CIaSSÍCÍSm0 6 "^^W' .n Carduc<. 1143 Le caratteristiche del classicismo earducciano Lna poesia "sperimentele" Al «"^^borghesia-^obsbawmiched^- , genenca uichnazione realista si pOSSOno coW , ""^ del ««*» « alla poeúca di G.osue Carducci (1835-1907) D! «f? ^Voln,ente k 'agfoni delTegemonia recupero della classicitá e della tradizione - r ^ ^ con il suo vigoroso tro la bassezza e la mediocritá contemporan ""^ COme C0ITettiv° «>n- promozione e rassicurazione culturale dell T TP0Se ade8uatamente ^ volontá di luzione politica di Carducci dal dissenso al Significativa ě anche Pevo- cane, giacobine e anticlericali (riílesse in JTT*'' " da P0^0™ rePubhB-1882, e prima ancora LlC .S^^ » Giambi ed mento filomonarchico e perfino di sostelo^'|l } ^ ^ P"*re"ÍV0 vemo Crispi. ^ ^ P°Ü0Ca aut°ntaria e reazionaria del Go- Poeta civile edepico, "poeta della storia" secondo la fortunata formula di Croce che apprezzo tn lut 1 ultuno erede deUa tradizione risorgimentale pnma della corruzioTe "de-^cadente , Carducc. si segnala per la partecipe adesione al mondo classic«, greco e latino, di cui e profondo conoscitore ed estimatore e che ripristina in forme poetiche nitide e spiccate. A questa celebrazione classicistica (ma ě forte la simpatia anche per il Me-dioevo dei liben comuni) sottosta la nostalgia per etá eroiche estinte e per un patrimonio di ideali morali e civili ormai dispersi, riproposti a un pubblico desideroso di riconoscersi in miti di grandezza. Va detto tuttavia che il classicismo earducciano oscilla tra un polo icasticamente realistico e una tendenza estetizzante, oratoria, preziosa - per cui si e parkte di parnassianesimo, riferendosi cioě al gruppo poetico francese del Parnasse che ne-gli anni sessanta e settanta in opposizione al Romanticismo restaura il modello classico in forme di fredda eleganza e di impassibile decorativismo. Per questa via anche nel solare e "sano" Carducci si possono individuare tendenze e motivi decadenti e pre-simbolisti, anche se va chiarito che istituzionalmente Carducci si colloca al di qua della cultura e della sensibilita decadenti, penetrata in Italia nell'ultimo decennio del secolo soprattutto attraverso la massiccia mediazione di D'Annunzio (e in parte minore, di Pascoli). Ricercando infine una chiave di lettura unitaria per Carducci poeta, si potrá faře ricorso alla nozione eritica di "sperimentalismo", che si deve a Mario Fubini e che ě stata recen-temente ripresa da Luigi Baldacci, con allusione alla gestione contemporanea di registri e generi contrastanti. Per citaře gli esempi stüistici estremi, Carducci si applica nel mede-simo tempo a componimentí di impronta classicistica, celebrativa e mitologica, e a testi di piú palese intonazione introspettiva, intimisüca ed elegiaca (dove sono stati rawisati appunto i germi - piú o meno consapevoli - di una nuova inquietudine anOclassica). "Sperimentale" Carducci ě anche sotto U profilo formale e metrico: in partícolare, la sapiente riproduzione nella cosiddetta metrica "barbara" del ritmo de. metr. class.c. attraverso la combinazione di versi propri deUa nostra tradizione, contribuisce ad anüc.pa-re, come ě státe osservato, la pratica del verso libero, tipica del nostro secolo. Carducc. offre dunque un modello "alte" e nobile di poesia perlop.u atteggmta class.camente, e dove si esprimono sentimenti altrertanto spiccati e fort, quanto le forme («[...] ü petto ov oT lor mai non s'addorme» del celebre sonetto Trwersando la Maremma tosca-:,Z;ie); mentre é pä sciolta . famUiare la prosa, che ě un compos.to amalgáma di tradizione letteraria e nativa vivac.tá toscana. '"quietudini bi°grafiche e delusione storica La contraddittoria esperienza della Scapigliatura rta lVonerienza della Scapigliatura lombarda (e piemonte-In tutt'altro ambite c. traaporta 1 espenenza p g ^ se): tra i ribeUi spregiud.cat, d. ^^^Twinc^n^ anni 1860-1880, tra Cídmw Cwriaca 1151 contrasto, che egli esprime spesso nietaforicamente ricorrendo ai due poli di uno stesso campo semantico (buio-freddo / luce-calore). L'opposizione, giá evidente per esempio in una delle piü famose Rime nuove. Pianto antico, ritorna con insistenza nelle Odi barbare, dando vita a immagini talvolta fin troppo icastiche: nel finale di Fuori alla Certosa di Bologna, i morti prendono addirittura la parola, esortando i vivi a godere il sole e 1 amore, a loro ormai negati per sempře («Freddo e qua giíi. siamo soli. Oh amatevi al sole! Risplenda / su la vita che passa Peternitä d'amore»). la novitü dél hi "metrica barbara" La vera importanza e il rilievo assolutamente eccezionale j delle Odi barbare non vanno dunque ricercati a livello tematico, ma nelľambito formale e metrico: Carducci chiama queste sue liriche odi, perché composte in metri che ricalcano quelli greci eTätini, ma barbare, perché tali sembrerebbero agli antichi (in quanto ii calco non puô essere perfetto, data ľassenza in italiano delľopposizione tra sillabe lunghe e brevi, essenziale nelle lingue classiche). Per un approccio meno frettoloso alla metrica barbara rimandiamo all'apposita Scheda critica e alle Schede metriche delle poesie antologizzate, limitandoci qui a rilevare un'importante conseguenza delľinsolito assetto formale di queste poesie, formáte da versi non tradizionali J e non legáti dalla rima: le variazioni di metri non prevedibili obbligano a una pronuncia piü attenta e staccata dei versi e quindi a dare un forte rilievo alla parola singola, alla «parola che fa corpo a sé e non ě dissolta nella melódia cantabile [...]. In questo senso le Barbare piů alte aprono in modo bellissimo e perentorio la tradizione dei Novecento» (L. Baldacci). Una continua sperinientazione (cmatica e metrica La scelta formale rivoluzionaria non diventa pero né definitiva né esclusiva, poiché alle Odi barbare segue la raccolta di Rime e ritmi, che affianca liriche metricamente tradizionali (rime) a poesie "barbare" (ritmi): abbiamo qui la prova forse piü persuasiva dello sperimentalismo carducciano, che si esplica in molti temi e in molte forme. Su di esso si sofferma con grande acutezza il critico Luigi Baldacci, che individua proprio in questo aspetto il denominatore comune delPesperienza poetica di Carducci: la sua costante volontá di adottare contemporaneamente temi e registri diversi (elegiaco-amoroso, descrittivo-paesaggistico, storico) - con parallela oscillazione formale tra metrica tradizionale e "barbara" - non si attenua affatto con gli anni, sieche «Carducci, alla fine della sua carriera, non ha ancora scelto, non vuole rinunciare a nessuna possibilitä». Per lo piü lontana dallo sperimentalismo ě invece la lingua, che si mantiene nobile e staccata daH"attualitä 1152 La "scuola carducciana" fojňtjssSI^^-- (anche quando 1»re* ■ come „ella poesia civile); presente a hvello iei ^ ,atinismi e non scende quasi 1'iinpasio lessicale e ^ Lt|.ea]ism0" linguistico carducciano mai dal pmno atiico. ^ d; come „fe^ non va molto ai o famosa 0(Je barbara SKiXÍ 2*. dove peraltro ÍÍuSreaUstiche hanno grande nsalto propno ' erÍ sono inserite dentro un metro e un l.nguagg.o class.cheggianti (Fubini - Ceserani). Ľaulicitä e il decoro linguistico della poesia carducciana ebbero una grande influenza sulla lingua poetica dl fine Ottocento e primo Novecento; le conseguenze piú vistose e immediate sono riscontrabili nella cosiddetta "scuola carducciana": non scuola in senso tecnico, ovviamente, ma gruppo di amici e allievi che del maestro condivisero ideali umani e letterari, in primo luogo il classicismo. Di questi poeti - che furono anch'essi, per lo piú, insegnanti e critici - ricordiamo Giuseppe Chiarini (1833-1908), lallievo prediletto Severino Ferrari (1836-1905), Enrico Nencioni (1836-96), Giovanni Marradi (1852-1922), Guido Mazzoni (1859-1943). Carducci portavoce del proprio tempo Ma il rilevante magistero letterario carducciano non esaurisce certo il discorso relativo al rapporto fra Carducci e i contemporanei, a proposito del quale Baldacci acutamente rileva che egli fu, come poeta, in accordo con il proprio tempo (nonostante quanto potrebbe farci credere per esempio la polemica dei Giambi ed epodi); I opera del prosatore, poi, all'apparenza risulta tutta segnata da violente battaglie (Confessioni e battaglie e significativamente il titolo che Pautore da alia raccolta delle sue prose), ma si tratta per lo piu di battaglie vinte in partenza, e comunque sempre confortate da una larea parte dell op.mone pubblica: per esempio, Carducci e camp,one d, a.cismo in un'Italia che, per la mancata soluz.one della questione romana, sente il dovere politico ai essere laic a. r II passaggio dal dissenso politico alP»H ■ -Gwwe Carducci U calcolata spontaneita ihAVEpistolario in questa ottica dohT ^ alla,,' C°me Ä S,a'° (1,>fin,to: esaltano id"äli ri« m° Cggere molte odi storiche <*e quÄ^^,B,I^ e monarchic! (soprattutto eW^a'SL^S d'SCOrS' UffiC,a1' dl Ben lontano da ognTrigiďháTTe^orica é Carducci epistolograto: abbastanza inconsueto per i sentimenti cne emergono qui con ampiezza e sinceritä di espressione ma non certo dimesso, che anzi lo scrittore é sempře sorvegliatissimo e sembra avere l'occhio costantemente klí' 0ltre al destinatario immediato, a un possibile pubbhco di posteri. Non devono trarre in inganno, ma vanno lette "al contrario", affermazioni come quella che leggiamo in una lettera del 1847: «Sono tardo scrittore di lettere, e non per me certo Ia madre Italia accrescerä la serie de' suoi piü o meno inutili epistolografi (salvo il grande Ugo [Foscolo])». IN OUALI EDIZIONI LEGGERFT L'opera carducciana ě tutta pub-l)licata nei trenta volumi dell'F-dizione Nazionale usciti tra il 1935 e il 1940 presso l'editore Zanichelli di Bologna, per il quale Carducci aveva giä approntato personalmente unedizione del-lesue opere frail 1889 eil 1905. A Zanichelli si deve anche la pubblicazione delle ^«f™(^f-tidue volumi, usciti frail 19á8 e il 1968) e di utili edizioni commentate di alcune raccolte poe-whe-Giambi edepodt(*cunál E Palmieri, 1959), Rimenuove (acuradiP.P.TrompeoeC.B. k\nMj96\):Od: barbare £ ^.nWiacurad.M.Valg-m,- 0.i e G.B. Salinari, 1964). Delle Odi barbare esiste anche un'edi-zione critica a eura di G.A. Papini (Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, Milano 1988). Fra le raccolte antologiche, se-gnaliamo Poesie e prose scelte, a eura di M. Fubini e R. Ceserani (La Nuova Italia, Firenze 1968); Poesie scelte, a eura e con otti-ma introduzione di L. Baldac-ci (Mondadori. Milano 1974); Prose critiche, a eura di G. Fala-schi (Garzanti, Milano 1987). Un centinaio di Lettere scelte h stato edito, con ampie annotazioni, da G. Ponte e F. De Nicola (Tilgher. Genova 1985). l IM I i < ic uvi n*'l 1 ft"7? Zanichellí. ....... IMifl,ilii< .- .Im-1.1...')« vi.»««")'"'1"" V * kSs....................[MxC^::^...... Vll„ r,„ < ol«. mw uhlia*'".** l,r'', ,L)f), ,/í .ívílfa ;.'•»<- molie poesíe di ..............I«.*.«n. , 'in «m*ip„, o n,,.« MrH.o, .1 "-^v ' ' 1 ';1 - ,, , |M. 2m „,,„■«,,„M,...... m ■ wlw • mm i„"*.ar.dolo al «™ delia di fíorrui. od.- relebratíva del valore perenne delia - ivili,. i.,.,...,,., 'w I.1 10 A: ..UK, ,h, „I ,„,„„j„ ,. ,,vl|,.. / „„„„j,, au,,uslo. é romano mi. einca greca e latina - sta ľanda-menu. mmico del secimdo t-mi-mlim delľcsamctm. Per far eoinei-dere il secondo emiMichio con un novenano. (.ardueei deve spesso ncorrere a espedtenu meiner quali la si>tole. la diastole c la dialele (al v. 20. ira /uggen/e c ai]. 11 pnmo rmiMirhio prrsenta uu quinanoai v\ . 7,9. 15. 17. un sena-no ai v v . 3. ö. 11. un settcnano ai vv. 1. 1.1, 19; ma non c sempře Po&mLmIc mdicare con aawJuta cenezza la miMira del pnmo eintet i-chio. poiché I - ncillazione ual quinano al selienano legituma due o addmuura tre leziom diverse, ehe dipendnno di volta m volia dalla scelta di dialefc e diere*i o sinakTe e stneresi. seelia per la quale non eaitte ovviameute ^per ľoscillazione di cm abhiamo detto] una norma ml'allibile. II pentarnetro č npn>uW> accostando due enustk hi, il pnmo dei quali pub eawn un qumano -> mm senenano menu* il secondo c quasi senrt-pre un scttenario.__ 1. Surg*: <<'iiinal/a. siaghandost contro il cielo. la fosca turrita Bo-logna: liolo^na ncca di torn gemili/u' nu-dievali cosimilr con ntat- lom di colore n>»*o cupo ifttsca}. 2. il collr -opra: il colle r.i-i.iiur di San Michele in Bosco. 3-4. fe... luo: ě ľora piena di ilolcezza (cfr. Punt. WW. I: -Kra giä ľora che volpe il doio»1 in rut il sole morenie nuuitiimr un c\ idenlf latmisnioi. eine al tramonio. valuta le torn e la tua chieaa. o San IV UTMMO. II pmietiore di Bologna, cui ě consarraia la ciittetlrale. c clua-mato latinanienle n*uT» e un lacuiisnui e pure tempio). 5. le lorri... lambr: le torri i cm merli sono -l'n .imu dnlľala di tauti secoli. K im.i probabile npre^a del v. 231 dei Sepoicri: «il tempo con sue Fredde ale vi spazzav h. Aolitaria: perché piťt aha ilegli ahri edifici delia piazza. iille istá tra-tra-alla del-a in 10 20 II cielo in frcddo fulgore adamamino brilla: e ľ aer come velo ďargento giace su 1 fbro, lieve sfumando a torno le moli ehe levo cupe il braccio clipeato de gli avi. Su gli alti fastigi s'indugia il sole guardando con un sorriso languido di viola, ehe ne la bigia pietra nel fosco vermiglio mattone par ehe risvegli ľanima de i secoli. e un desio mesto pe M rigido aěre sveglia di rossi maggi, di calde aulenti sere, quando le donne gentili danzavano in piazza e co1 i re vinti i consoli tornavano. Tale la musa ride fuggente al verso in cui tréma un desiderio vano de la bellezza antica. 1167 7. future adamantine*: splendore simile a quello del diamante Cfr. una letiera a I Jdia del febbraio 1873: «Son belliv-imegiomaie. e fired-ile [...] il cielo nde adamantino e freddo-. I'aer... foro: un velodi nebbia argenlea si depmha sulla piazza r un altro laiuitemo). °--10. le muli... avi: i palazzi che u affacciano iulla piazza 'del Co-nuirie. ilej \oiai. dej Banchi. del FrxJestaJ vennero innalzati dal brae* < i'i arrnalu
  • ideno (Ji roM>i iramonli pnrnaverili [fommaggi;. di sere cal- :' ■ pfifumale uulriiti: latmismo). 17. quando... piazza: di questi balli pnmavenli. duranie i quali le donne nobili [gnüili: laiinismoi si mescolavano con il popolo sulla piazza, si conserva il ricordo nefle baOate trasentte dai notai boio-gnesi nei Memonali duecenteschi. mropene e studiate da Carducci. 18. e... tornavano: i maüi-iraü del Comune cuwoli latinismo tornavano vittonosj portando con lom i n* che avevano fatlo pruponie-n allii-.ii >nc a re Ku/", figüt. di Federiro II. che i boiognesi sconfisŕ>e-ro a ľossaha 1249 e nnchiusero poi nel palazzo diel Podesta. 19-20 Tale... antica: come il Sole. iAuminando gli anuchí palazzi. li restituisce per un ammo all an oco splendore poiché ne suscita il ricordo (w. 11-18), cosi la musa noe ľespresa*one poeuca di Car-ducci ride sfuggente al veno m cui traspare un desideno vano delia bellezza antica Deňderio sembra corner* are tutto il valore semanu-co del latino dtudtňum dtüdeno di qualco&a che non c t pni. e quindi n 11 j 111.i 111 > ■ . ANALISI_ Carducci offre questo omaggio poetico alia cittä che lo ha aecolto \ ei 11 Ii ■ 11 li i in -111 Ii - e nella quale vivrá fino alia morte: il sole al tramomo 1 Iii 1111 il i.i i il In le torn, i palazzi, le ehiese di Bologna sembra risveglia-re nei loro mattoni rosso cupo il ricordo dell'antica cittä medievale, suscitando quel desiderio vano de la bellezza antica (v. 20) che ě anche il centro di ispirazione della lirica, a livello sia tematico che formale. La rievocazione del passato ě condotta infatti dal poeta in un metro antico (il distico elegiaco) e con un lessico ricchissimo di lati-nismi. cui si accompagna una sintassi classicheggiante: peresempio. nel distico iniziale sono evidenti latinismi Surge, turrita. ride, il v. 2 ricalca I'esordio di Orazio (1,9: «Vides ut alta stet nive candidum / Soracte»: cfr. anche Dinanzi alle Terme di Caracalla, w. 3-4); la struttura sintattica vistosamente chiastica (Surge [...] Bologna, le il coUe (...) ride) vuole forse sottolineare il contrasto cromatico fra il chiaro inverno e il colle bianco dineve e il cotto delle torn (e degli altri edifi-ci) bolognesi che giustifica lepiteto fotca. no parti-poi dalla liiarini: (mosfera ■eta tristi li cibo le i*di Ut tfuie->" ' HtUlllflio ^"iirrn 1m* řiť La poesia barbara carducciana Ciosue Cardurrj ANALISI 117.1 U stnitiura retorica delta poesia ě re dell ~ mversione e del chiasmo: ' moko fitta e domitiala dalle figu-Lentafiocca la neve, ďerbaioľa il p.tras, d amor la canzon dare e di giovehtú): evidenti ľanafora Ii all "It mo verso (g,u a/ «Wo perrö, m ľombra ri ^ Ndta hnea concettuale delia poes,a e mohre ravvisabik un, W-nei pnm, tre vers, sono elencati suoni della vita quotidiana, ma in negative, perche la loro assenza "descriva" il silenzio: un silenzio interrotto solo dal nntocco delle ore che (quasi amropomorfizzate) gemon, comesospirdun mondolungidaldi. Dallasimilitudinepas-siamo pot alia metafora, che trasforma gli uccelli affamati negli ami-ci moro, ai quail Carducci nel disiico finale si rivolge direttamente. sottoltneando cosi il graduale passaggio dal piano della realta a quel-lo immaginativo e fantastico. Tale passaggio. lento ma inesorabile. ě sottolineato a livello fonnale dai forti enjambements (vv. 1-2. 5-6. 7-8) che frenano il ritmo e dalľossessivo ricorrere di due parole tranche in ogni verso pari (cfr. lo SCHEMA MKTR1CO). Alia ricchezza della struttura retorica corrispondono una interessante peculiaritä metrica (per la quale rimandiamo ancora alio schema metrico) e una accurata testura timbrica: citiamo peresempio le al-litterazioni fra cielo e cinerea (v. 1; e al v. 2 abbiamo citlá). correnle e carro (v. 3). tORrE, ROchE, ORE(\. 5). E inoltre: al v. 1 la/e/torna in i piati 11 > delle sei vocali toniche. e il v. 7 ha ben cinque consonant! raddoppiate (piCChiano. uCCeĹLi. aPPa.Wati SCHEDA 1-a conciliazione tra metrica classica e italiana I -a data della prima edizione delle Odi barbare (1877) segna il pumo di panenza delle innova-ziotti metriche ehe caratterizze-t'aiirio la line delľOttocento e tut-I" il Novecento poetico itahano: I" mette in evidenza G. Contini 111 mi suo capitale studio intito-'atl> appunto Innovazioni metri-ra in C. Contini. lariatitie al-lr" Hnguistica. Einaudi. Torino 1^70). i ' . ••' poesia -barbara" si inserisce '"'Ha direzione classicistica ehe Urducei segue a livello ideolo- gico, tematico, linguisdco: nelle Odi barbare e, in parte, in Ríme e ritmi egli recupera dei clgssici_ anche la metrica. cercando di trasferiria allalingua italiana Ma il calco non puô essere perfetto, poiché,comeenoto, ľitaKanoe privo della opposizione fra stlla-belunghee breviehecosôtuisce inveceil fondamento linguistico e metrico del greco e del lat.no (linmie basate appunto suľla LľnritadellesiDabe,cheB..ta-Kanoinvecenonesiste^lostesso Carducci amroette ehe le sue poeste sembrerebbero sieura-mente "barbare" «agli orecehí < rjľdiziode.Greciede.Roma-ni.sebbenevolutecomporrenel- le forme metriche della loro urica» e che «tali soneranno pur-troppo a molüssimi italiani, seb-bene composte e armonizzate di versi e di accenti italiani». Queste poesie sono dunque «composte e annonizzate di versi e di accenti italiani»: Carducci adotta infatti versi della nostra tradizione. i quali. come ě noto. si fondano sul eriterio dell'isosil-labismo (un dato verso ha sempře lo stesso numero di sillabe) e deirisocronismn degli accenti (tm dato verso ha sempře gli accenti sopra determinate sillabe). Carducci sceglie di volta in \ olta il verso italiano che piti si avvicina al verso greco-latino che \ uole ri- una lettunt facorrisponderegliaccenü de, versi i taliani. Ľn esenipio concreto rp- ^ di trasposizione "barbara Esemplifichiamo. Ecco il primo versodelľfiiewfevirgiliana letto secondo le regole delia metrica classica; «Árma virúinque canó / Troiáe qui prímus ab óris» ("Canto le arnii e ľeroe. ehe per primo dai lidi di Troia"). Carducci non intende imitare questo ritmo, ma quello ehe vien mori da una lettura ehe rispetta gli accenti grammaticali delle parole: «Arma virúmque cáno / Tróiae qui prímus ab óris» (ehe nsulta essere in pratica forma-to da un setlenario + un otto-nario). Come si vede dalľesempio appe-na riportato. quando il verso clas-sico lia un numero di sillabe superiore a undici (quante ne con-ta il verso italiano piíi lungo. ľen-decasillabo). Carducci ricorre owiamente alla riunione di piii \ ersí italiani. Consideriamo, per esempio. ľesametro, ehe (per la nota equivalenza di due sillabe brevi con una sillaba lunga) ha un numero complessivo di sillabe oscillante Ira iredici e dicias-sette: Carducci lo rende in italiano accostando due emistichi. dei quali il primo puo essere o un qumano o un senario o un sette-nano e il secondo ě quasi sempře■ un novenám con accenti sul-'"^■ôVSSillabaieosifacen-08 mantiene ľoscillazione del numero delle sillabe-garantiia dal- metro (per esempio: «l-Jla,» TS Bologna,,**Nelh piazza di San Petronw). Le soluzioni metriche carduccianc e quelle di altri autori Tra i metri prediletti da Carducci •barbaro" ricordiamo, oltre alľesametro. il distico elegiaco (esametro + peniametro), la strofa alcaica, la strofa saffica, dei quali diamo conto nelle schede metriche relative alle poesie an-tologizzate. cui quindi rimandia-mo come a necessaria integrazio-ne di queste note. Qui importa soprattullo sottolineare ehe la no-vita dei versi "barbari" ě da ri-cercare, oltre ehe nelľabolizione delia rima. nelľaccostamenlo inedito di misure tradizionali: un settenario e un novenario sono. preši da soli. assolutamente ca-nonici, ma se vengono accostati a formare un solo verso (come puo aceadere - abbiamo visto -nella riproduzione carducciana delľesametro) danno vita a una misura nuova senza precedenti nella letteratura italiana. V a pero avvertito ehe ľinnova-zione metrica carducciana non nasce proprio dal nulla, ma si col-lega ad aleuni tentativi, abba-slanza marginali in veritä, di rne-tnea barbara presenti nella nostra tradizione letteraria: i primi esperimenti si devono a Leon Battista Alberti e Leonardo Duti, in occasione del Certame co-ronario del 1441: abbiamo poi altn tentativi nei secoli seguenti interessanti in particolare quel-I" d. Cabnello Chiabrera) fino alľesperienza particolannente notevole di Giovanni Fantoni (1755-1807). poeta letto con grande attenzione da Carducci; il quäle, del resto, ha ben pre-sente tutta la tradizione "barbara" precedente, su cui si soffer-ma criticamente nelľantológia La poesia barbara nei secoli XV e XVI (1881). Né vanno dimen-licati autori tedeschi del Seile e Ottocento, nei quali Contini vede i veri modelli di Carducci: Friedrich Gottlieb Klopstock (1724-1803). Friedrich Hölderlin (1770-1843) e Goethe (so-prattutto per le sue elégie, epištole ed epigrammi). Una anti melodická 7f che dá risalto alla singola parola La mancanza di rime e 1 alter-nanza nuova di misure obbliga-no. come ě ovvio, a una lettura del verso piu scandita e piu at-tenta alla parola singola. che ne ricava un forte rilievo; siamo molto lontani dalla lettura musicale e quasi cantilenante cui in-ducono i versi melodici e canta-bili di moha poesia tardoroman-tica: il punto di riferimento ne- , gativo e polemico é dunque. an-ancora una volta, la facile lirica di Prati e Aleardi. ai quali Carducci oppone una scelta classi-cistica che tocca qui anche il li-vello metrico. Ed ě curioso e quasi paradossale che questa "re-staurazione" metrica si riveli carica di fermenti innovatori o addirittura rivoluzionari. se ě. ve-ro che innesca un inarrestabile processo di liberalizzazione nt-mico-strutturale che interesserá tutta la poesia italiana del No-vecento. man gonfi men rittui altre piü i racci le Nell sign« otto (e ta Un saluto a Bol 1185 ogna Da Confe e*mm e battaglie H 12 giugno 1888, in occas.one delle celebrazioni delľou, „nese. Carducci pronuncio un discorso ehe era stlľ centenano delľUniversuá bolo- lo" d, Miláno. Del discorso riportiamo la parte rel ľ ant'nipat0 ,n un supplemento dol "Seco-una rassegna per niente retorica e scontata ma r rasse^a delle bellez^ delia entá: pm-orsa da una sottile e sincera emozione' N hkag ss,ma n(>l ri,,no e nelle immagini e da car.ol.na. ma una c.ttä vera deseritta da un poet", inľľ '"T "í di ^ un V*™W" legáta a tanta parte delia sua vita (e deliaľuľpoesil bľ ľ ^ vT la W „■„ qui a p. 1166). ^^P^b^'ncordareyVe/fapŕazzarf^nPeíro- 15 20 Io - toscano insistente, il e fiorentino di razza - che vuol dire il piú feroce il niň n e . dolon, dei quah essa, la nobile cittá, mi serba . ncord, nelle sue contrade. rm serba la religione nella sua Certosa.2 Ma piú lamo perché é bella. A lei, anche infuocata nellestate. torna il mio pensiero dalle cime delle Alpi e dalle rive del mare. E ripenso a momenti con un senso di nostalgia le solenni stradě porticate che paiono scenari classici, e le piazze austere, fantastiche, solitarie. ove e bello sper-dersi pensando nel vespero di settembre o sotto la luna di maggio. e le chiese stupende ove saria dolce, credendo,' pregare di estate, e i colli ove divino, essendo giovani, amare di primavera. e la Certosa, in al-eun Iembo della quale, che traguardi4 dal colle al dolce verde immen-so piano, si stará bene a riposare per sempře. Bologna e bella. ďitaliani non ammirano, quanto merita, la bel-lezza di Bologna: ardita, fantastica, formosa, plastica, nella sua archi-tettura trecentistica e quattrocentistica, di terra cotta. con la leggiadria delle loggie, dei veroni, delle bifon, delle cornici. Che incanto doveva essere tutta rossa e dipinta nel cinquecento! I preti e i secentisti spagnoli e gli arcadt settecenttsti la guastarono, ficandola di livtdon.lascherandola e mettendo e la biacca. Og-IK anaoia ui , , || dei|a hberta. la ma- a mano a mano t Uvidon jj^*^ dl Bologna sorridono morti scheracascaelabtaccasts al sole. '• ''"■•-ňom: mmpanilisla" (dal frawr-- <*«» '"Mr" olli 1» """'rť - 1 <-n«M,: ,| ,a.npo,anin di Bologna dove *** *F 1 •'■n-dmilo: ,»,.,«1.» la ľede religi«« "** C"*** ,.n,„rtifi(-a,.d«i»;-;;;;;«-,u.......r„P„,.......~ l'"S-""",a,l^.e". 1150^ La svolta deWefíimenuoie I miíi storici e letterari . ,_n „.i im naáoofJJ p^)r^u^.<'"^l'l,--- u ,1 mutamento delia situazior In,omo al 18 • «• della quest.one romana, la forza polejmca s. a«en ^ o g.arnb.ca lasj,jd|raccolta piil volata e pacato delle Hime nwv . tematiche e nprese ui ^ intrecc.ati, po.che per egaTal paesagg.o maremmano (Traversando la Ůaemmatowna. Idillio maremmano, ^wanhSan Cmdl ľ,sP.razione autob.ografica non e pero lmntata Sa rievocLone degh ann, gbvanih, ma puo essere sollecitata da altre s.tuazioni, liete (per esemp.o 1 amore per Lina Cristofori, cantata in molte poesie col nome di Lidia) o dolorose (la morte del figlio Dante: cfr. Funere mersit acerbo e Pianto antico). I Le poesie di terna storico privilegiano ľeta medievale {La leggenda di Teodorico, II comune rustico, Su i campi di Marengo, Faida di comune), vista non come cupa epoca di oscurantismo ma, al contrario, vero positivo inizio della storia ďltalia grazie alľimportante esperienza comunale. Altro mito storico ben saldo per il libertario Carducci e la rivoluzione francese, da lui definita ľawenimento «piů epico della storia moderna» ed esaltata in Qa ira, corona di dodici sonetti che prende il titolo dal ritornello di un inno giacobino. Ľammirazione per il mondo antico, soprattutto greco, domina invece le tře Primavere eíleniche, poesie di ispirazione classica improntate al culto del Bello. Alle radiči letterarie di Carducci rimandano i sonetti a Omero, Dante, Virgilio, da accostare idealmente alle traduzioni, che occupano un'intera sezione della raccolta, testimonianza di importanti e feconde letture straniere. in particolare tedesche: Herder, Goethe, Heine, ma anche i meno noti autori di romanze e ballate Ludwig Unland (1787-1862) e August von Platen (1796-1835) Lf s t Tematiche storiche e introspettive nelle Odi barbare Le Odibarbare proseguono sostanzialmente gli itinerári tematici delle Ríme nuove, con qualche significativa vaname: per esempio, nelle poesie di argomento storico, Í£T ^.Ttl8U?- ^ R°ma' etemo simbolo di civilta e, nelle hnche di intonazione piíi o meno