PROFILO STORICO Edgar Radtke fa notare che, mentre altre lingue nazionali come il tedesco rivendicano una tradizione storica del linguaggio giovanile come vero e proprio gergo dal Settecento in poi, l’italiano non vanta una simile documentazione diacronica. Precursore storico della varietà o delle varietà giovanili in Italia è il gergo militare, da cui la borghesia milanese prendeva per “sfizio goliardico” alcuni termini espressivi con effetto ludico, termini come imbranato o pezzo grosso, che hanno poi conquistato il linguaggio colloquiale e sono entrati nell’italiano dell’uso. Come rileva la paziente raccolta di Radke, le prime attestazioni del linguaggio giovanile risalgono al secondo dopoguerra, ma fino al ’68 non è facile trovare testimonianze a parte la documentazione di Maria Corti che, con Il ballo dei sapienti ( 1966), analizza il linguaggio paragoliardico studentesco degli anni precedenti il 1968. E’ il Sessantotto il periodo caratterizzato dalla contestazione a livello politico con la presenza di termini provenienti dal linguaggio politico-sindacale (cioè, nella misura in cui, a monte di, a livello di... ecc.) Dopo il 1968 fino al 1977, come fa notare anche Cortelazzo, “il tratto giovanile non è pertinente”, (siamo nel periodo del trionfo del privato, del parlare di sé) fino ad arrivare agli anni Ottanta in cui si affermano dei gruppi, delle “vere e proprie bande” che impongono modi di vestire, di parlare, spesso differenti e in opposizione tra di loro : paninarese, punk, dark, heavy metal. E’ interessante rilevare che, fin dai primi movimenti, il linguaggio giovanile nasce nelle città e da queste si diffonde attraverso i mass media. Dei suoi precursori, i montenapi di Milano, De Mauro rilevava il parlare snob, “una sorta di comunicazione elitaria” che, trent’anni più tardi verrà ripresa dal “paninarese”. Negli anni Ottanta si diffonde l’uso di varietà giovanili attraverso nuovi tipi di testo che promuovono l’innovazione linguistica: graffiti, riviste, fumetti, scritte murali. A causa della sua forza innovativa, il linguaggio giovanile, collocato tra gergo stretto e italiano colloquiale, tende, negli anni Novanta, a consolidarsi a livello nazionale “favorendo un’estensione verso l’italiano parlato”.L’italiano colloquiale che entra nel parlato dei giovani comprende apporti regionali e infiltrazioni dai linguaggi specialistici e si può definire quello dell’uso contemporaneo. Affissi in –aro, -oso, -ata, prefissi come mega, l’uso della retorica iperbolica, di voci gergali caratterizzano questa varietà come elemento dinamico dell’italiano contemporaneo. Che il linguaggio giovanile abbia contribuito ad accrescere la ricchezza espressiva del lessico dell’italiano contemporaneo è dimostrato altresì nel recente “Vocabolario dei Neologismi. Parole Nuove dai giornali” edito dalla Treccani (2009), in cui compaiono oltre 4000 parole “inventate” dai giornali. Termini col suff.ata come “zidanata”, “botulinato”, a causa della loro vitalità, come altri (5) termini del parlato televisivo come attapirante, velinesco, entrati nel linguaggio di uso comune, hanno avuto un’ufficializzazione attraverso lo scritto giornalistico, come era già avvenuto, per “cuccare”, “palestrato” ed altri ancora. Gli studiosi hanno concordemente confermato che ciò che interessa ai giovani non è tanto la denominazioni di cose o stati, quanto la loro valutazione soggettiva: l’uso di dialettismi, spesso rivisitati ad hoc (neodialettismi), tende a dimarcare la funzione diafasica, la scelta di tecnicismi, reinterpretati in chiave espressiva, comportano una voluta deformazione semantica e, passando dall’asse formale/specialistico all’asse informale, divengono più divulgativi. Sul piano linguistico testuale e sociolinguistico, si era già stabilita negli anni Ottanta quella che Radtke definiva “una pretesa comunicazione della vicinanza” (vedi l’allargamento dell’uso del “tu” rispetto all’uso del “Lei”, di “ciao” rispetto al buongiorno, un minor grado di pianificazione sintattica del discorso, dovuta anche all’influenza del trasmesso delle radio libere, del parlato televisivo dei talkshw e dei deejey). L’innovazione linguistica che si deve alle varietà giovanili tocca sia la dimensione intralinguistica che extralinguistica, come risulta dal seguente schema : dimensione intralinguistica / dimensione extralinguistica descrizione dell’innovazione lessicale (neologismi) / descrizione del modo di comunicazione (tipi di testi, aspetti pragmalinguistici) Es: prestiti, affissazioni /Es: formule di saluto, darsi del lei/tu L’espressività voluta e non spontanea attinge a eufemismi (vedi termini come ameba, handy), a voci del lessico tecnicoscientifico o sessuale (a volte si tratta di pornolalia ostentata) che perdono il loro riferimento semantico per assumere una connotazione ironica, a volte dispregiativa o semplicemente giocosa (vedi nel primo caso termini come spastico, schizoide, un floppy, un bit, nel secondo caso termini come sputtanare, sfottere, figo/a, fighetto/a).