in faccia, sembra che voglia cavare gli occhi. cattivo, lui... * Cattivo? Vedrai che lo prenderemo lo stessoU fece il Gaspari divertito. Cosi mossero. II Gaspari, aiutato da un altro, sollev61'asse che pesava molto di piu di quanto non avesse pensato. Poi risalirono il canalone, su per i nucigni del fondo. I bambini lo guardavano meravigliati. Curioso: non c'era ombra di compatimento in lui, come negli altri uomini grandi quando si degnano di giocare. Pareva proprio facesse sul serio. Finchc giunscro al punto dove il valloncello svoltava. Ivi si fermarono e appiattandosi dietro ai sassi sporsero lentamente il capo a osservare. Anche Gaspari fece lo stesso, lungo disteso sulle ghiaie, senza preoccuparsi del vestito. Vide allora la rimanente parte del canalone, ancora piu singolare e selvaggia. Coni di terra rossa che parevano fragilissimi si alzavano attorno, accavallandosi a circo, come guglie di una cattedrale morta. Essi avcvano una vaga e inquietante espressione, quasi da secoli fossero rimasti la, immobili, allo scopo di aspettare qualcuno. E in cima al piu alto di essi, che si crgeva nel punto supcriore del valloncello, si vedeva una specie di muricciolo di sassi, e tre quaitro teste che spuntavano. Eccoli lassu, li vedi? gli bisbigli6 uno dei cinque, Lui fece cenno di si; ed era perplcsso. Breve era lo spazio metricamente considerate. Tuttavia per qualche istante egli si chiese come avrebbero fatto ad arrivare lassu, a quella lontanissima rupe sospesa tra le voragini. Sarebbero giunti prima di sera! Ma fu impressione di pochi istanti. Che cosa gli era mai passato per la mente? Ma se era questionc di un centinaio di metri! Due dei ragazzi rimasero fermi ad aspettare. Si sarebbero fatti avanti solo al momento opportune. Gli altri, col Ga- 166 spari, si inerpicarono da un lato, per raggiungere il ciglio del vallone, badando a non farsi vcdcre. Adagio, non muovcrc sassi raccomandava a bassa voce il Gaspari, piu ansioso dcgli altri circa 1'csito dcirimprcsa. Coraggio, tra poco ci siamo. Raggiunsero il ciglione, disccsero per qualche metro in un valloncello laterale, del tutto insignificance. Quindi ripresero la salita; portandosi dietro la tavola. Il piano era ben calcolato. Quando si riaffacdarono al vallone, il "fortino" dei selvaggi comparve a una dccina di mctri da loro, un poco piu sotto. Ora bisognava scendere in mezzo ai cespugli c gettare la tavola sopra una strettl spaccatura. I nemici erano placidamente seduti e tra essi spiccava Sisto, con una specie di criniera in testa; una maschera gialliccia di cartone, intenzionalmentc mostruosa, gli nascondcva meta faccia. (Ma intanto una nuvola era calata sopra di loro, il sole si era spento, il valloncello aveva preso colore di piombo.) Ci siamo bisbigH6 il Gaspari. Adcsso io vado avanti con la tavola. Infatti, tcnendo 1'asse con le mani, si Iasci6 lentamcnte calare in mezzo ai rovi, seguito da presso dai ragazzi. Senza che i selvaggi si accorgessero, essi riuscirono a raggiungere il punto desidcrato. Ma qui il Gaspari si ferm6, come assorto (la nube ristagnava ancora, da lungi si udi un grido l.tincntoso che assomigliava a un richiamo). "Che strana storia" pensava "solo due ore fa ero in albergo, con la moglie e le bambine, seduto a tavola; e adesso in questa terra incsplorata, distante migliaia di chilometri, a lottare con dei selvaggi". Il Gaspari guardava. Non c'cra piii il valloncello adatto ai giochi dei ragazzi, ne le mediocri.cime a panettone, ne* la strada che risaliva la valle, ne 1'albergo, ne il rosso campo da tennis. Egli vide sotto di se sterminate rupi, diverse da 167