Francesco De Gregori - Alice non lo sa - 1973 Alice 1940 Le Strade Di Lei Suonatori Di Flauto Buonanotte Fratello Sono Tuo I Musicanti La Casa Di Hilde Il Ragazzo Irene Marianna Al Bivio Saigon « Alice « Alice guarda i gatti e i gatti guardano nel sole mentre il mondo sta girando senza fretta. Irene al quarto piano è lì tranquilla che si guarda nello specchio e accende un’altra sigaretta. E Lillì Marlen, bella più che mai, sorride e non ti dice la sua età, ma tutto questo Alice non lo sa. Ma io non ci sto più gridò lo sposo e poi, tutti pensarono dietro ai capelli, lo sposo è impazzito oppure ha bevuto ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa. Non è così e se ne andrà. Alice guarda i gatti e i gatti muoiono nel sole mentre il sole a poco a poco si avvicina, e Cesare perduto nella pioggia sta aspettando da sei ore il suo amore ballerina. E rimane lì, a bagnarsi ancora un pò, e il tram di mezzanotte se ne va e tutto questo Alice non lo sa. Ma io non ci sto più e i pazzi siete voi, tutti pensarono dietro ai capelli, lo sposo è impazzito oppure ha bevuto ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa. Non è così e se ne andrà. Alice guarda i gatti e i gatti girano nel sol mentre il sole fa l’amore con la luna. Il mendicante arabo ha un cancro nel cappello ma è convinto che sia un portafortuna. Non ti chiede mai pane o carità e un posto per dormire non ce l’ha, ma tutto questo Alice non lo sa. Ma io non ci sto più gridò lo sposo e poi, tutti pensarono dietro ai capelli, lo sposo è impazzito oppure ha bevuto ma la sposa aspetta un figlio e lui lo sa. Non è così e se ne andrà. « 1940 « Mia madre aspetta l’autobus, nell’estate cominciata da poco e il mattino la veste di bianco. E la gente che legge i giornali sta parlando dell’uomo coi baffi, l’altro ieri è arrivato a Parigi. E la gente cammina eccitata, sta ridendo e pensando al domani, partiranno con gioia anche loro. I soldati bevono birra e corteggiano donne francesi. Non è vero che siano diverse. Cosa importa se sono lontani dai cortili che li hanno cresciuti, oramai questa terra è loro. E cantando, attraversano il ponte che fra un poco faranno saltare ed il fiume li guarda passare. « Le Strade Di Lei « In fondo non importa che i tuoi salti siano molti, e che molti con un soffio spegneranno la candela e in fondo tu già sai che domani è un giorno lungo e che un altro verrà a dirti il tuo amore e i tuoi pensieri. E tu lo seguirai come fosse uno sparviero, pauroso dell’orgoglio, della sua fragilità. E tu stringi intorno ai fianchi il tuo filo di aquilone, la tua strada è molto lunga, forse non la seguirò. E io vedo sulla porta i tuoi capelli troppo fini, la tua strada è molto vecchia, forse non la seguirò. Tu cammini accanto all’onda, so che andrai così lontano e un bambino senza volto si innamorerà di te. E ci sono molte pietre sul cammino di Maria e sei tu che le raccogli e le porti oltre la sponda e tu dici a chi ti incontra che la notte è molto fredda e se lui ti sfiora il braccio tu sorridi e te ne vai. E lui chiama per sapere il tuo nome, la tua storia, e tu dici non importa ma se vuoi ti sposerò. E lui è solo un disertore, lui è solo un fuggitivo, il suo corpo è una bandiera, il suo corpo è una canzone. E tu stringi intorno ai fianchi il tuo filo di acquilone e lui fumerà il ricordo e non seguirà il tuo treno e gli dai una vecchia copia di un romanzo di Delly e richiudi la sua porta, il suo oroscopo è scaduto. « Suonatori Di Flauto « Al di là dell’innocenza e al di là della pietà, al di là delle emozioni e al di là della realtà. Al di là dei lunghi inverni e del povero che chiama la tua povertà. Nasceranno bambini vestiti di cielo, suonatori di flauto. Al di là delle bottiglie che ti portano lontano, al di là della pazienza che ti fa morire piano. Al di là dei pomeriggi in cui fabbrichi il tuo mondo che ti tradirà. Nasceranno bambini vestiti di cielo, suonatori di flauto. « Buonanotte Fratello « Ho visto torri alte e un Paradiso, crescere sopra isole deserte, dov’eri tu quando parlavo tanto, ed ero solo come è una bestemmia. Torre d’avorio e pena nella notte, cristallizzata nella tua agonia. Dov’eri tu vestito da scolaro, quando dormivo senza avere sonno, dov’eri tu col tuo sorriso onesto, dov’eri tu col tuo vestito hippy e il tuo ospedale per amori infranti, chiusi dentro un cassetto insieme al vino, dov’eri tu col tuo buonumore. Tu mi stavi ammazzando, tu mi stavi ammazzando con amore. E io dormivo dove era più freddo, dentro il mio pozzo ormai senza pudore, con il mio cuore stranamente nuovo e mi dicevo adesso si che sto crescendo, invece era soltanto una stazione, certezza necessaria e sufficiente, utile tutt’al più per affogare, per liberarsi di un vestito stretto ed indossarne uno un pò più largo. Dov’eri tu che mi dicevi sempre, «Guarda che bello, come siamo pazzi». Dov’eri tu quando restavo zitto ed ero ingenuo come era una bestemmia, dov’eri tu con la pace nel cuore. Tu mi stavi ammazzando, tu mi stavi ammazzando con amore. E adesso guarda ho rotto il mio orologio e ho costruito la mia stanza a specchi e cullo il mio suicidio come un bimbo che aspetta il giorno che verrà Natale e non invidio la tua casa bianca, dove resisterai fino a cent’anni, per finire su un letto di granito, con il conforto della tua coscienza, la mani nette e il cuore di cristallo e i cani abbaieranno a mezzavoce. Io forse allora non sarò più niente, solo una X nel ciclo dell’azoto, se c’è un inferno mi potrà ascoltare. Buonanotte fratello, buonanotte fratello con amore. « Sono Tuo « È facile per me vederti ancora, accanto ai nostri fiori e al nostro vino. Le labbra un po’ socchiuse e un’aria troppo ingenua, è facile per me pensare che eri strana. E che te ne sei andata perchè l’ho voluto io, ma dove sei stanotte amore mio. Ho visto un grande ponte in riva a un grande mare, se uno lo attraversa non può più ritornare. Un cieco mi ha strillato di averti vista lì ma io non posso credere che fossi proprio tu. Dobbiamo bere ancora, insieme tu ed io, ma dove sei stanotte amore mio. Seduto a un’osteria, un efebo sospetto, beveva vino rosso sporcandosi il colletto, ma mi hanno confidato che era Rodolfo Valentino. Voleva ritrovarti ubriacandosi di vino, ma l’han buttato fuori perchè non credeva in Dio, ma dove sei stanotte amore mio. « I Musicanti « I musicanti accordano il violino, stasera suoneranno sulla luna e non importa niente se la gente del caffè non capirà la loro anima. I musicanti non piangono mai. « La Casa Di Hilde « L’ombra di mio padre due volte la mia, lui camminava e io correvo, sopra il sentiero di aghi di pino, la montagna era verde. Oltre quel monte il confine, oltre il confine chissà, oltre quel monte la casa di Hilde. Io mi ricordo che avevo paura, quando bussammo alla porta, ma lei sorrise e ci disse di entrare, era vestita di bianco. E ci mettemmo seduti ad ascoltare il tramonto, Hilde nel buio suonava la cetra. E nella notte mio padre dormiva, ma io guardavo la luna, dalla finestra potevo toccarla, non era più alta di me. E il cielo sembrava più grande ed io mi sentivo già uomo. Quando la neve scese a coprire la casa di Hilde. Il doganiere aveva un fucile quando ci venne a svegliare, disse a mio padre di alzare le mani e gli frugò nelle tasche. Ma non trovò proprio niente, solo una foto ricordo. Hilde nel buio suonava la cetra. Il doganiere ci strinse la mano e se ne andò desolato, e allora Hilde aprì la sua cetra e tirò fuori i diamanti. E insieme bevemmo del vino ma io solo mezzo bicchiere. Quando fù l’alba lasciammo la casa di Hilde. Oltre il confine,con molto dolore, non trovai fiori diversi, ma sulla strada incontrammo una capra che era curiosa di noi. Mio padre le andò più vicino e lei si lasciò catturare, così la legammo alla corda e venne con noi. « Il Ragazzo « Il ragazzo ha capelli rossi ed occhi blu. Pantaloni corti e uno strappo proprio lì. Amici nel quartiere non ne ha e quando va a giocare dove va? Il ragazzo sale molto spesso sopra un albero. Che fa? Sceglie un ramo e cerca il punto esatto dove muore la città. E’ quasi ora di cena, quando viene giù, suo padre ormai non lo capisce più. E con gli occhi dentro al piatto lui, mangia molto ma non parla mai. Ha una luce strana dentro agli occhi e qualcuno l’ha chiamata cattiveria. Ma poi, chissà la gente che ne sa, chissà la gente che ne sa, dei suoi pensieri sul cuscino che ne sa, della sua luna in fondo al pozzo che ne sa, dei suoi pensieri e del suo mondo. Il ragazzo cresce sempre solo e non si sente solo mai. Ha una voglia strana in fondo al cuore che nemmeno lui lo sa. Se sia paura o libertà, se sia paura oppure libertà. Il ragazzo sale molto spesso sopra un albero che sa. Tutto solo sopra un ramo guarda il cielo e forse anche più in là. È quasi ora di cena, quando viene giù, suo padre ormai non lo capisce più. E con gli occhi dentro al piatto lui, mangia molto ma non parla mai. Ha una luce strana dentro agli occhi e qualcuno l’ha chiamata cattiveria. Ma poi.... « Irene « Irene alla finestra e tanta gente per la strada, Irene alla finestra e tanta gente per la strada, il mondo passa accanto a lei e non la sfiora mai. Con le mani aperte, il cuore aperto Irene guarda giù. Irene alla finestra e tanta gente al suo suicidio, Irene alla finestra e tanta gente al suo suicidio, con il telefono staccato, l’anima in libertà. Com’è grande il cielo e com’è piccola una donna, com’è grande il cielo. Ed il traffico sta crescendo mentre il sole se ne va ed Irene sta sognando cose che non sa. Irene alla finestra e tanta gente per la strada, Irene alla finestra e tanta gente per la strada, il mondo passa accanto a lei e non la sfiora mai. Con le mani aperte, il cuore aperto Irene guarda giù. « Marianna Al Bivio « Cade pioggia, cade neve, non ho più la mia virtù, cosa importa quel bambino alla finestra. Il dolore della gente non riguarda la mia età, chiude gli occhi e per un giorno è sempre festa. Anna è morta, Mario non c’è più, non hanno più parole. Le canzoni che scrivevo non le riconosco più, sono l’ombra di un fantasma che cammina, ma Susanna mi dà la mano come prima. Ho dormito troppo a lungo, la montagna era stregata da un poeta che suonava il pianoforte, ho sognato le mie mani che sparivano nel buio mentre Dio me le stringeva un pò più forte. Quattro porte, quattro verità e ognuno sorrideva, e il palazzo di granito con un uomo che gridava e la luna che sembrava una patata. Ma Susanna non l’ho dimenticata. E Marianna camminava con il sole nei capelli, aggrappata a un Paradiso di stagnola. Ogni uomo che passava ne toccava la sorgente e lasciava la sua anima da sola, e la strada divideva due esistenze parallele, l’orizzonte ne copriva la realtà. E Marianna non sapeva cosa fosse veramente quel diamante che stringeva nella mano, mentre il sole la seguiva da lontano. Cade piogga cade neve, chi ha guardato le mie carte sa che forse la mia vita è già decisa. Lilly Greco non capisce ma che Dio lo benedica, ho un bicchiere e una bistecca e mi diverto. Quattro porte, quattro verità e ognuno sorrideva, e il palazzo di granito con un uomo che gridava e la luna che sembrava una patata. Ma Susanna non l’ho dimenticata. « Saigon « Donna giovane del Vietnam com’è strano coltivare il mare, quanti fiori ti ha dato già quanti libri te ne potrà dare. Da qui a Saigon la strada è buona. Terra libera, terra nera, quest’autunno cambierai colore, sarà il vento e sarà la pioggia che cadrà senza bagnarti il cuore. Da qui a Saigon la strada è buona. C’è mio figlio che ha occhi grandi quando guarda verso Sud, c’è il tramonto che lo accarezza quando guarda verso Sud. Da qui a Saigon la strada è buona. Cerca il cielo attraverso i rami, cerca il cielo e lo troverai, sole nasce e sole muore ed il cielo non cambia mai. Da qui a Saigon non cambia mai.