L’Italia degli artigiani senza eredi, dal panettiere al falegname I mestieri che nessuno vuole: 147 mila posti Nella Firenze del Rinascimento si chiamavano «arti»: lavorare la lana era un’arte maggiore, intagliare il legno un’arte mediana, impastare il pane un’arte minore. Si trattava di mestieri prestigiosi, per esercitarli occorrevano competenze e creatività. L’eccellenza italiana nel lavoro artigiano è durata nei secoli ed è a tutt’oggi un punto forte del nostro sistema produttivo, la risorsa che ci consente di assicurare una «qualità su misura». A dispetto di questa nobile tradizione, oggi le «arti» non attraggono più i giovani italiani, che pure sono afflitti dagli spettri della disoccupazione e della precarietà. Secondo un’indagine della Confartigianato quasi nessuno vuole fare il «tessitore a mano», il «pastaio, gelataio e pasticciere», oppure ancora l’«addetto alla produzione di articoli in legno». L’elenco dei mestieri snobbati è lungo: quaranta diverse professioni, tutte richiestissime dalle imprese, tutte prive di giovani leve (italiane, i figli degli immigrati sembrano più interessati). I dati impressionano soprattutto a livello regionale. In Calabria la disoccupazione giovanile è al 30%, ma non si trovano pavimentatori, panettieri e addetti all’edilizia. In Campania, patria delle mozzarelle, gli «operai specializzati nelle lavorazioni casearie» si devono cercare col lanternino. Non è solo un problema di numeri, ma anche di competenze: quei pochi giovani che rispondono alle offerte di assunzione non hanno la preparazione adeguata. Questa assurda situazione è in parte collegata al cattivo funzionamento del sistema di istruzione e formazione professionale. Frammentazione di competenze tra Stato e regioni, finanziamenti inadeguati, bassa cooperazione fra scuola e imprese, pochi apprendistati: sono problemi che ci portiamo dietro da decenni. Va detto che la responsabilità non è solo dei governi (centrali e regionali, di destra e di sinistra), ma anche delle imprese, in media poco disponibili a farsi carico in prima persona non solo dell’addestramento sul luogo di lavoro, ma anche della progettazione, monitoraggio e valutazione dell’intero sistema. Proprio perché così importante per la nostra economia, la formazione dei saperi tecnico-professionali non può essere delegata allo Stato, peraltro afflitto dai ben noti vincoli finanziari. Vi è però un problema più generale: la svalutazione del lavoro manuale, anche se specializzato, fra le giovani generazioni. I confronti internazionali segnalano che si tratta di un paradosso tutto italiano. Solo un quarto dei nostri studenti frequenta scuole secondarie di tipo tecnico-professionale, di contro a più del quaranta per cento in Germania, Francia, Regno Unito. L’idea di svolgere un lavoro manuale specializzato interessa a cinque quindicenni italiani su cento: in Francia sono più di dieci, in Germania quasi venti. Sicuramente bisognerebbe fornire più orientamento. Un terzo degli studenti di terza media e un quarto dei loro genitori dice di non saper nulla di formazione professionale, e purtroppo aggiunge che non è interessato a saperne di più. I corsi di studio diversi dai licei (o almeno dagli istituti tecnici) sono visti come opzioni di serie B, poco impegnative e poco interessanti: due pregiudizi che dovrebbero essere neutralizzati con apposite campagne e con un qualche schema di incentivi. Potrebbe servire anche qualche iniziativa ad alta valenza simbolica. Nel secolo scorso l’istituzione della Bauhaus (una scuola avanzata di architettura, design e arti, comprese quelle «minori») ha svolto un ruolo importante in Germania per nobilitare il lavoro manuale e conservarne il prestigio fra gli studenti. In questo Paese abbiamo invece troppi giovani senza parte e troppe «arti» senza giovani: una contraddizione che va risolta al più presto, non solo sul piano economico ma anche e soprattutto su quello culturale. Il Corriere della Sera, 24 ottobre 2010 ESERCIZI 1) Associa un verbo ai seguenti sostantivi: lana: ………….. legno:…………. pane: …………. 2) Indica per le parole o espressioni sottolineate un sinonimo o una spiegazione. 3) Rispondi alle seguenti domande: 1) Quali sono i principali mestieri, prestigiosi nel Rinascimento, che oggi in Italia i giovani snobbano? 2) Quali sono i principali responsabili di tale situazione?Quali le cause? 3) Quale percentuale di giovani è interessata a svolgere un lavoro manuale? 4) Che cosa si potrebbe fare per ovviare a tale problema/tentare di risolvere tale problema? 5) Nel tuo Paese il lavoro manuale è considerato prestigioso? Quali attività artigianali sono più considerate? 6) Tu personalmente come valuti il lavoro manuale rispetto a quello intellettuale?Faresti personalmente un lavoro manuale, anche se non come occupazione principale? 7) Quali vantaggi e svantaggi presentano i lavori manuali e quelli intellettuali? ASCOLTA ORA L’INTERVISTA “LA PASTA E LA TRADIZIONE” Fotografia di una trafila in bronzo (piastra forata che serve per la produzione della pasta) Viene intervistato il signor Sergio Cinque del pastificio Faella di Gragnano. Collega le parole della colonna di destra con quelle della colonna di sinistra, secondo quanto hai ascoltato nell’intervista. Amalfi un mito Ventilazione normativa ferrea Conduzione schiaffoni Semola di grano duro spezzare Candele Repubblica marinara Paccheri essiccare Trafilatura in bronzo familiare Sfatare porosa Paccheri o schiaffoni candele