I PROMES5I SPOSI ca, colui ehe la controlla, ľarricchisce, la trasforma con la sua risposta e magari con la sua diffidenza. Ogni lettura alia fine ě un atto di responsabilitä nei confronti del testo e del suo sistema di segni, da interpretare in un contatto diretto, senza phi me-diazioni. Percio il destino di ogni commento e di divenire superfluo nel momento in cui il lettore ha appreso tutte le regole del gioco comirnicativo. Dalla sua cenere deve allora rinascere la fiamma delia lettura, la veritä consapevole di un'esperienza sensibile e personale. E un buon lettore, ě stato detto, legge sempře due volte, inter-rogando non solo il testo ma anche se stesso, cioé il proprio pregiudizio, quelle co-stitutivo di ogni interpretazione, come insegnano i filosofi, oggi, delľermeneutica. II testo seguito ě quello del 1840 nella ristampa critica a cura di Fausto Ghi-salberti (Milano, Hoepli, 1964). Per comoditá del lettore si danno in traduzione italiana tutte le citazioni ehe documentano i rapporti del romanzo con le sue fonti storico-cronachistiche o con la tradizione epico-narrativa. Solo la rilevanza culturale della versione del Le Tourneur ha consigliato di riproporre in francese la maggior parte dei passi shakespeariani. Per i testi in latino, come il De Feste del Ripamonti, si é spesso preferita la traduzione letterale a quella "volgarizzata" d'un Francesco Cusani; per le Sacre Scritture la versione italiana cei (Roma, 1971) é apposta in alternativa alia Vulgáta, senza dimenticare d'altra parte ehe la Morale cattolica si valeva deli'edizione classica del Martini (Torino, 1797). Quanto alle opere e ai saggi dai quali sono tolti giudizi e notizie, le indicazioni bibhografiche sono allegate nelle Stesse note - per una perspicuita immediata -, rinnovandole anche a distanza di capitoli, sempre a vantaggio dellettore. Si tenga infine presente ehe, giacehé l'appellativo determina, oltre a quello romanzesco, destino onomastico e ľ identita del personaggio, il commento introduce una maiuscola distintiva tanto per l'Anonimo quanto per ľlnnominato. Per i commenti consultati o citati con il solo nome delľautore ci si riferi-sce a: P. Petrocchi, Firenze, Sansoni, 1893-1901: G. Rigutini-E. Mestica, Firenze, Barbéra, 1894; A. Belloni, Milano, Vallardi, 1913; E. Pistelli, Firenze, Sansoni, 192.3; C. Steiner, Torino, sei, 1929; L. Russo, Firenze, La Nuova Italia, 1935; G. Petronio, Torino, Paravia, 1936; P. Nardi, Milano, Mondadori, 1940; A. Momi-gliano, Firenze, Sansoni, t95i; C. Angelini, Torino, utet, 1958 (Milano, Prin-cipato, 1962); G. Titta Rosa, Milano, Mursia, 1963; G. Getto, Firenze, Sansoni, 1964 (vedi anche Letture manzoniane); E. De Michelis, Bologna, Zanichelli, 1964; V. Spinazzola, Milano, Garzanti, 1966; L. Caretti, Bari, Laterza, 1970; N. Sapegno-G. Viti, Firenze, Le Monnier, 1971; E. Bonora, Torino, Loescher, 1972; E, Caccia-C. Galimberti, Btescia, La Scuola, 1976; G. Trombatore, Palermo, Pa-lumbo, 1980; B. Travi, Milano, B. Mondadori, 1983; A. Marchese, Milano, A. Mondadori, 1985; Nieves Muňiz Muniz, Madrid, Ediciones Catedra, 1985. Ogni pagina ě passata piu volte fra le mani dei due curatori, ma ľassetto definitivo delle annotazioni si deve, per i capitoli i-xix, a L. Bottoni, per i capitoli xx-xxxviii, a E. Raimondi. L.B. I promessi sposi Storia milanese del secolo xvil scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni 16^6826782248225591^7325 Introduzione Ľ História si pud veramente deffinire una guerra illustre contro il Tempo> perché togliendoli di mano gľanni suoiprigionieri, anzi giäfatti cadaueri, li richiama in vita> lipassain rassegna, eIischieradinuovo in battaglia. Magľillustri Campioni che in talArringo fanno messe di Palme e d'Allori, rapiscono solo ehe le sole spoglie piü sfarzose e brillanti, imbalsamando co' low inchiostri le Imprese de Prencipi e 5 Potentáti, e qualificati Personaggj, e trapontando colľagofinissimo delľingegno i fili ďoro e di seta, ehe formano unperpetua ricamo diAttionigloriose. Pero alla mia debolezza non é lecito solleuarsi a taUargomenti, esublimitapericolose, con aggirarsi tra Labirinti de' Politici maneggj, et il rimbombo de' bellici Oricalchi: solo che i-i. L 'História... fatti cadaueri...- la prima parte átW Introduzione si presenta come traseri-zione cľun supposro autografo, an manoseritto del Seiccnto; la seconda esporrä le ragioni delia nuova « dicitura», la moderna serittura adottata dal romanzo. Alľinterno de! genere romanzesco ě il Don Chisciotte a sviluppare ironicamente ľartificio dcl manoseritto per difendere il suo eroe, vittima del coraggio, contro il colpevole silenzio degli storici. Raccontando il fortunoso ritrova-mento del manoseritto arabo Cervantes esaltaquella veritä di cui ě madre «la história, emula dcl tiempo». JL'espedientedelľautografo h ripresodaun W. Scott neila «Lcttera lntroduttoria» pre-messa a Ivanhoe (1819); nelle pagine iniziali del Monastero (1810) anche ľantitesi Storia-Tempo torna in questi termini: «Cosi armata di tutto panto contro il mio vecehio nemíco il Tempo, io m'apprestavo...». Col romanzo erudito Platone in Itália (1806) Vincenzo Cuoco aveva apropo-sto ľartificio tecnico al pubblico lombardo ed il Foscoío se ne era awalso nella Notizia intorno a Didimo Chierico, premessa nel iSié alla traduzione del Viaggio sentimentale di L. Sterne. La complessa finzione manzoniana sviluppa sulle lugubri immagini secentesche uno straordinario gioco parôdico: Ĺperbolicamente la storia non solo riscatta gli anni «cadaueri» ma, restiruendo loro k vita, Ii schiera di nuovo «in battaglia». 3-7. Magľillustri Campioni... Attionigloriose: un Giovanni Ciampoli (1590-1643) seriveva: «...veleno de ľoblio, balsamo de la fama, / Luce del Tempo, o tenebroso inchiostro» e ancora «sa la fama ingemmar penne di cigno / ďinchiostri imbalsamati». Mentrc il gioco parôdico si sviluppa su irnmagini antitetiche di macabro splendore («imbalsamando co' loro inchiostri» / «trapontando.., i fili d'oro e di seta») ľespressione metaforica «fanno messe di Palme e d'Allori» ricalca stilisticamente i moduli espressivi del Raguaglio delľorigine etgiornali mcctssi delia gran peste, pubblicato a Miláno nel 1648 dal medico Alessandro Tadino. Íl Tadino infatti loda un altro cronista milanese, il canonico Ripamonti autore del De peste quaefuii Mediolani anno MDCXXX (1641, Mediolani apud Malarestas; La peste di Miláno deliaco, volgarizzata da E Cusani, Miláno, Pirotta, 1841), serivendo: «Dal suo perspicace ingegno non scaturiscono se non parti fertilissimi, che germogliando al suo merito Palme e allori, registrano il suo nomc sugľannali dell'etcrnitä». Queste intrecciate presenze, i cronistí del Seiccnto accanto a Cervantes e Scott, ereano la dimensione intertestuale del romanzo. 7-10. Pero alla mia debolezza... gente meceaniche: si intenda; «Alla debolezza del mio inge- *3 37017673301376017673 9 I PROMESSI SFOSI INTRODUZIONE bauendo bauuto notitia difatti memorabili, se ben capitorno agente meccaniche, e dipiccol affare, mi accingo di lasciarne memoria a Posteri, con far di tutto schietta egenumamente il Racconto, ouuero sia Relatione. Nella quale si vedra in angusto Teatro luttuose Traggedie d'horrori, e Scene di malvaggitdgrandiosa, con intermezi d'lrnprese virtuose e buonta angelicbe, opposte alle operationi diabolíche. E vera-mente, considerando cbe questi nostri climi sijno sotto I'amparo del Re Cattolico nostra Signore, che é quel Sole che mai tramonta, e che sopra di essi, con rifiesso Lume, qual Luna gtamai calante, risplenda. I'Heroe di nobil Prosapia che pro tempore ne tiene le sue parti, e gVAmplissimi Senátoři quali Stelle fisse, e gl'altri Spettabili Magistrati qual'erranti Pianeti spandino la luce per ogni doue, venendo cosi a for-mare un nobilissimo Cielo, altra causale trouar non si pud del vederlo tramutato in tferno d'atti tenebrosi, malvaggita e sevitie cbe dagl'huomini temerarij si vanno Itiplicando, se non se arte e fattura diabolica, attesochě Vbumana maktia per sé mo, gno... non i lecito elevarsi a tali pericolose altczze aggirandosi nei labirinti degli intrighi politici o sui campi di gucrra tra il rimbombo di trombe militari,..». Ironicamente I'Autore presta all'A-nonimo lc sue convinzioni di storico piu intcressato alle vicende di due filatori di seta, «gente meccaniche» e di poca importanza, che non alle imprese di principi e potenti. Nei Discorso su alcuni punti della storia Ivngobardica, uscito in appendice zWXdelcbi nei 1821, il M. scriveva; «...i desiderj, i timori, i patimenti, lo stato generále dclľimmenso numero ďuomini che non ebbero parte attiva negli avvenimenti, ma che ne provarono gli effetti; queste ed altre cose di eguale, cioc di somma importanza, non si manifestano per lo pih nei fatti stessi: e son pure la misura del giudizio che se ne deve portare». Ľinceresse per i ceti popolari e borghesi, suscitato dalla rivoluzione francese - coltivato daí romanzi scottiani e teorizzato sul «Courier Francais» da Augustin Thierry nelič Lettere suita storia di Francia (1810) - caratterizzerä poi la storiografia e il romanzo ottocentesco. ri-rz. sebietta egenuinamente... Relatione: schicttamente e genuinamentc. La coppia d'awer-bi con un solo suffisso -rnente é un'eleganza secentesca conforme alia tradizione letteraria arcaica; gia nei proemio del suo Raguaglio il Tadino elogiavala «schietta, pura e nettaveritä». Ulťaltra cleganza barocca ě esibita prolungando la cadenza del periodo con ľaggiunta del sinonimo ple-onastico «ouuero sia Relatione». Ad approfondire il ritmo era intervenuto precedentemente il sonoro endccasillabo «il rimbombo de' bellici Oricalchi»: sono i procedimenti della srilizzazio-ne patódica. t2.-r4. in angusto Teatro... operationi diaboliche: la metafora barocca del mondo come teatro, fra gli estremi ďuna imperante «malvagitá grandiosa» c i rari intermezzi delle « buontá angeli-che», c riferita all'angusto territorio di Lecco, lo spazio d'azione di -xgente meccaniche». Per il motivo della ptesenza diabolica nella storia c nelle vicende umane, si pensi alia Gerusalemme del Tasso: tra ľaltro il giovane Manzoni si divert! a parodiarne il xvi canto. Ma sempre a livello di scilizzazione parodica, precise assonanzc tematiche si tiscontrano con «il teatro di sciagurc c di morti» dicuiparla Agostino Mascardi (autore ďunícelebíc Arte istorka) in una lettera del 1615». 15-2.2.. nostri climi... fattura diabolica: si intenda: «Considerando come i nostri paesi (il du-cato di Milano) siano sotto la piotezione [amparo] del re di Spagna (Filippo u) e sopra di essi risplenda come luna l'eroe di nobile stirpe (il governatore don Gonzalo Fernandez de Córdoba), c gli illustrissimi Senátori... c i Magistrati come erranti pianeti spandano lucc...». Le forzatc cot-rispondenze tra la grandiosita dei corpi celesti e ľuniverso dei politici - i senátori inamovibili e i magistrati trasferibili! - si ritorcono con erescente irrisione satirica contro un governo che risukerä inetto e borioso. E di fatto nei vedere questi paesi trasformati in un «infcrno d'atti te-nebrosi», altra causa non si puô rrovare - spiega l'Anonimo - che non sia opera di intervento 14 sola bastar non dourebbe a resistere a tanti Heroi, che con occhij d'Argo e braccj di Briareo, si vanno trajßcando per Ii pubblici emolumenti. Per locche descriuendo questo Racconto auuenuto ne' tempi di mia verde staggione, abbenche la piu parte 25 dellepersone che vi rappresentano le loroparti, sijno sparite dalla Seena dei Mondo, con rendersi tributarij delle Parche, pure per degni rispetti, si tacera Ii loro nomi, cioe la parentela, et il medemo sifarä de' luochi, solo indicando Ii Territory; gene-raliter. Ne alcuno dirä questa sij imperfettione dei Racconto, e dejformita di questo mio rozzo Parto, a meno questo tale Critico non sii persona affatto diggiuna della 30 Filosofia:chequantoagl'huominiin essaversati, ben vederannonullamancarealla sostanza di detta Narratione. Imperciocche, essendo cosa evidente, e da verun negata non essere i nomise nonpuripurissimiaccidenti...» - Ma, quando io avrö durata l'eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e Tavrö data, come si suol dite, alla luce, si 35 trovetä poi chi duri la fatica di leggetla? - Questa riflessione dubitativa, nata nei travaglio dei deeiftare uno scataboc-chio che veniva dopo accidenti, mi fece sospender la copia, e pensar piü seriamen-te a quello che convenisse di fare. - Ben c vero, dicevo tra me, scartabellando il manoscritto, ben e vero che quella grandine di concettini e di figure non conti- 4° nua cosi alla distesa per tutta l'opera. II buon secentista ha voluto sul prineipio mettere in mostra la sua virtü; ma poi, nei corso della narrazione, e talvolta per lunghi tratti, lo Stile cammina ben piü naturale e piü piano. Si; ma com'e doz- diabolico. Se il Tadino come il Tasso sospettava un intervento diabolico nellc pubbliche calamita, giä il prologo romanzcscD addebita all' intera classc dirigente precise responsabilitä di malcostume e malgovcrno. 2,2.-i4.attesocbe... emolumenti: il riferimentomitologicoedaevidenziare: «dalmomentoche tanti illustti personaggi, con i cento occhi di Argo (il principe argivo che sorvegliava lo, amata da Giove) e con le cento btaccia di Briareo (il gigante fulminato soteo l'Etna), si ptodigano pet i pubblici emolumenti». Nella sua ambigua ironia la fräse lascia maliziosamente capire con quäle oculata attenzione Senatori e Magistrati trafficassero a proprio vantaggio. 28-33. generaliter... purissimi accidenti: senza precisarli minutamente giacche, come insegna la filosofia scolastica, importa soprattutto la sostanza dei fatri mentre i nomi e le determinazioni dei luoghi sono accidentali. I termini teenici, tipici, deH'aristotelismo secentesco (di cui al CAP. xxvii don Ferrante saräl'autorevole prototipo), completano la stüizzazione parodica dei presun-to manoscritto. Con l'introduzione ex abrupto delT«autografo» il racconto crea un effetto di trompe l'ceuil, di inganno realistico, che poi consente lo sdoppiamento dialogico fra il presunto autore dei manoscritto e il narratore-editore dei romanzo. Lo sdoppiamento stabilisce cosi una costante dialettica fta il passato (la mente che coesiste con il mondo milanese dei Seicento) ed il presente, ossia la coscienza critica dei narratore. E questa la distanza, itonica e metanarrativa, che il romanzo interpone tra i fatti, la «storia», e i lettori. 35. dilavato... autografo: mentre una lettcra dell'agosto 1821 confida a Gaetano Cattaneo: «chissa che la lettura assidua dei secentisti non mi somministri qualche giojello di srile che com-pensi tutti gli incomodi che ti ho dati», una lettcra al Grossi - in data 20 aprile 1813 - annuncia seherzosamente: «...mivenne datodi rinvenire un vecchio autografo dilavato» cparla di «meta-morfosi di dieitura» (Carteggio Gallavresi). 40-45. quella grandine di concettini... periodi sganghtrati: lavoce narrante da ora prova della I PROMESSI SPOSI zinale! com e sguaiato! com e scorretto! Idiotismi lombardi a iosa, ŕrasi della lingua adoperate a sproposito, grammatica arbitraria, periodi sgangherati. E poi, qualche eleganza spagnola seminata qua e lá; e poi, ch e peggio, ne' luoghi piú terribili o piú pietosi della storia, a ogni occasione ďeccitar maraviglia, o di far pensare, a tutti que' passi insomma ehe richiedono bensi un po' di rettorica, ma rettorica disereta, fine, di buon gusto, costui non manca mai di menerci di quella sua cosi fatta del proemio. E allora, aecozzando, con un'abilitä mirabile, Ie qualitä piú opposte, trova la maniera di riuscir rozzo insieme e affettato, nella stessa pagina, nello stesso periodo, nello stesso vocabolo. Ecco qui: declamazioni ampollose, composte a forza di solecismi pedestri, e da per tutto quella goffaggi-ne ambiziosa, ch e il proprio carattere degli scritti di quel secolo, in questo paese. In vero, non c cosa da presentare a lettori ďoggigiorno: son troppo ammaliziati, troppo disgustati di questo genere di stravaganze. Meno male, ehe il buon pen-siero m'e venuto sul principio di questo sciagurato lavoro: e me ne lavo le mani. -Nelľatto pero di chiudere lo scartafaccio, per riporlo, mi sapeva male che una sua competenza linguistico-letteraria. Nel linguaggio retorico seccntesco concetti erano gli acco-stamenti ingegnosi di cose tra loto lontarie (la Storia definita come guerra contro il Tempo che genera una serie ulteriore di «concetti» e metafore). Idiotismi sono locuzioni ficalcate su modi dialettali. Frale caratteristiche grafichc della prosa seceiitesca - esemplata su un modello come il Tadino - l'Anonimo ha messo in mostra la profusionc delle maiuscole (Sole, Lume, Luna), le a intervocalkhe in luogo dellau (cadaueri), ľ h iniziale (hottoti), il raddoppiamento di consonanti (malvaggiti) e di vocali (occhij) ecc. ecc.; periodo «sgangheratamentc» dilatato é quello della similirudine tra sistema politico e volta celeste. 47. d'eccitar maraviglia.-. č parola chiave nell'estctica del Seicento che Giambattista Marino, llpiri fortunate, interprete del secolo, condensava in un verso: «Ě del poeta il fin la maraviglia». 49. rettorica disereta: una letteratura che avesse per fine il solo diletto rapptesentava per il Manzoni del Fermo c Lucia «la phi frivola, la piú servile, I'ultima delle professioni». La retotica appropriata e misurata alle situazioni sará quindi quella impercettibile della nuova «dicitura» che perö all'occasionc ricorreri a immagini bibliche, ai temi c alle cadenze della grande oratoria francese del Seicento. 51-54. rozzo insieme e affettato... di quel secolo: anche il laico De Sanctis, il maggior critico delTOttocento, deplorando la convenzionalirä della vita sociale, religiosa ed etica del Seicento, denunciavail vuoto d'un mondo letterario ipocrita, unmondo «mantenuto nelle appatenze, rim-bombante nelle frasi, non sentito non meditato...» {Storia della letteratura italiana, 1870-1871). Solecismi sono gli crrori e le improprieta di costrutto e di sintassi. 55-56. lettori ďoggigiorno... stravaganze: il narratore cerca una «illuministica» solidirietä cui-turale con il proprio pubblico che i anche quello milanese del «Conciliatore» e del Porta; giá ai suoi ascoltatori il poeta meneghino avevapromesso - come un Anonimo dialettale -: «che sentirii di cess strasordenari, / di azion de som ľari, / gabol c tradiment mai pú sentii» («che sentirete delle cose straordinarie, delle azioni da oscurare ľaria, inganni e tradimenti mai piú uditi»; Lament delMarcbionn, w. 350-35Z, in C. Porta, Poesie, a eura di D. Isella, Miláno, Mondadori, 1975). 58. lo scartafaccio: il «graffiato autografo» di r. 35, lo scarabocchiaro «manoscritto» di r. 40. In tono ironico c scherzoso la finzione era riproposta da II Cicerone di Giancarlo Passeroni (Milano, Agnelli, 1755): «L'istoria che a contarvi io m'apparecchio, / come sta scritta sopraun libro vecchio... Dal nome appar perö che" fu Caldco... Chi vuol che questo antico manoscritto / si trovasse nelľlsola di Delfo...» (t. I, canto I, 3-9). INTRODUZIONE storia cosi bella dovesse rimanersi tuttavia sconosemta; perche, in quanto storia, puö essere che al lettore ne paia altrimenti, ma a me era parsa bella, come dico; molto bella. - Perchě non si potrebbe, pensai, prender la serie de' fatti da questo manoscritto, e tifarne la dicitura? - Non essendosi presentato alcuna obiezion ragionevole, il partito fu subito abbracciato. Ed ecco l'origine del presente libro, esposta con un'ingenuitä pari ali'importanza del libro medesimo. Taluni perö di que' fatti, certi costumi descritti dal nostro autore, c'eran sembrati cosi nuovi, cosi stráni, per non dir peggio, che, prima di prestargli fede, abbiam voluto interrogare altri testimoni; e ci siam messi a frugar nelle memorie di quel tempo, per chiarirci se veramente il mondo camminasse allora a quel modo. Una tale indagine dissipö tutti i nostri dubbi: a ogni passo ci abbattevamo in cose consimili, e in cose piú forti: e, quello che ci parve piú decisivo, abbiam perfino ritrovati alcunipersonaggi, de' quali non avendo mai avuto notizia fuor che dal nostro manoscritto, eravamo in dubbio se fossero realmente esistiti. E, alToccorrenza, citeremo alcuna di quelle testimonianze, per procacciar fede alle cose, alle quali, per la loro stranezza, il lettore sarebbe piü tentato di negarla. Ma, rifiutando come intollerabile la dicitura del nostro autore, che dicitura vi abbiam noi sostituita? Qui sta il punto. Chiunque, senza esser pregato, s'intromette a rifar l'opera altrui, s'espone a rendere uno stretto conto della sua, e ne contrae in certo modo l'obbligazione: é questa una regola di fatto e di diritto, alia quale non pretendiam punto di sot-trarci. Anzi, per conformarci ad essa di buon grado, aveväm proposto di dar qui minutamente ragione del modo di scrivere da noi tenuto; e, a questo fine, siamo andati, per tutto il tempo del lavoro, cercando d'indovinare le critiche possibili e contingenti, con intenzione di ribatterle tutte antieipatamente. Ně in questo sarebbe stata la difficolta; giacchě (dobbiam dirlo a onor dél vero) non ci si pre-sentö alia mente una critica, che non le venisse insieme una risposta trionfante, di 61-63. rifarne la dicitura... obiezion ragionevole: la scrittura e quindi la lingua e lo stile. II romanzo ha bisogno d'una lingua di conversazione ed il Manzoni devc inventarla rimettendo in gioco tutta la tradizione lettcraria del passato. 64. ingenuita pari ali'importanza: nella sua arguta modestia la voce narrante valuta poco o nulla l'importanza del libro. Ma in tal modo, equivocamente, suggcrisce che poca ě anche Pin-genuiti del racconto e del ratto fittizia l'autenticita del manoscritto. II narratore (gia lo awertiva un commentatore tanto acuto quanto dimenticato, G. Negri, Commenti critici estetici e biblici, Mdano, Scuola tip. salesiana, 1,1903) affcrma quindi in un senso per negate in un altro, ridendosi del suo stesso giudizio e delegandolo inline al lettore. La finzione romanzesca istituisec cosi un patto con il lettore in termini di complicitä interpretativa. 67-73. interrogare altri testimoni... quelle testimonianze: dalla Storia di Milano di Pictro Verri alia Historia Patria del Ripamonti e al Raguaglio del Tadino. Durante la composizione del Fermo e Lucia nel 1811 il M, scriveva all'amico parigino Claude Fauriel: «Io fo quello che posso per penetrarmi dello spirito del tempo che devo descrivere, perviverci...». 85-91. critica... insieme a spasso: 1' ironia i rivolta contro un certo tipo di critica pretestuosa i cui argomenti contrastanti, spesso per partito pteso, si neutralizzano a vicenda. L' ironica perso-nificazione denuncia quindi l'inconsistenza delle «questioni mal poste». i6 llllllllllllllllillllll T PROMESSI SPOSI quelle risposte che, non dico risolvon le questioni, mi le mutano. Spesso anche, mettendo due critiche aile mani tra loro, le facevam battere luna dall'altra; o, esaminandole ben a fondo, riscontrandole attentamente, riuscivamo a scoprire e a mostrare che, cosi opposte in apparenza, eran pero duno stesso genere, nasce- 9° van tutťe due dal non badare ai fatti e ai principi su cui il giudizio doveva esser fondato; e, messele, con loro gran sorpresa, insieme, le mandavamo insieme a spasso. Non ci sarebbe mai stato autore che provasse cosi ad evidenza ďaver fatto bene. Ma che ? quando siamo stati alpunto di raccapezzar tutte le dette obiezioni e risposte, per disporle con qualche ordine, misericordia! venivano a fare un li- 95 bro. Veduta la qual cosa, abbiam messo da parte il pensiero, per due ragioni che il lettore trovera certamente buone: la prima, che un libro impiegato a giustificarne un altro, anzi lo stile dun altro, potrebbe parer cosa ridicola: la seconda, che di libri bašta uno per volta, quando non ě ďavanzo. Capitolo i 96-98. un libra... é ďavanzo: di ctica delia critics il M. txatta anche in aleune pagine delia Moralecattolka (1819) mentre le sue idee sullalinguae sullo stile le venne ordinando nelľincom-piuto Sentir messa (183a). La diserezione delia nuova serittura, il suo stile prosaico-colloquiale, si contrappongono pragmaricamente alia «dicitura» artificiosa dell'Anonimo, i8 Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tra due catene non in-terrotte di monti, tutto a seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien, quasi a un tratto, a ristrmgersi, e a prender corso e figura di flume, tra un promontorio a destra, e un'ampia costiera dall'altra parte; e il ponte, che ivi congiunge le due rive, par che renda ancor piii sensibile all'occhio questa trasfor-mazione, e segni il punto in cui il lago cessa, e l'Adda rincomincia, per ripigliar poi nome di lago dove le rive, allontanandosi di nuovo, lascian l'acqua disten-dersi e rallentarsi in nuovi golfi e in nuovi seni. La costiera, formata dal deposito di tre grossi torrenti, scende appoggiata a due monti contigui, l'uno detto di san Martino, 1'altro, con voce lombarda, il Resegone, dai mold suoi cocuzzoli in fila, che in vero lo fanno somigliare a una sega: talchě non é chi, al primo vederlo, purchě sia di fronte, come per esempio di su le mura di Milano che guardano a 1. Quel ramo... di Como: lapagim- osservavagiailDe Sanctis - «pare sctitta da un geografo o da un naturalista che desctive dal veto quello che gli ě innanzi» con la paziente curiositad'un «intelligentc osset vatore*, sieché la natuta ě «guardata e disposta da una mente supcriore». Di fatto raggettivo dimostracivo «QueI», come indicatore o attualizzatore spaziale, lega il lettore ad uno spazio reale che diventa il teatro delTazionc. II M. nel Fcrmo e Lucia ricordava d'aver ttascotso in questiluoghi - la villa del Caleotto, presso Pescarenico- «gran parte dell'infanzia c della puerizia ». Ma é la prospettiva, l'occhio del narratore che sceglie gli elementi del paesaggio e, ordinandoli su diverse coordinate orizzontali e verricali, conferisce alia descrizionc il senso del movimento, una sua suggestione dinamica. Per verificarc la prospettiva multipla e la complessita dell'attacco manzoniano sipuo riportaredallaprimapaginadiyííW