É MlolEbookReader Modifica > 4 63% CO □ ABC esteso Gio 12:37 Q. O • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P 05 Introduzione «L'Historia si puô veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo, perché togliendoli di mano gľanni suoi prigionieri, anzigiäfatticadaueri, lirichiamain vita, U passa in rassegna, e Ii schiera di nuovo in battaglia. Ma gľillustri Campioni1 che in tal Arringo2 fanno messe di Palme e d'Allori, rapiscono3 solo che le sole spoglie piú sfarzose e brillanti, imbalsamando co' lom inchiostri le Imprese de Prencipi e Potentáti, e qualificati Personaggj, e trapontando colľa-go finissimo delľingegno i fili d'oro e di seta, ehe jorma.no un perpetuo ricamo di Attioni gloriose. Pero4 alla mia debolezza5 non é lecito solleuarsi a taľargomenti, e sublimitä pericolose6, con aggirarsi tra Labirinti de' Politici maneggj, et il rimbombo de' bellici Oricalchi7: solo che hauendo hauuto notitia di fatti memorabili, se ben capitorno a gente meccaniches, e di pieeol affare9, mi accingo di lasciarne memoria a Posten, con far di tutto schietta e genuinamente il Racconto, ouuero sia Relatione. Nella quäle si vedrä in angusto Teatro luttuose Traggedie d'horrori, e Scene di malvaggitä grandiosa, con intermezi d'Imprese virtuose e buontä angeli-che, opposte alle operationi diaboliche. E veramente, considerando che questi nostri climi10 sij-no sotto l'amparo11 del Re Cattolico nostro Signore, che é quel Sole che mai tramonta, e che sopra di essi, con riflesso Lume, quäl Luna giamai calante, risplenda l'Heroe di nobil Prosapia12 che pro tempore ne tiene le sue parti, e gl'Amplissimi Senátori quali Stelle fisse, e gl'altri Spettabili Magistrati qual'erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo cosi aformare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si puô del vederlo tramutato in infer-no d'atti tenebrosi, malvaggitä e sevitie che dagl'huomini temerarij si vanno moltiplicando, se non se arte efattura diabolica, attesoche l'humana malitia per sé sola bastar non dourebbe a resistere a tanú Heroi, che con ocehij d'Argo e braccj di Briareo, si vanno trafßcando per Ii pubblici emolumenti. Per locché descriuendo questo Racconto auuenuto ne' tempi di mia verde staggione, abbenché la piü parte delle persone che vi rappresenta.no le low parti, sijno spárite dalla Seena del Mondo, con rendersi tributarij delle Parche13, pure per degni rispetti, si tacerä H loro nomi, cioé laparentela, et il medemo sifarä de' luochi, solo indicando Ii Territory gene- raliter. Né aleuno dirä questa sij imperfettione del Racconto, e defformitä di questo mio rozzo Parto, a meno questo tale Critico non sij persona affatto diggiuna delia Filosofia: ehe quanto agľhuomini in essa versati, ben vederanno nulla mancare alla sostanza di detta Narratione. Imperciocché, essendo cosa evidente, e da verun negata non essere i nomi se non puri purissimi accidenti...» - Ma, quando io avrô durata ľeroica fatica di traseriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e ľavrô data, come si suol dire, alla luce, si troverä poi chi duri la fatica di leggerla? - Questa riflessione dubitativa, nata nel travaglio del decifrare uno searabocehio ehe veniva dopo accidenti, mi fece sospender la copia, e pensar piú seriamente a quello ehe convenisse di fare. - Ben é vero, dicevo tra me, scartabellando il mano-seritto, ben é vero ehe quella grandine di concettini e di figure non continua cosi alla distesa per tutta ľopera. II buon secentista ha voluto sul principio mettere in mostra la sua virtú; ma poi, nel corso delia narrazione, e talvolta per lunghi tratti, lo stile cammina ben piú naturale e piú piano. Si; ma com'é dozzinale! com'é sgua-iato! com'é scorretto! Idiotismi14 lombardi a iosa, frasi delia lingua adoperate a sproposito, grammatica arbitraria, periodi sgangherati. E poi, qualche eleganza spagnola seminata qua e lä; e poi, ch'é peggio, ne' luoghi piú terribili o piú pietosi delia storia, a ogni occasione ďeccitar maraviglia, o di far pensare, a tutti que' pas-si insomma ehe richiedono bensi un po' di rettorica, ma rettorica disereta, fine, di buon gusto, costui non manca mai di metterci di quella sua cosi fatta del proemio. E allora, aceozzando15, con un'abilitä mirabile, le qualitä piú opposte, trova la maniera di riuscir rozzo insieme e affettato, nella stessa pagina, nello stesso periodo, nello stesso vocabolo. Ecco qui: declamazioni ampollose, composte a forza di sole-cismi pedestri16, e da per tutto quella goffaggine ambiziosa, ch'é il proprio caratte-re degli scritti di quel secolo, in questo paese. In vero, non é cosa da presentare a • MlolEbookReader Modifica > 4 63% CO □ ABC esteso Gio 12:37 o. e äs • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P OS lettori ďoggigiorno: son troppo ammaliziati, troppo disgustati di questo genere di stravaganze. Meno male, che il buon pensiero m'ě venuto sul principio di questo sciagurato lavoro: e me ne lavo le mani. - NelPatto perö di chiudere lo scartafaccio, per riporlo, mi sapeva male che una storia cosi bella dovesse rimanersi tuttavia sconosciuta; perchě, in quanto storia, puö essere che al lettore ne paia altrimenti, ma a me era parsa bella, come dico; molto bella. - Perchě non si potrebbe, pensai, prender la série de' fatti da questo manoscritto, e rifarne la dicitura17? - Non essendosi presentato alcuna obiezion ragionevole, il partito fu subito abbracciato. Ed ecco Porigine del presente libro, esposta con un'ingenuitä18 pari alPimportanza del libro medesimo. Taluni perö di que' fatti, čerti costumi descritti dal nostro autore, c'eran sembra-ti cosi nuovi, cosi stráni, per non dir peggio, che, prima di prestargli fede, abbiam voluto interrogare altri testimoni19; e ci siam messi a frugar nelle memorie di quel tempo, per chiarirci se veramente il mondo camminasse allora a quel modo. Una tale indagine dissipö tutti i nostri dubbi: a ogni passo ci abbattevamo in cose con-simili, e in cose piú fořti: e, quello che ci parve piú decisivo, abbiam perfino ritro-vati alcuni personaggi, de' quali non avendo mai avuto notizia fuor che dal nostro manoscritto, eravamo in dubbio se fossero realmente esistiti. E, alPoccorrenza, ci-teremo alcuna di quelle testimonianze, per procacciar fede alle cose, alle quali, per la loro stranezza, il lettore sarebbe piú tentato di negarla. Ma, rifiutando come intollerabile la dicitura del nostro autore, che dicitura vi abbiam noi sostituita? Qui sta il punto. Chiunque, senza esser pregato, s'intromette a rifar Popera altrui, s'espone a ren-dere uno stretto conto della sua, e ne contrae in certo modo Pobbligazione: ě que-sta una regola di fatto e di diritto, alla quale non pretendiam punto di sottrarci. Anzi, per conformarci ad essa di buon grado, avevam proposto di dar qui minuta- mente ragione del modo di scrivere da noi tenuto; e, a questo fine, siamo andati, per tutto il tempo del lavoro, cercando ďindovinare le critiche possibili e contin-genti20 con intenzione di ribatterle tutte anticipatamente. Ně in questo sarebbe stata la difficoltá; giacchě (dobbiam dirlo a onor del vero) non ci si presentó alla mentě una critica, che non le venisse insieme una risposta trionfante, di quelle ri-sposte che, non dico risolvon le questioni, ma le mutano. Spesso anche, mettendo due critiche alle mani tra loro, le facevam battere Puna dall'altra; o, esaminandole ben a fondo, riscontrandole attentamente, riuscivamo a scoprire e a mostrare che, cosi opposte in apparenza, eran pero ďuno stesso genere, nascevan tutťe due dal non badare ai fatti e ai principi su cui il giudizio doveva esser fondato; e, messele, con loro gran sorpresa, insieme, le mandavamo insieme a spasso. Non ci sarebbe mai stato autore che provasse cosi ad evidenza ďaver fatto bene. Ma che? quando siamo stati al punto di raccapezzar21 tutte le dette obiezioni e risposte, per dispor-le con qualche ordine, misericordia! venivano a fare un libro. Veduta la qual cosa, abbiam messo da parte il pensiero, per due ragioni che il lettore troverá certamen-te buone: la prima, che un libro impiegato a giustificarne un altro, anzi lo stile ďun altro, potrebbe parer cosa ridicola: la seconda, che di libri bašta uno per volta, quando non ě ďavanzo. É MlolEbookReader Modifica > 4 63% CO □ ABC esteso Gio 12:37 Q. O ;s • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P 05 CAPITOLO I Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno1, tra due catene non inter-rotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristringersi, e a prender corso e figura di fiume, tra un promontorio a destra, e uiťampia costiera dalTaltra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor piú sensibile alPocchio questa trasfor-mazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e 1'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian 1'acqua distendersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, 1'uno detto di san Martino, 1'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai molti suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talchě non ě chi, al primo vederlo, purchě sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a settentrione, non lo discerna tosto, a un tal contrassegno, in quella lunga e vasta giogaia2, dagli altri monti di nome piú oscuro e di forma piú comune. Per un buon pezzo, la costa sale con un pendio lento e continuo; poi si rompe in poggi e in valloncelli, in erte e in ispianate, secondo 1'ossatura de' due monti, e il lavoro dell'acque. II lembo estremo, tagliato dalle foci de' torrenti, ě quasi tutto ghiaia e ciottoloni; il resto, campi e vigne, sparse di terre, di ville, di casali; in qualche parte boschi, che si pro-lungano su per la montagna. Lecco, la principále di quelle terre, e che dá nome al territorio, giace poco discosto dal ponte, alla riva del lago, anzi viene in parte a tro-varsi nel lago stesso, quando questo ingrossa: un gran borgo al giorno ďoggi, e che s'incammina a diventar cittá. Ai tempi in cui accaddero i fatti che prendiamo a raccontare, quel borgo, giá considerabile, era anche un castello3, e aveva perció 1'onore ďalloggiare4 un comandante, e il vantaggio di possedere una stabile guar-nigione di soldáti spagnoli, che insegnavan la modestia alle fanciulle5 e alle donne del paese, accarezzavan di tempo in tempo le spalle6 a qualche marito, a qualche padre; e, sul finir delľestate, non mancavan mai di spandersi nelle vigne, per dira-dar ľuve, e alleggerire a' contadini le fatiche delia vendemmia. Dalľuna alľaltra di quelle terre, dalľalture alla riva, da un poggio alľaltro, correvano, e corrono tutta-via7, stradě e stradette, piú o men ripide, o piane; ogni tanto affondate, sepolte tra due muri, donde, alzando lo sguardo, non iscoprite che un pezzo di cielo e qualche vetta di monte; ogni tanto elevate su terrapieni aperti: e da qui la vista spazia per prospetti piú o meno estesi, ma ricchi sempře e sempře qualcosa nuovi, secondo che i diversi punti piglian piú o meno delia vasta scéna circostante, e secondo che questa o quella parte campeggia o si scorcia, spunta o sparisce a vicenda. Dove un pezzo, dove un altro, dove una lunga distesa di quel vasto e variato specchio del-ľacqua; di qua lago, chiuso alľestremitá o piuttosto smarrito in un gruppo, in un andirivieni di montagne, e di mano in mano piú allargato tra altri monti che si spiegano, a uno a uno, alio sguardo, e che 1'acqua riflette capovolti, co' paesetti posti sulle rive; di lá braccio di fiume, poi lago, poi fiume ancora, che va a perdersi in lucido serpeggiamento pur tra' monti che l'accompagnano, degradando via via, e perdendosi quasi anch'essi nelľorizzonte. II luogo stesso da dove contemplate que' vari spettacoli, vi fa spettacolo da ogni parte: il monte di cui passeggiate le falde, vi svolge, al di sopra, ďintorno, le sue cime e le balze, distinte, rilevate, mu-tabili quasi a ogni passo, aprendosi e contornandosi in gioghi ciô che v'era sem-brato prima un sol giogo, e comparendo in vetta ciô che poco innanzi vi si rap-prensentava sulla costa: e ľameno, il domestico di quelle falde tempera gradevol-mente il selvaggio, e orna vie piú il magnifico delľaltre vedutě. Per una di queste stradicciole, tornava bel bello dalla passeggiata verso casa, sulla sera del giorno 7 novembre delľanno 1628, don Abbondio, curato ďuna delle terre accennate di sopra: il nome di questa, ně il casato del personaggio, non si < > piú informazioni É MlolEbookReader Modifica > 4 63% CO □ ABC esteso Gio 12:37 Q. O ;s • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P 05 trovan nel manoscritto, ne a questo luogo ne altrove. Diceva tranquillamente il suo ufizio, e talvolta, tra un salmo e l'altro, chiudeva il breviario, tenendovi den-tro, per segno, l'indice della mano destra, e, messa poi questa nell'altra dietro la schiena, proseguiva il suo cammino, guardando a terra, e buttando con un piede verso il muro i ciottoli che facevano inciampo nel sentiero: poi alzava il viso, e, gi-rati oziosamente gli occhi all'intorno, li fissava alia parte d'un monte, dove la luce del sole gia scomparso, scappando per i fessi del monte opposto, si dipingeva qua e la sui massi sporgenti, come a larghe e inuguali pezze di porpora. Aperto poi di nuovo il breviario, e recitato un altro squarcio, giunse a una voltata della stradetta, dov'era solito d'alzar sempre gli occhi dal libro, e di guardarsi dinanzi: e cosi fece anche quel giorno. Dopo la voltata, la strada correva diritta, forse un sessanta pas-si, e poi si divideva in due viottole, a foggia d'un ipsilon: quella a destra saliva verso il monte, e menava alia cura8: l'altra scendeva nella valle fino a un torrente; e da questa parte il muro non arrivava che all'anche del passeggiero. I muri interni del-le due viottole, in vece di riunirsi ad angolo, terminavano in un tabernacolo, sul quale eran dipinte certe figure lunghe, serpeggianti, che finivano in punta, e che, nell'intenzion delPartista, e agli occhi degli abitanti del vicinato, volevan dir fiam-me; e, alternate con le fiamme, cert'altre figure da non potersi descrivere, che vole-van dire anime del purgatorio: anime e fiamme a color di mattone, sur un fondo bigiognolo, con qualche scalcinatura qua e la. II curato, voltata la stradetta, e diriz-zando, com'era solito, lo sguardo al tabernacolo, vide una cosa che non s'aspetta-va, e che non avrebbe voluto vedere. Due uomini stavano, l'uno dirimpetto all'al-tro, al confluente, per dir cosi, delle due viottole: un di costoro, a cavalcioni sul muricciolo basso, con una gamba spenzolata al di fuori, e l'altro piede posato sul terreno della strada; il compagno, in piedi, appoggiato al muro, con le braccia in-crociate sul petto. L'abito, il portamento, e quello che, dal luogo ov'era giunto il curato, si poteva distinguer delľaspetto, non lasciavan dubbio intorno alla lor con-dizione. Avevano entrambi intorno al capo una reticella verde, che cadeva sulľo-mero sinistro, terminata in una gran nappa, e dalla quale usciva sulla fronte un enorme ciuffo: due lunghi mustacchi arricciati in punta: una cintura lucida di cuo-io, e a quella attaccate due pistole: un piccol corno ripieno di polvere, cascante sul petto, come una collana: un manico di coltellaccio che spuntava fuori d'un taschi-no degli ampi e gonfi calzoni, uno spadone, con una gran guardia9 traforata a lamině ďottone, congegnate come in cifra, forbite e lucenti: a prima vista si davano a conoscere per individui della specie de' braň. Questa specie, ora del tutto perduta, era allora floridissima in Lombardia, e giä molto antica. Chi non ne avesse idea, ecco alcuni squarci autentici, che potranno darne una bastante de' suoi caratteri principáli, degli sforzi fatti per ispegnerla, e della sua dura e rigogliosa vitalita. Fino dalľotto aprile delľanno 1583, ľlllustrissimo ed Eccellentissimo signor don Carlo d'Aragon, Principe di Castelvetrano, Duca di Terranuova, Marchese d'Avola, Conte di Burgeto, grande Ammiraglio, e gran Contestabile di Sicília, Go-vernatore di Miláno e Capitan Generále di Sua Maestá Cattolica in Itália, pienamen-te informato della intollerabile miseria in che é vivuta e vive questa Cittä di Miláno, per cagio-ne dei bravi e vagabondi, pubblica un bando contro di essi. Dichiara e diffinisce tutti co-loro essere compresi in questo bando, e doversi ritenere bravi e vagabondi... i quali, essendofo-restieri o delpaese, non hanno esercizio alcuno10, od avendolo, non lofanno... ma, senza sala-rio, o pur con esso, s'appoggiano a qualche cavaliere o gentiluomo, officiale o mercante... per fargli spalle11 e javore, o veramente, come si puó presumere, per tendere insidie ad altri... A tutti costoro ordina che, nel termine di giorni sei, abbiano a sgomberare il paese, intima la galéra a' renitenti, e dä a tutti gli ufiziali della giustizia le piú stranamen-te12 ampie e indefinite facoltá, per ľesecuzione delľordine. Ma, nelľanno seguen- • MlolEbookReader Modifica > 4 63% CO □ ABC esteso Gio 12:37 o. e äs • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P OS te, il 12 apríle, scorgendo il detto signore, che guesta Cťřía ě tuttavia piena di detti bra-vi... tomati a vivere come prima vivevano, nonpunto mutato il costume loro, ně scemato il numero, da fuori un'altra grida13, ancor piú vigorosa e notabile, nella quale, tra l'altre ordinazioni, prescrive: Che qualsivoglia persona, cosi di questa Cittä, come forestiera, che per due testimonj conste-ra. esser tenuto, e comunemente riputato per bravo, et aver tal nome, ancorche non si verifichi aver fatto delitto alcuno... per questa sola riputazione di bravo, senza altri indizj, possa dai detti giudici e da ognuno di loro esser posto alia corda et al tormento, per processo informativoli... et ancorchě non confessi delitto alcuno, tuttavia sia mandato alia galea, per detto triennio, per la sola opinione e nome di bravo, come di sopra. Tutto ciö, e il di piú che si tralascia, perchě Sua Eccellenza é risoluta di voler essere obbedita da ognuno. All'udir parole ďun tanto signore, cosi gagliarde e sicure, e accompagnate da tali ordini, viene una gran voglia di credere che, al solo rimbombo di esse, tutti i bravi siano scomparsi per sempře. Ma la testimonianza ďun signore non meno autore-vole, ně meno dotato di nomi, ci obbliga a credere tutto il contrario. E questi l'lllu-strissimo ed Eccellentissimo Signor Juan Fernandez de Velasco, Contestabile di Castiglia, Cameriero maggiore di Sua Maestä, Duca della Cittá di Frias, Conte di Haro e Castelnovo, Signore della Casa di Velasco, e di quella delli sette Infanti di Lara, Governatore dello Stato di Milano, etc. II 5 giugno dell'anno 1593, piena-mente informato anche lui di quanta danno e rovině sieno... i bravi e vagabondi, e del pes-simo effetto che tal sorta digentefa contra il benpubblico, et in delusione della giustizia, inti-ma loro di nuovo che, nel termine di giorni sei, abbiano a sbrattare il paese, ripe-tendo a un dipresso le prescrizioni e le minacce medesime del suo predecessore. II 23 maggio poi dell'anno 1598, informato, con nonpoco dispiacere dell'animo suo, che... ogni di piú in questa Cittä e Stato va crescendo il numero di questi tali (bravi e vagabondi), ně di loro, giorno e notte, altro si sente che ferite appostatamente date, omicidii e ruberie et ogni altra qualitä di delitti, ai quali si rendono piufacili, confidati essi bravi ďessere aiutati dai capi e fautori loro,... prescrive di nuovo gli stessi rimedi, accrescendo la dose, come s'usa nelle malattie ostinate. Ognuno dunque, conchiude poi, onninamente15 si guardi di contravvenire in parte alcuna alia grida presente, perchě, in luogo di provare la cle-menza di Sua Eccellenza, provera il rigore, e Vir a sua... essendo risoluta e determinata che questa sia I'ultima eperentoria monizione. Non fu perö di questo parere l'lllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Pietro Enriquez de Acevedo, Conte di Fuentes, Capitano, e Governatore dello Stato di Milano; non fu di questo parere, e per buone ragioni. Pienamente informato della miseria in che vive questa Cittä e Stato per cagione del gran numero di bravi che in esso abbonda... e risoluto di totalmente estirpare seme tantopemizioso, da fuori, il 5 decembre 1600, una nuova grida piena anch'essa di severissime comminazioni16, con fermo proponimento che con ogni rigore, e senza speranza di remissione17, siano onninamente eseguite. Convien credere perö che non ci si mettesse con tutta quella buona voglia che sapeva impiegare nell'ordir cabale18, e nel suscitar nemici al suo gran nemico Enrico IV; giacchě, per questa parte, la storia attesta come riuscisse ad armare contro quel re il duca di Savoia, a cui fece perder piú d'una cittä; come riuscisse a far con-giurare il duca di Biron, a cui fece perder la testa; ma, per ciö che riguarda quel seme tanto pernizioso de' bravi, certo ě che esso continuava a germogliare, il 22 settembre dell'anno 1612. In quel giorno l'lllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Don Giovanni de Mendozza, Marchese de la Hynojosa, Gentiluomo etc. Governatore etc., pensö seriamente ad estirparlo. A quest'effetto, spedi a Pan-dolfo e Marco Tullio Malatesti, stampatori regii camerali19, la solita grida, corretta ed accresciuta, perchě la stampassero ad esterminio de' bravi. Ma questi vissero ancora per ricevere, il 24 decembre dell'anno 1618, gli stessi e piú fořti colpi dal- < > piú informazioni • MlolEbookReader Modifica > 4 63% co □ ABC esteso Gio 12:37 q. e ss • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P OS l'lllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor don Gomez Suarez de Figue-roa, Duca di Feria, etc. Governatore etc. Pero non essendo essi morti neppur di quelli, l'lllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, il Signor Gonzalo Fernandez di Cordova, sotto il cui governo accadde la passeggiata di don Abbondio, s'era trova-to costretto a ricorreggere e ripubblicare la solita grida contro i bravi, il giorno 5 ottobre del 1627, cioě un anno, un mese e due giorni prima di quel memorabile awenimento. Ně fu questa l'ultima pubblicazione; ma noi delle posteriori non crediamo dover far menzione, come di cosa che esce dal periodo della nostra storia. Ne accennere-mo soltanto una del 13 febbraio dell'anno 1632, nella quale l'lllustrissimo ed Eccellentissimo Signore, el Duque de Feria, per la seconda volta governatore, ci awisa che le maggiori sceleraggini procedono da quelli che ch.iama.no bravi. Questo basta ad assi-curarci che, nel tempo di cui noi trattiamo, c'era de' bravi tuttavia. Che i due descritti di sopra stessero ivi ad aspettar qualcheduno, era cosa troppo evidente; ma quel che piú dispiacque a don Abbondio fu il dover accorgersi, per certi atti, che l'aspettato era lui. Perchě, al suo apparire, coloro s'eran guardati in viso, alzando la testa, con un movimento dal quale si scorgeva che tutt'e due a un tratto avevan detto: ě lui; quello che stava a cavalcioni s'era alzato, tirando la sua gamba sulla strada; l'altro s'era staccato dal muro; e tutt'e due gli s'awiavano in-contro. Egli, tenendosi sempre il breviario aperto dinanzi, come se leggesse, spin-geva lo sguardo in su, per ispiar le mosse di coloro; e, vedendoseli venir proprio incontro, fu assalito a un tratto da mille pensieri. Domandó subito in fretta a sě stesso, se, tra i bravi e lui, ci fosse qualche uscita di strada, a destra o a sinistra; e gli sowenne subito di no. Fece un rapido esame, se avesse peccato contro qualche potente, contro qualche vendicativo; ma, anche in quel turbamento, il testimonio consolante della coscienza lo rassicurava alquanto: i bravi pero s'awicinavano, guardandolo fisso. Mise l'indice e il medio della mano sinistra nel collare, come per raccomodarlo; e, girando le due dita intorno al collo, volgeva intanto la faccia all'indietro, torcendo insieme la bocca, e guardando con la coda dell'occhio, fin dove poteva, se qualcheduno arrivasse; ma non vide nessuno. Diede un'occhiata, al di sopra del muricciolo, ne' campi: nessuno; un'altra piu modesta sulla strada dinanzi; nessuno, fuorche i bravi. Che fare? tornare indietro, non era a tempo: darla a gambe, era lo stesso che dire, inseguitemi, o peggio. Non potendo schivare il pe-ricolo, vi corse incontro, perche i momenti di quell'incertezza erano allora cosi pe-nosi per lui, che non desiderava altro che d'abbreviarli. Affretto il passo, recito un versetto a voce piu alta, compose la faccia a tutta quella quiete e ilarita che pote, fece ogni sforzo per preparare un sorriso; quando si trovo a fronte dei due galan-tuomini, disse mentalmente: ci siamo; e si fermo su due piedi. «Signor curato,» disse un di que' due, piantandogli gli occhi in faccia. «Cosa comanda?» rispose subito don Abbondio, alzando i suoi dal libro, che gli resto spalancato nelle mani, come sur un leggio. «Lei ha intenzione,» prosegui l'altro, con l'atto minaccioso e iracondo di chi co-glie un suo inferiore sull'intraprendere una ribalderia, «lei ha intenzione di maritar domani Renzo Tramaglino e Lucia Mondella!» «Cioe...» rispose, con voce tremolante, don Abbondio: «cioe. Lor signori son uo-mini di mondo, e sanno benissimo come vanno queste faccende. II povero curato non c'entra: fanno i loro pasticci tra loro, e poi... e poi, vengon da noi, come s'an-drebbe a un banco a riscotere: e noi... noi siamo i servitori del comune.» «Or bene,» gli disse il bravo, all'orecchio, ma in tono solenne di comando, «que-sto matrimonio non s'ha da fare, ne domani, ne mai.» «Ma, signori miei,» replied don Abbondio, con la voce mansueta e gentile di chi vuol persuadere un impaziente, «ma, signori miei, si degnino di mettersi ne' miei < > piu informazioni • MlolEbookReader Modifica > 4 63% co □ ABC esteso Gio 12:37 q. e ss • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P OS panni. Se la cosa dipendesse da me,... vedon bene che a me non me ne vien nulla in tasca...» «Orsú,» interruppe il bravo, «se la cosa avesse a decidersi a ciarle, lei ci mette-rebbe in sacco. Noi non ne sappiamo, ně vogliam saperne di piú. Uomo awertito... lei c'intende.» «Ma lor signoři son troppo giusti, troppo ragionevoli...» «Ma,» interruppe questa volta 1'altro compagnone, che non aveva parlato fin al-lora, «ma il matrimonio non si fara, o...» e qui una buona bestemmia, «o chi lo fara non se ne pentirá, perchě non ne avrá tempo, e...» un'altra bestemmia. «Zitto, zitto,» riprese il primo oratoře, «il signor curato ě un uomo che sa il viver del mondo; e noi siam galantuomini, che non vogliam fargli del male, purchě abbia giudizio. Signor curato, 1'illustrissimo signor don Rodrigo nostro padrone la riveri-sce caramente.» Questo nome fu, nella mentě di don Abbondio, come, nel forte ďun temporale notturno, un lampo che illumina momentaneamente e in confuso gli oggetti, e ac-cresce il terrore. Fece, come per istinto, un granďinchino, e disse: «se mi sapesse-ro suggerire...» «Oh! suggerire a lei che sa di latino!» interruppe ancora il bravo, con un riso tra lo sguaiato e il feroce. «A lei tocca. E sopra tutto, non si lasci uscir parola su questo awiso, che le abbiam dato per suo bene; altrimenti... ehm... sarebbe lo stesso che fare quel tal matrimonio. Via, che vuol che si dica in suo nome aH'illustrissimo signor don Rodrigo? » «11 mio rispetto...» «Si spieghi meglio!» «... Disposto... disposto sempře all'ubbidienza.» E, proferendo queste parole, non sapeva nemmen lui se faceva una promessa, o un complimento. I bravi le pre- sero, o mostraron di prenderle nel significato piú serio. «Benissimo, e buona notte, messere,» disse l'un ďessi, in atto di partir col com-pagno. Don Abbondio, che, pochi momenti prima, avrebbe dato un occhio per iscansarli, allora avrebbe voluto prolungar la conversazione e le trattative. «Signo-ri...» cominció, chiudendo il libro con le due mani; ma quelli, senza piú dargli udienza, presero la strada donďera lui venuto, e s'allontanarono, cantando una canzonaccia che non voglio trascrivere. II pověro don Abbondio rimase un momen-to a bocca aperta, come incantato; poi prese quella delle due stradette che condu-ceva a casa sua, mettendo innanzi a stento una gamba dopo 1'altra, che parevano aggranchiate20. Come stesse di dentro, s'intendera meglio, quando avrem detto qualche cosa del suo naturale, e de' tempi in cui gli era toccato di vivere. Don Abbondio (il lettore se n'ě giá aweduto) non era nato con un cuor di leone. Ma fin da' primi suoi anni, aveva dovuto comprendere che la peggior condizione, a que' tempi, era quella ďun animale senza artigli e senza zanne, e che pure non si sentisse inclinazione d'esser divorato. La forza legale non proteggeva in alcun con-to l'uomo tranquillo, inoffensivo, e che non avesse altri mezzi di far paura altrui. Non giá che mancassero leggi e pene contro le violenze private. Le leggi anzi dilu-viavano; i delitti erano enumerati, e particolareggiati, con minuta prolissitá; le pene, pazzamente esorbitanti e, se non bašta, aumentabili, quasi per ogni caso, ad arbitrio del legislatore stesso e di cento esecutori; le procedure, studiate soltanto a liberare il giudice da ogni cosa che potesse essergli d'impedimento a proferire una condanna: gli squarci che abbiam riportati delle gride contro i bravi, ne sono un piccolo, ma fedel saggio. Con tutto ció, anzi in gran parte a cagion di ció, quelle gride, ripubblicate e rinforzate di governo in governo, non servivano ad altro che ad attestare ampollosamente Pimpotenza de' loro autoři; o, se producevan qualche effetto immediato, era principalmente d'aggiunger molte vessazioni a quelle che i < > piú informazioni • MlolEbookReader Modifica > 4 63% CO □ ABC esteso Gio 12:38 q. e ss • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P OS pacifici e i deboli giá soffrivano da' perturbatori, e d'accrescer le violenze e l'astu-zia di questi. L'impunita era organizzata, e aveva radici che le gride non toccavano, o non potevano smovere. Tali eran gli asili, tali i privilegi d'alcune classi, in parte riconosciuti dalla forza legale, in parte tollerati con astioso silenzio, o impugnati con vane proteste, ma sostenuti in fatto e difesi da quelle classi, con attivitá d'inte-resse, e con gelosia di puntiglio. Ora, quesťimpunitá minacciata e insultata, ma non distrutta dalle gride, doveva naturalmente, a ogni minaccia, e a ogni insulto, adoperar nuovi sforzi e nuove invenzioni, per conservarsi. Cosi accadeva in effetto; e, all'apparire delle gride dirette a comprimere i violenti, questi cercavano nella loro forza reále i nuovi mezzi piú opportuni, per continuare a far ció che le gride venivano a proibire. Potevan ben esse inceppare a ogni passo, e molestare l'uomo bonario, che fosse senza forza propria e senza protezione; perchě, col fine d'aver sotto la mano ogni uomo, per prevenire o per punire ogni delitto, assoggettavano ogni mossa del private al volere arbitrario d'esecutori d'ogni genere. Ma chi, prima di commettere il delitto, aveva prese le sue misure per ricoverarsi a tempo in un convento, in un palazzo, dove i birri non avrebber mai osato metter piede; chi, senz'altre precauzioni, portava una livrea21 che impegnasse a difenderlo la vanitá e l'interesse d'una famiglia potente, di tutto un ceto, era libero nelle sue operazioni, e poteva ridersi di tutto quel fracasso delle gride. Di quegli stessi ch'eran deputati a farle eseguire, alcuni appartenevano per nascita alia parte privilegiata, alcuni ne dipendevano per clientela; gli uni e gli altri, per educazione, per interesse, per con-suetudine, per imitazione, ne avevano abbracciate le massime, e si sarebbero ben guardati dall'offenderle, per amor d'un pezzo di carta attaccato sulle cantonate. Gli uomini poi incaricati dell'esecuzione immediata, quando fossero stati intrapren-denti come eroi, ubbidienti come monaci, e pronti a sacrificarsi come martiri, non avrebber pero potuto venirne alia fine, inferiori com'eran di numero a quelli che si trattava di sottomettere, e con una gran probabilita ďessere abbandonati da chi, in astratto e, per cosi dire, in teoria, imponeva loro di operare. Ma, oltre di ció, costo-ro eran generalmente de' piú abbietti e ribaldi soggetti del loro tempo; 1'incarico loro era tenuto a vile22 anche da quelli che potevano averne terrore, e il loro titolo un improperio. Era quindi ben naturale che costoro, in vece ďarrischiare, anzi di gettar la vita in un'impresa disperata, vendessero la loro inazione, o anche la loro connivenza ai potenti, e si riservassero a esercitare la loro esecrata autorita e la forza che pure avevano, in quelle occasioni dove non c'era pericolo; nell'opprimer cioě, e nel vessare gli uomini pacifici e senza difesa. L'uomo che vuole offendere, o che teme, ogni momente, ďessere offeso, cerca naturalmente alleati e compagni. Quindi era, in que' tempi, portata al massimo punto la tendenza degl'individui a tenersi collegati in classi, a formante delle nuove, e a procurare ognuno la maggior potenza di quella a cui apparteneva. II clero vegliava a sostenere e ad estendere le sue immunitá23, la nobiltá i suoi privilegi, il militare le sue esenzioni. I mercanti, gli artigiani erano arrolati in maestranze e in confraternite, i giurisperiti formavano una lega, i medici stessi una corporazione. Ognuna di queste piccole oligarchie aveva una sua forza speciále e propria; in ognuna 1'individuo trovava il vantaggio ďimpiegar per sě, a proporzione della sua autorita e della sua destrezza, le forze riunite di molti. I piú onesti si valevan di questo vantaggio a difesa soltanto; gli astuti e i facinorosi ne approfittavano, per condurre a termine ribalderie, alle quali i loro mezzi personali non sarebber basta-ti, e per assicurarsene 1'impunitá. Le forze pero di queste varie leghe eran molto disuguali; e, nelle campagne principalmente, il nobile dovizioso24 e violento, con intorno uno stuolo di bravi, e una popolazione di contadini awezzi, per tradizione famigliare, e interessati o forzati a riguardarsi quasi come sudditi e soldáti del pa- < > piú informazioni • MlolEbookReader Modifica > <5> ^ 64% CO QabC esteso Gio 12:38 q. e ss • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P OS drone, esercitava un potere, a cui difficilmente nessun'altra frazione di lega avreb-be ivi potuto resistere. II nostro Abbondio, non nobile, non ricco, coraggioso ancor meno, s'era dunque accorto, prima quasi di toccar gli anni della discrezione25, d'essere, in quella societa, come un vaso di terra cotta, costretto a viaggiare in compagnia di molti vasi di ferro. Aveva quindi, assai di buon grado, ubbidito ai parenti, che lo vollero prete. Per dir la veritá, non aveva gran fatto pensato agli obblighi e ai nobili fini del mini-stero al quale si dedicava: procacciarsi di che vivere con qualche agio, e mettersi in una classe riverita e forte, gli eran sembrate due ragioni piú che sufficienti per una tale scelta. Ma una classe qualunque non protegge un individuo, non lo assicura, che fino a un certo segno: nessuna lo dispensa dal farsi un suo sistema particolare. Don Abbondio, assorbito continuamente ne' pensieri della propria quiete, non si curava di que' vantaggi, per ottenere i quali facesse bisogno d'adoperarsi molto, o d'arrischiarsi un poco. II suo sistema consisteva principalmente nello scansar tutti i contrasti, e nel cedere, in quelli che non poteva scansare. Neutralita disarmata in tutte le guerre che scoppiavano intorno a lui, dalle contese, allora frequentissime, tra il clero e le podesta laiche, tra il militare e il civile, tra nobili e nobili, fino alle questioni tra due contadini, nate da una parola, e decise coi pugni, o con le coltel-late. Se si trovava assolutamente costretto a prender parte tra due contendenti, stava col piu forte, sempře pero alia retroguardia, e procurando di far vedere all'al-tro ch'egli non gli era volontariamente nemico: pareva che gli dicesse: ma perchě non avete saputo esser voi il piu forte? ch'io mi sarei messo dalla vostra parte. Stando alia larga da' prepotenti, dissimulando le loro soverchierie passeggiere e capricciose, corrispondendo con sommissioni a quelle che venissero da un'inten-zione piú seria e piu meditata, costringendo, a forza d'inchini e di rispetto gioviale, anche i piú burberi e sdegnosi, a fargli un sorriso, quando gl'incontrava per la strada, il pover'uomo era riuscito a passare i sessant'anni, senza gran burrasche. Non ě pero che non avesse anche lui il suo po' di fiele in corpo; e quel continuo esercitar la pazienza, quel dar cosi spesso ragione agli altri, que' tanti bocconi amari inghiottiti in silenzio, glielo avevano esacerbato a segno che, se non avesse, di tanto in tanto, potuto dargli un po' di sfogo, la sua salute n'avrebbe certamente sofferto. Ma siccome v'eran poi finalmente al mondo, e vicino a lui, persone ch'egli conosceva ben bene per incapaci di far male, cosi poteva con quelle sfogare qualche volta il mal úmore lungamente represso, e cavarsi anche lui la voglia d'essere un po' fantastico26, e gridare a torto. Era poi un rigido censore degli uomini che non si regolavan come lui, quando pero la censura potesse esercitarsi senza al-cuno, anche lontano, pericolo. II battuto era almeno almeno un imprudente; l'am-mazzato era sempre stato un uomo torbido. A chi, messosi a sostener le sue ragioni contro un potente, rimaneva col capo rotto, don Abbondio sapeva trovar sempre qualche torto; cosa non difficile, perchě la ragione e il torto non si dividon mai con un taglio cosi netto, che ogni parte abbia soltanto dell'una o dell'altro. Sopra tutto poi, declamava contro que' suoi confratelli che, a loro rischio, prendevan le parti d'un debole oppresso, contro un soverchiatore potente. Questo chiamava un com-prarsi gl'impicci a contanti, un voler raddirizzar le gambe ai cani; diceva anche se-veramente, ch'era un mischiarsi nelle cose profane, a danno della dignita del sacro ministero. E contro questi predicava, sempre pero a quattr'occhi, o in un piccolis-simo crocchio, con tanto piú di veemenza, quanto piú essi eran conosciuti per alie-ni dal risentirsi, in cosa che li toccasse personalmente. Aveva poi una sua sentenza prediletta, con la quale sigillava sempre i discorsi su queste materie: che a un ga-lantuomo, il qual badi a sě, e stia ne' suoi panni, non accadon mai brutti incontri. É MlolEbookReader Modifica > <5> ^ 64% CO OabC esteso Gio 12:38 q. e ís • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P QS Pensino ora i miei venticinque lettori ehe impressione dovesse fare sulľanimo del poveretto, quello ehe s'é raccontato. Lo spavento di que' visacci e di quelle pa-rolacce, la minaccia ďun signore noto per non minacciare invano, un sistema di quieto vivere, ch'era costato tanťanni di studio e di pazienza, sconcertato in un punto, e un passo27 dal quale non si poteva veder come uscirne: tutti questi pen-sieri ronzavano tumultuariamente nel capo basso di don Abbondio. - Se Renzo si potesse mandare in pace con un bel no, via; ma vorrä delle ragioni; e cosa ho da rispondergli, per amor del cielo? E, e, e, anche costui é una testa: un agnello se nessun lo tocca, ma se uno vuol contraddirgli... ih! E poi, e poi, perduto dietro a quella Lucia, innamorato come... Ragazzacci, ehe, per non saper ehe fare, s'inna-morano, voglion maritarsi, e non pensano ad altro; non si fanno carico de' travagli in ehe mettono un povero galantuomo. Oh povero me! vedete se quelle due figu-racce dovevan proprio piantarsi sulla mia stráda, e prenderla con me! Che e'entro io? Son io ehe voglio maritarmi? Perché non son andati piuttosto a parlare... Oh vedete un poco: gran destino é il mio, che le cose a proposito mi vengan sempre in mente un momento dopo l'occasione. Se avessi pensato di suggerir loro che andas-sero a portar la loro imbasciata... - Ma, a questo punto, s'accorse che il pentirsi di non essere stato consigliere e cooperatore delľiniquitä era cosa troppo iniqua; e rivolse tutta la stizza de' suoi pensieri contro quell'altro che veniva cosi a togliergli la sua pace. Non conosceva don Rodrigo che di vista e di fama, né aveva mai avuto che far con lui, altro che di toccare il petto col mento, e la terra con la punta del suo cappello, quelle poche volte che l'aveva incontrato per la strada. Gli era occor-so di difendere, in piú d'un'occasione, la riputazione di quel signore, contro coloro che, a bassa voce, sospirando, e alzando gli occhi al cielo, maledicevano qualche suo fatto: aveva detto cento volte ch'era un rispettabile cavaliere. Ma, in quel momento, gli diede in cuor suo tutti que' titoli che non aveva mai udito applicargli da altri, senza interrompere in fretta con un oibô. Giunto, tra il tumulto di questi pensieri, alia porta di casa sua, ch'era in fondo del paesello, mise in fretta nella toppa la chiave, che giä teneva in mano; apri, entrô, richiuse diligentemente; e, an-sioso di trovarsi in una compagnia fidata, chiamô subito: «Perpetua! Perpetua!», awiandosi pure verso il salotto, dove questa doveva esser certamente ad apparec-chiar la tavola per la cena. Era Perpetua, come ognun se n'awede, la serva di don Abbondio: serva affezionata e fedele, che sapeva ubbidire e comandare, secondo l'occasione, tollerare a tempo il brontolio e le fantasticaggini del padrone, e fargli a tempo tollerar le proprie, che divenivan di giorno in giorno piu frequenti, da che aveva passata l'eta sinodale28 dei quaranta, rimanendo celibe, per aver rifiutati tutti i partiti che le si erano offerti, come diceva lei, o per non aver mai trovato un cane che la volesse, come dicevan le sue amiche. «Vengo,» rispose, mettendo sul tavolino, al luogo soli to, il fiaschetto del vino prediletto di don Abbondio, e si mosse lentamente; ma non aveva ancor toccata la soglia del salotto, ch'egli v'entrô, con un passo cosi legato, con uno sguardo cosi adombrato, con un viso cosi stravolto, che non ci sarebbero nemmen bisognati gli occhi esperti di Perpetua, per iscoprire a prima vista che gli era accaduto qualche cosa di straordinario dawero. «Misericordia! cos'ha, signor padrone?» «Niente, niente,» rispose don Abbondio, lasciandosi andar tutto ansante sul suo seggiolone. «Come, niente? La vuol dare ad intendere a me? cosi brutto com'é? Qualche gran caso é awenuto.» «Oh, per amor del cielo! Quando dico niente, o é niente, o é cosa che non posso dire.» É MlolEbookReader Modifica > <5> ^ 64% CO Q ABC esteso Gio 12:38 q. e ís • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P QS «Che non puô dir neppure a me? Chi si prenderä cura delia sua salute? Chi le darä un parere?...» «Ohime! tacetě, e non apparecchiate altro: datemi un bicchiere del mio vino.» «E lei mi vorrá sostenere ehe non ha niente!» disse Perpetua, empiendo il bicchiere, e tenendolo poi in mano, come se non volesse darlo che in premio delia confidenza ehe si faceva tanto aspettare. «Date qui, date qui,» disse don Abbondio, prendendole il bicchiere, con la mano non ben ferma, e votandolo poi in fretta, come se fosse una medicína. «Vuol dunque ch'io sia costretta di domandar qua e lä cosa sia accaduto al mio padrone?» disse Perpetua, ritta dinanzi a lui, con le mani arrovesciate sui fianchi, e le gomita appuntate davanti, guardandolo fisso, quasi volesse succhiargli dagli oc-chi il segreto. «Per amor del cielo! non fate pettegolezzi, non fate schiamazzi: ne va... ne va la vita!» «La vita!» «La vita.» «Lei sa bene che, ogni volta che m'ha detto qualche cosa sinceramente, in confidenza, io non ho mai...» «Brava! come quando...» Perpetua s'awide d'aver toccato un tasto falso; onde, cambiando subito il tono, «signor padrone,» disse, con voce commossa e da commovere, «io le sono sempre stata affezionata; e, se ora voglio sapere, ě per premura, perchě vorrei poterla soc-correre, darle un buon parere, sollevarle l'animo...» II fatto sta che don Abbondio aveva forse tanta voglia di scaricarsi del suo dolo-roso segreto, quanta ne avesse Perpetua di conoscerlo; onde, dopo aver respinti sempre piu debolmente i nuovi e piú incalzanti assalti di lei, dopo averle fatto piu ďuna volta giurare ehe non fiaterebbe, finalmente, con molte sospensioni, con molti ohimě, le raccontô il miserabile caso. Quando si venne al nome terribile del mandante, bisognô ehe Perpetua proferisse un nuovo e piú solenne giuramento; e don Abbondio, pronunziato quel nome, si rovesciô sulla spalliera delia seggiola, con un gran sospiro, alzando le mani, in atto insieme di comando e di supplica, e dicendo: «per amor del cielo!» «Delle sue!» esclamô Perpetua. «Oh ehe birbone! oh ehe soverchiatore! oh ehe uomo senza timor di Dio!» «Volete tacere? o volete rovinarmi del tutto?» «Oh! siam qui soli ehe nessun ci sente. Ma come fara, povero signor padrone?» «Oh vedete,» disse don Abbondio, con voce stizzosa: «vedete ehe bei pareri mi sa dar costei! Viene a domandarmi come farô, come farô; quasi fosse lei nelľimpiccio, e toccasse a me di levarnela.» «Ma! io l'avrei bene il mio povero parere da darle; ma poi...» «Ma poi, sentiamo.» «11 mio parere sarebbe che, siccome tutti dicono che il nostro arcivescovo29 ě un sanťuomo, e un uomo di polso, e che non ha paura di nessuno, e, quando puô fare star a dovere un di questi prepotenti, per sostenere un curato, ci gongola; io direi, e dico che lei gli scrivesse una bella lettera, per informarlo come qualmente...*30 «Volete tacere? volete tacere? Son pareri codesti da dare a un pover'uomo? Quando mi fosse toccata una schioppettata nella schiena, Dio liberi! ľarcivescovo me la leverebbe?» «Eh! le schioppettate non si danno via come confetti: e guai se questi cani do-vessero mordere tutte le volte che abbaiano! E io ho sempre veduto che a chi sa mostrare i denti, e farsi stimare, gli si porta rispetto; e, appunto perchě lei non É MlolEbookReader Modifica 64% K) QABC-esteso Gio 12:38 Q. O ís • • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ II disco ě quasi pieno Risparmia spazio ottimizzando ľarchiviazione. Chiudi | Gestisci... 1 vuol mai dir la sua ragione, siam ridotti a segno ehe tutti vengono, con licenza, a...» «Volete tacere?» «Io taccio subito; ma ě pero certo ehe, quando il mondo s'accorge ehe uno, sempře, in ogni incontro, ě pronto a calar le...» «Volete tacere? E tempo ora di dir codeste baggianate?» «Basta: ci penserá questa notte; ma intanto non cominci a farsi male da sě, a ro-vinarsi la salute; mangi un boccone.» «Ci penserô io,» rispose, brontolando, don Abbondio: «sicuro; io ci penserô, io ci ho da pensare.» E s'alzô, continuando: «non voglio prender niente; niente: ho altra voglia: lo so anch'io ehe tocca a pensarci a me. Ma! la doveva aceader per ľappunto a me.» «Mandi almen giú quesťaltro gocciolo,» disse Perpetua, mescendo. «Lei sa ehe questo le rimette sempre lo stomaco.» «Eh! ci vuol altro, ci vuol altro, ci vuol altro.» Cosi dicendo, prese il lume, e, brontolando sempre: «una piecola bagattella! a un galantuomo par mio! e domani com'andrä?» e altre simili lamentazioni, s'awiô per salire in camera. Giunto su la soglia, si voltô indietro verso Perpetua, mise il dito sulla bocca, disse, con tono lento e solenne: «per amor del cielo!» e disparve. É MlolEbookReader Modifica > <5> ^ 64% CO OabC esteso Gio 12:38 q. e ís • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P OS Note Introduzione 1. illustri Campioni: famosi storici 2. Arringo: gara, competizione 3. rapiscono: portano via con se nei lori scritti; tramandano 4. Perb: percio 5. debolezza: scarsa efficacia del discorso 6. sublimits pericolose: argomenti difficili da trattare, che possono portare al falli-mento di un'opera 7. bellici Oricalchi: trombe di guerra 8. gente meccankhe: persone di umile rango 9. dipiccol affare: di modesta condizione economica 10. climi: paesi, zone 11. ampa.ro: protezione 12. Heroe di nobil Prosapia: Don Gonzalo Fernandez de Cordoba 13. con rendersi tributary delle Parche: morendo 14. idiotismi: espressioni caratteristiche 15. accozzando: mettendo insieme a caso 16. solecismi pedestri: errori grossolani 17. dicitura: linguaggio 18. ingenuita: semplicita 19. altri testimoni: altri testi del Seicento riguardanti la storia del tempo 20. contingenti: eventuali 21. raccapezzar: raccogliere tutte insieme CAPITOLO I 1. mezzogiorno: sud 2. giogaia: catena di monti 3. castello: fortezza con guarnigione di soldáti 4. ľonore di alloggiare: ironico; il presidio militare spagnolo era causa di soprusi e violenze 5. la modestia alle fanciulle: ironico; i soldáti spagnoli erano tutt'altro che esempi di buoni costumi 6. accarezzavan... lespalle: ironico; prendevano a bastonate 7. tuttavia: tuttora 8. cur a: canonica, solitamente posta accanto allachiesa 9. guardia: fodero 10. esercizio akuno: non praticano alcuna attivitä lavorativa 11. fargli spalle: proteggerlo in attivitä illegali 12. stranamente: straordinariamente 13. grida: bando; ě il termine ufficiale con cui venivano emessi questi decreti 14. perprocesso informativo: per trarne informazioni 15. onninamente: del tutto 16. comminazioni: minacce 17. remissione: perdono 18. cabale: intrigh 19. stampatori regii camerali: tipografi ufficiali delle autorita poli ti che 20. aggranchiate: piegate come quelle di un granchio 21. livrea: ľuniforme portata dai dipendenti delle casate nobiliari; se veniva offeso anche un servo indossante una livrea, il casato di appartenenza ne risultava offeso 22. tenuto a vile: disprezzato 23. immunitä: esenzione da obblighi, anche fiscali, verso lo Stato < > piu informazioni É MlolEbookReader Modifica > <5> ^ 64% CO Q ABC esteso Gio 12:38 q. e ís • o • MlolEbookReader - 1 promessi sposi O ■ P OS 24. dovizioso: ricco 25. discrezione: maturita 26. fantastice*: capriccioso, lunatico 27. passo: circostanza 28. etá sinodale: etä non inferiore ai quaranťanni preseritta per le domestiche degli ecelesiastici secondo il Concilio di Trento 29. il nostra arcivescovo: Federigo Borromeo 30. come qualmente: in che modo CAPITOLO II 1. tempo proibito per le nozze: dalla príma domenica di Awento alľEpifania, secondo la preserizione delia Chiesa 2. risentita: ritornata in sé 3. massaio: risparmiatore 4. Error... affinis: lat. error, errore di persona; conditio, errore nelľaccertamento delia condizione di una persona; votum, impedimento derivante dalľaver preso i voti; cognatio, grado di parentela tra gli sposi; crimen, delitto; cultus disparitas, dif-ferenza di religione; vis, costrizione; ordo, ordine sacro; ligamen, eventuale ma-trimonio contratto in precedenza; honestas, motivi di onestä; si sis affinis, affinitä tra uno degli sposi e i parenti delľaltro 5.. antequam... denunciet: lat. prima che siano esposte le pubblicazioni 6. farsi quasi nuovo: mostrarsi sorpreso 7. positivo: tangibile, certo 8. fuori di me: tranne me 9. ilforzato: persona costretta ad agire contro la sua volontä 10. balordo: intontito 11. sonservito: sono sistemato a dôvere 12. pedata: passo 13. dare i tratti: sussultare in agónia 14. attillata: vestita in maniera particolarmente elegante 15. dirizzatura: seriminatura 16. vezzo: collana 17. pianelle: scarpe senza tacco 18. affezioni: stati ďanimo 19. trista: annunciatrice di eventi dolorosi CAPITOLO III 1. terrena: a pianterreno 2. un altro signore: il conte Attilio, eugino di don Rodrigo 3. ľultimo delia filanda: ultimo giorno di lavoro per quella stagione 4. a quella volta: in quella direzione (del convento) 5. fede di stato libero: documento provante ľassenza di un precedente vincolo matrimoniale 6. luoghi: a differenza dei campi soggetti a coltura estensiva, si tratta di terreni con colture particolari ehe necessitano di zappa e vanga 7. borgo: Lecco 8. dodici Cesari: i primi dodici imperátori románi da Césare a Domiziano 9. allegazioni: allegata alle pratiche 10. libelli: citazioni giudiziarie 11. d'apparato: riservati alle udienze 12. sciorinata: sollevata e ben distesa 13. Ville: villaggi 14. mediocri: borghesi 15. vili: artigiani