessi. Agli eroi tradizionali, fittizi e artj" ficiosi, questo cinema sostituiva uomini comuni, operai, contadini, impiegati, dt soccupati, che trovavano la loro veritä nel rapporto con Pambiente sociale, in un« parteeipazione collettiva: agli attori professionisti venivano spesso preferite persO' ne comuni, appartenentj al mondo della strada. 11.2. Nel tempo del neorealismo 1045 tí.2.2 Elia Vittorini: una presenza inquieta e vitale. Grande animatore di cultura, sempře alia ricerca di uno stretto rapporto Uttersrum. tra la letteratura e ľorizzonte piti ampio della vita cukurale e politics, Elio culttra e noliika Vittorini ha espresso, nella sua opera e nella sua vita, un bisogno di parteeipazione alle cose, di intervento attivo nella realtä. Ha sempře aspirato a vivere esperienze totali, ha cercato di risalire dalla sua forte vitalita individuale alle origini mitiche della propria terra e a un orizzonte sociale collertivo; nel lavoro, pello scambio tra uomini, nell'esercizio delia ragione e della tecnica ha visto i segni di una storia in movimento, di un progresso civile e democratico, in cui ha sempre creduto. Autodidatta, Vittorini ha fatto a meno di ogni cautela sco-lastica, compiendo spesso scelte audaci, assai inconsuete nella cultura italiana, scommettendo spregiudicatamente sulle proptic prospettive e sulk proprie passioni, sempte pronto a correggersi, a ribaltare giudizi e orientamenti. Giä negli anni del fascismo si era tenuto originalmcnte lontano dalľideali-smo e dalla cultura ufficiale italiana, aprendosi con curiosita alia contempora-nea letteratura ameľicana ed europea. Le sue opere e la sua scrittura letter aria rispondono prima di tutto a un bisogno di partecipare alle tendenze piú vítali del presente e in esse egli proietts la propria coscienza della situazione storica. Per questo, di fronte alle brusche trasformazioni in cui egli si t.rova a vivere, i suoi scritti rimangono spesso sospesi, prowisori, come i risultati di un'espe-rienza non scavata fino irtfcndo perché presto modificata dalla realtä; numero-si sono infatti i testi abbandonati e non finiti. Legate strettamentc al momento di cui sono etcpressione, moke sue opere mostrano oggi í limiti degli anni in cui sono nate, e rischiano di mostrare ľesaurimento della loro carica vitale. iVin<-:;:v::í:--,,,, m' Presen-,: Nato a Siracusa il 23 luglio 1908, Vittorini trascorse l'infanzia in Sicilia, se-guen do gli spostamenti del padre, prima ferroviere e poi capostazione: e il fascino del treno e del viaggio sarä presente con insistenza in tutta la sua opera. Numerose. lc sue letture di autodidatta, i suoi contatti con gli ambienti operai, k curiosita per il dibattito culturale. Dopo il matrimonio con Rosa Maria Quasimodo, si trasferi nel '27 in Venczia Giulia e in qucgli anni pubblicö articoli di politica e critica e i primi testi narrativi, lino a] volume di racconti Piceola borghesia, apparso nel 193t. Nc! 1930 si trasferi a Firenzc, lavorando come correttore di bozze al quotidiano « La Nazione»; ksciato quel lavoro nel '34, si mantenne con numerose collaborazioni a rivtste e ad attivita editorial!. Lavorö come traduttore, soprattutto dall'inglese (che aveva appreso in forma scritta, da autodidatta). Strinse rapporti con gli intellettuali ptcsenti a Firenzc e divenne redattore di «Solaria», dove nel 1933 inizio la pubblicazione del ro Ktanzo llgaro/ano rosso. Con la collaborazione a[ «Bargello» (cfr. 10.6.4) espresse !e sue posizioni di fascists «di sinistra»; ma, in consonanza con «Solaria», guardö con grande attenzione alia moderna cultura europea; essenziale fu la sua «scoper ta» della letteratura americana. Insieme ad altri fascisti di sinistra ed ex fascisti (come Bilenchi e Pratolini), segui con drammatica parteeipazione gli eventi della goer-ra civile di Spagna, schierandosi dalla parte dei repubblicani e criticando il soste-gno dellTtalia fascists alle forze reazionarie e clericali. La ^rirna forimiziorce Vittorini - ii ij-LÍ-nr:> con ;l Pet «löettonb i.'.ú Y:h\:::i híí:: i 1046 Epoca ii Rkostružione c sviluppo nd dopoguerra (19451968) Divenuto elemento sospetto, venne espulso nei '36 dal partito. Si accostô allora alľopposizione antifascista c ai gruppi comunisti clandestini: e mentre continuava a svolgere un massacrante lavoro editoriale, scrisse il suo libro piú significative* Conversazione in Sicilia, apparso su « Letteratura »tra il '38 e il '39. Nel 1939 si tra! sferí a Milano, dove coinincio a Iavorare per Bompiani, per cui allestí ľantologia Americana die nel 1941 fit bloccata dalla censura fascists, e per altri editori. Durante la guerra, egli svolge attivitä clandestina per il partito comunista: nell'e-state del '43 ě incarcerato a San Vittore; liberate, si occupa della stampa clandestine e prende parte ad alcune azioni della Resistenza. Dopo la liberazione, mentre ela. bora e pubblica nuove opere narrative, si occupa a Milano della stampa comunista e fonda, per I'editore Einaudi, la rivista «11 Politecnico», il cui primo numero appa. re nel novembre del \y. ma l'apertura culturale e gli ambiziosi propositi della rivista incontrano le riservedei dirigenti del Pci, dando luogo a una famosa polemica Dopo lachiusuradel«Politecnico» (dicembre 1947), continuaasvolgereuna ricca attivitä culturale, awiando contatti intcrnazionali, ma prendendo sempře piú ledi-stanze dal parrito comunista, che lascia nel 1951. Negli anni successivi la sua vita privata ě lacerata dal dolore per la morte del figlio Giusto (1955); nella sua attivitä editoriale acquista imanto un essenziale rilievo la dírezione, presso Einaudi, della collana di narrativa «1 Gettoni», awiata nel 1951: stretti sono t suoi rapporti con Italo Calvino, con il quale nel 1959 fonda h nuova rivista «11 Menabô »(cir.ii.^.i), Guards con attenzione alla nuova realtä industrial e tecnologica, interrogandosi sulla possibilitä di una letteratura che tenga conto dei nuovi orizzonti sociali, e gtu dica £0i5 disíacco e con una certa delusbne la sua precedente produzione. Fittissi rna e U sua atrivitit editoriale, numerosi i suoi interventí polemici e k: sue propose politico-ailturali, Muore a Milano il ra febbraio 1966. ViUorim intellettuak e organ izzü lore di cultura Lix fiducifl nella cullura Viifnismn e ricťrc-i ckĽf origiíií In ogni momento della sua attivitä, e con una sostanziale continuitä tra il giovantle fascísmo e le successive posizioni demoeratiche, Vittorini rivela grande fiducia nella cultura come forza capacc di ereare un mondo umano e vitale: essa é per lui un valore in perpetuo acerescimento cd espansione, che rompe gli argini delle anonime convenzioni borghesi, rivela i caratteri piú autentici dcl-ľesistenza individuaíe. Nei primi anni ě in lui molto forte la volontä ancoru adolescenziale di gettarsi a fondo nel vortice delia vita, per estrarnc tutto il vn-lore autentico e profondo: e in questo si sente ľeco della cultura della «Voce» e del vitalismo del fascismo di sinistra. Con Íl suo distacco dal fascismo, questo vitalismo si rivolge con appassionata attenzione alla realtä popolare, si carieadi sdegno verso ľingiustizia e ľoppressione; ma ľintercsse per il popolo é perk1 serittore anche ricerca delle proprie radici siciliane, un ritorno alle ptú oseurf matrici delľumanitä, ai miti originari del mondo comadino. Ľesperienza dellu lotta democratic^ e deUa Resistenza genera poi in Vittorini ľesigenza di un in; tervento piú concreto nella realtä. Nelle sue intenzioni originarie «II Politecni; *n Pí .IŕTťOTco*. co » é proprio uno strumento di battaglia per una « nuova cultura », che penern totalmente, partecipandovi, nella vita sociale, «che sappia proteggere ľuofl10 dalle sofferenze invece di Um i tarsi a consolarlo». 11.2. Nel tempo del neorealismo 1047 Ma la rivista é anche un'occasione di apertura alíe piú varie esperienze della cultura internazionale, una via di uscita dai limiti della tradizione idealistica. Tuttavia e proprio questa ricerca libera e aperta a suscitare il dissenso della dirigenza comunista, che nel corso del 1946 rivolge varie critiche all'eciettismo del giornale e alle concession! che esso farebbe alla cultura borghese. In una «lettera a Togliatti» su Poli- La polemic* tied e cultura, pubblicata suila rivista all'inizio del 1947, Vittorini risponde a queste con Toglmtti critiche difendendo la cultura come libera e autonoma «ricerca », riconoscendo !a necessitä di mantenere «il contatto con il livello culturale delle masse», propu-gnando un rapporto tra politica e cultura non «regolato né dalla politica né dalla cultura», ma «lasciato "libero" di variare» secondo le diverse realtä storiche. No-tevoli in quella lettera sono anche l'affermazione secondo cui «ia linea che divide, nel campo della cultura, il progresso dalla reaztone, non si identifica esattamente con la linea che li divide in politica» e la rivendicazione del valore della «letteratura detta oggi di crisis, degli seríttori capaci dí prospettare «esigenze rivoluzionarierfc-verse da quelle che la politica pone». L'apertura di Vittorini alla libera ricerca lo spingeva, tra ľaltro, a cercare di capire i nuovi pfocessi sociali in atto, molto piú di quanto non fosse in grado di fare la cultura ufficiale di partito. E in questa ricerca egli arrivo, negli ultimi anni, a porst inquiete domande sulla nuova societä, fino ad abbandonare ogni nostalgia per i valori originari del mondo popolare e contadino e a cercare una cultura scientifica e tecnica, capace di trovare la via di una liberazione concreta dell'uomo in un nuovo rapporto con gli oggetti. Dopo aver raccolto i suoi interventi saggistici e politico-culturali nel volume Sctenza Diario inpubbtico (1957), Vittorini tento unaesplicita riflessione teorica sulla posi- eleumitura zione della cultura nel mondo delľindustria, in una scrie di appunti, raecolti e pub-blicati postumi nel 1967 con il titolo Le due tensioni. n „2.4, La mrmtiva di Vittorini Le opere narrative di Vittorini sono sempre tese verso la ricerca di un qual-cosa che possa essere essenziale e risolutivo, ma che ciaseuna di esse riesce a realizzare solo in parte: alľorigine é possibile ritrovare ogni volta una spinta di tipo lirico, che non arriva pero quasi mai a dar vita a mondi narrativi di forte spessore. Anche per questi motivi molte di esse sono rimaste spesso incompiu te o hanno perso per stráda lo scatto vitale da cui avevano preso ľavvio. Le prime prove narrative di Vittorini sono cosrituite da vari racconti giovarúii, pubblicati in rivista tra il 1927 e il '29, e dagli otto racconti del volume Piecok bor-ghesia, apparso nel '31 per le edizioni di «Solaria». soprattutto in cjucsti ultŕmi la rappresentazione delia vita della piecola borghesia si Jegf. alla ricerca di una libcia vitalita, che si esprime soprattutto in immagini di infanzia e di adolesceuza. Si tratia di una interpretazione tutta « positiva » del mito dcll'adolescenza, mm diíiuso nella cultura europea intorno al 1930 (cfr. 10.6.10), che trova la sua incamraione piú nolevole ne! romanzo I! garofano rosso, pubbiicato iu otto puntatc stí«Soliitia* tra il 1933 c il '36.11 romanzo suscitô il sospetto delia censura, che sequestrô il numero di marzo-apriíc 1934 in cui era apparsa la sesta puntata: dopo varie revisic-ui ií romanzo poté uscire in volume solamente nel '48. L'intcresse del Garofano rosso risie-de, in primo luogo, nell'incontro tra la passione vitale dell'adolescenza e le eontrad-dizbni politiche, il groviglio di tensioni irrisoltcchc caraKeriaraano ľesperienza del i.irtdtn c spr.fiílieutaj-iiiä! ľ Hicconti U Hiiro;*:: La produzíotíĚ degli mini Trcnia in S/'.'/->i<( in Sic:Ü3 V;;iü ruíllta ;jiÍI.Íl::J Li v tau La prodiiziont: degli anni del dopoguerra 2048 Epoca 11 Rkostruziüne e sviluppo nel dopoguerra (3945-1968) fascismo di sinistra. Vicini agii anni del Qarofano rosso sono un dtario di viaggio in Sardegna, rielaborato piú tardi fino ad assumere nel 195a il titolo Sardegna coma un'infanzia, e il romanzo incompiuto, sctitto e abbandonato nel '36 e pubblicato nel '54, Erica e isuoifratelli, in cui si itnpone una nuova attenzione al mondo popolare, con 3'analisi dei sentiment! e deilevicende di una adolescente di famiglia operaia precipitata nella miseria. L'opera di maggior risonanza fu Conversazione in Sicilta, iniziata alia line del 1937 dopo la piú acuta rottura con il fascismo e un periodo di abbandono della nar-rativa: nonostante la diffidenza dclla censura, il tcsto apparve in cinque puntate su «Letteratura» tral'apriledel '38 e I'apriledel '39, e venne poi stampato in volume nel '41. Quesťopera singulare fu sentita come rivclazione di una nuova forma di narrazione llrica, appoggiata su suggestioni c sfumature segrete. rapporri di tipo analogico tra figure e situazioni. su uno sfondo mitico e sacrale. Essa veniva come a sintetizzare realismo ed errnetismos daudo una soluzione esemplare a tutta la parte-cipazioiie dí Vittorini alia cultura fiorentina: stanco delle forme di realismo natura-lisiico che aveva seguito nelle sue precedent! esperienze, egli cercava qui di uscire dal grigio orlzzonte deiritalia borghese e tascista, ritrovando le radiči profbnde c segrete dell'anima popolare, come collocandosi all'interno di essa. II romanzo ě costruito su una narrazionc in prima persona: ma la voce narrante solo in parte coincide con quella dell'autore e rappresenta piuttosto una sorta di soggetto collettivo, I'immagine deU'iutellcttuaJe cittadino chiuso in «astratti furo ri», che atl'inizio appare incapace di uscire dalla grigia passivita del presente, per-corsa dai bagliori di guerra che si arumneiano sullc pagine dei öiornaÜ. Ma a questo terio orizzonte, egli sfugge partendo in ireno da una cittá dell'Itafia settentrionaJe verso la Siciiia, in cui ě nato e in cui si rrova ancora la madre. In Conversazione in Sicilta il ritorno aU'origine contadina riconduce ai va-lori autentici e severi della vita popolare: da quel fondo oscuro e títuale naf>co-no una partecipazione piú profonda alia sorte del mondo, una speranza di ri-scatto e di liberazione. Il romanzo, piú che una vera narrazione, propone una serie di situazioni liriche e di figure esemplaii, personifkazioni morali piú che individui concteti: mette in scena, con vigore drammatico, diaJoghi tra espres-sioni di una realtä mitica e sacra (fino a far pensare alle forme del teatro religio-so popolare). Lo stile ě pieno di accensioni liriche, di rispondenze interne, di cadenze musicali, di ripetizioni che tendono a sottolineare il carattere rituále del discorso, di modi grammaticali che si riallacdano al parlato popolare. C'e in esso qualeosa di eccessivo e di testardo: io scrittore cerca a tutti i costi di es-sere sempře su un tono piú alto rispetto a quelli consueti dclla prosa italiana, vuote a tutti i costi rendcrc la sua parola eseraplare e assoluta, liberarla da dub-bi o esítazioni sul valore di quella esperienza. A una vicenda della lotta axmata della Resistcnza é dedicato il romanzo Vofnini e no (1945), che tenta anche una scarnificazioRc del disco rso narrativo, seguendo schemi del cinema e della letteratura americana. Piú interessante il breve romanzo USempione strizza I'occbio alFrejus (1947), che trasponela vita del proletariate tni-lanese sul piano di simboli assoluti. Opera ambiziosa (e in parte velleitaria) e Ü romanzo Ledonne di Messina, la cui pubblicazione inizio in rivista (con il titolo Lo zio Agrippapassa in treno) nel 1947 e che apparve in volume, rielaborato, l'anno successivo. Con una complicata struttu- Impegno s laceraaionc 1 ii .2. Nei tempo del neorealismo 1049 ra narrativa, il romanzo presents la vita, i confirm, le speranzc di una comunita uto-pica, sorta in un villaggio abbandonato per opera di un gruppo di sbandati di varia origine. In una nuova edizionc, apparsa nel 1964, la stessa costruzione della comunitá primitiva é criticata in nome di valori di efficienza e di razionalitá tecnologica. Nel frattempo Vittorini aveva abbandonato un altro ambizioso progetto narrativo, rivolto alia rappresentazionc del mondo popolare siciliano, il romanzo Lť cittá del mondo, a cui aveva lavorato variamente dal 1951, prospettando diverse solttzioni strutturali. Una stesura del romanzo e stata pttbblicata postuma nel 1969. ii.z.j. Cesare Pavese: il «mestiere di vtvere*. Insieme a Vittorini, Cesare Pavese ha svolto un ruolo essenziale nel pas-saggio tra la cidtura degli anni Trenta e la nuova cultura democratica del dopoguerra: ha rivolto una attenzione alia realtá popolare e contadina che ha avuto grande risonanza negli anni del neorealismo; come operátore culturale ha me-diato aspetti ed esperienze della cultura europea e americana, estranei all'idea-lismo da noi dominantě; ha vissuto in pieno la stagione dell'« impegno» nel partito comunista. A lui e alia sua opera si é guardato a lungo, da parte della cultura di sinistra, soprattutto in rapporto alia sua figura di «intellettuale». Ma, come mostra la stessa tragica conclusione della sua esistenza, Pavese ě molto lontano dal vitalismo di Vittorini, dalla sua volonta sempře costruttiva e positiva: la sua partecipazione al presente si lega sempře a un senso lacerante della contraddizione tra letteratura e impegno politico, tra esistenza individua-le e storia collettiva, tra continuity di un passato mitico e possibility di trasfor-mazione del mondo. La sua vita si risolve in una tormentosa analisi di se stesso e dei rappord con gli altri, in una ininterrotta lotta per «costruirsi» come uo-tno e come scrittore: una lotta nella quale, quanto piú egli acquista sicurezza e coscienza di sé, tanto piú sente di essere «altrove», di non poter coincidere con gli altri. II senso di questo ossessivo scavo interiore, che alia fine lo porta al suícidio, ě seguito con ostinata tensione analitica nel suo diario, intitolato ll mestiere di vivere, iniziato il 6 ottobre 1935 e chiuso il 18 agosto 1950, poco prima della morte, con le famose parole: «Tutto questo fa schifo. Non parole. Un gesto. Non seriveró piú». Pavese nacque il 9 settembre 1908 a Santo Stefano Belbo, nelle Langhe, da fami-glia piccolo-borghese trasferitasi poi a Torino, dove Cesare (che perdette il padre a sei anni) compí i suoi studi. Nel liceo D'Azeglio fu per lui essenziale 1'insegna-memo di Augusto Monti (1881-1966) e la frcquentazione di amici come Leone Ginzburg, Norberto Bobbio, Massimo Mila, Giulio Einaudi. Iscrittosi alia Facoltá di lettere, si laureo nel 1932 con una tesi su! poeta americano Walt Whitman: giá dalla fine degli anni Vend aveva letto e iniziato a tradurre scrittori inglcsi e america-ni; negli anni successivi svolse un intenso lavoro in questo campo traducendo, tra 1'altro, opere di Defoe, Dickens, Melville, Joyce, Faulkner: notevoli anche i suoi saggi critici, soprattutto su autori americani. Nel 1934 sostitui Leone Ginzburg, ar- I.'*uivitá restate dai fascist!, nella direzione della rivista «La cultura* e inizió la sua collabo- editomle razione alia nuova casa editrice Einaudi: per i suoi rapporti con i militanti del grup- La vita coule analisi // fí/eiliťre di vivere La idrmazione íojo Epoca ii Rkostruzjone e svthrppo nd dopoguerra (1945-19Ě8) po Giustizia e Liberta (cfr. 10.2.14) venne arrestato nel maggio 1935, processato e inviato aJ confirm a Brancaleone Calabro, dove restd dall'agosto del 'jj alia fine del '36, anno in cui uscí il sno libro di poesie Lavorare stanca. Gil 4nni Tomato a Torino, riprese il lavoro editoriale. Ma la sua vita era infelice e tor- Jetla giierra mentata, dominata da un senso di vtioto. Numerose le sue nuove amicizk, (tra cui Vittorini e Giaime Piotor, cfr. 10.2.14). Dopo la pubblicazione di Lavomrcstanca si dedicó alia narrativa: notevole risonanza ebbe il romanzo Paesi tool, apparso nel 1941. Nel '42 fu assunto dalla casa editrke Einaudi, Durante 1'occupazione tedesca si rifugfo in un paese del Monferrato, presso la sorella, guardando con amaro di-stacco agli event! della Resistenza. II successo Dopo la iiberazione, si rscrisse al partito comunista e comincid a collaborate alT«Umíá»; seguirono anni di lavoro niolto intense, in cui egli scrisse e pubbiico le sue opere di maggior successo, e approfondi una rifiessionc sul mito e sul folclore che suscito riserve presso alcuni intellettuali comunisti. Nel giugno 1950 ricevette a Roma il premio Strega per il volume La bellů estate. II successo pubbiico gli davs una sensazione di forza, di caggiunta maturita: ma a cio si opponeva la percezione di una insuperabile falsitá neirapporti uinani, la eonvinzionedi non partecipare ef-Difficoha fettivamente a nulla di cio die era esterno al suo io, Turto cio trovava un risvolto csBteittiale: particokmierite amaro nella sua difiicolta a vivere i rapporti amorosi. Dali'idea del il suicidio suicidio, come uscita dalle insopportabili contraddizioni dell'esistenza, come ulti-ma coseruzione di sé in, un gesto definitivo e assoluto, Pavese era stato ossessionato piú volte, fin daffadolescctrza: fu tfovato morto, in una stanza d'albergo, a Torino, il 27 agosto 1950, per effetto di una dose eccessiva di sonnifero. 11,2.6. Temi ricorrenti nell'opera di Pavese. L'irifanzia Gran parte dell'opera di Pavese e dominata dal richiamo dell'infanzia, da s fe Langt« [uj jn parte vissuta nella campagna delle Langhe: l'infanzia e il mondo contadi-no rappresentano un passato originario, che contiene in se la traccia di ciualche evento unico e primordiale, di cui non e possibile individuare i caratteri, ma che la scrittura e la riflessione cercano di riscoprire e di ripetere. II paesaggio della campagna piemontese mette in rapporto con il ritmo inesorabile della natura, con le veritä eterne della nascita e della morte: nelle auivitä della vita con-tadina si ripete il tempo del mito, sempre uguale a se stesso, estraneo al movi-mento della storia, carico di segreta e pericolosa fascinazione. Nel fondo della reahä campestre balenano i segni del«selvaggio », di forze ignote che non pos-sono designarsi in termini razionali, che non sono dominabili dallo sguardo umano e che la societä si impegna a tidurre «a luogo noto e civile». La cittä rappresenta invece il movimento, l'operositä che trasforma le cose !a campagna e allontana dalla natura, II rapporto tra cittä e campagna e contraddittorio: nella campagna la natura rivela la sua vitalitä originaria, ma si afferma come forzä cieca, inesorabile e mortale; nella cittä Puomo si costruisce come essere sociale e civile, in un lavoro che trasforma le cose, ma si perde nell'artificio, nell'accu-mulo degli oggetti, in una vita sempre piü priva di valore. II problema della costruzione di se, fondamentale nell'esperienza biograff ca di Pavese, e naturalmente alla base di tutto il suo rapporto con la letteratura; II «relvilggio» diu La cosmjdone di ift 1 1.1,2. Nel tempo del neorealisme 'r. con intere frasi, termini e battute ehe si inseriscono nella narrazione e nei discorsi di Johnny, mentre la stessa lingua italiana assume cadenze origináli, con leggere devia-zioni dalle normáli forme sintattiche e con non trascurabilí invenzioni lessicalŕ cosí da apparire piú scoiciata e allusiva, e nello stesso tempo piň vektce e discorsíva. I complicati caratteri di questo insieme testuale hanno portato a ipotesi oppo-ste: M. Corti ha assegnaro i! Partigiano alia prima fase del lavoro di Fenoglio, scor-gendovi una specie di cronaca piú vicina agli eventi da lui direttamente vissutí, la cm' prima redazione doveva essere giä composta nel 1949. Altri studiosi (E. Sacco-ne, R. Bigazzi} sostengono ľipotesi ehe 11 partigiano Johnny vhúg^ agli anni 1956-58 e faccia parte di uíi grande ciclo ehe Fenoglio avrebbc poí rinunciato a pubblicare, estraendone soltanto la redazione finale di Primavera di bellezza. Quale ehe sía il rapporto tra i due romanzi, Primavera di bellezza (ehe risale an-ch'esso, per testimoníanza dell'autore, a una perduta redazione originaria in ingle-sc) appare comunque piú asciutto, daílo stile piú lineare ed essenziale, freddo e in-cisivo: é come un romanzo di formazione del personaggio Johnny,, storia delta sua adolescenza c della sua giovinezza a contatto con la conŕusa realtä delľltalia fascista in sfacelo; é una formazione ehe conduce non a una « maturita* risolutiva e felice, ma al nulla di un mondo privo di senso. II miscuglio linguistico, la tensione e la materia narrativa del Partigiano Johnny hanno caratteri piú forti e assoluti. Questo romanzo, ehe affasetna an- ma una lingua astratta e assoluta, legáta a una passio-ne letteraria, ehe sembra poitare sulle cose una visione oblíqua, da lontano o da altrove. La realtä rappresentata dalla prosa di Fenoglio é tanto piú conereta quanto íncomptsiKíbilitá piú appare lontana e incomprensibile: é una realtä ehe scatta inesorabilmente e del sinistramente addosso a chi cerca dentro di essa la propria stráda. II personag-g'o di Johnny partecipa alla violenza della guerra civile come compiendo un 'nelutrabile dôvere tragico, una missione senza motivation!: soííre e odía, par- Due sedle .lyotesi ĽronoJogidje e fi.!olog:che Esscnzialiiä di Primavera di bellezza 11 uluriiißgüisiijo 10} 5 Epocä n Rkostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1545-1968) [,2, Nel tempo del neorcälisi 1057 tecipa alla sofferenza e alľodio degli altri; la sua vita é ridotta alla piú cieca cor-poralitä, é costretta a far affidamento soltanto su reazioni e riflessi fisici, su un altemarsi di energia e di spossatezza. La sua vocazione di combattente non puô essere altro ehe assurda, come assurdo appare ogni rapporto tra lo sguardo umano e il mondo. In questa situazione di estraneitä si svolgono azioni fulmi-nee e incalzanti, con un eccezionale ritmo narrativo, ehe riproduce in sé ľine-sorabilitä dei destino. Rcsistera Nella sua assolutezza e nella sua radicale negativitä, quesťopera, completa-nelľassimlo mente al di lä dei neorealismo, si collega alla piú grande narrativa moderna eu-ropea. Rispetto alla cultura degli anni Cinquanta essa resta come sfasata, estra-nea, chĺusa nel suo tragico vigore: alle celebrazioni della Resistenza c a tutte le visioni ottimistiche della storia e dei suo sviluppo, essa oppone la tragica verili-ca dell'impossibilitä di attribuire un significato a quanto é awenuto. II parti-giano di Fenoglio mostra ehe dall'orrore non si puô ricavare nessuna immagine di ŕuturo, ma solo la testimonianza di una testarda resistenza umana nelľassur-ditä dell'esistere. Ľautore, dei resto, aveva rifiutato di vivere le contraddizioni delľ« impegno » politico delia letteratura: la sua opera intendeva mostrare ehe non c'é, in fondo, una vera differenza di significato tra la partecipazione ai mo-menti estremi della storia e ľesperienza assoluta della serittura. 11.2.n. Una questione privata. II capolavoro Ľopeta piú perfetta e compiuta di Fenoglio é il breve romanzo Una que-di Fenoglio stioneprivata, di cui ci sono giunte ben tte redasúoni, ľultima delle quali appar- ve poco dopo la sua morte insieme ai racconti Un giorno difuoco. II j-.-.nicia-o Al centro di quesťopera c'é un nuovo personaggio di partigiano delle Langhe, Mihon anche lui indicato con un nome inglese, ma di origine letteraria, Milton. Durante una visita a una villa in cui ha frequentato e amato Fulvia, ehe lí trascorreva le va-canze, Milton viene a saperc dalla custode degli incontri tra Fulvia e l'amico Gior-gío: preso da una assurda volontä di sapere cosa sia cffettivamente aceaduto tra i due, inizia a cercare Giorgio, ehe fa parte di un'altra brigata partigiana. Saputo ehe Giorgio é stato fatto prigioniero daä fascisti, cerca invano di liberarlo. Mentre tenta una nuova visita alla villa di Fulvia, viene mortalmente ferito dai fascisti. Tutti i movtmenti di questo personaggio in mezzo alla guerra e alla violenza sono segnati dal bisognoassoluto e assurdo di« sapere », di scavaľenelľevento traumatico ehe per lui rappresenta il rapporto tra Fulvia e Giorgio: la sua é una ricerca disperata per afferrare qualcosa ehe é giä aceaduto, per «vedere» la rovina dei suo amore, della sola forza ehe lo dovrebbe mantenere ancora vivo nel-lo scempio della guerra. Si annulla cosíqualsiasi altro seopo, qualsiasi obiettivo dei suo combattere: la sua ossessione é come una molia insensata ehe lo spinge a muoversi in totale solitudine in un mondo giä di per sé privo di senso. I suoi movimenti, in un paesaggio immerso nella nebbia e nel gelo, hanno qualcosa di cieco, come se fossero regolati da una forza invisibile e nemica; i compagni di lotta, i luoghi ehe egli tocca, gli eventi a cui partecipa, gli restano estranei; con- Rtcercare ta sconíítta ta soltanto 1 írnducibile ostinazione delia sua ricerca, il voler sapere qualcosa che dovra dargli dolore e disperazione, ma che egli non poträ arrivare a sapere Miiton cerca se stesso e la propria sconfitta, in un mondo vuoto di senso in tma realta dominata dalľassurdo di cui la guerra civile costiíuisce ľimmagine tragica e meschina: 111 questa ricerca puô approdare soltanto al nulla e alia fine II nulla c la Srje 11.2.12. Memomlitti c narratori dei neorealismo. Le ci'onache della guerra, della Resistenza, della prigionia, rappresentano la ma- liisogno nifestazione piú spontanca e immediata dei neorealismo, spesso antcríoľe a ogni di documentazínne volontä programmarica e a ogni proposito lettetario. Numerosissime furono le opere sorte da un bisogno di documentazione, costruite «in presa diretta» sulle biucianti esperienze vissute: ricordiamo qui Banditi (1946), dei filosofo Pihtro Ciiiodi (1915-1970), sulla guerra partigiana inPienionte,eí/r«w/i»29(i949),dedi-cato a un'csperienza di prigionia presso l'Himalaya, di Sergui Antonielli (1920-1982). Alľorizzonte della memorialistica uscita dalla guerra si collegano anche la testimonianza sui campi di sterniinio nazisti di un iraportante serittore come Primo Levi (cfr. u.3.10): la appassionata documentazione dei euneese Nuto Rľvei.lí (nato nel 1919), ehe á&Maitardi (1946), sulla campagna di Russia, giunge & U mondo dei vinu(1977), raccolta di testimonianze sulla vita comadina; la sobria nairazio-ne delia ritírata di Russia dei veneto Mario Rigoni Stern (nato nel 1921), U ser-gente nella neve (1953), seguita da una fitta serie di racconti «alpini». Al di lä della vera e propria memorialistica, si puô notare facilmcnte ehe u, dei dopogirerra :1 ne.:<;:e:ihf ^..e 1 .« «muMuiMUHVh 01 jj-uu injLíiiu lacumcnte cne moko rari sono i narratori ehe non subiscano in qualche modo, nci primi anni del dopoguerra, la suggestione del neorealismo: ľesperienza degli eventi re-centi costringe gli scrittori piú diversi a una attenzione piú diretta alla realta sociale, a partecipare comunque a un clima di attese e di speranze, ad avvertire ľemergere sulla scéna delle classi operaie c contadme. Tra i pochi autori che incamarono in modo piú diretto gli ideali del neoreali- Fruncí-sco Jovim: smo, offrendo ľimmagine. di una letteratura di tendenza, rivcil a aiľdaboiazíone di modelli positivi, ha una posizione di primo piano il molísano Francesco Jgvinjeĺ (1902-1950). Notevoli i suoi mmanzi Signora Ava (1943), e Le tetre del Sacramento, apparso nel 195a, dopo la sua morte improwísa; romanzo, quesťukimo, ehe sem bro realizzare, con il suo realisrno eorposo, che trovava in. Verga uno dei ínodelíi cs senziali, la vera incarnazione delia nuova prospeíriva di tipo «gramsdano »: in esse si narra la tragica vicenda di Luca Marano ehe, nei pruní anni del fascismo, parted pa alle lotre dei contadini niolisani, rinunciando alia sua posizione di inteÜettuale piecolo-borghese e trasformandosi in intellettuale «organico» della elasse degli sfruttati. Moho piú esilc appare invece ií pur formnato romanzo «resistenziale» Renata Viganö V Agnese va a morire (1949) delia bolognese Renata Viganö (1900-1976). Tra gli autori la cui esperienza, per il riferimento alla realta popolare, si lega in Giuseppe Desať massíma parte alľorizzonte neoreal i stico, sfuggendo pero a prospettive politiclie lí-mitatee ufňciali, va ricordato il sardo Giuseppe DessI (1909-1977), ehe aveva esor-dito collaborando a «Solaria » e ehe nel dopoguerra ha cercato una rappresentazióne realistica e Urica del mondo sardo, culminata nel romanzo Paese d'ombre (1972). io?8 Epoca u Kicoetrmionc e sviluppo nel dopoguerra {1045-1068! 11 neorealismo Una produzione ncorealistiea spontanea e vivace si sviluppd a Napoii, collegan- napoletano rjosi alia rradizione realistica locale (dalla Serao a Bernari) e al nuovo interesse che, anche per opera del cinema e del teatro, suscito nel primo dopoguerra la difficile realta urbana di Napoii. Sfiorarono il neorealismo tutti gli autori napoletani di cui si parlera in 11.3.14; e originalissimo fu il contatto con il neorealismo di Eduardo De Filippo (cfr. 11.2.17). La rappresentazione della vita napoktana (in modi che infhii. rono sul cinema degli anni Cinquanta) e al centro dell'opera di Giuseppe Marot. ta (1902-1963), che ebbe grande successo con L'oro di Napoii (1947), di Luigi In-cokonato (1920-1967), di Luigi Compacnone (nato nel 1913). La piu originale manifestazione del neorealismo napoletano e costituita dalla vivacissima narrativa di Domenico Rea (nato nel 1921), cbe in cluelibri di racconti, Spaccanapolid^aj) e Gesitjate luce (1950), diede direttamente voce, con original! soluzioni linguistiche. alia rabbia, all esuberanza, alia spontaneita, all'aggressivita, all'istifltiva speranza del proletariate urbano napoletano. 11.2.13. La testimonianza di Carlo Levi. Laureato in medicína, pittore e militante politico, di famiglia ebraica tori-nese, Carlo Leví (1902-1975) si lego al gruppo torinese di Giustizia e Liberta (cfr. 10.2.14). Fu al confino in Lucania dal 1935 al '36, in seguito dovette emi-grare in Francia. Partecipo alla Resistenza nelle file del partito ďazione: nasco-sto in una casa di Firenze, serisse, tra il 1943 e il '44, Crislo si i fermato a Eboli, appassionata cronaca del suo soggiorno in Lucania, che fu pubblicata nel '45 ed ebbe subito una grande risonanza. Un mondo Scritto con una prosa sempře ferma e sicura, che definisce cose e persone esoaneo unendo impegno razionale e viva partecipazione sentimentale, questo libro si alla stoná [jjfgpjjg^ ne] titolo, a un detto diffuso presso i contadini lucani, secondo cui 0 Cristianesimo, 1'umanitá, la civiltá, si sarebbero fermatě ad Eboli, prima del-l'ingresso nella regione. Nel racconto di Levi (costruito con sottile sapienza strutturale) ě sempře in piena evidenza la distanza assoluta di quel mondo con-tadino, chiuso nelle sue tradizioni ancestrali, dal mondo moderno, dal movi-mento della storia e della razionalitá: il linguaggio della Lucania contadina c quello dell'autore che ad essa si accosta appaiono lontani e incommensurabili. Ma la volontá di comprendere e di capire porta 1'autore a rivelare in modo par-tecipe le condizioni di miseria, di sofferenza, di oppressione in cui quel mondo e immerso: e la spontanea forza di denuncia del libro sembro inaugurare un modo tutto nuovo di considerare la questione meridionale (cfr. dati, tav. n8). ií.2. Nel tempo del neorealismo 11 confino in Lucania Nel dopoguerra, oltre a continuare il suo lavoro dl pittore, Levi svolse una van" success,™ attivita giornalistica e political diresse a Roma, tra il i945 e d 46, ll quoudianc oe« partito d'azionc, «L'Italia libera». II volume Vorologia (1950) costituisce un ap passionata testimonianza, piena di spunti satirici c di notaztom di costume, sulla c duta del governo Parri alla fine del "45, ed e uno dei migliori csempi dl narraoon politica del dopoguerra. Levi scrisse poi vari libri di viaggio, ricchi di spunti cli ai ^ lisi politica e sociale: tra essi ricordiamo Le parole sono ptetre (1955). sulla bicwa, II future ha tin cuore antico (1956), sulla Russia sovietica. n. z. 14 Vascv Pratolini: lo scrittore della Firenze popol Vasco Pratolini sintetizza alcuni dei caratteri piú autcntici del neorealismo, sia per le sue radici personal! in un concreto mondo popolare, che per i suoi legami con le lotte e le tradizioni della sinistra e del movimento operaio. La sua opera, che mostra una evidente contínuitä con il realismo degli anni Trenta, vuol essere diretta espressione della coscienza del proletariate cittadi-no, rappresentandone gli essenziali valori sentimentali, morali, comunitari. L'autenticitä e la spontaneita del suo mondo narrativo escludono progi ammi e prospettive teoriche troppo definite: e assolutamente fuorviante fu la pretesa di fame un maestro di realismo ufficiale, capace di dar voce alle prospettive e alle tendenze positive della storia. Nato a Firenze nel 1913 da famiglia operaia, Pratolini trascorsc la sua gioventú facendo vari mcstieri. Fu legato agli ambienti del fascismo di sinistra, collaborando al« Bargello »(cfr. 10.6.4). Passö presto alľantifascismo, awicinandosi alle posizio-ni comuniste. Nel 1939 si trasferi a Roma; partecipo alla lotta partigiana e alla fine del '45 si trasferi a Napoii, dove insegnö all Istituto statale d'arte. Gli anni vicini al '50 furono quelli del suo successo di narratore e del suo piú stretto legame con il partito comunista. Nel 1951 tornö a viverc a Roma; qui morí nel gennaio 1991. II mondo proletario cittadino, in cui lo scrittore é radicato, sente come essenziali i rapporti affettivi, la solidarietä sociale, l'appartenenza di ogni indivi-duo a una ben definita realtä comune. Fatto di spontanea comunicazione tra i suoi membri, di luoghi e spazi limitati, ma caricht di valore, questo mondo é lontano da quello del nuovo proletariato urbano che nasce dalle trasformazio-ni degli anni Cinquanta e Sessanta: e un mondo legato ancora da continuitä alle tradizioni artigiane e alle antiche realtä municipali e comunitarie. II suo luogo csemplare é il «quartiere» fiorentino, spazio chiuso all'interno della cittä, am-bito familiäre in cui tutti gli aspetti della vita privata si svolgono in pubblico, in cui si sviluppano tutti i rapporti, gli affetti, i bisogni dell'esistenza popolare. Di questa realtä Pratolini vuol essere l'appassionato «cronista», equipa-rando la propria posizione di scrittore a quella degli autori delle antiche « cro-nache» fiorentine, totalmente partecipi della realtä di cui raccontano. Dopo alcuni libri di racconti dedicati alla memoria delľinfanzia e dcfľadolc-scenza, il primo libro importantc di Pratolini č II quartiere (1944), dedicato alla vita del quartiere popolare di Santa Croce negli anni del fascismo, tra il 1932 e il '37. Sc-gui nel 1947 la sua opera piú intensa, Cronaca familiäre, dedicata alia memoria del fratello Ferruccio. Alio stesso anno appartiene Cronache di poverí amanti, con vi-cende che si svolgono nel quartiere operaio di via del Corno. Un eroe del nostro tempo (1949I descrive le vicende di un personaggio «negativo», fuori dall'ambien-te fiorentino. Del tutto esteriore, al limite del bozzetto folclorico, I'altro romanzo fiorentino Le ragazze di San Frediano (1951). Dopo questi vari romanzi, Pratolini intraprese il suo progetto piú ambizioso, quello di una trilógia (divenuta piú tardi tetralogia) dal titolo Una storia ilaliana, con I'intenzione di narrare le vicende della vita sociale italiana dalla fine dcll'Otto- Rappretentare 11 proletariato cittadino La vita II «quartiere» «Cronistaw partccipe L'esordio: racconti e romanzi Una storia italiana: Metallo ho sado La coiianzfl delia rügioni 1/ulí.init :-iTirn- 1060 Epuca íi Ricosnuzione e sviluppo ne! dopoguerra (1945-1968) cento al presente. II primo romanzo della trilógia, Metello, apparso nel 1955, segue, attraverso la storia d Í un protagonista operaio tutto «in positive », le lotte sociali dal 1875 al 1902: esso suscitô una polemics tra chi, sovraccaricando Pratolíni di respon-sabilitä estranee alle sue piú genuine doti di scrittore, vi vide ľautentica espressione di un nuovo «rea!ismo» (C. Salinaii), e chi (come C. Muscctta) sottolineô i limiti del suo sentimcntalismo e della sua rapprcsentazione idilliaca delia realtä operaia. Il secondo amplissimo romanzo di Una storia italiana, Lo scialo (1960), prescnta lo sfacelo morale della borghcsia fiorentina di fronte al fascismo, con momenti di vlolenza e di singuláre aggressivítä. II terzo romanzo, Allcgoria e derisione (1966), descrive una figúra di intellettuale ehe passa dal fascismo al comunismo, fino alte contraddizioni e alle difficoltä degli anni piú recenti. Un nuovo rovello critico, ehe non riesce a trovare adeguate soluzioni narrative, si é impadronito delľultimo Pra-tolini; il risultato mígliore é un romanzo estraneo alla tetralogia, La eostanza della ragione[iy6i), in cuisirappresenta lanuova realtä fiorentina degli anni Cinquanta. In díffkili condizíoni di salute, il vecchío Pratolini ha lavorato negli ultimi anni al quarto romanzo, rimasto incompiuto, di Una storia italiana, ehe avrebbe dovuto in-titolarsi Malattia infantile e attraversare le vicende della sinistra negli anni Sessanta. n. 2.15 La tradizione toscatta: Tobino, Cassok e altri Realismu toseano Altri narratori legáti al mondo toscano {soprattutto Tobino e Cassola, for-matisi negli anni Trenta) si pongono in un piú generále orizzonte realista sfio-rando solo parzialmente il neorealismo e riallacciandosí in parte alla tradizione della narratíva provinciale toscana, da Pratesí a Tozzi (cfr. 9.5.3 e 10.3.10). Mario Tobino Mario Tobino, nato a Viareggio nel 1910 e morto ad Agrigento nel 1991, ha esercitato in vari luoghi la professione di medico; la sua passione per la lerteratura ě stata prima di tutto affermazione di generosa vitalita, disponibilita e attenzione ver-so gli aspetti conereti delia vita individuale e sociále, capacitá di guardare senza pre* concetti alle sicuazioni e alle condizioni reáli degli uomini. La sua narrativa ha un inconfondibile carattere personále, fín dalľesordio autobiografíco // figlio dei far-macista (1942). Uno spirito risentito e satirico emerge nel romanzo breve Bandiera nera (1950), sulľambiente medico ai tenipi dei fascismo; una vioíenta e allucinata rantasia erotica domina invece il lungo racconto Ľangelo delLiponard (1951). Una attenzione al «diverso», una cordiale e profonda comprensioneper la sofferenzae per ildolore, si afferma in Le libere donne di Magliatto (1953), ehe, nelle storic dellc pazienti dell'ospedale psichiatrico, mette in luce la dignita e la rovinosa forza delia «libertä» interiore delia follia. Sul filo della memoria, con momenti lancinanti ed appassionati, é costruito La brace deiBiassoli (1956), ritorno ai luoghi della madre morta. A Viareggio e alla Versilia sono dedicati Uclandeslino (1962), su un episodio della Resistenza, e Sulla spiaggia e di lä dal molo (1966). Di grande interesse e di sconvolgente attualitá appaiono ínfine i nuovi libri dedicati alľistituzione psichia-trica, Per le antiebe scale (1972) e Gli ultimi giorni di Magliano (1982). Carlo Cassola Alľopposto delia vitalita di Tobino, dei suo spontaneo spirito democratico e lí- e il mrtiub bertario, sembra collocarsi Carlo Cassola (1917-1987), ehe tende a rappresenrare oonfadmo una vita elementare e ridotta, a trarre alla luce ľincanto di una realtä al lívello mím-mo, ehe ha t suoi luoghi esemplari nei paesaggi marini e campestrí della Maremm^ ed ě víssuta da modesti personaggi di un mondo popolare e contadino, ehe seguono i! ritmo di giorni sempre uguali, in un rapporto con le cose privo di velleitä edi am- e libere dome é Kisg Im n.? it.2. Ne) tempo dei neorealismo iqói bizioni. Di questo livello minimo di vita Cassola non da una visione tragica o corrosi-va (come aceadeva a Tozzi o Bilenchi), ma un'immagine Urica e ídillica: leggendovi come un messaggiodi salvezza, ne fa ľemblema di una resistenza al rovinoso cammi-no della storia, alla distruzione ehe minaccia ogni esístenza iirníma e naturale. Tutte le doti di Cassola sono presenti giä nei suoi prim i brevi racconti, raccolti nei duc volumetti dei 1942, Alla periféria e La visita: in essi si sviluppano sottili sen-timenti e suggcstioní liriche ispirati da shuazioni assai semplici. Cassola ha cercato di trarre alla luce valori nascosti sotto la realtä piú normale e quotidiana, ha interro-gato la segreta prafondi'tä dei piú elementari paesaggi naturali, delle cose e degli og-getti piú banali di cui e fatta ľesistenza popolare e piccolo-borghese. I vari racconti orientati in questo senso raggiungono U piú vivo abbandono poetico ne Iltaglio dei bosco (1954). La strada di una narrativa piú complessa, rivolta a confrontare qucila realtä «subliminare» con la cronaca storica e politica, viene percorsa nei romanzi ľauslo e Anna (1952} e La ragazza diBube (i960); quesťultimo ebbe un grande suc-cesso di pubblico (cfr. u.j.5), graziea una vícenda sentimentale che regisirava ľc-saurirsi delia vitalita politica e sociale della Resistenza c dei dopoguerra, tracciando un quadro dei processo di normalizzazione, che coinvolgeva la conereta esistenza di personaggi popolari. II successivo romanzo, Un cuorearido (1961), segna un abbandono totale della teniatica polícica: esso fu seguíto da una fitta serie di romanzi, che in aleuni casi (come Ucacciatore, 1964) erano vere riserítture e amplificazioni di brevi racconti precedenú. I numerosi libri delľultimo Cassola propongono un modeli© di intimísmo, di ritorno al privato, che spesso abbandona i consueti ambienti popolari e si rivolge a un vecehio mondo borghese. Tra gli altri narratori toscani che partono da una prospettiva di spontaneo realismo, vanno ricordati i lucehesi Arrigo Benedetti (1910- J976), uno dei maggJori e piú intelligent! giornalisti dei dopoguerra, e Gugliei.mo Petroni (nato nel 1911). 11.2,16. La poesia. neoredisla, Nella poesia il neorealismo non riuscí a porre veramente in diseussione i modelli Diffidle incomro della lirica dei Noveccnto impostisi negli anni dcl fascismo, che, in modi diversí, im poesia tendevano a far delia poesia la voce di una cosetenza separata dal mondo o ripiegata c impcgno su se stessa (cfr. ro.7.1). Ľattenzione alla realtä aveva d'altra parte trovato giä nella lirica degii anni precedenti, in primo luogo con Saba, una misura e un linguaggio ehe non potevano essere identificati con una immediata pattecipazione al nuovo orizzonte « popolare ». Molti poeti giä rivelatísi prima della guerra scelsero comun-que la strada delľimpegno politico, tentando di sovrapporre il loro linguaggio liri-co alla nuova realtä sociale: i casi piú rílevanti sono quelli di Quasimodo c di Gatto, che adattarono alle nuove tematichc le formule delia loro precedente poesia, erean-do una specie di miscuglio ermetico-ncorcalistico che ebbe notevole rilicvo tra gli anni Quaranta e Cinquanta (ma cfr. 10.7.15 e 10.7.16). Altri poeti moltoimportanti, di cui si parlerä nel capitolo n.4, awertirono la suggestione dei nuovo orizzonte sociale, cercando modi origináli di rapporto tra linguaggio lirico e realtä: ma per loro il neorealismo pote costituirc solo un piú generale e prowisorio sfondo culturale, mentre il nueleo essenzialc della loro ricerca resto comunque legato alla maggiorc tradizione novecenresca. La vera e propria poesia neorealista si sviluppo attraverso Uscire dulla Bite* propositi indeterminati di uscire dalla prigione della « Urica », di trovare nuovi toni colloquiali c comunicativi: si cercava una Iingua spontanea e immediata, si guarda- 1 primi racconti Utäglia dclbosco Fatisio e Ahhú e La raga au di Bube AbbandoiK» delia icnintica polil ít-a IOÖ2 Alcuni autoři Epoca ii Ricostcuzione ť svíluppo ne] dopoguerra (19451068) va alľitaliano dialettale e regionale, si riproducevano cadenze e forme della poesia popolare, si tentavano misure narrative o addirittura epiche (uno dei pochi modelli in tal senso poté essere ritrovato in Lavorare stanca di Pavese, cfr. 11.2.7). A questi propositi non corrisposero né una ricerca adeguata ně risultati duraturi. Tra i poeti si distingue Franco Matacotta (pseudonimo di Francesco Mok. terosso, 1916-1978). Un caso a séě quello di Velso Mucci (1911-1964), in cui 1'irn-pegno di militante comunista trova forme assai risentíte, che sfiorano ľespressiorú. srno, Ma la passione politica approda a momenti cli autentica intensita neíl'opera di Rocco Scotellaro (1923-1953), militante socialista di Tricarico, in Basilicata, co-raggiosamente impegnato nelle lotte agrarie del dopoguerra. 11,2,17, Modi della scrillura teatrale: il teatro di Eduardo. Rare esperienze La drammaturgia italiana del dopoguerra non esce daU'orizzonte domi-innovntive nante nelľepoca precedente: in una vasta produzione legata alla vita della scéna non sembrano imporsi modi di scríttura dram matica che abbiano rilievo sul piú ampio piano culturale, che producano «testi» determinant! per il loro peso letterario. Le sole eccezioni sono date dal caso tutto particolare di Eduardo De Filippo e da una drammaturgia che dibatte problemi morali prediligendo la forma delľinchiesta e trovando una delle sue forme simboliche nel processo e nelľindagine giudiziaria: maggiori rappresentanti sono il magistrate Ugo Bet-ti, operante giä negli anni del fascismo, e Diego Fabbri (1911-1980). Di un certo rilievo sono anche le esperienze drammaturgiche di alcuni scrittori, nel-l'attivita dei quali il teatro costituisce comunque solo un aspetto parziale: sono da citare Brancati e Flaiano, ma anche Moravia, Sciascia, Pasolini ed altri (alle loro opere drammatiche si accennerä nei paragraf i ad essi dedicati). La tradiaionc II teatto di Eduardo De Filippo (1900-1984) affonda le proprie radiči nel-napolciana la tradizione dello spettacolo napoletano: una tradizione che si presenta assai ricca e vitale per tutta la prima meta del Novecento e che aveva trovato la sua espressione piú suggestiva nella comicitä aggressiva e popolaresca di Raffaele Viviani (cfr. dati, tav. 134). A parte molti volumi che contengono espressioni marginali della sua attivitä, la sua produzione drammatica ě raccolta nella Cantata deigiornipari, che contiene testi scritti fino al 1942 (prima edizione nel 1959), e nella Cantata deigiornidispari, che contiene i testi successivi e che, dopo un primo volume apparso nel 1951, si č andata ampliando con nuovi testi, raggiungendo i tre volumi. Qui possiamo ricor-dare soltanto i titoli delle sue opere principáli e piú note: Uomo e galantttomo (1922), Ditegltsempre «'(1927), Sik-Sik, ľartefice magico (1929), Now tipago (1940), Natale in casa Cupiello (1943), Napoiimilionaria (1945), Queslifantasmi! (1946), ft lumena Marturano (1946), Le voči di dentro (1948), Sabato, domenica e Utnedt (1959), ílsindaco del Rione Sanitä (i960), Varte della commedia (1964) e Gliesartn non finiscono mai (1973). ix Nella drammaturgia di Eduardo De Filippo si ě data la maggiore ímmagillC contemporanea di quelľintreccio tra attore, autore e regista, la cui prima incar azione risale a Ruzzante (cfr. 4.5.7): questo intreccio ha fatto di lui un veto e 11.2. Nel tempo del neorealismo JOG s Cantata dci žiarili parí e Cantata dei giorni dispari i.In«pe:»i«gS!On proprio « personaggio », costante e inconfondibile nelle sue diverse opere, ais-che se ogni volta presentato con nomi diversi e in situazioni varte. II suo teatro é quíndi inestricabilmente legato alla sua presenza scenica e alla sua recitazione, alla sua singolare figúra teatrale. Attraverso il corpo delľautore, nel suo modo di essere e di pariare, di comunicare con il pubblico, il personaggio di Eduardo ha fatto del teatro una rappresentazione di ció che di positivo pud avere ľuo-mo, un sogno di solidarietä e di giustizia: ha vissuto lo scontro tra questo sogno e ľostile realtä di un mondo dominato dalľegoismo, dalľaviditä, dalľaggressi-vitä, dalla violenza. Per ľautore-attore Eduardo il comico e stato un essenziale modo di conoscenza: attraverso il comico egli ha verificato il contrasto tra ľa-spirazione del suo personaggio a un'autenticitä umana e i caratteri conereri delia vita contemporanea, dominata dal denaro, estranea proprio ad ogni di mensione « umana ». II comico e arrivato cosí spesso a risolversj in una smorfia amara e sofferente, a volgere improwisamente verso il patetico e il tragico. In realtä in tutto il teatro di Eduardo c'é un profondo amore per una Napoii piecolo-borghese, per le sue usanze piú semplici ed elementari, per la sua co-municatívitä spontanea: una Napoli di forti sentimenti«popolari» ma non popolaresca, civile e aceogliente, carica di umanitä, anche se impegnata in una Iotta quotidiana per la sussistenza, preša tra la morsa della povertä e quella di piecole mánie, ossessioni, risentimenti, tra piecoli raggiri e spontaneo senso di onestä. II suo personaggio tipico erede quasi sempre nei valori origináli d i quel mondo, con un candore estremo e disarmante, che si scontra con la degrada-zione che essi continuamente subíseono nella realtä: in primo piano e per lui il valoredella famiglia, che egli sente quasi infantilmente come luogo di integrita, di comunicazione totale e fiduciosa, e che quindi va dífesa da tutte le aggressio-ni di un mondo ostile e brutale. Ma proprio il valore della famiglia subisce - nel teatro di De Filippo - i piú vari sconvolgimenti: il personaggio di Eduardo si trova a lottare in primo luogo con le lacerazioni interne al tessuto familiäre, pe-santemente minacciato dalle trasformazioni sociali in atto, II teatro dialettale abbandona cosí la stráda e 1a piazza, rifugge dalle forme piú violentemente popolaresche del dialetto, e trova una forma dialettale atte-nuata, un napoletano piecolo-borghese abbastanza semplice e cornprensibile, ptivo di invenzioni linguístiche troppo caratterizzate e di soluzíoni espressio-nistiche. I drammi di Eduardo si svolgono quasi sempre in interní familiari: sa-lotti e tinelli in cui tanti oggetti e consuetudini ricordano ľoriginario valore di integrazione della famiglia; qui esplodono contrasti di tuttí i tipi, si scontrano mánie e distorsioni, finzioni e ipocrisie. Nelľanalisi di questi contrasti si sente con particolare forza ľinfluenza del teatro di Pirandello: e qualche volta si ar-'iva a sfíorare il pirandellismo piú convenzionale (cfr. 10.4.9), con esasperata sottigliezza dialettica. Altre volte (specie nella produzione degli anní Cinquan-ja) Eduardo immette nei suoí drammi espliciti motívi filosofici e ideologici, Htio a ricavare dalle lacerazioni che egli vede in atto una prospettiva critíca an-'iborghese, animata da un moderato populismo, da uno spontaneo spirito de-^ocratico: e in questo egli si accosta, parzialmente, alle prospettive del neo-'ealismo. II comico Ľ i] ! :l!^ľ, La Napoli di Eduardo II valore delia ramialía Dialerto e realtä pkcolo Wgl:«e La crilica antiborghei:; 10ó4 Epoo Ii Kcottruriont c sviluppo nel dopoguem Tra nsisura e ittwäonalilä Nelle sue opere piú notevoli, il personaggio di Eduardo da una immagine della napoletanitä legata in parte alle speranze dei primo dopoguerra; essa cer-ca di uscire da molti clichés tradizionali, dalle forme obbligate dell'aggressivitä popolaresca e dal colore locale; afferma una misura di saggezza e dignita, una tensione morale e affettiva, un sofferto equilibrio sentimentale; ma mantiene rsello stesso tempo qualcosa di materiále e di irrazionale, un sotterraneo spirito vitale che resta ambiguo ed inafferrabile e che costirtiisee il segreto dei suo fa-Ekkum scino teatrale. Eduardo sente in questa napoletanitä un valore minacciato e ťspi«8iotií perduto: il suo personaggio e il suo corpo la fanno comunque vivete come un della SOgno (Jj umanita integrale, concreta ed innocente, solidale ed affettuosa. Con napo e am a ^_ canc|ore qUasj infantile, questa umanita si identifica allo stesso tempo con 1 a finzione dei teatro e con un'antica vita familiäre napoletana che fotse non e mai veramente esistita: nello svolgersi dei suoi drammi essa si frantuma e si ricom-pone continuamente, tra momenti di fragile speranza e momenti di piú definitivo pessimismo. E certo, comunque, che una delle ragioni dei fascino dell'at-tore e dell'autore sta nel fatto che egli ha incarnato anche la fine di quel mondo e di quelle speranze: dando un'ultima grande immagine di un teatro come espressione dellVumano», ha lottato sulla scena contro l'inarrestabile disinte-grarsi di una Napoli pověra e limitata, ma dignitosa e civile. 11,3. Da Moravia a Sciascia, una grande nebulosa narrativa il3.1 Realismo critico e traditions narrativa. II presente capitolo ě dedicate alia narrativa dej.dopoguerra, con una larga La ruáiaiiw serie di autori che svolgono la parte piú cospicua della loro attivita negli anni del dopoguerra della ricostruzione e dello sviluppo dell'Italia neocapitalistica. Per alcuni di questi autori sono essenziali le esperienze giá svolte negli anni precedenti, mentre altri hanno continuato a lavorare a lungo negli anni a noi piú vicini; tra essi Moravia si ě trovato a percorrere gran parte dell'arco cronologico del seco-lo, dalla fine degli anni Venti, quando apparve il celebre romanzo Gli indiffe-renti, al 1990. Mentre i narratori di cui si ě parlato nel capitolo 11.2 sono collegabili in Geoerazioni qualche modo alio sfondo del neorealismo, e quelli di cui si trattera nel capito- diverse lo 11.5 possono essere fatti variamente risalire a una via «sperimentale», fino agli esiti della neoavanguardia, ě piú difficde fornire definizioni per i narratori presenti in questo capitolo: si puó dire soltanto che essi proseguono e sviluppa-no una tradizione narrativa creatasi giá negli anni Trenta, che tende a una rap-presentazione critica della realta, in forme c modi che possono essere molto vari, ma evitando comunque di rompere i tradizionali equilibri linguistici e strut-turali del racconto e del romanzo. I caratteri comuni a questi scrittori possono essere riassunti sotto la formu- Realise™ cririco la di realismo critico: ma emergono risuitati e orientamenti del tipo piú diverso, con soluzioni spesso tra loro lontane e contrastanti, che contribuiscono a dare un'immagine molto articolata e sfumata della realtá italiana dagli anni del fasci-smo (in cui sono ambientate molte delle vicende narrate) a quelli dello sviluppo economico e della diffusione della nuova cultura di massa. 11.3.2. Alberto Moravia: la vita. Quella di Moravia e stata una presenza costante nella cultura e nella vita in-tellettuale di questo secolo: egli e uno degli scrittori che pit! hanno agito su un vasto pubblico, creando, specie tra gli anni Cinquanta e Sessanta, una immagi-ne corrente della problematica culturale contemporaries, un veto e proprio "todeUo comportamento intellettuale. Una presenxa co.'-syme ioč6 Epoca ji Rícostruzicaie e sviluppo ne! dopoguerra (1945-1968) Una Kiovinezia Alberto Pincherle (ehe userä poi il cognome Moravia ricavandolo dalla diffieik nonna paterna) nacque a Roma !128 novembre 1907, da agiata famiglia borghese: il padre, di origine veneziana, era arcbitetto e pittore. Ebbe infanzia e adolescenza as-$ai diflicili, per una forma di tubercolosi ossea, che lo costrinse a lungo a letto; tra-scorsi due anni nel sanatorio Codivilla di Cortina d'Ampezzo, venne dimcsso nel 1925. Aveva compiuto studi irregolari, con rnolte ietture di dassici e di grandi nar-ratori: durante !a conva!escenza,vivendo inalberghidi montagna, scrisse, giovanis-simo, tra il '25 e il '28. il suo prime? romanzo, Git indifferent!, pubblicato con sue-cesso nel 1929. Intanto era entrato in comalto con Alvaro, Bontempelli e la rivista Ľattivita «900». Sull'onda del successo del primo romanzo, continuo a scrivere raccomí e giornalistica romatizi e si insert attivamente neli'ambienre letterario e giornalistico. Soggiorno a lungo a Londra e a Parigi; tra il '35 e il '36 fu negli Stati Uniti, su invito di Prezzolini (cfr. 9.8.2), che dirigeva la Casa Italians dclla Columbia University; nel '36 compi Moravia un viaggio in Cina. Nei suoi scritti giornalistici si adegtiô agliorientamcnti delia tuf e il fascismo tura di regime, ed ebbe buoni rapporti con personaggi influtnti: ma i! fascismo guardava con sospetto alia sua produzione narrativa e imponeva alia stampa di par-larne i] meno possibile. II romanzo satirico La mascherata (1941! suscitô un inter -vento pití duro del regime, che gli impedi di scrivere sui giornali, sc non con uno pscudonimo. Nel 1941 sposô Elsa Morante (cfr. 11.6.3), cne aveva conosciuto nel 1936 e con la quale soggiorno a lungo a Capri. Dovette fuggire da Roma dopo 1'8 Dopo settembre del '43, rifugiandosi a Fondi: tomato a Roma dopo la liberazione, riprese la libcraaioiui ľattivita letteraria e giornalistica, collaborando a vari giornali, da «11 Mondo» a «L'Europeo»al «Corrieredella Sera». La sua presenza é stata costante dagli anni Cinquanla f'ino alia morte, con una fitta scrie di reportages, riflessioni, racconti. II succcsso del romanzo La rotnana (1947) diede un nuovo peso alia sua presenza nel mondo inrcllettuale con un originale intreccio di «impcgno» e mondanitä, di sof-ferta problematická e gusto delľattualitä e delia partecipazione agli eventi; le sue opere divenivano spunto per numerosi soggctti cinematografici (cfr. oati, tav. «Nuovi 167), venivanotradottenelle principáli lingue e diffuse in moltissimi paesi. Nel 1953 Argomeffii* rondo con Alberto Carocci (cfr. 10.6.7) la rivista «Nuovi Argomenti», che ha direr to fino all'ultimo; nel 1957 cominciô la sua collaborazione all'«Espresso», prose-guita ancora negli ultimi anni con unavrubrica di critica cinematografica. Oltre alia costante produzione narrativa, nel corso degli anni Cinquanta, Moravia si é acco-stato anche alia scritttira tcatrale, ha continuato a svolgerc molteplici interventi sag-gistici, ha effettuato numerosi viaggi, legáti soprattutto alľattivitá giornalistica. II successo de La uoia nel i960 (che ottennc tra I'altro il premio Viareggio) amplified il rilievo mondano dello scrittore. Nel 1962, dopo un viaggio in India con Elsa Morante e con Pasolini, egli si separa dalla Morante e si lega alia giovane scrittri-ce Dacia Maraini (cfr. 12.5), rimasta sua compagna per alcuni anni. Tra il 1984 e il 1989 é stato deputato al Parlamento curopeo, cletto come indipendente nclle liste del Pci. Moravia e mono nclla sua casa di Roma 11 26 settembre 1990. ti.3.3. Moravia: metodo narrativa e modello intelleltuale. La viwAait Moravia é stato certamente un «narratore nato», dotato di una spontanea a nanare e immediata vocazione a narrate, a trasformare ogni dato dell'esperienza in si-tuazione narrativa: la sua é un'irwadente energia fabulatoria, che precede to sua stessa coscienza di scrittore e di intelleltuale, e prescinde da una vera ricef' n.j.Da Moravia a Sciascia: una grande nebulosa naiTfltiva ii-ti; ca linguistica e stilistica. Egli non ě uno di quegli scrittori che si macerano stilla pagina, che lottano con le parole e con le cose: ogni testo si esaurisce per lui nel momento in cui viene concluso e pubblicato. Egli non concepisce cortezioni, variazioni, riscritture; non torna mai su qucllo che ha giá scritto, accumula con-tinuamente nuovi testi e nuove opere, e raramente opera discriminazioni tra le cose scritte. Si cura pochissimo dello « stile»: la parola vale per lui per quello che dice, nel momento in cui egli la crea; ě una specie di compito quotidiano che egli si ě assunto e a cui mantiene ininterrottamente fede. La vita dei suoi personaggi ě determinata da una serie di significati e di motivazioni psicologi-che, da tortuose scelte e turbamenti interiori, da difficili rapporti con gli altri: lo scrittore (usando nella prima fase della sua attivita la terza persona, poi pas-sando sempře piú frequentemente alia prima persona) segue queste varie motivazioni in tutte le loro pieghe, ne fa scaturire vicende e rapporti, le collega ad ambienti concreti. «■ Come ě evidente fin dalle sue prime opere, Moravia parte da un senso di Ostilita estraneitá verso la realtá, da un'aridita che impedisce ogni comunicazione au- "1 mondo tentica, da un'ostilita insuperabile verso le cose e le persone. Lo scrivere di Moravia ě un'incessante costruzione di sé, una difesa sistematica da una minaccia distruttiva che ě alia radice del suo stesso essere. In questa costruzione di sé Ansia Moravia si incontra con la piú svariata problematica della cultura contempora- di partecipazione nea, con i temi decisivi proposti dall'attualita: come a voler sfuggire ossessiva-mente a quel sotterraneo rancore verso la realtá, egli si immerge in tutto ció con un desiderio di partecipazione che lo porta spesso a generalizzare in modi fin troppo disinvolti. Egli assorbe e semplifica, qualche volta banalizza, le forme della realtá e della cultura: ma da questa semplificazione, che pure ha radice in una tragica inquietudine, egli ha ricavato, nel corso degli anni, una sorta di modello intellettuale che ha avuto grande risonanza presso il pubblico italiano. Fin dall'inizio alcuni critici hanno riconosciuto, nel sordo rancore di Mora- Moralismo via verso le cose, il segno di una vocazione di« moralista » e lo stesso scrittore si <-' impegno ě appropriato di questa definizione, costruendo sempře piú la sua narrativa su schemi etici, quasi facendo di personaggi e situazioni l'incarnazione di catego-rie morali (da qui deriva la frequenza, nei titoli delle sue opere, di sostantivi astratti, come«disubbidienza», «disprezzo», «noia»,« attenzione », ecc). Al «moralista», che ha fatto sue alcune delle essenziali tendenze critiche della cultura contemporanea (in primo luogo quelle del marxismo e della psicoana-lisi freudiana), si ě intrecciato l'intellettuale «impegnato», sempre pronto a dare il suo giudizio sulla realtá politica c sociále, con una indipendenza politica die gli ha petmesso di oscillare tra atteggiamenti antiborghesi e moment! di condiscendenza ai piú collaudati schemi borghesi. Mettendo insieme tutte Un intellettuale queste cose, Moravia ha fotnito la sintesi piú esemplare delle ideologie e dei horghese comportamenti della borghesia intellettuale italiana nel lungo arco che conduce dal fascismo ai nostri anni. Ma il valore della ininterrotta presenza di Moravia nella letteratura con- Moravia jemporanea va fatto risalire prima di tutto alle sue doti di grande artigiano del- «anigiano» 'a narrativa, alia capacitá veramente unica e inesauribile di inventáře personag- GioraatisOKl e sagRÍstšca come fine 1068 Epoca 11 Ricostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-1968) gi e situazioni partendo da categorie morali e astratte, di tradurre le piú varie tematiche in gesti e movimenti, in complicazioni psicologiche, in comporta-menti. Questa dirnensione «artigianale» si appoggia a una fondamentale riser-va verso le cose elepersone; ed e facile accorgersi che, quanto piú sembra voler ppprofondire 1'analisi morale e psicologica, tanto piú Moravia guarck la realtá dail'esterno e in superfkie, la concentra nel proprio sguardo, evita di iiiterro-garne i significati piú nascosti e difficili: la sua scrittura rifiuta ogni slancio, ogni vibrazkine, i un llusso continuo e regolare in cui si prolunga il tempo di un mondo che ritiene non possa essere altro da come gli appare, «impuro» e «indificrentc». L'orizzonte dell'attualita, che domina tutta la narrativa di Moravia esi fa scmpve piú esplicito nel dopoguerra, trova espressione piú diretta nella sua fittissima pro-duzíojic túomuiísííc-a, dulling;'jat^iu seir;p]ict epiano. Una varia rifkss-iont critica e teorica ě poi depositata in nurnerosi saggi: i piú important! sono raccolti nel volume Uuomo come fine e altri saggi (1963). Di ridotto irtteresse, dominati da ttoppo espli-cite problematiche intellettuali e privi di tensione drammatica, appaiono anche i nurnerosi tentativi teatrali, raccolti nei volumi Tealro (1976) e Uangelo deil'infor-mazione e altri testi teatrali (1986). Le raccolte ;ii racconri Gli indifferent! 1 L.3.4. Da Gli indifferent! a Agostino. La produzione narrativa di Moravia si svolge con regolare continuity, per tutto l'arco della sua vita, in una serie di ampi romanzi, in un gruppo di roman-zí brevi, e in un considerevole numero di racconti. Vanotato che le raccolte dei racconti si sono succedutc con scelte, distribuzioni, riprese diverse; esse hanno assunto una forma finale ne! dopoguerra, con i seguemi volumi: / racconti 1927-1951 (1952), Racconti románi (1954í, Ľepidemitt, racconti surrealistic!' e satiric! (195a), Nttoviraccontirománi'(1939)1 L'auioma (1962), Una casa e una cosa (1967), e altre, ma meno interessanti, raccolte successive. Un capolavoro di Moravia resta il primo romanzo Gli indifferenti, pubbli-cato nel 1929 a soli ventidue anni, una delle espressioni di maggiore rilievo della nuova narrativa negli anni del fascismo (cfr. 10.6.17): un romanzo nato, prima di ogni riflessione teorica, da un innato inipulso a narrare e dalla scoperta di una realtä assolutamente vuota, fatta di gesti privi di ogni valore, di personaggi che agiscono solo in base a un cupo egoismo, ad appctiti e interessi volgari, pero «indifferenti» ai valori e alle forze neccssarie al manifestarsi di una veta tragédia : il romanzo c «tragédia impossibile », una struttuta che svela il carattere non tragico, imptiro e volgare del mondo borghese. La vita della famiglia Ardetigo c dominata dalla stanca relazione tra Ma . zia vedova, e Leo Memmeci, volgare arrivista che ricava da questo legame vantagg1 economici, danneggiando i figli della donna, Carla e Michcle. Mentte Mariagrazia" gelosa di Lisa, una vecchia amante di Leo, questi circuisce invecc la giovane Carl . piena di risentimento verso la madre, fino a scdurla; Mkhele, maltrattato da L£ non sopporta la situazione e aspira a ribellarsi a quel disgustoso rapporto, n» 08 11.3. Da Moravia a Sciascta: una grande tiebulosa narrativa 1069 suo tentativo di azione ristilta vano, fino alia scena in cui tenta di uccidere Leo con una pistola che ha dimenticato di caricare. Fallita la rivolta di Michele, la situazione si asscsta: Leo sposera Carta, Mariagrazia e Michele si adattetanno; anzi, il giovane diverrá indifferente amante di Lisa. Tutti e cinque i personaggi sono legati tra loro da una serie di rapporti reci- Groitcsca proci, incastrati in un perfctto meccanismo che si riflette sulla stessa consisten- meeanidtí za della realta riprodotta: il narratore patte da una volontá di diretta rappre-sentazione del mondo borghese, ma lo sospende in un orizzonte meccanico e grottesco che fa sentire vicino il modello di Bontempelli e di «900» (cfr. 10.6.5). Sitrattadi un'immagine critica risentita eviolentadella corruzioncdel- Cormzione la borghesia italiana sotto il fascismo. E molto presto ne fu awcrtita la carica e "indiffcrcn/a,, polemica antiborghese, che non risaliva tanto a un'esplicita intenzione dell'au- borehcse tore, quanto alia sua capacita di osservare e di seguire con assoluta evidenza narrativa i caratteri piú tipici dei comportamenti della borghesia romana. Contemporaneainentc agli Indifferenti Moravia aveva giá messo mano a van I racconti racconti, continuando con notcvoli risultati negli anni Trenta. In molti di questi si deftli anni Trcma csprime, in nuove situazioni, un senso di awilimento e di disgusto vetso un mondo ottuso e falso, dove i rapporti umani si risolvono in atti di prevaricazione, violenza, risentimento, umiliazione, c 1'unica ribellione consiste nel portare anoora piú a fon-dp la rassegnazione (e il caso di Inverno dimalato, 1930, in cui sono presenti anche dementi autobiografici). Gli anni successivi agli Indifferenti furono dominati, co- Altre prove munqtic, dal piú lungo impegno del romanzo Le ambizioni sbagliate, apparso nel 1935, assai deludente nel suo proposito di cteare tin dibattito morale sul modello di Dostoevskij, ma su schemi da romanzo d'appendice. Un nuovo risultato di grande rilievo ě costituito dal romanzo breve Agosti- Agostůw no (1943): la narrazione in terza persona segue qui i turbamenti e le difficoltá di ttn tredicenne borghese, che, in vacanza al mare con la madre, scopre il mondo del sesso, assistendo al flirt della madre con un giovane e frequentando una banda di ragazzi disposti a tutte le esperienze. Uscendo dalla sua ingenuitá infantile, Agostino si sente attratto dalla vita reale, dai comportamenti torbidi e impuri che scopre dappertutto intorno a sé; ma ě come prigioniero della sua impotenza di adolescente, della sua condizione di bravo ragazzo borghese, che gli ncga le esperienze che sono invece possibili ai ragazzi del popolo. Chiuso nella sua condizione, egli aspetta soltanto di crescere e di uscirne. Moravia Conno il mito sembra qui aggredirepolemicamente quel mito dell'adolcscenza diffuso nella deir«WeKaa» letteratura degli anni Trenta: si accanisce a mostrare a ogni adolescente che la 1 calta non é un aperto orizzonte in cui riconoscersi ma solo un intreccio di forme e atti estranei, sordidi, violenti e crudeli. 11.3.5. Moravia nel dopoguerra. Nel nuovo clima che si crea alia fine della guerra, Moravia si accosta parzialmen- Un personaggio te alle tenderize neorealiatiche. Con Im romana, scritto tra il '43 e il '46 e pubblicato popolarer nel '47, cerca di porsi dal pumo di vista di un personaggio « popolare »: abbandona Lt nmem I070 Epoca u Ricostmzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-1968] la narrazione in terza persona, esi affida alia voce delia protagonista, Adriana, una donna del popolo che raccoglie in sé un'andca morale, fatta di saggezza fisica ecor-porea, ehe si mantiene viva c sana nel contatto con un mondo corrotto, in una serie di esperienze erotiche ehe la conducono alia prostituzione. RfliXo/t/i reman: II romanzo consacrb im Moravia«nüorealista», reso a esiendere la sua tematica consueta sul piano di un disegno globale delia vita popolare: ad esso si coiiegaronc in particolare i Racconti románi, scritti neglj anni Cinquanta, con una rappresenta-zione drammarica e burksca della vita quotidiana di Roma, ehe utílizzava parziali element! dialettaii, risalendo in parte (ma con dismvolia siiper.fi cialitá) fino ai Belli Alire operc Di maggior rilievo appaiono aliri racconti legati alia rappresentazione del con- sueto ambiente borghese, come L'uffidale inglese (1946). Notevoli poi i romanzi brevi: La disubbidienza, apparso ne! 1948, ma scritto in anni preccdenti, e L'amore coniitgatt', scritto nel '41 e apparso nel 49 nel volume L'amore coniugalc c altri racconti; il pri mo si awicina in parte ädAgostino, con la vicendadclla ribellionedi un qumdicenne borghese al mondo familiäre e a taute le « parti» che gli sono imposts, dalla sua condizione, il secondo segue le complicazioni die nascono dallo scoiaro tra i prtigetti intellettuali di uno scrittore e la prorompente sessualitä della moglie, il cotijonniita Agli anni Cinquanta appartengono ancora tie romanzi di divetsa ambiemazio- ne. IIconformists (1951), di nuovo in terza persona, segue un'intricata vicenda che Udispreizo si svolge negli anni del fascismo. lldisprezzo presents il «memoriale» con cui una sorta di intellettuale fallito analizza i stioi rapporti con il lavoro e la moglie. La do-la äfíäara čiara, progettato giä nel 46, concluso e pubblicato nel '57, torna al personaggio femminile popolare che park in prima persona, ed ě il romanzo di Moravia che piíi tenia di awicinarsi alle prospective « positive » del neorealisme. Troppo evidente c meccanici é comunque l'intcnzione iaeoiogica, che traspare sotto una rappresentazione assai animata, brulicante di presenze e di eventi. La mim II successive romanzo, Ĺa noia ÍE960), ehe e certamente, dopo Gliindiffe-renti, quello phi significafivo di Moravia, ritorna alľambiente borghese, af-f rontando una tcmatica di grande attualita nella cultura alia fine degii anni Cinquanta: Dino, un intellettuale di ricca famiglia romana (che ha aperto uno studio di pittore in via Margutta), svolge in prima persona una insistente analisi morale e psicologica, basata appunto sul motivo della «noia». Con questa parola Moravia riprende il motivo per lui consueto dell'« indif-ferenza », delľestraneitä dell'individuo verso gli altri e verso gli oggetti, proiet-tandolo ora nel contesto dell'Italia del neocapitalismo, della vita d i una bor-gbesia che iiello sviluppo degli anni Cinquanta ha assunto caratteri nuovi e diversi rispetto a quella degli anni del fascismo. La noia che attanaglia Dino ě Incomunkabílísä «una specie di insufficienza o inadeguatezza o scarsitä della realtä», che non e aifcnazíone riesce a persuaderlo della sua «effettiva esistenza»; ěin definitiva «incomuni-cabilitä e incapacitä di uscirne». II solo modo di contatto autentico con la realtä, possibile via d'uscita dalla noia, ma che ricade dentro di essa per ľansia del possesso, appare quello delľesperienza erotica. Un termine che in quegli anni fu di grande attualita e che riassume il senso dt queste varie suggestion^ sotto h cui sigla si pose agevolmente questo romanzo, e quello di alienazione (cfr. PA' role, tav. 163). Ii romanKO é interessante per la rappresentazione che da del mondo borghese e mtellettuale degli anni Cinquanta, per U modo ossessivo con cui ľesperieiiza erotí' JI..5. Da Moravia a Scedit: una grande nebulosa miiuúva PAROLE tav. 163 Aííenazione Termine che puo indicare genericamente Íl«divenirealtro», il «passarc ad nltro» (dal larino alius, "altro"), e puo esserc usato con diverse accezíoni nel Ifnguaggio culturale, sociologico e psieologico. Esso ě usato per definire la po-sízione dell'uomo nella societa industriale e capitalistica, in cuí ogni esperienza appare straniata aí soggetto, gli individui sono come sottratti a se stessi, privati della coscienza, immersi in un mondo dominato dagli oggetti, in rapporti nei quali compaiono non come persone, ma come cose; un termine scambiato di frequence con quello Aialienazione c mficazione, eheindicapiú esplicitamente la riduzione a «cosa» (in latino res). Dietro quesco uso generíco della parola c'é pero una Junga elaborazione teorica, che rísale al pensiero di Hegel, il quale si serví ďci due termini tedeschi Entáusseruttg, "alicnazione", e Entfremdung, "cstraniazíone, divenire estra-neo", traducendo Tinglese alienation (usato nelTcconomia politica de! Sctte-cento), per indicare una fase esscnziale della conoscenza, quella in cui il sogget-to esce ďa sé, diventa oggetto a se stesso, si estrinseca nelia nátura e nella storia: a questa perdita della soggcttivitá segue una riappropriazione, un riirovarsi dcllo spirito in sé, con una sintesi piů profonda tra soggettivitá e oggetfivita, Hegel seguiva anche il piú panicolare raanifestarsi di questa alicnazione nella storia dello spirito, in fasi diverse dello sviluppo della civíhá. 11 concetto hegciiano fu ripreso da Ludwig Feuerbach (1804-1872) e da Karl Marx (cfr. 9,1,4), che lo rovesciarono in senso materialisti co. Per Feuerbach 1'alienazione ě un carattere negative della religione, in cui 1'uomo separa da sé i suoi predicati esscnziali e li trasferisce alla divinitá. Marx riticne Menadione un carattere costitutivo del pensiero idealístico, die ^astrae dalla nátura e daU'uomo reale»; egli usa il concetto nelVambíto dell'economia politica. per definire i caratteri de! lavoro salariato nel sistema capitalistico, in cui il la-voratore é estraniato dal prodotto della sua attivitá, e quindi da se stesso, ridot-to a cosa. L'alienazionc dei soggetti st collega alla rei/icazioue di ogni rappoito nmano e sociále; gli uomini, alíenati da se stessi, si rapportano agli altri solo in quanta possessori di mercí, non per quello che sono ma solo in funzíone del valore di scambio di cui dispongono. Sulla scia del pensiero di Hegel e di Marx, il concetto di alienazione e siato variamente elaborato, approfondito, eriticato in questo secolo (fondamentale, tra l'altroř 1'uso che ne hanno fatto Lukács, e poí i teorici ddth Scuola di Fran-coforte). Un peso essenziale per la cultura italiana hanno avuto gli sviluppí che esso ha assunto in ambito csistenzialistico, specialmente per opera di Sartre. Il concetto ě cosi servito sia a indicare í caratteri del lavoro operaio nclPazienda capiralistica, sia le forme deiTintera esistenza nella societa industriale. La tematika dell'alien a zione, spesso ridotta a iormula esteriore, ha creato una moda culturale tra gli anni Cinquanta e Sessanta, grazie ai film di Antonioni c a nu-merosc opere narrative. II riíiuto ctci mondo alienato e dell'alienazione del lavoro capitalistic o ě stato poi al centro delle esperienze del Sessantotto e di nu-meroai orientameníí della nuova sinistra. 1 L'ultäíUŕl prodiwioíl.e Gli «inctti*> di Bntncflli z Epoca ii Kicosttuzione e sviluppo neJ dopoguerra (1945-1068) ca e usata come chiave di comprensiane della realtá, tra personaggi chc continuano sempře a guardarsi come estranei e nemici, chc si scambiano le parti con astio reci. proco, che, mentre recitano i! dramma del loro rapporto col mondo, non fanno al. tro che ribadire il piú chiuso egoismo, la piú fredda indifferenza. La disponibilita cli Moravia a catturare entro la propria pťospettiva i piúvari těmi delťattualitá culturale raggiuuge il parossisino negli anni Sessanta, sotto la spin. ta delTespansione economica e del piú intenso sviluppo delTindustria culturale menire la neoavanguardia sembra mettere in dubbio il rilievo della sua figura di in-teUettuale e della sua opera. In modo assai rempestivo, con 1'amhizioso romanzo Vattenxhne (1965) egli prova a riassorbire, entro il propilo metodo narrativo, for-me e temi delle nuove mode sperinientali, formalistiche, strutturalistiche. Nella série riechissima dei successivi racconti e nei romanzi Moravia ha prosegui-ro la sua ossessiva ricerca dcirattualitá, legata sempře ai suoi temi costani i. Basterá ri-cordare rapidamentci titoli degíi ultimi, piú stanchi, romanzi: helui (1971),I4vita interiort (1978), J034 (1982). Litomo che guarda (1985), Ilviaggioa Roma (1988). n.j. Da Moravia a Sciascia: una grande nebul .osa :i;:rritív3 Moralisnio illunlinistico 11,3.6. Vitaliano Brancati Dalla tradizione narrativa siciliana Vitaijano Bkancati ricava tma luci-dissima euriositä per 1a realtá comemporanea, a cu i guarcla con gli strumenti di una comicitä e di un umorismo assai singolari e di non facile definizione. Le sne opere piú important! regisirano la lollia di un'intera societá: in una rappresen-tazione carica di spunti autobiografia e di risentimenti personali, la vita della borghesia cittadina della Sicília orientale negli anni del fascismo si pone come uno specehio ampltficalo delľintera vita nazionale; la Sicília e il fascismo soao la base di un'autobiografia individuale che si trasforma in rítratto della societä italiana contemporanea. Sullo sfondo di un piccolo mondo provinciale, in cui si mischiano passivitá, fatalismo, dolcezza, aggressivitá, erotismo, egli fa viverc aleune figure maschili dalle caratteristiche inconfondibili, nuove origináli in-carnazioni delľ« inetto», personaggio che da Svevo a Tozzi al siciliano Rube di Borgese (cfr, 10,3.9) ha assunto un pesoessenziale nella narrativa contemporanea. Ma, 9 diŕ'ferenza dei loro predecessori, gli inetti siciliani di Brancati sem-brano blandamente immersi nella loro passivitá: vivono in un loro tempo mor-to, cvitano ogni iniziativa, non tentano nessun confronto, prolungano sempli-cemente un esistere vuolo, scandito dai ritmi debilitanti e fascinosi della vita meridionale, caratterizzato da programmi privi di ogni riscontro, da stanchc conversazioni ai tavolini dei caffe, da interminabili riposi pomeridiani. Tra gli autori della tradizione narrativa siciliana, certamente e De Robettp (cfr, 94.15) quello che piú si pone alia base del rcalismo critico, corrosivo, satí-rico di Brancati; ma al distruttivo scetticismo di De Roberto si oppone in Bran-cati una dimensione illuministica e razionalistica. Egli ha uno spirito di moralista, che si confronta insistentemente con un modello di civiltä e razionalitäe non pud mai trattenersi dal denunciare atteggiamenti e rapporti umani che g" appaiono incongruenti; e nemico di ogni mistificazione, di ogni ťinzione 8C»w le, di ogni comportamento basato su presupposti mitici e non verificatí Dal fascimo giovíinik alľamifascisiao II dbpoguena P: Vitaliano Brancati nacque a Pachino, la citta piu meridionale d'ltalia, in provin-cia di Siracusa, il 24 luglio 1907, da una famiglia borghese, che si trasferi nel '20 a Catania, citta in cui si formo c che sara al centro di gran parte della sua narrativa. Fu militante fascists e resto infatuato dal vitaiismo dannunziano. Lauteatosi in leuere con una tesi su De Roberto, coilabord a giornali fascisti e si trasferi a Roma. La te-madca erotica del breve romanzo Singolare amentum di maggio (1954) creo riscive e censure nei suoi confronti, fino a incrinarne la fede fascista, gia scossa dalla sua amicizia e corrispondenza con Borgese. Importante per il distacco dal fascismo fu anchc i3 rapporto con fascisti anticonformisti come Maccari e Longanesi (cfr. 10.6.4), c poi la collaborazione, a parrire dal '36, alia rivista di quesr'ultimo, «Orn-nibus». Dal 1937, allontanatosi ormai dal fascismo, inrraprese 1'insegnamento sco-lastico in istituti magistrali, a Caltanissetta e a Catania. Trasferitosi a Roma nel 1941, si dedico anchc alia stesura di tcsti drammatici: nel '42 conobbe 1'attricc Anna Pro-clemer che sposo nel 1946, quando, alia fine della guerra, si stabitt definitivauiente a Roma. Continue a scrivere per giornali e riviste, schierandosi su posizioni di libera-lismo radicalc: dal 1948 inizio a collaborare al «Corrierc'dclIa Sera » e dal '49 a «11 Mondow; lavoro ancora per il teatro e per il cinema (cfr. dati, tav. t64). Fu molto amareggiato dal caso sollevato dalla sua commcdia La governante, scritta nel 1952 e bloccata dalla censura teatrale (la prima rappresentazione avrebbe avuto luogo solo nel 1966), che pubblico facendola precedere da uno scritto polemico, Rttorno alia censura. Difficile diveniva anche la sua vita privata, con ia separazione dalla moglie (1953) e una grave malattia: la sua attivita fu troncata dalla morte, avvenuta a Torino, durante un'operazione chirurgica, il 25 scttembre 1954. Un valore parricolare hanno gli scritti giornalistici e di costume di Brancati, pie ni di un umorismo sarcastico e paradossale, tcsi a definirc1'irregolarita ela spropor-zione di comportamenti culturali, di modi della comunicaxione sociale, intreccian-dosi spesso a una inquieta analisi autobiografica: vanno ricordati almeno i testi rac-colli nel 1946 nel volume intitolato Ipiaceri. Parole alVorecchkt e quelli del Diario ro-mano, raccolti solamemc nel 1961. Non vanno infine trascurati i racconti che costi-tuiscono il volume 11 vecchio con gli slivali U945). II centro della produzione di Brancati e costituito dai quattro romanzi scritti dopo il suo distacco dal fascismo. L'orizzonte narrativo e dominato dalle distorsioni e dalle manie di una serie di maschi siciliani, pieni di una sensualita che pare come accartocciata su se stessa, tra vclleita, desideri, passioni sempre irrealizzate: la voce del narratore fa parte dello stesso mondo dei personaggi, senza mai direttamenteidentificarsi conessi. Gli anniperduti, scritto tra il 1934 e il '36, apparso in volume nel 1941, segue la vicenda di un gruppo dl giovani della citta di Nataca (in cui e riconoscibile Catania), che consumano i loro anni roigliori in una totale inetzia, rinviando continuamcnte la partenza per altri luoghi e collaborando al fallimentare progetto di costruire una torre panorami-ca. La citta e un non luogo, dove nulla accade: in tal modo e immagine universe, assurda e comica, dell'intera esistenza, Brancati compie una sorta di atto di ripudio delle ideologic vitalistiche e giovanilistiche legate al fascismo, tanto P'tr acre e corrosivo per la sua antica adesione. Nel Don Giovanni in Sicilia, scritto nel 1940 e pubblicato nel '4t, la rap- Dm Gitmimi Presentazione della borghesia catanese trova la sua apoteosi nel motivo del Stalin "Ongiovannismo, nell'eterno ruotare di oziosi giovani ed ex giovani intorno GJi scritri giomalisuri c; 5' raoconii Gti anni penitrfj: ňiíulo del ni'fr, 107-4 Epoca n Rkoslruziooe e sviluppo nel dopoguerra (1.94J 1 n.J. B« Moravia a Sdascia: una grande nebulos. nartarivs 107« Vaoki i! cdda alla tematica erotica, con fantasie, velleitä, interminabili discorsi suUe donne. Lo stesso orizzonte trova una piú ampia dilatazione, con piú espliciti rj-svolti amari e cupi, ehe in aleuni mornenti sfíorano la tragédia, nel successivo tornanzo U beli Antonio (1949)- II roman zo Paolo il caldo, seritto negli ultimi anni e rimasto incompiuto pubblicato postumo nel 1955, abbandona il singolare umorismo dei romanzi precedenú, saldando in modo nuovo elementi autobiografia e analisi morale. Lo spirito corrosřvo deílo sciittore catanese si awerte con forza anche nei suoi numerosi testi reatrali, incui prevale la rappresentazione degli umori velenosi, delte distorsioni; áelle mame del mondo famiiiare delia borghesia sicilíana. 11.3.7, Attn narrators gi& aiiivi negli anni Trenta: Piovene e Soldáti. Guide Piovene Di amica famiglia nobile vicentina, Gumo Piovene (nato a Vicenza ncl 1907 morto a Londra nel 1974) ha attraversato con inquieta problematicitá la cultura ita-liana ed europea dagli anni del fascismo ai primi anni Settanta, assai diffidente verso valori e realta sicuree definite, sospeso tra il culto dell'ambiguita e la ricerea dcl-la veritá: della sua inquietudinc egli ha fatro un modello di vita intelletmale laica c borghese, con una ostinazione che ha talvolta aspetti ingrati e opprcssivi. Alia pro-duzione letteraria egli ha sempře accompagnato una fitta attivita di giomalista e di Letvtr? corrispondente dall'estero. AI 1941 risale la sua opera piú nota, Ičttere di una naviti rnviw zia, romanzo epistolare su una cupa vicenda che si svolge in un ambiente conven-tuale, dove i personaggi studiano se stessi e i propri gesti sotto il segno della « mala-fede », oceultano le proprie ragioni sotto tortuose giustificazioni, con risvolti segre-ri e motivazioni capziose. In tutta 1'attivitá successiva Guido Piovene tenne fede alia sua problematicitá inquieta e assillante: ricordiamo il volume di saggild coda dipa-glia (1963), i romanzi Le fúrie (1963) e Le Stelle fredde (1970). Marto Soldáti: AITopposto delTinquietudine capziosa di Piovene si colloca ía prorompente vi- ji ,So! mm» talitá del torinese Mario Soldáti (nato nel 1906), che ha legato 1'analísi psicologi-a! cinema ca a un gUSto molto marcato per gli íntrecci e gli artitici narrativi, a una volonti di accostarsi alle facce piú varie della rcaltá, con una generosa pnrtecipa ztone, con un umanesimo cordiale e spontaneo: e molto ampia, con una diretta attivita di regista, ě stata la sua esperienza cinernatografica (cfr. dati, tav. 164). 11,3.8, Emtio flaiano. Riřiuiu Ennio Flaiano, nato a Pescara nel 1910 e motto a Roma nel 1972, si distin-tki íoiti giie per pestro satirico, per Píronia inesauribile, per il beffardo distacco da ttsa mtúlxtmk e forrmi]e intellettuali. Scrittore e intellettuale Iibero, indipendente, egli ha vis; suto direttamente il rapporto tra la letteratura e la nuova industria culturale: & ě confrontato con i meccanismi del giornalismo e del cinema, lavorando a 1°"" go in entrambi i settori. Ha vissuto dalTinterno le difficoltá del lavoro dell° scrittore tra le necessitá dell'organizzazione industriale, con il suo ritmo voru* coso, le sue convenzioni meccaniche, il continuo modificarsi di program*11'' DATF tav. ÍČ4 Moravia, Brancati, Soldáti, Flaiano e i! cinema Moravia lavoro per il cinema, collaborando a varie sceneggiature, giä negli ultimi anni del fascismo (ricordiamo le due sceneggiature per film di Renato Castcílani, Un colpo dipistola, \<)$i,e.Zazä, 1943, che egli non poté firmareper-chě inviso al regime), e poi nci primissimi anni del dopoguerra (nel 1945 colla-borô a llcielo snila palude di Augusto Gcnina e a La freccia nelfianco di Alberto Lattuada), Ma ben presto la sua presenza nel činenia si affermö in misura piú ampia e piú evidente con una serie di film tratti dalle sue opere narrative. Ricordiamo tra gli altri La provinciate (1952) di Mario Soldati (cfr, piú avanti), La romana di Luigi Zampa (1954), La ciociara di Vittorio De Sica (i960), Agosťtno o laperdita delľinnocertza di Mauro Bolognini (19Ó2), //conformista di Bernardo Bertolucci (1970). Anche Brancati (cfr, 11.3.6) lavoro durante il fascismo a numerose sceneggiature, come La bella addormentata (da Rosso di San Secondo, 1942) e Im h-candiera (da Goldoni, 1944) di Luigi Chiarini; Íl suo impegno di sceneggiatore fu particolarmente intenso negli ultimí anni. Brancati collaborô attivamente alia sceneggiatura di Anni diffiáli(1948) di Luigi Zampa (tratto dal suo racconto llvecchiocon glistivali). Da sue opere furono tratti, in seguito, II bell'Antonio di Maura Bolognini (1960), Don Giovanni in Sicdia di Alberto Lattuada (1942), Paolo il Caldo di Marco Vicario (1973). Diverse eil casodi Mario Soldati {cfr, 11,3.7), che lavoro in modo moko intenso nel mondo cínematografico fin dagK anni Trenta e che affronto direttamente la regia, con un impegno che per circa un ventennio ne ha fatto una delle presenze piú vivaci del cinema italiano, in genere con film rieavati direttamente da opere narrative, soprattutto ottocentesche, e con una predilezione per vi-cende ambientate nclla piecola borghesia impiegatizia. Tra i film diretti da Soldati; Piccolo mondo antico (1941, da Fogazzaro), Malombra (1942, da Fogazza-ro), Le miserie del signor Trauet (1942, da Bersczio, cfr. dati, tav. 134), Daniele Cortts (1947, da Fogazzaro), La provinciate (1952, dal racconto di Moravia), La donna del fiume (1954), Policarpo, ufficiale di scrittnra (1958). ecc. L'accumularsi di impegni molteplici e pressanti gli ha impedito peraltro di approfondire la ricerca letteraria, che per lui si e esaurita in una serie di spunti, di prove, anche se di altissimo livello: questa situazione ha accresciuto 0 suo di-sincanto, il distacco ironico dal mondo intellettuale, che in lui si e sempre legato a una coerente razionalita, a un senso critico vigile e spregiudicato. II capolavoro di Flaiano e costituito dal romanzo Tempo di uccidere, uscito nel 1947 e prcmiato con Io Strega; un romanzo dalla forza spontanea, costruito con un piglio veloce ed essenzialc, su un incalzare di fatti e situazioni, in modi che si av-vicinano a quelli della migliore letteratura europea dell'assurdo. L'opera prende spunto in parte dall'csperienza che Tautore aveva fatto nella guerra d'Etiopia, ma e in netto contrasto con gli schemi della narrativa e della me- di uccidefĚ T n7« Epocaii Kicostriaionc e sviluppo nti dopogucrra (1945-1968) 1 taceonti m teatialí La acrituiht s.-ätirn.-.í Professionista abilissimo delia scrittura cinematografica, ňn dagli anni Quaranta idearore di soggetti ed elaboratort- di sceneggiature ehe hanno con-tribuito in maniera determinante ad aleuni dei maggiori risultari del cinema del dopoguerra, ě statu Eiinio Flaiano (cfr. ix.3.8). Egli iniziô a occuparsi di cinema fin dagli anni giovanili, come critico cincmatografico, firmando poi Ie sceneggiature di cinquantotto film; ha lasciato anche interessanti soggetti non rca-lizzati. Elcnchianio qui i film di rilievo nei quali la collaborazione di Flaiano ri-sulta essenziale (si noti che in quasi tutte le sceneggiature dei film di Fellini alia collaborazione di Flaiano si é affiancata quella di TullioPinelli): Luci del varieta úi Federico Fellini e Alberto Lattuada (1950), Guardie e ladridi Mario Moni-celli c Steno (1951), Lo sceicco bianco di Federico Fellini (1952), I vitelloni di Fellini (1953), Dov'é Li liberta di Robeno Rossellini (1953), La strada di Fellini (1954), 11 bubne di Fellini (1955), Le nolli di Cabiria di Fellini (1957), La dolce vila di Fellini (1960, uno det maggiori successi del cinema italiano), La nolle di Michelangelo Antonioni {1961, in collaborazione con Io stesso regista e con Tónino Guerra), Otto e mezzo di Fellini (1963), Giulietla degli spiriti di Fellini (1965), Ľattrice di Miloš Forman (1966). morialistica neorcalistiche. Le vicende sono narrate in prima persona da uti ufficia-le delTeserciro italiano, che ncl paese africano oceupato si muove in uno scenario strano c indecifrabile, insieme familiäre e perturbante. Tutto vi accade in un oriz-zonte estraneo e allucinato; la condizione colonialc ha creato gesti c rapporti inson-dabili, dclle cose c degli uomini ha fatto qualcosa di minaccioso, di tnuto, di distor-to; in quel vagare per l'Eiiopia avvicne una totale coincidenza tra assurdo esisten-ziale e assurdo storico, Qucsto romanzo resto per Flaiano tin'esperienza isolata: in altre opere narrative egli costruí situazioni meno intense e concentrate, con momentí grottesebi e para-dossali, con estrosi spunti satirici sulla vita intellertuale contemporanea, sulle diffi-coltá e gli equivoci det rapporti interpersonale Quanro racconti lunghi furono rac-colti nei volumi lina e una notle (1959) cilgioco e ilmassacro (1970). La grande esperienza acquísita neila scrittura cinematografica ha portato Flaiano a insistere in modo particolare sulla scrittura teatrale, con risultati che sono tra i piú notevoli e originali della drammaturgia italiana de] dopoguerra. Si tratta di vere e proprie « farse» che sono State raccolte nel 1971 nel volume Un marziano a Roma e altre farse. L'originale atteggiamento satirico e ironico di Flaiano si esprime in modo piú diretto in molti dei suoi articoli apparsi su quotidian! e riviste e in una ricca messe di notazioni del genere piú diverso, aforismi, appunti autobiografici, brevi racconti, divagazioni eritiche, scher2Í paradossali, epigrammi e altri com-ponimenti in versi, il tutto pubblicato in numerose raccolte che seguono con inesauribäle curiosita, con pungente e amaro divertimento, 1'assurda banalita della vita quotidiana, le insulse abitudini della vita di massa, le ubbie e le pl* sunzioni degli intellettuali, le infinite storture dell'Italia dello sviluppo e del boom econornico, n.3. Da Moravia a Sciascis: una grande nebejosa narrativa li.3.9. La memoria e il cuore: Giorgio Bassani Nella narrativa di Giorgio Bassani la tematica della memoria, che aveva caratterizzato molta narrativa degli anni Trenta, trova nuova intensita, seguen-do Ie vicende di un mondo moko particolare, quello della borghesia ebraica di Ferrara, dai primi anni del fascismo alle perseeuzioni razziali, alla societä del dopoguerra. Guardando ad aleuni grandi esempi europei (Proust in primo luogo), ia scrittura di Bassani si awolge sulle cose e sulle persone, per afferrare il valore delle esperienze perdute, il senso de) loro consumarsi, il carico di affet-to e di sofferenza che esse contengono. Lo stesso impulso a raecontare parte da una spinta sentimentale, da un movimento del« cuore», che cerca i segni delle vite che il tempo ha portato via. Su quelle esistenze ě scritta la tragedia storica del popolo ebraico, vittima della perseeuzione raaziale. La memoria dello scrit-tore si scontra con l'incoscienza che ha segnato la vita del dopoguerra, con la diffusa ansia di dimenticare, di ricostruire semplificando e mascherando il pas-sato, negando Ie sofferenzc, le crudeltä, le colpe recenti. Lo scrittore lotta tena cemente contro quest'ansia di cancellare e di dimenticare, che fa risorgere anti-chi veleni e ipoerisie, che reca nuovo oltraggio alle vittime del passato. Quel mondo provinciale e borghese, segnato dalla morte, costituisce lo sfondo di tutta la sua opera: con civilissima misura, con riservata eleganza, con nostalgia appassionata e con spirito critico, egli ne ricostruisce la víta, offrendo un fragile segno di resistenza agli orrori della storia contemporanea. A Bassani non in-teressano affatto le přesuňte tendenze vincenti della storia, ma i destini che toc-cano agli sconfitti, le vite perdute e distrutte, le possibility ttoncate dalla vio-lenza e dalla stoltezza collettiva: egli vuole insomma conservare il ricordo di ció che di solito si ignora o viene dimenticato dagli uomini. Nato a Bologna nel 1916 da ťamiglia appanenente alla borghesia israelitica di Ferrara, Bassani trascorse finfanzia e la giovinezza in questa cittá: fu attivo antifa-scista e partecipo alla Resistenza; dal 1943 si stabilí a Roma, dove ha sempře vissuto, pur continuando a tornare a Ferrara. Ě stato direttore di una collana di narrativa dell'cditore Feltrínelli (dove nel '58 fece pubblicare // Gattopardo, cfr. n.3.11), vi-cepresidentc della Rat e poi presidente dcli'associazionc «Italia nostra ». La sua narrativa ebbe considerevole successo negli anni Scssanta (specie con II giardino deiFinziContini, premio Viareggio nel 1962); nia la neoavanguardia (cfr. 11.5.2) ne fece un obiettivo delle sue polemichc, vedendovi un modello di letteratura tutta in-timistica c sentimentale. Non trascurabile e mai intei rotta č l'attivitä poetica di Bassani: le sue poesie sono raccolte nel volume In ritna e senza (1982). II nucleo essenziale della sua attivitä ě eostituito dai sei«libri» che egli stesso ha riunito nel 1974 (e in una nuova stesura nel 1980) sotto il titolo complcssivo // romanzo di Ferrara: un insieme di racconti e romanzi che danno un ritratto appassionato della cittä e della generazione dell'autore. Con un processo di scrittura molto lento, con fasi diverse di elaborazione, Bassani era giunto nel 1956 alla pubblicazio-ne delle Cinque storie ferraresi, divenute poi il primo libro del Romanzo di Ferrara, con il nuovo titolo, Dentro le rnura; era seguito nel 1958 il breve romanzo Glioccbia- tfoa narrativa rJdla Mu mom La tragedia de! popola abr-u 0 Per nnu diäDänticare 7/ ?'' í',-?-'.,ŕ,.' 9 U giardino 1078 Epoca u Ricostruzkme e sviluppo nej dopoguerra (1945-1968) lid'ora, quindi i romanzi íl giardino dei Finzi Conthn'(1962), Dietro la póru (1964), Ľairone (1968) e, nel 1972, i racconti de Ľodore dei fieno. Le Cinque síorie ferraresi prescntano un linguaggio allo stesso tempo di estrema nicidezza e densitä, attento alle sfumature di un mondo quotidiano, in cui vicende ed esisterrze personali si dispongono in un orizzonte collcttivo, percorso da una sot-rerranea crudeltá; sotto le consuetudini piú normáli e quotídiane delia provinciale vita borghese delľantegucrra si naseonde un malesscre sotdo e lacerante, ehe erompe violentemente con lo scatenarsi degli eventi storici e politici. I singoli racconti (Udia Mantovani, La passeggiata prima di cena, Unalapidein viaMazzini, Gli ultimi anni di Clelia Trotii, Una notte dei 43) presentano una grande varieta di si-tuazioni, con hgnre umanc semplicissime, ma di singoíare intensitä: ta vita delia borghesia ferrarese (e alľinterno di cssa, quclla della borghesia ebraica) si svolge in un íntrcccio di attí automatici, di usi e abitudini sociali ehe procedono per conto proprio e sembrano schtacciare la verila delle persone ehe si oppongono a conven-zioni, ipocrisie, regoie ottusc. Nella recente tragédia storica, in particolarc in quclla degli ebrei ferraresi, emerge cosí in maniera lacerante il dramma degli indivíduí ri-masti soli in mezzo agli altri, a testimoniare spesso in silenzio il sopravvivere di una dignitä umana e sentimentale, assolutamente indifesa davanti al meceanismo rovi-noso ehe domina la vita sociale e la scéna dei mondo, Con Gliocchialiďoro Bassani passa alla narrazione in príma persona, aflidando-Ia direttamente a un personaggio autobiografico ehe rifietre in se stesso gli eventi ehe lo circondano e sa mantenerne il senso nella propria coscienza: egli assiste alla tragédia di Athos Fadigati, un medico di successo nella Ferrara tra le due guerre, condotto al suicidio dalla solitudine e daiľemarginazione Iegate alla sua condizionc di omosessuale. Nel Giardino dei Finzi Contini il personaggio autobiografiou se-gue, con una piú forte identificazione sentimentale, la vicenda di una ricca famiglia cbraíca trascinata nel vortäce della persecuzione razziale. Per semprc indecifrabilc resta il segreto ehe accompagna la bellissima Micôl; in questo personaggio feromi-nile si addensano una inafťerrabile promessa di felicitä, un groviglio di desiderí e di misteri, e ináeme una specie di negazione della vita, un non volersi piegare alla sua banalita quotidiana. íl.;. Do Moravis ä Sciascia: grande nehdosa s ro7s II.3.10 La memoria, il lavoro, la ragione: Primo Levi. L'imreo» II valore dell'opera di Primo Leví e legato alla sua natura di scrittore non ifclk meUria professionista; la sua vocazione nasce dalla lacerante espenenza dl Png'0™^ ■ dalla volontä di ricordare quelľestrema degradaztone delia in un láger nazista e t storia contemporanea ehe é stata la persecuzione degh ebrei Questo unpegno della memoria si svolge sotto 11 segno di una ragione legáta alle piu sohde radic. illuministiche, di una attiva mentalita di scienziato e di tecnico, dl una nducw nel valore dei lavoro, nella possibilitä di rapporti concreti e costruttivícon » Coerentemente con questo atteggiamento «illurninistico>», Levt ha cer Una v'm diftkik cato una scrittura lucidissima, estremamente razionale, tendente verso una ml sura di classicitä linguistica, verso forme essenziah, rapide, risolutive. Nato a Torino il 31 luglio 1919 da famiglia ebrea piemootese, Levi sidauteö,10 chimfcanel 1941: trovo subito alcuni irnpieghi, mentre la situazione della tamip™ faceva difficile per la morte delpadxe e per gli effetri delle leggi razziali. Unitosi a un gruppo di partigtani operante in Val d'Áosta, fu arrestato alla fine dei '43, e awiato, come cbreo, nei campo di concentramento di Fôssoli (Modena), da dove, alľinizio dei '44, fu deportato in Germánia, nel láger di Monowitz, ehe faceva parte de] siste-ma dei campi di Auschwitz. Riuscl a soprawivere a quella vira terribile e nel gen-naio dcl '45 fu liberato dalľarrivo delle truppe sovietiche; per tomare in patria in-traprese un lungo viaggio attraverso la Polonia, la Russia Bianca, ľlícraina, 1a Romania, ľUngheria, ľAustria, c giunse a Torino nelľottobre dei '45. Durante il difficile reinserirnento nella vita civile, sentí il bisogno di raccontare lasua recente espenenza: ne nacque il Iíbro di memorie Se questo e un uomo, pubblicato dalľediiore De Silya nel '47 e poi rilanciato nel '36 con grande successo da Einaudi. Intamo era stato assunto nei laboratória chimico delia Siva, fabbrica di vernici presso Torino, di cui divenne poco piú tardi direttore. Dopo il successo di Se questo é un uomo e dei nuovo libro di memorie La tregua (1963J, cominciô a seriverein maniera piú co-stante, anche con piú íiberc intenzioni narrative; ma poté dedicarsi interamente alla letteratura solo a partire dal 1975, quando lasciô il lavoro di chimico. Nel ricordo terribile delľesperienza passata, ha difeso fino alľultimo una noziorie essenziale di razionalitä e civiltä: ma ha visto anche oscillare e vacillare h tagiooe, aííacciarsi pe-ricolose diroenticanze, oddírhtura negazioui della tragédia vissuta dagíi ebrei; dopo un'operazione cbirurgica, é morto suícida nella casa di Torino ľit aprile 1987. Se questo e un uomo, nonostante il momento in cui fu seritto, é testo assolu-tamente diverso dalla memorialistica dcl neorealismo; non proielta sullarealtä immagini positiveo schemi «popolari», e lontano da uno stile «in preša diret-ta » o di tipo cinematografico. II ricordo della vita nel láger di Monowitz si svolge come in un racconto-diario, in cui si alternano il presente (tempo dei diario) e il passato remoto (tempo della storia): ogni momento dei libro, ogni deseri-zione di situazioni e figúre umane, ogni rrferímento alla persona delľautore, tutto é guidato da una volontä di capire, di definire con una parola ferma e semplice una realtä ehe appare al di lá di ogni razionalitä. Di fronte al mondo assurdo in cui lo ha precipitato una storia fatta comunque dagli uomini, il pri-gioniero dei láger resiste perché non si adatta alľassurdo, rífiuta di vivere quella condizione come normále, maotiene, nonostante. tutto, un fondo di cordiali-tä umana: egli tiene vigile, in ogni momento, una ragione, fragilissima e impo terne di fronte alľorganizzazione nazista, ma ehe comunque resta la sola forza capace di riconoscere le cose. Senza amplificazioni retoriche e línguistiche la deserizione ferma e nettissima di Levi acquista un empito quasi biblico, offre la semplice e terribile epopea di una umanitä offesa, privata degli atttibuti piú dementari dei suo essere. Nel successivo libro memorialistico, La tregua, Levi narra la vicenda della liberazione dal campo e dei lungo viaggio attraverso l'Europa per ritornare a casa: éunsingolare momento di «tregua» nella vita, sospeso tra il trascorso r°redellagereil ritorno alla normále t: un uomo FJn'oŕfesíi aJľ umanitä 1 ....-----realtä quotidiana. Sulla via dei ritorno gli clíľrľ r° V° t0 ndtá*** di "n'E^opa disintegrata, di una umanitä versľ a3 "U0Va rionta dl vivere: é un mis^glio di popoli e di cubure di-!a fiioiľ"] aCC/-lrS1 i avventure íihe danno á racconto un terno picaresco, ne! »wa di una liberta ntrovata alľestremo limite della miseria e dell'orrore l,a ttegU't: í'Europa disinľegmta Epoca u Ricostiuyjone e ävíbppo nel cjopogueľra C1945-19ÓK) 1 raeconti II Suterns periodico La chieve Li :■ -V' Se n o*> vra, Ľ ultima produsJonc 'E. i r ĺ'lííí' Giuseppe Tomas) Dopo La tregua Levi scrisse vari raeconti, dando inizio a una produzione che sviluppö ampiamente negli anni successivi, confiuita in tre raecolte, Störte natural/ (1967Í, Vixio di forma (1971) e Ulit e altri raeconti (1981). Un libro singolare, che intreccia autobiografia, gioco narrativo e passione per seienze, é // sistemaperiodico í 1975Í: ě un insieme di raeconti e braní autobiografie! disposti in ventuno capitoletti, ciascuno de! quali reca il titolo di un clemento del «sistema periodico», doe della tavola di Mendeleev, strumento di lavoro basilarc per ogni chimico (il primo é ad csempio dedicato a un gas inerte, VArgon, l'ultim0 al Carbonio). Gli eventi raecomati vengono collegati ai carattcri dei vari elcmenti; lo sguardo alia realtä e alle forme dclľesistenza si basa cosísu una contíiiua inchie-sta sulla materia; la partecipazione alla vita si svolge come continua azione sulle forme della natura, contatto con la sua sostanza profonda, che míra a scioglierla dalla sua impuritä incomprensibile e a inserirvi un segno umano, civile, razionale. Nellc turbinose contraddizioni del presence, tanto piú acute nel groviglio idcologico de* gli anni Scttanta, Levi tende cosí a ritrovare una strada «positiva», come mostra chiaramentc il romanzo La chiave a Stella (1978), storia dell'operaio piemontese Faussone, in cut si afferma il valore del lavoro, come intervento sulla realtä, come metodo di razionalitä e di civiltä. Per Levi il lavoro ě in realtä prima di tutto impegno razionale per resistere alle condizioni piú dure c difficili. alľostilitä della materia e delľambiente: e in dö si ri-vela il legame tra queste prospective e la sua esperienza della guerra e del lager. Esso c evidente nel romanzo successive, Se non ora, quando? (19S2), appasslonata e luci-da ricostruzione di episodi poco noti delia Resistenza al nazismo; si tratta delle vicende di un gruppo di partigiani ebrei che operano nelle zone occidental! delia Russia, quelle Stesse che Levi aveva in parte attraversato dm ante il viaggio di ritor-no dalla prigionia. Negli ultimi anni Levi ha messo insieme altri volumi, come la raecolta di poesie Ad ora incerta (1984) e gli seritti Ľ altmimestiere (1985). Ma un valoredi aecorato testamento ha il volume / sommersi e isalvati (1986), inquieto ri-torno alľespericnza del lager, tentatívo di defínire le trasformazioni che essa ha subito nel ricordo, la necessitä e la difficoltä di mantenerc una memoria colletiiva delľolocausto. In quests riflessione la voce del testimone ě costretta a interrogarsi sulľincsprimibilitá di quelľorrore, sulľimpossibilitä di conservarne ľimmagíne in una societa che ne ě cosí Ion tana, ma che puö sempře rischiare di ricadervi. 11.3.11. Il«caso-» Lampedusa. L'apparizione nel 1958 del romanzo // Gattopardo creo uno dei maggion casi letterari del dopoguerra; 1'opera ehbe un eccezionale successo di pubblico (e nel 1959 ncevcrte il premio Strega), ma suscito accese discussion! tra chi U considero uno dei capolavori tlella narrativa contemporanea e chi (specie da sinistra) la vide come un frutto fuori stagione, limitato a una prospettiva «deca-dente» 0 addtiittura ^reay-ionariaw. L'autore, il principesiciliano Giuseppe Tomasi di Lampedusa, natoa Palern* nel 1:896, era morto a F uli;m« ;i mmnnzo chc aveva scritto nei suoi i >e siciliano Giuseppe 1 omasi di lampedusa, naio »r Roma nel i957> senza riuscire a far pubblicare il «m«]-»* ultimi anni, insieme ad alcuni Raeconti, pubbhcati nel 19 j 1 romanzo insieme storico e autobiograhco, in cui 131110 i r. 51 •_ ■ _ cj__A\ CaTnu <-in erf* n muH'" II Gattopardo ě un romanzo insieme storico e autobiogratico, rappfesenra attraverso la figura del principe Fabrizio dl Salina nel cm stemma 11.3, Da Moravia a Scíaacia; una grande nebylosa narrativa roSi peggia un gattopardo. II principe vive il passaggio della Sicilia dal regime borbo-nico alio Stato italiano unitario, adeguandosi a una trasformazione che lascia im-mutati gli antichi privilegi. Chiuso nella cura della propria persona, egli si attarda a seguire i segni del consumarsi della sua giovinezza e del suo mondo, con malesseri e desideri inappagati, Di fronte al declinare dell'cs per ienza individuals il movimen-to della storia appare qualcosa di negativo e di cieco, che lascia comunque immuta-ta la realtä. La vita delle cose e dcgli uomini procede per proprio conto, si consuma al dí íuori di Ogní coscienza, non ě possibile imporle nessun valore razionale: di tut-to restano solo echi lontani, tracce di colore, sensazioni c profumi perduri. 11.5.12. Uno scriUore «postumo»: Guido Morselli, Tra i numerosi casi di serittori pubblicati e scoperti solo dopo la mořte, vanno Salvátore Satta uricordati quelli di Guido Morselli c del nuorese Salvátore Šatta íiw--Yr,-.Fi Guido Motsdli U comujthla _ J nuorese Salvátore Šatta (1902-1975), insigne gíurista, che nei suoi ultimi anni scrisse il romanzo II giorno del giudizh, pubblicato nel 1977, rappresentazione di una Nuoro senza tempo c di una vita che si giustifica solo nelľattesa di un giudizio privo di scopo. Gumo Morselli (nato a Bologna nel 1912, morto suícida a Varese nel 1973} subí in modo lacerante il peso delľinsensibilitä delia cultura ufficiale: egli non riuscí a pubblicare nessuno dei suoi romanzi, editi poi da Adelphi, con grande successo, solo dopo la sua morte. Conoscítore delle letterature stran ie-re, attento alla grande cultura « negativa »curopea, interessatoatcmatichelilo-sofiche e religiöse, Morselli visse una vita appartaca, fatta di gusti e abítudini eccentriche, cokivando uno scontroso individualismo, con uno spirito di con-servatore moderato e con una nostalgia per lc forme della natura e della civiltä che egli sentiva in via di disgregazione. Collaboró a vari giornali e periodici e pubblicö saggi critico-filosoťici. Nel romanzo Ucomunista, seritto nel 1964-65 e edito nel '76, la erisi anteriore di un depu-tato eomunista vícne confrontata col piú ampio scenario dí una crísi che incombe sulle ceitezze politiche, sulle ideologie e sut fondamenti stessi della realtä contemporanea. Con singolare tensione, si crea una rete di rapporti nanativi che danno un senso molto concreto del consumarsi e del perdersi, entro le strutturc della politica ufficialeř dei valori piú origináli della tradizíone operaia. II successivo romanzo Roma senza papa, seritto nel '66 (la cui pubblicazione nel Rohm 1974 ě all'originc della fortuna postuma di Morselli), esplora una delle possibilitá senza papa del futuro: un sacerdoie cattolíco svizzero narra la propria esperienza ciel mondo ecclesiastico italiano ncglí ultimi anni del Novecento- II papa, alla guida di una Chiesa modernizzante e secolarizzata, ha trasferito la sua sede a Zagarolo, nei pressi di Roma; l'evoluzione recnologica coincide con una generale degradazione della civiltä e della vita sociale, di cui il narratore vienc registrando i segni piú disparati. Questa esplorazione del possibile si rivolge verso il passato iieU'originalissima Coutmpassata invenzione di Contropassato prossimo, seritto nel 1969-70 e pubblicato nel 75. Gli prossimo eventi della storia di questo secolo vengono qui modificatí, a partire da una soluzio-ne della prima guerra mondiale diversa da quella reale. Divertimento lBS% seritto Divmimono nel 1970-71 e pubblicato nel '75, ě forse i'opera piú "perfetta" di Morselli, basata su una briosa e fantastica immagine della societa della belle époque. 1002 Epoca u Ricosti'uzione o sviluppo nel dopoguerra (1945-1968) Wssipako B.C. Ľultimo romanzo indaga invece ia possibilitä estrema delia fine del genere uma. no: scritto nel 1972-7; e pubblicato nel '77, esso si intitola Dissipatio H.G. (dove H. G. sta per bumanigeneris, cioě "dissoluzione del genere umano"). Si tratia del dia-rio di un solitario intellcttuale, che vive tra le montagne della Svizzera, nei pressi della cittä di Crisopoli (traspareriteimmagine di Zurigo), e si trova ad essere ľunico soprawissuto alľimprowisa e inspiegabile sparizione di tutti gli uomini. In questa strana apocalisse, k sterminata quamitä di oggetti e di funzioni della vita civile af. fonda come nel vuoto, in tma allucinarite inutilirä. 11.3.13. Goffredo Parise. Un'insoflíKoza La narrativa di Goffredo Parke hale sue radiči nelľ ambíente delia pro gencľosa vincia veneta, in una condízione familiäre «irreguläre», in una appassionata volontä di partecipare alia vita nelle sue esperienze piú concrete, in una atten-zione dketta a ogni aspetto della realtä contemporanea. Nella letteratura egli ha sempre visto un modo di conoscenza che emana dall'esperienza della vita: ha nutrito fottissima insofferenza per le teorie, le poetiche, gli schemi ideolog!-ci, eon uno spirito anarchko, disposto a spendere se stesso nei rapporti con lc persone e con le cose. U vita Nato a Vicenza nel 1929, nel 1950 iniziô a lavorare come giornalista e nel '53 fu assunto, a Miláno, dalľeditore Garzanti. Verso la fine degli anni Sessanta iniziô i suoi numerosi viaggi giornalistici in ogni parte del mondo: raccolsc alcuni dei suoi piú vigorosi reportages nei volumi Cara Cina (19Ó6), Guerrepoliticbe (1976, sul Vietnam, sul Biafra, sul Laos esulCile), New York {igyy),L'eleganza éfrigida, (1982, sul Giappone). Gravementc malato, negli anni Ottanta visse soprattutto nel Veneto, a Ponte di Piave; morí ncll'ospedale di Treviso nel ig86. Con u romanzo di esordio, // ragazzo morto e le comete (1951), Parise parti dalla sua esperienza di adolescente negli anni del dopoguerra, per creare una narrazione immaginosa, piena di vertiginose folgorazioni, al limite tra la realtä e il sogno. Dopo Im grande vacanza (1953), prese la strada di una rappresentazione realistica deUa vita della provincia, ma con un forte spirito satirico e un vivace brio narrativo: ne Venne fuori un romanzo di grande successo, Upreté hello (1954). U padrone í 1965) affronta una tematica di attualitä nei primi anni Sessanta, quells della riduzione delľuoino a oggetto in una societa dominata dalla produzione e dal denaro: Parise conduce questa tematica fino al grottesco, seguendo il rappono distorto che un diperidente istituisce con il proprio padrone, rinunciando a ogni identita personale e riducendosi alio stato di un manichino. Fin dagli anni Cín-quanta Parise aveva intanto pubblicato numerosi racconti, das temi molto vari; molti racconti degli anni Sessanta furono raccolti nel 1969 nel volume 11 crematoria di Vienna. Su di un pessiniismo assai acre verso la posizione stessa delľuomo nel rnondo si sviluppa Í3 testo teatrale Ľassoluto naturale (1967). Negli anni Settant» c Ottanta Ja produzione narrativa di Parise si risolve in una serie di brevi prose, rät; colte mSillabario n. 1 (1972) aSillahario n. 2 (1982), che si presentano come voči''1 un dizionario (con titoletti come Amore, Affetto, Altri, Amicizia, ecc). Qui Parise disegna situation! e vicende di estrema semplicitä, con ľintento di ridefinire ľ«{" stenza nei suoi caratteri elementari e origináli, di presentare forme di víta e senti' al realismo I JAJ'*.? mentí al di fuori di ogni analisi. Da M0raVi3 a Sd«™: ™a mnáe nebu!osa narrativa loo. "■3-I4- Narratori deWltalia dello svihppo. 1 Numerosi narratori rivelatisi negli anni Cinquanta, spesso in rapporto con il neorealismo, hanno seguito poi, nella loro successiva attivítä, il modiíicarsi della realtä italiana. Qui possiamo solo ricordare alcuni nomi di maggior rilievo e pochissimi titoli, che non possono certo bastare a fornire un'adeguata immagine di attivitä che spesso sono state assai continue. In Oreste Del Buono (nato a Poggio, nelľisola d Elba, nel 1923, vissuto soprattutto a Miláno, con fitta attivitä nel mondo editoriale c giornalistico) si intreccia una vivacissima euriositä per Je forme piú varie della narrativa moderna e uti senso di delusione, una insistente volonrä di cercate le ragioni della sconfitta esistenziale e storica subita dalla sua generazione. Giovanni Arpino (nato a Pola nel 1927, morto nel 1987 a Torino, dove ha passato la maggior parte della sua víta) é stato uno scrittore pieno di euriositä; sempre con una aggressivitä personale, con una volontä di scommettere tutto se stesso, di partecipare al mondo rappresc-ntato. Rakfaello Brignetti (nato alľisola del Giglio nel 1921, morto a Roma nel 1978) ha trovato una sua originale misura in una serie di racconti sul mare. Un confronto diretto, acre e rabbioso, risentito e beffardo, con la socieiä del neocapitalismo e le nuove abitudini della cultura di massa, con le convenziom del benessere consumistico, con ľimpero della burocrazia e ľastrazione delle ideológie, si da nolle opcic di Luciano Bianciardi (nato a Grossem nel 1922, motto -a Milano nel 1971): é di notevole rilievo il romanzo La vita agra (1962). Una tensione verso la deformazione comica, che fa emergere i caratteri assurdi della realtä ed csplodete la follia dal seno stesso della vita quotidiana d! una provincia italiana (che cambia i suoi connotati passando dalla civiltá contadina a qttella industrials, tra vio-lenze, ipocrisie, prepotenze), domina l'opera di Lucio Mastronardi, maestro elementare di Vigevano, dove era nato nel 1930 e dove é motto suicida nel 1979 (alia sua cittä egli ha dedicato una «trilogia», che inizia con 11 calzolmo di Vigevano, pubblicato in volume solo nel '62, in seguito al successo del secondo romanzo, II maestro di Vigevano, apparso nello stesso anno; segui poi il meno felicc 11 meridio-nale di Vigevano, 1964). Un inquieto spirito analitico e una ostinata tensione morale pervadono la narrativa di Giuseppe Berto, nato a Mogliano Veneto (Treviso) nel 1914, morto a Roma nel 1978: frntto di una lunga nevrosi e angoscia fu il romanzo II male oscuro (1964), in cui la sofferenza psichica si esprime con lacerante evidenza, con un discorso narrativo che procede per libere associazioni. In modo divetso, piú teso e concentrato, I'inquieta analisi di un io assediato dalla malattia psichica si svolge in Ottiero Ot-tieri (nato a Roma nel 1924), che negli anni Cinquanta aveva vissuto direttamente l'espericnza della vita di fabbrica e, con i romanzi Tempi strettUig'íy) e Donnarum-rna all'assallo ^959), aveva cercato una letteratura attenta alia realtä industriale; tuttavia lc sue opere piú notevoli sono quelle legate alľesperienza di una malattia psichica, L'irrealta quotidiana (1966) e // campo di concentrazione (1972). Almeno tin cenno va fatto al bolognese Manuo Cancogni (nato nel 1916), al milanese Alberto Vigevani (nato nel 1918), al triestino Renzo Rosso (nato nel 1926), al pugliese Giuseppe Cassieri (nato nel 1926), all'irpino Dante Troisi (1920-1989), magistrato che si rivelô scrittore col Diario di un giudice (1955), e al mai'chigiano Libero Bigiaretti (nato nel 1906). Del tutto originale la narrativa di PiERO Chiara (nato a Luino nel 1913, morto a Varese nel 1986), che iniziô molto Testimoni della vim italiana Oreste Del Buono Giovanni Ai-pi,,,, V.Mn-Y.u Brignerri Luciano Bianciardi Lucio Mastronardi Giuseppe Beno Ottiero Otlieri AJtri autori Michale Friscts Mack La Ca pria Mario Poiuiíio li Quinta Evangelia UKutile i,Y:s 1084 Epoca lj Ricostruzioíie e sviluppo nel dopoguerra (iy45"iy68) lardi a pubblicare, con un grande successo, storie insinuanti e scanzonate, maliziöse e dalle invenzioni inesauribilí. Vari serittori operami a Napoli, formatisi neü'ambito děl neorealismo, hanno seguito le sirade del realísmo eritico. Michele Prisco (nato a Torre Annunziata nel T920) parte dalla rappresentazione di ambienti conereti per tentare analisi sotti-lt e snervanti. Raffaele La Capria (nato a Napoli nel 1922, ma trasferitosi poi a Roma) ha prodotto una trilogia, raccolta nel 1982 sotto il titolo Tre romatizidi una giomala, eostituitada Un giornod'impazienza (1952), Feritoa morie {ic>6i), Amore e psiche (1973): sono romanzi di tipo autobiografieo, che seguono, nell'arco di una giornata, cíascuno in un diverso momento della vita, la coscienza dísintegrata di un personaggio, che si conťronta con ambienti che si trasformano e si sfaldano. Scrit-tore problematico c inquieto, che approfondisec una tematica intellettuale, civile, religiosa, tn una narrativa che si da come presenza nel mondo e ricerea di veríta, ě Mario Pomiuo (nato a Orsogna, presso Chieti nel 1921 e vissuto quasi seniprc a Napoli, dove e morto nel 1990) > certamente il maggiore narratore cattolico del do-poguerra. Egli ha toccato una tematica civile nei due romanzi llnuovo corso (1959) e La cowpromissione (1965). L'opcra maggiore ě 1'ampio romanzo // Quinlo Evangelia (1978), ín cui si segue la lunga ricerea, intrapresa da un ufficiale dellesercito americano in Germania alla line della guerra, di un quinto Vangelo, che conterreb-bcessenziaIi«detti»diGesú: di cuisiéfavoleggiatoalungo neüatradizionecristia-na, soprattutto in ambienti ereticali: si delinea il diagramma di una coscienza crí-stiana moderna, che non si assesta neN'accettazione del mondo giä dato, ma tende continuamenteal di la del presente, verso una mai raggiunta tealízzazione del tcgno di Dio. Notevolc anche // Natale del 1833 (1983), che svolge il tema del rapporto tra tede c dolore, riferendosi allesperienza del Manzoní di fronte alla mořte della mo-glie, testimoniata dall'inno incompíuto di cui viene riprodotto ti titolo (cfr. 8.3.10). GilíKPppC Son lvi:; mil lea Anfielt} Fiore ÍI,3.I5 La Sicília di Bonaviri e di Fiore. Scrittore assolutamente atipico é Giuseppe Bonaviri, nato a Mineo nel 1924, ehe ha svolto in vari luoghi (c da ultimo a Frosinone, dove vive) la professions di medico. La sua narrativa si immerge in un fondo ancestrale, attinge a una antica abitudine alia narrazione orale: cssa cerea una comunicazione con gli strati piú profundi della terra siciliana, con un mondo immaginoso e acceso, carico di Iuci, profilmi, colori.dovesi inerociano tempi e popoli diversi, culture molteplici. La Sicilia di Bonaviri si riconosce come un mondo mítico in una metamorfosi incessantc, in cui si affacciano i segni della nascita e della morte, la gioia delľinfanzia c il richiamo della dissoluzione: tutto vi si svolge in un'acccsa coralitä, ogni gesto ví si allarga in una dimensíone cosmologica, diventa partecipazíone alia vita misteriosa dell'uui-verso. Identificando racconto, mito, ma£Ía, delirio, scíenza, Bonaviri awolge que-sto suo mondo in una serittura che egli sente «come impasto cromatico, odoroso, sonoro».Traisuoi libri ricordiamo: llsarto della stradalunga (1954), llfiumedipie-tra (1964), La divina foresta (1969), Visola amorosa (T973), Dolcissima (1978). AI polo opposto della esuberanza narrativa di Bonaviri si pone ľopera del palcr-mitano Angelo Fiore (1906-1986): essa ě una sorta di discesa in un chiuso infcrno buroeratico, ossessivo svelamento di una condizione umana meschina, margina'e, al limite delia non vita, fatta di rapporti vuoti e perversi. Ricordiamo i romanzi U supplente (1964), 11 íavoratore (1967), Ľincarico (1970), Uerede delBeato (1981)- 11.3. Da Moravia a Scjawria; una grande nebLdosanarrsliv, i :y-2 -i "■3.r6. Leonardo Sciascia: vita, polity cultHr^ ^^^^^^m^il ^ mm ^^SS^tfe^^^ * as binaaoni di una realta imricata e o ru« 1 C°n lePoss^ilita e fe com. tSSl fronto difficile e riscbioso SSSSSSS?^ 51 Pone N^B come c™. rischiosocol mondo oggettivo rotondtre 1 analisi deeli« navttactvde libera e razionale. Vengono 1rivoJge a un'in- lnqu/«. Mi e di suggerire ľipotesi di cos, a integrarsi attenzione alia con-izioneel'artificio scnttore partecipa alla vita pubblicTw deiJZ^ ° * *camh™* h parti: !o preta gh event|- cerca ^S^^^^^^^m^S^. Le scclte polemicbe di Sciatic," ^'í10 dl r«ionalitä «la.-ca » fontán tí^ZS^Ľ^^ ^ - Z razionalita cretezza del presente, tensionr-mn, combinatorio, passive K,'C'e"St0p£l'llfe interpretati attfaverso il pun^di SľdellT'^T 7"*°™ ai vista della grande letteratura del passato; e sempliŕicazioni tattiebe ^"ue^^Vvirľn Rmí™0'"« »realta con il p,ú lucido rigorerazTonale P L* ' , 3 cercare una vita aportato a metterei,, luce rutta spirazioneavederela che rendongo cieca^nattS fa' l^Ä? ^ Su -ecci peWrSi, cercanola veritamdagando su eve ui ^^^á^^^W^ «0, egl, earrtvatoamostrareiadifficóliSSte^aT81' sottrarsi e nascondersi entro le t«mr r . ri,g">nc e^ ver>-■•' - • Ie tranlc e ,e complicate strutture della tá, il loro hanno costituito per Sciascia d^Znilt^^ soffocante della mafia, tendenze piú perverse dell mteľ real Tí ÍZŤcoT^ efmpkri ddle traHiv,^«Q----.....a 1Cdii*í iranana. Lome per mor a»*™; L't-scrcizio La Sicilia ttadtztonenarrativa siciliana, la ra del mondo: un mondo cbe somi ._ cuniĽ mernfora - _« per mold autori della M sua terra ba rappresentanto peE Iui una metafo aaunatrappolajncuila Jacercaresestessa, TdtnT0' iaí^*k narrativa si ě Un jntellettnaíc suo impegno a trarte in piena luce Cafe,egliS)ěawalSodi dUÍT Y?hh: una scittura U° deJIa gran^ letteratura illuministica Nato a ■ J Ja %im£ si avveite ů mo- Um ücritiu.i-i1 Bpoca i Ricostruzione e svüuppo nel dopoguerra UW^B) n.J. Da Moravia a Sciascia; una grande nebufosa nartaúva 1087 L'impííji.110 ,.-:M.i.:i^-<-' c civic Una voce am la dasse Saasas depurate Le parmccbte di Regalpftra mcntarc nel 1941, fu assunio come impiegato alFammasso del grano nel suo paese. Dopo il matrimonio con Maria Andronico nel 1944, nel '49 cominciö a insegnare nella scuola elementare di Racalmuto: !a fine degli anni Quaranta e gli anni Cin-quanta videro una sua varia attivitä let terária, contatti culturali e iniziative moltepli-ci (come la collaborazione con 1'editore di Caltanissetta Salvátore Sciascia e la dire-zione della rivista « Galleria »); il suo forte interesse per la realrä politica e sociale lo awicinava alle posizioni della sinistra e al partito comunista, a QUI egli guardava con attenzione critica, ma non senza diffidcnza. Nel 1956 pubblicó i! přímo libro che suscitö attenzione a livello nazionale, Leparrocebie di Regalpetra; nel 1957-58 fu a Roma, distaccato presso il Ministem della Pubblica ístruzíone; tornato in Sicilia, lasciö l'inscgnainento c si stabilí a Caltanissetta, lavorando al Patronato scolastico. TI grande successo dcllgiomo della civetta (1961) impose all'attenzione dell'opinio-ne pubblica nazionale ü problema della mafia e diede un rilievo notevole alia pre-senza di Sciascia nella cultura italiana. Nel 1967 si trasferí a Palermo, dove in seguito visse sempre, passando quasi tutte le estati a Racalmuto; nel rg7osi ritirodal suoimpiego statale. A partireda J/ňwte-sto (1971), i suoí seritti suscitarono polcmiche sempře piú vaste: per tutti gli anni Settanta e Ottanta la sua immagine di intellettuale problematico ebbe un rilievo in-ternazionale. La sua vasta produzione, al limite tra il racconto e Pinchiesta, fu ac-compagnata da una ricca attivitä di organizzatore culturale (svolta soprattutto nclla nuova casa editrice Sellcrio di Palermo), da intenzemi giornalistici e da una varia attivitä politica. Nel '75, superati precedent! dissidi con i comunisti, fu eletto come indipendente nelle liste del Pci alle elezioni comunali dí Palermo; ma, deluso per Pineffícacia della sua presenza nel consiglio comunale e contrario alia politica del «compromesso storico», si dimíse nel '77. Ebbe inizío allora una varia polemica con i comunisti e in genere con la classe politica italiana, che si complicó nel pesante clima dell1 emergen za antiterroristica: in particolare in occasione del rapimento di Moro, Sciascia si espresso a favore di una trattativa per la salvezza dell'uomo politico (esposc le proprie riflessioni sulla vicenda nel volumetto L 'affaire Moro, uscito nel settembre del ^78, che suscitö ro-venti polemiche). Dovctte impegnarsi su píú íronti per sottrarre Ic sue posizioni alle strumentalizzazioni e ai fraintendimenti che ne facevano i diversi schieramenti. Intanto soggiornava a lungo a Parigi, dove aveva modo di respirare un clima diver-so. Awicinatosi al partito radicale, fu deputato alia Camera dal giugno 1979 al giu-gno 1983, facendo parte della Commissione ďindagine sul caso Moro. Continue a seguíre gli eventi con coscienza vigilee irrequicta, anche sollevando nuove polemiche sui caratteri assunti dal potere mafioso nel corso degli ultimi anni e sui metodi usati per combatterlo: fino in íondo si impegnö nel tentativo di difendere, in una realtä sociale e giuridica stravolta e degradata, la certezza e il rigore civile del dirit-to. Minato da un male incurabile, Sciascia moří a Palermo il 20 novembre 1989. 1x3.17, Le opere di Sciascia. H primo libro di rilievo di Sciascia, Le parrocebie dt' Regalpetra, ^J**$& sembra collegarsi direttamente al neorealismo e alla letteratura «nd^^ po'endosicomeun'inchiestadocumentarias rio paese siciliano, che somiglia in modo trasparente alla ^e„. muto. Ma l'originalitä ddl'opera consiste proprio nel fatto che l aspetro docunie Gli zii di Sicília U gioriio della citvtta H Consiglio d'Egitto Akre espefienze tario, ehe ha una notevole carica di denuncia, non si pone a un livello di veritä im-mediata e diretta, ma mescola la realtä piú prccisa con dati di invenzione non imme-diatamente riscontrabilt. Come ľautore stesso sottolineó piú tardi, questo libro vuole esserc il punto di partenza di una lunga indagine sulla storia passata e presen-te della Sicilia, definibile come «la storia di una continua sconfitta della ragione e di coloroche nella sconfitta furono personalmente travolti c annientati». Nci racconti del volume Gli zii di Sicília (tre racconti nell'edizionedel 1958, quattro in quella del 1961) la sconfitta della ragione viene motivata attraverso un confronto con il mito e con la politica vista come mito, Nel succcssivo breve romanzo Ugiortio della civella (1961), che trae spunto dall'assassinio del sindacalista comunista Miraglia, av-venuto nel '47, l'inchiesta sulla realtä siciliana (e sul tenia della mafia) si appoggia a un particolare uso della strttttura del giallo: il detective rappresenta Io sforzo ostina-to della ragione alia ricerca della giustizia e della veritä, tra poteri c complicitä che nc eludono e cancellano ogni traccia. Non solo i veri e propri detectives, ma tutti colore? che vogliono ricostruire la veritä dei fatti del passato devono scontrarsi con la falsificazione e l'impostu-ra, alia quale é dedicate il romanzo storico II Consiglio d'Egitto (1963), ambien-tato nella Palermo del secondo Settecento. II romanzo A citzscuno ilsuo (1966) A cuaaum U mo segue ancora la struttura del giallo: il solitario professorc Laurana indaga su un delitto awenuto ne! suo paese, scoprendo responsabilitä e complicitä impen-sabili, fino a cadere lui stesso nella trappola degli assassini. Una forte tensione narrativa caratterizza ľinchiesta storica Morte dell'ittquisito-re (1967), appassionata denuncia degli orrori dell'Inquisizione. La cura nella rico-struzione e comprensione del passato e anche alla base della sua saggistica (soprattutto nei saggi raccolti ne! volume La corda pazza, 1970). II conlesto (1971) e un breve giallo che ľautore presenta esplicttamente come «parodia»: in un paese indeterminate (ma che molto somiglia all'Italia contemporanea), I'ispettore Rogas indaga su una serie di misteriosi assassini di giudici, die si susseguono in modo quasi meccanico. Al primo presentarsi della «strategia della tensione», Sciascia ne dä qui un quadro spregiudicato e disil-luso, con un gioco sottile di sdoppiamenti e di ambiguitä, che sembra prefigu-rare tanti tragici e oscuri eventi, che sarebbero poi realmenre accaduti nel corso degli anni Settama. Nel successivo romanzo Todo modo (1974) ľindagine f odo modo sulle oscure trame che trovano connivenze nel governo si rivolge piú diretta-raente verso il sistema di potere democristiano, verso il suo nesso con la tradi-zione cattolica e gesuitica. II gioco letterario, in un intreccio tra razionalitä cornbinatoria c gusto per la complicazione barocca, riesce a ricreare nel modo Piú denso il clima che ľautore sente gravare sulľltalia contemporanea. Abbia-j&B davanti una realtä in cui la lotta di potere si svolge attraverso trame che si "icastrano ľuna nelľaltra e che non é mai possibile ricostruire fino in fondo: "itiche tradizioni si piegano a usi micidiali, i valori del cattolicesimo si conta-""tiano con le forme della modernitä, vengono piegati a strumenti di potere, "sati per accrescere gli interessi di piccoli gruppi e la corruzione. Alia vana ri-j*ca di una riforma razionale di questo mondo cost tenebroso é dedicate Can-'do ovvero Un sogno fatto in Sicília (1977), « riscrittura» del celebre romanzo 1 Voltaire, Candide: é una specie di autobiografia intellettuale appassionata e 17 cotrtťíto Candido Epoca n Kicosttiaiont! e sriluppo nel dopoguerra (1945-1968! Us pubblicistica degti anni e Ottama Per una turratiua de] presente ironica, in cui Sciascia ripercorreledeiusionidel suo rapporto con il partito co-munista, e piú genericainente del suo rapporto di intellettuale «disorganico» con il mondo politico. I tre brevi romanzi di cui si é ora detto hanno accompagnato, negli anni Settan-ta, un'arrivitä polemka e saggistica, con netři ed espliciti giudizi sul mondo content poraneo. Gli anni Settauta, e poi gii anni Ottanta, hanno visto una costame presep, za editoriale di Sciascia, con una continua serie di piccoli libri dedkati alia ricosnu. zione di cast di cronaca e di vicende íontane o vicine del tipo piú diverso. Ricordiamo Atti relativiatla morte di Raymond Roussel (1971), sullo scrittore francese suici-datosi a Palermo nel 1933, La scomparsa di Majorána (1975), / pugnalatori (1976), U teatro delia memoria (1981), La Strega e il capilano (1986), 1912+1 (1986). In questi lavori sembra come approfondirsi la delusione di Sciascia di fronte alia impossibifj. tä di raccontare fino in fondo i caratteri delľltalia piú recentc. Ma a tina narrativa all'altezza del confuso e difficile presente Sciascia stava pensando negli ultimissimi anni: ne conscrvano qualche ttaccia alcuni brevi tacconti gialli (Porte aperte, 1987; // cavalicre e la morte, 1988i Una storia semplke, 1989), nei quali la sua tematica con-sueta si catica di piú dolenti intlessioni autobiogtafiche: figure solitarie di giudici c di polizioiti rappresenrano qui ľultima resistenza della ragione contro l'tngiustizia, contro il ramificarsi scmpre piú esteso e indecifrabile delle reti maltose, delle corn-plicitä tra il potere e il crimine. Dalľattivitä di Sciascia ě venuto certatnente uno dei maggiori contributi che, nelle rapide trasformazioni della recente storia italiana, la letleratura ha dato alia resistenza di una razionalitá civile: partertdo dalla complicata realta si ciliana, egii ha indagato sulle complicazioni dei rapporti sociali e della scena pubblica contemporanea, mantenendo fede ad alcuni valori estremamente semplici, come la ragione, la giustizia, la liberta. Sciascia awette che questa «semplice» ragione resta in fondo sempre sconfitta, ma insegna a tar si che es-sa continui comunque a dire di no almale che attanaglia il mondo, aile menzo gne dei poteri manifesti e occulti, alľambiguátä che grava su ogni momento della vita e della cornunicazione. 11.4. Le stradě della poesia 11.4.1. La tradizione del Noveccnto; continuitd e svolgitnenli. Giä si ě accennato (cfr. 11.2.16)ai tentativi di costruire una poesia neoreali- Esperienze sta, legáta al nuovo orizzonte politico e intellettuale del dopoguerra, e ai con- «iao*b tatci col neorealismo di alcuni poeti della precedente generazione, come Qua- neonaIlsmo simodo e Gatto: i maggiori risultati della poesia del dopoguerra furono pero raggiunti da poeti rimasti sostanzialmente estranei al neorealismo e legáti alia grande tradizione della lirica del Novecento. Si tratta di autori piú anziani, come Saba, Montale, che sviluppano ancora una varia produzione nel dopoguerra, e di altri numerosi poeti a cui sarä dedicate il presente capitolo. Tra questi ultimi si possono distinguere quelli giä formatisi prima della guerra, e che ave-vano svolto importanti esperienze negli anni Trenta (considerati come i maggiori poeti della generazione successiva a quella di Saba, Ungaretti, Montale), e quelli che emergono negli anni del prime dopoguerra, ricollegandosi ai model-li e alle fotme linguistiche della «moderna» lirica novecentesca. La tradizione novecentesca, seguita in questo capitolo, non puô essere pero considerata come un tutto omogeneo che si svolge in equilibrata continuity. Notevole succcsso ha avuto la distinzione proposta da L. Anceschi (cfr. 11.1.8) tra una poesia dcgli oggetli (legata a Montale) e una poesia delľanalogia (legata a Ungaretti). Altra distinzione, che negli ultimi anni ě stata avanzata piú volte in chiave polemica, ě quella tra una linea sabiana (legata a un rapporto piú diretto con le cose e a un linguaggio piú tradizionale) e una piú esplicita linea novecentista (niodernizzante e genericamente «crmetica», che risalirebbe a Ungaretti e a Montale): alia linea sabiana andrebbero ascritti poeti come Betocchi, Penna, Bertolucci, Caproni, e in parte un poeta piú giovane come Giudici; all'altra poeti come Luzi, Sereni (che pure ha molti contatti con Saba), molti di coloro di cui parlercmo in ir.4.10, ecc. Se si guarda piú da vicino alia concreta poesia * questi autori, ci si accorge pero che queste distinzioni sono valide solo par-'-talmente e rischiano di nascondere ['originalita delle singole esperienze. Dall'insieme di questa poesia risulta comunque un sostanziale superamen- Supmmemo t0 dei limiti e della chiusura del linguaggio piú sttettamente «ermetico»; ed ě ,» e della «pazienza»: l.i parola di Betocchi non vuolc esprime-re una chiusa soggettivítá, ma sgorgare «dal rinnegamento di se stesso», po-nendosí come «uníversale». AD'esasperato soggettivismo della cultura contemporanea egli oppone la corpositá antica delle cose, inserite in un piú ampio piano divino, che ne giustifica la condizione di creature. Egli ě attratto da tutto ció che vive, passa, si trasíorma, si consuma senza pretendere di essere altro da ció che ě. II suo vuol essere un «realismo creaturale», radicato nella piú antica tradizione eristiana, neíla rustica semplicitá degli serittori toscani del Trecen-to. Nella prima poesia sceglie le formě piú semplici della tradizione poetica, riaílacdandosi (come aveva fatto anche Saba) agli schemi della canzonetla w' lica (cfr. generi e tecntChe, tav, 82), prediligendo versi brevi e strofetteleg' gere: rischia talvolta di cadere nell'idillio, di far sentire troppo esplicitamente 'j peso delTintenzione di affermare una realtá « positiva ». Ma ció non accade P1U a partire dalla raccolta L'estate di san Martina, quando il poeta comincia a con-frontarsi da una parte con la nuova realtä italiana e dall'altra con la vecchiaia. In Ultimissime la vecchiaia insegna con i fatti, con la sua stessa condizione fisica, a scrollarsi di dosso ogni valore falso, ogn i pretesa di attribuirc significati intellettuali o spettacolari alla vita: fa scoprire l'assoluta incssenzialitä della sorte iodividuale, la necessitä di essere comunque dalla parte della pazienza e della povera leggerezza delle cose. La saggezza cristiana si riconosee nel negare ogni presunzione di sapere, ogni eleganza e ogni recitazione. Nelle ultime poe-sie Betocchi continua a interrogare ansiosamente la veritä, a cercare un Dio che continuamente gh rivela che non c'e altro valore se non quello del puro essere, del parteeipare aH'incomprensibile piano universale del mondo: qui perfino la sua fede religiosa sembra come vacillare, scarnificarsi e svuotarsi. Con sconvol-gente forza drammatica, questa meditazione si confronta con un mondo che non e piü quello deil'amtca Italia rurale a cui si affidava La nuova reakä e la vecchtak Ansiosa r diDio la sua prima poesia. :-4-3. Sandro Pětina: la poesia «irresponsabile» Quasi im mite ktrciado Poeta appartato e a lungo trascurato, chc ha vissuto tutto immerso nella propria esperienza privata, Sandro Penna, nato a Perugia nel 1906 e morto a Roma nel 1977, ě diventato soltanto nci suoi ultimi anni singolare modello per nuove generazioni di poeti e serittori: intorno a lui e alia sua poesia si ě create un vera e proprio mito; nel suo personaggio si ě awertito qualcosa di enig-matico e di inafferrabile, nella sua poesia un miracolo di perfezione e di «gra-zin», una spontanea ehtminosa espressione di una immediata realtá esistenzia-le. Per ildiretto richiamo della poesia di Penna alia «vita»e per la suafedeitáa forme «classiche» e musicali, egli ě stato visto (anche in ragione dei contatti che ebbe con Saba e della considerazione in cui questi tenne la sua poesia) come uno dei maggiori rappresentanti della linea «sabiana» e antimodernista della lirica del Novecento (cfr. 11.4.1). La sua prima raccolta, Poesie, apparve soltanto nel 1939. Nel 1950 si ebbe la suc-cessiva raccolta Appunli, seguita nel '56 da Una strana gioia di vivere. Qucste varie raccolte, insieme ad altri inediti, confluirono nel 1957 in un nuovo volume dal titolo Poesie, che ottenne il premio Viareggio. Seguirono altre pubblicazioni, confluite variamente in nuove edizioni della raccolta delle Poesie. Le poesie di Penna si dispongono in una specie di canzoniere in continuo accrescimento, caratterizzato dalla ripresa incessante di temi, motivi, accenti musicali, oltre che da un sottile gioco di echi e richiami interni: in esse non si svolge nessuna storia, ma si ripetono situazioni, immagini, forme costanti, illuminate da una luce che esalta ogni minimo particolare, che sembra voler tra-jformare ogni frammento di esperienza in qualcosa di prezioso e di assoluto. situazione di base ě quella dell'amore omosessuale, che a volte si confonde SuUmiaakiie cpn immagini piú generali e ambigue della gioia d'amore, altre volte richiama ddramori-s,tuazioni e rapporti concreti, ma sempre trasferiti su un piano luminoso e « su- o""XK*Mk Or, «caaMniere» rompksso J Epoca n Ricostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-1968) 11,4. Le strade della poesis blime». Penna sembra affermarela sua condizione «irregolare» in modo esal-tato e sereno, la sublima in un canto d'amore per il ripetersi degli spettacoli na-turali, degli incontri e delle occasioni quotidiane, per il rivelarsi della «luce d'oro» e per l'immergersi delle cose nel buio della notte. Si tratta di un ininter-Itoa poesia rotto canto di gioia, che si da sempre in ilJuminazioni brevissime, pet lo piü in Siammobo* componimenti di pochissimi versi, che nella loro misura nitida e ferma ianno pensare alia forma antica dcWepigramma (cfr. termini base 22): e Penna sembra aspirare proprio a una dimensione antica e « pagana», a trasformare le pro-prie awenture c i propri rapporti, gli incontri accidentali del mondo moderno cittadino, in qualche cosa di «classico», in esperienze ferme, in piena luce, fuori del tempo. Ma dietro la sua perfezione affiora qualche cosa di angoscioso e di negativo: dietro la ripetizione della gioia vitale c'e un vano consumarsi, che costringe il poeta a sentirsi come un «mostro da niente», votato a una lenta morte senza dispcrazione. 1-14.4. Uimpressionismo padáno di Attilin Bertolucci. ■Of: i di sensuak Lt: opt-rc LLiLrae^io'/ir del quoridísno [I iinguaggio intDrcísiooístieo : ioquíeludiíu dd.a a.:^i--J. La poesia di Attiuo Bertolucci, nato a San Lazzaro, presso Parma, nel iyn, trovo molto presto la sua strada, giá negli anni Trcnta, in una tenera e do!-cissima «grazia », nella gioiosa affermazione di una realtá sensuale, dai colorj densi e pastosi, dcscritta con uno spontaneo abbandono affettuoso, capace di trovare accenti di singolare intensita: e nel tempo, iino a una vitalissima vec-chiaía, í! poeta ha mantenuto fede a qucsti caracteri originari, come difenden-dosi accanitamente dagli assalti della storia e della modernita. Giovanissimo pubblicó nel 1929 la sua prima raccolta, Sirio, a cui seguirono nel 1934 F/íoc/>idinovembree nel i^iLacapanua indiána. Nuovi caracteri, piúmossic drammatici, rivelano la sua raccolta del 1971, Viaggio ďinverno, e un ampio poema, a lungo elaborato, La camera da létlo, in due libri, usciti nel 1984 e 1988. Essenziale ě in Bertolucci il gusto di abitare le cose, di immergersi nelle formě del quotidiano: la sua poesia ě prima di tutto partecipazione alla vita c ai colori del mondo campesere eagrario padáno, al ritmocalle figuře delle stagioni, allesťuma-ture infinite che lascia sull'occhío e nel cuore una nátura fortemente caratterizzata dalla presenza deH'uomo. A questo mondo egli si accosta fin dalPinizio con una sua ingenuitá adolescenziale, con un appassionato bisogno di afferrare la bcllezza della realtá che gli vienc incontro. Con un linguaggio insieme semplice e sinuoso (del quale aleune radiči sono in Pascoli, nel realismo ottocentesco, in vari pocti anglo-sassoni), cgli canta la dolcezza delle cose, della citta di Parma e della campagna cir-costante, in módi che ricordano quelli deH'impressionismo pittorico. Ma a un certo punto si fanno sentire anche in questa poesia cosi «difesa»1c lace-razioni della guerra e del dopoguerra, che emergono con piú evidenza dopo il tra-sferimento del poeta da Parma a Roma. Soprattutto nelle poesie raccolte in Viagi10 ďinverno emergono allora tensioni drammatiche, lancinanti immagini di una stoná che consuma e distrugge qucl mondo felice. La poesia di Bertolucci ha poi acqa1' stato un sempre piú forte carattere narrativo, giungcndo, con La camera da letto,3 recupero di una forma, come quella del lungo poema, quasi abbaudonata dali. 1 poesta del Novecen.o: ma si tratta di un poema «aperto »che precedei Z ™h IľuT tempo utrno, tissandole in un nrmo ossessivo. Mario Luzi; dalprimo ermethmo a Onorc del vera Partendo dal seno delTermetismo fiorentino, la poesia di Mario Luzi si ě svolta in modo sempre piú intenso, verso una inquieta interrogazione sul valo-re delTespcrienza e della parola in una civiltá in continua trasformazione, verso una appassionata ricerea su ció che puó restare stabile e saldo in un universo che sembra sfaídarsi da tutte le parti. Si tratta di una poesia diíficile e spesso oscura, animata da una forte tensione intellettuale e«insieme da una dolce e fra-gile passione per la vita delle cose; i problemi religiosi, morali, cukurali, vi si In-irecciano in un «discorso naturale», che guarda con viva partecipazione al presente, ma come a distanza, cercando un «tempo della poesia » che per Luzi «é un tempo in cui si incidono senza tempo le cose che sono sempre accadute e che sono sempre eventuali ed accadibili». Nato nel 1914 a Castello, presso Firenze, ha partecipato intensamente, neila Fi-renze degli anni Trenta, alla cultura cattolica ed ermetica, collaborando al « Fronte-spiziow c poi a «Campo di Marte» (cfr. 10.7.16) e stringendo legami con molí i giovani tntelletcuali řiorentini (da Betocchi a Bo, a Pratolíni, a Bilenchi). Dal 1938 ha insegnato nelle scuoic médie, e poi dal '55 nelle universita di Firenze c di Urbino. La sua sincera fede cattolica non si ě maí chíusa in sé, ma si č rivolta, anche negli anni dei piú duri contrasti ideologici del dopoguerra, verso una inquieta attenzione alla cultura europea c a quclla della sinistra. La raccolta di Tutte le poesie, uscita nel 1988, si articola in tre grandi sezioni, // giusto della vita, NeWopera del mondo, Per il bíitiesimo dei noslri frammenti. La prima poesia di Luzi rappresenta nel modo piú esemplare Í caratterí dell'er-metismo fiorentino. la sua tensione verso una veritá segreta e inafferrabile, il suo tentatívo di esprimere Tcssenza trascendente del mondo attraverso simboli c immagini fuggevoli c balenanti. Piú di tutti egli sente la lezione della poesia simbolista c di Mallarmc (cfr. 9.2.2), ma sembra come libetarla dei suoi caratterí preziosi e splendenti, tradurla in una chiave di poverta e fragilita, nella ricerea di una «voce materna, / senza origine, senza profonditá ». La figura de Im barca, che dá il titolo alla prima raccolta (1935), indica un luogo da cui si puó osservare appartati il mondo e la veritá «intrepida» che in esso«proceděn. Levarie raccolte sembrano voler comporre un difficile canzoniere amoroso, basato sul dialogo con una figura fem-minile «non ancora conoscíuta», che si proietta nel passato, in luoghi e in presenze segnate da altre storie, in echi inafferrabili. assenze, cancellazioni (che nel Quader-nogotico, 1946, si svolgono su uno sťondo stilnovistico e medievale). AI carattere troppo rarefatto di questa príma poesia si sostituisce, a partire da Pri-wťzie deldeserto (1952), un confronto drammatico con una realrá, come quella del dopoguerra, che si presenta come un «deserto», in sé immobile nelI'atto stesso di ttasformarsi c di mutare. Su questo sfondo si svolge una tenaccriflessione metafisica sul rapporto tra movimenro e immobilita, tra flusso del tempo e sua sosnensione. La ricsrcB cli una stabilná Un cailoliccsimo intjuitľto Ermctismo c stmbulismo }jí barca II cordronto dfartlfíiaticť con la K/Atk Epocs n Ricostruziont c sviluppo rid dopoguerra (1945-106») 11.4. Le strade dcila poesia V;;;; ':p:j?:i :;'<:■:' Nel< ddta vita sockle OioreoWiwn In Onore del vero (1957) il poeta scopre la veritä nascosta nellepiú povere, fragili, banali occasioni della vita quotidiana, neglí atti e nei gesti ehe non sono carichi di nessun contenuto storico o ideologico: il «vero» di cui egli afferrna l'«onore» ě quello del piú semplice perpetuarsi della vita. 11.4,6. Nell'opera del mondo.' il magma e la controversia. Dalfondo delle campagtte (1965), la piú antica delle raccoltc riunitesorto il titolo Nell'opera del mondo, prosegue I'orizzontc di Onore del vera, con ostinata íedeltä alia realtä campestre toscana, i cui valori sembravano resistcre al vorticoso processo di industrializzazione in atto nel paese. 11 valore della vita, delle sue semplici forme quotidiane, si riconosccpiú fortemente nel inumcmo in eui scneawerteiaperdita; la piú autentica «opera del mondo» si ritrova nell'agire piú modesto, si costruisce in incontri senza parole. II pericolo che minaccia questa realtä affiora con violenza nella raccolta Nel magma (1963), dove la poesia di Luzi si immerge nelľaspro dibat-títo imellettuale e politico degli anni Sessanta, in un magma di parole, scelte, contrasts rimproveri e recriminazioni. II suo verso si ricmpie di segnt della realtä citta-dina, di oggetti e immagini che percorrono lo schermo della ctiltura di massa, del giornalismo, del dibattito politico: trova una misura ltinga, rinnega ogni ricerca nte-lodica, facendo sprizzare dal suo interno schegge laceranti, segni e barlumi di vio-muti lenza. Sufondamentiinvisibili (1971) vede prolungarsi questa dimensione in una in-ittvúibíU quieta riflessionc intellertuale, morale, religiosa, appoggiata sui frammcnti della realtä di un'Italia sempre meno «povera», sempře piú carica di segni e oggetti artificial!. Egli indugia a descrivere figure in movimento sospesoe bloccato, ripercorre insistentemente i temi della contraddizione tra stabilita e moto, tra veritä e distrti-zione, tra ŕlusso del tempo e rivelazione delľcterno. Alfmm M fuoco della controversia (1978) bručia ľinoin fondo il linguaggio poetico íe!k wiarooersh immergendolo nella confusione della storia contemporanea, negli anni delia contestazione e del terrorismo, della crescita convulsa del sistema sociále. La controversia (che ě insieme teologica, morale, politica, sociále) si svolge al di lä dei limiti del tempo, si allarga okre i confini dello spazio: in essa sono minaccío-samente implicit i il poeta e ľassassino, che « s'awiano al sanguinoso appunta-mento/ ciascuno certo di sé, della sua parte ». Ě una poesia difficile, che si ostina comunque ad abitare nelle piú violente contraddizioni contemporanee. 11,4,7 Ľultimo Luzi: frammenti efrasi di una imprendibile verila. La corrosions Per il battesimo dei noslriframmenti (198 j) rivela un ultenore Hnnovama to della poesia di Luzi. Ora la sua inquieta riflessione corrode Modopu p fondo la parola: all'accumulo magmatico si sost.tutsce una frantumazione rottura continua del verso e dello svolgimento smtattico. La p^ola sembr gistrare «frasi» sparse, raccogliere 1 resti di un messaggto che che tace o « gorgoglia / a tratti», che st annuncia in un farfug tare « net b go/sparrdirotfami>>8NeUepieghedeUa parola frammentarta, chest prepara : jo 5 tornarc alia sua origine, al suo « battesimo*, alia sua purificazione.si insinua p;u vibrantěľinterrogazione sulla mutazione e sulľimmobilitä, su un evento di cui non si riesce a comprendere se sia efiettivamente awenuto e in che cosa consista. L'ultimo libro di Luzi, Frost e incisi di un canto salutare (1990), offre una u «M|uto nuova interrogazione di questa veritä, cercata sempre piú nelle pieghe, in un »iUK„ canto che si svolge attraverso «frasi» e «incisi», che resiste tra i rumori inter-minabili della presente civiltä: un canto «salutare», perché conessoilvecchio poeta dä un «saluto» alia sua esperienza del mondo e della poesia, e cerca reli-giosamente una « salute » spirituále. II contatto con le cose origina nuove in-qttiete forme, nuove esitazioni e lacerazioni: ma sembra come pacificarsi nel-l'attesa di un'immersione nel flusso dell'essere, che ha significato solo nell'in-comprensibile piano divino. ir.4.8. Vittorio Sereni: poesia e coscienza dell intellettuale. Per VlTTOMO Sekent la poesia ě coscienza storica, comprensione del pre- La piwsia sente, misura di un essere «civile»: egli fornisce l'immagine piú equtlibrata e rome «"*«*• coerente di una botghesia intellettuale progressista, che ha avuto un peso fon- stonca damentale nella cultura i taliana del dopoguerra, che ha mantenuto un atteggia-mentodiliberalismo avanzato, pieno di inquietudini, aperto e disponibile verso la cultura di sinistra, ma ncn dimentico della lezione della « decenza quotidiana » di Montale. Fedele a una razionalitá laica, democratica, di matrice illu-ministica, egli la confronta con le contraddizioni e le trasformazioni che hanno avuto luogo dagli ultimi anni del fascismo agli anni Settanta. In questo con-fronto si insinua un continuo dubbio sul valore della propria parola, della poe- 1 dnbbi sia in genere, della stessa condizione intellettuale. D'altra parte, Sereni non ě su',íläore un poeta « a tempo pieno »: la sua scrittura si svolge con ritmi incostanti e con clella p""" lunghissime fasi di silenzio, tra dubbi, insicurezze, reticenze; essa non é fnitto di una ricerca assoluta ed csclusiva, ma strumento conoscitivo e modo di espressbne legato strettamente a una vicenda di intellettuale problematico. Nato iLuinoil 27luglio 1913, Sereni studiô all'universitädiMilano. Trail '3S e il La viia '39 fVi nella redazionedella rivista « Correntedi vita giovanile*, per le cuiedizioni ap-parve nel 7.941 la sua prima raccolta di versi, Frontiera. Chiamato alle armi, incerto sui senso dcila guerra e sui suo destino, Sereni vi prese tuttavia parte e, nel luglio 1943, meiitre si trovava in Sicília, venne catturato dagli Američani e inviato in un campo di concentramento in Algeria, poi presso Casablanca. Tomato dalla prigionia, con ľa-marezza di nonavcr partecipatoalla Resistenza, int raprcse ľinscgnamento e nel 1947 pubblico la nuova ficm\t-iDiariod'Algeria. Nel '52 vcnncassuntonell'tiffictostam-pa della Pirelli, da cui passu nel 1958 alia Mondadori, come dirigente editoriale. Dopo la pubblicazionc di un breve diario problematico, con prose (e ancbe la- I,a pioduziooe lune poesie) appartenenti a momenti diversi, Gli immediati dintomi (r962), e del kuoraria racconto L'opzione (1964), notcvole risonanza ebbe nel 1965 la raccolta poetka Gli strumenti umani. Nel 1981 usci un volume di traduzioni da vari poeti modcmi, Umusicante di Saiiit-Meny, e alľinizio del 1982 il volume di poesie Stella variabile. E morto a Miláno il ro febbraio 1983. wv6 Epoca i r Rteostiuzione e sviluppo ne! dopoguerra (1945-1968) d'Afeeria 11.4.9. Le raccolie poetické di Screni. frontiers (1941), la prima raccoltadi Sereni, č dominata dal paesaggio lacustredi Luino: in luogbi concreti edefiniti, tra oggetti e presenze in movimento, la vita si ma-tlífesta in forme sfumate, in gesti come sospesi, Tutta questa rcaltä si pone sotto il segno, insiemesimbolico c reaíe, della «frontiera», del limite c de! confine: laconcreta vicinanza della ŕrontiera svízzera diventa segno dclľintera rcaltä, ehe appare legata a un limite, faticosamente alia ricerca di una condizione estranea e diversa. Nel Diario ď Algeria (1947) ľesperienza della guerra e della prigionia spin-ge la poesia di Sereni a penetrare, in modo piú intenso e lacerante, lo stato di estraneitä e di sofferenza da lui vissuto nel passaggio tra quei tragici eventi. Le poesie composte durante il servizio mditare danno voce alia contraddizione di chi, senza volerlo, ma senza poter far nulla per opporsi, si trova ad appartenere a un esercito oceupante, «tra le schicre dei bruti». Le poesie composte durante la prigionia seguono una nuova contraddizione, tra la vita senza tempo de! campo di concentramento, risolta nella monotona eura della soprawivenza quotidiana, e gli eventi che si danno sulla scéna della guerra e del mondo, che annunciano la nascita di una nuova Europa, di cui il prigioniero, «morto / alia guerra e alia pace», non riesce a riconoscere fino in fondo i segni. Gli strumenti umani, che raccolgono testi composti tra il '45 e il '65, ptesen-tano il lungo e difficile confronto con la vita «normale» seguita alľesperienza della guerra: mostrano leesítazioni, le perplessitä, íe nuovedelusioni, k incerte speranze di un dopoguerra in cui le recenti lacetazioni non si ricompongono, ma danno luogo a nuovi contrast!. La parola poetica tende ora piú esplicira-mente a trasporre ľesperienza personále in una occasions di conoscenza. Sereni cetea di ritrovate la continuitä di tma cultma umanistica non astrat ta, capace di confrontarsi, con tensione illuministica, con le trasformazioni della realta industriak. Si affaccíano numerosi segni e frammenti della nuova vita quotidiana, richiami alla cultura di massa, tracce della cronaca, situazioni dello sport, della condizione cittadina, della vita di vacanza e di viaggio: i dati piú ca ratterizzanti della realta sociále degli anni Cinquanta e Sessanta producono una macerazione intellettuale, che giunge a riconoscere il massimo valore non in una prospetttva poiitica, ma nello scambio delľamicizia e nelľevocazione di figure di sofferente coscienza umana. Poesia e mondo: T! titolo dell'ultima raccolfa, Stella variabile (1981), si riferisce alla poesia e Sutu variable g] suo rapporto con il moodo, alia sua condizione di «stella » non fissa, che non puo date certezze, invocata senza che possa promettere nessuna salvezza, nes-sun risarcimento del dolote e del vuoto personále e stotico. La coscienza di Sereni sembra qui tendere verso una radicale negativita, che in parte risulta av> vicinabile a quella del vecehio Montale, ma che presenta toni piú cupi e minac-ciosi, eseludendo le soluzioni ironiche e parodiche proprie di Satura e delle i"' time raccolte montaliane (cft. 10.8.8 e sgg.). La rcaltä amata e desiderata sembra ritirarsirendendosi sempře piú estranea, inspiegabile. Gli oggetti e la nátura sembrano andarc alia deriva, cercare la sola possibile veritä nella motte- Gil SltuMtflli uma/ti: í'Ttalia díl dopoguerra Le forme (ielk realta contemporaries 1.4. Le sríade della poesia 11.4.10. La «linea lombardní. Ľesperienza «critica» dei lůnibprdi Giorgio Ordli Si usa parlare di lirica lombarda (secondo la designazione data da L. Anceschi in un'antologia del '52) per i vari poeti operanti a Miláno che, nel solco della tradizione novecentesca, rivolgono una piú forte attenzione agli oggetti, con un senso della concretezza e una tensione morale che trovano le loro radici proprio nella grande tradizione della letreratura lombarda. In Sereni si puô riconoscere il maestro e il ri-ferimento essenzialc di questa che non puô cssere considerata una «scuola», ma un'atntosfera comune, un orizzontc che unisce poeti lombardi o variamente legati a Miláno come Orclli, Rist, Erba, Cattafi. Questa «linea lombarda» sfiora anche esperienze diverse come quella del piú anziano Fortini (cfr. 11.5.8)e del piú giovanc Pagliarani (cfr. 11.5.11) e trova svolgimenti in esperienze piú tardc, a cominciare da quella di Giudici (cfr. ri.4.19). Lo svizzcro Giorgio Orelli (nato ad Airolof nel Canton Ticino, nel 1921), poeta, narratorc, critico, traduttore, č certamente il maggiore rappresenlante della contemporanea letteratura della Svizzera italiana, strettamente legata a M ilano e alla cttltura milanese. L'esordio della sua poesia risalc al 1944 (le varie pubblicaztoni sono confluitc nclle raccolte L'ora del tempo, 1962, Siuopie, 1977, Spiracoli, 1989); essa e passata da un gusto per la torma breve, di tipo epigrammatico, a forme piú ampie e distese, che intrccciano con grande sapienza cchi letterari e traccc dei piú convenzionali linguaggi quotidiani. Nelo Risi (nato a Milano nel 1920), medico, si č occupato di letteratura e tli cinema. La sua é una poesia «civile», carica di riscntimenti politici, nutrita di una passione rivoluzionaria, legata alia tradizione della sinistra, ma costretta a scontrar-si con una realtä ostica, che resiste a ogni ipotesi di sviluppo razionale. Luciano Erba (nato a Milano nel 1922), critico e professore di letteratura fran-cesc, ha scelto una posizione marginale, ombrosa, sospesa tra indiffcrenza, ironia, curiosira per una realtä sfumata e leggera. II siciliano Bartolo Caitafi (nato a Barcellona Pozzo di Gotto, Messina, nel 1922, mono a Milano nel 1979) ha vissuto a lungo a Milano; in una produzione varia c uimultuosa (che ha il stto momento piú intenso e risolutivo nella raccolta Vosso, I'anima, 1964), lia cercato una sorta di lacerazionc interna nel linguaggio lirico no-veccntesco, portando un rondo linguistico di tipo ermetico verso singolari esiti di violenza espressionistica: la passione per ľastrazionc intellettuale si intreccia in mo do velenoso con la euriositä per gli oggetti e con un riscntimento distruttivo. ii.4.11. Altre esperienze poeiiche. Una piú diretta continuitä con le esperienze degli ann i Trenta si puô rirrovarc in Comiiiuiti numerosi pocti, tra cui va ricordata Maria Luisa Spaziaki (la « Volpe»diMonta- ddla oadfawnc le), nata a Torino nel 1924, che traduce il modello montaliano in forme di «classi- «modema» ca » misura. Questa continuitä si risentirä a lungo anchc in pocti di generazioni successive, come Silvio Ramat, nato nel 1959. Occorre pero ricordare anchc esperienze relativamente appartate, che si confrontano con i caratteri dominanti del linguaggio contemporaneo, cercando strade personali e origináli, che non é facile rias-sumcre sotto eticliette particolari. Possiamo qui ricordare soltanto fuggevolmente i Nolo Risi Luciano E'rhu Barroio Cattatí Bspeňenae 1098 Epoca 11 Ricostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-1068) casi del barone siciliano Lucio Piccolo (1901-1969), cugino del piú celebreTomáši di Lampedusa (cfr. 11.3.11), «scoperto» da Momale, che apprezzô ľempiro e il furore immaginoso dei suoi Contibarocehi(1954); del calabrese Lorenzo Caloge-ro (1910-1961), medico, ehe nella poesia cereô una tormentosa e distruttiva analisi di sé; di Angelo Maria Ripei.lino, grande studioso di letterature slave, critico raffinatissimo (nato a Palermo nel 1923, mono a Roma nel 1978), la cui poesia dä corpo a una fantasia scatenata, che risente della suggestione di certa letteratura del-I'Europa Orientale, e a una laceranre artesa della morte. 11.4.12 II nuovo tempo della poesia dialettak. II diäieitü -pjntf fuga dal realisme IjjttiHzk» Buttina e Tónino GueiTa Nel secondo dopoguerra, il ritorno al dialetto come lingua delia poesia po-teva significare non soltanto (come si ě visto in 10.7.17) k difesa di uno spazio estraneo alľmvasione della modernita, ma anche la rkerca e il recupero di una realtá originaria e «pura », di tma freschezza autentica ormai prossŕraa a dissol-versi, Partendo da premesse di tipo realistico, il dialetto poteva condurre a una fuga dal realismo: la poesia dialettale poteva risolversi nella ricerca di una parola primigenia, incontaminata, estranea alle trasformazioni della realtä indu-strialc; e particoiare attenzione ricevevano dialetti ehe maí precedememente erano stati usati in forma seritta, seoperti ora come pet la prima volta, nel momento stesso in cui stavano per spegnersi e cancellarsi. 11 dialetto tende cosí ad abbandonare ogni funzione di lingua comtmicativa spontanea e diretta, diven-ta una lingua artificialc e astratta, in grado di resistere sia alla degradazione dei linguaggio comune contemporaneo sia alla consunzione dei linguaggi letterari. Un ruolo di primo piano in questo nuovo rilancio della poesia dialettale spetta a Pier Paolo Pasolini. Oltre al proíungaľsi dei lavoro di aleuni pocti di cui si ě parlato in 10.7.17, ricor-diamo qui solo la poesia dei siciliano Ignazio Buttitta (nato a Bagheria nel 1899) Poesia in lingua mrsitana: Albino Pkrre e quella di Tonino Guemia, che ha dato voce al difficile e arcaico dialetto di San-tarcangelo di Romagna (dove e nato nel 1920), panendo da un orizzonte neoreali-stfco, ma giungt-ndo a rappresentare un mondo stralunato e fantastico, percorso da benigne figure di matti c di cmarginati, relitti di un'umanita autentica. Caso singolarissimo equello di Albino Plerro, nato nel i9t6aTursi, mBasiii-cata, ma vissuto soprattutto a Roma (dove risiede dal '39). Dopo alcune raccolte in lingua, Picrro ha pubblicato nel i960 .Tiente arcaico, 'A terra d'u rieorde (La rerra del ricordo), a cut ne no segutte altre numerosc. I] tursitano, privo di precedenti letterari, si presenta io a come una inaudita lingua della preistoria: e lo strumento pr- e del pri- ll disketo inilant:i\. di Franco Loi ,.J1960 una raccolta di verši nel suo dialetto natío, di tipo particolarmente arcaico,'/! terra ďu rieorde (La terra de] ricordo), - ~"; "" " no seguite altre numerosc. II tursitano, privo di precedenti letterari, si questo poeta come una inaudita lingua della preistoria: e lo strumento per ricon-durre alla memoria una realtá che é come non fosse mai esistita, che viene evocflta. cancellata e sepolta in una corrranícazione impossibile. Assumendo la voce dcl pri-mitivo mondo popolare e contadino (senza rivestirlo di nessun aspetto idiilico o pittoresco) ľautorc non ta altro che registrarne la finc tragica e definitíva. A una ge' nerazione successiva appartiene Franco Loi (nato a Genova nel 1930, ma fin o" ragazzo vissuto a Miláno), che nel dialetto milanesc ritrova una forza spontanea. J «lingua di un'autobiografia, che riassume in sé ľesperienza di subalternitä e * 11.4, Le stradě della poesia ,0Oj emarginazione di un'intera classesociale» (F. Brevini). Collegandosialla tradizio ľpľiľsľoňedľun^ t Ú ^"^-dodegliemigrmi dalla campagna, Loi ne fa ľe spiesstonedt un appassionato spirito di rivolta, di un nesso di soffereňze di rkemi menti, d, destder, conculeati dal mondo borghese e capitalists: ľeUoštesôľem 11.4.13. Giorgio Caproni: daUe prime poesie al Passaggio d'Erjea. Quella di Giorgio Caproni si ě rivelata sempre meglio come una delle es-senz.al, voči poetiche d, questo secolo: da una apparente spontaneita c imme diatezza, da un abbandono musicale alla paroh, nello stesso tempľing™ uo pa e ico, tromco la sua poesia arriva a coUocarsi nelle piú acute lacerazioni deí nostro tempo. Una leggerezza assoluta, lontana da ogni intellettualisľ sfiora e carezza le forme d. una realtä fragile e delicata, porta Caorn e leccrazioní contemporanee m o, che icata, porta Caproni a una saggezza e a una capacitä conoscitiva che sanno toccare i piú vertiginosí abissi delia cultura e della vita quotidiana contemporanea. A differenza di Saba, a cui pero puô essere avvicinato, egli fa arretrare in lontananza ľurgenza della materia psicologica e preferisce coprire la propria persona e il proprio stesso scrive-re sotto una sottile irónia: prende molto sul serio la poesia, ma sorride conti-nuamente di quel prenderla sul serio, allontanandosi cosí da ogni atteggiamen-to di tipo romantico. Nato a Livorno nel 1912, Caproni si trasferíall'etä di dieci anni con la famiglia a Genova, cittä a cui é rimasto legato da un intenso affetto ed in cui compí studi irre-golari. Trasferitosi a Roma nel 1939, partecipô poi alia guerra mondiate; durante ľoceupazione nazista fu partigiano nella Valtrebbia. Dopo la guerra ha vissuto a Roma con la famiglia, in condízioni economiehe tut~ ťaltro che facili, lavorando nella scuola come maestro eíementaref collaborando a rivistc, svolgendo un vario lavoro di traduttore, specie dal hrancese (con notevoíis-sírne traduzioni da Maupassant, Proust, Celine, Genet, ecc). b mono a Rí>ma alľí-nizio del 1990. Aveva esordito nel 1936, con i versi di Comeun'allcgoria, seguiti nel '38 da Hallo a Y'ontanigorda, nel 41 da rlnziom, nel '43 da Crouis/orra: queste raccolte, insieme alle Stanze delta funicolare, apparse nel '52 e premiate con il Viareggio, confluirono nel 1956 nel volume IIpassaggio d'Enea, diviso in tre libri (il Terzo lihro era costitui-to dai versi successivi al '43: piú tardi Caproni lasciô soltanto a questi versi, sepa randoli dai precedenti, il titolo IIpassaggio d'V.uea). La prima pocsia di Caproni mostra subito una freschezza di linguaggio, una dolce sensualitä, una curiostta ingenna e spontanea per gli speitacoli della vita. Quesra lta che hi 11 ťonfromo con Siiba La «flioia» <.' la innfinconiŕi siadi aavuto il titolo definitivo de 11passaggio d'Enea, la poe -kaprom si affcrma in tutta la sua originalita, sotto ľeffctto del trauma del- 1 iioo Epoca ri Ricostruzioite c sviluppo riel ciopoguerra (1045-1968} L'adcsione laguerra, delle sofferenzepersonali, familiarie collcttivedaessadeterminate, e alia tealt'i del distacco dalla amatlssima citta di Genova. La violenza e la distruzione che (juotidKua pjsgno sugj; affetti, sul]e persone, sulle cose, rendono piii forte e appassionata l'adesione del poeta alia vita quot idiana, alle occasioni, agli incontri, al senso di concretezza del mondo cittadino proletario e piccolo-borghese. Nasce cosi uri sofferente canto d'amore per un'Italia povera e insieme attiva, immersa nel la-voro e nelle funzionj della vita cittadina: Genova si configura come il simbolo assoluto e concrete di una civilta tirbana carica di umanita, dove le cose e glj oggetti industrial] hanno ancora funzioni umane, dove il paesaggio cittadino «in salita» mantiene una sua severa dolcezza. £ un mondo caratterizzato dalla Un'Italia poreta presenza di biciclette, treni, funicolari, da tram che si muovono nell'incerta lu-csofferare mattutirta, da latterie e «magri bar» apcrti fin dall'alba: un mondo dove dappertutto si rivelano i segni tangibili del lavoro e dello scambio tra gli uomi-ni. Su questo mondo, che comunque continua ostinatamente a resistere, la guerra incide un segno di sofferenza, di maledizione e di rovina, ne rende pre-caria la bellezza: e fa affacciare su di esso la memoria di inquietanti mili antichi. Nei versi di Caproni il tema del viaggio rivela I'impossibilita di esistere in quel-la realta, la condanna a fuggire, a muoversi, a cercare altre mete, accettando la consunzione del passato felice. 11.4.14. 11 riiornt, alia madre e il «cortgedo» MV to. li .it'/-; del pian&w. pioiivi . uLobiogtsiiki I -a proiezkme nelle «prosopopce» II titolode 11 seme delpiangere (1950), che contiene versi scritti tra il 'soeil '58, detiva da un'espressione dantesca: la parte pit! cospicua e data tlai Versi li-voniesi, che costituiscono un canto d'amore per la madre morta ed evocano l'immagine della giovinczza materna, della sua prcsenza fresca e laboriosa nella vita di Livorno. Caproni vuole dare alia sua poesia, con un linguaggio di estrc-ma nitidezza (che ritorna ai versi brevi e alia forma della canzonetta), la capacity di entrare in contatto con la madre giovane, che passa per le strade di Livorno, con la semplicita freschissima della sua persona, con il suo essere meravi-glioso e fragilissimo. Siamo di fronte a un inaudito e semplicissimo canzonierc d'amore, dove la parola si svolgc con delicatezza assoluta: essa risale alle radici della poesia italiana, ma quasi inawertitamente, con aerea leggerezza. Nel Congedo del viaggiulore cerimonioso & altre prosopopee (1965), che rac-coglie testi dal '60 al '64, Caproni sembra partite dalla leggerezza conquistata per sottrarsi alio sguardo e al rapporto, congedandosi dalla vita sociale, proiet-tandosi in «prosopopce», cioe in figure di personaggi che parlano e delicata mente esprimono il loro essere ai margini, il loro rifiuto di partecipare alia vita comunc. Nella splondida litica che da il titolo alia raccolta, il «congedo» »v" viene attraverso la voce di un viaggiatote che si appresta a scendere dal trena dopo aver partccipato alia conversazione dello scompartimento: rimpiange^ gioia del contatto avuto con gli altri, rivolge civilissime e delicate sense, nwsl congeda da loro e da tutti i valori sociali che essi rappresentano, certo di esse^ «giunto alia disperazione / calma, senza sgomento». deserto 11.4. Le stradě della poesia not 11.4.15. L'ultimo Caproni e la «morte di Dio». Dopo questo «congedo», la poesia di Caproni tende a ridurre ancora il Formemusirali proprio peso, costruendosi su testi molto brevi, fatti per lo piú di una sola stro-fetta, che spesso si risolve in uno scatto, in un effetto paradossale e sorprenden-te: ma questi testi si organizzano in libri dalla siruttura assai complessa, artico-lati in varie parti che seguono un percorso tematico, collegate da sottili rtspon-denze musicali. I tre libri che Caproni mette insieme tra il '75 e 1'86 (a cui va ag- Lettere giunto il postnmo Res amissa, La cosa perduta, 1991), si presentano come com- d" mondo plesse partituře, fatte di brevissime «lettere» poetiche inviate dal «deserto», da un mondo in cui si é perso ogni significato sicuro. Le brevi poesie definisco-no i caratteri di questo mondo come uscendo dalla voce di un io aereo e inaffer-tabile, che si riconosce prigioniero senza alcuna via tli scampo di un vuoto die-tro il quäle non c'e nulla, nemmeno il nulla. E la situazione che le filosofie con-teniporanee definiscono come «morte di Dio», morte non soltanto dei valoii reügiosi, ma della stessa soliditä e oggettivitä del mondo, della solidarietä civile, dello spirito comunitario. Caproni awerte come gli anni dopo il '68, al di lä dell'apparente movimento verso nuove forme di liberazionc, rappresentino una frattura radicale con il passato, la perdita di ogni possibilitä di controllare tazionalmente lo sviluppo dei rapporti sociali, la mutazione degli st essi caratte-ti dcllc cose. La sua poesia scende nel profondo di questa mutazione, riflette su di essa con sorprendente capacitä di invenzione; ne rieava nna strana gioia, cot; un uso sempře piú lieve delTironia, dei falsetto, con un abbandorso a inafreiTa-hili paradossi, con continui cambiamenti di posizioni e punti di vista. Uintim della terra (1975), che organizza testi scritti tra il '64 eil '75, tiprendertel titolo l'esprcssione con cui Dante indieava il muto della citta irtřetnalc di Dite: il «muro» rappresenta il limite della condizione uinana c sociale, che nclla sua sag-gezza tli vecchioil poeta sadi non poter lacerare. In fuga dasestessocdallapropria condizionc, l'io cerca ttn Dio che esiste solo in quanto ě negato: in questa ricerca il pocta confonde coutinuaincnte sc stesso, alttc ligure umane, lo stesso Dio, che «non ü nascosto», ma «sc suicidato»; insegue qualelie valorc irtafferrabile, ma ficonosce che sta inseguendo sc stesso. Il/ranco caeeiatore (1982), che contiene testi scritti tta il '73 e 1'82, si presenta an-che nel titolo (che riproduce quello di una famosa opera del musicista rouiantico Carl Maria von Weber, 1786-1826, Der Freischütz) come una partitura musicale. La poesia c, insieme ad essa, la solitudine, sono un modo « di ctedere in Dio pur sapen-do - definitivamente - che Dio non c e e non esiste». II caeeiatore appate allora figura della ricerca di Dio, in una condizionc di totale estraniazione («II mioviaggiare/éstatotuttotinresiare/qua, dove non tuimai»). La ricerca del Dio inesistente si confonde con altre ricerche impossibili, come quella dell'infanzia, di un passato che, appunto in quantopassato, non puöesseremai stato. Ancora piú direttamenie costruito come una partituta ě l'ultimo libro di Capro- // come 11 conte diKevenhüller (1986), che vuol essere un'«Operetta a brani»,« finita ed
  • oesia pastorale (cfr. generi etecniche, tav. 22), distribuendo il di-scorso tra alcuni ijiterlocuton e riferendosi piú volte alia dimensione bucolica, all'i-dentificazione della poesia con la ricerca di un «paesaggÍo» perfetto, con il fittizio splendore dcll'Arcadia letteraria. Ai temi, ai luogi, ai paesaggi dellc precedent! rac-colte si intreccia un nuovo sorpreiidente pullulare di forme e linguaggi diversi: sul paradiso dcll'ecloga piovono le tracce della modernita, che si mescolano, in un flusso incandescente, con i segni della lacerazione dell'io, giá emersi nella raceoha precedente. Si creanonuovi rapporti tra parole, apartiredňaffinítá fonichcinsistentemen-te cercate, che rivelano impensati e sotterranéí signifícati. e realt lo scoiitro Diet m Vocaíivc cfdi'ic Con la tradísiiťjrjť L'trjťurricio e b pqiillí Hiiiilnaiía TT04 Epoea 11 Rícosfruzione e sviluppo nel dopoguerra (Í945 196&) u Mit \m Belta (1968) porta a un pumo assai piú avanzato questa commistione lin-hpoesia,iio guistica e stilistica: qui il linguaggio diventa diretto protagonista della poesia. «il lin«™»!"1 Q{ troviamo davanti a un magma linguistico che emerge dagli strati piú profon-di dell'io, cosütuito da relitti e frammenti dell'inconscio, che coincidono per lo piú con frammenti c relitti di tutti i linguaggi della comunicazione contempo-ranea, in prirno luogo quelli della televisione e della pubblicitä: la parola dell'io ě composta dalla stessa sostanza della parola del mondo. Zanzotto interviene sui rapporti tra le parole con accostamenti e deformazioni che gli permettono di scoprire o addirittura di creare tra loro legami imprevedibili; riconduce la voce alla sua sostanza fonica, tino alla ripetizione gratuita e al balbettio infantile. Spesso si giungc a un non senso in cui continna a insinuarsi il sospetto di un senso nascosto e inafferrabile. Questi giochi linguistici si pongono come strav menti tli una conoscenza che risale alle radiči piú ptofonde dell'uomo, che ren-de a liberare il linguaggio dalla degradazione della comunicazione corrente, ri-trovando i 1 suo legame originario con la natura, con un orizzonte infantile o addirittura prenatale (forte ě 1'insistenza sul linguaggio dei bambini e su quella forma che nel dialetto di Zanzotto e chiamalapetél, cioě la «lingua vezzeggiati-va con cui le mamme si rivolgono ai bambini piecoli»). Tutta la poesia (come indica subito il primo componimento, Ol/ranza oltrag-gio) si presenta come un tentativo d i andaie « al di lä », che non puó pero giunge-re a compimento, c si risolve infine (come mostt a la stessa al finita fonica tra i so-stantivi del titolo) in una sorta di« oltraggio ». Su questa contraddizione si basa la ricerea della bellezza, la « beltä » del titolo, in cui Zanzotto vagheggia il caldo rifugio di una « peifezione» arcadica, di un mondo sublime separato dai turbini del presente. Ma, ancor piú nettamentc che nel passato, il poeta awerte come tutto cid sia precario e impropoi libile, minacciato dalla « deriva » dti linguaggi, dai liquami cl íe emergono dall'io, dai residui che suH'immagine stessa della natura deposita i! mondo contemporanco. Nella poesia successiva a Ijt belta, Zanzotto ha porruro ancora piú avanii questa discesa nella palude, neH'inestricahile labirinto delle contraddizioni della reallä e del linguuggio, awolgendosi spesso in unoscuritá piú fina e magniatica, da cui sprigionano latnpi, squarci. momemi di bruciante intensita. Kgli ha dispostu il suo pullulante materiále linguistico in ampie pnrticirre, provando la via del poemetto, giá con Gitsguardi i fattiIsenhaH.icfc>). La successiva raccolta, Pasque (197s), im-Pasatm ponc una nuova presenza di circostanze conerete e di spunti narrativi, soptattutto con immngini della vita qnotidiana di Pieve di Soligo, del mondo dcH'infanzia, di usi e abiutdini de! presente e del passato. La raccolta č dominata dal terna della Pa-squa, chc offre molteplici associazioni, rinviando, oltre che alla passione c alla rc-surrezione di Cristo, a tutte le immagini infantili a esse leg-ate. 11,4,18. Nel gorgo del linguaggio: tra urlifieio e naturalezzct. Vild: sralta In Filo (.1976) si ha un'improvvisa immersiane poetica nel mondo del dia-iSalatde letto, che a partire da La Belta Zanzotto aveva gia vanamente utilizzato neUa 11.4. Le srradc: della poesia 1105 sua miscela plurilinguistica. I brevi componimenti scritti per il Casanova di Fellini presentano una sorta di veneto artificiafe, lontano dal tradizionale tono conversevole del veneziano, diabolico e stregonesco, carico di elfetti di alluci-nazione. Ma un risultato essenziale ě costituito dal lungo componimento che cla il titolo alla raccolta (/ľ/ô in dialetto signifíca «veglia di contadini nelle stalle dutáme 1'inverno, ma anche interminabile discorso chc serve a far passare il tempo e a nienťaltro»): ě una libera meditazione in versi nel dialetto di Pieve di Soligo. E nel dialetto 1'autore vede la « metafora... di ogni eccesso, inimmagi-nabilith, sovrabbondare sorgivo o stagnare ambíguo del fatto linguistico nella sua piú profonda nátura», in cui «si tocca, con la lingua (nelle suedue accezio-ni di organo fisico e sistema di parole) il nostro non sapere di dove la lingua venga». II dialetto ě segno di un rapporto amoroso (e insieme tragico) con il fondo piú oscuro e autentico delia terra e della vita: ma anch'esso si perde nelle mutazioni del presente, si consuma nella bocca stessa del poeta. La poesia e ľa-more restano inaffertabili: vibra solo la speranza che la voce autentica del dialetto persista e risuoni, magari soltanto nella parola di due o tre uccelli soprav-vissuti al massacro. Nelle tre raccolte successive, che vogliono costituire una «pseudotrilo- Leraccolíe gia», Zanzotto sembra ripercorrere di nuovo il cammino che lo aveva portato a *hx>sAk questa poesia comunicativa, capace di riflettere in modo nuovo sui caratterí del presente, grazie alla freschezza e alla fragilita del dialetto. II Galaleo in Bosco i nello stesso tempo un'operazione di alto manierismo lette-rario, tramata di molteplici riferimenti alla tradizione petrarchistica, a poeti mag-giori, minori c minimi, e un'immersione negli strati piú cupi della terra, nei suoi sc-greti inafferrabili, nel fondo biologico del mondo e dell'io. Zanzotto paria qui della sua terra, del paesaggio veneto intorno a Picvc di Soligo, dove si innalza il Montello. Questo colle íasorgere temi poetici tra loro lontaniecontrastanti: sul suopcndiosi trovava 1'abbazia, ora distrutta, di Nervesa, dove monsignor Della Casa serisse i] Galateo, manuále di comportamento «civilc» e artificiale, lontano da ogni imme-diatezza naturale (cfr. 4.6.10); ma i boschi inrorno al Montello si presentano anche come possibile irnmagine arcadica di ritirodal mondo, di imniersione nella vita senza tempo di una fresca nátura; nello stesso tempo possono anche assumerc i tratti della selva incantata (con piú di un rilerimento alla selva del canto xm della Gerusa-leníme liberála). Quelío stesso luogo ě stato teatro di sanguinose battaglie nel 1918, di cui restano molteplici segni nel paesaggio, tra cippi e ossari, tra vecehic osterie c moderně ville c villette, segni distruttivi della civiltá di massa. Da questo fascio singolare di suggestioni sorgc un vero e proprio « poema geo-grafico», una poesia che istituisce intensí c inquietanti legami tta evasionc bucolica e « stragi, guerre c sacrifici umani», tra paesaggio naturale c strenuo artificío lette-rario, tra credita storica e irreversibile distruzionc delľambiente. La successiva raccolta, Fosfeniiiq&i), ha invece una struttura meno compatta, si presenta come un succedersi di prowisorie illuminazioni: la parola fosfeni indica «vortici di segni c punti iuminosi che st awertono cenendo gli ocehi chiusi (e com-primendoli) o anche in simaziuni patologiche». Alľimmetsione nella vicina geografia, nella terra e nella storia, che caratterizzava II Galaleo in Boseo, succede un movimento ascensionale, uno sguardo verso il Nord, che per Zanzotto sfuma // Gsfalro ill Bosco: paesaggio e aruíicio Fos/etli: uno sgtiflľclo verso il Nord rítmcvata fädudft nel : « Offiii na» t-mpo pííííWíe Raim Pier« Cakiimftdrcii: poí En?0 Enriqiiöt Agnoletti. Rauuccio Bianchl Bandinelli: Romarsj Bfkndii, Casare Luporini, Gartone Manacorda. Orb M^ffitt. Blio Vittorir.l. Lu? Russa, poi dal 1961 Carlo Ferílioando Russo. Marguerite Caetani, Gioirgiü 1945'61 dal settembie 1945 ali'spiiöe '46 semmanale dal !i(flggio 1^ (Ücrwnbie '47 men&ile geiinaio 294a-"* *=orst> GiambriltiMti Vieaii. Romano BÜeiichi, Csrlo Salina", Atil.x'ü.'lIo Trfji.ikjčtiti) fir >.:*'. Schadttri, Otravio Ceccbv. Leonardo Siiasc:a, Mario Pttrocdfiiii, Jole Togndíi, Vincaizo Consolu. Roberto Uinghi Annu Bamí, At- liíio BcrtoJut'Ci, Césare Crárboli. Alberto Cuacdt Albertu Moravia. poi anthe Pier Paulo Pnsíilini, Attilío Berioluccí. Leojiardo Sciaítío, Enz« Siciluno, Franccseo Lcouctii, Püt Paulo Pasolini, Roberto Rovem, Franco Fortini, Angelo Romani), Gifinni Scalia. Amafíiíh Guidutri, Lwiaiso ^lundíii, Setgio Ca^moglio, Franco Fortini, Roberto GuidiKe!. Nicola Chiatohjontc Igna^ic SUone. JLudano Aiiceschi. mvaríe věsti dal 1953 st 19S1 poí siipp^ntento mitrale dí «Rinasät*» 1949- Th corso 1950- in cotso 1959 tyjí. npresa ín váti* t«* B tt1M0¥« in COIW TKiSTATA £ RBJJK ['KINClPALT AříJMATOR! CRONÜLOC3A «Rendiconti» líoberto Rovcrsi- [975-77 «Nuova Ctirrente« Mario Bíjsdlí i 964-in corso Mtfafí-o, poi Gemvü «Mfilebolge» Giorgio Celli, Corrado Costa, 1964-67 Safogae Adriano Spatůla. «I] Marcatrés KugeiíioB^ííístí.MicIielePcíriieni. 1965-70 «Strmneim criiici» D'Arco Silvíf! Avatlc, Maria Corri, ; jjtí6' i:: corso Tomo, pol Bologna Dflolcisela, Césare ÍMígre. «Qufodid» Alřredo Giulianí e rncflibxi de! giugpo Í967- Gruppo ój. lu^Iio3 69 « Periodo ipoteiko» Elio Psgliar^ni. 1970-74 «AlmßrtaiXKi delta Spweiiio» Marco Fořti. icj?2-ii's eorso Mihni} «I"nm Tarn» Parnu: Adrisino Spatola, Giulía Niccolai. 1972-111. torso «Aliri Tentiifit» FraiíCO Cavallo, 197277 «Lüvoro wiifjco» ArCBiigekj Leoně De Ca^rris. ií>75-in corjMJ «alfal>pta >» Amotiio Parta, Nanni Balestiifu, - i.v y ^ - Maria Corti, Uiiiberto Eco. Fran- Cíisco Leon cítí, Paolo Volpojfti. «Lmťa d'ombi'a» Goffredo Fofi ii',š3-a.n covío «I'yrnbLsä ďArgt>» Romano Liiperini, Cat-lo Alberto 1983-87 Madrignani. «l-'iiidiot: dej Jtbri del mesc* Giau Gíílcoíiio Mígrae, Césare i::i?í4-in corao Torino Cases, Franco Marenco. «AÜegoiiai!' Romano Luperini. L985ÍU1 eorso rivistä apparve in xina nuüva serie, che tu limitara a soli due fascicoli. Leonetti, Pa-soJini eRoversi» che si conoscevano dai tempi dei liceo, inscrissero subito la loio ini-ziativa sotto il segno di un'insotldisfazionc per la situanione letteraria e politica ita-liana, conducendo una polemica sia veiso la tradizione ufficiale novecenLesca, sia versa le recenri esperienze de! neoreatismo. Si intendeva cosf recuperare la lezilone del piü profondo realismo ottocentesco, e si mirava a una lettcratura che si confron-tasse con gli aspeiti della cultura moderna e presrasse attenzk>nc alle fbnne lingui-stiebe, senza rinunciare a una contieuitä con Ist tradizione italiana, in una »alda pto-spei'tiva storidatica (essenziak il fifeiimento aü'insegnanfiento di Grainsci); alle certezze; deirimmediato impegno poltdco ai sejstituiva uno spivito di rkerca, un t StCU'idifDO Ii «Meriabö» e la uadiíúone í!elľimF><-;:"" 2 Epoca ti Rico&truzione e sviluppo nei dopoguerra (1945-1968) tcntativo di comprendere la realtá, accompagnato da una forte tensione morafe. «II Mcnabö »(cosí chiamato dal termine che indica il modello di impagíiiaziorte in cui sí dispongono i testi per la stampa) mostra direttamentc la sua continuitá con la recente tradizione della letteratura impegnata. per íe circostanze Stesse della sua tondazione, dovuta alľiniziativa di Vittorini, con la coUaborazionc di Calvino. La rivista non aveva una periodicita řissa ed era costituita da fascicoli monografia; non si presentava come espressione di un gruppo, ma come strumcnto aperto di verifica della nuova letteratura, in un orizzonte internazionale: di essa tiscirono dieci fasci-coli, dal 1956 al 1967 (1'ultimo in memoria di Vittorini, morro 1'anno precedente). «11 Mcnabo» stimolö, tra ľaltro, un dibattito sul rapporto tra letteratura e indu-stria (a cui fu direttamente dedicato il numero4,1961) epromosseun progettodi rivista internazionale (a cui fu dedicato il numero 7,1964): un notevolc spazio vi rice-vettero anche le prime esperienze della ncoavanguardía. 11.5.z Gli svolgimenli della neoavanguardia. «nvcni» Nei 1956 aveva iniziato lesue pubblicazioni «II Verri», rivista di letteratura e scienzeumaneditetta da Luciano Anceschi (cfr. 11.1.8), che aggrego intor-no a sé giovani scrittori e crŕtici, alcuni dei quali sfiorarono in parte anche lc esperienze di «OfScina» e dei «Menabö»; la grande apertura e disponibilitä dei direttore, legate alla sua estetica fenomenologica, portava questa rivista «iiolto lontitno dagli orizzonti storicistici e neorealistici, allargava il suo interes-se alle tecnic.be artistiche, alla filosofia contemporanea e alle piú varie scienze urnane. Nell'ambito dei «Verri» nacque il progetto di dar vita a un'antológia di nuovi poeti, che costitui la prima esplicita manifestazionc della neoavan-guardia. La raecolta / Novissimi. Poesie per gli anni '60, apparsa nel ig6i,acura di Aliredo Giuliani, presentava testi di cinque poeti (oltre allo stesso curatore, Elio Pagliarani, Edoardo Sanguineti, Nanni Balcstrini, Antonio Porta, cfr. 11.5.II e sgg.). Neil'Inlroduzione di Giuliani, come nella struttura e nei testi presenti nell'antologia. si liquidava la maggior parte della recente poesia, defi-rtita con l'eiichetta di «neo-crepuscolarismo», e si propugnava una riduzione dell'io (considerara 1'« ultima possibilitä storica di esprimersi soggettivamen-te») e un essenziale schizomorfismo (dissociazione della visione e delle forme). HGru[ipo63 A questa ansia, legáta anche a un nuovo bisogno di presenza sulla scena culturale da parte di giovani intellettuali, rispose piú ampiamente l'iniziativa di dar víta a un vero e proprio gruppo d'avanguardia, il Gruppo 63, che venne fondato in occasione di un convegno tenutosi a Palermo dal } all'8 ottobre 1963. Adifferenzadi grau parte dei gruppi delle avanguardie storiche, il Gruppo 63 non si ponevaobiettivi omogeneiedefiniti: esso era soprattutto un modo di aggregazione dei piú vari intellettuali delle giovani generazioni (a cui se ne aggiungevano anche alcuni piú anziani), solidali piú nel rifiuto dei panoráma culturale presente che in una elaborazione«in positivo» di nuovi progetti. Cid Contra che importava era l'uscita dall'orizzonte dell'impegno e dei neorealismo, l'at-l'impegno tenzione alla nuova realtä dei mondo industriale, l'impegno sperimentale ad a superaie definitivamente le barriere della comunieazio- 11.5. Sperimentalismo, comraddúione. neoavanguardia 1113 ne tradizionale, le convenzioni naturalistiche, la logica consunta dei linguaggi letterari e di quelli quotidiani dei realismo e delľermetismo: si mirava a ridefi-níre il significato e le forme dei rapporto della letteratura con il pubblico, con un netto rifiuto dei meceanismi dei consumo cidturale. Ma la comune orlica negatíva sfociava poi in posizioni assai diverse tra loro. Scmplificando alľcstremo, si possono índividuare, nei numerosi dibattiti e inter-venti che il Gruppo 63 svolse nel corso degli anni Sessanta, un orientamento di tipo «fenomenologico», rivolto verso una sperimentazione di nuovc possibilitä teori-che e ereative, aperto e disponibilc alle sollccitazioni provenienti dal mondo ester -no, e un orientamento di tipo «idcologico», tendente a collegarsi alla tradizione marxista, ma con uua chiara consapevolezza dei limiti idealistici e storicistici dei marxismo italiano. Incontrandosi con la spinta rivoluzionaria dei Sessantorto, con i nuovi modi di coscienza e le nuove ideológie, il Gruppo 63 ha approfondíto la dt-stanza tra le diverse posizioni, ereando f ratture che hanno portato alla sua disinte-graztone. Ľultima occasione di lavoro comune trď i vari membri dei Gruppo 63 fu offerta dalla rivista mcnsile«Quindici», naianel I967echiusa nel 1969, perdissen-si insuperabili tra i redattori. Lť diversi: posi:rioni •:Q.::r:J:0: - ii.5.3 Pier Paolo Pasolini: modello intelleltuale, vita, martirio, mito. e il neorealisme agäre sul linguaggio, La tensione sperimentale di Pier Paolo Pasolini si riconosce non soltan-to in una costante attenzione ai problemi linguistici, ma in un inesauribile con-fronto con il mondo, in una continua rideťinizione dei rapporto tra la vita personale, le scelte culturali, ľorizzonte storico, politico e sociale. Per Pasolini, la cultura é in ogni momento presenza nel mondo, intervento nelľattualitä, modo per affermare esigenze imprescindibili, di valore universale, che riguardano la realtä nella sua interezza. In ogni nuova sperimentazione resta un legame con i valori e le possibilitä piú autentíche della tradizione, una continuitä con un passato personale c storico. Lo sperimentalismo dt Pasolini rifiuta il metodo delľavanguatdia, é attento alle forme linguistiche, ma eselude ogni rottura della diretta comunicazione, cercando un rapporto piú vitale con la realtä. Pasolini sembra posseduto da una smania incontenibile di intervenire e di parlare, da un bisogno di esprimersi nei generi piú diversi, che risale a una con-traddizione da lui vissuta fín dalla giovinezza; da una parte egli sente il richia-mo di una purezza assoluta, di un mondo naturale incontaminato e primigenio, di un'umanitä «povera», legáta alle tradizioni contadine, a valori «forti», ca-paci di dare un senso a tutti gli aspetti delľesistenza, accettati anche da coloro che Ii trasgrediscono (questo mondo si tdentifica in primo luogo con il Friuli della sua adolcsccnza e delia sua giovinezza); dall'altra, per la sua esperienza di omosessuale, egli vive il rapporto con la realtä sotto il segno delľ impuritä e del-lo scandalo, si sente chiamato irresistibilmente a provocare ľintero orizzonte sociale. Egli vive questa contraddizione in modo viscerale, come manifestazio-ne di una «disperata vitalita », di una intima forza personale: e sente il bisogno di dare a questa forza un valore piú essenziale, di trasformarla in responsabilitä sociale. Alla passione personale egli lega cosí il senso dcl dôvere e deíľimpegno La JcrternturH Come pľescnua nel mondo Contro il metodo dclľavimjninidia II legame con ľumaniiä «povera » o'candalo e teslimonianza, passione e ideológia •v Epoca n RicosUruMoru: e sviiuppo nel dopoguerra (1945-1968) Lc prime esperienze cultural! Gii afitii deliä guma La morte del fratello II legame con la madre II mppono col Pci :\ Ko!~:: pubblico: k sue scelte individuali si incontrano con X ideológia, con il bisogno di cercare una sodetä giusta, con la vocazione a giudicare i caratteri delia vita comemporanea. Pasolini giunge a sentire sulla sua peile le trasformazioni piú sottili e profunde del tessuto sociale italiano, nel passaggio dalla civiltä conta-dina a quella del benessere consumistico. In ogni momento la sita partecipazio-ne ai caratteri del presente é totale, assoluta e disperata; in ogni momento egli sente il bisogno di difendere i diritti delia sua passione, di riconoscere il male e il bene ehe si manifestano nello stesso trasformarsi delia vita quotidiana. Per questo egli cerca tutti i mezzi possibili per intervenire, per gridare provocato-riamente il suo rifiuto delľorrorc in cui vede precipitare il mondo luminoso delia sua gíovinezza: la tragica morte ne fa la vittima di quelľorrore, il martire di un equilíbrio per sempre pctduto dalla societä italiana e mondiale. Pier Paolo Pasolini nacque a Bologna il 5 marzo 1922; duranteľinfanziacľado-lescenza, la famiglia compí frequenti sposramenti in diverse cittä, ma essenziali fu-rono soprattutto i soggiorni estivi a Casarsa, in un mondo campestre incontamina-to, pieno di incontri e di seoperte awenturose. Nel 1939 Pier Paolo si iscrisse alla Facoltá di lettere delľuniversitä di Bologna. Nel 1942 pubblico a proprie spese un volumetto di poesie in dialetto friulano, Poesie a Casarsa, ehe suscitô ľinteresse di Gianfranco Contini. Intanto il padre, ufficiale di artiglieria, fu destinato alla guerra in Africa Orientale, dove venne fatto prigioniero. In quelľanno la madre e i due figli si trasferiscono a Casarsa, ma Pier Paolo si sposta spesso a Bologna, proseguendo gli studi; ha appena iniziato il servizio milita-re, qtiando ľarmistizio delľ8 settembre 1943 lo porta di nuovo a Casarsa. Nella cit-tadina friulana e nel vicino borgo di Versuta passa i lunghi mesi delľoccupazione nazista; con mezzi di forturta organizza una scuola, mentre continua ad oceuparsi di poesia dialettale, insieme a vari amici (tra cui il eugino Nico Naldini, nato nel 1929): con essi fonda il loŕebbraio 1945 ľ« Academiuta di lengua furlanaw.il Itatcl-Io Guido, partigiano delia divisione Osoppo, viene ucciso in un oseuro episodio da gruppi di partigiani comunisti legáti agli sloveni: la notizia raggiunge la famiglia solo molti mesi dopo la fine delia guerra, ereando in Pier Paolo un senso di lacerazio-ne e di colpa. Molto forte é il suo legame con la madre; difficili sono i rapporti con il padrc ehe, tornato nelľautunno del 45 dalla prigionia in Kenia, raggiunge la famiglia nel Friuli, ma vive appartato, in un grave stato di depressione. Nel novembre del '45 Pasolini si laurea in lettere a Bologna con una tesi sul Pascou; continua a vivere nel Friuli, ma con grande fervore amplia i suoi contatti cul-turali e tra ľaltro compievari viaggi a Roma. Gli eventi degli anni recenti e ľappas-sionato legame con il mondo popolare vissuto quotidianamente lo portano ad adc-rirc al Pci (a cui si iscrive prohabilmente nc! '47) e a partecipare alle lotte sociali di quegli anni. Nel 1947 intraprende ľinsegnamento nella scuola media, impegnando-visi con grande passione. Nel settembre 1949, in seguito a un episodio legato alla sua vita di omosessuale, viene denunciato per corruzione di minori e atti osceni in luogo pubblico: perde ľinsegnamento e viene espulso dal Pci. Affronta (ma ne esce assolto) U primo di ben trentatre Processi ehe subirá nella sua vita. La madre, disperata per lo scandalo pubblico, si dediča interamente a lui: insieme decidono di tra-sferiisi a Roma nel gennaio 1950. Sono anni di studio e di lavoro intenso, durante 1 quali Pasolini scopre Roma, si immerge nelle sue strade e nelle sue borgate, fre-quenta il popolo delle periférie, i ragazzi del sottoproletaríato. Nel 1951 incontra d dictottenne Sergio Citri, che lo aiuterä a capire i caratteri piú profondi di quell» n.5. Spe) irnentítlistrio, contraddizione, rteoavangual-dia jiej tealtä e lavorerä con lui fino alľultimo; alia fine dello stesso anno inizia ad insegttare lettere in una scuola media. Partecipa a iniziative cditoríali, pubblica testi e contri-buti critici di vatio tipo e si rivela come uno dei maggiori conoscitori delia poesia dialettale italiana; si accosta anche alľambiente del cinema collahorando a itumcro-sesceneggiature (cfr. ri.5.5). Mentre migliora la suasituazioneeconomica, nel T954 esce la raccolta delle sue poesie friulanc, La tneglio gioventú. Ma il successo atriva nel 1955 con la pubblicazione del romanzo Ragazzi di vila, ehe suscita perô dure reazioni nel chiuso orizzonte degli anni Cinquanta; ľautore deve subire un processo per «pornogtafia», da cui viene comunquc assolto. Egli stringe intanto essenziali amicizie nelľambiente romano (importanti quelle con Moravia, Elsa Morante e ľattrice Laura Bettil. II1955 ě anche 1'anno di fondazíone di «Officina», che vede Pasolini impegnato in una intensa attivitä organizzativa. Negli anni che seguono, il lavoro letterario si intreccia a varic polemiche politico-intellettuali, che testimoniano una partecípazione appassionata di Pasolini alla ctisi della sinistra, da posizioni vicine (ma con un distacco eritico) a quelle del Pci. Nel 1957 esce la raccolta di poesie Le cerieri di Gramsci, che appare subito come uno dei piti origináli risultati poetici del decennio. Gli anni Scssanta lo vedono impegnato nel cinema: la sua precedente esperienza di sceneggiatore costituísce una base essenziale per il suo passaggio alla regia, che prendeawioda/1czw/íO«c(i96i) e in pochi anni dä vita a un ampio numero di film, inizialmente di scarso successo, che impongono sempre piú la sua presenza sulla scéna pubblica, al di la del ristretto ambiente letterario. All'inizio del '61 viaggia con Moravia in India e in Africa; nelľautunno dello stesso anno ě vittima di una in-crcdibile campagna diffamatoria (viene addirittura accusato di rapina a mano at-mata). L'attivitä cinematografica lo porta a moltiplicarc i contatti con gli ambienti piú diversi (e in particolare il film del 1964, il Vangelo secondo Malteo, lo metre in rapporto con gruppi catlolicil. Grande risonanza ha un suo intervento del '64 sulla «questionelinguistica» (cfr. it. 1.4); ma la sua posizionedi scrittore subisce attae-chi da parte dcUa ncoavanguardia, con la quale si trova in totale dissenso; nel '65 intraprende la stesura di numerosi testi teatrali. Nel '68 mostra tin atteggiamento polemico nci confronti del movimento studen-tcsco e della nuova sinistra: vede negli studenti e nel loro estremismo ľespressíone di una nuova píccola borghesia, e in una poesia dal titolo // Pciaigiovani!!, chc suscita grande scalpore. giunge pai adossalmente a difendere t poliziotti, di origine prolétaná, contro gli studenti, figli di papa, borghesi e piccolo-borghcsi. La colla-borazione a giornali c riviste gli offre una sempre maggiore possibilitä di intervento e di provocazioite pubblica: il suo lavoro di regista ě accompagnatti soprattutto da articoli di critica lettetaria c da riflessioni sulla situazione italiana, chc vede caratte-rizzata da un cieco edonismo consumistico. Dopo aver portato a termine un ultimo, ptovocatorio film, Sa/ó o le izogiornale di Sodoma, viene ucciso nella none del 2 novembre 1975 da un diciassettenne. in uno spiazzo polveroso all'idroscalo di Ostia. Molti suoi scritti inedtti, sparsi o incompiuli, vedono la luce negli anni suc-cessivi; un vivissimo documento dclla sua presenza nella vita culturalc, dcllc sue amicizie e dei suoi rapporti personali c intellettuali č dato dai due volumi delle Latere, apparsi nel 1986 e nel 1988. Quasi cercata e attesa, annunciata da tanti intervemi degli ultimi anni, la to morte b rimasta nella coscienza cotnune come un atto sacriiieale, un mart)-r,° quasi reclarnato dalla sua disperata e ossessiva provocazione cotttro i! Ragazzi di vita II rapporto con Is sinistra L'attiviia cinanaiografitH Polemics con i movimenü del '68 La nii>ite di .Pasolini 1 I.t l/j Epoca n Rieostíuzionc e svibppo nel dopoguerra (1945-196») t 1.5.4. La poesia di Pasolini. Pasolini esordisce come poeta nel dialetto di Casarsa, ptivo di qualsíasi tra-óWotule dixione letteraría, che egii stesso non usava nella vita quotidiana, ma sentiva vi. vo sulla bocca degli abitanti del paese materno. Come «lingua della madre» questo dialetto gli rivela i caratteri incontaminati di un mondo cbiuso nel proprio orizzonte, nei propri ritmi narurali: non un mondo tealiscico, ma un mondo idillico, dove tutto appate innocente, luminoso. La pnxÍD/ion<: Dopo la prima raccolta del 1942, Poesie a Casarsa, Pasolini compose molte altre in fríuäano pocsie in friulano (e anche in varianti diverse di friulano e di veneto): tutta questa produzione fu raccolta nel 1954 nel volume La meglio gioventú, Alla sistemazione della raccolta Pasolini accompagnô un fitto lavoro di studio e di riscoperta delia tradizionedialcttalc italiana, che prndusse numerosi saggi e due importanti antolo-gic. Abbandonô poi la poesia friulana, tornandovi nel t974 con un singulare rifaci-mento, Seconda forma de «La meglio gioventi'c» (prima e seconda forma furono pubblicate nel T975, sotto il titolo La riuova gioventú). La puesia Parallelamente alla poesia dialettale, Pasolini alfrontô molto presto la poesia in in Hrdila lingua, con una serie di testiscritti tra il '43 c il '49, ma puhblicati soltanto nel 1938 nel volume L 'usignolo delui Cbiesa Cattolica (a parte restano le poesie dei Diari, ine-dite o pubblicate in sedi diverse). Venuto meno il t'iltro costituito dal dialetto, la raccolta presenra una varieta estrema di forme c di modi stilistici, affermando un I "isogno di pari arc, di raccontarc, di oftrire tutto se stcsso a un mondo di valori col-lettivi. La volontä di espressione individualc si collega qui a uno spirito ideologico, a un'csigenza riflessiva e narrativa; il poeta volge la sua attenzione alle forme della realtä, seguendo i loro contorni concreti, le Stesse piú immediate forme linguistiche in cui si manifesrano. É una poesia lontana dalla concentrazione Urica propria della maggior parte delle esperienze novecentesche, che si riallaccia al realismo ottocen-tesco e guarda piú da vicino a Pascoli, al suo plurilinguismo. It avert Con Le ceneri di Gramsd {1957), Pasolini presenta una serie di poemetti üGttmä (quasi tutti in terzine, sul modello di quelli pascoliani, anche se con grandeli-bertä nei singoli versi); la raccolta comprende componimenti scritti tra il'51 eil '56, e per lo piú giä pubblicati in varie sedi. Si tratta certamente dell'opera poe-tica piú rappresentativa dello scrittore, quella in cui il suo stile colloquiale e narrativo, legato alio svolgersi stesso della realtä e a una multiforme veste lin-guistica, si accende di scatti passionali, con una drammatica riflessione morale e un'icastica rappresentazione della vita sociale italiana degli anni Cinquanta, La voce poetica si muove sullo sfondo della vitalita sotterranea dell'« untile Italia », di una vita popolare che si é sviluppata nella sua originalita prima di ogni coscienza: di fronte a un paesaggio storico in cut si affacciano molteplici segw di mutamento si svolge il. conflitto tta un io legato a radici borghesi, inviluppa-to nelle contraddizioni della coscienza c dei desideri, e la storia che si muove, richiamandolo a un impegno per la trasformazionc del mondo. Poesia eonie Nelle successive raccolte (La religione del mio tempo, 1961, Poesia in fo>''!!li cfario iLiteltatuak- iirosa, 1964, Trasumanar e organizzar, 1971), la voce del pocta sembra tender?! piú che a scavare ulteriormentc dentro le proprie contraddizioni, a farsi citw° 0.3. Spefimentalisnao, conlraddizione, neoavangtrardta \try di piii espliciti motivi ideologki e polemic!: aon si segue il contrasto tra «visce- re » e impegno, tra mito e storia, ma il carattere negativo della storia, l'impossibi- Iitä di una autentica tt asformazione rivoluzionaria, il progressiv« dcgradarsi del mondo intellettualc e politico edella stessa vita sociale italiana. La poesia diven- ta 1'equivalente di uji diario intellettualc, che svolge, in una forma non completa- mcnte trasparente, un coaccrvo di motivi che PasoÜni sente affiorare dentro di se, ma non nova ancora modo di svilupparc in una piü piana esposizione saggi- stica. L'impegno stilisticosi allenta, sopraffatto dal bisogno di esibireogni fram- mentodel proprio pensiero. Conlidando nel valore della propria parola.Pasoli- Allentainento ni finisce spesso per scaricare nei versi, in modo appassionato e magniloquente, drfl'impejno lc riflessioni che sorgono nelle pieghe della sua multiforme attivitä. I t.j.T. Pasolini narratfite: dal racamlo al cinenw.. Mcntre ncJla poesia Pasolini cerca di esprimere il fondo piú nudo della propria « vitalita*, della propria presenza totale nel mondo, nella narrativa egli si pone invece nel cuore stesso della realtä esterna. Narrate é per Pasolini affer-rare il nuclco primigenio di ciô che egli vede ititorno a sé, ritrovarc il valore e ľintegritä di cose e persone, di un mondo di relazioni amato con spontanea partecipazionc. Non gli interessano tanto ľazione c la costruzione narrativa, quanta la possibilitä di identificana tntalmcnte con il mondo rapprescntato. in una assoluta tensione lififa. Per questo Ic sue opere narrative piú intense e affascinanti sono i due racconti autobiografici della giovinezza (Atti irnpuri, Amado nth), pubblicati pustumi nel 1982, sotto il titolo Amado mio: vibrante sincerita. commossa partecipazione a un mondo aurorale c primigenio, gioia della scoperta e della conquista della bellezza, appena velata da un senso di colpa, dominano il primo racconto. Eleinenti autobiografici c diretta rappresentazione della vita dei giovani Iriulani alia fine della guerra, tta desideri indctcrminnti, aspirazioni e dclusioni politiche, appassionato impegno nelle Iotte contadine, carattet izzano un romanzo scritto tra il '48 e il '49, che in originc rccava il titolo La meglio gioventú, ma che venne puhbli-cato nel 1962 col titolo, tratto da una citazione di Marx, // sogno di una cosa. Ma i risultati piú origináli della narrativa di Pasolini nascono dalla sua ap-passionata immcrsione nella vita delle borgate della capitale. Nel corso degli anni Cinquanta e nei primi anni Sessanta egli raccoglie una serie di racconti e bozzetti pubblicati poi nel volume Alt dagliocchiazzurri (1965): ma questa vada materia trova la sua sintesi nei due romaini Ragazzi di vita (1955) e Unavila "iolenta (1959). In un mondo sospeso, prowisorio e fatisccnte, ai tnargini della vita cittadina, si svolgono esistenze giovanili, tra piccolc awenlure, invenzioni giocosc, atti teppistici, tentativi di soddisfare i bisogni piú elementari. 6 un'u-iianitä che ha perso le proprie radici cultural!, il rapporto con le proprie origi-nii che ha qttalcosa di barbarico e di animalesco. ma che mantiene in sé le traces di un'antica autenticita popolare; nei suoi rapporti sviliti si ricostituiscc co-'nunque un tessuto culturale, una serie di abitudini e di scambi umani. Pasolini 51 immerge in questo mondo trovandovi ancora autenticita e bellezza, affasci- tk-ila lealtii -M, 1,1,1 1 mccunh antofjiot'ta! una am ].i mo::,*.: 'idle boqtavi. roiiiarte Ľíntei-essK per il einem! íiiS Epocíi li Ricostruzione e svíluppo nel dopoguerra {194^1968) nato dajla sua spontaneita, ma incuriosito anebe dai difficilí tapporti che esso stabilises con la citta e con i valori che dominano la vita borghese. Sprerimenra/.kHie I romanzi, assai poveti dal putito dl vista narrative, sono costruiti attra-ÜDfUHtkv veřso un'attentissima documentazione línguisfíca, che permetre di superare i compromessi neorealistici tra lingua e dialetto. la voce del narratore si serve di un italiano assai schematico ed elementare, mentre i personaggi pariano diret-tamente in un romanesco pieno di elementi spuri, carico di deformazioni e di stravolgimenti, tenuto sempře a un livello «basso» Cm parte vi si sente íl rap. porto con Tesperienza di Gadda). H dialetto non viene usato per dare un'inv magine positiva della realta, ma per registrars Qella loro veritä» nella loto irrationale forza vitale, esistenze difficilí e disperatc, per seguire momentí di vita tristi e gtoiosi, atti violent!, esiti ridicoli, patetici, tragici. Ilpassaggio al cinema segna per Pasolini un abbandono della narrativa letteraria e insieme la ncexcei dj una narrativa piú profonda, che lo met ta in rapporto con U realtát nel suo emergere piú íminediaro, materiále. La stessa scelta del cinema R]a sua ostinazione nel perseguire una vera e propria carriera di regista cinematograb-co risalgono alia convinzione che, tra tutte le arti, il cinema sia quella maggiormente in grado di intrattenere un rapporto dirctto con la rcaltá. Come regista, egli si setitc in grado di far parlaic la rcalta nella sua nuda presenza, nci suoi contorni fisici; e ciö fa sí che, una volta accostatosi al cinema, egli finisca per affidargli il suo furore spe-rimentale: per quasi tutti i suoi film egli crea il soggeito, partecipa in prima persona aU'elaboraziune delle sceneggiature, alia scelta degli attori (nella maggioranza non professionisti) e a tutte le fasi della regia. II cinema Una rassegna anche rapida delle sceneggiature e dci film di Pasolini richiede- di Pasolini rehbe un atnpio discorm Qui posstamo ricordare Í titoli dei diversi film: Accattone, 1961; Mamma Roma, 1962; La ricotta, 1963; UVangelosecondo Mätieo, ^964; Ucee!-lučci e ucceUini, 1966; Edipo re, 1967; Teoréma, 1968; Porále, 19Ó9; Medea, 1970; Decameron, 1971; / raccontidi Canterbury, T972; llfiore delle mük e una notte, 1974; Saldole i 20 giornate di Sodoma, 1975. Notiamo soltanto come il cinema di Pasolini sia sospeso tra unaspiraziunc alia purezza, alia piú semplke e religiosa nudita, e una volonta di provocaziouc e di scandalo. Con il cinema, specialmente neu" ultima fase della sua attivíta, quando ha raggiunto una piú ampia notorietä e ha cercato piú forti provocazioni, Pasolini c spesso caduto nel pericolo di aggrcdire la societa e il consumo borghesc pcrcorrendo la via stessadelta degradaziono. Ě parso protest ate contro la volgaritä dominante, nel momento stesso in cui scivolava proprio nella volgaritä e nell'esibizionismo; ha indugiato in un'esteriore rctorica del sesso e hfl banalizzato grandi probiematiche psicologiche e soclaJi. La sua vicenda di let terato passato quasi totalmente al cinema resta comunque un fatto quasi u nico nella cultu-ra contemporanea. n.5.6. Pasolini säggistd. U critic* Soprattutto negli anni Cinquanta la capacita sperimentale di I.™ jegata all'esercmo della critica letteraria, che ha fatto capo a un uso mottcM»J ro Felice dci metodi della stilistica. Rispetto alb schemausmo sociologu valente nella criiica marxista di quegÜ anni, egli ha prestato una decisa 1 ix.5. SperirnentaJisrno, contraddizione, neoavanguardia mo zione ai caratteri espressivi delJe opere letterarie, al modo in cui cararteri personal! e dati ideologic! si manifestano attraverso il filtro del linguaggio e dello stile, 11 volume del i960, Passione e ideológia, che raccoglie i saggi critici scritti tra il Lc raccolic '48 e il '58, sotroUnea nel titolo stesso le due prospettivc su cui si basa tutta la ricerca di scrini critici di Pasolini in quegli anni. Un'ampia scelta di saggi e di interventi degli anni Sessan-ta č contenuta nella raccolta del 1972 Empirismo eretico, divisa in tre sezioni (Lingua, Lettcratura, Cinema), in cui spiccatio gli interventi sulla questione linguistica (cfr. 11,1,4e 11.5.3) cquclli sul linguaggio del cinema. II volume postumo Deserizio-nididescrizioni (1979) ha riunito infine una fitta serie di recensioni, pubblicate sul settinianale «Tempo» tra il novembre 1972 e il gennaio 1974. Ma la volontä di presenza nel proprio tempo lia trovato negli ultinti anni di Gli intravani Pasolini il suo luogo di espressione piú appropriato in interventi apparsi su sulľatiualnž giornali di grande diffusione: ricollegandosi in parte al suo lavoro di critico e in parte alia sua poesia piú ideologica, questi interventi esprimono una appassio-nata condanna dei nuovi costumi consumistici e delle mutate forme del potere. É una saggistica volutamente provocatoria, ehe si esprime attraverso formule semplici ed estreme, alternando nitide argomentazioni razionali a scatti di pas-sione e di aggressivitä, e prendendo posizioni assolutamente controcorrente ri-spetto alle tendenze dominami negli anni intorno al Sessantotto. Pasolini si pone come figúra solitaria, ehe si erge contro il proprio tempo, e, dal fondo della Pasolini «orearo» propria esperienza singulare e disperata, aggredisce come un «corsaro» la t«iutcrano» realtä degradata di cui egli stesso é parte; si scaglia contro di essa e contro tutti coloro ehe ne sono corresponsabili con la severitä cretica di un «luterano». In questi scritti Pasolini percorre giä la strada del proprio martirio, celebra il rito del proprio scontro finale con il mondo degradato delia civiltä dei consumi: ne sorge una delle immagini piú intense e brucianti dell'Italia contemporanea, che rivcla con forza ossessiva mali e contraddizioni destinati a chiarirsi in maniera sempre piú esplicita negli anni successivi. Anche per la prosa risentita, te-sa e sicura, razionale e funebre, si possono qui vedetc i risultati piú alti e suggested dell'intera vicenda intellettuale di Pasolini. Ancora lonrani da questo estremismo sono i testi di una rubrica di corrispon- Lľ nccoltc denza con i lettori tenutá su« Vie nuove» dal 1960 a! 1965, di cui una scelta é uscita di naitti nel volume Le belle handiere (1977). Piú forte é lo spirito polemico degli interventi pjomalistra nella rubrica «II caos» del settimanale «Tempo», tenutá dalľagosto '68 al gennaio '70, parzialmente raccolti nel volume//«01(1979). 11 vcrticedi questa saggistica di Pasolini é costituito pero da due volumi: Scritti corsari (1975), che contiene interventi apparsi su vari giornali tra il gennaio 1973 e il febbraio '75, eLettere luterane, apparso postumo nel 1976, che raccoglie soprattutto articoli apparsi sul «Corriere della Sera» e su «Ii Mondo» nel corso del 1975. In questi scritti si ritrovano tematiche anche molto diffuse che Pasolini ve- Lc tänatíotK rifica in concreto nell'esperienza quotidiana. Non lo indignano soltanto i caratteri che il consumismo assume, ma in primo luogo il fatto che esso ha deturpato irrimediabilmente l'aspetto fisico dell'Italia, i suoi ambienti urbani e naturali, e deJJfl societa Contrü il Polen; G il Painzzo UilInMancabik -ejiŕiOije moráje Un maesn-o j>et la nuova loo Epoca Ii Ricostiuzjone e sviluppo nei dopoguerra (1943-19687 ha modificato in profonditä il carattere dei suoi abitanti. Sparita la bellezza che il paesaggio e la vita popolare italiana conservavano ancora negli anni del fasci-smo, egli vede in atto una completa «omologazione» della vita sociale: il ctollo degli antichi valori autoritari ha diffuso i nuovi valori di un edonismo spicciolo, egoistico, tendenzialmente criminale, Tra i maggiori responsabili di quests de-gradazione, Pasolini indica la televisione e la scuola di massa, il Sessantotto e il suo antiautoritarismo (ehe, lungi dal rappresentare una autentica spinta rivolu-zionaria, avrebbe contribuito alia diflusionedi una aggressivitä piccolo-borghe-se, e, tra i giovani, di modelli di«insolcnza, disumanitä, spietatezza»), E ancor piü grave sarebbe il progressive adattamento a questa degradazione. Pasolini sa tuttavia che non e possibile ritornare al passato: e si accanisce ogni volta a distin-guere il bene dal male, a individuate ipotesi e possibilitä positive; soprattutto de-nuncia !a ciassc politica, il Potere e il Palazzo, abitato da corrotti e da incapaci che hanno lasciato «marcire» il paese, lo hanno venduto e distrutto. 11.5.7. NeWattesa della rivoluzione: Franco Fortini. Nell'attivita di Franco Fortini si definisce un modello intellettuale op-posto a quello rappresentato da Pasolini: agli aspetti vitalistici ed estetizzanti delľesperienza di Pasolini, alia sua «passione» e alia sua visceralitä, Fortini oppotie una continua tensione morale e intellettuale, che tende sempre a met-tere in questione, a spostare, a «verificare» il senso dei rapporti tra letteratura e storia, tra cultura e orizzonte politico. L'inquieta attenzione di Fortini a tutte le cruciali vicende politico-culturali costkuisce probabilmente la testimonian-za piti esemplare ed estrema di un modo di essere «a sinistra* degli intellettua li della scconda metä del Novecento: egli ha vissuto questo essere «a sinistra* come impegno costante, quasi religioso, a cercare una «vcrita» del comporta-mento, a dare a ogni gesto e rapporto una forte carica « morale », a proiettare ogni realt-a del presente verso un'ipotetica liberazione futura; ha saputo sentire fino in fondole kcerazioni del mondo, scorgendo in esse I'annuncio della rivoluzione, di un domani pacifícato e ricomposto. Tutta la sua opera sembra vo-lersi collocate in uno spazio storico intermedio, al punto d'arrivo di una storia e di una tradizione che si stanno chiudendo (ma in cui egli é pienamente radi-cato) e nell'attesa di un evento supremo che dissolve™ quella storia e quella tradizione: in essa si intrecciano uno spirito negatore, astiosoe«ingrato», che conosce moment! di osttnata faziositä, e uno spirito profetico, che giunge a giu-stif icare e riscattare anche il passato. Con il suo distacco dalla nozione di«impegno » definitasi nel priino dopoguerra, egli si é posto come uno dei principáli maestri della nuova sinistra degli anni Sessanta (cfr. 11.1.7). La sua opera assume il rilievo di un grande dramma intellettuale, di uno scontro tra la cultura e la solitudine, di un ultimo atto di fiducia umanistica net valori delia parola e della storia: essa si configura come la lunga e lacerata con-statazione della sconfitta di chi ha creduto di vedere come sbocco della sua strcnua lotta un'improbabile «rivoluzione». 11.5. Sperirnentalismo, coiuiadd: mone, neoavanguardia molto presto di iSÄll M diri«°' » interesso 1 presto tit letteratura, fu attratto soprattutto dall'« bbI™!p0"Í,0n ľambienteermeuro"fioremino, ma «Riforma letteraria»(cfr SSP^IÄS^edall'»Peri«n»"ella „ r__. ĺ ... l"r- Ia0;7>. dove pubbjico 1 suoi pnmi scritti Nel t aldese- - 1939 si fece battezzare come \ - maggto zioni razziali) ij cognomeďelli nmcirô S25P"' ,, P" Sí"ggire alle Persec"- delta rc-pubblicamV**de I-íváídZ n ľ r ' i44 aDeM™ vicende i94í a Miláno, dove fu redáu tM Pľ.' 'T8-Ruth Lciser si stabilí^' Dal 47 al '33 StaSS^' V"°& e ««Av.mil». Aß»«*: verso una :craturaepoli-giovani nviste delia nuova sinistra in II tX j- -"TV" Piacentini» (cfr. u.i.7). il suo libro di saggi de! 1965, Vcri/ic, ' primo luogo ai «Quadcrni 1 ^^^^^^^^^^ e cornpí aleuni care la posstbihta di uno sbocco anche politico dal ci. conttnuato a seguire Ie vicende della si„is,la < leglianniSetta memente sul pj,„0letteraiio: maegli non ha mai rinuncia^ a cei namento (198/): ma ha sempře continuato a vivere a Miláno. Dal L'CÄiíeľienzrj del Scssantorřo Gli zr-.ni Settailia ť Oítaiita horlím poetu e saggista 1™T« M ^omio Novecento k presets di Fortini si é awertita mentrt í la sua gate da una comune problen^i; 7-' ^ k cultu ale c e m realta un tntreccio particolare: ambedt Ľiirjpegiio modificazioni fadícali ~ lature, ma ehe non dä mat luogo a Forttm tende a una perfezione formale che vuol estere u ,L,ra I 1 W intellettuale, in Z ÄSÄfSÄ««* 1122 Epoca ii JRicosttiizione e sviluppo neí dopaguerra (1947-1968) Nella príma raccolta, Fogiio di viaealtri versi (1946), é molto forte ľeco di mo-delli ermetici, filtrati attraverso U solido moralismo di Noventa. Poesia ed errore fV.w (1959) lega esplieiiamente il discorso poetíco alla verifica delľ« errore» che domina ed arrare ľorizzonte della vita contcmporanea e insieme la stessa poesia: quanto piú sí defini-sce con perfetto equilibrio, con ferma scansione metrica e ritmica (utilizzando no-tevoli suggestioni letterarie, príma fra tuttc quella di Brecht), tanto piú la parola cerca di interrogarsi continuamente sul senso e sui limiti dei suo rapporto con la realtä, di staccarsi da se stessa e di rivolgcrsi verso il futuro. Dal seno stesso delia bcllczza sorge lo straniamento, la negazione dei contcsto entro cui si svolge la parola, dei suoi stessi fondamenti (cfr. generi e tecniche, tav. 166). Le ccModizíone Ll carattere perentorio e insieme aleatorio dei discorso poetíco viene aŕTermato Ľohíraddiiíoría nel titolo stesso della successiva raccolta, Una volia per sempre (1963): quí Fonini cíclla poesw cerca di trovare una parola srabilc e ferma capace di guardare alla distruzione e al superamcnto dei mondo che ha intorno. Nei paesaggi naturali e nelle forme dei presence egli sente íl brivido e ľannuncio di un futuro dissolversi delia realtä: dal movimento delia storia attende un'apocalisse leggera e felice. Lenuovc Dopoaverpubblicato, in Ľospite ingrato ((966), una serie di testi minori,dÍ tipo spcraim: dcl '68: scherzoso, diaristico o polemico (vivacissimi tra ľaltro sono gli epigrammi), con la Qué-rfo mtiro raccolta successiva, Questo muro (1973), ľesperienza poetica di Fonini, che qui si appoggia su una piú fitta serie di riferimenti alla tradizione novecentcsca, si apre a un piú dirctto contatto con la nuova realtä confíguratasi intorno al Sessantotto, sor-rctto dalla convinzione di aver trovato un'eco colletttva alla propria inquteta ricerca. La poesia tende a farsi strumcnto di una saggezza piú raccolta, di un marxismo Verso finaímcnte vetificato nella prassi. Ma questo nuovo equilibrio e minacciato da in-il ^negativo* crinature, chc si approfondiscono sempre piú nel corso degli anni Scttanta c che coiiducono alla raccolta apparsa nel 1984, Paesaggio con serpente, in cui il movi- GENER1 E TECNICHE tav, 166 Síran iam ento II termíne indica ogni intervento sulle forme artisúche che mira a portarle fuori da se stesse, che le rende «strane», estranee alla loro stessa nátura, crcan-do nei destinatari uno spaesamento, un senso di sorpresa. La parola ostranenie fu usata dai formalisti russi, e in modo piú sistematico da Sklovskij (cfr. generi e tecniche, tav. 143), per indicarc quei procedímentí con cui nel linguaggio lettcrario si dcforma ľabituale visione delle cose, si trasporta la realtä fuori da sc stessa, in contesti o in rapponi diversi da quelli naturali. Nelľottica dei formalisti, lo srraniamenio assurge a principio di costruzione di ogni forru a artisti -ca: ľalte rinnova sempre la visione della realtä e ľuso dei linguaggio, attraverso un variabilissimo impíego delí1'effctto di strániamento. In una accczionc particolare, esso e stato definito e usato da Bcrtoh Brecht (1898-1956), che ha fondato la strutmra dei teatro «epíco» c le forme stesse della sua recitazione sul Verfremdungseffekt, "effetto di straniamento". Per Brecht il teatro, come qualsiasi forma di comunicazione anistica, deve sveglia-re la coscicnza degli spertntorí mediante íntcrvcnti chc rompano ľimmedesi-m&'/Áone. con ľíllusione sceniea. 11,j, Speiimentaltsmo, contisddtetone, neoavanguardia 1123 mento verso il futuro diventa sempre piú improbabile e «negativo»; la poesia segue un ordíne di imroagini e di suoni che mostrano come sia sempre piú difficile ri-trovare un senso e un orditií. mento compiuto, fissare con cerrez-sa il significato del passato e le strade del futuro. La poesia cerca ancora una impossible «totalita », si ostina a chiudere in una sortileelaborazione formale una realtä che non si lasda piú imprigionate da nessuna prospettiva teorica c politica. La produzione saggistica e teorica di Fortini, anche quando appare piú strettamente orientata in senso « militante », si riconosce per il suo stile particolare, per il modo in cui costruisce una specie di teatro dell'inqmetudine, anirna-to da una tensione intellettuale e morale che va al di la degli stessi contenuti. La parola saggistica di Fortini tende sempre a definire la posizione «giusta»,. mo-ralmente e politicamente valida: egli ne insegue le tracce negli intrecci dati dai libri e dagli eventi del passato, segnati dalľingiustizia e dalla falsa coscienza, e la proietta in avanti, verso un compito pratico o versp un futuro liberato e ricom-posto. Questa parola saggistica e in ogni momento angosciaca ed esaltara dalla suasolitudine, alia inquieta ricerca di una comunicazione collettiva, di modelli. sociali che le permettano di riconoscersi, di afŕermare c negare se stessa. Uno dei übri piú belli di Fonini resta la raccolta di articoli e saggi Viedinverni 1947-1957. Contribute a un discorso socialista (1957), riflcssionc ancora tutta interna alle contraddizioni degli anni dell'«impcgno» e dcl neorealismo, del clericaíismo e dello stalinismo, in cui la delusionc per gli esiti dclle spcranze del dopoguerra conduce alia ricerca di un nuovo orizzonte politico-culturale. Una piú ampia risonanza ebbe Verifica deipoteri (1965): qui la libera discussione con la tradizione marxista europea comporta la negazione del« mandato » attribuito dai politici agli scrittori, il rifiuto di ogni prospettiva dt sviluppo «progressivo» nel rapporto tra culture e societa, ľtnvito a cercare nella contraddizione la « veritä » della politica e della letteratura. Di fronte alle vai ie posizioni che si sono definite intorno al Sessantotto, Fortini ba sempre continuato, ir> rnodi diversi, a difendere la centralitä della contraddizione, come mostrano ancora i saggi raecolti nel volume Qucstioni di frontier a (1977) e tanti suoi intervenii successivi ancora sparsi. Un riiievo essenziale nel.ľatti-vítä di Fortini hanno i saggi piú direttamente rivolti alľanalisi e all'interpmazione di testi letterari (in primo piano Saggi italiani, 1974, e Nuovi saggi üalicmi, 1987), u.5.9, forme diverse di sperimentalismo. Tra gli scrittori del gruppo di «Officina», Roversi e Leonetti si sono im-pegnati. in una sperimentazione sempre rivolta a un confronto con la realtä, stilla spirita di una decisa volontä morale, che si incontra con molti degli orientamenti essenziali della nuova sinistra degli anni Sessanta e Settanta: ttia, rnentre Roversi ha mantenuto una stretla continuitä con la tradizione realistka.. Leonetti ě giunto ad awidnarsi, con spirito avventuroso, an-<-'ne alla neoavanguardia. V no stile dclľinquictudirKí dei poteri 1\ confmnio KMi í a reahJt Roberto Rüversi (nato a Bologna nel 1923) ha cercato neila raccolta Dopo Lampo/otmm (196í) h via dl ona poesia narrativa che registra il senso di sperarsse Roberío Rovcrrjíi Ceeaifliiü Al di MI acĽH batta^H inltilktiuab Gt'wyoiíi Tenors Stefano O'Ättigc 1124 Epoca 11 Kicostruzione c sviluppo nel dopoguerra (S.945-196S) tradke, nel corrompersi di una 01 iginaJe dviká contadina al contatto con lo sviluppo cap realisti co. Formě piú radicaímente sperJmentalt ha poi provato nel romanzo Reghtrazivne di eventi {2960} e nelle poesie di Descriztoni in atto (1963 1969), caři-che di segni slahbrati della realtá contemporanca, voluíamente sotrrarte aí mercato edhoriaie e diřfusc in edizione dclostilata in proprio nel ^969, FÍRANCES<;o Leoniíttí, nato a Coseuza nel 1924, ma vissuto prima a Bologna e poi a Mtlano, cerca in ogni suo gesto c in ogni sua serittura i segni di una nuova realtá sociále: legato a una tradizione iJluministica e materialisticíL egli rende a proict-tarla verso un possibile orizzonte di liberta colletriva; con una sua singokre urbanita e grazja, egli sa tradurre le esperienze piú aggressive ed estremitfiche in formě quotidktte, quasi con un Jcggero candore. Tra altti autoři coUegabili a uno sperímentalismo reaíistico, va ricordato ancora il miknesc Gjorgio Gesarano (1928-1975), nella cui poesia, carica di eíenienti narrativi, si esprime una vibrantě e impetuosa passione nvoJuzionaria. Tra glt aimi Cinquanta e gli. atmi Sessanta molti sono stati gli serittori che hanno assunto atteggiamenti «spcTtmentalt», rimanendo estranet al dtbattito politico-culturale, con un impegno sohtario o scontroso. Questo sperimentali-srao si ě carattemzato in senso espressionistico, stravolgendo t nortnali equili-bri Itngiitstiet; e in aieunt cast e partito da essenztalt legami; con tl neorealtsmo, mentre in al tri é se.tnbrato anttctpare le espertenze della neoavanguardia. GiovANNt Testohi, nato a Novate Mílanesc nel J923, pití:oi*e e crkico ďarte, ha evidemi origini ňeorealistiche, legate airinienzione di rapprescntarc la vita degli CiiMi-giiJati c dei reietli, nel mondo cupo e dcsoíato dcllc periferie miknesi. Egli ha dato notevcli risukati con i vol um i di racconti 11 ponte a-ella Ghisolfa (1958) e La Gilda del Mac Mahon (1959), dove si nota un gusto spiccato per le piú kiaspeltate contaminazíoni, che ha poi portaío 1'antore verso una lingua arcflica c deforme, in sieme maccheroiiica e barocca. In questo linguaggio egli ha prodotto testi teatrali come 1& Maria Brasca {1.960),UArialda (1960}, LaMonaca diMonza (1967), e la tri-logia costitnita da VAmhleto (1972), Macbetto (1974), PJipus (1977)-1! barocco pn-tn-seente di Testori c poi spproďato a un cattolicesirno tradicionalista, legato a un polentko rifiuto del mondo contemporaneo. Vei*so il msto pagano tende ťespressionismo di Stefano D*Aiuugg, nato net 1919 ad Alí (Messina), dedicatosi con impegno veniennale alla stesum di un romanzo, Rorcynits Otců (1975), che ě insieme un ritorno alie origini. un viaggío di ricono-scimento faddiritniťa con richiami éYOdissea), e una specie dí apocalisse, Del futto singolare ě il caso di Antonio Pizzuto (1893-1976): uomo di grande cultura intemazkmale: egli ha pďcorso una lunga camera nella Pubblka Sicurez-raggiungeiido posri di grande responsabilitá; si ě sempre vanamente oceupato di Ictteratura, pubblicando snche libri sotto pseudonimo: ma ha po tu to dcdicarsi totalmente alí:aTtivÍtá lettei^atia solo nei suoi uhimi anni, dopo il pensionamento. Il suo esordío uff tciale si ebbe solo nel 1956, con il romanzo Signorina- Rosina; a cui se gul nel 1960 Si riparano bambole e nel 1962 Ravenna. La narrativa di Pizzuto si av-volge intorno alle piú minuté formě e complicazioni della realtá, sembra disperderc l'essenza del personaggio in una ossessiva artenzionc ad eterogenci oggetti matena* li e mentali. Lssa tende verso la propria negazione, sospende ogni struttura tradi* zionaleeogni concatenazionedi fatti: Pizzuto mira sempre piú a immergersi nel vano pullularc della realtá e delle parole, seguendo un fílo continuo, carico di elctncn-ti medttatívi, di frarnmenti di memoria, di scatti ironici, di malinconici turbarnenu- ll.y, Sperimentalísnio, cantraddfeionc, neo&vangiiardifl e dietro una trama di oggetti e di movimenti lascia intrawedere segrete motivazioni filosofiche e intellettnali. Ogni elemento di azione si dissolve nelle difficilissime ul-timcopere, Pagineite{tcf6^),Sinfonia{u}66), Testamentů (1969}; inPdtvf//c/(i973J, Pagelle II (1975) e nelle postume Ultime epemdlime (1978) la parola sembra misu-rare ľordine casuale delía realtá mentale e materiále. Una solitaria sperimentazione ě stata quclla di EdoaEDO CaCciatore (nato a Edoatb Palermo nel 1912), che negli anni Cinquanta ha percotso la strada di una poesia Caeciaíote mentale, dove la realtá viene trascinata entro un intenso oiizzortte conosdtivo. it.^.io. II caso di Luigi Meneghello. Autore appartato, impegnato in una sperimentazione tutta personale, ě Luigi Meneguello, veneto di Malo, presso Vicenza (dove c nato nel 1922), che, dopo aver parrecipato alla Kesistenza, ěemigrato nel 1947 irf Inghiltcrra, dove ha insegnp-to italiano alPuniversitä di Readíng. La sua condizione di emigrato c la sua lonra- Attoiaoncalle nanza dal mondo culturaie italiano negli anni Cinquanta lo hanno portato ad av- irasfurnwioni venire in modo piú diretto la radicale trasformazione subita in qucglí anni dalla provincia italiana, e in particolare da quella venera in cui era nato. A ciö si sono ag-giunti una inesauribilecuriositá per le forme linguistíche, per gli incontri egli scon-tri tra lingua e realtá, c uno spirito umoristico leggero e cordiale, diffidentc verso ogni íetorica. Da cioě nato il romanzo Libera nos a Mulo (1963), chee insiemc uno Ubcra nos a Máto sguardo alla storia recente del paesc natale, al rapido dissolversi del tessuto sociale contadino e del dialetto originario, c all'infanzia e alPadolesccnza dell'autore. Seguendo tutte le associazioni permesse dal dialetto, specialmentc nel suo uso infantile, i molteplici conflitti e scambi chcesso ha con la lingua nazionale (appresa a scuola), Meneghello riesce qui a ricreare, senza nessun indugio sentimentale, tutta la particolaritá di quel mondo contadino, tutta la sua estraneita rispetto alla nuova realtá Unguistíca e industriale che si sta affermando in Italia. Questa tematica ě approfondita nel successivo Porno pero (1974), che ha momenti piú cupíedramma-tici e si chiude con una seric di splendide filastroeche di puro non senso. Cíli altri romanzi di Meneghello (/piccolimaestri, T964; Pioriltaliáni, 1976; Batt- Le nlti-c opere-sete, 1988) seguono le diverse fasí della sua «edueazione sentimentale» e intcllet-tuale, dall'adolescenza alla giovínezza, tra lascismo, Resistenza, primo dopoguerra. ti.5,11. Elia Paglútmni. Tra coloro che hanno direttamente parrecipato alla neoavanguardia, Elio Pagliarani (cheř nato a Viserba, presso Rimini, nel 1927, ha lavoratoaMilano e a Roma come giornalista e eritico teatrale), ha certamente offerto la poesia piú vigorosa c sorprendente, doniinata da una continua volontá dí prendere di Petto la realtá, di provocarla nelle sue contraddizioni, nei rappoiti sociali, nei Piú profondi strati materiali e biologici. Pagliarani concepisce quasi sponta-"eamente, prima di ogni programma teorico, la necessitá di toccare le cose at-traverso il linguaggio, di collocarsi entro i linguaggi correnti e insieme di spo-starneÍ rappotti consueti: ě perciomokosensibileagli aspetti artigianali del la- «BrfLgutnak» iíťl hvow poetko 1 ii26 Epoca ii Ricostruzione t sviluppo nel dopoguerra (1945-1968) voro poetico, che sente come 1111 «fare», un agire direttamente su una materia fistca, sulla voce e suisupport! delJa scrittura. Legato visceralmente (ancheper le sue solide radiči popolari romagnole) alia tradizione della sinistra, egli ha sempre rifiutato ogni dogmatismo e ogni intellectualismo politico-culturale manifestando una sana insofferenza nei confronti dei tortuosi svolgimenti teo-rici di čerte discussioni sul ruolo delTintellettuale. Le prime esperienze poetiche di Pagliarani si sono svolte in stretto rapporto con ramhientemilanesee con i poeti della «linea lombarda»{cfr. 11.4.10): il $110 prirrio libro, Cronacheealtrepoesie (1954), era caratterizzato da una rappresentazione rea-listica della vita proletaria e piccolo-borghese. In hwentario privato (1959) prevale-La i-agazza Carla vano jnvece motivi liric-i; ma il poemetto La ragazza Carla, apparso nel i960 sul «Menabo» e poi nel '62 in volume con aítre poesie, rivelava una poesia di grande originalitám i! risultato migliore della sperimentalismo realisticodi «Officina» (rivi-sra con cui egli aveva avuto rapporti). Si tratta di un poemetto narrativo, che segue i momenti dell'esistenza di una gíovane dattilografa nella nuova Milano dcllo svilup. po industriale, nel grigio squallore di una vita ripetitiva, regolata da un lavoro alie-nato, che fa perdere ogni valore personále e sociále, e armulla ogni sentimente La rappresentazione di questa realtá si regge su scatti linguistici improwisi ma sottil-mente calcolati; ogni rapporto e ogni comunlcazione sono sottoposti a un profon-do straniamento (cfr. generi e tecniche, tav, 166), che fa sprigioiwe una rabbia compressa, come di fronte a un raalessere intollerabile. Oscillando fra racconto, lirica, epics, il poemetto opera un essenziale turba-mento dei rapporti tra i «generi»: e nella poesia successiva, prendendo piú risolu-tamente la strada dell'avanguardia, Pagliarani ha cercato nuovi modi di intersezio-ne tra i generí, prívilegiando la forma da lui stesso definita lettera-recitativo. Lo mo-stra chiaramente la raccolta Lezione difisica a Fecaloro (1968), in cui prevalgono testi dai versi molto ampi (che rendono necessario I'uso di paginc di formato partico-lare), pienidifrattureedi pause, in cuisidispongonoavarilivelli frammentidellin-guaggio quotidiano, citazioni e riprese dai testi piú disparati, invenzioni linguisti-che, voci di piú interlocutori, intcrventi polemici e appassionati dell'autore. Redfajitmc Siamo di frome a una poesia «reeitata» (e la lettura orale ne rivela ancor meglio e oraiir* il valore), di cui si hanno nuovi esempi, sorprendenti cd atipici, nei testi de La balls-M di Rudy, un'opcra di cui Pagliarani ha poitato a termine solo alcune parti, pub-blicando quella piú cansistente nel volume Rosso corpo lingua OTO pope papa scten-za. Doppio trittico di Nandi(1977). Qui si snodano, su uno schema quasi fisso che si presenta come una struttura scenica, diverse variazioni vocali sulle parole del titolo, tutte cariche di molteplici sígníficati. É una sinfonia dello straniamento assoluto, ottenuto con un continuo scambio tra elcmenti fonici c sémantici, La íoí'ňiíi retitauvo» tl,5,0 L'avafíguardía e il dover essere: Edoardo Sanguineti ť critica DalPopera e dalla figura mtellettualc di Edoardo Sanguineti (nato a Sa rona oel t'930, attualmente proíessore di letteratura itaMana aU universita u Genová), risuka certamente una delle espressioni piú eseraplan delJa neoaya euardia, che vede uniti un lucido rígore eritico e un conseguente astrem*' linguistico e ideologico: i suoi testi, i suoi atti e le sue scelte nsalgono semp - o .5. Sperimentalisnio, canttaddisione, neotlvanguardia ďaltra parte, a una disposizione intelletttiale, appaiono il risultato di un esa-sperato controllo che la ragione, la tensione morale, svolgono su un difficile terreno personale e psicologico. Ľattivitä letteraria di Sanguineti, sempre ac-compagnata dall'esercizio professionale della eritica, ha fatto sempre leva su un ben definito orizzonte teorico, che salda ľinsegnamento delle avanguardie c delle teorie letterarie del Novecento a una prospettiva marxista. Egli cerca, con una cena dose di volontarismo, un'originale sintesi fra tradizione del mar-xismo e moderne scienze umane, tra realismu e modernita artistica: eritico lu-cidissimo e sottilmente problematico, egli ě molto attento agli aspetti formali della Ietteratura, ehe lega dialetticamente afľorizzonte storico e sociale. La maggior parte delle sue scelte cultu rali si riassume in una stretla associa-zionetra «ideologiaelinguaggio». Negli anniCinquantaeSessantaegli ha mi-rato a uno sconvolgimento dei pianí del linguaggio borghese, capace di sottiar-re ľ (Ute al processo del consumo e del mercato: ma nello stesso tempo ha av-vertito che anche ľane ďavanguardia finisce per řadere nel circolo del consumo, e entra nel «museo». Sanguineti ha cercato di non sfuggire a questa con-traddizione: le sue scelte letterarie e intellettuali hanno mirato ad approfondir-la e nello stesso tempo hanno preso la via di un impegno etico, ideologico e politico, che sullo scorcio degli anni Sessanta lo ha portato alia militanza nel Pci (per cui č stato per vari anni deputato al parlamento), nella politka del quale egli ha visto una mediazione tra i valorí civili minacciati dal ncocapitalismo e le esigenze piú autentiche e liberatrici della modernita. La rottura dei modelli ietterari del neorealismo e il recupero dialettico del lavoro formale delle avanguardie si sono cosí risolti per Sanguineti in una continuity con la tradizione della sinistra, con la recente storia intellettuale italiana. Negli anni Cinquanta, i primi testi poetici di Sanguineti apparvero come oggetti di eccezionale stranezza, lontani da tutti i parametri correnti. II primo libro, Laborintus, uscito nel 1956, costituisce un singolare poema dai Iunghi versi atonaii, in cui si svolge un monologo intellettuale pullulante di oggetti, li-quami, dati eruditi, citazioni, esclamazioni appassionate, ironiche o beffarde. La voce di un io che affonda in un magma di materiali stravoltí e incandescent! compie un viaggio attraverso una pains putredinis {" palude del putridume"), si ía strada in mezzo al labirinto della psicologia, della cultura, della storia, tra materiali di tutti i tipi, da cui emergono figure cariche di significati alchemiei e psicologici. In questo labirinto acquista perö un peso significative ľesperienza erotica, altrettanto scissa e frantumata, ma legata comunque a un fondo piú au-tentico, materiále e psicologico: all'erotismo sono dedicate le successive poesie di Erotopaegnia (titolo erudito che allude a «scherzi d'amore»), scritte tra il 1956 e il T95g. Laborintus, Erolopaegnia e il successive Purgalorio de t'Inferno (che comprende testi scritti tra il i960 e íl 1963) sono stati raccolti nel 1964 in un volume dal titolo folenghiano (cfr. 4.3.2), Triperuno. Sanguineti ha successivamente messo mano a esperienze teatrali e a due roinan-zi, che sono apparsi come gli esempi piú conseguenti e rigorosi del romanzo ďavanguardia: Capriccio ilaliano (1968) prende spunto da una vicenda autobiografka, con una tematica sessuale chesi lega a una piú piena immersione nella realta; su una piú astratta operazione strutturale é invece costruito II gitioco delľoca (1971). Lis oiilhaniH Ĺjiboriíittíí Ľesperiensi srolica Rorilíiiizi d'rfvanguarcii 1128 Epoca íl Ricostruzione e svilnppo nel dopoguerra (1945-1968) Wirrwarr Dopo una fase di relativu silenzio poetico, Sanguineti é tomato aöa poesia nel 1971, con il volume Wirrwarr (in tcdesco "guazzabuglio" e "zibaldonc"), la cui se-zionc piú ampia e costituita dai Reisebilder (" immagini di viaggio"), dove la struttu-ra lituiica elinguistica della precedente poesia scende verso ton š piú dimessi e col-loquiali, si rivolge piú frequejitcmentc a motivi quotidiani. Le raecohe Le successive raccolte di Sangumeti sono confluite con tulte ie precedenú nei piú reteiiti volumeSegnalihro Poesie ipß:-ioSi (1982), che, oltrea quelle giä citatc, cornpren-de Postkarten 1972-1977 (1978), Stracciafoglio: Poesie 1977 1979 (1980) e CataUtlo, poesie dell'8l allora ancora inedite, e niolte poesie sparse, In queste nuove raecolte l'autore ha continuato a percorrere la strada della conversazione disincantata, ac-centuando sempře piú la comunicabiíitä, il tono dimesso, ľautoironía. I dibattt'ti piú accesi, i vari modelu contemporanei, ľintera scéna politico-culturale d iventano frammenti di una vita che ripete se stessa, in un mondo tutto costruito su rapporti, comatti. spostamerwi, preserae in luoghi di passaggio e su mezzi di trasporto, Lo stesso «dover essere» di Sanguineti, il suo materiaiismo, il suo impegno politico, la stessa sua atrivitä di deputato, si coirfroiitarto con oggetti, persone, spazi in cui non ritrovano nessuns motivazione: restano segni sospesi di un patetico progetto Intel-lettuale, costretto contimiamente. a conťfontare la propria razionalitá e la propria umanirá con un mondo in cui sembra annullarsi ogni significato, ogni finalita storica. ll.jS.13. Poesia e prosa della neoavanguardia. AJrredo Giuliani Tra gli altri« novissimi», lo stesso curatore delľantológia (cfr. tt.5.2), Alfredo Giuliani (nato a Mombaroecío, Pesaro, nel 1924), ba svolto una ricca attivita di eritico militante, disponibile věrno le esperknze piú diverse, ma sicura nellc sue sceíte e caratterizzata da nno spregiudicato spirito polemíeo. La sua poesia íraceol ta nel 1986 nel volume Versi e non versi) ě partita negli anni Cinqttanta da una poeti cadegli«oggetti»elw poimirato a presentare un pensicrofrauttunatoetlrsardco-lato, da cui sprigionano graziöse incongruenze, sorprese eleganti c leggere, scatti aggressivi c deformanti (si ricordino i versi Povera Juliet e akre poesie, 1964,11 touto-fono, 1965, e il romanzo llgiovane Max, 1972). Antonií) Porta Una «media» dclle possibility della neoavanguardia e costituita dalía poesia del milanese Antonio Porta (pscudonimodiLEoPAOLAZZi, 1935-1989): cgliapparc fin daU'inizío pronto a raccogliere gli echi piú vari di un linguaggio fi antuniatoear-bitrario, ehe accumula frasi decentrate e in euibalenano scalubi corporci, rapporti e sensazioni tattiii, ossessioni sessuali, traccc dcISVliaiazione quotidiana. Ricordia-mo 1c raccoltc / rapporti (1966), Cara (1969), Metropolis (1971), Weekend (1975I, liunite insicmead aitre nel volume Quanta ho da dirvi(i^jy),eh successive raccoltc Passipassaggi (1980) e Invasioni (1984). Narmi Balcstrnsi Nanni Baiestrini (nato a Miláno nel 1935I si ě servito invece della pocsia per dare corpo a un estrernisrno teorico, orientato verso la ncgazione di qualsiasi linguaggio, versoI'accumulo di materiali degradati, provenienti dalle piú diverse fonti delia lingua corrente: la sua é stata una pura postulazione teorica, come rivela lo stesso titolo della sua raccolta Come siagisce (1963), carico di intenzioni program-manche. Dopo un prinio testo in prosa piú esplicitamcnte avanguardistico O'rista-no, r966), egli ha costruito testi iiarranvi basati sulľaccumúlo di pezzi di iinguag-gio-eosa, di frammenti ricavati da un linguaggio «rivoluzfonario» che presume di iníoíretcirňit verso il mondo írcteHettuale li.5. Spemrjemalismo, conttaddizione, neoftvangitardia 1129 manifestare la «vita» al suo grado zero, piú diretto e oggettuale: Voglíamo tuito (1971), La violenza illustraia (1976), Gli invisibili (1987). All'esperienza del Gruppo 63 si ě collegata la poesia di Adriano Spatola Altri poeti (1941-1988), dalla forte matrice surrealista, e quella di chiuso rigure iníelletruale di enurratori Giuseppe Guglielmi (nato nel 1923). Per ciů che riguarda la prosa, vari sono stati gli serittori che, pur percorrendo in modo autonomo la strada di una narrativa spe-rimentale, si sono direttamente awicinati alla neoavanguardia. Lc sole opere di forte rilievo sono statě quelle di Manganelli, di Arbasino e di Malerba, ma nou va tra-scurata la narrativa di Germano Lombaroi (nato a Oneglia nei 1925). n.J. 14. Giorgio Manganelli e Alberto Arbasino. Scontroso e appartato, Ietterato immerso tra artifici libreschi c abir.udini solitarie, Giorgio Manganelli, nato a Milano nel 1922 e morto a Roma íieí 1990, studioso e professore universitäre di letteratura ingiese, si ě avvicinato alla neoavangtiardia solo per la sua insofferenza verso tutti i modelli realisti ci, e verso la seriositä del mondo culturale italiano. Egli ha sempře semito la letteratura come esperienza radicalmente alternativa alla realtä, conx artificio ceri-moniale, moltiplicazione deformante dei volti negativi del mondo, canca di veleni e di sottili abiezioni: e di ciö ha formulato una vera e proprio teoria, esptes-sa nel volume di saggi La letteratura come menzogna (1967). Nelit sue numero-se opere narrative, ha fatto parlare una voce che continuamente si sotttac, si nasconde, cambia piani, in un proliferare di fmzioni, in un gioco che assocía un treddo rigore razionale a un tecesso barocco, a una furia distruttiva. La sua sertaura assomiglia a un perpetuo rito funebre, meticoloso e sottiíe, ridicoio e grottesco. II risultato piú intenso della prosa di Manganelli ě forse costituito dal suo primo libro, il monologo narrativo Hilarotragoedia (T964), rivelazione di una voce stravol-ta e viscerale. Sono poi seguiti Nuovo commento (1969), Agli děiulteriori(1972), e una fiíta produzione come congelara in un provarc e riprovare artifici e finzioni, in sontuosi, inesauribili ricami attorno a personaggi c testi letterari; ricordiaino A e B (1975), Sconclusione (1976), Pinoccbio: un libroparallelo {iyrj),Centuria. Centopic-coli ron/anzi fiume (1979), Amore (1981), Dall'inferno (1985). Alla funehre ccrimonialitä di Manganelli si oppone la frivolezza e la disponibili- Una oe-rsomlifii ta di Alberto Arbasino, nato a Voghera nel 1930, trasferitosi a Roma nel 1957, «fettica che, messosi in evidenza verso la fine degli anni Cinquanta come un enfant prodige dcll'avanguardia, si e presto mostrato attivissímo in campo giornalisdco. Arbasino ricava combinazioni inesauribili, artifici e giochi muJtiformi da usi'immerRione totale nella realtä e nella cultura contemporanea: e un consumatorc vorate, che in percorrere 1'affollato universo del presente, seguire lc piú varie manifestazioní liu guistichc e le esperienze delle diverse arti, soprattutto quelle visive. L'ambito dít lui preferito i quello del pasliche (cfr. generi e tecniche, tav. 155) Nella fase nascente della neoavangtiardia egli ha svolto un'opera di dissaerazio- Saggi, rotnsnai ne programmatica, giocosamente antiideologica. Uno scatenato plurilinguismo, ep&ii azzurro (1986), costruito su un complicato intreccio di piani narrativi, con identifi-cazioni e dissociazioni tra voci diverse: vi viene svolto il terna delle tramě e delle ra-mificazioni di un potere perverso e mafioso. Per ľultimo Malerba, il mondo ě una trappola in cui accadono eventi micídiali di cui i mass media ci offrono solo immagi-ni false e iUusorie. Qucsti caratteri della vita conremporanca si riflettono anche al-ľindietro, verso il passato: e nelľuitimo romanzo, Il/uoeo greco (1989), é l'Impero bizantino a fomire una metafora del presente. H.5.16. Paolo Volponi: razionalitä e corporeilä. Lopera e ľesperienza di Paolo Volponi testimoniano un vigoroso rap- Umamsimo, porto con la realtä contemporanea: la letteratura é per lui un modo per investi- impesno e utopia re il mondo con una soggettivitä risentita e appassionata, per attuare ľesigenza di una razionalitä capace di affermare le piú integráli possibilitä delľuomo, di mirare a una libera espansione delle sue facoltä corporee e mentali, a un uso positivo del lavoro, delia scienza e della tecnica. Ľereditä di un'antica tradizio-ne umanistica (che egli sente fluire dentro di sé dai luoghí e dai paesaggi della sua stessa cittä natale, Urbino) si associa in Volponi con un forte impegno co-struttivo, con una disponibile attenzione alle forme della modernita. Convinto della possibilitä di uno sviluppo democratico della civilta industriale, che con-sentirebbe di liberare grandi masse di uomini da una secolare míseria e oppres-sione, Volponi ha inizialmente guardato in termini positivi alia trasformazione che l'Italia ha subito negli anni Cinquanta: e in quest'ottica ha lavorato nel-I amministrazione industriale, cercando nel contempo una letteratura che met-tesse in luce le contraddizioni del mondo produttivo, dando voce al fondo se-greto di un'antica Italia aspirante a proiettarsi verso una nuova razionalitä non distruttiva, verso un nuovo equilibrio tra modernita, tecnica e terrestre vi- L'mcontro con Adriano Olivetti a narrfliiva 1132 Epoca is Ricostnjzkjne e svíluppo nd dopogueita (r.943-1968) sceralitä. Questo ostinato impegno in senso positivo puö apparire ottimistico e illusorio, specie se confrontato con il giudizio negative che della realtä italiana Una vifiwnc dava negli stessi anní Pasolini. Ma, anche nei momenti apparentemente piú ot-iucidíi timistici, egli ha intravisto gli aspetti negativi che si agitavano gia nei vorticoso del presente svüUpp0 degü anni Cinquünta; e piú tardi ha saputo prendere atto della scon-fitta che non solo la sinistra, ma la stessa razionalita demoeratica e riformista sembra aver subito in tale aggressiva espansione economica. Paolo Volponi é nato a Urbino nei 1924. Determinante ě stato per Iui I'incontro, awenuco nei 1950, con Adriano Olivetti {cfr. 11.1.5), grazic al quale fu assunto pres-so un ente di assistenza sociale. Nei 1956 entrö alia Olivetti di Ivrea come ditettore dci servízí sociali, e dal 1966 al 1971 vi tenne la dirczione dell'inteio settore delle rela-2ioni aztendali. Nei 1972 si stabili a Torino, iniziando una consulenza con la Fiat per i rapporti tra fabbrica e cittä; nell'aprile del 1975 fu nominato segretario generale della Fondazione Agnelli, ma dovette abbandonare questo incarico due mesi dopo, in seguito a una sua dichiarazione di voto in favore del Pci non gradita ai vertici della Fiat. Fu poi consulente della societa Fina rte a Milano, dove si trasferi. Nei 1983 ě stato eletto senátore come indipendente nelle liste del Pci. Si ě opposto alia dissolu-zione del Pci e nei 1991 ha aderito al nuovo gruppo di Rifondazione comunista. La prima attivitä di Volponi (di cui nei 1980 egli ha fornito una sceha nei volume Poesie e poemetti 1946-1966) ha preso awio con la raccolta poetica Ii ramarro (1948), a cut sono seguite altre (L'antica moneta, 1955; Le porte dell'Appennino, i960; Voglia mortale, 1974) che assumono un respiro narrativo, fino a raggiungere la misura delpoemetto. II passaggio alia narrativa awenne alia fine degli anni Cin-quanta, con Pelaborazione di Memoriále e il progetto di un vero e proprio romanzo diformazione (cfr. generi etecniche, tav. nj), a cui l'autore lavoro dal 1961, pub-blicato nei 1991 sotto il titolo La strada per Roma: ě opera autobiografica, che segue le esperienze di un giovane agli inizi degli anni Cinquanta, insofferente del chiuso mondo di Urbino, alia ricerca di nuove possibilita di vita. Memoriále II primo romanzo pubblicato, Memoriále (1062), entra direttamente nei nuovo mondo industriale, con la vicenda narrata in prima persona dall'operaio Albino Saluggia, che nei rapporto con la realtä della fabbrica vive fino in fondo Pesperienza della malauia e della solitudine. Nei successivo romanzo, La mac-La N/atxbattí china mondiale (1965), la voce narrante ě quella di un contadino marchigiano, mondial* Anteo Crocioni, che, risalendo alle radiči di una antica sapienza popolarc, di arcaiche utopie, di bisogni che affondano nella vita stessa della terra, ha conce-pito un suo sistema pseudoscientifico, in cui il mondo ě visto come una grande macchina, e gli uomini anch'essi come macchine, che possono perfezionarsi con il lavoro. Qucst'utopiaepero insidiatadal mondo che circonda il protagonista, che lo angustia con varie persecuzioni a cui si sottrae co! suicidio. L'ampio romanzo Corporate (1974), composto in fasi diverse, attraverso un progressive svíluppo c arricchimento di differenii episodi, si pone come una sorta di scrittura «totale », scritt ura delcorpo, che vorrebbe quasi aspirare a essere scrittura siv/corpo: il protagonista Gerolamo Aspri ě un intellettuale che ha caratteri molto vicini a quelli del personaggi «folli» dei due romanzi precedenti; ma il romanzo CoiporaHtS IS pisnvtn La crisi degli anni 11.5. Sperimentalismo, contradtiizionc, neoavanguardia 1133 moltiplica i punti di vista e le possibilita di conoscenza, attraverso una folia di altri personaggi, che sorgono dall'intimo del protagonista, che egli invents c scambia continuamente con il proprio io. Ě un'opera«aperta» e scnica ccntro, proliferante ed eccessiva (non priva di momenti inerti), che ricorre ai registri stilistici piú diver-si, sospesa tra Utopia capocalissc, trarealismoedclirio, trapassione perla inesauii-bile ricchezza della vita e terrorc per la sua sovrabbondanza (un eccesso che quasi sembra sopraffare la parola che tcnta di riprodurlo e delimitarlo). II romanzo successivo, Ilsipario ducale (1975), presenta un piú sempliceirnpisnto // sipario áumle narrativo: il piccolo mondo «provincialc» urbinateoffre qui unospecchio rovescía-to di quello che accade sulla seena dell'Italia contemporanea. llpianeta irritabile (1978) siprotctta invece verso unfuturoapocalittico: visinarrano leawenture quasi picaieschediqunttro personaggi {unascimmia, un elefante, un'ocae tin nanoj che si svolgono nell'anno 2293, in un mondo sconvolto dalla catastrofe nucleare. La fine degli anni Settanta vede consumarsi definitivamente Ic speranze utop i-che e progcttuali che Volponi aveva affidato ai suoi personaggi di« folli» e che ave-va vissuto nella sua attivita di dirigente industriale: itsuo sguardo verso la realta di- Ouanta venta sempře piú ncgativo. Una prova « minore» come Ü romanzo IIlanciatore di giavellotto (1981), sulla vita di un giovane sportivo negli anni del fascismo, fa arretra-rc tutti gli elemcnti utopici dei romanzi precedenti. Punrod'arrivodeU'espcrienza industriale, politics cletterariadi Volponi cPulti-mo romanzo, Le mosche del capitate (1989): ma il cammino che porta a quest'ope-ra c segnato dalla pubblicaziouc dclle poesie di Con těsto a fronte (1986). diario-conversazione, una insistente c disillusa meditazionc sulie possibilita di agire sul ultime mcctií mondo. Qucsta medhozione sembra se.ni pre piú risuonare in un paradossale «silen-zio»eraggiungerisu!lati esscnzialinelvolumetto diversi Nelsilenziocawpate{i§yo). Le mosche del Capitatet articolato in due pard, öftre una vigorosissima rap-presentazione della realta industriale contemporanea, narrando in terza perso-na la vicenda, ambientata negli anni Settanta, di un dirigente illuminato, demo-cratico e aperto, il professor Bruto Saraccini, i cui progetti e le cui kiiziatrve vengono schiacciati dai meccanismi del potere aziendale, dalla realta di un mondo guidtito da una cieca logica economica. Le « mosche del capitaJe » sono i dirigenti di ogni livello che affollano il romanzo, che si muovono in tulte le di-rezioni con apparente leggerezza ma con profunda volgaritä, che come le mosche voláno dappertutto e imbrattano ogni cosa. Evidente ě i! risvoíto autobío-grafico del romanzo e trasparenti i richiami alle realta aziendali conosciute da Volponi (.'Olivetti e la Fiat), a Iuoghi e personaggi hen riconoscibití, alle vicen-de economiche e politiche dell'Italia degli anni piú rccenti; a partite dalPoriz-zonte autobiografico e realistico, il romanzo assume pero un carattere allegori-co? fornisce un'immagine critics, corposa e densa di figure, del fallímento del progetto di una moderna razionalitä industriale. Questa rappresentazione allegotica non comporta un veto e proprio svíluppo narrativo: eventi e círcostanze si ribaltaiio su se stessi, proprio perché il - -mondo del potere industriale, la societa e la cultura a cui esso lia dato vita ap- osti)' paiono chiusi in un enornie circolo vizíoso, Le cose sono prive dí spessore, eseludono ogni autentica esperíenza, sono minate da una cieca violeíiza nasco-sta, si scambiano vanamente di posto: tutto si muove con il solo obiettivo di cir-colare nella rete sterminata di comunicazioni che percorre il píaneta, Pocsiü di un quoiidianti allegorico: dd capitate Dí:nui.i.cii! di un mewdo Elsa Mťwantc e le twraíxki 11,6. Elsa Morante e k nanatriei ii.6.i. Letteratura aljetnminile. II fcmminismo La lenta e progressiva modificazione delia condizione femminile costitui-sce uno degli effetti piú significativi dei processi di trasformazione ehe in que-sto secolo Iianno interessato i paesi industriali: ľarticolazione sempre piú ca-pillare delle strutture sociali, lo sviluppo di nuovi servizi pubblici, il mutamen-to delia stessa vita domestica, ľuso di nuovi mezzi industriali, hanno contribui -to a una emancipazione delle donne, ehe ha trovato la sua piú ampia espressio-ne nel femminismo. A partirc dagli anni Sessanta si é cosi assistito a un piú mas-siccio ingresso delle donne nella maggior parte dei settori del mondo del lavoro e si sono diffusi modi di organizzazione delia vita domestica e familiäre tali da garantire loro maggiori spazi di liberta e di autonómia. Le donne Ciô ha favorito di conseguenza un piú stretto rapporto delle donne con le s In cultuia vai'ie forme delia eultura: uno dei presupposti essenziali per la parita dei diritti tra i sessi ě costituito dall'istruzione scolastica, dalla diffusione cioě, almeno in linea di principio, di pari possibility di formazione culturale. Le scriarici In questa situazione, molto piú intenso ehe in passato ě stato il rapporto delle donne con la letteratura: le donne serittrici non rappresentano piú soltan-to casi particolari e abnormi, ma tendono ad acquistare un pieno diritto di cit-tadinanza nel mondo letterario. Vi ě la coscienza delia piena parita di valore tra una letteratura al maschile e una letteratura al lemminile: e quesťultima cerca di cssere espressione diretta e autentica di una sensibilita e di un punto di vista femminili, rifiutando di adeguarsi passivamente ai modelli dominanti delia letteratura mascliile. Nella serittura delle donne balza in primo piano ľindagine sui personaggi femminili, ľanalisi delia vita familiäre, il proposito di individua-re le ragioni ehe portano alla scelta delia letteratura e delia vita eulturale: le serittrici sono molto attente alle forme concrete dell'esistenza e alľindagine psicologica, e sembrano per lo piú rifiutare troppo sottili forme di sperimenta-zione linguistica. Ľambito in cui esse si impegnano piú compiutamente ě quel-lo delia narrativa: e anche in Italia, nel corso di questo secolo, la narrativa «femminile» ě approdata a originalissimi risultati, collegabili a quel realismo critico di cui si ě parlato in 11.3.1, manifestando una intensa carica conoscitiva, che ha permesso di penetrare e osservare piú a fondo, da un punto di vista nuo-vo, le pieghe delia realtä. n.6.2. II passato e il present?. Negli anni TrcntasirivelanoalcuDescrittrici cherendonoad attraversaregiispazi della memoria coQegandon in ilr.cu di massirna alforizzomc di« Solaria ». Un coso a sc e quello di Fausta Cialente (nata ncl 1898), in cui la memoria autobiografiea si Fausta CiaScmc intreccia alFimmaginazionc esotica, che nascc da un suo lungo soggiorno in Egitto. Insistente ed cstenuante e il lavoro sulla memoria di Gianna Manzini, nata a GiMira Mamini Pistoia nel 1896, morta a Roma nel 1974, la cui vasta produzione ticne conto di molti inodelli dclla comemporanea letterauira europea rivolta all'analisi del tempo c delle sue risonanzc psicologiche, ma mira a tenerc ogni parola a un livello sostenuto, cercando osscssivamentc la pagina «ben fatta», Ricordiamo Lettern aU'editore (1945), '/ valtzer del diavolo (1953), La sparviera (1956), Ritratto in piedi (1971). Anchc Anna Banti (pseudonimo di Lucia Loprkti, nata a Firenzc nel 1895, Anna Bami morta a Ronchi di Massa nel 1985) ha le sue radici nella letteratura di «Solaria», e attua una ricerca sulla memoria che si livela particolarmente intensa e artcnta alla specificita femminile, a personaggi sconfitti the, nonostante la propria condizione di virtimc, affrontano coraggiosamentc la vita. Questa ricerca si rivolge spesso verso il passato, si serve di una prosa molto preziosa e lavorata, vicma a tanta «prosa d'arte» tra le due guerre. Le doti narrative dclla Banti raggiungono un felicissimo equilibrio nel romanzo Artemisia (1947): ricordiamo inoltre i racconti Le donne muoiono (1951), il romanzo Noi credetiamo (1967), i quattro racconti dije vous ecris d'tm pay, lointain (1971), AnnaMariaOrtf.sk(nataaRomanel 1C114) eiiwecescrittricedisponibilea Anna Maii« varie esperienze, che si e affidata alle soUecitazioni d i una real tä con cui sic scnti- Onw ta eternamente «in polemica », in un bisogno estremo di sincerita. Ha oscillato tra 1'inchiesta giornalisticael'invenzione narrativa, rifiutando programmi ideo-logici o di poetica. Ricordiamo i racconti-inchiesta // mare non bagna Napoli (1953), il romanzo L'iguana (1965), l'ampio romanzo II portodi Toledo (icjj-j). In Natalia Ginzburg (1916-1991) to sguardo al passato porta invece a Nualia Ginzburg una sottile attenzione alla concretezza della vita familiäre: nata a Palermo da fa-miglia ebraica Natalia Levi e cresciuta a Torino, dove nel 1938 ha sposato l'in-tellettuale antifascista Leone Ginzburg (cfr. 11.2.5), co' cu' cognome ha eonti-nuato a firmare le sue opere; ha lavorato a lungo nella redazione della casa edi-trice Einaudi. La sua vena piu autentica ha dato voce ai ricordi dell'infanzia e alle immagini di un mondo concreto e vivace in un linguaggio piano e affabile, in una saggezza cordiale e sempre in tono minore, piena di curiositä ironica. Ricordiamo Le voci della sera (1961), Le piccolc virtu (1962), Lessico jamtgliare (1963), Mai devi domandarmi (1970), il romanzo Cam Michele (1973), la rico-struzione storica La famigiia Msnzoni (1985). 11.6.3. Morante: una vita per la letteratura. Quella di Elsa Morantf. e stata un'esperienza unica nella letteratura di 0™ vita offeno questo secolo: alla letteratura essa ha ofierto tutta la propria esistenza, consu- al!a 1«™»™» i í i6 Epoca n fficostruzjone e sviluppo nel liopoguetra (1941-19 11.6. Elsa Morante e le narrstrici "57 mandovi fino in fondo un bisogno di vivere i rapporti umani in modo appassionato c drammatico, di partecipare a tutte le forme della vita, di cercare bellezza e grandezza. Essa ha vissuto la letteratura come uno splendente luogo di totalita, in cui dispiegare una fantasia calda e preziosa, estesa a tutta la vastitä del reale: un luogo di conciliazione tra beUezza e veritä, di trionfo delľamore e del bene, ma capace nello stesso tempo di svelare i mali che corrodono I'esistenza U kgamc individuate e quella collettiva. Questo atteggiamento si é strettamente legato con Mora™ aUt> sue doti di « narratrice nata », che I'awicinano al marito Alberto Moravia. La Morante ritiuta pert) ogni metodidti rationale, ogni freddezza iutelleauali stica, ogni distanza dalle cose rapprese-ntare; la sua scrittura si accendk in lampi di ebrezza, cerca l'incantesimo e leccesso. Dopo le prove giovanili, legate anche a necessity economichc, ella non ha cercato mai una produzione metodica e continua, ma solo grandi esperienze in cui esprimersi con una dedizione completa, quasi con una ingenuitä infantile: ha rifiutato di calarsi nel ruolo del narratore di mestiere e ha prcferito giocare tutta se stessa in quaftro grandi romána La vita Elsa Momntc i nata a Roma ;1 ig agosto 1912; il padre anagrafico fu Augusty Morante, nella cui rasa compi í primi studi, senza frequentare le elemental'!. Alia ÍÍ-ne degli stiidi liceaii, si staccô dalla famiglia, cercando una vita indipendeate. Visse dn sob negli anni Trent* ccJlaborando con lesti molteplici (narrativi e di altro tipo) a riviste e giomnli, tra cui il «Corriere dei Pkcotir,. No! novembre 1936 conobbe La ujdú Alberto Moravia, che sposô il 14 aprile 1941. La jceha del matrimonio religioso fu e! euiuKceairao voluta dalls stessa Elsa, che professava uo intense ciiuolicesimo, ricco di slanci e di devozioni. A questo pcriodo risale una varia produzione narrativa, da cui cstrasse i racconti pubblicari nel 1941 nel suo primo libro, II gioco segrelo. Gli uhtai arrni Nel 1943 cominciô a scriverc Menzogna e sortilegio; nel setterabre dello stesso tki!> zuerra anno segui il marito nel suo rifugio in Ciociaria. Tornata a Roma nelľestate successiva, visse nella capitale gli ultimi eventi della guerra: la convivenza con Moravia si svolgeva intanto con fasi alternc, tra momenti di piú intensa comunicazione c altri dí malesscre e di disracco, tra un bisogno di autonómia personale e una esigenza as-soluta di protezione. Un nodo irrisolro resrô per lei quello della maternitá, legato a una serie di iitquierudini della sua infanzia, sospeso tra desiderio e rifiuto, tra rinun-cia e rimpianto per una possibilitä perduta. Dopo un primo viaggio in Francia e in Inghilterra nella primavera del 1948, usci Menzogna e sortilegio, che ottenne il pre-mio Viarc;»gio: miglioratalasittiazionceconomica, Moravia e la Morante si trasferi-ronoin un attico, chesarebbedivenuto uno dei ritrovi piú noti del mondo intcllct male romano. Dopo alcunc collabofazioni alia Rai, passo gli anni successivi tra viaggi, vacanze e la redazionť. dcL'isoIa diArturo, il nuovo romanzo uscŕto nel I«>5/j con notevok successo (vinše anche il premio Strega) I triami Suhito dopo ebbe modo di vtsitare ľUnione Soviciicn e la Cine. Durante 01) viaggio negli Stati Uiiiri, nel 1959. conobbe í! giovane pittote Bill Morrow, ton cm strinse un rappoi to molto intenso, fino alia ttagica mone del giovane. Viaggio p°' con Moravia in Brasíle e tUTiiiizio dell'anno nucccssivo in Iridia (viaggio a cui parte-cipó anche Pasolini); nel 1962 si separo definitivamente da Moravia. Furono anni molto drammatici, dominati dall'ossessione per la morte del giovane amico c M una serie dí difficili e brevi rapporti; numerosi, nel frattempo, continuarono a esse-re i viaggi (importanti quelli in Andalusia, nel Messico, nel Galles): in questi anni In Moranteawenída vicinola minaccia della vecchiaia.silasciôprendereda una nuova inquietudine per i pericoli gravanti suíľumanitá, da una nuova volontä di intervento sulmondo.Quesťatteggiamentosoffertoeproblematicosiesprimenellaconferenza U rapporto dei 1965 Pro o contro la bomba alomica, nelle poesie de U mondo salvalo dai ragazzini con la sinisira (1968), in una serie di contatti e di rapporti, appassionati e polemici, con esponenti della nuova sinistra e delia contestazione, in un interesse sempre piú intenso per il mondo popolare: rutto ciô conduce alľintenso lavoro per il nuovo romanzo La Storia (1974), chcsuscitariserveepolemiche (cfr. u.6.6). Negli anni bui dei terrorismo, tra pochi intensi rapporti dí amicizia, la Morante ptoniba in un pessimismo e in uno II pessimismo sconforto sempre piú cupi. Investe tutte le suc energie nella stesura delľultimo romanzo, Aracoeli, iniziato nel 1976; nel marzo 1980 cade, fratturandosi un femore. Dopo un'intervento cbirurgico, ritornata a casa, termina Aracoeli, che esce nel 1982; Gli ultimi anni ma nuovidolori la côstringono a letto. Dopo il ricovero in una clinica svizzera, torna a Roma, ma non puô piú camminare. Ha ormai rinunciato alla vita e a sc stessa, non ri-conoscendosi piú nel suo corpo malatoe impotente. Nelľ aprile 1983 tenta il suicidio, ma viene salvata da una domestica; rimane in una clinica, a Roma, fino alla morte per infarto il 25 novembre 1985. 11,6.4. Dalle esperienze giovanili a Menzogna e sortilegio. Fín dalľadolescenza Elsa Moranrc fu trascinata dalla passione per la letteratura, Le favok-Ejovanili espressa spontaneamente con la redazione di favole e poesie per bambini. Quasi tutta la sua vastissima produzione (in seguito rifiutata) destinata ai giornali nel cor-so degli anni Trenta rivela una vivacissíma capacitä «artigianale», che si pub av-vicinare ai modelli di certí scrittori ďappendice dell'Ottocento; il grande romanzo ottocentesco (specialmente francesc e russo) appare del resto il vero modello a cui si ispira la giovaneserittrice, che sente il narrare come indagine su forti pussioni, insieme di vicende ad effetto cariche di densitä psicologica, aceumulo di storie av-venturose, intreccio tra realtä e fantasia. Nei pochi racconti emersi dalla ťirta pro- Fuori duzione degli anni Trenta e confíuiti nella raccolta 17 gioco segreto (1941), si puô dagli oriz/onii scorgere giä una ricerca di «associazioni favo!ose» c di «splendori fastosi, sfavil- neorealmi lanti», con un'oscillazionc tra un «ingenuo hisogno del meraviglioso » e una « chia-roveggcnza adu!ta» (G. Debcnedetd). Ma la Morante si rivela in modo sorpren-dcnie con il vastissimo romanzo in sei parti Menzogna c sortilegio, pubblicato preš- Menzagw so Einaudi nel 1948. Quesťopera č come un frutto strano e solitario, che porta alľe- ŕ sortilegio srremo le possibilitä narrative dei modelli ottocenteschi e che appare del tutto estranco agli orizzonti dcl neorealismo, dominante in quegli anni. Élisa, una donna rimasta sola, chiusa in casa, lontana dal mondo, volge indietro lo sguardo alle vicende della sua famiglia: il romanzo é quindi narrato in prima persona, ma risale anche a molte vicende precedenti alla nascita della narratrice, in un continuo ricmergerc e intrecciarsi del tempo, dei punti di vista, dei nuclei narrativi. A parte alcuni episodi che riguardano i nonni di Elisa, il cenero delľazione si sofferma sulla madle Anna e sulla difficile infanzia di Elisa. E una materia da drammone popolare, in cui si addensano una quantitä di even- La dttnensjone ti della piú trita vita privata, trasferiti su un piano assoluto, eroico c tragico, fino ad «mirira» assumcre la dimensione di un mito. La loro vita borghesc, lo sfacelo delia societä meridionale in cut essi vivono, si esprimono attraverso una continua recirazione di pose teatrali, di finzioni e di inganni: la loro é una mediocre quotidknitä ma essi (e h3« Ěpoca n RicostrtKioiK e sviiuppo nel dopoguera (10451968) la stessa narratrice) pretendono a tutti i costi di viverla come qualcosa di magico e di stregato, to un intreccio di «menzogna» e «sortilegro», di reataztone e cenmo-™ prosa ricca nialita Questo tono favoloso e magico i sostenuto da una prosa prcna dt colon, rppP,™a sempreaccesaesovrabbondante:ilUbroěcom^ zesco a tutti i costi, in un proliferate inesaunbile di s.tuaztont, che fa pensare a unu specie di barocco spontanco e visceralc. u.6. Elsa Morantc e !e narratrid b££ e P?,duta finl-; divenire u<™o equivaleper lui a pat tire per sempre da quel luogo cbiuso e senza tempo, a incontrarsi con le cu- pe vicende della stona cbe si svolge fuori dall'isola. II fascino del romanzo e Simh . j—todaunas Sft bed tmmagtm pers.stentt che sorregge la vicenda, da un viluppo psicologico l**!*SM che non e facile ncostruire in tutte le sue pieghe. 11.6.j, L'isola di Ailuro, Le opere Dopo Menzogna e sortilegio la Morante scrisse pocbi racconti, che, insieme s un successive cesto numero di quelli gii apparsi nel Gioco segreto, confluirono nel 1963 nel volume Lo scialle andaluso. Tutt'altro che trascurabili sono poi le poebe poesie compo-ste tra il 1941 e il 1957 (alcune legate alia scrittura dei romanzi) e raccolte nel volumene Alibi (19*8)- I! progi-uo L'impegno maggiore della scrittrice si rivolse poi in primo luogo al proget-to di tin rmovo rotnanzo. Nacque L'isola di Arturo, ambientato a Procida, ini-ziato nella primavera del 1952 e apparso da Einaudi nel febbraio del 1957. La narrazione ě qui ancora in prima persona, affidata ad Arturo, un ragazzo che nel paesaggio splendentc dell'isola, luogo di reclusione, separato dal mondo, e insieme di liberta assoluta e solare, vive una difficile «iniziazione alia vita attraverso tutti i suoi misteři: dai piú lummosi aí piú torbidi». La osnta Orfano di una madre nativa dell'isola, Arturo ha scarsi contatti con il padre, J'italo'austriaco Wimelm Getace,che latchspesso Prodda nor mistcriosi viaggi m-l continente. Un giorno il padre torna con una nuova moglie, la sedicenne Nunziati-na, che viene da un basso napoletano, ingenua e superstiziosa, sottomessa al marito in maniera quasi animalesca. Dopo aver mostrato un'apparente gelosia per la ra-gazza, Arturo arriva per gradi a innamorarsene; e quando il padre si allontana di nuovo dall'isola, finge per amor suo un suicidio, e un giorno osa perfino baciarla. Nunziatina (che nel frattempo ha avuto dal matrimonio un figlioletto), pur essendo sottilmente attratta da Arturo, non puo che respingerlo: staccatosi da lei, il ragazzo scopre poi le vere ragioni delle assenze del padre, dovute per lo piú a banali av-venture omosessuali; caduto il mito paterno, non gli resta che abbandonate l'isola, per arruolarsi come soldato nella seconda guerra mondiale. Klementi Nella vicenda si sovrappongono strettamente elementi rcalistici, offerti in Kjlisti.j primo luogo dalla rappresentazione molto animata della vita dell'isola e del e fuberehi m0njo popolare napoletano, ed elementi fiabeschi, che illuminano il compor-tamento dell'adolesccnte e di gran parte dei personaggi che gli ruotano intor-no. L'isola ě una specie di paradiso terrestre, che e neDo stesso tempo paradiso dell'infanzia, perduto e distrutto dallo svelamento della realtá. In questo paradiso Arturo vive fino in fondo la lacerazione dei rapporti familiari (che ehiama-110 in causa direttamente e ambiguamente la stessa scrittrice): la distanza del padre, l'ammirazione per lui, poi la rivalita e il distacco, il rischio dell'incesto con la matrigna-bambina, la negazione del padre e del mito che egli rappresen-ta. Attraversando questa lacerazione, Arturo scopre che Tunica felicitá possibi 1 11.6,6, Di fronte die lacerazioni della storia. Negli anni Sessanta la Morante attraversa una crisi personále e intellettua- L'impegno le, che coincide con il rivelarsi dei nuovi caratteri della societa di massa, con ideobgico Taffermazione della neoavanguardia, col diffondersi della forme di contesta-zione e di rifiuto proprie della nuova sinistra. Ella awerte la fine di quell'Italia magica e favolosa che aveva rappresentato wAVVsola di Arturo; si sente chiama-ta, proptioinquantoscrittrice,ad assumercdelle responsabilita ideologiche, a dire la sua parola per arrestare il processo di disintegrazione che minaccia il presente. A ció la Morante giunge non in seguito a una articolata riflessione teorica, ma come per una rivelazione spontanea: sono il suo senso della bellez-za, del valore dell'amore, la sua passione per la poesia e per la lettcratura, a gui-darla contro i poteri costituiti, contro l'ingiustizia e la follia omicida che do-vunque bloccano le aspirazioni degli uomini alia felicitá, alia pace, alia dolcez-za. Lontana da qualsiasi adesione a gruppi politici, la posizione della Morante ě di tipo totalmente anarchico: alle varie forme di controlio deU'autenticita uma-na, al potere schiacciante del capitale, ella oppone la forza della giovinezza e della bellezza, i valori autentici e spontanei rappresentati dagli umili, dagli esclusi, dalla antica, incontaminata vita popolare. La prima esplicita manilestaztone di questo atteggiamento « politico» della Mo- Le opere rante e contenuta nella conferenza Pro o contro In bo/nba atomica, letta la prima vol- «poIitiche» ta a Torino nel 1965, raccolta nel 1987 nel volume postumo di interventi saggistici Pro o contro hi bomba atomica ealtriscritti. Ma la sua espressione piú significativa va indivicluata nel libro di poesia //mondosalvatodairagazzimealtripoerni, pubblica-to nel 1968: si tratta diun libro che esce totalmente dall'ambito delgenere«lirico», mettendo in mostra un'csuberanza narrativa e una spiccata disposizione teat rale, in un proliferante accumulo di cose e di figure, di materiali culturali e simbolici, in un gioco di intonazioni vocali, di pcrorazioni retorichc, di scatti appassionati. Sullo sfondo degli eventi del Sessantotto, il rifiuto del presente trova nella T! rappotto Morante nuovo vigore, si accompagna alia ricerca di un pubblico pi ú ampio, ca- co' Sessuitotio pace di comprendernc e di condividerne le ragioni. Da questo orizzonte nasce il nuovo romanzo La Storia, elaborato tra il 1971 e il 1973 e pubblicato da Einaudi u Stunt nel giugno 1974. II romanzo intendeva formuláře un'esplicita condanna della Storia con !a « S » maiuscola e rivendicava il valore della storia delle vittimc, di tutte le « cavie che non sanno il perché della loro mořte », fatta di vicende marginal, ma di una tragicitá ancora piú profonda ed essenziale. Esso suscitó violente polem iche, e un nettissimo rifiuto gli opposero sia coloro che vi videro i I cotttenuto popošla di vatori pyíJiívi Um [.i^i-.niiriišii]':'- Ii biso«™ J":i:r:,i:. ■: 1140 Epoca 11 Rícostruzíone e svíluppo ne] dopoguerra (194^-196^) uiiopera #consolatoría», sia coloio che vi videro un ritorno a vecchieforme rpmanzesche spazzate via dalío spenmentaíísrno e dalla ncoavangnardia, Narrato in terza persona, il romanzo segue, nelParco di tempo da! 1941 al 1947, la vicenda di una vedova, la maestra clementarc calabrese Ida Ramundo, dei due figli e dinumerosi personaggi adessiaiilegati.SoprawissutialIetraveisicdellaguena.tut-ti i personaggi muoiono poi tragicamente, salvo Ida, che finirá la sua víta in manico-mio. I gesti egli attídi questi«vínti» novecenteschi sono caricati di valore«positÍ-vo»,con 1111 eccessodisentinientalismoeunossessivovotontartsmo: lavitafamiliare ě per loro uno spazio di salvezza e di autenticita, chc invano resístc al turbine minac-ciosu della « Storía*. La protests pessimistic.! contro la «Storia» finisce pero per ' produrre una visionedeformata, troppo artiťicíale e di manícra, dello stesso mondo :. storico, del comes to sociále nel quale si m uovono proprioquegli« umíli», sul cui de-stino la Morante intona la sua sconsolala elegia. II romanzo falíisce per le sue eccessi-vc ambizioni, die íioň ríeíscoTio a incarnarsi in unastrutturaadeguata. ix.6.7. Aracoeli. 1'origme e la. mořte, Con Pultimo romanzo, Aracoeli, iniziato nel 1976 e pubblicato nel 1982, la Morante abbandona la ricerca di un pubblico solidale e consenziente; sembra aver rapidamente abbandonato ogni illusione su una possibile «salvezza» del mondo, suíla funzione«positiva» che una serittrice come lei puógiocare nella realta. Tornando alla narrazione in prima pei"sona, questo romanzo segue il percorso di un ritorno alle origini e approfondisce un terribile confronto con la mořte: come nelYhola di Arturo, fa narratrice fa qui parlare un personaggio maschile, Emanuele, che ě alla ossessiva ricerca deH'immagine di Aracoeli, la madre andalusa morta quando egli era bambino. Ma, a differenza di Arturo, Emanuele non e immerso in nessuna trionfante solaritá: ě un omosessuale tri-sre e solitario, ormai avanti negli anni, daJPaspetto goffo e sgradevole, che lavo-ra a Milano in una casa editrice. II suo non ě un racconto di iniziazione, ma di delusione e di negazione, che dalPaccanita ricerca della madre («Mia madre era andalusa », sono le parole iniziali del romanzo) conduce alPattesa delJa mořte (e «morte» ě appunto Pultima parola del romanzo). i La ricerca de! protagonista si brucia in un assoluto desidcrío ďainore c di tene- rezza, con laceranri invocazioni alla madre (che spesso si affaccia come regále figura protettrice, recando in sč, come indica il suo nome, gli attributi della Madonna), e in un succedersi di rivelazioni negative, che in vari modi fanno scoprire la distanza . della madre, la sua estraneitá, la sua orribile degradazione. La realta circostante si - moltiplica, si raddoppia e si disintegra conlinuamente; il tempo delPorigine apparc da sempře segnato dal vuoto e dalla lacerazionc. II protagonista non giunge cosi a - ritrovarc nessun tempo perduto, ma solo una maledízione inseritta da sempře nel-Pesistenza, una memoria che agisce sul corpo e ne aceresce gli aspetti maligni e de-formi: ogni frammento del passato diventa tanto piú tremendo quanto piú díventa 7:« comemporaneo», quanto piú si confonde con i segni della vita sociále che ci sta intorno, con il rumore ossessivo che domina Pesistenza quotidiana. La lingua del romanzo ě alPinsegna delPeccesso, con toni piú altt o piú bassi dei 1 11-6. Elsa Morante e le narratrki 1141 normali, e raggiunge momenti di mitica cerimoniatitä, di awilimento e di banaliz-zazione: dal tragico essa scende spesso verso il grottesco, sullo sfondo di una sen-sualirä funebre e distruttiva. La Morante e arrivata cost, con questo libro ingrato e difficile, a una negazione definitiva di ogni esperienza: vi ha voluto bruciare per sempre la sua vita, la sua passione, la sua lettcratura. 11.6.8. Latla. Romano. Lalla Romano (Graziella Romano, nata a Demonte Cuneo, nel 1906), ha avuto una vita letteraria schiva e appartata, quasi nascosta tra Ie pieghe di una equilibrata esistenza borghese. Nei suoi romanzi ha saputo sentire la memoria del passato come qualcosa di «presente», senza caricarla di una fascino-sa «aura» poetica; ha messo in luce i modi in cui il passato si modifies inevita-bilmente nel suo stesso farsi« racconto », e ha narrato le difficoltä di compren-sione che sempre si presentano nel rapporto corf una realtä che muta e quasi ci sfugge nell'atto stesso in cui la viviamo. Frutto della sua sensibilitä femminile e la sua attenzione al reciproco studiarsi e osservarsi tra le persone anche tra loro piü vicine, la sua volontä di comprendere e di ridurre l'estraneitä che separa gli esseri umani: ella ha seguito cosi, con una paziente precisione analitica, il tra-sformarsi di ogni esperienza nel tessuto dei rapporti quotidiani e familiari. In questa sua indagine la Romano ha raggiunto un essenziale equilibrio stilistico, grazie a una lingua recisa, facta di frasi semplici, come ritagliate da uno spazio piü vasto e magmatico. La scrittiicc si situa in un civile e pacato orizzonteborghese, che si difende e resiste al turbine ossessivo della vita contemporanea; e da questo osservatorio indaga con impassibile pazienza tutta la difficoltä, il se-gieto, la passione dei rapporti umani. Dopo l'esordio con un libro di poesie, Fiore (1941), la sua prima opera di rilicvo c Le metamor/osi (1951), brevi prose dedicate alia descrizione di sogni. Dopo altre raccolte di poesie, la parte piü consistente dell'attivira della Romano e costituita da una narrativa fondata su motivi autobiografici: dopo Maria (1953) e Tetto murale (1957), il libro che rivclo le sue qualitä piü autentiche fu La penombra che abbiamo atlraversalo {1964), rievocazionc dell'infanzia vissuta nella campagna cuneese e della mone della madre. Segut Le parole tra rtoi leggere (1969}, che quell'anno ottenne il premio Strega: l'autrice vi svolge un'inquicta indagine sul proprio rapporro con il tiglio. Tra i titoli succcssivi ricordiamo L'ospite 11973), La villeggiante (1975) e Let-iura di immagini (1975). II capolavoro della Romano e probabilmeme Una giovinezza inventala (1979), singolare autobiografia sulla propria giovinezza vissuta negli anni Venti: l'autrice non mira a ritrovare il profumo autentico e originario del tempo giovanile perduto, ma a ftssarne la sola immagine veramcnte possibile, quclla che la sua mente puö co-struire nel presente, dal punto di vista della vecchiaia. L'espcrienza dell'autrice si pone come un emblema della giovinezza femminile, rivelatasi come «costruzionc» tragica, come difficile lotta per muoversi nel mondo. La Romano ha poi toccato, in Inseparabile (1981), il tenia del rapporto tra norma e nipotino, in unadifficilesituazionc familiäre; haseguito, con unlacerantescavointe-riore, la vicenda della malattia c della mortedel marito nel recente Nei man estremi (1987) e ha costruito un singulare diario di vacanza con Le lune di Hvar {1991). Un'esistenza borghese L'osscrvazione dei rapporti umani La narrativa Una giovittetzß iiweiitatň GJi fsitri miliar,^ II.7- Italo Calvino 11.7.1 La vicenda di un intellettuale id dopoguerm. 11 lungo itinerjmo intffHettnafe Nella sua vita Italo Calvino ba attraversato le esperiertze essenziali della storia intellettuale dei dopoguerra; ha avuto modo di seguire í nodi nevralgici delle trasformazioni della cultura italiana e ínternazionale, manteoendo sem-pre un lucidissimo rigore razionale, una volontä di capire i diversi aspetti della realta; ha percorso un lungo cammino, dal giovanile impegno degli anni della Resistenza al mondo frantumato e privo di un centro degli anni Ottanta, dal neorealismo alla piú sofisticata sperimentazionc. Accompagnando questa vicenda intellettuale, le sue opere hanno approfondito possibilitä molteplici e contrastanti, alla ricerca di forme di conoscenza sempre piú rispondenti agli intricati caratteri delia realta; e insieme alle opere vere e proprie egli ha prodot-to una serie vastissima di progetti e di abbozzi, di interventi giornalistici, di ri-flessioni, giudizi critici, prefazioni a testi della piú varia letteratura. Calvino ha vissuto un rapporto quotidiano con la scrittura, e per questo sono molteplici i «qu«i» suoi testi inediti, lasciati nel cassetto, o i suoi scritti di destinazione occasionale, ran la acrittitn jgjjg iettere ai]e scllede di vyrio tipo (spesso non firmate) da lui elaboráte nel corso dei suo lungo lavoro di redattore editoriale. Italo Calvino č nato il t r, orrobre 1923 a Santiago de Las Vegas, nelľisola di Cuba, dove il padre dirigeva una stazione sperimentale di agricoltura e una scuola ďagra-ria. Nel 1925 la famiglia tornô in Itália, stabilendosi a San Remo, cittä ďorigine dei padre, dove questí tenne la direzione di una stazione sperimentale di floricultura. Italo frequentô le scuole nella sua cittä interessandosi molto presto di letteratura; scrisse racconti rimasti allora inediti e collaborô al« Giornale di Gertova » come cri-tico cinematografico. Dopo 1'8 settembre '43 si rifugiô col fratello Florianosulle Alpi Maríttime e partecipô attivamente alla Resistenza in una formazione delle brigate comuniste Garibaldi. Dopo la liberazione si impegno nella militanza nel Pci e collaborô vivacemente a giornali e riviste comuniste; alla Facoltii di lettere di Torino si laureó nel 1947, con una tesi su Joseph Conrad. A Torino entrô subito in rapporto con gli intellettualilegati alla casa editrice Einaudí, in primo luogo con Pavese e Vit-torini, e fu tra i collaboratori dei« Polttecnicos. Con il breve romanzo Usentiero dei nididiragno, pubblicato da Einaudi nel 1947, Calvino si rivelô come il piú giovane e dotato tra gli esponenti della nuova letteratura neorealistica. La suaattivitä culturale diveniva intanto sempre piú intensa; fu redattore della terza pagina dell'edizione piemontese delľ« Unítä»; dalľinizio dei 1950 fu assunto nella redazione della casa edi- U rapporto «quottdiiino» La famigli Ľesordiu ktletario 11.7. Italo Calvino 1143 trice Einaudi, in cui dal 1955 al 1961 svolse te funzioni di dirigente c per la quale contínuo poi a lavorare come consulente. La metodicitä e la costanza del suo lavoro, rigorosoc preciso, la sua curiositä perle piú diverse forme cultural! conrribuiro-no in modo determinante ai caratteri della casa editrice negli anni Cinquanta e Ses-santa. Dopo la morte del padre (1951) fu impegnato in una varia produzione narrativa, che condusse alle due fundamental! raccolte dei Racconti (1958) e dei tre ro-iľiánzlI rtostriantenati(i$6o). Notevoli furonoanche le sue collaborazioni conmu-sietsti, chediedero luogo a interessant! canzoni «impegnate», musicale da Sergio Liberovici {nato nel 1930} c a «libretti» per partituře musicali. Vivacissima risultö la sua presenza nel dibattito politico-intcllettuale, con collaborazioni a «Rinasci-ta», al «Contemporaneo»e a varie altre riviste. Nel 1952, come inviato dell'« Unita », comp f un viaggio in Unione Sovietica, di cui fece un resoconto in venti punta-te. I fatti ungheresi de! 1956 provocarono il suo distaeco dal Pci, che egli abbando-nö neU'agosto del '57, pur mantenendo uno stretto rapporto con la sinistra e una viva attenzione alle vicende politiche. f Sullo scorcio finale degli anni Cinquanta si interrogo sui nuovi problemi posti datlo sviluppo della societa industrial e, cercando una nuova progettazione intellettuale, lonrana dagli schemi delľimpegno postresistenziale; e in questa prospettiva diresse, insieme a Vittorini, «II Mcnabö» (cfr. n.5.1}. Dopo un soggiorno di sei mesi negli Stati Uniti (i960) preparö un libro dt riflessioni {Un ottimista in America) , che 1 itirö quando era giä in bozze» ritenendolo scarsamente originale. Agli inizi degli anni Sessanta visse per un certo periodo a Roma; ma, spinto da una curiosita sempre piú forte per la cultura francese, trascorreva lunghi periodi a Parigi. La si-tuazione di effervescenza dci primi anni Sessanta lo trovava attento, ma sempre con grande distaeco, alle trasformazioni in atto, alle iniziative della nuova sinistra e a quelle della neoavanguardia; nuova fu poi la sua curiosita per le scienze della natura, sostenuta da letture di alta divulgazione scientifica. Nel 1963, l'anno della neoavanguardia, il racconto La giornata diuno scrutatore, costruito ancora su schemi di tipo tradizionale, defini il suo punto di vista sulla crisi della cultura di sinistra. Ne! 1964 Calvino sposa I'argentina Esther Judith Singer (detta Chichita), inter- A Parigi prete e txaduttrice dalľinglese, e con lei si stabilisce a Parigi, da dove continua a lavorare per Einaudi; ha cosi modo di intrecciare piú střeni rapportí con la cultura francese, si accosta agli ambíenti letterari piú sperimenta. t, stringendo tra ľaltro essenziali rapporti con il gruppo dell'Oulipo {OuvroirdeLittérature Potentielle; "La-boratoriodi letteratura potenziale"). Nel 1965 esce il volumedeYle Coswicomiche, e nel 1967 Ti con zero. Segue con attenzione le prime manifestazioni della contesta-zionestudentesca in Italia e in Francia, condividendone le istanze critiche e antiau-toritarie; ma la sua ricerca resta del tutto sganciata dalle illusion! e dai programmi di quegli anni, come most rano Le cittä invisibili (1972) e // castello deidestini incrociati (1973), La sua fama e il suo prestigio si difrondono rapidamcnte in tutto il mondo, con traduzioni in molte lingue; collabora con «II Giorno», e Íl «Corrierc della Sera», infinc con «la Repubblica» dal 1979. Negli eventi degli anni Scttanta egli av-verte un degradarsi generale delia vita civile, ma Íl singulare libro Se una notte ďin-verno un viaggiatore (1979) esprime, nonostantc tutto, una gioiosa vitalita. Nel 1980 Calvino si trasfertsce con la famiglia a Roma. Le prose di Palomar A Roma (1983) rivelano una prospettiva amara e disillusa; egli, ďaltra parte, guards al mondo intellettuale italiano e alia confusa situazione del paese con un senso sempře maggiore di estraneíta. Nuovo motivo di amarezza ě dato nell'83 dalla crísi della casa editrice Einaudi. Nelľestate del 1985 prepara i testi delle conferenze che dovrš Ľaitivita prcsso Einaudi PartťcipazioiK-al dibanito politico c nit urn le 1144 Epoca Ricostruzioae e sviluppo ne! dopoguerra (1945-1068) tetiere nesli Stati Uniti a Cambridge, alia Harvard University, dove é state duama-r„ per So 1905-8«, come Norton Lecturer. Muore a Siena nella notte t» i 18 e d 19 settembre. 11.7,2 II tempo delľimpegn ? del neorealismu. L'esperienza neoiealista U volume íÍO! RdCCüfllS Ľanansi indtistriäk Con U breve romanzo Ilsentiero dei nididiragtto (1947), con numerosi bre-vi racconti serittí nell'immediato dopoguerra (trenta dei quali apparvero nel 1949 nel volume Ultimo viene ilcorvo), con la sua prima attivitä giornalistica e pubblicistica, Calvino offrí ľimmagine piú fresca, gíovanile e vitale del neorea-iismo e delia stagione dell'impegno politico. Si rivela nelle sue prime opere (e in modo piú intenso nel romanzo) una singulare capacitä di rappresentazione nitida e immediata, che tocca la realtä (in primo luogo quella della Liguria durante gli anni della guerra e della Resistenza) con spontanea leggerezza. I ricor-di dell'adolescenza e le vicende della lotta partigiana appaiono qui come occa-sione di conoscenza del mondo, si inscrivono entro un bisogno di totalita, che in ogni gesto, paesaggio, awentura, cerca di interrogare il significato delľesi-stenza. Sembra che la vita sia liper essere conosciuta attraverso ü racconto, che tutta la realtä esterna si riveli in un libera proliferare di storíe; la liberta dura-mente conquistata con la Resistenza si ríconosce e si afferma anehe in questa nuova possibility di raccontare, nell'aprirsi di una comunicazione immediata, vitale, spregiudieata con il pubblico, che sembra segnalare un atteggiamento completamente nuovo rispetto alia storia precedente. Rimanendo nell'orbita del ncorealismo, mentre parallelamente cercava, con ri-sultati piú origináli, le srrade del comico, del fiabesco, della favola morale, Calvino ha prodotto negli anni Cinquanta numcrosi racconti, confluiti nel 1958 nel volume dei Racconti, comprensivo anche di molti raccolti in precedenza in ultimo viene il corvo, di testi usciti su rivistc e di tre racconti apparsi nel volume Ventrale in guena (1954), I Raccontisono divisi in quattrolibri: Gli idilli difficili, Lememorie difficili. Gli amori difficili. La vila difficile. L'ultimo conticne tre racconti piú ampi, apparsi gia in rivistc e rivolti a una riflessione problematica su ca ratten e situazioni della vita sociale comemporanca: Ld formica argentina (1952), La speculazione edilizia (1957), iMnuvola dtsmog (1958). La materia dei Racconti e i I suo disporsí nei diversi libri mostrano come Calvino si rivolga a una indagine sulla nuova real tä industrials, sui rapporli e condizionamemi che sostengono lo sviluppo della societa italiana. Con questa sua attenzione a un mondo ehe si trasforma, egli rinuncia a ogni visione schematics dell'impegno intellettuale. n.7.3. II comico e la fiaba. Calvino era dotato di una spontanea ^^J^^lSS^ dd ,>«re»liSmo „árie, di una singolare dispostzione ad abbandonars al fiabesco. Aicuni fe conti giovanili affrontano giä situazioni di vita popokre con un gusto 11.7. Italo Calvino 1145 pensare al metodo del comico cinematografico; nel 1952, II visconte dimezzato si impegna piú risolutamente sulla via della invenzione fantastica; dieci racconti scritti tra il 1952 e il 1956, inline, trovano un originále intreccio di comico e di fiabesco nella rappresentazione del rappotto tra una famiglia di origine conta-dina e la difficile vita di una moderna cittá industriale, Questi racconti hanno al centro la figura del manovale Marcovaldo e i membri iámovatdó della sua famiglia, che agiscono come figurine uscite da giornali per ragazzi o da co-michedel cinema muto: in mezzoagli artif ici della vitacittadina, i personaggi si difen-dono con ingenuo coraggio, appoggiandosi su piccoli scgni di spontanea vita natura-1c, stravolgendo gli oggettidelpaesaggio industriale in mezzo ai quali sono costrerti a muoversi, usandoli in modi surreali, tentando fughe impossibili c ridicole, facendo valere gli elemcntari diritti dei loro corpi. Dopo Tedizione dei Racconti, Calvino tor- Verso no su Marcovaldo e la sua famiglia con altri dicci tcsti tin cui Pinvenzionc prendeva In leneratura ancora spunto dai temia cui in queglt anni si interessava la lctteratura« indtistriale», * induwnale* cfr. 11.3.14); Tinsieme dei venti racconti fu raccoltonel volume Marcovaldo ovvero le stagioni in cittá (1963), rivolto anche a un pubblico infantile c illustrate da Sergio Toiano. L'interesse per il fiabesco aveva intanto condotto Calvino a un'indagine sulla La ricerca tradizione delle fiabe italiane: dopo due anni di ricerca aveva pubblicato, nel 1956, *4D« fiabc un'ampia raccolta di duccento Fiabe italiane, ricavate dalle piú diverse tradizioni italiane regionali e trascrittc in una lingua semplice c plana, che riduceva le connotazioni stilistichc troppo marcatc, per rivolgersi a una « media» comunicazione nazionale, accessibile anche ai bambini. Pur se non destinato agli specialisti, il lavoro era mol-to importance anche dal punto di vista documentary e áníicipava tra I'aitro qtiel-I'interesse per la fiaba che sarebbe stato piú tardi al centro delle ricercbe della nar-ratologia (cfr. parole, taw. 102 e 122 e termini base 7 e 9). Calvino compiva un esercizio di stile che faceva raggiungere alia sua lingua un'eccezionale capacita di combinare meccanismi narrativi, di isolarne le strutture cssenziali, eliminando al massjmo ridondanze, residui espressionistici, pause lirichc o sentimcntali. 11.7.4. I nostri antetiati. L'interesse per la fiaba si lega sempře, in Calvino, a una passione per la piú u passione ampia tradizione della letteratura fantastica, in primo luogo per i personaggi e le awenture del romanzo cavalleresco: uno dei suoi autoři prediletti ě I'Ario-sto, con il suo libelo trascorrere tra « meraviglioso» e ironia (e all'Orlando furiosi) egli dedichera piú tardi delle trasmissioni radiofoniche, da cui trarrá il libretto L'Orlando furioso diLudovico Arlosto raccontato da Ilalo Calvino, 1970). Questo gusto per il fiabesco e il meraviglioso, e la piú aerea capacitá creativa accompagnata da una sfuggente ironia, trovano un singolare punto d'incontro con la passione ideologica degli anni Cinquanta, in tre romanzi brevi (// viscon-'e dimezzato, 1952; II barone rampante, 1957; II cavaliere inesistente, 1959). Si 'fatta delle opere che lo impongono come scrittore dotato di caratteri del tutto Particolari: la disponibilita all'invenzione piú libera si unisce qui a un atteggia-wento morale, all'elaborazione di un progeito di razionalita umana aperta e "on dogmatica, che si rifá anche ad alcuni aspetti della letteratura illuministica, Soprartutto al genere della favola morale e ironica diffuso nel Settecento. f?er is roinanzo cavafjeresrc La triloba dei romanzi brevi Un lingttaggi .ciasšco U visconie U barone vainpanlc 1146 Epoca ir Ricostruzione e sviluppo nel dopoguerra (1945-1968) I tre romanzi furono raccoJti insieme nel i960, nel volume 1 nostriantenati', il cui titolo sottolinea il legame che le loro vicende hanno con il presente; in quelle figure artificiali, che sembrano disegnate su antiche carte da gioco, si possono riconoscere modelli di comportamento umano e intellettuale che agi-scono anche nel mondo contemporaneo. I tre protagonisti, nobili da favola che vivono rapporti inconsueti con se stessi e con la reálii, attraverso la loro stralu-nata leggerezza offrono altrettante allegoric della ragione, rappresentano ipo-tesi diverse sni contatti tra mondo e razionalita, sui modi di comprensione del-la realtá, sul limiti e sulle condizioni dell'iniziativa intellettuale. I tre romanzi possono insomma essere letti anche come delle parabole sulla ragione, sul legame tra ragione e invenzione, e in definitiva anche sulla letteratura e sulla posi-ziorie dello scrittore. Le ipotesi di comportamento umano tracciate da Calvino vogliono pero restare sfuggenti, impalpabili, sospese nel loro carattere di fin-zione; egli non dá tin messaggio fermo e rassicurante; la sua ragione e la sua morale sono essenzialmente « elusive », si sottraggono nello stesso momento in cui si sta per raggiungerle. Quella dei Nostri antenati ě insomma una ricerca il-luministica che esprime tutti i limiti e le difticolta che la ragione incontra in un mondo articolato e labirintico, in cui ě sempře facile perdere la strada, essere trascinati nell'«errore», come i cavalieri dei romanzi. Quests ricercaě sostenu-ta da un linguaggio narrativo lucido ed esscnziale, che mette in piena luce og-getti, situazioni, rapporti, che segue con la pki stringente chiarezza gli aspetti oscuri e irrazionali dei comportamenti, che sembra voler identificare realtá e finzione, ricondurre ogni aspetto dell'esperienza (e la stessa invenzione fantastical al controllo di una ragione incline a eliminare ogni dato superfluo e ri-dondante. Ě facile parlare a questo proposito di un « classicismo » di Calvino, ma si deve tener presente che questo classicismo ě strumento essenziale dell'e-lusivitá di cui si é sopra parlato; il messaggio di Calvino e tanto piú aperto e so-speso quanto piti appare definito e squadrato, luciclo e levigato nel linguaggio. II viscontc dimezzato ci trasporta nel tardo Cinquecento con la vicenda del vt-sconte Medardo di Terralba, diviso letteralmente in due in seguito a uno scontro con i Tutchi; da questa vera e propria scissione nascono due personaggi oppusti c complemeutari, il liuono e il Gramo, che rappresentano ciascuno un aspetto par-ziale dell'unianrta c vivono varie avventure che conducono alia ricomposizionc delta persona di Medardo, che diventera giusto governatore delle sue terre. II piú ampio dei tre romanzi, llbarone rampante, ě anche quello in cui piú in-tenso appare i 1 rapporto tra favola morale e invenzione narrativa. Esso ě una delle piú affascinanti« paraboIe»della ragione che siano state composte nel nostro secolo: il libero gioco fantastico si salda strettamente all'intento pedagogice fa cendone anche uno dei migliori libri« per ragazzi» della nostra letteratura. Per; sonaggio principále ě il barone Iigure Cosimo Piovasco di Rondo che, all'eta di dodici anni, nel 1767, decidedi saliresu un elce, e trascorrere poi l'intera sua vita in cima agli alberi, attraversando tutte le essenziali esperienze storiche e cultura-Ii, fino agh anni della Restaurazione. Egli rifiuta le convenzioni della vita quoti-diana, le regole e i costumi sociali, ma partecipa, dall 'alto, alia sete di conoscenz'1 del suo tempo, alia progettazione di un mondo giusto e civile. // aeaialisK. ifirmte/tle 11.7. írab Calvino 1147 L'impegno di Cosimo a non lasciare mai gli alberi c.rea una serie di felicissi- 11 protagonist*, me invenzioni narrative: il personaggio, suscitando la curiositä di viaggiatori e imniajinc di potenti che passano per le sue terre, incontrandost con i fatri fondamentali mc!la™'li della cultura contemporanea, diventa una immagine trasparente dell'Lllumini-sta, dell'intellettuale e dello scrittore in genere, che partecipa alia storia, ma con distacco ironico, che ha una forte passione per la vita associata, ma tende a fuggire da essa, che lotta per una societa universale, ma non concorda mai fino in fondo con le posizioni dei suoi compagni di lotta. La storia che scorre davan-ti a Cosimo ě, d'altra parte, come un succedersi di apparizioni sfuggenti e iUu-sorie, di propositi vani: e la sua fedeltä alia vita sugli alberi resta segno della validita di un modello assoluto, naturale e razionale, frurto di una scelta, che puö anche essere difficile motivate, che puo avere un'origine oscura e paradossale, ma che va mantenuta e difesa fino in fondo. Questo orizzonte storico e morale L'ironia si espriine con leggerezza, attraverso il tessuto stesso dell'invenzione: Cosimo mantiene un'attitudine ironica, che gli permette di ridurre il peso di tutto ciö che tocca, di eludere ogni rassicurante definizione politico-intellettuale. 7/ cavaliere inesistente si confronta dirertamente con il romanzo cavalleresco: siamo al tempo di Carlo Magno, in un mondo ariostesco. La storia ě narrata daila monaca Teodora e riguarda le awenture di un cavaliere, Agilulfo, di cui esiste solo l'armatura, che da sé si muove per U mondo: una trasparente immagine della razionalita astratta che non riesce a commisurarsi con la realta. Ma, piú che nell'allcgo-ria, I'interessc del romanzo sta nell'esplorazione delle possibilitä fornite dalla narrativa: le vicende comportano un continuo interrogarsi sui modi in cui la scrittura ptió ricostruíre il senso dell'esperienza, dar corpo a passioni e desided. 11.7.5. Letteratura e conoscenza: saggistica e posizione dell'intellettuale. Sulla fine degli anni Cinquanta, Calvino abbandona i modelli dell'impegno del dopoguerra, ma continua a credere in una letteratura capace di intervenire nella realtä, di confrontarsi con le sue modificazioni, di comprenderne i pro-blenii, mantenendo equilibrio razionale e forza comunicativa: in questa dire-zione vanno sia la sua collaborazione con Vittorini nel «Menabö», sia il suo in-teresse per alcuni aspetti della cultura europea che avevano fino allora suscita-to scarsa eco in Italia. Calvino vede nel presente l'intreccio di possibilitä diverse, che rifiuta di interpretare in modo semplicistico e unilaterale: e queste posizioni gli attirano, da parte della neoavanguardia, l'accusa di continuitä con il neorealismo e, da parte della nuova sinistra, l'accusa di riformismo. Ma alio scrittore non interessa ora schierarsi, quanto trovare nuove occasion! e Probletnatiata possibilitä di conoscenza, guardare in faccia alia problematická del presente: com- del presente pito dell'intellettuale gli appare proprio quello di entrare fino in fondo nella rote di condizioni, rapporti, sottili combinazioni su cui appare oostmita la societa indu-striale. Questa coscienza della complicazione della realtä esterna domina il racoon- Ln tianm« to La gioruata di uno scrutatore (1963), che appare come un ultimo, definitivo salute A amscmulm di Calvino al neorealismo e alia tematica dell'impegno: ě un racconto in terza perso- L'evoluzione ideoiogica 1148 Epoca li Rkostruzione e sviluppo nel dopoguerra 11943-196») 11.7. Itälo Calvino iia, scritto in modi volutamente naturalistic! e dimcssi. sulla giornata che Amerigo Ormea, «anonimo erede del razionalismo settecentesco» e militante del Pci iper-sonaggio evidentemente autobiografico), passa in qualitä di scrutatore, durante le elezioni del 1953, in un seggio elettorale situato in un celebrc ospizio per minorati, I'lstituto Cottolengo di Torino, gestito da un ordine religioso. Ma, al di la delta tematica politico-intellettuale, la volonta di continuarc a inda-gare il labirinto della realtä e della cultura contemporanee si aprc ora verso una gamma sempře piú ampia di interessi: in primo piano e l'attenzione alle teorie della letteratura, soprattutto nell'orizzonte deflo strutturalismo (cfr. parole, tav. 167), e alle scienze naturali. Realtä e letteratura gli appaiono ordinate in una rete di funzio-ni e di rapportj che occorre capire e seguire in tutte le articolazioni: la figura del-Tautore deve tendere a scomparire in questo gioco di relazioni, ma la sua scompar-sa consente di awicinarsi alia soglia di un qualcosa di sconosciuto, a nuove configu-razioni della realtä, in uno «sforzo di uscire dai confini del linguaggio». La nuova ricchezza degli interessi di Calvino si scntc anche nella sua produzione saggistica, di cui ha fornito una sceha solo parziale il volume del 1980 Una pietra so- 3149 PAROLE tav. 167 Strutturalismo Con questo termine si designa un atteggiamento teorico e ideologico, che in questo secolo ha dato luogo a una serie di ricerche particolari, raggiungendo la sua massima espansione in Francia negli anni Cínquanta c Sessanta e permean-do le piú diverse forme culturali c ľintero sistcma dclle scienze umane. Basan-dosi su una opposizione tra « struttura » e « storia», lo strutturalismo orienta la conoscenza verso I'organizzazione interna che regola gli equílibri e i rapporti tra gli oggetti, verso il carattere sistcmatico delle realtä culturali, alia ricerca di elementi costanti ehe si condizionano tra loro e che per lo píú non sono imme-diatamente manifesti. Tutte Ic realtä umane vengono cosí sottoposte ad analisi che mettono in luce equilibri tunzionali, strutture«profonde», catenedi relazioni, indipendenti dal loro sviluppo nel tempo. Questo orienta men to si svi-luppa dalla linguistics strutturale (cfr. generi e tľcníchľ, tav. 160) e da una cstensionc dei modelli da essa elaboratj ai piú diversi ambiti di analisi. In questo contesto ha assunto grande rilievo la letteratura, con la diffusionc di una ossessiva attenzione alle strutture interne dei testi, e con ľelaborazionc di varie teorie della scrittura, della testualita, della morte dell'aulore. Secondo queste teorie, il testo letterario non andrebbe visto come cspressione personale di un autore, ma come catena di rapporti formali che negherebbe la stessa pre-senza del soggetto umano. Pcnetrato nella cultura italiana degli anni Sessanta, anche grazie alia neoavanguardia, lo strutturalismo ví ha assumo a volte carat-teri di moda, spcsso subaltcrni ai modelli francesi; piú a fondo la sua azione si ě fatta sentire nella critica letteraria, promuovendo metodi fortnaltsticie semiolo-gici (cfr. generi e tecniche, tav. 161); in generale esso ha contribuito ad al-lontanarc la nostra cultura dagli orizzonti storicistici, e l'ha spinta a prestare nuova attenzione alle «strutture», alle relazioni interne tra gli oggetti. 1 m mmmtmmm esocieti. Laraccolta é la testimonianza del difficile tcma tivo d. trovare un rapportu nun meccanico tra letteratura e socie^Cditdľ' Ä» lautore allude anche al proprio distacco dľ^ľel ľeň i™° Ä »»Mi»,posé,l,t,di conceptrela societä come un tuuounitario edelLdTssol vera, della pretesa ď.nterpretare e guidare il processo 5torico» 11.7.6. Vanlascienza e combinaloria narrativa: Le Cosmicomiche. Le nuove curiositä culturali e scientifiche di Calvino e la sua piú diretta attenzione per i meccanismi narrativi ttovano cspressione in una serie di racconti in due volumi, Le Cosmkomiche (1965) e 77con zero (1967), a cui si sono ag-giunti in seguito pochi altri tesu: il tutto ě stato poi inserito nella raccolta com-pleta delle Cosmkomiche vecchie e nuove (1984). II termine cosmkomiche, con cui Calvino designa la maggior parte di questi nuovi pezzi narrativi, fa pensare alle «comiche» cinematograliche: 1'autore cercava un comico di movimento, pienodi sorpreseedi scambi imprevedibili, capace di istituire rapporti inconsueti tra le cose. Le situazioni comiche nasco no da un continuo confronto con ipotesi scientifiche sull'origine, sull'evoluzio-ne, sul destino dell'universo, al di la dei limiti della storia umana. Solo in pane queste storie utilizzano il metodo della fanlascknza (cfr. generi e tecniche, tav. 157); mentre questa, infatti, si rivolge in genere a ipotesi su mondi futuri e su possibili sviluppi della civiltä umana, Calvino si rivolge di prcferenza al pas-sato che ha preceduto I'esistenza dell'uomo, con situazioni e pcrsonaggi che traducono in forma narrativa i diversi scenari avanzati dalle ipotesi scientifiche. Si tratta di pcrsonaggi «impossibili», che rappresentano un fascio di rapporti e di contatti in cui si condensa la memoria di quanto c aweuuto nell'abis-so del tempo: la maggior parte delle storie sono affidate alia voce di un perso-naggio dal nome impronunciabile, Qfwfq, che ha attraversato le piú varie ere cosmologicheo ě vissuto in una dclle molteplici situazioni cosmiche possibili. Sorprendentc ě qui la sottigliezza con cui Calvino riesce a rkavare combinaxioni narrative o incontri comici a partire dai presuppostí piú straní, piú íontani dalle condizioni umane di base da cui le azioni narrative non possono prescindere: la sua é una continua scommessa sui limiti del narrahile, una continua csplorazione di ine-ditc possibilitá combinatorie. II diverso presentarsi delie forme deHcEistcnza co-smica mostra la relativita estrema di ogni posizione del mondo, dell'uomo, dcíla societa: ě proprio la scienza moderna a mostrare che non solranto 1c societa storiche, ma la stessa vita dell'uomo sulla terra derivano solo dalla realizzazione di una tra le taňte possibilitá di evoluzione dell'universo. II narratore esplora altre possibilitá, ma per dar corpo a questo impensabile, devc put sempře servirsi di coordinate lin-guistiche e di riferimenti alia realtä che ci ě nota. I! comico nasce dal contrasto che si crea tra il mondo «altro» che si rappresenta e le cose anche piú banali e quotidíane del nostra mondo contemporaneo di cui Calvino si serve per costruire questa rap-presentazione. Pur gettando il suo sguardo negli abissi insondabili del cosmo, Calvino non puó perdere di vista i paesaggi della civiltä industriale avanzata: le combi-nazioni e gli incidenti della vita cosmica offrono una immagine apocalitlica del í i;:;,,vl iitó-ír degltanni [ji, pardeoiai-e two dei comíro a řantáseiaíxí la rcattá caaiŇai ctHTibimäíoik dd moudi! industrials Ti can zero ci Epoca íl Ricostruziofie e sv.iJug>po ncl dopoguetra (1945-1968) mondo contemporaneo, fiito di oggetti inutili, di escrescenze abnormi. I quattro racconti che costimiscono la terza parte di Tt con zero portano all'e-stremo Ü gioco combinarorio e la riflcssione sulle possibilítä, lasciando da parte U piano cosmologico per tornare a quello degli eventi umani, con una sottiiissima e a volte cavillosa misurazione della catena di condizionamenti ehe pesa sulla vita del-1'indivitiuo, perduto ncl labirinto del mondo. Vimeguimento e soprattutto Uguida-tore nottumo definiscono con impassibile precisione la rete di segnali micidiali c in-sensati a cui sembra ridursi la vita conteniporanea, in un inscguirsi, toccarsi, alio n -tanarsi di presenze vuotc: il mondo si é tramutaro in un luogo astratto, in cui la normale comunicazione tra gJi esseri umani č stata sostituita da combinazioni, ipotesi, fuozioni. íl-- ílaJo Cakir Ují XT .7 .7. II casteilo dei destini inci-ociati e Le citta invisibili . . , fn c^lvino ha approfondlto ulteriormentela sua attenzione alia combinatory combinatotk) ' i ..fi.i— J;—__—.»n«,«¥íniímn mettcndoinscenaiavaiietauuit La «emiotiea í. íl gíOCO dei larocchi U attä invisibik narrativa, facendone un prmcipio giuuaie u, uie^ui. vando ad esibire di rettamente 0 meccanismo, mettendo in scena Ja varieta delle combinazioni die il narratore si trova davanti, una volta scelti determinati presupposti. Questo lavoro si basa su un confronto piri esplicito con ie pratiche deik semiotica e della mrratologia (cfr. tesm1n1 base 7, parole, rav. rrSS e generi e tecnichk, tav. j6i): e proprio dalia parteeipazione a un seininario sulie strutture delracconto, Calvino rieavö J'idea di costruire un percorso narrativo & partire dalle carte dei ta-i ocele. Util-zzando le immagini di una celebre raecolta di tarocchi, quelk miniata da Bonifacio Bembo per i Visconti versa la meta del secolo xv, io scrittore costrui un testo singulare, IIcastelb dei'destiniincrociati, chefu pubblicato nel 1969; com pose poi un altro testo, servendosi delle carte moho diffuse dei tarocebi dt Marsi-glia (risalenti al Settecento), Le taverna deidesttni incrociati. Sh II castello an La taverna furono raeeoiti insieme nel 1973 ne! volume // eastcllo dei destini incrociati, Nel corso di viaggi che si svolgono ia un universo astratto e indefinite, un grup-po di vtandanti giunge nel primo testo in un casteilo, nel secondo in una taverna: es-si sembrsno aver perduto la parola, ma, seduti intorno a un tavolo, disponendo 1c carte di un mazzo di tarocchi in un ceno ordine e seguendo i significati delle diverse figuře, raecontano storie, che si organizzano secondo vari rapporti e si sviluppano seguendo akuni grandi archetipi narrativi, casi in cui si riassume il senso del desti-no uniano. II gioco con i tarocchi chiudeva la combinatoria in se stessa, in un confron to con gli invariabili archetipi della tradizione narrativa, in una vera e pi'opria negazione della storia. Ma Calvino sentiva ii bisogno di eonfrontare in modo piú stretto l'analisi delle possibilitä con la realtä civile, con il problema, che lo aveva sempre assillato, dell'intervento nel mondo. Da una tensione tra gioco combinatorio e ricerca della realtä nasce Le cülä invisibili (1972), un libro di perfezione cristallina, sospeso fuori dal tempo e insieme carico di segni del pre-sente, costniito secondo una struttura quasi matematica e insieme agitato da vibrazioni e inquietudini che corrodono il velo di una prosa nitida e ferma, PAROLE tav. 168 Semiotíca/Semiologia Questi due termini, ehe risalgono al greco seméion ("segno"), vengono en-trambi usati per indicare una disciplina sorta e sviluppatasi nel corso di questo secolo, che studia ilvario articolarsi della significazione e della comunicazione, guardando a tutti gli aspetti della cultura umana dal punto di vista dei sistemi ďi legníche li costituiscono (cfr. termini base 10). II termine semiotica ha avu-to origine, in paiticolare, dalla riflcssione filosofica degli americani Charles Sanders Peirce (1839-1914) e Charles W. Morris (1901-1979), che con csso hanno inteso riferirsi alia dottrina della semiosi, cioě dell'uso dei segni (definita da Peirce come « un'azione, una influenza ebe sia, o coinvolga, una cooperazione di Ire soggetti, come per esempio un segno, il suo oggetto e il suo interpretan-te»). II termine semiologia i, stato invece proposto da Saussurc, per definire « una scienza che studia la vita dei segni nel quadro della vita sociále », a partire dai principi della linguistica strutturale (cfr. generi e tecniche, tav. 160). Mentrc semiologia pub essere usato solo per definite la disciplina nel suo carat -terc scientifico, semiotica pub invece essere usato anche per definire un pití va-rio e indcterminato campo di studi, che comprende prospettive e oggetti diver-si, strutture e possibilítä di indagine molteplici ed eterogenee. La semiotica é tendenzialmente rivolta alio studio di ogni fenonieno umano, in quanto legato all'uso di segni, a processi di significazione e di comunicazione. In Italia lo sviluppo di questa disciplina c stato assai forte negli anni Ses-santa e Settanta, come una conseguenza del diffondcrsi dello strutturalismo (cfr. parole, tav. 167) e delľesigenza di studiare i processi di comunicazione nel loro piú concrcto articolarsi: essa ha riccvuto attenzione sia sul piano teori-co e filosofico, sia su quello di ricerche nei settori piú diversi, Semiologo onni-prescntc, dalla inesauribile vitalita e euriositä e stato Umberto Eco (cfr. 12.5): ma importanti contributi teotici sono venuti anche da Ccsare Scgrc, Emii.io Garroni (1925), Ferruccio Rossi Landi (1921-1985) e da altri studiosi. Ponendosi come punto di vista generále sulla cultura umana, la semiotica si č sovrapposta alle diverse seienze umane, ě penetrata in esse (in primo luogo nella psicologia, nelľantropologia, nelľestctica), aptendo tin nuovo orizzonte di metodo e di ricerca. Relativamente alia letteratura, si sono avuti vari svolgi-menti tcorici. che hanno portato alio sviluppo di una vera e propria critica se-rniologica (cfr. generi e tecniche, tav. 161). »W raggelata nella sua capacita di definire le forme piu astratte e inafferrabili U hbropuoappanre come una serie di brevi descrizioni di citti, ipotetiche rv, :: iZib;rcTffnoinnTr «««1 rdt™r T2'™ dreUa ^ u,n possMe modo di inserirsi nella Wr T recforme ^'f'cialt, d, utilizzare il linguaggio, di intrecciare El liblT'- SpeSS°;SS£ '"iSLlitan0 da ™mbinazioni c. si nbrano verso una dtmensione surreale, iij2 Epocali Ricostruaonc e sv iiuppo nel dopoguerm (1045-196*) Ma questo effecto viene superato dal loro inserimento encro una « cornice» nettamcnte definita: le descrizioni delle cittä vengono infatti presentate comc frutto di un resoconto che Marco Polo fa alTimpcratore Kublai Kan, e si susse-guono distribuendosi secondo una Serie di costanti e di varianti, di rapporti numerici e tematici; tra le varie descrizioni sono inseriti brani in corsivo che ri-portano i colloqui del viaggiatore del Milione con l'imperatore, e che fornisco-no varie indicazioni e chiavi di lettura sui loro possibili significati. II viaigio II viaggiatore e l'imperatore sono traspai enti figure della conoscenza, della e Ii cwoscena razionalitä civile, del rapporto tra pensiero, progettazione, realtä. L'imperatore, data l'immensitä delsuo impero, non poträmai vedere le cittä che Marco gli descrive: tuttavia Marco stesso non ha mai veramente visitato quelle cittä, che emergono piuttosto dal suo immaginario, a partire, forse, dal modello di una sola cittä, la prima a cui ognuno ě costretto a rapportarsi per arrivare a concepi-te la stessa forma urbana, e che per lui ě Venezia. E tuttavia le cittä che egli descrive, pur nella loro astrazione, contengono a volte segni moko deťiniti della realtä a noi contemporanea, appaiono comc immagini distorte ed estreme delle cittä industriali, dell'inferno delle metropoli modeme. Nel mare sterminato delle cittä reali e di quelle possibili, appare sempře piti difficile edificare la «cittä perfetta »: quella che abitiamo non puö essere altro che un inferno quo-tidiano nel quale orientarsi secondo due opposti comportamenti: «U primo riesce ťacile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte tino al punto di non vederlo piú. II secondo ě rischioso ed esige attenzione e apprendimento conti-nui: cetearecsaper riconoscetechi e Cosa, in mezzo all'inferno, non ě inferno, e farlo durate, e dargli spazio». ti.7.8. Se una notte ďinverno un viaggiatore. Un «roman™ II rommzoSe una notleďinverno un viaggiatore (1979) porta all'estremo ilgioco semiotiro» sülla combinatoria narrativa: qui Calvino sembra raceoglierc il frutto finale della vasta produzione della semiotica e delle teorie letterarie dci decenni precedenti, portandola come a un fantasmagorico esaurintento, a una dívertita csplosione. 11 libro puo apparire come un vero e proprio «romanzo semiotico», che si costruisce sul tarsi sresso della comunicazione narrativa, su un intreccio di incidenti e malinte-si cheladisturbano; edč anche un «romanzodella teoria del romanzo» (C. Segre), un addio gioioso e spericolato ai vari progetti sperimenrali e avanguardistíci esauri-tisi negli anni Settanta, a uma quella letteratura che in questo secolo si ě costfuitn come riílessionc sul proprio stesso farsi, sui propri strumemi e sulle proprie condi-zioni. La rensione conoscitiva che caratterizza la maggior parte delle opere di Calvino apparc qui sospesa e attenuata, in funzione di un gioco virtuosistico, della co struzione di una maechina complicata ma godibilissima, ricca di sorprese e di iu-ciampi divertenti, animata da una spigliata comunicativitä. I! knere H libro si rivolge dirertamente al lettore, presentandosi appunto come il suo ro- t i frammemi manzo, costruito secondo le diverse fasi del rapporto che questi instaura con la tor-dra romanzi ma fisica e con i contenuti del libro. Per una série di incidenti, di cui si cerca a an certo punto di ricostruirc 1'origine, il lettore non riesce a trovare davanti a sé un r°' I r 7. Italo Calvino 1153 manzo tradizionale, omogeneo e concluso: mentre sta leggendo quello intitolato appunto Se una notte d'inverno un viaggiatore, si accorge che la copia di cui dispone contiene solo le prime sedici pagine, per errore rilegate piu volte insieme e conti-nuamente ripetute. Messosi alia ricerca del resto del libro, si imbatte in altri nove inizi di romanzi diversi, in ciascuno dei quali sono riprodotte le forme di generi e modelli caratteristici della narrativa contemporanea. II romanzo si costruisce cosi a partire dalle awenture del lettote, sollecitato da sempre nuove possibility di lettura, a confronto con testi che non giungono mai a compimento, con sccnari narrativi in contraddizione tra loro e solo in parte realizzati: una gioiosa affermazione della passione per la lettura e la scrittura; Calvino niette in luce il loro legame con il desi-derio, il loro essere espressione di una ricerca di conoscenza e di rapporto con gli altri, ma anche la loro insufficienza, la delusione inevitable che comportano. 11.7.9. Verso la fine del millennia. < Nell'awicinarsi della fine del millennio, Calvino seme sfilacciarsi e disime- Asm™ grarsi la stessa visibilita del mondo, il cui aspetto si frantuma e si perde in mille °*di,K particolari, in una mohep licit it incontrollabUe di situazioni e di rapporti, in cui non sembra possibile individuare nessun ordine. Gia sul finire degli anni Set-tanta, e poi con maggiore insistenza all'inizio degli anni Ottanta, egli preferisce occuparsi di situazioni marginali, di forme laterali, bizzarre o imprevedibili della cultura e delfesperienza: lo testimoniano la maggior parte degli scritti giornalistici raccolti nel volume Collezione di sabbia (1984). Di questa posizione di osservatore del particolare egli da I'immagine esem- Pnhrmr plare in una serie di prose pubblicate fin dal 1975 sul «Corriere della Sera» e poi su «Repubb!ica» e raccolte, con un attentolavoro di selezLone, nel 1983 nel volume Palomar: vi si seguono, attraverso il racconto di una terza persona esterna, le riflessioni e le osservazioni quotidiane di un certo signer Palomar. I gesti di Palomar, la sua distaccata partecipazione alia vita del mondo, la sua si-lenziosa e cauta riservatezza, il suo continue interrogarsi sui limiti della propria posizione e della propria esperienza, fanno di lui un vero e proprio emblema, iigura esemplare e ironica dell'intellettuale, che puo conoscere solo collocan-dosi ai margini della realta. Confinato ai limiti dell'orizzonte sociale contempo-taneo, nelle pieghe della moderna civilta di massa, nel mondo della vacanza, o in quello della vita cittadina, qualche volta in viaggio in paesi lontani, Palomar affida la sua volonta di conoscenza ai caratteri piu impercettibili delle cose, alia definizione delle continue incongruenze tra i modelli mentali e i fenomeni, i tnovimenti, gli eventi: sa chee'e una frattura di fondo tra iprogetti, i program-mi, gli schemi di comportamento, e le forme concrete della vita, la realta dei tapporti umani e sociali. Calvino cotitinuava a pensare a una letteratura che esplorasse propno le rjieabe I'rlTJl!'8 1feUi incluit:,anti tivdif dalfe diverse sfere dell'esperienza: e aveva Progettato un libro sm cinque semi, di cui al momento della roorte erano ait stati jnttt tre racconti, raccolti nd l9S6 col ňoloSotto il sole giagZTuJZXZo Calvino e crjstituito dalle Leztomamericane. Seipropaste per ,1 prossimo millen- Ui'iiii: progetti "34 Epoca ii Rkosutizione e Kviluppo ne] dopoguerra (1943-196ÍÍ; ma, elaborateneO'estatedel 1985, pubblicate in Itália nel 1988: si tratta di sctitti de-stinati alle sei conťerenze ehe lo serittore doveva tenere alia Harvard University. 11.7.10. Significato deíľop jta di Calvino. Pnaiiope II valore emblematise dell opera di Calvino sta soprattutto ne! suo aver sa-narrativí put0 třasťerire fc sue diverse esperienze intellettuali in una narrativa carica di passione inventiva e insieme di tensione «critica», aperta verso il fantastíco e il meraviglioso e insieme verso un orizzonte conoscitivo e riflessivo, rivolta verso le rad ici anuopologiche delia narrazione e insieme proiettata verso le possibility del future. Meglio di ogni altro serittore italiano contemporaneo Calvino ha saputo accordare il senso delľartificio, la passione per il racconto come «mac-china» c per le tecniche combirtatorie, con ľattenzíone alla realtä cosmica, bio-logica, materiále, sociále, storna. A'i rigore delia stia ricerca si e sempře accom-pagnata una dose di it:onia, un sottile distacco: le sue opere, quanto piú sono costruite con precisione geometrie*, tanto piú mantengono un carattere di elu-sivitä, sembrano cercare un punto di fuga, sottrarsi a ogni tentativo di rídurle in formule e modellt chiusi in se stessi. Um lingua Calvino ha guardato al prolílerante caos dei linguaggi contemporanei non ali'altcsza per riprodurlo mimeticamente, né pet aggredírlo espressionisticamente. ma dd presente ^-^guttaiisKarJpesospenderlo, trovandounequilibrio «medio», ehe non dä rdíevo alia caratterizzazione del lessico, ma al misurato rigore delia frase. La sua parola aspira sempře ad esprimere la luciditá del pensiero e deilo sguardo, 1a volontä di illuminate i contorni precisi delle cose, piú ehe il loro colore e ia loro fisicitä: mira ad afferrare ľazionc e il movimento nella loro sostanza piú es-senziale, piú ehe nelle sfumature e nelle risonanze ehe laseiano íistorno a sé. La ktteratura Serittore attento alle incessanti modíficazioni del nostro tempo, Calvino m.-l tempo delia aoa ha prodotto nessuna opera risolutiva, nessuno di quei capolavori in cui si 16 riassume, senza residui, tutto il senso di un'esperienza; si ě espresso in numero-se opere di grande fascino, in cui ha addensato i segni di diverse situazioni, di momenti e scelte ehe poí ha avuto il bisogno di superare, di portare piú in lä: ma proprio nel suo continuo spostarsi, nel suo cercare nuove combinazioni, nel suo ríspondere ai piú vari temi posti d alla realtá e dalla cultura contempora-nee, ha manifestato nel modo piú esemplare le possibilitä e i limiti delia lettera-tura in questa fine del millennio, in cut ogni sintesi ě divenuta impossibile. Epoca 12 Verso una civiita planetaria 196s 1991 Sommario ■ , , Wantíitto «MO sorta conlraddiaoni e ctisi ehe Dalle illusioni nvotaonar* d d mereato capitalistico, delia pubMid- bannocondotto.suscak^ tä, delktelematicaedeíľinformauea. La societa e£ c, ^ ,are; jn Italia „ narratori. Neils piS'i» prectdovtK C Kavera Otteto, iíí-ŕťŕííjrí'. in. Dal r<)68 a oggi. Uno sguardo piü rapido daremo alla cultuta e alla letteratura del periodo Dopo il 1968 successivo al 1968, le cui tendenze generali rendono possibile distinguere que-sti anni dai precedenti, comprendendoli sotto il segno di una nuova Epoca, l'ultima di questa storia letteraria. La brevitä della trartazione dell'Epoca 12 e giustificata dal fatto che, comunque, non sarebbe possibile darne una sistema-zione storica adeguata e soddisfacente; i giudizi sugli autori e Sülle opere degli anni a noi piü vicini sono inevitabilmence deformati dalla prospettiva rav-vicinata e dal rapporto piü diretto con una realtä che muta incessantemente, in modi sorprendenti, che sfuggono a ogni possibile previsione. Nell'ambito dell'Epoca 11 si e trattato di mofti autori che, pur iniziando la loro attivitä molto prima del '68, hanno poi pradotto alcune tra le loro opere piü rilevanti negli anni piü recenti (alcune pubblicate addirittura nel 1991). Nelle pagine che se-guono si daranno solo alcune indieazioni generali sulle tendenze essenziali della cultura dopo il 1968 e si traccerä ttn panorama molto veloce sugli autori e le esperienze letterarie di maggior rilievo. La scelta di seguire gli anni successivi al 1968 come una nuova «epoca» e Cri»i dovuta al fatto che in essi si e verificato un sorprendente rovesciamento della SsjgH e (cfr generi e tecniche, taw. 143 e 160) ha fatto esplodere in Francia, con e del trsin imme{]iiltj ecnj e riprese in Italia, varie teorie dellä scrittura e deltesto (cfr. in-trqduzione 3), miranti a sottolineare il valore produttivo della testualitá, la sua capacitä di produrre un discorso critico su forme e modelli sociali, grazie a un sistematico sconvolgimento del «senso». Del testo veniva affermato il ca-rattere formale e strutttirale, il continuo rifkttersi su se stesso: e da cio veniva fatta discendere Vassenza o la motte dell'autore. La scrittura si presentava cosi come una sorta di liberazionc dalla tradizioue umanistica e borghese, dalle precese autoritarie e totalizzanti del «soggetto» umiino: diveniva un ponte verso nuove possibilitä al di lä dell'timano (e in questo molte teorie del testo si ricol-legavano al pensiero negativo, risalendo ai piú diversi scrittori e filosoli, da Baudelaire a Mallarmé, a Nietzsche, a Bataiile). La Koiintica Di segno differente sono le teorie seiniotiche sortě dal seno del formalismo e dello strutturalismo: esse valorizzatio la natura di atto comunicativo propria della letteratura e mirano a definire la specifická del linguaggio letterario. La semiotica ha conosciuto in Itaüa uno sviluppo autonomo e originale, intreccia-to a uninteressante produzione critica (a cui si fa piú ampio riferfmento in generi e tecniche, tav. r6i). Nel corso degli anni Settanta grande risonanza hanno avuto le teorie del rusio Michail M. Bachtin (1895-1975), al quale si deve l'introduzione delle nozioni di dialogismo e di letteratura «carnevalizzata», e la definizione del lomanzo come genere «polifonico» (c£t. termini base 23 c parole, tav. 9). Dall'incontro di diverse prospettive teoriche sono nate conce-zioni eterogenee, che hanno disinvoltamente segnakto i legami tra letteratura, gioco, carnevale, dialogismo: si ě avuta una confusa e gratuita utilizzazione di nozioni come «disseminazione», «spiazzamento», «sospensione del senso»; seguendo le piú varie ideologie « negative », si sono piú volte interpretati i fatti letterari connettendoli poco fondatamente alia corporeitä, alia materialita, alia marginalitä, aila ricerea dell'origine, ecc. i,a «riccüioiK» Negli anni piú recenti si b assistito a una ceita crisi delle teorie del testo e della semiotica e a una piú decisa affermazione di teorie legate all'ermeneutica, che appaiono maggiormente sensibili nei confronti del momento interpretati-vo e del ruolo del lettore nella vita del testo: quanto piú 1'espcrienza della lettu-ra diventa problematica, minacciata dal domimo della televisione e della pub blicitä, tanto piú si rivolge attenzione all'atto della lettura, ai modi con cui il testo entra in rapporto con i! pubblico, ossia ai piú diversi processi della ricezio-ne. (cfr. ancora termini base 25 e generi e tecniche, tav. lot). Divario on icoria Questa ricchissima diffusione di teorie ě penetrata molto poco nella vera e e miova propria produzione lettetaria: pare ormai che le teorie gíochíno un ruolo assai letreranra marginale nelia costruzione di effettivi programmi di poetica, colkborino in 124. Teorie letteratie, critica e sagjiisuca 1171 maniera molto scarsa aU'attivita dei nuovi scrittori. Al deciso impegno pro-grammatico della neoavanguardia, entrato rapidamente in crisi, gran parte della letteratura dellegenerazioni emerse dopo il Sessantotto sembra aver sostitui-to una generale indifferenza verso il grande lavoro che stanno svolgendo critici c teorici: i nuovi scrittori non presentano quasi mai programmi chiaramente orientati e defmiti, si affidano per lo piú alia scrittura in modo quasi spontaneo, spesso sottraendosi deliberatamente a ogni coscienza critica. La produzione teorica procede per proprio conto, si riduce a un'istituzione a sé, vede ridursi sempře piú ogni possibilitä di reale incidenza sulla nuova letteratura: ormai, a parte aleune eccezioni, non ě possibile rtassumere la disordinata pluralita delle esperienze di scrittura sotto 1'insegna delle teorie letterarie dominanti. La critica letteraria di questi anni non ha potuto non tener conto dello svi- Aumcnto luppo delle teorie e della messa a punto di nuovi metodi di indagine. Si ě avuta Jci C"'KÍ una produzione vastissima, proveniente da un ntfmero crescente di Studiosi e di ricercatori, originato in primo luogo dal massiccio ampliamento delle strut-ture universitarie: non ě stato tralasciato quasi nessun aspetto della letteratura del passato e del presente e intenso ě stato il lavoro sulle letterature straniere. L'intreccio tra critica letteraria e giudizio sul mondo ha trovato espressione PccmWiiá in varie forme di scrittura saggistica, che sfuggono ai limiti istituzionali della ddh sagaistic» critica e della storiografia letteraria, tendendo ad istituire un dialogo piú diret-to con i lettori colti, ed intrecciando liberamente metodi e materiali dall'origi ne piú diversa. La forma del saggio (cfr. termini base 26) si ě rivelata come una delle piti rispondenti a un bisogno di conoscenza del presente, che la produzione narrativa e poetica riesce a soddisfare solo in parte: e spesso si é avuta l'impressione che la saggistica arrivasse a sostituire la narrativa e la poesia, rag-giungendo obiettivi che esse non sono quasi piú in grado di sfiorare. Si ě visto, del resto, come molti importanti autoři di questo secolo abbiano dato il meglio di sé proprio in questo particolarc genere di scrittura: e neU'Epoca r r si e rico-nosciuto il grande valore dell'opera saggistica di scrittori che hanno continuato a lavorare anche negli anni successiví al '68 (Sciascia, Pasolini, Fortini, Sanguined, Calvino, ma anche Manganelli e Arbasino), mentre una dimensione saggistica caratterizza anche aleuni critici letterari di assoluto rilievo, come Gian-franco Contini (cfr. 11.1.8), Giovanni Macchia (nato nel 1912), Césare Cases (nato nel 1920). Nella fase piú vicina al '68 ha avuto grande fortuna prima di tutto una pro- tili indirizzi duztone di tipo politico-sociologíco, che ha trovato la sua principále cassa di ri- predominanri sonanza nelle riviste politiche. Successivamente é parsa recuperate terreno la saggistica letteraria (anche in forme piú tradizionali e conservatrici), e si ě po-tuta registrare una affermazione della saggistica filosofica, che spesso ha usato la letteratura in chiave strumentale, piegandola a obiettivi teorici non sempře ad essa effettivamente congruent! In tutto 1'arco di tempo considerato hanno mantenuto una costante presenza anche varie seritture di tipo giornalistico, che hanno esercitato una notevole influenza nella definizione di modelli intel-lettuali e di immagini della realtä contemporanea: oltre agli articolisti di pro-řessione, giornalisti dotati di grande esperienza, prestigio e cultura, ě del resto 1172 Epoca 12 Verso una ctviJtk planetaria (1068-1991) irequentc il caso di scrittori e critici che intervengono sui giornali proprio in veste di «saggisu», formulando giudizi su varie question! dí attualita. AJcuni fs-ggttu Tra i numerosi saggisti piú vicini a una prospettiva lerteraria ricordiamo Césare Garboli (nato nel 1928), Guido Ceronetti (nato nel 1927), Robek-to Calasso {nato nel :1:94i), Claudio Maoris (nato nel 1939), Alfonso Be-RARDiNELi.i (nato nel 1943). iMa andrebbe presa in corisiderazione la ricca pro-duzione di saggisrica politica, fjlosofica, storiografica. 12-5 Poesia e narrativa: la generazione degli anni Trema. CAIttl.t5tli.fl con !a «linea lumbar ck» Ansfjlía KoKseíSi Neirarnbito dell'Epoca ir si e tranato di numerosi autori, che, pur appar-tenendo a generazioni piú anziane e avendo inizjato la loro attivita assai prima dei linuti cronologici cheabbíamo assegnato aD'Epoca 12, hamio prodotto varie opere negli anni successivi a] '68: alcuni di essi (come Luzi, Fortínj, Zanzot-to, Giudici, Pagliarani, Volponif Malerb«, Sanguineti, k Romano, la Oríesej sono tuttora in piena attivita; e tra loro ce ne sono alcuni che han no pubblicato opere signif icative ancora nel corso del 199t. Tn questo paragrafe si trattera piú rapidameiite di altrí. autoři emersi o comunque formatisi giá prima del '68, ma f.s cui plcsaiza si h 1 ivelata soprauulM ut£Íi .mru succesMvi: nati quasi Li.-r.ti gli anni Třen ta, essi rappresentano, tra gli serittori in attivita, una sorta di gene-razionc « matura », dalla ptesenza consistente e continua nclla produzione edi-toriale. Sono comunque samotí molto diversi tra loro, dalle esperienze spesso assai lontane e inconciliabili e di diíficile callocazione. Per dö che riguarda la poesia, va ricordata mnamj rutto Vattivita di alcuni poeti milanesi. che mostra una piú diretta conlinuita eon la «linea tombarda» dí cui si e parlato in 11.4.10, con nuoverorniediconfVonto tra il lmguaggio poeticoe la «real-ta»: in přímo luogo Giancarlo Majorino (nato nel 1928), la cui tensbne tnorale cpoliticač carica di 1111 forte risen ti mento; Giovanni Rabokj (nato nel 1932), che, con sottile sapienza letteraria, da una immagínedistaccata e«perplessaj> della real tä; TiziANO Rosst (nato nel 1935); che elabora una sttategia di resistenza ironica c cliscreta dí fronte a un morulo esorbitante. Akre espeiienze poetiche si muovono verso direzioni diverse, da forme di contimritä con la rradizione eraietica ad attej? giamenti di misunuo realismo, a modi sperimenrali del tipo piú vario, legati comunque alla matrice della neoavanguardia. Una diffusione sempře piú ampia (conti-nuando tendenzegia in atto in tutto questo secolo, cfr. 10.7 e 11.4.12), neile piú diverse aree regionali e Hnguistiche, ha avuto inoltre la poesia dialettale, per lo piú in-tesa comc rícerca dí linguaggi non consunti dalla comunicazíonc culturale corren-tc, comc modo di contatto con un'autenticitä originaria, lontana dalla vulgarita e dalla degradazione della civÜtä di massa. Frutto di un'esperienzaassolutamente singulare ě la poesia di AmellaRosselU (nata a Parigi nel 1930 dallesuíe antifascista Carlo, cfr. 10.2.14, vissuta in vari paesi c autrice dí versi anche ín francese e in inglese): essa ě concentrata su un ostiím10 ascolto del linguaggio, della sua dissociazione, dei rapporti ditfirili e oscuri tra Yioc il mondo; la parola vi assume una tnsuperabile estraneitá, ponendosi come materw abnorme in cui si depositano, in modo angoscioso, i testi di un io a cui ě impeditooi 12.5. Poesia e narrstiva: la genera/.ione degli anni Trema 117^ manifestarsi fino in fondo, i f rammenti di una realtä con cui non e possibile nessuna concíliazione. II suo primo libro, Vartazioni helliche (1964), si costruisce, dopo alcuni testi dalla struttura piú aperta, come una série di sequenze di versi molto ampi, dalla lunghezza costante, in cui si fissa la «ritmicitä» di un pensiero fatto dí« straní arresti, straně coagulazíoni di tempi, stráni intervalli dí riposo e assenza di azione», con un «formicoh'o di ritmi» interní, dalla durata diversa da quella della metrica tradizionalc. La pagína ě cosí insieme costretta e devastata da una lacerante forza psichica, lascia fluire un discorso fatto di associazioni imprevedibili. Si svolgc una guerra senza quartiere con la rcalta, con gli altrí e con Pio, con i sentimentů con la stessa poesia. Questo metodo si sviluppa uheriormente nel successivo Serie ospeda-íiera (1969) e nei testi di Documento 1966-1973 (1976), dove íl segno della sofíeren-za psichica si intreccia con appassionanti richiami di una felicita impossíhile, di una «libertäwchesenibra balenarein un lampo, ma «non perdura»: ne sorgono testi di eccczionale intensita, tn cui affiorano figuře, associazioni, intonazioni chesquarcia-00 la lingua come «parole mute in fila». Un'altra^sperienza dí rihevo, che da un Aidu Mcrini fondo di cupa sofferenza psicologica iascia trasparire illuminazioni esplosivc ed enigmatichc, ě quella di Alda Merini (nata nel t93i) che ha suscitato particolarc attenzione in anni piú recenti. Per ciö che riguarda ia narrativa, un fenomeno particolarmente nigniífcativo é costituito dai numerosi casi di narratorí (spesso nati prima del 1930), «scoperti» in una fase avanzata della loro vita o giunti alla letteratura dopo esperienze eteroge-nee, al di fuori di una tradizionale carriera di serittore. AI 1981 rtsalela«scoperta»di un notcvoIenarratoresiciliano,GESUALt>oBut:A- Gesualdo LiNO, nato a Comiso nel 1920, professore e preside nclla sua cittä. II romanzo Dice- Birfalino ria del/'unřoret pubblicato in quell'anno, seritto neglí anni Settanta, seguiva, attra-verso una voce in prima persona, la vicenda di un amore disperato in un ospcdale per tubercolotici, con un suggestivo viluppo di risentimenti, di desideri, di angosec, tra tenerezza e sensi di colpa, in un confronto senza remissionecon la mořte. Bufalí-no ha poi dato nuove sottíli invenzioni narrative [Argo Íl cieco ovvero I sogtti della memoria, 1984; L'uomo ťtwaso, 1986; Le menzogne della Holte, 1988), ma senza rag-giungere la forza lacerante, carica di un'aspra ingenuitä, del primo romanzo. Sono ínvece approdati taitli alla narrativa vart critici c professori universitär!. Tra questi si distinguono un altro siciliano, 1'ispanista Carmelo SamonA (1926-1990), e il latinista Luca Canali (nato nel 1925). Va ricordata poi la narrativa del pittoremilanescEMir.ioTADiNi (nato nel 1927) e quella del bancario Giampaolo Rugarli (nato nel 1932). Tra i narratori che hanno lavorato con piú regolare continuita, vanno ricordati Ferdinando Camon (nato 1935), che ha seguito problematícamente le mutazioni della reahá italiana; Fut.vto Tomizza (nato nel 1935); Franco Ferrucci (nato nel 1936); Giuseppe Pontiggia (nato nel 1934). Numerose sono le narratrici che hanno trovato una loro misura personale, in-dulgendo talvolta a un ececsso di «aura», a un troppo fragile e delicato equilibrio tra memoria e realta, a una ricerca della pagina preziosa e « ben fatta »: ricordiamo Gina Lagorio (nata nel 1922); Francesca Sanvitale (nata nel 1929); ROSETTA Loy (nata nel 1931); Francesca Duranti (nata nel 1935J e Dacia Maraini (nata nel 1936), che in una fitta produzione ha rappresentato le contraddiztoni della con-dizione femminile. Uno serittore piuttosto appartato, che ha dato un numero assai Liníitato di ope- Vinceruto re, sempře essenziali e di estreina concentrazione linguisúca, é il siciliano Vincen* Con»k> H74 Epoca 12 Verso una civiltá planetaria ta:9fi8-it)cu) zo Consolo (nato a Sant'Agata di Militello nei 1935): in lui un'attenzione alle piú varic possibilita del linguaggio, dalla piú sontuosa tradizione letteraria al piú resi-srente fondo dialettale siciliano, conduce a una bruciante e appassionata interroga-zione del passato, di ció che esso é divenuto nei presenre. La scrittura cerca i segni slabbrati e distoiti che la storia ha lasciato nei luoghi e nelle esperienze degli uomi-ni, confronta la violenza del passato e quella del presente: il racconto storico trova strutture che mostrano come, nei mondo del postmoderno, in una civiltá che defi-nitivamente distrugge ambicnti e forme di vita secolari, sia lo stcsso ricordo del passato ad esscre in pcricolo, la stessa continuitá di un modo di csscre, di soffrire, di cercare nuove possibilita. Ě una ricerca di memoria storica che sa di svolgcrsi in un mondo in cui la memoria si perdc e si annulla: la Sicilia, la sua storia e il suo prcsente distruttivo e violento, il suo fascino superbo e il suo disfacimenro, i suoi profumi sfarti ed eccessivi, portano questa contraddizione all estremo, le danno una forza e una capacira conoscitiva singolatissime. Dopo il breve romanzo 1m feritu dell'aprile (1963), soprattutto con 11 sorriso dell'ignoto marinaio (1976) c con Relablo (1987), Consolo percorre la strada di una letteratura in cui la stessa torza stilistica si fa stru-mento di conoscenza delPintreccio tra passato e presente, di appassionata interro-gazione della situazione del mondo (e della Sicilia, che come in Sciascia, anche se in forme assai diverse, si pone come vera c propria metafora del mondo). Da non tra-scurarc il testo dialogato Lunaria (1985) e i racconti Le pietre di Pantalica (1988). Umbmo Eco Ma il caso che ha avuto la maggiore risonanza e il tnaggiore successo di pubblico ě quelle di Umberto Ego (nato ad Alessandria nei 1932), studioso di esterica c se-miologo di fama internazionale, che, dopo aver partecipato all'attivita del Gruppo 63 ed aver svolto un notevole lavoro di tcorico e saggista, é divenuto lo scrittore ira-liano piú noto, piú tradotto e venduto nei mondo, con il romanzo //tiome dells rosd (1980), vcro e propriopastiche di generi letterari diversi, che imrcccia lo schema del giallo e quelle del romanzo storico, la mimesi degli slili mcdievali e lo scherzo da giornaletto umoristico, I'elucubraztone erudita e la patodia piú sfrontara, Piú am-biziosi propositi, ma minore scorrevolezza narrativa, rivela il romanzo llpendolodi Foueatdt (1988), artiftcioso gioco sulla tradizione ermciica, occultistica, massonica (cfr, parole, tav. 36), sulla sua soprawivenza nelle ideologie inazionalistiche, nei terrorismo, nelJe trame occulte degli ultimi anni. 11 successo strepitoso di Eco é legato all'abilita con cui egli gioca con le possibilita combinatoric offerte dalla scrittura, dando libero corso a un virtuosismo incontenibile, che spesso non arretra nemmcno di fronte al cattivo gusto e alia banalita: il mondo, la cultuta, il Iinguaggio gli appaiono come liberi campi ineuiloscienziaro-studioso-scrittorepuocomegio-strare a suo piacimento. Ma a questo gioco manca ogni spessorc stilistico: ncl virtuosismo di Eco si awctte qualcosa di freddo, come un'indifferenza nei conironti delle possibilita conoscitive della letteratura. Per questo nei suoi romanzi si puó ri-conoscere una tipica manifestazione del postmoderno. 12,6, Gliscrittori delle nuove generazioni. Dopo Mentre gli autori di cui si ě trattato precedentcmente si eratio torniati in un la neoavanguardia mondo ancora non toccato dai volti c dalle forme del postmoderno (a cui molu di essi hanno poi rivolto un attcnto sguardo critico), gli scrittori nati a partite dal 1940 vivono giá la loro adolescenza in mezzo alle trasformazioni degli an'1' Gnqtianta, assistono alia piena espansione del miracolo economico, si con- 12.6. Gli scrittori delle nuove generanoni Ii75 froniano con i'esplosione del '68, subiscono piú direttamente varie ttasforma-zioni successive: operant) comunque dopo la neoavanguardia (e tra essi solo i nati negli anni Quaranta ricscono a incontrarsi con la fase piú vitale del Gruppo 63). Sulla loro formazione intellettuale agiscono, in modi diversi, l'esaurirsi. della dialettica intellettuale, il richiamo della conrestazione giovanile, i coin-portamenti« alternativi», le ideologic del negativo, la proliferazione e la rapida consunzione delle teorie letteraric, il dominio della comunicazione di massá, ecc. Queste e altrc componenti hanno lasciato su questi scrittori segni vari e contraddittori, spesso con intrecci tra prospettive contrastanti: si ě passati fa-cilmentc da scelte estremistiche e addirittura settarie a una spregiudicata di- ' sponibilitä verso i richiami piú superticiali ed esteriori; molti hanno oscillato dalla chiusura in pošizioni marginali e subalterne a un'aspirazione sfrenata all'esibizione. II quadro generale della nuova letteratura é costituito in realtä da percorsi Nell'epora eterogenei: ě una folia di esperienze che non permette di riconoscere tendenze lW postrnocVn» prevalenti, né di individuate punti di riferimcnto sicuri, modelli intellettuali resistenti. Le nuove generazioni non si lasciano riconoscere piú per la conqui- ' f sta di forme sülistichc singolari e assolute: da esse sono usciti anche molti scrfc tori spesso dotati di ottima perizia tecnica, ma forse non capaci di fissare fino in fondo nella loro esperienza letteraria il senso della situazione presente; sako Una acrtaura poche eccezioni, questa produzione sembra rinunciare all'ambizione di una chononintcnooa conoscenza integrale dei caratteri del mondo. Ciö non dipende dall'insuffi- " cienza degli scrittori (ce ne sono anzi alcuni di singolare abilitä e intelligenza), ma dallo spazio sempre piú marginale che oggi resta alia letteratura, dal dominio incontrastato delle altre forme culturali (che paradossalmente si accompa-gna a un inesauribile proliferate di nuove scritture: il numero degli scrittori ě addirittura superiore che ncl passato). La nuova letteratura sembra come co-stretta a adeguarsi alle prospettive del postmoderno (cfr. 12.3), si riduce spesso ad esercizio esteriore, ricombinando frammenti delle ideologie e dei linguaggi correnti, mirando piuttosto a confezionare prodotti che a interrogare il senso del presente. In questa produzione ě possibile individuare almeno un elemento di diffe- Due eesenuúori renza tra la generazione dei nati durante la guerra o subito dopo (nei decennio Quaranta) e quella piú giovane dei nati negli anni Cinquanta: i print! hanno spesso vissuto neH'itifanzia e nell'adolescenza le difticolta del dopoguerra, sono cresciuti insieme al nuovo sviluppo economico, alia rapida modernizzazio-ne dell'Italia. hanno sfiorato (come si ě sopra accennato) l'esperienza della neoavanguardia; nei momento piú intenso della giovinezza si sono incontrati con il Sessantotto e con i rivolgimenti ad esso legati. 1 nati negli anni Cinquanta hanno sfiorato il Sessantotto appena nell'adolescenza, hanno sviluppato tutta la loro esperienza entro la societa del boom, della sua crisi, del suo rilancio, pie-namente e totalmente partecipi del postmoderno; sono cresciuti del tutto al di la dell'orizzonte deH'avanguardia. - - ' Nonostante l'estrema cterogeneitä delle esperienze individuali, negli atteg- Ls icttenum »n« giamenti letterari di queste generazioni ě comunque possibile seguire alcu.ne «*»» borahm La poesia La «deliva» .Li peKiltt iiixáluoraUt «milanese» 1176 Epooa 12 Verso una societa pSaiietítrJa (196S1991) tendenze piú appariscenti: si sono avute in questo ventennio modificazioni di fondo del modo dl vivere e di sentire la letteratura, che solo in parte hanno trovato riscontro nei processi in atto di ristrutturazione sociale e culturale, ma che le nuove scritture comunque hanno registrato. Cos! tin peso determinante ha avuto in primo luogo il privilegio attribuito dal Sessantotto alia politica (cfr. 12.2): per una čerta fase si é guardato alia lettetatura come a un «vizio» borghese o aristocratico, a una predilezione per le forme di un passato che do-veva essere bruciato nel fuoco delia nuova storia; a chi continuava a occupaisi di letteratura o addirittura a praticarla si addossava la colpa di non saper «tta-dire» la borghesia, di non riuscire a liberarsi dalla complicitä con i suoi valori consunti. Nel seno stesso del Sessantotto covavano d'altra parte eomporta-menti di tipo«letterario» studio delia letteratuta itaäifljna ě isccessario ctsnosccťe diretiametitele vícentíe delia líp' gua; oltre a:isaggi díbíse, ricordíamoiseguaKŠ manuáli: b. migliorini, Storia delia lingua italic' M-!:;n' Fii:c-r:7,c v.^- [ly(v:>.; :! piŕ. •—i'::'!.v i. MTGt.li iRtNI. 1. l-Al DÉLLTt, E^WÍiSWW dtfk gua italiana, Sansoní, Fíreí!zei964; F. etíuní, V ilaliano, Elemem'idistoria delia lingua e delict ear tura, Viet, Torino 1984. Per i prin.dpáli dbiouari, cfr. Vocabolari e dätonan\ DMl, tav. 69- í ladiči índice del norm Vlndicč del nomicomprcndc tutti gli autoři e i per&onaggf storici citali neliesto. II corsivo distingue fa trattazione dalla semplice citazione, raeiitteuiu ft) aggíuma al numero deík pagine in- L*JflíiVhf dei termini notevoli ě conceptlo came guida aila cousuitimone. VÍ sono segnaiau". se-Iczionando inevítabiJmeiitc, concetti artistici, íilosofld, metrici, rétorici e ttorico-cultural in ge nuc. Un asterisco evkknzia i principal! termini metrici c rétorici. Mel assodi riferinitriti numero-si, al singolo lemma possouo seguirc: ít- relative speciíica^ioni. Come pc-r Ylndice áet rtomi, una ft) segnala die ti concetto é tiatiato aii'iinerno delie lavok (1'aggiuntii del numero delta tavoia signifies che quests č ioi eiamente dedicata ai concetto panicokre). Con (ib) si ía riferímeiuo invece ally xzfcttit tlei 'lemům base, sob quando Ít knuna é oggetto ái mmaxionv specifics. Abíirbancl, Jcfeudah v. Lcoue Ebrto Abítí, Bells deglí 94 Abba, Giuseppe Césare 6'ýóít) Abba, Marta 92.? Abbificciavacca, Meo 7S Abclaido, Pierre 16 Acctcto, Torquato AjCcioiuoH, Niccolíi 162 Acerbi, Giuseppe óió, 6j${t) Achillim, Claudiu 41 i Adaiberoiie di Loon 7 Adami, Tobia 457 Addison, Joseph 457 Adorno, Theodor W. 534ÍÚ, t04v[t), 1170 Adriano VT (Adriano FIoktkk), papa 328, j2$(i) Agt (Agfcnore Inciocci) ¥?yít) Agíauro Cidonia v. hfcratt) Zappt Faustina Agosií, Stefanu jafoft) Agusii.iü, MDt' 14, ňR, 1X2, 141, 147, 148, 354(0.. 5Í9Í0 Alamaiini. Lutgi 27-/, 278, 313(1)* Jf^O, ,173ft! Albany, Lima fitolbcrg Gedern, corners ď 530.. 536, 34a, 567 Alba IBM ni, Dona to degJi ijr AJbtltí, Leon Brtitist« iři6, 194(0, 196. a«>, 212-14, 133,778(1) Aibem, Loreitxo 213 Albertini, Lujfli 830 Alberto Magno 102, in Alceo S47 Aiciato, Andrea 197(1 í Aldobrandini. Chůdu v. Passreii Aldobnmdim Aldobtandini, Ippolito v. Cle.iue.nte Vílí, papa Aldobrandini. Pietro 406 Aleardí, AJcardo 694, 704, 769 Alemhert, Jean-Baptisté Li? Rood ď 4$7, 4 509, .311 Altiwno, Sibilla íRinn Faccio) 883(1), 884ÍO, W> 976 Aks;valKÍ.ír J-' MeďiLÍ V. MěCikt Alessandro VI (Rodraigo Boíííia), pítprt 26$, J03 Alfani, Gianni 8} /Vlfesibeo Cario v. Crcscimbeni, Giovan Mario Alfieri, Antonio Amedeo J28 Allien di^lagliano, Gincinto 528 Alfieri, Giulia, contessa di Cumiana 52S, 530 Alfieri, Pellcgrino 528 Aincri, Vittorio 425, d'Aragomi. delto 239, 240 Algíuxjtd, Francesco ^Sít), Í90, 517(1) Alighieri, Antoniu (suor Beatrice, di Danu-) Alighit-ri, Dante jotvti, xxxvi, r.vrr, 29dl, 30(c), 34, 38,4iít), 45.47. 48. SO, 5^, J7. Mt), 63, 73,74-75(1), 76, 78, 79, 80, 81, 83. 92, yj-íJj, io8(t), 109(1), 127,129,132,133,134,137. j44,147,156, 165, 166. i8j, 216. 222, 228, 275, 277, 29fít), 300, 304, 308, 344, 346. 376, 389. i9*. 437.47*. 490, 526, 377, 609, 6r7. 663. 673. 73OÍ0. 73+ 735, 855, 905. 997. "O" Alighieri, lacopo 96,109(1) Alighiero II dcgli Alighieri 93 Alloecfltelli Vincenzi, Catcrina 846 AJvaro. Corrado 884U), 885, fff, 972, 1043,1066 Alvarocto, Marco 327 Aman, Michclc 66i{t), 66i{t) Ambrogini, Angelo v. Poliziaflo Anibrogio, snnť 17X Ambrosini, Luigi 883(0 Amendola. Giovanni 5py Ammannati, Bartolomeu 347 Ammiraio, Scipíone Aniodio, Luciano nioft) Anacreojitc 46i(t) Anceschi, I.uciaim xxxi, 1041, 1097, iuo(t), ii13 1 - V> Indiu: dei nomí Indies dei Andrea CappcOano 44 Andren da Barberim, iyj Andrťíni, Francesco 42} Andremi, IsabcDa 421 Andres, Gíovaraii 463U) Andvoníco, Marin kíÍIí Anelli, Angelo 716 Angkikttí, Giovan Banbm 889(1} Angjolieri, Cecco 6o(0. S^&j Antici Leopardi, Adelaide 657 Antoine, Anílré 93SÍO Antonclli, Luigi pjíp Amoiiiano, Silvio 374 Antonícllt, Sergio fúj7 Antonio da Feirara, Antonio Beccari, delto 134 Antonioiií, MíchcJí!í)['do T07t(t), 1076(1) ApollíitřuVt, Gnilkome 964, 983 AporEÍ, Ferrari te 700(1) Appiü, Adolphe 938(0 Apuleío 234, 275 Aquilano, Serafino au,279 (0 Aragona, Ferdinandu v. Ferdíiiiindo il Cattolico Aragon. Fnritjuc de (o de Villena) aj^(t) Arbasino, Alberto 1129*30,1171 Archiroede 440 Arechisi 53 Aienapnma, Maria Teresa Těsta, dei baroni dí 733 Arese, Marco 566 Arcriiio, Pictro 246, 25.2, 263, 310(0, 311, jaS-jo. ,32Ä(t), 331(1), 360, 429 Atgíropiilo, Gíovanni 213, 221, 223 Aiiosto, Alessandro 290 Atkníu, Gabriele 284 ArimtD, Galasso 390 Aiícwro, Ludovico xi,ji, íjoít), 234,2.35, 236,246, 2313 257, 262, 263, »£4-301, 290(1), J93"(t), 302, 303.308, 316, 3T7, 371, 3S4, 386, 388, 393, 398, 443, 446,673, H43 Anosfo, Niccolö 2S4 Arimto, Vírgmki 290 Aristarco Scannabnt- v. BoreJii. Giusr ppe Aristotele xxvm, xxx, u, 68, 102., 14$, 151,20?, 209, WQ, 303, 3^9. 309(1!, 319- ^o. 373tí}, 384, 3933 447(0 Ainanf Daniel 4t(r), 43, tot Arouet, Francols-íViftiic v. Voltaire Arpino, Giovanni iciÄj Anighi, Getto (Carlo Righttti) 769(0, 770,774 Arrigo da Settímello 27 Airigo VII di LuMícmhurgo, iiňperwtore 96, 106- Artaío, Diamante 7c; Altmid, Antonín 938(0 A&burgo, Barbais ď 373 Asbuxgo, MnssinúJiuno d" 266 Ascoli, Graztadio Isaia y(u; Atticu, Tito Pompooio 141,143 Aubcsr, Giuseppe 483(1) Aubcrt, Stefano v. Inriocenao VI, papá Auerbach, Erich XiVI, 43, iu, 11^16 Aíirispii, Gíovimns 194(1) Austen, Jane 730(1) Auvergne, Gaspard d' 294(0 Avalle, D'Aico SÍMo /o4«(0, unit) Averrofe (Ihn Rnshd) 2J, 68 Avicebton (Iba Geb i rol) ir Avicennu (íbn Siná) 2« 2,' Avígliano, Elim 813 Axeglio, Ccstíťc Taparelli d1 637 Aütgliu, Ma.h.sirno Tapaitlli d* 6oi(t), 6a?, 702-3 Azao dft CoiTeggio 141,130 Babeuf, Frimcois Noel 35? Bacchullí, Ricoirdo 883(1), 9??< 9^ lkicciišní, BtihyImío 4jjft) Eňchim, iMicliaii lív, 24, 'i/o BaconCj Kučero 42Ó, 468 Buffo, Giorgio 43>jj Bhjpw, Ludovico da 290 Balbo, Césare 662{i), 702 Baldflca, Luigí 717, 938, 979 Baldini, Antonio $84(1), 5133, 337 Biilcsrrieíi Domcnkv 30^ Baicstriüi, Naliji mr(t), 1113, xuS Balzac, Honoře de 609, £36, 730(1), 942 Bandcllo, ÍVTattco Mam 262. 263,3J3 Bandí, Gsiiscppc 696(1) Bandinellí, Bjiccío 347 Banfi, Antonio 883U). 906 Baiití, Anna (Lucia Lopmti Longhi) SS4(t}, t.uo(0> «73 Bas-bai-n ďAsbui-go v. Asburgo Barbaro, Eimoiao 23t, >i3<í Biirbaro, Ftancesco zxi Barbera, Gaspcro 776,1027(1} Barbtri Squařotti, Giorgio 400(1) Bsibcrini, Mafien v, Urbane VTII. papii Baibí, Mkbek 884(t) Bňrbicrí, Gat:tano 6os{[) Barbicri, Niccolö, dato Bf.Itrsnir. 42; Bai'di, Simone de' 94 Bnrctti, Giuseppe 339(1), 347- 4??^ 4j*(t)= 49°- 497,507 Bas-gclÜra, Piero 889(0 Batik, Angelo 884(1), 955, 9JT7 Baronío, Casare 337 B;ivrtili, Adolfo lSailüli, Danidlo 4/5 Bavtoiomeo tk-llit Scala v. Scaia Baseggio, Cesco Sití(t) BnsUc, Giovan Battista 416-17, 790(1) Bassani, Giorgio 1077-78, nio(t) BnssvillL-, Joseph Hugou, detto 561 Baraccbi, Domenico Luigi 5fi1(t) Bataille, Georges 070 Bnttaglia, Sulvatorc 400(1) Battisti, Eugenk> 257, mi(t) Baudelaire, Gharlcs 692,763,766,707(0,770,976, 99J. 997. n59(t),H7o BaumRflrten, Alexander Gottlieb xjcvii ßazlcn. Rolx-no, detto Bobi 9015, 1029(1) Bazzoni, Giovan Butt ist a 6o/(t) Beatrice (Bicc Poninari) 94, 98 Beatrice d'Este v. Este Beauharnnis, Eugenio 3^7 Beaumarchais, Pierre-Augustin Caron de 349, 716 Bcccadelli, Antonio v. Panormit.i Beccari, Antonio v. Antonio da Ferrara Bcccarta, Ccsarc 450, 509, 310-12, 623 Beccaria. Gian Luigi uoß Bcccarta, Giulia 625, 026,627, 62H Becke», Samuel /034(f), ri79(t) Bedford, John Russell, duca di 384 Belcart, Fco 799(1) Bella degli Abati v, Abati Belhrmino, Robctto 441 Bellegarde, Heinrich Novel de 567 Bellczza, Dario 1176 Belli, GiuseppeGioachino 339(1), 531.1,595(1), 70^- 12, 815, 979,1070 Belüard. Guillaumc 296(1) Bellini, Bernardo 706 Bellini, Vincenso 716, 717 Behrame v. Barbicri, Niccolö, detto Bembo, Bonifacio H50 Bembo, Pictro 134.161,172,244, 246,257, 26 i. 278(1), jio(i), 284,286,290,292,300, 301,302, fOj-5,306,307,308, jio, 3n, 312,317, }20,343, 344- 545- 177. 391. J98. 399 Bcmporad, Enrico 993 Bcndidio. Lucrezia 373 Bcnedetti, Arrigo 106t Benedetto da Norci a, san 6 Benedetto XI (Niccolö Boccasim), papa 70, 95 Bcrtintendi de' Ravcgnara v. Ravegnani Benjamin, Walter 1040(1), rr/o Bemi, Marianna v. Komanina Benucci, Alessandra 285 Bcnza, Giuseppe Elia 696 Bcolco, Angelo v. Ruzzante Berardinelli, Alfonso noó, /172, n76 Berchet, Giovanni 610, 6;j(t), 620, 621 Bergson, Henri-Louis 755,1009 Bermond, Adolphe 843 Bernard, Carlo v. Bcrnari, Carlo Bernardino da Siena, san 194(1), fp9 Bernardo di Chiaravallc, san 16 Bernari, Carlo (Carlo Bernard) 884(1), 974-1058 Bernart de Ventadorn 45 Bernhardt, Sarah 839 Bcrni, Francesco 235, 246, 287(1), 3*0, 339, 339(1) Berrfini, Gian Lorenzo 401 Beroul4J Bcrsezio, Vinorio 8j6(i), 817,1075(1) Bertclli, Luigi v. Vamba Berti da Calci, Micbcle 198 Berto, Giuseppe /0S3 Benola de' Giorgi, Aurclto 4j>vizi da Blbbicna. Bernardo Bigazzi. Roberto rojj Biginretti, Libero 108} Bignami, Maddalena 567, 583 Bigongiari, Piero 884(1) Bilenchi, Romano 884(1), 901, 972-73, 990,1033, 1043,1061,1093, nio(t) Bini, Carlo 698 Binni, Walter xxxi, 51S, 558, 563. 573- 663, 670, 685, 686, 687, 766(1), 782, /041 Biondi, Bittndo dt Antonio v. Flovio Biondo Biondi, Giovan Francesco 414 Bizzoni. Achillc 696(1), 774 Blacatz 48 Blake, William 9S7 Blanc, Genre v. Palazzcschi, Aldo Blasco, Teresa 510 Blondel, Enrichctta 626. 627, 638 Bo, Carlo 884(1), 990, 1007,1044(1), 1093 Bobbio» Norbcrto 895,1029(1), 1033,1049 Boccaccino di Chclino 162 Boccaccio, Giovanni xxxui, xi.n, 46, 74(0, 92, io8(0,109(1), no, 124,126,128,129, J3o(t), 134, /35,142.143,160,162-84, J89,190,191,195. 197, 208(0, 209, 210, 2:4, 222, 228, 240, 263, 276, 278(0 , 28o(0. 282, 294(0. 304, 309, 316, i t SS Indke del siomi Indict-dei norni ng9 317, 345, 39°^). 399, 735= Boccíiíiní, Třaisoo jtfív{>7 rkiťGisim, Niccolo v. Benedetto Xí, papti ßoezio, Anicio MadIío Severine 18, 27, Sc,, 98, ru Boiardo, Mam-a Mana io8(t), í30(t), í86, kmCO. 234-5$, *ř>4i 5??, 286, 292, 293, 294,jťtf, 339, 388 RoiiíC, Giovanni -883(r>, 907, 909 Roitii, Arrign 719, 77<3, 7/j, Stf> Bei to, CamiHo Btilogaiiní, M«u 07 Borgest. Giuseppe Antonio 85K. Só2Ít), 883(0, 884(0. 89*, jo,), 9*7, 918, 954, 97:, 1073,1073 ßonjicse, CainiDo v. Paolo V, papa Borgia, Cťsare. deíia i! VulciWiiio 265, 269 Bnrjna, Luciezia 28c, 303 Borgift. Roder igo v. Alessandro VI, papa Borr!, Teresn, vedova Srampu 627 Bomwneo. Carla -565, 423 Bíifíoiiien, íVderico 364, 365 Bottomm;, Franceses 40-1 BoísimÍ, CasJoíta 772 Banieri. Pictro 6;_,(t): ó3;> Sk>r*.Q ďXjn* v. Este lio&can, Juan 295(1), Boscolt, Picr Pmqío 266 Xkssclli, Mariu iutíl) Bofeuel, jacqu»-Benigne Ó29 ButaOi Giovunai jír, 414 Bot ta, Carla 661, 6í>?{ti Bottai, Giuseppe &84ÍX), 888fr), B8t>(í], 900, Botricelli, Sandro 228 Boutenvek, Friedrich 736ft} Bracciolitii, Francesco 4/0(1) Braccaolini, Pogjdo 194ft), 198(f), 204 203, íío-.-j, 230(3) Braceo, Roberto #25 Biaguglia, Aiit6, 2to BruDa, Gitirdauo 217(1), i6:r, 362, 363(1), 370, 426, 434- 43^ Bnwoni. GiToUmo 414 Bt:ito, Marca Gionio 14-,. 143, 673 Buccio di Rsmnllo 134 Bufctlmu, Gwunldo; J73 Bimscn, C.h:-i>ri;!n Ksi 1 ^v.^t'i BuQiiaiuti Etnoto 750 Buonarroti, Filippo 553 BaonHrroti, Mkhclangcki 246, 251, 252, ji'2, 34; 4Jf- *4<5 BiKiiiRiTdti, Micliclangdci il Gkrvaic 424 Bwndclmoiiti, 'Zumhi 273, 277, 2.7H Borchidlu. Oomc.nico di Giovanni, dctto ii 18*1, 200, 218, 226, 339 Burger.. Gottfried August 655(1), 621 BuseneUo, Gj'nn Francesci 42ft Buss, Aldci j f?7 BuKsane, Francesco, conic di Carrattgnolu 633 Bvttinn, tytayioiopfi BviSuati trwecw. Diiw 74"(ti> ss^rt}: 962, 97c Bytrjn, CSeorgc (Twdon, lard 6&<). &n(t), 612^, 689, Cactiitguida 94 (^attiHiore, Edodido //2^ Cadierflno, maRihcst' di 528 Caetmi, Benedetto tf. Bamfawia VIII, paps Cactanij Margwerkt' ino(t) C'agna. Acbillc Gicwsnni 774 (Jairoli, lknetletm 733 (^Lniiandrti, Pia'ci mod) Calaudra, Edo«nla 3t8 Calasso, Roberto JÍ72 Caldavcili, Na2ňrtno v. Cardas.^ii, ViiirernM Cdlderón dc U Barca, Pedro 418 Callimaco 377 CalmetH v. Colli, Vinccnxo de^ro il Calogera, Angclo 455(1) Cnlugcro, Guido 90Ŕ Calogero, Lorenzo ioy8 CaJouOj Umbcrto 883d) Cnlvino, Floriano 1142 Calvino, lialo 644,791,1022, .1029ÍO) ™>2(f)> 1039. 104Ó, K09, uttoirj, 1112, 114254, fííjír), 1177, 079(1) Caisabigi, Ranieri dc3 ^Äo, 512, 531, 532, 713 Camillas! Negmti Odťscalthi, Anmlia Lifsm v. Lirtln Camcrana, GiovanDl 774 Cfliíieroni, Felice 77^, 786, 792 Caminer, Domcnico 435(1} Caminer Turra, ElisabeLtí) 455(1! Camnutanq, Saivatorc 717, 719 CamnwBi, Antonio v. ftstoia C'amon, Peľdinaiiítci uj} Csnnpana, Dimi 87o,884(t>, ^76-77, 97/(t! Casispaiiclla, Tonimaso 550, 337(1), 561. 362, 363ft), 365, 370, 428, 43}-}8> 439.- 44*. 44* 432ít), 703, 712 C'HĽipanilc, Achilk (Gino CoiiMbo) 884ft), 970 Camixs, Albert T034CU Canali, Laca "73 CauccJlieťi, Francwa 659(f) Cftiicognl, Mfjnljo ivSj Cangnnde deJ]« Scila v. Scok Canigiani. Eierts 1411 Cftnnva, Antyiiiti 557, 584 Gfuits: dc: Gflbntlli v. Ciabrselli Canti'i, Ctaareí^í, 7.Í7ÍT) Capttini, Aldo jtofi Cappel, GuilUumc 294ft} Gappcllo, Bernardo j/t Gapponi. Gino 624, 689, 700, 700(1) Caprara, Antónia 234 Caprioglio, Sergio uio(t) Caproni, Attilio Maitro 1099 Gflproni, Gicirgki 74ÚU}, 1022, 10R9, ioyo, tow- JU2. U79(t) Csfpremi, Silva?ia 1099 (.'yii;>ana, Luigi 78Ŕ, 787, 788, 7Íŕy-9J, 791(1), 792. 793, 794, 804, 814ÍL), 81^, 517(1}, 921, 923 Gitafa, Giflii Pitäjo v. Pnolol'V, papa Carbyne, Ludavico 198(1), ijj CiiKiafrlli, Vint'tniro (Naiareiio Caldarelli) 884ft), 888(0, .Wirt Cňľducci, Beairicer 776 Cdrdacci, Dante ffigJio di GitlWKJ) 776, 782 Carducci, Dante ffrateUo di Giosue) 776, 777 Carducci,Giosue595(t), 737(1), 742,756,717.76a, 761,763,775, 776-54.779(i), 786,846,847,848, 854, 894, 911. 912, 954 Caretti, Lanfranco ro4/ Carew, Richard 296ft) Cariieo. Benedetto Gareth, dato il 239 Carleton, Dudley 368 Garleiti, Francesco 427 Carlo Alberto di Savoia, re di SardcgDa 632 Carlo di Valois 95 Carlo Emanuele I di Savoia v. Savoia Carlo Emanuele III di Savoia v. Savoia Carlo IV di Lusscmburgo, inipcratore 142,163 Carlo Magno 6, 8,13, 20, 22, 233, 634 Carlo V (Asbutgo), imperatore 247, 306, 329, 332, 543 < Carlo VI (Asburgo), imperatore 466, 476 Carlo VU1 (Valois), re di Francia 231, 2*4, 239, 247, 264, 287, 333 Cnrmngnola, conte di v. Bussonc, Francesco Carmosina, Bonifacio 242 Carniani Malvezzi, Teresa 660 Caro, Annibal $iS, 517(1) Carocci, Alberto 883ft), 889(1), 960, 1066, íno(t), II2T Carrä, Carlo 88j(t), 888(t), 933, 963 Cartcsio v. Descartes, René, detto Carucci, Jacopti v. Pontormo Quanova, Giovanni Giacomo 34S Cases, Césare unit), 1171 Cass i Lazzari, Gertrude 658, 665 Cassieri, Giuseppe ioSj Cassiodoro, Flavio Magno Aurelio tS Cassola, Carlo 1031, j060- 6i Ca5tclbarco, Maria di 521 Castcllani, Renato ro7j(t) Castcllazzi di Sordevolo, Dina 793 Castelnau, Michel de 429 Caslelverro, Ludovico iSiU), 318, j2i t ..!■■■:: < • ... !• -'■ ■ -■• <' i .. ■ '.i: 433ft), 480, 3i6(t). 348 Casrigliisie, BaldnsKarre 246, 257, 339, 262, 263, 2ffo(t), 2.95(0, 3(12, 304, .jff^-i, 311- 318, 343, 372 Castigjioni, Paola 521 Catcrina da Siena, sania 92, ^39 Caterina de' Ricci, sama v, Ricci Catcrina U, imperairicc di Russia 542 Cattail. Bartoio «197 Catraneo, CJirlo 592, 661(1). 720, 720-24, 725, 7s6, 896, 900 Cattanco. Sinionetia 227, 228 Cattcrmole Mancini, Fva v. Contessa Lara Catullo, Gaio Valcrio 207, 2o8(t), 577 Indite det norni Endicc dei nomi Gavacchioli, Enrico 914, 939 Cavalca, Domcnico jjiS Cavalcanti, Gsvalcama 81 Cavaleanti, Guido xini, 50,6o(t>, 78, iff-82, 83, 94, 95, 97, 109(0 CavaUo, Franco uu(0 Cavalloiti, Felice 74% 774 Cavour, Camilla Baiso, eortte tli 703, 733 (.'avT/Lico (Jf I'^iKTOii, Baitultirrtit] 290») Ca1 Torsi, Giacomo v. Noventu, Giaoomo Cecchi, Einilio 844, !*7^i), 880, 8(4(1), 888(0, 95}', Cecchi, Onavio mod) Cecco d'Aacofi, Francesco Siabili, dctto ;oo(0 Cccliov, Anion Pavlovie K?4 Ceciont. Adriano #io(t) Cclau, Gtmwi njy Cdestino V fpfetrci da Morroite), papa 69 Celiac, Louis-Ferdinand. (Louis-Ferdinand IX-. srondwy) $76,109ft »79(1) Olio Scriboaio Ciirioue 295(1} GelM, Giorgio mi(i) Cellini, Bewewrto 25fii 347-48,340(0 Ccua, Giovsuam £60 Ceiine de b Chiwrra #4 Genuai, Vraceimi 1177 Q*mm, Gjrlo 980 GetOOCJitf, Guido 2i7J Ceivarrtes Saavcdra, Miguel tic 413 Gftarino, Giorgio 1124 Ctmi, Antonio 564 GessroEti, Melchiorre 453(0, 517ft), 5J7. S31» 53 565, 566, 587 Cesi, Fedeiico 459 Cezanne, Paul 874(1) Chappuis, Gabriel "295(0 Chateaubriand, Francois-Rtne d« 609 Chaucer, Jc-oflrey 1S0 Checdii, tlugenio 6$6{t} Chiabrcra, Gabridki 290(1), 573(0, 379(0, 4-<> 461(f), 540(1), 665 ChJflra, jPiero ;<>S.? ChJaitilli, Luigi pj$ Clwari, Pkoro 455(0» 4W« 49& 507 Chiarini, Luigi 1075(1) Chiaiomonte, NjcoIu nio(f) Cbiaves.. Cado 8(12(1} Cbiodi, Pietro /057 Chomcdcy, Henry a^CO Chretien dc Xroycs 43 Galenic, Paustsi 1*35 Cialnfrj, Lapa 94 Ciampini, Giovanni Gjuwiw 455(c) Gempolj, Daraemco S« Cicerone, Marco luliioiSj 57, 98, 113,140,141,144, 145, t46, 148, lS)8(t)i 20;, ao?. 341(0, tícjy, 1S60, Gee rone, Quinru Tuilio 14t, 145 Cicognani, Bruno 883(0, 954 Cid, Rtsy Diaz, dcrco si 38 Cíeco ci'Adria v. Groto, Luigi, derro íl Cklo d'Aleamo 58, 7(177 Cmrtfbue, Giovanni 347 Gnoda Pistuia (Guiuoncino di Francesco) 6o(0, Ci.ro di Pars v. Pere, Giro di Qui, Sergio 1114 Clemfnte V (Bciirando de GotJ, papa 96, 106 Clemenie VII (Giulio dc' Medici), papa 244, 267, 279, 304, 3*8, 328(0, 332, 33.3, 335, 3 Í6- 33« Cltmente VI) I (Ippdlim Aldobřandioi), papa 375, 406 Cltfk, Bartholoniriíius 2o, Grístořoro 24Ä, 673 C^olonna. Fabrizio 277 C^olonna, Francesco 23a Colonaa, Giacorao 141,155 Coíouiia, Giovanni 141 Coluiir-a, Pietro 63 ■i, Coloima. Víttoría 3 y-14 Comissn, Ciiovanni 383(1), 897, 487(1)1 4^8. 492. Di Giacomo, Salvátore 8n, £12 14, 815, Sv(t), 834 880, SS4Í1) Diodati, üöaviano 488(1) Dionigi di Borgo San Scpolcro 141,148 Dionisotti, Carlo 1041-42 Dogiiotti, Miro 400(0 Dominici, Giovanni 19p Donau, Goiso Si Doner!, Parese 83,100 Donafi, Gemma 94 Donati, Lucreuift 222 Donato, Bio 206 Doni, Amonfrsiicffico 33; Donizetti, Gaetano jr6, 717 Donne,John 403 Dos», Carlo (Alberto CfirJo Pisani Dokm) 7717h 774 Dostoevskij, Fědor Michailovíč 960, 966,1069 Dottori, Carlo de' 3/0(1), 4io{t), 424, 425, 540ft) Dovizi da Bibbiena, Bernardo 304, 506, 317 Dreyfus, Alfred liv Duos ď Atens v. Gualricri VI di Brienne Dujardin, Edouard 946(1Í Dumas, Alexandre (figlio) 824 Dianas, Alexandr (padre) 602(3.}, 793 Dupoix, Jeanne 985 Důrami, Francesca 1173 Dürkheim, Etnile 752(0 Duse, Eleonora 824, 829, 838, S39 Dvorak, Mm 238U) Eco, Umbe.no ímit), Ji>r(l), ritfyít), «74 Einaudi, GJulk> 885, 999. M*4i «w8(t), 1049 Einaudt, Luigí 883(0, 893, S^j-jX». roa8(t) Einstein, Albert 872 Eleonora ďAquitanía 45 Eleonora ďEsie v. Esie Eleonora Gonzaga v. Gonzaga Eleuterio Dolare-K v. Dot ton, Carlo de' Eliot, Thomas Stearns 876, 947, 960, 995. 996, ?P7(t> EÜsabttta Gonzaga v. Gonzaga Elwabeua I (Tudor). rergina dTnghilreira 424, 420 Emiüani Giudici, Paolo 7371» Engels, Friedlich 752 Enottio Romano v. Carducd, Gfewnc Enrico I, rc d'Inghilterra 43 Enrico IV (di Franconia), imperarorc 16 Enrico IV (Botbone), rc di Francis 307, 406, 429 Enrico VI (Hohenstaufen), imperaioie 4$ Elificu VII (Tudor), ie d'Inghikens 306 Enrique* Agnoletri, Enso nsoft) En.7,0 (Hohensranfeii), re 76 Epinay, Louise-Florencc Tstrdieu des Clsvell«, Madame d' 492 Epitieto 679 Equicola, Mario a*'o(i), 302 Erasmo da Rotterdam aSofr). 249, 257. 260, 299, 42S Erba, Luciano /097 Ercolc I rf'Este v. Esie Ercole II d'Este v. Este Ermcic Trismegisio 3171t) Eiodoio 234 Esslin, Martin 1034(1} Esie, Alfonse T d' 286, 303 Este, Alfons« Ifd' 571, 372, 373,374, 375,376,3S^ 3Ä3 Este, BeaiTJce d" 313 Este, Borso d' 233 Este, Eleonora ü" 374 Esie, Ercole I 6V 233, 234, 233, 284, 2S6 Esie, Ercole II d' 371 Este Gonzaga, IsabeUa d' 2S3 Este, Ippoliio I d' 284,2S3, 290, 29z, 297 Este, Ippoliio II d" 347 Este, Lconeilod' 233 Este, Luciezia d 374, 382 Este, Luigid'373, 374 Este, Niccolö d' 47 Etampcs, Anne de Pisselen, madame d' 347 Enripide 3&o(t), 337 Ezzdmo da Romano 87 Fabbri, Diego 1062 Faccio, Riföi v. Aleranio, Sibilk Faggiuola, TJgucciont? della 96 Fagiuo;i, Giovan Baip'sta 463 Fagnani Arese, Antonictta 566, 569, 376 Fairffix, Edward 296(1) Ffllconetti, Iacopo 267 Faldclia, Giovanni 774 Falleiti, Gabrklla 529 Fanocle 584 Fantoni, Giovanni 353 FarinatadegliUberti v. Uberti Famese, Aleysandro v. Paolo Iii, papa indke dei nomi «93 Fasani, Rsaiä-i 70(1) Fattori, Giovanni S10ÍÚ Fattorini, Teresa 681 Faulkner, William 1049 Fauriel, Claude 623, 629,631,634,637 Fay, Edward Allen lvii Fazio degli Ubeni v. Uberti Febrer, Andreu 293(c) Fechter, Paul 90Ä Fcderico da Montefeltro v. Montefeltro Federico d'Aragona, rc di Napoli 239, 242 Fcderico, Gennaro Antonio 479 Fcderico II (Hohenstaufen), imperatore 24, 50,32, 3j, 56, 6r(t), 73- 73. A 77- 87 Federico II (Hohenzollern), re di Prussia 452,483, 490, 342 Fellini, Federico 1076ft), noj Feltrinclli. Giangiacomo /o2p(t) Fenoglio, Giuseppe (Beppei 1022,1044, '033-37 Fenton, Geoffrey 295(0 Ferdinando Carlo Antonio d'Asburgo-Lorcna 513 Ferdinando I de" Medici v. Medici Ferdinando II (Borbone), rc delle Due Sicílie 732 Ferdinando Ü Cattolico, Ferdinando d'Aragona, detto 239, 333 Ferrandino, Ferrantc II d'Aragona, detto 239 Ferranie d'Aragona, 239 Ferrari, Giuseppe 66i(t), 720, 724 Ferrari, Paolo 824 Ferrari, Severina 783, 754, 846 Fcrrario, Vincenzo 640 Fcrrata, Giansiro 889(1) Fcrravilla, Edoardo 816(1) Ferrucci, Franco J/73 Feuerbach, Ludwig Andreas /o7/(t) Fibonacci, Leonardo v. Pisano Ficino, Marsilio 186, 216-17, 217(1), 2i8t 219, 22t, 222, 225, 225(1) Fido, Franco 499 Filangieri, Gaetano 492 Filarete v. Averulino, Antonio, detto il FUelfo, Francesco 194(1), 205, 211 Filtcaia, Vincenzo 459 Filippo di Cabassoles 143 Filippo Neri, san v. Neri Fiore. Angelo 1084 Firenzuola, Agnolo 315,340 Firmian, Carlo come di 513 Firpo, Edoardo 883(0 Flaiano, Ennio 879(1), I0^2> '°74-7&> '076U) Flaubert, Gustave 730(1), 765, 788, 800, 942 Flavio Biondo, Biondo di Antonio Biondi, dc«o 212 Flavto v. SeflU, Flaminio, detto Fbra, Francesco 883(1), $71, 989 Florcrtsz, Adriano v. Adriano VI, papa Florcz de Benavides, Amonio 295ft) Floriana (figlia di Ugo Foscolo) v. Kamikon> Mary Florimonte, Galeazzo 343 Floro Bruzío v. D'Annun2Ío, Gabriele Foä, Luciano i02o(t) Fofí, Goffredo rm(t) Fogazzaro, Antonio 742, 787, 807, 819-23, 833, 943. 954. »75(0 Fogazzaro, Mariano 820 Foianesi, Giselda 792 Folena, Gianfranco 400(0, 498,1042 Folcngo, TeoFilo Girolamo 223(1), 246, 851, 257, 322-25, 327, 413, 413(1), 429 Folgere da^San Gimignano, Giacomo di Michelc, detio 84 Fulgore, Luciano (Omero Vecchi) 884(1), 914 Fontaneila, Girolamo 4/3 Ford, Ford Madox 946 Forcstiero Napoletano v. Tasso, Torquato Forman, Miloš 1076 Formíggini, Angelo Fortunato /oíS(t) Fornier de Montauban, Jean 295(1) Forteguerri, Ntccolb 4;o(t) Fořti, Marco nn(t) Fonbi, Emma n2i, Fonini, Franco (Franco Lattes) 639, 992, 1027, 1039,1097, no9, nio(t), 1120-23,1038, u71,072 Fortini, Pietro 315, 340-41 Fortis, Alberto 453(0,45fi(t) Fortunato, Giustino 74ft0 Foscolo, Andrea 565 Foscolo, Giovanni Dionigi 566, 577 Foscolo, Giulio 367 Foscolo, Ugo Niccolů XLix, 5n, }x;[t), 320, 522, 526, 544, 557, 558, 565-59, 612, 613, 620, 622, 633» 697. Ö98.704.73OÍ0,73». 736.73°*'), 773. 997,1019 Frabotta, Biancamaria n-ó Fracastoro. Gerolamo 260 Francesco da Carrara 143 Francesco d'Assisi, san 50, 6o(t), 6^ 64-65, 68, 70(t) Francesco di Neri da Barberino io8,109(1) Francesco di ser Nardo di Barberino no Francesco di Vannozzo 134 Francesco I de' Medici v. Medici Francesco 1 (di Valois), redi Francia 253. 262, 329, 340. Í47 Franchettí, Leopoldo 748(1) Franci, Adriano v. Tolomei, Claudio Franco, Mattco 210 Franco, Niccolo 3^1, 331(0 Franco, Veronica 3(4(0 ií 94 Indke dei nomi Indke deí iwini 119^ FnuuiCC, Abraham 296(1) FťĚSOobaMi, Di.no #3 Freud, Sigmund 754. 7J4'Í5Í0, &7h 94** 949.9^0. 982, 984, 1041ÍO Ftczzi, Federioo 109(0 Frisi, Paoío^ťMJ Fru#om, Carlo lnnoeenzo 462, 517(1) Frugoni, řraiieesco Fulvío 414 Fruttero. Carlo íojj(í) ri:ii Fusinaio, Emilia 727 Fubini, Mario 666, joj-Í, j-04/ Fucci, Ercoie 374 Fucinä, Renaio (Neri Tanfucio) Sit, 815 Fulgiraue, Sílvcsíro Telío 294(1) Fusinaso. Arnaído 70J GabtieUi, Cante de' 95 Gadda, Catto Emilio S70, 884(1), 885, 897, rooó-2t>, 1032(1), 1043, íu8, n?i, JitíJ(t), 1179(0 Gadda, Etuko 1006,1013 GAiteo, Anninsi) !>' I <'m-.r s. .-k-u:-? i[ >í9 Galiani, Fcrdinando 453(1), 4pi Galilei, Galileo 330, 361, 562, 370, 409, 420, 426, 428, 434. 439t 440-47, 4*Mf). 736 Galilei, Vincenzo 420, 440 Galilei, Virginia 44s Gallina, Gíacinto Sj6{í) GaUuppí, PasquaJe 700 Gamb»: Marina 440 Gämbara, Veronica 314 Garbolí. Ce.š-are molt). 1172 Gatgiuío, Alfredo 844, 884(1), 97/, Garibaldi, Giuseppe 612, 69;, 722, 724, 726 Garki. Eugeiúo 903 Garrani, Emilio irji{ť} Garfcanii, Aldo íO2Í(0 Garzanú, Livio 1007,1016,1029(1) Ga spáry, Adolf 737(0 Gassendi, Pierre 440 Gatto, AKonso 883(1), 884(1), 889W, 960, m> io6i: 1089 Gauces, Henrique 294(1) Gelii, Gíovan Bsitista 2SÚ1), 546 Gcllio, Aulo rsj({) Gemini, F-rsumo 343 Gemixto, Giorgio v. Pletone Genet, Jean Í034U), *ů99 Genina, Augusto 1075(1} Gcnovesi, Antonio 492, 540(1) Gentile, Giovauni 489(1), 700(1), 858, 879-80, S33ÍO, 884(1), 8S7, 890, 89F, 895, 900, 902,1028(1) Geoffrey of Monmouib 43 Gcrmi, Pkíro iot6 Gerratana, Valentinu 903 Gherardi da Praio, Giovanni 197 Gherardini, Giovanni 6t2 Ghisknzoni, Antonio 7/9 Giacometti, Paolo 824 Giacomino dn Verona 66 GiacoBso da I„emm< 76, 79 Giacosa, Giuseppe 792, $25 Giainboni, Bono 6o(t), 89 Giambulkti, Pier Francesco iSi{t) Giaii Faloo v. Papini, Giovanni Gianni, Lapo S3 Giannone, Pktio 450,466-67, 540(5) Giarmoiti, Donaio $40 Giano della Bella 94 Giansenio, Cornelio v. Jansen, Cornelia Gibbon, Edward 437 Giberti, Gianmaiteo 328 Gigli, Girolamo 46} Ginguenr, Pierre Lonis 736U) Gifizburg, Leone 888(0, 1029(1), 1049, 1133 Gitizburg, Naialia {Natalia Levi Ginzburg) 1135 Gioacchino da Fiore 63, 70(1), 433, 712 Gioberti, Vincenzo 392, 660, 66i(t), 689, 701-2, 723. 73^} Gioia, Mclcfaioixe 3^4, 566 Giolttti. Giovanni 748, 830, 857, 860, 89] Giotdani, Pfctfro 564, 614^), 616, 627, 658, 659(1), 660,664, ÖS5 Giordano da Pisa, detto ancbe Giordano da Rrval- to 138 Giotti, Virgil kj (Vkguw Sdwnbeck) 883d), S84{t!, ?$2 Giotto 346 Gfovanna d'Arco, sania 362 Giovanni dal!« Bande Nere 328, 332 Giovanni del Vitgilio 107 Giovanni dc' Medici v. Leone X, papa Giovanni di Garlandia 23' Giovanni Fiorentmo, ser T97 Giovanni XXH1 (AngeJo Giuseppe Roncalli), pa pa 1033 Giovenalc., Decimo Giutiio 2rtyM; Giovio, Fnnoesoi 567 Giovio, Paolo 26t, 397(1} Giraldi Ctnzio, Gkwan Battistfl //o(t), i//, 373W» }8o(t) Girolamo da Praga an Girolamo, san 14 Giudid, Giovanni 1027,10Ä9, roy7: 1106-8,1172 GiuHsni, Alftedo nri(t), M2,112S Giuliano de Medici v. Media Ginlianci il Sofisra v. PrezzoHni, Giuseppe Giulio de' Medici v. Gemente VIT, papa Giulio II (Giuliano Delia Rovcre), papa 259 z66, 269, 283, 304, 306 2ĎJ. Giulio Romano, Giulio Pippi, detto 32S Giuliotti, Domcnico 884(1), 918 Giurlani, Aldo v. Palazzeschi, Aldo Giuseppe II (Asburgo), imperaiorcd'Austria5o8, Jio, 513 Giusti, Giuseppe 291(1), 707 Giustinian, Leonardo 194(1), 200 Giustiniano, impcratore 173 Gtusto dei Conti di Valmomonc v. Valmon[one Gluck, Christoph Willibald 480 Gnoli, Domenico (Giulio Orsini) 856 Gobeiti, Piero 883(1), 88;, 887,888(c), 900-1,902, 905, 993. 994. 997. to28{t) Goahe, Wolfgang Johann 347,457,45*, 526,560, 572, 572(1), 608,6i2,632,638,730(0,771. 833 Gohurry, Jacques 294(0 Goldoni, Cark>450,494-506,507,530,540(1), 714, 815(1), 824,1075(0 Goldoni, Giulio 494 Goldoni, Pictro 493 Golinetti, Francesco 495 Goncoun, Edmond de 793 Gongora y Argote, Luis de 405, 987 Gonin, Francesco 640 Gonzaga di Novcllara, Taddea 234 Gonzaga, Eleonoro 304 Gonzaga, Elisabetta 304 Gonzaga, Federico 328 Gonzaga, Francesco 228 Gonzaga, Francesco II 303, 306 Gonzaga, Guglielmo 375 Gonzaga, Margherira 373 Gonzaga, Scipione 373, 374, 383 Gonzaga, Vincenzo 375, 393 Gori GandeUini, Francesco 539 Got, Bertrando de v. demente V, papa Govi, Gilberto 8i6{t) Govoni. Corrado 864, 883(1), 884(1). 9^4. 9V> 9^3 Gozzano, Guido Gustavo 746(1), 762,862(1), 864- 66, 883(0, 978, 996,998 Gozzi, Carlo 410(0, 496, 509, 540(1) Cozzi, Gasparo 291(1). 435(0. 506-7 Gradin y Morales. Baltasar 334(0, 397 Graf, Arturo S56, 864 Gramsci, Antonio iiv, 25/-S2.649,700(1), 74^(1), ^0, 883(1), 884(1), 887, 888(0. 900, 90J-05, 1034,1037, '040(0, im Gramsci, Deiio 902 Grangier, Balthasar 293d) Grasst, Orazio 442, 444 Gravina Cruyllas di Ramacca, Maria 829 Gravina Cruyllas Momannrella, Renata (delta Si- renccta) 844 Gravina, Gian Vincenzo 439, 460, 475,476, 387 Graziani, Girolamo 373(1) Grazzini, Antonfrancesco detto il Lasca 313, 345 Gregorio VII (Ildebrando di Sovana), papa tó Gregorio X Crcdaldo Visconti), papa 87 Greimas, Algirdas Julien xxxiv Greppi, Paolina 793 Grevillc, Fulkc 431 Grimani. Michcle 495 Grimm, Jakob 790(1) Grimm, Wilhelm 790(0 Grimoard. Guglielmo de v. Urbano V, papa Gromo, Mario 888(0 Grossi, Tommaso 6oi(t), 6u(i), 617, 618, 62} Groto, Luigi, detto il Cicco d'Adria j/ú(t) Grozio, Ugo (Huig van Groot) 468 Gualandi, Ansclmo v, Guerrazzi, Francesco Domcnico ( Gualdo, Luigi 766(1), 792. 817 Gualticri VI di Brienne, duca d'Aiene 163 Gunndalini, Ugo /o2J(t) Guardati. Tommaso v. Masuccio Salernitano Guarini, Giovan Battista 364, 372, 3Ä0,419, 460 Guarino Veronese 191,194(1), 204, 205, 2U, 233 Guazzo, Stefano 397 Guerra, Tonino 1076(1), tojrí Guerrazzi, Francesco Domenico 6oi(t), 698-99, 703. 707. 793 Guenini, Olindo (Lorenzo Stecchetü) 7S4 Guglielmi, Ginseppe 1129 Gugliclminetti, Amalia 864 Gugliclmini, Vincenzo 640 Guglielmo Gonzaga v. Gonzaga Guglielmo . X d'Aquitania 45 Guicciatdint, Agnolo 336 Guicciardini, Francesco 246, 267, 268, 295I1), 311, 334(0, 337(0, 368, 369, 688 Guicciardini, Piero 333 Guida, Alfredo 1030(1) Guidi, Alessandro 459, 665 Guidiccioni, Giovanni 3/2 Guidi di Battifollc, Guido de' Conti 96 Guido delle Colonne 76 Guido di Battifollc v. Guidi Guido monaco d'Aiezzo 23 Guido Novcllo da Polenta v. Polenta Guidubaldo da Moniefeltro v. Montcfeltro Guidubaldo II v. Deila Rovere Guiducci, Armanda mo(0 Guiducci, Roberto nio(t) Guillaumc de Lorris46 GuiUon, Aimé 578 Guinizzeüi, Guido 50. 6o(t), 73, 78, 8o-8i, 83, 97 Guiraut de Bornelh 45 Guiltone d'Arezzo 50, 6o(t), 73, 777*. 79 Gutenberg, Johann 206 Guzotini, Francesco, batone 733 ngťí Indice dei nomi Indies dei r 1^7 Hamilton, Mary delta Florians (figlia di Ugo Fo- «cob) 566, 568 Hftrdoubt di Gailese, Maria, principessa di Monte- nevoso 829 Harington, John 295(1) Haydn, Hiram 257 Hazard, Paul 45$ Hegel, Georg WilhelmFriedrich l, 298, 608, 732, Heidegger, Martin 1036(1} Heioe, Heinrich 776, 780 Hclveiius, CJande-Adrien 509, 529 HeieEe, Georges 829 Hesse, Hermann 1159(0 Hofabes, Thomas 374,583 Hobby, Thomas 295U) Hothouse, John Cam v. Foscoio, Ugc Hoffmann, Ernst Theodor Amadeus 966 Holbach, Paul Henri Dietrich, barone dJ 484U), 492 Holland, Henry RkhardVassallFox, rcrzobarotie Hugo, Victor 609, 6n. 612, 780 Hugou, Joseph v. BsssviHc Huizinga,Johani3i Husscil, Edirtund 906 Huysmans, Joris-Karl 7Ö7 lacopo da Carrara 142 Iacopo da Varazze 6j lacopone da Todi 30, 6o(0, 09-75 Ibsen, Henrik «24. 90$ lldebrando di Sovana v. Grcgorio VII, papa Imbonati, Carlo 5T2, jai, 625, 626 Imbonari, Giuseppe Maria 508, 312 Imbriani, Vitrorio 8n Irner, Giuseppe 495 Incoronato, Luigi 1058 Incrocci, Agetore v. Age Innocenzo VI (Stefano Auberr), papa 163, 164 Insaha, Jolanda 1176 Invemizio, Carolina 595(0, 602(1} Invrea, Gaspare v. Zena, Rcmigio Ionesco, Eugene 1034(0 Ippotta d'Aragona 240 Ippolito I d'Este v. Este Ippolito IL d'Este v. Este Iroldo Crotta v. Dotiori, Cado de' Isabella d'Este Gonzaga v. Esre Isabella
  • *°3c Jakobson, Roman X Jerries, William 946(1) Jensen, Cornells Í54-5JÍO Jaspers, Karí :oj6{t) Jaurcgui, Juan de 296fr) Jean de Hesdin 131 Jean de Mcawg 46 Johnson, Samuel 491 JovinC: Francesco 1057 Joyce, James 876, 941, 94.2, 946^ 946(1), 960,1049 Juan de k Cms, san v. Cm? Jung, Carl Gustav xxxn, i04i{r) Kafka, Frarra 876,960, 966, 973 Kalvos, Andreas 567 Kemeny, Tomaso r;7Ó Kant, Immanue] 40t. 700 Ke»s, John 609, 60 , Keplero, Giovanni (Kepler, Johannes) 440 Kierkegaard, Sören 608, 692, ioj6(t) Kocbanowski, Pietro 296ÚJ Konrád Korzehfowiki, Teodor Józef v. Conrad, Joseph Kraus, Karl 334(1) L&briola, Antonio 749, 890, 904 Labriola, Arturo 860 La Capria^ Rsffaele 1084 Lagorio, Gfoa n/3 Lamartine, Alphonse de 609 Larnbruschini, Kaftacllo 700. ymit) LamL Giovanni 455(0 Lamindo Pritanio v. Mutatori, Ludovieo Antonio Lampato, Francesco 600 Landi, Stefano v. Pirandello, Stefano (figlio di Lsiigi) Landmo, Cnsroforo n6, 221, 225 Uncblfi, Toromaso 870, 884ft), 885. 962, 96^68, 970,1032ft), Sl79(t) Lando, Ortensio j ;• Laiidolfo majore 27 Landolfo seniore 27 Lapo da CastigHonchio 542.163 LftrNud, Valéry 946, 947 La Rochefoucauld, Francois de 334(1) Lasea, Anton Francesco Grazsini, derro d v. Grazrini Lascaris, Costawino 194(1) Latini, Brunet to 54, 57, Mt), 78, 94,180 Lat tes, Franco v. Fortini., Franco Laltuada, Alberto 1072(0,1076(1) Lsttuada, Anna Maria 512 Laura (Laura de Noves) 140 Lausberg, Heinrich 27, 390(f) Laval, A. de 295(0 La Vista, Luigi 733 Lcibnix, Gottfried Wilhelm von 466,1009 Leisel-, Ruth 1221 Le Mounter, Felice 6ot Leonardo du Vinci 194ft), 251, 252, 25>jj, 262, 837 Leone de Casrtis, Arcangelo mitt) Leone Ebreo tjehudali Abarbanel) 3/p Leone, Fjirico Son L^onc X (Giovanni de' Medici), papa 223, ?.66, 278, 285, 288, 304. 306, 328, 328U), 333, 338, 369 Leone XIII (Vinccnzo Gioacchino Peed), papa 749 LeancUo d'Este v. Este Leanetti, Francesco «09, inc(t), lur, nu(t), 1123, 1714 Leoni, Barbara (Elvira Natalia Praternsli Leoni) 829,835,836 Lconio. Vincenzo 460 Lconzio Pilato 164,183 Leopardi, Carlo 657,658, 659(1), 660 Leopardi, Giacomo XLm, 415, 482(1), 510, 517(1), j2o, 558, 563, 564, 574, 388, 592, 610, ä/^(t), 615,616,624,627,629(1), 657-93,659(1). 6t?j(t), 694, 708,732,733,734,736,775,834. 9T0,955, 981, 986, 989, 997.1005, n62(t) Leopardi, Monaldo 657, 658, 659(1). 664, 70* Leopardi, Paolina 657, 659(1), 680 Leopoldo II (Asburgo), granduca di Toscana 488(1), 627 Lcsca, Giuseppe 639 Leto, Giulio Pomponio 212, 22j(0 Lcubing, Heinrich (Arigo) 294(0 Levi, Carlo 748(1). 1058 Levi, Primo 1057,1078-80 Lcvi-Stxauss, Claude 7ßj(t) Liala (Amalia Liana Cambiasi Ne^reiti Odescal- chi) /o^2(t) Liberovtci, Sergio 1143 Liberty, Arthur Lasenby 827dl Lippi, Lorenzo 4/0(0 Lisi, Nicola 884(1) Livio, Tito mo, 273, 536 Locke, John 4*2(0 Lodola, Acquario v. Folengo, Teoftlo Loi, Franco 1098-90 Lombardi. Germano 1/29 Lombroso, Cesare 756 Lonardi, Gilbcrtod^t, 997 Londonio, Carlo Giuseppe 6/4(1) Longanesi, Leo 883(1), 889(1), 957.1029(1), 1073 ^onghi, Roberto 883(1), 884(c), 1007, mo(t) Longo. Alfonso 509 Lopresti Longhi, Lucia v. Band, Anna botedano, Giovan Fiancesco 362 Loreminj, Carlo v. Collodi, t^do Loren^ino dc" Medici v. Medici Lorenzo de' Medici, duca d'Urbino v. Medici Lorenzo il Magnifico, Lorenzo de' Medici, derro l86, 2/5-/6, 2J7, 2l8, 221-24, "3(0, 224(1), 22}, 226, 227. 228, 229, 230(1), 231, 252, 259, 264, 266, 279, 312(1), 336 Loria, Arturo 884(0, 961 Loschi, Antonio 194(c), 210 Lotman, Jurij Michajlovií 753W Loy, Rosetta uy$ Loyolrt, Ignazio di (IfJigo Lopes dc Loyola), santo 250 Lucrum Anneo, Marco 18 Luccutini, Frauct) /03i(t) Luciano 234, 24*. 284, 414, 675,676, 963 Luciano di Šamosara 209, 213 Lucini, Gian Pictto H60-62, 86i(t) Lvďtzda d'Esfe v. Esre Lucrezio, Tito Caro 205, 42S, 577 Ludovieo da Bngno v, Bagno Ludovieo il Bavaro (dj Bavicra) Í63 Ludovieo il Moro, Ludovieo Sforen, )7 Lttrcro, MartjQ 4 Luzi, Mario Í022,1089, royo, 1095-9$, 1172 Maccari, Mino 884(0, HS8(t), 957,1073 Maechia, Giovanni 924, 929, nji Maccliiavelli, LorianolOjtir) Machiavdíi, Bernaido 265 Mflchiavelli, Niccoló 224(1), 24tí, 256. 257, 263, 265-83, z8o\x), 2S5 294(0, 302, 308, 3b, 3.T7, 332. 333. 335. JÍ7Í0. 338, 3C4, 565, 36S, 536, 574. 383, 736, 736, 905 Macinghi Strozzi, Alessandra 19a Macpherson, James (Ossian) 525, 527, 561, 562 Macrí, Oreste 884(1), 990 Madrignani, Carlo Alberto 804, unfr) Mařfei, Scipione 450, 455(0,465 66, 536 1198 lndi.cc dci nomi Magalotti, Lorenzo 447 Maggi, Carlo Maria 459, 462,464, 771 MagJiabechi, Antonio 453 Magrelli, Vaierio ny& Magris, Claudio njz Mai, Angelo 659(0* 673 Mstillard de Touraon, Monica 52« Mainardi, Arlotto 198(1) Majori.no, Gianearlo 1172 Malaguxxi, Annibale 290 MaUguai, Sigismondo 290 Malagmaa Valeri, Daria 284 Malaparte, Curzio (Kurt Erich Sickert) 885ft), 884(0, 889(0, 957 Malcrha, Luigi (Luigi BonatdO 1x29, u)o-p, U72 Malispini, Rieordano 87 M*iiarroe, Stephane 766* 707ft], 987,1095,1170 Malpagbim, Giovanni 154 Mahnend, VirgiUoj^ Mamcli, Gofrredo 704 Manacorda, Gastone mo(t) Manacorda, Giorgio 1176 Mandni, Giuseppina 830, 843 Manetti, Antonio 137 Manetti, Giannozzo 2.10 Manfredi, Eustacbio 461 Manganelli, Giorgio 1129, U71 Manin, Daniele 705 Mann, Thomas 876, 96a Manuzi'a, Aldo 238, 255, JOJ, 3JI Manzini, Gianna 884(1), 1135 Mflftzotti, Alesssndro xut, 35>(0, 510, 517ft), 520, 558, 588,'J92, fajr, 617, 62t, 622-23, fej-JÖ* 6291t), 66o, 66i(0, 664,693,694,699,700,702, 704,734, 724.7Ä 754.736, 7&>, 77*. 787, 817, 1006, 1084 Manzoni, Giovanni 625 Manzoiij, Giulia Claudia 626,627,702 Manzoni, Matiide 627 Manaoui, Pietro 626 Marami, Dacia 1066 Marangoni, Matten ^4 Maratti Zappl, Faustina 461 Marcabru 45 Marcello, Benedetto 475 Marchcse, Cassandra 242, 244 MatcoKni Francesco 32$ Marcuse, Herbert 1159(1) Mardoli, Margherita de' 162 Mareneo, Franco raift) Margherita (di Savoia), tegina dlraJia v. Savoia Margherita Gonzaga v. Gonzaga Maria Crisu'ua, regina di Svezia 460 Maria d'Aquino 163 Maria de' Medici v\ Medici Maria Luigia d'Asburgo-Lorena, imperütrice dci Francesi, dudiessa di Parma, Piacenza e Gua-stallu 626 Maria Maddalena de' Pazzi, saata v. Pazzi Maria Stuarda, regina di Scozia 424 Maria Teresa fAsburgo), imperatrice d'Austria 476, 50», 542 Marie de France 4$. Marin, Biagio 883(1), 884ft), pes Marinetti. Filippo Tomroaso 874(0, 880, 883ft), 884(1), 912,913,914, 9(5, 983 Marim, Giovanni Ambrogio 414 Marino, GiovanBatrista 313(1), 350,364, 370,3-9^ 406-9,411,478 Mario, Alberto 696(0 Marotta, Giuseppe 1058 Marsili, Luigi 210 Mursifio da Padova,Marsiíio de' Mainardini, detto M.irrelli, Lodovico iSoit) Marrello, Pier jacopo 463 Martinetti, Cornell's 583 Marrinetti, Piero 883(1), 905 Martin, Jean 295(1) Martini, Fausto Maris 8É2 Martini, Fefdinando 759 Manoglio, Nino 79?, 814(1), 817(1), 921, 931 Marullo Tarcaniota, Michelc 194, 244 Marx, Karl Heinrich 283,472,752ft), ft*'jf4,900, oo2, /o;r(t), 017 Marziale, Marco Valeno 207,208ft) Mascagni, Pietro'^jrj, 803, 839 Mascheroni, Lorenzo 5/6(0, 561 Massena, André 566 Massimiloano d'Asbutgo, imperatore 266 Mastriani, Francesco 6vi[t) • Mastronardi, Lucio Miisoctio Snlemitano, Tommaso Guardati, detto 240 Matacotta, Franco (Francesco Monterosso) 1062 Matteo d'Acqua sparta 95 Mattloli, Kařííielc Ssji Maupassant, Guy de 1099 Mozsini, Góuseppe 592, 612, ö6i(t), 695, 6^6-^, Mazzucbeili, Giammaria 465(1) Medebae, Girolamo 495 Medebac, Teodora 495 Medici, Alessandro de' 332, 333,340 Medici, Cosmo I de' 196, 213, 216, 221, 279. 33J" 333, 340, J45, 346, 347, 364 Medid, Cosimo LT de' 441 Medici, Ferdinande I de' 364 Medici. Ferdinandu II de' 444 Media', Francesco I de* 364 Iíidjce dú nomi 11 •).... Medici, Giovanni de' v. Leone X, papa Medki, Giuliano de' 215, 227, 270, 304 Medici, Giolio de1 v. demente VII, papa Medici, Locenzino de' 332,340 Medici, Lorenzo de', ducad'Uibino 270,276,278, 306,332 Medici, Lorenzo de1 v. Loren«) il Magiisfico Medici, Maria-de1 406 Medici. Piero de' 215, 225, 264 Meli, Giovanni 462 Melville, Herman 1049 Mclzi, Bice 726 Mendeleev, Dmirxij Ivanovic 1080 Meneghello, Luigi »25 Mengaldo, Pier Vincenzo 731 Mengs, Anton Raphael ^24 Menicucci, Elvira 776 Menzini, Benedetto 4^9 Mcrcantini, Luigi 704 Mcrini, Alda 7/73 Merlcau-Ponty, Maurice ii>}6\x) Metastasio, Pieiro (Pietro Trapassj) 409, 4?ü, 453(t), 461,476-79, 479>49ß. joo, 342,551, 713, 867 Michelangelo v. Buonarroti, Michelangelo Michel«, Jules 776 Michelstaedrer, Carlo 906,9/0-12, 998 Michetti, Francesco Paolo 82g, 829,833, 835» 836 Migone, Gian Giacomo imit) Míla, Massimo io29(t), 1049 Milani, Lorenzo, don toyit-^y Miraglia, Accuráoio87 Misasiř Nicola 812 Mocenigo, Giovanni 429 Mocenni Magiotti, Quirina 56; Modena, Gustavo 714 Molierc, Jean-Baptiste Poquelin, detto 316, 550(1) Molina, Luis de 334(c) Molina, Tirso de 350(f) Molzfl, Francesco Maria ^i2,313(1) Momigíiano, AttiÜo 883(0, 884(1), 97^ Mondadori, Alberto /o29(t) Mondadori, Arnoldo 831, iOs£(t) Monicelli, Mario i076(t) Montaigne, Michel Eyquero de tví, 334(0, 361, 688 Montßle, Eugenic 855, 856, 866, S70, 883(1), 884(0, 885, 942, 947, 960, 978. 980- 984, 98y. 993-1005, 1007, 1039, 1089, 1095, 1096, 1097, 1:093,1179 (t) Montanelli, Giuseppe 700, 707 Monte Andrea 78 Monteieltro, F«dciiOO da 192,194(0 Monteieltro, Guidubaldo da 304, 306 Monierosso, Francesco v. Matacotta, Franco Montesquieu, Charles-Louis de Secondat, barone di La Brede c di 457, 4S8, 511, ^29 Montcssori, Maria 700(1) Monteverdi, Claudio 420 Montgolficr, Jacques-Etiennc 560 Monigolfier, Joseph-Michel 560 Monci, Augusto 883(1), 888{t), 1049 Monti, Vincenzo 317(1), 544, ^S-6j, 564,566,567. 6ij, 616,620,623,628,633,660,664,665,775, 779 Morano, Antonio 735 Morante, Augusto 1136 Morante, Elsa 1022,1066, my 1135-41,1179(1) Moravia, Alberto (Alberto Pincherle) 884ft), 973> ío22,1043,1062,1063-72, ;o7s(t), ino(t), rnj, 036 Moravia Schmitz, Allegra 940 More, Thomas v. Moro, Tommaso Morelli, Giovanni di Pagolo 196 Morcrti, Marino 862(0,864, 866-67, 883(1), 915 Morino, Maria 963 Moro, Aldo 1086 Moro, Tommaso (Thomms More}, san 366 Morosina v. Torre, Ambrogina Faustina deik, detta Ja Morovicb, Enrico 883(1) Morra, Isabella di 3/4 Morris, Charles W, 11 $1(1) Morrow, Bill 1136 Morsclli, Guido 1031,1081S2 Mosca, Gactano 7ítí Mosco 664,671 Mose Maimonide 21 Mozart, Wolfgang Amadeus 480, 513, 544, 549, 55<>W. 569 Mucci, Veiso 1062 Murat, Gioacchino, re di NapoÜ 555,664 Muratori, Ludovico Antonio 450, 464-65, 475, 540(0 Murger, Henry 769(1) Murri, Romolo 750 Mursia, Ugo 1029(0 Murtola, Gaspare 406 Muscetta, Carlo /04Í, ro6o, mo(t) Musco, Angelo 814ft), ÍJ^Ít), 931 Musil, Robert 876 Mussato, Albertino 6o(t), 133 Mussolini, Benito 830, 89S, 902, 922 Muzio, Girolamo Naldini, Nico (Domenico) /r/4 Napoleone I Bonaparte, imperatore dei Francesi 54*. 557, 559. J6r, 566, 567,372,625, 626, 637, 638, 696 Nardi, Jacopo 340 I2O0 Indice dci nomi Nitaari, Francesco 455(1) KcÜI, Batrolomea de' 265 Nelli, Francesco 142,163 Nelli, Jacopo Angeio 463 Nencini, Eleonora 567, 3K5 Nencioni Enrico 7.59, 784 Nenciorü, Giovanni 653 Neri, Filippo, san 353 Neri, Tanfncio v. Purini, Kenato Newton, Isaac 466,484(1) Niccolfli, Giulia nnft) Niccolij Niccoiö 210 Niocolini, Giovan Battista 624, 714 Niccoiö da Corrcggio 23$ Nieralö da Prato 95 Niccoiö da Verona 47 Niccoiö d'Este v. Este Niccoiö V (Tommaso Parentucelli), papa 204, in Nicole, Piene 629 Nicolucd, Giovan Batti&ta, detto il Pigna 371, 374 Niethammer, Friedrich Immanuel 202(t) Nietzsche, Friedrich 283, 334(0. 668. 692, 755> S29, 832. 836. £37(0, 839, 864, 910, 963, 976, 980,982, 983, 9S4, nyo Nievo, Ippotteo 392, 720, 726-3/, 723, 730(1), 769, 786 Nobili, Flamin» de' 374 Notes, Giason de 4/9 NcTvaro, Angioio Silvio 888(0 Novaro, Mario 888(0 Novema, Giacomo (Giacomo Ca' Zor«) K84s0> I, 960, 992. H2ä, tj22 Ochino, Bernardino 261, 263 Oddone di Clnny 15 Odoucre 3 Offroy de La Metrrie, Julku 484(1) Ojetti, Ugo 880, äSjft), 889ft) Oií, Gran Carlo 400(f) Olivetti, Adtiano 1027, 032 Omero L, 183, 375ft), 383. 3&9. 459. 471. 5*6, 562, ■ 577. ?7ä, 579, 609, s5'" O110H Arture S&4EO, 979 Orazio Flacco, Quüito 18,207, io8ft), 289, 289(1) 291(0, 37S, 5»3> 609 • Orbiecisnida Lucca, Bonagumra 6o(i), 7*. 79 Grchi, Emanuele 407ft) Orco Bísořco v. Maccatí, Míno Ordelaffi, Scarperta degfi 95 Orfeo 977ft) Oreßi, Gíotgio Í097 Orengo, Nico /177 Orianí, Alíredo-746X1), 859 Orlando, Francesco JOtfJft) Örsini, Giulio v, Gnoli, Domenjco Orso dcIi'Anguillats 141 Ottesc, Anna Maria jtjj, 1172 Ossian v. Macpherson, James Ottieii Ottiero 1027, 1083 Ovidio Masone, Publio 18,27,165, J69,170, 208(1), 229, 233, 294, 4*2, 53^; 777 Pacotto, Giuseppe (Pinín Pacot) 883(f) Padosii, Giorgio 184 Pfldiila, Vincerrao 7/3 Pagano, Francesco Mario492) 553 Pagliarani, Elio 1097, mi(t), uult), 1125-26, »72 Palagi Tozxt, Emma 918 Pelar/eschí, Aldo {AidoGiurlani) 864,867, 883(1), 897, 914, 9*5-17, 962, 970, 985 Palaši, Fei nando 400(1) Palla, Batika dell* 277 PalUvícini, Lutgia 575 Palmierí, Matteo 2/6 Paninti, Filippo 55A Pancrari, Pietro 884(1), 971 Pannám, Adoífo 20A Pannunzio. Mario 1033 Panormka, Antonio BecxifldcUi, detto ii 194(1), 2oS(t), jj j, 225(1) 239, 240 Panzacchi, Enrico ?;o Panned, Raniero 103B Panzim, Alfredo 746(1), 883(0, 9M Paola Verdura, Salvátore 795 Paolazzi, Leo v. Porta, Antonio Paolini Massimi, PetroiilUa 461 Paolo Diacono 22,17) Paolo di Certaldo 135 Paolo Hi (Alessandro Fatncse), papa 250, 305, 333. 343. 347 Paolo JV (Gian Pictto Carafa), papa 343 Paoio V {Camilb Borghese), papa 367 Papini, Giovanni £59,883(0,888(0,89* 907.97*t 985 Parabosto, Gtrolamo 33$ Parentucelli, Tommaso v. Niccold V, papa Pareto, Vilfredo 752ft), 756 Pjrini, Francesco Maria 512 Pariní, Giuseppe 291(0, 339(0, 450, 433(0, 482, 308, 5/2-22, 516ft), 517ft), 566, 572, 576, 579, 613, 623, 736,1006 Paris, Renzo 1*77 Parise, Goffredo 879(0, *o«Sj Pani, Fetruccio 1058 Psrronchi, Aks&andro 884(1) Paruta, Paolo 365 Parzanese, l^etto Paolo 703 Pascal, Blaise 334(0, 33j(t)> 629 Pascarelía, Cesare 81$ Pascoli, Giacomo 846 indice dá nomi Pascoii, Giovanni 742, 746(1), 757, 782, 843, Ä46-jó, S5-o(t), 862(1), 863, 867, 975, 981,998, ro$ot 1092, IH4, m6 Pascoii, Ida 847 Pascoii, Luigi 846 Pascoii, Maria, detta Mariů 846, 847 Pascoii, Ruggero 846 Pasolini, Guido 1114 Pasolini, Pier Paolo 879(0, 991, 1007, 1022, 1026, 1039,1042,1062,1066, 1098,1109, rao(t), jot, jj/3-20, 032, njö, 1159(1), n6o, títíjft), 071 Pasquali, Giorgio 884(1) Passavanti, Iacopo 138-30 Passen Aldobrandini, Cinzio 383 Passeroni, Gian Carlo 50S, 512 Patcccbio, Girardo 65 Pater, Waller 826ft) Patrizi da Cherso, Francesco 365 Pavese, Cesare 883ft), io22» »029(0, 1039, 1043, 1044,1049-^3, u42 Pazzi, Maria Maddolena de', santa i57(t) Pazzi, Roberto 1177 Pea, Enrico 884(1), 954 Pecchio, Giuseppe 620 Pecci, Vincenzo Gioaccbino v. Leone JQII, papa Peirce, Charles Santiago Sanders ir^tft) Pellegrino, Camillo 383 Pellegrino da TJdine 287 Pcllico, Silvio 567,620,621-22, 698,701 Pelloux, Luigi 829 Penna, Sandro 884ft), 1022,1089,10^1^2 Péntito v. Tasso, Torquato Pepcrara, Laura 373(1) Percoto, Caterina 725 Petgolesi, Giovan Battista 479 Peri, Iacopo 420 Perniola, Mario n68 Perrault, Charles 790ft), 808 Perriera, Michele nrt(t) Pers, Ciro di 412 Persio, Aulo Flacco 289ft) Perticari, Giulio 564 Petito, Antonio 81 oh) Petrarca, Franceses (figlia di Francesco) 141,143 Petrarca, Francesco xuu, xux, 4, 30ft), 4i(t). 75(0, 83,92,108ft), 109(0,124,126,128,129,130,131, I33> J34> *$7> >40~óh i6}ó4> 163,166,169, r78, 182,183, ÍS9,190, 200, 202(0, 203, 207, 208ft), 209, 210, 2B, 216, 225ft), 228, 232, 234, 239, 243, 244, 263, 272, 278ft), 280(0, 284, 286, 294ft), 304.3°5. 3°9- 3n, 33'ft), 346,376. 399. 538. 339(0, 572, 609, 66o, 665^ 673, 678, 734.735.737(0,783. 9«>. 986. 997 Petrarca, Gherardo 140,148,150 Petrarca, Giovanni 141 Petrocchi, Giorgio no Petrolini, Ettore 884ft) Petroni, Guglielmo 1061 Petroni, Piet 10, beato 164 Petronjo Arbitro 414 Petrucciani, Mario moil) Philieul, Vasqu'm 294(1) Piatti, Giarabattiříta 601 Piave, Francesco Maria 718 Piazza, Antonio 493 Piccinni, Niccoiö 500 Piccolo, Lucio íojjS Piccolomini, Alessandro 341 Piccolomini, Enca Silvio v. Pio II, papa Pichi, GJulio 709 Pico d^ila Mirsndola, Giovanni r&6,194(0, 317(0, 229, 2>o-j/, 333, 260, 264, 319 Piet Damiani, san ;6,17 Pier de la Csvarana (o Caravana) 48 Pier deiie Vigne jtf, 76 Pier Lombardo 17 Piero de' Medici v. Mcdki Hero, sei, delto Petracco 140 Pierro, Albino 1098 Pietro d'Abano 86 Pietro da Motrone v. Ceíeatino V, papa Pigna v. Nicolucei, Giovan Battista, detto il Pignotti, Lorenzo 516(0 Pikier, Teresa 559, 566 Pincherlc, Alberto v. Moravia, Alberto Pindaro 378^ 37${t), 410, 578 Pinckmome, Giovanni 55* Pindemonte, íppoííto jjS, 565, 566, 577> 57* PineMi, Tuläio 1076(1) Pino, Domenico 566 Pinter, Harold 1034(1) Pintoi, Giaime 884(0» 9o6t 1050 Pio !I (Enea Silvio Piccolomini), papa 194ft), 2°4. 207, 2ij, 539ft) Pio III (Francesco Todeschini Piccolomini), papa 265 Pio VI (Giovanni Angelo Btaschi), papa 530, 559, 560 Pio X (Giuseppe Sarto), papa 750U) Piovene, Guido 883(0, JO74 Pippi, Giulio v. Giulio Romano Pirandello, Luigi XLt, 595(1), 787, 789, 793, 602, 814ft), 5i7(t), 870, 880, 884ft), &97> 9^3, 905, 917,931-37.938ft), 952,954,958, 959, 962, 965, 998,1028ft), 1063,1179(0 Pirandello, Stefano (figlia di Luigi) 922 Pirandello, Stefano (padre di Luigi) 921 Pfsacanc, Carlo 7£oy 724,749 Pisani Dossi Alberto Carlo v. Dossi Pisano, Leonardo Fibonacci, detto 86 1202 Induce dei nomi Pistofilo, Bonaventura 290 Fiatoi«. Antonio CflmmcMi, detto iE 233 Pitocco, Limerno v. Folengo, Teofilo Pitti, Bonaccorso 196 Pizxuto, Antonio 1124 PJatone L, Uli, 147 ,14% 2<*8-9> 2», 215, n6, 284. 361(f), 468, 675, Pknto, Tito Macao 262, 277, 316, ytj, 930ft) PJcssis, Armand Jean du v. Richelieu Pfetone, Giorgio Gerafeto, detto 216 Piotino 2i6( 217(1} Plutarco 529, 536, 537 Poe. Edgar Allan 966,976 Pokno, Pictro Soave v, Sflxpi, Paolo Polenta, Guido Novello da 56 Polenton. Sicco 211 Polisseno Fegejo v. Goldoni, Carlo Poliziano, Angeb Ambrogifti, detto ü 186, 391, T94(t), 195, 198(1), 222, 223, 225--230, 223(0, 230(1), 231, 233, 260, 312(1), 7S3 Pdo, Marco 54, eoft), S;-U, 1132,1178(1) Polo. Matteo 87 Polo, Niccoiö 87 Pomba, Giuseppe 60s, 622 Pomilio, Mario J0S4 Pomponazra, Pietro 3/9, 32a Fontane, Giovanni 186, 239, 240-42 Pontiggia, Giuseppe J173 Pomormo, Iacopo Carucri, detto i! 232 Pope, Alexander 466, 484 Porro Lambertenghi, Luigi 620, 62z Porta, Antonio {Leo Paoiazzt) mi(0, 1128 Pona; Carlo 339ft), 592,6/6-19,623,708,709,771. 992,1006,1013 Porta, Giuseppe (figho di Carlo) 617 Porto, Luigi da 310, 3/j PortiiJuno Pirandello, Maria Amonietts 921, 922 Porriä de' Rossi 372 Pound, Ezra 993,995 Porai, Antonie 9S9 Praga, Emilie 770-71, 823 Praga, Marco 82; Pfateri, Mario 3n, 1060 Ptati, Giovanni 6n(i), 694, 704, 726, 769 Pratolini, Femiccio (fratello di Vasco) 1059 Pratoiini, Vasco884ft), 889(0,960, 991,1045, /059-60,1093 Praü, Mario 766(1), 831, 884(1), 97' Premieifaii, Laurent de 294(0 PrcszoÜni, Giuseppe #59, 883(1), 888ft), 895, 007, 1066 Prisco, Michele 1084 Proclemer, Anna 1073 Pryperzio, Sesto 2u8(t) Propp, Vladimir Jakovievic xxxiv, xxxvn Proust, Marcel 876^ 960, 964,971,1077,1099 Pucci. Antonio 134 Fiíglíese, Gtacomino 7fr PuJei, Luígí I30ft), I86, 2/Ä2/, 222, 226, 228, 324. 339,413, 4i3(() Puoti, Basilio 564, 733 Pyne Woodcock, Arme 721 Quadrio, Francesco Savcrio 465(1) Quarantotli Gafohim, Pier Antonio 883ft), 961 Quasimodo, Rosa Maria 1045 Quasimodo, Salvátore 883fr), 884(0, 989, 990» i 061, 7089 Qnbilai, Khan dej Mongoli 87, 88 Quinet, Edgar 776 Quíntíííano, Marco Fabio vm, 198ft), 205 Quondam, Anitdeo 3« Rabelais, Francois 257, 413, 414 Rabont, Giovanni rr?2 Racine, Jean 355(1), 987 RafFscani Saiutati Barbara 2Ů6 Raftaeüo v. Sanzio, Raffaeflo Raimbaut de Vaqueiras 30(1), 47-48 Rflimondí, Ezio 8 36 Rajna, Pio 294 Kamai, Silvio io7 Reynolds, John 296ft} Riario Sforza, Catcrine 265 Ricasoli, Bertino, barone 733 Ricci, Berto 883(1), 889ÍT), 537.3» Ricci, Caterina de', santa 357fr) Ricci, Franco Maria 1029(1) Ricci Gtamitto Pirandello, Catering 921, 922 Ricci, Matteo (Li-Matbeu) 427 Richardson, Samuel 496, 572ft) Richarf de Fournival 46 Richelieu, Armand-Jean du Plessis, egrdtnak di Ridolfi, Cosirao 624 Righem, Carta v. Arrighi, CJetto Rigoni Stern, Mario 7/157 Rimbaud, Jean-Anhur 765, 766, 915, u59(t) Rinnccini, Cino 134 Rinuccini, Ottavio 420 Ripamonti, Giuseppe 659 KípeUíno, Angelo Maria r<>9# Risi, Nelo /Ü97 Ristoro d'Afezzo 6o(t), 86 Riviello, Vito i«77 Rjzíolí, Angelo W28(t) Robert: d'Anpiö .- ... I4T, 14s, iÖ2, 263 Rocca, Enrico 946 Roccatagliaia Ceccaidt, Ceccardo 856, 998 Rocco, Alfredo 899 Rod, Edouard 792, 793 Rodari, Gianni 79j(t) Rollt, Paolo 462 RomagfKtsi, Giandomenico 555, 72t, 722, 724 Romani, Felke 717 Romaniua, Marianna Bcnti, detta la 476 Romanů, Angelo n.09, moíO Romano, Lalla (GrazieÜa Romano Monti) 1141, 1172 Romoko Augustolo, imperatore 3 Romualdo, San 16 Roncailj, Angelo Giuseppe vr Giovanni XXÍT1 Roncioni, Isabella 566 Rosa, Salvátor 290ft] Rosai, Ottone 88^t), 972 Roscioni, Gian Carlo 1014 RosieÖo, Luigi 400(1) Rosmüii Scrbati, Antonio 627,654,700, 701*703, Rossdli, Amelia 1172-73 Rosseili, Carlo 883(c), 905,1172 Rossel!, Nelio 883(0, 905 Rossellini, Robeno 1076U) Rosse»*, Dame Gabriel 768ÍK) Rossetti, Gabriele 768(1) Rossi, Adc-le 890 Rossi, TlzJano 072 Rosüi Ambrogi, Möjoro 455ft) Rossi Landi, Femicdo ujtit] Rossini, Gioacchiiio 716, 963 Rosso di San Sc-coado, Pier Maria 884ft), 907, .1073(0 Roaso.Renzo 1083 Rousseau, jean-jacquei 484, 488, 509, 5tí, 52tí. 529.54OÍ0, 565.3^. 572.372(tK 574. í8i. 669 Rovani, Giuseppe 725, 770 Roversi, Roberto U09, mo(t), nu, ltii(t). »23 Ruccllai, Cosimo 273, 277 Rucellai, Giovanni 3/0(1), 313(0 Rudel, Jaufré 45 RudiníCaHoiti, Alessandra di 830 Ruffiin, Agostiuo 696 Ruffini, Giovanni 612, 696, 6y8, 717 indice dei nomi 1205 Ruffini, Jacopo 696 Rugarli. Giampaolo /173 Ruggieri Apugliese 5», 6o(t) Ruskin, John 767 Russo, Ferdinando 815, uio(t) Russo, Luigi 793, 796, 797, 884(1). 971, rrjo(i) Russo, Vincenzio J53 Rusrichcllo da Pisa 6o(0, 87-88 Rustico Filippi 6o(t), 78, 83 Ruzzantc, Angelo Beolco, detto il 223(1), 246, 251, 257, 286, J26-27. 446,1062 Saba, Umberto (Polt) 855, 870, 883(0, 906, 971, 979-8$, 989, 99t, 993. 995, 1061, 1089, 1090, 1091,1099,1162ft) Sabaz, Peppa 979 Sabbadino degli Arienti, Giovanni 194(c), 233 Sacchetti, Franco 186,196-97, 223ft) Sftcchetti, Roberto 774 Sacchi, Antonio 495 Sacchi, Luigi 640 Saccone, Eduardo ross Safio 674 Sagredo. Giovanni 445 Saint-Simon, Claude-Henri de 721(0 Salfi, Francesco Savcrio 553, 736ft) SaJgarj, Emilto 808 Salimbcne de Adam da Parma 6o(t), 87 Salinari, Carlo ro6o, mod) Salustri, Carlo Albeno v. Trilussa Salutati, Coluccia 205, 2/0 Saluzzo Roero, Diodata 6o/(r) Salvemini, Gaetano 748(0.8831t), 888(0,895, Ä^rt, 900, 905 Salviati, Filippo 445 Salviati, Leonardo 2Äj(0, 383, 399 Samtnartini, Gian Battista 512 Samonä. Carmelo 1173 Sanguined, Edoardo 865, 967,1039, ni2, /i2ó-2Íf, 071,1172,1179(0 Sannazaro. lacobo ro8(t), 186, 239, 242-44, 260, 316, 380. 380(1), 413, 460 Sanseverino, Ferrantc 372 Sanseverino. Roberto 2r9 Sansoni, Giulio Cisaie 89S Sanvitale, Francesca /Í73 Sanzio, Raffaello 251, 252, 768(1) Sapegno, N'atalino 104/ Sarpi, Paolo 350, 367-69, 37°, 440 Sarpi, Pietro v. Sarpi, Paolo Sarro, Domenico 476 Sarsi, Lotario v. Grassi, Orazio Sarti, Alessandro 230 Sarto. Giuseppe v. Pio X, papa Sartre, Jean-Paul 1034ft), 1036(1), 1037,1071ft) 1204 Indies dei nomi Indice dei nomi Sasselti, Filippo^j? Sassoíi, Angelo 57T Sassornarino, Olimpía 284 Sattft, Salvátore w8i Saussure, Ferdiífflnd de 1037(0, iifiit) Savinto, Alberto (Andrea De Chírico) 870, 883(t), 884(1), 888(t), 955, 962-65, 966,97» Saviolí Fontána, Ludovico 462 Suviozzo v. Serdini, Simone Savoía, Carlo Emanuele I, duca di 364, 365, 406s 409 Savoía, Carlo Emanuele Hí di, re di Sardegna 466 Savoía, Margherrta di, regina ďiaíia 777 Savoía, Vittork) Emanuele 11 di, re ďltalia 628 Síivonafola, Geroíamo 216, 223, 23/, 233, 249; 261, 26465.. 342, 705, 756 Savorgnan, Maria 303 Sbarbaro, Camillo 856, 870, 883(f), 97^79, 9í>S Scala, Bartofomeo delía 95 Scala, Cangraade della 96, /07, no Scala, Flamínto, detto Fkvio 423 Scalía, Gianni jiöJ», mo(t) Scaligero, GioÜo Césare 321 Scalise, Gregorio JJ77 Scalvini, Giovita 623 Scarfoglio, Edoatdo 759, üsx, 829 Scarpetta degli OtdelafB v. Odelaffi Scarpetia, Eduardo 8i?(tr Sccrbanenco, Giorgio /032ft) Schadaerl, Bruno nio(t) Schüler, Johann Christoph Friedrich von 53tí, 608, äii, 632,733 Schlegel, August Wilhelm 60S, 612 Schlegel, Friedrich 603(0, 608, 736(1) Schmitz, Adolfo 941 Schmitz, Elio 94: Schmitz, Ettore. v. Svevo, Itaio Schmitz, Ftanocsco 940 Schönbeck, Vitgtlio v- Giotii, Virgilio Schopenhauer, Arthur 008, 864, 9T0, 941, 942, 1036(0 Schacht Granisri, julija 902 Schuck, Titians 902 SchweinheJm, Corr*do 206 Sciabja, Tori 746(f) Sciascia, Leonardo 789,1022,1030, 1032(0, 1062, íůH-í-Sft, rnoft), 11 "'i Sckscia, Salvátore ro86 Scipione Gonzaga v. Gonzaga Scok, Giovanni 45j(t) Scoteüaco, Rocco 1062 Scott, Walter ö«(t), 609, 639, 717 Scotri, Mario 583 Sctofani, Savöio 458(1) Sv-roffa, Cami!jo_i3y Seděno, Juan 296(1) Segnen, Paolo 407(1) Segre, Césare xxxiv. xi.vt 39= 291, io4o[i), mr(t), njift), 1152 Sellerio, Elvira 1030(1) Sellerio, Enzo 1030(1} Seneca, Lucio Aaneo 18, J46,148, 424 Serafino Aquilano, Scrafino de' Cimminelli, detio 232 Serandrei, Mario 1044(0 Serao, Maidde 81112, 884fr), ;o5S Setbelloui, Gabrio 5« Sercainbi, Giovanni 194^), /97 Serdini, Simone, detto a Savioizo 134 Serení, VU'torio 883(0,1022, /089, 1090, !0p$-p6, 1097 Sermini, Gentik 194(1), ipj, 223(0 Sena, Enore 985 Setra, Renato 883(0,896, 897,907, 91112 Settala, Ludovico 365 Serterabrim, Luigi 732, 737(0, 739 Sforza, Oddi 423 Sforza Pallavicino, Pietro 369, 415 Shakespeare, William 315, 316, 418, 526, 377> 609. 6a, 633, 637,714,987 Shelley, Pctcy Bysshc 609, 612 Siceram, Everaen 295tí) Sicüiano, Enzo iuo{t) Sydney, Philip 429 Signorini, Telcmaco 8io{t) Silio Italico, Tiberio Cazio Asconio 205 Silone, IgtJMio (Secondo Tranquilli) SS5, 974, ino(t) Sitnmel, Georg 906 Simone de' Bardi v. Bardi Šimoni, Renato 8í6(t) Singer Calvino, Etther Judith, derra Chichira 1143 Singlcion, Charies S. nz SinisgaBi, Leonardo 883(0, 884(1), 9*9 SLsinni'o 33 Sisrnondi, jean-Charles-Leonard Simondede^iJ, 636, 73#0 Sästo IV (Francesco Deila Rovers), papa 315 šídovftkij, Víltior Botisovič 022(1) Slataper, Scipio 862(0, §83(1), 896, 907» 9<>9 Socrate xli Sodenni, Giovan Batrista 269 Sodethii, Piero 265, 266, 333 Soffici, Ardengo 883(0, 888(t), 893, 907, WS, 976, Soibdc 394 Soldati, Mario 879(1), 1074, io?*{i) Sole, Niccola 703 Solera, Temfetocle 7/S Solnn, ^erßio 883:1), «88(:;, 9-^. 9'--. Somma, Antonio 7/9 S^>mmaruga, Angelo 75-9, 828, 829, 832 Sonnino, Sidney 74AÍO Sonzogno, Edoardo 793 Sordello da Goito 48, 6o(t) Soresi, Pier Dornenico 512 Spallati/ani, Lazzaro 4ß8(l) Spathis, Diamantina 565 Spatola, Adriano ini(t), ;/?9 Spavcnta, Benrando 732, 890 Spaventa, Silvio 890 Spnziani, Maria Luisa 1097 Spencer, Herbert 731ft) Spcroni, Spcronc 2So(t), 310(1), 320, 372, 374 Spinoza, Baruch 361, 426 Spirito, Ugo 900 Spitzer, Leo xi.vr Stabiii, Frsnceüco v. Oxeo d'Ascoli Stflě'1-Hoistein, Anne-Louise-Germainc Necken derta Madanie de Stael 556, 558, 609, 612, 613, 614(0, 615, 6/y(t), 616, 665, 697 Stampn, Cassandra 314 Stampa, Gaspara 314 Stanislavskij, Konstantin 938(1) Stazio, Publio Papinio i8,163,205,223,229,2 30(1) Stecchctti, Lorenzo v. Guerrini, Olindo Stefano Protonotaro 76 Stella. Antonio Fortunata 600, 659ft), 660, 665, 678, Stendhal, Marie Henri BeyLe, detio 568, 609, 612, 73o(0, 942 Steno (Stefano Vansina) 1076(f) Sterbini, Césare js6 Sterne, Laurence 457, 566, 567, 574, 5S0, 698, 730(0,731 Stiglíani, Tomimso 39S Síolberg Gedern, Luisa, contessa ďAlbany v. Al bany Sttaparola, Giovan Francesco j.ty Stri^gio, Alessandro 420 Stiozzi, Tito Vespasiano 233 Stuarda, Maria v. Maria Stuarda Stuart, Carlo Edoardo 530, Stupflrich, Giani 883(1) Suckcrt, Kurt Erich v. Makparte, CtiT2to Sue, Eugene 6oa(t) Summnnte, Pictro 24} Svcvo Fonda Savio, LetizU 941 Svcvo,Italo(EttoreSchmitz) xlii, 595Í0,787> %70-- 883(1), 897, 906. 946. 9*o, 979. 993. 993, 998,1072 Swift, Jonathan 457 Tabuccbi, Antonio srjy Tad to, Cornelia 365, 46S, 536 Tadini, Emiíio J173 Tansillo. Luigi 3/2, 3/j(t) Tanzi, Car!'Antonio 508 Tanxi, Drustlla, dctta Mosca 994,1001 Tarchetti, Iginio Ugo 770 Targioni Tozxetti, Fanny 661, 662, 68j Tarsin, Galcazzo di 3J2 Tasca, Angelo 888(0 Tassino v. Tusso, Torquato Tnsso, Bernardo 372, 37JÍO, 376, 382 Tosso, Cornelia 372, 374 Tasso, Torquato 230ft), 258, 396(1), 3/0(1), 344, 344(0, 350, 364, 370, 37Í-94. 373(0, 379*0, 380(1), 390(0, 395. 396.405.4*9,4^4. 443. 478. 660, 665, 673, 681 Tassoni, Alessandro 364, 372, 409-jo, 410(0 Tccchi, Bonaventura 884(1), 96/, toq6, 1007 TclesJo, Bernardino 434, 435 Tcnca, Carlo 698, 720, 722, 723 Teocrito lu, 629(1) Teodouco d, jS, 22 Teotocht Albrizzi, Isabella 565, 566, 578 Terenzio Afro, Publio 18, 262. 276, 316, 330 Teresa de Avila, sama 337(1) Terracini, Benvcnuto W42 Tesauro, Emanuele 404 Tessa, Delio 883(1), 992 Testi, Fulvio 372, 411, 665 Testori, Giovanni 1124 Thomas 43 Thovez, Enrico Í56,1031 Tiberio, Claudio Neroně, ímperatore 365 Tiberteili, Luigi Filíppo v. De Písis, Filtppo Ttbullo, Albio 2o8(t) TUgher, Adtiano 97 r Timpanato, Sebasijano 666, 1041 Tiossi, Gina 994 Tiraboschi, Gooknio 455ft), Tobino, Maris 1.060 lodeschini Picailomini, Francesco v. Pio HI, papa Tofano, Sergio 791(1), «45 Togliatti, Palmiro 888(t), 1047 Tognelli, Jole mo(t) Toledo, Pedro de 372 Tolomei, Claudio sXo-Húx), 340, 778ft) Tomasi dt Lampedusa, Giuseppe /03t, 1080-81, 5098 Tomizza, Fulvio /J73 Tommaseo, Niccolb 592, 623, 624, 627, 6S4, 695, 700, 704-7 Tommaso da Celano 69 Tommaso ďAquino, san 6o(t), 68-69, 69, 86, í02: 105,112 Toridelii, Pier Vittorio JÍ77 1206 Indke der norni Torclh. Achille 825 TorcDi, Ippohta 306 ToreDi, Pornponio 310O) Tornabuoni, Lucrezia 219 Torraca, Franctrsoo 738 Torre, Ambrogina Faustina delk, detta la Morosí- na 304,305 Toni, Francesco 736(1) Toss, Luigí 617 Tosrif Luigi 66i(t) Tours ďAuvergne, Maddalena de la 276 T0Z2Í, Federigo 793, 870, 884(0, 907, 917 20,934, 960, 973, 1060,1061,1072 Tom, Glauco 918 Tranquilli, Secondo v Silone, Ignazio Trapasei, Pietro v. Meiasiasio, Pietxo Ttcccani, Giovanni 489(1), 880 Treves, Erailio 795,79Ó, 800, Si&, 833, S37,838,921 Trilussa (Carlo Alberio Saturni) 884ft), 99^ Trissino, Giovan Giorgio 277, 279-80(3), 308-9, jro(t), 373(0, 517(0 Troiano. Curzio 331ft) Troisi, Dante 1083 Trombadori, Antonello mo(t) Tron, Cecilia 521 Tronconi, Cesare 774 Troya, Carlo 662(1) Turati, Fílippo 749 Turieho, Pasqisaie 74Ä(t) Turinerti di Prie, Giovanni Antonio Erode, mar- chesc 529 Tzara, Tristan 874ft) Uberti, Farinata degli 81 Uberii, Fazio degli waft), 129,134 UgD di Persy 65 Ugoni, Camiilo 737(1) Uguccionc da Lodi 65*66 Ugucdone delta Faggiuola v. Faggiuola Utuberto di SiiVacandida 16 Ungaietti, Antonietto 985, 988 Ungaretti, Giuseppe 870, B83U), 884(1), 897, 984, 985-8$, 993, 995-96.h>89 Urbano V (Gugliekno de Grimoard), papa 164 Urbano VIII {Maffeo Barberini), papa 434, 442 Urrea, Jeroninio de 295(1) Uspenskij, Boris A. 753(1) Usque, Salomon 294(0 VaJentmo v. Borgk, Cesare detto il Valéra, Paolo 774.860 Va!erir Diego 883ft), 979 Valcfio Massimo 150 Valéry, Paul 876 Valla, Lorenzo 186,189ft), 191,194ft), 205, 212, 260 VaBeccJii, Atrilio 960, *eu7(t) Vallisnieri, Antonio 455(1) Valfflarana, Margberita, contessa di 820 Vakrcontone, Giusto dei Conti di 194(1), 200 VaJperga di Caluso, Tommaso, 329 Vambs (Luigi BerteDi) 79/(1) Van Gogh, Vincent 874(1) Vanzina, Stefano v. Sitjno Vaiano, Alfonso jidlt), 664 Varchi, Benedctto 28/(0, 346 Vartř&e, Claudio 391 Vasari, Giorgio f 3 2(1), 189(0,246,252,25^(0,346-47 Vassailí, Sebastiane 1177 Vecchi, Omero v. Folgore, Luciano Vecchietti, Giorgio 889(0 Velluti, Donato 135 Vettdramin, Antonio 496 Venezíani Svevo, Lívia 941, 942 Verdi, Giuseppe 553, 615, 628, 7*7/9, 771 Verga, Giovanni 595(1), 742, 7&7- 789r 79°. 797-^03, 804,813,815,824,825, 954,1051,1057 Verlaine, Paul 766 Verne, Jules xojsft) Vern, Alessandro 453(1). 509, 510, 511,52tí, 620 Vetři, Gabriele 50S Vetři, Giovanni 625 Verri, Pietro 450, 455ÍO, 488(0, 30810,511, 513, 54o(t), 620, Ó55 Vetři, Teresa 510 Vespucci, Marco 227 Vettori, Ftanccsco 266, 268, 269 Vettori, Francesco Maria 455(1) Vettori, Piem 346 Viani. Lorcrao «84(1}, 954 Vicari, Giatitbattista i.iio(t) Vícarío, Marco 1075(1) Vko, Gíambattísta 450, 4^7-73, 49*> 54°0), 579> 582, 387, 697, 724, 736, 892 Vida, Marco Gerclamo 260 Vieusseux, G^pietxo 601. 623 24, 659(0, 660, 684 Vigano, Renata /057 Vigevani, Alberto 1083 Vignau, jesn du 296(1) Vigny, Alfred de 609 Vigolo, Giorgio 979 ViÜfani, Giovanni 135 Villani, Niecola y;} Villari, Pasquale 7^9, 748(0, 75<í, 896, Villega, Pedro Fernandez de 293(1) Vincerj!» Gonzaga v. Gonzaga Vincíguerta, Anlonio 290(1) Violante (figlia di Giovanni Boccaccio) ÍÓ4 Virgilio Masone, Publio 1, lu, 18, hs6, 107, io8{0. 140,144,149,165,207,216,229,312(1), 389,530, 609, 849, 852 Visconti, Ermes 615ft) Visconti, GaJca/zo 143 Visconti, Giangaieazzo 210 Visconti, Giovanni 142 Visconti, Luchino 1044(1) Visconti, Tedaldo v. Gregorio X, papa VittoreUi, Jacopo 462 Vittorini, Elio 593(0, 884ft), 885, 901, 972, 990, 1022,102SU), 1037(1), 1043,1044,104549,1030, 1109, in.. Ul. 111.-'. D2I, h42, h43, 11.1/ Vittoiini, Grusto 1046 Vittorino da Fcltre 204, 211 Vittorio Emanucle II dt Savoia, re d'Itah'a v. Savoia Vivaldi, Cesare 7/76 Vivanti, Annie 777 Viviani, Raffaele 815ft), 817(0, 884ft), 1062 Viviani, Vincenzo442 Volpe, Gioacchino S99 Volponi, Paolo 1027, ini(t), 11)1-33,1163(1), 072 Voltaire, Francois-Marie Arouet, detto 484, 484(0, 488, 491, 496, 529. 562, 730(0.1087 Vram, Ettore 943 Wace, Robert 43 Wagner, Richard 76S, 829, 838, 839, 942 Waidstein, Joseph-Carl-Emmanuel, signorc di Dux, conte di 548 Weber, Carl Maria von tioi Weber, Max 752(1), 754 Indicc dei nomi Wells, Herben George 1033d) Welser, Marco 441 Werder, Dietrich von dem 295(0 Whitman, Walt 1049,105t Wilde, Oscar 767 Willems, Ernest Hatch 154 Winckelmann, Johann Joachim 524 Wittgenstein, Ludwig 1035 Wölfflin, Heinrich 401ft) Wölfler Saba, Carolina, detta Lina 980 Woolf, Virginia 876 Wordsworth, William 609 Zacconi, Ermete 824 Zampa, Luigi 1075ft) Zampanelti, Angelina 890 'Zanella, Giacpmo 775 Zanichclli, Cesare 777 Zanobi da Strada 142 Zanzotto, Andrea 1102-6, 1162ft), 1x72,1179(1) Zappi, Giambaaista Felke 460. 461 Zavattini, Cesare 879(1), 883(0, 884(1), 970 Zeichen, Valentino /176 Zena. Remigio (Gaspare Invrea) 818 Zeno, Apostoio 435(1), 475, 476 Zeno, Pier Caterino 455(1) Zcrgol, Gtuseppina 941. 943 Zola. Emile 785,786, 786(1), 789,792. 793 Zolla, Elemire 1035 Zuccolo, Ludovico 365 Zucconi, Giselda 828 Zunithor; Paul 39 1207 Indke deí termini notevoli Abate 452, 453(177), 45S Accademia í-e) 204.5, 254, 360, 36062(160), 757 - degli Eterei 372 - degh Incognita 193 - degji Infiäfmiiati 320, 372 - deglj Imronati 340-41 - cíei GraneHescbŕ 507 - dej. Lifted 362(0, 439, 757 - dei Pugni 487, 508, 509 - dei Rozši 340 - dei Trasforman 308, 512 - deU'Arcadía jfitít), 380(0, 439-63,324 - delia Crusca 399, 412, 424 (v. anche Ptíri-smo\ - dei Fstiormmtj detta anche porstamana 239, 240 - ftorentina (giä dcgli Umídi) 343 - paiatína 22 - pompoíiiana 212 - stknliftch* 3tií{t)j 439 - Tiberina 709 fíeale - d'Italia 3&í(t), 8S0 Aforismi 334(152} Pjcordí (Gutcciardiňi) 334ft), 334-3.5 Pensierí (Leopardi) 688 Agiografia 15, rjító), 26 Alessaitckino* 37(f), 6% 67ft) «AJfa,beta> isxo(t) Alíerjflzione 1070, io7í{ír63) Allegoria (tbio), lv, 26-27, 107, roS(t), m, 169. 997ft) (v. anche Esegesť; Figurae; ínterpreta-- ziow) Scnso letterale, aílcgotko, tropobgico, ana- gogico 27, Í03,107 «AHcgoria» im(i) Afltttei-azíone* 850(1) AJinsnacco fitJoltcjS), 601 «AImanaeco delio Specchio* ini(tj «Alttí termini» mríO «Ambcosiano» (Ľ) 1007 Amore Ľortese v. Corte/Coríese/ Carteiia Anagogico, senso v. Allagoria Analitica, ŕilosofia 1033 (v, anche Pasitivismo) Analógia (tbio), in, 586, 605, 767(1), 767, 849, 913,986, 999,1087 Antiaristotelismo 432, 434, 44^ 444-45 Anticlassicismo 257, 322-31, 430 «AntoIogia» 616, 623-24, 627, 660, 684, 703 Antropológia xi, 723, 752, 753(1122), 1033, 1035(1) Appendice, lelteratura ď v. Massa, lelteraittra di; Ro&tanza Arcadia v. Accademis deWAtcadia Archetipo (rb6) (v. anche Critka) Archivt di Stalo 756, 757 wArxhivio glottologico ítaliano» 760 Aría* 474 (v. anche Meladramma) Aristotele f-ísmo) 20-21, 68, 102, 103, 105, 112, 128, Í46, lil, 202, 208-9, 229, 23í, 319 {v. anche Averroismo) -, Poetka di 303, 308-9, 309(1), 320-21, 371, 373. 383-84. 393 Ars diclandi o dictaminis tS, 36,79,105,106, «7. 143, 242 (v, aachc Cursus) Ars ttOVa 23,134 Ars poetriae xxx, 18,105,117 (v. anche Poeí&ú) Ars pmedkandiv. Predkaziane Assonanza* 37(1), 39, 40, 4i5> 160 - a baHo 226 - libera [o leopawiiana) 6ifi, 6So-8r, 68i(tuo) - pindarica v. Ode Canxonetta (detta anche anacreontics! o meli-ca)* 75(t)» 76, axe, 410, 46M182), 6So, 983, 1090 Canzonied 55. 73. 153-Í4 «Capitan Fracassa» $28 Capitota in terza rima" 275, 287, 287(544), 289- 90ft), 339(0 (v. ancbe Burie-sca, poesia; Satira) Camevaie/Carnevalesco uv, 9, 9(0, 23, 24(19), 46, 33-4 (v. anche Vamdia; Komanm) Canti cainascialesdn 224, 224(133) Catari 62 Cesura (-c)* xLvn,37(4),66(t),Ů7EO Chetisons de gest? 40,47 (v. anche Canton; Epi ca) Cbiasmo" 390, 390(167) CbktfC* 7j(t) Chieiici, inieiJettuaii v. Intellettuale Ciceionianismo v. Imüazione dei dassid Cklo - hretone 9 di Arts 424}. 8y - carolingio 40 - tebano 168 - troiano 167 Cinema 878, 922, 1033d), 1043, 1044(0, m8 fv, anche Kegia/Kegista; Scemggiatum dm-matogrsfiůi) letteratfjra ero33,1073,1074,1075-76(064) Cistercensi 26 «Civütä cattolka» (La) 708 (v. anebe Gesuiti) CUssico/Cíassicismo xxix, lix, i£, iy(t7Í, 24ft), 256-38» 30Í-2X, 55i-?6, 5J7-?S. 561-63, 564, 57*- 577, 665-67, 672-73, 775, 779-Si. 84.5> 849, 911-12, 934-53 Cleriá vfíganies 8,12 Cíero>Cbierici 7, 7(12) (v. anebe Intdíeumls) Ciuniacensi ig } Cobtss 41(0 (v. anche ,í/w/tf) Coda (o sirína)* 73ft) «Colonna» 963 Comico(a) xin, (tbi2), í.moj (v. anche Ironia; -, Boccaccio e ä 180-82 ™, Calvino e il 1145-46 Ednarcio De Filippo e ji 1063 Gadda e il 1013 -goldofliano 503-4 Pirandello e il 926-27 Letteratura - franeese {sec. xin) 46 Stile - e Dante 105,107 Fradizione-realisticatoscafíaeL. Pulci 218- 2J Commedia(-e) xvi, 261-62, 276-77, 287-89, 316^ 17,423-24, 431 (v. anebe Tealro; Tmgedia) - ridiculose 424 Commedk del'arte (o alj'irflprowiso) 360, 413, 420-23 ---, Goldoni e la 499,300 ——, maschefe dclla 421, 422(175) Fiahe teattali (C. Gozxi) 507 (v. anche Pa- lemichc letterark) Compagnja di Gesú v. Gesuiti Computer, letterarutä e xiii, 1160-62» Í163 65(1171) Concettjsmo 404, 412ft) «Conciliatore» (11) 588, 616, 620, 622, 623*24, 627, 6í)g Concordance xiv, (ú>2y), 064 Conftatemite 23, 56, 70ft) (v. anche Lauda) Congedo* 41(0 Congrega dei Rozzi v. Accademia dei kozzi Consonants* 37EO, 41(0 «Contemporaneo» (II) 972, mo(0; 1144 Contrasto* 58,67, 71, 73 «Convito» (II) 828, 837 Cornice 89» r72,176, 315 (v. anche Novella) Correlative) oggettivo* 996, 997(1136) «Corrente di vita giovanüe» 1095 «Corrieredei Piccoli» ioj2(t), uyy «Corriere della Sera» 804, 830, 842, 843, 867» 9Í5,922,994 looi, 1066,1073, m% 1144, rr.54 «Cottiere di MapoW (Ii) B12, 821» 835 «Corriere ďinformazione» 994.1002 «Corriere di Roma» (II) 812 Corte/Cartese/Cortesia42,42(116) (v. ancheRo- manzo) amor 44 **•- il Contrasto di Cielo d'Alcamo, parodia delJ'76'77 Cořtigiane 314(149) Conigiano -, Ariosto e la condizione di 297-98 Castiglione e il «perfetto - » 306-8 Crepuscokrismo 833, 86i(t)? 862-67, #$2(1141) «Crepuscolo» (II) 723 iiCritica» (La) 887, 888(t)', 890, 894, 895, 89S J Critics dei testo v. Fihlogia ^Critica fascisra» 888(0, 900 Critka letieraria xx-xx«, 319-21» 464, 7.32-39, ^93-94.97*71039-43,1169-72 - ~ mttica o archetipka o simbolica x?fi - - formaJistka 1040(061) (v. anche Forma-listi ruTsi) - marxista 1041 - - psicoanaíitica 1040-41(0:61) {vH anche Psi-comaJisi) - - semiologies 1040(0:61) (v. anche Semio tka/SemioIögiä) - - sociobgica xxix, io39Íttói) (v. aiichcíV äologia} - - stilistica xlvi? 1042» roS (v. anche Stile/ Stilisttča) «Critica sociale» 943 «C'roaaca bizantina?? 828 Oonache v. Storiografia «Cultura» (La) 1047 Culture deik comtaddiziune 257, 260, 283, 301, 308 Cultura dcH'opposizione 257, 36162 Cursus*26, 56, ro6 (v. ancheArsdktaadt) Dadaismo 874(1) Darwinisrao v. Evoluzionismo Decadentismo/Decadenti 765 68, 766(1124), 819, 826 (v. anche Estetismo) Decasillabo* 37(0, 67(0 Determinismo 484(1) Devozioni f. Sacra rsppresent-niont Diacr.onia* 1037^), 1040(1) (v. anche Sincronia) Dialefe* 37ft) Dialetto/Letteratura diaiettaie (v. anche Vdga-re/Le&erätura in volgare) Dalle origini al Quattrocento 9ÍO, 33-33, 232» 237» 238, 240 Dal Cinquecento alSectecemo Z57,259,322, 32J'26, 326-27, 399» 4i5' E7, 421-22, 462-63, 493-94, 4979B Dail'Otiaeento »1 Novecento 616- 20,709-12. 759-60, 812-13 II Noveeento 991-92,1026,1062-64» m6, J125 L>iaIoga(-ghi)/Dialogismo xvi, xx, xxíx, li, (ťb.z3), zoo-?, 310'H, 431-32 Didattica Letteratura-rrancese (sec. xui) 46 (v. anche Be&iari} jz12 Indke dei tetminí noíevolí Poesie - del Ttectnto 109(1.23) - - vulgare dell'ítaiift settentriüneie 65-67 Diegesi itb}), xxxm, L Dtetesi* 37(0 Diglossia 32 fv. anche Minguismo) Disciplinati o Flagellant! 70IO Disputafio 67 Diritambö* 447, 447(176) Dizionari v. Vocabokrt Domeiiicani 6} (v. anche Fredicazione) Letteiatui-adomenicam 6869, 138'39 «Domus» 065 Doppio 929, 930(049) Diamma xvr, ícbii), 228-29, 232-33 (v. anche Comm&dtä; Tragédia) ■■ bofghese824'25 fv. anche Teatra) - gíca [99ít.1 ;>/. anŕbc.VíJŕTÄ rtfpw.-.nis- ztone) - per muška v. lÄelodramms - saťiresco u, 3S0 Ecloga (o egloga) í-iif, 107, ioS(t22>, 149, 208(1), 234. 242-43, 287(1), 326,1103 (v. anche lid-Ho; Tavola pastorale) Ecologia, letreratutac 1160-62, 1161-62(1370) Editona 254,255,259, 33a 31, 362,454,493, 599 60J, 678, 703, 758-30, 762, 816, 881, 883(1), 884ft), 885, 894,1027-31, 1027-30^156!, 1.046, 1049, 7143-44, nój (v. anche Stampa) Edizionc cti ti ca XLVin (v. anebe Filológia) Elégia XVI, (tb22), loj, 20SÍT) Elegmco xtii, (tbi4), 105 Elzeviro 881, 681(1145), 954,965 Enciclopedia 487-8^(187) - italiana [Tieceani) 880, Sy8 Enddopcdismo medievale 10-u, 17, 57, 86, 102,159, 400(f) B>uydopé4te 487, 487-38(0 EndecasilUbo* 67(1) -sciolto 291, 516, 516(0,517(0,531, 580,634, 671, S54 (v. anche Veršů sdolto) «Enctgie Nove» 888(c), 900 Enjambement (o spezzatura)* 344. 344Ít56), j90, 580. 671-72 Enueg 65, 84 Epica xvi, (tb2i) Epigtamina/Epigraminatico xvi, Í0S22), 2i8(t), 1092 Epištola r k 331 (tji) (v, anche Ubri di vtaggio) Indke deí termini notevoIi Epitafio 2tS Erbati io, toft) Eresia 17, 62-63, J36 37, 353 Etmeneutica xrx, (tb25) Ermetismo/Etmetico 217(136), 319, 39697(0, 427, 428, 604, 960, 989-91, 1174 (v. anche Neoplaionismo, Platomsmo) Eroico (tbn) Eroieo/Eroicomko, poema v. Poema eroico/ eroicomt'co «Esanic» (L') 947 l'.^. ar« Ii vi 114 Esegesi (tb25) Esistcnzialismo 990,1033,1034(1158) Espressiomsmo 258(1), 325, 771-74, 798, 874(0, 907, 908(048), 934, 976, 977: 992, lon-iz (v. anche Diaiato/Diakitak, IHurilingtu^m) «Espresso»- (L1) 1066 Estetiai ix. (tb2), XXX Esterismo xxviii, 762, 767, 826-28, 826(1135), 85R Etnologia 753(0 (v. anche Folclore) «Europa Ictteraria» 455(1) Evangelismo 17, 249 EvolutionIsmo 738, 751, 751(020) (v. anche Mo- derm'smo; PositivLxmo) Exemplum (-.a) xxxm, ij(0, 26, 6j, 6jt 86, 89, 90,138 Fabliaux 46 Facezia xu, 176,197,198(132), 212 (v. anche No veils) «Fanfulla della Domcntca» (Ii) 804.. 828 Fantascienza 1032U157), 1150 F'arsa cavaiola 423 Favola - morale e satirica ji6(t) -pastorale fo boschereccia) 316. 371,379- 82, 380(166), 418-19 (v. anche Melodramnia; Tragteommedia) Femrninismo 746,1135,1158 Ferrovia e letteratura 594-95(196), 595, 808 Fjflba/Fiabesco xui, xvi, xxxilL (tbp), 89, 416, 507,1145 (v. anche Nanatofogia) «Fieta lettetaria» (La) 889(1) Figurae 26,132, n5 (v. anche Allegoria; Realismo) - del discoiso v, Retofica Figurata, poesia 412(173] Fiíologia xiv, xxvii, ítbig), 55, 144-45, 205 6, 212, 229, 260, 303, 320, 471-72, 663, 1164(1:) (v, anebe Tradizione) - testuale nologo interior*) Folcbte xxxvil, jtí, 151, 416, 605(1102), 753(1) «Foí!a» (La) 860 FormaJistí mssix, XXXi, xxxin, 875, 875(1143), 1040(f), 1170 Fotorotnanzo 1033(057) Franccscani 63 Letteratura ftancescana 64 65, 68, 6972,138 (v. anche Mistica) Ftonte* 74(1) wFrontespiziow ííl) 883d), 889(0, 960, 990,1090, 1093 «Frusta ]ettetaria» ÍLft) 455(1), 491 Furoetto 1032 33(057) Funzione í-íj xxxiv - nattativa xxxiv, xxxvu - poetica x Futurisme 86i(0, 874(1}, 9^2-15, 916 (v. anche Teatra) <,*Galíeíia» 1086, nio Gazzctta 454,454(178) (v, anche Periodici; Stamps) «Gazzetta del popo!o» 1007 «Ga22fitta di Milano» 513, 725 «Gazzetta veneta» 455(0, 506, 507 «Ga22ettíuo tosa» 774 Gencri letterari xvr xxjx, 302-3, 309-u, 319-21, 609-u, 637 *Genio dernocratico» 566 Gesoirif- 3} 250, 353, 356, 357, 365,402, 513, 708 Betrinelil, - dissaaatore 490 Lettetatina barocca gesuitica 406, 41415 Giacobini (isrno) 546, 546(193), J33J4. 5&5- 566, 569, fSx, 625, 628, 776 Giansenismo 354, 354-5?(t?7K 6i6> ív- an" che Port-Royal) Gioachimismo 631 433 Giocosa, poesia7«, 8384,200,218 (v- anebeftrr «eí&í, poesia, Buriesca, poesia) GiotnaJe/Gioríialísmo 454, 454(178), 457.7* 552.553 (v. anche Editona, Feriodier, Statnpa) «Gíomale de' k-ttcratí» (Parma) 455(0 ftGiotnale de' letterati» (Koma) 455(Ěj «Giotnale de' kttetati ďltabw 455(1) «Giotnale di Genová^ 1142 «Gäornalc enciclopcdico» 455(1) «Gtornale itali«no>v 555, 578 «Gk>rn*]e pet i bambim» 808 «Giotnale stotico della ktteraiuta nahana^ 7^ «Giorno» (H) 812 «Giotno» (II) n43 Giuüate (-i)/Pt>esia giulíatesca 8,12, 12(15), 3^ 47. 57*'?8s *3oit) (v. rtnehe Cantati) Giurfadizjonalisma (o regalísmo) 364 GhtstinÍHneft 200 Gotico »31- 33.132(128), 133, í6j, 167,181, 237 Gtave o sublime (tbit) (v. anche Stik) «Gtido del popoio» (II) 901 Gtottesco xui, (tbiz) Gruppo Ó3 1033, TTC2-13, nzy (v< anebe Neoa-vanguuriiä) «Hermes» 858 Icfa.s^KL,vn IdeaHsmo 608, 668, 732, 858, 1034 (v. anche At-tt&Ustmn «Crit'ca», Lú\ Storicismo) Ideologues 556, 626, 628 Idillío/Idiliico xsl], xvi, (tb22), 629, 629(006). 643, 671-72, 681 84 (v- anche Ecloga) Illuminismo 481-92, 508 22 Imitazione ix, (103) (v. anche Mimest) - dcgli iiFiti-chi nulla coDcezione politics di Machiavelli 270, 273-75 - dei ciassici xxix, 207 ---: ciceronianismo 207 ---, Marino e 1* 408 ---( Neoclaysicismo e I' 523 ---, Pettftrca el'* 144-45 -----, Polktano c I' 226, 230 Immaginario xii, (tbj), XXXlt íminagini, lenetatura deíle xxxvtji, 39697 (tó8), 407, 412(0 Impcgno dcll'mtellcttuale v. hitettettuale Im personalita, canonc del? 787, 7SS, 789, 795, 797 Imptese 396, 397(0 bidpif^xun Inctmaboli 206 idndice dei libti del mese» if) unit) Indke dei termini notevoli Indies dti libri pmibiti 356 «Indi.pendcnre» {!.,') 941, 943 IncHretto libero, stile v. Stile i'ndiretto libero* Infanzia, letteratura per 1' xxxvu, 790-91, 79°- 91(1231), 808-10, 818-19 Innovszione xti, xxni: (tbi), n66 (v. anche Tra- dizioue) Intellettuale (-i) xvni, xXIIi, (1824), 88o 82,896- 97 - chietki 7(12), 39, 140-41, 1454^, 164, 182, 223-26, 254, 253(1:), 284, 380 - civile 57, 94, 467 - cosmopolid (Algarotti, Bettiitdli, Baretti) 489^ 91 - dei secc. xiv-xvi 12829, 160-61, 192, 202, 262-63, 332, 343, 358'60, 375-76 (v. anebe Umanesimo) - di massa 1023- 24,1165-6 -, impegno dell11036' 39,1049,1067, inz 13, nao, 1147-49, ^50,1176 Leoparrji e II ntodelb dell' 692-93 potcre politico e 190-91, 202-3, 488-89, 508, 509, 533, 352, 598, 694-93, 757) 876-77, 899 Mazzjni, - rivoluzfonario 695-97 Sciascia, - disorgasico 1085-88 Svcvo, - noil pfofessionista 940 Vittorini, - e otganizzatore di cultuta 1046-47 Inrerpretaxionc xrx, (tfeaj), 753ft) Ironia/lronico am, xn, (tbii), 605, 866 {v. an die Comico) ~, Atbsio el' 297-99 -, Boccaccio e f' i&o- 82 Galiko e V 446 -, L# Vita ddTAlfieri e I1 542 -, Manzoni e I' 64- 9 «Italia del popolo» (L'S 724 «Ftalia letrcTflria» (I,') 883(f), 889ft) «Ualia libera (L'31058 724 Kitsch 834(1137), 835, 845 Ldboratwes 8 «Lacerba» 883ft), 888(0, 907, 915, 985, 987, loajtt) Lais 43 Langue 1035(1) Lapidari 10, io{t) Lasse* 40, 41(f) Latino/Lcticratura in laiino 17-18, 24-27, 28-32, 53-54. "8, 143-44, 148-53, 183. «95» »7. 208(^33), 226, 229-30, 240-42, 244, 260, 305, 445 (v. anche Metrica barbara) Lauda f-e) 6972, 70(120), 138,199, 840 - drainm-aica v. Sacra rappresentazione «Lavoro aitko» mrftj «Leiteratura» 889(0, 960^ 993,1007,1013, hji6> 1046,1048 Lerjonc {lectio) xux (v. anche Ffblogia) Liber tiuisnio/Libertino 362, 363(161), 452, 548 51, 568-69 (v. anche Tenia di don Giovanni') Liberty 827, 827(1136) (v. anche Estctismo) Librettistica 420, 474, 476-77> 479'&>> 5°°> 549' 51, 715 -T9, 771 (v. anche Melodramma) Líbri di viaggio 87- 88, 427,457, 438(180, 541 42, 5+iUy.'.J Libro 12-13, 54-33, 85, 130-31, 204, 206, 758 59 {v. anche Editoria; Scriptoria; Stampa) «Liuea d'orabra» itn(t) Linea lombatda 1097, 1126, 072 Lines ttco-orfica 0 ncocrmctica 1176 Linea novecenrista 1089,1103 Linea sabiana 1089,1091 LinguLslica 753ft), 1035 - strut torale xxxYiif, 1037(1160), 1149, 1170 (v. anche Struitttralism-o) Lirica xvi, (tb2i) *Lirica» 884(1) Logica xxxv Maccheronica (o macaronics), lingua 322 25 Maccbiaíoli 762,787, 810, 810(1133} Madrigale* 377. 378^64) «Mak*bo]ge» iai(t) Manietismo 252, 257-58, 258(142), 34548, 392 Manifesto - degli iateliettuaii antifascisti 891 - degli iuteUettuali řascisti 887, S98 - futurista 912, 913, 914 "Marcatté" (II) nu{t) Marteíliano (o aEessandrinci)'" 463 lodice dei termini notevoü 1215 «Marzocco» (II) 828, 848, 831 Maschcrc della commedia dell'arte 421,422(175) Massa, letteratura di 1031, 1031-33(057), 1162 «Mattino» (II) 829, 835 Meccanicismo 482ft), 484, 484(186), 374, 604, 669 Melodram ma hi, 380(1), 419-20, 474-80, 475(184), 615. 713-19, 825, 983 (v. anche Librettistica) MernotiiuisíL'ä ganbaldííia 696,tmi i.v. anche Storiografia) «Memoo» (Ti) 103S, 1046, ino(t), ms, 1126, J143, H47 Metafora xxxvi, xxxvm, 404 Metonimía xxxvi Metrica xiv, xvi, (rbi8) iv. anche venifieazione) -barbara* 778, 778(11*8), 822, 86i(t) Millenarisrn« 11, 6z Mimcsj (tb-j), L, nit Misteři 399(0 Mistica - delia Controriforma 356-57, 357(158) - medievale 16, 65 (v. anche Neoplatonimo, Platonisme) Mitíco/Mito/Miíoiogia xii, »u, (thó), xxxin, xxxv1! í Critica mitologica v. Arcbeiipo Moda 596, 597(t97) Modernismo 750,750(1119), 820, 860, 909 Molinismo 354, 354-53(157) (v. anche Gesuiti) Monaster! 6, 8, 22, 27, 54 «Mondo» (11) (quotidiano) 887 «Mondo» (II) (settimanale) 1033, 1035, 1066, 1073, ni9 «Monitore bolognese» (II) 566 «Monitore tialiano» (II) 566 Monolinguismo 30(0,156- 57 (v. anche Bilmgui smo/Plurilinguismo) Monologo/Moiiologismo u. (^323) - interiotc" 945, 946(ti5i)(v. anche Flussodi cvsäenza; Stile indiretto libero) Motto v. Facezia Mulica - poesia c 39, 73-74> 377. 378(0, meiodramňiŕf o opera in v. Udodramma Narrauva xvj, (tb?) (v anche Novella; Racconto; Romanto) Narrarologiaxjcxio- iv, xxxvu, H45. n5° m ihí- Fiabiú Natnralismo 785 86, 786(1130), 806, 819, 833, 918, 919; 943 {v. anche Vcrismo) - rinascimcntale 427 28 Natura - nelľatre baroccß 402^ 3 -, Roman ti císoTo c 6046 - secondo Campanella 435-36, 437-58 - secnndo Gíililťo 44?--M - sacondo Leonardo 251 - secondo Leopardi 666,668-70 Conceztoni naturalist i ehe 250- 31, 427- 28 (v. anche Ermetismo; HeoplaUnmmo) «Navirc d'argcnt» (Le) 947 «Nazionc» (La) (Firenze) 789,1045 «Nazione» (La) (Trieste) 942, 945 Ncoavangnardia ií09, U12-15, 1128-29, 1166 (v. anche Avanguardie) Neoclassicismo 521, 523-25, 326- 27, 537, 360-61, .575*77) 5^9i 628 (v. anche Chnkismd) NcogueTfismo 699, 701, 703, 733 Neopiatonismo 217, 2171132), 319, 427, 428, 604 (v. anche Ermctumo; P/atonismo) Neorealismo xxix, 1038, 1043-44, 1044(1162), 1057-58, U45-46 (v. anche Cinema\ Realiimv) Poesia neojealisia 1059-60,1087 Nkodemismo 249-30, 342 «900» 889(0, 899, 957. 958, 959- ror*4> I0«7 Novella {-e) xxxm, 89-90» ^35. 171-82,396-98, 123(0. 237, 240, 275-76. 314-9. 948*3» fv. anche Cornice, Facezia) - in veisi 516(1) romantica in vei'si 6u, 611(1104), 623, 694 -spkciol&ic 135, 276, 315 «Novelle delia rcpubblid delle lertere» 455(1) «Novelle kttcrark» 455(1) Novcnario'-* 67(1) «Nuova Antologia» (La) 634, Soo^ 803, B23, 84t, 922, 925,928 «Nuova Coirento» nii(0 «Nuovi Argomcnti»» 1066, mo(t) «Nuow giornalc dei letterati» 575 «Nuovo giornale de' letterati di Pisa» 455(1) «Nuovo Corriere» (Ü) 972,1033 Ode 520-22, 57577 - fo cunzooe) pindatka* 379(1), 410 «OfffCina» IO18, ÍO36, HOy-12, 1110(0, JII5, ÍJil, 1123, L126 uió Indke del termini notevoli índke dei termini nocevoii «Ombra di Argo» (Ľ) im(t) «OmnJbua» 1071 Onoroafopea* 849, 830(1139) Opem buffa 479, 480, 492 (v. anche Melodram- ma; Tema di don Giovanni) Opera in musics v. Melodramma Oralis della cuhuta 8, 9, 38-39, 57-58 (v. anche Viaba/Fiabesco) Oraiores 7 (v. anche Clem) Oratoria sacra della tkntrorj forms 406,407(171) Qratoriani (o filippirn), ordine dcgli 333 Oratorio 475(184), 478 (v. anche Mehdrsmma) Orazkne f-i)1' 311, 340, 341(153), 343 «Ordmc Nuovo» (Ľ) 8^3(r), 888{t), yoo, 902 Ordini mendicant) 56,63 (v. anche Domenicani, Francescani) Ordini monastic* v. Benedettmi, Camaldolesi; CJuniaeensr, Chtetv&tsi Orfsjno/Orfico 976. 977(^53) (v. anche Urka) ftOsservatotc veneto* 453(1) «Osservazioni letrcraxie)* 455ft) Ottava* 74(f), 167-68,169,199ft), 228,300, jJoft) (v. anche Rispetti) Ottonario* 67(1}, 75ft) Ottosillabo* 37(1) Paleografia 13 «Pww 883(1), ôMrt «Paragone» 1109(1) Parnasslanesirno/Parnassiani 78oH 780(1129), 82Ä(t) Paródia xu, 9(13), 46 f v. anche Carnevale) Varoh m 3 5 (t) PjtítízJoiíi del těsto xiv, ítbró) Pasquinade 328, 328(150), 330 Pasíkbe* 414, ion, 1012(1155), 1017, ují, n6j{t), H74 (v. anche Plurilingiustnc) Patetko Kra, (tbi4) Pauperismo 17, 70 Ptidegoips 700,7oo(tiiz) Pedantesca. lingua 323 «Pěgaso» 883(E), 889ft) Pej lodicí irali-jni tra Sekento c Serteccnto 454, 435(179) (v. anche Gazxetia,- Ghrtídle; Rivi ste, Stamps) ■^Periodo ípotetico» nn(t) «Pef:severanza» (La) 634 PJcatesco, romanzo v, Romania Piedfr* 37(f), 74(f) Pindarismo 378-79,379(165), 681 (v. anche Ode) Platonismu 208-9, 2J?'J7i 3*9 anche Ertnett- srno; Neoplatoniífíto) PlutiikguŠsmo 30(112), 16061, 317, 322-31, 421 22, 798, 856, ron-T2,1105,1107 Poema cavaUeresco 29(1): 130ít), 235 38,292- 301 (v. anche Romanzo) Poema eroko l, 3089, 310, 371, 373(163) Poema eroícomko 409-ro, 410(172), 689 Poemetto* 312, 312(148), 315, 516(189), 577-80, 6u(t) «Poesia» 914 Poetka ix, x, Ítb4), 1041 (v. anche Aristotelťsmo, Árs poetH&e; Esmica; Retnrica) - delľoggetto 996, 999,1089, iu8 Pdemicheletterarie 383,398,409,423,362,588, 614-13(1105), 6x5-16, 620, 665-66 (v. anche Questione della lingua) «Poligraťo» (II) 564 «Politecnko»- (II) (Catraneo) 721-22,725, 75tí «Politecnk:o» (U) (VittotmJ) »37, 1046-47, IHO(t), H2I, 1143 «Fonae» (II) moft) «Popolo d'Itaiia» (II) 985 Port-Royal 334- 33 (137) (v. anche Giansettismo) Positivismo72i, 721(1113), 738,744, 750-51, 756 37 (v. anche Naturalisme) Postmoderno 1167-69,1x67(072), H75 Prediancione eccíesiastica iz, 65, 138-39, 199 (v, anche Domemcaní) Arspraedkdndi 18, 65 PraftffveHiti 767,768(^26) Preromanticismo 525-26 (v, atiche Romantici into) «PrJmaro» 884(1), 887,889(1), 900,958 «Přímo Tempo* 888(t), 993 Prosa ď arte - - - voigarc, odgini della 26, 57, 77, 83- 86, 134 (v. anche Ars dktandi; Cnrstts) Volgatiz-zamenit) Prosodia xvi, (rbr8) Prospettiva (0 punto di vista) xxxrv, 799(1) Pskoanaiäsi lv, 753W, 754. 754'53(oT23*' 8?3-906,941,942, 945,947,948,949-50,961,980, 982,1013,1033,1041(1) (v. anche Critics lette raria pskoanditkä) Psicologia 723, 754-55(023), 1035 Punfo di vista v. Prospettiva Purismo 137, 56364 (v. anche Aecademia 4$w Crusea; Questione della lingua} «Quaderni piacentin'i» 1039,1121 Quartina 74(1) Qtierelle dexanáem et des modernes 393- 96, 456 Question'-: delia kigiia 277, 278-81(143), v---u 320, 398-99, 363-64, 6?)- 54. 73961, 1026, 1dt4, nt9 (v. anche Pummo) Questione meridionaie 747> 748(m8), 756, 794- 1056 Qumario* 66(r) <fi - toscano 1060- 61 Recitativo^ 474 (v. anche Melodramata) RegaUsmo v, Giurisdhionalhmo Regia/Regista 922, 937, 938(030), «13, ittS {v. anche Cinema, Sceneggiatura ememuto- «Regno» (11) 838, 859 , 809 - poliziesco 3016-17(1), 1031 32(1137), 1035 - rosa 1030 "S-torico 601, 6oi(t99), 609, 611, 639-53,634- 55, 694, 699, 702, 706 «Rouda» íl-a) 882, 884(1), 886, 887, 888(6, 934- 35. 9?6> 994 Rtibrica (-die) (tbi6), xuv Sacra lappresentftjsbne 138,1:99,199^33* .Saggio/Saggssíica xsií, (626) (v. anche Crittca ktteraria; Giomalhmo) Satira (-e) 208(f), 289-92, 289-95(14?)! jrá. ?34> 707, tooj, 1018 - atta alle scene (Egle del Giraldi Cinzk) 371, 38o(t) {v. anche Favola pastorale) - del vJJlano 222,. 223(137), 324, 327 Seapigliatuta 758, 768-74, 769(^27). 8so(t), 814(1), 816-J7 íkeua boschereccia v. Favofó pastorale Satne^giarurft cincmatografica 878, 878-79^44)- I2i8 Indke dei termini notevoii 937, 1066, 1073, r.074, 1075-76, my, m8 (v. anche Cinema; Regk/Reghta) Scolastica, ftlosofia 16-17, 21,1x2,128,146, 231 Scriptoria 13, 22, 23 Scrirtuta automation 962, 962(1152) Scrhtura, Sacra 14,183 Scrittura 13 - mefcantesca 196 - umasistica 236 Segno ftbio), 1151 (v- anche Sem iotkaJ Semiologies; Sigmficatite/Signtficato) «Selvaggio» (II) 884(0,88fi(0ř. 305,329, 330 31, 599, 75859, 877,1031-33 (v. anehe Editork; GiornaíeiGiornalismo; Libra; Periodiä) «Stampa» (La) 862ft), 865 Stanná* 74ft) Stemma dei codici xlviii Stile indiretto Hbeto* 799, 799(1132), 801, 927, 94Ó{t} (v, anche Monohgo interiore) Stile/Stilistica xiv, xv, xxxvi, (tbi?), 1042, n68 (v. anche Critica; Retorica) Storb delta letteratura 465^83), 588,736-37(036) La Stork del De Sanctis 735- 38 StoriciiTOO fv. anche Idealismo) - crociano 887, 891-93 - iöarxista 1034- 35,1041 Storíogfafia fv, anche Saggiitka) ~ crcciana 893-94 - dal Quattrocento ai Seicento 267, 278 80, 335-37. 337*£53). 367-69,413,466 - del Risorgimcnto 637, 654-55, 661, 66i-62(1109), 696-97,701-2,720- 24 - positivistica 751-52 - umanístíca 209 Cronachc medievali 27, 86-87, '54-55 Stork universal 86-87 Stracieta 957 (v. anche «900») Stramamcnto* 1122, 1122(1167), 1126 (v. anche Alt'etuxiofte) Strapaese 957 (v. anche «Sefottggfo», Jl) Stroťaíe)* xlvti, 4i(t) «Strumenti criticb» nn(t) Structuralism* x, 1035, «037(1), 1148, 1148(1168), 1151(0, 1159(1) (v. anche Crihca letterark; Uttguisttce) Sturm und Drang 526 Sublime (o grave) xm, (tbii), 389, 524 Supemomo 836-37, 837(038), Ä58 Surtealismo 874ft), 961-70, 990 «Tarn Tarn» imft} Tardogotico v. Gotico Teatrofv, anche Cotnmedia; Vavok pastorale; Melodratfima; Tragédia) -dialettale 791,813,815,814-16(1134), 1060-62 Dal Cinquecento al SettecenEQ 228 29, 23* 33, 261-62, 28S, 316, 3*5-27: 371"?2: 4l8' 4é2 Intfice dei termini notevoii 63» 493-506, 494(tó8) DalľOttocento aJ Noveeento 553, 6n, 714, 793, 803. 824-25, 830-40 II Novccento 922, 931-36, 937 38, 93839, 951-52,1033,1034(059) Terna di don Giovanni 549-50, 550(194) fv. anche Liberthiismo/Lihertini) «Tempo» 1118 Tempo narrativo xxxw •Tempo presenre* nro(t) Tení-one" 83 Teczitu (o terza rima}* 74(0, xn Testimone XLVm Titolo xív, (tbij) Tomismo 68-69, ío2, io5> 112 (v- andie Dome/ri mnt) Tornáda 41(1) «Torre» (La) 918 Tradiztonc ix, xiv, xxín, xlviii, (tbtí, 55, n68 (v. anche Filológia; Innovazione-, Qralitá) Tragédia (-e) xvi, IX, 44j(t) (v. anche Comme-dia\ Teatró) - classkistica 262, 308-9, 309 10(147), 316, 371. 393-94 424'*5 - del Sekento e dei Setreccnto 463, 466,529, 53g-32> 534-38 - delľOttocento 560 61, 582-83, 6n, 632-36 la Gctusaiemme Uberala e lo seheríta delía 385. 391. 393 Tragia>mniedía í-e) u, 371, 380(1), 388, 418 19. 500 (v. anche ľavpologko, senso v. Alkgoria TrovaKne (i) 44(1x7), 44 45, 48 llmancsimo 131-33, 201-4, 202(134) Boccaccio e J' 16É, 182-^3 -. Petrarca e ľ 144-45,146-47 ■ 97«, 1072 {v. anche Uinorismo (thiz), 962, Coriico) - piranckISíano 926 27 «Unita» (L') (rivista) 883(t), 888(t), 895, 896 «Unitá» (1') (quoiidiano) 1033,1144 «Univcrsaic» (U) 883(1), 889(1), 957 Universita 23^ aj(tro), 54, 56,128, xm 204 599, 757, 880 4' Dtopia 365, 366(176), 436 «Valoii plasticit 884(1), 888(t) Variaitte/Variantistica xiv, xvi, xlvh, xvm, XLvm, (tbao) (v. anche Ftlohgia) - ďíiutore xux Vcrismo 786(030), 786-93, 794802, Sio-t2, 823 (v. anche Naturalisme, Realtemó) «Verrb» (II) 1109(1), mi Veisiíícačione8, xv!, xlvh (v, anche Mvtrka barbara) -ílaíiana 66-67(119) - romana 37(114), 39 Vereo libero (o sckjltoí1-' 517(190), 767, 778, 86*, 861(1140), 863, 913 (v, anche Endecasillabo sďůltG; Metrica barbara) Vjaggio v. Libri di vi&ggio «Vk nuove» m8 Visioní no, 3t6(t), 525, 560 Vocabolario í-i) - dci," Acc^drmiri della í.i ii-ci v»> 4Oí'(0. - e diziouari -poftöy), 706 Voce xxxi v «Voce» (La) 859, 883(0, S85, 886, 887, 888 tav. 16, p. 42 Trovatore, tav. 17» p. 44 Gotico/Tardo-gotko, tav. 28, p. 132 RinascirnentOi tav. 3.0, p. 189 Umanesimo/Umanista, tav. 34, p. 20a Ermetico/Ermetismo/Heopktonismo, tav. 36, p. 217 Benefici ecclesiasiict, tav. 41, p. 25? Manierismo, tav. 42, p. 238 €ortigiane> tav. 49, p. 314 Molinismo/Giansenismo, tav. 57, pp. 354-55 Libertino/Libertimsmo, tav. 61. p, 363 Utopia, tav, 62, p. 36*6 Barocco, tav. 70, p. 401 zl&í/ť, tav. 77, p. 4J3 GazxenaJGiornaWGiormlista, tav. 78, p. 454 Rotwo, tav. 80, p, 456 Sensismo, tav. 85, p. 482 Meccanicismo, tav. 86, p. 484 Giacobini/Giacobinismo, tav. 93, p. 546 MoťZťi, tav. 97, p. 597 Romantico/RoManiichmo^ tav, ku, p. 603 Folclors, tav. 102, p. 605 Pedagogia, tav. na, p. 700 Posiiivismo, tav. U3, p. 72.3 MademisKo, tav. ny, p. 750 Evoluzionismo, tav. 120, p. 751 Sociológia, tav. 121, p. 752 Antropológia, tav, 122, p. 753 Psicologia/Psicoanalisi, tav. 123, pp. 754-55 Decadentismo/Decadenti, tav. 124, p. 766 Símbolismo/Simbotisti, tav. 125, p. 767 Preraffaelliti, tav. 126, p. 768 Scapigliatura, tav. 127, p. 769 ParnassianesimofParnsssiani, tav. 129, p. 780 Uaturalismo/Verismo, tav. 130, p. 786 Maccbiaioli, tav. 133, p. 810 Esteti$ntoy tav. 135, p. 826 Liberty, tav. 136, p. 827 ŕjŕjcfi, tav, 137, p. 834 Stíperuomo, tav. 138, p. 837 Crepuscularhma, tav, 141, p. 862 Eapresmmsmo, tav. 14S, p. 908 Regia/Regtsta, tav. 150, p. 938 Orfismo/Orfico, tav. 153, p. 977 Esistenzialismo, tav. 159, p. 1036 Neorealismo, tav. 162, p. 1044 Alienazione, tav. 163, p. 1071 Strutturalismo, tav. 1Ó7, p. 1148 Semiotica/Semiohgia, tav. 168, p. ajs Postmoderno, tav. 172, p. 1267 GEMERI E TECNICKE Paródia, tav. 3, p. 9 Ľesfiari, tav, 4, p. 10 Agiografta, tav. 5, p. 15 Romanzo, tav. u, p. 29 Lď versifiaizione romanu, tav. 14, p. 37 Componimenti e forme sttofiche romanze, rav. 15, p, 4i La versificazione italiana, tav. 19, pp. 66-67 Lmfa, tav. 20, p. 70 Componimenti e forme síraficbe iialiane, tav. 21, pp. 74-75 Edoga/Egioga, tav. 22, p. íoS La poesia didattica del Trecento, tav. 23, p. 109 Cantari, tav. 27, p. 130 Facezia, tav. 32, p. 198 Sacra rappresentatione, tav. 33, p. 199 La poesia umanistica, tav. 35, p. 208 Satiru del villano, rav. 37, p. 223 Cant i carnascialescbi, tav. 38» p. 224 SíIvae/SWťŕ, tav. 40, p. 230 Capitoh in terza rima, tav. 44, p. 287 Satira, tav, 45, pp. 289-91 La tragédia classicistica nel Cinquecento e neí Seicento, tav. 47, pp. 309-10 Poemetli, tav. 48, pp. 312-13 Pasqitinate, tav. 50, p. 328 Lettere e libri di iettere, tav. 51, p. 331 Aforisrni, tav. 52, p. 334 La storiografia dal Quattrocento al Seicento, tav. 53, p. 337 Poesia bernesca e giocosa, tav. 34, p. 339 Orazione, tav. 55, p. 341 Enjambemenf/5pťZM/«rŕ(( tav. 56, p. 344 Mistica delia Controriforma, tav. 58, p. 357 Poema eroico, tav. 63, p. 373 Madrigale, tav. 64, p. 378 Pindarismo, tav. 65, p. 379 Favoia pastorale, tav. 66, p. 380 Cbiasmo, tav. 67, p. 390 La lelteratura del/e immagini, tav. 68, pp. 396-97 Oratoria sacra delia Controriforma, tav. 71, p, 407 Poema eroicomito, tav, 72, p, 410 Poesia figurata, tav. 73, p. 412 Romanzo picärescQ, tav. 74, p. 413 Duirambo, tav. 76, p. 447 Lihridi viaggio, tav. $1, p. 458 Canzonem, tav. 82, p. 461 Mdodramma/Cantata/Qratorw, tav. 84, p, 475 Poemetli e forme poetické, intermedia, tav. 8y, p. 516 Ve«fo sa'olío, rav. 90, p. 517 Autobiografia, tav. 91, pp. 539-40 Romanzo epistoÍarct tav. 95, pp. 571-72 Almauacm, tav, 98, p. 600 Romanzo storico, tav. 99, p. 601 Romanzo ďappendice, tav. too, p. 602 Baästá tvmantica/Romaxza, tav. 103, p. 610 Novella romantica in vem\ tav. 104, p. 6x1 Mf/Ab moderno, tav. jo6, p, 629 Canzone libera, tav. 110, p. 68r Romanzo moderno, tav, 114, p. 729 Romanzo diformazione, tav. J35, p. 730 Meirica barbara, tav. 128, p. 778 Id letteratura per I'infanzia, tav. 131, pp. 790-91 Stile indiretto libero, tav. 132, p. 799 Onomatopea, tav. 139, p. S50 Verso libero, tav.140, p. 86t Formalist! russi, tav. 143, p. 875 Secneggiatura cinematografica, tav. 144, pp. 87S-79 Elzeviro, tav. 145, p. 881 II doppio, tav. 149, p. 930 Monologo mtcriore/Flusso di cosdenza, tav. r5i, p. 946 Stritfnfa automatics, tav. 152, p. 962 Correlativo oggettivo, tav. 154, p. 997 Pastiche, tav. 155, p. 1012 Romanzo polr'ziesco/Romanzo rosa/Fantascien- za/Fumetto/Fotoromanzo, tav. 157, pp. 1031-33 // teatro delt'sssurdo, tav. iy§, p. 1034 Linguistica strutturale, tav. 160, p. 1037 Critica sociologica/Critica formalistica/Critica semiologica/Critica psicoanalitica, tav. 161, pp. 1039-41 Straniamcnto, tav, 166, p. 1122 DATI Inferno, tav. 24, p, 118 Putgatotio, tav. 25, p. 121 Paradiso, tav. 26, p. 12% Stmiiura generale deí Ďcatmei'on, tav. 29, PP- 74-75 La nofftmazione umanistica, tav. 39, p. 225 La questione delia Ungua nel Qnquecento, tav. 43, pp. 27S-& Le prime traduzioni delle grandi opere äaliane, rav. 46, pp. 293-96 Le biblioteche ptibbliche. modeme, tav. 5% PP- 358-59 Aicademie> tav. 60, pp. 360-62. Vocabolari e dizionari, tav. 69, p. 400 Le maschere delia commedia delľarte, tav. 7y, p. 422 Períodiá itdiani tra Seicento e Settecento, tav, 79, p. 455 1222 lndioe defle tavoíe Näscüa della storia deik letteratura, tav. 85, p.465 1 /."Encicíopedía in Italia, tav. 87» pp. 487-89 H terna di Don Giovanni, tav. 94, p. 550 Ferrvvia e letteratura, tav. 96, pp. 394-93 ta polemica dassico-romantica, tav. 105, pp. 614-15 Schema riassunttpo dei cctpitoU de I Frornessi Sposi, tav. 107, PP- 643-47 Ľepistolano di Leopardi, tav. to8, p. 659 La stenografia del Řisorgimento, tav. 109, pp. 601-62 Membrialhtica garibaldina, tav. m, p. 696 Le storie letterarie deďOttocentot tav. u6, pp. 736-37 Bkkletta e letteratura, tav. 117, p. 746 Im questione meridionals, tav, n&, p. 748 H teatra dialettale dopo ľunitä, tav. 134, pp. 814-17 Le avangmrdie storicbe, tav. 142, p. 874 Le riviste culttírali dalla « Voce» a «Pritmto», tav. 147, pp. Vediioria delNovecento, tav. r^ó, pp. 1027-30 Uomvia, Brancati Soldáti Flaiano e ti cinema, tav. 164, pp. 1073-76 Riviste letterarie del dopoguena, tav-163,' pp. mo-n Letteratura e movimenti giovanili, tav. 169, pp. 1138-39 Bcologk e letteratura, tav. s/o, pp. 116E-62 La letteratura eilcomputer, tav. 171, pp. 1163-65 La fine deíviaggh, tav. X73, PP> 1378-79 CARTE Le ptú antkhe umversitd italiane, tav. 10, p. 25 Lť lingue romsnze, tav. 13, p. 31 l maggiori centri culturali iudiani nel secofo xm, tav. 18, pp. 59-61 I centri culturali (i}8o-i4$4), tav. 3i, pp. 193-94 í teátri a Venezia nelsecolo xvm, tav. 88, p. 494 I due viaggi europci delgiovane Aifieri, tav. 92, p, 541 1 centri ndturalilio\o-t p. 44) 0.3.6. I generi «imcrmedi»: poesia didattica e poesia comíca 0.3.7. ^ rirardoitaliano: le ktteratuie romanze in '{■■■}{ Epoca i la civ1ltá comonale (finq al 1300} 1.1. Societa e cultura od secoío xm 1,1,1, 1,1.3!, H. 3. i. i.j. 3.1.6. 1.1.7. La societa ítallana nel aecoJü xin Modellí culruiali e forme lerterarie Letteratura volgare e letteratura Istina La produzione di libxi e ía tradizione della letteratura volgare I luoghí isEÍtazionali La víta comunale e la reiorica Poesia popokre e giuUaresea Caltora e centri geografie! (tav. j8: / tnaggiůri centri adlutali itati&ni nelseCúít) Xllí, pp. 59-61) J 2a5 1,2. La letteratura religiosa La vita reügiosa nei secolo xm j.a,a, San Francesco d Assisi e il Cmtico difrate Sole 1.2.3. La ietteratura degli oidini niendicanu 1.2.4. La poesta didattiea vulgare defl'ItaÜa set-tcrnrionale (tav. 19: La venificäzione üalians, pp. 66- 67) 1.2.5. Bonaventura da Bagiioregio: il potere mi-fctiai della parola 1.2.6. Tommaso d'Aquino: il potere della ra-gione 1.2.7. lacopone da Todi (tav. 20: Laudü, p. 70) 1.3. 1.3.1. 1.3.2. 1.3.3 1.34. r.3-5 1.3 A i.3,7. 1.3.9 1.3.10 1.3.TI Lh lirica volgare La nascita della lirica volgare: tradizione e problemi storici (tav, 21: Componimmti e forme stmfkhe italiauc, pp. 74-75) La BcnoJa Sicilians ft Contmto di Cieb d'Aleamo: parodk dell'amore cortese Guittone d'Arezzo e. i rimatori siculo-to-scani Rnsiico Filippi II «doke stil novo»: caraueri general! Guido GuinizKelli, precursory dello «util novo» Gttido Cavalcanri; 1'amoie cbe di^trvigge Gli «stilnoviatr» ininori e Qno da Pistma I.o sviluppo d-.;lla poesia «{(iocosa» Folgore da San Gimignano: la vita cortese come immagjrsario 1.4, Le forme delia prosa M-*- Laiiascita delia prosa vpígare: tradudoni e diviigaxiorte 1.4.2. Tratrausrica enridopedics e scientiftea 1.4.3. Scritture storiche e cronache « 14,4. U Milione di Marco Polo i.4.5, La prosa rnoralisrica r 4.6. Laiiariativa Epoca 2 la crisi del mondo comunale (1300-1380) 2.1. Dante Alighieri 2.1.i. Dante tra Dnctejito e Trectntc a.i,a. La vita 2.1.3. Lh prima attivitä poetica 2.1.4. L'esaltaziooe di Beatrice e k Vila nuova 2.1.5. Ix rime ddk m.atnFirä e delľesiiio a.1.6. H CÓHvivio e la «perfezione> della corto seenza 2.1.7. D L\ vulgsri eloquentia: la rieerca del volgare «ilÜustre» 2.1.8. La Monarchia 2, t.cf, Le tredici Epistolae 2.1.10. Operette latine minori (tav. 22: Ecloga/Egloga, p. 108) 2.1.11. La Divina Commedia: datazione, pubbli-cazione, diffusione (tav. 23: La poesia didattica del Trecento, p. 109) 2.1.12. La Divina Commedia: titolo e struttura 2.1.13. Ľinrerpretazione: visione, aliegoria, figura 2.1.14. II sistema fjlosofico, cosrnico e teologico 2.1.15. ľ giudizio sul mondo storico e politico 2.1.16. Dante come personaggio-poeta 2.1.17. Le forme della rappresentazione 2.1.18. La creazione di una lingua poetica 2.1.19. VInferno (tav. 24: Inferno, p. 118} 2.1.20. II Purgatorio (tav. iy. Purgarorio, p. I2x) 2.1.21. IÍ Paraduo (tav. 26: Paradiso, p. 123) 2.1.22. Danteenoi 2.2. La cuhura neíla crisi del secolq xiv i.2,1. Una grande depression* in Iralia e in Kuropa 97 roo 12/ 127. 348 34,10. 34.11, 34.12. 3-5- 3.5.1, 3.5.2. 3-J<3< 3-3 4- La nuuva letteratura de 11 a Firenxe medicea La Firenze di Lorenzo il Magnifko DairUnmnesimo «eívile» a) platonismu La pis pbilosopkia di Marsilio Ficino (tav. 36: Emetíea/Ermetíma/Neapiatem mto, p. 217) Un «irrx*golarc» nella Firenze laurenziana: Luigi Pulci II Morganfe Lorenzo il Magnifico, signore e serittore Le opere di Lcwcnzoi tra generi e strlí diversi (iav. 37; Satira delvilisno, p, 213; tav. 38: Csnti camascialescbi, p. 224) Angelo Polizíano, intcllcttuaJe mediceo (iav. 39: La ttominaztatte umanisítce, p, 225) Lirka latina e volgare del Polizíano Le Stanze per k giostra-, sogno. umanistico di una síatesi tra poiere e bellezza Lontano da Firenze: la Favola ďOtfeo Ritorno a Firenze: il Polizíano filologů C umanuta (iav. 40: Silvae/5eíťf, p. 230) Pico della Mirandola 2j5 2lri 2i6 218 219 227 22 h 23O La letter a mra delľltslta padaná La letteratura delle corli padané a3a La cultnra ferrarese a33 MatteoMaria Boíardo; vita eopere miiwtí 234 VOrlando imiamorato e il risorgere det «cavalieti antitjui» Viccndc, personaggi, movtmenti defi7«" 3'5-6. Posizione storica áeXYlnnämorato 3>5-7- fl sogno di Polifilo 237 242 j.6. La letieratwrn uragonese 3.6-f. Potere e cdturfl ne! Regno di Napoli 3.6.2, La lirka e la narrativa 3.6.3, L'umanesimo mondano di Giovanni Pont ano 3.64. Le opere dei Pontano 3.6.5. Iacobo Sannazaro: una vita tra malksconia e ťedelta 3.6.6. V Arcadia, fondazionediunpaesaggiospi rituále europeo 242 3.6.7. Akre opere di Sannazam 244 3.6.8. Dalla Greek all'Italia signociíe-. Michcle Mámilo Tarcaniota 244 Epoca 4 ĽETA DELLE GUERRE D'ItaLIA (1494-1559) Uii tempo dí grandi «mutazionj» Le guerre ďltalia (1494-1359} 247 Strutture politiche, sociali, economkhe 247 La Riforma protestante e la Chiesa ítaliana 249 250 2JI 252 *54 4.1. 4.1.1. 4.1.2. 4.1.3. 4.14, 4.1,5. 4-1-6. 4.1.7, 4.1.8. 4-1,1:0. 4.1.11. 4.1.12. 4.1.13. 4-Í.H- La nuova immaginc ddl'uomo Le ani e il loro nuovo rílievo culturale Leonardo da Vinei Condizione socíale dei letteratí (tav. 41: Beneftd ecclesiastiá, p. 255) La stampa trasforma radicalmente i libri e la letteratura Classkismo, cultura delia contraddrzione, antíclassicísmo, Manicrismo (tav. 42: Manierismo, p. 258) I centri cuiturali La letteratura in Jatino La letteratura rebgiosa Ľ«invenzione» del teatro cnodemo L'Italia ŕnoti ďitalia 4.2. Níccolň Maehiaveíli 4-2.1. Firenze «repubblica dí Cristo»: Gerolamo Savonarola 264 4.2.2, La vita di Niccoio Machiavelli 265 4,4.7. 4.2,3. L'epistoJaiío di Machiavelli tra cose 44Ä «grandiw e cose «vane» 267 424^ Gli seritti del periodo della cancelleria 268 44,9. IIPrincipe 269 índíce generale 4.2.6, IDiscorsi 4.2.7. Machiavcili poeta 4.2.8. MachiavelU «comico» 4.2.9, UArte deltagaerra e gli ultimi sciídí politici 277 (iav. 43: Im questionc delta lingua net Cinquecento, pp, 278-81) 4.2.10. Macbiavelli storico 27a 4.2.11. B mito di MachUvelli 280 4.2.12. Come si pud feggere oggi Machiavelli 282 5 73 z75 í73 4-3 4.3.2, 4'3-3. 4.34 4.3-6, 4-37. 4>J.& 43-9 4,3,ro. 44.1 4*4** 4-4-3. 444, 44,5. 4.4.6. Ludovico Arioato Lavita La Urica deil'Ariostü Le commedie (tav. 44: Capitoio in terza nma) p. 287) L'autobkgrafia poftica delk Satire (töv, 45: Satira, pp. 289-91) L''Orlando Jurioso: i tempi e le fast della lediizione (rav. 46: Le prime tmduzioni delk grandi opereüaÜan?. pp. 293-96) I material! narrativi L'autore e Ü suo pubblico I temi essenziali Metrka e Ünguaggio Interpretazione e sigaificato storico del-}''Orlando furmo II Ga&sicisrno e la foüdanotie dei tiuovi modelli Confiitii di linguaggi e fondazbne di nuo-vi modelli Pietro Bembo: una cultura umasiistka, mondana e cortigiana La carriers ccclesiastka del Bembo e le Prose delta ootgpr lingua Baldassarte Castiglrone: vita di un genti-luomo dall'ltalia padana alia Spagna imperiale Ü Cortegiano Una diversa ipotesi classicistka: Giovan Giorgio Trissino (tav. 47: La imgedie clammtica nel Cinquecento e netSeicmtQ, pp. 309-10) II sjsterna dei generi La Urica petrarchistica (tav, 48: Vöemetti, pp. 312-13) La Urica femminile (tav. 49: Cortigütfte, p. 314) 28tí 287 289 293 297 298 300 302 305 306 3 ně 309 311 44-10, 44»** 44-**, 4-M3' 1228 Indite generále La novella 314 I generi teatrali 316 La commedia 316 Ua inteiletruale «medio» nel sístema dei modelli: Annibal Caro 318 44,14, I trattati stuTamore e sul eomportítmento 318 44,3:5:, La cultuta fJosoiica 319 44.16. Poetica e tetoriea: nascita della cxkicaiet- terária 319 4.5, Fluňlingutsmo e antkiasskisino 4.5,í, O plurilingííisrao netlltaíia setíestfrionak 322 4.5.2, La vita e le opete di Teofilo Foíengo 322 4.5.3. VOpus macarotticum e il Balďm 323 4.54. U mondo oscuro e paradossale del Baldus 324 4.5.5, La lingua pedantesea 325 4.5.6, Il teatro a Veneris e ne! Veneto 325 4.5.7, Víta e opere di Angelo Bečko, detto Ruz-a»e 326 4.5.8, Ruzzattte e il mondo contadioo 327 4.5.9, Un uomo di succeaso: Pietto Arefina «6a-gelk dei princípí* (tav. 50-. Pasquinstc, p. 328) 5,3.5, 4.5.1a. Ľoffidna lettetatja delľAretino 329 4.5. II. La ktíeratura in tipografia 330 5,1,6, (tav, 51: Lettere e téri di kttere, p. 331) 5.1.7, 4,6. La crisi delta cultura fioreRtina e 5-1.8. coscana 4.6.1. II Principato mediceo e Ja cultara fioren- 5.1.9, tma 4,6.2, Francesco Guicciardini; la vitá dí un pol t- 5.1.10, tieo di alto rango 33^ 4.6.3. La rifiessione sui fondamenti deík poHti- 5,1.11, ea: i Rimrdi 334 5.1.12. (tav, 32: Aforismi, p. 334) 4,6.4. La Stom d'Italia 335 5.4. (tav, 53: La Stenografia dal Quattrocento d 5,2.1, Seicento, p. 337) 5-2-. 2, 4.6.5. Ľ«uorao del Gukciardini» 337 4.6.6, Francesco Berni e il modello burlesco 33« 5.2.3, (tav. 54: Poesia bcmesea e giocosa, p. 339i 4.6,7. AJtri scrittori fíoreotŕni MO 5.2.4, 4.6,8. La cultura senese 340 (tav. 55: Öraziofie, p. 341) 5.2.5, 4.6.9. Michelangelo Buonarroti: un grande artí- sta davanti alla letteratura 34í 4,6.10, Monsígnor Giovanni Della Casa 343 5,2,6, (tav. 56: l&nfambrniznt/Spezzatura, p, 344) 4.6.íi. Btsraarns e aceademisrno nella Firenze di Cosimo 1 345 4.6.12. Giorgio Vasari e le biografie deglí artisti 346 4.6.13. Li Vits di Cellini, prima autobiografia moderna 347 Epoca 5 La sooft a di Antico regime (1559-1690) 5* 5.1.1. 5.1.2, 5.1.3, 5-14. Nelľorizzoníe delia Controriforma Utt assetto sociale di lunga durata 331 La Chiesa della Coatroriíorma 353 (tav, 57: Molmismo/Giansetikmo, PP< 354-55) Pedagogia e controllo della cultura nella Controriforma 355 La cultura ufficiale e istituzionak delia Controriforma 356 (tav, 58: Miatkß della Contmrifhrma, p. 357; tav. 59: Le bibliottche pubbliche moderne, pp. 358-59) ínteiiettuaii e luoghi istituzíonali laici 358 (tav, 6o: Äccademie, pp. 360-62) Ufia cultura di opposizkme 361 I centri cultuf alí 362 (tav. 61: Uhertino/Libertmistna, p. 363) Ľofisessíone deila politica 364 (tav, 62; Utopia, p, 366) Le «buone ledere» eontro í'assoiutismo: Traianô Boccalini 366 La vita e la battaglia politico-religiosa di Paofo Sarpi 367 Ľlstoria del concUio tridmtino 365 L'Italia fuori dltaiia 370 Torquato Tasso Splendore e crisi della corte ŕerrarese 371 Una viía segnsta dalia «malinconia» 372 (tav, 63; Poema eroico, p. 373) Confiitti psicologid e figura imelkrtuaie di Tasso 375 La sctfttura Iktea 377 (tav, 64; Madrigale, p. 37$) II paradiso pastorále éeWAmittta 379 (tav, 65: Pmdammo}p. 379; tav. 66: Povolá pastorále, p. 380) Genesi, cnmposizione, revisione del poema eroico 5.47 5-a.8. 5-4.9-5.2.10. 5-4.11. ***** 5.2.14. 5-4.15. Intorno al poema: la poetka di Tasso La struttura narrariva della GcrusaUmm Uherata II sistema delle forze e dei personaggi Tcmi e simboli del poema Stile e linguaggio (tav. 67: Chiasmo, p. 390Í Una tensione senza soluzione La conversazione «malinconica» dei Dia- loghi La serittura tragi ca Le ultime opere 383 3*5 386 388 3S9 391 54.XO. 3-4-* *. ^^uradialett^ G^C«ar«c roce" , ** «rtso popo]are * ™Wo e byon 417 5*J 5-5" 5-52 5-3 5-3.i. 5.3.2. 53-3-S'3-4. 5.3.5' 5-3-6. 5.3'7. Dt! Manierismo at Baroceo Nuovi eeioHcí culturalí (tav, 68: La letteratura delle immagini, pp, 396-97) D alla «civil conversazioni-.* alla «dtssirii iazione onesta» Le pokmiebe ktterarie La situazione Unguistica Un termine per ľane del Seicento; il rocco (tav. 69: Vocabolarí e dmonan, p. 400 tav. 70: Baroceo, p. 401) Temi e forme del Baroceo Conceitismo e arguzia: la trattatistica rocca 5-4. 54-i. 5,4.2- j-43. 544- 54.6. 54-7- 54-6. $4.9. La letteratura ba rocca Caratteri della kttetatura barocca in ítalia 405 U cavalíer Marino, nuovo principe della poesia (tav. yr. Oratoria aera della Contmrifor-may p. 407) Metodo c linguflggio del Marino UAdotte, un grande poema «antÍEiarra-tivo» Tass-oni, Cbiabrera e Testi (tav. 72: Poema eroicomteo, p. 410) Akri poeti děl Seicento Un gene re tutto «moderno»: il romana ín prosa (uv. 73: Poesia figurata, p. 41Z>lav- 74: Romanzo picaresco, p. 413) La letteratura barocca gesuitica: Paniello Bartoíi 414 La letteratura diakttaie II teatro del mondo Tutto it mondo č un teatro La pastorale come «tragicommedia»; II pastor fido del Guarini 5.5.3. La nascita de) dramma per musica 5.5.4. La commedia dell'artc, teatro profan» 9 ĽArcadia: íl modello pastorále e la políčka culturale 459 La poe*ÍÄ areadka nel Setcecento 461 (tav. 82: Canionctta, p, 461) Verso una letteratura teattale 462 íl tempo delia entka Tra critica e.d «nidizione 464 Ludovico Antonio Murstori 464 (tav. 83: liaxätň dells storis delk Uíteratu-r#, p. 465) Neila nobíka venem: Scipione Mafŕei e Antonio Conti 465 Pietro Giannune 466 Giambattista Vjco; í'autobiografia e le opere rmoorí 467 Come inrerpretare oggi íl pensiero di Vico 46g Redaziaüi e stmttura delia ScieHZd nuoaa 470 Una «nuova atte critica» 47i D mondo del melodramma Foituiia ň sfortuna tlel mebdramma 474 (tav. 84: Mdodranififä/C.antaiíí/Oruíono, p. 475) Da Canipo de' FloriaUa corie di Vienna: la vita di Metastaski 476 La struítura del libretto roetastasiano 476 L'aHermuzione di un nuovo linguaggla sentimentale 478 Svolglmenti delia libreni&tka ne 1 Settecento 479 6.4. Ľliluminismo in Italia 64.1. Che cos'č ľíliurnínismo 481 (tav. 85: Set/srstná, p. 482) 64.2. Grandi miitamKDti socialí 484 (tav. 86: Mecvamm&io, p. 484) 64.3. Lc riforme in Italia 486 644. IstitiĽíkní culmraií c mercato Ubawrio 4ÍS6 (tav. 87: ľEneiclopedia m liatia, pp. 487-89) 64.5. Caratterí deinilurninismo iraíiano 48S 6.4.6. Tře mediaton dl Cultura; Algarotti, Bettírielli, Baretti 489 6.4.7. CjIí illummisti merídionali 491 6.5. Carlo Goldoni e la ml iura veneziana 6.5.$. Venezía nel Settcocnto: pubblíeo, lettera- tura, apettacolo 493 (tav. 88: / ieattia Venezia mlsecoio xvitt, p. 494) 6.5.2. Carlo Goldoni; urta víta per íl teatro 494 6.5.3. K «enntänente» Goldoni 497 6.5.4. Una period izzaxione delľespt-rknza comica dí Goldoni 499 6.5.5. Esperienze fnori dalla «riforma* 500 6.5.6. H punto di vista delľautore 500 6.5.7. Ö «libro del Mondo» 502 6.3.8. La řasduazíonc e J malessere del teatro 503 6.5.9. í capokvon goldoniani 504 6.5.10. Gaaparo Gozzi, gioi-nalista «malinconko» 506 6.5.11. Carlo GoKzi: l'odio del presents e il piacere deíľínraozia 507 6.6. La culture lombarda e Giuseppe Parini 6.6.1. La cuhvra lombarda nelieta dl Maria Teresa 508 6.6.2. Pietro Vetři c til Cöfre» 508 6.6.3. Césare Beccaria 51c 6.6.4. Giuseppe Parini: una vita senza viaggi e senza a wen ture 513 6.6.5. Ideológia ciasskJstíca e posiaJone sociale del Parini 513 6.6.6. La poetka del Patini 514 6.6.7. Storia c struttura generale de Ji Cxôrm 515 (tav. 89: Pomtstti e forme poztiche inter-r/tedie, p. 516; tav. 90: Veno naoko, p. 517) 6.6.8. HMättino zllMezzogiomo 5l8 6.6.9. nuove tedazioni e 1^ Motte 519 6.6.10. Le Odi' dWskismo e nobiká del poeta 52° 6.7. Una nuova int|uietudäne europea 6.7.1. H Neoclasskísmo 6+7-2. Vej-so una nuova esperienza delľio 524 6.7.3. ĽtrruzioiM! dd iicgatívo ^ 6.7.4. Ls letteratura iuliana di fronte nDy nuova sensibilita europea 5aJ5 6.8. 6Ä1. 6.8.2. 6.5.3. 6.84. 6.8.5. 6.8.6. 6.8.7. 6.8.8. 6.8.9. 7.1. 7.1.s 7.1.3, 71.4- 7. í. 5. MA 7.1.7. 7. f. 8. 7.1.9. 7.2. 7.1.1. 7.2.3, 7.24, 7.2.5. Vittorio AHieti Un nobile insocidisfaíro alia ricerca di se stesso L» seritrura dele tragecíie Fra tragédia e poEtkra; l'jdcoíogta aifíe rtana II sistema tiagico alfieriano Le tragedie dal 1775 al 1782 II Saul: un'impossibile volonlä di potenza Lc uliime trKgedie c la Mitra Ľimmaginc deli'io e le Rime U Vila Itav. 91: Auobiopafu, pp. 539.40; tav. 92: I due viaggi tuľopei Sd giovímč Alficn, P- 54') Epoca 7 La rjvoi.uzione in Europa (1789-1815) H íempo delia rivoluzione U crollo delJ'An[íco regime (tav, 9;: Giacobini/GiacobiutS'iio, p. 546I Ľorizzoiite sociale e ľeredita delia rivolu-zione Glf ulíimj übecrini Lorea» Da Ponte dav. 94; it terna tli don Giovanni, p. 5?oí Gli Í3itellettuali e l'«opinionc pubblics» La oiltura giaeobina italiana La riflesňofle ideologies Vincenzo Cooco e la eritia ciclta Mgione giacobina Un iimwo sguardo dell'Eoropa alľltahíi 52S 53d «2 534 536 537 337 53« 539 343 vtľ ,4a íji 553 JH 3.55 555 La letteratura delľltalia isapoleonica n claaskisiíjo delľetä napoleťináca 537 La earners di Vineenzo Montí 55^ Moatí poeta del neockssícísino papale 560 Monti potia dri classiosmu boig'Desc 50-' Valore e signifiialo deS'opera del Monti 56} 7.2.6. Ilputisraoefcdiscussionisullaling™ 5ť'.' Indíoe generale PSeno Giordani 7-i 7.3.1 7.J.2, 7-3-3 Ugo Foscolo La vita Dalla vita alia letteratura II contrasto e la sconfitta: Jacopo Ortis (tav. 95: Rvmanzo epistolare, pp. 571-72) 7.J.4. La poesia neoclassica dei sonetti e dclle odi 7.3.5. ľraduziorii e rapporti con i classic! 7.3.6. Deiüepohi 7.3.7. La inascheta di Didimo Chierico 7.3.8. Natura., societa, letteratura. la tiflessione ideologies di Foscolo 7.3.9. 1*' Grazie: composiziolie e strutltjm 7.3.10. La pot'sia delle Grazie 7.3.11. Foscolo crilK'o 7.3.12. Foscolo nella cultuta iraliaua Epoca8 Restaukazionb b Kisorgimknto (i8j5-i86i) L'Europa e ľitalia tra Restaurazione e rivoli.zioni Trn il 1815 c íl 1861: RostHurazkMtce i ivulu* zioni europec Sviluppo industrialc r- capititlisnio (tav. 96: Ferrttťia ľ ictfctttfnrti, pp. 594-95; tav. 97: Motta, p. 597) Trasforinazione delle istituzioní culturali jyo 11 mcrcalo cditoriale: scrittori e pubblico 599 (tav. 98: Ahtlamiceo, p. 600; tav. 99: Kú-mtitizo storicv. p. 601; tav. too: Rotntmzo d'appemliee, p. 602) La iivoluzione romantica (tav. 10]: Romantico/Ro/natilKKWo, p. 603; t;rv. 102: ľotetore, p. 605) Extensions limiti. radiči socwli del Ko inanlicisiuo 'I'endenzc c fast del Roffiarticismo enropeo Kotlttra t: soplpwivenni del sjsreina dei jrencri (lav. 103: Btiilafa raiPtntitica/RtfitHotzd, p. f.10) ĽUiilia e la cnhuril romantica europe (j;tv 104: Nuncllci rowtiurim in t>cvu\ p. 611! 565 568 371 !75 577 577 i in 581 585 -V 5X8 «,i.}. 8.M. 8...; R.I.C. 8,1.7. K 1.9. 593 594 598 602 607 <.:■•:. t 61J Indies generale 8.2, II Rumanticisrno in Italia 8.2^1 Caratteri e lirmti del Romandcisino iia.- Her» (tav. 105; La polemka classico-mmaiitica, pp. 614-15) 8.2.2. Clasírici e romantici 8.2.3. Un compagno di strada dei romantici: Carlo Porta 8.24, Temi c petsonaggi deüs poesia di Porta 8.2.5. H groppo del «Conciliatore» 8.3.6. Giovanni Beichei 8.2.7. Silvio PeÜico 8.1.8. Svoígimenti del Romanricismo lombardo 8.14h GH mtellcituali dell'«Antoíogia» 8.3. Alessandro MatiKoni 8.3.1. La vita 8.3.2. Formazione e prúui tentativi poetici (tav. 106: IdilUo moderno, p. 629) 8.3.3. ťinqukta řeligioska del Manzoni 8.34. Gli Inni sam 8.3.J. Prove di poesia civile 8.3.6. La serittura tragica e H Coníe di Carms- 8.3.7. ĽAdekht 8.3.8. Saggistka religiosa, storka, ktteraria 8.3.9. II Cinque Maggio 8.3.10. La Pentecoste e gli inni sacri incompiuti 5.3.11. Genesi« 3toria del mmamo 8.3,312, U romanzo e la stořia 8.3.13, II Fermo e Lucia 8.3.14, i" Prometši Sposi: struttura e movimenri narrativi (tav. 107: Schema rkssuHttvo dei capitolide I Promessi Sposi, pp. 643-47) 8.3.15, La posizione dei nartatore: tra reahá c ideológia 8.3.16, I caraiteii dei personaggi S.3-*7. La língua del roinanzo e la questione lin- guiatíca 8.3.18. GU seritti di teória e di educaziotie liti- 8.3.19. Addio aí romanxo 8.3.20. Grandezza e iimki dclloperamanzoniaůa 655 $.4, Giacomo Leopardi 8.4.1, La vita (tav. 10H: lU'pitfckrio diLeoperdi. p. 659: tav. 109: Im Monografia del Rhargimenío, pp. 661-62) 8,4.2, 613 84.3. 8,4.4, 8,4.3. íij 8.4.6. 6ii 84.7. Si S 84.8. 6zd 8.4,5», 621 6 21 8.4.10. 6Z2 84,11. 623 8.4.12, 8.4.13, 62, 8.4.14. 628 84,15. 8.4.16, 630 8.4.17, Ů31 6}z 8.5, 8.J.I. 652 8.5.1. 636 6)7 8.5.3. 638 8.5.4. 639 8,5.5. 640 É4! 8.J.Ä. 8,5.7. 642 8.j.8. «.5.9. 8,5.10. 648 650 8.6. «31 8,6.1, 8.6.2, 6j3 8.6,3. 654 8,6.4. S55 8.7, 8.7... La rormaxione cultursle e gíi seritti dei primissimi anni / 663 Verso la poesia / 664 Tta ckssicismo e Romamkismo 665 Lo Zibddme e le íasi del pensiero di Leopardí 667 Gli idilli 671 Lc canzoni 672 Le Operette motali 675 Fuori da Rec&nati: partecipazione e astín- sione 678 U «risorgimemo» poetico 679 I eanti recanatesi 681 (tav. uro*. Canzone libera, p. 681) II soggiorno fiorentino e le ultime Operette 684 Ľamore e la nnova poesia 685 L'uomo e ia societa 687 Leopardí sstirko 688 La ginestra e U tramonto dells luna- 69a II modelki del poeta e deU'inteíIctmaíe 692 Leíretatura e politica nel Risorgimenio Letteratura e politica 694 La ciiUura democrat ica e repubblkana 695 (tav. im: Mentoriälhtka guribaldina, p. 696) Giuseppe Mazzini 696 Alcuoí serittort democratic! 698 La ciiítura cattolica e il Risorgimerito 699 (tav. 112: Pedagogia, p. 700) Vincenzo Giobeni 70í Liberáli e rnoderati píemontesi 702 Aspetti delila poesia rotnantica e patriot- tica 703 Niceoid Tommaseo 704 Giuseppe Giusti 707 In un mondo estraneo ai muíamenti La cultura reazíonaria in Italia 7c8 VitaecultisradiGiuseppeGioacbino Belli 70S í Sonetu, «monuinemo» delia plebe romána 7^9 II profondo Sud e ľ opera di Vineenso Padula 712 U melodramma romaiitico e Giuseppe Verdi [ generi teatrali tra Renauraxione e rimento 7*4 8.8 8.8,1. 8.8.3. 8.8.4. 8.8.5. 8.8.6. 8.8.7. 8.8.8. 8.8.9. 8.8.10, 8.8.2,. 8.8.12. 715 7 J. ň 720 720 722 724 725 8.7.2. La grande opera rotnantica 8.7.3. 11 meípdramma negíi anni delt Restaurazíone 8.7.4. ^ genio dramrnatko di Vettli 717 8.7.5. Libretti e librettisrj di Giuseppe Verdi 718 Verso unfl nuova reattä At di lä del Romamkismo Vita c opere di Carlo Cattaneo Itav. 113: Positivismo, p, 721) La ŕiiosofía «militante» di Cattaneo Le scelte rivoluzionark di Ferrari e Pisa ca ne II realismo moderato di Carlo Tenea La natrativa ncgli anni Cinqnanta e la letteratura «campagnola» Ippolito Nievo: la vila Le opere minori di Níca'o Le Confesiioni di un italiano fiav. 114: Komárno moderno, p. 729; tav. \vy. Romanzo di formazione, p. 730) La (■■■;.(!;:■-.1 laica nnpoletana Francesco De Sanctis: la víta I S'aggi critici e i fondamenti delia crítica 8.8,13. I-'3 Stork delia letteratura itatímu (tav, 116: Le stone Jetterarie delVOttocm to. pp, 756-37} Le kí-ioni nspoktane t il giudalo sul presente Gli seritti autobíografíci Epoca9 La nuova Italia (1861-1910) Indke generale "33 9.1-5. JP^tiv^oeíenuovesdaae 9.1.6. Injdlcttüdiewiiuaioni^njj 9.X.7. Edttoria. S[3rnpa e mercato librarb: wo una cultura di massa j^lingiaitaliaMelascüola 757 758 7í9 761 92. Scapiglíatura e dintomi 9,2-1. Ľ arte comro h societa 764 íl decadeiirismo europeo 763 (tav, 124: Deardmtwtoo/DecadeKti, p. 7Ó6: tav. 123: Simholhmo/Siwbotisii, p. 767; tav. 126: Prer&ffwUiti, p. 768} Ií prime lentatívo italiano di una nuova arte: la Scapigliatura 768 (tav. 127; Scapigliaiura, p, 769) La Scapiglíatura milanese degli annj Stťnmta Carlo Doasi rra víra e letteratura 9.2.6. ricerca espressionistica di Dossj 9^.7. Lí! Scapiglíatura demoeratica La ScapjgJiatuta píemomese 9.2.2. 9,2.4. 9-2.5. 9.2,8, 770 771 r? i 774 774 8.9.14, 88.15. 9.1,1, 9-1.2, 9,1.3, 9.1.4. L'Italia borgbese e liberale uctia societa e nello cultura europea Limit] cronolo^rct Uno sví'luppo senza Ikaiti (tav. ri7: Bicicletŕa e letiemtura, p. 74í) La nuova Italia: oiizzonti sociaíi, politici, kleologici ; ftav. 1 r.8: La questione meridional?, p- 748^ Le tendenze domirtanti delia cultura europea 7 (tsv. 119: Moderifhifio, p. 750; tav. 120: Bwluzkmiímo, p. 757; tav, 121: Sociológia-. p. 752; tav. 12,2; AntJ-opitlogk, p. 75.3-;íav-S23: Pikohgia/Pskoanalm, pp- 75+5^ j. Cartbcei e il dafMíieísrao 1. Ií rirotno del clasifkisjno i. Vír.a di un poets-professore: Giosite C;iĽdui:;i i. Le raccolte poctiche del Carducci (tav. 128: Metrice barbara, p. 778) , Svolgimcnto e caratteri delia poesa cav ducciana itav. 129; PumamenestmůIPamúsmmi, P 780) , Tcmi c risultnti del Carducd poeta Carducci prosatore e airico T ra realtsmoeclařsicisino: la paeria delľe-tä carducciana 77d 777 77y 7H1 783 784 9-4. Giovanni Vergat 9-4-1- 7«3 . -crgaeilverismo ^^rratrva naturalista Italians snm n™ nuova feiierstum 9-t-3- lnuovi„„„ . ľ** 1234 Indke generale 945-9.4*6 9.4.7, 9.4.8. 94.9 94.10. 9,4.11 94.12. 94**3-94.14, 94- í?- 9. j. 9.5.2. 9-5-3 9.J4. 9.5.5, 956. 9.5,7-9.5.8. 9-5.9- 9.5-10. 9.5.11, 9-5-í 2. 9.6. 9-6.1, 9.6.2. 9.6.3. 9.6.4. 9.6.5. 9.6,6. 9.6.8, Vita di Giovanni Verga 791 Verga prima del vetismo 793 La strada de! verismo 794 Verga novelliere: Vita dei campt 795 / Maíävogíta 796 Tra mondo oontadino e mondo cittadino 799 (tav. 132: Stile indiretto lihew, p. 799) Mastro-don Gesttaldo 800 L. e uhhrte raecohe c!i novelle 802 II teatro di Verga 803 Vita e opere di Federko De Roberto Ä04 «öra che ľltaUa ě fatta* dobbiamo faře gli affari nosttiw: il mondo dei Vkeré 804 Nell'orbita del flaíwmiísmo Modi di rappresentazioňe tfa il reale ts ľídeale 807 Q mondo di Pinocchio 80S Narratori toscani Sto ;tav. 133: Maccbiäioli, p. 8io) Le varie facce deHa rtarretiva meridionaíe 811 La Napoli di Salvatore Di Giacomo Varie esperienze dialettali (tav. 134: It teatro iialettale dopo Vunita, pp- 814- 17S Forme delta narrativa seltemrkinals Edrnondo Dc Amicis e Cuore Antonio Fogasaaro: un tnteJkttua!c catto- lico nella nuova itaiia I. romansri di Fogazzaro ♦ La Sardegna di Grazia Dekdda Verso un teatro borghese IVAmiunzio e ľestctismo JQ tempo deFesretismo 826 (tav, T35: Esietismo, p. 826; tav, 136: Liberty, p. 827) [1 «vivere intmitabiie» di Gabriele D'An-nunxio 828 It sistema delia scrittura dansiusziana 831 Da Přímo Vere ai Poema paradisiaca; una poesia onnivora 831 H romanzo delia Roma bínantlna: HPiäcere 833 (tav, 137: Kitsch, p. 834} Nuovi rent nv. di romance proble:nstic Utkuziom cultorali in Italia B lavoro e la wndwione sociale de^li scrittori (tav, 145: PJzeviro, p. 88i) Tra cetitro c provincia; una nuov; (tav. 146: f centri ctdturali, 1 pp. 883' 1 üi poo« in«^w. Aid. h v-A-Miese^' j j Qou&SO G0V0113 915 1:1. if „0* il ^ocosa liberta dej " ,^-:t^» di Fcderi i ■____,___L;,,„i5ino«Pluv 9t7 L'csp flo T ••••• ^^'t^^^diPír.ndello 10^2.» 10,2.2. 10,2.3 X0.24 ro.2.5, I0.2.Ů. (0,2,7. I0.2.Ä. 10.2.9 10.2,10, 10,2, IX, í0.2, £2. ro.a.13. 10,2,14, Í0.2.Í5 (0,3, 10,3,1. 10.3.2, 10.3,3 10,34 10.5.3. Ideologie filosofia, poiiúca. ^ La batteglia titteJJe.nuale La í.diitsturai. bitdlettuale di Benedetto Croce (tav. 147; Le miste culturali dalla «Voee» a <*Primat ■ i >;i /, 'ufficrfsitto a ir' w...... . U XwHv per tut ríM/M e i caratteri delia üQveüwrka di Pirandello 928 iiav, r^j; Hdoppťo, p- 93») L:.....štím ŕfcJ tifltro pírandelíiŕino 931 i StipWOodggi* U «teatro nel teatro» 933 DíiHij ini|ítdi;i iihnko 934 Piniiwldfo. Iii poíitka, ii fascistno (.'okiniil iiďirsuiva pii-öildelüailfl Veiírieu/ť dri teatro delprimo Novecento 937 iiíiv. i5,-i: RťgjdfRegista, p. 938) 5. läjiUi Svcvo r. Umí sinj{olai'461 ri i! jftTSsinup^b di Zeno [. L'iflj li nevrosi. íl tempo t. Ii «riicciijilimenrfia dcí vecehio e il proget- 10 di un mluvo ronianzo , 11 ičairu di Svcvo . La scfaisposrAione di Svevo . Le forme della prosa tra !c dne guetre Anconi il el;KjiH-isii)a: Fcirdinc de «La Cíli Kcrkinri dolfa «Ronda» La letterrtiura del frscUino ira polemichc, 940 940 942 945 94í 949 950 9>i 9 52 954 955 1236 Indke generate Indke generale Mehiefameni i, programme 957 10.6,5. Ta «modernita» di Massimo Bonrampelii 958 10.6,6 Proidcrnaticita di Corrado Alvaro 959 10.6.7. ^Solaria* e le riviste Florentine 960 10.6.8. Esiste un sutrealismo italiano? 061 10.6.9. Alberto Savinio: la ssggczza del -wdilettajts-tisroo* 963 (tav. 152: Smttura autorrtatica, p. 962) Le opere letterarie di Savinio 964 Tommaso Landolfi: la leiietatura difronte aH!«inipossibile» 966 Le opere di Landolfi 967 Antonio Delrlni 068 Dino Buzzati 970 AcbiffieCampflnu^cbscrirrnraumoiistica 970 La critics letteraria 971 Verso un nuovo reaitsmo 971 Romano Btlerichi 972 Unrealismodalpuniodi vista deiproletari 974 10.6.10. 10.6.11. 10.6.12. 10,6.13 10.6.34, 10.6.15. 10.6.16. 10.6.17-XO.6.1S. f 0.6.19. 10.7. 10.7.1 -10,7.2, ro.7.3. so.74. 10.7.5. 10.7*6. io.7.7. í 0.7,8. 10.7.9. 10.7.10, 10.7.11. 10,7.13. 10.7.13. 10.7.14* 10.7.15. 10.7.16. 10.7.17. 10.8.6. UbuferaedHö iow 10.8.7. Montale prosatore íooa 10.8.». Vuoto delia parola e negativita del mondo1: la mtscek di Satura int>2 10.8,9. I& poesia deH'ultimo Montale 1004 £O.S.xo, u «classico» del Novecento italiano ^004 Nuovi caratteri del centri cultural) is trnová poesis La liiica del Novecemo L'ultimo «maledettcw: Dino Campana (tav. 153; Orßsrto/Orficö, p. 977) La lensione morale di Gentente Rebora II mondo desetto e írantumato di Camillo Sbarbaro Tra ricerca e ítadizíooe Umberto Saba: una vita fra lenerezaa e Poesia c culiara di Saba Genesi, struttuía e temi de U cartzottiere Gli scritti in prosa Giuseppe Ungaretii: [a vita Poetica e coltura di Ungasretti Ii pfimo Ungarera: ĽAUegria Sentiment® del tempo e ľultiroo Ungaretti Altre stradě per una ltriea moderna Salvátore Quasimodo Ľetmetismo ftorentino e Alfonso Gatio La via delia poesia dialetrate 10.8 Eugenio Montale 10.8.1. La víta 10.8.2. Una cultura europea 10.8.3. Crkíca e poetica di Montale 10,84. Ossi diseppiä (tav. 154: Correlative oggettko, p- 99ľ) 10.8.5. Leoccaíiotti 978 979 979 y8o 9S2 9Š4 9S5 986 987 988" 5>8? 990 9yt> 991 993 994 99.5 'j)7 í 0.9. I0.9-i. t O.9.2. (o. 9.3. 10.9.4. 10.9.7. 10.9.8. 10.9.9. Carlo I'milio Gadda Vita deH'«ingegncie» 1:006 La gtierra e i diari 1007 Leueratura, tecnica, scienza, filosofia 1008 Da La Madonna dei Filosofi a II wsteiio di Udine 1009 10.9.5. Espressionismo e plurilinguismo ion 10.9.6. La Milano de L'AJalgisa 1012 (tav, 155: Pastiche, p, 1012) La cognhione del daiare 1013 It Pasticciaccio 1016 Eros e Priapo: il fascismo e il ♦tputiido Jezw>» della storia 1018 10.9,10. Gadda e ITtaiia modema 1019 Epoca EI RíCOSTKUZIONE F SVK.UPPO NEL DOPOGUERRA (1945-^968) Societa e cultura del dopoguerra Limid cronologici 1023 Verso uru cultura di roassa: nuovi bent e nuovi consumi Scolarizzaxione e diffusione del lavoro infcdlettuaie Trasformazione del tessuto ltnguistico Le forme del lavoro cdturale e della proiluzione lettciaria (tav. 136: L'ediioria del Novecento, pp. 1027-30; tav. 157; Romanzo politiescofRo-manzore^a/Faniascieitza/Fumetio/Fotoro-tmnzo, pp. 1031-33; tav. 158: U teatro del-I'assurdo, p. 1034) II dibattito ideologico: filosofia e saggi-Štíc* i°54 (tav. 159: Esistenzialismo, p. 1036) Politics e ietteratura 1036 (tav. 160: Linguistics itmlturak\ p. 1037) La cririca letieraria s°39 (tav. 161: Critics loemlogica/Crílica/oriMa-listica/Critťca semiofogkaJCňiica pstcoana-Utká, pp. 1039-41) li, i, EX.1.1. 11,1.2. ii. 1.4. iI.l.j. IO2.4 -Í025 IŮ26 1026 11,1,7 it, i. S 1 fx. a, (12.1. ll.a.3- 11.2.4. 11.2.5, ii. 2.6, 11.2.7. 11.2.8. 11.2.9. ii.2.zo, n.a.n, n. 2.12, 11*2.23. 11.2.14. il2.15, ii.2.»6, 11.2*17. 1043 Ncl tempo del neorealismo Realiŕ(, 11.3.(5. '-a Sicília di Bonavírí e di Fiore IO®3 11.3.(6. Leonardo Sctascia: vita, politiea cult 1084 11.3,17. Le opere di Sciascia Uía l08j ío86 1050 1051 1051 ic-í3 o 3. Da Moravia a Sciascia: una grande nebulo s a nartanvH Realismo critico e tradizione namiiva 1065 Alberto Moravia: h vita 1065 Moravia: metodo namtivo e niodeÜo intellcrtuak 1066 Da Gli indifferenii a Agoslino 1068 Momvia nel dopoguerra 1069 (tav,^63: AUenazktfte, p. 1071) 11.3.6, Vitaliano Brancaii; vita e figura intellet- tuale 1072 Altri narratori gia aicivi negii anniTrenta: Piovene c Soldáti 1074 1.3.8. Ennio Flaiano 1074 (tav. 164: Moravia, Brancaii, Soldáti, Flaiano e it cinema, pp. 1075-76) La memoria e Ü cuore: Giorgio Bassani 1077 La memoria, il lavoro, la tagione: Primo Levi T078 11.3.11. II «caso» Lampedusa 1080 11.3.12. Uno scrittore «posiuina»: Guido Morselli ioSr 11.3.13. Goffredo Parise 1082 I 11.3.1, 11.3.2. 11.3.3 11.34 11.3.J. u.3'7- if.3.9. il3.10. 11.4. Le stradě dells poesía n.4.1. La tradizionc del Novecento: continuita e svoigimenti Io89 11.4.2. II realismo acatiiralc ci{u>'J e movirfí^rJi giovam Ut pp. 1158-59) 12.2. La produzionc cuiiurak e la fine della dtaktrica mtellettuale lití: (tav. 170: Ikvlogia e leitaratum, pp. nňi- 6a; tav. 171: Lů lettemtum e il computer, pp. 1163-65) 13.3. Nd. tempo del postmoderno 1167 (tav. 172: Postmoderno, p, rr.67) 12.4 Teorie kíterarie, cridca e saggistka 1169 ia.j. Poesia e nanatka: la generazione degli amú Tréma 1172 ia,6, Gli scrittori deJle nuove generaxiom ri74 12.7. Stradě per k nuove genets2Íom 1177 {tav. 173: La fine del viaggio, pp. 1178-79) Stmmenti bibliografici 1181 Lndici índice dei nomi "85 Indke dei termini notevoli 1209 Indice delle tavok