464 LE NOTTICHIARE ERANO TUTTE UN'ALBA zione psicologica ed emotiva), partecipa delia condizione delia "vitamorte": al pari del paesaggio violentato, delia vegetazione deformata dalla guerra. Come aveva del resto profetizzato, príma ancora ehe la guerra scoppiasse, nelľaltro componimento ehe s'intitola appunto Prima: "Era un cespuglio di siepe, / Avi-do slancio fedele / Al vento, ehe ľingannava [...] / Ma dove é speranza di ŕlore / Saccora la terra, / Donando alla luce il tor-mento / Di chi amore accettô; / La terra in un bulbo / Palese al cespuglio / Vitamorte stillô"54. t ■* PfTT Rebora>?ri™ Watata "principio 1915") ;n "T a u ■ ■ Ligure , 1 luglio 1916- ora in )A R™, ■ lpl° >>m Riviera -' 0ra ln id' PoeSie> Prose e traduzioni, cit, p. 166. LA GUERRA-FOLL1A Prospectus di Dino Campana 465 Calze di seta acidi veleni lustrini fiammiferi chitarre, scatolette a combinazione. La Cherie il modello delle bambole, frondami romanzi Au Bubbon dAmetiste II Bazar Giolitti e C. rende noto che i commessi Nietsche La Cherie II genio solare La gioventú latina Sono partiti tutti per il fronte Au devant on vois nella polvere sperperata dei ďannunzio e Rimbaud aigre e maigre Stenterello violet qui se tord Watteau confit dans le bleu du jour, (Satanisme macrot, industria del cadavere) linea degli orienti e del progresso S. Francesco, delicatezze di sbirro, la luna non si stacca dal monte, Italia giolittiana frasaismo borghese, imperialismo in-tellettuale, rospi, serponi e il domatore, asceile di maestrine in sudore zitelle mature coll'ombra distesa al passo domenicale, Louis XIV (l'ltalie e'est moi) Acetilene sull'Arno secolare rigo-vernature delle lettere industria del cadavere onesta borghese tecnica cerebrale, manuále del pellirossa Vo alia latrina e vomito (veritá) 466 LE NOTTICHIAEE ERANO TUTTE UN'ALBA LA GUERRA-FOLLIA 467 Letteratura nazionale. industria del cadavere Si Salvi Chi Puo Cara mama di Dino Campana Sulla panca dell'ospedale trovo "Cara mama" L'artista ingenuo a fat to accanto alia panca il ritratto ingenuo della sua mamma stecchita abbandonata un occhio su e l'altro giu. Accanto sulla panca incomincia nella lettera un mistero che non sa spiegare: Cara mama Nella chiesa del mio paese gli arcipreti cantano con voce di bue. L'ltalia volta al limo del Tevere la fačcia siede nel porto d'Ostia sotto l'arco dbkremare all'insegna di frasche del Sar-tori giovane stanca, tra ortaggi mitologici il suo nome passeg-gia con passo di belva; ě niciana. A mezzogiorno nella came-rata imbiancata con lunette di santi insulsi la voce dei caporali mi riscuote Al rombo del cannon. II treno coi vagoni decorati di frasche sportive arriva. I vagoni rossi coi nostri soldáti. Den-tro una persona gentile, certo una donna, ha messo dei mazzi di gigli che riempiono d'odore tutto il vagone. II treno parte, cantano, la Falterona gira, la donna sul solco, l'odore del giglio. con dei preaccordi di chitarra, per scalatura abrupta dei colli un grido di tre note lungamente canta Dino Campana, Taccuino, cit. Si h h seguito il testo di Id., Taccuini, cit. Dino Campana, Taccuino, cit. Si ě seguito il testo di Id., Taccuini, cit. 468 Uubriaco: 9. Voluttä di Massimo Bontempelli LE NOTTI CHI ARE ERANO TUTTE UNALBA Dormi, corpo, dormi che a difenderti ci penso io. Mangia il sonno a mascelle piene. Ninna, nanna, corpo mio. Sdraiäti nel fango si sta tanto bene. Tu ci dormi come un dio. Quest'e un mio braccio. E questo un osso. Questo non capisco cos'e. Questa mano dura e nera e d'un vicino o mia di me? Dov'e la testa? non e la mia questa. Eccola qui - la bocca - il naso. Dormi, corpo, ci sei tutto. Ah non sapevi - prima -com'e bello grattarsi tutto poi lasciarsi andare giü caro corpo mio stanco e sporco che sbragato nel fango dormi il piü bello de' tuoi sonni. Massimo Bontempelli, II Purosangue, cit. LA GUERRA-FOLLIA JJubriaco: 11. Grottesco di Massimo Bontempelli II freddo mi morde la testa in giro in giro la testa telefona ai piedi lontani che cadono in pezzi, Se corricorri se corri per ventisette anni ed un mese per ventisette gennai piü mai piü mai Ii raggiungerai i miei piedi lontani uno lä l'altro lä sui due poli del mondo mentre la testa e qui nella macchina da stritolare e tutto il corpo pesante ingombra una provincia e intorno la Materia Universale si sfascia in cento - - cinquanta - - cinque - - mila spilli spilletti che ronzano ronzano e perdono tutte le cento - - cinquanta - - cinque - mila piccole punte. 470 LE NOTTICHIAEE ERANO TUTTE UN'ALBA. Nel centro a quel mondo di punte girovaghe minime solo ü mio corpo ě un coso enorme duro immoto che gela. Massimo Bontempeiii, II Purosangue, j,A GUERRA-FOLLIA Uubriaco: 14. Armonia di Massimo Bontempelli Sull'angolo del Corso c'era un fioraio coi vetři grandi scoppiano i fasci dei fiori a rovesci giallo rosso sotto le lampade lucide o il sole festive Ma perché dal parapetto spuntano schizzi gmmi di sangue proprio su me? E pezzi di cervello scivolare come le lumache ě arrivato fin giu il piú grosso molle bianco filettato di rosso come un garofano. I vasi di vetro erano altissimi e stretti oh alti alti piu alti d'una trincea. Sdraiamoci - via - affondiamoci in mezzo al mestruo dei solchi. Sfórzati di pensare al fioraio sull'angolo del Corso rose spasimano garofani bruciano odore dei giacinti in delirio. Massimo Bontempelli, II Purosangue, cit. 472 le notti chi are erano tutte unalba laguerra-follia Uubriaco: 15. Vita di Massimo Bontempelli viva la Vita Vivw ^« ■--- ■ la guerravita che passa sugli uomini. Asciugati il sangue dagli occhi - sputa -e guarda se il sole e gia alto Vita. Uccidere, Vita Largo alla Vita che passa vitamitragliatrice e falcia le file degli uomini vivi che cadon giü floscio moscio sacco bucato perche la vita era sull'angolo in agguato. E sbalzano a grappoli rossi dove schianta la vitascheggia i pezzi di carne le braccia il cervello pasta lunatica di strazio d'uomini stroncati dalla vita che si precipitava fischiando. Ma con la baionetta la vita sei tu - lä -la lama e giovane guizza di voglia tu la stringi e lei si slancia ti trascina dietro - stop che e entrata tutta e il sangue sporco butta e ti spruzza te. Oh il ferro non esce piü ma un calcio nella pancia al tuo uomo e tira - tu su lui giü viva Massimo Bontempelli, Ii Furosangue, cit. 474 Incubo di Corrado Alvaro LE NOTTI CHI ARE ERANO TUTTE UN'ALBA Dolgono queste piaghe, ora che la sera presentisce l'inverno; queste piaghe rosse che m'ha regalato la morte, e le braccia non bastano a tenerle. Che farö io, sopravvissuto in una terra dove nessuno m'ha riconosciuto, per le vie dove le bandiere si spenzolano a curio-sare? Chissä dove sono i compagni, oggi che pioviggina un po' con malinconia, un po' con nostalgia sui vetri di questa che non e la mia casa. Perche non ci sono usci aperti a sera per noi; i curvi cava-lieri della tristezza, nati quand'era scorno esser soldato, mera-viglia essere ricco, vergogna esser uomo. Bisognerä che io cominci a vivere di nuovo a cancellare tutte le memorie; a dire ai portoni che m'invitano ad entrare, agli angoli delle vie che m'invitano ad aspettare chi non ritor-nerä piü mai: - Io non vi riconosco; non mi ricordo piü. Sarö come straniero in un gran cimitero dove si cerca un nome conosciuto che ci faccia compagnia; il nome d'un viso ricordato: anche se quella non e tomba sua, lo stesso nome ce la rende caro. Dolgono queste piaghe di che la morte m'ha infiorate le braccia. I sogni invecchiati non vogliono fuggire e chi e morto aspetta chi deve morire. Questa notte ho gridato come un forsennato nel letto perche la mia donna era bianca come un cadavere. I miei piedi stavano per recidersi come in quella mattina di novembre che il gelo me Ii stava per tagliare. Un bacio sulla mia guancia era LA GUERRA-FOLLIA 475 caldo come il cervello di quell'adolescente che il cannone mi spappolö sul mio sonno. E la camera era livida come quella buca cärsica dove il sangue saliva, saliva, per affogarmi, quella notte in cui la terra aveva la mestruazione. Questa notte la mia mano senza sangue pesava sul mio petto. La ho smarrita. L'ho cercata per tutto il letto e l'altra mano senza senso non la riconosceva. Come quello che si raccattö di terra il troncone del suo braccio che il cannone gli aveva tagliato, per osservarlo se era davvero il suo; come il mio compagno di dolore che lo trasportarono boc-coni perche aveva la schiena bruciata e gl'intestini gli potevano uscire; quando facevamo la corte alla promessa sposa Morte che mi regalö tante rose rosse alle braccia che pesano tanto che la mia forza divenuta fanciulla non basta a sorreggerle. Ed io me lo ricordo chi mi bruciö cosi forte perche negli occhi dei morti resta fotografata l'immagine di chi Ii ha am-mazzati. «La Riviera ligure", 1 dicembre 1916; si e seguito Ü testo di Corrado Alvaro, Ii viaggio, cit 476 Giardino di Alberto Savinio LE NOTTICHIARE ERANO TUTTE UN'ALBA Rimprovew. Schifosa gioventu Per te si sta a tu per tu con la Zoé cretina. Guerra: Balzó nel fumo un uomo sudicio Urlando: - Siamo fottutil - Fiera di San Giorgio: Beviamo il vino barbaro. Regině passeggiano nei prati; Locomotive vedove con tutto il petto al vento ■ Sul maialotto giostrano Zannina e Marianna. Il lume giá s'e spento II letto ě disfatto Per un incomprensibile misfatto Mi porto la condanna Non potró addormentarmi piu. Mattino: Un pacco avvilito - omuncoli neri -Sbandieramenti comunali. La coquetterie idiota di non parlar di guerra -L'ho anch'io. Esplodon le nubi stupide di maggio, Per me neppur un raggio!... Porco dio! - LA GUERRA-FOLLIA Apparizione: E ponti abbraccian ponti E venne su dall'acque il ritornante. Testa-trasparente: M'han silurato l'anima - carogne! -Sferina stanca, ruppe il filo e si snodö; Con le giovani Cicogne Vo' giocare al diabolö. Mutamenti: Costaggiú fan muta i paradossi Costassú fan San Michele i paradisi Lasciatemi gli ossi - Vi lascerö i sorrisi. Riposo: Sentinella va e viene Sentinella viene e va -Ho fil di ferro neue vene -Son l'uomo magico sul roseo sofä. Spleen ferrarese: Sui quattro pallini Di Bongiovanni astronomo Danzano i cardellini. Ě Tora di lassú - La mano biu ci indica: - Non moriremo piú! - Chi avesse veduto!... Sfere che s'ammosciavano In dischi tenuicolori; - 1'angolo inteneriva la sua Terribilitá... Chi avesse veduto!... Era una musica, o fořti amici! 478 LE NOTTICHIARE ERANO TUTTE UN'ALBA Nascevan le consolazioni termali dalla terra calcare E tutto si restaurava nel canto solare. Pomeriggio: Canti lenti Han rotto le distanze Lasciati gli ormeggi Calmissimi solfeggi. -II mio spettro con le lenti Passeggia per le stanze. - Finale racconsolato: E dolce mormoravano Le memorie s'abbracciavano Ché solo t'ho vegliata O mia dolce eternitä! - laguerra-follia fra cenťanni di Trilussa Da qui a cenťanni, quanno ritroveranno ner zappä la terra U resti de li poveri sordati morti ammazzati in guerra, pensate un po' che montarozzo d'ossa, ehe fricandô de teschi scapperä fóra da la terra smossa! Saranno eroi tedeschi, francesi, russi, ingresi, de tutti li paesi. O gialla o rossa o nera, ognuno avrä difesa una bandiera; qualunqué sia la patria, o brutta o bella, sarä morto per quella. Ma li sotto, pero, diventeranno tutti compagni, senza nessuna diferenza. Nelľocchio vôto e fonno nun ce sarä né ľodio né ľamore pe' le cose der monno. Ne la bocca scarnita nun resterä che ľurtima risata a la minchionatura de la vita. E diranno fra loro: - Solo adesso 480 LE NOTTICHIARE ERANO TUTTE UN'ALBA ciavemo per lo meno la speranza de godesse la pace e ľuguajanza che cianno predicate tanto spesso! 31 gennaio 1915 LAGUEKEA-FOLLIA Purificazione di Nicola Moscardelli 481 Disinfettata la carne squarciata da baci di ferro rovente purificata l'anima che s'insaguina negli sterpi e nei pruni, tutto ľessere mio risale alla sorgen te con altri occhi piü chiari, con altro cuore piü fermo. Nati alľaccetta alľaratro al piccone al colpo rovescio - cravatta [ďapasce e cuor di buon figlio -qui tutti un colore di fusione, alta tensione di nervi e di carne [macerata tra rovi e macigni, qui tutti emigranti a scavare ad arare a semináre: il sangue fermenta nelle zolle, a volte ľossa nostre pietra fra pietre piú calda, qualcuno ě preso nelľingranaggio e stroncato: occhi ďadolescenti cosi chiari duna chiarezzamortuaria, occhi grigi di padri ehe sentono gli orfani chiamar di lontano: tutti fratelli i compagni ehe furono ehe sono ehe verranno. Chi passerä la strada ehe scaviamo? Chi mieterä Íl sangue ehe seminiamo? ^^SS^ň^-1919-Si ě s«il *-» * a, 2m ° C0Sta e LuCÍ° Felici' m*™> Mondadori, Tutta la notte un sogno un sorriso sulle labbra di chi dorme accanto ai morti: LE NOTTICHIARE ERANO TUTTE UN'ALßA nell alba colore di rosa si scopron le tombe si levano i morti. K^Ä^^ "La V0Ce" 19*;siéseguito IaSri, 20U7." * ^ * ^ dÍ Marilena Pas^ Pescara, la GUERRA-FOLLIA Vialogo sotterraneo di Silvio Cremonesi - Fratello tedesco, il chiodo del casco che hai sul capo di traverso, come quando t'ubbriacavi di birra per le vie del tuo nobile paese, m'e entrato qui e m'ha fatto una sdrucitura di due dita buone. Non so se sbaglio, ma credo non sia da buoni fratelli, come noi di quaggiu, far di questi scherzi a chi non ha mezzi di difesa. - Fratello francese, la colpa ě di chi (sia inchiodato per ľeternitä) mi mandö da queste parti e poi mi fě sea var qui sotto. Abbi pazienza e sappi, per tua consolazione, che il corpo ho tutto trapanato da certi abitatori di queste regioni dal corpo lungo e sottile, 484 LE NOTTI CHI ARE ERANO TUTTE UN'ALBA LAGUERRA-FOLLIA 485 i quali per comando del loro imperatore stanno tentando un'impresa coloniale nelle mie viscere. Un ďessi, il piú valente, dirige la schiera, e s'accinge a piantare la sua bandiera agli estremi confini del paese. Io li lascio faře, perché necessitä non ha legge e perché íl buon vecchio Dio predilige queste imprese. - Dawero mi fai ridere colla mezza bocca che m'ě rimasta, filosofe barbogio. 10 non mi so rassegnare a queste penetrazioni imperialisté e oppongo come puö un vecchio cadavere par mio la resistenza democratica ai destini di Dio. So ben che nella lotta resterö soccombente, ma con onore dalla tenzone usciranno le mie ossa. A impresa finita 11 capo bacillo, signore dei luoghi "Giúil cappello!" gridera aí suoi. "Qui fu un fantaccino francese" Di te, invece, fratello, chi mai parlerá? Passivo, paziente, subisti ľimpresa. Neppure un verme ti ricordera. Sepolto qui sotto e corroso a meta qualche pezzo di casco di te solo dirä... FT. Marinem presenta t nuovi poeti futuristi, Roma, Edizioni futuristé di "Poesia", 1925. 486 LE NOTTICHIARE ERANO TUTTE UN'ALBa laguerea-folua 487 I morti di Bligny giocano a carte di Curzio Malaparce I morti di Bligny giocano a carte nell'ombra verde dei boschi, parlan ridendo della guerra, dei giorni di licenza, della casa lontana, degli amici rimasti a vivere nel sole caldo. Tuona il cannone, tuona ancora il cannone dalla parte di Reims di Chateau Thierry di Soissons, 0 forse e un temporale che si allontana verso lo Chemin des Dames verso Epernay verso Laon, e le nuvole gonfie d erba e di foglie sfiorano passando 1 vigneti sui bianchi poggi della Champagne. La guerra e finita ormai, da vent'anni e finita, son tornati i contadini ai villaggi tutti nuovi verniciati di fresco, frotte di bambini ruzzano nei prati, lungo le rive dell'Ardre, e i campi di grano splendono gialli nel sole polveroso. Un'altra estate e tornata, sciami d'insetti ronzano nell'aria dolce, e i morti giocano a carte nellbmbra verde del Bois des Eclisses, del Bois de Courton, sul pendio di Marfaux e di Nanteuil La Fosse, lungo le strade che vanno da Reims a Parigi: morti italiani morti tedeschi morti inglesi morti francesi e senegalesi. I morti di Bligny giocano a carte, e i Tedeschi sono allegri e fieri der Kaiser ist ein guter Mann er vohnet in Berlin1 cantano al suono triste e guerriero di un armonica, e ogni tanto ridono forte battendosi il pugno nel ventre. Questa terra francese se la son conquistata, e terra loro, bagnata dei loro sangue, nessuno Ii puö mandar via, sono in casa loro. Non e colpa dei morti se la Germania ha perso la guerra, sono i vivi che han perso la guerra. Nessuno Ii puö mandar via da questa terra che e loro. Und war es nicht so weit von hier dann ging'ich heut' noch hin.2 Che importa se han lasciato la donna i bambini la casa? Quel che conta e l'onore, il vecchio onore tedesco, marciare in ranghi serrati a testa alta incontro al nemico: e il caporale Ii guarda il capitano Ii guarda il colonnello Ii guarda il generale Ii guarda il Kaiser Ii guarda. 1 II Kaiser e un brav'uomo - sta di casa a Berlino. 2 Se non fosse tanto lontano da qui - lo andrei a trovare oggi 488 le nottichiare erano tutte un'alba Quel che conta e morire sulla terra nemica per il vecchio onore tedesco. I morti di Bligny giocano a carte, e i Francesi bevono il rosso vino che splende negli occhi di Madelon. Je men fous de Varmee du colonel des generaux oh les salauds je ne suis pas mort pour leur jour de gloire. Tout qa c'est de la blague. Je men fous du President de la Republique. Je ne suis pas mort pour Marianne, ah non, mon vieux, pas de qa. Je ne suis mort que pour la France et je suis mort chez moi. Mais sije ne veux pas, je ne marche pas, voila tout. Et je dis merde a la Republique, oh les salauds! Tout ce qu'ils aiment dans leur drapeau c'est le blanc le rouge et le bleu de ma peau? I morti di Bligny giocano a carte, e gli Inglesi giocano a golf sui prati di Marfaux. 3 Me ne frego dell'esercito, / del colonnello, dei generali / oh! su-dicioni... / Non sono mica morto per la ioro apoteosi. / Sono tutte mil-lanterie. / Me ne frego del Presidente della Repubblica. / Non sono mica morto per Marianna, / Ah, no! Vecchio mio, niente affatto. / Sono morto solo per la Francia / e sono morto in terra francese. / Ma, se non voglio, non vado avanti, / ecco tutto. / E dico: merda alia Repubblica. / Oh! sudicioni... / Tutto quello che essi amano neila loro bandiera / e il bianco, il rosso e il blu della pellaccia mia. la guerrafollia la palla bianca vola morbida e lieve nell'aria verde come se intorno fosse ľazzurra e rosea campagna dell'Oxfbrdshire, gli umidi prati della merrie merrie oh merrie England.4 Altri fuman la pipa in riva al flume, altri lustrano cuoi, altri metalli, altri striglian cavalli, e John Peel lungo l'Ardre come lungo il Tamigi insegue la rossa volpe nel chiaro mattino. Son come a casa loro, tutta la terra é casa loro, la Francia oh la Francia non é che la riva destra della Manica. Quanti Inglesi son morti sulla terra francese from Azincourt to Passchendaele5 per difender la gloria del British Empire. O! the roast beef of old England! and O, for old England's roast beef!6 I morti di Bligny giocano a carte, (e i negri giocano a dadi in disparte, anche la Francia per loro anche la Francia per loro non é che un po' d Africa, anche per loro 1 Africa comincia a Calais). Gli Italiani giocano a scopone giocano a briscola e a zecchinetto, alia morra e a scassaquindici, e ogni tanto alzano gli occhi, guardano il grano maturo, 489 4 Felice felice felice Inghilterra. 5 Da Azincourt a Passchendaele. < Oh, viva il roast beef della vecchia Inghilterra! e ancora evviva la vecchia Inghilterra con il suo roast beef. 490 LE NOTTICHIARE ERANO TUTTE un'ALBA e i compagni che tornan dai campi con la zappa sulla spalla: e il paese intorno ha gia un viso italiano, che I'ltaliano semina il suo paese dovunque vada, i monti i fiumi il cielo del suo paese. Oh guarda guarda laggiu, nella conca di Champlat, i Calabresi del Generale Cartia, guarda i boschi neri degli alberi duri, chiome dorate han le macchie dei rovi, e sembran le selve di Calabria a picco sugli agrumeti lungo 1'Jonio. Oh guarda guarda laggiu, guarda gli Umbri della Brigata Alpi. Quei pioppi dargento come olivi, e la terra pallida sotto il giovane fuoco delle viti: il verde respira sereno come intorno a Spoleto, a Magione a Perugia a Spello a Todi a Orvieto. E laggiu, verso Vrigny, che dolcezza lombarda nei campi, fiera dolcezza dei fanti lombardi caduti per difendere la strada di Paris, morti ridendo come muoiono i macaronis. E laggiu nella valle sotto il Bois des Eclisses, dov'era il Decimo da Campagna, (tutti morti, artiglieri e cavalli, intorno ai pezzi roventi) com'e dura la creta bianca, dura che spezza i denti e guardarla, come la creta dei monti di Caserta, e TArdre e come il Volturno dell acqua piena d erba di colore nottumo. Oh dappertutto e Italia, oh unica al mondo Italia, con le tue case le tue vigne i tuoi campi di grano, oh dappertutto e Italia dove son tombe italiane. Morire che importa? morire per il nome mattutino d'Italia. Ma fossimo almeno caduti sulle rive del Piave, sulle rupi del Grappa: e non qui, non qui j^GUERRA-POLLIA d0ve la gente ci dice: queest-ce que vousfaites ial Oh potessimo tornare tornareallenostrecase, a piedi, senza mangiare, senza bere, senza dormire, oh potessimo tornare tornare in Italia a morire. 491 (gennaio 1937) i Che ci state a fare qui. 492 LE NOTTICHIARE ERANO TUTTE UNALBA Voce di vedetta morta di Clemente Rebora C'e un corpo in poltiglia Con crespe di faccia, affiorante Sul lezzo delľaria sbranata. Frode la terra. Forsennato non piango: Affar di chi puö, e del fango. Pero se ritorní Tu uomo, di guerra A chi ignora non dire; Non dire la cosa, ove ľuomo E la vita s'intendono ancora. Ma afferra la donna Una notte, dopo un gorgo di baci, Se tornare potrai; Sóf hale che nulla del mondo Redimerä ciö ch'e perso Di noi, i putrefatti di qui; Stringile il cuore a strozzarla: E se ťama, lo capirai nella vita Piu tardi, o giammai. k1^VT LigUre" 1 8™° mi- Si i seguito il testo di Clemente Rebora, Poesie, prose e traduzioni, cit. cemente LA GUERRA-TRAGEDIA La sostanza traumatica delia guerra, la presenza ossessiva delia morte nel paesaggio. Sono temi ehe la poesia fatica a ela-borare, declinandosi per lo piu - se ci prova - in toni escla-mativi, enfatici - ehe si limitano a dire la tragédia, senza farla sentire. L'esempio di VannAntô, che in questo caso indulge decisamente al popolaresco (ma non si faticherä a identificare nell'episodio una riscrittura delia Veglia ungarettiana), puô es-sere sufficiente. II libro delľonesto poeta 'funzionario' Manlio Dazzi, I ca-duti, ě tutto un epicedio solenne e non privo di sobrietä, che pero si segnala soprattutto per questo episodio vagamente pa-radossale, ehe potrebbe anche essere interpretato letteralmen-te (e sarebbe allora materia per il capitolo precedente), mentre rappresenta piuttosto una metafora ampiamente diffusa, che identifica il soldato (specie quello adibito a funzioni ďassalto: ľardíto o appunto il bombardiere) come colui che in realtä e giá morto. Perché la sua vita ě un commercio quotidiano e inin-terrotto con la morte. Nel Cow a bocca chiusa di Rebora ě proprio la tremenda incombenza di dover dare sepoltura ai caduti, corpi resi rao-struosi dalla putrefazione, a ispirare una kammersymphonie espressionista ehe non si dimentica facilmente. Tornano alla mente certe lettere a casa, nelle ultime settimane prima del-lo shell-shock del dicembre 1915 che sottrasse definitivamente Rebora alia prima linea, e che ritraggono ľorrore delia guerra con un analogo senso di follia calma ma tremendamente erescente ("Mamma mia, Sono nella guerra ove ě piú torva: fango, mari di fango e bora freddissima, e putrefazione fra in-