Canto VIII Purgatorio iPurgatorio Canto vir 75 81 90 93 99 102 105 Oro e argento fine, cocco e biacca, indaco, legno lucido e sereno, fresco smeraldo in Tora che si fiacca, da l'erba e da li fior, dentr' a quel seno posti, ciascun saria di color vinto, come dal suo maggiore e vinto il meno. Non avea pur natura ivi dipinto, ma di soavitä di mille odori vi facea uno incognito e indistinto. 'Salve, Regina' in sul verde e 'n su' fiori quindi seder cantando anime vidi, che per la valle non parean di fuori. «Prima che '1 poco sole omai s'annidi», cominciö '1 Mantoan che ci avea völti, «tra color non vogliate ch'io vi guidi. Di questo balzo meglio Ii atti e ' volti conoscerete voi di tutti quanti, che ne la lama giü tra essi accolti. Colui che piü siede alto e fa sembianti d'aver negletto ciö che far dovea, e che non move bocca a li altrui canti, Rodolfo imperador fu, che potea sanar le piaghe c'hanno Italia morta, si che tardi per altri si ricrea. L'altro che ne la vista lui conforta, resse la terra dove Facqua nasce che Molta in Albia, e Albia in mar ne porta: Ottacchero ebbe nome, e ne le fasce fu meglio assai che Vincisiao suo figlio barbuto, cui lussuria e ozio pasce. E quel nasetto che stretto a consiglio par con colui c'ha si benigno aspetto, mori fuggendo e disfiorando il giglio: guardate lä come si batte il petto! L'altro vedete c'ha fatto a la guancia 108 de la sua palma, sospirando, letto. Padre e suocero son del mal di Francia- sanno la vita sua viziata e lorda, 111 e quindi viene il duol che si H lancia. Quel che par si membruto e che s'accorda, cantando, con colui dal maschio naso, 114 d'ogne valor portö cinta la corda; e se re dopo lui fosse rimaso lo giovanetto che retro a lui siede, 117 ben andava il valor di vaso in vaso, ehe non si puote dir de ľaltre rede; Iacomo e Federigo hanno i reami; 120 del retaggio miglior nessun possiede. Rade volte risurge per li rami ľumana probitate; e questo vole quei che la da, perché da lui si chiami. Anche al nasuto vanno mie parole non men ch'a l'altro, Pier, che con lui canta, 126 onde Puglia e Proenza giä si dole. Tanť ě del seme suo minor la pianta, quanto, piü che Beatrice e Margherita, 129 Costanza di marito ancor si vanta. Vedete il re de la semplice vita seder lä solo, Arrigo d'Inghilterra: .32 questi ha ne' rami suoi migliore uscita. Quel ehe piú basso tra costor s'atterra, guardando in suso, ě Guiglielmo marchese, per cui e Alessandria e la sua guerra fa pianger Monferrato e Canavese». II serpente tentatore. La malinconia di Nino Visconti e la cortesia dei Malaspina LJottavo ě un canto modulato su mi'alternanza di toni e temi: gsso procede non per tagli netti, ma attraverso jjssolvenze e lievi passaggi che rendono l'impianto narrativo mosso e raffinato. II celebre inizio collega l'ora del tramonto con la situazione psicologica del viaggiatore che, al morire del giorno, ě assalito da affetti e nostalgie. II rimpianto per la patria lontana non va letto qui come un momento di effusione malinconica, staccato dal contesto. II motivo psicologico-narrativo anticipa in realtä due temi che emergono nel prosieguo del canto: il pellegrinaggio penitenziale come coraggioso allontanamento dalla Terra e il futuro prossimo dell'esilio dantesco. Le parole di Sordello, scrupoloso presentatore nel canto VII dei principi della Valletta, perdono gTadualmente peso nella mente di Dante, attirata dal primo atto di una sacra rappresentazione che ha cadenze solennemente liturgiche: un'anima in atteggiamento estatico intona, seguita dalle altre, l'inno ambrosiano Te lucis ante per invocare l'aiuto di Dio nell'imminenza della tentazione nottuma. La preghiera cantata - la quarta dopo i due salmi nei canti II e V e il Salve, Regina nel VII - cattura ľattenzione di Dante come era accaduto nell'incontro con Casella del canto II. Ma ě chiaro il progresso spirituále che intercorre fra quella canzone, rievocante emozioni terrene, e questa invocazione collettiva e rituále al cielo. L'azione prosegue con ľapparizione del serpente e dei due angeli. Prima di descriverla, l'autore rompe l'atmosfera incantata richiamando ľattenzione del lettore sul valore allegorico della scena, dove il velo della «lettera» cela il vero del significato riposto. L'intervento non serve a segnalare un'allegoria di per sé evidente, né a offrirne un'interpretazione generále ugualmente palese (la grazia divina invocata mette in ruga la tentazione): stimola piuttosto il lettore a cercare con attenzione gli elementi allegorici celati nei dettagli (i movimenti del serpente; i colori e le spade degli angeli). Fra il primo e il secondo atto della sacra rappresentazione (che occupano rispettivamente i w. 22-42 e 94-108) si svolge un intermezzo private Appena disceso, per invito di Sordello, fra le anime della Valletta, Dante vi trova con gioia l'amico Nino Visconti. L'incontro prende avvio come un dialogo allargato: la scoperta che Dante ě un uomo vivo spinge Sordello a interrogare con gli ocehi Virgilio e Nino a chiamare ľanima di Corrado Malaspina. Poi, il dialogo si fa piü intimo e tocca dolorosi risvolti familiari: ľespressione di rammarico per il secondo matrimonio della vedova di Nino con Galeazzo dei Visconti di Miláno sfocia in un attacco misogino (che si collega sotterraneamente con l'immagine triste, nel canto V, di Bonconte, dimenticato anch'egli dalla moglie). Ma le nozze inopportune e infauste di Beatrice aprono anche un momento di poesia araldica, tutta giocata sui simboli dei gallo e della vipera, che distinguono i Visconti di Gallura dai Visconti di Miláno negli stemmi. Intanto, ľattenzione di Dante si sposta ancora, ritornando dal dialogo amichevole alla contemplazione visiva. Alla coppia gallo/vipera si sostituisce quella biscia/sparviero: infatti, il serpente della tentazione diabolica riprende la scena iniziando il secondo atto della sacra rappresentazione, ma i suoi movimenti sinuosi sono volti in fúga dalľintervento dei due angeli-sparvieri (astor celesťiali). La tensione della euriositä e delľattesa puô a questo punto dissolversi. Con una nuova alternanza narrativa, si apre il colloquio di Dante con Corrado Canto VIII PHESENTAZIONE Malaspina, il personaggio prima apostrofato da Nino Visconti. L'elogio della famiglia della Lunigiana che conserva, in splendida solitudine, i valori aristocratici di liberalitä e prodezza ďarmi, eroico residuo di splendori cortesi tramontati, dä spunto alia profezia delľepilogo: ľesperienza diretta che Dante avrä delle virtu dei Malaspina implica il triste destino dell'esilio. La costruzione narrativa complessa del canto si traduce in un'elaborazione retorica ricca di figure, ma anche impreziosita da un intreccio fonico abilmente intessuto di allitterazioni e assonanze. Luoghi in cui si svolge l'azione Nella Valletta dei principi: lungo il sentaero che la costeggia; sul fondo della Valletta. Condizione delle anime I principi negligenti devono, per analógia coi negligenti di cui ha parlato Belacqua nel canto IV, trascorrere neiTAntipurgatorio, príma di salire al monte, un tempo pari a quello della loro vita. 314 Anime incontrate • Sordello da Goito (giä nei canti VI e VII). • Le anime senza nome che intona-no il Te lucis ante. • Nino Visconti, «giudice» di Gallura. • Corrado Malaspina. INVOCAZIONE SERALE DELLE ANIME E DISCESA DI DUE ANGELI Custodi e figure aliegoriche dell'oltretomba • II serpente della tentazione. • I due angeli con le vesti e le ali verdi e con le spade rosse prive di punta. Personaggi nominati o a cui si allude • La Madonna (Maria). • Giovanna, figlia di Nino Visconti. • Beatrice d'Este, moglie di Nino Visconti (sua madre). • Eva. • Corrado Malaspina detto il Vec-chio (I'antico). r La trama in sequenze w. 1 -18 La preghiera serale delle anime nella Valletta dei principi. w. 19-21_ Appello di Dante al lettore. vv. 22 - 36_ Discesa dei due angeli guardiani. w.37-45_ Spiegazione di Sordello. w. 46 - 84 _ Colloquio di Dante con Nino Visconti. vv. 85 - 93__ Le tre stelle. yv.94-108 La biscia messa in fuga dai due angeli. vv. 109 - 139__ Figúre retorichp c„r • Ladoppia allitterazione de dela-cnelversoWicT, an, dota amici addio (v. 3). • Le allitterazioni della -D, role peregrin, punge, paia\ (w. 4-6). • Ľappello al lettore (w i9_2i, tenente la metafora dei velo jJ hl care il senso letterale delľalle 20), a cui si lega il verbo me trapassar (v. 21). • La rappresentazione alle due angeli (w. 26-361. • La similitudme vesti verdi / C (w. 28-29). • La perifrasi i luoghi tristi per indi- I care ľlnferno (v. 58). • La perifrasi colui che si nasconde lo suo primo perché per indicare Dm (w. 68-69). • La similitudine moto delle stelle prossime al polo antartico / parti delia ruota piu vicine all'asse (w. 86-871. • La rappresentazione allegorica delle tre facelle (le virtú teologali) e delle quattro chĺare stelle (le virtú cardi-nali) (w. 89 e 91). • La rappresentazione allegorica dei serpente della tentazione (w. 97-107'. • La perifrasi il cibo amaro per indi-care íl frutto proibito delľEden (v. 991 • La metafora degli sparvieri celesti (osřor celestíali) per indicare gli angeli (v. 104). • La metafora della lucerna per indicare la Grazia divina (v. 112), a cui i collega quella della terci per indicare il nutrimento della volontá (v. 113'. • La metafora dello smalto per indicare il vivido splendore dei Paradiso (v. 114). • Ľinterrogativa retorica sulla ľama dei Malaspina: dove... palesi? (w. 122-123). • Ľiterazione grida I gnda (v. 125). • La litote non si sfregia (v. 128). • L'assonanza sfregia I pregio (v* 128-129). • La perifrasi astronomica, con ani-mazione della costellazione dell'Arie-te, per indicare il tempo di sette anm (w. 133-135). • La doppia metafora, con annonu-nazione, chiavata I chiovi per indicare ľindelebile conferma di un'opinio- ne (w. 137-138). Era gia l'ora che volge il disio ai navicanti e 'ntenerisce il core lo di c'han detto ai dolci amici addio; e che lo novo peregrin d'amore punge, se ode squilla di lontano che paia il giorno pianger che si more; quand' io incominciai a render vano l'udire e a mirare una de l'alme surta, che l'ascoltar chiedea con mano. Ella giunse e levo ambo le palme, ficcando li occhi verso l'oriente, come dicesse a Dio: 'D'altro non calme1. 'Te lucis ante' si devotamente le uscio di bocca e con si dolci note, che fece me a me uscir di mente; e l'altre poi dolcemente e devote seguitar lei per tutto l'inno hitero, avendo li occhi a le superne rote. ■ Questo famoso e celebrate «incipit» di canto ě uno degli esempi piu alti della soavitě e armonia che collaborano a formare la «medietas» stilistica del Purgatorio. La malinconia della sera, la nostalgia del pellegrino e dell'esule (il tema dell'esilio diventa esplicito nel colloquio con Corrado Malaspina), il ricordo degli amici (il motivo deH'amicizia ritorna neirincontro con Nino Visconti) trovano il loro corrispondente espressivo tielle parole dolci e piane, nella suggestione espressiva dei ripetuti «enjambements» (quattro in sei versi), e delle allitterazioni (ai w. 2-6), nel ritmo largo e solenne della sintassi che si espande daU'iniziale nucleo (Era giä l'ora) narrativo e sentimentale. che... lostruggt disio: la quale richiama Ji jtruggente affetto (per le cose e le ;.->une care lasciate a terra: dr. v. 3). Ha per altri: «che rnuta il desiderio di ire in nostalgico rimpianto». Non manca chi considera soggetto della rela-■lanan che, ma il suceessivo lo di, rite-tuto pert dalla maggior parte della tra-dirione esegetica complemento di tempo; Kcondo questinterpretazione meno co-mune, si dovrebbe dunque intendere: •Era gia l'ora durante la quale il ricordo del giorno in cui... richiama. 13 lo di... addio: nella giornata in ^Banno salutato i can amici: nel prime giorno del viaggio (lo di <'in quel pomo»; latino «illo die»). II verso, che eontiene la parola-ehiave addio in posi-aone finale, e adornato dalla doppia al-litterazione della -d- e della -c-. pW e che lo novo... more: e che tra-"Sge di lancinante amore (per la pa-si che il giorno morente sembra pian-!■*»). La squilla puo essere quella indi- cante VAve Maria della sera, owero quella della «compieta», cioé delľultima ora canonica delľufficio (tre ore dopo il ve-spro), la quale liturgicamente si celebra proprio con il Te lucis ante (di cui al v. 13). 7-8 a render... l'udire: a non ascol-tare piü: in quanto Sordello aveva con-cluso la rassegna dei principi negligenti e le anime espianti avevano smesso di cantare il Salve, Regina, la preghiera ri-volta alia Madonna dopo il vespro nella liturgia (cfr. Purg. VII 82). Ma l'estra-niarsi del pellegrino dalla illustrazione di Sordello pub essere provocato dalfe-pisodio seguente che assorbe completa-mente la sua attenzione. E comunque notevole la tecnica «cineinatografica» della «dissolvenza incrociata»: il venir meno di una scena (incominciai a render vano ťudire) risponde al prender corpo di quella successiva (e a mirare...). 9 surta... mano: la quale, alzatasi in piedi (surta), con un gesto della mano domandava di parlare: chie-dendo cioé agli altri attenzione e silenzio. 10 giunse: congiunse, riuni (in atto di preghiera: cfr. subito dopo levb, in un gesto rituale che rammenta Virgilio,Aerc. X 844). 11 ficcando... l'oriente: volgendo gli occhi e fissandoli verso est. Era consuetudine dei primi cristiani, dal si-gnificato simbolico trasparente (cfr. Purg. IV S3-54), assai diffusa nella liturgia e spesso rappresentata nell'arte fi-gurativa. 12 calme: mi importa (in quanto completamente assorta nella preghiera). 13 Te lucis ante': il Te lucis ante terminům (letteralmente «prima della fine del giorno ti [invochiamo]...») é il verso iniziale di un inno del IV sec. d.C, attri-buito a sant'Ambrogio, con il quale, nella liturgia cristiana, durante la compieta, si chiede aiuto a Dio contro le tentazioni della notte; le anime della Valletta op-portunamente lo cantano tutto (cfr. v. 17) al soprawenire delle tenebre. 15 che fece... mente: che fece in modo che io mi alienassi da me stes-so, che svanissi in estasi (rapito dal fa-scino del canto). 16 l'altre: le altre anime dolcemente e devote: con dolce devozione. 17 seguitar: accompagnarono. 18 avendo... rote: mantenendo fisso lo sguardo alle celesti (superne «supe-riori») sfére (rote: cfr. Purg. n 36 e xk 63). Purgatorio Canto VIII Aguzza qui, lettor, ben li occhi al vero, che 1 velo e ora ben tanto sottile, certo che '1 trapassar dentro e leggero. Io vidi quello essercito gentile tacito poscia riguardare in sue, quasi aspettando, palido e umile; e vidi uscir de l'alto e scender giue due angeli con due spade affocate, tranche e private de le punte sue. Verdi come fogliette pur mo nate erano in veste, che da verdi penne percosse traean dietro e ventilate. L'un poco sovra noi a star si venne, e l'altro scese in l'opposita sponda, si che la gente in mezzo si contenne. ■ Questa scena estatica e solenne del canto dell'inno ambrosiano sul far della sera (le palme levate e congiunte, lo sguardo volto ad oriente dell'anima orante, gli occhi fissi al cielo di tutte le altre) precede con naturalezza la sacra rappresentazione; fa da intermezzo I'invito di D. al lettore (w. 19-21) ad intendere convenientemente il senso allegorico della discesa degli angeli guardiani senza lasciarsi fuorviare dalla chiarezza del senso letterale. Qui, forse meglio che altrove, si osserva come la costruzione allegorica del poema dantesco non irrigidisca in meccaniche corrispondenze di significato la ricchezza e la complessita dei temi (dalla debolezza umana di fronte al peccato alia negligenza politica dei potenti della terra), ma riesca a proporsi in un calibrato gioco di trapassi e alternanze. GLI ANGELI GUARDIANI. INCONTRO CON NINO VISCONTI Canto VIII Ben discernea in lor la testa bionda; ma ne la faccia ľocchio si smarria, come virtu ch'a troppo si confonda. «Ambo vegnon del grembo di Maria», disse Sordello, «a guardia de la valle, per lo serpente che verrä vie via». Onď io, che non sapeva per qual calle, mi volsi intorno, e stretto m'accostai, tutto gelato, a le fidate spalle. E Sordello anco: «Or awalliamo omai tra le grandi ombre, e parleremo ad esse; grazioso fia lor vedervi assai». Solo tre passi credo ch'i' scendesse, e fui di sotto, e vidi un che mirava pur me, come conoscer mi volesse. Temp' era giä che ľaere s'annerava, ma non si che tra li occhi suoi e ' miei non dichiarisse ciö che pria serrava. Particolare del Giudizio Universale di Giotto (Cappella degli Scrovegni, Padova). 19 al vero: alľautentico significato (della scena): quello allegorico. 20 1 velo: il senso letterale della rappresentazione (che fascia il significato allegorico da essa adombrato). -sottile: tenue, trasparente: cioé chia-ro, semplice da intendere. 21 certo... leggero: al punto che é facile penetrarlo: per afferrare al suo interno la sostanza allegorica. L'appello dantesco al lettore e diretto, non giä a se-gnalare la presenza di un significato allegorico nella lettera della narrazione (come a Inf. DC 61-63), qui comunque pa-lese (la scena della tentazione serpentina simboleggia il fasrino pericoloso del male; i due angeli allegorici ľaiuto con-cesso da Dio a chi lo invoca), ma a met-terlo in guardia dall'intendere in forma inadeguata il significato riposto della rappresentazione. L'awertimento pone dunque esplicitamente in luce ľalta e ar- dua nátura del messaggio allegorico, in contrasto con la semplicitá e chiarezza del significato letterale. 22 essercito gentile: nobile drap-pello, schiera di anime elette. 23 tacito... in súe: guardare poi silenziosamente verso 1'alto. La forma epitetica (con aggiunta di vocale finále) súe «su», al pari di giúe «giú» del v. 25, ě imposta dalla rima equivoca (due parole di ugual suono ma dřverso significato) con sue, «loro», del v. 27. 24 palido e umile: impallidito (per il timore conseguente all'attesa) e co-sciente della propria fragilita. 25 uscir de 1'alto: provenire dal cielo(cfr.v. 37). 26 affocate: fiammeggianti (proba-bile la reminiscenza bibhca «11 signore pose dei Cherubini ad oriente del giardi-no di Eden, annati di spadá fiammeg-giante, per impedire 1'accesso all'albero della vita»: Gen. ni24). 28 pur mo: proprio allora, appena appena. 29 penne: ali. 30 percosse... ventilate: mosse e agitate dal vento (ventilate) si porta-vano dietro. Le due spade di color rosso (affocate), indicante ľ<.ardore di ca-ritä» (Anonimo fiorentino) con il quale vengono usate, in contrasto coloristico con il verde delle ali (segno di speranza), sono spuntate (v. 27) perché simboleg-giano le armi con le quali opera miseri-cordiosamente la divina giustizia, e per-ciö feriscono di taglio e non di punta. Per altri le due spade affocate sono spuntate perché, quali armi della vittoria angelica sul male, non hanno piü bisogno eh essere impiegate; testimoiüano il trionfo giä conseguito. Nei due angeli dai colon (bianco-rosso-verde) delle tre virtu teo-logali (le tre facelle del v. 89) c'é chi ha rawisato il potere spirituále e quello temporale insidiati dal maligno (serpente): essi raffigurerebbero simbolica-mente le due supreme autorita di origi-ne divina (Chiesa e Impero), tra loro concordi nelľattuazione dei fini, terreno e celeste, che la Prowidenza assegna al-ľumanitä. 31 poco: un po', alquanto. 32 in... sponda: sull'altra riva, op-posta a quella in cui si trovavano i tre poeti insieme agli spiriti purganti. 33 la gente: la folia di anime. - si contenne: fu racchiusa. 34 discernea:distinguevo. 35 ne la faccia: sul volto. 36 come... confonda: al pari di una facoltä, una forza dei sensi, che venga sopraffatta da una impres-sione che trascenda le sue possibility di percezione (a troppo). 37 Ambo... Maria: Entrambi pro- vengono dal seno di Maria: dal Paradiso ove si trova anche la Vergine, dal-l'Empireo, o anche, secondo altri, da Cri-sto che si incarno nel suo grembo. 39 per lo serpente... via: a causa della serpe che, da un momento al-l'altro (vie via), apparirä. II preannun-cio di Sordello costituisce la premessa e l'awio al secondo atto della sacra rappresentazione che verrä tra poco sce-neggiato (v. 94 ss.). 40 per qual calle: per quale strada sarebbe apparso il serpente. 42 tutto... spalle: completamente agghiacciato dal terrore, alia mia fidata guida (per gelato, oltre ad ag-ghiaccia di Purg. IX 42, cfr. Inf. XXXIV 22). II pellegrino che si stringe terroriz-zato a Virgilio simboleggia ľuomo che cerca riparo nella ragione alle insidie del peccato. 43 anco: ancora; cioě «continuö a dire». avvalliamo: scendiamo giu nella valle. 41 le grandi ombre: le anime di personaggi famosi nel mondo terreno. 45 grazioso... assai: sará a loro mol to gradito incontrarvi. 46 ch'i' scendesse: di essere di-sceso. In relazione ai tre passi ě possi-bile, ma non certo, un eventuale significato allegorico. 47-48 mirava pur: continuava a guardare (oppure «guardava insisten-temente-). - conoscer: riconoscere. 49 l'aere s'annerava: l'aria si oscurava (al tramonto). 50 si: tanto, a tal punto. 51 non dichiarisse... serrava: non si potesse rawisare quello che in precedenza (pria) teneva nascosto, era invisibile: a causa della inaggior di-stanza (soggetto sia di dichiarisse «rive-lasse.., sia di serrava «chiudeva», ě l'aere).