OMBRE Ora che rison di moda le memorie dei ladri, non vedo perche anch'io non dovrei raccontare un curioso episodio della mia lunga e, grazie a Dio, fortunata camera. Esso, veramente, con detta carriera ha ben poco a fare, tanto magro fu il bottino che raccolsi in quella circostanza, ma, o m'inganno, o il suo interesse non e minore per risiedere altrove. Comunque, al fatto. Ero giovane in quel beato tempo. Cioe, beato perche ero giovane e per questa ragione soltanto: in realta non tutti i giorni avevo di che mettere la pentola al fuoco, non avevo ancora dato inizio a quell'attivita costante e, in certo senso, protetta dalle leggi, che mi ha in seguito assicurato il benessere e fin la prosperita, ne avevo ancora incontrato la compagna della mia vita, la quale ha saputo tanto bene aiutarmi. Girovagavo dunque senza meta, in cerca d'occasioni e soprattutto di idee; e cosi, una notte d'estate che la fame si faceva particolarmente sentire (e questa condizione mi rendeva disposto a tutto), mi trovai a passare, per una via secondaria, davanti a una grande e antica villa, distante parecchi chilometri dal piu vicino abitato, che era poi un paesino della nostra piu fonda provincia. E, non tanto perche sperassi o divisassi alcunche, ma piuttosto per semplice curiosita, buttai lo sguardo tra- j verso un cancello che dava accesso al parco. Quello che vidi mi fece sul primo momento rizzare i capelli in capo. Da una porta laterale dell'edificio era uscito qualcosa che, a non chiamarlo fantasma, ci sarebbe stato da passar * per pazzi; qualcosa, dico, che riproduceva punto per punto rimmagine di questi enti cara alia fantasia popolare; e che traballando si avviava, sotto i miei occhi esterrefatti, verso le fitte ombre del parco. Vanamente ic cercavo di aguzzare lo sguardo su quella gran sagoma bianca: la notte era illune e nuvolosa,la villa (colle sue adiacenze) completamente buia, tanto che si sarebbe detta disabitata. Non dico pensassi proprio di trovarmi in presenza d'un vero fantasma, eppure si pud credere che^ quella vista, colla mia languidezza poi, fosse tale da sbigottirmi. Ma ecco per fortuna, di li a un momento, una nuova e meno terrificante apparizione dare al caso piu confortevole aspetto. Era, questa, dird cosi un'ombra umana; la quale, uscita ˇ dalla medesima porta, raggiunse il fantasma e con lui s'intrattenne in un breve colloquio a voce soffocata. Rientro quindi, mentre quello proseguiva verso il parco. Dove non era peraltro ancora arrivato, che un fragoroso sparo sul dietro della villa mi fece sobbalzare. Come non bastasse, questo fu subito seguito da un grido acuto (maschile), e poi da un altro e confuso vocio. Insomma, cosa diavolo stava capitando in quella solitaria dimora? Piu d'una spiegazione mi passo per capo, e tutte tragiche, ma sul momento non potevo dar nella giusta; che del resto non tardo. M'ero tratto nell'ombra d'un albero, donde potevo comodamente seguire lo svolgersi degli avvenimenti. Vidi cosi, ben presto, una compagnia di persone, o di ombre, attraversare il parco diretta verso il fondo, e ora appunto, a darmi ragione delPenigma, mi raggiunse distinta una voce di donna; alquanto isterica, dominata non si sapeva se dal pianto o dal riso. Diceva: -- No, no, e inutile, einutile! Prova invece... Tu devi mostrare di non aver paura, e allora si lasciano anche comandare, sai. Vieni, vieni, si viene anche noi. -- Passarono poi forse due minuti, e udii una tremante voce, maschile questa, che intonava: -- In nome di Dio ti ordino... -- (il resto non si capi). 38 39 Dunque la spiegazione era facile e allegra: quei signori stavano solo facendo uno scherzo a qualche loro amico un po' sempliciotto. Dovevano avergli fatto credere che la villa fosse abitata dai fantasmi, e seguitavano a divertirsi alle sue spalle. A conferma di cio, vidi in questo punto una coppia di fantasmi che, di corsa e con sommesso riso, rientravano per altra porticina sul fianco. E ora, volendo procedere spedito, diro subito che quella scoperta basto per far passare il mio interesse generico e di mera curiosita, in personale e ragionato. Difatto, quale miglior occasione avrei potuto trovare per esercitare la mia attivita, e conseguentemente sfamarmi, di questa? Introdursi nella casa doveva essere la cosa piu facile del mondo, vista la gran confusione che c'era, e che le porte erano aperte, che tutto era buio, che i padroni avevano dimolti grilli per il capo. Sarei riuscito senza'dar nell'occhio a superare il cancello davanti a cui ero, e di cio non dubitavo: se soltanto avessi potuto impadronirmi d'un lenzuolo! Allora si che avrei agito davvero al coperto. Altri spari echeggiarono verso 1'insondabile fondo del parco, cui uno rispose dalla casa. Questo appariva il momento favorevole. E, in breve, data senza piu un'occhiata alia via deserta, mi abbrancai alPinferriata di tal finestrone che s'apriva nel muro a poca distanza dal cancello. Di qui al sommo del muro il passo non era lungo; mi ritrovai sul tetto, verosimilmente, d'una limonaia, donde non mi fu difficile calarmi nel parco. E ora daccapo mi fermai a riflettere. C'era in primo luogo la faccenda degli spari, che mi preoccupava un poco: non capivo ancora bene a chi o a che cosa tirassero costoro, ma il fatto e che tiravano e che occorreva prudenza. In secondo luogo, sta bene tutto quanto ho piu sopra osservato, ma, a introdurmi senz'altro in casa, rischiavo sempre di trovarmi a naso a naso con qualcuno che avrebbe potuto riconoscermi, o meglio non riconoscermi affatto. D'altra parte, in qual modo procurarmi un lenzuolo o alcunche di simile prima d'entrare in casa? Eppure, come sentirete, a chi sa ben guardare e tiene la testa a posto le occasioni non mancano mai. Procedetti cautamente per il parco, al riparo delle annose piante, in modo da aggirare la casa e scoprire un po' meglio i luoghi; dei quali i miei occhi, gia abituati alia profonda oscurita, distinguevano ormai, sia pur vagamente, i particolari. Attorno a me udivo un continue fruscio e scalpiccio, tanto prossimi da costringermi un bel momen' to a riparare in furia dietro lo spigolo d'una torre o padiglione che sorgeva 11 presso. Ora, da quel punto potevo scorgere la livida facciata posteriore della villa, e potevo anche vedere, un po' in tralice, un fantasma immobile a ridosso d'un gran cespo, quasi a pie della facciata medesima. Ma d'improvviso a una delle finestre si fece un'ombra chiara, brandendo qualcosa che sembrava un fucile, subito raggiunta, con uno scoppio di voce, da un'altra che pareva volerla trattenere. - - Lasciami, lasciami! --, urlo convulsamente la prima, e dalla sua arma parti un colpo in direzione, come si vide dalla fiammata, del fantasma. Nulla peraltro segui di cio che avrei potuto aspettarmi: ne grida del colpito, ne sue reazioni di sorta. La sagoma bianca rimase dov'era senza pure dar un crollo. Evidentemente, come mi fu confermato piu tardi, ma come avevo d'altronde immaginato, il fantasma, vistosi preso di mira, s'era dato a precipitosa fuga attraverso e oltre il cespo, abbandonando il sudario. Comunque, eccomi finalmente, ii avendo impiegato la necessaria circospezione, in possesso dell'agognato lenzuolo; bucherellato quanto si vuole, giacche era stato impallinato, ma perfettamente adatto allo >i scopo. Ed eccomi pronto a entrare, sia pur fuggevolmente, nella casa e nella vita di quegli uomini. Dove, per un certo tempo, feci la parte del topo, cioe di queH'animale dai silenziosi e misteriosi passaggi che, non veduto, ascolta tutti i nostri discorsi, sorveglia tutti i nostri atti, anche i piu ge-* losi, e di cui nessuno, non fosse per le sue giostre, sospetterebbe soltanto 1'esistenza. 40 41 Imboccai una porta qualunque, entrai. Ma, qui giunto, e non essendo al postutto uomo di penna, rinuncio a descrivere particolarmente le fasi e le circostanze della mia ricognizione, e, sacrificando qualsiasi possibile effetto, mi limito a riferirne i risultati. Qua, insomma, spiando, la ascoltando e, quando fosse il caso, spingendomi personalmente alia scoperta, fui ben presto in grado di ricostruire perfettamente la situazione, come, piu o meno, di orientarmi nella casa e nelle sue adiacenze. Per le persone, in capo a un'ora avevo imparato a riconoscerle tutte, salvo alcuni fantasmi che giravano sempre a capo coperto, e anzi le distinguevo meglio di quanto non si possa credere; giacche, a parte la completa assuefazione, ormai, del mio occhio, non bisogna dimenticare che tutte le porte e le finestre erano spalancate, ad accogliere il po' di chiaro esterno. Debbo infine avvertire, e forse non ce ne sarebbe bisogno, che sebbene io fossi evidentemente entrato 11 dentro al solo scopo di rubare, pure vi fui trattenuto piu del necessario da una specie di invincibile curiosita. Dunque riassumiamo. La casa era, come ho gia detto, una grande e antica casa, con una disposizione di vani quanto mai complicata, con corridoi e passaggi, con stanze cieche, o una dentro 1'altra, e stanze invece fornite di numerosi accessi, non sempre palesi, con cambiamenti di livello al medesimo piano, con vaste cantine; arredata poi in carattere, con profusione di tendaggi, portiere e tappezzerie varie. In una parola, una vecchia casa signorile di provincia; e il teatro piii adatto per la beffa che vi si stava giocando. Padroni di essa erano un conte, il quale girava quasi sempre seguito da un suo fattore o amministratore o uomo di fiducia, e sua sorella. V'erano inoltre un amico di casa e forse parente, cui si doveva 1'idea prima della burla, un altro amico e parente, un'amica o lontana parente di essa sorella, e naturalmente il beffato stesso, un barone piccolo, biondastro e atticciatello. In tutto cinque uomini e due donne, beninteso senza contare i fantasmi, maschi e 42 femmine, di cui per ovvie ragioni non posso precisare il numero, reclutati tra la servitu della villa e gli altri dipendenti, quali i casieri, il terzomo colla sua famiglia e che so 10 (poiche alia villa doveva essere congiunta una tenuta). 11 fattore medesimo poteva, in caso di necessita, diventare fantasma. Costui e i signori, comprese le donne, erano ciascuno armato fino ai denti, di armi da caccia, di pistole vecchie e nuove, e tutti sparavano aH'impazzata e a nessun proposito in aria, contro gli alberi, le finestre aperte, contro i fantasmi non vulnerabili, cui accennero in seguito; sparavano per allegria, per gala, per sempre piu stordire il barone. II quale era anche lui armato, anche lui sparava, e senza brigarsi di distinzioni tra i vari tipi di fantasmi; ma le sue cartucce venivanoa volta a volta abilmente castrate (cioe private, nel nostro caso, del piombo) prima di essergli consegnate, e in generale si cercava di dirigere la sua attenzione e il suo fuoco su oggetti che potevano riceverlo senza danno. Cio non toglie che tali interventi (come nelPoccasione piii su riferita, quando m'ero conquistato il mio sudario) potessero risultare tardivi, e allora bisognava tener gli occhi aperti. Del resto, tutta la burla, considerate il complesso delle circostanze, non era priva di gravi pericoli per le persone, eppero forse pareva piu eccitante; una burla da signori. La casa era al buio per la buona ragione che i fantasmi non si mostrano alia luce. Si obbiettera che sarebbe dunque bastato al barone lasciarla accesa o riaccenderla per tenerli in rispetto; ma questo era probabilmente cio che egli stesso non voleva. In altri termini, 1'attrazione dell'orrore doveva in lui essere, come avviene, piu forte della semplice paura. Forse egli era state spinto a chiedere da se, per sfida, la soppressione della luce, e ora, spirito formalistico e petulante quale sembrava, sebbene affascinato, s'interessava quasi scientificamente ai modi di quelle apparizioni. O forse s'illudeva ancora di scoprirvi 1'inganno; illusione, se mai, delle piu vane, poiche questo era talmente grossolano, che bisognava 43 L essere, come lui, bell'e iti per non scoprirlo. E, da ultimo, io trovai le cose gia fatte e non devo impicciarmi a spiegare come o perche furono fatte. Soggiungo solo che, a buon conto, la valvola principale era stata addirittura aspor- tata. Vociando, ridendo (ma a parte), sparando, agitandosi in mille modi, e i fantasmi apparendo, scomparendo, sgusciando, tutte queste persone trascorrevano liberamente e capricciosamente da una stanza all'altra, di su, di giu, dentro e fuori, in un incessante andirivieni. L'intera casa, dalle cantine al solaio, col parco, era campo delle loro gesta, ne v'era stanza o padiglione cui fosse vietato 1'accesso. Per me, 1'unico modo che avessi per sostenere la mia posizione era fare anch'io da fantasma piu o meno attivo, e cosi, un po' seguivo il corso dei miei compagni, un po' m'appartavo per le mie operazioni; e, o passavo completamente inosservato, o, che e lo stesso, la mia presenza, osservata, era dovunque giudicata naturale. Talvolta qualcuno mi rivolgeva la parola, ma le circostanze mi permettevano di rispondere solo con un cenno, o di non rispondere affatto. Cominciai col fare una visita in cucina, dove trovai senza difficolta qualcosa da mettere sotto i denti. Subito dopo, poiche anche le mie tasche erano fameliche, mi detti da fare per nutrirle. Ma quei gran signori, Dio li protegga, dovevano avere, con tante altre aristocratiche inclinazioni, quella pei soldi bucati, e fra tutti tenevano in casa una somma talmente esigua, che mi vergogno a dichiararla (e vero che qualcosina di piu trovai in casa del fattore). Volli attaccarmi ai preziosi, e non ebbi miglior fortuna: se oggetti veramente di valore avevano, certo li portavano indosso o, seguendo una deplorevole abitudine, li tenevano sepolti, a nessuno utili, in banca. Sulle tolette delle donne ' rinvenni un par di buccole, due o tre spillini, un braccialetto, qualche altra gioiuccia, di mediocre titolo poi, e fu quasi tutto. Risultato generale: un mese di vita, o due al 44 piu. E pazienza: sarebbe troppo facile il nostro mestiere se si trovasse sempre alia prima quello che si cerca. No, anch'esso abbisogna, oltre che di prudenza, d'assiduita, di laboriosa tenacia, di fortezza, e di non so quante altre virtu piu o meno cardinali. -- In nome di Dio (nostro salvatore, suggeri una donna)... Ah... si. In nome del Dio nostro salvatore, ti ordino di mostrarti per intero. E ora di piegare a destra. E ora a sinistra. Ora di riscomparire nell'inferno (macche, devi dire: nel baratro infernale)... nel baratro infernale donde sei sorto... Qui c'era daccapo il barone, il quale, davanti al muro del parco e circondato dalla compagnia, comandava a un cencio o grossolano fantoccio che qualcuno manovrava con una pertica dall'altra parte. - Haivisto come e andato? -- Oh, ma... eccone un altro. Eccolo, eccolo, li, da quella parte... Questo pero non rispose agli esorcismi, forse perche era stato piantato li dal manovrante, e il barone gli scarico contro tutto il caricatore del proprio pistolone. -- Gia, e cosa pretenderesti fare? II dabbenuomo fuggi verso la casa prendendosi la faccia tra le mani. -- Senti, vieni qua, no adesso proprio sul serio, -- tartagliava un momento dopo afferrando pel petto, e poi abbracciando strettamente, il primo amico, 1'ideatore diremo, -- tu mi giuri... mi giuri sul tuo onore di gentiluomo che non e tutto un inganno, che non mi state facendo uno scherzo, che... -- Lo giuro, -- fu 1'alta e solenne risposta di colui, che, dell'onor di gentiluomo doveva avere un concetto sommario, oppure era stato educate dai gesuiti a far le corna dietro la schiena, a sollevare da terra il pie' destro, a non so cosa altro. II barone quasi scoppio in pianto. 45 Fu ora per la prima volta che il contegno di Lorenzo (il secondo amico) e di Marta (la sorella del conte) mi incuriosi. Mentre, infatti, un cosi drammatico colloquio si stava svolgendo, questi due, senza farvi punto attenzione, si fissavano invece intehsamente, secondo pareva. 0 meglio, era 1'uomo che, volto a mezzo verso la donna, la fissava, laddove ella si guardava in aria astratta la punta delle scarpe. L'uno poteva avere quarant'anni, ed era alto e ben formato; 1'altra due o tre anni di piu forse, come si rilevava soprattutto da qualche suo gesto stanco, giacche peraltro era da credere che, bruna, flessuosa, di carnagione abbagliante e quasi fosforica, ella si fosse serbata fresca al pan d'una giovinetta. Ma in quella rientro rumorosamente il conte col fedel fattore, che certo si erano allontanati per ulteriori preparativi, troncando il loro trasognamento e le mie osservazioni. Altri maestosi fantasmi, pieni o vuoti, stavano o lenti incedevano per tutte, ripeto, le stanze della casa; i secondi, i vuoti, dovevano pero essere rimossi di frequente, per evitare che il barone, ormai animate dall'audacia della disperazione, non si ritrovasse una volta, fattosi troppo sotto, con un lenzuolo in mano. Riparlo di questi fantasmi, alcuni dei quali davvero riusciti, per riferirmi alia curiosa impressione che essi facevano a me medesimo, come anche, ho tutte le ragioni di supporre, al conte e ai suoi compagni. Per dirla senza rigiri, 11 nel buio facevano talvolta paura a noi stessi. Eppoi ho dimenticato di rammentare tutti gli accessori della messinscena, quali strascinii di catene, mugolii, lamenti, schiocchi di sudari; che erano suoni lugubri e agghiaccianti, non c'e che dire. Si aggiungano le strazianti grida, a tratti, del barone, e si giudichi altresi, se tali erano i nostri sentimenti, dei suoi. E cosi, in queste giostre, il tempo passava. L'ora era ormai avanzata. Allora verrai, verrai? Nelle parole di Lorenzo c'era un'urgenza quasi spasmodica. Egli e Marta, sopravvenendo nella camera dove io mi trovavo, che credettero vuota, mi avevano respinto e confinato dietro una portiera. Mio Dio, s'intende che dietro la portiera c'era una porta, spalancata come tutte, eppero avrei potuto andarmene benissimo per i fatti miei; ma invece restai li. - Verrai? -- No. Non posso... Non posso. -- Ma perche? Vuoi dirmi, puoi dirmi una volta per- che? - Cosi. No, davvero, Lorenzo, non posso. Io... non esco mai. -- Non e vero! Esci tante volte, colla macchina e anche a piedi, vai a trovare le zie, fai cento cose in paese. E sarebbe cosi facile per te... Vieni da me soltanto per mezz'ora, ti giuro che non ti tratterro piu di mezz'ora. Non c'e nessuno da me, Io sai, io sto solo come un cane. Allora? Verrai, eh? - No... No. Eppoi, se mio fratello... -- Tuo fratello! Parli sempre di lui. Ma alia tua eta puoi fare quello che ti piace. Del resto tuo fratello non e uno sciocco; se anche... puo benissimo capire che tu... -- Non Io conosci. -- E daccapo! Ma che cosa importa poi questo? Ebbene, non e necessario che tuo fratello Io sappia. Ma tu forse non vuoi perche pensi che io... No, non e quello che voglio, Marta. Io solo vorrei parlare una volta con te per bene,-'Con calma, senza paure... o forse... Ma ecco che parlo sempre io, come al solito. Spiegami, fammi capire qualcosa, di' qualcosa. -- Ma non ho niente da dire; tu sai tutto, ti ho gia detto tutto. - Che cosa, mi hai detto? Non fai altro che ripetere che non puoi venire da me, che non puoi nessun'altra cosa. Dicessi almeno che non vuoi. 47 - Ecco, si,nonvoglio. - Ma questo e falso! Falso al cospetto di Dio, e una menzogna, una bestemmia. Senti, non puoi una volta abbandonarti, abbandonarti, cosi, ai tuoi sentiment!, sciogliere codesto oscuro groppo che hai dentro, codesto nodo di serpenti, di cose fredde che ti diacciano il cuore, e trovare una voce, delle parole, parole da dire a un altro essere, anche a uno sciocco come me...? -- Lorenzo, non mi tormentare. -- Ascoltami, Marta. lo ti voglio bene. Ma tu forse non ci credi, non riesci a crederci, anche se qualche volta ti sforzi di farlo. E tu questa la chiami diffidenza. Ma non e semplice diffidenza, e... non so... un sentimento piii invincibile, piu tirannico, piii... E che sei gelida e superba come la cima nevosa d'un monte, egoista come... No, cosa ti dico! Tu sei queste cose e tante altre piu dolci, piu... lo non posso piii guardarti senza provare il bisogno indomabile di abbracciarti, di... Tu sei abbagliante, eppure spandi calore... Le tue lunghe mani, i tuoi denti, le tue ciglia brillanti... Scusami. Non era questo che volevodire: quanto mi fai parlare, tu muta!... lo ti voglio bene. Ma anche tu mi vuoi bene, lo so e non posso ingannarmi, lo capisco dai tuoi occhi, dal fremito della tua voce, da tutto. E allora... - Lorenzo! Lorenzo, non parlarmi cosi... Ebbene, tra poco tornerai in citta e non penserai piu a me. Quando parti? Perche non parti subito? - No, Marta, nonfare cosi. Tu ti martori, ti uccidi, tu afferri con una mano di ghiaccio il tuo stesso cuore per soffocarne i battiti... E questo che temi? Che io parta, che ti dimentichi? O davvero lo speri? Ma dimmi, parla, spiegami qualche cosa. Temi che un giorno io non ti voglia piii bene mentre tu seguiterai a volermene, e il tuo orgoglio soffre fin d'ora per questa cosa che non esiste, che non potrebbe esistere? O temi... Ma io voglio sposarti, io posso sposarti anche domani, Marta. Oh, Lorenzo, lasciami stare, vuoi che te ne preghi in ginocchio? Vieni qua, Marta, dammi la tua mano. E no. Senti: se speravi... se volevi ispirarmi questi sentimenti, se avevi la forza per farlo, perche non Thai fatto prima? Ora e tardi. Tardi! Ma cosa dici, perche tardi? -- Sono vecchia. -- Oh, Marta, smetti con questa storia. -- Ma no, e cosi, io... E difficile da dire, come tutto, per me. C'e stato un tempo in cui potevo davvero essere qualcosa per un uomo, per un uomo come te... Ora e tardi, ti dico; e tardi per tutto. -- Ah, e questo! Saresti tanto ingenerosa da non dare quello che puoi sol perche prima potevi dare, di piu (ammettiamo che sia vero); da negarti all'uomo che ami perche non puoi piu darti (sempre ammettendo che sia vero) nel pieno fulgore della tua bellezza, della gioventu? Non e possibile questo. -- Ma io non ti amo, Lorenzo. Avrei forse potuto amarti allora, un tempo. Ora non posso piu; e non devo. -- Oh, eccola di nuovo che bestemmia. Credi, o dici, di non amarmi perche non hai alcuna intenzione di abbandonarti a questo amore, perche la tua natura si rifiuta di abbandonarsi a checchessia. Ma devi pure provare a... Ed eccola che di nuovo invoca un dovere, dei doveri. Doveri verso chi, o che cosa? Doveri a prezzo del proprio sangue, della propria vita? Non ne conosco. Io, so che mi ami, se anche non lo sai tu. Vuoi provare una volta, solo per un breve tempo, per un attimo appena, a cedere a un altro dominio di te stessa? Perche non fai questa prova, cosi, solo per prova? Se soltanto potessi immaginare che senso dolce se ne ricava, che senso di sicurezza, di pace, anche se 1'altro sbaglia tutto. Non e questo dopo tutto che conta, "on serve far le cose bene in assoluto, basta farle, cosi, in . accordo; basta non essere soli. Noi due, siamo soli. E io 48 non voglio piu esserlo, e non voglio che lo sia tu. Soli colla nostra inutile intelligenza, colle nostre complicazioni, colla nostra noia; coi nostri doveri, appunto. Ma se fossimoin due sarebbe tutt'altra cosa: tutto avrebbe un senso, anche la nostra noia, e persino 1'intelligenza, che in questo mondo, 1'ho detto, e la dote piu inutile, potrebbe servirci a qualcosa... Tu sei mia cugina, e mi sei cosi prossima anche di came. Quante cose in comune ci ha dato la parentela di sangue! Tu mi sei sempre sembrata cosa calda e familiare, e, tu cosi lontana a volte, cosa gia mia. Quando da ragazzo... - Oh, voi. Venite di qua, ora si che ci sara da diver- tirsi. Era il conte che attraversava la stanza parlottando e ridendo sommessamente col fattore. I due avevano fatto appena in tempo ad allontanarsi 1'una dall'altro. Di la, c'era qualche nuova grulleria del barone; che ancora e sempre voleva, o mettere in fuga i fantasmi, o saziarsi della loro vista. Ripresero poco dopo, in un'altra sala dove, ormai, li avevo di proposito seguiti. Per quella virtu fosforica, cui ho gia accennato, della sua pelle, potevo distinguere assai chiaramente tutti i gesti di lei. E, poiche stavolta s'era un poco sciolta, quella voce ricca e vibrata, fremente di tratto in tratto, appariva la voce stessa della provincia cupa e ardente, colle sue passioni invincibili e segrete, coi. suoi orgogli, le sue infinite complicazioni, i suoi inceppamenti, le sue difficolta di espressione, i suoi abbandoni senza speranza, le sue verginita indomabili e gelose, fatte pegno di superiore dignita, la forza selvaggia delle sue convenzioni, che tutto brucia e cui tutto si pud sacrificare, coi suoi triti doveri. L'esaltante provincia, dico, dove non esistono soluzioni pratiche e razionali, e che tengan conto dei diritt! delPuomo o della donna, dove disumanamente e nobilmente si muore per un puntiglio, e ci si puo perdere per 50 a parola; dove tutto importa, dove il linguaggio stesso e un'eco di tempi meno volgari. I vari e incessant! rumori della casa erano come il fondo unito su cui risaltava questo colloquio. Perche vuoi ancora buttar via la tua vita, Marta? -- Perche 1'ho gia buttata via... allora. E va bene, ora parlo per te, senza pensare piu a me stesso. Vediamo, perche Thai buttata via allora? -- Perche! lo... non lo so. Perche sono una sciocca, certo. Forse hai ragione tu, per orgoglio; perche sentivo o mi figuravo che altro mi fosse dovuto, perche non c'era nessuno che mi toccasse il cuore... E cosi il tempo e passato, e ora e troppo tardi, te 1'ho gia detto. -- Ma tardi per che cosa, come? Tu non hai disperse la tua vita, tu non hai fatto in tutti questi anni che accumularla dentro di te, e anzi arricchirla, farla fermentare; neppure una briciola ne e andata perduta. Non hai fatto che tenerla in serbo per colui che... E se anche non son io quell'uno... Tutta questa immensa forza accumulata e pronta per ridare la vita a una creatura languente. Non e questo il piu nobile scopo? Eppoi, non hai piu molti anni davanti a te; lo so che nessuno era degno di te, che io non lo sono ora, ma... E vorresti rinunciare, cosi, a tutto, anche ai piu minuti, ai piu bassi piaceri; al piacere, per esempio, che pure non impegnerebbe il tuo orgoglio? Vuoi tenerti preziosamente custodita codesta tua verginita senza senso? Per chi? Vuoi rinunciare a qualunque cosa perche non puoi aver tutto? - A qualunque cosa. Tutto, deve essere, o nulla. Tu, dici che e senza senso. -- Oh, se sapessi dov'e 1'uomo per te, dovessi sostenere con lui una lotta mortale, vorrei portartelo qui sulle mie braccia... Ella si passo le mani sulle tempie, affondando le dita 'fa i capelli. Disse bruscamente, cupamente: -- Si; e gia qui, ora, in questo medesimo momento. Sei to.Lorenzo. 51 - Marta! Oh, Marta, io lo sapevo, ma e la prima volta che lo dici. Ripetilo. Vieni, fatti piu accosto, dammi infine la tua mano. Ripetilo. -- Si... e forse per 1'ultima volta. Si, sei tu, ma questo che cosa significa? - Come che cosa significa! Significa tutto, significa che tutto diventa semplice, che la felicita che non abbiamo avuto finora... - Niente diventa semplice. Tutto invece diventa piu difficile, tremendo, intollerabile. -- Eh, che parole! Lascia ora questi pensieri, Marta, non sono da questo momento. Senti, guarda, io sono felice ora. Anche tu devi esserlo, non puoi non esserlo. Marta, cugina, sorella, e sposa, e amante, e... dammi un bacio. -- Smetti, Lorenzo, cosa fai! No, lasciami, non voglio... Non voglio. - Unbacio solo, leggero, un bacio dasorella. -- No, lasciami, per carita. No... E no, -- conchiudeva quasi col pianto nella voce. Gli si era avvinghiata, gli cercava la bocca colla sua, che ritraeva al primo sfioramento, poi gli metteva una mano sulla bocca puntandogli il gomito contro il petto, poi si abbandonava un momento, per subitoriprendersi, gli attirava il capo, lo respingeva quasi nello stesso punto, gli accarezzava le tempie, si inarcava, tentava sfuggirglie trattenerlo. Ansava; la sua voce, ancor piu sommessa, ripeteva: -- Per carita, per carita. Infine si sciolse del tutto con movimento brusco. Ma subito gli si ristrinse addosso, e abbracciandogli il vise colle mani e ad esso avvicinando il suo, disse con voce irnprovvisamente dura, quasi sibilante: - Ebbene, ascoltami, Lorenzo. Io... -- Le parole che stava per pronunciare parevano costarle uno sforzo. -- I" ti voglio bene, io ti amo piu che me stessa. Volevi saperlo (gia lo sapevi) e lo sai. Volevi da me questo, che io te lo dicessi colla mia voce e con queste parole, e 1'ho fatto. Ma ora... Ti amo piu che me stessa, ma non piu che... Del re- 52 sto questo qualcosa che ho qui dentro e invincibile, e imnerioso, e vuole la sua vittima, le sue vittime. No, lasciami taci, e ascoltami bene. Ti amo, ma non saro mai tua. 0 'se una volta dovessi cederti, se dovessi avere la debolezza, la forza, di' come vuoi, di cederti, ti ammazzerei subito dopo, te lo giuro. Intendimi bene, Lorenzo, mio amore: ti ammazzerei subito dopo. Non so dirti perche sia cosi, perche non voglio che nessuno possa dire di avermi avuto. E cosi. Pss, ehi, vien qua un momento. -- Che c'e? -- C'e che... Senti, io saro grullo, ma... devo dirti una cosa. -- Ma che c'e? -- Quanti sono questi fantasmi in tutto? -- Ma... io non lo so. Perche ti interessa? Oh! forse che anche tu... -- Hai gia capito? -- Si, credo. Perche confesso che anch'io... Ma pensavo che fosse tutta una mia fantasia. -- Forse, anzi certamente e, tutta una fantasia, pero... - Ma Filippo losa quanti sono. Diavolo, come mai s'e allontanato? Pero attento: a lui non bisogna dire... bisogna dire soltanto che temiamo un estraneo, che so, un malandrino si sia introdotto qui dentro. Si capisce che non la berra, ma insomnia... E non dir nulla alle donne, per carita. Ah, eccolo. Dunque, Filippo, noi temiamo... uhm... abbiamo ragione di temere che qualcuno sia penetrate qui 6... e ora sarebbe lungo spiegare. Voi sapete certamente luanti sono i fantasmi? Bene, si tratta di ricontarli e riconoscerli uno per uno. Siamo intesi? -- Bene, signor conte, sara un po' difficile in queste condizioni, ma mi provero. Poi, a dire il vero, non lo so mica se qualcuno di qui non fosse in paese stasera. Questo Pero sara facile saperlo dalle donne. Basta, vado. 53 f , - Marta, hopaura. -- Di che cosa, sciocchina! - Ma, sai, tutto qui dentro da un pochino mi da un senso di disagio. Eppoi senza volere ho sorpreso un discorso di Stefano e Giovanni: anche loro hanno paura. - Macosa dici! -- Si, si; si son promesso di non dir nulla a noi, a Filip. po hanno detto che temono di qualche malandrino, ma la verita e che hanno paura anche loro. -- Non capisco di che stia parlando. - Ebbene, vuoi saperlo? Anch'io avevo avuto lastessa impressione. Insomma, a me pare che ce ne sia uno di piu, dico dei fantasmi. -- Ma che immaginazioni sono queste! - No, no, e proprio vero. Ho contato bene. Cioe,non sapevo con precisione quanti fossero, e quindi non potevo proprio contare, ma, cosi, a impressione, mi sembra... Anzi ne sono sicurissima. Del resto, non potrebbe davveroessere entrato qualcuno... qualcuno che volesse farci del male, non so, un assassino...?Ammetti che avrebbe potuto benissimo. - Assassino, dici?... E per uccidere chi, poi? Tra noi nessuno ha nemici, tutti sono benvoluti e... amati. - Pensa, egli sarebbe qui, proprio in mezzo a noi, e noi non ne sapremmo nulla... E infine, vuoi che ti dica? Questi scherzi, io mi ci son tanto divertita, ma pure... Questi scherzi da ultimo non mi piacciono. Non si puo tanto scherzare coi fantasmi, non si sa mai: queste cose possono attirarli davvero. Vorrei che riaccendessero la luce. Cosi i beffatori stavano per divenire beffati, e seguendo quali oscure vie! Pure, tra questi beffatori ero io stesso, che in certo qual modo beffavo i beffatori. Complicazione divertente (almeno Io spero) per il lettore; non per me in quel momento. Infine, bisognava pensare ad abbandonare il campo, e piu che presto. Tuttavia, la cosa non si presen- 54 proprio facile, giacche non soltanto il dannato Filipma tutti quelli che avevano paura andavano ormai riconoscendo i fantasmi, e aspettandoli al varco, circostanche mi stringeva alquanto i panni addosso. Non disperavo comunque di trarmi d'impaccio: mantenendomi calnio, e sempre ritirandomidavanti a quegli insensati,avrei bene finito col trovare una porta libera, e una volta fuori... Allorquando fui aiutato da un impreveduto e terribile caso. Era quasi il mattino.Malgrado il senso di disagio diffusosi tra i suoi occupanti, i rumori e 1'agitazione della casa seguitavano senza riposo. Seguitavano gli spari, e le monotone invocazioni, gli squittii del barone, seguitava il vasto movimentod'ombre. Ed ecco da qualche punto imprecisato nelle viscere della casa si levo improvvisamente un grido. Gridi ne avevo sentiti tanti quella notte, ma questo aveva qualcosa di particolare: era urgente, era, come dire? vero. Un grido d'orrore. Anche gli altri dovevanoaver percepito tale suo diverse carattere, perche qualcuno si spinse avanti cauto, altri corsero. Poi voci alte giunsero da quel luogo, appelli, infine nuove grida di: luce! E anch'io d'istinto corsi da quella parte, incurante del mio grave pe- ricolo. La valvola non si trovava.Finalmente la luce brillo, addirittura accecante dopo tanto buio, sorprendendomi cosi, allo scoperto; e avevo anche perduto o abbandonato il lenzuolo nella corsa. Fortunatamente tutti erano gia fluid per le scale che, dal grande andito, menavanoin cantina. Come e naturale, non tutte le luci erano accese quando avevano tolto la valvola, ma questo fanale dell'andito si, non c'era rimedio. Eppure, se io ero accorso cosi avevo le niie ragioni. Voglio dire che quasi immaginavo, atroceniente sospettavo, quello che avrei trovato. Dunque dovevo vedere. E finii col trovare il mio posto diosservazione: dietro al battente della pesante porta sulla cantina, che, dalla fessura tra esso medesimo e Io stipite, concedeva 55 J ampia veduta su tutta la scena. La quale scena mi appariva sottoposta, poiche la scala seguitava con breve rampa oltre la porta. Questa cantina era una delle solite cantine a volta; ampia, fredda e ben tenuta, eppero piu scorante. Ma un fitto ragnatelo avviluppava la lampada actaccata al soffitto. E li, in quell'aria crudele e un po' allucinante, li ai mieipiedi giaceva il cadavere di un uomo: di Lorenzo, di chi altri? Egli era caduto bocconi colla giacchetta largamente rovesciata sulle spalle, i capelli innaturalmente scomposti. Una macchia di sangue, fissa, non dilagante, e non troppo ampia, era in mezzo alia sua schiena, se mai un po' verso sinistra. Doveva essere morto da piu di un'ora, sebbene non so da cosa lo arguissi. E, se non erano una mia fantasia le bruciacchiature che mi pareva di scorgere sulla stoffa della camicia, dovevano avergli sparato a bruciapelo. In semicerchio attorno a lui, e fronteggiandomi, erano tutti i personaggi di questa storia, con non so che di polveroso, e al tempo stesso di calcinoso, nei visi costernati e perplessi; colle palpebre aggrinzite contro la luce come quelle degli animali notturni. C'erano anche tutti i fantasmi, chi col sudario rigettato indietro, chi recandolo sul braccio, chi avendolo buttato da una parte. Sulle prime tacevano, poi si misero a parlare e ad agitarsi tutti insieme. Ne il barone si smenti in questa occasione. Egli sembrava violentemente sballottato tra i due poli dello sdegno per la beffa subita e del raccapriccio, nonche del rincrescimento, per cio che era capitato; e, se prima aveva la testa confusa, figuriamoci ora. -- Ma chi sara stato, -- gridava istericamente, -- ehi, voi, chi e stato, come e stato? Ah, povero amico nostro. Oh, io vi odiero per tutta la vita. E bisogna far qualcosa, facciamo qualcosa. Sono stati loro, e stato uno di loro... -- eccetera. E anche 1'indomabile Marta era li, era Tunica che non si agitasse. Con un viso immobile, duro, di pietra, con uno sguardo cupo e fermo, senza una lacrima, ella fissava il 56 orpo dell'uomo amato. Infine, rammentarono la polizia. Polizia, uhm: fra 1'altro ci avevo da guadagnare come minimo una accusa di icidio- Era davvero il momento di ritirarsi. Eppoi si cominciavano a muovere, e non potevo in nessuna maniera rimaner li. Eppoi ancora, era a momenti 1'alba. La polizia. E che doveva fare la polizia in un caso simile? Io solo sapevo che cosa era avvenuto, e nessun altri poteva appena immaginarlo. Ad ogni modo, vanamente spulciai le gazzette nei giorni seguenti. Forse tacquero per un riguardo al conte e ai suoi. In generale, non c'e pericolo che queste benedette gazzette diano notizia d'una sciagura o d'una cosa qualunque cui uno abbia assistito personalmente, e nei nostro mestiere delle volte e noioso un tal si- lenzio. Comunque io sapevo, e voi direte che potevo, che anzi avrei avuto il dovere, di denunciare il fatto. Eh, signori miei, se fossi andato avanti con codesti doveri, non mi troverei al punto in cui sono. No, non impicciarsi dei fatti altrui e stata la semplice regola della mia vita, che mi ha condotto a questa posizione tranquilla e... eh, onorata. Non si direbbe, eh, dalla presente storia, che non usi impicciarmi dei fatti altrui? Ma almeno lasciar le creature al loro destino mi e sempre parsa la norma piu onesta e piu saggia. E vero che ora sapete anche voi. Ma tanto tempo e passato, e non credo ci sia da temere qualche vostro civico slancio. Gia, chissa come e andata a finire quella gente. Alcuni saranno anche morti. Soltanto di Marta ho saputo per caso che e una vecchia e aristocratica zitella e bada alia sua proprieta. Ella vive tuttora in quella casa, ma sola. E con cio basta. Piu su mi son persino messo a fare il poeta: e tempo di tornar^al lavoro.