RESTAURI CELEBRI Nel maggio del 1999 si è concluso uno dei restauri più complessi degli ultimi decenni: l'Ultima Cena di Leonardo da Vinci. Dal 1985 al 1991, con il coordinamento dell'Istituto Centrale per il Restauro (direttori Michele d'Elia e Umberto Baldini), si è proceduto ad una approfondita campagna di studi e di analisi affidata a vari istituti di ricerca nazionali ed internazionali. Ottenute molte risposte dalle analisi ai quesiti posti dai tecnici delle due Soprintendenze milanesi, a partire dal 1992, si riprese più intensamente il restauro della pittura e si decise di modificare leggermente anche la metodologia di intervento, in accordo con l'Istituto Centrale per il restauro. A questa fase risale la decisione di integrare a rigatino in acquerello le lacune della pittura. Frattanto un progetto di filtraggio dell'aria e il nuovo sistema di accesso al Refettorio (mediante due "camere stagne" che impedivano l'afflusso diretto dell'aria esterna) veniva posto in opera dalla Soprintendenza per i Beni ambientali e architettonici nel 1994 col finanziamento del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali (direzione dei lavori: arch. R.Cecchi). Ai finanziamenti statali, dal 1983, si è affiancata, per quanto riguarda la prosecuzione del restauro della pittura, la Società Olivetti, che si è fatta anche carico della completa campagna fotografica di documentazione dell'intervento e di numerose analisi e ricerche (nonché di alcune pubblicazioni che documentavano, passo dopo passo, i lavori svolti e che furono edite, nei "Quaderni di restauro", nel 1988 e nel 1990). Storico restauro Il restauro dell'Ultima Cena di Leonardo è già oggetto di "culto" e di dibattito tra addetti ai lavori. Dopo ventun'anni di lavori l'opera vinciana "adorata" dai milanesi fin dal Cinquecento e osannata in tutto il mondo è stata restituita nel suo splendore, almeno in quello umanamente possibile. La conclusione dei lavori assomiglia ad un bollettino di guerra con tanti vittoriosi strateghi, 35 per l'esattezza, tra restauratori, università, sovrintendenze, Istituto centrale di restauro e sponsor Olivetti. Sui 45 metri quadrati di dipinto vinciano e sulla struttura che lo ospita, l’……………………. di Santa Maria delle Grazie a Milano, si sono consumate, negli anni tra il '77 e il '99, 50.000 ore di lavoro, sono servite almeno 60 indagini scientifiche con monitoraggi, che si annunciano permanenti, sulla statica della parete su cui è dipinta l'Ultima Cena, miracolosamente scampata ma resa fragile dal bombardamento del '43, sul microclima e la qualità dell'aria che respirano Gesù e i suoi apostoli. La restauratrice dell'opera, Pinin Brambilla Barcilon, ha più volte ripetuto: «E' stato un privilegio unico lavorare sul dipinto di Leonardo, una conquista lenta, severa per recuperare frammento dopo frammento, ciò che dell'………………………. era sopravvissuto ad almeno sette restauri, alcuni dannosissimi, con strati di colle, stucchi e pitture che offuscavano irrimediabilmente il "Cenacolo"». Il risultato di quest'opera, unica al mondo, è la restituzione della forma, dei colori, dell'intensità dei volti e della modernità di Leonardo. Tra le tante vittorie che il lungo lavoro sull'opera vinciana ha comportato c'è anche quella della scuola italiana di restauro, il cui primato internazionale ha ricevuto una nuova conferma. Il restauro del "Cenacolo" non sarebbe stato possibile fuori dall'Italia. Si tratta del primo intervento al mondo che si è rivolto in modo massiccio anche all'ambiente circostante, invertendo l'iter normale dei restauri che sino ad oggi ha considerato l'opera senza valutare le conseguenze dell'ambiente sul manufatto. Questa cura per l'ambiente dovrebbe essere una prassi normale in un Paese come l'Italia dove la maggior parte delle opere stanno fuori dai musei. L'altra grande novità del ventennale restauro è l'essere riusciti ad individuare con esattezza la tecnica impiegata da Leonardo, premessa essenziale per restituire una leggibilità dell'opera il più vicina possibile all'originale. Sino ad oggi si sapeva che il "Cenacolo" era stato dipinto……….. Oggi, grazie a sofisticate indagini scientifiche, sappiamo anche che l'artista impiegò una tempera grassa fatta di olio e uovo e non colla come si pensava. Questa tecnica era sconosciuta ai tempi di Leonardo che stese anche, sull'ultimo strato di intonaco, della biacca, che è il bianco più luminoso che esista in pittura, in grado di dare quella particolare e inimitabile luminosità ai volti e alle figure dell'Ultima Cena. Quanto alla linea seguita di "intervento critico", tipica della tradizione italiana, sarebbe stato sbagliato seguire le due opposte tendenze, entrambe "estremiste", che prevalgono all'estero. L'una "ricostruttiva", anche a rischio di falsificare e deformare il tutto, punta al …………………….. di ciò che manca per restituire un'immagine fisicamente integra dell'opera. L'altra, opposta, è quella "filologica"; …………………. solo i frammenti dell'originale buttando tutto il resto. Nel caso dell'Ultima Cena ciò avrebbe significato cancellare d'un colpo arazzi e soffitto del Seicento e del Settecento, praticamente il 40 per cento della pittura. La tecnica italiana, difficile, e per questo poco seguita, è invece quella di "suggerire" le figure mancanti senza agganci tonali o neutri, ma ricostruendo la trama mancante con leggeri tratti reversibili di acquerello (rigatino), evitando così alle figure originali di navigare nel vuoto. Le polemiche che provenivano dall'estero erano quasi tutte sollevate da………………………., per lo più da artisti o storici dell'arte. Per quanto riguarda le visite del Cenacolo, esse sono rigorosamente programmate per gruppi di 25 persone alla volta, che devono passare attraverso camere-filtro aspirapolvere. All'interno sensori, luci fredde, controllo dell'umidità e della temperatura garantiscono la longevità dell'opera attraverso il monitoraggio dell'ambiente, ormai bonificato. Inserisci nel testo le parole seguenti (non sono in ordine): ex-refettorio, rifacimento, preservare, non addetti ai lavori, originale, a secco Verifica se le seguenti affermazioni sono vere o false: 1) L’articolo tratta del primo restauro eseguito sul celebre dipinto di Leonardo. 2) Il lungo e complesso restauro ha rivelato nuove informazioni sulla tecnica usata da Leonardo. 3) Il restauro è stato molto apprezzato all’estero dagli addetti ai lavori. 4) La scuola di restauro italiana non prende in considerazione l’ambiente e il contesto in cui l’opera è posta. 5) La tecnica di restauro della scuola italiana è in un certo senso un compromesso tra la linea “filologica” e quella “ricostruttiva”, molto diffuse all’estero. 6) Il restauro è stato finanziato interamente dal Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.