Arte e banchieri La capitale che si è perduta La città si sente in crisi da sette secoli. Il Rinascimento fa da cornice allo shopping. E a Prato incalzano i cinesi (che non vivono di passato) «Che cosa direbbero Dante, Petrarca, Machiavelli, Michelangelo e tanti altri, se ……………… (tornare) in questa antica patria delle arti e ………………….. (vedere) lo stato di abiezione e di annichilimento in cui sono ora ridotte?». (…) Sono parole del marchese de Sade, che ………….. (venire) a Firenze quasi due secoli e mezzo fa e lasciò giudizi non diversi dall' atto d' accusa lanciato più recentemente dal direttore dei Musei vaticani (e già soprintendente del Polo museale fiorentino) Antonio Paolucci: «Firenze ha conosciuto un lungo declino. Oggi ha l' encefalogramma piatto». La decadenza, in un' intervista a La Nazione, la fa partire addirittura «dopo i fasti del Trecento», dalla crisi finanziaria del 1338, «quando falliscono le grandi banche dei Bardi e dei Peruzzi. Dopo questo collasso, Firenze non toccherà mai più quel livello, di quando era la Wall Street del mondo. Poi comincia un declino intervallato da recuperi, anche notevoli, come l' età di Lorenzo il Magnifico, l' età del principe Cosimo, l' età dei Lorena». O più avanti il momento di Firenze capitale d' Italia e ancora «gli anni 30 di Pavolini, gli anni 50 e 60 di La Pira». Ma «sempre in un trend di sostanziale declino». C' è chi dirà: beh, se il declino va avanti da sette secoli perché mai …………………… (noi, dovere) perderci il sonno? «Non riesco più ad andarci», dice Salvatore Settis, direttore della Normale di Pisa. «È uno shopping center dove il Rinascimento serve solo ad attirare i clienti delle borsette». Il pittore e scultore Roberto Barni concorda: «E manco si accorgono di quanto succede. Perché sono boriosi. Raccontano a se stessi di essere i discendenti di Leonardo e Michelangelo. Ma quella era un' altra storia. I fiorentini avevano allora tre libri: quello dei conti, quello del latino e quello del greco. Oggi cosa leggono?». Effettivamente, sospira Adriano Sofri, «via Tornabuoni resta meravigliosa a farla alle quattro di mattina. Sennò pare di essere a Singapore». Dai e dai, ha raccontato il Corriere Fiorentino, se ne sono accorte anche le grandi marche: «Nel giro di qualche mese quattro griffe hanno fatto i bagagli e traslocato altrove: Cartier, Trussardi, Versace e Hugo Boss». L' accusa: «Ormai è una strada come tante. Sporca, trafficata e cara». Spiega il sindaco Matteo Renzi che no, lui e altri ce l' hanno chiara la necessità di rilanciare Firenze. E che si stanno dannando l' anima. Mica per altro, dice, ha voluto coinvolgere tutta la città in un progetto partecipativo mai visto prima in Italia. Quello delle Cento assemblee. Che ha visto a fine settembre la convocazione in 100 luoghi diversi di cento riunioni aperte con i cittadini, per un totale di 8.000 fiorentini: «La città è di tutti e la lotta contro il degrado passa innanzitutto dalla forma più insidiosa di degrado che è la solitudine, l' isolamento, la rassegnazione». (…) Le difficoltà di Firenze vengono davvero da lontano. Basti rileggere quanto scriveva Giovanni Papini nel 1913: «Firenze ha la vergogna d' essere una di quelle città che non vivono col lavoro indipendente dei loro cittadini vivi ma collo sfruttamento pitocco del genio dei padri e della curiosità dei forestieri. Ormai non sappiamo far altro. Metà dei fiorentini campa direttamente alle spalle degli stranieri e l' altra metà vive alle spalle di quelli che campano alle spalle dei forestieri. Se domani cambiassero i gusti e le simpatie di questi idioti francesi, inglesi, americani, tedeschi, russi e scandinavi che vengono a vedere Michelangelo, Giotto e Botticelli, la nostra città sarebbe rovinata. A Firenze, appena si sente un po' più la miseria, si dice: "Quest' anno non c' è forestieri"». Sembra un' invettiva di ieri mattina. Come se la città non ………………………… (riprendersi mai) dallo choc del 1870, quando la capitale d' Italia, da cinque anni passata dalle rive del Po a quelle dell' Arno, ……………………….. (trasferire) su quelle del Tevere. Trauma messo nel conto ma non indolore. Nel ruolo di capitale Firenze si era abituata in fretta, e ci si trovava assai bene, come se improvvisamente ……………….. (tornare) la città del Principe. Finché il 20 settembre 1870 i bersaglieri aprirono a cannonate la breccia di Porta Pia. Pare che la città non ………………….. (elaborare mai) il lutto. Ogni tanto salta fuori un grande progetto, che poi regolarmente finisce per arenarsi.(…) Che cosa è rimasto, ora, dopo tante possibilità perdute e tanti fallimenti (ndr)? Le torme dei turisti che si aggirano stralunati per le vie e le piazze, fra pizzerie e bancarelle traboccanti di paccottiglia. (…) Una manciata di chilometri più in là, a Prato, di questi guai i fiorentini avrebbero voglia di sorridere. Spiegava infatti Indro Montanelli che i pratesi, inguaribilmente litigiosi, «su un punto solo sono veramente d' accordo: nella ribellione a Firenze, di cui geograficamente non sono che un sobborgo. È una lotta che dura da sei secoli, da quando Firenze comprò Prato dagli Angioini di Napoli per 17.000 fiorini con un regolare contratto di ……………… (pronome relativo) uno dei testimoni fu il Boccaccio. Da allora, dicono i pratesi, Prato non è stata per Firenze che una colonia da sfruttamento. Firenze si è arricchita e fatta bella del mondo con le stoffe di Prato. Cercò di imitarle. Non ci riuscì. Furiosi di questo insuccesso, i Medici proibiranno a Prato di produrre …………………………. (infliggere) la fustigazione ai contravventori. Quelle nerbate bruciano ancora sulle chiappe dei Pratesi...». Il guaio è che a Prato il «mal comune mezzo gaudio» non può certo bastare. Neppure se ulteriormente insaporito da una rivalità politica ieri inesistente. Per la prima volta dopo sei decenni il Comune è in mano a una giunta civica di centrodestra, guidata dall' imprenditore tessile Roberto Cenni. Come …………………… (potere) accadere dove mai si era spezzato il filo che lega il Risorgimento democratico alla Toscana rossa si sa: «colpa» dei cinesi. Basta fare un giro sulla via Pistoiese, nel cuore della Chinatown pratese. Dove sfila ininterrotta la processione di Porsche Carrera, Suv, Mercedes e Audi R8, tutte rigorosamente nere e tutte con un cinese al volante. Vanno e vengono dai capannoni addobbati con drappi rossi. Il modo per marcare il territorio: una volta c' erano gli italiani, ora noi. Drappi rossi dappertutto, sui cancelli, nelle recinzioni, agli alberi. Prato ha 186 mila abitanti. Un boom demografico senza precedenti: fra il 1951 e il 2010 la popolazione è cresciuta del 165%. Prima arrivarono, a migliaia, i meridionali. Poi, ancora più numerosi, i cinesi. Tutti o quasi dalla provincia contadina del Wenzhou. Quanti sono? Quelli legali, 12 mila. Quelli illegali, almeno 25 mila. Ma nessuno davvero lo sa. La più grande concentrazione di clandestini sotto la luce del sole. Aumentati a dismisura prima con il tacito ammiccamento degli italiani, poi contro. Capoluogo dal 1992 dell' omonima e inutile provincia (7 comuni, 245 mila abitanti) Prato offre il 27% di tutta la produzione tessile italiana. Un giro d' affari di quattro miliardi di euro, come il pil della Somalia. (…) L’ arrivo dei cinesi ha trasformato in un brevissimo lasso di tempo la Prato dei telai nel crocevia europeo del «pronto moda» low cost. Confezioni, per ora, di bassa qualità, prodotti spesso con tessuti importati dalla Cina. In nero. O grigio, nella migliore delle ipotesi. (…) La Prato descritta dal pratese Curzio Malaparte, quella dove «da tutte le parti del mondo giungono migliaia di tonnellate di stracci che, rigenerati, ripartono per il mondo in forma di pezze di stoffa pregiata, seppure a basso prezzo» non c' è più. Sopravvivono le leggende. Come quella secondo cui a Prato ………………… (essere lavorato) il tessuto utilizzato per le camicie rosse dei garibaldini. Nel Museo del tessuto ce n' è una dei Cacciatori delle Alpi. Una delle poche «macchie» rosse rimaste. Per far capire com' è cambiato il clima basti ricordare le polemiche dopo la scelta di non dichiarare il lutto cittadino dopo la morte di tre donne cinesi annegate a ottobre in un sottopasso allagato dalle piogge torrenziali. Razzismo? Guai a parlarne. Ma non è un caso che alle ultime europee gli elettori …………………. (mandare) a Strasburgo un eurodeputato leghista, Claudio Morganti. Programma: contrastare l' immigrazione clandestina e ripristinare i dazi con la Cina. Cioè con un mercato di 180 milioni di ricchi. Auguri. Ciò che nessuno può negare in questo angolo della civilissima Toscana, che ospita qualcosa come 112 etnie e nel quale un neonato su tre ha genitori cinesi, è l' aumento di una ostilità sorda verso la comunità asiatica. Confermata dal presidente di Associna, Junyi Bai: «C' è un sempre maggiore distacco fra le due comunità... A subire di più questa situazione sono le nuove generazioni, ragazzi nati o cresciuti a Prato con stile di vita e prospettive equivalenti ai loro coetanei italiani. L' unica colpa che hanno è di avere genitori di origine straniera. Parlo di ragazzi che a volte hanno come madrelingua esclusivamente l' italiano. E che si sentono spesso respinti e rifiutati». Stella Gian Antonio, Rizzo Sergio, Il Corriere della Sera, 6 novembre 2010 Osserva le strutture linguistiche sottolineate e in corsivo: quali caratteristiche presentano? 1. La decadenza, in un' intervista a La Nazione, la fa partire addirittura «dopo i fasti del Trecento», dalla crisi finanziaria del 1338. 2. Lui e altri ce l' hanno chiara la necessità di rilanciare Firenze 3. È uno shopping center dove il Rinascimento serve solo ad attirare i clienti delle borsette» 4. Prato non è stata per Firenze che una colonia da sfruttamento. Spiega eventualmente anche con sinonimi e seguenti parole e/o espressioni: 1. incalzare 2. declino 3. borioso 4. dannarsi l’anima 5. progetto partecipativo 6. rilanciare 7. degrado 8. riprendersi da (un trauma, uno shock etc.) 9. elaborare il lutto 10. arenarsi 11. paccottiglia 12. tacito ammiccamento 13. giro d’affari 14. leghista 15. ostilità sorda Rispondi alle seguenti domande: 1. Come si manifesta il declino attuale di Firenze? 2. Quali sono stati gli eventi più traumatici per Firenze da sette secoli a questa parte? 3. Quale giudizio su Firenze e sui fiorentini danno gli autori dell’articolo? 4. Quali rapporti ci sono stati da sempre tra Firenze e Prato? 5. Come è cambiata la fisionomia di Prato dal secondo dopoguerra ad oggi, dal punto di vista demografico ed economico? 6. Perché una città tradizionalmente legata ad un orientamento politico di sinistra ha eletto come eurodeputato un leghista? 7. A Prato e dintorni si è registrato di recente l’emergere di un fenomeno preoccupante, concernente i rapporti con la comunità asiatica: quale? Spiega i seguenti riferimenti storici e culturali: la breccia di Porta Pia, le camicie rosse, i Cacciatori delle Alpi, il Risorgimento democratico, la Toscana rossa