Enzo Jannacci, “HO VISTO UN RE” (1968 - Fo, Esposito, Omicron) Dai dai, conta su...ah be, sì be.... - Ho visto un re. - Sa l'ha vist cus'è? - Ha visto un re! - Ah, beh; sì, beh. - Un re che piangeva seduto sulla sella piangeva tante lacrime, ma tante che bagnava anche il cavallo! - Povero re! - E povero anche il cavallo! - Ah, beh; sì, beh. - è l'imperatore che gli ha portato via un bel castello... - Ohi che baloss! - ...di trentadue che lui ne ha. - Povero re! - E povero anche il cavallo! - Ah, beh; sì, beh. - Ho visto un vesc... - Sa l'ha vist cus'è? - Ha visto un vescovo! - Ah, beh; sì, beh. - Anche lui, lui, piangeva, faceva un gran baccano, mordeva anche una mano. - La mano di chi? - La mano del sacrestano! - Povero vescovo! - E povero anche il sacrista! - Ah, beh; sì, beh. - è il cardinale che gli ha portato via un'abbazia... - Oh poer crist! - ...di trentadue che lui ce ne ha. - Povero vescovo! - E povero anche il sacrista! - Ah, beh; sì, beh. - Ho visto un ric... - Sa l'ha vist cus'è? - Ha visto un ricco! Un sciur! - Sì...Ah, beh; sì, beh. - Il tapino lacrimava su un calice di vino ed ogni go, ed ogni goccia andava... - Deren't al vin? - Sì, che tutto l'annacquava! - Pover tapin! - E povero anche il vin! - Ah, beh; sì, beh. - Il vescovo, il re, l'imperatore l'han mezzo rovinato gli han portato via tre case e un caseggiato di trentadue che lui ce ne ha. - Pover tapin! - E povero anche il vin! - Ah, beh; sì, beh. - Ho vist un villan. - Sa l'ha vist cus'e`? - Un contadino! - Ah, beh; sì, beh. - Il vescovo, il re, il ricco, l'imperatore, persino il cardinale, l'han mezzo rovinato gli han portato via: la casa il cascinale la mucca il violino la scatola di kaki la radio a transistor i dischi di Little Tony la moglie! - E po', cus'è? - Un figlio militare gli hanno ammazzato anche il maiale... - Pover purscel! - Nel senso del maiale... - Ah, beh; sì, beh. - Ma lui no, lui non piangeva, anzi: ridacchiava! Ah! Ah! Ah! - Ma sa l'è, matt? - No! - Il fatto è che noi villan... Noi villan... E sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam, e sempre allegri bisogna stare che il nostro piangere fa male al re fa male al ricco e al cardinale diventan tristi se noi piangiam! In felice contrasto con la più commestibile "Vengo anch'io. No, tu no", nell'album omonimo è contenuta pure "Ho visto un re" (1968), che adopera l'arma dell'ironia e dell'assurdo come l'altra, ma al contempo veicola un forte contenuto politico, di satira contro potere e istituzioni. Contrappuntata dal coro e dai quesiti-interruzioni di Cochi e Renato, la canzone è nella forma assai vicina ad una giullarata, come conferma la firma di Dario Fo tra gli autori. Ormai divenuto un classico, il brano conobbe una sorte travagliata: incappato nelle maglie della censura della Rai (che vieta a Jannacci di presentarla a "Canzonissima"), verrà a lungo ostracizzato dall'emittente pubblica. Pare che, in seguito allo spiacevole incidente, il nostro si sia allontanato per vari anni dall'ambiente musicale, recandosi in America a specializzarsi in cardiochirurgia sotto la guida di Christian Barnard.