nwonalmonio mela il suo vero carattere «Ii brutalita autnH, na It ire esclamazioni (Omel, Zuti, per dio) e l'interro» retorica (vv. 12-13). ol.re air.nsultoyj/V de puUana, ^«'v. ,„,„ evidente del rifiuto dl ogni dialogo da pane di „n U(, dispotico e sfroiuato, che in fondo sa d. poler contare. suli'"' .„„Ulismo dei sudditi, capaei solo dl lamentarsi; eontro „„,!"" sudditi sono infatti sempře efficaci 1'inganno e Pinunudazion,1 csercitaü facendo appello all'islanza del sae.ro, che si pone i di sopra di ogni eritiea razionale.
1.'ultima terzina ě insomnia giocata aull'ambiguita. Vavocatu řade infatti in tre evident! contraddizioni, eon effetto antifrasti' co: in primo luogo rivendiea la correttezza di linguaggio(|a parte sua. usa il turpiloquio; in seeondo luogo parla del Pap., con le espressioni ambigue di (nsť-in-terrn a cui mettere 'na pielra .sopra. creando un effetto di einico distacco della causa (sperza) ehe difende: e infine quel per dio puó suonare sia come uclamazione autoritaria, sia pero anche come, aecenno alia suprema istanza morale che giudicherá anche il Papa. I. impressione ě ehe in quesťultimo verso - cosi come nel tito-lo - sia il poeta ad intervenire, svelando il vero valore di que-sta disputa tra la plebe, esasperata da un oggettivo malgover-no ma incapace di agire se nou imprecando vanamente contro un capro espiatorio, e un esponente di quel corrotto e parassi-tario govemo papalino. incapace di dare espressione ad un celo medio moderno e produttivo, che difende attraverso argo-menti autoritari e non razionali lo status quo. II commento di Belli esprime. seppure attraverso Pironia, un atteggiamento di pessimismo radieale e sconsolato, senza saper indicare una via ďuscita da questa impasse.
Er giorno der giudizzio
Dai Sonetti
í uno tra i sonetu piú ce|ebri Hi R.M j
f *n,bra esprimere il ,,e„JnJí' dove Piú scopertamente la voce del parlante dialetta-II leum i. ,1 „;...!:• PWero (lei poeta
,ml ceieon
'"' g]i uomini saranno sottoposti alia fine della loro stoná «Ca deserizione dellVv»„f„ „„i„:___i„ „„;„m!,iicitá allusi-
Cuatlro angioloni co le tromme in bocca se metteranno uno pe ccantone a ssona: poi co ttanto de voscione cominceranno a ddí: ffora a echi ttocca. Mlora viera ssú una fúastrocca
de schertri da la terra a ppecorone, vH^yL"1'
a I norm icrimrni (Mauj* mr„n«>°> :,. aute** "61. *"» finf'
11
14
per rripijja ffigura de perzone, come purcini attomo de la bbiocca.
E sta bbiocca sara ddio bbenedetto che ne fara du' parte, bbianca, e nnera. una pe anna in cantina, una sur tetto.
AlTurtimo usscira 'na sonajjera d'Angioli, e, ccome si ss'annassi a lletto, smorzeranno li liuni, e bbona sera.
TRADUZIONE
Quattro grandi angeti am le trnmbe siporrannn at quattrn angoli del-UUniverso per sunnare: dopo, can un gran vocione cominceranno a dire: itsolto a chi toccw.
AUora verra su da terra a carponi una fila di scheletri, per riprendere la figura umana, come pulcini intorno alia chioccia. E questa chioccia sara Din benedetto, che dividera (le animej in due parti, una bianca e una nera: una da mandare in cantina, una sopra il tetto.
Infine comparira una processione di Angeli che, come se si stesse an-dando a letto, spegneranno le luci, e buona nolle.
6. a ppecorone: "camminando carponi", con evidente
soctolineatura di niansuctudinc c di intimidimento.
11. cantina... letto: un'oppoaizione e^tremamcnte sempíi-
M di basso r altu, dt lono fonemrntr popolart-mo, per indi-ran* naüiraiWntr ľinftmo r il pvaaW 12. 'na tonajjera: «un f..mm .u.- (N.d.A.).
ANAUSl _
Sonelto tra i piú rappresentalivi del mondo morale del poela, trae forza non usuale dal coniugare in modo nuovo due livelli linguistici e ternatici di solilo úicomunicand. H resto infatu fonde in un'unica rappreseniazione molie lessen-desunle dal Imguaggio scriiturale e dalla rappreseniazione ca-nonica (anche iconograficamente) del giudizio universale pro-posla dalla Chiesa catlolira e le analógie, le mclafore, ton cui il popolo ineredulo o scettico si rappresenbi la fine della slona umana.
Appartengono alia prima lipologia (pur con la defonnazione delenninala dall'uso del dialetlo) il ritratio ampolloso e haroc-co degti angiobni (w. 1-4) a cui si oppone anlitelicamenie la Hla umile e indislinta delle anime, o meglio degli schertri, che solo allora riprenderanno la consistenza dei loro corpi; e il paragone ira Dio e la chioccia, che appaniene alle Sriiiure (Malteo, 23, 37-8).
I.O scontro fra il lingua^io rrligioso e quello del volgo emerge u! v. 11. dove ľesilo di quel grandioso evento clie sara il giudizio universale si conclude con una divisione Ira deslinaú alia canlina e destinaii al letlo; e ancora piú chiaramerue nel v. 14 in cui ľimmagine quolidiana rivela la profunda im-ligiiwilá delia voce parlante (che esprirne rosi la propria scetlira incom-prensione dei misieri della Scrillura). ma anche la sosranziale iragicilá del deSino delľumanitá, in allesa d, essen' defininva-menie congedala con loialc noneuranza.
%6
Let* del Risorginicnto
TOADUZIONE . . i . , „
Nove mesi tra la puzza, poi infasce tra baa, croste laitee e pmnti; poi con lacä per mere sorretto, in gireUo, con la vestina, con il catchetto e con ipannolini.
Dopo comincia il tormento delta scuola, I abwi, le Jrustate, i gehni, la rosolia, la diarrea, e un po' di scarlattina e di vaiolo. Poi arriva il lavoro, U digiuno, lafatwa, ľaffttto, il carcere, il governo, ľospedale, i debiti, il sesso,
il sole d'estate, la neve d'inverno. Infine, che Iddio ci benedka, viene la Morte e tutto finisce aWinferno.
Er cafíettiere fisolofo* Dai Sonetti
TOADUZIONE
Ed e cosi che A uomini vivono al mondo mescolati per mano delia sorte che se U gira tutti in tondo;
e ciascuno muovendosi, piano o forte, senza capirlo [ä mondo] maica-lano a fondo per cadere neha gola delia morte.
Li mori i de Roma
Dai Sonetti
í^cĽES ££ de7a ™,metaforadi ^potenza e dram-
ne Li Zrti deRomT nlľT , 0m°' m quest0 sonetto (del 8ennaio 1833), come
.T3-CľTmare * deStin0 deU'uomo- h q«*o sonetto (de
aUa sféra corporea del ciU e „1 m traSCendennza 81 esPnme attraverso il duplice riferimento nino. ha vZj^^^^r^^ de' «™ghi de caffé nner masoi-li: le insistenU allittera2nľ ctrcolanta, accentuata da una serie di artifici fomia-
uv,^lasm1ttUrTSZrntľnSOn Prima, ^ doÍH ' deUe ^ <«*■ la n°tó metrica) e le riPeUzÍ°n'
tonnn in ,„„_^ w rF"> °. a"110 appresso-.
(«««o Prima, uno dSZTT^ TtiÜVa deUe ^ rniii"-nl'.
I ,„..„ MM linallln. ( RIllllllilKI.
che rrottivali a ppessce Hp fnllura. see butteno a la muochia He mattina.
traixzionk
/ miirti di condiziane sociale media fra fanta penle che muore vanna V*."d° «*> i' "» ■Commedione. (cosi lo chiamava Baldini). Antici-
P v IJď '0ne "na leHCr" all'Hmi<:0 Francesco SPada <5 10 1831
;,,„;„ Z, ,', 7'' ""lanZI "",0 dare ™a rappr«*ntazione documentaria del pop-l..
,...... „ I ,t "e Ve"ne ** SVÍluPPala c amP»a>o neUa Inlroduztone. di r...
1.....K.rr Pme- «""P— -I l»dicembre 1831.
indirimu, ain„vn.mnso su« ™ccolta di rime uno scriilo di "giustifii H"-»' • >ii.,le aíTennare í"" t'on"'I",,0 I'revalentcmenle morale ed etico.
'"'lap™- „ |„,mi ,d- suo lnt';"11,0 dl 'apprescnlazione scientificamente sociologii a. ,lM"'""" '■ |K,s,i,v„ ,1„. d<,"a ««™»« aniropologica. Ě un aneggiaiiie"'"
"a. "in ehe ,„ !„„„„,,„ J '™ VMM xmhr" anlieipare le dichiarazioni del Verga ven;
" ">me la sinlesi di idee romanüche sulla "spontanen« '«"" ilenuiloaiche.
■eressc per le mdag,,,, demologicbe
si '■
la
o---^•■■uiu^iliii;.
pfe^S^Í0|dÍi1?8CÍare "" monumente.' di quello che oggi
' H"a „K-etü I' 'i Sta,Cert" "l»> * e la SU"
ileii/a ' ",dt- ■ ««turne, Í usi, le pratiche. i lumi,21« ,, ; P^udw. le supersttzioni, tut.o o.ö insomma che la ngu« "
-»"faccia oarTeí d' P^0'0 Né "om« i tale, che la pW* * "«.rdan^a? Ol fan * una cittä cioě di sempre **** ullre a o6, mi wnbra !a mja idea non jscompap"""
1 m»niiinrill(l.
J~ I1™" imvileML . „.„, í 'I'"
•i- neunlaiiui: il eiuo sniffolan-tlri f»'!'"1" r" „„(......
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(aiwpp^Ciiwerhinn IHi
da novitá. Questo diaeana n)si ml„rii„ „i. l ■
-"i......j^n^ÄÄÄ?«^
I nostn popolan, nor, hanno arte aleuna: non di „ratona „o„ d, poettea. come muna- plehe nebl>e mi. Tu,,,, esce spontane, Tal natura „ro. v.va sempre ed enerpea perché lasc.ata liberaTei, «' hppo di Httal.ta non falfzie - Direi delle Ion, ,dee ed ab,.ud,n, dt re, del parlar loro ct. che p„ó vedersi delle fisionomie. Perohe tanto queste diverse nel volgo di una cittA da quelle dcgl'.ndividui d, ordini supenon/ Ferche non frenali i muscoli del volto alia immobilitá co-mimdata tlalla civile edueazione, si lasciano alla contrazione della pas-sione che domina e dell'aHetto che slimola; e prendono quindi un di-verso sviluppo, corrispondenle per solilo alla natura dello spirilo ehe que' corpi informa e delermina Cosi i volti diveiujono specchio del-ranima." (Jhe se fra i citladini. subordinati a positive discipline, non risulta una completa uniformita di fisionomie. eió dipende da diffe-renze essenziaunente organiche e fondameniali. e dal non aver inai la natura formalo due oggetu di malematica identita. Vero pero sempre mi par rimanere che la edueazione che aecompagna la parte ceremoniále deirincivilimentoq fa ogni sfor/o per ridurre gli uomini alla uniformita: e se non vi riesce quanm vorrebbe, ě forse queslo uno de' benefici della creazione. II popolo quindi. mancante di arte, man-ca di poesia. Se mai cedendo all'impeto della rozza e potente sua fantasia, una pure ne cerca. lo fa sforzandosi d'imitare la illustre. Allora il plebeo non ě piú lui. ma un fantoccio male e goffamente ricopeno di vesü non aftagliate al suo dosso. Poesia propria non ha: e in ció errarono quanü il dir romanesco voliéro sin qui presentare in versi che tulia palesano la lotta deU'arte colla natura e la vittona dcUa na-
"0^ fras, del Romano quali dalla bocca del Ro"™»"° tultodi. senza ornamento. senza al.erazione veruna. senza pure^iver sione di simassi o rroncamenü di Hcenz*. ecee.io <^£*r££ romauesco us, egh stesso: insomnia. c,vare una regola ™ gra.nu.auca daUW. ecco ,1 m,o ^-/^S* mie carte la poesia popolare ma , popoU d. 0^ vol poesia. II „untere poetic . b■ nm. ebfe™ « J g ^ dente ^n--. ^ «
- modü ^"eät Ii'.-'
-zlíare reniiniscenze." K
uente tlall accozzani>=..i«, ... -rr- „.rrette né modellale. ne
re,,,, parole «^^ZZX£ c, manda i, testimonio acconciate con moao au delle orecchie: attalché
paiano quasi suscitare impressioni ma n1 ^ |a m>nk_
ííove con lal corredo ^^^ffě Roma, avró. credo.
la civile e la religiosa
■ 9w*o... prw*dmo: d port* nvrndirt la do*** -1
■ niuna; •'rw«»un«" (trciurnol
rhr I roman".£■ V. Up
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offrrto on quadro .Ii gm«'"»'il1 «*» 8pn«evole da I,, co« auravcrso la leite del preg.ud.zio
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inili-
Non casta, non pia lalvoha, sebbeno devola e superstiziosa, appa. J |a materia e la forma: ma il popolo é questo; e questo io ricopio ,,„„ per proporre un modello ma si per dare una imagine fodcle ,|, rosa giá esistentc c, piti. abbandonala sen/a migiioramento \ulladimenn io non m'illudo circa alle disposizioni d'anin quali garebbe aecolto questo mio lavoro. quando dal auo nasci glio uscisse mai al cospetto degli uoniini.14 Bene io preveggo quante tiniorale e putliclie anime. quanti zelosi c pacienti sudditi griderebbcr la croce c.ontro lo spirito insubordinato e licenzioso che qua e lä ne iranspare, quasiché nascondendomi perfidamente dietro la maschera del popolano abbia io voluto prestarc a lni le mie massime e i principu miei, onde esalare il mio proprio veleno sotto 1'egida della ealun nia. Né a difendermi da tanta aecusa giá mi varrebbe il těsto d'Auso-nio,15 messo quasi a professione di fede in fronte al mio libro. Da ogni parte io mi udrei rinfacciare di ipoerisia e rispondermi con Salvador Rosa:
A che mandar lantc ignominie fuore,
E far proteste lutto quanta il die
Che se oscena la lingua ě casta il cuore^
facile pero ě la censura, siccome ě comune la probitá di parole. { perdonate io di buon grado le smaniose vociferazioni a quanti i simulant et bacehanalia vivunt," mi rivolgeró invece ai pochi since-n virluosi tra le cui mani potessero un giorno capitare i miei seritti. e díro loro: Io ritrassi la veritá. Omne aevum Clodiosfert, sed non omne tempos Colones producit.™ Del resto, alle gratuite incolpazioni delle quali io divenissi oggetto replicherá il tenor della mia vita e il testimony di chi la vide scorrere e terminare ignuda di gloria quanto monda (I ogni nota di vituperio.19
Molti altri serittori ne' dialetti o ne' patrii vernacoli abbiam noi ve-uu sorgere in Italia, e vari di questi meritar laude anche fra i postěn aoel .i/'" TSaÍ VaSt0 CamP° che 1 ™ nor. si presenta era lore o Cil P,arlan "0n escl~,ente appartenenti a tale o tal plel"
aaTDoöl P0P°i°' T Usati da interne 1 »are popolaaone: < nnd» „„,.____
Curios
aoerm , 3810 camP° ťhe a ™ non si pr. o C„tP. " ľ'" escl™.ente appartenenti a 1« liarľĎľnlľ'P°POlľ' T Usati da tu«« insieme le classi di una XffiL0^ d0"de n~ k 'ing"e municipali.» Quindi la fa-e dellW le,"'™» deUa sintassi, le risorse della cultur
arte. Non cosi « me si concede da„a'mja circostanZa. Io ¥»
LH.. * * «~ da, AJ"-*......
ll mvect die
'-«TO
•M poela c pmore napolelano Sakalore Rosa ("! ' ,. ,i ... (uriot... ,,'iunl: "si lingo,,., Mnu..sl come *< |r wn., m |0 ,,rf!,.'- ,.;,^,onr J,! p«ca lalino «•» (;|,kI»
18. Omnr... pmdarih 'Opil etá Mórica ha 1 .
laoí perwnaggi vlo|e„D]> ma „„„ „gni icmp" ľ" ' „ ,-jJM«j°* il persona,^,, „„.ralizzalore per ',o fil'.*0'° '"""o Seneca.
19. viluperio: 'doměřilo, insulto". ran*"!''! Molti... muniripnli: il poela espnme la ■ ^ |ili
volem, delle pandi dmerenn na la stuaaonc m enna) e quell, romana
(.lli«pp,- (.lone,luno bV||,
'10
«15
100
105
110
115
120
ritraggo le idee di una plebe ignorante comunm,. ;„
niiuo.-' ,1, una favella ,„„« guasia e corrota, ,|, Ullll & , italiaiw, e neppnre romana, ma romanrsa,. y,„,n ,d,„?i „ „,,||, "„ do o quasi inilla: e quel pochirá.....ht imparano per tndmoneserve appu.ito a nlevare la ignoranza loro: in tanto buio di falla.ie^si rawoíge. Sterili pertanto ďidee, Kmitáte ne sono le formě del dire e scarsi i vocaboh. Alcuni lemiini di senso generále e di 6equente ricor-so vi suppliscono a molto.
Kd errato andrebbe clii giudicasee essersi da me voluto porre in iscena questo piiilloslii che quel rioiie. cil anzi una che unallni speciál condizione ďiiomini della nnslra ciltii. Ogni quartiere di Rnma, ogni individuo fra' suoi chtadini dal četo mediu in giú, mi ha sommi-nistrato episoilii pel mio dramma: dove eomporirá si il bottegain che il servo, e il nudo pitocco fara di sé mostra fra la credula femmineiia e il fiero guidatore di carra. Cosi, aceozzando insieme le varie classi delPintiero popolo, e facendo dire a ciascun popolano quanto sa, quanto pensa e quanto opera, ho io compendiato il cumulo del costume e delle opinioni di questo volgo, presso il quale spiccano le piíi straně contraddizioni.
Dati i popolani noslri per indole al sarcasmo. all'epigramma, al dir proverbiale c conciso. ai risoluti módi di un gemo manesco, non par-lano a lungo in discorso regolare ed esposiuvo. I n dialogn mceo, pronto ed energieo; un metodo di esporre vihralo ed rfBcace; una trequenza di equivoci ed anfibologie" risponde ai loro hisogn, e alle loro ab.-tudini, siccome conviene alla loro inclinazione e <=«P^*-
Di qui la inopportunilá nel mio libro di «-»«*P*5 j stinti .íuadretti^non fra loro f^g^SĚÍt maechina, aggiungerarmt. assai ^^P^ , monotona. || sieme i let.ori dal tedio d. una eit . . troppo m ^ mio ě un volume da prenders. e lascaisi. i ( za bisogno di progressivo nordmamen.o d .de. Ogni pag,
cipio del libro: ogn. pagma
fine.'
"■"™",nr "f""" 'mf'"M ^''í^-"rrľľ:„£
d«l gen,,, fanaliure, dalla comunKwione ba«i í„l,„',l,ar. ,".««..l.' '"ů" Ll, e .,«¥•-"-'
22. I,i,i„ di fallarie: congenie ,1. cnor, e coniuaone *'........ ,„.....-^Ii i,-llř" I l"!^""11 "W
23- e.,uiv»,.i e,l n,,nt»,lopc: („mu- equivoche, dl doppio ^"''^....., „„„„.,1........
«nso, e forme ainbigue, bUticri > erhall
«• OtaMroecole porlirhe: a......,' ,1, i ■■■■ >|« ......
La vila e le opere
Nella tortuosa e difficile defmizione di una stradu italiana verso il realismo lelterario, problema inauguralo dalla cultura romantica e che impronta di sé lutlo il secolo
ha IUI posto singolare e isolato la figura di Giuseppe Gioacchino Belli.
Singulare innanzitutto perché il poeta affidó la sua fama e il suo prestigio letterario alia produzione in lingua (oltre quaranlacinquemila versi), mentre oggi la sua importanza e la sua fama dipendono esclusivamente dalle poesie in dialetto (minori di circa un terzo quaniitutivamrnte rispetlo alle altre), che lo scrittore diffuse con estrema prudenza (molivata) presso i soli amici intimi e che dichiarö piú volte di desiderare disunite dopo la sua morte.
Giuseppe Belli (Gioacchino fu nome aggiunto in seguito dal poeta stesso) nasce a Roma il 7 settembre 1791 da Gaudenzio (conlabile per tradizione familiäre ma dedito anche ad alcuni fortunati traffici commerciali) e Luigia Marzio, di famiglia benestante.
L agiata situazione familiäre subisce un primo colpo in occasione della proclamazione, nel febbraio del 1798. della Repubblica romana. La casa della famiglia Belli serve di base al generale Gennaro Valentini (cugino di Gaudenzio Belli), inviato dal re di Napoli Ferdinando di Borbone per sconfiggere la debole insurrezione capeggiata dai giacobini fraiicesi. Dopo un primo successo, la riuscita di Valentini ě. colpevolmente allimentare e il giovane Belli deve riparare a Napoli con la madre.
Con il pontificato di Pio VII a Roma si ristabilisce I ordme e la famiglia Belli recupera e incrementa il precedente benessere. II padre intanto fa educare pnvatamente Giuseppe, progettando per lui una cam" ^ata alle sue atuvitä commerciali sempře piú ambmose. Proprio U fallimento di una spedizione di f^e verso ''Africa e subito dopo la scompars» del padre (23 marzo 1802) per un'epidemia di colera dX'Cig1;,"0 radicami«"te la posizione economic"
ui* muOT* anche la madre e Giuseppe (^'Li'' W ° e la ««"« "aminia, entrambi p." P° bene„r 8,0 A zi° Vincenzo Belli, personagg"' u, plante e inDuente. grazie al quale trova un mod
sC8íao'pPICgalÍZÍO- Nel 1810 divenla SegCeT?o\o«^-nTnin, ,v°W8ki' P*1™" deH'ultimo re d. Vo ne 1 incarico solo per un anno.
953
venüse, soct per fondare con questi lAccademia l.benna. La sua attivitá poedca connessa alia v,,a della nuova Accademta incomincia a procurargl, una čerta notoneta.
Nel 1816 sposa la vedova del conte Pichi, Maria Conti che gli procura un impiego presso 1'arnministrazione pontificia e un conseguente miglioramento del tenore di vita. Belli puo cosi dedicarsi piti intensamente agli studi e alla poesia. compiendo anche numerosi viaan. a Venezia nel 1817. a Napoli nel 1822, a Firenze nel 1824.
Nel 1821 conosce la marchesa Vincenza Roberti, a cui sará sempře legato affettuosamente. e nell'anno successívo le dedica un breve canzoniere amoroso (quarantasei sonetu). Nel 1827 compie il primo viaggio a Milano. entrando cosi in contatto con la migliore cultura romantira del tempo e con la piú viva tradizionc europea e illtiminista. In occasione di questo soggiomo legge le poesie di Porta, nei due volumi editi nel 1821 da Tommaso Grossi, e il recente romanzo manzoniano, che definisce «il primo libro del mondo-. II contatto con la cultura lombarda contemporanea. lontana dal settecentesco provincialisme della suuaz.one romana, mula radicalmcnte gli interessi scrittore AIHmzio del 1828 si dtme.te dali Accademia Tibenna. per fondare (aUa fine delTanuo seguente una > 0 il raffii"1"
tirn f COme 10 SCritt0re "ISS0
™fco francese Sainte-Beuve.
N. Gogoľ
stel n V'Si° nel raPido Profilo biografico, e come I'vtdichiarav^ "'^dio dialettale di Bell. Ma le V Scorla deU'esempio di Carlo Porta, ^aueperwnahta e le due culture vanno ben lirica di^ ',n°n aVCTa cilia una trad*"""
'ombJdr! . rig"gli0sa e importante c°me ?T n..lan^Vt'llre b ™™o,azioni sociali del d.ale Si it ']WUo ro"'an" «»"0 del tutto diff
" d,alet,o aveva il carattere di una vera l.«r
lo
IIa
aletto
mseppf Cioarrhino Belli
955
Manzoni, Beceana, tSZZtSÍ^ d rettamente la d.gnita di lingua che il milanese poteva accampare. Per Belli invece il romanesco impiegato nelle poesie e uno strumento letteranamente vergine che per la prima volta (al di la della tradizione popolare dei stornelli, delle pasquinate, della poesia sguaiatamenTe comica) viene elevato a lingua "della veritá", veicolo pnvilegiato per i contenuti semplici, umili. spesso brutali. di una classe sociále diseredata e vessata da secoli di governo papale. L'assenza di una codificazione letteraria (ma anche piú semplicememe grammatical) del romanesco consente alio scrittore di ottenere un effetto di particolare immediatezza espressiva. II denso universo dei sonetti romaneschi infani porta alia luce alcuni tipi umani con la loro specifica parlata. La lingua appare quindi una risorsa preziosa per testimoniare senza diaframmi culturali o ideologici un mondo emarginato. sconosciuto.
Un razionalista in crisi
Ben diverso ě nei due scrittori anche ľatteggiamento ideologico e letterario: quanto Porta ci appare impegnalo nel dibattito letterario e politico piú attuale, tanto Belli nei suoi sonetti sfugge qualsiasi diretta presa di posizione; quanto piú Porta ci pare interessato alia costruzione di un nuovo pubblico e quindi, in prospettiva, di una nuova societa, tanto piu il messaggio di Belli ě pervaso di rinuncia, di polemica sfiducia nelle sorti delľuomo, di ribellione senza sbocco possibile. Facendo pariare direttamente i personagg. (uornim di malaffare, donne sfortunate o perdu.e prelau dismvoln. emarginati sociali ecc.) Belli, oltre a dare, una complex immune di quel sottobosco sociale, espnme, d.etro .1 ™ľľq^elle voči acn o semplici, anche d senso for*
,ina simazione sonale utt ^ ^ europea: ,1 com«-» ta ^ ^ yj
meta di viaggio r „^Jezza di un tempo, la cercavano le vestigia d«»g ^ c |a Roma
Roma "citta sacra ^ omiche e sociali modeme,
jSS&|Ä income...........
decadente. a do|ore sociale per
Nonosiante *m . auva oondanna politica pronunziare una «fh Mazáni, che leggendo a (equivoco in cm i
Let* dri R«*pmento
Kdizioni completive
Londra Ü sonetto Vita da cane, ne accentuö il valore ideologico anúclericale) nondimeno in questa commedia umana rappresentoto ai suoi livelli piíi infimi si avvene la presenza delia riflessione razionalista e pessimista delľintellettuale formatosi soprattutto sulla scorta del pensiero illuminista.
La stessa struttura dei Sonetu belliani ne lestimonia ľemblematicitá: ľautore non aggregô infatti i suoi componimenú secondo un ordito narrativo e strutturale definito; la serie vive delia sua complessitä e caoticitá ehe rispecehiano la complessitä e la caoticitá delia vita che anima ľUrbe etema. Fuori da qualsiasi costruzione preordinata, trionfano cosi il dialogo o il monologo, con cui gli stessi personaggi si rappresentano e si impongonn sulla scéna delia vito (letteraria) per un breve momentu, rivelando la felice attitudine di Belli alia resa scenica, teatrale, degli episodi.
IN QUALl EDIZ10N1 LEGGERE
Caso piuttosto raro per uno scrittore dialettale, per Belli ě in allestimcnto, promossa da un decrelo presidenziale del 1986, ťKdizione Nazionale. I in.it,i sono suti pubblicati i primi volumi delle Poesie roma-nesc/ie, edizione criůca e commento a cura di Roberto Vighi, Libreria dello Stato. Roma 1988-91, 5 voB. La produzione poetica in lingua i .i. c i .li.i neH'edizione Belli ita-tiano, a cura di R. Vighi, Colombo, Roma 1975. Una rac-colta di prose dello scrittore ě data dallamologia Lettere Gior-nali Zibaldone, a cura di G. Orioli, Einaudi, Torino 1962.
Numerose sono le edizioni modeme delle poesie romanesche Quella completa (in attesa della conclusione dell edizione eritica citata) ě / sonetti romanesdii ě G.G.B., a cura di G. Vigolo, Mondadori, Milano 1952. 3 voli. (edizione decisiva per I» storia della fortuna eririca del poeta, arriechita da un prezio-so commento). Hanno invere necessariamente caraitcre anti>-logico le scelte dei Sonetti a eura di P. Gibellini, Mondadon. Milano 1990, a cura di C^P"' gnolctti, Rizzoli, Milano 1 a cura di P. Cibellini, Garzan'1-MUano 1991.
Ciiueppe Giomchino Mi
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í/ópera~ ' 8«netti
Sotto il titolo generale di / mnettij raccolgono i 2179 tesu in dialetto romanesco che Belli compose tra il 1829 e ti 1849. La quasi totalita dei componimenti appartiene piú esaltamente al penodo 1831-37, quando lautore giunse a serivere ben dodici sonetti in un giorno. Distrutte le carte degli abbozzi dallo stesso scrittore, il corpus ci ě stato ronserva-to da una copia calligrafica che Belli fece preparare e che affidó alPamico monsignor Vin-cenzo Tizzani (vescovo di Terni), che disattese le richieste di distruzione del poeta. Poehi altri sonetu sono emersi alia luce dopo la mořte dell'autore.
Una prima scelta di sonetu (oltre settecento) fu pubblicata dal figlio del poeta. Giro, nel 1865-66; solo in tempi molto recenti si ě giunti al recupero integrale delle poesie romane-sche e al loro adeguato commento.
Andrá infine rilevato che nel poeta romanesco il genere metrico del sonetto, tra i piii anti-chi delle nostre lettere, viene rivitalizzato con una effiracia e una originalita sorprendenti (che colpirono anche un lettore smaliziato come D'Annunzio), riuscendo a raggiungere. nel breve giro di quattordici versi, un felice equilibno tra contenuto narraúvo e forza linco-evocativa, tra realismo della rappresentazione e sentenziositá gnomica.
Pio ottavo
Dai Sonetti
É il sonetto ďesordio della raccolta, il prúno composto da Belli, dedicato a papa Casliglio-m, eletto il 31 marzo del 1829. quando ormai aveva Teta di sessantono anni, e sopraitutto non aveva dato mostra di particolare capacitá. Di questo papa disse M. d'Azeglio che «ebbe un regno corto, insulso, e non lasció traccia». těsto ě narrato da un'anonima voce popolare. che si fa espressione di un giusuficato diffuso scetticismo. II crudo realismo con cui viene deseritto raspetto fisico del nuovo ana i. |a rivelazione tangibile di un punto di vista polemice
papa
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Che ffior de Papa creeno! Accidenu! Co rrispetto de lui pare er Cacamme. Bbelia galantéria da täte e mmamme pe ffá bbobo a li fíjji impertinenti!
Ha un erpeto pe ttutto, nun tie ddenti, e gguercio, je strascineno le gamme, spénnola da una parte, e bbuggiaramme si arriva a ffá la pacehia a Ii parenti.
Guarda Iii eche (figura da vienicce a ffá da Cňsľin terra! Cazzo matto imbottito de came de sarcicce!
Ighema metrico__.
Jg*Mg_(ABBA ABBA CDC Egg),