Italo Svevo 10.5.1- Una singolare condizione intellettuale. Negli ultimi anni dell'Ottocento erano apparsi i primi due romanzi di un autore che, sotto lo pseudonimo di italo Svevo, nascondeva la persona del-l'ebreo triestino ETTORE SCHMTTZ: due romanzi che allora erano stati quasi ignorati e che dovevano essere riscoperti successivamente, dopo il successo de La cosaenza diZeno. Quelle esperienze erano nate in un ambiente del tutto particolare, come quello di Trieste, appartenente ancora all'Impero austriaco, priva di una sua tradizione di centro culturale, ma vivacizzata da una attivissi-ma borghesia imprenditoriale e dall'intreccio di popoli, di lingue e di culture diverse. Trieste partecipava a pieno titolo a quella cultura che suole definirsi mitteleuropea, una cultura cosmopolita e problematica, che ebbe una straor-dinaria fiontura proprio nell'ultimo periodo di vita dell'lmpero asburgico. Ol-tre che dalla situazione triestina, la peculiarity della posizione di Svevo e data dalla sua origine ebraica e dalla sua condizione di intellettuale non professio-nista, diviso tra la passione per la letteratura e una vita borghese «normale», che, dopo incertezze e turbamenti giovanili, lo pond a una posizione di indu-striale e di uomo d'affari, Per questa sua condizione egli rimane del tutto estra-neo alle mitologie e afle presunzioni di protagonismo politico che dominano gliintellettuali italiani all'inizio del Novecento: la sua letteratura si pone come indagine sulle contraddizioni e le complicazioni dell'esistenza individuale e per questo raggiunge una eccezionale forza conoscitiva, che sa andare molto al di la dei limiti della sua persona biografica. Vita borghese e letteratura so-no in lui intrecciate e nello stesso tempo separate, la letteratura e la faccia del-l'apparente equilibrio borghese: e nella scelta di firmarsi con lo pseudonimo di Italo Svevo (che allude proprio alia sua posizione intermedia tra mondo ita-liano, Italo, e mondo germanico, Svevo) possiamo leggere tutta la contraddit-toria distanza che separa lo scrittore dalla persona reale, Ettore Schmitz. io.5.z. La vita di Ettore Schmitz. Egli nacque a Trieste il 19 dicembre 1861 da famiglia ebrea, di origine tedesca da parte del padre Francesco Schmitz (il normo si era infatti stabilito a Trieste come impiegato dello Stato austriaco) e italiana da parte della madre, Al- Ettoie Schmitz Inestc mitteleuropea L'otigine cfc I :/i Un intellettufile non professionista Vita borghese e letteratura La famiglia 7320^^765737^536572508^4108230 7« Gli studi commercial! Cli inreressi culiurali Impicgato di banca Lřvia Veneziani Uomo cľaŕfari epoca 10 guxrke e fasctsmo 1910-1945 legra Moravia: in casa si parlava soprattutto nel dialetto triestino. II padre, che era impegnato in proficue attivitä commerciali (anche se la sua impress fallirä nel 1884), gli fece svolgere degli studi legati alia prospettiva di una car-riera commerciale; e dal 1874 al 1878 lo fece educare, insieme ai fratelli Adolfo ed Elio, in un collegio tedesco, a Segnitz, in Baviera: lí egli compi le prime importanti letture, soprattutto di classici tedeschi, che fecero nascere il suo interesse per la letteratura. Tomato a Trieste, si iscrissc allTstituto superiore commerciale Revoltella, ľ molro presto cominciô a interessarsi di problemi culturali e letterari. Nel 1880 inizio una collaborazione, che durô fino al 1890, al giornale triestino «L'Indipendente», con numerosi articoli, soprattutto letterari e teatrali (usan-do in questi anni le sole iniziali E. S. o lo pseudonimo E. Samigli). Dopo va-rie ricerche di impiego, era intanto stato assunto, nel settembre del 1880, pres-so la filiale triestina della banca Union di Vienna, come corrispondente per il tedesco e per il francese; ma, nelle sue giornate, trovava modo di frequentare quasi regolarmente la Biblioteca Civica di Trieste. Tra le sue numerose lettu-re, una posizione di primo piano occupavano i grandi narratori francesi del-l'Ottocento; fortissimo era il suo interesse per la filosofia di Schopenhauer (cfr. 8.1.7). Si accostava intanto anche alia narrativa, scrivendo le prime novelle e il romanzo Una vita, iniziato nel 1888 e apparso, sotto il nome di Italo Sve-vo, nel 1891, ľanno della morte del padre (la madre sarebbe morta nel 1895). Agli anni intorno al 1892 risale anche il rapporto con Giuseppina Zergol (che poi doveva divenire cavallerizza in un circo), di cui rimane una traccia nel personaggio di Angiolina nel successivo romanzo Senilitä, pubblicato nel 1898. Ettore Schmitz conrinuava intanto la sua vita di impiegato di banca; nel 1893, presso ITstituto Revoltella, iniziava l'insegnamento (che avrebbe lasciaro solo nel 1901) della corrispondenza tedesca. Nel dicembre 1895 si fidanzô con Livia Veneziani, figlia di un industriale cattolico: il Diario per la fidanzata, redatto nd 189S, mostra una passione amorosa che si intreccia a una «distanza» della donna, legáta a sani principi borghesi, familiari, religiosi, dal mondo intellettuale dello scrittore, e a un renrativo di colmare questa distanza attraverso una specie di «educazione» della fidanzata al dubbio e all'inquietudine intellettuale. Ma il failimento di questo tentativo e giä evidente in una successiva lettera del 1897, intitolata Cronaca della famiglia. II matrimonio awenne nel luglio del 189S con rito civile, e solo nell'agosto 1897 con rito religioso (per ľoccasione Ettore dovette farsi battezzare e abiuřare formalmente la religione ebraica); nel settembre 1897 nacque ľunica figlia, Letizia. La nuova famiglia abitava in un ap-partamento della grande villa Veneziani e il mondo intellettuale dello scrittore doveva confrontarsi con la solida víra patriarcale e borghese della famiglia della moglie, che chiedeva al gencro una píú concreta produttivitä economica. Nel 1899 lasciô la banca ed entrô nella ditta del suocero, impegnandovisi attiva-mente e sospendendo quasi totalmente la sua attivitä letteraria; continuô tut-tavia a elaborare sparsi progetti, a lavorare saltuariamente a testi narrativi e teatrali, e soprattutto a scrivere note e appunti di vario tipo. Nella nuova veste di uomo d'affari, Ettore Schmitz compie lunghi viaggi e soggiorni in Francia e in Inghilrerra; ha successo negli affari, ma non rinuncia alle sue curiositä culturali, e sviluppa anzi interessi di tipo scientifico. Nel 1905 awienel'incontro con James Joyce (cfr. CANONE EUROPEO, tav. 246) che, come ,0.J ital0 svevo insegnanre della Berlitz School di Trieste, gli dä leziom di rnglese; l'amicizia con lo scrittore irlandese e la curiositä da questi manifestata per le sue opere man-tengono viva la sua passione letterariar Tra il 1908 e il 1910 egli viene a cono-scenza delle teorie di Freud e della psicoanalisi (cfr. 9.1.4 e PAROLE, tav. 195). Nelľestate del 1914, lo scoppio della guerra mondiale riduce ľattivitä della fabbrica Veneziani, requisita dalle autorita austriache. Dopo la forzata inat-tivitä di quegli anni (che gli permette, tra l'altro, di approfondire ulterior-mente lo studio della psicoanalisi e di sperimentare su di sé una forma di ana-lisi soliraria), nella Trieste ormai italiana del dopoguerra, Svevo collabora con vari articoli, anche di costume, alnuovo quotidiano triestino «La Nazione»; e riprende, anche se in modo attenuato, la sua attivitä di industriale. Ma a partire dal 1919 torna con grande impegno alia letteratura, lavorando al nuo-vo romanzo La coscienza di Zeno, pubblicato nel 1923. Dopo il disinteresse iniziale manifestatosi in Italia per questo lavoro, fu l'amico Joyce (nel frat-tempo trasferitosi a Parigi, dove nel 1922 aveva pubblicato ľUlysses) ad apri-re la strada a un riconoscimento del suo valore da parte dei critici francesi, mentre in Italia la sua grandezza veníva afŕermata dal giovane Eugenio Mon-tale, con cui strinse una grande amicizia (cfr. 10.5.6). La valutazione positiva del nuovo romanzo riaccendeva intanto ľattenzione della critica nei confronti dei due precedenti, mentre Svevo scriveva racconti e frammenti di vario tipo, nuovi testi teatrali, e scritti di preparazione a un quarto romanzo, rima-sto incompiuto. Numeiosi furono ancora i suoi viaggi, non piú legati soltan-to agli affari, ma alia letterarura e alia promozione della sua opera. L'8 marzo del 1927 egli tenne una conferenza su James Joyce al circolo «11 Convegnow di Milano; il 14 marzo 1928 veniva festeggiato a Parigi da piú di cinquanta scrit-tori europei. Ormai in condizioni di salute malferma, morí in seguito a un incidente d'auto, il 13 settembre 1928, nell'ospedale di Motta di Livenza. 77 La grande guerra Ri torno alia letteratura L'atteniione della critica JOYCE, UL mm Tra tutte le opere che nel Novecento hanno rovescíato e dissolto gli schemi della narrativa naturalistica, VUlisse dello scrittore irlandese in lingua inglese James Joyce si impone come quella piú ambiziosa e radicale: mira a racchiudere in sé ľimmagrne globále di un mondo senza piú centra, a toccare i piú vari terrítori delľesperienza in-dividuale e collettiva, a intrecciare rutta una rete di simboli e di figure, nel quadro di una registrazione di una sola giomata di vita borghese in una cittä contemporanea. Vi si ticonosce il modello supremo della modernita letteraria, di ogni letteratura «spe-rimentale», insofferente delle forme tradizionali della narrazíone. L'autore, nato a Du-blino nel 1882 ed educato in un collegio gesuitico, dopo le prime prove letterarie, la-sciata ľlrlanda, visse una vita instabile e piena di preoccupazioni economiche, tra la Svizzcra, la Francia, ľltalia: tra il 1905 e il 1915 f u a Trieste come insegnante di inglese alia Berlitz School, e lí strinse amicizia con Italo Svevo (cfr. 10.5.2); morí a Zurigo nel 1941. Restano ancora nel solco della narrazione tradizionale, i racconti dei Dubliners, Gente di Dublino, 1914 (in alcuni nei quali la realtä della Dublino contemporanea si presenta sotto il segno ddYepifania, improwisa rivelazione di un significato nascosto e inafferrabile), e il romanzo autobiografico Portrait of the artist as a young man, Ri-tratto dell'artista da giovane, 1917. Ma nel 1914 era iniziata la stesura dél'Ulysses, che fu pubblicato nel 1922: in esso ritornano molti elementi tematici delle opere prece- 7^4820 78 EPOCA lo GUERRE E FASCISMO 1910-1945 ,0.5 1TAW SVEVO 79 denti, in un organismo vastissimo e pletorico, rivolto in direzioni molteplici, che si| presenta, come indica lo stesso titolo, come una versione contemporanea dell'Oifo. sea, il cui movimento di viaggio, di esperienza, di ritorno, e il cui tempo vario e dila-tato vengono trasposti nel percorso di una sola giornata (il 16 giugno 1904, quello del primo appuntamento dell'autore con Nora Barnacle, poi divenuta sua moglie), con ľattravcrsamento delia cíttä di Dublino da parte di due personaggí, ľebreo non pra-ticante Leopold Bloom, ossessionato dalľinfedeltä delia moglie e dallo struggente ri-cordo del figlio motto, e Stephen Dedalus, giovane idealista pieno di inquiemdine alia ricerca di una figura paterna; a questi si aggiunge una terza protagonista, la moglie di Bloom, Molly, immagine del mondo femminile in tutti i suoi vari aspetti, a cui ě af-fidato il celebre monologo che conclude l'opera. Alia concentrazione del tempo nar-rato corrisponde la dilatazione del tempo della narrazione, con la desctizione di molteplici particolari quotidian!, con la trascrizione dei pensieri pili reconditi e dei gesti ptá minuti dei personaggi, con divagazioni del genere piú diverso, con un'attenzio-ne insistente ai dad corporei, ai piú confusi ricordi e alle associazioni dell'inconscio (in cui ě evidente la suggestione della psicoanalisi), con svariati e spesso inarrestabi-li giochi linguistici, con l'inserzione di lingue e gerghi diversi. IJ linguaggio si svolge secondo punti di vista e tecniche diverse, dalla descrizione, al dialogo, si pastiche, al monologo interiore e al «flusso di coscienza* (cfr. GENERIE TECNICHE, tav. 247), che Joyce conduce alle sfumature piú varie e sottili, con un virtuosismo invadente e in-diavolato. Secondo la defitiizione dello stesso Joyce, Y Ulisse vuol essere «unOdissea modema» e tracciare