I LIMONI Ascoltami, i poeti laureáti si muovono soltanto fra le piaňte dai nomi poco usati: bossi ligustri o acanti. Io, per me, amo le stradě che riescono agli erbosi fossi dove in pozzanghere mezzo seccate agguantano i ragazzi qualche sparuta anguilla: le viuzze che seguono i ciglioni, discendono tra i ciuffi delle canne e mettono negli orti, tra gli alberi dei limoni. Meglio se le gazzarre degli uccelli si spengono inghiottite dall'azzurro: piů chiaro si ascolta il susurro dei rami amici nell'aria che quasi non si muove, e i sensi di quesťodore che non sa staccarsi da terra e piove in petto una dolcezza inquieta. Qui delle divertite passioni per miracolo tace la guerra, qui tocca anche a noi poveri la nostra parte di ricchezza ed ě 1'odore dei limoni. Vedi, in questi silenzi in cui le cose s'abbandonano e sembrano vicine a tradire il loro ultimo segreto, talora ci si aspetta di scoprire uno sbaglio di Nátura, il punto morto del mondo, 1'anello che non tiene, il filo da disbrogliare che finalmente ci metta 12 Ossi di scppia nel mezzo d i una veritä. Lo sguardo f ruga d'intorno, la mente indaga accorda disunisce nel profumo che dilaga quando il giorno piü languisce. Sono i silenzi in cui si vede in ogni ombra umana ehe si allontana qualche disturbata Divinitá. Ma ľillusione manca e ci riporta il tempo nelle cittä rumorose dove l'azzurro si mostra soltanto a pezzi, in alto, tra le cimase. La pioggia stanca la terra, di poi; s'affolta il tedio delľinverno sulle case, la luce si fa avara - amara ľanima. Quando un giorno da un malchiuso portone tra gli alberi di una cone ci si mostrano i gialli dei limoni; e il gelo del cuore si sfa, e in petto ci scrosciano le loro canzoni le trombe ďoro delia solaritá. 30 Ossi di seppia * * Menggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Neue crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. £ andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com'e tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. Parte seconda 701 I NASCONDIGLI II i II canneto dove andavo a nascondermi era lambito dal mare quando le onde erano lunghe e solo la spuma entrava a spruzzi e sprazzi in quella prova di prima e dopo il diluvio. Larve girini insetti scatole scoperchiate e persino la visita frequente (una stagione intera) di una gallina con una sola zampa. Le canne inastavano nella stagione giusta i loro rossi pennacchi; oltre il muro dell'orto si udiva qualche volta il canto flautato del passero solitario come disse il poeta ma era la Variante color cenere di un merlo che non ha mai (cosl pensavo) il becco giallo ma in compenso esprime un tema che piü tardi riascoltai dalle labbra gentili di una Manon in fuga. Non era il flauto di una gallina zoppa o di altro uccello ferito da un cacciatore? Neppure allora mi posi la domanda anche se una rastrelliera di casa mia esibiva un fucile cosl detto a bacchetta, un'arma ormai disusata che apparteneva in altri tempi a uno zio demente. Solo la voce di Manon, la voce emergente da un coro di ruffiani, dopo molti anni pote" riportanni al canneto sul mare, alla gallina zoppa c mi fece comprendere che il mondo era mutato 702 Altri versi naturalmente in peggio anche se fosse assurdo rimpiangere o anche solo ricordare la zampa che mancava a chi nemmeno se ne accorse e mori nel suo giuncheto mentre il merlo acquaiolo ripeteva quel canto che ora si ascolta forse nelle discoteche. II Una luna un po' ingobbita incendia le rocce di Corniglia. II solito uccellino color lavagna ripete il suo omaggio a Massenet. Sono le otto, non e l'ora di andare a letto, bambini?