Umberto Eco e la Storia della bruttezza Umberto Eco MILANO (27 settembre) - Anche la bruttezza avrà la sua storia. L'ha scritta Umberto Eco, che quattro anni dopo il successo della «Storia della bellezza» (oltre 500.000 copie vendute in 27 edizioni nel mondo) ha deciso di scrivere un trattato anche sul repellente e l'orrendo. L'opera del semiologo più famoso del mondo si intitola «Storia della bruttezza» e sarà nelle librerie italiane da mercoledì 3 ottobre (Bompiani, pagine 456, 35 euro). Il volume è una antologia dove si intrecciano immagini e testi: dalla «Medusa» di Rubens al «Fascino del cattivo gusto» di Marcel Proust, dalla «Crocifissione» di Matthias Grunewald fino ai «bimbi impiccati» di Maurizio Cattelan. «La storia della bruttezza - ha dichiarato Eco - pone problemi nuovi innanzitutto perché da Platone in poi i pensatori di ogni secolo hanno scritto sul bello, mentre di estetiche del brutto ne esiste una sola, quella pubblicata nel 1853 dal tedesco Karl Rosenkranz, edita in Italia dal Mulino a cura di Remo Bodei». Repellente, orrendo, schifoso, sgradevole, grottesco, abominevole, odioso, indecente, immondo, sporco, osceno, ripugnante, spaventoso, abbietto, orribile, orrido, orripilante, laido, terribile, terrificante, tremendo, da incubo, mostruoso, ripulsivo, disgustoso, nauseabondo, fetido, spaventevole, ignobile, sgraziato, spiacevole, pesante, indecente, deforme, difforme, sfigurato: questi sono solo alcuni degli aggettivi con cui si parla e si rappresenta la bruttezza. Di ognuno l'autore del «Nome della rosa» fornisce, con il suo stile che mescola humour e profondità, esempi letterari e artistici. Il vero flirt dell'arte con il brutto, spiega ancora Eco, esplode in epoca romantica. Fu Victor Hugo a sostenere che l'arte comincia con il brutto e a creare un personaggio come l'informe e sensibile Quasimodo in «Notre-Dame de Paris». E più o meno nella stessa epoca c'è la bruttezza del mondo industriale (Charles Dickens), il culto del malato e del mortuario («La Traviata» di Giuseppe Verdi e «Fosca» di Iginio Tarchetti) e la poetica della decadenza (la poesia «Una Carogna» nei «Fiori del male» di Charles Baudelaire). «In ogni secolo, filosofi e artisti hanno fornito definizioni del bello - scrive Eco presentando la sua «Storia della bruttezza» -; grazie alle loro testimonianze è così possibile ricostruire una storia delle idee estetiche attraverso i tempi. Diversamente è accaduto col brutto. Il più delle volte si è definito il brutto in opposizione al bello ma a esso non sono state quasi mai dedicate trattazioni distese, bensì accenni parentetici e marginali»,