SBORNÍK PRACÍ FILOZOFICKÉ FAKULTY BRNĚNSKÉ UNIVERZITY STUDIA MINORA FACULTATIS PHILOSOPHICAE UNIVERSITATIS BRUNENSIS L 12, 1991 (ERB XXI) IVAN SEIDL APPUNTI SUGLI INFLUSSI LETTERARI ITALIANI IN BOEMIA E IN MORAVIA NEI SECOLI XIII - X V Questo articolo vorrebbe proseguire la ricerca da noi intrapresa sui contatti letterari tra l'Italia e i paesi di lingua ceca nel corso dei secoli.1 Per quanto riguarda il periodo meno recente di tali contatti, cio i secoli XIII--XV, cercheremo di riassumere i dati pi significativi e interessanti riguardanti tale argomento. Qualche volta si osserver anche una specie di appuntamenti mancati tra le lettere italiane e quelle ceche; e sar, appunto, uno degli obiettivi che ci poniamo, di spiegare, a proposito di alcuni periodi storici, lo scarso livello di penetrazioni dell'una letteratura nell'altra. La legittimit di tale discorso sta nella semplice constatazione che da ambedue le parti vi sono, in quei secoli, condizioni particolarmente interessanti, sia culturali che politiche o economiche e sociali, tali da attrarre l'interesse dello straniero: l'Italia, oltre a un insieme di fattori economici e politici importantissimi, ha una letteratura in lingua volgare che nel corso di pochi decenni, tra il Duecento e il Trecento, diventa for- se la pi importante d'Europa; la Boemia, per conto suo, la sede dell'Im- pero nel Trecento e nel Cinquecento, diventa il palcoscenico di uno dei movimenti sociali pi importanti dell'Europa medievale (quello hussita nel primo Quattrocento), e produce anche una assai interessante lettera- tura nazionale in lingua ceca e in lingua tedesca. La pubblicistica intorno alla storia dei rapporti letterari ceco-italiani nel corso dei secoli piuttosto scarsa. Tutte le opere che studiano com- 1 Cfr. per esempio questi saggi gi pubblicati: Jaroslav Vrchlicky e Emilio Teza: una pagina importante dei rapporti letterari ceco-italiani alla fine dell'Ottocento. In: Manlio Cortelazzo, Guida ai dialetti Veneti, XI, Padova, CLEUP, 1989, pp. 15--24; -"Osservazioni sulla fortuna della Gerusalemme liberata di Tasso in Boe- mia e in Moravia. In: Etudes romanes de Brno, XVII, 1986, pp. 47--56; La letteratura italiana in Boemia e in Moravia dal 1945 al 1985. In: Etudes romanes de Brno, XVIII, 1987, pp. 63--75. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 80 plessivamente questo argomento, sono state scritte prevalentemente alla fine dell'Ottocento e nei primi decenni del Novecento:2 tali opere sono importanti pi nel senso positivistico come raccolte di materiali e fatti interessanti che non come interpretazioni della storia culturale e letteraria. Oggi, l'argomento in questione non sembra interessare eccessivamente la critica letteraria: mancano, infatti, in questa disciplina opere critiche nuove e moderne.3 Malgrado assai ricchi contatti culturali tra la popolazione italo-latina e gli Slavi dell'Europa centrale (essi datano fin dal nono secolo), non si pu parlare fino al Duecento di vere relazioni tra due culture letterarie ben definite. Tutt'al pi si potrebbe stabilire un elenco tematico (fatto di varie allusioni o notizie scritte) che prova, da ambedue le parti, la conoscenza dell'altrui contesto storico, politico e culturale. Cos, per esempio, alcune leggende religiose scritte in Italia forniscono informazioni sui martiri boemi e allusioni alle corti dei principi moravi, alla lingua volgare slava e alle abitudini centroeuropee.4 E' ovvio, tuttavia, che tali testi furono scritti nel contesto di una produzione letteraria religiosa, chiaramente cosmopolitica, che dov avere una diffusione internazionale in quanto frutto e strumento della politica culturale della Chiesa. Neanche informazioniriguardantil'Italiaefornitedallecronacheboeme5 possono essere considerate l'espressione dei rapporti italo-boemi nei secoli XI e XII. Nel corso del Duecento, invece, si creano nei paesi di lingua ceca condizioni politiche e sociali interessanti, tali da determinare la prima importante ondata degli influssi letterari italiani in Boemia e in Moravia. Il potere crescente degli ultimi Premyslidi6 trova riscontro, nel regno boemo, in un equilibrio economico, sociale ed intellettuale e in una fioritura della cultura. E' stato giustamente osservato che gli influssi culturali ita- 2 Ne da l'elenco Arturo Cronia in Cechy v déjiná ch italské kultury (La Boemia nella storia della cultura italiana). Praha 1936, pp. 7--8. 3 Per alcuni secoli, tuttavia, esistono ricerche comparatisene assai nuove e inte ressanti. Cfr. per esempio I. N. Goleniscev--Kutuzov, Italjanskoe vozrozdenie i slavjanskie literatury XV--XVI vekov. Moskva 1963. La traduzione italiana del 1973 (Milano, editore Vita e pensiero). 4 Cfr. per esempio S. Constantini curri Translatione S. Clementis (Legenda italica) del: X° secolo; Passio Swncti Venceslai martyris del X° secolo; Vita et passio S. Adalberti martyris Christi del XI0 secolo.5 In particolar modo dalla Chronica boemorum scritta a Praga da Kosmas (1045 --1125). 6 Pfemysl Otacaro I riceve nel 1212 dal Federico II di Svevia la dignit regale per sé e i suoi successori; Pfemysl Otacaro II governa un regno vastissimo che si estende negli anni 70 del XIII° secolo fino alle coste dell'Adriatico e che incor pora anche Verona, Feltre ed altre province italiane; egli e suo figlio Venceslao II, re boemo dal 1283 al 1305, trovano posti assai importanti nella Commedia di Dante. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 81 liani in Boemia e in Moravia erano, in quel periodo, pi importanti degli influssi francesi.7 Un ruolo di primissimo piano svolge a Praga negli anni 70 del Duecento Enrico da Isernia (Henricus Italicus), vero promotore delle artes dictandi e delle artes poeticae nell'ambiente centroeuropeo. Alla personalit di questo diretto discendente della Scuola siciliana stato portato un assai grande interesse da parte dei ricercatori cechi nei primi decenni del Novecento.8 Secondo il nostro pensiero, le attivit di Henricus Italicus in Boemia meritano una ulteriore rivalutazione dal punto di vista delle ricerche odierne: in effetti, egli fece a Praga la stessa operazione culturale che gli altri eredi della poetica siciliana svolsero quasi contemporaneamente a Bologna e in Toscana, utilizzando cio le regole retoriche, passate dal latino classico a quello medievale, per una creazione moderna, contemporanea e mondana, volta non pi ad ammaestrare ma anche a fornire un ottimo passatempo ai governanti, funzionari ed amministratori laici dello Stato. Tipicamente italiana , nella situazione praghese di Enrico da Isernia, la simbiosi tra varie e importanti attivit notarili, amministrative e didattiche9 da una parte, e le attivit letterarie dall'altra parte. Vi , tuttavia, un limite importante che ci impedisce di inquadrare le attivit letterarie, promosse da Henricus a Praga, nella vera e propria letteratura ceca: esse sono svolte unicamente in lingua latina perché il volgare ceco, che si stava costituendo in quanto lingua letteraria proprio nella seconda met del Duecento, non aveva ancora ottenuto l'appoggio decisivo del ceto intellettuale cittadino, sensibilmente arretrato nei paesi di lingua ceca rispetto a quello dell'Italia settentrionale: cos, la lingua letteraria volgare non ebbe qui una diffusione paragonabile a quella dell'Italia settentrionale. Perci, le attivit letterarie in Boemia e in Moravia, se non si considerano gli ambienti clericali, restano spesso chiuse in cerchi assai isolati di intellettuali di stirpe pi o meno nobile. Ad ogni modo, negli ambienti vicini ad Henricus Italicus, e tra i suoi successori, si sviluppa a Praga, prendendo a volte certe apparenze ero-tiche o addirittura pornografiche, quel filone della letteratura amorosa del Duecento che fu presente nella poetica siciliana e nella letteratura francese di corte. Cos, per esempio, uno degli alunni e seguaci di Enrico, Bohuslav, un altro notaio praghese, redige per la regina Kunhuta, secon- 7 Cfr. Vclav Černý, Staročesk milostná lyrika (La lirica amorosa dell'antica Boe mia). Praha, 1948, pp. 234. 8 Esistono a questo proposito varie bibliografie nelle enciclopedie letterarie ceche.9 Egli fu tra l'altro il protonotario della cancelleria regale e fondatore di una scuola di notariato a Vyšehrad. Sembra fuori dubbio che proprio i formulari latini di Henricus (Liber formularum Henrici Italici) crearono in Boemia le basi di quella conoscenza della cultura antica che era senza precedenti nell'area centroeuropea e che doveva dare i suoi frutti nei secoli seguenti. Cfr. Ferdinand Tadra, Kulturní styky Čech s cizinou az do válek husitský ch (I rapporti culturali della Boemia con l'estero fino alle guerre hussite). Praha, 1897, p. 448. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 82 da moglie del re Pfemysl Otacaro II, una raccolta di lettere destinate e probabilmente anche mandate al re allontanatosi per motivi politici e militari.10 Vi sono tutti i temi tipici anche della Scuola siciliana, desiderio amoroso, timore dei maldicenti e del tradimento, allontananza, ecc, applicati a un rapporto coniugale esistente nell'ambiente centroeuropeo.11 In altre lettere contenute nel manoscritto indicato viene poi data la descrizione del giardino d'amore, luogo comune, come noto, della lirica amorosa duecentesca legata alle corti principesche.12 Con un certo ritardo, tale lirica amorosa veniva trasposta pure nella lingua volgare ceca a tedesca: frutto molto prezioso di tali influssi diretti della lirica amorosa italiana nelle lettere ceche indubbiamente Závišova píseň (La canzone di Záviš) scritta con ogni probabilit da Záviš Zapský,13 maestro all'Universit di Praga, il quale fu spesso presente in Italia negli anni a cavallo del Trecento e del Quattrocento e che in Italia si laure in teologia verso 1409. La canzone di Záviš, pur imitando in molti passi la lirica d'arte italiana (particolarmente nella sua trasformazione dolcestilnovista: con fini indagini psicologiche, descrizioni del sentimento amoroso, eleganti antitesi e, eventualmente, analogie naturali aventi significati simbolici e mitologici) e quella dei minnesanger tedeschi, anche il frutto compiuto della lirica amorosa ceca, anzi, il suo pi bel prodotto di tutto il Trecento letterario ceco.14 Il regno (tra il 1283 e il 1305) di Vclav li, re-poeta, ultimo grande della dinastia dei Premyslidi, tutto segnato da affluenze di personalit 10 Quel carteggio si trova nel cosiddetto Formulario della regina Kun huta conte nente per di pi anche certe lettere di Pietro de Vinea e dello stesso Henricus. Oggi, le lettere della regina Kunhuta si possono leggere in: Bedřich Mendl, Listiny královny Kunhuty králi Př emyslovi (Le lettere della Regina Kunhuta al Re Pře mysl). Praha, Emporium, 1928.11 La raffinatezza non soltanto stilistica ma anche espressiva pot far interpretare tali lettere dalla critica ceca di indirizzo romantico (in particolar modo da Fran- tišek Palacký negli anni 40 dell'Ottocento) come testimonianza di sentimenti veri, spontanei ed immediati. In verit, si tratta di una esercitazione formale modellata su un tema assai diffuso nelle letterature duecentesche. Si legga, a titolo di esem pio, il passo seguente: Nos quoque quasi dicere non audemus, an omnibus affec- tibus deprecamur Dominum, ut pr Vestre voluntatis desideriis agendorum Vestro- rum concedat exitibus bonum finem. Hoc semper in continua amonicione Vestre Dileccioni inculcantes, ut cavere sit Vobis cura a tradicionibus quibuslibet inspe- ratis et inopinatis eventibus, dampnose cedentibus in personam. Quia post Deum multorum est salus hominum in aedem. Et quia mandastis nobis, ut parate simus ad veniendum consolari in Vestra presencia: cum magno desiderio expectare diem vix possumus, quo eciam Vestri visione desideratissima refloreat noster animus ad videnda tanta gaudia evocate. Optamus igitur sic continue clamantes ad Do- minium: Domine, Domine, da ut vota nostra in premissis quantocius conpleantur ! La citazione stata tratta dall'edizione di B. Mendl, op.cit., p. 32.12 Cfr. le interpretazioni di tali lettere in Václav Černý, op.cit ., pp. 252--254. 13 Cfr. Václav Černý, op. dt., pp. 266--267.14 Si legga a questo proposito V. Černý, op. dt., p. 254. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 83 italiane che si recano a Praga, vi soggiornano e lavorano.15 Vclav II cerca, con sforzo ma senza successo, di ottenere la fondazione di una universit a Praga. Come prima di lui Federico II in Sicilia, Václav pro- muove lo studio dell'astronomia anticipando in tal modo le attivit sci- entifiche svoltesi a Praga, sede imperiale, un mezzo secolo pi tardi.16 Danno inoltre i loro frutti gli sforzi di Enrico da Isernia volti a formare una nuova generazione di intellettuali, che avrebbero dovuto costituire un primo embrione di burocrazia statale: tali giovani, accompagnati pure da quelli formati dalla Chiesa, cominciano a recarsi in modo assai massi- ccio in Italia, per studiare nelle universit di Padova, Bologna ed altre.17 L'ambiente praghese, che acquista ulteriormente in prestigio e in cul- tura sotto la dinastia dei Lussemburgo (Giovanni di Lussemburgo, figlio dell'imperatore Arrigo VII, marito della ultima discendente diretta di Vclav II, diventa re boemo nel 1310), quindi assai preparato a instau- rare contatti diretti con la letteratura italiana del Trecento. L'anno del primo viaggio di Francesco Petrarca alla corte imperiale di Praga (1356) corrisponde, infatti, alla data della prima esportazione del nascente Uma- nesimo italiano all'estero.18 In quel periodo, la letteratura ceca si sviluppa con vigore, si fa ricca in generi ed diffusa e recepita in vari ambienti sociali. Non soltanto l'esistenza di tale cultura letteraria laica in Boemia e in Moravia, ma anche lo stesso ambiente cosmopolitico praghese,19 avente per centro la corte imperiale con varie personalit colte e raffinate, avrebbero dovuto creare ottime condizioni per una facile penetrazione della letteratura ita- liana nell'area centroeuropea. Tuttavia, anche questa volta tale occasione fu sfruttata soltanto in parte: l'esportazione del primo Umanesimo ita- liano verso Praga gener nei paesi della Corona boema movimenti cultu- rali e letterari piuttosto limitati nell'ambito delle letterature locali. Le ragioni di tale parziale successo stanno anche nelle profonde e importanti differenze sociali tra l'ambiente culturale praghese (sostanzialmente an- 15 Vogliamo fare almeno il nome di Gozzo di Orvieto, chiamato a Praga dallo stesso re: egli introdusse nei paesi della Corona boema il diritto romano e rese possibile, con la sua opera Jus regale montanorum, l'italianizzazione di una buona parte della cultura legislativa ceca nei secoli XIV e XV. 16 Cfr. V. Herald, Z. Horský, M. Mráz, Filozofie a přírodní vědy v době Karlově (La filosofia e le scienze naturali all'epoca di Carlo IV). In: Karolus Quartus. Praha, 1984.17 Tra gli studenti -ultramontani nelle universit di Bologna e di Padova esistono in quel periodo assai importanti comunit ceche: Ferdinand Tadra, op. cit., pp. 258--275, presenta a questo proposito alcuni elenchi nominativi: soltanto tra gli studenti di cui si sono conservate le identit fino ad oggi, ne sono accertati 54 a Bologna, 42 a Padova, 8 a Roma, 3 a Perugia ecc. 18 Cfr. a questo proposito I. N. Goleniščev--Kutuzov, op. cit., p. 421. Si veda anche A. Cronia, La fortuna del Petrarca nella letteratura ceca, Firenze, 1933, pp. 1--2. 19 A Praga soggiornano (e eventualmente anche lavorano) molti italiani, tra cui Cola di Rienzo, Niccolo Beccari, Giovanni de Marignolli, Angelo di Firenze, Sag- remour de Pomeriis ed altri. Cfr. Ferdinand Tadra, op. cit., pp. 216--231. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 84 coca feudale) e quello italiano petrarchesco (che forse si stava gi ri- feudalizzando, ma in quanto prodotto evolutivo della civilt comunale, cio cittadina). Come noto, Francesco Petrarca e Carlo IV20 non si tro- varono d'accordo sul piano politico; ma forse non poterono capirsi in- teramente neanche sul piano culturale e letterario. In fondo, la corte im- periale di Praga, cosmopolitica come quella papale di Avignon, sviluppava le tradizioni culturali del grande periodo siciliano del XIII° secolo (compreso il culto della donna), ma non riusciva ad ammettere piena- mente le novit fondamentali venute al mondo con la cultura comunale, cittadina, borghese. A dispetto di uno sviluppo straordinario delle citt in Boemia e in Moravia nel corso del Duecento e del Trecento, sotto il governo di Carlo IV si negano tuttora alle Arti artigianali alcuni diritti politici fondamentali che da tempo erano stati acquistati nell'Italia setten- trionale. Non stupisce perci il fatto che il numero degli intellettuali le- gati in Boemia e in Moravia al ceto cittadino sia, in quel periodo, piuttosto limitato. C' da notare, a questo proposito, che i letterari boemi e moravi del Trecento, che trascorrevano in Italia soggiorni anche lunghi e veni- vano regolarmente a contatto con la lingua italiana, rimasero sostanzial- mente insensibili a tutti gli aspetti laici della cultura italiana loro contem- poranea. Cos, il protagonista della vita letteraria boema e, al tempo stesso, il vero rappresentante dei rapporti letterari boemo-italiani del Trecento, Jan da Středa (1310--1380), gran cancelliere dell'Impero, sapeva recitare a memoria la Divina commedia 21 (che, come noto, segna il culmine e la chiusura del Medioevo), ma rimase sordo ai sonetti petrarcheschi del Canzoniere (che in qualche maniera annunciano nuove idee riconducibili alla civilt del Rinascimento). Contraddittori sono anche alcuni altri aspetti delle attivit di questo grande uomo di cultura: egli , da una parte, un importante collezionista di manoscritti (portati da lui dall'Italia in Boemia, tali testi latini vengono poi ricopiati, diffusi nei paesi circostanti e, pi tardi, tradotti in lingua ceca),22 ottimo stilista, amico di numerosi uma- nisti italiani (tra cui Coluccio Salutati); ma dall'altra parte, egli fa anche sequestrare in Boemia gli scritti di William Ockham per il loro evidente significato rivoluzionario.23 Non mancano pure altre caracteristische di un avvento assai prematuro del primo Umanesimo nei paesi della Corona boema.24 20 Circa le relazioni di Petrarca con Carlo IV esistono numerosi documenti e studi. Cfr. le rispettive bibliografie in: A. Cronia, La fortuna del Petrarca nella lettera tura ceca, op. cit., e Karolus Quartus, op. cit. 21 Cfr. Ferdinand Tadra, op. cit., pp. 221 -- 222. 22 Esistono per esempio trenta varianti manoscritte del Quadripartito (di Boniohannes Messanensis, 1337) fatte in Boemia nel corso del Trecento; tale opera fu poi tra dotta e publicata in lingua ceca nel 1516. 23 Si veda a questo proposito Lu dví k Svoboda in: Karolus Quartus, op. cit., p. 243, nota 6. 24 Cfr. Ivan Seidl, Jaroslav Vrchlický a Emili o Teza. Brno, 1988, pp. 16 -- 20. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 85 II Petrarca non fu perci accolto a Praga in quanto rappresentante dell'Umanesimo nazionale italiano (e in quanto poeta del Rerum vulga - rium jragmenta); invece non manca la sensibilit, da parte dei letterati praghesi, per il Petrarca -- poeta latino.2 5 Il problema non pu essere spiegato unicamente in chiave linguistica, anche se tale punto di vista non si deve sottovalutare. (Il carattere universale e ufficiale della lingua latina fa s che la produzione latina del poeta di pi facile approccio; gli in- tellettuali praghesi sono, del resto, affascinati dal latino petrarchesco; lo stesso Petrarca accorda la massima attenzione alle proprie opere scritte in latino, ecc.) Il criterio pi importante, che ci permette di spiegare il successo del Petrarca -- poeta latino in Boemia, la sostanziale differenza tra lo spirito del Rerum vulgarium fragmenta da una parte, e quello dei De remediis utrisque,jortunae, Psalmi poenitentiales ed altri scritti latini dall'altra. L'ambiente culturale praghese -- nel quale con confusione si mescolavano la religiosit agostiniana, la via moderna del nominalismo, il wicliffismo assimilato alla prima Riforma di provenienza locale, e quella specie di protoumanesimo importato dall'Italia2 6 di cui si parlato precedentemente -- prefer del Petrarca unicamente queir opera latina che era ancora l'espressione dell'universalismo medievale, o quella che celebrava la civilt antica nei suoi svariati aspetti e che poteva essere trapiantata nella cultura centroeuropea come fenomenoeuropeo moderno, tale da essere seguito e imitato. E in effetti, alcune opere del Petrarca furono ricopiate (De vita soli - tria, De Africa), 27 altre imitate: cos, per esempio, sotto l'influsso diretto dell'opera petrarchesca, viene redatto a Praga, negli anni 70 del Trecento, un anonimo dialogo latino tra Carlo IV e Venceslao IV,28 in parte ripreso da De avaricia vitanda. Il De remediis utriusque fortunae ispir poi Jan de Sitbof (1350--1414) a scrivere in tedesco Ackermann aus Beheim, un 25 Tali influssi petrarcheschi rimangono limitati soltanto a un ristretto gruppo di persone colte; tra cui Jan da Středa, Jan Očko da Vlašim, Arnošt da Pardubice ed alcuni altri: eppure, si tratta di importanti stimoli culturali e letterari che saranno sviluppati nel corso del Quattrocento e del Cinquecento. Cfr. A. Cronia, La fortuna ..., op. cit., pp. 3--4.26 Oggi, tali componenti della coscienza collettiva praghese nel Trecento vengono a volte considerate come tendenze all'avanguardia che non sono sufficientemente apprezzate dalla storia. Ne parla lungo nel suo libro Eduard Winter (Fruhhuma - nismus, Berlin, 1964). Si veda anche Ludvík Svoboda, Kany humanismus doby Karlovy (II primo umanesimo all'epoca di Carlo IV), in: Karolus Quartus, op. cit., pp. 233--245. 27 I manoscritti petrarcheschi ed altri (danteschi, boccacceschi, vergeriani, ecc.) si conservarono in Moravia in quanto segno, tra l'altro, delle attivit culturali di Jan da Stfeda che si trasfer, negli anni settanta del Trecento, a Olomouc, sede del vescovado moravo. Cfr. A. Cronia, Rassegne critico-bibliografiche. Inchiesta petrarchesca in Cecoslovacchia. In: L'Europa orientale, 15, 3--4 (1935), pp. 164-- 179.23 Chiamato pi tardi Knížeíi zrcadlo (Frstenspiegel, cio Specchio principesco). Cfr. S. Steinherzen, Ein Fiirstenspiegel Karls IV, Praha, 1925. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 86 importante componimento della letteratura boema del Trecento, di cui nacque velocemente anche una versione in lingua ceca. Questi ed altri manoscritti,, conservatisi tra l'altro in Moravia,29 permisero una crescita vigorosa dell'Umanesimo centroeuropeo nel corso del Quattrocento. La rivoluzione hussita, uno dei pi importanti sconvolgimenti sociali nell'Europa medievale, orientandosi rigorosamente verso la Riforma religiosa e quindi verso il moralismo di tipo puritano, non giova affatto alla cultura umanistica. La Boemia hussita in particolar modo, chiudendosi ad ogni influenza venutale dalla Roma papale, si chiude al tempo stesso ad ogni aspetto pagano ed epicureo presente nella ideologia umanistica. E' stato giustamente osservato che in tal modo la Riforma ebbe in Boemia un significato chiaramente antiumanistico.30 In Moravia, invece, le tendenze umanistiche sopravvivono alle guerre hussite, e continuando a serpeggiare nel corso del primo Quattrocento, permettono una fioritura dell'Umanesimo moravo nella seconda met del secolo. Ci si spiega in funzione del carattere assai conservatore della Moravia dove il partito cattolico mantiene posizioni importanti a dispetto del nuovo patriottismo nazionale nato con la difesa del territorio boemo e moravo organizzato dagli ultraquisti. Gli autori moravi orientati verso il cattolicesimo di Roma, appartengono per lo pi ai ceti nobili. Ecco la probabile ragione di alcuni malintesi nella diffusione di opere italiane importanti nell'ambiente moravo: cos, per esempio, il Milione di Marco Polo viene tradotto dall'originale latino in ceco intorno al 1400 da un autore anonimo moravo di Letovice. Tuttavia, tale traduzione sembra prematura e non trov echi particolari negli ambienti patrizi cui la versione fu destinata da parte del traduttore, né negli ambienti cittadini cui il testo di Marco Polo principalmente si rivolge. Il superamento della grave crisi sociale e politica legata alle guerre di religione (1419--1437) apre le porte alla vera fioritura dell'Umanesimo e del Rinascimento nei paesi della Corona boema. E' gi stato osservato che la cultura del Rinascimento fece la sua comparsa in alcuni paesi dell'Europa orientale prima che in Francia ed in Inghilterra.31 In linea di massima, i paesi della Corona boema si possono vantare di un Umanesimo latino (concentrato soprattutto in Moravia) e di un Umanesimo che produce in lingua ceca, creando in tal modo i presupposti per una letteratura nazionale e patriottica. L'Umanesimo latino, nato tra l'altro sotto l'influsso di alcune personalit italiane importanti (come Enea Silvio Piccolomini, autore della celebre Historia Bohemica), raggiunge in Moravia e in Boemia il livello della 29 Cfr. la nota 27. 30 Cfr. Bedřich Vá clavek in: Historie utěšené a kratochvilné... Vybor z české krá s - né prózy XVI. a XVII. stoleti (Storie divertenti... Antologia della prosa narra tiva ceca dei secoli XVI e XVII). Praha, 1950, p. 13. 31 Cfr. I. N. Goleniš c č ev - Kutuzov, op. cit, p. 429. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 87 cultura italiana, suo modello e esempio.32 Alcuni autori si collocano a giusto titolo nel quadro della civilt europea del tempo. Vogliamo indicare anzitutto il nome dell'eminente poeta boemo Bohuslav Hašistejnský da Lobkovice (1450-- 1517), i cui epigrammi diretti contro il papa Alessandro VI e il papa Giulio II ricordano i versi satirici di Erasmo da Rotterdam. A questo proposito, la critica non esclude che Hašistejnský avesse potuto esercitare qualche influenza sull'Erasmo.33 Tra gli umanisti latini di Moravia indichiamo almeno Protaso Černohorský da Boskovice 1446 az 1482), Ladislav da Boskovice (morto nel 1520), Agostino da Olomouc (1467--1513). Quest'ultimo (Augustinus Moravus) l'autore, tra l'altro, dell' Antilogion, un dialogo latino tra Guarino da Verona e Poggio Braccio-lini in cui si vuole decidere tra un governo monarchico e repubblicano: non soltanto vi riecheggiano le conversazioni che si svolgevano alla corte di Mattia Corvino a Buda, ma vi si sviluppa anche un pensiero politico parallelo a quello di Machiavelli. Con l'ultimazione dell'importante Dizionario della poesia boema e morava dell'Umanesimo34 si fornisce agli studiosi la possibilit di rivalutare l'Umanesimo latino di Boemia e di Moravia, assai trascurato dalla stessa critica filologica ceca. Gli influssi italiani sono decisivi anche nelle operazioni svolte dagli umanisti patrioti che scrivono in lingua ceca. Il Certame coronario di Leon Battista Alberti in Italia e l'introduzione di Viktorín Kornel da Všehrdy a una traduzione di San Giovanni Grisstomo in Boemia (1495) sono due date perfettamente paragonabili: significano la fine del temporaneo monopolio della letteratura latina in ambedue i paesi. Varie opere vennero naturalmente tradotte dall'italiano in ceco anche prima del 1495. Cos, per esempio, negli anni 1459-- 1461 venne alla luce (in quanto traduzione anonima ceca della versione petrarchesca latina dell'ultima novella del Decameron) il racconto sui Gualtiero e Griselda, ricopiato e pubblicato nei paesi della lingua ceca anche pi tardi (negli anni 1560, 1760, 1779, 1802, 1818, 1855, 1860, 1889).35 Nel 1487 fu eseguita da Martin Hska la prima traduzione ceca della Historia Bohemica di Enea Silvio Piccilomini, un libro assai importante e noto in tutta l'Europa quattrocentesca. Infine, del 1490 il Manoscritto di Neuberk, legato all'attivit letteraria di Hynek da Poděbrady (1452--1492): nel volume troviamo tra l'altro le versioni ceche di 11 novelle del Decameron, che dovevano restare la pi estesa antologia boccaccesca boema fino al 1850. Il traduttore, figlio di re, fu oggetto di severe critiche da parte di quella critica letteraria boema moderna che era troppo legata alle idee patriottiche del Risorgimento nazionale. La sua vita poco disciplinata, anzi licenziosa, fu considerata 32 Ibidem, p. 422. 33 Ibidem, p. 241. 34 Rukověť humanistického básnictvi, I -- V. Praha, 1966 -- 1982. 35 Cfr. Arturo Cronia, Boccaccio v českém pisemnictvi (Boccaccio nella letteratura ceca). Praha, 1949, p. 6. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 88 assai caratteristica del profilo morale nella nobilt boema del tempo, poco degna, secondo la critica,36 della seriet degli ideali promossi dalla Ri- forma boema. In verit, questo autore pu essere considerato anche il rappresentante di quella corrente umanistica e rinascimentale della cul- tura boema che programmaticamente rifiuta la moralit rigorosa degli utraquisti e cerca la liberazione dell'individuo dalla ideologia riformista. (Va detto, a questo proposito, che Hynek anche per questo motivo si con- verti al cattolicesimo.) A mo' di conclusione. Gli influssi letterari italiani sono di grande im- portanza nella costituzione della cultura letteraria boema nel Medioevo. Essi si fanno notare sempre nei periodi segnati dalla stabilit politica e sociale e coincidono con la prosperit del Regno boemo. In genere, la cultura letteraria venuta dall'Italia gestita nei paesi della Corona boema da non troppe persone colte e, sul piano immediato concreto, segna assai poco le letterature scritte in ambedue le lingue locali. Eppure, in alcuni periodi (soprattutto nella met del Trecento) la creazione letteraria boema modellata rigorosamente sull'esempio italiano ha un carattere d'avanguardia. Cos, appunto, l'Umanesimo boemo del Trecento, malgra- do tutti i suoi limiti a cui abbiamo accennato, deve essere considerato il pi precoce in tutta Europa, Italia a parte. Alla Riforma religiosa che ci Sembra essere il principale ostacolo all'avazamento della cultura dell' Umanesimo e del Rinascimento nei nostri paesi, si aggiungono, a impedire ad ogni modo un contatto pi profondo e sistematico tra ambedue le lette- rature, anche alcune differenze sociali, economche e culturali tra l'Italia da una parte, e i paesi della Corona boema dall'altra. C' da notare, dall'altra parte, che l'italiano in quanto una delle lingue letterarie moder- ne pi dinamiche in Europa viene completamente trascurato da parte degli intellettuali umanisti boemi: in effetti, neanche una traduzione, tra quelle a cui abbiamo accennato, fu eseguita dall'originale italiano. Anche nel corso del Cinquecento i traduttori cechi utilizzeranno sempre o gli originali latini (nel caso del Petrarca o degli umanisti del primo Quattro- cento), o le traduzioni latine, eventualmente tedesche delle opere scritte originariamente in italiano. A dispetto di tale limite linguistico, il Cin- quecento sar, dopo la met del Trecento e le fine del Quattrocento, il terzo e il pi ricco periodo per la penetrazione delle lettere italiane nei paesi della Corona boema. Malgrado certe scelte limitative di opere da tradurre (si preferiscono tuttora certe opere moralizzanti care allo spirito del protestantismo boemo), il Rinascimento ceco, sotto un profilo stretta- mente letterario e italianeggiante, sicuramente uno dei pi interessanti in Europa. Cos, per esempio, la pubblicazione del De remediis utriusque fortunae a Praga nel 1501 la prima versione non soltanto ceca ma anche europea dell'opera petrarchesca! 36 Si legga per esempio Jaroslav Vlček, Dějiny české literatury (Storia della lette- ratura ceca), 1° volume. Praha, 1960, p. 221. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com 89 Per molti anni, lo studio degli influssi letterari italiani in Boemia e in Moravia nel corso dei secoli non stato un argomento troppo gradito dalla critica letteraria ceca. Oggi, senza nessun dubbio, tali ricerche me- ritano di nuovo l'interesse degli studiosi. Speriamo di poterle approfon- dire prossimamente, anche sotto la luce di alcune nuove e contemporanee scoperte nei campi della storia, economia, psicologia, geografia e critica letteraria. This watermark does not appear in the registered version - http://www.clicktoconvert.com