dells parola Verso la Msmíaie sil íiflíssí epoca io guerre £ eascismo ;-i o-r^. '•■ 10.8.3. Critica e poetica di Montale. Negli anni gíovanili egli aspirava a operate contemporaneamenie due piani della critica e deEa poesia. E la sua longa attivitä critica raggnmsr '■ risultati assai alti, che si appoggiano su una grande capacita di conrprciv dere e di definite gli autoři e i testi, con un senso di «oggettivitä» cňc ša:; prescindere anche dalle scelte e dai gusti piú diretti del Montale pocia,' a/: dífferenza di quanto accade negli interventi critici di tanti poeti copreia^ poranei, per esempío in Ungaretti. D'altra parte egli non vuol essere im critico di mestiere, rífíuía ogni atteggiamento scientifico e ogni asnauir scelta metodologica; egli vuol essere prima di tutto un lettore attento. she.-cerca razionalmente nei testi il senso di una condizione umana, che tic in:.. terroga la piú ampia forza conoscitiva. I suoi molteplici interventi hlM:lI, raccoltí nel 1976 nel volume Sulla poesia; in essi, su un piano di equilibra-ta e cívilissima conversazione, si affacciano anche molte indicazioni snila-sua posizione e sulle sue scelte: in tutta chiarezza e senza ambiguíta vi ýj ; compongono le tracce della sua poetica personale. Questa prende awio da una volontä di autocoscienza della poesia stes- ■ sa e dal proposito di comprendere la sua condizione e i suoi limiti nel cor,': těsto contemporaneo. Montale awerte, nelTintreccio di lingue, parole, im-.: magini che domina il mondo, una sorta di saturazíone della parola e della-jradizione poetica: la poesia (arte che egli verde «teenicamente alla poriaia-di tutti: bašta un foglio di carta e una matka e il gioco ě fatto») ě miriac-" ciata non solo dalla consunzione del linguaggio, quanto dal suo monipli-. carsí, e molto forte ě negli ultimi anni il suo sgomento per la «torreri7Íale:'' produzione poetica dei nostrí giorni». A questa saturazione, Montale non / risponde cercando una parola «pura» e naturale, né estraendo dai liu-:'!. guaggio nuovi misteři esegreti: egli mira a una «poesia che trova in se «t«.J sa la propria materia* e che «non rinuncia alla ragione, ma nasce dal co?-zo delia ragione contro qualcosa che non ě ragione», una poesia che- Iii-ogni momenrösi confronta con la propria possibile fine, che cerca di trän ■; re alia luce un difficile valore umano e civile. jíl Questa nozione di poesia si realize con una série di essenzíali ttasfor-mazioni nei vari momenti dell'attivitä di Montale. Essa parte, con i priniJ Qssi di seppia, un. piú diretto confronto con il magma e il «travaglio»; delTesistenza e con il tentativo di romperne la «cämpäna di vetro». Si as" " sesta poi, tra Ossi e Le occasion, in una piú specifica poetica dell'oggeitn, l che parte "da un'öccasione interna, da una «spinta» intellettuale o seňti-v mentale, esprimeridola non direttarnente, ma attraversd la descrizionc di J oggetti intensi ed essenziali. A questa «poetica dell'oggetto» e afffdatariin-J magine piú diffusa della poesia di Montale: ma essa subisce giä notrvoü; modifieazioni ne La bufera e altro, libro che si muove in direzioni contra- ,: stanti; poi, neJle ultime raecolte, a partire da Satura, essa da posto alla scelta di un livello «basso», quasi a un grado zero del linguaggio, tra špinili ironici e toni dimessi e colloquiali. :j=J AI momento del suo definirsi, sullo scorcio tra gli anni Vend e Trcnta. ::; la poetica montaliana si pose comtinque, e in modo rísoluto (molto piú i: quanto awenne per la poetica delTermetismo), in un orizzonte europeo:: ■ eogenio montale I Si tratta di un particolare modo di presentarc gli oggetti nella poesia, che mira ■: dare una miova vitalita aí tradizionali usi della raffigurazione indiretta, del sim-'holo e defľdlegoria (cfr. TERMINI BASE 10): la nozione venne elaborata intorno al i«o da Thomas Stearns Eliot (cfr. CANO.NĽ EUEOPEO, tav 254) die vede nel corre-lättvo oggettívo (objective correlative) il «solo modo di esprimete emozioní in for J ■Jia ďarte» e lo definisce come «una seríe dí oggetti, una situazione, una catena dm eveliti che saranno la formula di quella emozione particolare, in modo che, quango siano dati i fatti esterni, che devono condurre ad un'esperíenza sensibile, vengal immediatamente evocata l'emozione»; gli oggetti rappresentati sono cioě tra lori íegati e correlati a specifiche emozioni in cui si risolve il piú profondo significato della poesia: questo significato sidä'aťfraveršďla densita fisica dcgli oggetti, ľin-"téhšitä con cúi essi si impongono alia mentě del lettore, c quindi in modo diverso sia J.-Jľimmediatezza del simbolo che dallc mediazioni intellettuali delľallegoria. ifíi subito evidente la sua convergenza con la poetica del correlativo ogget-~iim, formulata da Eliot (cfr. GENERJ Ľ TECNTCHE, tav. 257), e con le ten-Ěfcfenze della contemporanea poesia anglosassone. Ma in essa ha un peso essenziale anche il rapporto con la tradizione ita-Sv liana: Montale parte da un confronto con il piú vicino modello dannunzía-|;í no, e ne abbassa subito i toni preziosí e le pretese sublimi, awalendosi del-;;J ľinsegnamento dei crepuscolari e soprattutto di Gozzano; ma amva poi a un m' rapporto diretto con aleuni dei nostri grandi ckssici, di cui riscopre per con-3:, to suo tutta la forza e la vitalita. Forme, modi, těmi dí aleuni poeti del passa-té to entrano nella sua poesia non comc preziose citazioni, ma come strumenti % per esprimere la condizione attuale. Tra i poeti italiani la cui traccia ě piú evi-;;; dente nelľ opera di Montale va ricordato Leopardi, che egli interpreta guar-Ls dando alla sua carica negativa e pessimisticäjalla sua inquieta intetrogazio-lí ne del nulla, ancHě se äl riulla leopärdiano Montale aggúmge «tma sorta di esattezza sontuosa» (G. Lonardi), che risale a Baudelaire e alla successiva poesia europea, e trova in Foscolo un altro essenziale modello. Piú indietro nel tempo, balza con forza la pťesenza di PetrarCa ě, iň ogni momento, quella di Dante. Čome tutti i poeti, anche Montale lavora variamente sui propri testi, ne corregge e modifíca ľassetto: ma il suo metodo dí correzíone appare di tipo «classico», tende per lo piú a concentrare e a risolvere ľespressione nel modo piú intenso e preciso, eliminando i momenti piú opachi e íncerti. 10.8.4. Ossi di seppia. II primo libro di Montale, pubblicato nel 1925 nelle edizioni dí Gobet-' ti, raceoglieva pochí testi giá apparsi in rivista negh anni precedenti (ma iae testavano esclusi gli Accordi, usciti nel 1922) e assai piú numerosi testi inediti: il libro acquistó la sua forma quasi definitiva nella seconda edizio- Montale Leopaiíii retrarca e Daíite II sistema I>4 Un íinguaggío I «scabro £<£ i esseasial-e» í i Concretezzá e tolSoquialirá EPOCA lo GUERRE E FASCISMO i9l0.- 94i 1 li paesaggio montaliano H franare dcilVUlnsioiie» quotidiasia ne, del 1928, con l'aggiunta di altre sei poesie, F ultima delle quali, AneM era apparsa su «Solaria» nel gíugno 1927- ■'41 I testi sono distribuiti in cinque sezioni {Movimenti, Ossi di seppia, Aíe^ diterraneo, Meriggi e ombre, Riviere): la poesia dí Montale vi si impone subito in tutta la sua novita, con una voce inconfondibile che si fa strada in ^ intreccio di rapporti con la poesia dell'inizio del secolo, partendo in prim0 J luogo dalla ricerca di un línguaggio «scabro ed essenziale», il cui modelícp í piú vicino ě costituíto dai ligurí Sbarbaro (cfr. 10.7.4) e Roccatagliata Cec-ř I cardi (cfr. 9.7.10). Montale rifiuta le rotture radicali delle avanguardie: cef2 i ca forme libere e aperte, ma scava con forza anche entro elementi tradizíoí ! nali (in přímo luogo Tendecasillabo e la rirna), senza rompere il regolare" t svolgersi della sintassi; si confronta con il línguaggio di D'Annunzio e di Vs-scoli, usando anche forme colte e preziose, mi awicinandosí alia concretez-.. I za delle cose, con una nomenclature assai puntuale, con parole dalla přeci-' '. sione quasi tecnica, specie per designare il paesaggio marino, vegetale e ani-.. male. Egli fugge ďaltra parte da ogni tono eroíco e celebrativo (ironizzan-;: J do esplicitamente sui «poeti laureati»), da ogni vitalismo, da ogni fiducia nel valore superiore della parola poetica: e ricava dai crepuscolari (in primo in;, go da Gozzano) un ritomo del línguaggio verso modi ironici e coUoquiaíL:' Ne risulta un originalissimo equilibrío tra meditazione esistenziale e defini-i zione del paesaggio: una interrogazione del «male di vivere», appassionatai ma non magniloquente, che si awolge tra forme naturali fissate in termini; netti e defimti. Domina su tutto il paesaggio marino e solare della Liguria, in particola-i; re delle Cinque Terre, dove il poeta trascorreva le vacanze: ě un mondo ari-do, secco, scarnificato, battuto dal vento, in cui la vita intera si rivela nel [ suo sgretolarsi, come un coacervo di «monche esistenze», di forme slab- í brate. Si impone Timmagine dell'estate e delle ore immobili del meriggio,.; quando tutto sembra senza tempo; ma il movimento incessante e ripetutoS del mare, gli sparsi e balenanti segni di vita sulla costa aspra e rocciosa sem- j brano annunciare il rivelarsi di una necessitä rovinosa e distruttiva, il ma? | riifestarsi di qualche «sterile segreto», di qualche «prodigio fallito», che puč sconvolgere quell'immobilitä, senza perö mutarne 1'assoluto dominio. La voce del poeta ě quella di una persona concreta immersa nel pac-saggio, che perö non partecipa direttamente alia sua vita e si accanisce a . interrogarne continuamente i segni, seguendo il groviglio delle forme ini-nerali e vegetali, i guizzi improwisi degli animali, il muoversi scomposto | degli oggetti, il vibrare dei rumori e dei suoni, il distendersi del vento nel- j lo spazio, lo svolgersi del ritmo del tempo. In tutte queste forme trascolo-ra il senso di una vita inafferrabile, si svela il vuoto in cui consiste il vivere | personale e naturale, II soggetto tenta di entrare in rapporto con le cose ri dotte alia loro essenza piú nuda (e l'osso di seppia, sballottato e levigato | dalle onde, ě evidente figura rivelatrice di questa riduzione). In questo ten-. j tativo si distrugge l'«inganno» su cui si basa la vita normale, frana lVillu--1 sione» su cui si reggono i falsi equilibri quotidiani, si rompé lo schermo dL| apparenza che nasconde la realtä. Siamo di fronte a una tematica che tro- : 0 8 eogsmío montale va riscontro in molti scrittori dell'inizio del secolo (da Michelstaedter a Pirandello a Sveyp], alia quale Montale si accosta anche attraverso 1'appog-*^Tdi originali letture filosofiche. Ma originalissimo ě il modo in cui il poeta ligure deřinisce questo continue rompersi e sospendersi delPequilibrio tra l'io e la realtä. Egli ínsegue ..futti ipossibili scatti attraverso i quali la realtä, priva di senso, improwi-' samente si dísgrega: sembra afferrare piú volte la possibilitá di aprire un «varco», di trovare «una maglia rotta nella rete / che ci stringe»; ma nel-fatto stesso di cercare questa possibilitá, 1'io ne resta irrimediabilmente escluso. Ogni squarcio verso una realtä piú profonda e autentica finisce per ac-'Sárescere la solitudine dell'io, la sua distanza dalle cose e dallo stesso «tu» jfjinto cercato, il destinatario a cui trasmettere la propria triste saggezza, Ispesso una indefinita figura femminile. La rottuta degli equilibri consueti íassume quasi sempře un aspetto sinistro, fa balenare qualcosa che subito friuore, «il male / che tarla il mondo». Ii significato piú profondo del libro iifesta quello della piú radicale negativita, e si riassume nel celebre primo ;.pezzo della sezione degli Ossi, Non chiederci la parola che squadri da ogni lato, che offre perentoriamente al lettore «qualche storta sillaba e secca co-laie un ramo» e gli affida come solo messaggio «ciö che »0« siamo, ciö che non vogliamo». 10.8.5. Le occasion!. Le occasioni (che recano l'indicazione cronologica 1928-1939) apparve-fo nel 1939 presso l'editore Einaudi: si trattava di una raecolta di cinquan- : ta poesie (articolate in quattfö parti), a cui se ne aggiunsero altre quattro nel1 a seconda edizione del 1940, La maggior parte erano state man mano ipubblicate in varie riviste, e giä nel 1932 cinque testi avevano costituito un volumetto dal titolo La casa dei dogameri e altri verst. Nelle Occasionih ri-flessione esistenziale degli Ossi appare come ridotta, resa meno esplicita: la parola poetica tende ad allontanarsi dal suo carattere meditative e problematic©, dalla sua diretta interrogazione del «male di vivere», e si con-centra tutta sugli oggetti, creando successioni di immagini dai rilievi net-tissimi e quasi allucinati, awolgendosi intorno alle forme e ai gesti con una \ assoluta densitä fonica, lessicale, sintattica (seguendo piü direttamente j "quella poetica degli oggetti che giustifica lo stesso uso del termine occasio- \ ne). Nellä sua assoluta concentrazione il discorso poetico si fa piü difftei- j le, trova momenti assai ardui e impenetrabili: Le occasioni sembrano tra- j : smettere un messaggio che non vuole farsi deeifrare, che vuole restare co- [ '. Munque nascosto. In questo esse si avvianänö"äll'cMe1lisfhb';fiffö'ä Die- ! " serif arsi come l'esefnpio piü significativo della tendenza della poesia degli ! anni Trenta a chiudersi in se stessa, a rifmtare una diretta comunieazione i con il fascismo e con la sua pretesa di asservire la cultura. I Ma, a differenza dell'ermetismo vero e proprio, la poesia di Montale, ' anche nella sua piü impenetrabile difficoltä, resta lontana da ogni allusi- j vitä, da ogni indeterminatezza, da ogni abbandono a giochi di sfumature 1 IT; '. Ii «male n di vivere» Le edisioni e ia raecolta Poetica degli oggetti Difficoltä e srapenetrabilitä L'osctiritä della storta i?6 EPOCA io GUERRE E FASCISMO 1910 194; „ g EUGENIO MONTALE La ricerca dell'«altro» La donna saJyifica e da ogni compiacimento per il segreto. Essa ě estranea al metodo utiga-rettiano ed ermetico déľanalogia (cit. TERMINI BASK io e 10.7.11), non cer-ca di ricavare una conoscenza «profonda» dal miscuglio magico di sensa-zioni diverse e lontane; mira invece a caricare gli oggerti e le figure, le 10. to forme piú nette e definite, di una vigorosa tensione mentile, insierneTa. zionale e sentimentale. Essa non crede alia mágia e all'indisťinzione, ma vuole cercare ciô che ě al di lä delia sféra delia ragione, usando i mezzi delia ragione stessa. La sua oseuritä ě rutta determinata dall'oscuritä e dallo «squallore» delia stotia, risulta non da una passione per ľoseuro, ma da uno strenuo tentativo di trovare, comunque, la luce in un mondo buio e negative Tra i «barlumi» delle cose, tra i loto contorni imrnersi nel non senso e nelľinautenticitä, la ricerca di una realtä piú profonda, che abbia-mo visto variamente affacciarsi negli Ossi di seppia, produce qui alcune«rj-velazioni precise, individuate», momenti di improvvisa «ebrezza» (G. Con-tini); uno scatto improwiso, un guizzare inspiegabile, un vibfare inaffer-rabile, un'apparízione di dggetti fuon dal loro contesto, un rivelarsi di vol-ti e di gesti, una «luce di lampo» sembrano poter mutare le cose in «al-eunché / di ricco e strano». Montale non isola pero questi momenti di ebrezza, ma ne mostra piuttosto ľinsufficienza. Le «rivelazioni» delia sua poesia sono sempre inquietanti; le possibilitä di combinazioni diverse del-ľesistere sono sempre minacciose; un valoťe «altro», profondo e assoluto, ě irraggiungibile, perché non ha nessun fondamento sieuro nella nátura, nelk vita individuale e sociále. Sarebbe erroneo interpretare questa poesia come qualche cosa di asso-lutamente «puro», come un astratto succedersi di «occasioní» mentali: t suoi scatti partono quasi sempre da datí reáli ed esistenziali, si svolgono (come giä gli Ossi) attraverso una inquieta interrogazione sulla distanza e sulla memoria. La ricerca deľľirraggiungibile «altro» ě príma di tutto ricerca di un contatto con un «tu», con una figura femminile perduta o irraggiungibile: i «lampi» e i «barlumi» delia vita evocano príma di tutto 1a possibilitä, insieme cercata e temuta, del ritorno del tempo; git oggetti, so-spesi tra luce e oseuritä, richiamano alia mente tempi, esistenze, contatti consumati o non realizzati. In modi appassionati, che raggiungono un'in-tensitä eccezionale, la poesia cerca una comunicazione con altri esseri, che nasce nel ricordo e nella distanza. Nella parte finale delle Occasion!, la figura femminile tende spesso a presentarsi come misteriosa forza salvatrice, figura mitologica la cui pre-senza inafferrabile e divina riscatta E poeta non tanto dalľassurditä e dal-ľinautenticitä del vivere, quanto dalla volgaritä e dalla mediocritä del pre-sente. Negli anni piú bui del fascismo, la poesia ritrova in se stessa un va-lore umano e civile, afferma la dignita del proprio distacco dal presente, invocando una donna angelo, emanazione di una divinitä assente e scono-sciuta, che raceoglie in sé ľereditä di una lunga tradizione letteraria, dai miti classici alio Stilnovo, al petrarchismo. Questa donna si identifica in parte con donne reáli, puô conservare i segni di persone diverse, appare insieme liberatrice e minacciosa: ma comunque introduce un «mutamen-to» nelľordine delle cose, rappresenta un'ultima preziosa e fragile difesa contro la barbarie che sta scatenandosi nel mondo. 10 .8.6. La bufera e altro. La terza raccolta poetica di Montale, uscita nel 1956, articolata in sejte parti, contiene poesie seritte tra íl 1940 e il 1954, quasi tutte giá variamente pubb'licate in riviste. II nucleo iniziale, costituito da testi serittí nei primi anni della seconda guerra mondiale, era stato affidato a Gianfranco Contini (cfr. 11.1.8) e fatto pubblicare in Svizzera nel 1943 col titolo Finisterre: questi costituiscono la prima parte della raccolta, a cui seguono altre sei sezioni {Dopo, Intermezzo, «Flasbes» e dediche, Silvae, Madrigaliprivati, Conclusion! provvisorie). Per questo nuovo libro Montale aveva pensato intorno al 1949 al titolo di Ramanzo, che metteva in luce un percorso narrativo,.lo svolgersi di una vi-cenda personále e sentimentale, sottolineandone nello stesso tempo il carat-tere composito, risultante dal miscuglio di livelli e di stili diversi. II titolo definitivo La bufera e ahro vuol dare l'impressione di una struttura piú aperta e indeterminata: ma un aspetto «romanzesco» resta essenziale nel libro, che si pone come una moderna Vila nova, in cui i segni della realtá contempora-nea si intrecciano con la vicenda deiTamore per una donna salvatrice, che ab-biamo visto giá apparire nelle Occasioni. La Beatrice moderna, minacciosa e benigna, reca segni preziosi che si oppongono al presente, alTimpero della degradazione e della violenza, ma che sono anche emblemi di distruzione e di mořte: essa permette al poeta sia di riconoscere la propria voce, di affermare la resistenza della poesia, sia di guardare in faccia il mondo, di confrontarsi con la sua tremenda estraneitá. II «romanzo» ě dato anche dal carattere enigmatico che questa figura femminile assume: essa si muove tra qualita e nomi diversi, offre al poeta segni eterogenei e contrastanti. E con suprema eleganza la poesia gioca a nascondere e a svelare il nome e l'aspetto del «tu» con cui il poeta dialoga. Soprattutto nelle poesie degli anni della guerra questo «tu» si identifica prevalentemente con Clizia, figura mitologica dai connotati so-lari (antica amante del sole, trasformata in girasole): si tratta appunto della donna-angelo dal volo sublime, a cui si rifertvano anche aleune poesie delle Occasioni (il nome Clizia nasconde in realtá quello della studiosa americana Irma Brandeis, incontrata nel 1933). Ma talvolta, al di lá della figura di Clizia, sospesa in una lontananza che richiama quella della Laura petrarchesca, emerge quella conereta e vicina di «Mosca» (cfr. ro.8.1); e nel-1'ultima parte del libro si ha un passaggio dalTangelico al terrestre, dalla Beatrice a una Antibeatrice, che si affaccia con un diverso e meno inafferrabile personaggio femminile, designato come «Volpe». A questo percorso tra figure femminili diverse si intreccia un passaggio tra due diverse situazioni storiche: dalTorrore della guerra, in cui ancora potevano balenare i lampi della speranza di un morido diverso, ín cul la poesia poteva apparire segno di un'ultima resistenza umana, alTangoscia del dopoguerra e degli anni della guerra fredda, su cui incombe la fine di un'intera civiltá. E facile riconoscere i puntí iniziale e finále di questo passaggio ptoprio nella prima e nell'ultima poesia della raccolta, La bufera e La terza raccolta Quasi mi percorso narratívo La donna- Cliiia, Mosca eVoípe Dalla speiaoM alľangoscia EPOCA IO GUERRE E FASCISMO i9I0 La delusionc del dopogiserra La FarfuUa. di Dhiard * scrittura Spinalis tica Piccolo testamento. II carattere cruciale di questo percorso e mostrato an-che dalla modificazione stilistica che si svolge nella successione delle liti. che della Bufera: si va da un massimo di concentrazione, da una ricercadi assoluta perfezione metficae sintattica, con un tasso notevolissimo di oscu-rita, in forme «sublimi» chiuse e squadrate (nelle quali la tematica amoro. sa richiama varie tracce della poesia dantesca e petrarchesca), a un'aper. tura verso materiali quasi realistici, verso toni bassi, verso un linguaggio piu minuto, quasi colloquiale, che sembra cercare un piu diretto contatto con il lettore, spezzando il ritmo metrico e sintattico, o al contrario espan-dendolo in movirhenti sinuosi e avvolgenti (e il caso de L'anguilla, 1948). Le Silvae, componimenti scritti tra il 1946e il 1950 (trannc hide, del 1944), si riallacciano a un'antica forma letteraria (cfr. GENER1 E TECNICHE, tav. 62) e danno voce alia situazione del dopoguerra e alia delusione che essa origina. I segni divini della figura femminile restano qui lontani o vedono contami-nata la loro purezza in un mondo fangoso: la salvezza, che la chiusa dispera-zione della guerra sembrava ancora annunciare come possibile, ora e sul pun-to di perdersi e svanire; ogni speranza di congiunzione tra nature e destini diversi si rivela piu crudamente irrealizzabile. Le Conclusion! provvisorie chiudono il libro con un tentativo di offrire in un mondo immerso nel fango, nei rottami, nei liquami industriali, minaccia-to dalla distruzione finale, l'ultima difesa e «testimonianza» di un modello umano e civile. 10.8.7. Montale prosatore. Nel 1956 Montale raccolse nel volume Farfatta di Dinard venticinque brevi racconti apparsi sul «Corriere della Sera» e sul «Corriere d'informazione» tra il 1946 e il 1950; altri ne aggiunse (fino ad arrivare al numero di quaranta-nove) in una nuova edizione apparsa nel i960. Con una prosa leggera, che sfiora un tono da conversazione elegante, bonaria e ironica, abbiamo qui si-tuazioni e combinazioni che riguardano personaggi legati a un mondo bor-ghese internazionale, viaggiatorí e frequentatori di alberghi, bar e ristoranti: figure di snob che partecipano alia vita contemporanea con un elegante e iro-nico distacco, si imbattono in piccoli equivoci, coincidenze paradossali, im prowise illuminazioni. E a tal proposito basta ricordare il brevissimo testo che dä il titolo a tutta la raccolta e la conclude: la farfalla, che il poeta crede di aver visto come «mattutina visitatrice» in un caffe di una cittadina di Bre tagna, non ě che una versione ironica e scherzosamente evanescente della fi gura della donna-angclo che abbiamo visto piú volte affacciarsi nelle liriche A parte questa prosa di tipo «creatívo», Montale ha prodotto una gran de quantitä di saggi e di interventi: e soprattutto per il suo lavoro di giorna lista la scrittura in prosa e diventata per lui una pratica continua, che lo ha come abituato a una conversazione in tono «medio» e lo ha spinto a con-frontarsi da vicino con il carattere effimero della parola giornalistica, a toc-care piu direttamente i linguaggi della cultura di massa. A parte i suoi interventi di critica letteraria, vanno ricordati i suoi articoli di critica musicale, „g EUCENIO MONTALE raccolti nei 19S1 nel volume Prime alia Scala, e le sue cronache di viaggio, pie-ne di acute notazioni, raccolte nel 1969 nel volume Fuori di casa. Ma tra que-sti scritti in prosa appaiono piú rilevanti quelli compresi nel volume Auto da ' fé (1966) che, prendendo spunto da libri e situazioni diverse, aprono un'am-pia riilessione sulla situazione della cultura e sul destino delľuomo contem-poraneo; vi domina un appassionato confronto critico con la nuova civilta vi-siva, con il mondo editoriale, con la nuova produzione di oggetti culturali da usare e da gettare, con la moltiplicazione quantitativa del messaggi e delle parole che invadono l'universo della civilta industriale avanzara. 10.8.8. Vuoto della parola e negativita del mondo: la miscela di Saturn. Dopo un periodo di quasi completo silenzio poetico, si svolge negli an-ni Sessanta una nuova poesia di Montale, che sembra andare in una dire-zione molto lontana da quella della poesia precedente. Alia tensione lirica vengono ora a sostituirsi la paródia e ľironia, lo scambio e la miscela tra li-velli diversi (di cui si avvertivano giä i segni nella parte finale della Bufera), una comunicazione piu diretta che sfiora talvolta il tono di conversazione dimessa. Montale intraprende una rivisitazione della propria poesia, di tan-ti temi, figure, situazioni, che ora vengono come rovesciate e abbassate. La sua nuova parola ě semplice e piana solo in apparenza: la sua conversazione ě ricca di pieghe e di risvolti interní, di scatti polemici, di ambiguitä; si intreccia e si sovrappone continuamente a frammenti della parola altrui (sia la parola letteraria, sia quella del linguaggio corrente, dei linguaggi culturali, giornalistici, quotidiani, prodotti dalla civilta di massa). Questa poesia sembra reagire al vuoto della parola consumata e banaliz-zata, assumendolo su di sé, degradandosi e sfaldandosi in una cupa allegria, in una nuova vitalita dísincantata e ironica. Resta pero essenziale il riferimento " alia memoria: nella dimensione della vecchiaia, i tempi e le irnmagini del pas-! sato si riawolgono su se stessi, creano un continuo confronto tra la materia della precedente poesia e la condizione della parola nel presente. Si crea una specie di cerchio, uno scambio continuo tta gli echi perduti della giovinezza e la presente vecchiaia: nella propria immagine di vecchio il poeta scopre ora il senso den'immagtne di giovane giä vecchio che animava la sua prima poesia, riconosce con disincanto tutta la propria distanza da un mondo in cui si affollano gesti insensati, che si riempie di oggetti inutili, che frana. La prima grande manifestazione di questa nuova poesia di Montale ě data dalla raccolta Saturn, uscita nel 1971: il suo primo nucleo era apparso in un opuscoletto del 1961 dallo stesso titolo, comprendente pero vecchie poesie e solo una nuova, Botta e risposta, che sarebbe confluita nella raccolta definitiva. II titolo Satura addensa in sé molteplici significati, legati al senso origina-rio della paroTalcfrľGENERI E TECNICHE, tav. 71), e sottolinea tra ľaltro la nátura aperta della raccolta, il suo carattere di miscuglio di temi, stili, linguaggi diversi, la sua nátura insieme satirica, aggressiva, funebre e conviviale. Auto dafé Una nuova poesia Semplicitä apparente La cupa allegria della memoria Reversibilitä del tempo Satuľ* i6"o Una societa senza valori L'apocalissi Diario del '71 e del '72 Uli «rispettabüe prendere le dis tanze» Qitadema di quattro anni EPOCA 10 GUERRE E FASC1SMO 1910.,J Una sinistra e infernale inrmagine di divinitá si affaccia sul mondo di I tura: Montale mostra che la «morte di Dio» di cui park la cultura contenj poranea non si risolve in una liberazione dell'uomo, ma ncll'evanescenzaj nello svuotamento di ogni valore, che attribuisce uno spaventoso potírej una divinitá inesplicabile, minacciosa, a un essere infernale che senza avcr coscienza di sé regola ciecamente la vita collettiva (ě il fantasma della societa tecnologica e aniministrativa, che sfugge al controllo dell'uomo). Sotto il se. gno di questo dio-demonio non e piú possibile (come ancora lo era di iron-te al fascismo) discernere il bene dal male: «ora non cc neppure / il modo di evitare le trappole. Sono troppe». Questo mondo-trappola modifica i suoi connotati morali e fisici, facendo perdere senso alio stesso ritmo delle sta-gioní, riducendo ai margini la nátura violentata e cancellata: ma se sparisco-no le cicale «ě morto solo / chi pensa alle cicale». II movimento della realtá ě talmente cieco che non ě piú pensabile nemíněno un'apocalissi; nessuno «scoppio» verrá a interromperlo, o sará in gra-do di farlo cessare. Di fronte a un'esistenza che procede incontrollabile e di-struttiva, Tunica scelta possibile, Tunica difesa, appare quella di non esiste-re, di affidarsi a una parola ostinata ad attraversare una realtá tutta negativa («La poesia e la fogna, due problemi / mai disgiunti»). 10.8.9. La poesia dell'ultimo Montale. La misura di Saturn diventa nelle poesie successive la forma di comu-ntcazione e di soprawivenza del poeta nel mondo della civiltá di massa, in un'Italia che egli vede trasformarsi in una trappola in cui ě sempře piú difficile muoversi. Siamo ora a un vero e proprio «diario», dai toni bassi, smorzati, ironici, parodistici, aggressivi. Il volume intitolato Diario del '/i e del '72 apparve nel 1973 (ma quello del 1971 era giá uscito a parte nello stesso anno). In un sottile gioco tra pessimismo e ottimismo, si svolge qui un nuovo confronto con il linguaggio della cultura contemporanea. A chi lo accusa di sfuggire dal presente, il poeta risponde che il suo ě solo «un rispettabi-le / prendere le distanze». Tutti coloro che vivono e parlano si trovano co-munque presi in un ingranaggio perverso, manipolati da un burattinaio che non ha nemmeno coscienza di se stesso; il mondo ha subito «una de-cozione / di tutto in tutto» e vede il «trionfo della spazzatura». Immobile nella sua casa cittadina, il poeta osserva i movimenti insensati, i rumori di-sordinati che lo circondano, l'affaccendarsi di una vita artificiale che non si puó sapere «se sia festa o macelleria». Nel Quaderno di quattro anni (apparso nel 1977, con poesie composte tra il 1973 e il 1977) si impone un intreccio tra un tenia montaliano consueto, quello della reversibilitá del tempo, del suo continuo tornare su di sé, c il nuovo tema della nullificazione del linguaggio, «questo dio dimidiato / che non porta a sal-vezza perché non sa / nulla di noi e ovviamente / nulla di sé». Su questo sfon-do si affacciano nuove rivelazioni del non senso che domina le cose e il linguaggio, attraverso minimi scarti linguistici, semplici e banali giochi di parole. . EUGENIO MONTALE l6"l poeta go " TI Itiraa parte, ancora ricchissima, di questo lungo diario del yecchio I Ltituita dalla raccolta Altri verst, che contíene poesie scntte lun- Alt) 7 versi 1 corso degli anni Settanta, inserite entro l'edizione fff'^^f^ till aiiiil ^«.LLUI.l«, 4.4. a-w—--------- ■ AA «8o (a cui va aggmnto il Diario postumo, 1990): « 51 trovano com-!nti oongenti, che hanno il carattere di ven e propri epigrammi, e al- versi 'Xklaancfancóra affiorare brandelli di ricordi da un passato sempře piu ú lontano. 10.8.10. II «classico» del Novecento italiano. La poesia e Tesperienza di Montale tiassumono i caratteri piú essenziali della letteratura del Novecento, disegnano un profilo umano, intellettua-]e e linguistico in cui la dimensione «moderna» sembra organizzarsi in una misura di tipo «classico». Come ogni grande classico, Montale ha infatti operato una determinante sintesi linguistica, utilizzando la tradizione poetka senza mitizzarla, ma confrontandola con la condizione del linguaggio moderno, con il disgregarsi e il moltiplicarsi della parola. Egli ha dato una nuova intensita e una nuova concentrazione alla poesia italiana, isolando gli oggetti in una evidenza assoluta, cercando nelle cose e nelle parole il se-gno di una condizione umana e civile, trovando un linguaggio di forte den-sitä intellettuale e sentimentale, pieno di dati ricavati dal presente. La sua 1 parola poetica ha raggiunto un singolare equilibrio tra la dimensione let-teraria e la partecipazione concreta alla realtá contemporanea: si ě svolta senza irnmergersi nel vonice della vita, nel movimento veloce dei tempi (come invece hanno fatto le avanguardie), ma misurandosi in un distacco critico, cercando una conoscenza essenziale, una comprensione del signi-ficato piú globale (storico ed esistenziale, non religioso o metafisico) della realtá. Questa misura é arrivata a penetrare nella comune coscienza della poesia, ha inserito nel linguaggio poetico italiano un tono tutto particolare, un modo di sospendere oggetti e parole in una singolare china di tensione intellettuale e morale, una spinta di tipo «critico»; ne sono deriváte imita-zioni, riprese, consensi e dissensi. E i dissensi si sono rivolti in particolare verso Tequilibrio «borghese» di Montale, verso il suo rifiuto di immagina-re nuovi mondi possibilí, verso la stessa concentrazione del suo linguaggio e verso la sua visione troppo «distaccata» della realtá. Ma la poesia di Montale non ha mai rinunciato all'esigenza di conoscere le proprie Stesse condizioni e a una piú generále volontá di tenere gli oc-chi ben aperti di fronte al mondo, Essa ha voluto essere una poesia razio-nale, che ha esplorato i limiti e le insufficienze della ragione. In questo si ě incontrata con il sentimente della piú generale negativita della condizione umana, con la rivelazione (in cui si sente Tinsegnamento laico di Leopardi) della mancanza di significato della natura e del suo rapporto di-struttivo con Tuomo: e nello stesso tempo ha guardato alla negativita della condizione stórica presente, offrendo unultima immagine della resi-stenza della ragione. Montale ha pero rifiutato di trasformare il suo senso del negativo in un valore assoluto, in una veritá definitiva e risolutiva:"la" Classicitä e modernita Linguaggio poetico Un equiliblio Una negativita laica i6i Pessimisino sto n co EPOCA io GUElUiE E FASCISMO I9lo-l94s sua poesia sa di essere essa stessa coinvolta nel processo di trasformazione del mondo e del linguaggio, e ha cercato di confrontarsi con la propna possibile fine, di «bruciare» se stessa nell'atto di continuare a guardare con occhio lucido il mondo. Questa grande poesia non manifesta soltanto la crisi di una coscienza e di una ragione borghese, come si e spesso affermato in interpretazioni di tipo sociologico, ma 1'inquieto awertimento della trasformazione da un mondo borghese, ancora legato a un diretto rapporto con la natura (al-meno nell'universo delle vacanze adolescenziali, evocato da Ossi di seppu) a una civiltä di massa che conduce alia distruzione di ogni residua forma naturale. Come un «classico», il conservatore Montale ha offerto un ultimo argine a questo processo, ha difeso con la sua poesia la fragile resi-stenza di una razionalitä civile, vedendo forse molto piu a fondo, nel nostra presente, di tanti programmi ideologici trionfalmente proiettati verso il futuro. I0>9 Carlo Emilio Gadda 10.9.1- Vita dell'«ingegnere». Lopera di carlo Emilio Gadda registra nel modo piú intenso, con uno scavo nel piú profondo spessore del linguaggio, la trasformazione del tessuto sociale italiano verso la modernita, il definirsi di nuovi caratteri del-l'identita italiana, della vita privata e collettiva, negli anni tra le due guerre e poi ancora nel secondo dopoguerra. II singolare acume di questo scrit-tore si appoggia su scatti laceranti, in un nesso inestricabile tra risentimenti personali, curiositä per la realtä piú concreta, attenzione al piú vario ma-nifestarsi delle forme linguistiche. Alle radiči della sua originalita c'ě senza dubbio il carattere atipico, non professionale delia sua figura intellet-tuale: Gadda non ě in partenza uno scrittore professionista, ma un inge-gnere elettrotecnico ehe si dedica alia letteratura e continua a lungo a svol-gere la sua professione, che verrä abbandonata definitivamente solo verso la fine degli anni Trenta. La sua formazione tecnica e scientifica e il suo le-game con la tradizione letteraria lombarda, da Parini a Porta, a Manzoni, agli scapigliati, gli danno un senso tutto particolare della concretezza, della razionalitä, della costruzione, del carattere morale della letteratura: ma il confronto con la realtä personale e sociale lo porta a una prospettiva di assoluta negativita, di critica impietosa ai fondamenti umani e linguistici del mondo borghese, a cui egli si sente strettamente legato, ma verso cui manifesta un incontenibile risentimento. Un inteUettuale atipico Razionalitä e risentimenti Carlo Emilio Gadda nacque a Miláno, primo di tre figli, il 14 novembre 1893, La famiglia da famiglia della media borghesia lombarda, che passö da una sicura agiatezza a condizioni economiche difficili. Ciô gli fece trascorrere un'infanzia e un'a-dolescenza dure e stentate, allietate dai lunghi soggiorni in Brianza, Deila villa di Longone. Le difficoltä si accrebbero alla morte del padre (1909), che lasciô la responsabilitä del mantenimento della famiglia alla madre, che con quoti-diani sacrifici riuscí a far studiare i figli. Rinunciando, per volontä della madre, agli studi letterari, si iscrisse nel 1912. ai corsi di ingegneria al Pohtecnico di Miláno. Ardente interventista, si arruolö volontario nella prima guerra mondiale In guerra come ufficiale degli alpini e registrô la sua esperienza in alcuni diari. In segui-to alla rotta di Caporetto, fu fatto prigíoniero e deportato a Rastatt e poi in Germania, a Celle (Hannover), dove ebbe compagni di prigionia Bonaventu-