429 / li EUGENIO MONTALF 157. Meriggiare pallido e assorto [da Ossi di seppia, 1925] ■ Anche qui quella realtä dimessa e giornaliera polemicamente enun-ciata come terna congeniale ne i limoni: muro d'orto, pruni, sterpi, cocci aguzzi di bottiglia. Ma inventariare questa realtä serve al poeta per esprimere ed oggettivare un senso desolato dellassurditä della vita, la coscienza di un'arida solitudine e di una esclusione: vivere_conclude il poeta con « una immagine, si direbbe, degna di un Kafka» (Petronio) — non ě altro che costeggiare un muro che non si puö va-licare perché ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. ■ La Urica ě del 1916, l'anno in cui Ungaretti pubblicava il porto sepolto: e ciö va ricordato per sottolineare come attorno a quegli anni si possa giä parlare di una lirica nuova, passata giä dalla fase delle sperimentazioni a quella delle realizzazioni di compiuta validita. Inoltre: la lirica ě tra le prime di Montale (ventenne nel 1916) e questo dato, alia luce della sua posteriore produzione, ci dimostra la coerenza di questo poeta, la fedeltä ad un certo paesaggio, a certi moduli stilistici aspri e scabri, ad una visione del mondo. ■ Metrica e stile. Quattro strofě di versi liberi con rime e asso-nanze. Da notare: a) l'asprezza spigolosa di certi termini e di certi suoni wřriggiare... muro... prunx... frusci... sterpi... merli... serpi; b) il susseguirsi di infiniti (vv. 1, 3, 6, 9, 14, 16) che, eliminando ogni preciso riferimento di tempo e di persona, danno a quelle azioni un valore, una dimensione perenne. Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. 5 Nelle crepe del suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch'ora si rompono ed ora si intrecciano a sommo di minuscole biche. Osservare tra frondi il palpitare io lontano di scaglie di mare mentre si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi. }• Meriggiare: trascorrere le ore del meriggio oppressi dalla calura, immersi n un pesante torpore. • veccia; pianta erbacea. • b'cbe: i mucchietti di rifiuti che si trovano accanto ai formicai. -10. Osscnare... mare: lo scintillio della distesa delle acquesotto il sole 1 da lontano e quasi per frammenti (scaglie): lo sguardo di chi os lL sv! -utraverso un intreccio di rami e di fronde. il trinire delle cicale, quasi uno scricchiolio. chi: la sommitä delle alture, ma atsa, desolata nella sua man nza di verde. fUGESTO MONT ALE 15 n / 430 E andando nel sole che abbaglia sentire con triste meraviglia com'e tutta la vita e il suo travaglio in questo seguitare una muraglia che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia. 158. Ripenso il tuo sorriso [da Ossi di seppia, 1925] ■ Solo qualche volta nella « teologia negativa » (Cfr. non chiederci la parola) di Montale sembra insinuarsi qualche elemento nuovo e la speranza di trovare un possibile scampo alla rete che ci stringe sembra per un momento suscettibile di realizzazione. £ il caso di que-sta « poesia-ricordo » che e incentrata tutta sulla rievocazione di un %-olto amico che viene oggettivato in similitudini paesistiche insolita-mente distese e serene. Ma « il senso piü profondo di questo vivifi-cante rapporto umano ci e comunicato dal verso 8: e recano il loro sof-frire con se come un talismano. II prodigioso strumento di salvazione, il veicolo della salvezza e la sofferenza dell'uomo: qui si afferma il valore catartico del dolore, il recupero dell'uomo per opera propria e non per azione misteriosa di un influsso esteriore » (Manacorda). ■ Metrica. Si potrebbero considerare dei versi doppi: il primo emi-stichio e quasi sempre costituito da un settenario; il secondo emisti-chio da un verso di varia lunghezza. Rime liberamente distribuite. Ripenso il tuo sorriso, ed e per me un'acqua limpida scorta per avventura tra le petraie d'un greto, esiguo specchio in cui guardi un'ellera i suoi corimbi; e su tutto l'abbraccio d'un bianco cielo quieto. 5 Codesto e il mio ricordo; non saprei dire, o lontano, se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua, o vero tu sei dei raminghi che il male del mondo estenua e recano il loro soffrire con se come un talismano. Ma questo posso dirti, che la tua pensata effigie io sommerge i crucci estrosi in un'ondata di calma, e che il tuo aspetto s'insinua nella mia memoria grigia schietto come la cima d'una giovinetta palma... 3. esiguo... corimbi: su questa acqua limpida si specchia l'edera col suo particolare tipo di infiorescenza (corimbi). 4. cielo quieto: il ricordo di questo sorriso — momentanea opposizione e consolazione all'angoscia esistenziale — trova, con un procedimento co-stante nella poesia di Montale, una corrispondenza oggettiva, diventa pae-saggio i cui contrastanti elementi — acqua limpida che casualmente si scor-ge tra le petraie — si caricano di un significato allusivo, simbolico: que sorriso (acqua limpida) placa i crucci (petraie) di cui si parla al verso 1* 11-12. e che... palma: come la cima di una verde e giovane palma ^ntV? ed agile evoca una idea di ridente e rigogliosa natura, cosl il ricordo quel sorriso conforta l'animo attediato, grigio.