78* II ven leim io fascists Näiraíori in "Solaria1" e dinlonii Ú1' (perstno iin esperlo letlerato co-ine Andre Gide respinse il mano-scritto, perpoi indicare in quel-lincauto rifiuto «uno dei rim-piajifi e dei nmorsi piú brucian-ti» della sua vita). L'mesorabile viaggio di Proust dentro la memoria alla rieerqa del «tempo perduto» ě guidaLo dal tentativo dt sarvare qualeosa rtell'ininter-Totto e rovinoso íluirc del tempo; e la salvezza avviene attraverso Part«, che cottseme di repeřire dentro cio che o transitorio, effi-mero e depenbile, essenze autentické e eonoscenze stabiii e ap-pagäoti. Ilproeesso direcupero memoriále si realizza mediante episodi di memoria involontaria: le famose «mtermittenze del cuo-re»,, momenti privilegiati che. attraverso un meccanismo di analogie e associazioni, fanno riaffio-rare il ricordo con tulia lasua fre-sel íezza e lo riattivano ncl presen-le. Celebre in particolare Pepiso-dio della madcleine, uu lipo di bi-scotto che a Mai'cel ragazzo ve-niva offerto imbevuto in una li-sana da una vecchia zia durante i soggiorni estivi in campagna: proprio intingendo una madelei-tís in una tazza di tě, quel particolare sapore risuscita nello serit-tore adulto la. precisa memoria della zia, delle villegiatuře esti-vft, delFinřanzia. La tecniea dělíc «mtermittenze» costituisce t momenti propulsivi e dmamiei della Recherche, la quale si pre-senta nel suo complesso, come serive acutainente Giacomo De-benedetti, «una grande íntermit-fenza fatta dal succedersi di taňte intermittenze». Una tecniea del genere, ehe infrange 1'appa-renza delle cose&velandonei con-tenuti segreti, ě decisamente ri-voluzionariá e anti-naturalista. poiché pone in primo piano un universo sentimentale ignoto e sepolto, una reallá nascosta, per-cepibile solo attraverso la perlu-strazione di emozioni e stati d!a-Tiimo dei personaggi. Qu est'ultimo diacorso vale anche per Virginia Woolf, coraggiosa nárratri-ce, specializzata ne!la rnillirnetri- ca e sofislicata analisi delle psi-cologie. specie femminili. Di Proust si assorbe la geniale poetica delle «mtermittenze del cuore». e il modulo del «mono-logo jnteriore??: st tie diffonde un insegnamento di nuova attenzio-ne al recupero memonale, alia rievoeazione nostatgica dell'in-fanzia e adoleseenza senza pero che si creino preeisi, puntuali e massieci risconrri di '"prousti-smo", data anche ľirripetibili-ta de! modello (segnaliamo pero che in quest i anni 8vevo fii inrie-bitamente indieato, graziealľu-so del "monologu mtenore» nel-la Coscienza di Zeno e alľ a naliti ci la d el romanzo, come «il Proust italiano»). La í-mi danu a di una superficiale "maniera'' proustiana Tuttavia una maniera generiea-mente e facilŕneňte proustiana -specie nel vagheggiainerito del-ľinfanzia perduta - si sviluppb di qui in avanti nel la nostra narra-(iva, se uno scrittoie e aaggista pungente corne Albeito Arbasi-no. parlando delia eultura itaiia-na degli anni cinquanta in eni esordi, serive con feroce irónia: «Proust [...] fa emiiientemente danni perché clamorosamente scambiato per un elegiaco ehe in-eoraggia a chiudere gh ocehí äul presente ad ulto per cullarsi nelle melensaggini delľinfanzia piu bozzettistiche>>^ e ammonisee: «ľsiente intermittenze del cuore. O, peggio, trasalimenti della me-moria [...]. II passato. bruciainolo pri m a di eominciare a lacrimar-Ci sopra [...]. Se non e una testi-moniauza precisa di fattí. o uiťinvestigazione del proprio 10 senza Falpala. meglio seppellirlo in appunti ehe non ušciranno mai dai cassetti». II ehe non si-gnifica, attenzione, im oatraci-smoverso Proust. ma la eondan-na di una superficiale "'manient" proustiana, repenbile m sentto-ri minori, dediti al eultu narcisi-stico e ntriziarnente poetieo della propľia inl'anzia. Virginia Woolf e il diritto a ífuna cameni tutta per sé» Riguaido a Virginia Woolf, inve-ce, se ne apprezzasopratlntto la straoKlinaria eapaeita di osserva-z lo ne, I a pro s a raffina ta e mo du-latissima., Tmcanto di una narra-zione che mescola impressioni esteme. divagazioni, sentimenti in una íluidita ininten'otla e can-giante. Anche la Wooff. in alcu-m testi in partieolare, adotla la tecniea del «monologo inteno-re« (in Mrs. Daíloway - La signora Dalloway - 1925; in To the Ughthouse - Gita al Faro -, 1927; nel pohfonico e complesso The /řaoes^Leonde-, 1931). Inpiů le nostre narratrici non possono non soííennarsi su untema-chia-ve della Woolf: la rivendicazio-ne dí un diritto della douna alla senttura e álPattivitá intelleliua-le e - per dirla eon la Woolf stes-sa - a «una camera turta per sé». famosa formula polemica: per eostume seeolare alla donna nou era coneesso il lusso di una ea-mera dove raccogliersi nei pro-pri studi; perché stupírsi allora dello scarso rilievo femminile in attivitá inteJlettuali airinterno di una societa dorninata dai pnvi-fegi masehili? Ma suJIHnsegna-mento della Woolf laseiamo la parola alle due aurrici rappresen-Lale in questo capitolo, Gianria Mauzini e Anna Banti. entram-be appassionatft estimatrici della scríttrice inglese e attente a cal-rurame i segreti di lavoro. In un saggio del 1947, la Manzinirico-nosce in una partieolare e con-centratissima ^attenzione" alle cose e ai loro segreti il suo dobito con la Woolf: «Ja leggevo e im-paravo a raceogliermi r'anima e a tenerla in fronte come la lam-padadei mínatori [...]: nienťal-tro che una partieolare artenzio-ne, in virtů della quale le cose escono da un omhra che le pre-serva [■...] per enfrare in un cer-chiodi clúafká». Dunque Virginia Woolf solleciterebbe a uno sguardo particolarmenlě acxito, dotato di una poten tc luce in piú («lalampada dei minatori»). Non soltanto, ma per la Manzini, incline giá per suo ponte a una linea di raccOTito divaganle e non linea re, la Woolf rappresen ta un incentivG a sviluppare tale ten-denza: percio nello slesso saggio 1'autrice dichiara «di essere stata incoraggiata da Virginia Woolf a fár posto, nel discořsó, alle mie ;*disirazioni' . le quali sono poi un modo trepidante e eordiale di chiarnare le cose lateral i (.,.", d'a-ver imparato da lei a volgermi eon prontezza, secondo la rosa dei venii che orientaun^ispirazio- ne quanta mai [..." inanerrabile» Anna Banti (che Ira ľaltro nel 1950 tradusse Jacobs room), in uno seritto del 1952 fa tin bilan-cio, in chiave eritica e non per-sonale come la Manzifii, del lavoro della Woolf, indugiando in particolare - e non sorprende, date le sue inclination! ^stori-che'1 - su Orlando. «romanzo st on c o per eceelle?iza»: «Sotto il suo sguardo [della Woolf], il modulo del lomanzo storiep par dis-soeiarsi in elemeuti pun di con-torno, di colore: e, a tratti. rap-prendersi in modi di straordina- ria verila» (delinizione che po-trebbe altagliaisi pure ad Artemisia, il capolavoro della Banti). In-fine la Banti si soffernia anehe, eon particolare parteeipazione, sul motivo della «camera tutta perse», commentando: «e s'in-tende quella che la maggioranza delle donne non ha avuto e non ha»; e apprezzando nella Wooll («le.i colta, lei bella, lei ricca e gran dama») il legittimo interesse verso questa problematica fem-nLinista, che ne ahmento la «stra-ziata inquietudine» di artists. L1 AUTOR E Tommaso Landolfi Öcrittore aristoeratico, irregolare, stravagante, Tommaso Landolfi praticô vari genen di «crittura: fu soprattutto nairatore, m a anche oltimo traduttore dal russo, dal francese e dal tede&co (Honnann-Sthal, Novalis), drarrirnaturgo, poeta, saggista, elzeAinsta. Nato a Pico Farnese, allora in provincia di Caserta, nel 1908. subito orfan.0 di madre, studio al-quanto irregolarmente, prima di approdare nel 1928 a Firenze, dove si laureo in leiteratura russa quattro anni dopo. Fu a contatto con gl! ermetiei, eollaboró a "Campo di Marte", a "Letlera-tura3', al "Mondo : di Pannunzio '(dove serisse di letterature stranie-re), e dagli anni sessanta al "Cor-nere della Sera1 . Viaggiatore in-staneabile, sempře disposto al-ľawentura intelletluaJe e in partieolare grande e irriducibile giocatore d'azzaj-do («concepi-sco» - serisse - «ormai ľesistenza sorto ľaspetto del gioco ed essa mi parrebbe vuota piú di quanlo non mi paia ove questo mi mancas-se»), dötato di cultura vastissima, Landolfi tenne come hasí tia i suoi numerosi spostamenti prima Firenze e poi Roma, dove mori nel 1979. Esistenzaduuquecome gioco, per esplicita ammissione delľautore. ma anche, possiaino aggnmgere, letteratura stessa come gioco. apeila alľimprevedibile, tenlata dal caso e dal caos, sempře ricca di colpi di scéna. Cosi commenta ac u tarnen te Italo Calvino: «In un'opera come quella di rl ontrna-bo Landolfi la prima regola del gioco che si staLilisee tra autore e lettore ě che presto o tardi Ci si deve aspettare una sorpresa; e che questa sorpresa non sarä mai gra-devole o consolante». ;Vnche Edoardo Sangulneli, che e non a caso uno dei suoi piú grandi esumatori, sottolinea che ľ attivitá di Landolfi ěguidatadal motivo dell'«impossibilita», dal-la consapevolezza che la realtä delle cose b inconoscibile. Lo sfondo culturale su cm