Alcuni termini legati a Napoli: scugnizzo, paisà, pizza, sciuscià, bassi napoletani, sfogliatella (riccia), tammuriata, pastiera Napoli sotterranea Nel sottosuolo di Napoli si cela un labirinto di cunicoli, cisterne e cavità che formano una vera e propria città; essa ricalca, in negativo, la città in superficie. La città sotterranea si estende sotto tutto il centro storico, ad essa sono legati miti e leggende ancora oggi vivi nell'immaginario collettivo dei napoletani. 1) Secondo te, come è stato possibile creare nei secoli una città sotterranea come negativo di quella in superficie? 2) Che cosa ti aspetti di trovare nella Napoli sotterranea? 3) Fino a quali profondità si estende a tuo avviso la città sotterranea? Cenni storici Già cinquemila anni fa i primi abitanti del Golfo avevano scavato la pietra tufacea di origine vulcanica del sottosuolo napoletano. Successivamente anche i coloni greci usarono il tufo, materiale abbondante e di facile lavorazione, per costruire le loro fortificazioni, templi ed abitazioni. Il materiale da costruzione veniva ricavato direttamente dal sottosuolo sopra al quale si edificava. Così man mano che Neapolis cresceva si andava formando in profondità un’immagine speculare della città, con cave ed ipogei. I romani dettero un forte impulso alla sviluppo della Napoli sotterranea, perché non solo continuarono l’opera di scavo per ricavare il materiale da costruzione, ma collegarono le varie cave con cunicoli, tunnel e canali per convogliarvi le acque del Serino, una fonte a 70 Km da Napoli, e trasformarle così in cisterne. In questo modo da ogni casa, tramite un pozzo, si poteva accedere alla cisterna sottostante e approvvigionarsi d’acqua. Inoltre in epoca augustea essi dotarono la città di gallerie viarie (grotta di Cocceio e grotta di Seiano), la prima delle quali a scopo militare. Contestualmente a questa parte della Napoli sotterranea, è possibile andare alla scoperta anche di un antico teatro greco - romano (IV secolo a.C. - II sec. d.C.). Publio Papinio Stazio in una lettera alla moglie esalta i templi e una grande piazza porticata (forse l'area del Foro) e fa riferimento a due grandi teatri nella città, quello all'aperto e quello coperto, ubicati nella parte superiore del Foro. Nella Napoli sotterranea troviamo anche ipogei, necropoli e catacombe (di San Gennaro e San Gaudioso) e il celebre Cimitero delle Fontanelle. Il sistema creato dai romani, ampliato nei secoli successivi, fu usato da tutta la città per l’approvvigionamento idrico, fino a quando nel Seicento si cominciò a costruire un nuovo acquedotto parallelo. Il sistema idrico, persa la funzione originaria, fu adibito dai napoletani a svariati scopi, come abitazione nei periodi di carestia, come nascondiglio e come rifugio antiaereo durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Verso la fine del 2008 è stato riscoperto un altro importante percorso sotterraneo, risalente alla prima metà del XIX secolo. Nell'Ottocento i Borbone fecero creare un lungo tratto sotterraneo che collega piazza del Plebiscito a piazza della Vittoria, affinché costituisse una possibile via di fuga (via mare) per la famiglia reale e consentisse di raggiungere facilmente la Caserma Vittoria di via Morelli. Il percorso, nel secolo successivo, fu abbandonato, per poi essere riusato come rifugio antiaereo nella seconda guerra mondiale; in seguito, diventò un vero e proprio deposito di vecchie auto. Oggi la struttura è in corso di restauro, e gli ambienti, sommersi da vari metri di detriti di vario genere, stanno ritornando lentamente allo stato originario. http://www.youtube.com/watch?v=wptbVfqqjhI Napoli sotterranea Napoli, il Cimitero delle Fontanelle. Dove i vivi parlano con i morti Il Cimitero delle Fontanelle si trova nel cuore del Rione Sanità ed è uno dei luoghi più suggestivi di Napoli. In questo ossario, che raccoglie oltre 40.000 resti, si può capire il rapporto che i napoletani hanno con la religione, la morte, i defunti, il destino, il lotto, la fortuna. Oggi il Cimitero delle Fontanelle si trova nel cuore di Napoli ma, quando i greci scelsero questo luogo per allestire la necropoli pagana, la zona si trovava appena fuori le porte di Napoli. Trasformata in seguito in cimitero cristiano, le cave di tufo presenti in questa zona furono utilizzate nei secoli per dare sepoltura a chi non aveva la possibilità economica di pagarsene una più dignitosa, soprattutto a partire dall’epidemia di peste del 1656. Il culto delle "anime pezzentelle" Napoli ha una straordinaria varietà di modi per venerare il culto dei morti. L'attaccamento popolare al Cimitero delle Fontanelle, dove i fedeli si prendevano cura delle "anime pezzentelle" (anime povere), era così forte che nel 1969 l'allora Cardinale di Napoli, Corrado Ursi, ne decretò la chiusura per l'eccessiva paganità del culto. La cura dei teschi presenti nel Cimitero delle Fontanelle, infatti, ha davvero poco a che fare con il cattolicesimo e si va a collocare in quella strana miscela di sacro e profano che pervade tutta la tradizione napoletana. I devoti sceglievano un teschio, lo pulivano e costruivano un altarino con lumini e rosari. Iniziavano a pregare per l'anima prescelta che, attraverso il sogno, si manifestava. Lo spirito chiedeva che gli venissero rivolte delle preghiere per alleviare le pene del purgatorio. Il devoto, una volta tornato al Cimitero delle Fontanelle, abbelliva ancora di più l'altare, continuava a pregare e, in cambio, chiedeva una grazia. Solitamente, questa consisteva nella comparsa in sogno dello spirito, che consigliava i numeri da giocare al lotto. Se la grazia avveniva, il teschio veniva posto in un luogo più protetto: una scatola di latta, per chi non aveva disponibilità, teche di vetro o veri e proprio loculi per chi poteva permetterselo. Se la grazia non arrivava, il teschio tornava assieme a tutti gli altri e veniva scelto un altro con il quale si iniziava la stessa trafila. La tradizione vuole che quando lo spirito compie la grazie, il teschio inizi a sudare, indicando in questo modo la sua intercessione nel mondo dei vivi. In realtà, l'alto tasso di umidità della cava fa formare goccioline di condensa sui teschi, facendoli sembrare sudati. http://www.danpiz.net/napoli/monumenti/CimiteroFontanelle.htm sito sul cimitero LA CAPPELLA SANSEVERO E LA NAPOLI ALCHIMISTA Raimondo di Sangro principe di Sansevero (Torremaggiore 1710 – Napoli 1771) fu un originale esponente del primo Illuminismo europeo. Valoroso uomo d’armi, letterato, editore, primo Gran Maestro della Massoneria napoletana, egli fu – più di ogni altra cosa – prolifico inventore e intraprendente mecenate. Nei laboratori sotterranei del suo palazzo, in largo San Domenico Maggiore, il principe si dedicò a sperimentazioni nei più disparati campi delle scienze e delle arti, dalla chimica all’idrostatica, dalla tipografia alla meccanica, raggiungendo risultati che apparvero “prodigiosi” ai contemporanei. In virtù della sua concezione prevalentemente esoterica della conoscenza, di Sangro fu però sempre restio a rivelare nei dettagli i “segreti” delle sue invenzioni. Il suo messaggio intellettuale è così passato alla posterità soprattutto attraverso il ricco simbolismo della Cappella Sansevero, meraviglia dell’arte mondiale, del cui suggestivo progetto iconografico il principe fu geniale ideatore. Ora ritenuto un epigono della tradizione alchemica e un “grande iniziato”, ora un interprete della giovane scienza moderna, Raimondo di Sangro alimentò un vero e proprio mito intorno alla propria persona, destinato a durare nei secoli. Così lo ricorda l’iscrizione apposta sulla sua lapide: “Uomo straordinario predisposto a tutte le cose che osava intraprendere […] celebre indagatore dei più reconditi misteri della Natura”. http://www.youtube.com/watch?v=2tPyysZOE48&feature=related